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PRIMO CONTI
Ringraziamenti
UN ENFANT PRODIGE Un ringraziamento particolarmente sentito a Maria Chiara Berni, indispensabile guida
ALL’ALBA DEL NOVECENTO nell’Archivio Primo Conti, generosa e sapiente custode delle memorie dell’artista
9 LUGLIO – 2 OTTOBRE 2016 Un ringraziamento molto speciale a Paolo Farinella, per la pazienza e l’assistenza du-
rante la realizzazione del catalogo
CITTÀ DI SERAVEZZA
ISBN 978-88-7781-905-5
TERRA MEDICEA - CITTÀ DEL MARMO
MEDAGLIA D’ARGENTO AL MERITO CIVILE
Fotolito e Stampa
Industrie Grafiche Pacini
Sales Manager
Beatrice Cambi
Responsabile editoriale
Federica Fontini
Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro
pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633 ovvero
dall’accordo stipulato tra SIAE, AIE, SNS e CNA, CONFARTIGIANATO, CASA, CLAAI, CONFCOMMERCIO,
CONFESERCENTI il 18 dicembre 2000. Le riproduzioni per uso differente da quello personale sopracitato
potranno avvenire solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata dagli aventi diritto.
Sommario
Introduzioni
Riccardo Tarabella 5
Gloria Manghetti 7
Catalogo 31
5
Presentazione
Seravezza, estate 2016, Fondazione Terre Medicee, Palazzo Mediceo, enfant prodige: Primo Conti.
Ecco svelato il nome dell’artista che questa estate sarà il protagonista assoluto della nostra esposizione, proposto all’attento
pubblico che dopo gli indiscussi successi delle passate stagioni estive, sappiamo sa riconoscere e apprezzare le nostre scelte.
Ancora un artista legato alla Versilia e fortemente motivato dagli incontri e dalle frequentazioni con i nomi più importanti della
cultura di inizio Novecento. Un enfant prodige che è interessante scoprire nel suo percorso artistico e che piace proporre nel
periodo più significativo della sua carriera, dagli esordi fino agli anni Trenta.
Ancora un lavoro di qualità che sento di legare a tutte le figure che hanno lavorato e stanno lavorando alla riuscita di questo
evento e in particolare alla curatrice dott.ssa Nadia Marchioni che ringrazio per la disponibilità e la competenza messa in campo.
Così come ringrazio coloro che hanno dato le disponibilità delle opere e in particolare la Fondazione Primo Conti per l’indi-
spensabile contributo al progetto.
E infine un pensiero, alla vigilia della prima esposizione cui assisterò come Sindaco di questa Città: è veramente soddisfacente
constatare quanta affinità esista tra le accoglienti mura del nostro Palazzo Mediceo, riconosciuto Patrimonio Mondiale UNESCO,
e le opere che per i mesi estivi ne ravviveranno l’ambiente, un vincolo di qualità tra storia e arte, rinnovato nel tempo e che
Primo Conti, con la sua arte, saprà confermare.
Riccardo Tarabella
Sindaco di Seravezza
7
Il progetto di dedicare a Primo Conti un’esposizione che intende illustrare i primi trent’anni della sua attività artistica ha tro-
vato immediato ed entusiasta consenso da parte della Fondazione Primo Conti e del Direttore scientifico del suo Museo, Carlo
Sisi. L’istituzione fiesolana è infatti da sempre attenta alle iniziative che, attraverso un serio impegno di ricerca, permettono di
far conoscere il nome e l’opera del Maestro a cui dal 1980 è intitolata la Fondazione. E la mostra Primo Conti, un enfant pro-
dige all’alba del Novecento risponde sicuramente a tale proposito grazie alle approfondite e raffinate indagini che la curatrice
Nadia Marchioni ha potuto svolgere tra le carte, i libri, i dipinti e i disegni che sono conservati, per volontà dello stesso Conti,
nel suggestivo contesto di Villa Le Coste. Centro di documentazione e ricerche sulle avanguardie storiche, la Fondazione Conti
raccoglie infatti un inestimabile complesso documentario di cui il primo, prezioso nucleo è costituito proprio dall’archivio per-
sonale dello stesso Maestro che testimonia, con evidenza materiale, la pluralità dei suoi interessi, delle relazioni intrattenute ed
insieme la leggendaria precocità con la quale ha attraversato il Novecento. L’opportunità di potere attingere a questi materiali
unici nel loro insieme ha sicuramente fornito un contributo essenziale per comprendere dall’interno le ragioni più segrete della
genesi di un originale percorso artistico che, per il tramite di collaborazioni, incontri, scissioni, ma soprattutto grandi passioni,
ha segnato in modo indelebile l’immagine del primo Novecento e della sua storia. E questo nel rispetto di uno degli obiettivi
principali della Fondazione e di una tradizione da sempre cara a Conti: rendere perfettamente fruibile un patrimonio culturale
privato che, grazie alla tenacia e alla determinazione del Maestro, è divenuto patrimonio pubblico.
Siamo quindi particolarmente riconoscenti alla Fondazione Terre Medicee per avere voluto promuovere, nell’ambito di un im-
portante e prestigioso programma espositivo, una mostra dedicata a Primo Conti, che si configura come un omaggio all’artista
ricostruendone la vicenda biografica alla luce del significativo legame che ebbe fin da giovanissimo con il territorio versiliese.
Un rapporto costantemente presente anche nella lucida memoria dell’ormai anziano pittore, quando ricordava la cima dei pla-
tani, l’aria settembrina, gli «arcobaleni di giornali giocattoli scialli tamburi valige zoccoli infiorati», «l’antico verde dei tendoni
sospesi su pozze d’ombra oltremarina che furono di Viani e di Magri, di Ceccardo, di Pea, di Levy».
Gloria Manghetti
Presidente Fondazione Primo Conti
9
1
P. Conti, La gola del merlo. Memorie provocate da Gabriel Cacho
Millet, Firenze, 1983, p. 12.
Nella vasta bibliografia su Conti si vedano: C. Pavolini, Primo Conti,
parole di Corrado Pavolini, Firenze, 1919; L. Carluccio, Primo Con-
ti, con una testimonianza di Aldo Palazzeschi, Torino, 1967; Primo
Conti: catalogo retrospettivo per le mostre tenute in occasione dei ses-
santa anni di lavoro dell’artista, testi critici e documentazione di
E. Crispolti, L. Pignotti, C. Vivaldi, Firenze, 1971; A. Palazzeschi, E.
Crispolti, C. Vivaldi, G. Marchiori, G. Spagnoletti, S. Zanotto, Primo
Conti, catalogo della mostra di Roma 1974, Cinisello Balsamo,1974;
C.L. Ragghianti, G. Dalli Regoli, Primo Conti. Taccuini e serie di di-
segni tra il 1912 ed il 1921, Firenze, 1978; Primo Conti 1911-1980,
catalogo della mostra di Firenze 1980-1981, a cura di M. Calvesi, G.
Fig. 1. Ritratto fotografico di Primo Conti, 1910 c., Fiesole, Fondazio- dalla Chiesa, Firenze, 1980; Il Museo Primo Conti, a cura di G. dalla
ne Primo Conti Chiesa, Milano, 1987; La grafica di Primo Conti 1914-1988. Disegni
10 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Fig. 3. P. Conti, Giornalino scolastico. La guerra italo-turca illustra- Fig. 4. Ferrante Gonnelli davanti alla Libreria Gonnelli di via Cavour,
ta, 4 febbraio 1912, Fiesole, Fondazione Primo Conti Firenze, 1914 c., Fiesole, Fondazione Primo Conti
Le memorie dell’anziano Conti, che saranno ampiamente cita- culturali offerti in una Toscana ormai aperta all’Europa e dal
te in questo scritto, costituiscono un prezioso testo attraverso desiderio di riflettere ed attivare, attraverso la propria cifra
cui rileggere la vita e l’opera di un artista per cui il ricordo e esclusiva, la memoria del passato (prossimo e remoto) e la
la testimonianza di un’epoca furono ben più che una mania testimonianza del più bruciante presente.
documentaristica o un’affezione nostalgica, rappresentando, a Questa esposizione intende ripercorrere la vicenda umana ed
ben guardare, l’essenza stessa della sua opera. artistica di Conti, a partire dalla precoce formazione del bam-
Quello scarto cronologico che impedì a Conti bambino di bino (votato alla musica, alle lettere ed alla pittura), segnata da
trovarsi firmatario del Manifesto del Futurismo (gelosamente due diversi poli geografici e culturali, quello dell’avanguardia
conservato in originale nell’Archivio della Fondazione Primo futurista fiorentina e quello più accostante e, inizialmente, più
Conti da egli stesso immaginata) fu in realtà la costante del- agilmente percorribile per un ragazzo di appena quattordici
lo sviluppo della sua attività creativa, mossa da una sensi- anni, del libero cromatismo assorbito a contatto con la natura
bilità straordinariamente suscettibile alla novità degli stimoli versiliese.
Dopo la realizzazione dell’Autoritratto del 1911, prima ope-
ra pittorica eseguita da Conti contravvenendo ai precetti del
maestro Eugenio Chiostri, che non lo riteneva ancora pronto
ad affrontare la pittura ad olio2, ma lo avrà, invece, incorag-
e stampe, catalogo della mostra di Roma 1995, a cura di A. Boatto, F.
Di Castro, Siena, 1995; Una settimana per Primo. Celebrazioni per il
giato nella singolare impresa “editoriale” del suo Giornalino
centenario della nascita di Primo Conti, Quaderni della Fondazione del 1912 (fig. 3), l’avvenimento che segnò la sua biografia fu
Primo Conti XI, Firenze, 2001; Filippo Tommaso Marinetti - Primo
Conti. Nei proiettori del Futurismo. Carteggio inedito 1917 - 1940, a
cura di G. Cacho Millet, Palermo, 2001; Primo Conti. Capolavori del
Futurismo e dintorni, catalogo della mostra di Fiesole 2009, a cura di
C. Toti, Firenze, 2009. 2
P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 24.
Primo Conti 1911-1932. Appunti per un autoritratto dell’artista da giovane 11
5
Fotografia con dedica autografa di G. Papini, Fondazione Primo
Conti, Fiesole. Corrispondenza, Archivio Primo Conti.
6
P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 32.
3
Per una recente revisione del clima futurista nel capoluogo tosca- 7
Il dipinto cézanniano fu riprodotto con il titolo Ritratto d’uomo
no cfr. Firenze Futurista 1909-1920, Atti del Convegno di Studi, anche in A. Soffici, Paul Cézanne, in “Vita d’Arte”, I, n. 6, giugno
Firenze, 15-16 maggio 2009, a cura di G. Manghetti, Firenze, 2010. 1908, p. 322.
4
P. Conti, La gola del merlo, cit., pp. 29-30. 8
P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 34.
12 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
9
L’Esposizione di scultura futurista del pittore e scultore U. Boccioni 11
Ivi, pp. 49-50.
fu allestita presso la Galleria Gonnelli, al numero 48 di via Cavour 12
Nel 1914 Soffici pubblicherà nella collana I maestri moderni, per i
dal marzo all’aprile 1914. tipi de La libreria della Voce, gli album dedicati a Cézanne, Dodici
10
P. Conti, La gola del merlo, cit., pp. 39-46. opere di Rousseau, Dodici opere di Picasso, Sedici opere di Degas.
Primo Conti 1911-1932. Appunti per un autoritratto dell’artista da giovane 13
Fig. 7. U. Boccioni, Voglio fissare le forme umane in movimento, in “Lacerba”, 15 marzo 1914, Fiesole, Fondazione Primo Conti
da un dolore al basso ventre di una violenza indescrivibile, il 1914 ed il 1915, incredibilmente alternate a colorati dise-
che mi fece urlare”13. gni a tempera o acquerello caratterizzati da un originale tratto
Segue a questo brano il racconto della malattia che mise a re- cloisonnée frutto dello studio e del riposo forzato del giovane
pentaglio la vita del giovane artista e delle visite avute in quei Conti, che giustifica questo contraddittorio nella propria ricerca
drammatici giorni da Viani, “che già mi era amico” e da No- grafica con le più svariate suggestioni offertegli dalle pagine
mellini, “che nel primo mese di quella villeggiatura mi aveva de “La grande Illustrazione”, raccolta delle “cose più diverse e
invitato a dipingere, col suo figliolo Victor, nel suo podere”14. contrastanti: i fiorellini disegnati a penna, gli scritti di Luigi Ca-
Dopo il rientro a Firenze e durante la lunga convalescenza di puana, la carica di cavalleria di Umberto Boccioni…”16.
quattro mesi Conti realizzò, secondo le sue memorie, “quei La convalescenza e la conseguente guarigione acuì profonda-
disegnini fra il Liberty e il Futurismo che avevo iniziato a fare mente la sensibilità del giovane, dotandolo di rinnovato vi-
dopo la mostra di Boccioni”15. gore e di un’eccitata percezione della natura. Tornato sulla
Ed è, infatti, specificamente al grande artista futurista (fig. 7) costa tirrenica, nell’estate del 1915, l’esistenza appariva rin-
che si possono ricondurre alcune prove grafiche di Conti fra
16
Ivi, p. 55. Il riferimento alla grafica di Boccioni sarebbe stato riba-
13
P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 52. dito da Conti nei suoi disegni futuristi come La carica del 1917,
14
Ivi, p. 53. come già sottolineato in C.L. Ragghianti, G. Dalli Regoli, Primo
15
Ivi, p. 54. Conti…cit.
14 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
17
Ivi, p. 61.
18
Conti si riferisce al notissimo Ritratto del dottor Gachet e ramo di 22
A questo proposito si vedano, ad esempio, i disegni Marinaio,
digitale di V. van Gogh, 1880, Parigi, Musée d’Orsay. 1914 e Ritorno delle paranze, 1914, pubblicati in A. Serafini, Col-
19
P. Conti, La gola del merlo, cit., pp. 61-62. lezioni GAMC, Ospedaletto (Pisa), 2008, pp. 72, 73.
20
V. van Gogh, L’Arlesiana, 1890, Roma, Galleria Nazionale d’Arte 23
I. Bianchi, Esposizione Nazionale di Belle Arti. Milano 1916. La
Moderna. Giuria, in “Arte libera”, maggio 1916, Fondazione Primo Conti.
21
P. Conti, La gola del merlo, p. 62. Fiesole. Rassegna stampa, Archivio Primo Conti.
Primo Conti 1911-1932. Appunti per un autoritratto dell’artista da giovane 15
Certamente l’approdo di Conti al Futurismo ebbe una più gra- toglierò il lusso di farmi credere “suo imitatore”. Questo per la
duale progressione, passato com’era dallo studio di Cézanne, mia superiorità – che ne dici? –”34.
per soffermarsi un intero anno, il 1917, a riflettere sulla strut- Poco tempo dopo Conti tornava a raccontare all’amico della
tura interna della realtà: sua pittura in una lirica divagazione: “Attraverso zone languide
“Alla vigilia del mio incontro con Picasso31 […] avevo l’impres- di grassezza un po’ demente, dove il pennello aveva sostato
sione di vivere come un sughero galleggiante in un lago senza titubante a lasciare il fiore di un azzurro distratto; scalando
rive o come l’abitante di una casa messa a soqquadro dai ladri. paludi solitarie di grigi inaspettati, ho messo il mio spirito a
Esperienze ormai vicine al Futurismo si alternavano a riacco- spogliare nel fondo gli oggetti, fino allo scheletro arabescato
stamenti con la realtà: affondavo nel silenzio delle cose con di nero, divampante a larghe fiamme di un nero-fumo tra ge-
una maturazione dal di dentro e, al tempo stesso, con un rite- roglifici intensificati – tra cui un disordine primordiale di pic-
gno poetico che assottigliava la materia pittorica ai limiti della coli semi bianchi di chi sa mai quale fioritura interiore. Un la-
rarefazione. Così i ‘rosa giovane sposa’ e i ‘bianchi vetrini’ del voro cosciente e istintivo che mi sgorga senza premeditazione
Fiaschetto uova e formaggio, così il ‘carnevale sotto vetro’ del – come una gallina che deposita tra la rugiada dell’aurora un
Fiasco e carte da gioco”32 presenti in mostra, a testimoniare uovo pallido e tremolante. Costetti farà sul prossimo numero
di questo momento di evoluzione in cui lo studio di Cézanne di ‘Tempra’ (una ‘Tempra’ davvero rinnovata!) un articolo sulle
aveva condotto l’artista a prosciugare il colore dalla tavolozza, mie ultime nature-morte che dice di sentire sensibilmente. Ti
volgendosi all’indagine della struttura interna della realtà quo- mostrerei volentieri quei piccoli telai rugosi di tinta, agitati da
tidiana, svelandone l’intimo mistero, quasi a volerne mettere qualcosa d’incompleto come chi ha sofferto senza dir nulla a
in evidenza il nudo scheletro. nessuno”35.
A questo proposito è interessante rileggere le parole affidate L’esitazione di questo momento di passaggio è riflessa in una
allora da Conti ad una lettera all’amico Pavolini: lettera a Soffici, dove rievoca i giudizi ottenuti dal pittore
“Presto avrai notizie dei miei progetti pittorici: ho un orizzon- sull’Arlecchino del 1915 e vorrebbe poter contare, per questa
te nuovo, che mi si spande di giorno di giorno nell’anima. Sarà sua nuova sfida, su un rinnovato incoraggiamento:
ancora irrealtà? Forse no”33. “Da tanto tempo desideravo farmi vivo con lei, perché mi ri-
Ed ancora, pochi giorni dopo, tornava ad informare l’amico: cordasse, e ricordasse anche la vecchia tela di Arlecchino, dal-
“Ho cominciato stamani il ritratto. Müller: vedrai un po’ che le gambe Cézanne e la tovaglia zuloagheggiante [secondo le
toscanoneria! – Costetti è venuto a vedere le ultime nature definizioni che lo stesso Soffici aveva comunicato a Conti],
morte, e ne è rimasto entusiasta, tantoché la… ‘Tempra’ avrà ora passata coi ricordi dell’Esposizione di via della Colonna
due o tre linee a loro riguardo. nella soffitta, tra i barattoli sudici, qualche autoritratto mille-
Ma penso di fare il bagaglio anche di lì: novecentodieci, ed altri avanzi del mio studio. Eppure proprio
Il fiasco nero scritto sulla calcina, per Arlecchino, il primitivo sbadiglio delle mie buone volontà,
sgretolato cristallo della sera mi rammento di avere ricevuto un Suo incoraggiamento […]
sul limone bagnato di cucina Quando potrò mostrarle altre cose? […] Da un giorno all’altro
ci dipingo una bella primavera. mi rinnovo con tanta convinzione intima, da annullarmi via via
Ma accanto c’è un pezzo di giornale come nulla fosse. Così, tra le poche cose fatte, e le molte da
che fa il gradasso colla reclàme delle fare, ho abitato le quattro mura e sono appunto queste ultime
“Pillole Seno”… che vorrei poterle mostrare. Saranno illusioni?”36.
al lustra la lama del coltello Questo momento di allucinato ripiegamento su se stesso non
la biancorosa mela morirà fu immediatamente intaccato dall’incontro con Giacomo Balla a
mentre nella finestra c’è un cartello Roma, nel luglio del 1917; nonostante la futuristicamente calo-
tutt’azzurro che dice: Baccalà! rosa accoglienza del più maturo artista, testimoniata, in mostra,
Ma tutto ciò non serve a chiarire nulla […]. dalle cartoline inviate da quest’ultimo a Conti nei mesi successi-
Lega lavora poco, sconsolato dalle ‘vane indagini’ da lui ese- vi al loro incontro (fig. 10)37, il giovane scrisse a Costetti: “Balla
guite sulle tracce delle defunte ‘Venti donne’, e cerca consola-
zioni di bighellonaggio.
Se gli scrivi digli che si tranquillizzi in rapporto al mio pae-
saggio di Monteoliveto, che gli dà pensiero perché è parso 34
P. Conti, lettera a Corrado Pavolini, Firenze, 11 aprile 1917, Fonda-
‘evidentemente copiato dai suoi’ che non ho l’onore di cono- zione Primo Conti, Fiesole. Corrispondenza, Archivio Primo Conti.
scere in quel genere. Se poi persiste nella sua mania, non gli In una cartolina postale indirizzata ancora a Pavolini, presso la IVa
compagnia automobilisti Gossolengo Piacenza e datata 24 aprile
1917, Conti lo informava: “È nata un’altra “Naturina” IIª maniera:
rosa rosa tutta carta velina. Da baci, insomma. Ma tu di baci non te
ne intendi più: vergogna!”.
31
Conti conobbe Picasso nell’aprile 1917, allo spettacolo dei Balletti 35
Lettera di Conti a Pavolini, 30 maggio [1917], Fondazione Primo
russi di Diaghilev al teatro Politeama fiorentino: cfr. P. Conti, La Conti, Fiesole. Corrispondenza, Archivio Primo Conti.
gola del merlo, cit., p. 108. 36
Lettera di Conti a Soffici, Firenze, 2 aprile 1917, pubblicata in P.
32
Ivi, p. 105. Conti, La gola del merlo, cit., pp. 106-107.
33
P. Conti, lettera a C. Pavolini, 4 aprile 1917 notte, Fondazione Pri- 37
Il testo della cartolina inviata da Balla a Conti il 10 settembre
mo Conti, Fiesole. Corrispondenza, Archivio Primo Conti. Per un 1917 è pubblicato in P. Conti. La gola del merlo, cit., p. 116. Oltre
approfondimento su Pavolini cfr. L. Giusti, Corrado Pavolini criti- a quella riprodotta nella sezione catalogo di questo volume, Balla
co d’arte, Napoli, 2008. inviò da Roma a Conti altre due cartoline con timbro postale del
Primo Conti 1911-1932. Appunti per un autoritratto dell’artista da giovane 17
da La cocomeraia, dove all’incurvarsi dello spazio dietro al come facili improvvisazioni, e dove il contatto con gli uomini,
passaggio rapido della figura, si aggiungono inserimenti tratti e l’impatto con la vita di ogni giorno, si traduceva e si risol-
dalla realtà, come un “foglietto di stagnola da cioccolatini ed veva in una visione magica e fantomatica, anticipatrice, in un
un batuffolo di stoppa”. certo senso, del Surrealismo”44.
“La visione di quel quadro mi aveva investito come un getto L’originalità dei dipinti futuristi di Conti è pienamente rivelata
d’acqua fresca, vedendo una bancarella nell’ombra di una stra- da questa affermazione e la si ritrova nell’incanto che il giovane
dina nel centro di Livorno, dov’era il mio parrucchiere, e mi si diciassettenne scopre e sa arrestare nelle visioni quotidiane, che
era precisata nei riflessi glaciali dello specchio che mi trovai rifuggono dai soggetti tradizionali del primo Futurismo milane-
davanti di lì a poco, mentre sedevo a farmi la barba”40. se, per concentrarsi su una realtà popolare, in quella ‘scoperta
A questo dipinto seguirono, quella stessa estate, Antignano della plebe’ “che non è la classe dei poveri, né il popolino di
dall’alto e Casa Colonica, ma la strada intrapresa fu battuta da Rosai […] è quella gente truce, feccia e ultimo strato della socie-
Conti ancora al suo rientro a Firenze, dove lo attendeva l’av-
tà […] è la forma pura e immobile dell’essere diseredato […] E
ventura della rivista di Corra e Settimelli, i quali, determinati
può sembrare strano che io, venuto dalla piccola borghesia, mi
a pubblicare il suo manoscritto Imbottigliature per i tipi de
sentissi proiettato verso questa umanità greggia e non addome-
“L’Italia Futurista”, accolsero poi Conti fra i loro collaboratori,
sticabile. E che riuscissi a trovare in essa il fondo di me stesso,
seguendo un’esortazione di Marinetti e pubblicando la tavola
il germe di quella ‘metafisica da osteria’ dove anche Campana,
parolibera Dramma dell’Alba sul numero del 23 settembre di
quell’anno. angelo plebeo, poteva ritrovarsi a cantare […]”45.
Un’importante conferma circa il valore del proprio lavoro let- Si spiega così l’attenzione di Conti per gli acrobati (Il saltim-
terario giunse a Conti negli ultimi giorni del 1917, grazie ad banco), i venditori ambulanti (Il limonaro, Venditrice di bi-
una lettera inviatagli da Soffici: bite), le osterie (Osteria azzurra) e le scomposte figure di
“Caro Conti, Lessi il suo libro Imbottigliature e le dirò le mie emarginati (Il marinaio ubriaco) che popolano le sue tele nel
impressioni secondo le promisi. triennio futurista, figure ritratte non con il desiderio di denun-
Il libro è buono più di quanto mi fossi immaginato. C’è una cia e rivincita che già aveva conosciuto nello studio di Viani,
maturità di pensiero e di senso dell’arte che davvero stupisce né con la sistematica esaltazione primitivista per “imbianchini,
pensando alla grande giovinezza dell’autore. muratori, ragazzi, verniciatori, pecorai mezzi pazzi, e vagabon-
Qualità principale è la naturalezza, la diretta espressione del- di” che già fu propria di Soffici46, ma, si direbbe, osservate,
la realtà, il contatto sincero ch’ella dimostra di avere con la come La cocomeraia, attraverso uno specchio rotto che ne
natura. distrugge l’immagine apparente per far affiorare la parola se-
Credo che lavorando nello stesso senso, arricchendo le sue greta e impronunciabile che hanno da rivelare.
sensazioni ed approfondendo la sua arte, farà qualcosa di im- Così per La Bambola=Sintesi di una notte moderna, primo di-
portante. […] Lavori e mi racconti sempre quello che fa. Quan- pinto futurista di Conti ad essere esposto al pubblico, che rap-
do verrò a Firenze parleremo a voce. Son contento di aver presentava un rispecchiamento di quegli “stati d’animo plasti-
visto che è un giovane d’avvenire. ci” di boccioniana memoria addensatisi sulla tela con maturo
Le stringo la mano affettuosamente, Soffici”41. e calibrato esercizio, un risultato per l’autore particolarmente
Nonostante questa incoraggiante lettera, il giovane era preso soddisfacente, poiché ne scriveva il 12 marzo 1918 a Giuseppe
in quell’ultimo scorcio del 1917 da una sorta di crisi creativa, Raimondi47: “Oggi ho esposto per la prima volta un quadro
come si legge nella minuta della lettera di risposta datata 31 futurista mio in una centralissima vetrina dove comparve una
dicembre: “A momenti sento l’incubo dell’impossibilità espres- settimana fa anche il Trovatore di De Chirico. Il quadro inti-
siva: pensi che è grave riuscire a farsi prendere sul serio, quan-
tolato Bambola=sintesi di una notte moderna è forse il più
do (come direbbe Papini) si ha il difetto di esser giovani e si
organizzato tra i miei; una ricerca per far sentire con pesi e
ha forse troppo da dire…”42.
misure plastiche la costruzione del mio tutto complicatissimo
In quello stesso giorno dalle pagine de “L’Italia Futurista” si
trapezio spirituale e le oscillazioni medianiche dello stato d’a-
dava annuncio del costituitosi Gruppo pittorico futurista fio-
rentino, composto da Baldessari, Primo Conti, Arnaldo Ginna, nimo notturno”48.
Achille Lega, Neri Nannetti, Emilio Notte, Ottone Rosai, Giulio L’opera sarebbe stata richiesta da Moses Levy al padre di Pri-
Spina, Lucio Vènna, Vieri [Nannetti]43, un’esperienza che ebbe mo, in quel momento a Mantova, arruolatosi volontario nel III
vita breve, la cui essenza è mirabilmente riassunta dallo stesso
Conti: “Noi della ‘Pattuglia azzurra’ eravamo un gruppo arioso,
con un giornale dove le più sofferte esperienze apparivano
44
P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 157.
45
Ivi, p. 174.
46
A. Soffici, Henry Rousseau, in “La Voce”, a. II, n. 40, 15 settembre
1910, pp. 395-396, ripubblicato in A. Soffici, Scoperte e massacri,
40
P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 123. Firenze, 1919, p. 106.
41
A. Soffici, lettera a P. Conti, 28 dicembre 1917, Fondazione Primo 47
Per il rapporto che legò Giuseppe Raimondi, animatore con Carlo
Conti, Fiesole. Corrispondenza, Archivio Primo Conti. Carrà della rivista bolognese “La Raccolta”, a Conti cfr. P. Mania,
42
P. Conti, minuta della lettera indirizzata a Soffici, 31 dicembre Primo Conti – Giuseppe Raimondi. Carteggio, 1918 – 1980, Roma,
1917, Fondazione Primo Conti, Fiesole. Corrispondenza, Archivio 2001.
Primo Conti. 48
P. Conti, lettera a G. Raimondi, 12 marzo 1918, oggi in Filippo
43
“L’Italia Futurista”, a. II, n. 36, Firenze, 31 dicembre 1917, p. 1. Tommaso Marinetti - Primo Conti, cit., p. 59.
Primo Conti 1911-1932. Appunti per un autoritratto dell’artista da giovane 19
un atto di difesa e vedrai che proprio in quel periodo pre- il neoclassico linearismo di Ingres, che l’artista già denuncia
valse nella mia pittura il grottesco e nella poesia di Pavolini, “nell’Autoritratto con lo specchio – dipinto, in clima dechiri-
appunto, l’ironia: in fondo noi eravamo più vicini al Dada che chiano, nel 1921 – e al quale molti addebitavano suggestioni
ai movimenti restauratori. E fu per questo che di lì a poco mi quattrocentesche”71.
distaccai da Lega, che insieme a Rosai si stava accomodando a Queste riflessioni sulla pittura del passato coincidono con la
Soffici sulla via di un ritorno al culto dei Macchiaioli e dell’Ot- prima significativa passione di Conti per una fascinosa giova-
tocento toscano”65. ne di origini olandesi, incontrata sul litorale di Antignano e ri-
L’attenzione al magistero sofficiano, tuttavia, permane viva an- trovata, a Firenze, assieme ai suoi bambini ed alla sua ama, la
cora nel 1920 quando nella minuta di una lettera di Conti a domestica cinese che fedelmente la seguiva. Fu proprio Liung-
Soffici, redatta ad Antignano il 2 luglio 1920, si legge: “Ho tra Juk a posare per l’artista nel 1924 per quei tre straordinari
mano il secondo volume di Rete Mediterranea, che ho letto ritratti in costume oggi divisi fra la Galleria d’arte moderna di
subito con una segreta felicità e del quale vorrei che, insieme a palazzo Pitti, la Galleria comunale d’arte moderna e contem-
me, tutti i giovani migliori fossero a ringraziarla. Non tanto per poranea di Roma ed una prestigiosa collezione privata, che
molte e belle cose che vi sono sparse dentro, e che meritereb- mostrano l’artista nel pieno rigoglio di una nuova stagione,
bero da sole riconoscenza, ma per il tutto organico del fascico- cui si affaccia l’esigenza nuova di dedicarsi alla pittura reli-
lo, rappresentante, appunto per gli stessi giovani, qualcosa di giosa: “Ripensando ai travagli della nostra generazione, e alla
più che una raccolta di ottimi scritti e pitture: vorrei dire anzi somma di dolore e d’esperienza che caratterizzerà nella storia
una serena realtà storica, in un certo senso esemplare, e a cui il nostro secolo, mi convinco sempre di più che forse i tempi
dovrebbe tenersi ognuno, in questi tempi di nebbia disonesta, sono maturi per la nascita di una vera e grande arte cristiana
nei limiti delle proprie forze e della propria personalità”66. – e vorrei (!!!) esserne l’iniziatore”, scriveva in una lettera del
La Fanfara del costruttore, volume di Conti edito da Vallecchi novembre 1923 a Pavolini72.
nel 1920, e scritto fra il 1917 ed il 1919, fu interpretato dall’au- Nacquero dietro questa spinta, e contestualmente ai ritratti in
tore come un ponte gettato fra il suo Futurismo e la Metafisica: costume cinese, i grandi pannelli del Trittico del Golgota ed
“dalla scomposizione alla ricomposizione, dalla suggestione altre opere che mostrano come in questo momento l’artista,
del movimento alla suggestione onirica, dall’episodio popo- nel condividere il generalizzato clima di ritorno all’ordine, non
lare e plebeo dei quadri futuristi ad una metafisica altrettanto intendesse attenersi a moduli definiti, ma desiderasse speri-
plebea che poi si esprimeva nel grottesco”, che incontrò il fa- mentare di volta in volta soluzioni diverse in un’assoluta liber-
vore di De Pisis, con il quale Conti entrò in contatto epistolare tà pittorica: “L’abbandono dell’avanguardia e quanto poteva
proprio da quel fatale 1920 e che per primo collocò i nuovi esserci di autentico in quella sollecitazione del ritorno all’ordi-
dipinti nati fra il 1919 e l’anno successivo nella sfera della ne proclamata da Soffici dietro una prima spinta di Picasso, fu
Metafisica67. intesa generalmente come una specie di penitenza. La rilettura
Era il momento dei primi importanti successi, come l’invito a di certe discipline e di certi moduli estetici che formavano i
partecipare alla Grande Esposizione Internazionale d’Arte Mo- cardini della tradizione […] in Italia suonò come un mea cul-
derna a Ginevra (1920-1921), che vedeva il giovane ventenne pa per chi sa quali peccati immaginari. […] Certo che io pure,
accolto fra un gotha di partecipanti fra cui Picasso, Matisse, con diverse premesse e in una diversa situazione, sperimentai
Kandinsky e le retrospettive di Boccioni e Modigliani68; for- un mio ritorno all’ordine. Questo ritorno si realizzò per molti
te di questa lusinghiera collocazione, Conti cercò nel 1922 il sull’esempio dei primitivi, col risultato di una volgarizzazione
consenso di Mario Broglio per prendere parte alla Primaverile e degenerazione dei postulati metafisici; in me con una libe-
fiorentina con il suo gruppo di artisti, “per offrire al panorama razione del mestiere da ogni moralismo estetico, restituendo
della Metafisica dei ‘Valori plastici’, con le opere che mi aveva- al pennello la facoltà di rompere il guinzaglio che lo teneva
no scelto (Autoritratto con lo specchio, I giocolieri, ecc.), una legato, e inseguire i suoi fantasmi oltre i limiti di ogni schema
ipotesi nuova, diversa, malgrado tutte le sue fughe”69. prefabbricato”73.
In questo momento l’opera di Conti stava abbandonando pro- Sulla scorta di questa ritrovata libertà Conti affrontò la stronca-
gressivamente l’irriverente registro grottesco in favore di una tura di Carrà in occasione della Biennale veneziana del 192474,
riflessione sull’arte del passato che doveva coinvolgere lo stu- ma “i contrasti e le umiliazioni subite alla Biennale romana
dio degli artisti del Quattrocento, del Seicento70, ma anche
Fig. 18. Primo Conti mentre esegue il ritratto di Luigi Pirandello, 1928, Fiesole, Fondazione Primo Conti
con un rinnovato sguardo di fronte alla realtà: “avevo scoperto nuovi nel mistero di quella vita apparentemente semplice […].
quanto quello stato di povertà e di esilio erano diventati amici Ma non ero mai sicuro di me. Ero solo. Oggi mi stupisce la
della mia arte. Mentre i Sironi, i Carrà, ed altri ruotanti attorno solitudine con la quale ho vissuto quegli anni, in quella gab-
a loro, producevano opere clamorose, il mio stile si era fatto bia intima che mi ero costruito in via dei Banchi. Ogni sera
dimesso, assorto, silenzioso, al punto di sembrare spento. Ho scappavo cercando negli angoli di Firenze una risposta che
vissuto fino al ’36 nel tepore di un’arte sotterranea che viveva non c’era. Tornavo a casa stanco, a notte alta, con tutti i miei
all’insaputa di quegli urlanti e urlati anni Trenta. C’era nel mio problemi irrisolti”81.
lavoro di allora come la scoperta di una materia pittorica tra- Nacquero così attoniti ritratti, come quello alla figlia Maria No-
sparente e risuonante all’interno che, attraverso varie vicende, vella (fig. 19), che “stava guardando un libro di farfalle quando
avrebbe preso poi, nel tempo, inattesi sviluppi. Vorrei ricor- il grammofono si mise a suonare L’Uccello di fuoco di Stravin-
darti Frutta dall’alto, Bimba e farfalla, Ritratto di Munda in sky. Lei si voltò di scatto come illuminata a guardarmi. E fu da
piedi, Nudino, La ciechina e un’opera di quello stesso periodo quello scatto che nacque Bambina e farfalla”.
che Carrà elogiò molto: I maggianti della Versilia […]”80. Similmente, da un incontro casuale durante una passeggiata
Alcuni di questi dipinti sono oggi riuniti nella sezione conclu- in via Tornabuoni, nacque l’idea del dipinto La zingara, una
siva di questa mostra, a testimoniare la personale dimensione giovane donna che, sulla soglia della libreria Seeber, offriva
privata ed intima della pittura di Conti in questo periodo, con- ai passanti biglietti della fortuna. La prima versione della tela,
centrata a cogliere il subitaneo presentarsi di un’improvvisa sulla quale l’artista ha ridipinto l’attuale più casta pittura, fu
emozione estetica: “Stavo molto con me stesso. Il mio collo- emendata da Conti dietro consiglio di amici, fra cui Giuseppe
quio era poi con gli esseri e le cose che avevo intorno: mia Bottai che, vedendo l’opera nell’originario stato nello studio
moglie, le mie figlie, gli oggetti domestici. Scoprivo dei segreti (fig. 20), confermò all’artista che non avrebbe potuto esporla
per la sua troppo esibita carica erotica. Conti decise allora di
80
P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 381. Per I maggianti della Versi-
lia si veda il testo in catalogo di A. Tenerini. 81
P. Conti, La gola del merlo, cit., pp. 382-383.
Primo Conti 1911-1932. Appunti per un autoritratto dell’artista da giovane 25
Fig. 19. P. Conti, Ritratto della figlia Maria Novella, 1933 c., Fiesole,
Fondazione Primo Conti
82
Si trattava dell’esposizione inaugurale del nuovo spazio espositivo
fiorentino voluto dall’antiquario Luigi Bellini. Per la storia della S. Elisabetta (Le due sorelle) del 1931. Sull’evento espositivo cfr.
galleria cfr. S. Ragionieri, Appunti per una storia della Galleria di Anonimo, L’inaugurazione della mostra di Primo Conti e Arturo
Palazzo Ferroni, in Un palazzo e la città, catalogo della mostra Martini, in “La Nazione”, 26 gennaio 1932; A. Neppi, La Galleria
di Firenze 2015-2016, a cura di S. Ricci, R. Spinelli, Milano, 2015. di Palazzo Ferroni a Firenze. Pitture di Primo Conti, in “Il lavoro
L’esposizione, inaugurata alle 17 del 25 gennaio 1932, fu introdot- fascista”, 28 gennaio 1932; A. Del Massa, Mostre personali. Arturo
ta da un discorso di C. Pavolini e Conti fu presente con cinquan- Martini e Primo Conti, in “La Nazione”, 30 gennaio 1932; E. Vit-
tacinque opere che coprivano tutto l’arco della sua produzione torini, La Galleria di Palazzo Ferroni. I - La pittura di Conti, in
pittorica, dall’Autoritratto del 1911, a L’Incontro della Vergine con “L’Italia letteraria”, 31 gennaio 1932.
27
Con il dipinto I maggianti della Versilia, ultimato nel 1935 Plasmata su modelli pittorici classici tanto cari a Conti, l’opera
ed esposto alla Biennale veneziana dell’anno successivo1, si consente di mettere a fuoco la stretta consonanza che c’era in
chiude per Primo Conti “un periodo di un singolare stato di quel periodo fra le poetiche dei due artisti, legati da un affetto
grazia”2. Il primo lustro degli “urlanti e urlati anni Trenta” era profondo e sempre disposti a una reciproca attenzione, e do-
passato fra assillanti problemi economici che avevano favorito cumenta la fase finale di un momento particolare della pittura
l’isolamento all’interno del mondo domestico e dato origine a contiana.
una serie di lavori dal carattere intimistico e personale, ispirati Conti e Pea6 avevano iniziato a frequentarsi abitualmente a
da un inconsueto sentimento lirico. Viareggio a metà del secondo decennio del secolo. Nell’e-
Il matrimonio nel 1930 con Munda Cripps, figlia di uno dei state del 1914, prima di esser colpito da una fortissima pe-
maggiori industriali del marmo apuano, che avrebbe dovuto ritonite che lo avrebbe portato quasi alla morte, il giovane
unire i capitali delle due famiglie, viene fastosamente celebra- artista fiorentino aveva trascorso il proprio tempo tra la cam-
to quando gli affari del padre di Conti sono già fortemente pagna delle sparute ville della pineta posta al di là della Fos-
compromessi. Dall’altra parte il complesso dei provvedimenti sa dell’Abate dove, arrivando in bicicletta, poteva incontrare
presi dal Fascismo tra il 1930 e il 1931 determineranno ben Plinio Nomellini, Galileo Chini, Alberto Magnelli, Eleonora
presto il crollo dell’impero dei Cripps3. Duse, Grazia Deledda, Matilde Serao e, talvolta, Giacomo
Tornato a Firenze nel 1931 il pittore deve scendere a patti con un Puccini e la città balneare notturna del Caffè Margherita dove
creditore che lo costringe a lavorare senza sosta per ripianare i si ritrovavano Lorenzo Viani, Moses Levy, Ettore di Giorgio e,
debiti paterni. Afflitto dai problemi economici e sempre più chiu- appunto, Enrico Pea7.
so in se stesso, nella prima metà degli anni Trenta Conti sviluppa Incalzato da Gabriel Cacho Millet su come fosse lo scrittore se-
un linguaggio influenzato solo in minima parte dalla retorica del- ravezzino nei primi anni in cui l’aveva conosciuto, Conti rispon-
la coeva pittura accademica e novecentista. Nascosto “nel tepore deva: “credo che fosse arrivato da poco da Alessandria d’Egitto:
di un’arte sotterranea” il suo stile si fa – come dirà lui stesso – “di- aveva i capelli rasi a zero, una lunga barba cesputa, e portava
messo, assorto, silenzioso, al punto da sembrare spento”4. dei colletti inamidati che si aprivano ‘a vu’ sul davanti, dove
I maggianti della Versilia – ricorda l’autore – “era un dipinto appariva, strettissimo, il nodo della sua cravatta nera. Parlava
piuttosto bello, ispirato da uno spettacolo popolare all’aperto sottovoce muovendo con arte le mani che aveva molto magre
che ha un’antichissima tradizione e che Enrico Pea stava al- e belle – e camminava, anche nelle giornate più calde, con una
lora resuscitando nelle pinete della Versilia e nei boschi della specie di spolverino sulle spalle. Mi è difficile spiegare la sen-
Lucchesia. Eran drammi d’amore e di ‘cavalleria’, recitati da sazione che ci dava incontrandolo le prime volte: anche senza
contadini che indossavano dei costumi fatti da pochi elemen- conoscere le romantiche avventure del suo bazar «Alla baracca
ti: da un elmo, da un mantello e da una spada per i guerrieri, rossa», appariva come una figura da Romanzo di Emilio Salgari:
da uno strascico appuntato alla sottana o da una coroncina di qualcosa tra il pastore protestante e certi nomadi istrioni che si
fiori poggiata sul capo per le regine e le amanti. mostrano nelle piazze con una scimmietta sulle spalle”8.
Il mio quadro rappresentava appunto, un guerriero inginoc- Con il trasferimento a Firenze di Conti i legami si allentarono,
chiato davanti a una ragazza, e dietro a loro un suonatore di ma ripresero con forza all’inizio dell’estate del 1927 quando
violino. Perché queste rappresentazioni erano sempre accom- l’artista, a seguito della fine di una relazione amorosa, decise
pagnate dal suono di un violino”5. di ritornare ad abitare stabilmente a Viareggio. Nel brioso cli-
ma della città Conti – testimone della nascita dell’omonimo
1
XX Esposizione Biennale Internazionale d’Arte, Venezia, [1936], p. 39.
2
P. Conti, La gola del merlo. Memorie provocate da Gabriel Cacho il Maggio versiliese vedi: C. Paolicchi, E. Lorenzetti, Enrico Pea e il
Millet, Firenze, 1983, p. 382. Maggio, Pontedera, 2008.
3
Sulla portata dei decreti fascisti cfr. A. Bernieri, La nascita del fa- 6
Alla Fondazione Primo Conti di Fiesole è oggi conservato l’Archi-
scismo a Carrara, in “La Toscana nel regime fascista (1922-1939)”, vio di Enrico Pea. Cfr. M.C. Berni (a cura di), Archivio Enrico Pea,
Firenze, 1971, vol. II, pp. 677-697. Inventario, Firenze, 2011.
4
P. Conti, La gola del merlo, cit. p. 381. 7
P. Conti, La gola del merlo, cit., pp. 61-62.
5
Ivi, p. 382. Sul rapporto cinquantennale tra l’opera di Enrico Pea e 8
P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 68.
28 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Fig. 2. P. Conti, Il Guerriero, L’Arcangelo Gabriele e La preghiera del guerriero, tecnica mista su carta, 1933
Premio letterario Viareggio nel 1929 – inizia a frequentare abi- raffiguranti Il Guerriero, L’Arcangelo Gabriele e La preghiera
tualmente Massimo Bontempelli, Luigi Pirandello, Marta Abba del guerriero – vengono riprodotti da Pea a corredo del testo
ed Ettore Petrolini, riprendendo con entusiasmo anche i rap- edito su “Scenario”12.
porti con Viani, Levy e, naturalmente, Pea9. Come noto il testo edito nel 1933, accortamente riordinato
Lo scrittore versiliese viveva in quegli anni una fase di intensa nella struttura di poemetto didattico, verrà pubblicato a Sar-
conversione spirituale sospinta da un profondo sentimento re- zana nel 195413. Ad illustrare il testo saranno questa volta gli
ligioso che, se da una parte si riverberava fortemente sul con- amici pittori Fausto Maria Liberatore, Giuseppe Ardinghi ed
tenuto delle opere letterarie, dall’altra, in qualità di impresario Ettore di Giorgio che, già nel gennaio 1923, aveva realizzato
teatrale, lo portava a rappresentare testi di intenso contenuto una xilografia per il breve articolo sul maggiante Cecco del
devozionale. Nel 1933, in occasione dell’Anno Santo straordi- Moro, edito sulla rivista viareggina “Il Sagittario”14.
nario indetto da papa Pio XI – eccezionalmente se conside- Alla Biennale veneziana15 I maggianti della Versilia ottenne
riamo l’impronta fortemente eroica o romantica di gran parte giudizi contrastanti. Se Carlo Carrà sull’Ambrosiano ne elogiò
dei testi – la compagnia di Pea mise in scena ben due opere a l’aspetto compositivo e la chiara percezione pittorica16 e Mario
carattere religioso: il Maggio della Passione di Cristo e La vita Tinti, sul Giornale di Genova, ne mise in luce la “ricca e di-
e la morte di Santo Alessio10. Nello stesso momento lo scrittore lettosa composizione decorativa”17, altri critici segnalarono la
stava completando, in forma di saggio, il testo Il “Maggio” in
Versilia che pubblicherà in due parti, tra l’agosto e il settem-
bre di quell’anno, sulla rivista “Scenario”11.
Conti assiste alle rappresentazioni primaverili di almeno una 12
Ivi, p. 412 (Il guerriero), p. 413 (L’Arcangelo Gabriele), p. 456 (La
delle due opere e in quella sede realizza una serie di bozzetti – preghiera del guerriero), siglati tutti P. Conti hanno, tra parentesi
l’annotazione Appunto per il “Maggio” di Primo Conti.
oggi in gran parte dispersi – che, opportunamente ricomposti, 13
E. Pea, Il Maggio in Versilia, in Lucchesia e in Lunigiana come lo
serviranno alla realizzazione della tela del 1935. Tre di questi – ha visto Enrico Pea, Sarzana, 1954.
14
E. Pea, Il Maggiante Cecco del Moro, in “Il Sagittario”, 1, 1923.
15
L’immagine dell’opera venne pubblicata da diversi quotidiani tra
i quali La Tribuna di Roma e Il Corriere del Tirreno di Livorno,
come anticipazione della Biennale, nel numero del 28 maggio, Il
9
Di quell’anno è un ritratto a matita di Pea tratteggiato da Conti pub- Nuovo Giornale di Firenze il primo giugno e L’Unione di Tunisi nel
blicato in G. Bellora (a cura di), Il mondo di Pea, Lucca, 1981, p. 145. numero del 2 giugno, Il Corriere della Sera in quello del 4 giugno
10
E. Pea, Memorie e fughe (1926-1958), Pisa, 2001, p. 41. Il testo Il e Il Mattino illustrato di Napoli il 29 giugno 1936.
Maggio di Santo Alessio, riprodotto nel volume fu pubblicato da 16
C. Carrà, La pittura italiana alla XX Biennale, in “L’Ambrosiano”,
Pea nel giugno 1933 sull’“Illustrazione Toscana e dell’Etruria”. 20 giugno 1936.
11
E. Pea, Il “Maggio in Versilia, in “Scenario”, 8, agosto, 1933, pp. 17
M. Tinti, Due giorni di ricognizione attraverso la XX Biennale, in
411-418, 9, settembre 1933, pp. 451-459. “Il Giornale di Genova”, 31 maggio 1936.
30 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
mancanza di “una precisa intenzione pittorica”18 o giudicaro- e libri antichi, nonché proprietario di una straordinaria bi-
no sfavorevolmente i “toni violenti e aggressivi, assolutamente blioteca di storia locale italiana, oggi purtroppo dispersa22.
discordi”19. È assai probabile che il creditore del padre di Conti non
Come ricorda con grande rammarico lo stesso Conti, l’opera sia stato lo stesso Carresi, all’epoca venticinquenne, ma che
venne utilizzata dal padre come “pagamento di uno dei suoi de- quest’ultimo abbia acquistato il dipinto in un secondo tem-
biti più assillanti”20. Dopo essere stato esposto, nell’autunno del po. E forse ad attrarre l’interesse dell’avvocato toscano per il
1937, all’International Exhibition of Paintings di Pittsburgh, con dipinto, oltre alla qualità alta e ispirata della pittura e della
il titolo di Rustic Players21 del dipinto si sono perse le tracce. composizione, fu proprio il soggetto – per dirla con Attilio
Una nota contenuta nel catalogo della mostra statunitense ci Bertolucci – “riconoscibile nelle sue caratteristiche, miste di
informa che il quadro era stato prestato dal giurista fiorenti- sacro e di cavalleresco, meravigliosamente, inconfondibil-
no Franco Carresi, raffinato e competente esperto di stampe mente italiano”23.
18
V. Guzzi, La XX Biennale di Venezia, in “La Nuova Antologia”,
Roma, 1 luglio 1936, p. 71. 22
Franco Carresi (Firenze 1912-1994), giureconsulto di grande fama,
19
G. Marchiori, La Biennale Veneziana in “Emporium rivista mensile è stato autore di volumi monografici a soggetto giuridico e profes-
illustrata di arte e cultura”, LXXXIV, 501, pp. 123-134; p. 126. sore ordinario nelle università di Bologna e Firenze.
20
P. Conti, La gola del merlo, cit., p. 382; “… è un dipinto che ora mi pia- 23
A. Bertolucci, Quando il critico è in vacanza, in “L’Illustrazione
cerebbe di riesaminare …” confessava il pittore a Gabriel Cacho Millet. Italiana”, agosto, 1962, pp. 67-68; p. 68; ripubblicato con il titolo
21
The 1937 International Exhibition of Paintings, October Fourte- I Maggi in Versilia in A. Bertolucci, Aritmie, Milano, 1991, pp.
enth to December Fifth, Carnegie Institute, Pittsburgh, Catalogo 81-84. Attilio Bertolucci scrive queste parole sul Maggio versiliese
della mostra, n. 323, tavola 32. ricordando una rappresentazione vista con Pea alcuni anni prima.
CATALOGO
Catalogo 33
Primo Conti
Autoritratto, 1911
olio su cartoncino, cm. 61x35
Fiesole, Fondazione Primo Conti
34 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Paesino sull’Arno, 1912
olio su tela, cm. 16x23,5
collezione privata
Catalogo 35
Ardengo Soffici
Bagnanti, 1911
olio e tempera su cartone, cm. 65x58,5
collezione Tullia Vallecchi
36 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Ardengo Soffici
Compenetrazione di piani plastici (Tarantella dei pederasti), 1913
Riproduzione fotografica con cornice originale (tela distrutta dall’autore), cm. 200x200
Poggio a Caiano, Museo Soffici
Catalogo 37
Ardengo Soffici
Pera, Libro e Tazza, 1914 - 1915
tempera su cartone, cm. 32,5x40,5
Prato, Farsettiarte
38 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Molo di Viareggio, 1914
olio su tela, cm. 54x89
collezione privata
Catalogo 39
Galileo Chini
Autoritratto, 1901
olio su tela, cm. 100x100
Pistoia, collezione C. R. Pistoia e della Lucchesia
40 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Plinio Nomellini
Bimba tra i gigli, 1913-14 ca
olio su tela, cm. 104x90
collezione privata
Catalogo 41
Lorenzo Viani
La moglie del marinaio, 1912-1915
olio su cartone, cm. 96x68
collezione privata, courtesy Società di Belle Arti, Viareggio
42 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Vecchio con turbante bianco, 1914
olio su tela applicata su cartone, cm. 78x68
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Catalogo 43
Primo Conti
Natura morta con frutta, giornale e bottiglia, 1914
olio su tela applicata a cartone, cm. 62x51
Fiesole, Fondazione Primo Conti
44 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Dimostrazione Interventista (24 maggio 1915), 1915
olio su tela, cm. 79,5x65
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Catalogo 45
Primo Conti
Autoritratto con accappatoio al mare, 1915
olio su tela, cm. 90x69
Fiesole, Fondazione Primo Conti
46 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Donna e cocomero, 1915
olio su tela, cm. 80x90
collezione privata
Catalogo 47
Primo Conti
Arlecchino, 1915
olio su tela, cm. 189x129
Fiesole, Fondazione Primo Conti
48 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
La Fruttivendola, 1915
olio su tela, cm. 94x138
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Catalogo 49
Primo Conti
Nudo di ragazzo, 1915
olio su tela, cm. 80x140
Fiesole, Fondazione Primo Conti
50 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Ortolano, 1915
olio su tela, cm. 100x75
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Catalogo 51
Primo Conti
Ritratto di Eros Chini in divisa da giovane esploratore, 1915
olio su tela, cm. 150x120
collezione privata
52 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Alfredo Muller
Natura morta con violoncello, 1920
olio su tela, cm. 145x125,5
courtesy 800/900 Artstudio Livorno/Lucca
Catalogo 53
Primo Conti
Ritratto del poeta Gino Chierini, 1916
olio su tela, cm. 98x70
Fiesole, Fondazione Primo Conti
54 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Fiaschetto, bricco bianco e fagioli, 1916
olio su tela, cm. 45x40
collezione privata
Catalogo 55
Primo Conti
La vecchina, 1917
olio su tela, cm. 40x40
collezione privata
56 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Fiasco e carte da gioco, 1917
olio su tela, cm. 49x44
collezione privata
Catalogo 57
Primo Conti
Fiaschetto, uova e formaggio, 1917
olio su tela, cm. 48x56,5
collezione privata
58 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Bottiglie nere e vasetto di terracotta, 1917
olio su tela riportata su cartone, cm. 48,5x36,5
collezione privata
Catalogo 59
Giacomo Balla
Cartolina postale a Umberto Primo Conti futurista, 1917
collage e tecnica mista su cartolina postale
Fiesole, Fondazione Primo Conti
60 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Antignano dall’alto, 1917
olio su cartone, cm. 58x42
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Catalogo 61
Primo Conti
La cocomeraia, 1917
olio e collage su tavola, cm. 54x36
Fiesole, Fondazione Primo Conti
62 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Interno di osteria, 1917
olio su cartone, cm. 57x41
Roma, collezione privata, courtesy Futur-ism Roma
Catalogo 63
Primo Conti
Osteria azzurra, 1917
olio su tela, cm. 41x29
collezione privata
64 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Venditrice di bibite, 1917
olio su cartone, cm. 41x28,5
collezione privata
Catalogo 65
Ardengo Soffici
Le pont (scomposizione di piani di un ponte), 1913
vitrografia (monotipo ad olio), cm. 18x13
courtesy Museo Soffici
66 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Il saltimbanco, 1918
olio e collage su tela, cm. 100x78
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Catalogo 67
Primo Conti
I profughi, 1918
olio su cartone, cm. 55x49,5
Roma, collezione privata, courtesy Futur-ism Roma
68 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Bambola=sintesi di notte moderna, 1918
olio e collage su tela, cm. 80x65
Pistoia, collezione Gori - Fattoria di Celle
Catalogo 69
Achille Lega
Contadini nell’aia, 1917
olio su cartone, cm. 36x45
collezione privata
70 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Achille Lega
Ritratto della madre, 1917
olio su cartone, cm. 70x50
Savona, collezione privata
Catalogo 71
Achille Lega
Il tram n. 6 di via Scialoja, 1917
olio su cartone, cm. 70x50
collezione Massano
72 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Ottone Rosai
Follie Estive, 1918
inchiostro su carta, cm. 33,2x40,5
Prato, Farsettiarte
Catalogo 73
Ottone Rosai
Follie Estive, 1918-1919
olio su tela, cm. 44x49
Prato, Farsettiarte
74 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Moses Levy
Cinema Eolo, 1918
olio su cartone, cm. 55x53
collezione privata
Catalogo 75
Primo Conti
Marinaio ubriaco, 1919
olio su tela, cm. 56,5x45
collezione privata
76 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Il limonaro, 1919 (sul verso, Il violinista, 1915)
olio su tela, cm. 91x56
collezione privata
Catalogo 77
Primo Conti
La cugina Pia, 1920
olio su tela, cm. 70x60
Fiesole, Fondazione Primo Conti
78 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Autoritratto con lo specchio, 1921 (sul verso, Vecchio con sciarpa rossa, 1915)
olio su tela, cm. 60x50
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Catalogo 79
Primo Conti
La Teresina, 1922
olio su tela, cm. 41x31
collezione privata
80 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Moses Levy
Anna e l’amica, 1920
olio su tela, cm. 52,5x73
Viareggio, Istituto Matteucci
Catalogo 81
Primo Conti
Bagnante, 1923
olio su tela, cm. 78x40
Primo Conti
La borghese di Canton, 1924
olio su tela, cm. 100x80
collezione privata
Catalogo 83
Primo Conti
Ritratto di Alessandro Contini Bonacossi, 1924
olio su tavola, cm. 21x26
collezione privata
84 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Crocifissione (Trittico del Golgota), 1924
olio su tela, cm. 190x130
Firenze, Convento di Santa Maria Novella
Catalogo 85
Primo Conti
Natura morta (uccellini, cocomero e pomodoro), 1925
olio su tela, cm. 39x31
collezione privata
86 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
La Signora dal canino (Ritratto della marchesa Margherita Bottini), 1927
olio su tela, cm. 100x64
collezione privata
Catalogo 87
Primo Conti
Ritratto della contessa Vittoria Contini Bonacossi, 1928
olio su tela, cm. 121x80
collezione privata
88 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Ritratto di Luigi Pirandello, 1928
olio su tela, cm. 79x60
Roma, S.I.A.E. (Società italiana degli autori ed editori) - Biblioteca e Museo Teatrale del Burcardo
Catalogo 89
Primo Conti
Natura morta con fiori e frutta, 1929
olio su tela, cm. 54x40
collezione privata
90 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Rose metafisiche, 1929
olio su tela, cm. 36x26
collezione privata
Catalogo 91
Primo Conti
Garofani bianchi, 1929
olio su tela, cm. 54x40
collezione privata
92 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Incontro della Vergine con Sant’Elisabetta (Le due sorelle), 1931
olio su tela, cm. 142x88
collezione Banca Monte dei Paschi di Siena
Catalogo 93
Ardengo Soffici
Fanciullo dal fiore, 1928-1929
olio su carta intelata, cm. 119x75
courtesy Museo Soffici
94 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Bambina con scatola verde (ritratto di Maria Novella), 1932
olio su tela, cm. 40x30
collezione privata
Catalogo 95
Primo Conti
Bambina con coniglio di gomma, 1933
olio su tavola, cm. 40x30
Fiesole, Fondazione Primo Conti
96 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Bambina e farfalla (bozzetto), 1933
olio su tavola, cm. 40x30
collezione privata
Catalogo 97
Primo Conti
Frutta dall’alto, 1933
olio su tela, cm. 80x79
collezione privata
98 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Ritratto della moglie, 1933-1934
olio su tavola, cm. 185x75
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Catalogo 99
Primo Conti
La zingara, 1934
olio su tela, cm. 135x85
Fiesole, Fondazione Primo Conti
100 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Il Seminatore, 1914
matita a cera e acquerello su carta, cm. 20,6x15,2
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Primo Conti
Contadini che vanno, 1914 c.
matita e acquerello su carta, cm. 20,5x15
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Catalogo 101
Primo Conti
Prete e beghine, 1914-1915
inchiostro e acquerello su carta,
cm. 14x20,5
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Primo Conti
L’ubriaco, 1915
penna, matita e tempera su carta, cm. 21,8x15,5
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Primo Conti
Contadina vestita a festa, 1912
Inchiostro e tempera su carta quadrettata, cm. 20,5x14,773
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Catalogo 103
Primo Conti
Arlecchino che rapisce una fanciulla
inchiostro e acquerello su carta,
cm. 15x20,5
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Primo Conti
Figura con bicchiere, 1915
matita su carta, cm. 20,5x14,5
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Primo Conti
Donna che si pettina e calligrafie, 1917 c.
matita e penna su carta, cm. 19,5x15
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Catalogo 105
Primo Conti
Mendicante (sintesi geometrica), 1915 c.
penna e acquerello su carta, cm. 20,5x15
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Primo Conti
Donna al caffè (sintesi geometrica), 1915
penna e acquerello su carta, cm. 15,5x14,5
Fondazione Primo Conti, Fiesole
106 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
La carica, 1914-1915
penna, inchiostro nero su carta, cm. 20,5x15
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Primo Conti
Figura, sintesi geometrica, 1914-1915
penna, inchiostro nero su carta, cm. 20,5x15
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Catalogo 107
Primo Conti
Operai all’osteria, 1916
matita a cera su carta avorio, cm. 16,5x19,5
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Primo Conti
Soldato seduto, 1918 c.
matita a cera su carta, cm. 19,2x14,2
Fiesole, Fondazione Primo Conti
108 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Pera e uova, 1919
matita a cera e acquerello su carta avorio,
cm. 15,7x21
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Primo Conti
La tessitrice (forme architettoniche), 1920
matita a cera su carta, cm. 20x21
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Primo Conti
La baronessa nell’intimità (figurino per marionetta), 1920
matita a cera su carta avorio, cm. 21,5x13,4
Fiesole, Fondazione Primo Conti
110 Primo Conti. Un enfant prodige all’alba del Novecento
Primo Conti
Marinetti in accappatoio, 1920
matita a cera su carta, cm. 31x21
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Primo Conti
Ardengo Soffici, 1920
matita a cera su carta, cm. 23x14,5
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Primo Conti
Ritratto di Giovanni Papini
matita a cera su carta, cm. 19x11
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Catalogo 111
Primo Conti
Statua del giardino di Antignano, 1921
matita a cera e acquerello, cm. 28x18
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Primo Conti
Pagliaccio, 1922
matita a cera su carta, cm. 27,8x19,5
Fiesole, Fondazione Primo Conti
Finito di stampare nel mese di giugno 2016
presso le Industrie Grafiche della Pacini Editore Srl
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Tel. 050 313011 • Fax 050 3130300
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