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Il Santo Anello

leggenda, storia, arte, devozione

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Comune di Perugia Fotografie
Settore Servizi Culturali e Ricreativi Thomas Clocchiatti (Comune di Perugia)
U.O. Politiche delle Attività Culturali Raffaele Caracciolo
Miska Michele Tosti
Assessore alle Politiche
Culturali e Giovanili Prestampa
Andrea Cernicchi Futura soc. coop.

In collaborazione con Stampa


Capitolo della cattedrale Tipografia Properzio
di San Lorenzo di Perugia per conto di Futura soc. coop.

Con il contributo esclusivo di Si ringrazia


Banca di Mantignana Archivio di Stato di Perugia
Credito Cooperativo Umbro Biblioteca Comunale Augusta di Perugia
Fondazione Accademia di Belle Arti di Perugia
Direzione e coordinamento Raccolta d’Arte di San Giuseppe di Paciano
U.O. Politiche delle Attività Culturali Soprintendenza BAPPSAE -
Loredana De Luca Galleria Nazionale dell’Umbria

Coordinamento operativo Si ringrazia inoltre


e cura del volume Stefano Bistarini
Raffaele Caracciolo Marina Bon Valsassina
Antonella Ceccagnoli
Comitato scientifico Agnese Cipriani
Maria Luisa Martella
Comitato di redazione Silvia Mori
Raffaele Caracciolo Aldo Perotti
Giovanna Casagrande Giovanni Riganelli
Fausto Sciurpa Mirko Santanicchia
Don Simone Sorbaioli
Enrico Barni Don Giovanni Tiacci
Maria Luciana Buseghin Fernando Tibidò
Anna Sulai Capponi
Maria Duranti
Marina Regni
Amleto Spicciani
Miska Michele Tosti

© Copyright Comune di Perugia

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Sommario

ANDREA CERNICCHI
Assessore alle Politiche Culturali e Giovanili
Presentazione ................................................................................................................... Pag. 7

MONS. GIUSEPPE CHIARETTI


Arcivescovo di Perugia e Città della Pieve
Premessa ......................................................................................................................... Pag. 9

Leggenda

AMLETO SPICCIANI
La leggenda del Santo Anello di Chiusi .......................................................................... Pag. 13

Storia

ENRICO BARNI
Il Santo Anello e la storia dei rapporti nei secoli
tra le comunità di Perugia e Chiusi .................................................................................. Pag. 25

MARINA REGNI
Prime vicende del Santo Anello a Perugia
attraverso le carte d’archivio .......................................................................................... Pag. 37

MARIA DURANTI
Il culto del Santo Anello tra i secoli XVI-XIX ............................................................... Pag. 51

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Arte

RAFFAELE CARACCIOLO
Il Santo Anello nell’arte: tra propaganda religiosa
e culto della Sacra Famiglia ............................................................................................ Pag. 65

Devozione

GIOVANNA CASAGRANDE
La compagnia di San Giuseppe come specchio
della città (1487-1627) .................................................................................................. Pag. 85

MARIA LUCIANA BUSEGHIN


Uno sguardo antropologico sul Santo Anello: osservazioni
e riflessioni sugli aspetti devozionali e taumaturgici ......................................................... Pag. 100

FAUSTO SCIURPA
Il Santo Anello, tra realtà e simbolo .............................................................................. Pag. 116

Appendice

ANNA SULAI CAPPONI


La via Francigena e il Santo Anello ............................................................................... Pag. 125

MISKA MICHELE TOSTI


Analisi gemmologica del Santo Anello .......................................................................... Pag. 128

Apparati

Bibliografia .................................................................................................................... Pag. 137

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La pubblicazione di questo volume nasce dall’idea di riunire coerentemente i contributi di tutti quegli
studiosi che, applicando la loro ricerca in settori di studio differenti, a volte anche apparentemente lontani l’uno
dall’altro, si sono trovati a focalizzare, nell’arco degli ultimi due decenni, un’attenzione del tutto particolare su un
oggetto specifico, che riveste grande rilievo per la città di Perugia: il Santo Anello. Reperto storico dalle multi-
formi valenze, simbolo d’identità cittadina, antica gemma ed emblema di nuziale fedeltà, questo oggetto ha fatto
convergere su di sé non soltanto l’interesse di attenti esegeti, di antropologi, di storici, di iconografi e storici
dell’arte, ma anche di scienziati e tecnici, tutti studiosi che si sono impegnati nella ricerca di nuovi dati e appro-
fondimenti su quanto, nel corso dei secoli, la storia, la fede, la tradizione civile e quella popolare sono andate
costruendo intorno a questo manufatto.
Il Comune di Perugia del resto, in collaborazione con l’Archidiocesi e in particolare con il Capitolo della
cattedrale - sostenuti con costanza, in questo percorso, dalla Banca di Mantignana, partner insostituibile di tutta
l’iniziativa - è stato il fulcro negli ultimi anni del rinnovarsi dell’interesse verso una tra le più antiche cerimonie
cittadine: la “calata” del prezioso anello nuziale della Vergine, custodito in cattedrale sopra l’altare, in una cassa-
forte ferrata posta ad otto metri d’altezza e protetta da una grata metallica. Per aprirla sono necessarie ben 14
chiavi, conservate una dall’Arcivescovo, tre dai canonici della cattedrale, una dal Nobile Collegio del Cambio,
una dal Collegio della Mercanzia e otto dalle autorità municipali.
Questo volume, quindi, intende riassumere da un verso, ma estendere dall’altro, quanto è già stato fatto
fino ad ora: il lavoro affonda infatti le sue radici nella serie di conferenze che, tra il 2002 e il 2004, furono
organizzate nell’ambito delle celebrazioni connesse alla festività e riunisce, con l’intento di dare una
sistematizzazione scientificamente ordinata all’argomento, il materiale prodotto nel corso di queste giornate di
studio, accostando ad esso anche nuovi contributi, frutto di scrupolose ricerche d’archivio e fondamentali perizie
tecniche.
Il complesso rito dell’ostensione del Santo Anello che si svolge il 29-30 luglio, quando se ne ricorda
l’arrivo a Perugia nel 1473 nonché il trasferimento in cattedrale nel 1488, rinnova simbolicamente ogni anno il
forte legame che con esso ha avuto la cittadinanza. Fino al 1488, infatti, il reperto era custodito proprio nella
cappella dei Decemviri, all’interno del palazzo comunale dei Priori.
Negli ultimi anni questa importante cerimonia ha rivitalizzato il suo legame con la comunità, anche grazie
alla sinergia che si è saputa ricreare tra l’elemento sacro e quello laico, entrambi legati a questo prezioso anello.
Nella Perugia contemporanea l’incontro tra le autorità civili e religiose della città non assume perciò il sapore del
vuoto ripetersi di una cerimonia tradizionale, ma piuttosto rilancia il consapevole sommarsi di volontà e saperi di
cui questo libro è testimonianza.

ANDREA CERNICCHI
Assessore alle Politiche Culturali e Giovanili

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Il cimelio, singolarissimo, è un anello di quarzo-calcedonio, certamente di origine antica (I sec. d.C.),
giunto sino a noi come “anello sponsale” di Maria e Giuseppe. Ed è questa sua asserita identificazione che lo ha
reso preziosissimo, una vera “reliquia” fatta oggetto di culto, addirittura conteso tra due comunità, dando così vita
ad una singolare saga che gli storici hanno ricostruito con abbondanza di particolari.
Dal punto di vista religioso è quel preteso collegamento con il matrimonio di Maria e Giuseppe a rendere
interessante l’oggetto, in quanto rimanda ad un fatto vero della vicenda cristiana. L’evangelista Luca, infatti,
parla di “Maria vergine, promessa sposa di un uomo della casa di David, chiamato Giuseppe” (Lc. 1, 27).
Secondo le costumanze ebraiche del tempo si tratta di due giovani che, con il contratto ufficiale di matrimonio
detto “fidanzamento”, erano veramente sposati, ma non era ancora permessa loro la vita in comune, la quale
aveva inizio circa un anno dopo con la festa pubblica delle nozze.
Quell’anello perciò è stato, ed è tuttora, un “memoriale” eloquentissimo d’un evento di grande importanza.
E non a caso la Chiesa perugina lo ha collegato sin dalle origini con la festa liturgica dello “sposalizio di Maria e
Giuseppe”, celebrata in gennaio con una solenne ufficiatura. E quando nell’ultima revisione del calendario litur-
gico (1970) tale festa ha avuto una diversa collocazione, è subentrata la memoria di santa Maria di Nazaret a
ricordarci che Maria, “unita a Giuseppe, uomo giusto, da un vincolo d’amore sponsale e verginale, celebra Dio
con cantici, lo adora nel silenzio, lo loda con il lavoro delle mani, lo glorifica con tutta la vita”.
Il Santo Anello perciò continua ancora la sua funzione di segno simbolico, carico di storia e di fascino, che
parla tuttora ai fidanzati e agli sposi dei valori che sono propri di ogni matrimonio tra un uomo e una donna. E
come l’anello de La bottega dell’orefice di Karol Woitjla, esso è sempre segno dell’amore e della fedeltà, della
riconciliazione e della tenerezza, della reciproca e sempre rinnovata oblazione. Per questo il Santo Anello è, e
sarà sempre, oggetto di venerazione, ma anche stimolo per la riflessione e la preghiera.

+ MONS. GIUSEPPE CHIARETTI


Arcivescovo di Perugia e Città della Pieve

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Leggenda

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AMLETO SPICCIANI lo sponsale della Vergine e per mezzo di quali segni
La leggenda del Santo Anello di Chiusi * miracolosi fosse riconosciuto. A Chiusi compare sol-
tanto un qualche accenno a tale leggenda, a partire
proprio dallo stesso verbale che registrò l’avvenimen-
Edizioni e documenti to del furto 3 ; mentre a Perugia si pensò addirittura a
Nel luglio dell’anno 1473 un grosso anello di trascrivere il testo in calce al fascicolo che contiene gli
calcedonio, che si diceva fosse quello sponsale della atti processuali conseguenti al trafugamento della reli-
Beata Vergine Maria, fu trafugato dalla chiesa di San quia (fig. 13) 4 . Attualmente detto codice perugino è
Francesco di Chiusi (fig. 9) e portato a Perugia, dove l’unica fonte antica della leggenda del Santo Anello.
tuttora è conservato con grande onore nella cattedrale Che la leggenda fosse comunque conosciuta fuori
(fig. 35). di Chiusi e che per lo meno non fosse stata composta
Al tempo del furto, la venerazione chiusina del in occasione del furto, lo dimostra il volgarizzamento
cosiddetto Santo Anello doveva essere già molto anti- che se ne fece prima della metà del XIV secolo e l’in-
ca, benché nessuna testimonianza risalga a oltre il se- serimento di tale testo volgarizzato nelle numerose col-
colo XIV. Comunque, la caparbia tenacia con cui i lezioni di miracoli della Vergine 5 . Tra l’altro, la leg-
perugini difesero contro tutti l’acquisito possesso è ar- genda dell’anello sponsale divenne il XLII (o XLV)
gomento assai sufficiente per ritenere che almeno a miracolo del cosiddetto Libro del cavaliere, diffu-
quell’epoca il grosso anello di calcedonio godesse di sissimo leggendario mariano composto nel secolo
grande prestigio e di popolare credenza. Altrimenti i XIV 6 . Questo leggendario fu stampato per la prima
reggitori del comune perugino non si sarebbero ridotti volta a Milano con la data del 24 maggio 1474, un anno
a compiere una prepotente azione di forza pur di po- dopo il furto; ma, naturalmente, il testo volgare così
terlo conservare, come è stato molto bene dimostrato stampato afferma che l’anello era ancora conservato
dagli studi di Giovanna Casagrande 1 . a Chiusi, dove “lo salvorno e guardano infino al dì d’oggi
A Chiusi, fino al 1473, l’anello era mostrato alla con gran solennità” 7 .
venerazione dei fedeli il 3 agosto di ogni anno, appro- Il discorso che sto per incominciare si riferirà
fittando - evidentemente - del flusso di pellegrini che esclusivamente alla leggenda medioevale di cui dice-
tornavano da Assisi, dove il giorno precedente, 2 ago- vo, che seguendo il codice perugino chiamo Ystoria
sto, si celebrava il ben noto “Perdono”. Non a caso il Sacri Anuli. Debbo però avvertire che a metà del se-
gioiello, che - come dicevo - si riteneva essere l’anello colo XIX un erudito perugino, Adamo Rossi, elaborò
sponsale di Maria, era stato trasferito dall’antica sua una nuova leggenda nello stile parenetico tipico della
sede di Santa Mustiola fuori le mura (fig. 7) alla chiesa predicazione ottocentesca (fig. 1) 8 , di cui qualche eco
dei francescani. In un documento chiusino redatto dopo giunse anche a me quando ero ragazzo. Tale genere
il furto si afferma - con comprensibile esagerazione - letterario od omiletico si snoda secondo un processo di
che ogni anno l’ostensione avveniva “cum innumerabilis congetture con argomenti dedotti in modo elementare
forentium numerus de longinquis et diversis partibus in da supposizioni di accadimenti logicamente possibili
prefata civitate Clusii convenisset, ut dictum gloriosum (“successi verisimili”, come si esprime il Rossi). Al
anulum videre possent” 2 . centro della “leggenda ideale” costruita dal Rossi sta
Nella documentazione prodotta tanto a Chiusi l’idea - da lui condivisa con altri autori contemporanei,
quanto a Perugia in occasione del trafugamento del- tra i quali anche il senese Girolamo Gigli - che fosse
l’anello, emerge una antica leggenda che racconta stata la martire Mustiola a portare a Chiusi, nel terzo
come al tempo di Ottone III fosse recato a Chiusi l’anel- secolo cristiano, l’anello sponsale della Vergine. Anel-

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In tal modo il Rossi, e con lui anche altri studiosi,
tentavano di spiegare un simbolismo iconografico in-
torno al quale anch’io, senza venirne a capo, ho cerca-
to di cimentarmi. Alcune immagini tre-quattrocente-
sche della martire Mustiola la rappresentano mentre
con la mano destra, alquanto elevata, sorregge una
cordicella alla quale è appeso un anello (figg. 2-3 e
58). Partendo dalla constatazione che nella iconografia
di sant’Elena sono presenti gli strumenti della passione
di Gesù da lei ritrovati, il Rossi intese per analogia che
anche la presenza dell’anello nelle immagini di santa
Mustiola dovesse necessariamente significare che era
stata lei a portarlo a Chiusi, dove appunto era stata
martirizzata.
La Ystoria Sacri Anuli del codice perugino (che
incomincia: “Temporibus excellentissimi Octoni tertii
imperatoris”) fu tradotta in volgare da Pompeo Pellini
e pubblicata nel secondo volume della sua Historia di
Perugia nel 1664 9 ; Crisostomo Trombelli, che cono-
sceva la traduzione del Pellini e quello che nel frattem-
po i teologi e i canonisti avevano giudicato a proposito
del racconto leggendario dell’anello, trovò a sua volta
nella Biblioteca Angelica di Roma un codice che conte-
neva la suddetta leggenda con l’aggiunta anche di un
prologo, e la pubblicò nel volume Mariae sanctissimae
vita ac gesta del 1765 10 .
Il Trombelli affermò che si trattava di un codice
“maximae formae”, da lui attribuito al secolo XI. Oggi
Fig. 1 - Frontespizio del libro di Adamo Rossi (1857) non si hanno più notizie di questo codice, e io stesso,
malgrado accurate ricerche, non sono approdato ad
lo che la Madonna è facile pensare avesse lasciato in alcun risultato.
eredità a san Giovanni, il discepolo prediletto da Gesù, Rispetto al testo perugino, quello romano edito
che l’aveva presa in casa sua; è possibile che Giovan- dal Trombelli contiene - come dicevo - anche un prolo-
ni portasse l’anello sempre con sé e che lo avesse per- go, che incomincia: “Sicut pretiosarum rerum materies”.
so a Roma quando subì il supplizio della persecuzione; Dobbiamo quindi ritenere che il testo del Trombelli sia
e si può anche congetturare che il monile fosse così quello integrale della leggenda. Le pochissime varianti
finito nel tesoro imperiale, da cui non è escluso che dell’esemplare di Perugia rispetto all’edizione del
fosse poi passato nelle mani della giovane Mustiola che Trombelli (a parte naturalmente l’intero prologo) furo-
era parente dell’imperatore. L’anello sarebbe stato no evidenziate in una nuova edizione pubblicata a
quindi posto nel sepolcro di Mustiola, martirizzata a Perugia nel 1857 da Adamo Rossi 11 . Ai nostri giorni,
Chiusi nel terzo secolo, e ritrovato più tardi insieme Giacomo Bersotti ne ha dato una nuova versione in
con le sue reliquie. italiano, ma trascurando anch’egli il prologo 12 .

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contenesse elementi “quae quidem narratiunculae
fabulam sapiunt et risum movent” 13 . Sarà bene subito
dire che ciò che spingeva al sorriso il colto erudito set-
tecentesco era l’apparizione miracolosa, descritta dal-
la leggenda, di un pelo della barba di san Callisto papa
e di un capello della Beata Vergine (“Cur enim
intermiscetur illi narrationi” - si domandava infatti il
Trombelli - “narratiuncula alia de pilo barbae sancti
Calixti: altera quoque de capillo beatae Mariae
Virginis?”). Di queste due ulteriori reliquie oggi se ne è
persa ogni traccia, ma per la verità non se ne fa più
menzione neanche nei documenti quattrocenteschi del
Santo Anello.

Un testo pregevole
Nel silenzio totale di altre fonti, a noi è pervenu-
to soltanto un fantastico racconto di come giunse a
Chiusi la reliquia dell’anello e di come ne fu ricono-
sciuta la presunta autenticità. Non è detto che tale rac-
conto fosse l’unica leggenda nata intorno al presumibi-
le culto chiusino del Santo Anello, né che essa fosse -
diciamo così - la versione ufficiale o almeno liturgica
della canonica di Santa Mustiola, presso la quale sem-
brerebbe che l’anello fosse stato inizialmente conser-
vato e venerato.
Desidero soltanto presentare tale leggenda al-
l’attenzione degli studiosi perché - pur trattandosi a mio
parere di un testo letterario pregevolissimo - essa è
oggi quasi del tutto ignota. Non se ne trova traccia nei
più comuni e conosciuti repertori agiografici e di lette-
ratura latina medioevale; solo il Dictionnaire critique
des reliques et des ìmages miraculeuses, pubblicato
nel 1821-1822 dal Collin de Plancy, ne riporta un sunto
sotto la voce “Marie” 14 . Il Collin ne ebbe notizia dal
Fig. 2 - Santa Mustiola (affresco, sec. XIV) celebre Petit traité des reliques, scritto nel 1544 da
Città della Pieve, chiesa di Santa Maria degli Angeli Calvino.

Aggiungo che il Trombelli si soffermò lungamente La leggenda del Santo Anello


a confutare la pretesa dei perugini di possedere il vero La leggenda del Santo Anello si può suddivide-
anello sponsale della Vergine, e ritenne comunque che re in tre parti: il prologo, il racconto vero e proprio di
la leggenda da lui stesso pubblicata non solo fosse molto come l’anello sarebbe giunto a Chiusi e di come poi
sospetta quanto a verosimiglianza, ma addirittura sarebbe stato riconosciuto, e - infine - la memoria di un

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solo miracolo compiuto dall’anello, cioè la paralisi del
dito sacrilego di una nobildonna che lo volle provare.
Quest’unico miracolo, con cui si chiude la leggenda, è
la sola parte - diciamolo subito - che comprendiamo
benissimo, quale finale ammonimento a chiunque nel
futuro avesse mai avuto simili curiosità. E poiché
l’agiografo supponeva che si trattasse di un anello fem-
minile, fu una donna - anzi una dogaressa - a speri-
mentare per prima e per tutte la sua tremenda effica-
cia 15 .
Il testo della leggenda vera e propria, scritto in
un elegante e piacevolissimo latino medioevale, riferi-
sce come un ebreo romano, mercante di pietre prezio-
se, avesse voluto donare ad un orafo chiusino, di nome
Ainerio, l’anello sponsale della Madre di Cristo, affin-
ché da allora in poi fosse onorevolmente venerato dai
cristiani. Ma l’orefice, pur prendendo con sé l’anello,
non prestò fede alle parole dell’ebreo e giudicò l’og-
getto di poco valore, come del resto appariva. Alcuni
anni dopo, però, mentre l’orafo accompagnava alla se-
poltura l’unico suo giovanissimo figlio, il defunto ra-
gazzo si ridestò dal sonno della morte il tempo neces-
sario per rimproverare al padre la sua incredulità e per
mostrare con alcuni segni miracolosi sul suo corpo in-
fantile (i due lunghi peli, di cui rideva il Trombelli) la
veridicità della reliquia. Nel frattempo essa per sua ri-
chiesta era stata ritrovata in casa dell’orefice; portata
al ragazzo, fu da lui riconosciuta prima di ridiscendere
definitivamente nella morte. Da allora la reliquia fu con-
servata con grande venerazione - così come aveva
comandato il defunto bambino a nome di Dio - nella
chiesa di Santa Mustiola. L’agiografo afferma nel pro-
logo che questi fatti miracolosi sarebbero avvenuti al
tempo del vescovo di Chiusi Arialdo (che conosciamo
aver retto la Chiesa chiusina almeno dal 998 al 1027),
per ordine del quale appunto egli dice di scrivere la sua
relazione. L’arrivo a Chiusi dell’anello sarebbe invece
da collocare prima, al tempo di Ottone III e precisa-
mente - secondo una aggiunta del codice perugino che
però concorda con una tradizione chiusina - nell’anno
di Cristo 989 16 . Mi soffermerò più oltre sui particolari Fig. 3 - Santa Mustiola (tavola, sec. XV)
Paciano, Raccolta d’Arte di San Giuseppe
di persone, di luoghi e di cose contenuti nel racconto.

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La datazione Insomma, escluderei per la leggenda del Santo
In attesa di trovare qualche riferimento alla leg- Anello il genere della parabola e la includerei invece
genda del Santo Anello negli autori o nei documenti nella tradizione dei racconti medioevali della “inventio”
anteriori al secolo XIV (come risultato di una fortuna- di una reliquia. Dico questo per escludere subito due
ta ricerca, tutta da fare), il volgarizzamento utilizzato a possibilità che - davanti alla storia immaginaria di un
metà del Trecento da Duccio di Gano per la sua rac- anello - potrebbero presentarsi come proposte
colta di miracoli della Vergine 17 costituisce il terminus interpretative, specialmente se si pensa al secolo XI.
ante quem estremo della redazione stessa della leg- Prima di tutto verrebbe in mente una possibile
genda. I criteri interni di datazione si riducono purtroppo allusione simbolica all’anello protagonista allora delle
solamente a quelli di natura filologica e attendono da investiture ecclesiastiche e della polemica che nello
parte dei competenti uno studio appropriato. Rimane il scontro riformatore ne derivò. In secondo luogo poi-
giudizio del Trombelli - a mio parere da non sottovalu- ché l’anello e le gemme erano nel Medioevo una im-
tare del tutto - che datò al secolo XI il codice “maximae magine, comunemente comprensibile, della fede reli-
formae” da lui trovato nella biblioteca degli agostiniani giosa, verrebbe da pensare che 1’agiografo abbia vo-
a Roma 18 . L’agiografo - come ho detto - dichiara di luto svolgere il tema del passaggio della vera fede dal-
scrivere per ordine del vescovo chiusino Arialdo, ai cui la Sinagoga (l’anonimo ebreo romano) alla Chiesa (l’in-
tempi sarebbero avvenuti gli avvenimenti straordinari credulo orefice Ainerio). Poiché ho tentato di usare
oggetto del racconto: il riferimento ad Arialdo e all’in- queste due chiavi interpretative senza alcun risultato,
carico da lui ricevuto è probabilmente (secondo uno ritengo che il testo della leggenda del Santo Anello -
stile comune nei racconti agiografici) una finzione let- come dicevo - sia da collocarsi in altro genere di com-
teraria, ma rimane comunque il fatto che l’autore di- posizione.
mostra di conoscere assai bene i personaggi storici con-
temporanei di Arialdo a Chiusi e nella Tuscia dei primi Luoghi e personaggi
decenni del secolo XI. Farò dunque qualche osservazione per inserire
Per quanto mi riguarda, e nei limiti di questa mia il racconto del Santo Anello nella lunga tradizione
semplice presentazione della leggenda del Santo Anel- agiografica medioevale del ritrovamento delle sante
lo, ritengo di poter assumere come criterio guida l’idea reliquie.
che l’agiografo si sia trovato a dover spiegare una real- Intanto si può fare subito una osservazione for-
tà già organizzata nella chiesa chiusina di Santa male, solo apparentemente di poco conto. Tutte le leg-
Mustiola, cioè si sia trovato di fronte ad una affermata gende medioevali della invenzione di reliquie del Si-
venerazione del Santo Anello e delle altre due “reli- gnore, della Vergine o degli apostoli bisogna che ov-
quie” ad esso unite, e abbia molto probabilmente dovu- viamente si svolgano secondo tre fasi successive del
to includere nel proprio racconto anche la memoria leg- racconto: la storia del “nascondimento” della reliquia
gendaria di antichi fatti, mescolandoli con più recenti dai tempi di Cristo fino alla sua miracolosa invenzione;
fantasiose trasfigurazioni popolari di avvenimenti e si- l’iniziativa di Dio, che in epoca recente rivela ad un
tuazioni del luogo. Parlo di “chiesa” di Santa Mustiola cristiano l’esistenza nascosta di una reliquia; la desi-
e non anche di “canonica”, attenendomi semplicemen- gnazione, sempre per volontà di Dio, del luogo dove il
te al testo della leggenda: l’esistenza di una canonica santo oggetto dovrà essere da allora in poi venerato.
(attestata almeno ai tempi di Gregorio VII) sarebbe Bisogna infatti che l’agiografo dia conto di come mai
già di per sé un elemento di datazione, ma è molto pro- una reliquia così antica e venerabile sia stata trovata e
babile che l’agiografo sia appartenuto a tale ambiente sia stata esposta alla venerazione dei fedeli soltanto in
ecclesiastico. tempi a lui recenti.

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Tipico rimane - a questo proposito - lo svolgi- uscirne con onore. Ritengo però che l’agiografo stes-
mento letterario dell’antica leggenda di sant’Elena e so si sia trovato nella necessità di spiegare la presenza
della sua invenzione della Santa Croce 19 . Ma per la in Santa Mustiola delle reliquie del pelo della barba di
Tuscia medioevale si possono fare anche gli esempi san Callisto e del capello della Vergine, conservati e
famosi del ritrovamento del Santo Volto di Lucca e venerati insieme con l’anello. Cosicché il ragazzo de-
del Sacro Cingolo della Vergine, venerato a Prato. funto ordinò, da parte di Dio, che insieme all’anello in
La leggenda del Santo Anello di Chiusi segue il Santa Mustiola fossero oggetto di culto anche il lungo
medesimo svolgimento descrittivo: anzi in essa è parti- pelo e il capello.
colarmente messa in risalto, fin dal prologo, l’iniziativa Del resto queste reliquie sono conosciute anche
di Dio, tanto che possiamo dire che Dio stesso sia pre- in altri luoghi: come - ad esempio - i famosi capelli
sentato come il vero protagonista del racconto leggen- della Vergine Maria di Piazza Armerina, oggi venerati
dario. E’ Dio che guida i passi dell’orefice Ainerio ver- nella cattedrale di Messina.
so la casa dell’ebreo, a cui ha messo in cuore l’inten- La leggenda del Santo Anello (scendendo ora
zione di cedere ai cristiani l’anello; è Dio che, ac- ai particolari di persone e di luoghi) incomincia raccon-
cogliendo il lamento della Beata Vergine, incarica il tando che un orafo chiusino, di nome Ainerio, espertis-
fanciullo morto di parlare; è Lui infine che - sempre simo nel suo mestiere, era venuto a Roma per acqui-
per mezzo del fanciullo morto - ordina che la reliquia stare pietre preziose per conto di Giuditta, marchesa di
sia conservata con grande venerazione in Santa Tuscia. Giunto a Roma, Dio diresse i suoi passi alla
Mustiola. casa di un ebreo che era ben fornito di quanto egli
Detto questo, vorrei soffermarmi soltanto su tre cercava e da cui acquistò pietre costosissime, spen-
particolari della leggenda, tutti e tre per noi abbastanza dendo tutto quanto aveva. Non essendo più in grado di
strani, ma che tali dovettero apparire anche all’anoni- acquistarne altre, l’ebreo - di cui la storia non dice il
mo volgarizzatore trecentesco, che li ha eliminati o ri- nome - volle donargli un anello di onice che stimava di
dotti alla forma comune dei leggendari mariani. Mi grandissimo valore, poiché - disse - era l’anello con cui
soffermerò sulla figura iniziale del buon ebreo, creden- Giuseppe aveva sposato colei che i cristiani chiamava-
te in Cristo anche se in modo privato; sul miracolo del no la Vergine Maria (“hic enim annulus est quo Joseph
fanciullino morto che parla; e - senza concludere - sul- Mariam quam vestram dicitis despondit Virginem”) 21 .
la faccenda abbastanza strana del pelo della barba di All’incredulo Ainerio, l’ebreo allora raccontò che i pro-
san Callisto avvolto ad un braccio implume del mede- pri avi erano della stessa famiglia di Giuseppe e di Maria
simo fanciullo e del capello della Vergine che egli ave- e che in tal modo avevano avuto l’anello trasmetten-
va intorno al collo. Comincio subito da quest’ultimo dolo poi di padre in figlio fino a lui. E benché i suoi non
particolare della leggenda per proseguire poi secondo fossero diventati cristiani, tuttavia avevano sempre
l’ordine indicato. conservato la reliquia con grande devozione. Egli però,
Il volgarizzatore trecentesco ha eliminato com- poiché nell’intimo del suo cuore credeva che Gesù fosse
pletamente i particolari del pelo e del capello e ha tra- il Messia atteso, aveva deciso di donare l’anello ai cri-
sformato il buon ebreo in un ebreo tormentato e spa- stiani perché lo venerassero come si doveva (“sed quia
ventato da minacciose visioni notturne della Beata Ver- iam certissimum meo habetur corde hunc esse Christum
gine 20 . Non mi soffermo sui molti altri particolari - per nostris patribus repromissum, censui id iam dono
altro interessanti - contenuti nel testo latino della leg- cristicolis dare quatenus ab eis digno reservetur
genda e non voglio scendere a trattare minutamente honore”).
dei due segni comparsi miracolosamente sul corpo In questa prima parte del racconto, l’agiografo
implume del fanciullo morto: non sarei infatti capace di riferisce dunque in qual modo dopo tanti anni di

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nascondimento la reliquia del Santo Anello fosse per- l’anello, e presolo ordinò - prima di tornare nel sonno
venuta dall’originario suo proprietario - cioè dalla Bea- della sua morte - che la reliquia dovesse essere posta
ta Vergine - nelle mani di Ainerio, che da Roma, ben- in venerazione per sempre nella chiesa di Santa
ché incredulo, la portò a casa sua. Mustiola.
L’idea della trasmissione privata di una reliquia Il miracolo di un morto che prima di essere se-
in una stessa famiglia per più generazioni è un “topos” polto riprende momentaneamente vita, per compiere
di tutte le leggende di questo genere. Esso ha due va- una certa opera cristiana (come confessarsi, ad esem-
rianti: o si tratta di cristiani di Palestina che si traman- pio) o per manifestare pubblicamente un volere di Dio,
darono occultamente una reliquia preziosa (come nel è un altro “topos” altrettanto comune specialmente nei
caso - ad esempio - del Volto Santo di Lucca e del leggendari di miracoli della Vergine 25 , ma anche nei
Sacro Cingolo di Prato), oppure si tratta di una fami- racconti agiografici del secolo XI, come ad esempio
glia ebrea, secondo lo schema della Inventio Sancte nella già citata vita di san Simone monaco 26 .
Crucis 22 . Anzi, possiamo dire che di norma Dio manifesta
La figura dell’ebreo del Santo Anello si avvici- sempre l’esistenza nascosta di una santa reliquia o di
na a Giuda, il protagonista ebreo della leggenda apocrifa un santo corpo in due modi: per mezzo di una visione di
della cosiddetta invenzione della Santa Croce. E la angeli che appaiono in sogno, oppure - appunto - attra-
rassomiglianza arriva addirittura a includere anche la verso la testimonianza di una persona che appena morta
fede nella divina messianicità di Gesù, che nel caso di riprende momentaneamente vita per adempiere in tal
Giuda era perfino professata nel segreto del cuore dal modo alla missione divina. Nella storia della Santa
padre e dal nonno. La descrizione fantastica di un ebreo Cintola di Prato si trova la variante del fanciullo fio-
segretamente convinto della messianicità di Gesù era rentino infermo che proclama da casa sua la veridicità
certamente il frutto della immaginazione cristiana, ma della reliquia e si fa condurre a Prato dove è miracolo-
non esclude una certa realtà storica, quale emerge - samente guarito.
ad esempio - all’inizio del secolo XI nella storia di san Nel caso della leggenda del Santo Anello, la
Simone monaco, ospite a Lucca in una casa di ebrei, storia fantastica del bambino morto che parla si arric-
che poi si convertono per i suoi miracoli 23 . chisce di molti particolari, tra i quali l’indicazione del
Gli Acta apocrypha sancti Iudae Quiriaci, a posto dove scavando si sarebbe trovato un sarcofago
cui alludevo e che sono una immaginaria rielaborazione in cui deporlo, e la proibizione alla contessa Berta, fi-
della antica leggenda della Inventio Sancte Crucis, glia del marchese Ranieri, di accedere al luogo dove
contengono anche il particolare del riconoscimento della stava avvenendo il miracolo 27 . Ma tutto ciò portereb-
Vera Croce quando il suo contatto risuscitò un bambi- be a fare altre considerazioni e a prolungare troppo il
no che proprio allora si portava a sepoltura 24 . mio discorso.
Questo particolare ritorna - in altro modo - an- Posso comunque osservare come l’agiografo
che nella leggenda del Santo Anello. Ainerio, come scandisca il tempo degli avvenimenti che narra con la
ho già detto sopra, non aveva dato retta all’ebreo e presenza sulla scena della sua immaginazione dei grandi
tornato a casa aveva dimenticato l’anello, riposto in personaggi storici della Tuscia tra il X e il XI secolo.
una cassetta dove teneva cose di poco valore. Passati Per contro la vicenda è collocata in un ambiente geo-
alcuni anni dovette però ricredersi. Mentre con grande grafico del tutto rarefatto: l’ “episcopatus clusinus”,
dolore portava a sepoltura il suo unico figlio, un ragaz- come si limita ad indicare l’autore della leggenda. An-
zo di dieci anni, il morto improvvisamente si alzò a se- che se il racconto converge verso la chiesa di Santa
dere nel cataletto: rimproverando la mancanza di fede Mustiola, esso procede senza mai toccarla neanche da
del padre chiese che gli portassero la cassetta con vicino.

19
Insomma si porrebbe il tema del rapporto tra i Lo quale anello è in Chiusi. E dicesi che una contessa di
personaggi reali della storia e lo spazio vuoto della leg- quella contrada venne per divotione a vedere quello anello et aven-
dolo in sua mano ebbe tanto ardimento ch’ella lo si misse in dito. Et
genda. O anche, e forse meglio, lo studio del simboli- incontanente quello cotale dito fu atratto et secchò. Et ella veden-
smo con il quale le leggende agiografiche medioevali dosi avere tanto fallato sì pregò messer Domenedio e lla gloriosa
miravano a realizzare un messaggio universale di fede. vergine Maria che lla perdonasse che troppo avea errato quando
l’anello di sì grande imperadrice s’avea messo in dito. Et quando
ebbe compiuta la preghiera, el dito le ritornò nello stato suo. Et
questo è quello anello ch’è oggi in Chiusi e afermasi per tutti che
Appendice chiunque lo vede con quello vedere si sta sempre mai, mentre che
Codice Vaticano Barberiniano Latino 4032 vive. Deo gratias. Amen.
(sec. XIV), cc. 64v-65r.

Uno mercatante molto riccho et divotissimo a Dio et alla


gloriosa vergine Maria ebbe volontà di fare a lloro honore uno altare
molto bello et ornato di molte priete pretiose.
Ora avvenne che andando egli ciercando di queste priete
pretiose da coloro che ll vendevano, fugli insegniato uno mercatante
giudeo lo quale n’era usato di vendere et molto s’intrametteva di
queste cose. Unde questo mercatante andò a llui et dissegli: “A’ tu
di belle priete che siano fini?” El giudeo rispose di sì, et mostrogliene
assai. Et quando questo mercatante ebbe tolto quegli che egli vole-
va et partitosi da llui, el giudeo lo chiamò et disseli: “Se’ ttu vero
cristiano et fedele a Dio?” Ed egli rispuose di sì. Allora disse lo
giudeo: “Io ò l’anello con che fu sposata la madre di Cristo, la quale
voi adorate. Et dicoti in verità che ella m’è molte volte apparita in
sognio et ò avuta tanta paura et tanto tormento da llei ch’io no(n)
lla posso più patire et non voglio per lei lasciare la mia leggie et
diventare cristiano. Io lo ti voglio donare, ma consigl(i)oti che tu lo
tenghi riverentemente”. Et questo mercatante lo ricevette con gran-
dissima riverentia et ritornando al suo albergo si lo ripose fra l’altre
sue cose più care. Et sic lo teneva molto caro in casa sua nella ciptà
sua.
Avvenne che uno suo figl(i)uolo passò di questa vita nel
paese di Chiusi, in una contrada che si chiamava Montalla. Et
essendo portato a sotterrare ad uno monistero di monaci ch’è nella
ciptà di Chiusi che si chiama Santa Mostiuola; et quando costoro lo
portavano egli si levò a sedere nella bara et chiamò lo padre e disse:
“Padre mio, io v’ò a dire alquante parole”. El padre rispuose: “E io
t’ascolterò figl(i)uolo mio, di’ ciò che ti piace”. Et egli allora disse:
“Voi avete l’anello col quale fu disposata la reina del cielo et tene-
telo inriverentemente e setene molto da riprendere. Ancora vi dico
che voi avete in boto d’andare a Santo Michele, ora non vi indugiate
più”. Et detto questo si ripuose a giacere a morto come prima era,
et tutti quelli che v’erano rendevono gratie a Dio.
Et quando ebbono sotterrato quello morto, quegli cherici di
quello munistero con tutto lo popolo vennono alla casa del
mercatante, et egli con grandissima divotione diede et racomandò
loro quello anello. Et eglino lo recarono al munistero con grandissi-
ma prociessione et divotione et con grandissima riverentia lo guar-
davano. Et così si fa ancora al dì d’oggi.

20
Note Sembrerebbe esistere, nel territorio chiusino ed orvietano, una tra-
dizione medioevale di donne di alto rango sacrileghe o perverse.
16
* Per questa pubblicazione riprendo il testo di un mio Il codice perugino della leggenda termina con questa
saggio, uscito nel 1995 sul Bullettino senese di storia patria. Ad aggiunta: “Tempore istius imperatoris currebant anni nongenti
esso, e al suo apparato di note (qui ridotto), rimando il lettore che LXXXIX, sicut dicitur in cronaca” (cf. Rossi 1857, p. 212). Noto
fosse interessato alla conoscenza della parte giustificativa delle mie che Ottone III fu incoronato re nel 983 e imperatore nel 996. La
affermazioni. Inventio corporis gloriosissime Sancte Mostiole, scritta a Chiusi il
25 maggio 1474, riferisce che l’anello, con il quale la Vergine fu
1
Casagrande 1987, pp. 155-183. Cf. anche il contributo sposata a Giuseppe, venne collocato nella chiesa di Santa Mustiola
della studiosa in questo volume. a Chiusi “in anno a salutifera nativitate altissimi Redentoris
2
Inventio corporis gloriosissime Sancte Mostiole, edito da generationis humane Domini Nostri Yesu Christi 989, tempore
Ricci 1920, p. 150. Cf. ACC, Libro memorie, X, K, ff. 203 ss., che Octonis eccellentissimi regis” (cf. Ricci 1920, p. 148).
17
contiene, appunto, il verbale dell’inventio del corpo di santa Citato, supra, alla nota 5.
18
Mustiola scritto dal cancelliere Leonetto de Cavallinis, del 25 mag- Trombelli 1765, p. 166.
19
gio 1474. Il ritrovamento del corpo della santa vergine Mustiola, Acta apocrypha sancti Iudae Quiriaci, in Henschen-
nella chiesa omonima di Chiusi, fu una conseguenza “miracolosa” Papenbroeck 1737, pp. 439-451.
20
del furto del Santo Anello, che consolò i chiusini (cf. Ricci 1920, p. Cf. Misciattelli 1929, pp. 120-122.
21
143). Cf. Trombelli 1765, p. 168.
22
3
Come indico, infra, alla nota 16. Henschen-Papenbroeck 1737, p. 446b.
23
4
ASP, Giudiziario antico, Podestà, 255, fasc. 6, cc. 5v-6v Cf. Golinelli 1979, p. 762.
24
(cf. il contributo di M. Regni nel presente volume). Il Lauri (1622, Henschen-Papenbroeck 1737, p. 447c.
25
pp. 4-5) accenna genericamente alle fonti contenute negli archivi Cf. Misciattelli 1929, pp. 55, 58, 63 e 209-210.
26
perugini e chiusini, ma non dà alcun riferimento preciso né cita Cf. Golinelli 1979, p. 755.
27
alcun documento. Vedi, supra, alla nota 15.
5
La sostanza della leggenda del Santo Anello, volgarizzata,
fu inclusa, a metà del Trecento, da Duccio di Gano da Pisa nella
propria raccolta di miracoli della Vergine: il volgarizzamento, da me
edito in appendice a questo lavoro, può essere letto nel Codice
Vaticano Barberiniano Latino 4032 (sec. XIV), cc. 64v-65r.
6
Il Libro del cavaliere, così chiamato poiché comincia
“Era uno cavaliero molto ricco e potente”, è stato edito da Misciattelli
1929. La leggenda dell’anello è pubblicata, come capitolo XLV, alle
pp. 120-122.
7
Ivi, p. 122.
8
Rossi 1857, pp. 1-12.
9
Pellini 1664, pp. 723-726. Il Pellini fa poi la “Historia
della trasportatione dell’Anello della Beata Vergine da Chiugi a
Perugia”, con tutte le complicate vicende politico-religiose che ne
seguirono, e descrive la sistemazione che la reliquia ebbe nella cat-
tedrale di Perugia (ivi, pp. 726-733).
10
Trombelli 1765, pp. 166-170.
11
Rossi 1857, pp. 205-212.
12
Bersotti 1982, pp. 71-73.
13
Trombelli 1765, p. 166.
14
Dell’opera abbiamo ora una edizione ridotta in traduzio-
ne italiana: Collin de Plancy / Di Nola 1982, dove la voce Anello
nuziale della Vergine è a p. 167.
15
Cf. Trombelli 1765, p. 170. Ritengo che la duchessa
possa essere identificata con l’omonima sorella di Ugo di Tuscia,
andata sposa al doge di Venezia Pietro IV Candiano (959-976).

21
22
Storia

23
24
ENRICO BARNI La potenza etrusca di Chiusi poi diminuì la sua
Il Santo Anello e la storia dei rapporti influenza sino a stemperarsi nella dominazione roma-
nei secoli tra le comunità di Perugia na, mentre crebbe l’influenza di Perugia. Entrambe le
e Chiusi città furono municipi romani e Chiusi divenne poi ducato
longobardo e contea sino ad iniziare, intorno all’anno
Mille, il declino dovuto all’impaludamento del suo terri-
Il “Chiusi Perugino” torio provocato dall’inversione del fiume Chiani ed alla
La vicenda del Santo Anello accompagnò per conseguente malaria che ne spopolò l’abitato e le cam-
secoli la storia della città di Chiusi (fig. 4) e ne caratte- pagne, determinando uno stato di depressione econo-
rizzò la società locale nelle feste e nel folclore. Il suo mica che durò fino al XVIII secolo 2 .
furto ed il trasferimento a Perugia, avvenuto nell’anno Nel corso del XII secolo Perugia acquisì sem-
1473, furono soltanto l’epilogo, doloroso per i chiusini e pre maggiore influenza sul “Chiusi Perugino”. La città
gioioso per i perugini, di un periodo di lunghe e cruente umbra accentuò le sue mire espansionistiche verso
lotte che nel Medioevo videro Chiusi al centro degli Chiusi, e la città toscana venne stretta tra gli orvietani
interessi e degli appetiti di città come Perugia, Orvieto, da una parte e i perugini dall’altra. All’epoca il “Chiusi
Siena. Perugino” era un territorio infruttuoso, pieno di selve,
di lupi e di paludi 3 .
Già prima del Mille Perugia aveva esteso la sua
influenza a tutto il bacino lacustre e, nonostante l’inse-
diamento di Castiglione del Lago sia stato indicato come
castrum Castilionis Clusini, il lago già aveva assunto
il nome di Lago di Perugia. Sull’area castiglionese,
ancora dipendente da Chiusi, aveva per così dire mes-
so le mani il potente monastero di San Gennaro di
Campoleone, attuale Capolona vicino ad Arezzo. Nel
997, infatti, Ottone III aveva concesso all’ente mona-
stico aretino niente meno che l’insediamento principa-
le dell’area compresa tra la palude delle Chiane ad
Fig. 4 - Francesco Antonio De Greyss, La città di Chiusi ovest e il Trasimeno ad est: per l’appunto Castiglione
(disegno a matita, 1777) - Collezione privata
del Lago. Anche un altro monastero dell’area aretina,
tuttavia, si affacciava in quei secoli su quest’area e,
nella seconda metà del XII, mostra di controllare una
Il rapporto tra i territori di Perugia e Chiusi inizia vasta area della dorsale collinare castiglionese: si trat-
almeno 2.500 anni fa, quando la “lucumonia” etrusca ta dell’abbazia di Santa Maria di Farneta 4. In un simile
di Chiusi, una delle più potenti dell’antica Etruria, nel contesto, nella fase in cui si avviava la grande crisi
suo momento di massima espansione giunse a conqui- degli enti monastici, si inserì l’elemento signorile laico
stare il territorio di quello che per secoli sarebbe stato ed esponenti della nobiltà cortonese iniziarono “a farla
chiamato il “Chiusi Perugino”, comprendente la spon- da padroni” - come suol dirsi in certi casi - su questa
da sud-occidentale del lago Trasimeno ed i centri delle parte del territorio di Chiusi, dalla pianura di Cortona
odierne Paciano, Panicale, Panicarola, Castiglion del fino al monastero di San Benedetto di Moiano 5. L’in-
Lago, Gioiella, Vaiano, Petrignano, Laviano 1 . tento era quello di dar vita ad una realtà che avesse il

25
controllo di questo territorio e della parte occidentale La leggenda del Santo Anello e le ragioni che
del bacino lacustre. Ciò, chiaramente, ledeva gli inte- lo condussero a Chiusi dovevano esistere in un codice
ressi ormai consolidati di Perugia e la città intervenne del secolo XI presso l’archivio dei padri agostiniani di
in maniera drastica. Sta di fatto che nell’ultimo Roma. Esso venne copiato nel XVIII secolo da Gio-
ventennio del XII secolo addivenne alla sottomissione, vanni Crisostomo Trombelli, che lo pubblicò nel 1765 a
per altro violenta, dell’intera area castiglionese, dando Bologna 8 .
così vita a quello che nella documentazione medievale Indipendentemente dalla narrazione della leggen-
locale è indicato come “Chiusi Perugino” 6. Nel corso da, per i cui contenuti rimando al contributo di Amleto
del Duecento Perugia consoliderà ulteriormente la con- Spicciani in questo volume, è da sottolineare quanto
quista di questo territorio, anche se le chiese e le pievi, sin da allora fosse ritenuta importante la reliquia, tanto
tranne quella di Castiglione, rimasero dipendenti da essere collocata in quella che poteva considerarsi
dall’episcopato chiusino fino al 1601 (fig. 5), quando una delle chiese più antiche di Chiusi.
venne creata la diocesi di Città della Pieve 7.
La potenza della basilica di Santa Mustiola
e le lotte tra perugini e chiusini per la sua
conquista
Il Santo Anello venne conservato nella basilica
di Santa Mustiola fino alla metà del XIII secolo, quan-
do fu trasferito nella cattedrale di San Secondiano. Ciò
dimostra la potenza della basilica di Santa Mustiola che
conservò per secoli, oltre alla tomba della patrona di
Chiusi, anche una reliquia così importante. La grande
chiesa a tre navate voluta dal duca longobardo Gregorio
fu edificata in un luogo sacro per i chiusini sin dall’an-
tichità. Sullo stesso terreno, sul finire del III secolo,
erano state scavate le catacombe della gente cristiana
Fig. 5 - Antonio Terreni, La cattedrale di Chiusi (incisione, 1801) di Chiusi e lì, tra il IV e il V secolo, sorse la primitiva
basilica paleocristiana dedicata alla martire Mustiola,
Il Santo Anello giunge a Chiusi patrona della città 9 .
Poco prima dell’anno mille la leggenda narra del Agli inizi del secolo VIII la basilichetta origina-
trasporto a Chiusi del Santo Anello. Un orafo chiusino ria era già fatiscente. Gregorio, duca longobardo di
di nome Ainerio l’avrebbe avuto in dono da un ebreo Chiusi sollecitato dal vescovo chiusino Arcadio, nel-
romano, mercante di pietre preziose, la cui famiglia lo l’anno 728 demolì la vecchia basilica ed iniziò la co-
conservava da secoli come l’anello sponsale della Ver- struzione di una grande chiesa a tre navate. La basili-
gine. Ainerio non credette dapprima alle parole del- ca costruita da Gregorio fu una costruzione maestosa
l’ebreo, ma alcuni anni dopo, mentre accompagnava che resse per secoli alle ingiurie del tempo e degli uo-
alla tomba il suo unico figlio, lo vide risvegliarsi all’im- mini e fu abbattuta soltanto alla fine del XVIII secolo,
provviso e dichiarare l’autenticità della reliquia. Da al- per ordine del vescovo chiusino Giuseppe Pannilini 10 .
lora l’anello venne conservato con grande venerazio- Essa acquistò, nei secoli, una potenza non solo religio-
ne nell’antica basilica di Santa Mustiola, una delle chie- sa, ma anche temporale.
se più importanti di Chiusi.

26
A metà del XII secolo molte pievi e terreni si-
tuati nel “Chiusi Perugino” appartenevano a Santa
Mustiola, ricca di offerte e decime. Le appartenevano
anche beni situati in territorio umbro: a Panicale, a
Paciano, a Vaiano, a Mongiovino. Nella bolla Officii
Nostri di papa Adriano IV del 1159 si parla di decime
e offerte che i canonici di Santa Mustiola riscuotevano
dalle pievi e chiese loro sottoposte. Le decime erano
una delle risorse fondamentali per la vita economica
della basilica.
Con la bolla di papa Adriano IV, fu affidata al
preposto di Santa Mustiola l’amministrazione di una
gran quantità di terre coltivate ed incolte. Numerose
pievi e chiese, compresa la pieve di “San Gervasio col
Borgo”, cioè le attuali cattedrale e territorio di Città
della Pieve, vennero così a trovarsi sotto l’amministra-
zione spirituale e temporale del preposto di Santa
Mustiola 11 . Egli aveva autorità su Mongiovino (tenuta
di “Scornobecco”), Panicale (beni del “Ceraseto”),
Cignano, Sarteano, Cetona, Castiglion d’Orcia, Bagno
Vignoni, Seggiano, Santa Fiora, Paciano, Vaiano, Monte
Erili poi detto Montelera 12 .
Intorno al 1251 il Santo Anello, custodito sino
ad allora nella basilica di Santa Mustiola, venne trasfe- Fig. 6 - La cattedrale di San Secondiano a Chiusi
rito nella cattedrale di San Secondiano. Troviamo ri-
cordata questa circostanza in una lettera ai signori di
Siena dell’aprile del 1421, scritta dal vescovo chiusino
Pietro Paolo Bertini 13 . A metà del XIII secolo i cano-
nici regolari di Santa Mustiola officiavano anche la di Chiusi e a quelle delle altre diocesi che vennero cre-
cattedrale di San Secondiano e, insieme al vescovo, si ate smembrando la diocesi originaria di Chiusi. Nel XIII
opponevano alle mire del comune che voleva espro- secolo il luogo dove sorgeva la basilica era stato già
priare i canonici delle loro proprietà e rendite 14 . Inol- fortificato. Nel 1288 furono i guelfi a rifugiarsi entro le
tre era grande il pericolo di subire il furto del Santo sue mura fortificate, dopo una furente battaglia con i
Anello da parte dei perugini, considerato che la basili- ghibellini. Di queste fortificazioni faceva parte una
ca di Santa Mustiola, che lo custodiva, era posta fuori possente torre-campanile, bene evidenziata in una tela
le mura della città e quindi in località meno difendibile. ad olio conservata nella sagrestia della cattedrale di
Così l’anello venne trasferito nella cattedrale di San Chiusi, fatta dipingere per grazia ricevuta nel 1644 (fig.
Secondiano (fig. 6). 7). Nel 1496, temendo che i perugini rubassero il corpo
Col passare dei secoli la potenza economica dei di Santa Mustiola, come avevano fatto col Santo Anello
canonici di Santa Mustiola si ridimensionò in maniera della Madonna, il comune provvide a farvi costruire
consistente e molti beni passarono alla mensa vescovile una nuova scala di 24 scalini 15 .

27
Fig. 7 - La città di Chiusi, la torre e la chiesa di Santa Mustiola (tela, 1644) - Chiusi, cattedrale di San Secondiano

Le torri di “Beccati Questo” e “Beccati importante anche la raccolta delle piante palustri che
Quello” e la cerimonia dello “Sposalizio del sin dal periodo romano venivano trasportate fino a
Lago” Roma.
Chiusi si trovava al confine con il territorio Sin dal Medioevo, quando Chiusi perse la sua
perugino e frequenti furono nei secoli le dispute con i influenza diretta sul “Chiusi Perugino”, le liti tra le co-
vicini abitanti di Città della Pieve. Un tempo tutto quel munità confinanti si fecero sempre più frequenti ed in-
territorio era appartenuto all’amministrazione di Chiusi tense, perché ognuno voleva far valere le sue ragioni
e l’averlo perso era stato mal digerito dai suoi abitanti. esclusive sulla pesca e sulla raccolta. Il tutto era com-
Ma non si trattava soltanto di questioni di campanile: plicato dall’estrema incertezza dei confini. Così si sus-
Chiusi sosteneva la propria economia fondamentalmen- seguivano le scaramucce, gli inseguimenti, gli
te a mezzo della pesca nelle paludi e nei laghetti che affondamenti di barche 17 .
formavano le cosiddette “Chiane”, un ecosistema che Collegata a quelle liti di confine era un’altra im-
partiva dal lago di Montepulciano per arrivare sino al portante cerimonia che si svolse a Chiusi per secoli: lo
lago di Chiusi e finire sotto Città della Pieve, in località “Sposalizio del Lago” 18 . Essa datava almeno alla fine
Ponticelli, dove era un altro lago che anticamente era del XIII secolo, e nei Libri di memorie della comunità,
chiamato di Città della Pieve 16 . Oltre alla pesca, era nel XV secolo, veniva indicata come “antica e consue-

28
ta”. Si svolgeva ogni anno nella Domenica in Albis e situata sopra il cosiddetto “Passo del Bagnolo” 19 . La
prevedeva un solenne ed articolato rituale. responsabilità venne affidata a Biagio di Francesco Dini
Gli amministratori della comunità chiusina pren- che si servì dell’opera degli architetti Sano di Simone e
devano posto su una barca che si dirigeva verso la Antonio del Terna. Nel 1427 Androccio da
sponda umbra. Il lago apparteneva a Chiusi, sin dove Montepulciano demolì il vecchio fortilizio e costruì l’at-
le acque finivano ed iniziava il territorio perugino. Giunti tuale torre.
vicino alla sponda perugina, i magistrati della comunità
pronunciavano allora solenni formule che riaffermavano Perugia conquista Chiusi e la contende ad
la giurisdizione di Chiusi sul proprio lago, parole prece- Orvieto nel corso del XIII-XIV secolo
dute e seguite da squilli di tromba. La cerimonia aveva Le tensioni tra Perugia e Chiusi si acuirono nel
poi il proprio epilogo con il lancio nelle acque del lago corso del XIII secolo, nell’ambito delle contese tra guelfi
di un anello d’argento dorato. Così i chiusini e ghibellini che agitavano allora l’Italia centrale.
riaffermavano la proprietà del lago contro ogni pretesa Intorno al 1230 i chiusini saccheggiarono il “Chiu-
perugina. si Perugino” ed i perugini attaccarono il territorio
Un’altra testimonianza delle vivaci contese che chiusino cercando di conquistare la città. Nella vertenza
nei secoli videro protagonisti gli abitanti di Chiusi da intervenne papa Gregorio IX che ordinò al popolo e al
una parte e i perugini dall’altra, è rappresentata dalle podestà di Perugia, città appartenente alla Santa Sede,
due torri di “Beccati Questo” e “Beccati Quello” site di non recare più danno a Chiusi, sita in territorio impe-
proprio sul confine, a guardia del ponte sulle Chiane riale 20 . Negli anni ’40 del Duecento anche questa zona
(fig. 8). La torre di “Beccati Questo”, in territorio fu interessata dall’energica azione di Federico II volta
ad indebolire quanto più possibile le città guelfe che gli
si opponevano. Città della Pieve, punto di forza meri-
dionale per il controllo del territorio del “Chiusi
Perugino”, e già sottomessa da Perugia nel 1188 21, fu
liberata dal vincolo contratto con la città umbra al fine
di favorire la defezione dell’intera zona. Il 3 gennaio
1244, infatti, con una sua lettera l’imperatore sanciva il
ritorno alla totale indipendenza dell’insediamento 22, in-
dipendenza che tuttavia durò soltanto un quinquennio,
visto che nel maggio del 1250 Perugia riconquistò le
posizioni perdute. Passata definitivamente la “bufera”
federiciana, l’esercito perugino si recava a Città della
Pieve e ne otteneva una nuova sottomissione. Prima,
Fig. 8 - Le torri di “Beccati Questo” e “Beccati Quello” tuttavia, Perugia aveva provveduto a sistemare le cose
nel territorio del “Chiusi Perugino” e, nel 1248, tornò
senese, sostituì un più antico fortilizio con palazzotto ad impossessarsi di Castiglione del Lago, questione che
situato sopra le Chiane, utilizzato a guardia del confine deve mettersi in relazione con la sconfitta patita dal-
e per la riscossione delle gabelle. Simile uso era riser- l’esercito imperiale a Parma. Finalmente, nel 1251, il
vato alla torre di “Beccati Quello” in territorio perugino. pieno dominio sull’area castiglionese veniva sancito da
Il vecchio edificio era ormai in rovina quando i senesi, Guglielmo d’Olanda, con una lettera del 17 aprile, e da
nel 1426, ordinarono la costruzione dell’attuale torre Innocenzo IV con un’altra lettera datata 23 luglio 23.

29
I perugini continuarono ad avere mire sulla città dell’anello e del suo furto. Esso attirava moltissimi pel-
di Chiusi. Nel 1326 i guelfi di Castel della Pieve cac- legrini, sia di alto lignaggio che di stato più umile, e i
ciarono i ghibellini dalla loro terra. Gli esiliati si rifugia- pellegrini e la loro grande devozione volevano dire do-
rono a Chiusi nonostante essa fosse allora dominata nazioni ed elemosine.
dai guelfi di Orvieto capitanati da Vanne di Nericone L’anello era poi ritenuto miracoloso per le ma-
Monaldeschi dell’Aquila. I perugini mandarono i loro lattie degli occhi, come ricordò lo stesso Fazio degli
armati contro Chiusi e Vanne di Nericone si rifugiò Uberti nel suo Dittamondo (libro III):
nella Rocca, mentre il resto della città fu occupato dai
perugini. Ma gli orvietani ripresero la città 24 . Molto è ben conosciuto quel cammino
Nel 1332 i perugini rioccuparono Chiusi, ma su- bontà del virtuoso e santo Anello
che a conservar la vista è tanto fino.
bito dopo gli orvietani li cacciarono. Il 17 dicembre 1332
papa Giovanni XXII ordinò ai perugini di non molesta-
re Orvieto per causa di Chiusi e Castel della Pieve 25 . Lo stesso duca di Milano, Filippo Maria Viscon-
Fu Ermanno Monaldeschi della Cervara ad occupare ti, malato ad un occhio, cercò invano nel 1444 di farsi
definitivamente Chiusi per gli orvietani, ma nel 1337 i inviare l’anello 27 .
chiusini cacciarono gli occupanti. La reliquia veniva esposta a Chiusi il lunedì di
Circa due secoli dopo, Ascanio Della Corgna, pentecoste, il 3 luglio ed il 3 agosto, data quest’ultima
nipote di papa Giulio III (figlio di sua sorella Iacopa fissata per favorire i pellegrini che tornavano da Assisi
Del Monte e del nobile perugino Francesco Della dove si erano recati per l’indulgenza del Perdono; ma
Corgna) era signore di Castiglion del Lago e del “Chiusi giungevano a Chiusi pellegrini un po’ da tutte le parti:
Perugino”, avendolo ricevuto da papa Giulio III, insie- dalle Marche, dall’Abruzzo, dall’Umbria, dal Lazio.
me a sua madre e al fratello Fulvio, fin dal 1550. Ascanio Per alcuni secoli la festa più importante che si
accampava diritti sul lago di Chiusi. Nel 1552 Ascanio svolgeva a Chiusi, detta di “Pasqua (o Pascuccia) Ro-
occupò Chiusi e subito la rilasciò per intervento del sata”, era dedicata proprio all’ostensione del Santo
papa 26 . Anello e alla patrona della città, santa Mustiola 28 . Essa
si svolgeva il lunedì di pentecoste e richiedeva un’or-
Il culto del Santo Anello a Chiusi ganizzazione tale da essere gestita da pubblici ufficiali
La reliquia del Santo Anello della Madonna ha appositamente eletti ogni anno. Essi venivano indicati
caratterizzato la storia civile e religiosa di Chiusi per come i “Santesi di Santa Mustiola” e gestivano l’orga-
circa cinque secoli. La città, perduto l’antico splendo- nizzazione della festa nonché le elemosine che essa
re, nel Medioevo accentuò la sua decadenza dovuta fruttava.
all’impaludamento delle Chiane, alla malaria, allo La stretta connessione tra il culto del Santo
spopolamento. I suoi abitanti, sempre più poveri, tro- Anello e quello della patrona Mustiola fece sorgere
vavano scarso sollievo solo nello sfruttamento delle anche un’altra leggenda che retrodatava l’arrivo del-
Chiane, specchi lacustri e paludi che ricoprivano una l’anello a Chiusi di circa sette secoli. Secondo questa
grande estensione del territorio sottostante alla città. leggenda, ripresa dallo scrittore perugino Adamo Ros-
L’anello della Madonna finì così con l’essere una si nel XIX secolo 29 , il Santo Anello non sarebbe stato
delle poche ricchezze non solo spirituali, ma anche portato a Chiusi dall’orefice Ainerio poco prima del-
materiali, vista l’attrazione che esercitava su tanti fe- l’anno Mille, bensì dalla stessa Mustiola nel terzo se-
deli, umili o importanti, che giungevano in pellegrinag- colo durante la sua fuga da Roma, città nella quale
gio per venerarlo. Come in tutte le storie del mondo, gli l’anello era stato condotto dall’apostolo Giovanni.
interessi economici ebbero il loro peso nelle vicende Nei Libri di memorie della comunità di Chiusi

30
esistono moltissime testimonianze sul culto del Santo la chiesa ai canonici di Santa Maria degli Angeli a Siena.
Anello e sulla sua conservazione. Purtroppo essi sono Il preposto di Santa Mustiola, tale Francesco Guidolotti,
giunti sino a noi solo dal 1428, ma proprio a partire da dovette persino ritirarsi nella città di Chiusi temendo le
questa data e sino al periodo immediatamente succes- violenze dei perugini 32 .
sivo al furto del Santo Anello ed in particolare fino al Morto papa Eugenio IV ed eletto Niccolò V, i
1474, esso viene costantemente ricordato in tutta una perugini tornarono alla carica. Ser Domenico di
serie di deliberazioni. Nel 1448 venne fatto eseguire a Tommaso, canonico della chiesa di Perugia, aspirava a
Siena un “drappello” (un arazzo) per la sua ostensione, divenire preposto di Santa Mustiola. Egli accusava i
e nel 1451 venne costruita nella chiesa di San France- canonici regolari di Siena, cui la chiesa era allora affi-
sco un’apposita “pergula” o trono per contenere l’anello data, di trascuratezza nell’officiatura e manutenzione
della Madonna sull’altare della chiesa medesima 30 . della basilica. Il papa Niccolò V, vicino agli interessi
Di certo non si trattava di un contenitore rilevante come dei perugini, si schierò dalla loro parte e fece decidere
quello che sarebbe stato fatto poi realizzare per espor- la causa in loro favore dal vescovo di Todi, Bartolomeo
re l’anello nella cattedrale di Perugia, ma era un segno Alaleoni, come attesta un codice di ben 162 pagine
importante ad esso dedicato da una popolazione pove- esistente nella Biblioteca Comunale di Siena per gli anni
ra che venerava profondamente la reliquia. 1447-1448. Tuttavia pochi anni dopo, nel 1462, papa
Quanto alla festa di “Pasqua Rosata”, essa era Pio II soppresse la prepositura di Santa Mustiola che
allietata da bande di suonatori arruolati solitamente nei iniziò la sua definitiva decadenza.
paesi della zona e composte da tamburini, pifferai, Intanto il Santo Anello, nel 1420, era già stato
trombettieri. Alla festa era collegata una grande fiera, trasferito dalla cattedrale di San Secondiano alla chie-
che durava otto giorni. Le offerte e le elemosine dei sa di San Francesco a Chiusi (fig. 9), dove erano allora
fedeli che giungevano a Chiusi da ogni parte consiste- conservati anche altri simboli importanti della città,
vano in cera, allora molto considerata, e in denaro rap- come il “bossolo” mediante il quale venivano estratti a
presentato dalla “lira cortonese”, moneta corrente a sorte gli amministratori o priori della città. In verità il
Chiusi 31 . trasferimento dell’anello fu dovuto ad alcune liti che
Il furto del Santo Anello fu un colpo così grave avevano visto coinvolti da una parte i potenti canonici
per la comunità, non solo dal punto di vista religioso ma regolari di Santa Mustiola e dall’altra il comune. I pri-
anche economico, che gli amministratori di Chiusi do- mi avevano officiato sin dal XII secolo anche la catte-
vettero subito preoccuparsi di trovare un evento alter- drale di San Secondiano, che poi avevano perduto nel-
nativo, cosa che fecero nel maggio del 1474 riesumando le lotte col comune 33 . Ma da una corrispondenza del-
il corpo di santa Mustiola, patrona della città. l’aprile 1421 tra il vescovo chiusino Pietro Paolo Bertini
e i signori di Siena, riportata dallo scrittore perugino
Il trasferimento dell’anello nella chiesa di Adamo Rossi, emerge una seconda spiegazione: il tra-
San Francesco a Chiusi sferimento dell’anello nella chiesa di San Francesco
E veniamo al XV secolo, periodo in cui le mire sarebbe stato provocato dal litigio tra alcuni cittadini,
di Perugia tornarono a farsi più pressanti. Dapprima che volevano concedere ad un sacerdote perugino un
l’oggetto del contendere furono i beni amministrati dalla privilegio ecclesiastico goduto dall’arciprete della cat-
basilica di Santa Mustiola allora officiata dai canonici tedrale, e l’arciprete medesimo 34 .
di Sant’Agostino presenti anche nella cattedrale di San Ancora una volta, dunque, Perugia entrava a
Lorenzo a Perugia. Approfittando forse di ciò, i perugini pieno titolo nella storia del Santo Anello, che rimase
cercarono di impadronirsi di Santa Mustiola e dei suoi custodito nella chiesa di San Francesco sino al suo fur-
beni, ma i chiusini ed i senesi resistettero assegnando to. Nello stesso tempo il comune di Chiusi riuscì ad

31
entrare definitivamente in possesso della reliquia e a memorie della comunità di Chiusi veniamo a sapere
gestirne direttamente i proventi. che proprio nel 1470 il comune gli offrì 1 fiorino e mez-
zo per farsi un abito, ed altri 2 gli vennero donati nel-
Il furto del Santo Anello ed il suo arrivo a l’agosto 1472. Il che fa supporre che almeno all’inizio
Perugia gli fosse riconosciuto qualche merito dai cittadini di
Ma veniamo alla vicenda del furto dell’anello, Chiusi 35 . Il frate, che fonti dell’epoca descrivono di
avvenuta sul finire di luglio del 1473, probabilmente la statura alta, di capelli crespi, pingue e panciuto, prima
notte del 23 luglio. Il protagonista fu frate Vinterio (fig. del furto del Sacro Anello era già rimasto coinvolto
16), di origine tedesca, che almeno dal 1470 risiedeva nel furto di alcuni calici, avvenuto nella chiesa dei
nel convento chiusino di San Francesco. Dai Libri di francescani di Città della Pieve. Era stato arrestato,

Fig. 9 - La chiesa di San Francesco a Chiusi

32
tenuto in carcere per quaranta giorni con i ceppi ai basciatori anche al pontefice Sisto IV, perché si schie-
piedi e le mani incatenate, ed era stato anche torturato, rasse dalla loro parte 37 .
senza però confessare il furto. Il 10 agosto 1473 giunse a Chiusi la notizia che i
Il 3 agosto 1473, giorno di esposizione del Sacro perugini si stavano avvicinando con mille uomini arma-
Anello, i chiusini scoprirono che era stato rubato dalla ti al confine del ponte delle Chiane e subito i chiusini si
chiesa di San Francesco e con esso tutta l’argenteria armarono aiutati da Sarteano, Chianciano e Cetona,
che vi era conservata. Per i chiusini fu un vero dram- ma fortunatamente non vi furono scontri. Il ponte delle
ma, e nel Libro di memorie conservato nell’archivio Chiane si trovava al confine tra gli stati perugino e
chiusino, nella parte che narra quegli eventi, lo scon- senese, tra le torri di “Beccati Questo” (senese) e
certo assume toni esasperati, quasi da maledizione “Beccati Quello” (perugina). Fu allora il vescovo
biblica. Così infatti vi si narra 36 : chiusino Gabriele Piccolomini a recarsi a Perugia e a
richiedere, dinanzi ai priori della città, la restituzione
Per venti giorni circa che il S. Anello stette occultato presso della preziosa reliquia. Al Piccolomini il Santo Anello
il ladro, il sole non splendé mai chiaro ma fu sempre tempo stava particolarmente a cuore, appartenendo egli ai frati
caliginoso e neppure splendé mai la luna, ma tornarono
subito a splendere appena eseguito l’arresto di fra’ Vinterio
di San Francesco, lo stesso ordine che a Chiusi aveva
a dì 5 Agosto 1473 ora seconda noctis circha. custodito l’anello ed al quale apparteneva anche fra
Vinterio. Ma fu trattato in malo modo e dovette tornar-
Fra Vinterio era già partito da Chiusi sei giorni sene a mani vuote a Chiusi.
prima della scoperta del furto, ed i chiusini inviarono Passarono i giorni e i mesi e fu chiaro che non vi
alla sua ricerca frate Androccio o Andreozzo da Chiu- era la possibilità di farsi restituire l’anello dai perugini.
si, che era un frate Minore Conventuale maestro di Ai chiusini non rimase che la mera consolazione di
teologia, un altro frate di nome Lorenzo e mastro imprigionare, il 30 settembre del 1473, un certo
Jacopo di Benedetto, perugino abitante a Chiusi. Il loro Tommaso fabbro perugino che confessò di aver fab-
mandato era chiaro: inseguire il ladro per tutte le parti bricato le chiavi false servite a fra Vinterio per rubare
del mondo. La ricerca fu breve e su richiesta di frate il Santo Anello, e di eccitare gli animi dei senesi a
Androccio, il 5 agosto 1473, fra Vinterio venne arre- reagire all’onta subita dai loro protetti chiusini 38 . Si
stato a Perugia; il giorno dopo i priori della città di Chiusi arrivò così, tra la fine del 1473 ed i primi mesi del 1474,
stanziarono subito 25 fiorini per riacquistare il Santo ad una vera e propria “guerra del Santo Anello”, con
Anello, consapevoli che non sarebbe stato facile ria- delibere dei senesi e dei chiusini che sancivano delle
verlo. A tale effetto incaricarono un nobile chiusino, rappresaglie contro i perugini. Furono così confiscati i
Sozzo di Bartolomeo Sozzi. L’anello era intanto giunto beni che i perugini possedevano nel territorio chiusino,
nelle mani dei magistrati perugini attraverso un certo venne proibito a qualsiasi perugino di risiedere a Chiu-
Luca Delle Mine, cui Vinterio l’aveva ceduto. si, furono deviate le acque del torrente Astrone perché
non alimentassero più i mulini umbri, si dette asilo a
La “guerra del Santo Anello” chiunque si fosse macchiato di delitti nel territorio
Nelle settimane che seguirono si decise la sorte perugino. I perugini risposero rovinando la strada che
dell’anello e gli avvenimenti presero quasi l’aspetto di portava al ponte delle Chiane e privando così i chiusini
una crociata per recuperarlo da parte dei chiusini. Il dei pedaggi; sequestrarono poi i frutti dei beni che il
punto di snodo della vicenda divenne Orvieto, dove ri- vescovo chiusino possedeva presso Paciano.
siedeva allora il cardinale legato di San Sisto, al quale Le scaramucce continuarono per ben tredici anni,
si rivolsero gli ambasciatori chiusini e senesi da una fino al 1486, quando i senesi e i perugini decisero di
parte e perugini dall’altra. Questi ultimi inviarono am- porre fine ad ogni litigio; i perugini che avevano subito

33
dei danni per le ritorsioni dei chiusini vennero anche Perugia e Chiusi: non solo contese
risarciti. Dopo il furto del Santo Anello, la storia delle
L’atteggiamento tenuto dai perugini può indurre due città fu ancora quella di due territori confinanti.
il sospetto che essi fossero in qualche modo i mandanti Eppure la storia ci ha mostrato che è possibile lasciare
del furto. Fatto sta che fra Vinterio, detenuto a Perugia, da parte gli eccessivi municipalismi e lavorare insieme
negò assolutamente di aver compiuto il furto su man- per lo sviluppo economico dei due territori.
dato di alcuno e venne scarcerato nel gennaio del 1475. Accadde una prima volta alla fine del XVIII
Desta maggior sospetto il contegno dei perugini dopo secolo, quando granducato di Toscana e Stato Pontifi-
la liberazione di Vinterio, perché prima lo fecero allog- cio si misero d’accordo sulla definitiva confinazione
giare nel palazzo dei Priori, poi gli riservarono altra de- delle Chiane e sui successivi provvedimenti di bonifica
corosa residenza insieme all’officiatura di una cappel- che tanto contribuirono alla rinascita economica di tut-
la, fino alla sua morte avvenuta nel 1506. Ma ancor più to il territorio situato tra Chiusi e Città della Pieve 41 .
vollero che egli fosse sepolto nella cappella del duo- Ma la storia dei rapporti tra Chiusi e Perugia è
mo dove era custodito il Santo Anello, coprendo la fatta anche di importanti scambi culturali. Nel corso
sua tomba con un coperchio di bronzo, che recava della prima metà dell’Ottocento questi rapporti diven-
una breve iscrizione, scomparso durante i lavori ef- nero particolarmente intensi per merito di due letterati:
fettuati nel 1770. il famoso erudito perugino Giovan Battista Vermiglioli
Quanto all’anello, dall’agosto 1473 i perugini lo ed il vicario chiusino Giovan Battista Pasquini 42 .
avevano affidato alla cappella dei Decemviri del pa- Chiusi deve a questi due uomini se la casuale
lazzo dei Priori. Poi l’anello venne trasferito nella cat- scoperta di una tomba etrusca avvenuta nel 1818, la
tedrale, a partire dal 31 luglio del 1488, ed affidato ai cosiddetta “Tomba della Paccianese o del Granduca”,
canonici ed ai confratelli della compagnia di San Giu- fece scrivere al Vermiglioli un opuscolo 43 che avviò la
seppe, fondata dal beato Bernardino da Feltre proprio stagione delle grandi scoperte archeologiche che tanto
a tale scopo nel 1487 39 . Alla fine di luglio di ogni anno hanno reso famosa la città e l’hanno fatta diventare
il Santo Anello viene festeggiato a Perugia con la par- meta del turismo archeologico internazionale.
tecipazione del popolo perugino, cui la reliquia è da al- Due perugini famosi, il sindaco Reginaldo Ansidei
lora particolarmente cara. e l’ingegnere e deputato Coriolano Monti 44 , insieme
I perugini, abbandonata ogni ulteriore mira sulla al sindaco chiusino Giovanni Paolozzi 45 , si trovarono
città di Chiusi, si consolarono con l’anello di Maria. I poi uniti in quella che fu una delle questioni ferroviarie
chiusini rimasero con l’amarezza di chi non ha saputo più importanti e dibattute in Italia nel XIX secolo: la
conservare un bene prezioso. realizzazione della prima “direttissima” tra Firenze e
Per secoli la festa del Santo Anello fu partico- Roma, facendo approvare la realizzazione del tratto
larmente importante per la città umbra, che se ne era Terontola-Chiusi inaugurato nel 1875 46 .
appropriata con il colpo di mano di frate Vinterio. Essa Queste ultime vicende dimostrano che gli am-
divenne per Perugia, come lo era stata per Chiusi, an- ministratori delle comunità, civili o religiose che siano,
che un’attrattiva importante ed una fonte di introiti in- quando mettono da parte le vecchie ruggini e lavorano
teressante, pur non mancando talora i problemi di ordi- insieme per la realizzazione di progetti che migliorano
ne pubblico dovuti all’afflusso di grandi masse di pelle- il benessere dei cittadini, assolvono pienamente al loro
grini e, con essi, di vagabondi e truffatori 40 . compito e raggiungono i migliori risultati. E’ un auspi-
cio per il futuro di Perugia e Chiusi, oggi che la storia
del Santo Anello è occasione di incontro tra le due
comunità.

34
12
Note Le selve di Montelera furono comprate dal comune di
1
L’appartenenza a Chiusi, sin dalle più antiche fasi stori- Perugia e sono ricordate al cap. 142 dello statuto del 1342 in volga-
che, del “Chiusi Perugino” è attestata da uno dei più grandi arche- re (Statuto del comune 2000, pp. 523-524). La depressa situazione
ologi del XX secolo, Ranuccio Bianchi Bandinelli, che nel suo di questa zona, come di tutto il “Chiusi Perugino”, è ricordata nel
Clusium (1925), col. 212, scrisse: “Al di là della zona lacustre sommario della causa trattata a favore dei coloni e abitanti presso la
immediatamente sottoposta allo sguardo di Chiusi, si apre una Camera Apostolica nel 1822, dalla quale sembra che, quando Perugia
zona di colline uniformi e poco ondulate (alt. circa m. 300), che ne entrò in possesso, “il territorio era quasi tutto sterile, selvoso e
giunge dal lago di Chiusi al Trasimeno, e forma la regione detta inabitabile, senza paesi, case e abitazioni rurali. Era infestato dai
Chiusi di Perugia. Essa fa parte adesso della provincia Umbra, la lupi e da altre fiere e tale che Perugia ci ricavava ben poco. Oltre alle
quale ha il suo confine all’orlo del lago di Chiusi e del canale della immense selve vi erano poi infiniti luoghi paludosi e malarici per
Chianetta, e le fu assegnata, sembra, nel 1214, quando i Perugini ne cui era impossibile abitarvi senza pericolo di vita” (Barni-Bersotti
avrebbero ottenuta la giurisdizione da Innocenzo III (E. Repetti, 1999, p. 47, nota 37).
13
Dizionario storico fisico della Toscana, vol. I, p. 715). Questa ASS, Lettere di vescovi e arcivescovi, filza XXVI, lette-
zona è oggi (e vedremo che non dissimilmente doveva esserlo anche ra del vescovo di Chiusi P. P. Bertini in risposta ai signori di Siena
in antico) tutta disseminata di gruppi di case raccolte in piccole del 13 aprile 1421. Cf. Bersotti 1982, p. 19.
14
borgate o sparse nelle colonie agricole”. Il Bianchi Bandinelli, nella Ibidem. Cf. inoltre Mannelli 1970, passim.
15
stessa opera (coll. 513-514), torna poi sull’argomento dei confini Barni-Bersotti 1999, p. 46, nota 32.
16
chiusini dalla parte del Trasimeno scrivendo che “questo lago do- Barni-Lottarini 1998, pp. 23-25. Vi è riportato un inte-
veva fare da limite al territorio chiusino fino quasi per tutta la sua ressante manoscritto del 1665 che fa accenno a quello che fu un
sponda meridionale. [...] E poi a provare chiaramente che la tempo il lago o “Chiaro di Città della Pieve”.
17
colonizzazione dei luoghi prossimi al Trasimeno, compresi fra Di queste contese esistono vari riferimenti nei Libri di
Passignano, Castiglion del Lago e Vaiano non potesse essere d’im- Memorie del comune di Chiusi. E’ interessante notare, da un docu-
pronta aretina, stanno tutte le caratteristiche chiusine delle necropoli mento inedito presso collezione privata, che ancora alla fine del
(tombe a camera con vie sepolcrali e loculi chiusi da tegoli) e, XVII secolo le liti continuavano. Ne fu diretto testimone il famoso
chiarissime testimonianze mi pare, le tombe a ziro con ossario ingegnere fiorentino Giuliano Ciaccheri, inviato a Chiusi dal gran-
antropoide (canopo) della località Pucciarelli, prossima a Castiglion duca di Toscana per effettuare lavori di bonifica e confinazione
del Lago. Anche la storia delle circoscrizioni ecclesiastiche ci mo- delle Chiane, che si trovò presente alla caccia data dalle guardie di
stra come i luoghi di Laviano, Gioiella, Panicale e Paciano, con tutti Città della Pieve ad alcuni ragazzi di Chiusi che stavano tagliando e
i luoghi del marchesato di Chiusi o Castiglion del Lago, fossero raccogliendo le canne lungo il confine.
18
distaccati da Chiusi solo nel 1601 a favore della nuova diocesi di Dei 1844; Bersotti 1982, pp. 57-63.
19
Città della Pieve, mentre Valiano lo era stato già nel 1562 a favore Idem 1974, pp. 148-149.
20
di Montepulciano”. Recentemente Anna Rastrelli (2000, p. 80) è Idem 1989, p. 22. Era una conseguenza del trattato di
tornata sull’argomento per riconfermare quanto affermato dal Bian- San Germano del luglio 1230 tra Gregorio IX e Federico II.
21
chi Bandinelli: “In età orientalizzante le attestazioni dell’occupa- Riganelli 2002, pp. 83-84.
22
zione della parte orientale dell’agro chiusino, oggi compresa nella Ivi, p. 113.
23
regione Umbria, sono ancora sporadiche. Si segnala il rinvenimento Ivi, pp. 114-116.
24
di un canopo dall’aspetto peculiare, ora nel Museo Archeologico Bersotti 1989, p. 37.
25
Nazionale di Firenze, da una tomba a ziro rinvenuta nelle vicinanze Fumi 1884, doc. DCLI, p. 478.
26
di Castiglion del Lago”. Bersotti 1989, p. 82.
27
2
Ampie notizie sull’impaludamento delle Chiane e sulle Idem 1982, pp. 21 e 77. Giunsero a Chiusi a venerare
vicende relative alla bonifica si trovano in Barni-Lottarini 1998. l’anello papi come Eugenio IV nel 1443 (ACC, Libro memorie, IV,
3
Barni-Bersotti 1999, p. 47. D, f. 26), imperatori come Carlo IV di Boemia nel 1355, il capitano
4
Riganelli 2002, pp. 52-53. di ventura Niccolò Piccinino, oltre a tanti fedeli di Tagliacozzo e
5
Ivi, pp. 65-81. Camerino.
28
6
Ivi, pp. 83 e ss. Bersotti 1982, pp. 9 ss.
29
7
Barni-Bersotti 1999, pp. 24-27. Rossi 1857, pp. 3-7 e 206 ss.
30
8
Trombelli 1765, pp. 166-170. ACC, Spogli, I, f. 212.
31
9
Barni-Bersotti 1999, p. 41. ACC, Libro memorie, VI, F, f. 97.
32
10
Ivi, p. 45. Ivi, III, C, f. 182. Cf. Barni-Bersotti 1999, p. 43.
33
11
Ivi, pp. 42-43. Bersotti 1982, pp. 19-20.
34
Ibidem.

35
35
ACC, Libro memorie, X, K (dal 1° gennaio 1470 all’11
maggio 1476).
36
Ivi.
37
Ivi.
38
Ivi.
39
Cf. il contributo di G. Casagrande in questo volume.
40
Ranieri di Sorbello 1979, p. 121.
41
Barni-Lottarini 1998.
42
La corrispondenza tra i due eruditi e la figura di G. B.
Pasquini formano oggetto di una mia ricerca, di prossima pubblica-
zione.
43
Vermiglioli 1818.
44
Barni-Lottarini 1998, pp. 126-127.
45
Sulla figura di Giovanni Paolozzi (Chiusi, 1831-1907)
cf. Barni-Paolucci 1985, pp. 112-115.
46
La storia di questa vicenda è ampiamente ricostruita in
Barni-Lottarini 1998, pp. 126-145. In realtà il tratto Terontola-
Chiusi, pur sponsorizzato dalla provincia dell’Umbria perché la
congiunzione non fosse realizzata più a nord, finì per allontanare
per sempre Perugia dalle principali comunicazioni ferroviarie.

36
MARINA REGNI particolare rivolta alla compagnia di San Giuseppe 4 ,
Prime vicende del Santo Anello a Perugia nata nel 1487 quale sorta di garanzia istituzionale della
attraverso le carte d’archivio * preziosa reliquia.
Volendo ripercorrere le tappe certe dell’evento,
si può fissare l’inizio della vicenda al 6 agosto 1473,
Da Chiusi a Perugia giorno in cui Luca di Francesco ser Nicolay 5 dona
solennemente al comune di Perugia un “anulus lapidus
A dì 6 de agosto in venerdì vene a Perogia un frate de carcidonii [...] cum quadam catinella sive cordula anti-
l’ordine de santo Francesco oltramontano, e fo preso in S. ca ipsi anulo alligata” 6 , avuto in consegna da quel fra-
Maria Novella, perochè aveva furato lo anello de Santa te Vinterio 7 , resosi responsabile del furto avvenuto po-
Mustiola a Chiusci, e alchuni dicevano, che era lo anello de chi giorni prima nella chiesa di San Francesco di Chiu-
la vergine Maria, e finalmente donò lo detto anello al Comuno
nostro per mezzanità de Luca da le Mine [...] per la qual si (fig. 9).
cosa el nostro Comuno subito mandò li ambasciatori al Con cadenza molto frequente, si susseguono
papa Sisto IV. provvedimenti cittadini in merito al Sant’Anello; l’atti-
vità nel mese di agosto è quasi frenetica: si eleggono
Così un cronista 1 inizia il racconto della storia gli “oratori” addetti alla conservazione 8 , che verranno
del Sant’Anello a Perugia, una vicenda che a lungo nominati subito dopo anche ambasciatori per perorare
condizionerà i rapporti della città con Chiusi e Siena e la causa presso Sisto IV 9 , e si fissano rigide norme
che farà fiorire nel corso dei secoli numerosi racconti, per la conservazione “in perpetuo”: l’anello dovrà es-
nei quali sempre la narrazione verrà accompagnata dalla sere tenuto in una cassa chiusa con sette chiavi (fig.
leggenda (fig. 10) 2 . Importanti contributi, a partire dagli 11), circondata da una grata di ferro serrata con quat-
anni Ottanta del secolo passato 3 , hanno riportato alla tro chiavi (fig. 12) e collocata nella cappella del palaz-
luce questi eventi, affrontandone non solo l’aspetto zo dei Priori 10 .
devozionale ma anche storiografico, con un’attenzione

Fig. 10 - Frontespizio del libro di Vincenzo Cavallucci (1783) Fig. 11 - Cassa ferrata del Sant’Anello
Perugia, cattedrale di San Lorenzo

37
celliere Stefano Guarnieri 18 , aiuto che successivamen-
te sarà fornito dai “Dieci de l’arbitrio” 19 . Nell’ambito
della documentazione archivistica reperita nel corso
dell’indagine, è emerso anche il testo di una supplica di
frate Vinterio datata 6 ottobre 1473 (in appendice al
presente contributo) 20 : egli, già da due mesi detenuto
nelle carceri del palazzo e deluso per questo tratta-
mento, “non per altro che essere lui stato quello per le
chui opere medianti Idio in questa vostra excelsa et
magnifica città è pervenuto el Sacratissimo Anello de
la gloriosa Vergene Maria”, si rivolge ai priori e ai
camerlenghi in particolare al fine di ritornare in libertà
e di poter vivere nella città di Perugia, considerata “mia
patria et mio salvamento”. Accogliendo la supplica, i
Fig. 12 - Grata metallica del Sant’Anello
Perugia, cattedrale di San Lorenzo camerlenghi mostrerebbero clemenza e gratitudine nei
confronti di colui che aveva scelto la città quale sede
della preziosissima reliquia della Vergine Maria; tutta-
Contemporaneamente all’inutile tentativo del via Vinterio subirà un processo, come d’obbligo per
vescovo di Chiusi 11 di recuperare la reliquia ingiusta- tutti i detenuti inquisiti 21 .
mente sottratta alla venerazione del suo popolo, viene
affidato il lavoro di realizzazione della grata e delle ser- Il processo a frate Vinterio
rature a quattro artigiani del ferro 12 per una cifra di Il processo 22 (fig. 13) ha inizio il giorno 22 no-
225 fiorini 13 . Dopo solo nove giorni, il 15 di agosto, vembre 1474: Vinterio viene convocato dai quattro
festa della Vergine, la reliquia viene esposta in catte- commissari 23 e inizia la sua deposizione raccontando
drale per la prima volta, dinanzi a una grande folla di come, dopo circa quattro anni di vita conventuale nella
devoti 14 . chiesa di San Francesco di Chiusi, dove dal 1420 era
Il giorno dopo, il governo della città si impegna a conservato il Sant’Anello, fosse stato ingiustamente
premiare in modo adeguato il gesto del nobile cittadino accusato dai confratelli di un furto avvenuto nella chiesa
che aveva reso possibile il verificarsi dell’evento: Luca dei frati Minori di Città della Pieve, scontando una pena
ottiene 200 fiorini, un vitalizio annuo di 16 fiorini per sé di circa 40 giorni di carcere. In seguito a questo episo-
e per i figli e l’esenzione dal pagamento delle imposte dio diffamante, nasce in Vinterio uno spirito di vendet-
per sé, per i fratelli Gerolamo e Giacomo e per i di- ta che lo porterà ad architettare un piano per sottrarre
scendenti fino alla terza generazione 15 . la reliquia: con artifici vari, riuscirà a preparare l’ac-
Cresce, con il passare dei giorni, la preoccupa- quaforte per corrodere il ferro e a fare una chiave
zione di proteggere al meglio questa reliquia pervenuta “contrafactam”, con cui aprire
in circostanze sospette, frutto cioè di un furto sacrilego
e nello stesso tempo oggetto di rivendicazione: viene hostium dicte volte et intravit ubi erat dictus cipus [...]
così stabilito che dovrà essere contenuta in un taber- aperuit dictum cippum et accepit dictum anullum qui erat
repositus in certa casitina in qua erat una buseleta cohoperta
nacolo e il tutto nella cassa di ferro già prevista 16 . de brocato argenteo et exeinde traxit et furatus fuit dictum
Saranno i priori a provvedere alla conservazione del anullum suis manibus et eum hinduit in quadam petia sirici
Sant’Anello 17 , con la collaborazione iniziale del can- et eum posuit in eius scarsela quam habebat ad latus.

38
Era la notte del 23 luglio. Rimarrà nascosto in quella varcherà quel portone, e le risposte del prior priorum,
chiesa per circa sei giorni e quando si allontanerà lo Matteo Francesco Montesperelli, saranno in succes-
farà su di un cavallo per andare “ad Indulgentiam sione: “va’ bon homo che questo non po’ esser vero,
Sancte Marie de Portiuncula prope Asisium”; la prima ma tisto de’ esser qualche giontatore e crede scorgier
notte verrà ospitato a Paciano, mentre la sera succes- la brita [per verità?], ma non cie coglierà nui Perusini”;
siva arriverà a Perugia “in hospitio Iohannis Poltro- “fa’ che io lo veda”; “quello che io vidi a Chiuse me
ni” 24 , dove trascorrerà una notte molto agitata dal paria magior che questo”. Vinterio spingerà allora l’ami-
pensiero di non sapere cosa fare dell’anello. La solu- co con le seguenti parole: “arvacie e dili che ello è
zione che verrà in suo soccorso sarà quella di affidarlo quelo proprio e se non me lo crede che mandi a Chiuse
ad un perugino suo amico, Luca Francisci, che Vinterio in quello dì che se die mostrar l’anelo che serà de qua
incontrerà la mattina seguente in piazza e che, infor- a tre o quattro dì”. Poi, senza aspettare alcuna rispo-
mato dell’accaduto presso la cappella del Beato sta, si dirigerà verso la Porziuncola per l’Indulgenza;
Bernardino in cattedrale, si precipiterà senza esitare al tornato a Perugia, circa due giorni dopo, un incontro
palazzo dei Priori. Non una, ma ben quattro volte Luca casuale con due frati dell’ordine dei Minori di Chiusi lo
metterà in agitazione. Luca lo nasconderà allora nella
chiesa di Santa Maria Novella 25 , dove allo scadere
del terzo giorno verrà catturato da un protonotario su
istanza del cardinale di San Sisto 26 , mentre l’anello
rimarrà nelle mani dell’amico. Sottoposto a un pres-
sante e incalzante interrogatorio, da parte dei commis-
sari “vultu teribili et verbis anibulosis et rigidissimis”,
l’inquisito dirà la sua verità con costanza e perseve-
ranza: “non ob aliam causam furatus fuit nisi ob invidia
dictorum fratrum et ut eos poneret in periculo et maximo
discrimine quem ad modum posuerant eum ut se
vendicaret de eis”. Negherà in sostanza il
coinvolgimento di altre persone e dichiarerà di aver
agito spinto esclusivamente da un forte risentimento
verso i confratelli. Non volendo aggiungere altro alla
sua deposizione, i commissari “iusserunt ipsum fratrem
ad locum suum reconduci animo tamen eum repetendi
si eis videbitur”.
Il fascicolo processuale termina con la sottoscri-
zione del notaio Bartolomeo di maestro Silvestro “de
Tridento [...] officialis” del podestà, redattore dell’atto
in quanto “rogatus” dai commissari.
Segue, di mano diversa, un testo recante il titolo
Ystoria Sacri Anuli, nel quale si ripropone “una vec-
chia memoria” sul percorso della reliquia fino al suo
Fig. 13 - Processo a fra Vinterio - Perugia, Archivio di Stato arrivo nella chiesa di Santa Mustiola di Chiusi (fig. 7) 27 .

39
La lettura del fascicolo processuale lascia in Dal processo al pubblico ringraziamento
qualche modo perplessi: colpisce fra l’altro l’aspetto Nel corso del 1475 il comune di Perugia provve-
formale estremamente curato e solenne dell’atto, qua- derà a una adeguata sistemazione di frate Vinterio: a
si a voler testimoniare non solo l’eccezionalità dell’even- febbraio, tra “spese varie”, gli sarà consegnato un
to, ma anche la correttezza giuridica della procedura. breviario 41 , mentre dal primo ottobre otterrà dal prio-
Sensazione simile a quella che portò Ettore Ricci 28 , re del monastero di San Paolo di Valdiponte, Cristoforo
negli anni Venti del secolo scorso, a mettere in dubbio da Como, “quidam locus cappella seu ecclesia ex di
la veridicità di tutto l’evento (furto, trattative, dibattito San Giovangne della Piazza” prossima al palazzo dei
processuale), basando la propria tesi su un’interpreta- Priori, dove sia lecito “stare et habitare ad divina offitia
zione diversa di alcune parole riportate dagli ambascia- celebrare et Deo servire” 42 . Un risarcimento non di
tori 29 , e cioè che Sisto IV “non avrebbe mai istituito il poco conto, o meglio una sorta di ringraziamento per il
processo sul furto” 30 .
I priori giustamente avevano riservato il carcere
a frate Vinterio, in quanto reo confesso, ma nel
contempo lo avevano aiutato da subito con elargizioni
“pro dono et emsenio fiendo eidem amore Dei et pro
elemosina pro vita, victu et sonstentatione vite” 31 , “ut
possit se sostentare et gubernare in dictis carceribus” 32 ,
fino al maggio dell’anno successivo, quando verrà stan-
ziato un approvvigionamento annuo di 25 fiorini 33 , per
arrivare a 35 nel giugno 1475 34 . La liberazione di
Vinterio avverrà nel gennaio 1475 35 , dopo un tentati-
vo mal riuscito circa un mese prima: il consiglio dei
priori e dei camerari delle arti il 23 dicembre 36 aveva
deciso per la sua scarcerazione, ma l’ultimo giorno
dell’anno, su mandato del governatore, il frate veniva
di nuovo riconsegnato al custode delle carceri del pa-
lazzo 37 .
Per comprendere questi eventi, può essere utile
un’annotazione di Adamo Rossi, il quale spiega che il
governatore, pur favorevole alla liberazione, non pote-
va accettare che la decisione fosse presa dai priori 38 ;
considerazione che potrebbe essere una vera chiave
di lettura dell’intera vicenda, in quanto il governatore
di Perugia era in quegli anni Niccolò Perotti da
Sassoferrato (fig. 14) 39 , uomo di fiducia del pontefi-
ce. Il governatore non sarà il solo a favorire ed appog-
giare la posizione di Perugia in questa vicenda: anche
Braccio Baglioni, e con lui molti personaggi influenti
della città, si adopererà per sostenere calorosamente
che “detto anello non se dovesse mai rendere, e che Fig. 14 - Concessione della cittadinanza a Niccolò Perotti
per tale interesse era per perdere lo stato e li figlioli” 40 . Perugia, Archivo di Stato

40
prezioso dono alla città. Un segno tangibile della fama cassa di ferro nella cappella dei Priori, di trasferirlo sul
di Vinterio acquistata nel corso degli anni è arrivato ai palco, mostrarlo e infine riporlo con la dovuta attenzio-
nostri giorni: una lapide nel primo cortile della canonica ne 49 . I priori, preoccupati del deterioramento dei rap-
della cattedrale (fig. 15) 43 , così ricordata in una missi- porti con Siena e Chiusi e volendo proteggere in tutti i
va di Anastasio Rotelli al fratello cardinale Luigi: “Io modi possibili l’anello, stabiliscono inoltre la
credo che le mura del chiostro non riceveranno più fortificazione delle rocche di confine 50 . Nel dicembre
alcuna altra lapidea incastonatura [...]; frate Vinterio 1474 viene stabilito che la “ostensio” dovrà effettuarsi
(fig. 16), l’Oradini, il Bonciario, il Paolucci stanno alle una sola volta all’anno, il 2 agosto, e ritenendo neces-
lor nicchie meditabondi e pensierosi perché la lor fami- saria una dimora più sicura e degna, viene proposto di
glia non va crescendo” 44 . conservare l’anello “in ecclesia Sancti Laurentii et in
aliqua capella pulchra et ornata in loco forti et bene
murato” 51 . Negli anni 1479 e 1480 si collocano altri
due brevi pontifici, sempre in merito ai pessimi rapporti
tra le due città che si contendono la reliquia: nel primo
si comunicano i nominativi dei due inviati a sedare le
discordie 52 ; nel secondo 53 , invece, il pontefice esorta
i priori a consegnare l’anello nelle mani del cardinale
Savelli 54 , che avrà l’incarico di portarlo a Roma in
cambio di altre reliquie.
L’auspicato trasferimento 55 dell’anello nella
chiesa di San Lorenzo verrà disposto il 31 luglio 1488 56 ,
data in cui esso verrà posto nella cappella di San Giu-
Fig. 15 - Lapide dedicata a fra Vinterio
Perugia, chiostro maggiore di San Lorenzo seppe, “cassando abolendo et annullando omnes alias
leges et statuta”, dove resterà definitivamente, secon-
do gli obblighi e i permessi stabiliti dai canonici di San
Nei mesi di agosto e di ottobre 1473 si collocano Lorenzo e dai membri “societatis unitionis et
due brevi di Sisto IV diretti ai priori, nel primo dei quali congregationis capelle Sancti Joseph”. Il 2 agosto 57 il
si nota evidente la volontà di non esprimere per iscritto vescovo Dionisio Vagnucci 58 prenderà la reliquia e la
la propria posizione favorevole ai perugini 45 ; nel se- mostrerà in piazza; poi, in presenza del cancelliere
condo 46 , invece, essendosi presentati presso la Santa Guarnieri e del notaio, la riporrà nella cassa protetta
Sede gli ambasciatori della città di Siena, per ottenere dalla grata. In questa cappella di San Giuseppe 59 , de-
giustizia, il papa convoca di nuovo a Roma i rappre- dicata alla Vergine, al suo sposo e al Sant’Anello, nel
sentanti 47 della città di Perugia, nonché gli stessi Luca 1506 verrà sepolto frate Vinterio, grazie all’intervento
e frate Vinterio. dei priori, dopo una contesa tra i canonici della catte-
drale ed i Minori Conventuali 60 .
La ritualizzazione della festa Si nota come, in tutta la vicenda del Sant’Anel-
Nel frattempo in città sono iniziati i preparativi lo, i priori abbiano svolto un ruolo importante, se non
per l’esposizione di novembre: viene allestito un palco determinante, riuscendo a gestire una situazione solo
nella piazza grande, presso la cattedrale, provvedendo apparentemente normale e ad inserire nella quotidianità
all’illuminazione della reliquia 48 ; si concede al vesco- dell’attività normativa tutte le problematiche legate al-
vo, insieme al suo clero, di andare in processione a l’evento; niente è stato trascurato, neppure la
prelevare l’anello custodito nel tabernacolo dentro la regolamentazione dell’esposizione 61 :

41
Fig. 16 - Busto raffigurante Fra Vinterio (?) - Perugia, chiostro maggiore di San Lorenzo

42
Non permetteremo che il Santissimo Anello della Gloriosa un solo pezzo di turchina legata in oro e fregiata di
Vergine Maria si debbia mostrare, si non alli debiti tempi, diamanti dono della pietà di Guido Giordani” 76 , ultimo
et al hora si debbiono osservare li solliti requisiti et cerimo-
nie et quando poi si dovesse mostrare a certe qualità de discendente della famiglia che, con Luca “delle Mine”,
personaggio in tal caso si doveva omninammente attendere aveva iniziato una sorta di ascesa sociale 77 , a partire
la legge sopra ciò fatta l’anno 1617 et il dì 28 di giugno. dal momento della donazione della reliquia al comune.
Guido, nel suo testamento (fig. 18) 78 , nominerà la cap-
Nel Seicento è quindi sentita la necessità di pella del Santo Anello sua erede universale alla morte
riaffermare ciò che il tempo poteva aver cancellato; di Virginia Rondanini 79 , che lo aveva servito per oltre
diverse saranno così le nuove disposizioni 62 , in cui a cinquanta anni; per l’adempimento di tali disposizioni
volte verranno ripetuti errori 63 che alcuni storici han- testamentarie, stabilirà inoltre l’erezione di un
no poi ripreso 64 . canonicato 80 . Nel 1658 81 in casa Giordani verrà rogato
Nel corso di oltre cinque secoli le date di esposi- un singolare atto avente protagonista la stessa Virginia:
zione della reliquia subiranno dei cambiamenti: il 3 ago- nel documento, che si apre con la ricostruzione delle
sto verrà sostituito dal 31 luglio per due anni nel corso
del secolo XVII 65 ; il 10 luglio verrà proposto a partire
dal 1636 66 , in quanto ritenuto erroneamente il giorno
in cui frate Vinterio era arrivato a Perugia; il 19 mar-
zo 67 dal 1488, anno del trasferimento in cattedrale nella
cappella di San Giuseppe. Interverranno anche eventi
naturali, come la peste del 1486 (fig. 17) 68 e il terre-
moto del 1703 69 : nel primo caso l’evento verrà annul-
lato per motivi di salute pubblica e nel secondo sarà
invece sollecitato per cacciare ulteriori “flagelli”. Si ve-
rificherà anche il caso in cui la venerazione dell’anello
avverrà nell’altare maggiore, alla presenza dei consi-
glieri comunali che si alterneranno nella relativa assi-
stenza 70 .
Fig. 17 - Disposizione del 13 luglio 1486
Non va trascurato il potere “terapeutico” 71 at- Perugia, Archivio di Stato
tribuito alla reliquia nel XVII e XVIII secolo, tanto che
nel 1659 si arriverà a vietare il contatto del Sant’Anel-
lo con anelli “di pietra di veruna qualità” 72 . Si intro- vicende dell’anello a partire da Luca di Francesco
dusse infatti in questi secoli il concetto di “reliquia per Giordani, la donna dona alla sua chiesa parrocchiale di
contatto”, come quella che la Congregacion di San San Severo in Porta Sole il coperchio della scatola
Giuseppe di Città del Messico richiese nel 1697 alla (fig. 19) con cui “fu trasportato dalla città di Chiugi di
compagnia omonima di Perugia 73 e come quella rea- Toscana nella città di Perugia il Sacratissimo Anello”,
lizzata nel 1796 e conservata nella parrocchia di San conservato in casa da quel lontano 1473. Servito “per
Fortunato della Collina (fig. 51) 74 . coprire gemma si pregiata”, degno di essere custodito
La devozione sarà portatrice di numerosi arredi in luogo sacro piuttosto che privato, si tratta di un “co-
di valore che andranno ad impreziosire il Sant’Anello, perchio di legno tornito colorito o ritondo con un poco
come, nel 1640, quella pietra “turchina di grandezza di piramidetta ritonda in cima, e dalla parte di fuori con
non punto comune, a foggia di croce legata in oro [...] colore o vernice rossa e negra con segni bianchi nella
collocata in cima del reliquiario” 75 , “una rara croce di forma modo e maniera qui dipinta qual coperchio ditto”.

43
Appendice Relequia essere perpetualmente fermata nella vostra magnifica cit-
ASP, Acquisti e doni, 6 ottobre 1473 82 . tà. Advisando le vostre excelse et magnifiche Signiorie che io non
disidero usscire de pregione per partirme de Peroscia, ma voglio
continuamente vivere et morire in quella né mai per alchuno tempo
V. M. S.
partirme, canoscendo che in niuno luoco del mondo posso stare
Suplicase humilmente et devotamente per parte del vostro
sichuro se non in quista città la quale da mo innançe reputo che sia
fidellissimo servitori e perpetuo subiecto de le vostre excelse Signorie
mia patria et mio salvamento. E perciò com prieghi humilissimi in
et oratore frate Vinterio de la provintia de Lamagnia che conciosia
ginochioni denanti da voi magnifici et excelsi Signori Priori et ma-
cosa che già doi mesi lui sia stato con gramdissimi adfanni detenuto
gnifici Signori Consoli, Auditori et Camorlenghi recorgo a impetra-
in carcere non per altro che per essere lui stato quello per le chui
re questa singulare gratia che a tucti piaccia renderme libertà et
opere medianti Idio in questa vostra excelsa et magnifica città è
cavarme di questa carcere nella quale insino ad mo per amore de le
pervenuto el Sacratissimo Anello de la gloriosa Vergene Maria e
vostre magnifiche Signorie ò portato com patientia omne pena.
parendo al ditto vostro fedelissimo servo et oratore recevere in
Recomandomi finalmente alla infinita clemença de le Vostre Magni-
quista vostra città gramdissimo torto adtento al singulare et
fiche Signorie le quale l’altissimo Idio conserve in lunga felicità et
pretiosissimo dono che per le suoi mano Idio v’à mandato a posse-
salute.
dere, humilissimamente se recomanda alle vostre excelse Signorie e
alle magnifiche Signorie dey Signori Camorlenghi che vi piaccia
provedere a lliberarme di questa carcere com questo mostrando la
vostra clemença, benignità et gratitudine ad me che di omne passa-
to adfanno so’ contento puoi ch’io veggio questa Sanctissima

Fig. 18 - Catasto di Giulia Giordani - Perugia, Archivio di Stato

44
Fig. 19 - Coperchio della scatola che custodì l’anello (disegno ad acquerello) - Perugia, Archivio di Stato

45
Note tesoriere, 44, c. 5v, 13 agosto). Il registro n. 44 della serie Depositario
tesoriere documenta con regolarità tutte le spese sostenute nel
* Ringrazio Rita Liurni per la consulenza bibliografica ed 1473 dalla comunità di Perugia per il Sant’Anello.
10
Emanuela Boila. Il consiglio degli uditori del Cambio e degli altri
camerlenghi delle arti della città, su licenza del consiglio dei priori,
1
P. A. di Giovanni / Scalvanti 1903, p. 83. alla presenza del vescovo e di altre personalità tra cui il podestà,
2
Vanno ricordati: Cavallucci 1783; Rossi 1857 (il lavoro fissa inoltre i giorni in cui si dovrà esporre la reliquia: il 3 agosto, il
reca cenni bibliografici sul tema) e Ricci 1920. Di particolare inte- 1 novembre e il giorno di Pasqua (ASP, ASCP, Riformanze, 109, cc.
resse è una lettera del 1736 di L. A. Muratori a Giacinto Vincioli 72r-74r, 9 agosto 1473). Cf. Pellini 1664, p. 730; Siepi 1822, pp.
(Vermiglioli 1823, pp. 176-177), nella quale si afferma la mancanza 108-109.
11
di fondamenti storici certi relativi all’autenticità dell’anello. Il vescovo di Chiusi arriva a Perugia ma non viene ascol-
3
Bartoli Langeli 1983, pp. 75-87; Casagrande 1987; Du- tato (ASP, ASCP, Riformanze, 109, cc. 74v-75r, 12 agosto 1473);
ranti 1992. stessa risposta negativa viene data all’ambasciatore senese
4
Cf. Riforma delle antiche costituzioni 1823; Marinelli Bartolomeo Benassarius (ivi, cc. 76v-77r, 14 agosto). Vengono
1965, pp. 472-557. però stanziati 11 fiorini “pro dono oratoris senensis” (ivi, c. 76v,
5
Luca Giordani, nobile perugino (BSU, O. Lancellotti, 13 agosto), poi effettivamente pagati “pro uno presente fatto a lo
Scorta sagra, ms., I, p. 12, 10 luglio) appartenente alla famiglia ambasciatore de Siena” (ASP, ASCP, Depositario tesoriere, 44, c.
denominata “delle Mine” o “dalle Mine” (Rossi 1857, pp. 32, 15v, 20 agosto).
12
147), abitante in Porta Sole e parrocchia Santa Maria Nuova (ASP, ASP, ASCP, Riformanze, 109, c. 75r, 12 agosto 1473.
13
ASCP, Riformanze, 109, c. 69v); “sopra i parapetti delle Prome di Ivi, cc. 76r, 77v, 13 e 16 agosto 1473. Il passaggio di
contro al palazzo Giordani [...] oggi guasto, e sulle sue reliquie vedi consegna delle chiavi avverrà ogni sei mesi (ivi, 111, c. 3r, 3 gennaio
fabbricate le casipole appartenenti ai signori Cesarei in via Mattioli” 1475; c. 78r, 3 luglio 1475).
14
(Rossi 1857, p. 167 e nota 3). L’attestazione documentaria che a Ivi, 109, c. 77r, 15 agosto 1473.
15
metà Cinquecento un discendente di Luca, Giordano q. Gerolamo Ivi, cc. 77v-78r, 16 agosto 1473.
16
de Minis, era abitante in Porta Eburnea e parrocchia S. Savino Ivi, cc. 80v-81v, 20 agosto 1473.
17
(ASP, Notarile, Protocolli, 1484, cc. 1r-2r ) potrebbe spiegare l’er- Ivi, cc. 81v-82r, 20 agosto 1473.
18
rore in cui a metà del secolo XVII incappò il discendente di Luca, Il cancelliere del comune, Stefano Guarnieri, sarà tenuto
Guido Giordani q. Pier Maria (ivi, 3890, c. 278r), riferendo a a rispettare la norma su come “scribat et scribi faciat litteras et
Lancellotti che Luca aveva avuto la sua dimora in Porta Eburnea commissiones et alia” in merito al Sant’Anello, e tutto questo in
“poco sopra all’antica porta della città” (Rossi 1857, p. 167, nota accordo con i “Dieci” (ivi, c. 95r, 5 ottobre 1473). Sul personaggio
3); “in P. B., dove oggi abita poco sopra al portone antico Gio. cf. Nicolini 1993, pp. 11-28.
19
Carlo Saracini” (BSU, Lancellotti, Scorta sagra cit., II, p. 79, 3 Dieci nobili cittadini, due per porta (ASP, ASCP,
agosto). Cf. ASSP, G. Belforti-A. Mariotti, Memorie storiche delle Riformanze, 109, c. 94v, 5 ottobre 1473).
20
chiese della città di Perugia per il rione di Porta Borgne (1819), Il documento fa parte di una collezione di pezzi
ms. CM 290, pp. 155-156). archivistici di diversa provenienza e si presenta come una scrittura
6
L’anello fu consegnato nelle mani del prior priorum semplice, priva di formule di autenticazione e di segnature
Matteo Francesco Montesperelli; seguendo attentamente quanto archivistiche di rilievo; la data è apposta in alto, sul recto del foglio,
documentato dalla serie dei libri consiliari cittadini, si riesce a com- da altra mano (ASP, Acquisti e doni, 6 ottobre 1473).
21
prendere l’attenzione che fin da subito l’anello sponsale di Maria Il 26 novembre il podestà Gabriele Capodilista riceveva
Vergine ricevette da parte del governo della città (ASP, ASCP, due disposizioni da parte del governatore Niccolò Perotti, arcive-
Riformanze, 109, c. 70r). scovo sipontino, di inquisire e processare tutti i carcerati; il gover-
7
Frate Vinterio Roberti di Magonza, dell’ordine dei Minori natore, informato della presenza di frate Vinterio e ritenendo non
Conventuali di San Francesco. giusto che fosse giudicato solamente da un laico, disponeva che
8
Baglione Ugolini Vibii e Gentile di Gentile Signorelli (ivi, avesse “a compagni il vicario del vescovo, il proprio suo uditore
c. 70v, 6 agosto 1473). Liberato de’ Manassei ternano, e il guardiano de’ Minori [...] con-
9
Gli ambasciatori dovranno guadagnarsi il favore di perso- cedendo loro, che per discoprire la verità potessero anche speri-
naggi autorevoli, come il legato cardinale di San Sisto e il conte mentarlo colla tortura” (Rossi 1857, pp. 89-90).
22
Girolamo suo fratello, nipoti di Sisto IV (ivi, cc. 71v-72r, 8 agosto ASP, Giudiziario antico, Podestà, 255, fasc. 6, cc. 1r-6v
1473: il conte Girolamo “germanum” del papa, e così in Rossi (in pergamena; cc. 5v-6v: Ystoria Sacri Anuli), 22-28 novembre
1857, p. 44). Cf. Weber 1999, pp. 801-802. E’ registrato un paga- 1474. Il fascicolo “da me si conserva estratto da una copia a caso
mento di 30 fiorini per le spese di viaggio (ASP, ASCP, Depositario trovata appresso li Sigg. Cecconi di questa città in una loro casa di

46
27
campagna, una volta di ragione de’ Sigg. Conti Bigazzini, scritta dal Una trascrizione con delle varianti è pubblicata in Rossi
Sig. Conte Girolamo il Giovane [...] fattami avere in mano dal Sig. 1857, pp. 205-212; cf. Pellini 1664, pp. 723-726; Bonazzi 1875-
Uditor Mandolini” (Cavallucci 1783, pp. 50-51). A proposito del 1879, I, pp. 542-543. Si conserva anche una copia pergamenacea
Cavallucci: “Che il Capodilista dunque fosse in Perugia in que- della leggenda, con l’aggiunta dei giorni di esposizione a Chiusi,
st’anno ad esercitare la Potesteria, si deduce da alcune carte anti- incompleta (ASP, ASCP, Diplomatico, 2495). Per la leggenda
che, che furono del Dottor Vincenzio Cavallucci, ora forse nella chiusina dell’anello, cf. il contributo di A. Spicciani in questo volu-
Libreria Dominicini, e ricopiata dall’Auditore Francesco Friggeri. me.
28
Queste carte contengono atti appartenenti al processo di Fra “Non committet causam prefactam” (Ricci 1920, p. 141).
29
Vinterio Francescano Tedesco, pel furto, che egli commise nella “Non commictet causam predictam nec mandabit anulum
Città di Chiusi della Reliquia del S. Anello di Maria Vergine” (Mariotti restitui et alia quedam favorabilia habuisse prefato S. D. N. in
1806, p. 338); “Venutogli alle mani un esemplare del processo di secretis que revelare non licet” (ASP, ASCP, Riformanze, 110, c.
fra Vinterio, ne fece buon uso nella sua storia, e lo divulgò, però con 19v, 14 febbraio 1474).
30
qualche lacuna” (Rossi 1857, p. 194). Così gli antichi repertori “Non avrebbe affidata ad altri la causa” (Rossi 1857, p. 77).
31
manoscritti si riferiscono al processo: ASP, [G. Belforti], Inventa- Un fiorino (ASP, ASCP, Riformanze, 109, c. 100r, 20
rio delli libri, e scritture esistenti nell’offizio della Cancelleria ottobre 1473).
32
decemvirale rinnovato l’anno 1792, ms., c. 179r: “Credenza V, Quattro fiorini (ivi, c. 112v, 20 novembre 1473).
33
Miscellanea, n. 33 Processo di frà Winterio dell’anno 1474 non Ivi, 110, cc. 74r, 78r, 80rv, 81v, 18-30 maggio 1474; c.
cartolato”; ASP, V. Ansidei-L. Giannantoni, Appunti e Spogli dai 151r, 28 dicembre 1474.
34
registri e documenti dell’Archivio Decemvirale del Comune di Ivi, 111, cc. 17r, 62v-63r, 67r, 18 febbraio-1 giugno
Perugia, ms., lettera V, n. 4: “Vinterio (Processo di fra) Sulla costo- 1475; quattro fiorini ogni due mesi (ivi, cc. 74r, 104r, 120r, 19
la: 33. V.i Inv.o 1792, c. 179r, n. 33”. Cf. anche Ricci 1920, p. 149, giugno-8 dicembre 1475). Niente di nuovo se dai priori di Chiusi lo
nota 2: “un codicetto della Biblioteca di Perugia (Misc. N. 33)”; stesso frate “avea richiesto, e più volte avea da essi ottenuto il
Mostra di documenti 1957, pp. 28-29. La trascrizione dell’intero sussidio di qualche fiorino a rifarsi la tonaca, e provvedersi di altro
processo è riportata da Cavallucci 1783, pp. 143-160 e parzial- che gli fosse bisognato” (Rossi 1857, p. 25).
35
mente da Fantozzi 1916, pp. 46-50. ASP, ASCP, Riformanze, 111, c. 10v, 18 gennaio 1475.
23 36
Al podestà, all’uditore del governatore, al guardiano del- Ivi, 110, c. 149r, 23 dicembre 1474.
37
l’ordine dei Minori, va aggiunto il vicario del vescovo, Foresio Ivi, c. 151r, 31 dicembre 1474.
38
Vagnucci da Cortona. “L’arcivescovo Perotti [...] mirò solo a svergognare e
24
Cf. Cavallucci 1783, pp. 59, 154; ASSP, Belforti-Mariotti, punire l’audacia de’ decemviri [...] che il suo animo fosse verso il
Memorie storiche cit., p. 156; Rossi 1857, p. 30: “albergo di An- frate ben disposto, chiaro dimostrano il potere da lui concesso ai
drea Poltroni”. loro successori [...] di rilasciarlo” (Rossi 1857, pp. 94-95).
25 39
Dove Luca aveva un fratello appartenente all’ordine Niccolò Perotti (Fano, 1429 - Sassoferrato, 1480), arci-
agostiniano (Fantozzi 1916, p. 50). Sulla chiesa, poi detta di “San vescovo Sipontino (Manfredonia), già segretario del cardinale
Benedetto Novello” (Mancini-Casagrande 1982, p. 54) o “San Bessarione, governatore di Spoleto nel 1471 e di Perugia dal 1474
Benedetto dei Condotti” (Montella 1993, p. 110), cf. Rossi 1857, al 1477, umanista famoso, da buon mecenate vorrà come segretario
pp. 216-221; Monacchia 1987, p. 243; Marinelli 1992. Maturanzio che sarà anche istruttore dei nipoti Giovanni e Pirro.
26
Pietro Riario (Savona, 1445 - Roma, 1474), cardinale di Cf. ASP, ASCP, Riformanze, 111, cc. 79rv, 9 luglio 1475; Catasti, I,
San Sisto (Eubel 1914, p. 16), antichissima chiesa domenicana di 20, cc. 7r-8r, 22 aprile 1476 (concessione della cittadinanza a
Roma non lontana dalle Terme di Caracalla; nipote per parte di “Nicolaus Perottus archiepiscopus Sypontinus, Pyrus et Joannes
madre di Sisto IV (Mercati-Pelzer 1958, p. 514). Cf. Cavallucci de Perottis equites de Saxoferrato eius nepotes et affines”); Pellini
1783, p. 91: “vennero lettere di Roma da’ nostri ambasciatori, nelle 1664, pp. 742-755; Mariotti 1806, pp. 337-338; Vermiglioli 1829,
quali si diceva, ch’essendo essi chiamati in casa il cardinal S. Sisto, p. 112 (dove si nota che il nome di uno dei nipoti è riferito come
ov’erano altri otto cardinali dal papa eletti per ascoltar le ragioni e Gaspero e non Giovanni); Eubel 1914, p. 238; Spreti 1932, p. 265.
nostre, e de’ sanesi, fosse concluso, che la causa, o si dovesse nelle Sul personaggio cf. Mercati 1925; Oliver 1954; Garin 1966, pp.
mani rimettere dei detti cardinali, o in quelle del papa stesso”; pp. 68, 165-170, 225; Zappacosta 1977, pp. 199-201, 208; Presta
101-102: “il conte [Girolamo Riario] cotanto si adoperasse per la 1977, pp. 384, 386-390. La sua presenza a Perugia, voluta da Sisto
nostra causa presso del papa; al contrario di Pietro cardinal S. IV, negli anni in cui si stava consumando la vicenda della collocazio-
Sisto, che insieme col cardinale Orsino corrotto con 25000 ducati ne definitiva del Sant’Anello, contribuirà a garantire un buon esito
da’ sanesi era tutto rivolto a favor loro”; Pellini 1664, pp.734-736; del processo stesso. Nel 1472 una causa che lo vedrà coinvolto
Mariotti 1806, p. 335 (31 dicembre 1473, legato di Perugia); Rossi contro il sacerdote Giovanni da Trevi verrà affidata dal papa a
1857, pp. 44, 50. Sul personaggio “rivisitato” cf. Gatti 2003. Pietro Riario (Mercati 1925, p. 108; Rossi 2003, p. 37). La fami-

47
48
glia Perotti, stabilitasi a Perugia, rimarrà duraturamente legata alla I priori stanziano 8 fiorini (ivi, c. 99r, 17 ottobre 1473);
devozione verso il Sant’Anello: nel 1664 Giovanni Maria di Fabio quindi è registrato un pagamento di 4 fiorini a maestro Pietro “del
Perotti (ASP, ASCP, Scritture diverse disposte per alfabeto, 28, Torto” per il “terrato” (palco), e di 3 e 12 fiorini a Giacomo Iohachini
fasc. 1) stabilirà nel suo testamento di voler essere sepolto in cat- aromatario per le torce di cera e “pro faculis pro honorando reliquiam
tedrale nella “cappella del SS. Anello dove altri di casa sua sono in luminaria fienda” (ivi, c. 104v, 30 ottobre 1473). Anche nel 1474
stati sepolti”, mentre in un appunto ottocentesco allegato si farà verrà dato mandato di pagamento di 5 fiorini e 19 soldi a Paolo di
riferimento a tre cappelle Perotti erette nella cattedrale che doveva- Tancio e Pietro Torti per il “terrato” predisposto per l’ostensione
no versare ogni anno sei scudi alla compagnia del Sant’Anello per dei primi di agosto (ivi, 110, c. 122v, 29 agosto 1474).
49
decorarne l’altare (ASP, Notarile, Protocolli, 4009, cc. 114r-122v); Ivi, 109, c. 107v, 1 novembre 1473. Il tutto si ripeterà il
Maddalena Perotti, sorella di Giovanni Maria, sposerà nel 1609 3 agosto 1474: convocati i possessori delle chiavi della grata e della
Francesco Friggeri, antenato omonimo dell’uditore autore di una cassa, il vescovo vestito con abiti solenni si presenta ai priori e ai
copia del processo (cf. note 22, 72). camerari, e con il loro consenso prende dalla cassa il tabernacolo
40
P. A. di Giovanni / Scalvanti 1903, p. 86. Il testo della contenente il Sant’Anello, muovendosi sotto un baldacchino porta-
delibera del consiglio generale dei priori si arresta alla presentazio- to dai nobili della città con le torce in mano. Tutti, in processione,
ne dei testimoni, senza riferire il contenuto dell’intervento di Brac- si portano sul palco costruito appositamente per l’esposizione
cio e degli altri presenti (ASP, ASCP, Riformanze, 109, c. 120v, 8 dell’anello (un’ora circa); soddisfatto il desiderio del popolo, il
dicembre 1473). Cf. Pellini 1664, p. 734; Cavallucci 1783, pp. 91- vescovo con i priori e i camerari lo ripone al suo posto, nella
92; Vermiglioli 1818, p. 53; Rossi 1857, pp. 75-77; Abbondanza cappella del palazzo; lo estrae dalla teca e lo mostra, poi lo appog-
1963, p. 210; Baglioni 1964, p. 61. gia su di una patena e infine lo rimette nel tabernacolo dinanzi agli
41
Pagamento di 15 e 30 fiorini a maestro Ercolano di Paolo, occhi di tutti i presenti (ivi, 110, c. 114r).
50
frate dell’ordine dei Minori di San Francesco (ASP, ASCP, Vengono stanziati 200 fiorini in particolare per le rocche
Riformanze, 111, cc. 15v-17r, 10-18 febbraio 1475). di Città della Pieve e di Torre Beccati Quello (ivi, 109, c. 112r, 20
42
Pagamento di 20 fiorini a Leonello di Melchiorre per la novembre 1473). Cf. Pellini 1664, p. 735 (all’anno 1474).
51
sistemazione dell’abitazione (ivi, cc. 98v-99r, 19 settembre 1475; ASP, ASCP, Riformanze, 110, c. 143v, 5 dicembre 1474;
c. 104r, 14 ottobre 1475). Vinterio abbandona la residenza nel Indici delle riformanze, 10, c. 3v.
52
palazzo dei Priori e va ad abitare nella chiesa di San Giovanni “de Federico duca d’Urbino e Giovanni Battista Savelli (ASP,
Foro” (ivi, 113, c. 51v, 24 luglio 1477). ASCP, Diplomatico, 785, 13 agosto 1479). Cf. Cavallucci 1783, p.
43
Gigliarelli 1908, p. 337. “Monumento a fr. Vinterio: 97 (per errore, 8 agosto). Si possono forse ricollegare a questa
iscrizione del Can. Rotelli; Busto in terra cotta rappresentante contesa tra Chiusi e Perugia le mancate ostensiones negli anni 1478
Mons. Oradini; e qui creduto figurante per fr. Vinterio; proveniente e 1479; una delibera del 14 marzo 1480 ne stabilisce la ripresa per
dalle stanze del S. Anello” (Cernicchi 1911, p. 30). il successivo Martedì di Pasqua (ASP, ASCP, Riformanze, 116, cc.
44
ASP, Archivio Rotelli, 2, c. 362r, 20 gennaio 1879 (Cutini, 31r e 34r). Nel 1478 era stata sì stabilita una ostensio nel giorno di
in stampa). Cf. Rotelli 1864, pp. 39-41; Rossi 1864, p. 19. Pentecoste (11 maggio), in occasione del Capitolo generale dei frati
45
Infatti nel breve il pontefice dichiara soltanto di aver Predicatori, ma senza effettivo esito (ivi, 114, cc. 46r-47r, 4 maggio
comunicato agli ambasciatori di Perugia le proprie decisioni; che la 1478).
53
risoluzione di Sisto IV fosse effettivamente a favore dei perugini ASP, ASCP, Diplomatico, 800; Copiari di privilegi, bol-
non si evince perciò dal documento, né da una successiva esposi- le, brevi e lettere, 4, c. 21v, 18 dicembre 1480. Cf. Giliani 1635, p.
zione degli ambasciatori al consiglio dei priori (ASP, ASCP, Diplo- 15; Cavallucci 1783, pp. 98-99.
54
matico, 723, 24 agosto 1473). E’ comunque interessante che gli Giovanni Battista “de Sabellis” (Eubel 1914, p. 19). “Si
eruditi perugini esprimano senza riserve che la posizione del papa cangiò in avvocato de’ Perugini presso il pontefice” (Vitelleschi
fosse favorevole alla causa di Perugia (regesto del Belforti: “Questa 1718, p. 36). Il cardinale era stato insignito del diritto di fregiarsi
risoluzione fu, che egli avrebbe tollerato che i perugini ritenessero dell’arma araldica del comune di Perugia (ASP, ASCP, Riformanze,
il detto anello, e non avrebbe dato verun ordine perché fosse resti- 116, cc. 52v-54r, 24-29 maggio 1480; Indici delle riformanze, 3, c.
tuito”). Cf. anche Cavallucci 1783, pp. 87-88. 83r: “Argentum donatum cardinali Sabello”).
46 55
ASP, ASCP, Diplomatico, 725, 15 ottobre 1473; cf. I priori nel 1486 stanziano 200 fiorini per la cappella in
Cavallucci 1783, p. 89. San Lorenzo intitolata alla Vergine Maria, a san Giuseppe e al
47
Sono nominati ambasciatori: Baglione Ugolini Vibii, Sant’Anello: “et quod in dicta capella Sacer Anulus gloriosissime
Mariano Baglioni, Leonello degli Oddi (ASP, ASCP, Riformanze, Virginis Marie debeat reponi et conservari” (ASP, ASCP,
109, cc. 96v-97r, 12 ottobre 1473). Vengono inoltre stanziati 80 Riformanze, 119, cc. 119v-120v, 31 maggio-4 giugno 1486). La
fiorini per il soggiorno romano degli ambasciatori (ivi, c. 102r, 25 cappella doveva sorgere “ubi ad presens est capella S. Berardini”
ottobre 1473). (ivi, cc. 122v-123r, 14 giugno). Cf. Fantozzi 1922, pp. 111-112.

48
56
ASP, ASCP, Riformanze, 120, c. 81rv, 31 luglio 1488. ASCP, Miscellanea, 77, c. 8r); “in honorem sacri anuli Beate Marie
57
Ivi, c. 82r, 2 agosto 1488. Virginis traslati ad hanc nostram civitatem Perusie ut in antiquis
58
Dionisio Vagnucci da Cortona, vescovo di Perugia dal memoriis habetur sub die decima iulii” (ASP, ASCP, Riformanze,
1482 al 1491 (Gams 1873, p. 714; Eubel 1914, p. 214). 159, c. 112r, 3 luglio 1636); “se piace che in memoria del giorno nel
59
Sulla cappella cf. Lunghi 1994, pp. 43-44. quale fu transferito il S.mo Anello della Beatissima Vergine Maria,
60
ASP, ASCP, Riformanze, 126, c. 38r, 29 ottobre 1506. che alli dieci di luglio occorse come si ha dalle memorie antiche, in
Cf. Cavallucci 1783, pp. 117-118; Rossi 1857, pp. 98-99: “Un tal giorno si facci festa, et allegrezza con sonare le campane, e
sepolcrale coperchio di bronzo un secolo addietro ancora additava ritenersi le botteghe da gl’artisti tutto il giorno serrate sotto pena
il luogo della sua tomba, e le parole che v’erano iscritte facevano d’un fiorino d’applicarsi alla cappella del detto S.mo Anello” (ivi,
fede del grato animo dei Perugini verso quel frate”. 4 luglio 1636); “Bando sopra la commemorazione del S.mo Anello”
61
Si tratta del cosidetto “Statutello della città” (XVII sec.), (ASP, ASCP, Scritture diverse disposte per alfabeto, 3, fasc. 8, 7
con elencati tutti gli oneri dei priori: per non dimenticare nulla, luglio 1637).
64
occorreva preparare ogni anno una tabella aggiornata e affiggerla “Ab uno disce omnes ripeterò agli storici, che fondano i
davanti all’ingresso del palazzo dei magistrati (ASP, ASCP, Scrit- loro racconti sopra memorie raccolte nel Seicento” (Rossi 1857, p.
ture diverse disposte per alfabeto, 31, fasc. 18, s.d.; cf. Miscella- 166, nota 1).
65
nea, 77, cc. 3r, 7v, 8r, 10r, 16r, 20r). Decisione presa per favorire i forestieri che vanno al
62
La delibera del 16 giugno 1617, confermata il 28 dello Perdono della Porziuncola, per cui l’ostensione avviene il 31 luglio
stesso mese, stabilisce che l’anello potrà essere messo in mostra il e il 2 agosto (ASP, ASCP, Riformanze, 164, c. 6v, 26 giugno 1677;
giorno di San Giuseppe, il 2 e il 3 agosto, e in casi eccezionali, cf. BSU, Lancellotti, Scorta sagra cit., II, p. 65, 31 luglio). C’è un
dovuti a visite di personaggi di rilievo (ASP, ASCP, Riformanze, voluto collegamento tra questi due eventi devozionali e l’indulgen-
156, cc. 88v, 90r, 16 e 28 giugno 1617; cf. Giliani 1635, p. 14). La za di San Domenico: la processione parte dal “Duomo, e per la via
delibera del 26 dicembre 1652 conferma quella del 1617, con l’ag- Nuova, e la Pescheria di lungo alla Chiesa Vecchia dei Domenicani.
giunta della proibizione di mostrare l’anello privatamente; quindi Così qui comincia l’Indulgenza Plenaria, e termina come quella di S.
dovrà essere sempre rispettato tutto il cerimoniale, mentre i custo- M. degl’Angeli” (ivi, pp. 70-71, 2 agosto; cf. Indulgenza, città,
di eletti ogni tre anni dovranno controllare che nessuno prenda pellegrini 2001). Cf. anche Siepi / Roncetti 1994, p. 265 (scam-
l’anello senza il consenso del consiglio generale (ASP, ASCP, biando il 31 con il 30). Si ritorna poi all’antico, il 2 e 3 agosto, in
Riformanze, 161, c. 77v, 26 dicembre 1652). Decreto della Sacra quanto il 31 luglio “non vi è stato concorso di forestieri” (ASP,
Congregazione dei Riti: l’esposizione spetterà al magistrato insie- ASCP, Riformanze, 164, c. 33v, 22 settembre 1679; cf. BSU,
me al vescovo (ASP, ASCP, Copiari di privilegi, bolle, brevi e Lancellotti, Scorta sagra cit., II, pp. 78-79, 3 agosto). Nel 1772
lettere, 8, c. 108v, 17 settembre 1622). Il governatore Giovanni l’ostensione avviene anche il 30 luglio (ASP, ASCP, Riformanze,
Battista Barni nel 1723 manifesterà la volontà di chiudere la “que- 172, c. 93r).
66
stione con il Capitolo per il cerimoniale” (ASP, ASCP, Posizioni di Festività proposta dal servita Angelo Schiavetti (BSU,
cause disposte per alfabeto, 15, fasc. 15; cf. Giliani 1635, p. 14). Lancellotti, Scorta sagra cit., II, pp. 12-13, 10 luglio); bando del
L’uditore della Curia romana, Giovanni Domenico Spinola, inibi- vicario generale Orazio Monaldi (ASP, ASCP, Scritture diverse
sce il decreto fatto dal vescovo contro il magistrato, in merito alle disposte per alfabeto, 3, fasc. 8, 7 luglio 1637); richiesta di solen-
chiavi che il Comitoli avrebbe voluto a seguito di qualsiasi istanza nizzare con digiuno la vigilia (ASP, ASCP, Copiari di privilegi,
(ASP, ASCP, Diplomatico, 1219, 27 maggio 1621). La delibera del bolle, brevi e lettere, 11, c. 15v, 10 settembre 1716; cf. Siepi 1822,
9 luglio 1699 conferma quelle del 1617 e del 1652, con ostensione pp. 105-106); spostamento della festa di San Pietro Abate dal 10
il giorno seguente (ASP, ASCP, Riformanze, 165, c. 99v). Nuovo all’11 luglio, per non ostacolare la festa del Sant’Anello (ASP,
decreto il 6 luglio 1706 sui giorni delle ostensioni (19 marzo, 10 ASCP, Copiari di privilegi, bolle, brevi e lettere, 12, c. 92v, 10
luglio, 2 e 3 agosto) e sulle eccezioni in base alla legge del 1617 (ivi, settembre 1718); il 21 marzo 1736 si stabilisce che per la festa di
166, c. 54rv ); il 20 luglio riconferma delle leggi del 1617 e del 1652 San Giuseppe, a causa dei lavori all’altare del Sant’Anello, la mo-
con nomina di nuovi custodi (ivi, c. 54v). Il 26 gennaio 1720 si stra si farà il 25 marzo nella cappella di San Bernardino (ASP,
precisa che i procuratori generali degli ordini religiosi non rientrano ASCP, Riformanze, 168, cc. 110v-111r; cf. Rossi 1857, p. 170,
tra i prelati supremi e quindi per essi è necessario l’assenso del nota 3); il vescovo Pecci, a causa dei lavori per la nuova vetrata del
consiglio generale (ivi, 167, c. 52v; cf. Rossi 1857, p. 170, nota 3). Sant’Anello, sollecita l’assenso del sindaco Reginaldo Ansidei, in
63
Soprattutto quello di ritenere che nel 1473 l’anello fosse merito allo spostamento della consueta festa della seconda dome-
giunto a Perugia il giorno 10 luglio. Le deliberazioni sono state nica di luglio all’8 dicembre (ricorrendo il quarto centenario, l’espo-
riportate con inchiostro rosso, come nel 1473 (ASP, ASCP, Indici sizione dovrebbe effettuarsi nei giorni festivi 7 e 8 dicembre), con
delle riformanze, 3, cc. 30v-31v): “Commemorazione del giorno “professionale trasporto all’Altar Maggiore” (ASP, ASCP, Ammi-
nel quale fu trasferito il S. Anello deve farsi ogni anno” (ASP, nistrativo 1871-1953, 10, fasc. 19, 1-4 dicembre 1873).

49
67
Supplica del gonfaloniere e degli anziani della città per cesco Meniconi “cappellano canonico Giordani” muore, a circa 82
ottenere lo spostamento dell’esposizione dal 19 marzo alla festa anni, il 16 gennaio 1787 e viene sepolto nello stesso pilo (ivi, c.
dello Sposalizio di Maria Santissima, domenica 23 gennaio (ASP, 29r). Dal catasto di Giulia [“de Ambrosiis”: ASP, Giudiziario anti-
ASCP, Amministrativo 1817- 1859, 66, fasc. 4, a. 1827). Cf. BSU, co, Processus, 1932, fasc. 21, 23 settembre 1623], vedova di
Lancellotti, Scorta sagra cit., I, pp. 165-168, 19 marzo. Piermaria Giordani e madre di Ruggero e Guido, si rileva come
68
Bando del 13 luglio 1486: “Non obstendetur anulus all’inizio del XVIII secolo una parte consistente di beni familiari
beate Marie”, vietandosi l’ostensione “nel tempo del dicto perdo- sia andata a costituire il patrimonio del canonicato Giordani (ASP,
no de Asese” (ASP, ASCP, Editti e bandi, 2, c. 20v). ASCP, Catasti, III, 48, cc. 177r-184v, ante 1614; cc. 359v-363v, 20
69
Notificazione del 9 febbraio 1703: richiesta la protezio- aprile 1720). Cf. anche in Sodalizio di San Martino la documenta-
ne per la città con un’ostensione eccezionale il 18 febbraio, dalle zione relativa all’eredità di Ruggero a Guido (ASP, Sodalizio di San
ore 16 alle 22, “come anco si prega a volere far tutti la solita Martino, 914).
79
illuminazione la sera avanti alla funzione” (ivi, 27, cc. 438-439). Virginia “q. Rosati de Rondaninis” da Arezzo continuò a
70
“Circa metodum teneri occasione traslationis ad altare vivere fino alla morte a Perugia nell’abitazione di Guido Giordani
maius Ecclesie Cathedralis S. Anuli B. V.”: domenica 25 maggio alle “sita in monte Porte Solis sub Parochia S. Severi fines Plateola,
ore 13, i camerlenghi “in abito da città” dovranno trovarsi in catte- Proma, domus domini Camilli et fratrum q. domini Octavii a Pinna
drale, per accompagnare con le fiaccole la reliquia, assistere alla et alia latera”, come risulta dal suo codicillo testamentario del 24
messa e fare il proprio turno; quindi dovranno ritornare alle ore 23, settembre 1658 (ASP, Archivio Meniconi-Bracceschi, 266.1.20).
80
per assistere al compimento della funzione (ASP, ASCP, Posizioni Testamento di Guido Giordani, 30 agosto 1650 (ibidem).
81
di cause disposte per alfabeto, 5, fasc. 24, 1794). Atto di donazione di Virginia Rondanini: Perugia, 11
71
Cf. Buseghin 2003, pp. 20-21. maggio 1658 (ASP, Notarile, Protocolli, 4039, cc. 278r-279r; rin-
72
ASP, ASCP, Riformanze, 162, c. 59v, 3 agosto 1659. Cf. grazio Maria Serena Sampaolo per la segnalazione). Cf. BSU,
BSU, Lancellotti, Scorta sagra cit., II, p. 13, 10 luglio; Orsini Lancellotti, Scorta sagra cit., II, p. 79, 3 agosto.
82
1784, pp. 127, 261-263; Siepi / Roncetti 1994, p. 269; Rossi 1857, In alto a destra, di due mani diverse da quella che ha
pp. 170, 200: “in Perugia nel museo di Francesco Friggeri se ne redatto il testo: “6 octobre 1473” e “57”.
serbava uno tutto di agata zaffirina [...] antichissimo monumento
di cristiane sponsalizie” (cf. note 22, 39).
73
ASP, ASCP, Diplomatico, 1266, 30 luglio 1697.
74
Cf. Buseghin 2003, p. 20.
75
Rossi 1857, pp. 147-148; cf. Cavallucci 1783, p. 116.
76
Siepi 1822, p. 107; cf. Duranti 1993, fig. 57.
77
Nella famiglia, per esempio, si registrano un priore e un
notaio: Baldassarre di Gerolamo “Iordani”, priore di Porta Eburnea
per i fabbri (ASP, ASCP, Riformanze, 138, c. 19r, 1 aprile 1561);
ser Gaspar Io. Marie de Iordanis ovvero Gaspar Iordanus de
Minis (ASP, Notarile, Protocolli, 2229-2238, aa. 1580-1604). Cf.
poi i catasti di Giordano e Baldassarre (ASP, ASCP, Catasti, II, 21,
cc. 63r- 69r, 1552; III, 85, cc. 209r-210v, ca. 1605).
78
Testamenti di Guido Giordani di Pier Maria di
Baldassarre: Poggio delle Corti, 22 maggio 1647 (ASP, Notarile,
Protocolli, 3890, cc. 277r-280v) e Perugia, parrocchia San Severo,
30 agosto 1650: testamento quest’ultimo riportato da un atto del 4
maggio 1825, relativo al conferimento del canonicato dopo la morte
senza eredi nel 1787 di Francesco Meniconi, al quale il canonicato
era pervenuto attraverso la madre Caterina Alfani discendente del
fondatore (il documento fa parte del fascicolo “Carte provvedute
per lo svincolo dei beni del Canonicato Giordani, 1868-1869”:
ASP, Archivio Meniconi-Bracceschi, 266.1.20, in corso di riordi-
no; ringrazio Anna Alberti per la segnalazione). Guido muore il 1
settembre 1650 a circa 87 anni, mentre il fratello Ruggero il 3
maggio 1644, e vengono sepolti nel pilo di San Giuseppe dentro la
cappella del Santo Anello (ASP, E. Errighi, III, ms., c. 24v). Fran-

50
MARIA DURANTI Il Sacro Anello, da Chiusi portato furtivamente
a Perugia da fra Vinterio di Magonza (fig. 16),
Il culto del Santo Anello
francescano Conventuale, sul finire del mese di luglio
tra i secoli XVI-XIX del 1473, sembrerebbe essere sfuggito a questo anda-
mento climatico, se così si può dire, nel senso che, ap-
parso all’orizzonte della Chiesa perugina allo schiuder-
si dell’età moderna, quando cioè era in atto una gene-
Verso la conquista della città rale caduta della pratica cristiana, pur tuttavia fu subi-
to al centro di diffuse manifestazioni di sincero entu-
Le reliquie [...], per le grandissime utilità ch’apportano al siasmo devozionale da parte dei nuovi depositari; an-
genere humano, sono come salutifere fontane instituite da
Christo N. S., dalle quali pervengono a noi molti beneficii. che se, solo a partire dalla seconda metà del ’500, sulla
[...] Le reliquie de’ santi sono come torri, trinciere, baluardi scia del rinnovato slancio religioso seguito al Concilio
e presidii delle città dove riposano e ce difendono dall’insi- di Trento, la reliquia prese a risplendere in tutto il suo
die de’ nemici; e nell’historie sacre si legge che i santi, ne’ fulgore simbolico e taumaturgico tra le gemme della
luoghi ov’ hanno qualche reliquia, assistono con vigilanza e
devozione perugina, sino alle soglie dell’età contempo-
cura particolare, e molte volte Dio ha liberato città e luoghi
da molti pericoli e mali e rimessi severi castighi che voleva ranea.
mandarvi per conservarsi in essi alcune sacre reliquie de’ Se, stando alle fonti, il Santo Anello sarebbe
suoi fedeli servi. pervenuto a Perugia in modo apparentemente casuale
(si parla di una provvida nebbia che avrebbe costretto
Così scriveva Ludovico Jacobilli, autore delle Vite fra Vinterio, perso l’orientamento, a fermarsi in questa
de’ santi e beati dell’Umbria, in apertura del Catalo- città, presso un amico, tale Luca Giordani), l’esito for-
go de’ corpi santi e delle reliquie insigne, apposto in tunato del suo impianto in contesto perugino fu, deci-
fondo al secondo tomo delle sue Vite 1 , dando voce, samente, frutto di una lungimirante operazione sinergica
crediamo di poter dire, al sentimento di profonda ed condotta dai responsabili del potere politico e dalla ge-
ammirata devozione nutrito, dalla società del secolo rarchia ecclesiastica locale, subito scesi in campo a
decimosettimo, verso il mondo delle reliquie. Un mon- favore e sostegno della delicata gestione della reliquia,
do le cui sorti, come ben si comprende, essendo stret- in virtù, si può credere, delle sue incontestabili caratte-
tamente legate al comune sentire religioso delle diver- ristiche “bidimensionali”, in virtù, cioè, del suo sicuro
se epoche, hanno suscitato, nel corso della storia, at- interesse devozionale ed economico. Completata, in-
tenzioni ed interessi direttamente proporzionati ad esso. fatti, con “solenne stipulazione”, la procedura tramite
Non è un caso che a proposito delle reliquie, relativa- cui il Sacro Anello passava nelle mani di Matteo Fran-
mente ai secoli del tardo Medio Evo, si debba dunque cesco Montesperelli, al vertice della magistratura dei
parlare in termini di “età d’oro”, per il fatto priori della città, “legge rigorosissima fu emanata il dì 9
(incontrovertibile) di aver così fortemente inciso, con- di agosto dell’anno stesso 1473 dal generale Consiglio
trassegnato, condizionato la religiosità popolare propria pel geloso conservamento del venerando deposito per
di quegli anni. Ad una così fortunata stagione, tenne non equivoca celeste disposizione ai perugini conces-
dietro, come è noto, il lungo “autunno” compreso tra il so” 2 .
Quattrocento e buona parte del Cinquecento, spazzato Nonostante che dal versante della depredata
via dalla rinascita del sentimento religioso seguito alla Chiusi spirassero minacciosi venti di guerra, la fase
stagione del Concilio di Trento (1545-1563), i cui echi perugina del culto al Santo Anello aveva, così, preso
sono giunti sino a noi tra le righe delle pagine che l’eru- ufficialmente il via, secondo un cerimoniale che, per
dito folignate dedicava allo specifico tema delle reliquie. quanto ancora ad uno stadio di comprensibile defini-

51
zione, prevedeva di esporre la reliquia alla pietà dei grado di accogliere e conservare la sacra reliquia con
fedeli (locali e pellegrini) - la cosiddetta “ostensione” - gli onori ed il decoro che la pietà popolare del tempo
più volte nell’arco dell’anno. Il primo di questi appun- sembrava reclamare a gran voce.
tamenti fu il 15 dello stesso mese di agosto, mentre
“col primo di novembre ch’è la solennità di tutti i santi, Il culto del Santo Anello tra gerarchia
l’anello della gloriosa Vergine, fu mostrato, per la pri- ecclesiastica e pietà popolare
ma volta in pubblico, per le mani di mons. Giacomo Abbandonata la primitiva sede, la cappella dei
vescovo (fig. 27), sotto la loggia di Braccio e poi nel Priori, dove il Santo Anello era rimasto, per circa un
duomo, con molta concorrenza di popolo”, al “suono quindicennio, in virtù, crediamo, di uno strategico pu-
festivo de’ sacri bronzi e delle trombe della città [...] dore, fin tanto che, cioè, non era intervenuto il verdetto
mostrandosi al popolo per un’ora la mattina e per un’al- papale grazie a cui Perugia ne era divenuta legittima
tra ora la sera, indi riportandosi alla Cappella” 3 . depositaria, la reliquia, la sera del 31 luglio 1488, “con
Prestando attenzione all’anno in cui fra Vinterio devota magnificentissima pompa per mano del vesco-
compì il “misfatto”, facilmente ci si accorge che insi- vo Dionigi Vannucci”, fece il suo solenne ingresso nel-
ste nell’arco cronologico in cui simili contese erano, la chiesa cattedrale, affidata alle cure della confrater-
prevalentemente, lette in chiave di vero e proprio casus nita di san Giuseppe, presente in città dall’anno prece-
belli, per cui, altrettanto facilmente, crediamo si com- dente, nata sulla scia della predicazione di Bernardino
prenda che la città di Chiusi si sentisse autorizzata a da Feltre 6 .
guardare verso Perugia con seri, reiterati, propositi Ed il processionale trasferimento del
bellicosi, fortunatamente senza seguito, grazie all’in- “veneratissimo cimelio” di cui la città, ormai, palese-
tervento del papato, ancora all’epoca dei fatti la sola mente, poteva dirsi fiera si tradusse in un ulteriore sti-
autorità in grado di mettere a tacere le (seppur fonda- molo al completamento dei lavori che da diversi de-
te) rivendicazioni del popolo chiusino. Sisto IV (1471- cenni stavano interessando il duomo cittadino, all’in-
1484), a cui le due parti in causa si erano rivolte solle- terno del quale fu subito individuato uno spazio, la cap-
citando un suo “arbitrato”, molto diplomaticamente, pella del Santo Anello appunto, in cui custodire la sa-
lasciò passare del tempo prima di intervenire e solo cra reliquia. Di qui l’inizio della fioritura di una serie di
dopo numerose ambascerie inviate dalle due città emi- iniziative, tali che nel breve volgere di pochi mesi ne
se il suo verdetto, che altro non fu se non una ratifica fecero “una piccola galleria di belle arti”. Si cominciò
dell’accaduto. Rifiutando di intraprendere una causa con l’allestimento di un pregevolissimo altare che, com-
contro i perugini e soprattutto contro l’autore materia- missionato dai priori all’artista fiorentino Benedetto
le del furto, il papa indicava a Chiusi la strada della Buglioni 7 , sappiamo già terminato allorché “la prezio-
rassegnazione, mentre offriva a Perugia una soluzione sa reliquia vi fu trasportata insieme con la grata e col
insolitamente pacifica e gratificante di un evento la cui ferrato forziere (figg. 11-12). Quel giorno medesimo,
natura illegale era, a dir poco, di pubblico dominio 4 . gagliarde braccia di operai sconficcarono essa grata
Ad apporre la parola fine al capitolo delle legittime aspet- dalla decemvirale cappella e la fermarono alle pareti
tative della depredata città, fu tuttavia Innocenzo VIII della stanzolina incavata sopra l’altare di san Giusep-
(1484-1492), il quale, nel 1486, dichiarava il “pronubo” pe. I priori desiderando eseguire il deliberato trasferi-
anello di Maria di assoluta proprietà del popolo perugino, mento con ben maturo consiglio, si avvisarono obbliga-
ponendo fine, così, anche alle ansie, i timori, le incer- re i nuovi custodi del santo anello, il capitolo cioè e il
tezze che avevano permeato l’ambiente cittadino du- sodalizio di san Giuseppe con patti e condizioni che
rante i primi anni del suo possesso 5 . Ed ecco subito valessero a garantirlo” 8 .
maturare la decisione di approntare una nuova sede, in

52
La seconda tappa di questa, per dir così, cam-
pagna devozionale, intrapresa dalla Chiesa locale a
favore del culto al Santo Anello, proseguì commissio-
nando al Perugino il ben noto Sposalizio (fig. 36), il
cui contenuto iconografico, celebrando le nozze tra Ma-
ria e Giuseppe, consolidava o, meglio, consacrava an-
che sotto l’aspetto visivo lo stretto legame che ormai
univa la reliquia e la confraternita di san Giuseppe, non
a caso, meglio conosciuta proprio come compagnia del
Santo Anello.
Dopo la pala d’altare, come ulteriore passo sulla
strada della compositio loci, sulla strada, cioè,
dell’ambientazione della reliquia, fu avvertita l’esigen-
za di provvedere ad un nuovo reliquiario (figg. 20-21)
che, sostituendo “quello aurato entro del quale fu tra-
sferito al duomo e poscia l’altro di argento che ricordasi
aver servito per le annuali mostre, tolti forse da qual-
che chiesa e custodie di altre reliquie” 9 , manifestas-
se, con le sue palesi ed indiscusse caratteristiche di
altissima oreficeria, il sentimento di profonda devozio-
ne e crescente attaccamento dei neopossessori. Ese-
guito dalla bottega dei fratelli Federico e Cesarino del
Roscetto (fig. 22), personalità di primissimo piano nel
campo dell’arte orafa cinquecentesca, il reliquiario,
pronto ad accogliere il Santo Anello a partire dal 1511,
si può credere che in virtù della sua straordinaria qua-
lità artistica abbia avuto un ruolo, non secondario, nel-
l’opera di promozione del culto della reliquia. Così, ad
esempio, lo descrive il Bonazzi 10 :

Lavoro stupendo, insuperabile, di bellezza tale che affasci-


na la mente dei giudici più difficili dell’arte nonché quella
dei profani e del volgo tantoché crediamo che nelle frequen-
ti visite che si facevano in tempi andati a quel monumento,
si aggiungesse alla devozione, la curiosità.

Iniziative, come si vede, di grande respiro arti-


stico ed indiscutibile pregio che, traendo la propria lin- Fig. 20 - Federico e Cesarino del Roscetto,
Reliquiario del Sant’Anello (1511, particolare)
fa vitale e ragion d’essere nel diffuso, sincero e radi- Perugia, cattedrale di San Lorenzo
cato desiderio dei nuovi custodi del Santo Anello di
dare degna sistemazione alla preziosa reliquia, si tra-
dussero in una sacralizzazione dello spazio di intensa
carica emotiva e devozionale.

53
Leggenda

Fig. 21 - “Reliquia per contatto” con certificato di autenticità del 1873 - Perugia, Collezione privata

54
A completare il quadro di questo che potremmo
definire un vero e proprio allestimento scenico curato
dalla regia della Chiesa perugina tra la fine del ’400 e i
primissimi anni del ’500, durante gli anni, cioè, in cui si
concentrarono gli sforzi delle istituzioni locali per crea-
re attorno alla reliquia l’humus socio-religioso neces-
sario al suo crescere e prosperare, dopo l’espianto
condotto a termine da fra Vinterio ai danni di Chiusi,
va segnalata, all’interno della cappella, la presenza di
un seggio, riservato ad un rappresentante dei priori
chiamato, dalle “patrie leggi”, a presenziare alle due
fasi dell’ostensione della “sacra gemma” (sia la sua
esposizione che il momento in cui veniva riposta); scol-
pito da abili ed esperti maestri dell’arte dell’intaglio del
legno, operanti in città, divenne un ulteriore elemento
di abbellimento e decorazione della cappella del Santo
Anello.
Parallelamente al grande impegno che abbiamo
visto profuso dalla Chiesa perugina, congiuntamente
alla compagnia di San Giuseppe, nella ricerca di solu-
zioni e creazioni artistiche rivolte al luogo che, dal 1488,
ospitava il “sacro cimelio”, andò definendosi anche il
cerimoniale delle cosiddette ostensioni. A proposito del
quale va detto che, rimasto incerto ed indefinito nei
tempi e nei modi per circa un secolo, tra il 1569 e il
Fig. 22 - Giuseppe Discepoli, Cesarino del Roscetto (tela, 1877)
1572 sembrerebbe, invece, aver preso forma nelle sue Perugia, Fondazione Accademia di Belle Arti
linee essenziali, contribuendo a creare, sull’onda di
un’intensa carica emotiva, forti e duraturi legami tra la
reliquia e la comunità perugina. La cerimonia, facendo
leva su arditi e mirabolanti accorgimenti scenici (“ca- tanto alla cappella del Santo Anello che al cerimoniale
vato l’anello dalla cassa, il cappellano giusta l’usanza il delle ostensioni: credo sia qui sufficiente prendere atto
pose tra due fanciulli vestiti a guisa d’angeli, e quindi del fatto che, concepite e realizzate, sia in un caso che
toccati gli organi, dato fiato alle trombe, ed intonati dai nell’altro, nell’ambito di un mirato e ben definito dise-
musici soavissimi canti, dall’alto la sacra reliquia scese gno di politica religiosa, nato intorno alla sacra reliquia
al piano dell’altare”) 11 , mostrava la reliquia alla pietà sin dal suo ingresso in città, rimanendo sempre nel sol-
dei fedeli in un’atmosfera di grande suggestione, de- co di una sana e controllata ricerca di spettacolariz-
gna, nel volgere di pochi anni, di un grande evento re- zazione dell’appuntamento religioso, ottennero, non
ligioso. certamente a caso, un duplice, significativo risultato.
Per ovvie e comprensibili ragioni è evidente che, La fantasiosa ed impegnativa regia del cerimoniale,
in questa sede, non si possa dar conto delle innumere- ambientata all’interno di uno spazio sacralizzato da
voli, talvolta assai discusse e discutibili, trasformazioni manufatti artistici di altissima qualità che, tratti dal
e modifiche apportate, nel corso dei secoli XVII-XIX, mondo della pittura e delle cosiddette arti minori, spri-

55
gionavano una valenza comunicativa fortissima, in grado impunemente e senza soluzione alcuna di gabelle, ven-
di raggiungere chiunque vi si accostasse, aveva, cre- dere nelle loro abitazioni vino, pane, carni, pesci ed al-
diamo di poter dire, messo abilmente in ombra il “pas- tre vettovaglie ed ospitare gli stranieri a proprio talen-
sato” (sempre, sicuramente, scomodo per la città di to” 12 .
Perugia) della reliquia, la sua vita devozionale, trascor- Non si può sostenere che i secoli XVI-XVIII e
sa tra le mura della città di Chiusi. In secondo luogo, il parte del XIX abbiano registrato sempre entusiasmo e
Santo Anello, perfettamente integrato nel pantheon presenze tali da giustificare le suddette misure. Anche
della Chiesa perugina, con la pia pratica della sua il culto dei santi e delle reliquie, come i pellegrinaggi,
ostensione, reiterata più volte nel corso dell’anno, di- ha conosciuto momenti di maggiore e minore popolari-
venne importante e sentita tappa nel cammino di rina- tà ed intensità dovuti a cause generali, come può esse-
scita cristiana, quivi, come in buona parte dell’Europa re una caduta del fervore religioso, o contingenti, come
cattolica, intrapreso e perseguito dalla gerarchia ec- guerre, carestie, pestilenze. Sulla base di testimonian-
clesiastica locale, alla luce del più vero spirito tridentino, ze storicamente fondate e credibili si può, tuttavia, so-
lungo i secoli dell’età moderna. stenere che il culto del Santo Anello raggiunse e man-
Anche nel fissare il calendario delle esposizioni tenne, in Perugia, un costante livello di interesse
della “sacra gemma”, Perugia, costretta a muoversi, devozionale ed attrattiva religiosa, molto probabilmen-
durante quasi tutto il primo secolo di vita perugina della te anche grazie al fatto di essere legato ad un’altra
reliquia, su un terreno reso estremamente scivoloso e pratica penitenziale, di grandissimo richiamo per i pel-
difficile dalla depredata Chiusi, riuscì ad individuare, legrini dei secoli dell’età moderna: l’indulgenza della
tuttavia, la strada giusta, giusta nel senso che permise, Porziuncola, il cosiddetto “Perdono”, per intenderci, che
in poco tempo, di giungere al traguardo desiderato di si lucra, nei primi due giorni di agosto, nella vicina Assisi.
molte centinaia di devoti, locali e pellegrini, presenti L’ostensione del Santo Anello in cui Perugia
all’appuntamento religioso. Tre, nell’arco dell’anno, le registrava una vera e propria impennata nelle presen-
ostensioni istituzionalizzate, che, relativamente al peri- ze, come si è visto, risultava essere proprio quella dei
odo compreso tra la fine del ’400 e il ’500, si celebra- giorni 2 e 3 di agosto, dei giorni, cioè, immediatamente
vano il 19 marzo, festa di San Giuseppe, patrono del- a ridosso dell’indulgenza assisana, per cui ragionevol-
l’omonima compagnia, depositaria e custode della reli- mente si può credere che la scelta di quella data non
quia, e il 2-3 agosto, giornate scelte, ci sembra di poter sia stata certo casuale, quanto piuttosto motivata dal
dire, in virtù di fondate ed oculate ragioni. Al punto che fatto di avervi intravisto la possibilità di offrire un co-
“tra le ostensioni legittime, il 2 agosto, [...] primeggia- modo e facile abbinamento turistico-religioso, si direb-
va sempre per pompa e per la frequenza dei pietosi”. be oggi, al pellegrino di quei secoli. La prospettiva di
Al sopraggiungere di questa data, infatti, “i cittadini ga- rientrare da un viaggio penitenziale più o meno lungo e
reggiavano per ogni via, e principalmente nelle due piaz- con tutti i rischi connessi, con la consapevolezza di
ze maggiori spiegare in bella vista le preziose loro mer- vedere accresciuto il proprio bagaglio religioso dalla
ci, gli squisiti loro artificii, le molteplici loro robe, tanto visita ad una reliquia che rivestiva notevolissima im-
che all’occhio offrivasi di continuo un variato e portanza nell’ottica del fedele post-tridentino, può aver
maraviglioso spettacolo. Si allestivano nuovi ospizi, giocato un importante ruolo, decisamente, a suo favo-
facevasi d’ogni casa albergo”. Ragion per cui le auto- re. Con ciò non si vuole dire che il successo e la vitalità
rità cittadine, in concomitanza o in previsione di questa del culto al Santo Anello di Perugia siano dipesi solo
affluenza, si può credere, particolarmente elevata, ed esclusivamente dal fatto di trovarsi questo sul per-
emettevano un’ordinanza in base alla quale “nei primi corso di chi, pellegrinante da Assisi, rientrava al pro-
tre giorni di agosto era lecito ad ognuno liberamente, prio luogo di origine, ma di sicuro ne sarà stato agevo-

56
dell’anello, che “pende raccomandato ad una catenella
di oro nel vacuo di un Tabernacolo che può veramente
dirsi prodigio dell’arte. La Reliquia è tra una corona di
argento dorato sparsa di rubini e diamanti dono
d’Ippolito della Cornia nel 1716 (fig. 23), ed una pisside
pure di argento. La Corona è sostenuta da un cordone
che passando per la cuppoletta del tabernacolo fa che
abbassandosi la stessa corona chiuda entro la coppa
della pisside la Reliquia, e alzandosi, mostri la stessa
Reliquia sospesa” 15 . Per cui non sembra difficile cre-
dere che la carica emotiva e la spinta devozionale del
culto al Santo Anello, tanto prima che dopo il suo arri-
vo a Perugia, eccezion fatta per coloro che, sofferenti
in qualche modo agli occhi, vi si rivolgevano per scopi
facilmente intuibili, siano state, in buona misura, ricon-
Fig. 23 - Coroncina che sovrasta l’anello
Perugia, cattedrale di San Lorenzo ducibili anche al desiderio di rendere omaggio ed osse-
quio ad un cimelio che ricordava “il nostro riscatto e la
vita della creatura che meglio abbia nobilitato la specie
lato 13 . Ipotesi che trae, ai nostri occhi, ancora mag- degli umani” 16 . Desiderio che, percepito e coltivato
gior forza se consideriamo che la reliquia, anche du- sullo sfondo della rinascita del sentimento religioso pro-
rante il periodo della sua permanenza nella città di pria dell’età post-tridentina, toccando tra ’600 e ’700 il
Chiusi, veniva mostrata alla pietà dei fedeli il 3 agosto. vertice della propria intensità, creava attorno alla reli-
quia un alone di grande, profonda e sincera attrattiva
Le reliquie…salutifere fontane…torri, devozionale, in grado di scandire, con il ritmo delle sue
trinciere, baluardi… ostensioni, la storia della città di quei secoli.
Se la ricca ed importante cornice artistica e li- Sulla scia del rinnovato impegno pastorale della
turgica, creata attorno al Santo Anello, contribuì cer- gerarchia ecclesiastica riformata, sul terreno dell’Eu-
tamente a favorirne e propagandarne il culto, la vera ropa cattolica, tra i secoli XVII e XVIII, erano matu-
attrazione devozionale nasceva dalla gran fama di ca- rati, copiosi e ben distribuiti, i frutti della stagione con-
pacità miracolistiche riguardo alle malattie della vista ciliare. Alla luce della nuova cristianizzazione tridentina
che il “nostro” cimelio nuziale, propagandato e garan- la pratica cristiana era tornata a risplendere ed il culto
tito come autentico 14 , si era guadagnato sin dalla sua dei santi e delle reliquie aveva ripreso nuova vita e
presenza in territorio chiusino. Per quanto ci risulta, vigore, spingendo il fedele post-tridentino a ricercare
non era previsto nessun “sconto penitenziale” legato le fonti, le sorgenti del proprio credo religioso, il proprio
alla pia pratica di visitare la reliquia nei giorni rigorosa- modello di vita tra le folte e difficili pagine degli Acta
mente stabiliti per la sua esposizione, né erano richie- Sanctorum. Tra le pagine, cioè, dei leggendari dei santi,
ste particolari condizioni spirituali e morali. Il tutto si che, ereditati dai secoli passati, erano in quegli stessi
esauriva in quei pochi istanti in cui gli occhi dei devoti anni, faticosamente, tratti in luce, da archivi e bibliote-
potevano posarsi sulla reliquia. Con molta probabilità che, da una folta schiera di eruditi scesi in campo in
neanche questo rito finiva con l’essere sempre possi- difesa della ortodossia cattolica.
bile, considerando la moltitudine dei fedeli di cui parla- L’aspro e difficile confronto con il mondo prote-
no le fonti storiche in rapporto alle ridotte dimensioni stante aveva, infatti, spinto la controparte cattolica a

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ripercorrere, con rinnovato impegno, le strade della A Perugia, importante capoluogo dell’Umbria
Chiesa primitiva, dando il via ad una generazione di pontificia, il vento della rinascita tridentina spirò con
studiosi seri ed appassionati che, sulla base della meto- particolare intensità, facendo rifiorire e rinvigorire,
dica raccolta di fonti originali relative alla storia della come era prevedibile, nell’ambito dei nuovi orizzonti
Chiesa, si dedicarono alla riscoperta e valorizzazione devozionali della pietà popolare post-tridentina, anche
del patrimonio storico, culturale, devozionale dei primi il culto del Santo Anello, divenuto, a tutti gli effetti,
secoli del Cristianesimo, inaugurando la promettente punto nodale nell’ordito della storia religiosa cittadina
stagione degli studia sacra, di quegli studi, per inten- di quei secoli. Il maggior numero di pellegrini - che
derci, che alle prese con il difficile compito di sostavano, come si è detto, per lo più di ritorno dal
legittimazione dell’autorità papale e dei decreti tridentini, “Perdono” di Assisi, nei giorni 2 e 3 agosto - secondo
al di là degli scopi apologetici, dettero un contributo, diverse fonti storiche, si raggiunse infatti durante i se-
forte e deciso, alla ripresa della vita religiosa della so- coli XVII-XVIII, a conferma della reale ripresa del
cietà tra ’600 e ’700. fervore religioso verso il culto dei santi e delle reliquie.

Fig. 24 - Ulisse Ribustini, Pellegrinaggio al Santo Anello (tavola, ca. 1890-1910) - Perugia, Collezione privata

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E se per evidenti e facili ragioni non è possibile disfatto arnese di legname trovato pei fondachi, [...] lumicini
quantificarne, in modo esatto, l’entità numerica, è pos- di ogni sorta disposti sui davanzali delle finestre. Sull’im-
sibile invece individuarne alcune fasce territoriali di brunire si appiccò fuoco in cento punti a cento diverse
materie combustibili, sì che per ogni canto la gioia era gran-
provenienza: nel senso che, tra le righe della messe de, ingegnoso il modo di manifestarla, vago e variatissimo
documentaria, si percepisce, abbastanza nitidamente, lo spettacolo. [...] Dalla ringhiera dei signori priori squilla-
come i devoti di area lombarda e veneta fossero quelli vano le trombe: laggiù si battevano tamburi, quassù tuona-
che più regolarmente prendevano parte all’appunta- vano i mortari: qui le campane, là grida di giubilo annuncia-
vano un lietissimo domani. E sì che nel domani fu veramen-
mento della sacra ostensione del mese di agosto. Una
te celebrata una magnifica festa.
tradizione orale, localmente molto forte, indica anche
le popolazioni ciociare tra quelle che rappresentarono
una costante nelle presenze, raggiungendo Perugia L’economia del lavoro non consente di adden-
addirittura a piedi, di ritorno dalla Porziuncola: presen- trarci ulteriormente tra le pieghe dell’imponente mani-
ze immortalate in un dipinto di Ulisse Ribustini, pittore festazione religiosa; si può credere, tuttavia, che la
della fine dell’800, poco noto al grande pubblico ma di splendida atmosfera di religiosità barocca, con cui
palesi capacità artistiche, che ritrasse le donne ciociare Perugia, dal 1636, aveva voluto solennizzare il presun-
nell’atto di sostare in atteggiamento devoto all’interno to giorno d’inizio del proprio rapporto con la reliquia, si
della cattedrale perugina, davanti alla cappella del Santo mantenne a lungo, inalterata, nello spirito e nei fatti.
Anello, nel loro inconfondibile abbigliamento, una lun- Un quadro, come si vede, che, dipinto dalle abili mani
ga gonna nera, molto ricca e abbondante, che, per molti di un segretario della compagnia di San Giuseppe 19 ,
anni, le ha contraddistinte assegnandole a quell’area attento e partecipe, accanto alla cura dei particolari,
geografica (fig. 24). nel proprio dettato iconografico, è riuscito a porre in
Accanto alle pagine di storia del culto al Santo piena evidenza i sentimenti di profondo attaccamento
Anello, scritte da devoti che potremmo definire d’im- e sincera fiducia che spinsero Perugia a guardare ver-
portazione, la “sacra gemma”, tra ’600 e ’700, ne an- so il Santo Anello anche nei suoi difficili momenti di
noverava altre, più numerose, più sentite, più vere e vita cittadina, condividendo, si può credere, quanto, in
toccanti, che legate al culto domestico, se così si può quegli stessi anni, andava scrivendo Ludovico Jacobilli,
dire, ci tramandano l’atmosfera di attesa e di giubilo portavoce autorevole e testimone credibile, come di-
dei giorni in cui la città si stringeva, festante, attorno cevamo, della rinascita del fervore religioso e della de-
alla sua reliquia, insieme ad altre legate alla memoria vozione popolare verso il mondo dei santi e delle reli-
di sciagure ed eventi tristi ed infausti che, abbattutisi quie.
su Perugia, richiesero ostensioni straordinarie, accom- Scorrono così, sotto i nostri occhi, le pagine “colla
pagnate da, altrettanto straordinarie, manifestazioni di storia delle pubbliche sciagure, che afflissero la città
devozione e pietà popolare. Un posto privilegiato, tra nostra singolarmente negli ultimi due secoli. Era il 1658,
le pagine liete, merita sicuramente quella che riporta la e temendosi, che la pestilenzia due anni innanzi da Na-
data del 1 luglio 1636, giorno in cui fu deciso, con l’una- poli penetrata in Roma, e di qui nelle confinanti città
nime consenso delle autorità religiose e civili, di cele- sino a Nocera, pure in Perugia rinnovasse le sue stra-
brare, in veste solenne, il giorno in cui si credeva che il gi, [...] si ebbe ricorso a Maria, scongiurandola pel nu-
Santo Anello fosse “miracolosamente” giunto in cit- ziale suo anello a guardare la città, che sì gelosamente
tà 17 . Così è descritta la sera della vigilia 18 : il custodisce” 20 . In questa occasione la città fu rispar-
miata, ma dopo 58 anni “il mortifero morbo rinacque
Per le piazze e vie maggiori della città [furono ammontic- entro i nostri confini, generollo la fame e dal contado
chiate] fascine, ceste, stuore, casse, ed ogni altro logoro o videsi ben tosto trapassato entro le mura cittadine”,

59
altrettanto grande e trepida speranza di salvezza, come
a “salutifere fontane instituite da Christo N. S., dalle
quali pervengono a noi molti beneficii, [...] torri, trinciere,
baluardi e presidii delle città dove riposano” 21 .
Sentimenti che trovarono posto nel prezioso cuo-
re, di oro zecchino (fig. 25), fatto realizzare dai priori e
donato al vescovo per essere appeso al reliquiario (in-
sieme al quale si conserva tutt’oggi), a perenne me-
moria della fiducia che la città nutriva verso la Vergine
Maria, stringendosi, nelle avversità del vivere quotidia-
no, intorno al suo Santo Anello. “Del peso di 18 once
e costato scudi 300, parte cavati dall’erario della città,
parte liomosinati” 22 , al suo interno i perugini vollero
porre un’ulteriore testimonianza dei propri legami e
sentimenti, racchiudendovi una pergamena (fig. 26),
una finestra, ai nostri occhi, aperta sulla vita religiosa
della città, tra ’600 e ’700 23 :

Noi decemviri e magistrato di Perugia, a nome della nobiltà


e popolo e del clero sì regolare che secolare di essa,
c’obblighiamo con voto solenne a voi Vergine santissima di
fare d’obbligo la vigilia della festa del vostro Santissimo
Anello e d’osservare come di precetto la festa del medesi-
mo, acciò vi degniate d’intercedere dal vostro Divino Fi-
gliolo che voglia per sua infinita misericordia rimuovere da
noi il flagello della mortalità che tanto ci travaglia. E per
dimostrarvi la divozione e amore sincero che ci gloriamo di
portarvi, v’offriamo in questo cuore tutti noi stessi, pre-
gandovi che vogliate impetrarci dal Signore abbondante gra-
Fig. 25 - Cuore d’oro offerto dalla comunità nel 1716 zia per adempire quanto vi promettiamo, siccome ce l’ave-
Perugia, cattedrale di San Lorenzo te ottenuta per desiderarlo e offerirvelo.

violento ed aggressivo al punto da convincere i magi- E sempre in virtù di così stretti legami, maturati
strati “ad obbligarsi a Maria con un voto”, quello cioè nel clima della rinata fiducia post-tridentina verso il
di solennizzare, in via straordinaria, la festa del Santo mondo dei santi e delle reliquie, Perugia fece appello,
Anello, osservando il digiuno il giorno della vigilia, come durante il secolo XVIII, ad altre ostensioni straordina-
fosse giorno di precetto. L’iniziativa, partita dal con- rie per far fronte ad eventi la cui eccezionale natura
sesso priorale, è evidente che non potesse avere se- lasciava intravedere, come unica via d’uscita, solamente
guito senza il consenso vescovile, che, puntualmente quella della devozione. In quest’ambito deve essere
concesso, fissava per il giorno 4 ottobre 1716, in un compresa quella a cui si ricorse in presenza di una
clima di manifesta e profonda mestizia, l’ostensione calamitosa siccità nel 1779, che vide il vescovo Odoardi
straordinaria della reliquia, verso cui il popolo perugino, trasferire la reliquia dalla sua cappella all’altare mag-
stretto nella morsa del morbo pestilenziale, guardava giore, con solenne processione, il 9 maggio di quell’an-
con sentimenti di grande e sentita devozione unita ad no, per implorare la desiderata pioggia. Nella stessa

60
ottica, il Santo Anello veniva portato solennemente in do ad ancorare la vita religiosa alla chiesa cattedrale, a
processione “per le due piazze” il 29 settembre del 1799, creare un ponte tra la religiosità ufficiale e la devozio-
all’arrivo dell’armata austro-aretina intravista in veste ne popolare che, in continuo movimento nelle vesti del
di garante di un ritorno alla normalità dopo il terremoto pellegrino, nella pia pratica delle ostensioni ha cercato,
rivoluzionario. intravisto, alcune volte trovato, soluzioni ai molti e dif-
Al di là di queste ed altre occasioni in cui la città, ficili problemi del vivere quotidiano.
in nome di quei sentimenti racchiusi nel cuore di finis-
simo oro, aveva invocato ostensioni eccezionalmente
fuori del calendario ufficiale, anche i casuali passaggi
da Perugia di principi e potenti si erano rivelati eventi
propizi per ostensioni “privilegiate”. Dobbiamo crede-
re che le suddette occasioni non rimasero episodi iso-
lati, ma tendessero a divenire costume se, nel corso
del secolo XVII, l’autorità sia civile che religiosa do-
vette intervenire per mettervi fine.

Fig. 26 - Pergamena che accompagna il cuore d’oro del 1716


Perugia, cattedrale di San Lorenzo

Ad esclusione, comunque, di questi episodi,


comprensibili se inseriti in quella complessa e a volte
contraddittoria incidenza che un fenomeno religioso può
avere sulle realtà in cui s’impianta, tanto più se anche,
cronologicamente, i suoi confini sono ampi (dal XVI al
XIX secolo, nel nostro caso), si può dire che il culto del
Santo Anello, sempre su livelli di “regolata” devozio-
ne, abbia permeato e vivificato il terreno religioso
perugino lungo tutto quell’arco cronologico; contribuen-

61
14
Note Una minaccia all’autenticità a cui si allude poteva venire
1
Jacobilli 1647-1661, II, pp. I-LX. dai due esemplari che, conservati in Francia e in Belgio, si diceva
2
Siepi / Roncetti 1994, p. 263. fossero ugualmente appartenuti alla Vergine. Ma in realtà non rap-
3
Pellini 1664, p. 733. presentarono mai un reale pericolo in considerazione anche della
4
Sul fronte dell’imparzialità, il verdetto papale dava adito lontananza delle aree interessate e la veridicità della reliquia “no-
a molte domande la cui unica risposta andava cercata, molto proba- strana” non fu mai messa in discussione. A garanzia dell’autenticità
bilmente, tra gli stretti legami che avevano unito Francesco Della sembrerebbe essersi pronunciato anche il papa Pio VII, risponden-
Rovere, poi Sisto IV, a Perugia. Momenti molto significativi della do, la mattina del 12 maggio 1805, a chi lo sollecitava in proposito,
sua carriera avevano avuto infatti il loro epicentro in questa città, di conoscere solamente l’esemplare perugino.
15
dove aveva trascorso un lungo periodo presso il convento di San Siepi 1822, p. 106.
16
Francesco al Prato, entrando poi nello Studium perugino in qualità Rossi 1857, p. IV.
17
di lettore in teologia e filosofia, sino ad essere eletto, nel maggio del La data esatta del giorno in cui fra Vinterio era giunto a
1464, Generale del proprio ordine, nel capitolo quivi radunato. A Perugia con la reliquia, nel corso degli anni, ha dato adito a qualche
queste ragioni di carattere per così dire sentimentale, legate, cioè, problema, nel senso che alcuni propendevano per il giorno 10 lu-
alla pregressa amicizia perugina, se ne aggiunsero altre di natura glio, altri per il 29 dello stesso mese.
18
politica che spinsero il papa a pronunciarsi in favore dei Rossi 1857, pp. 167-168.
19
neopossessori. Evitando di aprire un’inchiesta nei confronti di fra Si tratta del sacerdote Francesco Macinara, personaggio
Vinterio, Sisto IV, memore della sua stessa provenienza, allontana- molto in vista nella Chiesa perugina del secolo XVII, tuttavia anco-
va il reale pericolo di uno scandalo che avrebbe coinvolto, inevita- ra tutto da studiare. Un primo, timido approccio critico è stato
bilmente, l’ordine francescano, per cui facendo leva sulla propria tentato da Taddei 2001, pp. 61-80.
20
indiscussa autorità, si assunse la responsabilità di quella scelta. Rossi 1857, p. 175.
21
5
Rossi 1857, p. 117-120. Cf. nota 1.
22
6
Siepi / Roncetti 1994, p. 264. Cominciava ad opera dei Siepi 1822, p. 107.
23
francescani una sistematica opera di promozione del culto di san Cf. Rossi 1857, pp. 176-177.
Giuseppe, figura basilare nell’economia familiare di Cristo, ma a
lungo dimenticata. La comunità di Perugia rispose alle sollecitazio-
ni di Bernardino da Feltre dando vita alla suddetta confraternita,
che trovò stimoli ed entusiasmo nella propaganda alla devozione
del santo, aumentati dalla consapevolezza di possederne addirittu-
ra l’anello nuziale. La confraternita si fece carico di ricorrenti ini-
ziative economiche che, allo scopo di vivificare il culto della reli-
quia, sono alla base delle pregevoli opere d’arte godibili all’interno
della propria cappella. Sulla compagnia di San Giuseppe, cf. anche
il saggio di G. Casagrande in questo volume.
7
Sull’altare di San Giuseppe, cf. in questo volume il con-
tributo di R. Caracciolo.
8
Rossi 1857, p. 125.
9
Ivi, p. 134.
10
Bonazzi 1875-1879, II, p. 261.
11
Il 1569 sembrerebbe il primo anno in cui vengono intro-
dotti i due fanciulli che, in veste di angeli, calavano la reliquia
sull’altare (Rossi 1857, p. 143).
12
Ivi, pp. 158-159.
13
Citiamo il caso, tra i tanti, di tale Paolo, musico di Loreto,
il quale nella lettera del 24 agosto 1709 scriveva: “la fortuna che per
lo più tradisce ha fatto prova di frastornarmi il pellegrinaggio da me
stabilito per il perdono d’Assisi e per la venerazione del sant’Anello
in Perugia” (ASP, Delegazione Apostolica, sez. II, classe XII, Per-
dono 1703-1802).

62
Arte

63
64
RAFFAELE CARACCIOLO più fidati collaboratori del nuovo pontefice, si sia pron-
Il Santo Anello nell’arte: tra propaganda tamente ed attivamente inserito nella gestione della
religiosa e culto della Sacra Famiglia * “reliquia”, divenendo il “punto focale dell’organizza-
zione della fase perugina del culto al Sant’Anello” 7 ,
La “reliquia” rimane a Perugia con un comportamento talmente risoluto da spiazzare
Talvolta capita di interessarsi e di “appassionar- gli stessi priori, timorosi delle minacce belliche prove-
si” ad un argomento quasi per caso. Così è accaduto nienti dalla repubblica senese 8 .
che la vicenda del Sant’Anello, presunta “reliquia” della Ma l’azione del vescovo, ben lungi dall’inqua-
Vergine 1 , mi affascinasse sin da quando dovetti riser- drarsi in una logica esclusivamente clientelare - il che
vare ad essa la chiusura della mia tesi di laurea 2 , dedi- renderebbe la prospettiva alquanto angusta e limitata -,
cata alla vita e al mecenatismo artistico del cortonese fu guidata da motivazioni di ordine più squisitamente
Iacopo Vagnucci (1416 - Corciano, 1487), vescovo di religioso e devozionale, aprendo una finestra nuova nel
Perugia dal 1449 al 1482 3 . panorama - non sempre edificante - della Chiesa pre-
Sorvolando su tutta la questione relativa al tridentina: ecco dunque che il Vagnucci, da sempre
trafugamento dell’anello da Chiusi e al suo conseguen- caratterizzato da un culto fortissimo per la figura e per
te approdo nella cittadina umbra (29 luglio 1473) 4 , con le reliquie della Vergine, e che nella sola Cortona ave-
l’inevitabile strascico di polemiche e sospetti, si è volu- va fatto realizzare ben tre reliquiari, tutti quanti ricon-
to sottolineare come per la permanenza definitiva della ducibili alla figura della Madonna 9 , trovò nel presunto
“reliquia” a Perugia - permanenza affatto scontata - anello sponsale l’occasione propizia per risvegliare il
sia risultato decisivo, oltre alla sinergia tra autorità lai- fervore religioso della città, assopitosi in tempi di impe-
ca ed ecclesiastica, un concorso di forze al quale non rante laicismo e di incessanti conflitti tra le fazioni cit-
furono estranei rapporti di amicizia e familiarità ormai tadine. D’altra parte, il culto della Madre di Cristo è un
consolidati. tratto caratteristico del pontificato di Sisto IV che, in
Come è noto, colui che, in anni a venire alquanto gioventù, Le aveva dedicato diversi scritti teologico-
frenetici, tra avvisaglie di guerra ed andirivieni di am- filosofici, consacrandoLe poi in quegli anni numerosi
basciatori, avrebbe deciso per la ratifica del fatto com- edifici sacri romani, costruiti o restaurati a partire dal
piuto, lasciando passare del tempo con molta diploma- giubileo del 1475 (si pensi alla celebre cappella Sistina,
zia e in sostanza consentendo che il reato “cadesse in consacrata all’Assunta nel 1483) 10 .
prescrizione”, fu il pontefice Sisto IV (1471-1484), al E certo lasciano pensare certe coincidenze, come
secolo Francesco Della Rovere, i cui stretti legami con le Storie della Vergine rappresentate sulla stola del
la città di Perugia sono ampiamente documentati 5 . Il vescovo Vagnucci (fig. 27), nel ritratto che Luca
papa, che da francescano Conventuale aveva tutto l’in- Signorelli gli fece nella Pala di Sant’Onofrio della
teresse a non indagare troppo in “casa” propria (l’anello cattedrale perugina (1484) 11 , o come quella ciocca di
era stato rubato da un Conventuale, Vinterio da capelli della Madonna, racchiusa in uno dei perduti
Magonza, in una chiesa di San Francesco; fig. 9), alla reliquiari cortonesi (1483), che si scopre essere prota-
fine trovò il modo di non scontentare i suoi amici perugini, gonista nella leggenda relativa all’arrivo e al “ricono-
inviando, sin dall’inizio, segnali molto rassicuranti in scimento” del Sant’Anello a Chiusi 12 .
merito all’esito positivo della vicenda 6 . Quanto la città di Perugia fosse grata a fra
Non stupisce dunque che il vescovo Vagnucci, Vinterio (fig. 16) per l’inaspettato suo “dono”, che tan-
legato al Della Rovere forse già dalla seconda metà ti benefici avrebbe apportato sul piano economico e
degli anni ’30 (quando entrambi studiavano nella rino- devozionale, trapela in maniera abbastanza evidente
mata Università di Bologna), per poi diventare uno dei dal processo che venne istituito ai danni del frate

65
riconoscenza, per il costante sostegno ricevuto nel corso
della propria carriera ecclesiastica 13 . Il Perotti nomi-
nò, quali commissari straordinari incaricati di
sovrintendere al processo e di interrogare il frate, quat-
tro personaggi, tra cui, oltre al podestà, il proprio udito-
re, il guardiano del convento di San Francesco al Prato
e il vicario generale del vescovo, Forese Vagnucci,
congiunto di Iacopo: ancora una volta, dunque, il cer-
chio si chiude, ad ulteriore conferma di come gli eventi
procedessero gradualmente verso una conclusione
scontata e, tutto sommato, già prevista 14 .
Sarebbe necessario approfondire il ruolo che
proprio i francescani ricoprirono in tutta la vicenda, un
ruolo probabilmente attivo, a giudicare da diversi fatto-
ri: sono questi gli anni in cui si va costituendo a Perugia
il secondo e terzo Monte di Pietà (1471-1473), un isti-
tuto di credito anti-usura che, come noto, era nato nel
1462 dalla collaborazione tra il comune, l’autorità ec-
clesiastica (il vescovo e il legato apostolico) e il mondo
francescano 15 ; inoltre l’ostensione annuale del Sant’Anel-
lo, ricalcando una strategia già in atto a Chiusi, prima
depositaria della “reliquia”, venne fissata al 2-3 ago-
sto, allo scopo di sfruttare il flusso pellegrinante messo
in moto dal Perdono della Porziuncola, ma con intenti
solo in parte concorrenziali (come accadeva invece con
l’indulgenza di San Domenico, da celebrarsi il 3 ago-
sto); il movimento dell’Osservanza, poi, avrebbe dato
Fig. 27 - Luca Signorelli, Pala di Sant’Onofrio (tavola, 1484, un contributo essenziale alla promozione della figura e
particolare) - Perugia, Museo Capitolare di San Lorenzo
del culto di san Giuseppe, portando infine alla nascita
della compagnia del Sant’Anello e alla costruzione del-
l’omonima cappella in cattedrale.
(novembre 1474): “ai danni” per modo di dire, visto Già il 15 agosto del 1473 il Vagnucci, in occasio-
che si trattò di un processo di facciata, anomalo e fitti- ne della festa dell’Assunzione della Vergine, inaugurò
zio, conclusosi con una condanna lieve, giusto alcuni la prassi delle ostensioni periodiche della “reliquia”,
mesi di carcere che, a confronto degli onori di cui il esibendola per la prima volta alla cittadinanza 16 .
frate avrebbe in seguito goduto, rappresentavano L’ostensione venne ripetuta il primo di novembre (fe-
un’inezia. Il processo (fig. 13) venne ordinato dall’al- sta di Ognissanti), quando l’anello fu mostrato “per le
lora governatore di Perugia (1474-1477), l’arcivesco- mani di monsignor Giacomo vescovo della città nel
vo sipontino Niccolò Perotti, personaggio intimamente duomo con molta concorrenza di popolo e divotione”:
legato al cardinale greco Bessarione e, di riflesso, a si narra che in piazza ci “foro li migliaia de le perso-
Sisto IV, che nei confronti del Bessarione, protettore ne” 17 . Il Vagnucci mostrò la “reliquia” con rito solen-
dei francescani sin dal 1458, aveva un grosso debito di ne anche il terzo giorno di Pasqua del 1474 (12 aprile)

66
e il 3 agosto successivo, dopo averla prelevata perso- to, nascosto in un “armadio a muro” che simula l’ef-
nalmente dalla cappella del palazzo comunale alla pre- fetto di una parete rivestita di marmi. La grata metalli-
senza dei priori, evento sintomatico di una singolare ca, come rivela un’iscrizione che si snoda per tutta la
convergenza d’interessi tra le due massime autorità sua lunghezza, venne realizzata nel settembre 1473, ad
perugine 18 . appena un mese dall’acquisizione della “reliquia” (6
agosto), quando la carica di prior priorum era eserci-
L’anello nella cappella dei Priori tata da Rustico da Montemelino 20 .
Sappiamo che la “reliquia”, per quanto fosse La tabella seguente offre il prospetto delle varie
ufficialmente proprietà del comune, era destinata sin chiavi (undici nel 1473, salite a quattordici dopo la
dall’inizio al massimo tempio cittadino 19 , ma la man- traslazione della “reliquia” in cattedrale nel 1488), in
canza delle necessarie misure di sicurezza, dovuta al- base alla distribuzione dell’epoca 21 e secondo la ri-
l’esito ancora incerto della vicenda e, soprattutto, al partizione odierna (otto il comune, quattro il Capitolo,
fatto che in quel periodo la cattedrale era in piena fase due i collegi del Cambio e della Mercanzia; fig. 28):

di ricostruzione, consigliarono per la collocazione tem- L’elenco completo delle chiavi compare in cal-
poranea nella cappella Nuova del palazzo dei Priori; ce alla premessa della prima matricola maschile della
“testimone” il Bonfigli, che lavorava alla decorazione compagnia di San Giuseppe (1487-1542; fig. 42) 22 : si
pittorica delle pareti, l’anello venne riposto sotto l’alta- tratta di due diverse scritture tardo-cinquecentesche,
re della cappella, in un cassone di legno ferrato (fig. entrambe databili a dopo il 1583, anno di fusione della
11) protetto a sua volta da una grata metallica (fig. 12): congregazione con la compagnia del Santissimo Sa-
il primo chiuso da ben sette chiavi, una delle quali fu cramento 23 . Tuttavia la chiave n. 14 esisteva già dal
consegnata al vescovo, la seconda serrata da quattro 1511, data di esecuzione del reliquiario dei perugini
chiavi, di cui una venne data in custodia ai francescani. Federico e Cesarino del Roscetto (fig. 20) 24 ; mentre
E’ il forziere che si trova tutt’oggi dietro l’altare del la chiave n. 1 si aggiunse nel 1565, quando venne rea-
Sant’Anello, a circa otto metri di altezza dal pavimen- lizzata la balconata sovrastante i seggi dei priori (“li

67
balaustri di noce orati che sono di sopra, e la scala
coperta di noce per salirci sopra con le gelosie [...]. Il
capelano o custode della capella tiene la chiave prima
delle scale”). Invece la chiave n. 2, quella del vano
superiore ricavato nella parete per contenere la doppia
cassaforte, dapprima (1488) serrava un’ulteriore can-
cellata in vista 25 , attualmente chiude le già citate im-
poste lignee occultate dal fastigio dell’altare settecen-
tesco.

Bartolomeo Caporali e il Trittico della


confraternita della Giustizia
Se la decisione dei magistrati perugini di non
collocare subito la “reliquia” in cattedrale è stata inter-
pretata anche come un gesto di buon senso, volto a
non irritare ulteriormente gli antichi possessori 26 , po-
trebbe invece suonare come un’autentica provocazio-
ne - ma solo apparentemente - la comparsa, proprio
negli anni successivi al furto, di un dipinto raffigurante
la santa martire Mustiola, patrona di Chiusi 27 , nell’at-
to di mostrare con la mano sinistra l’anello penzolante
da una cordicella dorata (fig. 29). Si tratta del cosid-
detto Trittico della confraternita della Giustizia 28 ,
oggi conservato nella Galleria Nazionale dell’Umbria
e proveniente dalla sede della compagnia di Sant’An-
drea (ubicata dietro l’oratorio di San Bernardino, pres-
so il convento di San Francesco al Prato), denominata
anche “della Giustizia” in virtù del conforto umano e
spirituale che i suoi confratelli offrivano ai carcerati e
ai condannati a morte. L’opera venne realizzata tra il
1473, post quem dell’arrivo a Perugia dell’anello, e il
1475-1476, quando, tra i mesi di ottobre ed aprile, nei
libri contabili della confraternita furono registrati alcu-
ni pagamenti, certamente riferibili alla tavola, a favore
di Bartolomeo Caporali (Perugia, 1420 ca.-1503/5) e
Sante di Apollonio del Celandro 29 .
Come tante opere musealizzate, così il Trittico
della Giustizia ha bisogno di essere “riportato” nel
contesto originario per spiegare e svelare la sua
iconografia, all’apparenza di difficile comprensione. La
compagnia (nata nel 1374) si trasferì nei locali annessi
Fig. 28 - Le chiavi del Sant’Anello al convento francescano solo nel 1537, anno in cui venne

68
posta a ridosso delle mura urbiche di fianco a porta
Santa Susanna 30 , entrando poi in possesso di tale chie-
sa, da tempo in stato di abbandono dopo la partenza di
una congregazione di canonici agostiniani, a partire dal
1454 31 . L’edificio, successivamente (1552) inglobato
dal monastero delle Cappuccine (di cui la Giustizia tenne
l’amministrazione temporale fino al 1566) 32 , si trova-
va proprio di fronte alla parrocchiale di Sant’Andrea:
a questo santo, appunto, era intitolata la compagnia,
venendogli quindi consacrato l’altare maggiore della
chiesetta, sul quale sorgeva il trittico del Caporali.
L’opera rappresenta al centro la Madonna in
trono col Bambino, circondata da quattro figure
inginocchiate: dietro due angeli in adorazione; davanti
due confratelli della Giustizia in preghiera, uno con il
caratteristico abito dei Disciplinati (o Battuti o
Flagellanti), l’altro - non certamente un frate Silvestrino,
come è stato scritto - vestito con una tunica marrone e
forse da identificarsi con tale Pietro di Baccio, che
all’impresa aveva destinato un lascito testamentario 33 .
Alla destra della Vergine, quindi in posizione privile-
giata, si trovano sant’Andrea, titolare della confra-
ternita, e santa Mustiola, titolare della chiesetta; alla
sinistra, dunque in posizione secondaria, san Pietro e
san Francesco, la cui presenza è un po’ più
problematica. Pietro, oltre a creare un pendant con
sant’Andrea (i due fratelli pescatori sono accomu-
nati anche dalla morte sulla croce, rovesciata per Pie-
tro, a “x” per Andrea) 34 , è il santo eponimo del
“finanziatore”, verso il quale, infatti, sembra indicare
con la mano destra; la presenza di san Francesco,
insieme a quella di san Bernardino nel margine sini-
stro della predella, trova invece la sua spiegazione
nel fatto che i frati del vicino convento di San Fran-
Fig. 29 - Bartolomeo Caporali e Sante di Apollonio del Celandro,
cesco al Prato erano soliti officiare l’oratorio della
Trittico della Giustizia (tavola, 1475 ca., particolare) compagnia laicale, a maggior ragione dopo il trasfe-
Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria rimento del 1537 35 . Il tema della morte e della giu-
stizia è richiamato dalla Pietà e dalla figura di san
unita alla confraternita di San Bernardino, già appog- Michele Arcangelo (non certamente san Giuliano!),
giata alla chiesa di Santa Maria dell’Oliveto di Porta rappresentati rispettivamente al centro e nel margine
Eburnea. In precedenza, sin dal 1436, occupava alcu- destro del gradino; le restanti figure della predella,
ne case contigue alla piccola chiesa di Santa Mustiola, infine, sono contrapposte in modo speculare: altri due

69
flagellanti della confraternita e i santi eremiti Giovan- Petruccioli, già nella Collezione Cini di Venezia (1390
ni Battista e Girolamo. ca.; fig. 50) 39 .
Non a caso, proprio in una chiesa dove è attestata A Montepulciano, dove fino al 1794 sorgeva nel
la presenza dei francescani, compare una tavola in cui, sito dell’attuale palazzo Cancrini una chiesa di Santa
cogliendo a pretesto l’intitolazione dell’edificio, si volle Mustiola, a quanto pare dipendente dagli agostiniani
offrire alla pietà dei fedeli l’icona del venerato e ambi- dell’omonima basilica chiusina 40 , la santa compare,
to anello, la quale s’inseriva a pieno titolo in quella cam- accanto a sant’Antilia (compatrona della città), nel
pagna propagandistica e devozionale che, prontamen- Trittico dell’Assunzione di Taddeo di Bartolo (1401),
te, il comune e la Chiesa di Perugia andarono organiz- una delle più grandi pitture su tavola di scuola senese,
zando intorno al neo-possesso: e si sa quanto le imma- collocata proprio sull’altare maggiore del duomo (fig.
gini, componente ineludibile della religiosità medievale, 52) 41 .
da sempre contribuissero alla diffusione e A Città della Pieve, dove numerosi erano i beni
all’esplicazione dei temi religiosi. Per quanto quella amministrati dai canonici di Santa Mustiola, un affre-
iconografia non fosse tipica di santa Mustiola, rappre- sco raffigurante la santa (di scuola umbro-senese del-
sentata tradizionalmente con i simboli del proprio effe- la metà del XIV secolo) si trova nella chiesa
rato martirio (la palma o le cosiddette “piombate”), essa francescana di Santa Maria degli Angeli, ubicata lungo
non nacque nel nuovo contesto cittadino della “reliquia” una sterrata che ricalca un tracciato medievale per
(e in effetti a Perugia rimase un unicum, non cono- Roma (fig. 2) 42 .
scendosene altri esempi), bensì in territorio chiusino. Lungo la strada che, costeggiando il monte
Per usare un’efficace espressione del Ricci 36 , Petrarvella, conduce da Panicale a Paciano, i canonici
si può dire che, fondamentalmente, essa “ebbe princi- chiusini possedevano i beni del Ceraseto, dove, a pochi
pio da un bisticcio”, che vide aspramente contrapposti metri dalla Pieve del SS. Salvatore, si venera una pie-
i canonici della basilica chiusina di Santa Mustiola (fig. tra sulla quale santa Mustiola, in fuga da Roma, avreb-
7), primissimi depositari della “reliquia”, a quelli della be lasciato impresse le impronte di un piede e di un
cattedrale di San Secondiano (fig. 6), dove, per ragioni ginocchio (fig. 53) 43 . A poca distanza, sul lato opposto
di sicurezza e visibilità, l’anello era stato trasferito sin della via, sorge tuttora l’ex-monastero di Sant’Antonio
dal 1250 circa 37 . Ecco spiegato perché, a partire dal da Padova dei francescani Osservanti, dal quale pro-
XIV secolo, iniziarono a comparire diverse immagini viene un pentittico del terzo quarto del XV secolo, di
della santa rappresentata con l’anello in mano (oppure cui si conservano i due scomparti laterali di destra nel-
penzolante da una cordicella), quasi sempre in località la Raccolta d’Arte di San Giuseppe di Paciano: uno
che, direttamente o indirettamente, dipendevano dalla rappresenta San Pietro, l’altro Santa Mustiola (fig.
prepositura di Santa Mustiola, la quale, anche nel terri- 3) 44 . Nella medesima raccolta si espone anche una
torio del Chiugi perugino (politicamente soggetto al tavola dell’ultimo quarto del ’400, proveniente dalla chie-
comune di Perugia, ma fino al 1601 facente parte della sa dei Santi Rocco e Sebastiano di Paciano, nella qua-
diocesi di Chiusi) 38 , intendeva rivendicare a sé il pos- le, dietro ai due santi titolari, compare sempre santa
sesso del Santo Anello e la gestione delle rendite rela- Mustiola, caratterizzata dalla rarissima associazione di
tive, contro le pretese e gli abusi della cattedrale anello e “piombate” (fig. 30).
chiusina. Infine, un edificio intitolato a santa Mustiola e
Non sorprende, pertanto, trovare simili immagi- dipendente dalla prepositura chiusina sorgeva presso il
ni in località quali Montepulciano, Città della Pieve, castello di Mongiovino Vecchio (sopra il santuario del-
Paciano, Panicale, Mongiovino, mentre non è agevole la Madonna di Mongiovino), nella cui chiesa, dedicata
stabilire la provenienza di una tavola dell’orvietano Cola a santa Maria Assunta, si trova un altro affresco del

70
XIV secolo raffigurante la santa nel modo consueto, come ripetuto dalla letteratura locale e confermato dalle
cioè con l’anello appeso ad una cordicella (fig. 58) 45 . fonti archivistiche 46 . Ciò spiega come i confratelli della
Nonostante i ripetuti tentativi del comune di Giustizia siano stati indotti a “valorizzare” un’iconografia
Perugia di entrare in possesso dei beni della basilica di per nulla estranea al luogo da essi occupato, poiché, al
Santa Mustiola dislocati nel Chiugi, anche l’omonima momento del loro insediamento (1436), dovettero im-
chiesetta di porta Santa Susanna dipendeva dalla “casa battersi in alcune immagini preesistenti che già raffi-
madre” di Chiusi (risiedendo dunque in entrambe una guravano la santa in quella foggia particolare: mi riferi-
congregazione di canonici regolari di Sant’Agostino), sco soprattutto ad una perduta statua di Santa Mustiola

Fig. 30 - Madonna col Bambino e i santi Rocco, Sebastiano, Antonio Abate e Mustiola (tavola, sec. XV)
Paciano, Raccolta d’Arte di San Giuseppe

71
con tanto di anello che, nel partirsi da quel luogo gresso, sfruttano la spazio già occupato da due
(1537), essi lasciarono all’antistante parrocchiale di cappelline speculari, l’una dedicata alla Vergine (altro
Sant’Andrea 47 . culto precipuo della confraternita) 50 , l’altra a santa
Il Trittico della Giustizia, tra l’altro, non fu un Mustiola: da quest’ultima, probabilmente, proviene la
caso isolato, perché dalla testimonianza del Lancellotti statua della santa registrata in un inventario del 1780 51 .
sappiamo di una “imagine della B. Vergine dipinta a E’ possibile che la scelta di Sante di Apollonio
fresco da un pennello della scola di Pietro [Perugino] del Celandro e di Bartolomeo Caporali per la realiz-
posta in mezzo da s. Mostiola a mano dritta e da s. zazione del Trittico della Giustizia sia stata tutt’altro
Andrea a mano sinistra”, affresco sotto il quale che casuale, in considerazione di quanto, negli anni
“nell’architrave della porta di fuori vedesi l’insegna seguenti, i pittori si sarebbero avvicinati alle due istitu-
dell’istessa confraternita, una croce con una corda di zioni protagoniste nella gestione del Sant’Anello e della
penitenza sopra d’un monte” (fig. 31) 48 . Un culto, connessa propaganda municipale e religiosa: i
quello di santa Mustiola, che continuerà anche dopo il Decemviri, che nel 1483 commissionavano a Sante la
pala d’altare della propria cappella (poi dipinta dal
Perugino), e la cattedrale, dove Bartolomeo realizzava
gli arredi della cappella della Madonna del Verde (1477),
disegnava i cartoni per le vetrate istoriate della cappel-
la di Sant’Onofrio (1484 ca.) - l’altare di famiglia del
vescovo Iacopo Vagnucci - e s’iscriveva alla compa-
gnia di San Giuseppe (1487) 52 , occupandosi infine del-
l’omonima cappella in relazione alla commissione del
quadro d’altare (1489).

La promozione della figura e del culto


di san Giuseppe
Negli anni in cui il Sant’Anello entrava
definitivamente in possesso della comunità perugina,
iniziava, soprattutto da parte dei francescani dell’Os-
servanza, un’assidua promozione della figura e del culto
di san Giuseppe, finalizzata alla valorizzazione delle virtù
familiari, esemplificate dallo sposo della Vergine, il pa-
dre di famiglia modello, e dell’unità coniugale, di cui
l’anello sponsale costituiva il simbolo per eccellenza.
Ne fu protagonista indiscusso il beato Bernardino da
Feltre (1439-1494), Minore Osservante, che, durante
le predicazioni quaresimali del 1486-1487, sollecitò i
Fig. 31 - Ex-ingresso all’oratorio di Santa Mustiola
presso porta Santa Susanna a Perugia
perugini ad istituzionalizzare la devozione verso il
Sant’Anello, prima con la fondazione in cattedrale di
una cappella intitolata a san Giuseppe, destinata a cu-
trasferimento della compagnia nella nuova sede ubicata stodirne il venerato dono nuziale, quindi con la nascita
dietro l’oratorio di San Bernardino 49 , dove tutt’ora due di una compagnia laicale ad essa appoggiata 53 .
armadi settecenteschi, collocati ai lati del doppio in- Nel 1488, poi, sotto la spinta di un altro Minore

72
dell’Osservanza, fra Michele lombardo, e in singolare
anticipo sulla festa di precetto istituita solo nel ’600, “a
dì 19 de marzzo el dì de S. Giosefe fo comenzato a
guardare la detta festa de S. Giosefe, e che prima non
se guardava [...]; e la detta festa fo guardata per la
città e per lo contado che prima non se ne facea
mentione alchuna”: una processione di tutta la cittadi-
nanza (autorità, religiosi, fraternite) dalla cattedrale
giungeva sino alla chiesa di Santa Maria dei Servi di
colle Landone, per poi ritornare al duomo e concluder-
si con un’offerta di cera alla cappella del santo (peral-
tro già funzionante) 54 .
In conseguenza di tale fervore devozionale, a
partire dalla fine del ’400 andarono diffondendosi, non
solo in ambiente francescano, immagini di san Giusep-
pe che, mutuando l’iconografia già tipica di santa
Mustiola, lo rappresentavano nell’atto di mostrare
l’anello penzolante da una cordicella. In Umbria se ne
conoscono diversi esempi: a Sant’Arcangelo sul
Trasimeno, nella chiesa di Santa Maria di Ancaelle (fig.
40) 55 ; ad Assisi, nella cattedrale di San Rufino 56 ; a
Trevi, nella chiesa di Santa Maria delle Lacrime (fig.
41) e nel duomo di Sant’Emiliano (fig. 32) 57 ; ovvia-
mente a Perugia, nella cattedrale di San Lorenzo
(Reliquiario del Sant’Anello) e nel Museo Capitola-
re (tavolette votive con Miracoli di san Giuseppe;
figg. 48-49 e 54-57) 58 .

La cappella del Santo Anello in cattedrale


Come già detto, sin dal maggio 1486 fra
Bernardino da Feltre aveva ottenuto l’autorizzazione
per costruire una cappella, intitolata a san Giuseppe,
all’inizio della navata sinistra della cattedrale, nel sito
già occupato dalla cappella di San Bernardino di
Agostino di Duccio 59 : il fatto che quest’ultima, delibe-
rata sin dal 1451 ma ultimata solo nel 1475, venisse Fig. 32 - Gaspare da Como, San Giuseppe (sec. XVI)
smantellata dopo appena 11 anni di vita, per iniziativa Trevi, duomo di Sant’Emiliano
degli stessi Osservanti, dà la misura dei larghi consensi
raccolti dalla compagnia presso l’alta società perugina, Dopo un primo stanziamento del 31 ottobre 1487,
nonché dell’enorme importanza attribuita dai vertici del i pagamenti continuano fino al 31 luglio 1488, giorno di
potere civile ed ecclesiastico alla nuova impresa trasferimento dell’anello, quando i priori inviarono dei
monumentale. soprastanti a verificare il buon esito dei lavori 60 . La

73
realizzazione dell’altare venne affidata al fiorentino disposti nei pennacchi compresi tra l’arco e l’architrave;
Benedetto Buglioni (1461 ca.-1521), allievo di Andrea al di sopra, chiuso da una cancellata, il vano (ancora
della Robbia 61 , coerentemente con quell’indirizzo di funzionante) ricavato nella parete per ospitare la cas-
marca toscana che aveva informato quasi tutta la de- saforte del Sant’Anello; il tutto delimitato da un gran-
corazione plastico-pittorica della cattedrale quattrocen- de arcone che, in base ad un’incisione pubblicata nel-
tesca e al quale non furono certo estranei i vescovi l’opuscolo del Ciatti (anteriore alla completa demoli-
Vagnucci (originari appunto di Cortona). zione dell’altare quattrocentesco) 68 , potrebbe essere
Purtroppo, di quello che doveva essere il capo- quello frammentario conservato nel Museo Capitolare
lavoro del Buglioni sopravvive ben poco: soltanto due di Perugia e già riferito alla vecchia cappella di San
profeti recanti cartigli (Isaia e David), a lungo riferiti Bernardino (fig. 33) 69 .
erroneamente all’altare della Pietà di Agostino di Nei decenni successivi alla sua fondazione, la
Duccio 62 . Nemmeno sappiamo quale fosse l’aspetto cappella di San Giuseppe, grazie alla pietà dei fedeli e
dell’opera, non potendo in ciò ricorrere né alla lettera- alle sovvenzioni comunali, andò arricchendosi di nuovi
tura locale, né alle visite pastorali che, come noto, par- arredi, in risposta alle esigenze liturgiche e alla neces-
tono dalla seconda metà del ’500; i documenti, d’altra sità di una sempre maggiore sicurezza: tra il 1497 e il
parte, pur accompagnando le varie tappe dell’impresa, 1511 fu realizzata la cancellata perimetrale dei perugini
ci forniscono in questo senso solo scarse indicazioni. Giacomo e Bernardino di Matteo; tra il 1520 e il 1529
Un’ipotesi di ricostruzione è stata tentata, sulla venne addossato alla parete destra il grande bancone
scorta del Marquand, dalla Magliani, che ha proposto dei magistrati, opera del perugino Giovan Battista Ba-
di prendere a modello una tipologia d’altare ben preci- stone, successivamente (1565) “incoronato” dalla
sa, di cui esistono esempi del medesimo Buglioni (in balconata di Ercole di Tommaso del Riccio (alla quale
Santa Maria Assunta a Fabbrica di Peccioli) e di Be- si accedeva tramite una scala) 70 ; quindi, entro la fine
nedetto da Maiano e Antonio Rossellino (in Sant’Anna del ’500, si mise in opera la vetrata laterale (raffigu-
dei Lombardi a Napoli) 63 . In tal modo, si verrebbe a rante l’Annunciazione e la Natività) 71 , poi sostituita
configurare un prospetto tripartito, con due fornici la- da quella attuale di Francesco Moretti con l’Adora-
terali sormontati dai profeti (disposti entro clipei) ed zione dei pastori (1873).
ospitanti le statue della Madonna e di San Giuseppe, Pare che il misero destino del primo altare di
come del resto ricordato dal Siepi 64 . Da un’analisi at- San Giuseppe sia stato determinato, già alla fine del
tenta delle fonti e dei documenti, però, sembrerebbe di ’500, dalla necessità di una struttura (realizzata in le-
capire che tali nicchie fossero il frutto di un’aggiunta gno, con due colonnette innalzate sul piano della men-
successiva: dopotutto del San Giuseppe (che pare sa) capace di rendere agevole e suggestiva la calata
esistesse ancora ai tempi del Ricci) non si hanno noti- rituale del reliquiario contenente il Sant’Anello, nascon-
zie anteriori alla fine del ’500 65 , mentre la statua della dendo nel contempo il meccanismo utilizzato per la di-
Vergine venne aggiunta solo intorno al 1655 66 . scesa 72 : problema infine risolto dalla macchina anco-
L’insieme di questi dati, unitamente ad altre con- ra in uso che, mediante un sistema di carrucole (fig.
siderazioni, ha portato una giovane studiosa ad elabo- 34), aziona il tempietto in argento eseguito nel 1662 da
rare, in sede di tesi di laurea, una nuova ed interessan- Giovanni Antonio Vincenti, il tutto costato al comune la
te ipotesi ricostruttiva, basata su un’altro lavoro del somma di 3.400 scudi 73 . Dopo le avvisaglie di questi
Buglioni: il tabernacolo del SS. Sacramento per la chiesa anni, la rimozione definitiva del prospetto lapideo do-
di Santa Cristina a Bolsena 67 . Il prospetto dell’altare vette avvenire tra il 1734 e il 1736: quindi, nel 1753-
sarebbe così formato da un solo fornice (destinato ad 1761, il perugino Francesco Caselli realizzava l’attuale
incorniciare il quadro dello Sposalizio), con i due profeti altare neoclassico (fig. 35) 74 .

74
Fig. 34 - Il sistema di carrucole - Perugia, cattedrale di San Lorenzo

A distanza esatta di un anno, il 16 settembre 1489,


il dipinto (non è chiaro se ad affresco o su tavola) ve-
niva allogato a Bernardino di Betto detto il Pintoricchio
(Perugia, 1454 ca. - Siena, 1513) che, già il 27 dello
Fig. 33 - Frammenti di arcone (sec. XV) stesso mese, incaricava Bartolomeo Caporali di rap-
Perugia, Museo Capitolare di San Lorenzo presentarlo, come perito di parte, presso la compagnia
di San Giuseppe, di cui il “collega” era membro sin dal
1487 77 . Difatti il pittore, impegnato ininterrottamente
tra Roma, l’Umbria e le Marche fino ai primi anni del
Lo Sposalizio della Vergine nuovo secolo, non poté mai mettere mano allo Sposa-
Ma torniamo al 1488. Terminate le opere in lizio, venendo questo infine assegnato a Pietro Vannucci
muratura della cappella (peraltro già funzionante dal detto il Perugino (Città della Pieve, 1450 ca. -
mese di marzo), finalmente l’ultimo giorno di luglio il Fontignano, 1523), nelle forme di una tavola centinata
vescovo Dionisio Vagnucci, nipote e successore di (fig. 36): quest’ultima, infatti, avrebbe dovuto adattarsi
Iacopo, celebrò la solenne traslazione della “reliquia” al profilo arcuato della nicchia centrale dell’altare, la-
dalla cappella dei Priori alla cattedrale, seguita dal tra- sciata vuota dal Buglioni per ospitare una “tabula in
sferimento della cassaforte 75 . Dopo che il lavoro del dicta capella mittenda” già prevista nel 1486.
Buglioni venne stimato per una somma di 427 fiorini La deliberazione della compagnia risale al gior-
(primi di settembre) 76 , si procedette alla decorazione no 11 aprile 1499, mentre il contratto vero e proprio
dell’altare con un dipinto dal soggetto obbligato: lo Spo- non è stato rintracciato; ad ogni modo Perugino, causa
salizio della Vergine, ovvero l’istante in cui san Giu- l’eccessiva mole di lavoro e le consuete lungaggini,
seppe, sotto lo sguardo attento e premuroso del som- consegnerà l’opera ultimata solo entro il 1504, proprio
mo sacerdote (perno della scena), infila l’anello al dito l’anno che compare sullo Sposalizio della Vergine di
della sposa. Raffaello oggi a Brera, realizzato per la cappella

75
L’iconografia dello Sposalizio, infatti, deriva dalla let-
teratura apocrifa e, precisamente, dal cosiddetto
Protovangelo di Giacomo 79 , con la mediazione del-
la solita Legenda Aurea di Iacopo da Varagine
(1298) 80 .
Vi si narra come Maria, al compimento del terzo
anno di età, fosse affidata, dai genitori Anna e
Gioacchino, al tempio di Gerusalemme, dove sarebbe
stata allevata, sino ai 12 anni, in compagnia di altre
sette fanciulle, tutte con il compito di tessere. Rag-
giunta la pubertà, il sommo sacerdote Zaccaria, su con-
siglio di un angelo, decise di darla in sposa ad uno dei
vedovi della discendenza di Davide, i quali, chiamati a
raccolta, avrebbero dovuto presentarsi ciascuno con
una verga secca. Proprio da quella di Giuseppe, anzia-
no vedovo già padre di alcuni figli, uscì una colomba
che gli volò sul capo (fig. 47) 81, oppure sbocciarono
spontaneamente foglie e germogli, a testimonianza della
scelta divina. Giuseppe è rappresentato come un
vegliardo, dalla folta barba e dai piedi scalzi: simboli
della paternità “adottiva” (in contrasto con quella divi-
na) di Cristo, della saggezza di chi adempie al volere di
Dio contro i pregiudizi degli uomini e dell’umiltà pro-
pria di un falegname. La Vergine è raffigurata invece
come una fanciulla giovanissima, vestita di rosso (per
Fig. 35 - Francesco Caselli, altare del Santo Anello (1753-1761) indicare l’umanità di colei che per il tempio filava la
Perugia, cattedrale di San Lorenzo
porpora e lo scarlatto) e con un mantello blu, simbolo
della “divinità” di cui è rivestita come Madre di Dio. Ai
lati del santo sposalizio, da una parte le vergini compa-
Albizzini nella chiesa di San Francesco a Città di Ca- gne di Maria al tempio, dall’altra i pretendenti respinti,
stello. Molto si è discusso sul rapporto tra i due dipinti: uno dei quali intento a spezzare sul ginocchio la verga
se la superiorità del capolavoro raffaellesco è innega- non fiorita.
bile (soprattutto per quanto concerne il rapporto tra Insieme al fiore del patrimonio pittorico perugino,
spazio e figure), viceversa è ormai pacifico che la pre- anche l’opera del Vannucci conobbe il triste destino
cedenza ideativa debba essere assegnata al Vannucci, delle requisizioni napoleoniche (febbraio 1797), appro-
che aveva già sperimentato lo schema dello Sposali- dando nel 1804, dopo diversi spostamenti, nell’attuale
zio in opere precedenti, quali la Consegna delle chia- collocazione: il Museo di Belle Arti di Caen. Per molti
vi nella Sistina (1482) e la predella della Pala di Fano anni il vuoto dell’altare ricordò ai perugini l’entità di
(1497) 78 . quella perdita, e a nulla varranno gli sforzi del comune
Invano si cercherà nei Vangeli canonici il rac- - ed anche del Canova - per ottenere la restituzione
conto dell’episodio e la spiegazione di certi particolari, della tavola 82 . Dopo l’intervento del vescovo perugino,
su cui amarono indugiare i pittori del Rinascimento. che nel 1806 minacciava di sopprimere l’altare, se la

76
Fig. 36 - Pietro Vannucci detto il Perugino, Sposalizio della Vergine (tavola, 1499-1504)
Caen, Musée des Beaux Arts

77
compagnia non avesse provveduto alla commissione dall’analogo episodio inserito nella predella della Pala
di un nuovo quadro, si arrivò al 1814, quando non si di Monteluce 84 . Quanto alle colonne tortili, ispirate a
trovò di meglio che liquidare uno Sposalizio di Carlo quelle ricollocate nel tamburo della cupola
Labruzzi (fig. 37), che l’allora direttore dell’Accade- michelangiolesca di San Pietro 85 e poi riprese nel bal-
mia di Belle Arti (1812-1817) si era in sostanza auto- dacchino bronzeo del Bernini, si tratta di un motivo già
commissionato 83 . accolto da Antonio Circignani 86 negli Sposalizi rea-
L’opera, firmata e datata, rappresenta una lizzati per la basilica di Santa Maria degli Angeli (af-
riedizione del soggetto peruginesco “nel secco linguag- fresco, 1602-1603 ca.) e per il duomo di Città della
gio neoclassico ed anticheggiante delle sue prove meno Pieve (tela, 1606 ca.).
riuscite”, con la variante della scena non più ambienta- Evidentemente il quadro del Labruzzi non piac-
ta negli spazi aperti di una piazza rinascimentale, bensì que, perché già nel 1822 il priore della compagnia di
all’interno di un tempio: motivo certamente derivato San Giuseppe commissionò a Jean-Baptiste Wicar un

Fig. 37 - Carlo Labruzzi, Sposalizio della Vergine (tela, 1814) Fig. 38 - Jean-Baptiste Wicar, Sposalizio della Vergine (tela, 1825)
Perugia, Museo Capitolare di San Lorenzo Perugia, cattedrale di San Lorenzo

78
nuovo Sposalizio (1825), realizzato con uno stile Note
neoclassico di ben altra qualità e di più alta ispirazione
(fig. 38) 87 . Ciononostante, la realizzazione dell’opera * Ringrazio Annamaria Lucrezia Russi, per le ricerche
avvenne in un mare di polemiche, per la scelta non bibliografiche, e Marina Regni, per il supporto archivistico.
propriamente felice di affidare ad un francese, per 1
Per tutte le problematiche relative all’anello in quanto
giunta coinvolto in prima persona nel fenomeno delle “oggetto”, si rimanda, nel presente volume, ai contributi di M. L.
requisizioni, il compito di colmare il vuoto lasciato dalla Buseghin e M. Tosti; in quanto “simbolo religioso”, al saggio di
tavola del Perugino. Un vuoto che, nonostante tutto, don F. Sciurpa.
2
Iacopo e Dionisio Vagnucci vescovi e committenti d’arte
permane ancora e che, sommato alla distruzione del-
nella Perugia del secondo Quattrocento (facoltà di Lettere e Filo-
l’altare del Buglioni (dovuta questa volta all’incuria dei sofia, a.a. 2002-2003, relatore prof. F. F. Mancini), di prossima
perugini), rappresenta una delle perdite più gravi tra pubblicazione.
3
quelle subite numerose dalla città rinascimentale. Al Vagnucci, ritiratosi a vita privata nel castello di Pieve
del Vescovo presso Corciano, succedette il nipote Dionisio che,
all’ombra dello zio, resse la diocesi perugina dal 1482 sino alla
morte, avvenuta nel 1491. Per i due prelati cortonesi, cf. Mancini
1897, pp. 336-338; Caracciolo 2005a, p. 39.
4
Per la quale si rimanda, in questo volume, ai saggi di E.
Barni e M. Regni.
5
Per la vita di Francesco Della Rovere, cf. Lombardi 2000,
pp. 701-717; per i suoi rapporti con Perugia e il vescovo Vagnucci,
cf. Caracciolo, in stampa. Cf. anche Crispolti iunior 1648, pp. 85 e
270; Pellini 1664, pp. 813-814; Rossi 1857, p. 64; P. A. di Giovan-
ni / Scalvanti 1903, p. 234, nota 1; Ricci 1920, p. 140; Idem 1942,
pp. 8-10; Ermini 1971, p. 579; Duranti 1992, p. 366, nota 9;
Eadem, in questo volume.
6
Già nel febbraio 1474 gli ambasciatori perugini, di ritorno
da Roma, avevano rassicurato i priori sul fatto che il pontefice non
avrebbe istituito alcuna inchiesta, né mai avrebbe ordinato che l’anello
fosse restituito (ASP, ASCP, Riformanze, 110 [1474] c. 19v, 14
febbraio: “non commictet causam predictam nec mandabit anulum
restitui”; cf. Ricci 1920, pp. 140-141). La sentenza definitiva arri-
vò solo nel 1486, sotto il pontificato di Innocenzo VIII (1484-
1492): cf. Rossi 1857, pp. 117-120.
7
Duranti 1992, p. 363 e nota 1.
8
Significativa la prontezza con cui i magistrati inviarono
alcuni ambasciatori al papa (che si trovava in villeggiatura estiva a
Tivoli), per sapere se autorizzava la permanenza a Perugia della
“reliquia”; eloquente anche il comportamento del pontefice, che
evitò di comunicare la propria posizione favorevole per via scritta,
affidandola semplicemente agli ambasciatori (ASP, ASCP,
Riformanze, 109 [1473], cc. 71v-72r, 8 agosto; cf. Pellini 1664, p.
729; Rossi 1857, pp. 44-45 e 64-65; P. A. di Giovanni / Scalvanti
1903, pp. 241-242).
9
Di essi sopravvive solo lo splendido Reliquiario Vagnucci
conservato nel Museo Diocesano di Cortona, donato nel 1458 alla
Pieve di Santa Maria (attuale duomo) e destinato ad essere esposto
una volta all’anno, il 2 luglio (festa della Visitazione della Madon-
na); contiene un presunto frammento della veste di Cristo. Scom-

79
parsi sono invece un secondo reliquiario, sempre regalato alla Pieve X secolo.
23
di Cortona e recante un pezzetto della Vera Croce, e un terzo Crispolti iunior 1648, p. 65.
24
contenente una ciocca di capelli della Vergine, donato nel 1483 alla Questo il testo dell’iscrizione che corre alla base della
chiesa di Santa Maria dei Servi fuori le mura (ora distrutta). Sul cupoletta: + DEI GR[ATIA] ANU[LUM] BE[ATAE] M[ARIAE]
Reliquiario Vagnucci, cf. Collareta 1987, pp. 87-96; Caracciolo, in V[IRGINIS] TRADITUM || EX CLUSIO P[ER] VINTERIUM
stampa (cui si rimanda anche per i due oggetti perduti). OR[DINIS] M || INORUM 1473 ORNATUM ESP || ENSIS
10
Infatti, prima che Michelangelo realizzasse il celebre LARGITORUM MDXI. Sul reliquiario, cf. Siepi 1822, pp. 106-
Giudizio Universale, nella parete di fondo della Sistina compariva 107; Rossi 1857, pp. 134-138; Gnoli 1908, pp. 65-66.
25
una pala ad affresco del Perugino con l’Assunzione della Vergine. Ciatti 1637 (le pagine non sono numerate); Fantoni
11
Sulla Pala Vagnucci (ora nel Museo Capitolare) e sul Castrucci 1673, pp. 204-205.
26
problema del ritratto del vescovo, cf. Caracciolo 2005a, pp. 33-48; Duranti 1992, p. 366.
27
Idem 2005b, pp. 9-15. Si noti la posizione di rilievo che occupa Sulla santa, il suo culto e la sua iconografia, cf. Kaftal
proprio la scena dello Sposalizio della Vergine (con san Giuseppe 1952, coll. 752-753; Idem 1965, coll. 795-797; Ferrali 1967, coll.
intento ad infilare l’anello al dito della sposa), poco sotto la mano 681-685. Sul problema della storicità del martirio di Mustiola, cf.
doppiamente inanellata del vescovo. Binazzi 2000-2002, pp. 75-84.
12 28
Il figlio defunto dell’orefice chiusino Ainerio, resuscitato Per l’opera, cf. Santi 1985, pp. 65-66; E. Lunghi, scheda
giusto il tempo per rimproverare l’incredulità del padre circa l’au- in Garibaldi 1996, pp. 194-195; P. Mercurelli Salari, scheda in
tenticità dell’anello sponsale, recava un capello della Vergine intor- Garibaldi-Mancini 2004, pp. 198-199.
29
no al collo (cf. il contributo di A. Spicciani nel presente volume). Bury 1990, pp. 469-475. Per un inquadramento del pit-
13
Sul Bessarione, cf. Labowsky 1967, pp. 686-696; per la tore, cf. anche P. Scarpellini, scheda in Bon Valsassina-Garibaldi
figura del Perotti e il processo a fra Vinterio, si rimanda al saggio di 1994, pp. 235-238; Teza 2004a, pp. 55-71.
30
M. Regni in questo volume. “Porta Sancte Susanne [...] que stat iuxta Sanctam
14
Prosegue in questa direzione anche la scelta di Sisto IV di Mustiolam” (Statuto del comune 1996, capp. 122 e 192, pp. 137,
nominare arbitro, nella contesa Siena-Perugia, Federico da 200 e 224; cf. Grohmann 1985, pp. 29-30). Sulla chiesa, cf. ASSP,
Montefeltro, duca di Urbino, personaggio vicino al papa e al ve- G. Belforti-A. Mariotti, Memorie storiche delle chiese della città di
scovo Vagnucci (ASP, ASCP, Diplomatico, 785, 13 agosto 1479; Perugia per il rione di P.S.S. (1818), ms. CM 289, pp. 31-34.
31
cf. Rossi 1857, pp. 86-87 e 102). Cf. Siepi / Roncetti 1994, pp. 55-61: il Siepi desume le
15
Sul Monte dei Poveri di Perugia, cf. Maiarelli-Nicolini notizie sulla confraternita da Vermiglioli 1804 (la seconda edizione
1962; Cutini 2000. è del 1846).
16 32
ASP, ASCP, Riformanze, 109 (1473), c. 77r, 15 agosto: Cf. Siepi 1822, pp. 757-762; Siepi / Roncetti 1994, pp.
“interfuit maximus et innumerabilis populus numero quasi triginta 191-198: il Siepi trae le notizie sul monastero da C. Baglioni, Me-
milia et ultra” (cf. Rossi 1857, pp. 57-59). morie serafiche appartenenti al ven. monistero di S. Chiara detto
17
ASP, ASCP, Riformanze, 109 (1473), c. 107v, 1 novem- delle Cappuccine di P.S.S. di Perugia, ms. ora presso l’archivio dei
bre (cf. Pellini 1664, p. 733; Cavallucci 1783, pp. 76-77; Rossi padri Filippini.
33
1857, pp. 70-71; P. A. di Giovanni / Scalvanti 1903, p. 244). Il nome di “Pietro de Baccio” (accanto, scritto da altra
18
ASP, ASCP, Riformanze, 110 (1474), cc. 45v-46r, 12 mano: “morto”) compare nel ruolo dei confratelli aggiunto alla ri-
aprile (cf. P. A. di Giovanni / Scalvanti 1903, p. 246: per errore 13 forma degli statuti del 1525 (BAP, ms. 952, c. 12v).
34
aprile); c. 114r, 3 agosto. Nella tavola in questione, però, sant’Andrea abbraccia
19
ASP, ASCP, Riformanze, 110 (1474), c. 143v, 5 dicem- una tradizionale croce latina.
35
bre. Bury 1990, p. 470 e nota 8.
20 36
Questo il testo della scritta: MCCCCLXXIII TENPORE Ricci 1920, pp. 137-138.
37
M[AGNIFICORUM] D[OMINORUM] P[RIORUM] ARTIUM Rossi 1857, pp. 12-13 (altrove si riporta la data errata
CIVITATIS PERUSIAE RUSTICI DE MO[N]TE MELINO E[T] del 1350: Ricci 1920, p. 137). Naturalmente sino alla fine del ’200,
SOCIOR[UM] MEN[SE] SE[P]TENBER[IS]. Cf. Siepi 1822, p. cioè fintanto che i canonici di Santa Mustiola amministrarono an-
109; Rossi 1857, p. 65. che la cattedrale chiusina, la decisione di traslocare l’anello non
21
ASP, ASCP, Riformanze, 109 (1473), cc. 73rv, 9 agosto; comportò alcun contrasto (cf. Bersotti 1982, pp. 19-20).
38
cf. Pellini 1664, p. 730. La chiave custodita dal Collegio del Cam- Per le dipendenze di Santa Mustiola di Chiusi, anche in
bio muove contemporaneamente due serrature. territorio perugino, cf. Barni-Bersotti 1999, pp. 42-43; Riganelli
22
BAP, ms. 3106, cc. 1v-2v (si fa riferimento alla numera- 2002, pp. 50-51.
39
zione a matita). Il primo foglio, in pergamena, è riciclato da un Su Cola Petruccioli (doc. 1372-1401) e la Tavola Cini, cf.
manoscritto religioso, e presenta sul recto una scrittura carolina del Fratini 1986, pp. 649-650; Todini 1989, I, p. 281, II, p. 214. Si noti

80
53
che ad Orvieto, in via Pecorelli, rimangono ancora i resti di una Sulla figura di san Giuseppe, il suo culto e la sua
piccola chiesa romanica di Santa Mustiola. iconografia, cf. Stramare-Casanova 1965, coll. 1251-1292; sull’omo-
40
Repetti 1839, p. 492. nima compagnia, cf. Marinelli 1965, pp. 472-557; Casagrande 1987,
41
Su Taddeo di Bartolo (Siena, 1362 ca.-1422) e il trittico pp. 155-183; Eadem, in questo volume.
54
di Montepulciano, cf. Chelazzi Dini-Angelini-Sani 1997, pp. 202- P. A. di Giovanni / Scalvanti 1903, p. 424 e nota 2.
55
208. Il santo è raffigurato nell’affresco d’altare, realizzato,
42
Ringrazio don Simone Sorbaioli per avermi mostrato la forse insieme al prospetto in pietra serena, da Giovan Battista
chiesa. Caporali (ca. 1475-1555), figlio di Bartolomeo, intorno al 1527.
43
Cf. Bersotti 1982, p. 16; Lorenzini 2000, pp. 55-59. Cf. Per il pittore, cf. Scarpellini 1981, pp. 21-79.
56
anche il contributo di M. L. Buseghin. Si tratta di una tela dipinta da un ignoto pittore
44
I due laterali, dopo la menzione del Guardabassi (1872, peruginesco attivo intorno al quarto decennio del ’500 (cf. Santucci
p. 161) ed un’apparizione alla Mostra d’antica arte umbra (Cata- 1999, pp. 132 e 136).
57
logo 1907, p. 51), sono stati registrati dal Todini (1989, I, p. 371), Gli autori sono rispettivamente Giovanni di Pietro detto
che li ha attribuiti ad un ignoto perugino “imitatore del Bonfigli”. I lo Spagna (affreschi della cappella di San Francesco del 1520: cf.
restanti tre scomparti, che dovrebbero raffigurare la Madonna col Gualdi Sabatini 1984, I, p. 232, II, tav. 117) e Gaspare da Como
Bambino e, alla sua destra, i santi Francesco e Antonio da Padova, (statue collocate nelle nicchie laterali dell’altare del Sacramento,
si trovano a Monaco di Baviera in collezione privata (comunica- opera del 1522 di Rocco da Vicenza).
58
zione orale di Aldo Perotti, responsabile della raccolta parrocchia- Cf. Abbozzo 2001, p. 28.
59
le). Si noti, però, che la destinazione originaria del polittico va ASP, ASCP, Riformanze, 119 (1485-1486), cc. 119v-
ricercata in un luogo diverso dal convento francescano, edificato a 123r, 31 maggio-14 giugno 1486 (cf. Rossi 1857, pp. 121-123). Per
partire dal 1496, quindi qualche decennio dopo la realizzazione la cappella di San Bernardino, oggi in forme tardo-settecentesche
dell’opera (cf. Lorenzini 2000, pp. 60-70). Cf. anche Santanicchia, sul lato opposto della cattedrale, dove venne ricomposta alla bell’e
in stampa. Ringrazio Agnese Cipriani per avermi mostrato il picco- meglio già nel 1486, cf. Teza 2004b, pp. 250-259.
60
lo museo. ASP, ASCP, Riformanze, 120 (1487-1488), cc. 41r e 81r
45
Cf. Grohmann 1981, pp. 822-823 e nota 14; Riganelli (cf. Magliani 1992, p. 301).
61
2002, p. 51, nota 112. Cf. anche il contributo di A. S. Capponi in Vasari 1568, pp. 507 (Vita del Verrocchio) e 591 (Vita di
appendice al presente volume. fra Bartolomeo). Sul Buglioni, cf. Marquand 1921 e Gentilini 1992,
46
ASP, Congregazione di carità, O.S.M.M., Diplomatico, pp. 390-435.
62
perg. n. 13 (18 ottobre 1257): il rettore della chiesa di Santa Mustiola Probabilmente, i due profeti furono uniti ai resti della
di Perugia, sindaco e procuratore della stessa, viene definito Pietà (oggi nei depositi) quando quest’ultima, nel 1832, venne murata
“concanonico” dell’omonima prepositura chiusina (ringrazio A. nell’ultima campata della navata sinistra (Magliani 1992, p. 302).
M. Sartore per la segnalazione). Cf. anche Lauri 1622, p. 33; Jacobilli Riferiti all’altare del Santo Anello dal Rossi (1857, p. 124, nota 2),
1647-1661, III, pp. 73-74. sono entrati nel catalogo di Buglioni con il Marquand (1921, pp. 7-
47
Cavallucci 1783, p. 28. Cavallucci parla di una seconda 11).
63
statua di Santa Mustiola, notizia che Vermiglioli prima ha accolto Magliani 1992, p. 302.
64
(1804, p. XV), poi ha rigettato a favore di una statua della Vergine Siepi 1822, p. 103: “questo altare avea a lato due nicchie
(1846, p. 16). ove si veneravano le statue di s. Giuseppe e della Madonna che
48
BAP, O. Lancellotti, Scorta sagra (ante 1671), I, ms. presentemente sono allogate nella cappella dello Spirito Santo”.
65
B.4, p. 172, 20 maggio. L’edicola sopra la porta è ancora visibile La “bella statua del glorioso Patriarca S. Joseffe” è citata
(accanto vi è un piccolo pesce di Sant’Andrea): il Siepi (1822, p. nella premessa alla prima matricola maschile della compagnia (BAP,
762) vi vedeva una tavola con i Santi Francesco e Chiara; tuttavia ms. 3106, c. 2r). Dal Lauri (1622, p. 110) sappiamo che andava in
non si comprende come mai lo stesso erudito collochi l’affresco in processione per la festa di San Giuseppe (19 marzo), essendo
questione “nella parete dietro all’altare” (Siepi / Roncetti 1994, p. pertanto scolpita non nella pietra, ma nel legno (Rossi 1857, pp.
194). 138-139). Il Ricci (1920, p. 138), che poteva ancora vederla, la
49
Sull’oratorio della Giustizia, cf. Siepi 1822, pp. 808- riferisce al XV secolo.
66
814; Commodi 1996, pp. 67-74. Secondo il Rossi (1857, p. 148), fu in questa occasione
50
Questo culto ruotava intorno ad un’antica statua che ai lati dell’altare vennero aggiunte le due nicchie di legno dorato
processionale della Madonna: cf. Vermiglioli 1804, pp. XVI-XVIII; ricordate nella visita pastorale del 1660 del vescovo Oddi (ADP,
Idem 1846, pp. 12-14; Bury 1990, p. 470 e note 4-5. ms. 21, c. 29r).
51 67
Cf. Teza 2004b, p. 274, nota 40. Giuseppa Pesare, La scultura monumentale del duomo
52
BAP, ms. 3106, c. 14r, n. 98. di Perugia nel Quattrocento (facoltà di Lettere e Filosofia, a.a.

81
2002-2003, relatore prof. G. Gentilini), pp. 104-148. p. 526). Una copia del dipinto (1871), realizzata dall’artista tuderte
68
Ciatti 1637. Eliseo Fattorini, è conservata al Victoria and Albert Museum di
69
Cf. Bernardini 1991, pp. 296-297. In effetti questo arcone, Londra (cf. Garibaldi-Mancini 2004, p. 505).
82
decorato con un motivo a treccia, reca segni di doratura, come Dei 31 dipinti selezionati a Perugia dal commissario
riferito dalla solita premessa alla prima matricola maschile della napoleonico Jacques-Pierre Tinet, compresi i 3 già individuati da
compagnia (BAP, ms. 3106, c. 2r): “il marmo d’intagli alla facciata Jean-Antoine Gros in forza del Trattato di Tolentino, ben 22 erano
dell’altare messi a oro”. Il Signum Christi scolpito nella chiave di di Perugino. Sulle requisizioni napoleoniche a Perugia, cf. Galassi
volta, allora, non si riferirebbe all’altare di San Bernardino, ma 2004.
83
indicherebbe il ruolo svolto dal movimento dell’Osservanza nella Sulla tela del Labruzzi (Messina, 1747 - Roma, 1817),
fondazione di quello dedicato al Sant’Anello. ora nel Museo Capitolare di San Lorenzo, cf. Bernardini 1991, pp.
70
Cf. Rossi 1857, pp. 139-140; Lunghi 1994, pp. 102- 96-97; A. Migliorati, in Garibaldi-Mancini 2004, p. 514.
84
108. L’Incoronazione della Vergine (1523-1524) di Giulio
71
“E ultimamente fu di nuovo fatta l’invetriata grande” Romano e Giovan Francesco Penni, ora nella Pinacoteca Vaticana.
(BAP, ms. 3106, c. 2r). La vetrata è descritta nella visita pastorale Sulla predella, realizzata da Berto di Giovanni e conservata nella
Oddi del 1660 (ADP, ms. 21, c. 29v); cf. Rossi 1857, pp. 140-141. Galleria Nazionale dell’Umbria, cf. Santi 1985, pp. 153-154.
72 85
Cf. Lauri 1622, p. 111; Ciatti 1637; Fantoni Castrucci In effetti la tradizione riteneva che queste colonne tortili,
1673, pp. 211-212; BAP, Lancellotti, Scorta sagra cit., II, ms. facenti parte del primo ciborio di San Pietro, provenissero dal
B.5, cc. 87vb-88ra, 2 agosto (“cala con moto quasi insensibile per tempio di Salomone a Gerusalemme.
86
l’incastro delle due colonne di legno che dall’altare della cappella Città della Pieve, 1568 ca. - Roma, 1629. Figlio di Niccolò
poggiano fino al piano del nicchio”); Orsini 1791, p. 112; Rossi Circignani detto il Pomarancio, dal nome del luogo di nascita,
1857, pp. 142-144. Pomarance in Toscana.
73 87
Siepi 1822, pp. 104-105; Rossi 1857, pp. 145-146 e Sulla tela di Wicar (Lille, 1762 - Roma, 1834), tutt’ora in
149, nota 1. loco, cf. F. Boco, in Garibaldi-Mancini 2004, p. 515. Di essa si
74
ASP, ASCP, Riformanze, 168 (1728-1738), cc. 110v- conservano un cartone preparatorio, donato all’Accademia di Belle
111r, 21 marzo 1736 (l’ostensione del Santo Anello, programmata Arti per volontà testamentaria dell’artista (1834), e un’incisione
per la festa di San Giuseppe, viene dirottata all’altare di San del 1825 del pittore romano Bartolomeo Pinelli, presso il Museo
Bernardino, a causa dell’inagibilità della cappella); Siepi 1822, pp. Capitolare di Perugia (Bernardini 1991, pp. 106-107).
103-104; Rossi 1857, pp. 148-150 e 154-155 e 170, nota 3.
75
ASP, ASCP, Riformanze, 120 (1487-1488), cc. 81r-82r,
31 luglio-1 agosto 1488. Cf. Rossi 1857, pp. 124-128.
76
ASP, ASCP, Riformanze, 120 (1487-1488), cc. 83v-84r,
4-8 settembre 1488 (cf. Magliani 1992, pp. 301-302). Il documen-
to di lode è pubblicato in Rossi 1873, pp. 250-254.
77
Scarpellini-Silvestrelli 2003, pp. 99 e 285-286. Il con-
tratto prevedeva che, in caso di mancato accordo tra Caporali e il
rappresentante della compagnia sulla valutazione dell’opera, il ve-
scovo di Perugia avrebbe nominato un terzo perito.
78
Cf. Scarpellini 1984, pp. 50, 64 e 107-108; Garibaldi
1999, pp. 67-69 e 136.
79
Attribuito a Giacomo di Alfeo detto il Minore (l’Apo-
stolo morto nel 62) e, pertanto, ritenuto addirittura anteriore ai
Vangeli di Luca e Matteo: in effetti fu composto intorno al IV
secolo, come indicherebbe lo spostamento d’interesse dalla figura
di Gesù a quella di Maria. Cf. Craveri 1990, pp. 5-28.
80
Iacopo da Varagine o da Varazze (1230-1298), frate
domenicano e arcivescovo di Genova. Raccolse le vite dei santi
nella Legenda Aurea, testo agiografico di larghissimo successo e
fonte d’ispirazione per l’iconografia medievale.
81
Questo particolare è rappresentato nello Sposalizio della
Vergine (1485 ca.) affrescato nell’abside della chiesa di San Girolamo
a Spello ed attribuito a Rocco Zoppo (cf. Todini 1989, I, p. 307, II,

82
Devozione

83
84
GIOVANNA CASAGRANDE morì a Perugia protetto e favorito dalle autorità cittadi-
La compagnia di San Giuseppe ne 5 .
come specchio della città (1487-1627) * Luca di Francesco di ser Nicolò trasse notevoli
vantaggi dalla donazione dell’anello al comune: infatti
in data 16 agosto 1473 ebbe un’elargizione di 200 fiorini
Il Sant’Anello perché potesse saldare un debito con la Camera Apo-
Nella storia della presenza del Sant’Anello a stolica; un vitalizio annuo di 16 fiorini per sé e per i
Perugia si entra in data 6 agosto 1473, quando Luca di figli; l’esenzione dal pagamento delle imposte per sé,
Francesco di ser Nicolò fa solenne donazione dell’anel- per i fratelli e per i loro discendenti fino alla terza ge-
lo, pervenuto nelle sue mani, al comune di Perugia 1 . nerazione 6 . Privilegi di non poco conto che danno l’idea
E’ questo l’atto ufficiale con cui Perugia entra di quanto le autorità comunali tenessero in considera-
in possesso della preziosa “reliquia”; da questa data in zione l’essere entrati in possesso della “reliquia”.
poi è un susseguirsi di disposizioni circa il modo di con- Che il Sant’Anello sia una delle tante false reli-
servare e tenere in Perugia l’anello. quie che hanno attratto e polarizzato la devozione dei
Nel registro n. 3 della serie Indici delle fedeli è cosa da non porsi più in discussione. Il Mura-
riformanze, all’anno 1473 2 , di mano di Stefano tori aveva già in proposito idee chiare, espresse al
Guarnieri da Osimo allora cancelliere del comune di Vincioli: “non vi ha scrittore alcuno nell’antichità, che
Perugia, tutte le delibere riguardanti il Sant’Anello sono mostri usato anello alcuno negli sposalizi ebraici, né
scritte in rosso con l’evidente intento di dare un rilievo alcuno che parli di codesto anello. Si riduce dunque
tutto particolare all’evento. tutta la difesa a citar bolle di papi degli ultimi secoli,
Il 1473 è una linea di demarcazione: la presenza indulgenze, feste ecc.” 7 . Ma le parole del Muratori
in città del supposto anello sponsale della Vergine si non ebbero alcun effetto a Perugia; lo stesso Vincioli
configura come un avvenimento centrale, determinan- non le tenne in alcun conto e tentò di sostenere l’au-
te, decisamente importante per tutta la città. Un fatto tenticità del Sant’Anello, gloria cittadina 8 . Il Rossi
veramente cittadino! L’anello fu solennemente mostrato ancora nel 1857 si accanisce a dimostrarne l’autentici-
al popolo il 15 agosto, festa della Vergine, ed “interfuit tà 9 . In tempi più recenti l’anello è stato segnalato come
maximus et innumerabilis populus numero quasi triginta esemplare di anello-sigillo maschile forse del I sec.
milia et ultra” 3 . d.C. 10 .
Perugia si batté con costante accanimento e te- Per Perugia, in verità, l’essere entrata in pos-
nacia per mantenere il possesso dell’anello. Nonostante sesso del Sant’Anello fu un evento di portata eccezio-
l’intervento di Siena in favore di Chiusi, privata ormai nale, un evento quasi “inconsciamente” atteso, chissà
della reliquia, nonostante il verificarsi di una situazione se deliberatamente voluto, certamente un’occasione da
conflittuale con la città toscana, non senza interventi non perdere, una possibilità da non lasciarsi sfuggire.
pontifici, tra andare e venire di ambasciatori 4 , Perugia Tre ipotesi possono chiarire perché a Perugia la pre-
riuscì a conservare l’anello con tutte le forme della senza di questa “reliquia” sia assurta a tanta importan-
solennità, ponendolo in un primo tempo nella cappella za.
del palazzo dei Priori e poi in un’apposita cappella in 1) A quest’epoca - anni ’70 del ’400 - le linee
cattedrale. direttrici dei grandi pellegrinaggi erano definite.
L’anello giunse nelle mani di Luca di Francesco L’Umbria aveva ormai da tempo i suoi consolidati poli
di ser Nicolò trafugato dalla chiesa di San Francesco di attrazione: Assisi e Santa Maria degli Angeli; la sua
di Chiusi da frate Vinterio (figg. 9 e 16), tedesco, posizione geografica ne faceva un’area di passaggio,
francescano Conventuale, che, dopo il fatto, visse e ad esempio, per i pellegrini che si recavano a Roma 11 .

85
Dal circuito Assisi, Santa Maria degli Angeli, Roma e camino era di andar a Foligno [...]. Perosa è città nobi-
Loreto, Perugia era esclusa né possedeva una reliquia le, et magnifica posta in monte [...]; in questa andassi-
prestigiosa come, ad esempio, il Corporale del miraco- mo per veder uno anello con cui fu isposata la madre
lo di Bolsena conservato nel duomo di Orvieto. Poten- del nostro signor Iesu Christo, il quale è nel Domo
te città del centro-Italia, Perugia non disponeva tutta- altramente detto San Lorenzo” 17 .
via di un’attrattiva tale da far deviare o in qualche 2) Una reliquia ambita riusciva ad immettere
modo attirare il flusso dei pellegrini. Con il possesso Perugia nel giro delle mete devozionali più frequentate
del Sant’Anello anche Perugia veniva ad avere il suo (Assisi, Santa Maria degli Angeli). Questa nuova real-
polo devozionale traente; assurgeva, se non alla di- tà dovette essere, o almeno apparire, come un rilancio
gnità di Assisi, Santa Maria degli Angeli, Loreto, per della città. Perugia, le cui libertà comunali si stavano
non parlare di Roma, almeno al livello di città degna lentamente ma progressivamente affievolendo assor-
di passaggio, di una visita, di una sosta. bite dallo Stato della Chiesa, “antica” città-stato abi-
Non è certamente un caso che la ostensio del- tuata ad un prestigio municipale plurisecolare, trova nel
l’anello, già nel 1474, venga stabilita “de mense augusti Sant’Anello un rinnovato slancio. Costretta in politica
in die Indulgentie vel in secundo die augusti” 12 . E’ a muoversi circospetta per non scontentare forze più
questo, come è noto, il periodo del celebre Perdono grandi, la città attorno al Sant’Anello ha un sussulto di
d’Assisi coincidente anche con l’indulgenza plenaria vitalità municipale. Il caso può essere tra quelli
che Benedetto XI avrebbe concesso alla chiesa di San emblematici di come una devozione si identifichi con la
Domenico di Perugia in occasione della festa di Santo città dove l’oggetto di venerazione ha sede e vicever-
Stefano (3 agosto). Se è ovvio l’intento concorrenziale sa; nel caso specifico Perugia “s’impadronisce” di un
dell’indulgenza perugina, facente capo ai domenicani, “articolo” di culto di cui sembra comprendere imme-
con quella della Porziuncola, facente capo ai diatamente l’importanza, l’utilità, la funzionalità ai fini
francescani 13 , il Sant’Anello ha lo scopo di non la- di una, a suo modo, rinnovata affermazione di prestigio
sciare Perugia fuori dal movimento che il Perdono e dignità municipali. Lo slancio devozionale si fonde e
d’Assisi creava nei primi giorni d’agosto. si confonde con gli interessi cittadini, politici, economici.
Nella stessa matricola della compagnia si trova Devozione e municipalità sono, a mio avviso, nel
che l’ostensio dell’anello deve aver luogo il 2 agosto caso del Sant’Anello un tutt’uno. La città ritrova nel
proprio per i forestieri e pellegrini “che vengono dal possesso della “reliquia” un suo simbolo di unità e for-
Perdono della Madonna delli Angioli” 14 . Gli altri gior- s’anche d’identità: Perugia è la città del Sant’Anello e
ni in cui era prevista la mostra dell’anello erano il 3 come tale acquista o cerca di acquistare una sua
agosto ed il 19 marzo (festa di San Giuseppe) 15 . Ad connotazione peculiare e precipua almeno o anche sotto
esempio, nel 1506 la normale ostensio del 3 agosto il profilo di un più vasto richiamo devozionale.
avviene “coadunato fere toto populo Perusino et 3) Nell’accanimento al possesso del Sant’Anel-
quampluribus forensibus peragrantibus astantibusque lo possono aver concorso una molteplicità di fattori:
magnificis dominis prioribus” 16 . E’ evidente il tentati- riuscire a gestire una devozione unica in Italia e rinvi-
vo di dirottare ed attrarre il flusso di pellegrini che ave- gorire con l’acquisto della reliquia il sentimento di mu-
va come meta il luogo più prossimo a Perugia. Perugia nicipalità ed il prestigio della città; “umiliare” politica-
trovò così il suo spazio d’inserimento, ciò che è con- mente l’area di Chiusi ai confini ovest del contado di
fermato da Bartolomeo Fontana che nel suo Itinera- Perugia 18 ; accaparrarsi i vantaggi economici che po-
rio scrive: “tolta la perdonanza quindi [da Santa Maria tevano derivare dal passaggio di pellegrini. In casi come
degli Angeli] si partissimo, e per bellissimo paese pas- questi è impossibile fare distinzioni: tutto si confonde in
sando, noi arivassimo a Perogia, quantouque il dritto un amalgama d’interessi tra loro intersecati.

86
La compagnia Sull’esempio del feltrense aderiscono alla na-
Mancava alla preziosa reliquia un adeguato sup- scente compagnia oltre 160 personaggi. L’incidenza
porto, un’aggregazione di cittadini che garantisse la dell’esempio del celebre predicatore è chiaramente
persistenza della devozione e nel contempo la rendes- testimoniata dal testo dell’adesione di Stefano Guarnieri
se istituzionalizzata. da Osimo, cancelliere del comune di Perugia 21 :
A ciò provvide Bernardino da Feltre, che più volte
predicò a Perugia 19 , nel 1487 con la fondazione della Io Stephano Guarnieri de la città de Osimo, cittadino
compagnia di San Giuseppe di cui egli stesso fu il pri- perusino de porta Sancto Angelo, cancellieri de la magnifica
republica perusina, desideroso in omne cosa maxime in
mo aderente (fig. 39) 20 : honore et veneratione del glorioso Sancto Ioseph imitare le
vestigie del venerabile homo et excellentissimo predicatore
Io frate Bernardino da Feltro ordinis Minorum parvulus et frate Berardino suprascripto me offerisco et so contento
pauperculus offeriscomi ad essere de la fraternita e compa- essere de la compagnia et confraternita del prefato glorioso
gnia de glorioso patriarcha Sancto Ioseph sposo virgineo sancto et in fede de ciò me so descripto qui de mia propria
de la immaculata Vergine Maria, nutricio e governatore de mano.
lo Signor nostro Iesu Christo.
Conoscendo il pensiero del feltrense sulla fami-
glia e sulla figura di san Giuseppe (figg. 32 e 40-41) 22
non è difficile pensare ch’egli abbia trovato a Perugia
un terreno ideale per impiantare una devozione-tipo
che, avendo come fulcro l’anello sponsale della Vergi-
ne, offriva al popolo un’immagine concreta della fami-
glia modello con il ruolo rinvigorito di san Giuseppe, il
perfetto padre di famiglia.

Adesioni alla compagnia e predicatori


La prima matricola della compagnia è conser-
vata presso la Biblioteca Comunale Augusta di Perugia,
con la collocazione ms. 3106 (fig. 42) 23 . Sul calare
degli anni ’70 del secolo scorso mi dedicai alla trascri-
zione integrale di questo manoscritto, che si è rivelato
di particolare rilevanza. Esso raccoglie - dal 1487 al
1542 - circa 1300 adesioni così distribuite:

E’ evidente la concentrazione di iscrizioni negli


anni 1487, 1498 e 1542. Il fenomeno ha una motivazio-
ne semplice: la presenza dei predicatori.
Si è già detto che nel 1487 le adesioni fanno
Fig. 39 - Sottoscrizioni autografe dalla prima matricola maschile seguito a quella di Bernardino da Feltre; segue un pe-
Perugia, Biblioteca Augusta riodo di relativa stasi fin quando nel 1498 si ha un vero

87
Fig. 40 - Giovan Battista Caporali, I santi Michele Arcangelo,
Giovanni Battista, Giuseppe e Rocco (affresco, 1527 ca., particolare)
Sant’Arcangelo sul Trasimeno, chiesa di Santa Maria di Ancaelle

e proprio rilancio della compagnia. In quest’anno è a


Perugia fra Timoteo da Lucca “famoso e gran predi-
catore” 24 che compare tra gli aderenti alla confrater-
nita di San Girolamo nella quale è ricevuto il 2 mar-
zo 25 e compare anche nella matricola della compa-
gnia di San Tommaso d’Aquino 26 .
Per quanto riguarda la compagnia di S. Giusep-
pe, nella matricola l’adesione autografa di fra Timoteo
da Lucca si legge a fianco di quella di Bernardino da
Feltre 27 : Fig. 41 - Giovanni di Pietro detto lo Spagna, San Giuseppe
(affresco, 1520) - Trevi, chiesa di Santa Maria delle Lacrime
Io frate Timotheo da Luca de l’ordine de frati Minori di
Observantia questo dì 25 marzo per Dei gratiam sono stato
acceptato in questa sancta compagnia di Sancto Ioseph a la
quale resto obligatissimo - 1498.

88
I Minori dell’Osservanza aderenti alla compa-
gnia nel periodo 1487-1542 sono: Bernardino da Feltre,
1487; Timoteo da Lucca, 25 marzo 1498; Michele da
Acqui, predicatore, 1 marzo 1499 30 ; Girolamo da
Ferrara, predicatore, 3 marzo 1502 31 ; Bonaventura
“Recalcho” da Verona, predicatore, 29 marzo 1516 32 ;
Serafino da Cologna, 21 marzo 1542; Timoteo da
Cologna, 25 marzo 1542 33 ; a data incerta hanno ade-
rito alla compagnia: Agostino da Padova, predicato-
re 34 , Bernardino “de la Fratiçola”, Domenico da Mon-
tone, Pacifico “da Corvara” 35 . La matricola si con-
clude all’anno 1542, tuttavia gli ultimi due iscritti, nel-
l’anno 1547, sono i Minori Osservanti Francesco da
Mede Pavese, predicatore 36 , e Ginepro di Nello di ser
Venturino di Perugia 37 .
In data 20 marzo 1521 s’iscrive alla compagnia
fra Bartolomeo da Ravenna degli Eremitani di
Sant’Agostino 38 .
La compagnia appare nel complesso essere una
specie di monopolio dei francescani dell’Osservanza
che ne hanno guidato ed incanalato la devozione.

Compagnia e città
Dicevo che la prima matricola della compagnia
si è rivelata di particolare rilevanza e ciò per una serie
Fig. 42 - Frontespizio della prima matricola maschile
Perugia, Biblioteca Augusta di motivi. Intanto per la stessa quantità delle adesioni
che suggerisce un richiamo di ampio raggio cittadino;
in secondo luogo per la possibilità che offre di identifi-
Verrebbe da ipotizzare che Timoteo da Lucca care gli iscritti dei quali sono indicati i patronimici, la
sia stato una specie di secondo fondatore per l’impo- porta e la parrocchia di appartenenza e, talvolta, le at-
nente quantità di adesioni concentratesi in quest’anno. tività lavorativo-professionali.
Dopo il 1498 seguono lunghi decenni che si po- Ma vi è molto di più. La matricola raccoglie una
trebbero definire di afflusso normale, quasi di routine, mole di adesioni autografe: non si tratta di un semplice
per concludere nel 1542 con un’altra serie di adesioni elenco nominativo; per entrare nella confraternita, in-
“di massa”, aperta da quella di fra Serafino “da fatti, bisognava redigere nell’apposito registro una di-
Cologna” 28 . Fra Serafino, della provincia di Sant’An- chiarazione di piena adesione alle finalità della stessa.
tonio, nel 1547 s’iscrive anche alla confraternita di San Ciò ha fatto e fa di questa matricola un pezzo unico, o
Girolamo 29 . comunque raro, nel suo genere così da attirare anche
In linea di massima le adesioni sono più numero- l’attenzione degli storici della scrittura e dell’alfabe-
se nei mesi di marzo ed aprile: il periodo della tizzazione 39 . Se ho lasciato e lascio a questi storici
predicazione quaresimale e della festa di San Giusep- l’analisi dei vari tracciati grafici, è indispensabile però
pe (19 marzo). proporre in questa sede un semplice prospetto volto ad

89
evidenziare l’entità delle adesioni ripartite in autogra- contado secondo quanto stabilito nel 1494 40 ; nel se-
fe, non autografe, “casi dubbi”; questi ultimi sono co- condo ho inserito 28 “altre famiglie” 41 , intendendo con
stituiti da quelle iscrizioni che per motivi vari non pos- tale dizione indicare nuclei familiari non compresi tra
sono essere considerate autografe con sicurezza. quelli da cui designare i capitani del contado. Ciò fa la
differenza. I dati rilevati attraverso i Catasti hanno
evidenziato disparità tra i due elenchi di famiglie: la
posizione economica di quelle dei capitani del contado
appare più consolidata a suggerire la loro effettiva ap-
partenenza all’oligarchia cittadina dell’epoca; mentre
le “altre famiglie” evidenziano nuclei in ascesa come i
Bartolini, i Cantagallina, i Cavaceppi, i Paolucci, i Sozi
ecc. Comunque, nell’un caso e nell’altro, si tratta in
generale di nuclei dal consistente status economico-
Il prospetto palesa uno slancio di adesioni auto- patrimoniale, sia pure non senza alterne e diversificate
grafe da ricondurre forse all’esempio dei frati a co- “fortune”.
minciare dallo stesso Bernardino da Feltre. La loro Il prospetto mostra come alcuni nuclei familiari
quantità numerica s’impone. Esse sono corredate dal- aderissero “in massa” alla compagnia, il che, data la
la formula specifica “de mia propria mano”. Questa rilevanza delle famiglie, conferisce tono e prestigio alla
lucida volontà di autografia è una sorta di atto compagnia stessa e le famiglie proiettano su di essa la
devozionale in se stesso, una assunzione personalizzata loro autocoscienza.
di solenne impegno e di “sincera” partecipazione. Le
iscrizioni non autografe solo in 39 casi sono quelle di
analfabeti dichiarati, per il resto agiscono degli scri-
venti delegati: un confratello che doveva avere un ruo-
lo in seno alla compagnia; o uno che si era iscritto su-
bito prima; o un congiunto che appone le adesioni dei
familiari.

Clan familiari
Dicevo della possibilità di identificazione degli
iscritti ed in effetti una paziente ricerca condotta attra-
verso la serie Catasti del comune di Perugia, per l’esat-
tezza i registri del II gruppo relativi all’allibramento del
1489, dove si trovano anche variazioni ed allibramenti
successivi per tutto il secolo XVI, ha consentito d’indi-
viduare il retroterra economico-sociale di 475 soggetti.
Lontani da una identificazione completa, ci si trova però
di fronte ad uno spicchio di aderenti del 36,5%.
Si è subito evidenziata la “massiccia” presenza
di clan familiari che ho raccolto in due gruppi.
Il primo comprende 27 famiglie sul totale delle
51 da cui potevano essere designati i capitani del

90
Circa l’appartenenza a corporazioni, gli iscritti stazione catastale è qualificato mercator, ma lo si tro-
membri di clan familiari compaiono per lo più nelle cor- va iscritto alla corporazione del Cambio 52 ; le quote
porazioni maggiori (Mercanzia e Cambio); circa le qua- del suo catasto rimangono a livelli elevati: 1000-1304-
lifiche professionali emerge quella di dottore, prestigioso 688-748 53 .
titolo accademico. Tre membri del clan Signorelli sono Francesco di Pietro dei Randoli indicato come
qualificati vir nobilis: Rodolfo di Rodolfo, Guido di mercante 54 appare legato alla corporazione del Cam-
Giulio, Gentile di Gentile 42 ed un Boncambi bio 55 ; il suo catasto, attestato su quote alte (1255-1340
(Fioramonte di Giovanni) comes 43 . lire) 56 , si conclude a 25 lire per naturale estinzione.
Rodolfo di Rodolfo Signorelli, ad esempio, è de- È assai probabile che personaggi appartenenti a
finito vir nobilis, appartiene alla corporazione della clan potenti e nobili non svolgessero effettivamente
Mercanzia 44 , il suo catasto ha elevate quote di alcuna attività e che anche la loro appartenenza a cor-
allibramento (549-1008-988); ci si trova di fronte ad un porazioni fosse “formale” per avere accesso ai pubbli-
caso emblematico di “oligarca”: nobiltà, appartenenza ci offici (priorato). Dovevano realmente esercitare at-
alla corporazione maggiore, solido retroterra tività commerciali gli intestatari di catasto con simbolo
patrimoniale coincidono perfettamente. di fondaco; tale simbolo si trova nei catasti di alcuni
Alcuni membri di vasti clan compaiono iscritti personaggi appartenenti ai clan delle “altre famiglie”.
ad arti “minori”: Bonifacio di Giuliano dei Baglioni, ad Si constata da ultimo che i membri di clan fami-
esempio, è dell’arte degli scodellai 45 ; Pierleone di liari risiedono nella medesima zona urbana (stesso rio-
Biordo Degli Oddi è dell’arte dei tavernieri 46 ; un bar- ne e stessa parrocchia).
biere compare nel clan dei Della Corgna 47 . I catasti Oltre a gruppi di personaggi del medesimo clan
dei membri di clan familiari appartenenti a corporazio- familiare, si sono individuati una ventina di iscritti alla
ni “minori” si situano, in linea di massima, nella fascia compagnia che, pur essendo anch’essi componenti di
media, non scendono al di sotto delle 100 lire, non su- gruppi parentali, sono emersi isolati dall’indagine
perano le 600. I catasti degli appartenenti alla Mer- catastale a suo tempo condotta. Si tratta di apparte-
canzia, a parte alcuni casi, non calano sotto le 200 lire nenti alle famiglie Anastasi, Antinori, Barnabei, Bene-
ed inoltre 12 personaggi su 21 - il 57,1% - figurano detti, Boccoli, Bovarini, Bucci, Cacci, Dal Labbro, Della
intestatari o tra gli intestatari di catasti che superano la Verde, Ercolani, Ferrazzoli, Galera, Meniconi,
vetta delle 1000 lire. Dei 9 appartenenti al Cambio si Narduccioli, Pannivecchi, Perinelli, Piccinino, Tanoli,
conoscono i catasti diretti di 7 personaggi; per lo più Tassi, Tei, Vibi.
nessuno scende al di sotto delle 200 lire, 4 oltrepassa- La loro iscrizione alla compagnia attesta come
no le 1000. Dei 9 dottori si conoscono i catasti di 7; per verso di essa confluissero presenze di rilievo o meglio
lo più nessuno scende sotto le 300 lire, 4 sono intestatari come la compagnia volesse, in qualche modo, racco-
o figurano tra gli intestatari di catasti che superano le gliere i cittadini perugini direi quasi nella loro globalità,
1000 lire. La posizione più costantemente solida è quella attirando adesioni possibilmente provenienti da tutta la
del giurista Pierfilippo Della Corgna (1680-2216- gamma dell’oligarchia cittadina affermata e consoli-
1302) 48 . data o in fase di ascesa.
Legato al mondo della Mercanzia doveva esse- La posizione catastale di questa ventina di per-
re Diamante di Alfano degli Alfani 49 ; il catasto di que- sonaggi si presenta, in linea di massima, solida sia pure,
sto personaggio è quello che presenta la situazione più ovviamente, diversificata. Si va da punte massime come
vertiginosamente in ascesa: da 2200 lire a oltre 5000! 50 i catasti di Nicolò di Tarquinio Perinelli 57 e di Vincen-
Il figlio Alfano fu celebre banchiere 51 . zo di messer Antonio degli Ercolani 58 - che hanno un
Vincenzo di Evangelista dei Paolucci nell’inte- andamento superiore alle 1000 lire - a punte minime

91
come Teo di Donato di Teo dei Boccoli che si trova folla variegata di personaggi, un universo cittadino com-
accatastato per sole 25 lire ed è dichiarato fallitus 59 . plesso, vario, articolato, un “mondo” di uomini dalle di-
Tra punte massime e punte minime si collocano 12 verse e differenziate situazioni.
personaggi i cui catasti presentano una situazione me- Attraverso l’indagine catastale se ne sono indi-
dia o medio-alta, non scendendo al di sotto delle 200 lire. viduati 181 distribuiti lungo un arco di quote di
allibramento che va da 25 ad oltre 1000 lire, il che già
Nuclei familiari dà il tono di una pluralità di condizioni economico-
Oltre ai clan, cioè a quei complessi familiari patrimoniali.
pluriramificati componenti la vera e propria oligarchia A parte 25 personaggi allibrati per sole 25 lire, 9
cittadina o comunque costituenti formazioni in ascesa, collocabili tra le 25-50 lire, 5 tra le 50-100 lire, tutti gli
vanno segnalati nuclei parentali che, se individuabili in altri iscritti individuati si collocano entro quote-limite
quanto tali, non sono riconducibili a vere e proprie meno ravvicinate, il che è segno di una situazione
casate, cioè ad aggregati familiari già, per lo più, desi- catastale non statica. Alcuni catasti da quote iniziali
gnati dal cognome. Si tratta di almeno 28 nuclei di que- modeste o non eccessivamente elevate si incrementa-
sto genere, per un totale di 61 personaggi. Anche in no fino a raggiungere posizioni più solide e più consi-
questo caso le quote di allibramento consentono di sta- stenti; altri invece da quote iniziali elevate o da punte
bilire una specie di graduatoria che va da personaggi massime conseguite scendono a livelli modesti o mini-
dal consistente retroterra economico-patrimoniale a mi; altri ancora si mantengono su quote elevate, ma
personaggi con situazioni catastali più mediocri e mo- non senza variazioni interne.
deste. Va notato come anche all’interno di un medesi- Si è evidenziata, comunque, una concentrazione
mo nucleo familiare si verifichino condizioni diversifi- d’iscritti a livello medio e medio-basso: un numero di
cate. Ad esempio il catasto dei fratelli Giulio, Tommaso 79 personaggi tra le 25 e le 300 lire; un’altra concen-
e Sebastiano di Pierantonio di ser Giacomo, insieme ad trazione si colloca tra le 50 e le 400 lire: 29 aderenti;
un altro fratello (Teseo), presenta un andamento molto una microconcentrazione si situa tra le 100 e le 500
medio: 130-286-153 60 ; di questo catasto rimane lire: 13 iscritti.
intestatario Giulio, mentre Tommaso, insieme all’altro Su 181 personaggi di 66 - il 36,4% - si conosce
fratello (Teseo), ha un catasto dal seguente andamen- la qualifica professionale, ciò che consente di
to: 332-809-584 61 ; il catasto del solo Sebastiano dalla evidenziare una gamma di 35 mestieri 66 , suggerendo
quota iniziale di 164 lire salirà a ben 1463 lire 62 . Nel l’idea di quel frastagliato mondo di artigiani, professio-
complesso si palesa una buona posizione catastale co- nisti e “impiegati” che costituivano una fascia a vari
stantemente al di sopra e talvolta ben oltre le 100 lire. livelli intermedia tra le famiglie dell’oligarchia ed i ceti
Considerato che un solo nucleo familiare è non-abbienti.
allibrato per 100 lire 63 , gli altri 27 si collocano in modo Ci si trova di fronte ad una compagnia di massa;
frastagliato entro le quote-limite di allibramento che essa abbraccia una estensione estremamente vasta e
vanno dalle 25 lire 64 ad oltre le 1000. variata di personaggi; sembra quasi che non si voglia
Circa le attività lavorative si sa di uno stufaiolo, escludere nessuno dotato della dignità di civis; è ovvio,
di un sellaio, di due bambacari, di uno speziale e di un inoltre, che i cittadini dessero la loro adesione alla com-
cancelliere (Stefano Guarnieri da Osimo) 65 . pagnia sia per reale devozione - si pensi all’influenza
dei predicatori - sia perché consapevoli di essere così
Personaggi “isolati” più pienamente inseriti ed integrati nel contesto di quella
Al di là di appartenenti a clan o a nuclei familiari municipalità che, proprio con il possesso del Sant’Anel-
vari, la matricola della compagnia è popolata da una lo, trova modo di rilanciarsi ed inserirsi nel circuito e

92
sulla rotta dei grandi pellegrinaggi. In questo caso il servata presso la Biblioteca Comunale Augusta di
nesso “città-compagnia” è evidente. La compagnia è Perugia 72 , relativa agli anni 1487-1542, in realtà le
una super-societas, un amalgama di cittadini a sup- matricole della compagnia erano quattro: due per gli
porto di una devozione simbolo del “rinnovato” presti- uomini, due per le donne. Irreperibile la matricola fem-
gio municipale. minile del primo periodo, due più tarde sono ancora
Interessa, infatti, sottolineare l’aspetto di “ag- oggi conservate nell’Archivio della Compagnia 73 . Per
gregazione di massa” della compagnia alla quale afflu- l’esattezza si tratta di una seconda matricola maschile
iscono adesioni dai vari strati sociali: dai membri delle che va dal 1543 al 1624 (fig. 43) 74 , molto varia, con
famiglie dell’oligarchia consolidata a quelli di famiglie adesioni autografe, oppure redatte da scriventi delega-
in ascesa, ad una folla di cives più o meno abbienti, ti, ed anche con elenchi nominativi compilati da un’uni-
un’ampia fascia intermedia, oscillante addirittura tra le ca mano (fig. 44) 75 ; non mancano iscrizioni di perso-
25 e oltre le 1000 lire, non facile da “comprimersi” naggi tra loro legati da vincoli familiari né adesioni di
entro maglie strette e per censo e per “peso politico”. gruppi vari, e non solo della città e del territorio perugini,
La distribuzione parrocchiale dei 475 personag- ma anche oltre. Ad esempio: un gruppo di Visso (1542-
gi è caratterizzata da una certa centralità. Gli aderenti 1543?) è registrato per mano di Nicolò “Costaccio”,
alla compagnia risiedono o comunque risultano studente di legge a Perugia. Interi raggruppamenti
accatastati per lo più in aree parrocchiali site nel cen- (confraternali e non) s’iscrivono alla compagnia: quel-
tro urbano, sebbene vada inteso “a vasto raggio”, cioè lo dei confratelli della fraternita del Buon Gesù di Isola
comprensivo delle parrocchie lungo i borghi. I clan fa- Maggiore (1546); i confratelli del Corpo di Cristo di
miliari si collocano nelle parrocchie più centrali. Castiglione della Valle (1551), della fraternita discipli-
Se dei circa 1300 iscritti alla compagnia si è po- nata dell’Annunziata di Perugia (1551), della fraternita
tuta dare un’identità catastale a 475, va pur detto che del Corpo di Cristo di Porta San Pietro sempre di
rimane una folla di centinaia di aderenti alla compa- Perugia, della compagnia del SS. Sacramento e di San
gnia che “attendono” di essere eventualmente inqua- Giuseppe della parrocchia di Monte Acuto (1571); uo-
drati attraverso altri generi di fonti. Tuttavia dalla ma- mini e donne della parrocchia di Monte Agutello (1572).
tricola stessa si ricava un ampio giro di qualifiche pro- Emergono personaggi delle famiglie Alfani, Antinori,
fessionali a conferma di quanto già sopra detto 67 . Ol- Armanni, Baglioni, Baldeschi, Benincasa, Bigazzini,
tre a 5 canonici di cui 4 esplicitamente indicati di San Cantagallina, Cinaglia, Crispolti (Cesare Crispolti 76
Lorenzo, a diversi preti, a 2 cappellani di San Lorenzo, appone la sua adesione autografa nel 1596), Degli Oddi,
a 3 sacrestani sempre di San Lorenzo, ad un garzone Fumagioli, Guidalotti, Mansueti, Montemelini,
della compagnia, si trovano almeno 2 acquaioli, 2 Montesperelli, Oddi, Paolucci, Sozi. Le qualifiche pro-
bambacari, 5 barbieri, 1 bastaio, 1 berrettaio, 2 calzo- fessionali, non molto frequenti, lasciano intravedere un
lai, 1 campanaro dei priori, 1 cancelliere dei Baglioni 68 , mondo di dottori, notai, orefici, speziali, sarti, studenti,
4 cartolai, 2 cimatori, 2 fornai, 1 lanaio, 1 maestro, 1 maestri di scuola, domestici, ecc. Diverse sono le ade-
maniscalco, 2 mazzieri dei priori, 2 medici, 1 merciaio, sioni di personaggi provenienti da aree non perugine,
3 notai, 2 orafi, 2 pifferai 69 , 4 pittori 70 , 2 pollaioli, 1 ma che o sono passati per la città o, per qualche moti-
procuratore, 1 raffinatore di zucchero 71 , 4 sarti, 1 vo, vi risiedono. Numerosi vi aderiscono canonici e preti
scodellaio, 1 scrittore, 6 speziali, 1 studente, 3 tintori, 3 vasai. nonché religiosi di vari ordini: domenicani 77 , monaci
silvestrini e camaldolesi, cappuccini e gesuiti; questi
Altre matricole ultimi, ad esempio, sovente aderiscono alla compagnia
Se fin qui si è ragionato sulla base degli iscritti perché venuti a Perugia per predicare in duomo. Dalla
nella prima matricola maschile della compagnia, con- prima impronta prevalentemente minoritico-osservan-

93
Fig. 43 - Frontespizio della seconda matricola maschile Fig. 44 - Sottoscrizioni autografe dalla seconda matricola maschile
Perugia, Archivio della Compagnia di San Giuseppe Perugia, Archivio della Compagnia di San Giuseppe

te, la compagnia si dilata e si allarga a comprendere ratori, falegnami, vetrai, tessitori) ed alcune decine di
altre presenze religiose e nuove energie attive come, “serve” che seguono i loro “padroni” nell’adesione alla
appunto, cappuccini e gesuiti. compagnia; altre indicazioni di mestieri femminili sono
L’altra è la seconda matricola femminile che assai rare, ad esempio 2 “spizocharelle”. Numerose le
raccoglie nominativi di donne dal 1542 al 1627 (fig. adesioni di donne appartenenti a comunità monastiche
45) 78 . Si contano oltre 1800 iscritte 79 e spiccano, come il monastero della Beata Colomba, di San
ovviamente, le appartenenti alle famiglie dell’oligarchia: Tommaso, di Santa Giuliana, di Santa Lucia (fig. 46);
Alfani, Armanni, Baglioni, Baldeschi, Benincasa, non mancano alcune terziarie francescane e un grup-
Bontempi, Cavaceppi, Coppoli, Della Corgna, Della po di domenicane fiorentine tra cui Caterina de’ Ric-
Penna, Graziani, Montemelini, Montesperelli, Oddi, ci 80 ; 24 donne sono tutte di Castiglione della Valle (ter-
Paolucci, Perinelli, Sciri, Signorelli, Sozi. Vi compaiono ritorio perugino).
mogli e figlie di esercitanti attività lavorative (fornai, Questa massiccia presenza femminile, oltre a
lanai, barbieri, speziali, ciabattini, merciai, calzolai, mu- quella maschile già sottolineata, bene s’inquadra nel-

94
Fig. 45 - Frontespizio della seconda matricola femminile Fig. 46 - Sottoscrizione delle monache di Santa Lucia dalla seconda
Perugia, Archivio della Compagnia di San Giuseppe matricola femminile - Perugia, Archivio della Compagnia di San Giuseppe

l’orientamento della compagnia che fin dal suo inizio - Natura della compagnia
come si è visto - si presenta con il deciso intento di La natura religiosa della compagnia appare di
essere una “compagnia di massa”, volta a richiamare carattere prevalentemente devozionale.
ampi strati della popolazione a fini cultuali e devozionali. Un biglietto redatto da Bernardino da Feltre nel
Del resto, una compagnia sorta attorno al supposto settembre 1493 è del seguente tenore 81 :
anello sponsale della Vergine, intitolata a san Giusep-
pe, cui si unì il culto per il Corpo di Cristo, avente, quin- Io frate Bernardino parvulo vostro prego la devota fraternita
del glorioso patriarcha S. Ioseph, prego amore boni Iesu et
di, il fine di valorizzare e sacralizzare il matrimonio e la
sue dulcissime matris, se pare che sia bene, siano electi de
famiglia non poteva che accogliere anche un vasto essa compagnia 5 homini, uno per porta, che tengano conto
universo femminile. ciascuno per la porta sua de le persone de la fraternita per
visitare gli infermi sui e se ci fusse alcuno non potesse
aitare, referire al priore e vedere che sia aitato al bisogno.
Simelemente per acompagnare a la sepoltura e pregare per
l’anime loro.

95
Nel raccomandare la visita agli infermi e l’aiuto Come si può leggere si tratta di direttive orienta-
a chi ne avesse bisogno, il predicatore lascia intrave- tive volte alla recita di preghiere, di una specifica
dere che eventuali statuti o costituzioni della compa- giaculatoria, all’udir messa in giorni stabiliti, alla parte-
gnia non prevedevano ancora attività di tipo caritativo- cipazione a processioni, alla comunione tre o quattro
assistenziale neppure rivolte all’interno della compa- volte l’anno, a partecipare alla sepoltura dei confratelli;
gnia stessa. non compaiono vincoli d’impegni concreti in senso as-
A c. 65v della prima matricola si leggono costi- sistenziale; predomina la volontà d’incrementare culto
tuzioni e statuti della compagnia, redatti probabilmente e devozione.
sul calare del ’400 o ai primi del ’500. Si noti l’attenzione rivolta al Corpo di Cristo, il
che fa pensare che questo breve testo sia stato redatto
dopo l’istituzione in cattedrale della compagnia del SS.
Ordinatione et statute de la compagnia e fraternita del Glo- Sacramento 82 , dando così vita ad una sorta di
rioso Sancto Ioseph.
In primis una volta la septimana denançe al glorioso Corpo
incorporazione delle compagnie al fine di proporre una
di Christo in Sancto Lorenzo dire cinque Pater noster e cinque Ave summa di devozioni che, per essere indirizzate verso la
Maria. Vergine, san Giuseppe e Cristo stesso (Corpo di Cri-
La prima domenica del mese udire la messa del sacratissimo sto), costituiscono un circuito devozionale perfetto e
Corpo di Christo che se celebrerà in Sancto Lorenzo.
compiuto in se stesso: il padre di famiglia modello, la
Nel dì de la festa del Corpo di Christo convenire in Sancto
Lorenzo a la messa e a la processione. sposa e madre per eccellenza, il figlio-Redentore, una
Nel Giovedì Sancto retrovarse in Sancto Lorenzo a la mes- sacralizzazione massima e sublimata del matrimonio e
sa e a la processione quando se repone el sacratissimo Corpo di della famiglia.
Christo. Nelle ultime carte della seconda matricola ma-
Far compagnia al Sanctissimo Sacramento quando se porta
per comunicare qualunche infermo.
schile 83 si leggono, redatti in bell’ordine, i capitoli del-
Nel dì de Sancto Ioseph retrovarse in Sancto Lorenzo e la compagnia del SS. Sacramento e di San Giuseppe,
offerire uno bolognino più o meno secondo la possibilità per sup- fatti, con il consenso del vescovo Vincenzo Ercolani, al
plire a la spesa de la cera e altre spese occurrente. tempo del priore Angelo Degli Oddi ed essendo consi-
Se exhorta ciaschuno a la santa comunione tre o quattro
glieri Pietropaolo Canali, Teofilo Timotei, Gulino Perinelli,
volte l’anno, cioè nela Natività del Signore, nela Pasqua de
Ressurrexit, nela Pasqua Rosata overo nela festa del Corpus Domi- Giovanbattista Vermiglioli e Pompeo Pellini 84 , recanti
ni e nel Perdono d’Asese overo nela Assunctione dela nostra Don- la data del 1584.
na. Si stabiliscono gli officiali e le modalità di elezio-
Debbianse per ciaschuno almeno dire tre Pater noster per ne di questi e dei consiglieri nonché la prassi d’elezio-
l’anima de tutti della Compagnia a la loro morte e retrovarse a la
loro sepoltura pregando el Signore per quella anima e pensando che
ne del priore, del segretario, del depositario e del sin-
tutti habbiamo a morire. daco; si definiscono i doveri del priore ed i compiti del
Dire una volta l’anno septe Pater noster per l’anima de cappellano e dei consiglieri; si determinano l’officio dei
tutti li morti de dicta compagnia quando se canta la messa in Sancto capiparrocchia, cui compete la visita degli infermi;
Lorenzo e quando meglo (!) achadesse.
l’officio del segretario cui è assegnato l’onere di tene-
Qualunche observerà le sopradicte cose sia ripieno de
celestiale benedictione dal Padre, Figliolo e Spiritu Santo e da la re due libri: uno con tutti i nomi dei fratelli, un altro
gloriosa matre Vergene Maria e dal suo pio sposo Ioseph. dove si scrivono le donne. Dopo aver descritto le in-
E chi non observasse non sia ubligato ad alcun peccato combenze del sindaco, del procuratore e del depositario,
mortale. uno specifico capitolo elenca gli obblighi dei confratelli.
Dicase ancora omne dì l’infrascritte parole:
Benedetto sia sempre el nome del nostro signore Iesu
Questi consistono in:
Christo e de la sua sanctissima madre Vergine Maria et del suo - ogni giorno recitare 5 Pater e 5 Ave davanti al
isposo sancto Ioseph. Amen. SS. Sacramento;

96
- accompagnare il Sacramento quando è porta- Note
to agli infermi;
- trovarsi in San Lorenzo ogni terza domenica * Il presente contributo è una rielaborazione del mio Devo-
zione e municipalità. La Compagnia del S. Anello / S. Giuseppe di
per la messa e la processione del SS. Sacramento; Perugia (1487-1542), in Le mouvement confraternel au Moyen
- comunicarsi, se non una volta al mese, almeno Âge. France, Italie, Suisse, Roma 1987, pp. 155-183.
nelle feste di Natale, Pasqua, Pentecoste, Corpus Do-
1
mini, Assunzione della Madonna, Tutti i Santi; ASP, ASCP, Consigli e riformanze, 109, cc. 69v-70v.
2
ASP, ASCP, Indici delle riformanze, 3, cc. 30v-31v.
- nell’ottava del Corpus Domini partecipare alla 3
ASP, ASCP, Consigli e riformanze, 109, c. 77r.
messa ed alla processione e così il Giovedì Santo (quan- 4
Rossi 1857, pp. 43 ss. Riferimenti alla tensione tra Siena
do si ripone il Sacramento); e Perugia a motivo del Sant’Anello in Bastianoni-Catoni 1988, pp.
- convenire in San Lorenzo nel giorno di San 48 ss.; cf. anche il saggio di E. Barni nel presente volume.
5
Giuseppe; Basti qui ricordare che l’episodio del trafugamento del-
l’anello da parte di frate Vinterio è narrato in Pellini 1664, pp. 726
- dire 3 Pater e 3 Ave alla morte di un confratello ss.; Rossi 1857, pp. 25 ss.; Fantozzi 1916, pp. 280-284. Il Rossi
e ritrovarsi alla sua sepoltura; ed il Fantozzi riportano gli atti del processo in cui frate Vinterio
- recitare 7 Pater ed Ave una volta all’anno per racconta come e perché trafugò l’anello. Il processo, per il quale si
i defunti della compagnia. rimanda al contributo di M. Regni in questo volume, ha ora la
seguente collocazione: ASP, Giudiziario antico, Podestà, 255, fasc.
La successione dei capitoli si conclude dichia-
6, cc. 1r-6v. Dopo un primo periodo di carcerazione, il frate riebbe
rando che essi valgono anche per le donne, particolar- la libertà (gennaio 1475; cf. ASP, ASCP, Consigli e riformanze,
mente nell’eleggere le visitatrici delle sorelle inferme e 111, c. 10v) e nel medesimo anno ottenne dai priori la chiesa di San
nel contenuto del capitolo dove “si ragiona” dell’obbli- Giovanni di Piazza dove poter “comode habitare, Deo servire et
go/degli obblighi dei fratelli. offitia celebrare ut faciunt alii religiosi” (ivi, 111, c. 98v). Nel luglio
del 1477 fra Vinterio va definitivamente a risiedere nella chiesa di
Questo testo statutario è meglio definito circa San Giovanni (ivi, 113, c. 51v). Il comune lo aveva inoltre dotato di
l’organizzazione interna della compagnia e la sua strut- un vitalizio annuo di 25 fiorini. Fra Vinterio morì alla fine d’ottobre
tura “gerarchica”. Si conferma l’attenzione verso il SS. del 1506 e la sua sepoltura fu oggetto di contesa tra i canonici della
Sacramento; si intensifica la frequenza all’Eucarestia; cattedrale ed i Minori Conventuali. In tale contesa intervennero i
priori stabilendo che il corpo di fra Vinterio doveva essere sepolto
si accentua la solidarietà verso i confratelli infermi e
in cattedrale, nella cappella di San Giuseppe dove si conservava
defunti; appare evidente la natura mista della compa- l’anello (ivi, 126, c. 38r; cf. Rossi 1857, pp. 97-98).
gnia comprensiva di uomini e donne, di cui le stesse 6
ASP, ASCP, Consigli e riformanze, 109, cc. 77v-78r.
7
matricole superstiti sono “imponente” testimonianza. Muratori / Campori 1905, pp. 3585-3586. Sull’uso del-
Complessivamente la natura della compagnia si con- l’anello nel matrimonio ebraico cf. il saggio di M. L. Buseghin nel
presente volume.
ferma di profilo cultuale e devozionale. 8
Vincioli 1737.
9
Rossi 1857, pp. 194-202.
10
Giglioli 1949-1950, p. 105; cf. Marinelli 1965, p. 504.
Cf. anche la perizia di M. Tosti in appendice a questo volume.
11
Per l’Umbria come regione di transito cf. Grohmann
1978, pp. 55-95.
12
ASP, ASCP, Consigli e riformanze, 110, c. 143v; cf.
Pellini 1664, p. 743.
13
Circa la dinamica concorrenziale delle due indulgenze cf.
Casagrande-Del Giudice 2001, pp. 25-38.
14
BAP, ms. 3106, c. 114v.
15
Ibidem.
16
ASP, ASCP, Consigli e riformanze, 126, c. 26r.

97
17 41
Fontana 1550, pp. 7-8. Se i primi d’agosto erano un Una panoramica delle famiglie perugine in Grohmann
periodo consono per non lasciarsi sfuggire un’occasione d’inseri- 1981, pp. 409-580. Cf. anche Carte che ridono 1987.
42
mento, tuttavia la reliquia poteva essere mostrata anche in altre ASP, Catasti, II, 22, c. 176r; 23, cc. 5r, 7r.
43
circostanze; mostre straordinarie erano previste nel caso della pre- Ivi, 10, c. 27r.
44
senza in città di personaggi di rilievo. Cardinali-Maiarelli-Merli 2000, p. 616.
18 45
Circa le antiche mire di Perugia sull’area del Chiugi cf. BAP, ms. 1230, c. 133. Cf. anche Grohmann 1981, p.
Riganelli 2002. Vedi anche E. Barni nel presente volume. 268.
19 46
Bughetti 1942, pp. 32-41. Il personaggio è notissimo BAP, ms. 3183, c. 160. Cf. Grohmann 1981, p. 275.
47
come predicatore e istitutore di Monti di Pietà; data ormai la pos- Si tratta di Monaldo di Guerriero “de Corneo” (ASP,
sibilità per tutti di effettuare ricerche bibliografiche tramite Internet Catasti, II, 15, c. 309v).
48
(cf. SBN) mi limito a rinviare alla sintetica voce in Guerriero-Tuniz Ivi, 15, c. 3r. Per il rilievo di questo personaggio cf.
1998, pp. 295-297. Ermini 1971, pp. 510 ss., 1054 (indice analitico).
20 49
BAP, ms. 3106, c. 1r; cf. Rossi 1857, p. 221; Monti Tabarelli 1977, p. 111.
50
1927, pp. 117-118. L’adesione di Bernardino da Feltre figura anche ASP, Catasti, II, 15, cc. 357r-373r.
51
nella matricola della compagnia di San Tommaso d’Aquino (cf. Stella 1960, p. 249.
52
Marinelli 1960, p. 62). ACCP, Matricola I, c. 50v. Cf. Cutini Zazzerini 1992,
21
BAP, ms. 3106, c. 1v. Sul personaggio cf. Nicolini 1977, nn. 272, 273, 313, 329.
53
pp. 307-329. Tra i primi iscritti compare anche Luca di Francesco ASP, Catasti, II, 7, c. 14r.
54
di ser Nicolò (BAP, ms. 3106, c. 2v). Monacchia 1984, pp. 207-208.
22 55
Cf. De Alcantara Martinez 1978, pp. 65-111; Monaco Grohmann 1981, p. 276; Cutini Zazzerini 1992, nn. 274,
1983, pp. 113-118. 275.
23 56
Cf. note 14, 20, 21. ASP, Catasti, II, 23, c. 187r.
24 57
Su questo personaggio cf. Luzzati 1981, pp. 377-401. Ivi, 4, c. 40r. I Perinelli aderiscono in tre alla compagnia,
25
Nessi 1967, p. 99. ma del solo Nicolò di Tarquinio si è rinvenuta la registrazione
26
Marinelli 1960, p. 63. catastale.
27 58
BAP, ms. 3106, c. 1r. Ivi, 2, c. 93r.
28 59
Ivi, c. 92v. Ivi, 7, c. 381v.
29 60
Nessi 1967, p. 99. Ivi, 15, c. 264r.
30 61
BAP, ms. 3106, c. 8v. Michele da Acqui si trova iscritto Ivi, 15, c. 279r.
62
anche alla confraternita di San Girolamo (Nessi 1967, p. 98). Circa Ivi, 15, c. 266r.
63
la sua presenza a Perugia cf. Ghinato 1963, pp. 70-71, 75-76; Si tratta di Giorgio di Federico “da la Magnia”, stufaiolo,
Schmitt 1983, p. 563. che aderisce alla compagnia insieme al nipote Federico “per grazia
31
BAP, ms. 3106, c. 1r. Risulta iscritto sia alla compagnia ricevuta” (BAP, ms. 3106, c. 20r; ASP, Catasti, II, 12, c. 329r).
di San Tommaso d’Aquino sia alla confraternita di San Girolamo Hanno una certa frequenza le adesioni “di gruppo” alla compagnia.
(cf. Marinelli 1960, p. 63; Nessi 1967, p. 99). Membri di clan e di nuclei familiari s’iscrivono ad essa o “in grup-
32
BAP, ms. 3106, c. 8v. Iscritto anche alla compagnia di po” o singolarmente, sia nello stesso periodo ed anno sia in tempi
San Tommaso d’Aquino (Marinelli 1960, p. 64). Proprio nel 1516 e momenti diversi.
64
predicò a Perugia (Schmitt 1983, p. 582). Quota minima per l’accensione del catasto.
33 65
Iscritto da fra Serafino; cf. BAP, ms. 3106, c. 92v. Cf. nota 21.
34 66
BAP, ms. 3106, c. 1r. Cf. Schmitt 1983, pp. 582, 585- 6 aromatari-speziali, 1 bambacaro, 3 barbieri, 1 bastaio,
586, 589-590. 2 berrettai, 1 bicchieraio, 1 calderaio, 1 calzettaio, 9 calzolai, 1
35
BAP, ms. 3106, c. 8v. carpentiere, 1 cavallaro, 1 ciabattino, 3 cimatori, 1 fabbro, 1 fale-
36
Nessi 1967, p. 99. gname, 1 guainaio, 1 lanaiolo, 1 maestro, 1 mazziere, 2 medici, 1
37
L’adesione di entrambi in BAP, ms. 3106, c. 98v. mercante, 1 misuratore, 9 notai, 1 nunzio, 1 pellicciaio, 1 pittore, 1
38
Ivi, c. 8v. pollaiolo, 1 procuratore, 4 sarti, 1 scodellaio, 1 spadaio, 1 tessito-
39
Bartoli Langeli 1980-1981, pp. 75-87; Idem 1989. Un re, 1 tintore, 2 trombettieri, 1 vasaio.
67
primo approccio con questo originale manoscritto fu quello di Cf. nota 66.
68
Casagrande-Bartoli Langeli-Grohmann 1980, pp. 17-24. Ippolito di ser Costantino “da Terani” (1498).
40 69
Sull’importanza di questa carica, monopolio di un ri- Uno dei quali indicato come “bifaro” dei priori.
70
stretto gruppo sociale, cf. Comparato 1979-80, pp. 147-190. Per Di cui uno Bartolomeo Caporali (1487), un altro Fiorenzo
la delibera del 1494 cf. Grohmann 1981, pp. 163-164. di Lorenzo (1498) ed un altro ancora Polidoro Ciburri (1538).

98
71
“Ioane de mastro Pietro de Jaffuni de izulla de Cipra (?)
reffinator de zuchero” (1498).
72
Cf. note 14, 20, 21, 23.
73
Un armadio presso il Museo Capitolare custodisce ma-
teriale vario relativo alla compagnia.
74
ACSG, Matricola 4. Questa seconda matricola maschile
comprende un numero assai cospicuo di aderenti. Grazie all’indice
alfabetico (Tabula fratrum), che occupa le prime carte, ho contato
quasi 800 adesioni, ma la cifra è sicuramente superiore date le
adesioni di gruppi confraternali e non solo.
75
Nei primi decenni del ’600 s’incontra attivo come scri-
vente/segretario della compagnia Francesco Macinara. Di recente
riferimenti al Macinara, autore tra l’altro di una biografia del vesco-
vo Napoleone Comitoli (1591-1624), in Taddei 2001, pp. 61-80.
76
Sul personaggio cf. Teza 2001.
77
Un gruppo di frati Predicatori è, ad esempio, iscritto nel
1552.
78
ACSG, Matricola 3.
79
Sulla presenza delle donne nelle confraternite mi permet-
to di rinviare a Casagrande 1994, pp. 3-13; Eadem 2000, pp. 48-
66.
80
Sul personaggio cf. Guerriero-Tuniz 1998, pp. 394-397.
81
BAP, ms. 3106, c. 115r. Cf. Rossi 1857, p. 223.
82
Ivi, p. 224.
83
ACSG, Matricola 4.
84
Il celeberrimo autore Dell’historia di Perugia. La pre-
senza del Pellini, come quelle già accennate di Cesare Crispolti e
Francesco Macinara (cf. nota 75), lasciano trapelare anche il con-
corso della “intellighenzia” cittadina nella compagnia.

99
MARIA LUCIANA BUSEGHIN Gli anelli della Madonna
Uno sguardo antropologico sul Santo Ma quale degli svariati anelli attribuiti alla Vergi-
Anello: osservazioni e riflessioni ne Maria avrà visto la mistica tedesca? Considerato
che - scriveva Collin de Plancy nel primo quarto del-
sugli aspetti devozionali e taumaturgici
l’Ottocento - “quando comparve per la prima volta a
Chiusi, già da duecento anni circa, l’anello nuziale di
L’apparente mutevolezza del Santo Anello Nostra Signora veniva mostrato a Semur, in Borgogna.
Del Santo Anello scriveva nelle sue Memorie A Roma, nella chiesa di Santa Maria in Lata, è custo-
Carlo Goldoni: “è una pietra d’una trasparenza bluastra dito un terzo anello della Santa Vergine. Un quarto era
con un contorno in tinta molto carica; almeno così a venerato nell’Abbazia di Anchin, presso Douai. L’anello
me parve; ma si dice che questo anello cambi miraco- della santa Vergine operava ovunque numerosi mira-
losamente colore e forma agli occhi diversi che lo ac- coli, ma aveva soprattutto la virtù di procurare alle donne
costano” 1 . La stessa “misteriosa” mutevolezza anco- un parto felice” 7 .
ra colpisce lo sguardo dei fedeli che si recano alla ce- Rossi nel 1857 precisa che l’anello arrivato dal-
rimonia del “bacio della reliquia”, in occasione della la Palestina nella cattedrale di “Nostra Donna” di
celebrazione liturgica dell’unione tra la Vergine e Giu- Semur nel XII secolo, e ritornato misteriosamente in
seppe 2 , anche se le analisi gemmologiche l’hanno spie- tale chiesa, dopo esserne stato portato via, è da “molti
gata con il variare della luce e dello sfondo (figg. 63- anni […] miseramente perduto”, secondo quanto lo
64), oltre ad individuarne con precisione la materia aveva informato il curato di detta chiesa. Quanto al
costitutiva 3 . monastero di Anchin, presso Douai nelle Fiandre, fon-
La maggior parte degli studiosi che ne hanno dato nel 1079 dai benedettini, si legge in un inventario
trattato lo hanno ritenuto di onice - forse perché mate- del 1626 che conservava un anello di Maria donato da
riale conosciuto e comune già in Giudea, come “prova- un conte delle Fiandre, si diceva del XII secolo: “di
no vari passi dell’Esodo” scrive Adamo Rossi in un rame dorato, ed ha nel castone una bella e grande pie-
citatissimo testo del 1857 - mentre altri lo hanno detto tra preziosa di forma ovale, con qualche figura, senza
di alabastro, ametista, calcedonio 4 . Tra Cinquecento poter determinare che pietra ella sia. E’ di colore cele-
e Seicento fu assimilato alla madreperla, materia di cui ste che dà nel verde”. Questa la descrizione che ne
sembrava fatta un’altra famosa reliquia: la crocetta faceva Antonio De Balinghen, sostenendo che, nono-
strappata al Bambin Gesù da Agnese Segni (1268- stante i ragionevoli dubbi, la sua autenticità fosse di-
1317), mistica e poi santa domenicana, come pegno mostrata da tradizione, devozione del popolo e miraco-
d’amore e memoria di una estatica visione 5 . Ad Anna li. Elemento caratterizzante l’azione della reliquia è il
Caterina Emmerick (1775-1824) - mistica tedesca fatto che l’acqua in cui sia stata immersa diventa in-
agostiniana che la Chiesa ha riconosciuto “privilegiata corruttibile e terapeutica per le doglie del parto; “e la
da Dio col dono del discernimento delle reliquie dei pietra del castone, applicata ai fianchi, fa che il feto si
santi e delle erbe medicinali” - appariva, in una visione agiti nel ventre della sua madre.”
del 29 luglio 1821, “di materia bruna e rilucente; non In definitiva, scrive Rossi, “nei secoli trascorsi
sottile di forma, ma forte, grosso e largo un buon dito: altri quattro anelli [i due di Semur e Douai, più altri due
la superficie era liscia, ma si vedevano intarsiati dei a Parigi] si veneravano come preziose reliquie di Ma-
piccoli triangoli, ne’ quali vi erano delle lettere. Nell’in- ria, due dei quali davansi sicuramente per nuziali. Ciò
terno aveva una lastrina adornata non so come”, spe- rende incerta l’autenticità del perugino e prova che
cificando che i fidanzati toccavano l’anello o l’osten- nell’età dell’ignoranza alcuni studiarono contraffarli, ed
sorio in cui era conservato coi loro anelli nuziali 6 . i contraffatti accreditare siccome veri”. Ammette che,

100
anche “senza studio di frode […] possono aver appel- e proprie seguite dalla convivenza e che un tempo po-
lato anello di Maria un anello profano od episcopale tevano essere celebrate anche dopo alcuni mesi. La
offerto a qualche altare di nostra Donna, o posto nel “promessa” è costituita da due elementi fondamentali:
dito di qualche sua statua” o ancora utilizzato nei “mi- dono dell’anello o di altro oggetto e firma della Ketubbà
steri”, sacre rappresentazioni tanto in voga tra Medio- (contratto) da parte dello sposo e due testimoni. Il con-
evo e Rinascimento. Rossi conclude che quello perugino tratto - un tempo scritto in aramaico dal padre della
è l’unico autentico poiché “chiaramente lo attestano le sposa secondo una antichissima formula e che doveva
grazie per esso ottenute, ed i prodigi per esso operati”, essere letto in pubblico - conteneva, oltre ai dati relati-
e al massimo gli altri sono autenticati per contatto 8 . vi ai contraenti ed al luogo, le promesse rituali d’aiuto e
C’è stato anche chi, come Ciatti, ha pensato di d’assistenza, indicazioni sull’allestimento del nuovo
spiegare almeno l’esistenza dei due anelli di Perugia e “nido” e soprattutto la consegna alla donna di una dote
Semur, sostenendo che il primo sarebbe quello che Giu- al momento dello scioglimento del vincolo, per divorzio
seppe dette a Maria per “arra” in occasione dello spo- o morte del coniuge 11 . Seguivano le due benedizioni -
salizio e il secondo quello con cui solitamente si sposa- quella cantata dagli sposi in lode a Dio e quella del
vano le fanciulle dedicatesi al servizio del Tempio e sacerdote sugli sposi - e la rottura del calice in cui gli
che nel Tempio per tradizione si conservava. Ma, es- sposi hanno bevuto il vino, in ricordo della distruzione
sendo ormai tutte dette fanciulle sposate, e ancor più del tempio di Gerusalemme .12 Dono e contratto costi-
essendo intervenuti miracoli nel corso del rito e soprat- tuivano il mohar, una forma di dote indiretta per la spo-
tutto “già che in Maria & in Giesù dovevano terminare sa; tipologia e numerosità delle benedizioni, rottura del
tutte le cerimonie dell’antica legge”, Maria custodì sino calice, ecc. rientrano nella variabilità del rituale 13 , con-
alla morte anche l’anello del Tempio. Ma, scriveva nessa alla diaspora e ai processi di assimilazione delle
Ciatti, “l’anello solito darsi da i mariti era di metallo, o differenti culture locali in epoche diverse - così come,
d’oro, o d’argento, o d’altra materia, conforme allo stato, per esempio, l’usanza del dono scambievole delle cin-
e possibilità degli Sposi. Quello impiegato da Sacerdoti
[…] non si sa distintamente di che materia sia”. En-
trambi finirono nell’assortimento di reliquie legate alla
Vergine, tra cui anche “la Zona [cintura] compartita si
honora in Bologna, & in Prato di Toscana” 9 .

Anello e rito nuziale


Consideriamo ora la dibattuta questione del pos-
sibile uso del Santo Anello nel rito nuziale, in partico-
lare in quello ebraico (fig. 47). Rav Giuseppe Laras
scrive che “il matrimonio ebraico - da quasi duemila
anni - ha un suo cerimoniale ben definito e consolidato,
cui sono venuti aggiungendosi, nel corso del tempo, al-
tri elementi non sostanziali” 10 : non c’è alcuno scam-
bio di anelli, ma semplicemente, e non sempre, il dono
di un anello da parte dell’uomo alla donna che sarà la
sola a portarlo. Il rito nuziale tradizionale cui Laras si
riferisce consta di due parti: i Qiddushìn, ovvero la Fig. 47 - Rocco Zoppo (?), Sposalizio della Vergine (affresco, 1485 ca.)
Spello, chiesa di San Girolamo
fase della promessa, e i Nissu’ìn, ovvero le nozze vere

101
ture da matrimonio (sislonot gertel) che nel corso della casa. Gli anelli nuziali in uso presso i Romani - ritrovati
cerimonia venivano annodate insieme 14 . Anello e cin- nelle catacombe, soprattutto in bronzo, pochi in ferro e
tura sono oggetti che sul piano magico-apotropaico si raramente d’oro - si distinguevano in anulus pronubus,
equivalgono, poiché entrambi proteggono i luoghi, con- della promessa, e anulus vinculus, simbolo del lega-
servano tesori e segreti, simboleggiano fedeltà e casti- me amoroso consolidato e impegno di obbedienza che
tà allorché costituiscono pegni di legame amoroso 15 . comparve in un secondo momento.
Secondo Di Porto, l’offerta dell’anello alla spo-
sa, già in uso nel periodo talmudico (e forse anche pri- Anelli e pietre terapeutici
ma), doveva avere comunque un valore minimo - sotto Aulo Gellio nelle Noctes Atticae, del II sec. d.C.,
cui non si poteva scendere e da verificare nel corso scriveva che “quando si apre il corpo umano, come
della cerimonia - e costituiva una forma di “acquisto” fanno gli Egiziani, […] si trova un nervo molto sottile
che poteva anche essere espressa simbolicamente da che parte dall’anulare e arriva al cuore” 19 e che per-
una moneta, atto che ricorda l’acquisto di una terra 16 . ciò si credeva opportuno portare l’anello a questo dito,
L’uomo recitava la formula “Tu sei consacrata a me teoria ripresa da numerosi trattatisti, concordi nell’idea
con questo anello in accordo con la legge di Mosè e che la collocazione fisica della “fede” presso la vena
d’Israele” mentre la donna accettava in silenzio, rice- amoris che va direttamente al cuore, allora considera-
vendo, come garanzia delle promesse dello sposo, la to centro del sistema nervoso, contribuisse a garantire
già citata Ketubbà 17 . In alcune tradizioni italiane, te- la fedeltà che unisce i cuori. Tra questi, Isidoro di
desche e medio-orientali il rito veniva celebrato utiliz- Siviglia, vescovo (570-636) autore, tra l’altro, di un’ope-
zando un anello di proprietà comune che veniva pre- ra sulle gemme, loro caratteristiche e presunti poteri: il
stato solo per il giorno delle nozze dalla comunità o da XVI libro delle sue Etimologiae, del 595 d.C. Tutte
una specifica famiglia: ma non ho notizia di anelli inte- queste concezioni si fondavano su una visione del mon-
ramente realizzati in pietra, come il nostro 18 . do in cui macrocosmo e microcosmo, ordine divino e
Dono dell’anello nuziale e congiunzione delle ordine umano si dovevano corrispondere perfettamen-
mani destre derivano al rito ebraico - secondo te per un buon andamento delle cose: anche pietre e
Bachiocchi - dalla cultura romana antica, dove le mani gemme, con le loro proprietà e applicazioni terapeutiche,
degli sposi erano congiunte da una matrona amica di ne facevano parte e, sin dall’antichità classica greco-
famiglia, detta pronuba, rappresentante di Giunone, dea romana, avevano determinato - insieme alla valenza
di origine italica, protettrice delle nozze in quanto divi- magico-simbolica del disegno o della formula inscritti
nità della fertilità e della fecondità. Bachiocchi sottoli- nella pietra sigillare o nella verga dell’anello - la
nea inoltre che i Romani furono i primi a fare dell’anel- “terapeuticità” di molti anelli usati a scopo apotropaico
lo da sigillo - ripetutamente citato nella Bibbia come o talismanico. Anche nell’antica cultura ebraica anelli
simbolo di autorità, dignità e stato sociale e che gli ebrei e pietre erano fortemente connotati sul piano religioso
portavano alla mano destra ed usavano per contrasse- e magico-terapeutico: si riteneva che alcune gemme
gnare vari tipi di contratti - un anello nuziale, imitati incastonate in oggetti rituali irradiassero una misterio-
quindi da ebrei e cristiani, presumibilmente nella se- sa luce, dalla quale il Gran Sacerdote poteva trarre
conda metà del II secolo, epoca in cui Tertulliano e profezie, anche se “dopo l’Esilio babilonese queste
Clemente d’Alessandria teorizzarono che le donne po- gemme avrebbero perduto tale loro misteriosa poten-
tevano usare appunto solo l’anello da sigillo, non in quan- za” 20 .
to ornamento, ma poiché con esso potevano contras- Quello di Isidoro fu solo uno dei tanti lapidari
segnare i beni di valore che venivano conservati in casa scritti, da Teofrasto (372-287 a.C.) in poi, soprattutto
e tutto ciò che utilizzavano per la manutenzione della sugli aspetti medico-terapeutici delle pietre: dal re

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Alfonso X el sabio di Castiglia (1223-1284) - noto da no Bistarini di Chiusi mi raccontava alcuni giorni or
noi soprattutto per le Cantigas de Santa Maria - a sono della nonna Rosa Scipioni che con la fede nuziale
Ildegarda di Bingen, la “sibilla del Reno” (1098-1179), d’oro, potente perché benedetta, “segnava” l’orzaiolo
ad Alberto Magno (1193-1280), domenicano, che nel con un segno di croce e “cuciva” i porri mandandoli
suo De mineralibus promosse la litoterapia, una for- indietro, ancora negli anni Sessanta: ciò le era accor-
ma di cura basata sull’assunzione di finissima polvere dato dalla comunità chiusina, perché era una donna
di pietre diverse a seconda delle caratteristiche buona e rispettata 23 .
terapeutiche. Il suo più grande allievo - Tommaso Ciò cui si attribuiva la guarigione era il potere
d’Aquino (1224-1274) - rielaborò ed approfondì una magico comunque detenuto dalla forma circolare,
formula di benedizione delle gemme da impartire il gior- asseriva invece il De Gubernatis nel suo volume sugli
no dell’Epifania, formulata da Tomaso da Chantimprai usi nuziali: nel rito indo-europeo l’anello era general-
presso Cambrai (morto nel 1270 ca.) 21 . mente d’oro “forse in memoria del c’akra o circolo o
All’epoca si usavano anelli a cerchio d’oro per disco del sole, il primo degli sposi”. Un anello magico,
curare crampi, convulsioni ed epilessia: caso particola- dunque, che traeva la sua potenza dalla prima ierogamia,
re, ed assai discusso, quello degli anelli-amuleti di quella del sole e della luna, del maschile e del femmini-
Sant’Ubaldo, in oro o in argento, a nove facce su cui è le primigeni ed archetipi 24 .
incisa un’iscrizione interpretata da alcuni studiosi come
una formula contro la gotta, composta dalla parola ebrai- Forma e materia
ca “tebal” e dalla latina “gutta” 22 . L’uso degli anelli- Altra questione assai dibattuta nel tempo, le di-
amuleti di Sant’Ubaldo si afferma nel XIII secolo, ma mensioni del Santo Anello: per chi si ostinava “a ritro-
pare che in Occidente la pratica degli anelli terapeutici varlo grosso di soverchio”, Adamo Rossi ne pubblicò
si sia diffusa già nell’XI secolo grazie ad Edoardo il un disegno realizzato da lui personalmente, a chiari-
Confessore, re d’Inghilterra, che donò ad un anziano mento e confutazione di voci che lo volevano largo tanto
pellegrino come elemosina un suo anello: costui, nel da “circondare due o tre diti” 25 , e osservava che in
quale in realtà era apparso l’apostolo Giovanni, glielo tanti musei erano conservati anelli di simile dimensione
restituì dopo averlo benedetto e reso così dotato di po- e che anche Livio parlava della particolare magna
teri terapeutici. Da allora in poi, tutti i reali d’Inghilter- specie degli anelli dei Sabini. Giglioli - che supponeva
ra, almeno fino al Cinquecento, il Giovedì santo l’anello di Perugia fosse uno dei più belli di una serie di
benedirono e distribuirono anelli per la cura dell’epiles- anelli in pietra dura reperiti “specie nella Germania
sia. E’ evidente, dunque, che in questo caso l’elemento renana, datati nel I sec. d.C.” - lo definì “un raro e
centrale è la benedizione - l’anello guarisce perché, superbo esemplare di anello-sigillo maschile di
essendo benedetto, assume il valore di un sacramenta- calcedonio, riferibile all’età imperiale romana” 26 .
le - atto rituale che trasforma dunque una tradizione Individuazione della materia, attribuzione a pro-
pagana antica in una pratica terapeutica accettata dal- babile manifattura d’epoca imperiale romana e defini-
la religione cristiana, secondo la prassi - diffusa da se- zione dell’uso possono essere oggi ipotizzate con mag-
coli ma codificata da Gregorio Magno - di giore approssimazione, grazie ad una serie di interes-
rifunzionalizzazione dei riti, delle figure e addirittura dei santissimi e cogenti studi di Elisabetta Gagetti precisa-
templi del paganesimo perdurante nelle campagne del- mente sugli anelli di età romana in ambra e pietra dura,
l’Occidente europeo. a partire dalla consistente collezione di Toppo conser-
Ancora nel Novecento in molte aree italiane si vata presso i Civici Musei di Udine 27 .
attribuivano all’anello d’oro - soprattutto la fede nuzia- Tra gli anelli studiati dalla Gagetti quelli in
le ma non necessariamente - poteri terapeutici. Stefa- calcedonio sono solo ventuno - di cui due di particolare

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interesse poiché non finiti e che costituirebbero indizio Vitelleschi, gesuita, scriveva: “Questo è l’anello, che a
di un atelier renano specializzato a Trier - e provengo- tante donne felicitò i loro parti; che tanti energumeni
no per lo più da Aquileia: tra questi un esemplare pres- rese liberi da’ loro Demoni, che donò vita, e salute a
soché identico al Sant’Anello, in calcedonio grigio-az- tanti gl’infermi” 34 .
zurro, conservato presso il Museo Archeologico Na- “Potentissimo amuleto” per essere stato a con-
zionale di Aquileia. La misura del diametro interno del- tatto del corpo della Vergine, nonché simbolo e memo-
l’anello risulta di poco inferiore a quella del nostro ed ria del suo “consorzio” con “il fortunato e giusto Giu-
è, comunque, in assoluto la più frequente e comune seppe”, il Santo Anello fu considerato anche da Adamo
anche tra quelli a semplice vera in bronzo, come risulta Rossi nel 1857, che lo dice passato a Giovanni, figlio
dall’analisi della Gagetti 28 . La studiosa - sottolinean- adottivo della Madonna, per volere di Gesù Cristo mo-
do come in epoca romana gli anelli si portassero non rente 35 . Un anello-amuleto, dunque, che continuava
solo su tutte le dita, ad eccezione del medio, ma anche un’antica tradizione ebraica: si racconta, infatti, che
su tutte le falangi - dimostra che i pregiati e voluminosi anche il grande Salomone possedesse un anello magi-
anelli in ambra e pietra dura erano effettivamente in- co che gli conferiva onniscienza, una sorta di scova-
dossati come ornamento dalle matrone romane, anche prove, poi trovato ed usato dagli esorcisti ebrei per ti-
se non ne esclude gli usi funerari, votivi ed apotropaici, rare fuori dal naso della gente malata i demoni.
sostenuti da autori di studi precedenti 29 . In una rela- Si riteneva, infine, che il calcedonio avesse
zione tenuta nel 2003 a Modra-Harmónia accenna al un’analogia zodiacal-planetaria con il segno del Can-
nostro Santo Anello, citando Sena Chiesa, come og- cro e con il pianeta Mercurio: oltre a far fuggire i de-
getto passato “dalla corte imperiale a quella del para- moni, il calcedonio, pallido e incolore, conferiva costanza,
diso”, cioè rifunzionalizzato come oggetto di uso litur- coraggio e spirito di concordia; inoltre, era in grado di
gico al pari di tanti altri lavori di glittica nell’Occidente debellare le piattole se portato addosso 36. L’analogia
del primo Medioevo 30 . col segno del Cancro e col dio Mercurio ci porta, da
Nella glittica antica furono utilizzate parecchie una parte, all’acqua limpida e profonda ed alle forze
varietà di calcedonio dalla diversa colorazione e che generatrici terrestri ed acquatiche, alla gestazione ed
presero differenti denominazioni, tra cui particolarmente alla maternità - anche in relazione all’essere il Cancro
frequenti corniola ed agata 31 . Tra il VI sec. a.C. e il una delle Porte dello Zodiaco per la quale passavano
III d.C. la zona di provenienza prevalente, oltre al nord- le anime pronte ad incarnarsi - e, dall’altra, al sacro
ovest dell’India, fu la sponda orientale del Bosforo, tanto fanciullo prodigio, figlio di Zeus e Maia 37 , dea italica
che la pietra prese il nome da Calcedonia, città della della fioritura della vegetazione, da cui deriva il nome
Bitinia colà fondata nel VII sec. a.C. dai Megaresi e del quinto mese dell’anno: maggio, mese mariano, de-
divenuta persiana nel IV sec., ragion per cui, probabil- dicato a Maria, Madre di Gesù che, nel suo essere
mente, il calcedonio fu pietra molto usata nell’arte per- Madonna, intende reincarnare e rappresentare tutto il
siana 32 . femminile e il materno precristiano. E così il cerchio si
Quanto alle sue proprietà magico-terapeutiche, chiude: un cerchio lunare e solare insieme che, a guar-
nell’Intelligenza, poemetto allegorico-didattico scritto darlo, guarisce prima di tutto gli occhi.
tra Duecento e Trecento, si legge che il calcedonio
“per sua vertute fugge lo demonio / da sé lo parte e Ex-voto e sguardi terapeutici
mettolo in assillo”, credenza ripresa dal Sacchetti e da Nel Museo del Capitolo della cattedrale di
Cecco d’Ascoli, che nel I libro dell’Acerba scriveva Perugia sono esposte otto tavolette lignee dipinte (sei
che il calcedonio perforato resisteva anche meglio agli integre, due frammentarie) ritrovate nella cappella del
spiriti maligni ed alle loro beffe 33 . Nel 1718 Giulio Santo Anello (figg. 48-49 e 54-57), tra lo schienale del

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coro ligneo e il muro, durante i lavori di risistemazione valgono abruzzesi ed umbri, con qualche lombardo -
realizzati nella prima metà degli anni Ottanta 38 . Scri- guariti da asma, sciatica, dolori di calcoli renali, febbri
veva Fantoni Castrucci nel 1673: “Numerosissime sono maligne, cancro, pazzia furiosa, indemoniamento o sal-
le tavole, e gli altri monumenti, che pendenti alla Cap- vati da condanna a morte per impiccagione o
pella del Sagro Anello testificano le grazie per esso decapitazione 40 . Per ottenere la grazia le strade era-
impetrate nelle infermità, e in altre urgenze a i fedeli no diverse: bere l’acqua benedetta dall’immersione
dall’Immacolata Sposa di S. Gioseffe” 39 . Lo stesso della reliquia o cospargerne la parte malata, o anche
autore specifica le valenze terapeutiche della reliquia soltanto toccarla con un oggetto stato, anche casual-
e le modalità di guarigione, narrando alcuni casi e indi- mente, a contatto 41 ; o semplicemente “con l’implora-
cando anche le provenienze dei graziati - tra cui pre- re i favori, [...] o con far voto di pellegrinare a questa

Fig. 48 - Tavoletta di San Giuseppe - Perugia, Museo Capitolare di San Lorenzo

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Sacra Reliquia o col porsi in dito Anello ch’aveva par- tra il soggetto bisognoso della grazia e la fonte
tecipato col contatto la sua virtù”. Inoltre - precisa dispensatrice, costituendo il veicolo della guarigione che
Fantoni Castrucci - tali anelli, posti in dito alle partorienti pare correre sul filo di quelle frecce. La devozione
in difficoltà, lenivano il dolore e agevolavano meravi- popolare - per cui era il “guardare” con fede al Santo
gliosamente il parto, “la qual virtù raccontano esser Anello che otteneva la guarigione - è tradotta
comune a gli Anelli, che si pongono o nel dito di San iconograficamente in modo assai simile al caso di una
Gio. Battista, o in quello di S. Agata, il quale è venerato raffigurazione in cui dall’occhio di Cristo che ferisce
in Catania, e a gli altri che toccano il corpo della glorio- ed infiamma d’amore l’anima - immagine derivata dal
sa S. Anna prezioso tesoro della cattedrale d’Apt in Cantico dei Cantici - esce una freccia che va ad infi-
Provenza” 42 . larsi in un cuore incoronato da fiamme e sanguinante.
Affiorano qui - si potrebbe dire dalle acque della L’immagine - contenuta in un volume edito in Francia
memoria - altri interessanti indizi di ricerca: l’equiva- nel 1657 e dedicato alle simbologie sacre tratte dalle
lenza terapeutica tra dito / corpo / anello della Madon- Scritture e dai testi dei Padri della Chiesa - può contri-
na, di sant’Anna, madre della Vergine, e di sant’Agata, buire a confermare la data d’attribuzione delle tavolet-
ma anche di san Giovanni Battista, in onore del quale te al Seicento, anche se si tratta di un topos già tipico
ancora si celebrano nella tradizione popolare feste e dell’iconografia cortese reperibile, tra l’altro, nelle coppe
riti idroterapici che hanno sostituito i culti del solstizio amatorie quattro e cinquecentesche 45 .
estivo 43 . La Madonna, sua madre Anna e sant’Agata Si tratta di uno sguardo d’amore terapeutico che
sono figure che ripropongono in chiave cristiana guarisce nel momento in cui ferisce, di uno sguardo
specializzazioni di protezione, riti e culti d’epoca paga- che appartiene all’intelligenza dell’amore, e dunque al
na dedicati alla Grande Madre, espressa da diverse cuore, considerato sede dell’intelligenza proprio fino al
figure quali Iside, la Bona Dea, Penelope o ancora la Seicento. Nel Settecento, sguardo e acqua magnetizzata
coppia Demetra-Persefone / Cerere-Proserpina. Sant’ costituirono gli ingredienti della cura ideata da Franz
Anna, festeggiata il 26 luglio, ripropone un’antichissi- Anton Mesmer, che trattava i pazienti basandosi sul-
ma dea romana nutrice del cosmo: protettrice dei parti, l’ipotesi dell’esistenza di correnti magnetiche che uni-
spesso associata alla Madonna del Latte, il suo nome vano individui e cosmo: ne derivò la terapia ipnotica
era invocato presso sorgenti di acque ritenute atte a praticata secondo varie tecniche, tra cui una conosciu-
guarire la sterilità, e tra Trecento e Quattrocento - perio- ta come “affascinazione” - già nota agli antichi Egiziani
do di massima diffusione del suo culto - nei paesi del- (per cui l’occhio sacro era fonte di luce, di purificazione,
l’Europa centrale e settentrionale si usava “l’acqua di di fluido magico vitale), a Cornelio Agrippa e ad altri -
Sant’Anna” per curare febbri ed ossessi. Sant’Agata, in cui il paziente doveva guardare fissamente un punto
festeggiata il 5 febbraio, viene invocata in caso di ma- mobile o fisso, luminoso o non, e poteva essere risve-
lattie sopraggiunte nel periodo del puerperio o di gliato con un soffio sugli occhi 46 .
ipogalattia 44 . La connessione tra occhio, sguardo e passione
In uno degli ex-voto lignei del Museo Capitolare può costituire una chiave interpretativa suggestiva per
si vede una donna che - tenendo in braccio un il rapporto medico-paziente anche quando il medico è
bambinetto, tutto fasciato come usava fino a cin- Dio, tramite l’intercessione di san Giuseppe e della
quant’anni fa - guarda san Giuseppe che tiene infilato Madonna, altrove di santa Lucia 47 . Ed è ormai impre-
ad una cordicella il Santo Anello (fig. 49): lo sguardo scindibile, nella lettura dei fenomeni di devozione po-
è stato rappresentato dal pittore con segni direzionali e polare legati alla pratica terapeutica, la “scoperta” -
frecce di colore bianco, che esprimono così il legame scientificamente dimostrata da ricerche e studi realiz-

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zati già nella seconda metà degli anni Ottanta negli Stati più preziosa fonte di prestigio e d’entrate, oltre che dei
Uniti ma divulgati da noi solo di recente - sulla effica- numerosi ex-voto in argento offerti nei secoli 49 .
cia terapeutica della preghiera, anche recitata da altri “Molto è ben conosciuto quel cammino / bontà
e all’insaputa dell’ammalato 48 . del virtuoso e santo Anello / che a conservar la vista è
tanto fino” scriveva Fazio degli Uberti nel trecentesco
Pellegrinaggi tra salute e salvezza poema didascalico Dittamondo 50 : infatti, quel “cam-
Ma quali sono stati i percorsi tra malattia e salu- mino del cielo” fu percorso da tanti, poiché Chiusi si
te, miracoli e guarigione, devozione individuale e pelle- rifiutò sempre di fare uscire dalle sue mura quel sim-
grinaggi, salvezza personale e collettiva? bolo d’identità e di potere municipale, anche se richie-
Il Santo Anello, proprio per la sua fama di reli- sto da potenti come papa Eugenio IV, Filippo Maria
quia terapeutica, particolarmente per le malattie ocu- Visconti, Carlo IV di Boemia, i signori di Siena, ecc.
lari, fece la fortuna di Chiusi, almeno dal X al XV se- Pellegrinaggi e festeggiamenti in occasione della Pen-
colo, fino a quando cioè il furto perpetrato dal tecoste o Pascuccia Rosata - cioè delle rose, come
francescano Vinterio (fig. 16) privò la città della sua viene definita in diverse tradizioni religiose popolari -,

Fig. 49 - Tavoletta di San Giuseppe - Perugia, Museo Capitolare di San Lorenzo

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della festa di Santa Mustiola e dell’anello da lei mo- quenti ristoramenti della vista ottenuti o col fissar nel-
strato (fig. 50), vennero registrati dai documenti uffi- l’Anello il guardo, o coll’applicare agli occhi altri anelli
ciali del comune di Chiusi, in larga parte studiati e ri- col tatto del medesimo santificati, o col lavarseli con
portati da Giacomo Bersotti 51 . acqua in cui il prezioso Cerchio sia stato immerso, e
Molte sono anche le testimonianze relative a pel- tuffato” 53 . L’acqua benedetta dal contatto con il Santo
legrinaggi e guarigioni del periodo perugino: per esem- Anello veniva dispensata in piccole dosi munite del si-
pio, “le meraviglie operate e le grazie concesse da Dio gillo della compagnia di San Giuseppe, il cui cappellano
per l’anello della Vergine” raccontate nel Seicento dal teneva anche gran copia di anelli d’alabastro, “simili al
Lauri e dal Fantoni Castrucci. Tra queste, quella oc- vero, e dal contatto del vero consacrati” (fig. 21) 54 .
corsa ad un tale della famiglia Giordani di Perugia che La pratica rimase in uso per secoli, nonostante
conservava la scatola entro cui, avvolto nel cotone, era che negli Annali Decemvirali secenteschi si trovi una
stato riposto per alcuni giorni il Santo Anello (fig. 19): riformanza del consiglio generale che proibisce di fare
nel momento in cui tentava di utilizzare i “fioccolini del anelli simili alla reliquia per evitare confusioni a danno
bombace”, questi si incendiavano e gli bruciavano le dell’autentico anello. Infatti, come sottolineava nel 1942
mani, mentre in seguito solo tale scatola si ritrovò illesa il Ricci, “i pellegrini mettevano in venerazione queste
dalle fiamme di un incendio che aveva distrutto buona riproduzioni, tornando nei loro paesi […] specialmente
parte della casa 52 . in Francia” 55 . Prova del perdurare dell’uso è anche
Il Rossi nel 1857 citava due casi emblematici un certificato d’autenticità stilato da un incaricato del-
riportati dal Cavallucci, entrambi riferiti al Seicento. la custodia del Santo Anello il 10 luglio 1796, a corre-
Nel primo, ad una monaca di Camerino - che piangeva do di un anello della stessa forma e dimensioni - ma di
disperata per non aver potuto vedere l’anello esposto, differente materia rispetto all’originale (“simillimum
senza sua colpa - “apparve la B. Vergine con il suo Pronubo Beatae Mariae Virginis Annulo”) - conserva-
Figliuolo in braccio, e li disse eccho il mio Anello, figlia, to nella parrocchia di San Fortunato della Collina pres-
che tanto hai desiderato: gardalo”: da che la “benedet- so Perugia (fig. 51) 56: a garanzia che l’anello, copia
ta Madre […] consolazione ebbe nell’anima e nel cor- autenticata, era stato effettivamente posto ad imme-
po”. Nel secondo, Rossi pubblica la dichiarazione del diato contactu dell’originale 57.
19 ottobre 1721 firmata da Paulo di Sangro, principe di La connessione tra vista ed acqua è presente in
San Severo, relativa alla guarigione degli occhi, avve- molte tradizioni di medicina popolare: anticamente per
nuta tra il 1699, data dichiarata della comparsa della la vista indebolita, infatti, si consigliava - oltre lo sme-
malattia, e il 20 febbraio 1701, allorché il principe na- raldo, peraltro spesso del colore dell’acqua - un anello
poletano per ex-voto “mandò al S. Anello di Perugia tenuto in una giara insieme ad una lucertola, perché ne
un bellissimo Presepe d’ambra e d’argento”. Scriveva assorbisse il potere di rigenerare la vista che, altrimen-
di Sangro: ti, si poteva curare soprattutto con acqua - considerata
ottima quella esposta agli influssi astrali la notte di San
Et in effetto miracolosamente dopo aver domandato per- Giovanni Battista, solstizio d’estate - e raramente vino,
dono de’ nostri peccati, e fatte ivi altre devozioni, indegna-
mente baciai tale insigne reliquia dell’Anello sponsalizio,
in cui fossero state tenute in infusione certe erbe 58 .
colla quale subito, lode a Dio, mi si tolsero dette traveggole, Consistenti tracce di culti e pratiche terapeutiche
e ben vedei, conforme da allora sin’ora sempre. d’epoca etrusco-romana legate ad acque salutari fred-
de, specialmente per la guarigione delle malattie ocu-
Inoltre, il Cavallucci scriveva al Lauri narrando lari, permangono sia nella tradizione orale che nella
di numerose “liberazioni degli ossessi da’ maligni spiri- cultura materiale dell’area comprendente l’antico ter-
ti” alla sola esposizione della santa reliquia e dei “fre- ritorio di Chiusi, che includeva anche il versante occi-

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Fig. 50 - Cola Petruccioli, Madonna col Bambino e le sante Caterina d’Alessandria, Veronica,
Mustiola e Lucia (tavola, 1390 ca., particolare) - Già Venezia, Collezione Cini

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Fig. 51 - “Reliquia per contatto” con certificato di autenticità del 1796 - San Fortunato della Collina (Perugia), chiesa parrocchiale

dentale del monte Amiata ed in cui rientravano sia le cui molte donne si bagnano gli occhi alle fonti di Santa
note sorgenti termali di Chianciano Terme, Sarteano e Lucia di San Casciano e di Sarteano 60 o nella benedi-
San Casciano dei Bagni che altre meno note presso zione dell’acqua da distribuire agli infermi con la
Città della Pieve e Moiano. Crocetta di Sant’Agnese del duomo di Montepulciano
Antonio Musa - medico dell’imperatore Augusto (fig. 52): di Agnese si racconta che, essendosi recata
ma anche di Orazio - proibiva al poeta, che soffriva ai Bagni di Chianciano Terme, fece scaturire una polla
d’obesità, di gotta e di blefarite, le acque termali calde di acqua miracolosa, oltre a guarire diverse persone
di Baia, presso Cuma, “le solfuree acque, famose per semplicemente con il suo passaggio. Inoltre, Santo
cacciare il lento morbo delle giunture”, e consigliava Anello e Crocetta hanno un aspetto lattiginoso che
invece di recarsi alle fonti fredde di Chiusi, dove gli evoca il latte e, dunque, può suggerire un collegamento
ammalati ardivano “bagnarsi il capo e il petto” 59 . Nel con il mito di Ercole alla fonte o mentre sugge il latte
Museo Archeologico Nazionale di Chiusi si conserva dal seno di Giunone, l’etrusca Uni o Unial: proprio
una lamina votiva in bronzo, dedicata alle ninfe della quell’Ercole “signore delle sorgenti” d’Etruria e che in
fonte Ogulnia, da Sentius [L]ucilianus, datata al II area laziale ed italica, soprattutto sabina, era legato alla
sec. d.C., in cui il volto raffigurato, presumibilmente transumanza, e dunque ai percorsi viari, protettore dei
del donatore, è caratterizzato da palpebre straordina- guadi di fiumi e torrenti, sempre pericolosi 61 .
riamente gonfie, uno dei segni evidenti proprio della La maggior parte dei pellegrini alla “calata” del
blefarite. Questa specializzazione terapeutica d’area Santo Anello provenivano dall’Umbria, dalle Marche
è rimasta in epoca cristiana, per esempio, nell’uso per e dall’Italia settentrionale - indicati nelle fonti come

110
“lombardi” 62 - e dalla Ciociaria, sia laziale che
abruzzese: le Memorie e riformazioni del comune di
Chiusi registrano nel Quattrocento arrivi da Camerino,
Spoleto e Tagliacozzo 63 . Il flusso rimasto nel tempo
più costante pare sia quello dei Ciociari del Lazio, pro-
venienti da Frosinone e dalle parrocchie dell’Alta
Ciociaria collegate al santuario della Madonna del Can-
neto, in provincia di Frosinone, luogo di provenienza
particolarmente interessante per la tradizione delle
“commarelle” dell’anello (o orecchino) - perduto dalla
Vergine in un fiume dall’acqua freddissima 64 - che
propone l’equivalenza anello-orecchino presente nelle
terapie oculari popolari. L’orecchino a cerchio, prefe-
ribilmente d’oro - unico se indossato dall’uomo, doppio
se dalla donna - era considerato terapeutico per la vi-
sta in moltissime tradizioni 65 , ed alcune categorie di
lavoratori, per cui una buona vista era particolarmente
importante, ancora negli anni Cinquanta portavano orec-
chini ad entrambi gli orecchi, mentre solitamente si
portavano solo al sinistro 66 .

Origini arcaiche della leggenda di santa


Mustiola e delle feste chiusine
Dopo il furto del Santo Anello, l’investimento
emozionale dei devoti chiusini si è canalizzato tutto su
santa Mustiola e sulle vicende della sua vita esempla-
re, che per tanti aspetti riecheggiano miti e antichi riti
che hanno per protagoniste figure femminili arcaiche
dotate di poteri straordinari e favole di magia che pre-
sentano il tema dell’anello, della raccolta dell’acqua al
pozzo per intervento superiore, del volo come strumento
di soluzione di problemi altrimenti insolubili: tutto un
mondo nascosto di significati ormai incomprensibili nel
generale processo di cristianizzazione delle tradizioni
pagane, ma di cui affiorano tracce in racconti popolari,
leggende di fondazione e feste, tra cui quelle della
Pascuccia Rosata, documentate dal 1430 alla fine del
Settecento 67 .
La Pentecoste - o Pasqua delle rose - è festa
Fig. 52 - Taddeo di Bartolo, Trittico dell’Assunzione (tavola, 1401,
particolare) - Montepulciano, duomo
mobile che corrisponde all’antico calendario lunare: fe-
sta della primavera, della rinata vegetazione, simbo-
leggiata da rose e gigli che diverranno i fiori di Mustiola.

111
Nel Cinquecento troviamo un paio di scarpe color pa- glio: i Romani - che stavano cercando Mustiola vicino
onazzo connesse al ballo delle dodici fanciulle povere al sasso che reca l’impronta del piede e del ginocchio
che danzavano in occasione della festa e una “corsa della santa (fig. 53), presso la Pieve del Ceraseto tra
con le oche”, animali sacri - così come il colore rosso - Panicale e Paciano - arrivano quando il miglio è già
a Giunone, dea lunare della forza vitale e della fecondità tagliato e sanno dal contadino che Mustiola era passa-
femminile 68 . ta al momento della semina.
Assai utile per la ricostruzione delle vicende di In un’altra versione della leggenda raccolta nel
Mustiola (o Mostiola come veniva anche detta a Chiu- contado chiusino, Mustiola compare come una “bellis-
si) un “bruscello poliziano” in 3 atti rappresentato nel- sima principessa […] con sette anelli al dito” che aiu-
l’agosto 2000, che riprende modelli e contenuti di nar- tava poveri ed infermi e “pregava, pregava sempre”,
rativa orale localmente ancora viva 69 . La narrazione ma, ritrovata dai soldati dell’imperatore che la voleva
si svolge dalla lapidazione in cui muore il fidanzato Lucio sposare, “si levò il mantello, lo stese sulle acque come
- che le lascia l’anello della Madonna, perché con esso una tavola, e disse: allargati lago, stringiti terra, che
guarisca chi soffre e chi non vede nel senso sia lette- alla città di Chiusi voglio andare a riposare”. Dopo la
rale che spirituale - al suo martirio in Chiusi. Mustiola morte, la martire diventa una “aiutante magica”: le
pellegrina converte, guarisce e consola con l’anello che donne lasciavano rovesciate, presso il pozzo vicino alla
compie miracoli, allontanando ogni malia in nome del- catacomba dove all’inizio era stata sepolta Mustiola, le
l’amore di cui fu pegno: rende la vista ad un vecchio loro brocche di rame e quando andavano a prenderle -
romito, fa rifiorire la terra riarsa e deserta a causa di stanche per il lavoro sui campi - le trovavano già piene 72 .
un infero dragone infuocato, e muta la campagna arida Insomma una Mustiola, martire cristiana, in cui
e vuota (nonostante i sacrifici fatti a Cibele!) in terra ritroviamo: Demetra che, calmata la sua furia, fa rina-
feconda con messi mature e frutti sugli alberi. I perse- scere la vegetazione; la Bona Dea della natura cele-
cutori che sopravvengono chiedendo di lei vengono in- brata anticamente in maggio; la dea della luce nottur-
gannati semplicemente dicendo la verità: è passata sì na: che sia l’etrusca Tiu o la romana Noctiluca che
Mustiola, ma nel tempo che il monte fu arso da un veniva a contemplarsi nello specchio del lago di Chiusi
drago infernale, o nel tempo in cui il grano era verde, - sito tra Ponticelli presso Città della Pieve e Chiusi
ecc. I pescatori del lago di Chiusi hanno rotto barche e
reti per non farla prendere dagli sgherri, e dunque lei
stende il mantello - o la “pannuccia” (grembiule) - sul-
le acque del lago d’argento, camminandovi sopra nella
sua veste bianca 70 . Morendo sotto i colpi delle piom-
bate, Mustiola fa scendere dal cielo una scia luminosa
sul lago, che ancora all’inizio degli anni Ottanta qual-
che chiusino giurava di vedere ogni anno all’alba del 3
aprile 71 .
Nel maggio 2005, Raffaele Caracciolo ha rac-
colto dalla viva voce di Agnese Cipriani, custode della
Raccolta d’Arte di San Giuseppe di Paciano, una ver-
sione di uno spezzone della leggenda della santa marti-
re in cui è evidenziato l’episodio dell’inseguimento da
parte dei persecutori, sempre depistati dalla rapidità di
Fig. 53 - Sasso di santa Mustiola - Panicale, Pieve del Ceraseto
crescita della vegetazione che, in questo caso, è il mi-

112
scalo, bonificato in età moderna e che la gente chiama Note
1
ancora il “Chiaro” o “Chiaro di Luna” - in cui si cele- Goldoni / Levi 1967, p. 17.
2
brava lo Sposalizio delle Chiane dal XIII al XV seco- Celebrata fino al 2004 la terza domenica di gennaio, data
in cui tradizionalmente la Chiesa ricordava anche le Nozze di Cana.
lo 73 ; o ancora Diana, luce della notte, o anche Lucina, 3
Cf. il contributo di M. Tosti in appendice al presente
colei che dà alla luce. volume.
Dunque, in Mustiola convergono non solo tratti 4
Rossi 1857, p. 200: Esodo, 28, vv. 9 e 20; 35, v. 9.
5
ed elementi derivati dalle tradizioni religiose pagane, Dalla tesi di Lucia Tremiti di Montepulciano, che cita una
vita della santa redatta dal domenicano Lorenzo Sordini Mariani
ma anche motivi del repertorio favolistico, come del
nel Seicento, su modello di una trecentesca.
resto nella leggenda dell’arrivo del Santo Anello a 6
Dalla Vita della Beata Vergine Maria (Milano 1855, p.
Chiusi: nell’Anello magico - riscritto da Calvino deri- 167) citata in Rossi 1857, p. 229.
7
vandolo dalla tradizione trentina - l’anello sembra cosa Collin de Plancy / Di Nola 1982, p. 167. Si noti che a
modesta al giovane che lo riceve in dono e lo trascura, Santa Maria in Via Lata di Roma è presente un culto idroterapico
legato alla Madonna del Pozzo: cf. Cardini 1989, p. 80.
ignorando la minaccia di disgrazie che sarebbero oc- 8
Rossi 1857, pp. 232-237.
corse alla sua perdita, proprio come ad Ainerio, a cui la 9
Ciatti 1637 (le pagine non sono numerate). Per il signifi-
dimenticanza dell’anello della Vergine e delle promes- cato di “arra”, cf. nota 15.
10
se fatte a san Michele arcangelo causarono la morte Laras 2003, p. 13.
11
Per la Ketubbà o Ketoubà, cf. Weinstein 1985, pp. 191-
dell’unico figlio giovanetto 74 .
208 e Buseghin 1987, pp. 23 e 91.
12
Khan 2003, p. 33.
13
Moscati 2003, pp. 35-49.
14
Philippe 1979, p. 70.
15
Chevalier-Gheerbrant 1986, alle voci Anello e Cintura.
16
L’uso della moneta - o del mucchietto di monete donato
in un fazzoletto - si ricollega a una tradizione assai diffusa, cono-
sciuta come “dono del mattino”, una forma di dote indiretta con cui
il marito “comprava” la moglie, già in uso nella cultura romana
antica ma caratteristica ed originaria dell’area germanica: cf. Buseghin
1987, pp. 88-94.
17
Da una intervista dell’autrice al prof. Bruno Di Porto,
direttore di Hazman Veharaion. Il Tempo e l’Idea. Una finestra
ebraica sul mondo. Quindicinale di attualità e cultura.
18
Cf. Weinstein 1985, pp. 191-208; Buseghin 1987, pp.
130-131; Eadem 2003, p. 35; Khan 2003, pp. 28-29.
19
Passigli-Buffetti 1986, p. 24.
20
Lipinsky 1975, p. 283.
21
Acampora 1997, pp. XI-XIV; Lipinsky 1975, p. 291.
22
Ambrogi-Belardi-Gagliardoni 1998, pp. 61-63. Cf. an-
che Capponi 1998, pp. 11-14.
23
Modugno (2003, pp. 93-94) riporta tradizioni soprat-
tutto d’Abruzzo in cui il “segnare” con la fede nuziale d’oro faceva
scomparire gli orzaioli, oltre a curare tante altre malattie, uso con-
fermatomi recentemente anche per l’aretino da Giovanni Nocentini.
24
De Gubernatis 1878, p. 165. Accenno appena che il
segno geroglifico egiziano significante “eternità” è un anello che
assomiglia ad una fune disposta in forma di cerchio, annodata alle
estremità, modello del castone contenente la pietra sigillare pro-
prio degli anelli da sigillo egiziani. Cf. Lurker 1990, p. 13.

113
25
Rossi (1857, pp. 198-202) scrive: “Chi così discorre cattedrale di Perugia, guarito dalla sciatica per aver appoggiato
s’abbia la risposta nell’annessa figura, che il rende al vero sì veduto sulla parte infiammata la cera in cui era stato tenuto come custodia
appeso, che posato in piano”. protettiva il Santo Anello durante la pulizia del tabernacolo.
26 42
Giglioli 1949-50, p. 105. Si tratta di una breve relazione Ivi, p. 223.
43
di un anonimo cronista su una conferenza tenuta dal prof. Giglioli La Capponi mi ha segnalato la presenza di tradizioni
l’8/1/1948 presso il Museo di Roma. terapeutiche legate al dito con cui san Giovanni Battista indicò
27
Gagetti 2000, coll. 193-250; Eadem 2001, pp. 191-483; Cristo ai discepoli ed a quello di santa Caterina d’Alessandria
Eadem 2004, pp. 51-77. La studiosa, che qui ringrazio per la sua inanellato dallo stesso Cristo nel matrimonio mistico, che si trova-
cortese disponibilità, per dimostrare la portabilità dei massicci anelli no entrambi nella cattedrale di La Valletta a Malta, secondo quanto
in ambra e pietra dura, se ne è fatta costruire uno per tipo e li ha, raccontava Domenico Laffi - di cui la Capponi è esperta - nel
naturalmente, usati nella vita quotidiana. resoconto del suo viaggio intrapreso nel 1678. Il Laffi (1683, p.
28
Gagetti 2001, pp. 303-306 e scheda 206, p. 426. 38), religioso autorevole ed assai studiato proprio per le sue ricche
29
Tra questi l’uso terapeutico attribuito a quelli d’ambra relazioni di viaggio, scriveva: “si dispensano, però, a persone di
come oggetti salutiferi contro la gotta alle mani, sostenuto ancora a qualità, alcuni anelli, i quali mettendosi nel dito indice, sono di gran
fine Ottocento da molti autori e derivato dalle teorie di Plinio, stima, non tanto per la materia, e lavoro, quanto (come dicono) che
secondo cui la preziosa resina curava anche l’offuscamento della con il tocco di sì santa reliquia acquistano meravigliosa virtù di
vista: cf. Gagetti 2001, pp. 299 e 302. guarire dal mal di testa”.
30 44
Gagetti 2004, p. 72. Cf. Buseghin 1989, pp. 23-24; Dini 1995, pp. 54-56;
31
Gagetti 2001, pp. 235-236, nota 12. Cattabiani 1999, pp. 27-29 e 78-79.
32 45
Lipinsky 1975, pp. 291-292. Gulli Grigioni 2000, p. 94, fig. 227. Per le ceramiche, cf.
33
Citazioni dalla voce Calcedonio del Dizionario Battaglia. Eadem 1984, pp. 203-214 e Buseghin 2001, p. 22.
46
In alcune tradizioni antiche ed etnologiche si crede che le pietre Madeddu 1998, pp. 42-43.
47
forate - attraverso cui si passa una parte o l’intero corpo - preser- In Abruzzo, a Lanciano, la fede nuziale veniva posta
vino dai malefici e posseggano virtù fertilizzatici e fecondatrici; se sopra l’occhio malato mentre si pregava santa Lucia, peraltro
a forma di mola forata, sono correlate al simbolismo solare ed cultuata in moltissime aree quale protettrice degli occhi in relazione
alludono ad un ciclo di liberazione dalla morte e di rinascita per al suo martirio: cf. Modugno 2003, pp. 93-94.
48
mezzo della madre. Cf. Chevalier-Gheerbrant 1986, p. 219. Su queste tematiche, si veda il documentato ed esaustivo
34
Vitelleschi 1718, p. 24. testo di G. Guizzardi (2004), corredato da ampia bibliografia, che
35
Rossi 1857, p. 4. contribuisce fortemente a chiarire e ridefinire il rapporto medicina-
36
Cf. nota 33. religione i cui confini stanno ultimamente cambiando, anche in rela-
37
Sicuteri 1978, pp. 48-53 e 157-162. zione all’emergere di consapevolezze nuove e correnti innovative
38
Colgo qui l’occasione per ringraziare don Fausto Sciurpa in entrambi i campi.
49
per la segnalazione delle tavolette votive e Fernando Tibidò per Per le vicende chiusine del Sant’Anello, si vedano alme-
avermele mostrate con la consueta disponibilità e squisita cortesia. no: Rossi 1857; Bersotti 1982 e Spicciani 1995. Per il furto degli
39
Fantoni Castrucci 1673, p. 228. ex-voto: Rossi 1857, pp. 215-216 e Bersotti 1982, p. 17. Rimando
40
Ivi, pp. 230-235. Principali luoghi di provenienza: comunque per tutte le questioni cui semplicemente accenno ai sag-
Perugia, Leonessa, L’Aquila, Lanciano, Bergamo, Prato: per cui gi tematici in questo stesso volume.
50
potrebbe sussistere un collegamento con la tradizione della cintola Citato da Bersotti 1982, p. 20.
51
della Madonna conservata nella cattedrale della cittadina toscana, Ivi, pp. 20-21.
52
considerata terapeutica soprattutto per malattie oculari e per scio- Fantoni Castrucci 1673, pp. 221-223.
53
gliere blocchi di parto, ma prima di tutto atta a scacciare i demoni e Rossi 1857, pp. 225-231.
54
gli spiriti maligni dai soggetti sofferenti, oltre a impedire il furto Ivi, pp. 225-228.
55
della reliquia stessa. Cf. Grassi 1995, pp. 23-29. Fantoni Castrucci Ricci 1942, p. 20; Rossi 1857, pp. 233-237.
56
(1673, pp. 230-231 e 217-218) cita tra i casi di liberazione dalla Segnalazione di don Giovanni Battista Tiacci, parroco di
prigionia anche quello di un turco, “soldato del Re Cattolico” con- San Fortunato della Collina.
57
vertitosi da soli quattro mesi al Cristianesimo: sia in questa citazio- Buseghin 2003, p. 20.
58
ne che nel primo capitolo, in cui “Si prova il legitimo culto delle Marino 1991, p. 29: “L’acqua fatta di queste cinque
Sagre Imagini e Reliquie”, l’autore tratta quali “Gufi d’Inferno” sia erbe, cioè finicolo, verbena, rose, celidonia e ruta, giova grandemen-
mussulmani che ebrei. te et è meraviglioso per gli occhi, [la] quale acqua conforta auzza e
41
Fantoni Castrucci (1673, p. 227) racconta il caso - citan- clarifica la vista”.
59
dolo dal testo compilato dal Lauri nel 1622 - di un canonico della Devo la segnalazione - e più in generale le notizie sul-

114
l’area sacra di Badiola, San Lazzaro e Giovancorso nei pressi di
Chiusi - a R. Sanchini (in stampa). Per Orazio, cf. Orazio / Cetrangolo
1968, pp. 461-462. Per l’uso nell’antichità di abluzioni con acqua
fredda per le terapie oculari, cf. Dini 1995, p. 77.
60
Segnalazione dell’oculista Carmine Ciccarini di Chiusi,
cui parecchie pazienti hanno chiesto il permesso di usare tali acque
per terapie oculari.
61
Dini 1995, p. 42 e tav. 2; Nocentini 2004, pp. 161 e 166;
Idem 2005, pp. 93-94.
62
Duranti 1992, p. 371.
63
Bersotti 1982, p. 21; Buseghin 2003, pp. 14-16.
64
Pelagalli 2001, pp. 29-30.
65
Modugno 1997, pp. 239-240.
66
Gandolfi-Mattiocco 1996, p. 95.
67
Bersotti 1982, pp. 23-53.
68
Eliade 1980, pp. 128-129; Bonnefoy 1989, p. 821-822.
69
Lapucci-Baldelli 2000. Per il “bruscello”, cf. Aruch 1915.
70
Lapucci-Baldelli 2000, p. 36. Lapucci osserva che il
miracolo della traversata delle acque sopra il mantello è topos co-
mune in molte vite di santi, mentre la scia luminosa è tipica di santa
Mustiola (ivi, p. 56).
71
Bersotti 1982, pp. 16-17.
72
Da un’intervista di Carmine Ciccarini ad Isolina Giugliacci
di Chiusi (giugno 2003). Agnese Cipriani recitava “Chiuditi monte,
apriti Chiane / che a Chiusi voglio andare a riposarmi”: il monte è il
Petrarvella, dove sorge la Pieve del Ceraseto.
73
Bersotti 1982, p. 57. L’usanza fu ripresa negli anni Set-
tanta del Novecento in occasione delle feste di Santa Mustiola.
74
Calvino 1956, pp. 189-194. Per la storia di Ainerio,
orafo chiusino, si veda in questo volume il saggio di A. Spicciani.

115
FAUSTO SCIURPA ti se ne farà cenno -, c’è la necessità di una corretta
Il Santo Anello, tra realtà e simbolo evangelizzazione del fenomeno e di una responsabile
vigilanza a che non decada in forme di facile “consu-
mo” religioso, da una parte, e, dall’altra, in forme eso-
Prudenza e discrezione tiche di “turismo religioso” a buon mercato.
Siamo tutti figli della cultura moderna, razionale Compito degli studiosi, in particolare degli stori-
e scientifica, poco disponibile a miti e mistificazioni, a ci, delle diverse specializzazioni, è ricostruire le vicen-
volte anche eccessivamente caustica nei confronti di de che riguardano l’origine vera o presunta della reli-
tradizioni popolari, indistintamente guardate con sospet- quia, e le vicende che ne accompagnano la devozio-
to, e magari irrise come infantili. Molti conoscono la ne 3 . Ad altri studiosi, antropologi, sociologi, psicologi,
novella del Boccaccio dedicata alla creduloneria po- l’onere di interpretarne i significati dal punto di vista
polare nelle reliquie, tra ingenuità e raggiro, buona fede dei contesti e bisogni sociali e psicologici, e dal punto di
e dabbenaggine 1 . Si usciva dal Medioevo, che ai lin- vista delle dinamiche antropologiche. Gli studiosi della
guaggi visivi e simbolici aveva dato molto rilievo, per mentalità religiosa, componente ineludibile della strut-
entrare in una nuova sensibilità culturale, umanistica e tura umana (“homo religiosus”), ne dovranno
critica, per certi aspetti anticipatrice di quel razionalismo evidenziare le motivazioni e gli usi, per coglierne le
irridente, demistificante e desacralizzante, che, in epo- intenzionalità di fondo. Nel rispetto dei risultati scienti-
che successive, assumerà anche i contorni di radicale fici delle ricerche, ma anche nel rispetto dei valori reali
rifiuto della forma religiosa, in particolare nelle sue ed autentici di una tradizione, e, infine, nel rispetto del-
espressioni tradizionali. In tempi più vicini a noi, sul l’evoluzione della mentalità, sia in campo laico che te-
versante più strettamente religioso ed ecclesiale, sia- ologico, a noi compete l’obbligo di giustificare la con-
mo eredi del rinnovamento liturgico, incentrato sul mi- servazione e la valorizzazione di quella memoria per il
stero pasquale del Cristo morto e risorto, celebrato nel presente, evitando enfatizzazioni ed usi impropri.
ciclo liturgico e nei sacramenti; eredi, inoltre, della ri-
nascita degli studi biblici e della spinta alla maggior dif- Valore e significato delle reliquie
fusione e lettura della Bibbia tra i fedeli. Eredi, infine, Nessuna presa di distanza da un’eredità che
del movimento ecumenico, che tende alla ricerca di potrebbe apparire imbarazzante ed ingombrante per
ciò che unisce, che è poi ricerca dell’essenziale, men- motivi diversi - di fatto non c’è nulla di imbarazzante
tre nel culto delle reliquie si era consumato uno dei nei significati e nei valori che quella devozione esprime
motivi di frattura della Cristianità occidentale. Queste -, si tratta di coglierne le intenzionalità positive, favorir-
eredità hanno impresso decisive svolte alla spiritualità, ne un corretto raccordo con la liturgia e la fede nel
alla vita e alla devozione cristiana nella Chiesa Cattoli- mistero di Cristo 4 . Gli stessi studiosi di storia delle re-
ca. Il concilio ecumenico Vaticano II, effetto e causa ligioni sottolineano la secondarietà del problema del-
di quelle svolte, ne ha illuminato, consolidato, stimolato l’autenticità di una reliquia, per evidenziarne la funzione 5 :
la direzione, con documenti fondamentali e riforme si-
gnificative, da cui non si torna indietro. Si può, perciò, Sotto il profilo della utilizzazione religiosa, sono irrilevanti
comprendere, a fronte della critica, chiamiamola ge- l’autenticità e la natura stessa della reliquia. La qualifica-
zione di reliquia dipende da una tradizione secondo la quale
nericamente laica, e a fronte della nuova sensibilità
determinati oggetti sono collegati a personaggi carichi di
teologica e pastorale, una certa prudenza e discrezio- Potenza. E, perciò, accanto ad oggetti che sicuramente pro-
ne nel considerare la devozione ad un cimelio come il vengono da tali personaggi, ne appaiono altri, la cui appar-
Santo Anello, di problematica origine. C’è dell’altro: tenenza è solo probabile o addirittura mitica.
oggi, a fronte di un certo “revival” religioso 2 - più avan-

116
Quando qualcosa, evento, persona, oggetto, si rittura decisivo. Il ricorso alla preghiera, alla interces-
colloca tra leggenda e storia, più che sulle origini, l’at- sione dei santi, di cui alcuni segni (immagini, reliquie,
tenzione va concentrata sulle logiche e gli usi che ha ecc.) sono veicolo, memoria, depurati da indebite atte-
evidenziato, espressioni di bisogni reali e sinceri. La se magico-taumaturgiche, è innanzitutto un forte so-
Chiesa, a livello magisteriale, non ha né scoraggiato, stegno interiore (spesso il vero miracolo), un servizio
né enfatizzato certe devozioni, che, senza alcuna in- alla fede, che nel segno esteriore, in certi momenti,
tenzione riduttiva, possiamo chiamare “popolari”; si è trova quasi una rassicurazione visibile ed un veicolo
preoccupata di suggerirne la giusta direzione, secondo per una comunione più personale con Dio e i santi.
un quadruplice orientamento: biblico, liturgico, Non ultimo, la consapevolezza che il vivere momenti
ecumenico, antropologico 6 , onde evitare ogni “devo- particolarmente duri dell’esistenza, con maggior pace
zione indiscreta” (Righetti). La non chiara autenticità e serenità, può produrre benefici effetti anche sullo stes-
storica di alcune “reliquie” trova, in realtà, il proprio so piano della guarigione fisica. Il rapporto tra salvez-
significato 7 nell’autenticità storica del vissuto di un za - dimensione dello spirito - e salute - dimensione del
popolo, nelle attese e nella concretezza di bisogni reli- corpo -, sul piano antropologico, ha il suo fondamento
giosi, che coinvolgono l’uomo intero, con tutte le sue nell’unità totale e concreta dell’essere umano. Che poi
caratteristiche, sensibili, psichiche, mentali, spirituali. la bontà misericordiosa di Dio, in presenza di quei se-
Nella religione, oltre all’affermazione di un senso più gni, operi qualche evento straordinario, appartiene al
radicale per l’esistenza, si cercava la risposta a diver- suo imperscrutabile disegno, non certo a quei segni.
se esigenze, anche prettamente terrene: dal consolida- Lungi, perciò, da ogni iconoclastismo spiritualista o\e
mento dell’unità sociale, alla rassicurazione psico-emo- razionalista, va riconosciuta al segno esteriore, anche
tiva, alla soddisfazione di necessità primarie, soprattut- per la sua capacità di emozionare, validità antropologi-
to in situazioni di scarsità di beni, o di privazione, come ca e, quindi, religiosa. Nella totalità concreta dell’uo-
nella malattia. Il possesso di una “reliquia”, particolar- mo, il suo “mondo della vita” 9 , fatto di corpo, psiche-
mente significativa, rappresentava, perciò, un patrimo- anima, spirito, può trovarsi il punto di inserzione tra il
nio di grande rilievo, non solo sul piano religioso, ma nuovo e il passato, tra la storia presente della religiosità
anche civile, culturale, e, non ultimo, economico, per con quella tradizionale, dopo il bagno purificatore della
l’intera comunità, che, comunque, nella dimensione critica moderna.
religiosa riconosceva una forte componente identitaria.
Non sono mancati abusi 8 , strumentalizzazioni ed an- Linguaggio religioso e linguaggio simbolico
che raggiri, ma il tutto si consumava all’interno di un Torniamo, dunque, al Santo Anello. Per la ri-
paradigma culturale condiviso, e per molti aspetti pro- cerca storica sembra che non ci siano dubbi sul fatto
tettivo e rassicurante. che questo cimelio non abbia a che fare con le nozze di
Certo oggi il cambiamento dei paradigmi cultu- Maria e Giuseppe, e probabilmente non abbia a che
rali ha mutato la gerarchia delle attenzioni e delle pre- fare con qualsiasi altro matrimonio 10 . Ricerche ulte-
ferenze, ma non la realtà dei bisogni e la necessità di riori ben vengano per accertarne la provenienza e l’uso,
risposte non riduttive. Se un tempo l’accento, per esem- sì da soddisfare la nostra curiosità storica, ed anche,
pio, sulle vere o presunte proprietà taumaturgiche di cosa forse più difficile, per conoscere le ragioni che lo
una reliquia, in assenza di una medicina sviluppata, hanno trasformato in simbolo delle sacre nozze. Per-
poteva sostituirsi ad essa nelle attese della gente, an- ché è indubbio che, se il Santo Anello non risponde ai
che con qualche rischio, oggi che la medicina sembra criteri di autenticità storica, ha assunto, per motivi che
promettere miracoli, il recupero della dimensione spiri- appunto ci sfuggono nelle loro specifiche circostanze
tuale nella malattia può risultare spesso urgente, addi- storiche, una forte valenza simbolica, tale da richiama-

117
re attorno a sé attenzione, devozione, ed anche attese che, in più rispetto al valore allusivo, aggiungono, in
taumaturgiche. Le specifiche circostanze storiche ap- concomitanza con la fede del credente, un valore ope-
partengono a quello che un noto filosofo contempora- rativo: danno ciò che significano. Le reliquie 13 , alcune
neo della scienza, Karl Popper 11 , ha definito “conte- (ex corpore) possono ricondursi al simbolo naturale,
sto di scoperta”, ossia l’insieme di fattori, non sempre altre (ex vestimentis) invece, in parte, a quello con-
del tutto trasparenti, lineari e coerenti, capaci, comun- venzionale, in parte, a quello naturale, in quanto co-
que, di orientare la ricerca in una certa direzione. Se le munque hanno avuto a che fare con la persona (vesti,
ragioni specifiche sfuggono, esistono però ragioni di- utensili, ecc.). C’è poi tutta una serie di oggetti, non
verse, di carattere antropologico, psicologico, linguisti- vere e proprie reliquie, che, per la loro rappresentatività
co, che possono giustificarne coerentemente l’orienta- (croci, quadri, statue, ecc.) o anche per la loro funzio-
mento simbolico e cultuale. Lo stesso filosofo le chia- ne, assumono una significatività del tutto singolare 14 .
merebbe “contesto di giustificazione”. Una ragione Intorno ad essi, per circostanze ed eventi, talora real-
generale consiste nel fatto che la fede, non avendo per mente straordinari talora solo presunti, si è concentra-
sua natura un linguaggio sperimentale, si avvale dei ta una sovradeterminazione di significati e di attese, da
linguaggi che incontra sul proprio percorso, valorizzan- porli al centro di una grande venerazione. Dal signifi-
done tutte le funzioni. La contemporanea filosofia del cato e dall’importanza attribuiti alle reliquie autentiche,
linguaggio, soprattutto quella di matrice analitica, ha come agli oggetti ad esse equiparate, discendono dif-
infatti individuato diverse funzioni ed usi linguistici. Con ferenti usi, teologicamente e liturgicamente non equi-
il linguaggio, come afferma il filosofo Austin 12 , non valenti. La trasformazione delle reliquie ed affini in veri
solo si dicono, ma si fanno anche cose: si comunicano e propri “oggetti cultuali”, con rischi idolatrico-feticisti,
informazioni (funzione cognitiva, “locutoria”), ma si è sempre in agguato, soprattutto se vengono caricate,
provocano anche emozioni, sentimenti, passioni ed in- nell’immaginario collettivo e in assenza di un’adegua-
fine si sollecitano azioni (funzione “illocutoria” e ta, oculata direzione pastorale, di potere particolare.
“perlocutoria”). Le tre funzioni possono sussistere con- La funzione di “strumento intermediatore” e di “me-
temporaneamente, ma agire anche disgiuntamente; moriale”, al contrario, apre possibilità valide e
l’analisi contestuale evidenzierà la rilevanza dell’una o costruttive. Nel primo caso, la funzione di
dell’altra, discernendo tra ciò che sta in primo piano e intermediazione della reliquia sposta l’attenzione dal-
ciò che fa da sfondo. Discernimento tanto più neces- l’oggetto in sé alla persona reale da esso rappresenta-
sario in presenza di un linguaggio del tutto particolare, ta, indirizzando ovviamente il culto di venerazione ed
il linguaggio simbolico, che ad un senso patente unisce impetrazione verso di essa. Nel secondo caso, serve a
un senso latente. La struttura di significazione, con senso tener desto nella comunità il ricordo della santità, della
diretto, primario, letterale, possiede in sovrappiù testimonianza di fede e di vita dei santi, in particolare,
(sovradeterminazione) un senso indiretto, secondario, nella Chiesa delle origini, dei martiri, o anche a ricor-
figurato, che può essere, in ogni modo, appreso attra- dare eventi particolarmente significativi della storia della
verso il primo. Sia sul piano rappresentativo che espres- salvezza in generale, o della storia particolare di una
sivo, quello simbolico è linguaggio ampiamente utiliz- determinata comunità. Un altro uso, che può sconfina-
zato dal linguaggio religioso. I simboli possono essere re nel magico-superstizioso, sempre possibile, soprat-
“naturali”, sia di carattere fisico che antropico, o “con- tutto nella credenza popolare, è la destinazione
venzionali”, oggetti che per caratteristiche proprie o “amuletica e apotropaica” delle reliquie ed affini, per
per funzioni loro attribuite sono caricati di significati cui ad esse, in quanto tali, si attribuisce capacità di pro-
particolari. Nel primo genere possiamo far rientrare, curare potenza, benessere e protezione da influenze
per esempio, gli stessi sacramenti della vita cristiana, maligne. I confini tra i vari usi, spesso molto sottili e

118
permeabili, possono intrecciarsi, scambiarsi, ogni autentica crescita, garantita dal sacramentale vin-
sovrapporsi. Lo stesso uso scorretto, di per sé, non colo del matrimonio. Inoltre, l’antica custodia del San-
significa che non contenga intenzionalità che, depurate to Anello in una chiesa francescana di Chiusi, che ne
dalle eventuali incrostazioni idolatrico-magico-supersti- aveva legata una delle sue ostensioni al Perdono di
ziose, possano essere ricondotte nella direzione giusta, Assisi (2 agosto), e rimasta anche nella tradizione
che è quella di orientare il cuore e la mente, sempre e perugina, intercettando così parte del flusso dei pelle-
comunque, a Dio. grini verso la città del Poverello, può suggerire l’im-
portanza del perdono e della riconciliazione quali con-
Significati del Santo Anello dizioni indispensabili per rigenerare costantemente il
Il Santo Anello, non una vera e propria reliquia, vincolo con Dio, fonte ultima di rigenerazione del vin-
anche se ne ha assunto le funzioni o comunque la colo tra gli uomini, in particolare del vincolo nuziale.
valenza simbolica, dal punto di vista cultuale va, Infine, ma non di marginale importanza, il singolare
senz’altro, collocato nelle categorie di “strumento connubio che questo “anello” ha stabilito tra autorità
intermediatore” e di “memoriale”. Sicuramente, nella civile ed autorità ecclesiastica, del pari custodi di esso,
percezione popolare, ha rivestito anche valore ci sembra possa rappresentare il simbolo e lo stimolo
“apotropaico” e “taumaturgico”, di protezione da in- per un legame ed una collaborazione, che non può e
fluenze negative, soprattutto nella maternità, e di inter- non deve mancare tra quanti hanno a cuore la pace,
vento prodigioso in particolari patologie, come quelle l’armonia, la crescita nella giustizia dell’intera comuni-
della vista. Alcune tavolette votive, poche in verità, tà, pur nella diversità ed autonomia dei ruoli. E proprio
esposte nel Museo Capitolare della cattedrale di per questo - perché no? - l’anello appartiene anche ai
Perugia, ne sono testimonianza (figg. 48-49 e 54-57). simboli di quella identità culturale che affonda le pro-
Quale “strumento intermediatore” è legato al culto di prie radici nell’humus cristiano.
Maria e san Giuseppe, che, in Perugia, a partire dal
1487, assunse particolare rilevanza grazie alla Nuovi scenari
predicazione di fra Bernardino da Feltre, e che, oggi, Un’ultima considerazione è suggerita dal conte-
nella venerata immagine della Madonna delle Grazie, sto culturale più ampio in cui si inserisce la rinnovata
la Mater Gratiae, ha il suo naturale prolungamento.
Quale “memoriale” - ed è questo, per noi, forse l’aspet-
to più significativo - rimanda al vincolo nuziale, al ma-
trimonio, fondamento della famiglia, nella fattispecie la
“santa famiglia”, e per estensione al mistero dell’In-
carnazione, al mistero del Figlio di Dio fattosi uomo e
cresciuto, come uomo, in una famiglia. Intrecciando la
funzione di “intermediazione cultuale” verso la Madonna
e San Giuseppe con quella di “memoriale” del loro vin-
colo nuziale, questo venerato cimelio, che la tradizione
e la pietà popolare ci ha lasciato in eredità, può ancora
rappresentare un prezioso simbolo atto a stimolare ve-
nerazione, lode, riconoscenza ed imitazione per Maria
e Giuseppe, custodi amorevoli di Gesù, e al tempo stesso
orientare lo sguardo alla “sacra famiglia”, icona ed Fig. 54 - Tavoletta di San Giuseppe
esempio per la famiglia umana, spazio accogliente per Perugia, Museo Capitolare di San Lorenzo

119
utilitaristiche 16 , senza condivisa partecipazione del
senso e dei valori di cui erano portatori. Espressioni,
comunque, oltre che di un forte bisogno di
socializzazione, di un, seppur inconsapevole, bisogno di
radicamento. Il “post-moderno” recupera sacralità e
tradizioni, in funzione compensatrice rispetto
all’estraneità “moderna”, anche se di questa mantiene
la distanza rispetto al sacro e alla tradizione istituziona-
lizzata. Accanto a riproposte religiose tradizionali, emer-
gono nuove forme di religiosità post-moderna. Una di
queste, con una certa risonanza mediatica e con una
certa aderenza alle nuove sensibilità “spirituali” e cul-
turali del momento, è quella rappresentata da New Age
e derivati. Vengono messi insieme frammenti religiosi
Fig. 55 - Tavoletta di San Giuseppe diversi in un eclettismo esoterico, che fa dell’energia
Perugia, Museo Capitolare di San Lorenzo cosmica la propria radice unificante, energia ovunque
diffusa e al tempo stesso concentrata in particolari siti,
attenzione al Santo Anello e alla tradizione che lo ri- oggetti, pietre ed anche soggetti 17 . Ci sembra impor-
guarda. In questi ultimi tempi sembra risvegliarsi l’in- tante segnalare la cosa, per sottolineare una radicale
teresse intorno a tradizioni con radicamento popolare,
e ad oggetti sacri, la cui misteriosa provenienza ne ac-
centua il fascino e l’attrazione. Sono fenomeni com-
plessi, sia per motivazioni e interessi che coinvolgono,
sia, soprattutto, per le ragioni socio-culturali che
evidenziano. La secolarizzazione, da quella religiosa a
quella delle ideologie, e il conseguente nichilismo, han-
no lasciato un vuoto di sacralità istituzionalizzate; in
sopraggiunta, la globalizzazione ha prodotto
sradicamento, disorientamento, smarrimento, in una
realtà senza più centro e periferia. Si cerca perciò di
riempire il vuoto con piccole sacralità, marginali e peri-
feriche, che in qualche modo mantengono aperto, per
lo più in maniera emotiva e senza un più radicale e
totale coinvolgimento, un orizzonte di mistero, vago
presentimento che il “senso del mondo va oltre il mon- Fig. 56 - Tavoletta di San Giuseppe
do”: rinunciando “alle mediazioni concettuali ci si ag- Perugia, Museo Capitolare di San Lorenzo
grappa a realtà più immediate, simboli, immagini, suo-
ni, invocazioni e pianti perché il mistero resta, nono- differenza tra l’uso che dei segni e dei luoghi fa la tra-
stante tutto” 15 . Si cerca, infine, di sfuggire allo dizione cristiana e queste nuove forme di appropriazione
“spaesamento” recuperando pezzi di storia popolare, post-moderna. L’”energia” non deriva, per la fede cri-
di folklore (revival, sagre paesane, ecc.), anche se a stiana, né dagli oggetti, né dai luoghi, ma da Dio, senza
volte in forme del tutto artificiali, estetizzanti ed alcuna dipendenza da essi, se non come occasione per

120
Fig. 57 - Tavoletta di San Giuseppe - Perugia, Museo Capitolare di San Lorenzo

il credente che, in quei luoghi e attraverso quei segni, è da quei segni, in presenza dei quali, nel suo imperscru-
stimolato a rivolgersi al Padre celeste, mediante, a se- tabile disegno, Dio potrebbe agire. Tutt’altra cosa dal-
conda dei casi, l’intercessione della Madonna e dei la supposta potenza taumaturgica di luoghi, pietre, gem-
Santi. Qualsiasi esito straordinario deriva unicamente, me, e quant’altro, come si cerca di accreditare dai
come più sopra detto, dalla potenza divina, non certo cultori della religione dell’acquario (New Age).

121
8
Note “La smania delle reliquie e la penuria di queste fecero
1
Cf. G. Boccaccio, Decameron, sesta giornata, novella rinascere [...] intorno al secolo IX-XI, alcuni, non nuovi, ma sem-
pre deplorevoli fenomeni, la falsificazione, il commercio, l’abuso e
decima.
2 il furto di reliquie” (Righetti 1955, p. 322); “rinascere”, perché già
“Una presenza massiccia oggi come ieri del fenomeno dei
sant’Agostino (IV-V sec.) aveva denunciato falsi monaci
‘pellegrinaggi’, del revival impensabile e tuttavia interessante delle
“circumeuntes, nusquam missos, nusquam fixos, nusquam stantes,
‘sagre paesane’ connesse al santo patrono e\o ai santuari, che si
nusquam sedentes”, i quali “membra martyrum, si tamen martyrum,
amalgamano con i riti stagionali, le nuove credenze che circolano
venditant” (ivi, p. 319). La vicenda del Santo Anello ci dice che il
circa miracoli e apparizioni, il vasto campo dei ‘riti di guarigione’
fenomeno è andato ben oltre i secoli indicati.
che si espandono sempre di più in tutte le aree del mondo e che 9
“Il sacro [...] cambia forma, ma continua a resistere, se è
coprono in gran parte quei riti che gli antropologi chiamano ‘riti di
un immemorabile e un precategoriale della storia degli uomini che
crisi’ ” (Terrin 2001, p. 1600). L’uso di piccoli simboli, collocabili
non può scomparire, pena la stessa perdita dell’umanità dell’uo-
a piacere tra il religioso e il magico.
3 mo” (Terrin 2001, p. 1597). Cf. Eliade 1968.
Dal punto di vista storico, il ritrovamento di una reliquia 10
Cf. Larraya 1969.
era spesso collegato ad un sogno, o a qualche evento eccezionale, 11
Cf. Popper 1970.
che, in mancanza di altre prove, diventavano certificazione di au- 12
Austin 1987.
tenticità. Dal punto di vista sociologico, le modalità e i tempi di 13
Per “reliquie”, si intendono resti significanti di soggetti
comparsa, affermazione e declino della devozione ad una reliquia
religiosamente fortemente caratterizzati, per santità, eroicità di vita
possono aprire illuminanti spiragli sulla storia religiosa, sociale e
o\e di morte. Possono essere il cadavere o frammenti di esso, o
civile delle diverse comunità.
4 anche oggetti (vesti, utensili, ecc.) appartenenti al personaggio.
La liturgia che celebra il mistero di Cristo, morto e risor-
Alla reliquia, oltre alla funzione di “memoriale”, può essere attri-
to, per la Chiesa resta la “fonte e il culmine” di tutta la sua espe-
buita la funzione di un concentrato di energia e potenza, la stessa
rienza di fede e di carità (cf. Vaticano II 1963, S. C., n. 10), ed a
che in vita era riconosciuta alla persona santa.
questa ogni altra devozione, derivante dalla religiosità popolare, va 14
Gli antropologi e i fenomenologi del sacro usano il termi-
ricondotta, attraverso un’attenta catechesi mistagogica.
5 ne “iconofilia”, per indicare l’amore per le immagini, per i segni del
Di Nola 1973, col. 310; cf. Sicari 1998.
6 sacro (reliquie, gesti, quadri, statue, suoni, ecc.), per tutto ciò che
Cf. Paolo VI 1974; Giovanni Paolo II 1988, n. 18: “Un’au-
parla il linguaggio del rapporto quasi fisico, immediato e diretto,
tentica pastorale liturgica saprà appoggiarsi sulle ricchezze della
con il sacro.
pietà popolare, purificarle e orientarle verso la liturgia come offerta 15
Terrin 2001. p. 1598.
dei popoli”; Vaticano II 1963, S. C., n. 111: “La Chiesa, secondo la 16
Tutt’altro dall’interesse degli etnologi e degli studiosi
sua tradizione, venera i santi e tiene in onore le loro reliquie auten-
del folklore che, sulla scorta della lezione gramsciana, ricercavano
tiche e le loro immagini. Le feste dei Santi infatti proclamano le
nei fenomeni popolari elementi di resistenza alle culture dotte do-
meraviglie di Cristo”. Cenno, come si vede, molto sobrio, l’unico,
minanti, una forma di rivalsa degli emarginati.
alle reliquie nei documenti conciliari. La tradizione antica della Chiesa, 17
“Da tempo impazzano libri, film, programmi televisivi
quella dei primi secoli, aveva particolare venerazione per le reliquie
incentrati sul Graal e su altri temi esoterici [...]: nell’inconscio
dei martiri, ai quali si riconosceva grande dignità; si riteneva grande
collettivo appare diffusa la convinzione, più o meno esplicita, che
privilegio l’esser seppelliti nei pressi della loro tomba. Tra i vari
le soluzioni ai vistosi problemi della modernità risiedano in spazi
onori liturgici tributati fin dai primi secoli alle sacre reliquie, ed
che confinano da un lato col sacro e le religioni, dall’altro con
ancora in uso nella Chiesa, il più antico e il principale di tutti è
l’esoterismo e la magia” (Salvarani 2005, p. 14).
quello di deporle sull’altare, dove si celebra il Sacrificio Eucaristico
(cf. Righetti 1955). L’uso potrebbe rimandare ad un passaggio del
libro dell’Apocalisse (6, 9): “vidi sotto l’altare le anime di coloro
che furono immolati a causa della Parola di Dio e della testimonian-
za che gli avevano resa” (cf. Mortimort 1963, p. 189).
7
Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1992), al n. 426, p.
428, cita un brano del Documento di Puebla (1979), dei vescovi
latino-americani: “La religiosità popolare, nell’essenziale,è un in-
sieme di valori che, con saggezza cristiana, risponde ai grandi inter-
rogativi dell’esistenza. E’ così che esso unisce, in modo creativo, il
divino e l’umano, Cristo e Maria, lo spirito e il corpo, la comunione
e l’istituzione, la persona e la comunità, la fede e la patria, l’intel-
ligenza e il sentimento”.

122
Appendice

123
124
ANNA SULAI CAPPONI
La via Francigena e il Santo Anello

La nostra ricerca, inerente i possibili contatti tra


il mondo del pellegrinaggio, la via Francigena ed il cul-
to del Santo Anello di Perugia, è partita dallo studio
iconografico del castello di Mongiovino, il quale pre-
senta elementi interessanti, quali un ospedale per l’ac-
coglienza dei pellegrini ed una chiesa in cui, tra gli af-
freschi più antichi, si distinguono un San Giacomo, sim-
bolo ed emblema del pellegrinaggio, e Santa Mustiola
con il Santo Anello (fig. 58).
Prendendo in esame la documentazione itineraria
del ’200, possiamo identificare una strada di pellegri-
naggio alternativa alla via Francigena, la quale collega
Forlì ad Arezzo e si ricongiunge alla Francigena a
Bolsena. Questa strada, all’altezza del lago Trasimeno,
permette due alternative: una ad est e l’altra ad ovest
del lago.
Secondo gli Annales stadenses 1 , codice redatto
tra il 1240 ed il 1256, per raggiungere Roma era possi-
bile percorrere l’itinerario che andava da Arezzo a
Cortona e poi a Magione e Perugia, per ricongiungersi
a Foligno alla via Flaminia. Itinerario, questo, che mol-
to probabilmente si sovrappone ai tracciati etruschi e
romani.
Un altro autorevole codice, l’Iter de Londinio
in Terram Sanctam, scritto da Mattew Paris nel 1253,
indica lo stesso itinerario come alternativa alla via
Francigena per tutti coloro che vogliono raggiungere la
Terra Santa partendo dall’Inghilterra 2 .
Abbiamo, quindi, preso in esame il territorio in
cui si collocano il castello ed il santuario di Mongiovino,
per verificare se durante i secoli la strada che con-
giungeva la città di Chiusi con quella di Perugia fosse
comunque usata dai pellegrini di passaggio.
Si è proceduto ad uno studio di iconografie, di
storie locali, di rilevazioni di strutture ospitaliere, di case
e di magioni, nel tentativo di recuperare l’itinerario sul-
le colline del Trasimeno. Abbiamo preso in visione, inol- Fig. 58 - Santa Mustiola (affresco, sec. XIV)
tre, memorie scritte e testimonianze documentali che Mongiovino Vecchio, chiesa di Santa Maria Assunta

125
ci permettono di attestare che il santuario di Mongiovino degli abitanti del luogo. Tra i motivi della richiesta, oltre
è stato meta di pellegrinaggi di gruppo soprattutto in che a scopo difensivo, si legge “che sarebbe stato per
occasione di anni giubilari 3 . ogni passaggio di genti, come una chiave al territorio
Il santuario di Mongiovino, quindi, si inserisce del Chiugi e del Lago” 7 .
nell’articolata rete di tracciati che durante i secoli si è L’ospedale e i due affreschi già citati, ossia quelli
andata delineando nei pressi degli itinerari principali di di San Giacomo e Santa Mustiola presenti nella stessa
pellegrinaggio. chiesa del castello, ci parlano simbolicamente di pelle-
La struttura di Mongiovino, peraltro, comprende grinaggio e riassumono quello che nel corso dei secoli
un ospedale per pellegrini sia diretti al santuario che di si è verificato lungo tutti gli itinerari sacri. Le vie che
passaggio. L’ospedale, inoltre, è concepito per acco- conducevano ai santuari maggiori della spiritualità era-
gliere un numero di pellegrini abbastanza rilevante ed no costellate di un reticolato di strade alternative che
attivo fino alla seconda metà del Settecento 4 . Nel 1825 permettevano ai pellegrini di partecipare anche delle
monsignor Giuliano Mami, vescovo di Città della Pieve devozioni locali.
(1818-1837), in visita apostolica, trova i locali prece- L’affresco di Santa Mustiola, legata alla vene-
dentemente adibiti all’accoglienza trasformati in ma- razione del Santo Anello, si trova nel mezzo del cam-
gazzini e decreta il ripristino di due stanze, una per gli mino tra Chiusi e Perugia, le due città che hanno con-
uomini e l’altra per le donne, da usarsi in “qualche stra- diviso il privilegio di possedere la reliquia.
ordinaria circostanza d’intervento de’ pellegrini” 5 . Non è da escludere, quindi, che nei secoli i pel-
Ormai, quindi, l’ospedale non partecipa più del- legrini diretti alle grandi mete di pellegrinaggio, quali
l’affluenza precedente, ma comunque rimane l’inten- Roma e Santiago de Compostela, scegliessero all’al-
zione di mantenerne l’impegno primario: l’accoglienza tezza del lago Trasimeno la deviazione della via
dei pellegrini. Francigena, che permetteva loro di poter seguire il cam-
All’incrocio, poi, della strada che scende da mino fatto da santa Mustiola, quando da Roma rag-
Mongiovino verso la Pievaiola, troviamo un altro ospe- giunse la città di Chiusi, e dallo stesso Santo Anello,
dale fondato nel 1490 e dedicato alla SS. Annunziata, che da Chiusi era stato portato alla città di Perugia, per
che prenderà il nome di Santa Maria della Stradella e poi proseguire nel loro viaggio devozionale.
che si prefigge l’accoglienza di poveri e viandanti. I pellegrinaggi si distinguono tra i cosiddetti “mag-
Nel 1859 viene eretta la parrocchia autonoma di giori” e i “minori”, intendendo con i primi quelli che si
Tavernelle, che si riserva le decime della chiesetta di dirigono alle mete di maggior affluenza devozionale e
Santa Mustiola demolita nel 1774, appartenente alla che comunque implicano un lungo periodo di cammino
parrocchia di Oro, e quelle di Santa Maria della per essere raggiunte. I secondi sono quelli che coin-
Stradella. La decisione di non restaurare la chiesa di volgono per lo più la devozione locale e che hanno una
Santa Mustiola viene decretata in seguito a visita pa- cadenza temporale: vengono, ad esempio, effettuati in
storale, dato che non solo era in rovina e posta su di un date precise, quali commemorazioni o anniversari, e
dirupo, ma le fondamenta erano scalzate dalle acque. solitamente sono pellegrinaggi di gruppo.
La famiglia Alfani della Staffa che aveva lo jus Questo non vuol comunque dire che siano due
patronatus di Santa Mustiola decide di restaurare la devozioni separate, ma al contrario: come è più volte
chiesa di Santa Lucia, anch’essa in rovina, e di collo- emerso dalla letteratura odeporica, spesso i pellegrini
carvi all’interno un quadro rappresentante le Sante che partivano per lunghi pellegrinaggi calcolavano i loro
Lucia e Mustiola 6 . viaggi e deviavano i loro percorsi, per poter essere pre-
A nord ancora del santuario si trova il castello di senti a particolari manifestazioni e trovarsi al momento
Mongiovino, costruito nel 1312 su espressa richiesta giusto ad assistere e partecipare anche alle devozioni locali.

126
Ricordiamo, a proposito, Bartolomeo Fontana, Note
1
pellegrino del secolo XVI che, diretto a Santiago de Sulle vie di pellegrinaggio frequentate in Umbria nel peri-
Compostela, passa per Roma e all’altezza di Foligno odo medioevale, cf. Caucci von Saucken 1997, pp. 40-51.
2
Ibidem.
devia dalla Flaminia per visitare Santa Maria degli Angeli 3
AVCP, Fondo del santuario di Mongiovino, Cenni illu-
e Perugia. Scrive Fontana 8 : strativi sul santuario di Mongiovino, Mongiovino. Documenti in
evidenza, I, 1513-1826.
4
Si partissimo, e per bellissimo paese passando, noi Numerose testimonianze di afflusso di pellegrini vengo-
arivassimo a Perogia, quantouque il dritto camino era di no riportate in Santuario della Madonna di Mongiovino (Panicale,
andar a Foligno, [...] per veder uno anello con cui fu isposata Perugia). Studio storico, artistico, descrittivo, a cura del Comitato
la madre del nostro signor Iesu Christo. Santa Maria Assunta di Mongiovino, scritto per perorare la causa
del recupero strutturale del santuario e della Casa del Pellegrino.
Sul santuario cf. anche Bozzi-Teza 1998.
5
AVCP, Relazione della visita apostolica della Chiesa e
Pia Casa di Mongiovino fatta dall’ill.mo e rev.mo monsignore
Giuliano Mami, vescovo di Città della Pieve (1825), Decreti XVI.
6
Sull’intera vicenda cf. Cerbini 1986, p. 35.
7
Pellini 1664, I, p. 404, citato da Cerbini 1986, p. 12, nota 27.
8
Fucelli 1987, p. 82.

127
MISKA MICHELE TOSTI ne, sono stati utilizzati metodi non-distruttivi per rica-
Analisi gemmologica del Santo Anello vare i diversi dati fisico-ottici.
In primo luogo, si è cercato di liberare l’anello
dagli elementi ai quali risulta connesso all’interno del
L’analisi del Santo Anello è stata effettuata nei reliquiario cinquecentesco (fig. 20): la coroncina (la cui
locali della cosiddetta “Sacrestia dei Canonici”, conti- catena pende da una intelaiatura appoggiata sotto la
gua alla sacrestia grande del duomo di Perugia, dove si cupola della teca), la catenella intermedia e la fascetta
è approntato un laboratorio gemmologico composto da che abbraccia il gambo dell’anello (fig. 60). Purtroppo
strumentazione tradizionale (fig. 59). La perizia ha avuto la fragilità di quest’ultima, costituita da una sottile la-
una durata di circa tre ore e mezza. Come consuetudi- stra in oro ribattuto, non ne ha permesso la rimozione.

Fig. 59 - Il laboratorio gemmologico

128
Fig. 60 - L’anello e gli elementi ai quali è collegato

Si è proceduto quindi col prendere tutte le misu- verdi (fig. 63), ma appare più bianco lattiginoso se il
razioni principali dell’anello (fig. 61), comprese quelle fondo di osservazione è scuro (fig. 64); con illumina-
della cavità esistente sulla parte piana della testa (fig. zione a fibre ottiche, assume invece una colorazione
62), e con l’acquisire una dettagliata serie di immagini rosa-arancio (fig. 65).
macro-fotografiche in differenti condizioni di luce. L’analisi al polariscopio dell’anello, il cui peso è
Il minerale, compatto, traslucido, biancastro, con di 15,10 gr (inclusa la fascetta in oro che ne abbraccia
aspetto granuloso-fibroso, assume diversi toni e il gambo), dà il minerale come aggregato, mentre l’in-
colorazioni a seconda delle fonti di illuminazione, della dice di rifrazione, rilevato con lettura a distanza su
direzione della luce (trasmessa o riflessa) e dei punti di rifrattometro appropriato, è n 1,530 - n 1,540. Se os-
osservazione. Alla luce naturale, su fondo chiaro, ha servato sotto lampade ultraviolette ad onde lunghe (365
un colore biancastro-grigio con toni giallastri e bruno- nm), il minerale s’illumina di un bianco lattiginoso con

129
Fig. 61 - Misure dell’anello

media intensità, mentre sotto gli ultravioletti ad onde microcristallina del quarzo (SiO2), la natura mineralo-
corte (256 nm) rimane inerte. gica del Santo Anello. Minerale conosciuto nell’appli-
Al microscopio stereoscopico, con diversi ingran- cazione dell’intaglio delle gemme sin dal 1700 a.C. (nel
dimenti e differenti fonti di luce, l’anello rivela una strut- IV sec. a.C. diviene il materiale più apprezzato) e, co-
tura di fitte inclusioni con aspetto granuloso, biancastre, munque, molto utilizzato nella realizzazione di manu-
con distribuzione omogenea su tutto il minerale, men- fatti ad uso ornamentale, sia per oggettistica varia, che
tre un gruppo più concentrato è situato nella parte fi- per accessori ad uso personale.
nale del gambo (fig. 66). Un’evidente considerazione, in relazione alle
Le caratteristiche e i dati tecnici rilevati concor- misure rilevate, è la difficile indossabilità rispetto alla
dano nel determinare come calcedonio, una varietà supposta funzione di anello nuziale: la grande dimen-

130
Fig. 62 - Misure della cavità dell’anello

sione del gambo renderebbe assai scomoda ed innatu- alcuna traccia di decorazione, appare funzionale alla
rale la posizione delle dita; il diametro del foro corri- sola esigenza di ancorare l’elemento perduto.
sponde, nelle misure tipiche utilizzate nel settore della Queste osservazioni sembrano confermare l’ipo-
gioielleria, a 8-9 circa, ossia l’ampiezza di un piccolo tesi avanzata nel 1949-1950 da G. Q. Giglioli, che ha
mignolo. Resta poi l’incognita relativa alla cavità ovale definito la presunta reliquia un anello-sigillo maschile
sulla parte piana della testa dell’anello, probabile risalente, probabilmente, al I sec. d.C.
alloggiamento di un altro elemento ormai mancante.
Particolare attenzione è stata data all’osservazione
microscopica del fondo della cavità e, in modo partico-
lare, della protuberanza centrale che, non presentando

131
Fig. 63 - L’anello su fondo chiaro Fig. 65 - L’anello con illuminazione a fibre ottiche

Fig. 64 - L’anello su fondo scuro Fig. 66 - Piccola concentrazione di inclusioni a destra della fascetta in oro

132
133
134
Apparati

135
136
Bibliografia 1648 1806
C. Crispolti iunior, Perugia Augusta, Perugia A. Mariotti, Saggio di memorie istoriche ci-
1648. vili ed ecclesiastiche della città di Perugia e
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ASSP = Archivio Storico del Monastero Santa, Bologna 1683. 1823
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1718
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G. Vitelleschi, La città sopra ogn’altra ama-
BAP = Biblioteca Comunale Augusta 1823.
ta ed amante di Maria. Panegirico del SS.mo
di Perugia G. B. Vermiglioli, Bibliografia storico-
Anello detto in Perugia, Perugia 1718. perugina o sia catalogo degli scrittori che
BSU = Biblioteca della Soprintendenza
BAPPSAE dell’Umbria hanno illustrato la storia della città, del
1737 contado, delle persone, de’ monumenti, del-
G. Henschen-D. Papenbroeck (a cura di), Acta la letteratura, Perugia 1823.
sanctorum maii, I, Venezia 1737.
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