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2018
Working Paper
Angelo Di Sapio - Daniele Muritano - Adriano Pischetola
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3. Il caso.
Cass. n. 4676/2018 spezza un’antica concettuologia, tutt’oggi à la
page: la separazione dei beni comporta, di per sé, il passaggio dal pregresso
regime della comunione legale al regime di comunione ordinaria, regolato
dagli artt. 1100 segg. cod. civ. Di qui l’accennato stupore notarile.
Proviamo a far vendemmia del metodo casistico.
Il caso è semplice. Una coppia, coniugata in regime di comunione
legale, acquista un terreno. Successivamente i coniugi mutano il regime in
quello della separazione dei beni. Il marito costruisce su tale terreno tre
fabbricati. Sopravvenuta la separazione personale consensuale e instaurato
il giudizio di divisione, la moglie chiede l’abbattimento di quei tre
fabbricati. Eccepisce l’applicabilità alla costruzione realizzata dal coniuge
degli artt. 1102 e 1120 cod. civ., con conseguente necessità del consenso
del comproprietario espresso in forma scritta. La mancanza del consenso
scritto, a dire della moglie, determinerebbe la lesione del diritto del
comproprietario e la sua legittimazione a chiedere la demolizione dei
fabbricati.
Il marito eccepisce l’applicabilità del regime proprio degli atti di
amministrazione dei beni oggetto della comunione legale: art. 180 cod. civ.
La costruzione dei fabbricati da parte di uno solo dei coniugi è un atto di
straordinaria amministrazione. Era sì necessario il consenso di entrambi i
coniugi, ma la mancanza del consenso dell’altro dev’essere fatta valere in
giudizio entro un anno da quando questi è venuto a conoscenza dell’atto:
art. 184 cod. civ.
6. Due particolari.
Il diritto, si dice, sta anche nei particolari.
Cass. n. 4676/2018 fa «salva» una «diversa volontà dei coniugi».
Il passaggio sarebbe anche stimolante se non fosse così
scopertamente ancorato al precedente n. 2183/1991 dal dare l’impressione
– per riprendere un’immagine di Jean Cocteau – di esserne una
specchiatura non si sa quanto effettivamente riflettuta. A ogni modo, per
questa via, potrebbe essere tenuta in piedi la facoltà per ciascun coniuge di
alienare la propria quota ai sensi dell’art. 1103 cod. civ., consentendo, così,
l’ingresso in comunione anche a estranei e pure per quote diseguali.
Ancora. Come accennato, la sentenza n. 4676/2018 veicola l’idea
della comunione legale come «comunione senza quote». Lo fa per ben due
volte (punti 3.3 e 3.4 della motivazione).
La Corte è pienamente acclimatata nel quadro di alcuni precedenti.
Tace, curiosamente, sul più importante, ma lo replica. Paga dazio alla
blasonata sentenza della Corte costituzionale 10-17 marzo 1988, n. 311
(rel. Luigi Mengoni). Si tratta di un precedente noto, che, pur essendo stato
oggetto di critiche e limature da una parte degli studiosi, è ancora in piena
auge. Ora, volendo declinare alcune considerazioni sopra abbozzate, si
potrebbe ricordare qui un passaggio di questa sentenza spesso
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7. A mo’ di conclusione.
È ormai ritrito: le Corti hanno il compito di risolvere questioni di
diritto che non hanno trovato composizione altrove. Non di
sistematizzare l’intero panorama giuridico.
Le sentenze possono essere persuasive, convincenti, appaganti,
acconce, ponderate, efficienti o no. Epperò, prima di dire che una sentenza
è giusta o sbagliata, occorrerebbe fare un piccolo gesto di umiltà: mettersi
d’accordo su cosa intendiamo per “giusto” e “sbagliato”.
Molto tempo fa, regnava un tacito accordo per cui i doctores segnavano
la strada alla giurisprudenza, che questa spesso seguiva spontaneamente.
Ma questi esimi studiosi del passato, pur biasimando gli effetti negativi di
un conflitto tra la “scuola” e la “curia” in ordine alla certezza del diritto,
non hanno mai smesso di portare sul palmo delle loro mani gli
insegnamenti della storia (compresi quelli del diritto comune e del relativo
invito a riconoscere il giuridico che pulsa nel quotidiano) e non si sono
mai sognati di negare i trionfi evolutivi di alcune sentenze dai medesimi
ritenute prima facie “errate”. Sapevano bene che non era detto che i giudici
avessero fatto male i conti: poteva essere che stessero giocando a un gioco
diverso da quello solitamente praticato.
I rapporti tra dottrina e giurisprudenza si sono tuttavia sensibilmente
trasformati da almeno un cinquantennio. E sono conseguentemente
mutate le strategie metodologiche d’insegnamento universitario. La
giurisprudenza ha cominciato, da lustri, a vivificare il proprio spazio nelle
pagine dei manuali di diritto privato. Il rapporto non è più ancillare.
La stessa giurisprudenza è cambiata, anche per ragioni di economia.
Lo stile delle sentenze è diverso. Le sentenze in stile dottorale sono ormai
merce rara. Continua invece a non esserci una correlazione necessaria tra
regole applicate e motivazioni: qui viene aiuto il metodo casistico, oltre
naturalmente a quello comparatistico.
I commenti alle sentenze cercano, spesso, di aiutare l’operatore a
stare al passo coi tempi. Capita però che, facendo applicazione di un
metodo dogmatico, talvolta ne travisino la portata, marginalizzandone le
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[1994] Forza di legge, a cura di F. Garritano, trad. it. A. Di Natale, Torino : Bollati
Boringhieri, 2003; A. BARAK, [1989] La discrezionalità del giudice, trad. it. I. Mattei,
Giuffrè : Milano, 1995; J.P. DAWSON [1968], Gli oracoli del diritto, Istituto Italiano
per gli Studi Filosofici : Napoli, 2014; A.M. DERSHOWITZ [2004], Rights from
wrongs. Una teoria laica dell'origine dei diritti, trad. it. V. Roncarolo, Codice edizioni :
Torino, 2005; A. GAMBARO, Il Linguaggio e lo stile delle Corti supreme: la motivazione,
relazione tenuta presso la Corte di Cassazione il 16 giugno 2016, consultabile
all’indirizzo www.cortedicassazione.it; P.G. MONATERI, di cui “Correct our watches by
public clocks” l’assenza di fondamento dell’interpretazione del diritto, in J. DERRIDA e G.
VATTIMO [curr.], M. BUSSANI [coord.], Diritto, giustizia e interpretazione, Annuario
Filosofico Europeo, Laterza : Roma-Bari, 1998, p. 189, I grandi interpreti. La
dottrina. La giurisprudenza, in G. ALPA, A. GUARNERI, P.G. MONATERI, G.
PASCUZZI e R. SACCO, Le fonti non scritte e l’interpretazione, cit., p. 423 e “All this
and so much more”: critica all’argomentazione e non interpretivismo, in A. PALAZZO [cur.],
L’interpretazione della legge alle soglie del XXI secolo, Esi : Napoli, 2001, p. 163; G.
PASCUZZI, di cui La trasmissione dei dati, sempre in G. ALPA, A. GUARNERI, P.G.
MONATERI, G. PASCUZZI e R. SACCO, Le fonti non scritte e l’interpretazione, cit., p.
531 e Cosa intendiamo per «metodo casistico»?, in Foro it., 2016, V, c. 335; S. BAGNI,
M. NICOLINI, E. PALICI DI SUNI PRAT, L. PEGORARO, A. PROCIDA
MIRABELLI DI LAURO e M. SERIO [curr.], Giureconsulti e giudici. L’influsso dei
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Trattato di diritto comparato diretto dallo stesso A., Utet : Torino, 2002, p. 190 segg.
e P.G. MONATERI, La sineddoche, Giuffrè : Milano, 1984.
Sul selective reporting P.G. MONATERI, L’occhio del comparatista sul ruolo del
precedente giudiziario in Italia, in Contr. impr., 1988, p. 192.
In dottrina, sulla specifica questione dell’efficacia ultrattiva dello statuto di
cui agli artt. 180 segg. cod. civ. in caso cessazione del regime di comunione legale,
v., quali apripista all’impostazione fatta ora propria dalla Cassazione, G. OPPO,
[1976] Responsabilità patrimoniale e nuovo diritto di famiglia, ora in ID., Scritti giuridici,
V, Persona e famiglia, Cedam : Padova, 1992, G. FURGIUELE, Libertà e famiglia,
Giuffrè : Milano, 1979 e F. MASTROPAOLO e P. PITTER, Commento agli artt. 186
- 197 cod. civ., nel Commentario al diritto italiano della famiglia diretto da G. CIAN, G.
OPPO e A. TRABUCCHI, III, Cedam : Padova, 1992; si allontanano invece da
questa impostazione, propendendo per il regime di comunione ordinaria, pur
con differenze tra loro, P. SCHLESINGER, Della comunione legale, nel Commentario
alla riforma del diritto di famiglia diretto da L. CARRARO, G. OPPO e A. TRABUCCHI,
I, 1, Cedam : Padova, 1977, G. CATTANEO, Corso di diritto civile, Giuffrè : Milano,
1988, F. CORSI, Il regime patrimoniale della famiglia, vol. 2, nel Trattato di diritto civile
e commerciale Cicu e Messineo, Giuffrè : Milano, 1984, M. GIONFRIDA DAINO, La
posizione dei creditori nella comunione legale tra coniugi, Cedam : Padova, 1986, A.
GALASSO, Del regime patrimoniale della famiglia, I, nel Commentario del codice civile
Scialoja e Branca, Zanichelli - Foro it. : Bologna - Roma, 2003, G. OBERTO, La
comunione legale tra coniugi, II, Amministrazione, responsabilità patrimoniale e interferenze,
nel Trattato di diritto civile e commerciale Cicu e Messineo, Giuffrè : Milano, 2010 e ;
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BUSNELLI, voce Comunione dei beni fra coniugi, in Enc. dir., VIII, Giuffrè, s.d., ma
1961, p. 264.
Questa è una mappa, non una guida bibliografica: U. ECO, L’antiporfirio, in
G. VATTIMO e P.A. ROVATTI [cur.], Il pensiero debole, Feltrinelli : Milano, 1983.
Lo scritto si cita:
A. DI SAPIO, D. MURITANO e A. PISCHETOLA, Cosa facciamo con le
sentenze. A proposito di Cass. n. 4676/2018 e dell’ultrattività della comunione legale
tra coniugi, (Working Paper - luglio 2018), consultabile all’indirizzo
www.academia.edu.
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