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P (t) = (t − x1 ) · (t − x2 ) · · · (t − xn−1 ) · (t − xn ).
(a) Si determinino tutti i polinomi P di terzo grado, con coefficienti razionali, con questa
proprietà;
(b) si mostri che non esistono polinomi P con questa proprietà se n ≥ 6. Suggerimento: può
essere utile mostrare prima che vale x23 +· · ·+x2n ≤ 1 e poi che vale x23 · · · x2n−1 ≤ (n−3)3−n .
Soluzione esercizio 1. Ragioniamo per assurdo. Se per ogni n ∈ N si ha g(f (n)) ≤ g(n), la
funzione manda f tutti gli intervalli
in sè stessi. Quindi, per l’iniettività di f , f deve essere bigettiva da Ik in sè. Scegliamo ora
k = 43, quindi Ik = {0, . . . , 1935}, esiste allora n0 ≤ 1935 tale che f (n0 ) = 1916. Tuttavia per
ipotesi la funzione f manda un intero n1 non appartenente a Ik , n1 = 2016, in un intero che vi
appartiene, 1916. Allora f assume il valore 1916 in almeno due interi n0 , n1 , assurdo.
Soluzione alternativa. Si consideri la successione a1 = 2016, a2 = f (a1 ) = 1916 e, in generale,
an+1 = f (an ). Siccome la funzione f è iniettiva, questa sequenza ha due possibilità: o procede
all’infinito senza che nessun numero si ripeta, oppure ad un certo punto si riottiene il primo
numero a1 = 2016 e da lı̀ in poi la successione si ripete.
Ma, se per assurdo si avesse sempre g(f (n)) ≤ g(n) si avrebbe g(an+1 ) ≤ g(an ). Inoltre visto che
g(a2 ) < g(a1 ) si avrebbe che g(an ) < g(a1 ) per ogni n > 1. Questo esclude che la successione
possa coinvolgere infiniti numeri diversi, ed esclude anche che il primo numero possa essere
ripetuto.
Soluzione esercizio 2. È utile usare questa terminologia: due numeri interi n e m hanno la
stessa parità se sono entrambi pari o entrambi dispari, o equivalentemente se n + m è pari.
Cominciamo col mostrare una condizione necessaria: se a e ` non hanno la stessa parità, allora
non esistono configurazioni valide. Infatti, se a è dispari e ` è pari e sommiano i valori per
riga, otteniamo numeri dispari, ma sommando ora questi numeri otteniamo un numero pari;
laddove, se sommiano i valori per colonna, otteniamo numeri dispari, e sommando questi numeri
otteniamo un numero dispari; questo è assurdo, perché in ogni caso otteniamo la somma di tutti
i bit (discorso analogo se a è pari e ` è dispari).
Se a e ` hanno la stessa parità allora vi sono configurazioni possibili, calcoliamo il loro numero.
Consideriamo il sottorettangolo (a − 1) × (` − 1) “in alto a destra”, lo chiamiamo A. Sia D
il bit in “basso a sinistra”. Scegliamo i bit in A a piacere. A questo punto, per ogni riga e
ogni colonna che passa per A, si deve soddisfare il requisito “somma dispari”. Dalle colonne
che otteniamo che quasi tutta la riga R in basso è determinata (salvo per D); e dalle righe
otteniamo C, la colonna più a destra ma escluso D. Rimane solo da determinare D: questo
deve soddisfare due requisiti, uno di riga e uno di colonna.
A
C
R D
Usando le lettere anche per indicare le somme dei valori, abbiamo che C + D e R + D devono
essere dispari; ci chiediamo se è possibile scegliere il valore del bit in D in modo che valgano
entrambe le condizioni. Ma A + R è pari se e solo se ` − 1 è pari; similmente A + C è pari se
e solo se a − 1 è pari (perché sono ottenuti sommando le somme di molte colonne/righe). Da
questo deduciamo, avendo a − 1 e ` − 1 la stessa parità, che A + R e A + C hanno la stessa
parità. Quindi R + C + 2A è pari e ne deduciamo che lo è anche R + C, in sostanza R e C
hanno la scelta parità e la scelta del bit in D è possibile, e forzata dalla parità comune di R e
C.
Riassumendo, se a e ` hanno la stessa parità vi sono (a − 1) × (` − 1) scelte libere di bit e
dunque 2(a−1)(`−1) possibili combinazioni; altrimenti non ve ne sono.
(Notiamo che i “bit” sono sottoposti a a + ` relazioni, dunque si potrebbe pensare che vi siano
a` − a − ` bit liberi: che però è sbagliato perché le relazioni non sono tra loro indipendenti!)
Passiamo al caso del parallelepipedo. Il ragionamento del punto precedente ci dice che a, `, p
devono essere a due a due tutti della stessa parità, altrimenti neanche il vincolo di somma sulle
facce del parallelepipedo è soddisfatto. Quindi a, `, p devono essere tutti pari o tutti dispari
perché esistano disposizioni ammissibili.
Considerando d’ora in poi solo questo caso, chiamiamo A il sottoparallelepipedo (a − 1) ×
(` − 1) × (p − 1) “in alto a destra e vicino”. Scegliamo i bit in A a piacere. A questo punto
consideriamo un rettangolo a × ` disposto a profondità j, 1 ≤ j ≤ p − 1: per il ragionamento
precedente, questo si può riempire in modo unico e coerente con il vincolo di faccia. Dunque
tutti i rettangoli a × ` fino alla profondità p − 1 sono univocamente determinati.
Rimane solo il rettangolo lontano a × `, a profondità p. I bit di questo rettangolo sono uni-
vocamente determinati, in quanto devono essere soddisfatte le relazioni di “somme dispari per
profondità”. Rimane da vedere che il rettangolo lontano cosı̀ riempito soddisfi i criteri di riga
e colonna.
Presa una riga, questa fa parte di un rettangolo ` × p che inizia a profondità 1 e finisce a pro-
fondità p sulla riga suddetta. Il ragionamento del punto precedente dice che questo rettangolo
si può completare. Ora, il ragionamento del punto precedente applicato al rettangolo ci dice
che il criterio di somma sulla riga più in fondo è soddisfatto automaticamente se si completa
con il criterio di somme dispari per profondità.
Similmente si ragiona per le colonne del rettangolo lontano.
Riassumendo, se a, `, p sono tutti pari o tutti dispari, vi sono (a − 1) × (` − 1) × (p − 1) scelte
libere di bit e dunque 2(a−1)(`−1)(p−1) possibili combinazioni; altrimenti non ve ne sono.
Soluzione esercizio 3. Osserviamo innanzitutto che ognuno dei due addendi, essendo l’altro
positivo, deve essere minore di 1/6. Dunque dovrà essere x > 6 e y > 6. D’altro canto, almeno
uno dei due numeri deve essere minore o uguale di 12, altrimenti la somma dei loro reciproci sa-
rebbe strettamente minore di 1/6. A questo punto è possibile determinare le soluzioni (elencate
più sotto) considerando i casi x = 7, 8, 9, 10, 11, 12 e poi invertendo il ruolo di x e y.
Soluzione alternativa. Sempre ricordando che x > 6 e y > 6, moltiplicando l’equazione per 6xy
si ottiene
6(x + y) = xy.
Osserviamo inoltre che vale l’identità
(x − 6)(y − 6) = xy − 6(x + y) + 36
(x − 6)(y − 6) = 36.
1, 2, 3, 4, 6, 9, 12, 18, 36
(7, 42), (8, 24), (9, 18), (10, 15), (12, 12), (15, 10), (18, 9), (24, 8), (42, 7).
p(x) = x6 + x5 + x4 + x3 + x2 + x
Se f (x) e g(x) sono i polinomi associati a due dadi, quando facciamo il prodotto dei due
polinomi si ottiene la somma dei prodotti di tutte le coppie di monomi scelte dai due polinomi.
L’esponente del prodotto è la somma degli esponenti ed è quindi la somma dei puntini delle
facce corrispondenti. Si scopre quindi che lanciare una coppia di dadi rappresentati dai polinomi
f (x) e g(x) è equivalente a lanciare un dado rappresentato dal prodotto f (x)g(x).
Osserviamo inoltre che se f (x) è il polinomio associato ad un dado il valore f (1) rappresenta il
numero di facce del dado (perché ogni monomio contribuisce con un peso unitario) e il valore
f (0) rappresenta il numero di facce senza puntini (in quanto solo il monomio x0 = 1 è non nullo
per x = 0).
Dunque il problema consiste nel trovare due polinomi f (x) e g(x) a coefficienti interi non
negativi il cui prodotto sia p2 (x) e tali per cui f (1) = 4, g(1) = 9, f (0) = 0, g(0) = 0.
Osserviamo ora che si ha
da cui si ricava
p(x) = x(x + 1)(x2 + x + 1)(x2 − x + 1), p2 (x) = x2 (x + 1)2 (x2 + x + 1)2 (x2 − x + 1)2 .
Ricordiamo che questa decomposizione in fattori è unica, in quanto nessun fattore può essere
ulteriormente decomposto (i polinomi di secondo grado hanno discriminante negativo).
Dunque se p2 (x) = f (x)g(x) i polinomi f (x) e g(x) dovranno essere composti dagli stessi fattori
già trovati in p2 .
Osserviamo che per x = 1 i diversi fattori che abbiamo trovato hanno tutti valore intero, in
particolare:
x2 7→ 1, (x + 1) 7→ 2, (x2 + x + 1) 7→ 3, (x2 − x + 1) 7→ 1.
Visto che f (1) = 4 e g(1) = 9 necessariamente il polinomio f (x) deve contenere il fattore (x+1)2
e il polinomio g(x) deve contenere il fattore (x2 + x + 1)2 . In questo modo effettivamente si
avrà f (1) = 4 e g(1) = 9 visto che gli altri fattori non danno contributo.
Inoltre per avere f (0) = 0 e g(0) = 0 entrambi i polinomi devono contenere un fattore x in
quanto tutti gli altri fattori valutati in x = 0 danno 1.
Dunque si tratta solo di ripartire il fattore (x2 − x + 1)2 tra i due polinomi f e g, ottenendo
quindi 3 diverse soluzioni:
Soluzione esercizio 5. (i) L’insieme C ha come bordo la famiglia dei centri di circonferenze
che sono tangenti sia al punto P , sia alla retta L. Tali centri hanno quindi la stessa distanza
da P e da L, e formano quindi la parabola con asse perpendicolare a L e con fuoco P . Questa
parabola ha quindi equazione x − 1 = −y 2 /4. Quindi l’insieme C (con incluso il punto P , che
non vi appartiene) è descritto dalla disequazione x − 1 < −y 2 /4.
Soluzione
p analitica: i centri (x, y) devono soddisfare le condizioni x < 2 e r < 2 − x, dove
r = x + y 2 è il raggio. Passando ai quadrati, si ottiene x < 1 − y 2 /4.
2
(ii) L’insieme C ha come bordo la famiglia dei centri di cerchi disgiunti da B che sono tangenti
sia al punto P , sia al cerchio B. Tali centri hanno quindi la stessa distanza da P e da B, e
di conseguenza la differenza tra le distanza da X e da P uguale a 1. Questi punti sono quindi
contenuti nell’iperbole con fuochi X, P , e di equazione 16 (x−3/2)2 = 4+2 y 2 . Quindi l’insieme
Cp (con incluso il punto P , che non vi appartiene) è descritto dalla disequazione 4 (x − 3/2) <
− 4 + 2y 2 . p
Soluzione analitica. Imponendo la condizione |(x, y) − (3, 0)| = r + 1, ove r = x2 + y 2 è il
raggio, con facili calcoli algebrici si trova che il bordo è dato da 8x2 − y 2 − 24x + 16 = 0.
(iii) Sia Q il punto simmetrico di P rispetto a [P, Q]. Siano C1 , C2 le circonferenze passanti per
P e di centri P1 , P2 rispettivamente. Sia P3 un punto del segmento [P1 , P2 ], e si consideri la
circonferenza C3 di centro P3 e passante per P . Considerando i segmenti circolari in cui [P, Q]
divide l’interno di C3 , si vede che l’interno C3 è contenuto nell’unione degli interni di C1 e C2 ,
e quindi non interseca A. Quindi P3 appartiene ad C.
Soluzione alternativa. Se A fosse costituito da un unico punto R 6= P , il luogo C consisterebbe
nel semipiano delimitato dall’asse del segmento P R contenente P , eccettuato per il punto P
stesso. In generale, C ∪ {P } è costituito da un’intersezione (al variare di R ∈ A) di semipiani.
Dato che ciascun semipiano è convesso, anche l’intersezione è convessa.
Soluzione analitica. Sia Q = (1 − t)P1 + tP2 con t ∈ (0, 1). Bisogna mostrare che |S − Q| < |Q|
(il cerchio centrato in Q passante per l’origine) implica |S − Pi | < |Pi | per almeno un i. Se
per assurdo non valesse nessuna delle due, scrivendo |S − Pi |2 ≥ |Pi |2 e sviluppando i quadrati
P
P2
C3
P3 C2
P1 Q
C1
avremmo
|S|2 ≥ 2S · P1 , |S|2 ≥ 2S · P2 .
Moltiplicando la prima per (1 − t) e la seconda per t e sommando le due disuguaglianze cosı̀
ottenute, troveremmo
|S|2 ≥ 2S · Q
che, ricomponendo i quadrati, darebbe |S − Q|2 ≥ |Q|2 .
Soluzione esercizio 6. Per n = 3, detti a, b, c is coefficienti, si parte dal sistema a+b+c = −a,
ab + bc + ca = b, abc = −c e dato che c 6= 0 si trova ab = −1. Da
−(2a + b)(a + b) = b − ab = b + 1
−2a2 − b2 − b + 2 = 0
e quindi
b4 + b3 − 2b2 + 2 = 0.
Ora si vede facilmente che una radice è b = −1 (che porta alla soluzione a = 1, c = −1), e ci
riduce a trovare le radici reali del polinomio quoziente
b3 − 2b + 2 = 0.
p
Studiandone ilp graficopsi vede chep ha una sola radice b0 (appartenente a (−∞, − 2/3)) perchè
decresce in [− 2/3, 2/3] e in 2/3 assume valore positivo. Quindi abbiamo due polinomi
possibili per n = 3. Usando il criterio delle radici razionali di polinomi a coefficienti interi (che
porta a considerare come potenziali soluzioni razionali b solo ±1 e ±2) si vede poi che la radice
b0 è irrazionale, quindi esiste un solo polinomio con coefficienti razionali.
Caso n ≥ 6. Se x1 , . . . , xn risolvono, allora guardando i coefficienti di grado n − 1, di grado
n − 2 e di grado 0 in particolare devono valere le uguaglianze
x1 + · · · + xn = −x1 ,
X
xi xj = x2
i<j
|x1 · · · xn−1 | = 1
In particolare !2 !
X X X
x2i = xi −2 xi xj = x21 − 2x2 ,
i i i<j
dunque otteniamo
X
x2i = −2x2 ,
i>1
X
x2i = −x22 − 2x2 = 1 − (x2 + 1)2
i>2
da cui segue x23 + · · · + x2n ≤ 1, −2 < x2 < 0 e |xi | < 1 per ogni i ≥ 3. Poniamo s = −2x2 e
t = 1 − (x2 + 1)2 , allora 0 < s < 4 e 0 < t ≤ 1.
Dalla disuguagianza tra media geometrica e aritmetica otteniamo
1
! n−3 !
Y 1 X t
x2i ≤ x2i < ,
2<i<n
n−3 2<i<n
n−3
! 21 12
1 X 1 X 2 s
|xi | ≤ x = ,
n − 1 i>1 n − 1 i>1 i n−1
da cui X p p
|xi | ≤ (n − 1)s < 2 (n − 1)
i>1
vale a dire
(n − 3)n−3 < 4(n − 1),
che è falso per n ≥ 6.