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Bucare una rete Wi-Fi protetta con

Ubuntu usando Reaver


domenica, 8 gennaio, 2012 di Matteo Campofiorito

Fino a qualche giorno fa l’arsenale di chi voleva bucare una rete WiFi
protettaera limitato alla suite aircrack-ng (che da poco ho scoperto essere
stata eliminata dai repository di Debian e Ubuntu 12.04). Lo scenario è cambiato
con l’arrivo di Reaver, programma che sfrutta delle vulnerabilità nel
protocollo WiFi Protected Setup(WPS) effettuando un brute force che
consente di recuperare la password WPA/WPA2 in poche ore.

Reaver è disponibile in formato sorgente su Google Code e deve essere compilato


per funzionare. Per compilare Reaver su Ubuntu è necessario scaricare i
seguenti pacchetti:

sudo apt-get install build-essential


sudo apt-get install libpcap0.8-dev
sudo apt-get install libsqlite3-dev

Scaricata e scompattata l’ultima versione del tool, al momento in cui


scrivo reaver-1.3, sarà sufficiente compilarlo con i soliti comandi:

./configure
make
sudo make install

A questo punto potremo iniziare a “guardarci intorno” per vedere se attorno a


noi ci sono router o AP vulnerabili, nella versione 1.3 di reaver è stato
incluso walshun’utility che permette proprio di individuare dispositivi
vulnerabili nelle vicinanze. Per usare walsh è necessario mettere la propria
scheda wireless in monitor mode, lo si può fare usando airmon-ng (incluso in
aircrack-ng) o iwconfig. Con airmon basterà dare:
sudo airmon-ng start wlan0

Nel caso network-manager o altri software interferiscano con la messa in


monitor mode della scheda wireless sarà opportuno terminare tutti i processi
che possono disturbare l’operazione con:
sudo airmon-ng check kill

Se si preferisce usare iwconfig (personalmente reputo più affidabile il metodo


con airmon-ng), utility solitamente già inclusa in qualsiasi distribuzione, basterà
invece dare i seguenti comandi per mettere in monitor mode la scheda wireless:
sudo ifconfig wlan0 down
sudo iwconfig wlan0 mode monitor
sudo ifconfig wlan0 up

Fatto questo avremo attivato l’interfaccia mon0 necessaria al funzionamento di


reaver. Come detto il primo step è usare walsh per individuare router
vulnerabili:
sudo walsh -i mon0

L’output sarà una lista di router con relativo MAC address e nome. Se si dovesse
ricevere l’errore “Found packet with bad FCS, skipping” allora si dovrà dare a
walsh un’opzione per eliminare questo errore e procedere comunque:
sudo walsh -i mon0 --ignore-fcs

Presa nota del MAC address del router da attaccare potremo procedere
finalmente al brute force con reaver nel seguente modo:
reaver -i mon0 -b 00:01:02:03:04:05 -vv

si può anche omettere la verbosità dell’output (opzione -vv) ma consiglio di


lasciarla perché così si hanno molte più informazioni sull’attacco che si sta
eseguendo.

Per rendere più veloce l’attacco è possibile anche diminuire il delay di 1 secondo
nell’attacco forza bruta di reaver come spiegato nei reaver-wps hints and tricks:
reaver -i mon0 -b 00:01:02:03:04:05 -vv -d 0

Reaver salva le sue sessioni di attacco nella directory “/etc/reaver” con una
estensione .wpc, se si interrompe una sessione e la si vuole riprendere reaver la
caricherà in automatico in base al MAC address del router bersaglio, in
alternativa si può caricare manualmente una sessione impartendo l’opzione “–
session option”. Non aspettatevi comunque tempi troppo veloci, la riuscita del
brute force dipende molto dal modello di router attaccato e da quanto tempo il
router bersaglio rimane acceso. Una sola annotazione: il mio portatile, durante
un test di attacco con reaver, consumava la carica della batteria in pochissimo
tempo, segno che il brute force è esoso in termini di utilizzo delle risorse del
sistema.

Sarebbe utile un’iniezione di pacchetti di deautenticazione durante il lavoro di reaver.

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