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CERVETERI SPECIALE MISSIONE EGITTO MENORAH LE STATUE DI MALTA SPOLETO UMBRA E ROMANA 2017 ARCHEO 389 LUGLIO

Mens. Anno XXXIII n. 389 luglio 2017 € 5,90 Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art. 1, c. 1, LO/MI. L’A
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SPECIALE
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UNA GRANDE

SPOLETO
MISSIONE

MOSTRA A TORINO
EGITTO

UNA CITTÀ TRA


UMBRI E ROMANI
IN EDICOLA L’8 LUGLIO 2017

NEOLITICA
DELL’ARTE
FASCINO
MALTA
DI IDRAULICA
MAESTRI
GLI ETRUSCHI
CERVETERI
SENZA TEMPO
UN SIMBOLO
LA MENORAH
ROMA
€ 5,90

www.archeo.it
EDITORIALE

UN’ESTATE ITALIANA
Suggerisco ai nostri lettori di considerare questo numero come una piccola guida per i mesi estivi.
Prendiamo allora il via dal Nord della Penisola – e dallo Speciale di questo numero, alle pp. 80-103 –,
per visitare il Museo Egizio di Torino (massima istituzione egittologica d’Europa e forse del mondo,
non dimenticatelo!) per ripercorrere, non senza un pizzico di nostalgia, la grande epopea italiana
delle prime missioni di scavo nel Paese del Nilo. Procediamo, poi, verso Spoleto e visitiamo –
articolo alle pp. 30-42 alla mano – il Museo Archeologico Nazionale e il Teatro romano, protagonista,
quest’ultimo, del Festival dei Due Mondi, che annualmente si svolge nella splendida città umbra.
Dal cuore verde dell’Italia possiamo dirigerci poi verso la costa tirrenica, a Montalto di Castro, dove
il Museo Civico della Scultura e dell’Arte Etrusca accoglie la mostra «Egizi Etruschi», di cui abbiamo
riferito il mese scorso: il Museo si trova a pochi chilometri dal Parco Archeologico e Naturalistico
di Vulci e colgo l’occasione per anticiparvi che la nuova guida al Parco, curata da «Archeo» in
collaborazione con la Fondazione Vulci, sarà disponibile dal prossimo mese di agosto. Rimaniamo
in terra etrusca e spostiamoci qualche decina di chilometri piú a sud, per entrare nella leggendaria
Cerveteri, oggetto di recenti indagini che riguardano un tema di grande attualità: i sistemi escogitati
dagli Etruschi per l’approvvigionamento idrico della loro città (vedi alle pp. 68-79).
È giunto il momento di fermarsi a Roma, dove i gloriosi monumenti del suo passato imperiale fanno
da cornice a una mostra di grande fascino, allestita ai Musei Vaticani e al Museo Ebraico di Roma e
dedicata a un reperto archeologico «virtuale», scomparso per sempre piú di millecinquecento anni
fa, ma oltremodo presente grazie a innumerevoli raffigurazioni che, nei secoli, ne hanno mantenuto
la memoria (vedi alle pp. 60-67). Lasciamo il Vaticano e rechiamoci ora alla stazione Termini per
prendere il treno in direzione Napoli, dove al Museo Nazionale Archeologico (per gli amici MANN,
vedi anche l’intervista al suo direttore Paolo Giulierini, alle pp. 16-18) andiamo a visitare le due
mostre in corso: quella intitolata «Amori divini» (ne parleremo diffusamente in un prossimo
numero) e il bellissimo racconto di un «Mondo che non c’era», offerto dagli spettacolari reperti
precolombiani della Collezione Ligabue, arricchita di importanti novità, rispetto alla prima tappa
espositiva fiorentina (vedi «Archeo» n. 369, novembre 2015).
A chi dei nostri lettori abbia la tempra per sfidare un caldo ancor piú «africano» di quello che
imperversa mentre scriviamo, consigliamo davvero di prendere il traghetto o l’aereo e raggiungere
la vicina isola di Malta. Lí potrà immergersi in un incredibile universo mitico e archeologico,
popolato da un vero e proprio «esercito» di misteriose statue neolitiche. Per convincersene basta
sfogliare l’articolo di Isabelle Vella Gregory, alle pp. 44-59.
Buona lettura, buon viaggio e buona estate!
Andreas M. Steiner

Cerveteri,
necropoli della
Banditaccia. Una
tipica tomba
etrusca a tumulo:
simili monumenti
funerari erano
appannaggio
delle classi piú
abbienti della
comunità.
SOMMARIO
EDITORIALE Napoli: ne parliamo con il MOSTRE
Un’estate direttore, Paolo Giulierini 16 «Farai un candelabro
italiana 3 d’oro puro» 60
di Andreas M. Steiner MUSEI di Andreas M. Steiner
Fra Umbri e Romani 30
Attualità a cura di Maria Angela Turchetti,
NOTIZIARIO 8 con testi di Maria Angela Turchetti,
RESTAURI Joachim Weidig, Nicola Bruni
Aperta al pubblico dopo il e Anna Riva

30 60
restauro la Tomba dei Demoni
Azzurri di Tarquinia, uno dei piú
enigmatici monumenti della
pittura etrusca 8 ETRURIA
Maestri di idraulica 68
ALL’OMBRA DEL VULCANO di Vincenzo Bellelli
Il fregio dipinto proveniente dai
praedia di Giulia Felice restituisce MALTA
una vivida «fotografia» della vita La forma
che ogni giorno animava il Foro di e lo sguardo 44
Pompei 10 di Isabelle Vella Gregory

PAROLA D’ARCHEOLOGO
Una replica in scala dello Zeus di
44
Olimpia è stata restituita dagli

68
USA all’Italia e verrà esposta nel
Museo Archeologico Nazionale di

In copertina cartellone pubblicitario della compagnia ferroviaria Paris-Lyon-Méditerranée.


1927. Torino, Collezione Soleri.

Marcello Piperno, Claudio Saporetti, Giovanni Scichilone, Paolo Sommella, Romolo A. Staccioli,
Giovanni Verardi, Massimo Vidale
Anno XXXIII, n. 389 - luglio 2017
Registrazione al tribunale di Milano n. 255 del 07.04.1990
Hanno collaborato a questo numero: Andrea Augenti è professore di archeologia medievale
Direttore responsabile: Pietro Boroli all’Università di Bologna. Vincenzo Bellelli è ricercatore presso l’ISMA (Istituto di Studi sul
Mediterraneo Antico) del CNR. Pio Bersani è geologo. Nicola Bruni è archeologo. Luciano
Direttore editoriale: Andreas M. Steiner Calenda è consigliere del CIFT, Centro Italiano Filatelia Tematica. Angelo Canalini è geologo
a.m.steiner@mywaymedia.it presso il Dipartimento SIMU, Roma Capitale. Francesca Ceci è archeologa presso la Direzione dei
Musei Capitolini di Roma. Francesco Colotta è giornalista. Giuseppe M. Della Fina è direttore
Realizzazione editoriale: Timeline Publishing S.r.l. scientifico della Fondazione «Claudio Faina» di Orvieto. Walter Dragoni è professore di idrogeologia
all’Università di Perugia. Roberto Farinelli è ricercatore e professore aggregato di archeologia cristiana
Piazza Sallustio, 24 – 00187 Roma
e medievale all’Università di Siena. Alessia Fassone è curatore del Museo Egizio di Torino. Daniela
Fuganti è giornalista. Christian Greco è direttore del Museo Egizio di Torino. Maria Cristina
Redazione: Stefano Mammini Guidotti è direttore del Museo Egizio di Firenze. Paolo Leonini è giornalista e storico dell’arte.
stefano.mammini@mywaymedia.it Alessandro Mandolesi si occupa di comunicazione archeologica per conto della Soprintendenza
Lorella Cecilia (ricerca iconografica) Pompei. Flavia Marimpietri è archeologa e giornalista. Egle Micheletto è soprintendente
lorella.cecilia@mywaymedia.it Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo. Beppe Moiso è
curatore e responsabile dell’Archivio del Museo Egizio di Torino. Federico Poole è curatore del Museo
Impaginazione: Davide Tesei Egizio di Torino. Anna Riva è archeologa. Romolo A. Staccioli è stato professore di etruscologia
Amministrazione: Roberto Sperti e antichità italiche presso «Sapienza» Università di Roma. Maria Angela Turchetti è direttrice del
amministrazione@timelinepublishing.it Museo Archeologico Nazionale di Spoleto. Isabelle Vella Gregory è dottore di ricerca in archeologia.
Joachim Weidig è ricercatore presso l’Albert-Ludwiges Universität di Friburgo, Germania.
Comitato Scientifico Internazionale
Richard E. Adams, Maxwell L. Anderson, Bernard Andreae, John Boardman, Larissa Bonfante, Illustrazioni e immagini: Cortesia Ufficio stampa Museo Egizio, Torino: copertina (e p. 80)
Mounir Bouchenaki, Yves Coppens, Wim van Es, M’Hamed Fantar, Otto H. Frey, Louis Godart, e pp. 80-87, 90-99, 100/101 (alto), 102/103 – Doc. red.: pp. 3, 61, 62, 65 (alto e p. 60), 100,
Friedrich W. von Hase, Thomas R. Hester, Donald C. Johanson, Vassos Karageorghis, 100/101 (basso), 103, 104 (alto), 105-106 – Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio
Venceslas Kruta, Richard E. Leakey, Henry de Lumley, Javier Nieto, Patrice Pomey, per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale: pp. 8-9; foto
Paul J. Riis, Conrad M. Stibbe Rita Cosentino: p. 79 (alto) – Cortesia Parco Archeologico di Pompei: pp. 10-11 – Cortesia degli
autori: pp. 14-15, 30-42, 110-111 – Cortesia Museo Archeologico Nazionale di Napoli: p. 16
Comitato Scientifico Italiano – Cortesia Ufficio stampa: pp. 18, 20, 60/61, 63, 64, 65 (basso), 66-67, 108-109 – Daniel Cilia,
Enrico Acquaro, Ermanno A. Arslan, Andrea Augenti, Sandro F. Bondí, Francesco Buranelli, Heritage Malta: pp. 44-59 – Archivio CNR-ISMA: pp. 68, 71, 74 (basso), 75 (sinistra e destra);
Carlo Casi, Francesca Ceci, Francesco D’Andria, Giuseppe M. Della Fina, Paolo Delogu, foto Marcello Belisario: pp. 70 (basso), 74 (alto), 77, 79 (basso) – Archivi Alinari, Firenze: Folco
Francesca Ghedini, Piero Alfredo Gianfrotta, Pier Giovanni Guzzo, Eugenio La Rocca, Quilici: p. 69 – Vincenzo Bellelli: pp. 70 (alto), 72-73, 76 – Getty Images: DeA Picture Library:
Daniele Manacorda, Danilo Mazzoleni, Cristiana Morigi Govi, Lorenzo Nigro, Sergio Pernigotti, p. 75 (centro) – Cortesia Maria Antonietta Rizzo: pp. 76/77 – Cortesia Walter Dragoni: p. 78 –
Rubriche
QUANDO L’ANTICA ROMA...
...arrivò con le sue
legioni in Georgia 104
di Romolo A. Staccioli

80
SPECIALE
Rivelazione Egitto 80
testi di Alessia Fassone, Christian Greco, Maria Cristina Guidotti,
Egle Micheletto, Beppe Moiso e Federico Poole

L’ALTRA FACCIA
104 DELLA MEDAGLIA
Il granchio
SCAVARE IL MEDIOEVO di Giunone 110
Il racconto di Francesca Ceci
dell’archeologia 108
di Andrea Augenti LIBRI 112 110
Mondadori Portfolio: Leemage: pp. 88-89 – Cippigraphix: cartine e rielaborazioni grafiche alle pp. Abbonamenti: Direct Channel srl - Via Pindaro, 17 - 20128 Milano
104.
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n otiz i ari o
RESTAURI Tarquinia
UNA NUOVA VISIONE DELL’ALDILÀ

L a ricca offerta turistica di


Tarquinia si è arricchita
ulteriormente con l’inserimento,
Sulle due pagine:
Tarquinia (VT),
necropoli di
nel percorso di visita della Monterozzi,
necropoli etrusca di Monterozzi, Tomba dei
della Tomba dei Demoni Azzurri, Demoni Azzurri.
scoperta accidentalmente nel Decenni finali del
1985 durante i lavori per la posa V sec. a.C.
dell’acquedotto comunale. A destra: un
Già all’indomani del ritrovamento, demone dalle
il monumento era entrato nel carni azzurre che
dibattito scientifico per l’interesse e tiene due serpenti
la complessità delle pitture presenti nelle mani.
al suo interno. Per contro, a causa In basso: i due
dei complessi interventi di cui musici che
necessitava l’area all’intorno, non accompagnano il
era stato ancora reso visitabile. defunto nel
La tomba è dotata di un lungo viaggio
dromos (corridoio di accesso) ed è ultraterreno.
costituita da un’unica camera di
sepoltura, scavata nel terreno e
decorata da pitture che
sorprendono per la loro qualità e verso l’aldilà, ad altri piú innovativi. Caronte che traghetta le anime
originalità. In esse si alternano temi Vi è raffigurata, infatti, la prima governando, con un lungo remo,
trattati di frequente, come il rappresentazione etrusca una barca rossa che si muove
banchetto o il viaggio del defunto dell’oltretomba introdotta da un lentamente sulle acque azzurre
dell’Acheronte.
La Tomba dei Demoni Azzurri
rappresenta una scelta
rivoluzionaria nella pittura etrusca
per ragioni iconografiche e
ideologiche e di conseguenza la sua
datazione è stata complessa: le
proposte hanno oscillato tra la
metà del V secolo a.C. e la seconda
metà del successivo. Ora un (quasi)
accordo sembra essersi trovato su
una collocazione nei decenni finali
del V secolo a.C.
Sulla parete a sinistra dell’ingresso
è raffigurato il defunto in viaggio:
sta in piedi, su una biga tirata da
una coppia di cavalli; dietro di lui
sono due danzatori, mentre lo
precedono un altro danzatore e due

8 archeo
musici. Sembra chiudere questa riunione di famiglia, che si può
scena e, al contempo, annunciare la osservare nelle tombe di epoca
successiva, un giovane coppiere precedente, è assente: l’oltretomba
nudo, raffigurato accanto a una è spaventoso.
tavola imbandita. Le pitture della parete d’ingresso
La parete di fondo ospita una scena risultavano purtroppo danneggiate
di banchetto: quattro sono le già al momento della scoperta: vi
coppie di convitati, tre delle quali dovrebbero essere stati raffigurati o
esclusivamente maschili, mentre la giochi funebri in onore del defunto,
quarta mostra un uomo e una oppure una scena di caccia
donna, nei quali si possono con ambientata in un paesaggio
ogni probabilità riconoscere il roccioso. Lungo le pareti sono state
titolare della tomba e sua moglie notate tracce di chiodi che hanno
mentre si scambiano una carezza fatto supporre la presenza di
affettuosa. La parete di destra è la oggetti appesi e di ghirlande e
piú innovativa: la introduce festoni vegetali. Va segnalato che,
Caronte, quindi, appena approdati nel corredo funerario, figurava un
sulle sponde dell’Ade, sono due carro a due ruote.
defunti: una donna ammantata e un Maria Cataldi, l’archeologa In alto: un’inquadratura piú allargata
giovinetto. Ad attenderli c’è un’altra protagonista della scoperta e del della pittura murale che raffigura il
donna, forse una parente morta in recupero del monumento, ha demone azzurro con i serpenti, in cui
precedenza, preceduta da un segnalato che le pitture appaiono si vede anche il genio alato a cui è
demone dalla carne azzurra e tracciate quasi senza un disegno affrontato.
seguita da un altro piú giovane e preparatorio su un intonaco molto Qui sopra: particolare della coppia di
dall’incarnato bruno, che le cinge la spesso. Sono stati analizzati anche cavalli che traina la biga del defunto.
vita e sembra trattenerne con forza singoli personaggi: per il demone
lo slancio verso la defunta in arrivo. con i serpenti si è pensato al Le pitture della Tomba dei Demoni
Altri due demoni sono presenti terrificante Eurinomo (un demone Azzurri segnalano che le credenze
nella scena: uno, anch’esso con le sotterraneo che divorava i religiose etrusche rispetto alla
carni azzurre, ha alcuni serpenti cadaveri) e per l’altro alato e piú morte stavano cambiando e
nelle mani; l’altro, con un incarnato giovane a Hypnos (il Sonno). Le aprendosi a influenze religiose ed
nerastro, appare come il piú due donne sono state ricollegate a escatologiche di ordine dionisiaco
minaccioso. Su questa parete l’aria Demetra, la piú anziana, e a ed eleusino.
di attesa tranquilla, quasi di Persefone la piú giovane. Giuseppe M. Della Fina

archeo 9
ALL’OMBRA DEL VULCANO

Alessandro Mandolesi

SCENE DAL FORO


DA MENO DI UN ANNO MASSIMO OSANNA GUIDA LA SOPRINTENDENZA
A CUI SPETTANO LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DELLA CITTÀ VESUVIANA:
CON LUI ABBIAMO TRACCIATO UN PRIMO BILANCIO E, SOPRATTUTTO,
PASSATO IN RASSEGNA LE INIZIATIVE MESSE IN CANTIERE

«N ella proprietà di Giulia


Felice, figlia di Spurio,
si affittano un bagno caldo
aveva infatti pensato di ricavare
una bella rendita dallo sfruttamento
di diversi ambienti non utilizzati,
degno del tocco di Venere e per soprattutto dopo che il violento
gente di riguardo, poi si affittano terremoto del 63 d.C. aveva
tabernae con alloggi sovrastanti, duramente colpito la città,
appartamenti al primo piano mettendo fuori uso molti edifici e
(cenacula), dalle idi di agosto (13 servizi pubblici, come le tanto
agosto) fino a quando ricorrerà la amate terme.
stessa data per la sesta volta, cioè
per cinque anni consecutivi». QUATTRO NUCLEI
Con questo vero e proprio spot Le proprietà di Giulia si formano
pubblicitario, dipinto sull’ampia alla fine del I secolo a.C.
proprietà affacciata su via dall’accorpamento di precedenti
dell’Abbondanza, l’astuta costruzioni in un unico grande
imprenditrice ante litteram Giulia complesso, caratterizzato
Felice promuove la bellezza del all’interno dalla prevalenza di spazi
luogo e la locazione di parte della verdi. I praedia di Giulia Felice si In alto: un settore dell’impianto
sua splendida «villa urbana», organizzano intorno a quattro termale nei praedia di Giulia Felice.
ubicata in prossimità dell’anfiteatro diversi nuclei, con ingressi In basso: il fregio con scene di vita nel
di Pompei. Forse discendente da un indipendenti: una lussuosa casa ad Foro. I sec. d.C. Napoli, Museo
ramo di liberti imperiali, Giulia atrio, un grande giardino su cui si Archeologico Nazionale.

10 a r c h e o
aprivano vari ambienti residenziali,
un impianto termale dotato di tutti
i comfort e un parco
lussureggiante.
Giulia si dedicò cosí agli affari,
affrettandosi ad attrezzare nel suo
contesto alloggi e, in particolare, un
bagno custodito, destinato a un
pubblico selezionato.

PAN E IL SAPIENTE
E, per abbellire locazioni e servizi,
fece realizzare un raffinato
porticato, scandito da esili
colonne in marmo, un giardino
con euripo (canale idrico), che
creava una magica sensazione
idillico-sacrale per la presenza

In alto: l’elegante un’informazione autentica sulle


portico dei professioni della Pompei del I
praedia di Giulia secolo d.C.
Felice, ora Fra gli ariosi portici del Foro, ornati
praticabile grazie da statue equestri, i cittadini si
alla passerella muovono fra venditori ambulanti di
realizzata per stoffe, bestiame, scarpe, utensili in
assicurarne la ferro, stoviglie domestiche, pane e
fruizione. ortaggi, e poi le attività didattiche
A sinistra: con maestri e scolari. Un lungo
l’euripo che rotolo è affisso alla base di alcune
abbelliva il statue e probabilmente esponeva le
giardino della proposte di leggi per il periodo del
domus. trinundinum, ossia le tre settimane
necessarie prima della loro
approvazione. Il fregio di Giulia ci
restituisce una straordinaria
dalle immagini di Pan e del avevano il loro ginnasio con tutte le rappresentazione del Foro negli
sapiente greco Pittaco di Mitilene attrezzature per l’attività fisica. anni precedenti l’eruzione, con la
– connesso com’era anche a una L’ingresso principale della piazza qualificata dagli edifici
nicchia dedicata al culto orientale residenza di Giulia Felice mostrava monumentali, per i quali si è
di Iside, oggi ricomposta al Museo invece un’altra particolarità di proposto di riconoscere per
Archeologico di Napoli, che, questa proprietà. Sulle pareti esempio l’edificio di Eumachia e il
insieme al giardino, rievocava le dell’atrio era stato dipinto un Macellum, che appaiono ormai
atmosfere delle feste svolte lungo lungo e originale fregio, nel quale completamente restaurati dopo il
le rive del Canopo di Alessandria si succedono scene di vita rovinoso sisma che colpí il centro
d’Egitto –, comodi quartierini per ambientate nel Foro di Pompei. La vesuviano. Un intervento di
ospiti benestanti; il tutto arricchito sequenza quasi «fotografica» delle valorizzazione ha reso fruibile il
da un unitario e vivace ciclo attività quotidiane svolte nella complesso di Giulia Felice
pittorico di IV stile. principale piazza cittadina è attraverso una passerella che si
Dalle iscrizioni incise sui muri, si sa anch’essa conservata al Museo di snoda dall’ingresso al portico,
per esempio che alcuni Napoli, dove fu trasferita dopo la dalle terme al giardino.
frequentatori del complesso scoperta, avvenuta durante i primi Per notizie e aggiornamenti su
appartenevano al sodalizio dei scavi condotti alla metà del Pompei, pagina Facebook Pompeii-
giovani pompeiani che proprio lí Settecento. Le pitture forniscono Parco Archeologico.

a r c h e o 11
CAMPANIA INCONTRI Murlo
Nuove tecnologie L’ETRUSCO È SEMPRE PIÚ BLU
per terra e per mare
L’isola di Procida torna a
ospitare, dal 10 al 24 settembre,
la Scuola di Formazione Estiva
P rende il via il 13 luglio, a Murlo,
la terza edizione del festival
Bluetrusco, di cui «Archeo» è
Luglio è anche il periodo di
svolgimento delle «Notti
dell’Archeologia», il cartellone
«Archeologia e Beni Culturali di media partner e che si avvale della regionale toscano del quale il
terra e di mare. La pratica dello direzione scientifica di Giuseppe festival Bluetrusco costituisce
scavo archeologico e le nuove M. Della Fina, collaboratore della ormai un punto di riferimento
tecnologie di studio, rivista fin dalla sua fondazione. consolidato. Meritano d’essere
documentazione ed Quest’anno la rassegna ha come inoltre ricordate le sperimentazioni
esibizione». Fra le novità del tema conduttore la disamina dei sonore e quelle legate alla tessitura.
programma, il modulo sui principali centri dell’Etruria, affidata Nella seconda parte della
sistemi innovativi di agli archeologi che ne hanno manifestazione, da venerdí 29
monitoraggio dei beni studiato le vicende storiche e che settembre a domenica 1° ottobre, ci
monumentali in area sismica, spesso vi hanno condotto fortunate si soffermerà su un progetto,
condotto dall’Istituto Nazionale campagne di scavo. lanciato dal Comune di Murlo, sulla
di Geofisica e Vulcanologia che, Fra le novità in programma, ricerca di antichi vitigni e oliveti,
insieme all’Ateneo Suor Orsola ricordiamo l’iniziativa «“Incantati prefigurando la ricostruzione di un
di Napoli e al Comune di dalla benignità di questi limitati paesaggio antico.
Procida, ha dato vita al bando. orizzonti”: dal Castello di Murlo a Il programma completo di
Collaborano altresí numerose Poggio Civitate», che prende Bluetrusco e tutti gli aggiornamenti
altre istituzioni, come il spunto da un’osservazione inserita sono disponibili sul sito ufficiale del
Dipartimento di Scienze della da Piero Calamandrei nel libro festival: www.bluetrusco.land
Terra, dell’Ambiente e delle Inventario della
Risorse dell’Università Federico casa di campagna
II di Napoli, il Dipartimento di (1941) e si prefigge
Beni Culturali dell’Università di valorizzare il
del Salento e la Soprintendenza percorso che dal
del Mare della Regione castello di Murlo
Siciliana. Un nuovo gruppo di conduce all’area di
studio, formato da Istituti del scavo da cui
CNR (INSEAN, IREA, ISSIA e provengono le
IFAC), tratterà le nuove frontiere opere esposte nel
per il rilevamento e la ricerca in museo.
ambienti marini e costieri. La prima parte del
L’iscrizione alla scuola, aperta a festival si svolge
studenti, specializzandi e fino al 30 luglio,
operatori di diversi settori, è cosí da offrire
gratuita (le spese di soggiorno anche la possibilità
sono state minimizzate grazie di visitare i resti
ad accordi con le strutture di dell’insediamento
accoglienza procidane), proprio etrusco di Poggio
per diffondere le conoscenze Civitate, che negli
sulle tecnologie avanzate nel stessi giorni è
settore dei Beni Culturali. Info e oggetto dell’ormai
iscrizioni: www.unisob.na.it/ consueta
universita/dopolaurea/ campagna di scavo
formazione/archeologia condotta dalla
missione
dell’Università del
Massachusetts
Amherst.

12 a r c h e o
GUBBIO
la più bella città medievale

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Città di Gubbio +39 075 922 0693
A TUTTO CAMPO

Roberto Farinelli

PAROLE COME PIETRE


IL PATRIMONIO CULTURALE IMMATERIALE È UNA RISORSA PREZIOSA: NE È
UNA PROVA ELOQUENTE LO STUDIO DEI NOMI ASSEGNATI A CITTÀ E TERRE,
CHE SPESSO CONSERVANO TRACCIA DI ANTICHI PAESAGGI E FUNZIONI DEI
QUALI SI SONO INVECE PERSE LE TESTIMONIANZE MATERIALI

D a sempre, le testimonianze
del passato colpiscono la
fantasia delle persone: la presenza
delle comunità locali, il cui universo
simbolico era popolato da fate,
maghi (come Merlino e Virgilio),
di ruderi e macerie – come il streghe, demoni, oltre a una
ritrovamento fortuito di oggetti, miriade di santi, beati e altri esseri
sepolture o veri e propri in contatto con il soprannaturale.
«tesori» – si fissano nella memoria Per esempio, i nomi di luogo sono
collettiva, dando un nuovo nome al indicativi del percorso di vie e
luogo del rinvenimento. Cosí, nel strade poi cadute in disuso, anche
paesaggio rurale e in quello se spesso in modi inattesi: dal Friuli
urbano, si sono diffusi nomi di alla Campania, dal Piemonte alla
luogo (i toponimi) che evocano Sicilia, esistono almeno tredici
strutture antiche, a destinazione ponti chiamati «del Diavolo»,
abitativa (casa, capanna, cella), o località nelle quali sono esistite
produttiva (canova, figlina, mulino, strutture piú o meno antiche
forno, pozzo), oppure ruderi non indispensabili per superare ostacoli
meglio determinati (muraccio, l’attributo veterum/vecchio allo naturali. Parallelamente, un buon
colonna, rovina). Un profondo stesso nome proprio di un centro numero di toponimi utili alla
impatto sulla percezione culturale abitato collocato nelle vicinanze. ricostruzione dei paesaggi
dei paesaggi è stato prodotto dai cristianizzati consiste proprio nei
principali centri di popolamento, IL PESO DELLE nomi dei santi (o agionimi).
anche se abbandonati. In TRADIZIONI Essi traggono talvolta origine dalla
particolare, i resti di cinte difensive Tuttavia, per avvicinarsi alla memoria locale di episodi reali o
e le semplici sommità fortificate fisionomia originaria di un sito leggendari che avrebbero coinvolto
hanno impresso un segno archeologico, occorre andare oltre uomini di fede, ma, piú spesso,
pressoché indelebile nella la registrazione dei nomi che a suo testimoniano solo la presenza
morfologia del territorio. tempo gli sono stati imposti. Infatti, patrimoniale di enti ecclesiastici a
Lo studio storico sul popolamento tanto è comune l’uso di strutture essi dedicati. A volte, si è persino
può dunque giovarsi anche di antiche come punto di riferimento giunti a curiosi fenomeni di
testimonianze onomastiche territoriale quanto lo fu il interscambio tra nomi di luogo e di
riconducibili a questi siti, come, per fraintendimento della loro reale santo, che nella lunga durata
esempio, i toponimi derivati da natura, come mostrano molti nomi, conducevano a intitolare una chiesa
civitas, castellum (-vetus)/ che a noi appaiono spesso bizzarri. con il toponimo del sito in cui era
Castelione, motta, castellare, Nella formazione di questi nomi, stata edificata, piuttosto che con il
oppure quelli che associano infatti, hanno pesato le credenze nome di un santo del calendario

14 a r c h e o
religioso. Per esempio, la pieve di Nella pagina
S. Genziano a Caminino (Grosseto) accanto: la prima
sorse in località Feriolo, un pagina del
toponimo originato dalla presenza registro della
di scorie metallurgiche, ma dopo Tavola delle
un paio di secoli è documentata possessioni. 1318.
come dedicata a san Feriolo, il cui A destra:
culto come protettore dalla siccità è Roccastrada
vivo ancor oggi. (Grosseto).
L’interno della
ANTICHE CENTURIAZIONI pieve di
Ogni nome originato S. Genziano
dall’indicazione del proprietario del a Caminino.
terreno aiuta a comprendere le
forme di costruzione sociale dello
spazio umano, benché non
rispecchi la distribuzione dei siti
archeologici. Toponimi che
terminano in «-ano o -ana», oppure
«-ate» (è il caso di Galliano o dell’Università di Siena si stanno da Geografico Militare (IGM) e la
Albiate), derivano spesso da un tempo costruendo questo genere di Tavola del XIV secolo, che per il
nome personale o gentilizio latino e banche dati territoriali (SIT o GIS), medesimo territorio annovera un
indicano la presenza di beni in grado di porre in relazione numero di nomi quasi doppio: 6,4
appartenuti a questi soggetti; reciproca gli elementi geografici, i toponimi/Km contro i 3,5 nei catasti
pertanto su tali basi si è ipotizzata siti archeologici e i nomi di luogo. moderni e nelle tavolette IGM.
l’estensione della colonizzazione in Questi vengono reperiti sia nelle Mentre la cartografia tende a
età romana, come pure la presenza antiche mappe, sia nei documenti registrare i nomi secondo una
di antiche centuriazioni, che hanno d’archivio, sia raccolti sul campo distribuzione spaziale
lasciato sul terreno anche nomi dalla viva voce degli anziani, ultimi tendenzialmente omogenea, i
derivati da centuria o da Terminus. depositari di una secolare registri della Tavola, privi di
Per il periodo preromano, il tradizione locale. supporto cartografico, rispecchiano
riconoscimento della collocazione fedelmente la maggior densità di
geografica (la georeferenziazione) UN ANTICO CATASTO toponimi nelle aree piú
di nomi riconducibili alla presenza Per condurre proficuamente studi intensamente frequentate dalla
patrimoniale di determinate linguistici e storici sul patrimonio popolazione contadina rispetto a
famiglie (come nei toponimi di toponomastico, occorre infatti quelle incolte e marginali.
etimologia etrusca Cecina o basarsi su repertori ampi e La mappatura e la valutazione del
Porrona), ha concorso a definire sistematici, realizzati – nel caso patrimonio toponomastico
l’ambito di influenza di ciascuna senese – nell’ambito di progetti di costituiranno sempre piú in futuro
città. Per tale periodo, inoltre, la cartografia archeologica di una parte integrante delle attività
registrazione di nomi indicanti la impianto regionale. Un apporto conoscitive preliminari agli
presenza di confini, quali Tular/ prezioso, per l’antico Stato di interventi di pianificazione
Terminus (Tolli, Poggio al Termine), Siena, è rappresentato dalla urbanistica e paesaggistica, nel
oppure i piú ambigui Sasso e Pietra cosiddetta Tavola delle quadro complessivo di azioni di
(Sassoforte, Castel di Pietra), Possessioni, un catasto particellare archeologia preventiva. Una
concorrono a identificare le descrittivo del primo Trecento, raccolta georeferenziata di
frontiere tra diversi territori urbani. estremamente ricco di toponimi offre una serie preziosa di
L’etimologia si trasforma in un informazioni, anche di tipo indizi da incrociare con quelli
valido strumento di ricostruzione toponomastico. Per esempio, per il prodotti tramite remote sensing,
storica quando queste informazioni campione d’indagine rappresentato scavi e ricognizioni topografiche,
vengano correlate allo spazio dal territorio di Castelnuovo allo scopo di riconoscere i segni
geografico, tramite sistemi dell’Abate (Montalcino) è stato delle trasformazioni insediative
informativi territoriali informatici. sperimentato un confronto tra le avvenute nel passato.
Nei Laboratori di Archeologia carte a scala 1:25 000 dell’Istituto (roberto.farinelli@unisi.it)

a r c h e o 15
PAROLA D’ARCHEOLOGO

Flavia Marimpietri

IL RITORNO DEL RE
UNA SCULTURA CHE RITRAE IL SIGNORE
DELL’OLIMPO SEDUTO IN TRONO È STATA
RESTITUITA DAL GETTY DI MALIBÚ ALL’ITALIA E STA
PER ESSERE ESPOSTA NEL MUSEO ARCHEOLOGICO
NAZIONALE DI NAPOLI: DI QUESTO IMPORTANTE
RIENTRO CI PARLA PAOLO GIULIERINI, DIRETTORE DELLA RACCOLTA
PARTENOPEA, AL QUALE ABBIAMO ANCHE CHIESTO UN BILANCIO
DELL’ATTIVITÀ FINORA SVOLTA E UN’ANTICIPAZIONE DEI PROGETTI FUTURI

I l Paul Getty Museum di Malibú,


a Los Angeles, ha restituito
all’Italia l’ennesima opera d’arte
delle grandi ville d’otium di Baia.
L’opera, alta 75 cm, è una replica in
scala minore dello Zeus di Olimpia
largo di Capri, di un frammento del
trono. Le successive perizie e i
sopralluoghi della Soprintendenza
antica acquisita in circostanze scolpito da Fidia. Si tratta hanno permesso di accertare che il
poco chiare: lo Zeus in trono, una probabilmente di una statua votiva, resto del trono era in esposizione
pregiata scultura in marmo del destinata a decorare la cappella permanente a Los Angeles:
I secolo a.C. Grazie all’accordo privata di una ricca domus». seguendo una prassi abituale, i
siglato tra il Getty, il Ministero Nel 1992 l’opera fu acquistata per la ladri avevano appositamente
dei Beni Culturali e la Procura collezione Fleischman, ma è stato trattenuto una parte della statua,
di Napoli – che ha coordinato le un ritrovamento recente a provare per invogliare l’acquirente ad
indagini di Carabinieri e Guardia che era stata trafugata dal mare acquistare il frammento mancante
di Finanza e fatto luce sul traffico campano… Ci vuole raccontare? dell’opera. In questo caso, gli
illecito del reperto –, lo Zeus è «Le indagini hanno avuto inizio nel “attacchi” tra i due pezzi
rientrato in Italia e verrà esposto 2012, in seguito al ritrovamento, da combaciavano perfettamente,
nel Museo Archeologico Nazionale parte di alcuni archeologi italiani, al confermando la provenienza dello
di Napoli (MANN). Sulla vicenda Zeus dalle acque campane».
abbiamo intervistato Paolo Lo Zeus in trono è solo l’ultima
Giulierini, Direttore del MANN. delle restituzioni di reperti
Direttore, quando sarà possibile archeologici risultati acquisiti in
ammirare lo Zeus in trono nella maniera illecita dal Getty: qual è,
sua nuova «casa»? adesso, il tenore delle relazioni con
«La statua è rientrata a Napoli il il museo californiano?
16 giugno scorso e stiamo «I rapporti sono estremamente
predisponendo l’apparato per migliorati, e al MANN il Getty è
l’allestimento, cosí da poterla legato da un protocollo
presentare al pubblico». quadriennale, che prevede
La scultura venne rinvenuta dai interventi di restauro di reperti
trafficanti nelle acque di fronte a importanti nei laboratori
Baia e doveva abbellire una delle statunitensi: è stato già restaurato
splendide ville in cui i Romani si l’Apollo Saettante di Pompei, che
dedicavano all’otium, non è vero? proviene dal tempio in onore del
«Sí, proviene da quel tratto del
litorale flegreo e dev’essere stata Lo Zeus in trono restituito all’Italia dal
trovata in mare poiché è coperta da J. Paul Getty Museum e destinato al
concrezioni calcaree. Ne è stata Museo Archeologico Nazionale di
ricostruita la provenienza da una Napoli. II sec. d.C.

16 a r c h e o
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l’uomo rimase confinato in Africa.”
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dio, mentre ora si sta lavorando sul conserva testimonianze uniche. Le
Capolavori Vaso di Altamura (un colossale prossime tappe saranno l’apertura
recuperati cratere a figure rosse, n.d.r.). Al della sezione magno-greca, di
termine degli interventi, l’intesa quella italica, di quella dedicata alla
«Ritorno alla prevede l’esposizione temporanea statuaria campana e, infine, il
Magna dei reperti restaurati e quindi il loro raddoppio delle collezioni
Grecia», ritorno in Italia. Inoltre, stiamo pompeiane. Metro quadro dopo
la mostra che organizzando alcune mostre: nel metro quadro, riapriremo tutto!».
Collezione 2019 ne è prevista una a Los Parlando di metri quadrati, quanti
La Gaipa Angeles, sulla Villa dei Papiri di sono oggi visitabili, e quanti invece
presenta, Ercolano. Si tratta di raggiungere sono ancora interdetti?
dal 4 agosto, un equilibrio tra la restituzione e la «La superficie potenzialmente
nel Palazzo fruizione, un obiettivo reso visitabile è di 20 000 mq. Adesso
Duchi di Santo possibile, tra l’altro, dall’accordo siamo al 70 per cento di superficie
Stefano di quinquennale tra MiBACT, Getty e esposta: il 30-35 per cento
Taormina, Metropolitran Museum di New dev’essere riaperta con i reperti del
rappresenta York, finalizzato a una politica di sottotetto o grazie alle numerose
la tappa restituzioni definitive o temporanee mostre che realizziamo all’estero.
fondamentale di di oggetti il cui acquisto non era L’obiettivo è reinvestire le cifre
un progetto di risultato regolare». derivanti dai prestiti nella ricerca e
recupero e di Si tende quindi a restituire i reperti creare una macchina capace di
valorizzazione di all’Italia, in modo – però – da autoalimentarsi. Fino al prossimo
reperti archeologici originari permetterne il godimento da parte ottobre, inoltre, è in corso la mostra
della Magna Grecia che nei del pubblico americano: funziona “Amori divini”, dedicata al tema
secoli scorsi sono andati questo meccanismo virtuoso? delle metamorfosi nel mondo
dispersi nel mondo. «Personalmente, sostengo che sia antico. E, con la Fondazione
Un progetto che mira a piú conveniente conservare un bel Ligabue, abbiamo inaugurato “Il
riacquistare, presso case d’asta, reperto archeologico negli Stati mondo che non c’era”, dedicata alle
antiquari e collezionisti privati, Uniti, dove viene ampiamente civiltà maya e azteca: gli stessi
questi oggetti, al fine di reclamizzato, che tenerlo al chiuso uomini che con il re Carlo III,
consentirne il ritorno nel in un deposito in Italia». fondatore del museo di Napoli,
territorio di origine, lo studio e Qual è, invece, la sua idea per scavarono a Pompei ed Ercolano,
la pubblica fruizione. valorizzare la collezione del Museo parteciparono a scavi e rilievi nel
Tra i materiali selezionati per Archeologico di Napoli? Messico, a Palenque».
l’esposizione, vi sono vasi di «La mia politica è quella di riaprire Un’ultima battuta: come
uso comune, ma anche tutto, come nell’immediato commenta la sentenza del
manufatti di pregio, tra i quali dopoguerra, quando il MANN era il Consiglio di Stato che l’ha
spicca una lekythos (vaso di piú grande museo di archeologia reintegrata come Direttore del
forma allungata per oli classica del mondo. Lo stiamo Museo Archeologico di Napoli, dal
profumati o unguenti; vedi foto facendo a tappe forzate, aprendo 16 giugno scorso, dopo che il TAR
qui sopra) del Pittore di Haimon ogni anno una sezione. Nei depositi del Lazio l’aveva sollevata
(uno dei 117 esemplari attribuiti si conservano opere di dall’incarico?
a questo maestro esistenti al straordinaria importanza. Basti «Siamo fiduciosi, ma rispettosi di
mondo). I fondi che verranno pensare alla collezione dei vasi tutti i verdetti: lo siamo stati del
raccolti grazie alla mostra, magno-greci: un numero primo, che ci ha sollevato
visitabile fino al 17 settembre, esorbitante, che mostreremo dall’incarico, dal 24 maggio al 16
si affiancheranno a un progetto nuovamente tra il 2018 e il 2019». giugno, lo siamo del secondo.
di crowdfunding lanciato su Lei è alla guida di questa istituzione Personalmente sono felicissimo,
internet e serviranno a dall’ottobre del 2015. In quasi due piú del primo giorno in cui ho
finanziare altre acquisizioni e anni, quali nuove sezioni ha aperto? messo piede a Napoli. Perché
progetti di studio e fruizione. «Nel 2016 la sezione dei culti quando arrivai non sapevo a cosa
Info tel. 333 4954433; orientali in Campania e la sezione andavo incontro, quando sono
www.collezionelagaipa.it egizia. Pochi giorni fa, invece, andato via invece sapevo cosa
(red.) l’intera sezione epigrafica, che stavo per perdere».

18 a r c h e o
TRAIANO
I PORTI DELL’ IMPERATORE
A Civitavecchia e Fiumicino,
mostre e celebrazioni a 1900 anni
dalla morte del grande imperatore

Optimus Princeps
Traiano e la visione dell’Impero
Civitavecchia, Forte Michelangelo
dal 29 luglio all’8 ottobre

«Le Traianee»
visite guidate e spettacoli serali
Fiumicino, Area archeologica di Portus
dal 2 al 30 luglio

SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA,
BELLE ARTI E PAESAGGIO
PER L’AREA METROPOLITANA DI ROMA,
LA PROVINCIA DI VITERBO
E L’ETRURIA MERIDIONALE

ATTUALITÀ DEL PASSATO


COMUNE DI COMUNE DI
CIVITAVECCHIA FIUMICINO
TOSCANA MOSTRE Parigi
Vetulonia TESORI DALL’ISLAM
chiama Pompei
Il Museo Civico Archeologico
«Isidoro Falchi» di Vetulonia
(Castiglione della Pescaia,
G li stretti legami, passati e
presenti, fra il mondo arabo
musulmano e l’Africa subsahariana
argilla cruda, e all’interno delle
biblioteche che custodiscono i
preziosi manoscritti da lui raccolti
Grosseto) propone sono il tema di una mostra allestita durante il viaggio.
un’esposizione temporanea all’Istituto del Mondo Arabo di Se l’Islam si diffonde fin dall’VIII
sull’arte del vivere, Parigi. Dal Marocco al Senegal, secolo in alcune regioni dell’Africa
documentata attraverso una passando per l’Etiopia, il Kenya e il subsahariana, soltanto con le
ricca e significativa selezione Mali, l’esposizione percorre tredici guerre sante del XVIII e XIX secolo
di materiali provenienti da secoli nei quali l’adesione all’Islam le popolazioni vengono
Pompei. Come scrive nella progredisce gradualmente, massicciamente convertite.
presentazione Simona malgrado gli ostacoli frapposti L’islamizzazione forzata porta con
Rafanelli, direttrice del dai Paesi controllati da sovrani sé profonde trasformazioni nella
museo tocano, il tema «si cristiani, come la Nubia (l’attuale società, e le conquiste territoriali si
dispiega, all’interno Sudan), dove le prime tracce accompagnano a uno sviluppo
dell’esposizione, attraverso i della presenza islamica risalgono finanziario basato sulla schiavitú.
diversi linguaggi dell’arte (la al IX secolo. La nuova religione Si diffonde il sufismo, con la nascita
pittura a fresco, la scultura in si diffonde fin dall’inizio del VII delle confraternite, che spesso
pietra, la toreutica, le forme secolo, sulle orme dei mercanti servirono come rifugio morale e
vascolari in ceramica in berberi che solcavano il deserto politico di fronte alla
vetro), i quali, dialogando, con le loro merci. colonizzazione.
creano la trama del racconto Una rete di strade trasportava il Daniela Fuganti
che si articola, nell’arco di prezioso sale dal Maghreb verso il
una giornata-simbolo, entro i sud del Sahara, e permetteva di
confini di una residenza raggiungere le ricchissime zone DOVE E QUANDO
immaginaria, ripartita, al pari aurifere dell’Ovest. Famoso, a
di un’abitazione reale, nei questo proposito, il re del Mali «Tesori dell’Islam in Africa,
due spazi-simbolo, l’uno Mansa Mussa, che, nel 1324, si reca da Timbuctu a Zanzibar»
interno e, l’altro, interesterno, in pellegrinaggio a Mecca, si ferma Parigi, Institut du Monde Arabe
riservati rispettivamente alle al Cairo, e vi spende tanto oro da fino al 30 luglio
attività pratiche e farne crollare le quotazioni. Orario ma-ve, 10,00-18,00; sa-do
speculative». Anche grazie a lui l’Islam si diffonde e festivi, 10,00-19,00; lu chiuso
«L’arte di vivere al tempo di in Mali, nelle moschee costruite in Info www.imarabe.org
Roma. I luoghi del “tempo”
nelle domus di Pompei» sarà In basso: Corano manoscritto e rilegato, di provenienza somala.
aperta fino al 5 novembre. 1793. Collection Constant Hamès.
Info: tel. 0564 948058; e-mail:
museovetulonia@libero.it;
www.museoisidorofalchi.it
(red.)

20 a r c h e o
Il mondo
che non c’era
L’arte precolombiana
nella Collezione Ligabue
Museo Archeologico Nazionale di Napoli
16 giugno 2017 • 30 ottobre 2017

Con il patrocinio

Assessorato alla Cultura

Main Sponsor

Sponsor

ORARI MOSTRA:
aperto tutti i giorni (tranne il martedì)
ore 09.00-19.30

www.ilmondochenoncera.it
n otiz iario
Luciano Calenda
ARCHEOFILATELIA

ITALIANI D’EGITTO
Il Museo Egizio di Torino ospita attualmente
«Missione Egitto, 1903-1920» l’interessante e
innovativa esposizione temporanea a cui è
dedicato lo Speciale di questo numero (vedi alle
2 3
pp. 80-103). La mostra racconta gli anni iniziali
della costituzione della collezione che ha fatto la
1
fortuna del museo torinese, che ha avuto l’onore
dell’emissione di un francobollo italiano il 31
agosto del 1991 (1-2). L’impostazione della
rassegna è molto originale, perché affianca ai
singoli reperti la documentazione d’archivio che
fa rivivere i momenti delle loro scoperte. 6
È, in effetti, la storia della Missione Archeologica
Italiana (M.A.I.) in Egitto, e del suo fondatore 5
Ernesto Schiaparelli, una vicenda che visse i suoi 4
anni d’oro appunto tra il 1903 e il 1920.
Con la nostra rubrica rendiamo omaggio al
secondo piú importante museo egizio al mondo
presentando materiale filatelico relativo ad
alcuni importanti avvenimenti che ne hanno
riguardato la vita. Il primo è l’annullo speciale
che ha ricordato il VI Congresso Internazionale di
Egittologia, tenutosi a Torino (1-8 settembre
9
1991), e che costituí l’occasione per l’emissione
del francobollo (3). Il secondo annullo riguarda
la mostra filatelica organizzata, proprio nel 8
Museo Egizio, durante il Congresso (4). 7
Il Congresso è stato ricordato anche da un
foglietto erinnofilo (non postale), stampato dal
Poligrafico dello Stato che riproduce la statua di
Ramesse II (5) e contiene tre chiudilettere che
hanno lo stesso soggetto del francobollo (il
«femmineo alato», rilievo tratto dal gruppo
statutario di Horemheb e Mutnegemet). L’ultimo
annullo per la Mostra di Egittologia del 16
dicembre 1995, «Nefertari luce d’Egitto» (6), è
10
l’occasione per rendere il giusto omaggio a
Ernesto Schiaparelli, vera «anima» del Museo di
Torino, per la sua forse piú eccezionale scoperta:
la tomba della regina Nefertari, una delle piú
belle e meglio conservate, avvenuta nel 1904.
Ecco, quindi, vari francobolli, tutti egiziani, che IL CIFT. Questa rubrica è curata dal CIFT (Centro Italiano di Filatelia
ricordano la «grande sposa reale» di Ramesse II Tematica); per ulteriori chiarimenti o informazioni, si può scrivere
alla redazione di «Archeo» o al CIFT, anche per qualsiasi altro tema, ai
in una pittura murale (7), la sua incoronazione seguenti indirizzi:
(8), la sua statua del tempio maggiore di Abu
Segreteria c/o Alviero Batistini Luciano Calenda,
Simbel (9) e l’altrettanto famoso tempio di Via Tavanti, 8 C.P. 17037 -
Hathor, che era stato dedicato dal grande 50134 Firenze Grottarossa
faraone anche alla moglie Nefertari (10). info@cift.it, 00189 Roma.
oppure lcalenda@yahoo.it; www.cift.it

22 a r c h e o
In viaggio con Metamondo

Al cuore della meta

Viaggiamo tra i più affascinanti luoghi del mondo, tra questi la Russia:
da Mosca alle antiche Città di Rus’ con i loro cremlini, da San Pietroburgo alle Isole Solovki
e alla cittadella fortificata di Pskov, attraverso i paesaggi sconfinati della Siberia fino
all’estrema Kamchatka, maestosa terra di vulcani.

w w w. m e t a m o n d o . i t
n otiz iario
i n f o r m a z i o n e p u b b l i c i ta r i a

INCONTRI Paestum
SE VENT’ANNI VI SEMBRAN POCHI...

T aglia il traguardo dei vent’anni la Borsa


Mediterranea del Turismo Archeologico, in
programma dal 26 al 29 ottobre 2017 nell’area
archeologica della città antica di Paestum.
E, per l’occasione, la rassegna ospiterà prestigiose
iniziative, tra cui l’anteprima dell’«Anno Europeo del
Patrimonio Culturale», indetto dalla Commissione
Europea per il 2018 e il Convegno «Il turismo
sostenibile per lo sviluppo dei siti archeologici
mondiali» a cura dell’UNWTO, l’Organizzazione
Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite.
A fare da contorno, saranno gli appuntamenti ormai
tradizionali e grazie ai quali la Borsa Mediterranea del
Turismo Archeologico si è affermata negli anni come
un evento originale nel suo genere: sede dell’unico
Salone espositivo al mondo del patrimonio
archeologico e di ArcheoVirtual, la mostra
internazionale di tecnologie multimediali, interattive
e virtuali; luogo di approfondimento e divulgazione di
temi dedicati al turismo culturale e al patrimonio;
occasione di incontro per culturale e archeologico. Una
addetti ai lavori, operatori formula di successo,
turistici e culturali, viaggiatori e testimoniato dalle prestigiose
appassionati; opportunità di collaborazioni di organismi
business nella suggestiva internazionali quali UNESCO,
cornice del Museo Archeologico UNWTO e ICCROM, oltre che da
Nazionale, con il Workshop tra circa 10 000 visitatori, 100
la domanda estera selezionata espositori con 20 Paesi esteri, 70
dall’ENIT e l’offerta del turismo tra conferenze e incontri, 300
relatori, 100 operatori
dell’offerta, 100 giornalisti.
Non va infine dimenticato che, dal 2015, si è aggiunto
l’International Archaeological Discovery Award
«Khaled al-Asaad», il Premio intitolato al Direttore del
sito archeologico di Palmira, che ha pagato con la vita
la difesa del patrimonio culturale: la Borsa e
«Archeo», in collaborazione con le riviste media
partner internazionali Antike Welt (Germania),
Archéologie Suisse (Svizzera), Current Archaeology
(Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia)
selezionano e premiano le principali scoperte
archeologiche dell’anno.
Per quest’anno concorrono all’assegnazione del
premio: l’edificio della barca di Sesostri III e i graffiti di
120 navi ad Abido (Egitto); la prima opera
architettonica dei Neandertal in una caverna di
Bruniquel (Francia); la grande città dell’età del Bronzo
presso il villaggio curdo di Bassetki (Iraq); la città
indo-greca di Bazira (Pakistan); e 400 tavolette di epoca
romana ritrovate nella City di Londra (Regno Unito).
Info: www.borsaturismoarcheologico.it

24 a r c h e o
CALENDARIO

Italia GROSSETO, MANCIANO


Marsiliana d’Albegna
ROMA Dagli Etruschi a Tommaso Corsini
I Fori dopo i Fori Museo Archeologico e d’Arte della Maremma
La vita quotidiana nell’area Museo di Preistoria e di
dei Fori Imperiali dopo l’antichità Protostoria della Valle del Fiora
Mercati di Traiano, Museo dei Fori Imperiali fino al 31.12.17
fino al 10.09.17
MILANO
Spartaco Milano in Egitto
Schiavi e padroni a Roma Gli scavi di Achille
Museo dell’Ara Pacis Vogliano nel Fayum
fino al 17.09.17 Giovanni Battista Civico Museo Archeologico
Piranesi, Mausoleo fino al 15.12.17
All’ombra delle piramidi di Cecilia Metella.
La mastaba del dignitario Nefer Acquaforte, 1762. MONTALTO DI CASTRO
Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco (VITERBO)
fino al 17.09.17 Egizi Etruschi
Da Eugene Berman allo
Piranesi Scarabeo dorato di Vulci
La fabbrica dell’utopia Complesso Monumentale di S. Sisto
Museo di Roma a Palazzo Braschi fino al 30.09.17
fino al 15.10.17
NAPOLI
La bellezza ritrovata Amori divini Maschera funeraria
Arte negata e riconquistata in mostra Trasmissione e egiziana dorata di
Musei Capitolini, Palazzo dei Conservatori ricezione del mito greco epoca tolemaica.
fino al 26.11.17 Museo Archeologico Nazionale
fino al 16.10.17
Colosseo. Un’icona
Colosseo Il mondo che non c’era
fino al 07.01.18 L’arte precolombiana
nella Collezione Ligabue
AQUILEIA Museo Archeologico Nazionale
Volti di Palmira ad Aquileia fino al 30.10.17
Museo Archeologico Nazionale
fino al 03.10.17 ORVIETO
L’intrepido Larth
CAPACCIO PAESTUM (SALERNO) Storia di un guerriero etrusco
Action painting Museo «Claudio Faina» e
Rito & arte nelle tombe di Paestum Museo Archeologico Nazionale
Museo Archeologico Nazionale fino al 17.09.17
fino al 31.12.17
PARMA
CAVRIGLIA (AREZZO) Archeologia e alimentazione
Mithra nell’eredità di Parma romana
Un dio orientale in Valdarno Galleria San Ludovico
Auditorium del Museo Mine fino al 16.07.17
fino al 31.12.17
POMPEI
FIRENZE Il Corpo del reato
I pozzi delle meraviglie Il patrimonio
Nuove scoperte a Cetamura del Chianti archeologico ritrovato
Museo Archeologico Nazionale Antiquarium degli Scavi
fino al 30.09.17 fino al 27.08.17

FORMELLO (ROMA) REGGIO EMILIA


La Tomba Campana: un vero falso? Lo scavo in piazza
Raccontare l’indicibile nei musei Una casa, una strada, una città
Museo dell’Agro Veientano Musei Civici di Reggio Emilia
fino al 15.07.17 fino al 31.08.17

26 a r c h e o
Sarà gradito l’invio di informazioni da parte dei direttori di scavi, musei e altre iniziative, ai fini della completezza di questo notiziario.

SIRACUSA Germania
La Porta dei Sacerdoti
I sarcofagi egizi di Deir el-Bahari. BONN
Esposizione e restauro in pubblico Iran
Galleria Civica Montevergini Antiche culture tra l’acqua e il deserto
fino al 07.11.17 Bundeskunsthalle
fino al 20.08.17
SORANO (GROSSETO)
Vulci e i misteri di Mitra MANNHEIM
Culti orientali in Etruria Egitto
Fortezza Orsini, Museo del Terra dell’immortalità
Medioevo e del Rinascimento Reiss-Engelhorn-Museen Coppa in clorite,
fino al 05.11.17 fino al 30.07.17 da Jiroft. III sec. a.C.

TAORMINA
Ritorno alla Magna Grecia Grecia
Reperti della Collezione La Gaipa Affresco con una
Palazzo Duchi di S. Stefano giovane filatrice, da ATENE
fino al 17.09.17 (dal 04.08.17) Pompei. Odissee
Museo Archeologico Nazionale
TORINO fino al 30.09.17
Cose d’altri mondi
Raccolte di viaggiatori tra
Otto e Novecento Olanda
Palazzo Madama, Sala Atelier
fino all’11.09.17 LEIDA
Casa Romana
VETULONIA (CASTIGLIONE Rijksmuseum van Oudheden
DELLA PESCAIA) fino al 17.09.17
L’arte di vivere
al tempo di Roma
I luoghi del «tempo» Svizzera
nelle domus di Pompei
Museo Civico Archeologico «Isidoro Falchi» ZURIGO
fino al 05.11.17 Osiride
Misteri sommersi d’Egitto
VICENZA Museum Rietberg
Le ambre della principessa fino al 13.08.17 (prorogata)
Storie e archeologia
dall’antica terra di Puglia
Gallerie d’Italia, Palazzo Leoni Montanari USA Bronzetto dorato di
fino al 07.01.18 rinoceronte. Dinastia
NEW YORK degli Han Occidentali.
L’età degli imperi
Francia Pendaglio in ambra a Arte cinese delle dinastie Qin e Han (221 a.C.-220 d.C.)
forma di protome The Metropolitan Museum of Art
PARIGI femminile. fino al 16.07.17
Che c’è di nuovo nel Medioevo?
Tutto quel che l’archeologia ci rivela
Cité des sciences et de l’industrie
fino al 06.08.17

L’Africa delle rotte


Musée du quai Branly Jacques Chirac
fino al 12.11.17

LES EYZIES-DE-TAYAC
Il terzo uomo
Preistoria dell’Altai
Musée national de préhistoire
fino al 13.11.17

a r c h e o 27
TU O
RA
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LA UO
LA NUOVA MONOGRAFIA DI ARCHEO
Ò L’
IN O
M ND
DO QUA

Alla CONQUISTA
del
MONDO
QUANDO L’UOMO ADDOMESTICÒ LA MATERIA
• L’invenzione del fuoco e della ceramica
• Sale, seta e miele • I metalli: rame, ferro e piombo
• La lana e il cuoio • Avorio, selce e bitume
• L’olio e il vino • La palma, pianta perfetta
di Massimo Vidale
Sulle due pagine: disegno ricostruttivo nel quale si immagina un «pittore»
preistorico che, soffiando dell’ocra rossa, sperimenta la riproduzione della
silhouette della propria mano sulla parete rocciosa di una grotta.
I l concetto di «rivoluzione
industriale» viene solitamente
associato all’Inghilterra del XVIII
In basso: Luxor, Sheikh Abd al-Qurnah, Tombe dei Nobili. Particolare di un secolo. In realtà, come racconta la
dipinto murale della tomba del visir Rekhmire con la rappresentazione nuova Monografia di «Archeo»,
di lavoratori impegnati nella fabbricazione di suole, lacci e contenitori l’uomo si fece artefice di
in cuoio. XVIII dinastia, 1530-1290 a.C. innovazioni tecnologiche davvero
rivoluzionarie fin dalla preistoria.
Basta guardare con altri occhi a
tanti oggetti, prodotti o catene
operative che tuttora fanno parte
del nostro vivere quotidiano:
vedere all’opera un telaio o
assaporare un bicchiere di vino
sono pratiche per noi scontate, ma
per giungere a simili risultati la
strada fu lunga, sicuramente
costellata da fallimenti e i primi
risultati di tanta industriosità forse
non furono sempre soddisfacenti…
Tuttavia, assecondando la sua
natura di faber, l’uomo non si dette
per vinto e, in pochi millenni, rese
la propria esistenza piú comoda e
sicura, senza disdegnare i piaceri
del palato e la vanità, non solo
femminile! Le storie che
presentiamo sono fatte di tenacia,
curiosità, genialità, ma anche di
fortunate casualità, che ci hanno
progressivamente condotto a
dominare la natura.

IN EDICOLA
GLI ARGOMENTI
• SCOPERTE
E CONQUISTE
Il sale
La tessitura
Il rame e il ferro
Il miele
L’intonaco
La selce e le pietre dure
L’avorio e il corno
L’olio
La palma da dattero
La lana
Il cuoio
Il vino
Il piombo
L’ambra e il bitume

a r c h e o 29
MUSEI • SPOLETO

TRA UMBRI E ROMANI


IL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI SPOLETO DOCUMENTA LA
STORIA DELLA CITTÀ E DEL SUO TERRITORIO. AFFIANCANDO
L’ESPOSIZIONE DEI REPERTI ALLA VISITA DELLO SPETTACOLARE TEATRO
ROMANO, CHE OGNI ANNO «RIVIVE» GRAZIE AL FESTIVAL DEI DUE MONDI
a cura di Maria Angela Turchetti, con testi di Maria Angela Turchetti, Joachim Weidig, Nicola Bruni e Anna Riva

30 a r c h e o
A sinistra: il territorio attraverso i reperti prove-
Teatro romano di nienti dalla collezione civica o dai
Spoleto, la cui numerosi scavi effettuati a partire
costruzione si dalla seconda metà dell’Ottocento.
colloca nel
I sec. a.C. SCAMPATI AL DILUVIO
Tra le popolazioni che abitarono la
Tutti i materiali Penisola nell’età del Ferro prima del
inseriti a corredo predominio romano, gli Umbri, a
del presente detta dello storico romano Plinio il
articolo sono Vecchio (Storia naturale, III 14-15),
conservati ed dovevano essere il popolo piú anti-
esposti nel co – «gens antiquissima Italiae» – e
Museo avrebbero tratto il proprio nome dal
Archeologico greco ombros (pioggia) «per essere
Nazionale di sopravvissuti alle piogge del diluvio uni-
Spoleto. versale». Le poche fonti scritte sono
concordi nell’assegnare agli Umbri
il ruolo degli indigeni, di coloro che
erano già presenti al momento
dell’arrivo di nuove genti: Erodoto
ricorda che anche gli Etruschi «dopo
aver oltrepassato molti popoli, giunsero
presso gli Umbri, dove costruirono città

I l Museo Archeologico Nazio-


nale e il Teatro romano di Spo-
leto occupano oggi un ampio
isolato compreso tra via Sant’Agata,
A destra:
particolare di un
affresco
realizzato
via delle Terme e piazza della Liber- nell’ex monastero
tà che ricalcano il tessuto viario di S. Agata (oggi
della città romana. Inaugurato nel sede del Museo),
1985, il museo utilizza gli spazi nel quale
dell’ex monastero di S. Agata (edifi- compare la santa
cato tra il XIV e il XV secolo), titolare del
adibito a carcere dopo le demania- convento, con la
zioni postunitarie. palma del
Il percorso espositivo ripercorre la martirio e i seni
storia del centro urbano e del suo recisi.

a r c h e o 31
MUSEI • SPOLETO

che abitano tutt’ora» (Storie, I 94), In alto: cartina con l’estensione della gere né a trasportare le masserizie» (Sto-
mentre Dionigi di Alicarnasso, par- Regio VI, Umbria, secondo la divisione rie, III 86 9), mentre Aristotele, in
lando degli Aborigeni, dice che si augustea della Penisola. un passo riportato dal grammatico
insediarono nella zona della Sabina In basso: vaso biconico decorato con greco Stefano di Bizanzio, afferma-
«dopo averne scacciati gli Umbri» (An- protomi ornitomorfe. Età del Bronzo va che «il loro bestiame genera tre volte
tichità romane, I 16 I). Finale, XI sec. a.C. l’anno, la loro terra produce raccolti mol-
Gli storici e i geografi antichi ci teplici e le loro donne sono particolar-
forniscono anche l’estensione del mente feconde: di rado partoriscono un
territorio di occupazione umbra, solo figlio per volta, perlopiú hanno
che andava dalla valle del Tevere (il parti gemellari o di tre figli».
cui corso corrispondeva al confine Le stesse fonti ci raccontano delle
orientale con gli Etruschi) fino alle scelte insediative della civiltà um-
coste dell’Adriatico, da Ancona a bra, dislocata in una miriade di
Ravenna; mentre il corso dei fiumi centri fortificati medio-piccoli
Nera ed Esino segnava il limite (oppida) ubicati prevalentemen-
meridionale. Gli stessi confini te sui rilievi, riflesso della
furono ripresi all’inizio del I mancanza di una forte iden-
secolo nell’ordinamento po- tità unitaria e di un
litico augusteo, che assegnò progetto «politi-
all’Umbria la Regio VI. Il co» complessivo.
controllo di entrambi i ver- Questa frammen-
santi dell’Appennino, unito tazione insediativa,
a un’economia agricolo-pa- che ha origine dalle anti-
storale particolarmente pro- che dinamiche tribali dell’e-
spera, fece ricordare gli Umbri tà del Bronzo, permane anco-
come un popolo ricchissimo: Po- ra alle soglie del V secolo a.C.,
libio ci informa che Annibale, sac- quando invece, nella vicina Etru-
cheggiando l’Umbria, vi aveva rac- ria, è già pienamente compiuto il
colto un bottino cosí abbondante processo di urbanizzazione attorno
«che le truppe non riuscivano né a reg- alle grandi città-stato.

32 a r c h e o
le necropoli che nell’età orientaliz-
zante circondavano il colle S. Elia,
ma sappiamo che, ancora nel V se-
colo a.C., la sommità del colle era
riservata a uso cultuale.Tale destina-
zione perdurò in età romana, quan-
do la città occupò il pendio, regola-
rizzandolo tramite terrazzamenti e
cingendolo di possenti mura poli-
gonali di cui rimangono ancora
oggi numerosi tratti visibili.
Il periodo orientalizzante (fine del-
l’VIII-VII secolo a.C.) è un’epoca
di grande fervore per i popoli itali-
ci, che fa registrare profonde tra-
sformazioni socio-culturali, quali la
fondazione delle prime «città»
come Roma (753 a.C.) o,
volendo rimanere in ambito
umbro, come Terni (672
a.C.). Ciò che conosciamo
di Spoleto per questa fase proviene
quasi esclusivamente da cinque ne-
cropoli orientalizzanti poste a cir-
Delle prime frequentazioni del col- condare la città attuale. Due furono
le su cui sorge Spoleto abbiamo individuate alla fine del XIX secolo
poche testimonianze risalenti all’età da Giuseppe Sordini, noto archeo-
del Bronzo Medio, mentre piú con- logo locale, presso la chiesa di S.
sistenti sono le tracce ascrivibili In alto, sulle due Pietro e lungo il fosso Cinquaglia,
all’età del Bronzo Finale. In quest’e- pagine: veduta di una terza venne alla luce negli anni
poca, concordemente con altre si- Spoleto che Venti in via Cerquiglia, mentre un
tuazioni documentate in Umbria e permette di quarto piccolo nucleo di sepolture
Toscana, sembra che la zona di abi- apprezzare la è stato recentemente scoperto in
tato fosse distinta da quella cultuale. posizione località Cortaccione.
dominante Tuttavia è la necropoli di Piazza
UNA SCELTA OCULATA dell’abitato sul d’Armi, alla periferia nord di Spo-
La scelta insediativa in età protosto- territorio leto, che ha riservato i dati piú inte-
rica è giustificata dalla posizione circostante. ressanti. Scoperto nel 1982 e scava-
particolarmente felice del Colle S. In questa pagina: to in piú riprese fino al 2011, il se-
Elia, che chiude a sud la Valle Spo- bronzetto umbro polcreto si compone di diversi nu-
letina, dominandola visivamente fi- raffigurante un clei, il piú antico dei quali, databile
no ad Assisi e nello stesso tempo guerriero, da tra la fine dell’VIII e la prima metà
controllando sul lato opposto la Monteleone di del VII secolo a.C., è caratterizzato
stretta via di comunicazione con la Spoleto. da inumazioni in circolo di pietre
conca ternana (tracciato poi ripreso V sec. a.C. sormontate da piccoli tumuli. Ai
dai Romani per la via Flaminia di piedi del defunto o sotto di esso, in
età repubblicana). Inoltre qui la via- ne facilita la difesa (Monteluco) e una piccola fossa-deposito, sono
bilità principale nord-sud incrocia- pendici piuttosto dolci che deter- presenti set di vasi in ceramica che
va le vie di transumanza est-ovest minano ampie aree sfruttabili testimoniano il costume del ban-
che collegavano i Monti Martani dall’uomo, disseminate anche di ac- chetto e del simposio alla maniera
all’Appennino e alle Marche. A dif- que sorgive. etrusca e italica.
ferenza dei colli circostanti, l’altura Ignoriamo quali fossero le aree de- Tra gli individui deposti spicca la
di Spoleto può inoltre vantare un putate all’insediamento (o al sistema figura di una anziana tessitrice che,
massiccio montuoso alle spalle che di insediamenti) a cui facevano capo oltre a rocchetti, fuseruole, ago e

a r c h e o 33
MUSEI • SPOLETO

A sinistra:
necropoli di
Piazza d’Armi.
Veduta aerea del
nucleo piú antico,
in uso tra la fine
dell’VIII e la
prima metà del
VII sec. a.C.,
caratterizzato da
inumazioni in
circolo di pietre
sormontate da
piccoli tumuli.
In basso:
coperchio con
presa in forma di
animale, dalla
necropoli di via
Cerquiglia.
VII sec. a.C.

coltello, possedeva una conocchia a progettare e realizzare opere in le-


dischi in bronzo molto rara, di pro- gno, dal cavallo di Troia all’acceca-
duzione etrusca. Tra gli uomini, mento di Polifemo, con un palo
compaiono invece guerrieri-fale- sapientemente indurito e appunti-
gnami, con corredi che prevedono, to, all’imbarcazione per scappare
oltre alle armi, strumenti per inta- dall’isola di Calipso fino al talamo
gliare e lavorare il legno: asce, scal- nuziale intagliato nel tronco di un
pelli, pialla e scortecciatore. ulivo secolare.
L’alta considerazione riservata alla
carpenteria, tanto da risultare alla UNA FAMIGLIA
pari con quella del combatti- ARISTOCRATICA
mento, non è una novità tra Durante gli scavi del 2008-
le società antiche e ha il 2009 è stata esplorata la por-
suo primo illustre «testi- zione piú settentrionale
mone» in Ulisse. La sua della necropoli di Piazza
figura di re-eroe va di d’Armi, che appartenne a
pari passo con l’abilità di un nucleo familiare di altis-

34 a r c h e o
evi. Si distingue, per esempio, la
LA COLLEZIONE tomba 17 del «piccolo principe»,
CIVICA che, morto a 10 mesi circa, aveva
due dischi-corazza di piccola mi-
Il Museo Civico fu sura (un tipico armamento italico
fortemente voluto da difesa, al solito riservato solo ai
dall’archeologo capi adulti piú importanti), due
spoletino Giuseppe punte di lancia in ferro, un pugna-
Sordini (1853-1914), che le a stami con fodero in ferro e
lo allestí, a partire dal avorio, un coltellino in ferro e un
1904, nelle sale del piccolo kantharos (tazza a due ma-
Palazzo della Signoria, nici) realizzato appositamente per
in piazza Duomo, con lui in un’unica lamina di bronzo e
l’idea piú ambiziosa di allusivo del simposio etrusco.
realizzare un Museo La scoperta di queste sepolture atte-
Nazionale Umbro- sta, dato eccezionale per l’Umbria,
Sabino e candidare la la presenza di una famiglia reale a
città a capitale Spoleto, contemporanea ai primi
culturale dell’Umbria mitici re di Roma, con tombe in-
meridionale. Inaugurato fantili che dimostrano come il bam-
nel 1910, alla presenza bino, già dalla nascita e in virtú
del Presidente del delle origini aristocratiche, rivestisse
Consiglio dei Ministri Luigi simo rango vissuto tra la seconda un ruolo determinato nell’ambito
Luzzatti, rimase nei locali metà del VII e gli inizi del VI secolo militare, politico o sacerdotale.
sottostanti il Teatro Caio Melisso a.C. La «famiglia» era composta da La struttura tombale e i corredi se-
fino al 1985, quando i reperti due donne adulte, sei bambini e due polcrali di Spoleto sono molto si-
vennero trasferiti nel neonato uomini adulti. In questi ultimi casi mili a quelli scoperti a Matelica e a
Museo Archeologico Nazionale mancavano però i resti scheletrici, Pitino di San Severino, tanto da far
presso il convento di S. Agata. probabilmente a causa di un preciso pensare che anche alcuni dei siti
I materiali raccolti da Sordini rituale funebre conosciuto nell’Italia delle Marche appenniniche rientri-
provenivano dall’attività di appenninica che prevedeva la depo- no culturalmente in ambito umbro.
ricognizione e di monitoraggio dei sizione dell’individuo accanto o al Inaspettati confronti con l’Etruria
lavori per la costruzione di edifici, di sopra della grande fossa-deposito settentrionale fanno inoltre riflette-
ferrovie e strade, ma anche da contenente il corredo e per questo re sulla complessità della storia po-
scavi che egli stesso aveva verosimilmente asportato dai suc- litico-culturale di questa epoca, che
condotto negli anni in cui ricoprí cessivi lavori agricoli. non può essere spiegata solo ipotiz-
la carica di ispettore alle Belle Eccezionale è il ritrovamento di zando «influssi culturali» o «com-
Arti (a partire dal 1888). tombe di bambini che conteneva- merciali» ma che rivela anche rap-
Si ricordano soprattutto le no armi e oggetti fortemente sim- porti diretti tra regioni lontane at-
scoperte del teatro (1891) e della bolici e di insolita ricchezza, non traverso matrimoni e alleanze poli-
casa romana nella piazza del confrontabili con altri contesti co- tiche e militari.
Comune (1885), l’identificazione
delle prime necropoli In alto: l’archeologo spoletino
orientalizzanti di Spoleto e Giuseppe Sordini (1853-1914), artefice
Campello, gli scavi in via Cecili per del primo Museo Civico.
la messa in luce delle mura In basso: fibula in argento proveniente
poligonali (1897). Affluirono al da una delle tombe gentilizie rinvenute
museo anche donazioni di privati o negli scavi della necropoli di Piazza
rinvenimenti fortuiti, tra cui, per d’Armi condotti nel 2008-2009.
esempio, i circa mille pezzi di Fine del VII-inizi del VI sec. a.C.
industria litica provenienti dal
territorio eugubino appartenuti
alla collezione Pagliari.

a r c h e o 35
MUSEI • SPOLETO

Quando venne fondata la colonia


latina di Spoletium (241 a.C.) i colo- SCETTRI REGALI
ni rispettarono i culti preesistenti e
i luoghi considerati sacri, affiancan- I ritrovamenti di
dogli nello stesso tempo il modello scettri nelle tombe
topografico e cultuale dell’Urbe. La etrusche e italiche
sommità del colle S. Elia, dove la sono piuttosto rari.
cinquecentesca Rocca Albornozia- Antichi simboli di
na ha obliterato le testimonianze potere di origine
precedenti, è verosimilmente un egiziana e vicino orientale
luogo di culto fin dall’età del Bron- vengono introdotti, a partire 1
zo Finale. In epoca romana l’area dell’Orientalizzante, in Etruria
doveva ospitare recinti sacri ed edi- (Veio) e nel Lazio (Roma, La Rustica)
fici templari dedicati a divinità di e quindi utilizzati dai principi italici esemplari non conoscono finora
cui non si conosce l’identità: è pro- (Spoleto, Matelica, Numana, Pitino confronti nel mondo antico:
babile che vi si praticassero il culto di San Severino, Campovalano). ciascuno presenta due valve
della triade capitolina e forse quello La tomba 8 di Piazza d’Armi ha formate da una spessa lamina di
di Saturno, per via di un cippo in- restituito ben quattro esemplari che ferro lavorata a giorno, con una
scritto reimpiegato nei restauri an- risultano anche i piú antichi scettri successiva colata in bronzo che ne
tichi delle mura poligonali. Un cul- dell’Umbria. Ciascuno di essi va a riempire i vuoti.
to a Ercole è documentato in un’a- simboleggia forse una diversa Raffigurano un cavaliere sul dorso
rea pianeggiante esterna alla città, funzione, rituale e sacerdotale, di un cavallo, inseguito da un grande
lungo una via destinata alla transu- militare e politica. Due scettri, in uccello acquatico; un guerriero
manza, probabilmente mercato di bronzo fuso, sembrano piú antichi di elmato, a braccia alzate, sopra il
greggi e luogo di scambio con le almeno mezzo secolo rispetto alla quale appare un cavallo bicefalo,
popolazioni limitrofe. sepoltura e potrebbero perciò che potrebbe essere interpretato
essere stati ereditati. Gli altri due come il «signore dei cavalli».
NESSUNO PROFANI
IL BOSCO SACRO...
Di grande rilevanza è la Lex luci, la
legge «del bosco sacro», rinvenuta SONAGLI PER LE
in due versioni quasi identiche, SACERDOTESSE
iscritta su cippi ritrovati da Giusep-
pe Sordini ai margini del territorio
spoletino tra il 1876 e il 1914. Il
testo recita: «Questo bosco sacro nes- Sonagli di forma particolare sono
suno profani, né asporti su carro o a stati rinvenuti in due sepolture di
braccia ciò che al bosco appartiene, né lo Piazza d’Armi, appartenenti
tagli se non nel giorno in cui avverrà il verosimilmente a due sacerdotesse,
sacrificio annuale. In quel giorno, in un’adulta e una bambina. Il primo,
quanto a causa del sacrificio, sarà lecito realizzato completamente in bronzo,
tagliarlo senza frode. Se qualcuno lo è costituito da un manico tubolare
profanerà, a Giove farà espiazione con cilindrico di lamina piegata e da un
un bue; se qualcuno lo profanerà consa- corpo sonoro a forma di ciambella
pevolmente e con cattiva intenzione, a bivalve riempita con sassolini.
Giove farà espiazione con un bue e È stato trovato nella tomba a fossa
300 assi saranno di multa. Della sua n. 15, nella quale era seppellita una
espiazione e della multa al “Dicator” la conquista romana e la volontà di bambina di 2 anni, accompagnata
spetterà l’esazione». disciplinare l’uso dei boschi attra- da un ricchissimo corredo,
Redatta in latino arcaico, la legge verso regole scritte, forse già in uso composto, fra l’altro, da una patera
risale agli anni immediatamente presso le popolazioni umbre. baccellata in bronzo, cinque fibule
successivi alla fondazione della co- Il Teatro romano venne individuato in argento ad arco figurato a leone
lonia e ne testimonia il progetto di nell’area del monastero di S. Agata alato e due piccoli dischi di
pianificazione territoriale legato al- da Giuseppe Sordini nel 1891 a se-

36 a r c h e o
2

Sulle due pagine: gli scettri


rinvenuti nella Tomba 8
della necropoli di Piazza
d’Armi. Tra le decorazioni si
riconoscono: un cavaliere
sul dorso di un cavallo
inseguito da un grande
uccello acquatico (1) e un
guerriero elmato, a braccia
alzate, sopra il quale appare
un cavallo bicefalo (2).

Uno dei sonagli in bronzo provenienti


da Piazza d’Armi.
guito di un disegno cin- A partire dalla seconda metà del I
quecentesco di Baldassarre secolo a.C. il teatro è stato costruito
Peruzzi rintracciato agli su un terrazzamento artificiale e ha
ornamento femminile in ferro. Uffizi, ma fu completa- svolto in parte funzione di conteni-
Nonostante il sonaglio sia stato mente indagato solo tra il 1954 e il mento dello spazio sovrastante oc-
trovato in una tomba infantile, la 1960 da Umberto Ciotti e il suo cupato oggi da piazza della Libertà:
sua funzione non può essere rinvenimento convinse a chiudere per una lunghezza di oltre 28 m
soltanto quella di un giocatolo, ma il carcere giudiziario e a trasforma- l’ambulacro che corre sotto la cavea
piuttosto quella di un elemento re il complesso di S. Agata in museo. in questa zona è infatti privo di fi-
rituale nell’ambito di cerimonie nestre. La cavea ha un diametro di
religiose, appartenente a una SORGE IL TEATRO 70 m circa e poggia su muri radiali
bambina destinata a cariche La costruzione dell’edificio, nella e un ambulacro concentrico all’or-
sacerdotali fin dalla nascita per porzione meridionale dell’abitato, si chestra da cui si accedeva ai vomito-
diritto ereditario. Questa ipotesi inserisce nel programma di monu- ria mediante scale, che consentivano
viene confermata dal ritrovamento mentalizzazione del municipium di agli spettatori di prendere posto
di un secondo sonaglio, di forma e Spoletium, attuato nel corso del I sulle gradinate (si calcolano 27 gra-
misura identiche al precedente ma secolo a.C. che ha previsto la realiz- dini, al dodicesimo era l’accesso dai
realizzato in lamina di ferro, nella zazione di muri di contenimento e vomitoria). Del paramento esterno
sepoltura di una donna morta terrazzamenti artificiali del declivio della cavea non si ha notizia, se non
intorno ai 35 anni d’età, abbigliata anche poco piú a monte, nell’area che non possedesse particolare de-
allo stesso modo della bambina. di piazza del Mercato, dove sorgeva corazione, mentre si conserva un
il Foro della città romana. tratto della facciata rettilinea, scan-

a r c h e o 37
MUSEI • SPOLETO

Per regolare l’uso dei boschi


Il cippo su cui è incisa la lex luci (la legge «del bosco
sacro»), promulgata all’indomani della creazione della
colonia di Spoletium, nel 241 a.C.
Qui sotto: restituzione grafica delle prime righe del testo.

In basso: ancora murus pulpiti che la delimitava ver-


il Teatro romano, so gli spettatori, decorato a nicchie
alla cui scoperta e rientranze e rivestito di pannelli
si deve la nascita figurati in marmo, individuare lo
del Museo stretto corridoio dove erano ripo-
Archeologico. sti il sipario e le travi che servivano
a innalzarlo, presso il quale una
dita da arcate inquadrate da semico- piú in vista di accedere all’ima cavea, cavità circolare indica l’alloggia-
lonne tuscaniche. L’ambulacro, con direttamente a contatto con l’or- mento degli argani che azionavano
volta a botte in calcestruzzo era chestra, pavimentata nel tardo im- il meccanismo. Il frons scenae doveva
aperto verso sud con un ingresso pero con marmi policromi. essere decorato con un doppio or-
secondario che consentiva l’accesso Poco rimane del palcoscenico e del dine architettonico, con lesene io-
degli spettatori che provenivano frontescena a causa della costruzio- niche e colonne corinzie e arric-
dalle campagne, mentre i corridoi ne del complesso di S. Agata. Si chito da stuccature policrome e
voltati (versurae) ai lati del palcosce- può ancora ricostruire la dimen- sculture solo in minima parte con-
nico permettevano ai personaggi sione della scena (45 x 8,50 m), il servate. Al momento dello scavo si è

38 a r c h e o
LE SCULTURE DEL TEATRO
Efficace mezzo di propaganda politica potevano essere i cicli
decorativi di teatri e luoghi di spettacolo dove per ore, piú o
meno consapevolmente, gli spettatori dovevano «subire» le
«immagini del potere», in primis le statue ritratto di imperatori
e di importanti personaggi locali che avevano fatto costruire
l’edificio o ne sponsorizzavano le attività. Dal teatro di Spoleto
vengono due raffinate teste in marmo inserite in altrettante
statue, andate perdute, raffiguranti l’imperatore Augusto,
secondo il modello giovanile elaborato dopo la battaglia di
Azio (31 a.C.) e un individuo maturo simile, nei tratti
fisiognomici, a Giulio Cesare, ma verosimilmente un
personaggio locale della sua cerchia.
Potrebbe trattarsi di Caio Calvisio Sabino, che tentò di
difendere Giulio Cesare al momento della sua uccisione e
intraprese un’importante carriera politica a Spoleto e a Roma.
A Spoleto, nel museo, è presente una base onoraria dalla
località Trignano, con dedica allo stesso personaggio,
ricordato, tra l’altro, come patronus (carica onorifica concessa
per meriti riconosciuti verso la città). Forse collocata in origine
entro una nicchia e parte della decorazione architettonica del
teatro è invece una splendida figura femminile in marmo,
un’opera greca della fine del V secolo a.C., riutilizzata in epoca
romana, che riprende un tipo iconografico ideato dallo scultore
attico Kallimachos per raffigurare la dea Afrodite.

A sinistra: statua
femminile in
marmo, dal Teatro
romano. Si tratta
di un’opera greca
della fine del
V sec. a.C.,
riutilizzata in
epoca romana,
che riprende un
tipo ideato dallo
scultore attico
Kallimachos per
raffigurare la dea
Afrodite.
A destra: ritratto
di personaggio
locale (forse Caio
Calvisio Sabino)
rappresentato
come Cesare.
I sec. a.C.

a r c h e o 39
MUSEI • SPOLETO

IL LUSSO OLTRE In questa pagina: elementi in osso che


LA MORTE facevano parte della decorazione di un letto
funebre rinvenuto a Norcia. Età augustea.
A partire dal II secolo a.C.
dall’Oriente mediterraneo si
diffonde in Italia l’uso di
deporre il defunto sopra un
letto raffinato e prezioso, che
ne esalta la figura,
ostentandone il prestigio e la
posizione sociale già durante
il rito funebre, prima della
collocazione all’interno della cuscini erano trattenuti da un
camera funeraria. rialzo/sponda (fulcra), la cui
Molto numerosi nella Sabina sagoma laterale si prestava a
antica (suddivisa oggi tra essere decorata con teste
Abruzzo, Lazio e Umbria), in umane e animali. La scelta dei
Valnerina i letti funebri sono soggetti era legata al mondo
stati rinvenuti soprattutto a ultraterreno, connesso anche
Norcia, che ha dato gli al mito di Dioniso/Bacco.
esemplari piú appariscenti, Ricorrono cosí pantere, muli e
tanto da far ipotizzare che la Menadi che facevano parte
città fosse un centro di del corteo dionisiaco, cigni,
produzione di questi manufatti. leoni, cavalli alati e mostri
I letti si componevano di marini. I letti piú antichi hanno
elementi in legno variamente decorazioni di modesta entità
sagomati, montati a incastro o e di dimensioni contenute,
raccordati da una intelaiatura quelli di età augustea sono
in ferro, rivestiti di lastrine di pesantemente ornati con
osso o avorio, lavorate motivi debordanti dalla
separatamente e applicate con sagoma del letto stesso,
collanti naturali. Negli con raffinati decori vegetali
esemplari piú modesti le ed elementi figurati a tutto
decorazioni sono in terracotta. tondo, impreziositi da paste
Alle estremità del letto i vitree applicate.

40 a r c h e o
constatato che la porzione occiden-
tale della cavea era pessimamente
conservata, piú bassa di 90 cm pro-
babilmente per uno smottamento o
un movimento tellurico avvenuto
nel I secolo d.C.A seguito di questo
evento furono effettuati restauri
antichi in opera reticolata, mentre
dopo lo scavo si decise per la ripro-
posizione della parte mancante del-
la cavea con gradini in opera ce-
mentizia. Le dimensioni complessi-
ve dell’edificio sono simili a quelle
del contemporaneo teatro di Gub-
bio, di poco inferiori al teatro fatto
costruire da Lucio Cornelio Balbo
nel 13 a.C. in Campo Marzio, a
Roma. Quindi, da or mai ses-
sant’anni, la funzione originaria di
edificio per spettacoli viene ripro-
posta dal Festival dei Due Mondi.

PAROLE DI PIETRA
Numerose sono le iscrizioni latine
conservate nel Museo, in gran parte
provenienti dalla raccolta civica,
quasi un imponente libro di pietra
disseminato nelle sale espositive che
consente di ricostruire molte pagi-
ne della storia del centro urbano e
del suo territorio e di immaginare
talvolta spaccati di vita e di affetti La lapide recante la dedica a Marco Settimio Settimiano, della tribú Orazia,
quotidiani. Iscrizioni pubbliche e Cavaliere, Quattuorviro Iure dicundo, e Prefetto del Genio a Roma, da parte della
private, onorarie, cultuali, funerarie quarta decuria degli Scamillarii, dei quali è detto patrono. II sec. d.C.
affidano alla pietra messaggi civili,
religiosi o volti a mantenere vivo il mento a percussione, composto potevano esibirsi. In base alle cari-
ricordo del defunto, delle sue virtú probabilmente da tavolette in le- che rivestite dal patrono, dovrebbe
o delle dimensioni dello spazio as- gno incernierate, che, sollevate e risalire al II secolo d.C. inoltrato.
segnato al sepolcro. abbassate con il piede, facevano da
Una di esse, fatta trasportare alla accompagnamento ritmico al suo- SPOLETO E LA
fine del Cinquecento dal vescovo no delle tibie. Il monumento a cui VALNERINA
Paolo Sanvitale da S. Gregorio appartiene l’iscrizione doveva esse- Geograficamente e culturalmente,
Maggiore nel Palazzo Comunale, è re la base di una statua onoraria la Valnerina appare strettamente
una dedica, scolpita su un blocco di collocata in un luogo pubblico collegata, in direzione est, con i ter-
travertino scorniciato, a Marco concesso dai magistrati cittadini ritori spoletini. La stretta vallata,
Settimio Settimiano della tribú (L.D.D.D. loco dato Decurionum de- percorsa dal Nera e dai suoi affluen-
Orazia, Cavaliere, Quattuorviro Iure creto). Si può verosimilmente sup- ti, che scorrono tra gole selvagge e
dicundo, e Prefetto del Genio a Ro- porre che la statua fosse dedicata in brevi pianure, si apre nelle conche
ma, da parte della quarta decuria occasione di spettacoli teatrali di Norcia, Cascia e Monteleone di
degli Scamillarii, dei quali è detto sponsorizzati da Marco Settimio Spoleto. La zona è abitata fin dalla
patrono. Gli Scamillarii, e piú co- Settimiano forse nell’anno del suo preistoria (Paleolitico, Neolitico),
munemente Scabillarii, erano musi- quattuorvirato e che fosse in origi- mentre tra l’età protostorica e stori-
ci e pantomimi riuniti in corpora- ne collocata proprio nell’area del ca si struttura in un sistema artico-
zioni, cosí chiamati da uno stru- Teatro romano dove gli Scamillari lato di abitati d’altura, talora fortifi-

a r c h e o 41
MUSEI • SPOLETO

UNA DONNA DI CARATTERE


Dal pozzo dell’atrio della domus di Svetonio ci informa del piglio
via Visiale a Spoleto, scavata tra il autoritario e delle ambizioni della
1886 e il 1913, proviene un donna, originaria di Norcia e figlia di
frammento di dedica a Caligola da Vespasio Pollione, la quale, dopo la
parte di una donna verosimilmente morte del marito e della nonna
identificabile con Vespasia Polla. paterna di Vespasiano, si dovette
L’iscrizione è incisa su una lastra di far carico dell’educazione dei figli.
marmo alta 17 cm circa e, in base Con pressanti sollecitazioni,
alla titolatura imperiale, doveva rimproverava spesso Vespasiano,
essere lunga almeno 80 cm. inizialmente poco incline alla
È pertanto probabile che fosse la carriera politica. Risulta suggestivo
base di una statua onoraria e plausibile ipotizzare che la ricca
dedicata a Caligola dalla madre del domus, presso il Foro della città, oltre che scomoda, fosse stata
futuro imperatore Vespasiano come fosse stata ereditata da Vespasia eliminata, con l’iscrizione fatta a
ringraziamento per la carica di dal padre e che, dopo l’uccisione di pezzi e finita in fondo al pozzo in cui
pretore concessa al figlio nel 40 d.C. Caligola, la statua, divenuta inutile è stata ritrovata.

In alto: frammento della dedica a Caligola da parte di Vespasia Polla, madre di Vespasiano.
In basso: situla bronzea proveniente dalle necropoli di Norcia. III sec. a.C.

cati, a controllo delle vie di transu- sono quelli provenienti dagli scavi
manza e delle fertili vallate agricole. di Cesare Colizzi nel 1889 a Norcia
Le alture principali, insieme ai fon- in località Aia Zitelli, passati prima
tanili, posti lungo i percorsi delle al Museo di Villa Giulia e poi al
greggi e in posizione strategica ri- Museo Nazionale Romano. Sono
spetto ai percorsi battuti, sono spes- tombe a cassone ligneo e in mura-
so luoghi di culto, in genere carat- tura e a camera, con volta a botte.
terizzati da fosse votive con offerte Eccezionalmente una tomba in
costituite da bronzetti schematici muratura era di notevoli dimensio-
che rappresentano guerrieri ni (12 x 3,70 m) e presentava
in armi, devoti e offerenti l’ingresso sovrastato da una
maschili e femminili, ani- iscrizione (Salvio Titedieno
mali. Alcuni di questi luoghi Titi Filio). All’interno tre va-
si dotano di strutture in ni con almeno cinque depo-
muratura e si monumenta- sizioni inquadrabili tra il se-
lizzano con la conquista ro- condo quarto del II secolo
mana del territorio, a partire a.C. e l’età tiberiana, due
dagli inizi del III secolo a.C. delle quali su letto funebre
La romanizzazione dell’Alta con decorazione in osso.
Sabina prevede la creazione di
centri urbani (prefetture e poi DOVE E QUANDO
municipi) e santuari e compor-
ta un arrivo massiccio di coloni Museo Archeologico Nazionale
che determina una crescita de- e Teatro romano
mografica e una notevole prospe- Spoleto, via S. Agata, 18/A
rità economica almeno fino al I Orario tutti i giorni, 8,30-19,30
secolo d.C., testimoniata dalle ric- Info tel. 0743 223277;
che necropoli nursine del piano di http://polomusealeumbria.
santa Scolastica. beniculturali.it; FB: www.facebook.
Tra i materiali esposti a Spoleto com/museoarcheologico.spoleto.3/

42 a r c h e o
MALTA • L’ARTE PREISTORICA

Insieme di statuette neolitiche provenienti dal


tempio di Hagar Qim (altezza variabile dai 19,4
ai 38,2 cm). Nonostante la somiglianza, nessuna
di esse è identica all’altra. Caratterizzate dalle
proporzioni esageratamente ampie del corpo, in
contrasto alle dimensioni piccole di mani e
piedi, alcune di esse recano una fessura in cui
inserire, volta per volta, teste con volti dalle
diverse espressioni facciali.

44 a r c h e o
LA FORMA E LO
SGUARDO
QUAL È IL MESSAGGIO DELLE ENIGMATICHE
STATUE PREISTORICHE MALTESI?
di Isabelle Vella Gregory; reportage fotografico di Daniel Cilia

L e sculture neolitiche di Malta


rappresentano un fenomeno
unico, per quantità e
particolarità stilistica, nel panorama
dell’arte preistorica del Mediterraneo
e del mondo. Un’unicità condivisa
con i grandi monumenti megalitici
dell’arcipelago, del cui arredo facevano
parte e nei quali sono stati rinvenuti
(vedi anche «Archeo» n. 353, luglio
2014). Nonostante la loro apparente
serialità, il corpus di questi «ritratti» umani abbraccia una varietà tipologica
straordinaria, diversa sia per le dimensioni (vi sono sculture alte quasi 3 metri e
altre, quasi miniaturistiche, che misurano pochi centimetri) sia per la cifra stilistica
e il «messaggio» che esprimono.
La domanda su chi rappresentino queste affascinanti figure, quale sia stata la
loro funzione nell’ambito della cultura del Neolitico maltese, è il grande
interrogativo suscitato dai misteriosi manufatti. In questo articolo, Isabelle Vella
Gregory, autrice di un esaustivo studio sulla raffigurazione umana nella
preistoria maltese, offre ai lettori di «Archeo» una prima traccia interpretativa;
rivolgendovi, al contempo, l’invito a incontrare dal vivo un patrimonio
storico-artistico e archeologico di rara suggestione.
Andreas M. Steiner

Due vedute di una figurina in alabastro (6,4 x 3,1 cm), dall’Ipogeo di Hal Saflieni.

a r c h e o 45
MALTA • L’ARTE PREISTORICA

S guardi enigmatici, nasi promi-


nenti e corpi voluminosi: le
statuette neolitiche di Malta
sono tanto imponenti quanto i mo-
numenti megalitici che li ospitava-
CRONOLOGIA

Neolitico
Fase
Ghar Dalam
Anni a.C. Eventi principali
5000-4500 Inizio della colonizzazione su navi
provenienti dalla Sicilia, formazione
di comunità agricole.
Antico
no. Nascoste sotto terra o esposte in Skorba Grigio 4500-4400 Vita di villaggo.
superficie, ognuna delle statuette Skorba Rosso 4400-4100 Prosecuzione della vita di villaggio.
svolgeva la sua parte nell’ambito di Zebbug 4100-3800 Considerato l’inizio del periodo dei
una complessa narrazione vigente templi. Non sono ancora
migliaia di anni fa. Di quel racconto effettivamente presenti costruzioni,
Neolitico
oggi sopravvive una parte soltanto e ma c’è un’attenzione nuova per
Medio
ricomporne gli elementi rappresen- l’identità collettiva. Inizio della pratica
ta una sfida affascinante. delle sepolture collettive in grotta.
È una facile tentazione perdersi Mgarr 3800-3600 Fase poco conosciuta.
all’interno dei particolarismi di que- Ggantija 3600-3000 Inizio della costruzione dei templi.
ste immagini, laddove la chiave per L’estensione del ciclo della vita diventa
la loro comprensione risiede in un sempre piú elaborata. Attenzione alla
Neolitico
contesto piú ampio. I templi mega- comunità e alla memoria.
Tardo
litici in superficie e le necropoli Saflieni 3300-3000 Fase di transizione, di sovrapposizione.
sotterranee rappresentano, verosi- Tarxien 3000-2500 Apice e successivo declino dei templi.
Riduzione delle aree interne dei templi.

Qui sopra: tre vedute di una statua in


pietra calcarea (48,6 x 11,5 cm), da
Hagar Qim.

46 a r c h e o
Per cercare di comprendere il significato delle statuine
occorre guardare al di là del semplice valore estetico
In alto: pianta con la distribuzione dei principali complessi megalitici dell’arcipelago maltese.
In basso, sulle due pagine: ripresa zenitale di alcuni dei principali complessi monumentali preistorici di Malta e Gozo. Da
sinistra a destra: A. Hagar Qim; B. Mnajdra; C. Ggantija.

B C

a r c h e o 47
MALTA • L’ARTE PREISTORICA

milmente, il tratto distintivo del quel periodo la popolazione


periodo. Sarebbe piú corretto maltese si impegnò per 1100
definire questi monumenti co- anni a ingrandire ed elaborare
me luoghi di aggregazione, nei questi spazi. Mentre non ve ne
quali la popolazione si recava sono due uguali, tutti i «templi»
con una certa regolarità. Al loro condividono elementi comuni:
interno si svolgevano attività sono tutti dotati di un’ampia
che definiremmo «profane», co- corte antistante (verosimilmente
me la realizzazione di strumenti vi si adunava la popolazione), pic-
d’uso quotidiano, ma vi si tenevano cole absidi (alcune provviste di alta-
anche imponenti rappresentazioni e ri su cui sono stati rinvenuti i resti di
recite riguardanti la vita e la morte. animali bruciati). L’estensione di
Documentata per un periodo di questi spazi cresceva con il passare
oltre 1100 anni, questa funzione del tempo e richiedeva la presenza e
raggiunse il suo apice durante la l’attenzione continue da parte della
cosiddetta fase di Tarxien. comunità. Contestualmente, sotto
terra vennero scavati veri e propri
LUOGHI DI paesaggi sotterranei, destinati ad
AGGREGAZIONE accogliere i defunti.
Durante il Neolitico Tardo, il La domanda che ci poniamo oggi
paesaggio dell’arcipelago maltese è la seguente: che cosa ci raccon-
è segnato dalla presenza di mo- tano le statuette rinvenute in que-
numenti megalitici. Oggi li chia- sti imponenti luoghi di aggrega-
miamo «templi», ma, come già zione, sia in quelli di superficie, sia
accennato, sarebbe piú corretto in quelli sotterranei, della vita del-
parlare di «luoghi di aggregazione le persone che abitavano le isole
in superficie»: la loro costruzione maltesi nel periodo compreso tra
iniziò intorno al 3600 a.C., e da il 3600 e il 2500 a.C.? La prima

48 a r c h e o
Nel Tempio di Tarxien
Il frammento, alto 1,4 m, di una
gigantesca statua scolpita in pietra
calcarea venne trovato all’interno del
complesso megalitico di Tarxien (vedi la
sua collocazione originaria nella foto
della pagina accanto). L’immagine di
questa pagina mostra la colossale statua
con le parti mancanti integrate a disegno.

Nella pagina accanto, in basso: un’altra statua proveniente da Tarxien, questa volta
realizzata in argilla, anch’essa con le parti mancanti integrate in grigio. Da notare
l’espressione solenne del volto, con il naso pronunciato e gli occhi chiusi.

a r c h e o 49
MALTA • L’ARTE PREISTORICA

NATURALISMO PERFETTO
La cosiddetta «Venere di Malta»,
una figurina modellata nell’argilla
e alta circa 13 cm, rappresenta un
esempio perfetto di naturalismo,
reso dall’accurata proporzione
delle parti del corpo e dei punti di
curvatura. Scoperta nel 1839
all’interno del grande tempio
megalitico di Hagar Qim e
risalente alla prima metà del III
millennio a.C., questo capolavoro
dell’arte preistorica rappresenta
un’eccezione se confrontata con
le numerose altre raffigurazioni
femminili tipiche del periodo «dei
grandi templi»: la «Venere»,
infatti, non riproduce i tratti
stereotipati di quelle statue che,
un tempo e con termine
inutilmente dispregiativo, furono
dette fat ladies (le «signore
obese») maltesi, mentre rivela
una resa straordinariamente
naturalistica. Come nel caso delle
numerose altre sculture maltesi, è
impossibile definire con certezza
la funzione – religiosa, rituale,
simbolica – di questa
antichissima opera d’arte, oggi
conservata nel Museo Nazionale
di Archeologia di Valletta.

50 a r c h e o
impressione che ricaviamo è quella Due teste per una statua alla continuità, un percorso incen-
di una sproporzionata grandezza: gli Questa scultura in calcare (alt. 39 cm) trato sull’aspetto comunitar io
edifici megalitici sono enormi, i è stata trovata all’ingresso dell’ipogeo dell’esistenza e rimasto in funzione
corpi raffigurati nelle statuette lo di Hal Saflieni. Nelle sue immediate per 1100 anni. Per quanto riguarda
sono altrettanto; e tutto ciò sparso vicinanze sono state trovate due i corpi, per esempio, sappiamo che,
su un minuscolo arcipelago. piccole teste, anch’esse in calcare, dopo la morte, essi venivano meto-
Si tratta di un’immensità che colpi- destinate a essere inserite sulle spalle dicamente frammentati e le singole
sce l’osservatore e lo ammalia: nel della figura, mediante un espediente parti riposte in gruppi accurata-
Neolitico Tardo gli abitanti delle che permetteva alle teste di muoversi. mente selezionati. Cosí facendo, i
isole erano in grado di plasmare vivi assicuravano i defunti alla me-
proporzioni e sensi con consapevo- moria dell’intera collettività.
le complessità; usavano il paesaggio Allo stesso modo, nei templi veni-
e il corpo umano con le sue forme vano scolpiti grandi corpi, simboli
per creare un articolato percorso dell’intera collettività piuttosto che
che costituiva un richiamo alla del singolo individuo: sculture in
memoria, alle comuni origini e pietra o plasmate nell’argilla, deli-
beratamente prive di connotazioni
di genere, intese a trasmettere un
messaggio di stabilità e continuità,
di completezza e immutabilità. Ma
vi è un altro aspetto che aggiunge
complessità al «messaggio» di queste
statue: le varie teste, maschili o fem-
minili, differenti per la foggia dei
capelli e l’espressione facciale, che
venivano di volta in volta inserite
sulle gigantesche statue. Un modo
per «creare» protagonisti delle piú
diverse storie e rappresentazioni.

DIMENSIONI ESAGERATE
Ma chi erano questi antichissimi
abitanti di Malta? Osserviamo piú
da vicino alcune delle statuette per
azzardare qualche ipotesi: in genere,
lo spettatore viene colpito dal con-
trasto tra le dimensioni davvero
immense e i tratti molto naturalisti-
ci dei corpi; un’eccezione significa-
tiva è forse rappresentata da una
delle piú celebri statuette, quella
della cosiddetta «Venere di Malta»,
rinvenuta nel tempio di Hagar Qim
(vedi alla pagina precedente). Molto
spesso, alcuni aspetti del tutto natu-
ralistici sono combinati con l’enfa-
tizzazione di un aspetto particolare
del ciclo della vita, come per esem-
pio quello della maternità.
Una statuetta rinvenuta nel tempio
di Tarxien (vedi a p. 52) offre una
rappresentazione molto naturalisti-
ca di una partoriente: la vulva è ri-
(segue a p. 55)

a r c h e o 51
MALTA • L’ARTE PREISTORICA

I quattro lati della


FETI IN ARGILLA figurina in argilla
(alt. 5,9 cm) da
All’interno del complesso megalitico Tarxien,
di Mnajdra furono rinvenute, non raffigurante una
lontano dalla figurina raffigurata donna in procinto
nella pagina accanto, alcuni grumi di di partorire.
argilla attorcigliati, verosimilmente
la raffigurazione di feti nei diversi
stadi di sviluppo.

52 a r c h e o
I quattro lati della
figurina in argilla
(alt. 5,2 cm) da
Mnajdra,
raffigurante una
donna con,
enfatizzate, le
parti del corpo
associate al
parto.

a r c h e o 53
MALTA • L’ARTE PREISTORICA

IL MISTERIOSO SONNO DELLA «SIGNORA»


Distesa su una struttura simile a un letto o a una branda, poggiata sul fianco destro, con gli occhi chiusi, la mano
la Sleeping Lady, la «Signora dormiente» di Hal Saflieni, destra inserita sotto la testa, i seni scoperti e la parte
è uno dei capolavori dell’arte preistorica maltese e, inferiore del corpo coperta da un’ampia gonna dall’orlo
come tale, non ha confronti con alcuna manifestazione plissettato. La «Dormiente» fu scoperta nel 1905 da
dell’arte neolitica europea. Lunga 12,2 cm e alta 6,8, la padre Emmanuel Magri, nella cosiddetta «camera
piccola statua in terracotta rappresenta una donna dipinta», uno degli ambienti sotterranei di Hal Saflieni.

54 a r c h e o
tuetta di Mnajdra, raffigurano molto
probabilmente altrettanti feti in vari
stati di sviluppo, dalla decima alla
quattordicesima settimana di gesta-
zione. La nascita costituiva un ri-
schio per tutte le donne, senza di-
stinzione di status sociale: queste
statuette colgono l’immagine di
questa esperienza, riferendola non a
una donna in particolare ma a tutte
le donne della comunità.
Tuttavia, come abbiamo visto, anche
la «Venere di Malta» presenta ecce-
zioni significative: naturalismo ed
esagerazione si fondono, per dar
luogo a statuette uniche nel loro
genere, come quella rinvenuta

gonfia e l’ombelico disteso. Non vi In questa pagina:


è, invece, alcuna attenzione posta a due particolari
rendere in maniera naturalistica il della celebre
volto o le altre parti del corpo. Un «Dormiente»
aspetto interessante è, invece, rap- dell’ipogeo di Hal
presentato dall’inserimento di fram- Saflieni, oggi
menti di conchiglie in varie parti conservata al
del corpo, forse con funzioni cura- Museo Nazionale
tive o correlate al parto. In maniera di Archeologia a
simile, una statuetta rinvenuta nel Valletta. A
tempio di Mnajdra (vedi a p. 53) sinistra, il
enfatizza le parti del corpo associate particolare del
al parto, senza mostrare alcuna ca- volto dormiente e,
ratterizzazione identitaria. in basso,
Tutto ciò non deve sorprendere: la un’immagine
nascita rappresenta un evento trau- dall’alto.
matico e particolarmente significa-
tivo, tanto essenziale alla sopravvi-
venza della comunità quanto carico
di rischi. Infatti, una serie di piccoli
grumi d’argilla attorcigliati, rinve-
nuti nello stesso contesto della sta-

a r c h e o 55
MALTA • L’ARTE PREISTORICA

nell’Ipogeo di Hal Saflieni (vedi


a p. 51). L’ipogeo è una vasta
area cimiteriale scavata nella
roccia e composta da oltre 40
ambienti, distribuiti su tre piani
sotterranei, per una superficie
complessiva di 500 mq circa. Il
livello inferiore si trova a 11 m
circa dalla superficie, mentre il
livello superiore era stato forse
ricavato adattando alcune cavità
naturali preesistenti.
Un caso simile di cavità natura-
li adattate a necropoli ipogea è
il cosiddetto circolo di Xaghra,
situato a Gozo, la seconda isola
dell’arcipelago (qui, però, la
mancanza di strutture scavate
in profondità è stata compensa-
ta dall’aggiunta di strutture
megalitiche, quali altari e trili-
ti). La celebre statuetta rinvenu-
ta a Hal Saflieni, nota anche
come «La Signora dormiente»,
fu trovata in una fossa all’inter-
no dell’ipogeo: raffigura una
donna corpulenta con braccia,
seni e fianchi pronunciati e una
vita relativamente sottile. Le di-
mensioni eccessive che – insie-
me al pronunciato «anonimato»
– caratterizzano le altre sculture
maltesi, sono qui mitigate dalla
resa di piccoli dettagli, quali le
mani dalle dita fini, l’espressio-
ne distesa del volto e un gene-
rale senso di delicata «fragilità».

Quattro vedute di
una figurina in
argilla (5,9 x 3,5
cm), raffigurante
una donna seduta,
dal Circolo di
Xaghra (Gozo).

56 a r c h e o
Le vedute di
un’altra figurina
femminile in
argilla (7,8 x 5,3
cm), dal Circolo
di Xaghra (Gozo).

Un messaggio completamente
diverso emana, invece, dalle al-
tre statue, rinvenute numerose
nei templi di Hagar Qim e a
Tarxien (vedi alle pp. 48-49): le
grandi figure mostrano corpi
maestosi, solenni, quasi immo-
bili. La solidità che promana da
queste sculture incute timore e
al contempo rassicura. Sono
l’espressione di una comunità
che, con esse, afferma la pro-
pria presenza esistenziale. Fi-
gure impassibili, composte da
imponenti masse di carne e
piccole mani e piedi, cui l’ap-
posizione di teste, ogni volta
diverse, conferiva, per un breve
attimo, vitalità.
Rappresentazioni e narrazioni
rituali dovevano essere parte
integrante della vita nella tarda
età neolitica. A questo proposi-
to risulta assai suggestivo un
insieme di particolarissime sta-
tuette rinvenute al centro della
già menzionata area cimiteria-
le del Circolo di Xaghra, a Go-
zo. Si tratta di nove piccole fi-
gure scolpite nella pietra calca-
rea, sei personaggi dai tratti
molto stilizzati, due teste uma-
ne – poste su una colonna e su
un semiarco – e il muso di un
cinghiale posto su una colonna.
La parte finale delle figurine
(la cui altezza massima rag-
giunge i 18 cm) è piú stretta e

a r c h e o 57
MALTA • L’ARTE PREISTORICA

LE CURIOSE FIGURINE DI XAGHRA


Nel Circolo di Xaghra (sull’isola testa di un cinghiale. Si tratta di
di Gozo), venne in luce un oggetti unici, senza alcun
deposito di nove figurine in confronto noto, sia per la forma
pietra, con tracce di ocra gialla generale, sia per lo stile.
in superficie. Le statuette Poiché la parte posteriore e
giacevano l’una accanto quella inferiore delle figurine
all’altra, come se fossero state appaiono lisce e poco
contenute in una scatola o in dettagliate e le statuette, da
una borsa. Sei di esse, sole, non si reggono in piedi, si
asessuate, alte fra i 15 e i 18 cm, può ipotizzare che fossero
rappresentano personaggi con destinate a essere poste contro
tratti fortemente stilizzati; una un muro, o esibite – come
sembra un abbozzo non finito. piccoli burattini – nel corso di
Un’altra ancora rappresenta la una qualche rappresentazione.

58 a r c h e o
A sinistra, in alto:
veduta degli
scavi nel Circolo
di Xaghra (Gozo).
A destra:
frammento di una
scultura in argilla
(2,3 x 3,2 cm)
raffigurante due
persone nel gesto
di abbracciarsi.

semiarrotondata, tale da suggerire presentazione materiale di questa


che le statuette potessero essere idea costitutiva dell’identità esi-
state inserite nel terreno. Alcune stenziale della società maltese nel
di esse appaiono appena abbozza- Neolitico Tardo. Una società co-
te o, comunque, incomplete. stantemente chiamata a narrare gli
Anche queste piccole sculture, rin- accadimenti della vita e della mor-
venute nei primi anni Novanta del te, a confrontarsi con la memoria
secolo scorso, vanno interpretate e con il senso della propria identi-
evocando il contesto di una società tà. Ancora oggi, dopo millenni, le
preistorica fortemente concentrata statue preistoriche di Malta ci aiu-
sulla propria identità col- tano nel nostro tentati-
lettiva, una società in cui vo di penetrare un
i corpi dei defunti veni- mondo di credenze e
vano sezionati e fram- rappresentazioni tanto
mentati in maniera tale lontano nel tempo.
da rendere ogni singola
parte del corpo sociale. «Archeo» ringrazia Daniel
Le statue di Malta sono Cilia per la preziosa colla-
la rara e preziosa rap- borazione.

DOVE E QUANDO

Museo Nazionale di Archeologia


Valletta, Auberge de Provence,
Republic Street
Orario tutti i giorni, 8,00-19,00
Info tel. +356 21 221623;
http://heritagemalta.org

Note tutti i reperti illustrati sono esposti nel Museo Nazionale di


Archeologia a Valletta e, a Gozo, nel Ggantija Interpretation Centre

a r c h e o 59
MOSTRE • MENORAH

«FARAI UN
A sinistra:
medaglione in oro
con la Menorah e
altri simboli

CANDELABR
ebraici (vedi
descrizione
completa
a p. 65).

D’ORO
PURO»
UNA MOSTRA
IMPERDIBILE, ALLESTITA
CONTEMPORANEAMENTE
AI MUSEI VATICANI
E AL MUSEO EBRAICO
DI ROMA, RICOSTRUISCE
L’AVVENTUROSA
STORIA DI UN
OGGETTO-SIMBOLO
SENZA TEMPO
di Andreas M. Steiner

Nella pagina accanto, in


alto: Roma. Particolare di
uno dei rilievi dell’Arco di
Tito che mostra il trasporto
del bottino saccheggiato
dai Romani a Gerusalemme,
del quale fa parte la
Menorah, il candelabro a
sette bracci in oro
massiccio. I sec. d.C.
A destra: frammento di
lastra in marmo che reca
l’epitaffio di Salutia, con
Menorah. III-IV sec. d.C.
Città del Vaticano,
Musei Vaticani.

60 a r c h e o
«F arai anche un candelabro
d’oro puro.
Il candelabro sarà lavorato a
martello, il suo fusto e i suoi bracci, i suoi
calici, i suoi bulbi e le sue corolle saranno
tutti di un pezzo. Sei bracci usciranno
dai suoi lati: tre bracci del candelabro da
un lato e tre bracci del candelabro dall’al-
tro lato…». Inizia cosí la meticolosa
descrizione, che Mosè, recatosi sul
Monte Sinai, riceve dal Signore,
accompagnata dall’immagine stessa
dell’oggetto che egli dovrà far rea-

lizzare dalle sue maestranze, insieme


agli altri oggetti cultuali del nuovo
santuario del deserto: l’Arca dell’Al-
leanza, il tavolo per il Pane di pro-
posizione e l’altare per l’incenso.

NELLA «TENDA»
DELL’INCONTRO
A questo primo, celebre passo bibli-
co (Esodo 25, 31-40), se ne aggiun-
gono molti altri (tra cui, ancora,
Esodo 37, 17-24 e Numeri 8,4), gra-
zie ai quali è possibile (seppure in
maniera ipotetica, poiché non man-
cano teorie divergenti riguardo alla
sua forma) ricostruire materiale e
elementi compositivi della Menorah
(o Menorà, secondo una grafia che
elimina l’incertezza della pronun-
cia), il leggendario candelabro a set-
te bracci che, al tempo delle pere-
grinazioni nel deserto del popolo
d’Israele, nel Tabernacolo (la «tenda»
dell’incontro) illuminava l’area anti-
stante il Santo dei Santi e, in seguito
– in epoca «storica», – quella del
Tempio di Gerusalemme.
Secondo queste descrizioni, dun-
que, il candelabro doveva essere
«d’oro puro», del peso di 1 talento
(equivalente a circa 34 kg), decorato
con rilievi a sbalzo raffiguranti fiori
di mandorlo con bulbi e corolle. Le
sette lampade d’oro, munite di
«smoccolatoi e portacenere d’oro puro»,
ardevano continuamente e, come

a r c h e o 61
MOSTRE • MENORAH

risulta dalle norme elencate nel Le- sulle rive dell’Eufrate tornarono sa forma al Santuario. Pochi decen-
vitico (24, 2-4), il candelabro era nella loro patria e a Gerusalemme ni dopo il suo completamento, pe-
posto davanti alla tavola dei pani ricostruirono il Tempio andato di- rò, una nuova e, questa volta, defi-
dell’offerta nella «tenda del convegno, strutto da Nabucodonosor nel 587 nitiva distruzione si sarebbe abbat-
fuori del velo che sta davanti alla Testi- a.C.: nel I Libro dei Maccabei si legge tuta sul sacro edificio: nel 70 d.C.,
monianza»: ovvero, e come già ricor- come l’odiato sovrano seleucide, le legioni romane, guidate dal futu-
dato, nell’ambiente antistante il Antioco IV Epifane, «entrò con arro- ro imperatore Tito, misero a ferro e
Santo dei Santi (da cui era separato, ganza nel santuario e ne asportò l’alta- fuoco Gerusalemme, dando alle
appunto, da un velo) in cui era con- re d’oro e il candelabro dei lumi con fiamme il Tempio erodiano e sac-
servata l’Arca dell’Alleanza. tutti i suoi arredi» e come, dopo la cheggiandone gli arredi; tra questi,
Nel primo Tempio di Gerusalem- vittoria ottenuta dalla resistenza il celebre candelabro a sette bracci,
me, quello leggendario costruito da anti-ellenistica guidata da Giuda che fu portato nell’Urbe ed espo-
Salomone, davanti alla porta che Maccabeo, gli Ebrei «restaurarono il sto durante il trionfo per la vittoria
conduceva al Santo dei Santi erano santuario e consacrarono l’interno del di Roma sui Giudei.
collocati addirittura dieci candela- tempio e i cortili; rifecero gli arredi sacri Un evento epocale, immortalato
bri, cinque per ogni lato. Successi- e collocarono il candelabro e l’altare degli dal celebre bassorilievo scolpito
vamente, del candelabro si torna a incensi nel tempio». all’interno dell’arco eretto nel 81
parlare in età post-esilica, quando Com’è noto, fu Erode il Grande d.C. in onore di Tito. E del quale
gli Ebrei dopo i decenni trascorsi (73-4 a.C.) a dare nuova e grandio- fu testimone oculare lo storico

Una testimonianza preziosa


Nel 2009, a Magdala, lo scavo di una sinagoga del I sec. d.C. ha restituito questa sorta di piccolo podio (1 x 1 m circa)
finemente inciso con numerosi elementi decorativi, tra cui una Menorah. A oggi, sarebbe l’unica raffigurazione del
famoso simbolo realizzata quando il grande Tempio di Gerusalemme (quello frequentato da Gesú) era ancora in uso:
l’artista che scolpí la pietra di Magdala, pertanto, potrebbe essersi ispirato all’arredo cultuale del santuario, perduto
dopo il saccheggio di Gerusalemme perpetrato dalle legioni di Tito nel 70 d.C., e poi portato in trionfo a Roma.

62 a r c h e o
A destra: lastra
marmorea con
l’epitaffio di
Primitiva
e di suo nipote
Euphrainon.
III-IV sec. d.C.
Città del
Vaticano,
Musei Vaticani.
In basso: lucerna
con l’immagine
della Menorah.
80-150 d.C.
Città del
Vaticano,
Musei Vaticani.

no sette, dimostrando la venerazione norah, proprio grazie alle sue infini-


dei giudei per quel numero (…). Do- te, successive declinazioni, è diven-
po aver celebrato il trionfo (…), Ve- tata uno dei piú noti e indagati re-
spasiano decise d’innalzare un tempio perti archeologici «virtuali», insieme
della Pace (…). Qui ripose anche la allo stesso Tempio di Gerusalemme,
suppellettile d’oro presa al tempio dei anch’esso scomparso per sempre.
giudei» (Guerra giudaica, libro VII; E non potremmo azzardare l’ipote-
cap. 5, 124-162). si che sia stata proprio quell’imma-
Delle rocambolesche vicende che gine «iconica» all’interno dell’Arco
hanno segnato la vicenda della Me- di Tito ad avere avviato – e conso-
norah, a partire da quella data fino lidato – la fortuna postuma del sacro
alla sua definitiva scomparsa, abbia- oggetto, dal 1949 assurto a emblema
mo raccontato ai nostri lettori in un stesso dello Stato di Israele?
ebreo Giuseppe Flavio, che cosí recente articolo firmato da Fabio
descrive l’apparizione della Meno- Isman (Il candelabro scomparso, in IL VALORE SIMBOLICO
rah durante il corteo trionfale: «Archeo» n. 373, marzo 2016). DI UN PROGETTO
«Fra tutto spiccavano gli oggetti presi Al di là delle avventurose ipotesi La storia antica e moderna della
nel Tempio di Gerusalemme, una ta- circa la supposta sparizione (fu de- Menorah rappresenta il filo condut-
vola d’oro del peso di molti talenti e predata dai Visigoti di Alarico du- tore di una straordinaria mostra,
un candelabro fatto ugualmente d’oro rante il sacco di Roma del 410? O aperta fino al 23 luglio, ai Musei
(…) Vi era (…) al centro un’asta fu il vandalo Genserico ad appro- Vaticani e al Museo Ebraico di
infissa in una base, da cui si diparti- priarsene, quando mise a fuoco la Roma, curata da Alessandra Di
vano dei sottili bracci simili nella for- città nel 455?) o, anche, sopravvi- Castro, Direttore del Museo Ebrai-
ma a un tridente e aventi ciascuno venza del prezioso oggetto, possia- co di Roma, Francesco Leone,
all’estremità una lampada; queste era- mo affermare un dato certo: la Me- Professore di Stor ia dell’Arte

a r c h e o 63
MOSTRE • MENORAH

A destra: frammento di mattone sul


quale si vedono il bollo della fabbrica
e una Menorah dipinta. III-IV sec. d.C.
Città del Vaticano, Musei Vaticani.
Nella pagina accanto, in basso: vetro
verde in due strati e dorato
con raffigurazione di oggetti
simbolico-rituali ebraici. IV sec. d.C.
Città del Vaticano, Musei Vaticani.
In basso: frammento di marmo con
raffigurazione della Menorah.
V-VI sec. d.C. Città del Vaticano,
Musei Vaticani.

fusione, nel tempo e nello spazio,


del mito della Menorah, dalla tarda
antichità fino all’età moderna. E,
qui, il discorso riparte, inevitabil-
mente, da Roma. Nell’Urbe, che a
partire dal II-IV secolo vede l’affer-
marsi dei simboli del cristianesimo,
la comunità ebraica individua nel
candelabro a sette bracci, approdato
sulle rive del Tevere direttamente da
Gerusalemme, un simbolo in cui
riporre la propria identità religiosa
e culturale. Il candelabro – come
ricordano i curatori della mostra –,
già emblema «dell’ordine cosmico
Contemporanea presso l’Universi- Tempio di Gerusalemme fino alla tra cielo e terra», diventa il messag-
tà Gabriele D’Annunzio Chieti- sua dispersione a Roma: qui, tra i gero «di un’indipendenza naziona-
Pescara e da Arnold Nesselrath, reperti esposti piú preziosi e straor- le perduta con la distruzione del
Delegato per i Dipar timenti dinari, figura la pietra scolpita rinve- Tempio nel 70 d.C. e con l’avvio
Scientifici e i Laboratori di Re- nuta nel 2009 a Magdala (Lago di della Diaspora».
stauro dei Musei Vaticani. L’evento Tiberiade, Israele), su cui appare
rappresenta, di per sé, un’iniziativa incisa una Menorah: il piccolo podio, UN «ANTIDOTO»
dalla potente connotazione sim- di 1 x 1 m circa, faceva parte dell’ar- CONTRO L’ICONOFILIA
bolica: sia per i luoghi in cui si redo di una sinagoga databile al I E proprio negli anni in cui l’impe-
svolge (Roma, i Musei Vaticani, il secolo d.C.: potrebbe trattarsi, dun- ratore Costantino intensifica la dif-
Museo Ebraico), sia perché l’argo- que, della piú antica immagine del fusione del cristianesimo attraverso
mento della mostra, la prima del candelabro a oggi nota, direttamen- il suo imponente programma di
genere realizzata in collaborazione te ispirata al candelabro conservato costruzioni di chiese, «il valore ico-
tra i due enti museali, è l’icona per nel Tempio di Gerusalemme, che nico del candelabro si impose uni-
eccellenza dell’ebraismo. all’epoca della realizzazione del ri- versalmente propagandosi da orien-
Circa 130 opere sono articolate in lievo di Magdala non aveva ancora te a occidente come “antidoto” alla
tre grandi sezioni: la prima docu- subito il saccheggio del 70 d.C. iconofilia della cultura pagana e del
menta la storia (e l’iconografia) del- (vedi box e foto a p. 62). cristianesimo che intendeva impor-
la Menorah dalla sua presenza nel La seconda sezione affronta la dif- si come nuova Gerusalemme». A

64 a r c h e o
Roma la Menorah si afferma come
simbolo ebraico, facendosi «testi-
monianza del Signore cui tendere
attraverso la riflessione, la preghiera,
lo spirito e una quotidiana orto-
prassi che metteva al riparo da quel-
le figure bibliche che il cristianesi-
mo aveva trasformato in messaggeri
di fede, il cui culto per l’ebraismo
sfociava nell’idolatria».
A partire dal IV secolo, e proprio da
Roma dunque, l’immagine/simbo-
lo dell’ebraismo si diffonde in tutto
il Mediterraneo. La Menorah com-
pare ovunque, in Oriente e Occi-
dente, raffigurata sui supporti piú
vari, monete, vetri decorati in oro e
monili, ma, soprattutto, come iscri-
zione tombale, graffita, scolpita e
dipinta su sarcofagi. Di questa stra-
ordinaria fortuna testimoniano nu-
merose opere esposte in mostra,
provenienti in ampia parte dalla
stessa Roma, ma anche dalla patria
della Menorah, Gerusalemme: citia-
mo qui soltanto il magnifico penda-

Il tesoro dell’Ophel
Questo magnifico medaglione in oro
fa parte di un tesoretto della tarda
età bizantina scoperto nel 2013
nell’Ophel, un’area archeologica
che si estende sulla parte Nord
della collina sud-orientale di
Gerusalemme. Sul manufatto, che
ha un diametro di 10 cm, sono
incise le raffigurazioni di una
Menorah, dello shofar (un corno di
montone, usato come strumento
musicale nelle cerimonie religiose)
e di un rotolo della Torah (i «rotoli
della Legge», ovvero i primi cinque
libri della Bibbia ebraica).
Il medaglione era appeso a una
catenina d’oro e, verosimilmente,
ornava un rotolo della Torah. Il
prezioso monile era stato
accuratamente nascosto con un
altro medaglione piú piccolo, due
pendenti, un bracciale a serpentina
d’oro e un fermaglio d’argento.

a r c h e o 65
MOSTRE • MENORAH

66 a r c h e o
A destra: il me’il
Fiano, un
mantello della
Torah in raso di
seta ricamato.
1764. Roma,
Museo Ebraico
di Roma.

glio, rinvenuto nel 2013 ai piedi del simo pregio, come la Bibbia di San del Tempio di Gerusalemme, di Fran-
Monte del Tempio (vedi «Archeo» Paolo (di epoca carolingia) e reperti cesco Hayez, conservato alle Gal-
n. 344, ottobre 2013 e in questa di età successiva, risalenti al XIV e lerie dell’Accademia di Venezia),
pagina), e per la prima volta esposto al XV secolo, come i monumentali narrano la fortuna della Menorah in
(come anche il podio di Magdala) al candelabri del Santuario della Men- epoca moderna. Chiudono il per-
di fuori da Israele. torella, del Duomo di Prato e di corso di questa imperdibile mostra
Ampio spazio è inoltre dedicato quello di Pistoia, della Busdorfkir- le raffigurazioni della Menorah per
alla ricezione nel mondo cristiano che di Paderborn, fino a due enor- mano di grandi artisti del XX e del
dell’immagine del candelabro, a mi candelabri del XVIII secolo pro- XXI secolo.
partire dall’età medievale. L’arte cri- venienti da Palma di Maiorca. Segnaliamo, infine e doverosa-
stiana, infatti, si appropria delle for- Una serie di celebri dipinti, alcuni mente, che la seconda sede della
me della Menorah per la creazione di originali (tra cui il Sacco di Roma di mostra raccoglie una serie di teso-
candelabri a sette bracci da colloca- Genserico del 455, di Karl P. Brjul- ri inestimabili, resi ancora piú
re nelle chiese. Questo fondamenta- lov, vedi anche la copertina di «Ar- preziosi dallo scrigno che gelosa-
le aspetto è documentato in mostra cheo» n. 373, marzo 2016) e altri in mente li conserva, il piccolo Mu-
dalla presenza di oggetti di grandis- riproduzione (tra cui La distruzione seo Ebraico di Roma.

A sinistra:
Menorah,
litografia di Ben
Shahn. 1965. Città
del Vaticano, DOVE E QUANDO
Musei Vaticani.
Nella pagina «La Menorà.
accanto: pagina Culto, storia e mito»
miniata Città del Vaticano,
dell’edizione Braccio di Carlo Magno
dell’Antico e Roma, Museo Ebraico di Roma
Nuovo fino al 23 luglio
Testamento nota Orario Braccio di Carlo Magno:
come Bibbia di lu-ma-gio-ve-sa, 10,00-18,00;
San Paolo fuori le me, 13,00-18,00; do chiuso;
Mura. IX sec. Museo Ebraico di Roma:
Roma, Abbazia di do-gio, 10,00-18-00;
S. Paolo fuori le ve, 10,00-16,00; sa chiuso
Mura, Biblioteca. Info www.museivaticani.va
www.museoebraico.roma.it
Catalogo Skira

a r c h e o 67
ETRURIA • CERVETERI

MAESTRI DI
IDRAULICA
CERVETERI, UNA DELLE PIÚ FIORENTI METROPOLI ETRUSCHE, È NOTA
INNANZITUTTO PER LE SUE GRANDIOSE NECROPOLI. MA NEL SUO
TERRITORIO SI CONSERVANO ANCHE SPETTACOLARI TESTIMONIANZE
DI INGEGNERIA GRAZIE ALLE QUALI LA CITTÀ POTÉ ASSICURARSI
LA PIÚ PREZIOSA DELLE RISORSE: L’ACQUA
di Vincenzo Bellelli

N elle Antichità Romane, lo


storico greco Dionigi di
Alicarnasso, attivo fra il I
secolo a.C. e il I secolo d.C., de-
scrisse Cerveteri – l’antica Caere –
Di questa città le scoperte archeo-
logiche hanno riportato alla luce
soprattutto le eccezionali necropoli
monumentali, che l’UNESCO ha
inserito nel 2004 nella lista dei siti
con le sue splendide tavole rico-
struttive? Dove e come vivevano
tutti quegli abitanti – circa 25 000,
secondo le stime piú accreditate –
che popolavano il centro urbano nel
come la piú popolosa e prospera Patrimonio Mondiale dell’Umanità, suo periodo di maggior sviluppo? E
città dei Tirreni. Sebbene retrospet- mentre ancora troppo poco cono- ancora: quali erano i «servizi» di cui
tivo, mai giudizio storico su una sciamo della città dei vivi. questa consistente popolazione ur-
città etrusca, fu piú veritiero: l’ar- bana poteva usufruire, inclusi in
cheologia ha infatti confermato ATENE D’ETRURIA primo luogo quelli che rientravano
pienamente che Caere, dall’inizio Come dobbiamo allora immaginar- nella sfera di controllo dello Stato?
alla fine della sua storia, fu una me- ci questa metropoli antica, al di là Se cerchiamo di rispondere a que-
tropoli antica di rango mediterra- dell’immagine romantica e idealiz- sto fascio di domande, uno degli
neo, fiorente e popolosa, proprio zata – quella di una sorta di Atene aspetti piú urgenti da chiarire è
come l’aveva descritta duemila anni etrusca – che ci ha lasciato l’archi- quello dell’approvvigionamento
fa lo storico di Alicarnasso. tetto Luigi Canina nell’Ottocento, idrico e della gestione dell’acqua

Nella pagina accanto: Cerveteri. Panoramica della necropoli della Banditaccia con, sullo sfondo, la città odierna.
In basso: veduta della parte occidentale dell’antica città di Cere, disegno di Luigi Canina. 1846.

68 a r c h e o
a r c h e o 69
ETRURIA • CERVETERI

nell’area urbana e nel suo territorio.


Come gestivano gli abitanti di Cae-
re questa risorsa naturale preziosa,
che oltre duemila anni fa condizio-
nava, molto piú di oggi, la vita delle
comunità antiche? Nel tentativo di
rispondere a questa domanda, pre-
sentiamo in queste pagine i primi
risultati di una ricerca di «Archeo-
logia dell’Acqua» che l’istituto di
studi sul Mediterraneo antico
(ISMA) del Consiglio Nazionale
delle Ricerche (CNR) conduce da
alcuni anni sul sito urbano di Cer-
veteri, con il sostegno prezioso del-
la Soprintendenza archeologica, a
latere delle attività che esso svolge
sul pianoro cerite dagli anni Ottan-
ta del secolo scorso.

«PAESAGGIO D’ACQUA»
La città di Cerveteri venne fondata
agli inizi dell’età del Ferro in un
contesto ambientale ricco di risor-
se idriche, un vero e proprio «pae-
saggio d’acqua». Forse non a caso,
una delle «leggende di fondazione»
tramandate dalle fonti antiche con

riferimento a Cerveteri ci presenta Benché nelle fonti letterarie latine


i futuri conquistatori della città – i solo quest’ultimo venga ricordato
Pelasgi – alla ricerca di acqua nel come il «fiume di Cerveteri» – e in
territorio in cui erano appena sbar- effetti tale è l’aspetto del Vaccina
cati. La sede individuata dagli abi- anche oggi, mentre il Manganello è
tanti della regione per la fondazio- poco piú di un rigagnolo – tutto fa
ne urbana era infatti un esteso pia- credere che le sorgenti naturali che
noro tufaceo, posto fra la costa alimentavano la popolazione urbana
tirrenica e il lago di Bracciano, di Cerveteri fossero poste nel Fosso
delimitato da due corsi d’acqua a del Manganello, a nord della città.
regime torrentizio, il Manganello a Nel 1878, allo sbocco della Via degli
nord e il Vaccina a sud. Inferi (la strada scavata nel tufo che

70 a r c h e o
collegava l’area urbana alla piú im- d’acqua importanti, ma in compen- una rete capillare di oltre 400 tra
portante delle necropoli, n.d.r.), al so ha rivelato l’esistenza, fino a pozzi, cunicoli e cisterne, con una
piede dell’altopiano della Banditac- qualche anno fa insospettata, di trat- concentrazione rilevante di opere
cia, fu identificata la principale di ti anche notevoli di condutture lungo il perimetro del pianoro.
queste sorgenti d’acqua: una grotta idriche sotterranee (sia nel cuore La tecnologia di queste opere idrau-
naturale in cui erano state convo- dei Vignali, che nel sottosuolo liche è semplice e sofisticata al tem-
gliate, attraverso canalizzazioni sot- dell’acropoli, nel nucleo medievale po stesso: gli antichi abitanti di Cer-
terranee, acque sorgive che sono della città moderna). In particolare, veteri sfruttavano l’alto coefficiente
state utilizzate fino alle soglie della le esplorazioni condotte per conto di lavorabilità della pietra locale (il
contemporaneità. del CNR da Giuliana Nardi a par- tufo vulcanico), realizzando opere
La scoperta, di cui il segretario co- tire dagli anni Ottanta del secolo ipogee e gallerie di grande ampiez-
munale Francesco Rosati diede no- scorso hanno permesso di censire za ed estensione, dovunque ci fosse
tizia nell’opera Cere e i suoi monu-
menti (1890), destò entusiasmo pa- Nella pagina accanto, in basso: veduta Nella pagina accanto, in alto: ingresso
triottico e orgoglio municipale: aerea del Fosso del Manganello (a moderno della sorgente etrusca
dopo aver fatto analizzare l’acqua in sinistra), uno dei corsi d’acqua che scoperta nel 1878.
laboratorio dall’esimio professor delimitano l’area dell’abitato e del In basso: panoramica aerea del
Balestra, le autorità municipali de- versante nord-occidentale del pianoro territorio di Cerveteri con indicazione
cretarono infatti l’adduzione dei Vignali (a destra). delle principali aree d’interesse.
dell’acqua potabile nel centro abita-
to, con opere che furono realizzate Porta Coperta
in pochi anni. In questo modo la
città di Cerveteri rivendicava con
fierezza una ideale linea di continu-
ità con l’epoca etrusca dimostrando

Via
la lungimiranza degli antichi abitan-
deg
ti del luogo in materia di approvvi- Valle Zuccara
li In
Laghetto Via della
gionamento idrico. Che l’impianto Bufolareccia
feri
originario risalisse a epoca etrusca,
come sosteneva Rosati, sarebbe sta-
to dimostrato dall’iscrizione monu-
ia
cc

mentale in alfabeto etrusco incisa su


ita

Vignale
nd

una parete della cavità rupestre –


llo
Ba

ne

oggi purtroppo scomparsa – che


la

ga
el

an
id

Vigna Tempio di Hera


ricordava il nome del magistrato
lM
ol

Parrocchiale
op

Tempio del
de

cittadino (forse un marone?) che


cr

Manganello Vigna Ramella


o
Ne

ss

aveva realizzato l’opera.


Fo

Vigna Marini
Terreno
a

Almeno altre due sorgenti erano Vitalini Vigna


ol

Renzi
M

Grande
localizzate sul versante opposto del
lla

Casaccia
de

Fosso del Manganello, lungo i fian-


o
ss
Fo

chi scoscesi della rupe dei Vignali: Acropoli


una fu individuata nel 1885, piú o S. Antonio
meno di fronte a quella posta presso
lo sbocco di Via degli Inferi, l’altra si Vignaccia
trovava presso il santuario del Man- Granarone
ganello, laddove oggi c’è un fontani-
le utilizzato come abbeveratoio.
Necropoli del Sorbo
a

UNA RETE CAPILLARE


ol

Necropoli di
M

Monte Abatone
lla

Nell’area urbana di Caere propria-


de

mente intesa, di cui va ricordata la


o
ss
Fo

ragguardevole estensione (150 etta-


ri circa), la ricerca archeologica non
ha segnalato la presenza di sorgenti

a r c h e o 71
ETRURIA • CERVETERI

la possibilità di catturare, conservare grande profondità, intervallate da


e stoccare l’acqua piovana e quella pozzi verticali che garantivano la
che si trovava nel sottosuolo. Se l’a- comunicazione con l’esterno. Le
spetto delle cisterne è quello tipico gallerie avevano fondo piano e vol-
di questi manufatti in tutte le cultu- ta arcuata; erano larghe circa 1 m e
re (ambienti ipogei a pianta qua- alte circa 1,60/1,80 m: dimensioni
drangolare con soffitti eventual- sufficienti per consentire agli anti-
mente sostenuti da pilastri e scale chi operai di muoversi e lavorare. A
laterali di accesso, con pareti provvi- che cosa servivano tutti questi cuni-
ste di rivestimenti a tenuta idrauli- coli sparsi sul pianoro urbano di
ca), del tutto peculiare era l’aspetto Cerveteri? Si tratta di canali di dre-
dei pozzi idrici: costruzioni a canna naggio, oppure di impianti di capta-
cilindrica verticale di straordinaria zione di acqua potabile che sfrutta-
perfezione tecnica, a volte profon- vano il principio fisico del percola-
dissime, in grado di raggiungere i mento e della filtrazione?
30-40 m di profondità, con «peda- L’esperienza ceretana suggerisce
role» sfalsate scavate lungo le pareti che la funzione dei cunicoli vada
cilindriche, che, dopo essere state determinata caso per caso e che, per
utilizzate durante la fase di escava- farlo, oltre alla tecnologia di realiz-
zione, servivano poi per la manu- zazione e alla forma del manufatto,
tenzione della struttura. a Cerveteri come ovunque, debba-
Degna di nota è anche la forma dei no essere tenuti in debito conto i
cunicoli. Si tratta di gallerie sotter- seguenti fattori: posizione topogra-
ranee, a volte molto brevi (poche fica della galleria (conca valliva, col-
decine di metri), altre volte piú lun- locazione periferica urbana o d’al-
ghe, scavate nel sottosuolo, anche a tro tipo, prossimità dei cigli, presen-

A sinistra: veduta
di un pozzo
etrusco posto sul
bordo del pianoro
cerite, sezionato
accidentalmente.
Al suo interno si
possono notare
le pedarole
scavate nella
parete.
A destra:
un’immagine
dell’interno di un
cunicolo. La
funzione
originaria di
questi spazi, che
formano una
estesa rete
sotterranea, non è
stata ancora
determinata in
modo assoluto.

72 a r c h e o
In alto: pozzo idrico con pedarole emerso dagli
scavi archeologici del santuario del Manganello.

za di corsi d’acqua da irregimentare, idraulica etrusca, e in particolare


ecc.), vicinanza di ambienti ipogei quella sottesa alla realizzazione dei
(cisterne), estensione del condotto cunicoli, sia stata introdotta per via
sotterraneo. culturale dall’Oriente nel corso del
Se davvero si trattava, come è stato VII secolo a.C. Dobbiamo dunque
accertato in alcuni casi, di impianti pensare che dietro l’aquilex etrusco
idraulici finalizzati alla raccolta – il rabdomante specializzato nella
dell’acqua potabile, avremmo una ricerca dell’acqua, di cui la trattati-
suggestiva analogia con la tecnolo- stica romana aveva grande rispetto
gia dei qanat iranici (sistemi compo- (Varrone, Satire Menippee, 448; Pli-
sti da file di pozzi collegati a un nio ilVecchio, Storia Naturale, XXVI,
canale sotterraneo, n.d.r.). Non per 16) – si celasse la sapienza orientale
caso, soprattutto fra gli orientalisti, si dei qanat centro-asiatici, veicolata da
è fatta strada l’idea che la tecnologia ingegneri idraulici immigrati in

a r c h e o 73
ETRURIA • CERVETERI

Etruria in età orientalizzante? Co- gere l’acqua nel fondovalle); i cuni- da ricollegare anche a fattori come
munque stiano le cose, e qualunque coli ciechi in pieno contesto urba- la crescita demografica; inoltre,
sia l’origine del know-how, quello no, con cisterna adiacente, avevano l’ampia distribuzione diatopica di
che stupisce di questi cunicoli invece piuttosto funzioni di capta- pozzi, cisterne e cunicoli, fa pensa-
idraulici etruschi sono la frequenza zione dell’acqua potabile; quelli di re a un sistema capillare e puntuale
e la pluralità di funzioni, in ambito maggior ampiezza dislocati nei fos- di sfruttamento e gestione delle
sia urbano che extraurbano. I nu- si e nelle vallate fluviali avevano risorse idriche, replicato ovunque
merosi esempi segnalati lungo il funzione di drenaggio e bonifica ci fosse la necessità di intervenire,
perimetro del pianoro di Cerveteri, dei terreni soprastanti. con accorgimenti tecnici standard,
con sbocco sui cigli, vanno ricolle- La ricerca archeologica documenta collaudati nel tempo.
gati a operazioni di drenaggio dei dunque per le infrastrutture idri-
terreni e prevenzione idrogeologica che di Cerveteri una situazione CANALI DI SCOLO
(secondo una ingenua ipotesi otto- complessa: lo sfruttamento sistema- E DI DRENAGGIO
centesca, invece, si trattava di vie tico e razionale delle sorgenti fa Un’altra categoria di opere idrauli-
d’accesso segrete, percorse furtiva- pensare a un uso dell’acqua centra- che ricorrenti nell’area urbana di
mente in caso di assedio per attin- lizzato e sotto controllo pubblico, Cerveteri è quella dei canali di sco-

STORIE INTERROTTE
La ricerca archeologica documenta l’intensa «seconda e riempiti di detriti già nell’evo antico. Queste cavità,
vita» dei pozzi e delle cisterne di Cerveteri. che in origine servivano per scopi idrici, hanno finito per
L’esplorazione di questi manufatti ha infatti evidenziato assumere il ruolo di discariche e ricettacoli di cumuli di
che, quasi senza eccezione, tutti furono defunzionalizzati detriti edilizi e di stoviglie.
I casi piú eclatanti a Cerveteri sono il «pozzo» (forse
una cisterna) in località Vigna Grande, nella proprietà di
Paolo Calabresi, in cui nel 1840 furono trovate le statue
di marmo della famiglia imperiale oggi conservate nel
Museo Gregoriano Etrusco e quello del pozzo trovato
negli anni Cinquanta del Novecento nelle vicinanze del
vecchio campo sportivo di Cerveteri, colmo di lastre
dipinte arcaiche, rotte in pezzi.

A sinistra: canalizzazione realizzata in blocchi di tufo.


In basso: assonometria isometrica ricostruttiva del
sistema di canalizzazione.

74 a r c h e o
lo. In tutti i quartieri urbani esplo- quartiere, con tutti gli impianti idri-
rati per via archeologica e con la ci e gli apprestamenti di ogni tipo,
geofisica sono venute alla luce cana- venisse raso al suolo per costruire
lizzazioni di vario tipo e veri e pro- un gigantesco tempio tuscanico.
pri canali di scolo. Nei casi meglio Ancora piú articolato era l’impianto
noti, come nel quartiere arcaico idrico messo in luce poco distante,
della Vigna Parrocchiale, si tratta di
sofisticati sistemi di canalizzazione
– vere e proprie fogne con sezione
a «U», realizzate con blocchi di tufo
di forma parallelepipeda e coperte
con pesanti lastre orizzontali. Il si-
stema doveva garantire lo smalti-
mento di acque impure derivanti
dalle lavorazioni artigianali che av-
venivano in loco prima che l’intero

In alto: fronte
della rupe
urbana con
sbocco di
cunicolo.
Qui accanto:
statua marmorea
dell’imperatore
Claudio in trono,
dagli scavi in
località Vigna
Grande a
Cerveteri.
I sec. d.C. Città
del Vaticano,
Musei Vaticani,
Museo
Gregoriano
Etrusco.
A sinistra:
pozzetto di
ispezione del
canale di scolo.

In queste pagine:
alcune immagini
dallo scavo
archeologico in
località Vigna
Parrocchiale.

a r c h e o 75
SCOPERTE • XXXX XXXXXX

nel mezzo del pianoro dei Vignali, ancora sostanzialmente inedito dal
nel sito battezzato «tempio di Hera». punto di vista archeologico.
Qui, gli scavi condotti nel 1912- La galleria, in corso di studio da
1913 da Raniero Mengarelli porta- parte dell’ISMA CNR, si trova
rono alla luce un intero quartiere presso lo sbocco di Via degli Inferi
«industriale», che oltre a una forna- nel Fosso del Manganello, a poche
ce, comprendeva diversi impianti di decine di metri di distanza dalla già
uso idrico: cisterne, pozzi, canalizza- citata sorgente scoperta nel 1878.
zioni e vasche di vario tipo. Frutto di un sofisticato progetto di
ingegneria idraulica, presumibil-
UN PROGETTO mente contemporaneo alla creazio-
URBANISTICO ORGANICO ne del fossato difensivo, la galleria
Fra le innumerevoli opere idrauli- doveva far confluire l’acqua piovana
che disseminate nel territorio di nel letto del fiume, allontanandola
Cerveteri, oltre ai ponti «sodi» (vedi dalle fortificazioni e dalla viabilità di
box a p. 78), una menzione speciale circonvallazione che serviva il tratto
merita la Galleria di Via degli Inferi, compreso fra le porte urbiche degli
uno spettacolare tunnel artificiale Inferi e della Bufolareccia, e oltre.
(lungo 30 m circa, alto circa 2 e L’impianto aveva sul lato a monte
largo 2,5) incluso nel catasto delle un ampio bacino di raccolta dell’ac-
cavità del Lazio (CA 217 La, cat. qua piovana, e con un tratto in gal-
A3), ben noto agli speleologi, ma leria sotterranea di circa 30 m sca-

76 a r c h e o
Dal tempio ricava a valle l’acqua direttamente presso la quale venne costruita an-
nel fiume, a pochi metri di distanza che una articolatissima opera idrau-
alle terme dal punto in cui gli ingegneri etru- lica sotterranea, costituita da cuni-
A sinistra: schi avevano regolarizzato un salto coli e cisterne, posta circa 25 m
veduta aerea del di quota che faceva cadere l’acqua sotto il ciglio della rupe affacciata
complesso in basso, a mo’ di cascatella, rallen- sul Fosso della Mola.
termale (e tandone il flusso. Altri santuari urbani e sub-urbani
precedente area La realizzazione della galleria faceva avevano al loro interno cisterne e
templare) sul parte di un progetto urbanistico fontane monumentali funzionali al
terrazzo organico e razionale, mirato alla si- culto e alle attività di ‘servizio’
affacciato sul stemazione della rupe urbana e del dell’area sacra. Il grande santuario di
Fosso della relativo fondovalle, in corrispon- Hercle in località Sant’Antonio, per
Mola. denza della Via degli Inferi ed è il esempio, comprendeva un fons mo-
Nella pagina segno piú evidente, a Cerveteri, di numentale poi inglobato nel podio
accanto, in un controllo pubblico della gestione del tempo di Hercle.
basso: scorcio dell’acqua in epoca etrusca. A questa divinità, una delle princi-
dell’interno pali del pantheon cerite, è stato ri-
della galleria di IL SACRO E L’ACQUA condotto anche il complesso monu-
drenaggio del L’acqua, infine, aveva un ruolo di mentale scoperto negli anni Novan-
Fosso del primo piano anche nell’organizza- ta del secolo scorso su uno dei ter-
Manganello. zione del sacro. La dislocazione del- razzi che dominano, in splendida
In basso: le aree di culto, infatti, privilegiava posizione, l’aperta vallata del fosso
planimetria e – oltre che l’acropoli e l’area centra- della Mola. Con il passare del tempo
sezioni delle le del pianoro dei Vignali – le posi- il sito non perdette la sua connota-
opere idrauliche zioni strategiche, ovvero le vie di zione di complesso edilizio legato
in località Valle accesso alla città e la prossimità di all’acqua, perché in epoca romana
Zuccara. sorgenti e corsi d’acqua. Il caso me- sulle rovine del tempio sorse un
glio noto è quello del santuario impianto termale. Secondo una re-
fontile di Valle Zuccara, che fu mo- cente ipotesi, qui dovrebbe collocar-
numentalizzato in età tardo-arcaica si il fons herculis – la fontana di Erco-
nei pressi di una sorgente naturale le – menzionato nelle fonti letterarie

a r c h e o 77
ETRURIA • CERVETERI

OPERE POLIVALENTI
In Etruria sono conosciuti con il nome di «Ponti Sodi» Sul Ponte Coperto passava la via che univa Cerveteri a
quei tunnel che, deviando o ribassando il letto di un Veio e oggi sostiene una strada comunale asfaltata,
piccolo corso d’acqua, costituiscono un ponte e, al percorsa anche da mezzi pesanti. Il ribassamento
contempo, un’opera di regolazione idraulica. Il nome artificiale del fondo del fosso, a monte del tunnel, ha
proviene dalla piú famosa di queste opere, il Ponte Sodo permesso di drenare il bacino del corso d’acqua che, in
di Veio, che George Dennis, in Cities and Cemeteries of origine, doveva essere una sorta di pianura paludosa, in
Etruria, definí «una delle piú pittoresche opere cui le acque ristagnavano e l’agricoltura non era
d’ingegneria». Nei pressi di Cerveteri esiste un altro possibile. L’assetto idraulico dato dai maestri etruschi al
«Ponte Sodo», noto come «Ponte Coperto». Pur essendo fosso di Ponte Coperto ha inoltre consentito di
meno noto, è notevolmente piú lungo del ponte veiente, incanalarvi, tramite un altro breve tunnel di
misurando 170 m circa, e in origine, prima che una collegamento, le acque di un corso d’acqua parallelo, il
porzione dell’imbocco di monte crollasse in epoca Fosso dei Santi, che quindi è stato a sua volta bonificato.
sconosciuta, si snodava per un’altra trentina di metri. Come per gran parte delle opere di bonifica piú antiche
Ponte Coperto incanala l’omonimo fosso, il cui alveo è dell’Etruria meridionale, l’epoca di costruzione di Ponte
stato abbassato artificialmente per raccordarlo Coperto non è nota. Tuttavia, si può ipotizzare che risalga
all’originale quota di fondo del tunnel. all’età arcaica, periodo della massima potenza di
A monte di Ponte Coperto il fosso ha una lunghezza di 7 Cerveteri. Ponte Coperto è un’opera eccezionale da vari
km circa, e una pendenza notevole; a valle del tunnel il punti di vista: fa parte di un progetto unitario che
corso d’acqua si innesta su un versante ancora piú comprende la sistemazione di due corsi d’acqua e la
ripido, aumentando di pendenza e smaltendo facilmente bonifica idraulica dei relativi bacini ed è integrato in una
le acque provenienti dal tunnel stesso. Questa rete viaria che collega, in un territorio collinare e
situazione implica che, durante le piene, l’acqua del topograficamente complesso, città fra loro indipendenti.
fosso ha una grande velocità e una conseguente forte Soprattutto, a oltre duemila anni dalla costruzione,
capacità erosiva: il fondo del tunnel è stato eroso e assolve ancora alle funzioni per cui fu costruito.
ribassato di un paio di metri, e le pareti hanno subito Un’altra importante opera idraulica del territorio
numerosi crolli. A causa di queste azioni, la forma ceretano è «Ponte Vivo», un tunnel lungo 20 m circa, che
originaria dell’opera è oggi pesantemente alterata. incanala il Fosso del Marmo. Al di sopra del tunnel,
Particolarmente impressionante è l’ultimo tratto di valle, anche in questo caso, passava un’importante via di
dove l’erosione e numerosi crolli della volta hanno comunicazione regionale, che collegava Cerveteri con i
formato un enorme camerone, nel quale vi sono i resti di territori a nord-ovest della città, verso Tarquinia e Vulci.
uno sbarramento in muratura, di epoca incerta: è Il Ponte Vivo è collegato alla città da due strade: una
presumibile che servisse a immagazzinare l’acqua, da che proviene dalla Porta settentrionale, l’altra dalla
usare per abbeverare il bestiame o per l’irrigazione in zona della Necropoli della Banditaccia-Via degli Inferi.
estate, quando il fosso è praticamente asciutto. Walter Dragoni, Pio Bersani e Angelo Canalini

78 a r c h e o
latine. Questa ipotesi presenta tutta-
via qualche difficoltà, perché richie-
de che il complesso venga dissociato
dalle altrettanto famose aquae caereta-
nae, l’impianto termale che nelle
fonti letterarie (Livio, Storie, XXII 1,
10; 36, 7-8) è sempre associato al fons
herculis e che però, grazie alle indagi-
ni della Soprintendenza, è stato lo-
calizzato con certezza in località
Pian della Carlotta.
L’intero versante meridionale della
rupe urbana di Caere – quello che
guardava verso Roma e verso Veio
– appare in ogni caso plasmato nel
segno di Ercole (eroe-dio civilizza-
tore, signore delle fonti) e sembra
aver avuto una relazione preferen-
ziale con l’acqua. Benché manchi il
riferimento a Ercole, lo stesso lega-
me preferenziale con l’acqua si ri-
scontra sul versante settentrionale
della città, affacciato sul fosso del ma del fatto che la gestione del Vecchio, che si attagliano alla perfe-
Manganello. Prova migliore non territorio e delle sue risorse idriche zione a Cerveteri, potremmo dire
potrebbe esserci del rapporto spe- pervadevano tutti gli aspetti della che «(l’acqua) fa aumentare il nu-
ciale che gli Etruschi di Caere ebbe- vita della comunità antica. Conclu- mero degli dèi e fa fondare le città»
ro con le acque della zona, a confer- dendo con le parole di Plinio il (Storia Naturale, XXXI, 2,2).

In alto: una PER SAPERNE DI PIÚ


veduta del
complesso delle Giuliana Nardi, La viabilità di una
Aquae metropoli, in AA.VV., Strade
caeretanae in degli Etruschi. Vie e mezzi di
località Pian comunicazione nell’antica Etruria,
della Carlotta. Silvana Editoriale, Milano 1985;
A sinistra: veduta pp. 157-166
a volo di uccello Mauro Cristofani, Giuliana Nardi,
del tempio di Maria Antonietta Rizzo, Caere 1,
Hercle in località Il parco archeologico, Consiglio
Sant’Antonio, con Nazionale delle Ricerche,
fontana Roma 1988
monumentale Margherita Bergamini (a cura di),
inglobata nel Gli Etruschi. Maestri di idraulica,
podio templare. Perugia, Electa 1991
Nella pagina Manuela Cascianelli, Gli Etruschi e
accanto: scorcio le acque, Edizioni Ebe, Roma 1991
interno della Rita Cosentino, Cerveteri e il suo
camera all’uscita territorio, Quasar, Roma 1995
del tunnel presso Stefania Quilici Gigli, Sui cosiddetti
il Ponte Coperto. Ponti Sodi e Ponte Terra, in Lorenzo
Quilici, Stefania Quilici Gigli (a cura
di), Strade romane, ponti e viadotti,
L’«Erma» di Bretschneider, Roma
1996; pp. 7-28

a r c h e o 79
SPECIALE • EGITTO
RIVELAZIONE
EGITTO
N ato nel 1824 per volontà di Carlo Felice di Savoia, il Museo
Egizio di Torino ebbe, settant’anni piú tardi, una «seconda
fondazione», quando ad assumerne la guida fu chiamato Ernesto
Schiaparelli. L’insigne studioso, del quale troverete il profilo biografico
all’interno di questo Speciale (vedi alle pp. 90-91), ebbe infatti un ruolo
determinante nell’arricchimento delle collezioni, grazie agli acquisti e alle
numerose campagne di ricerca in Egitto.
E ora, proprio quella fortunata stagione costituisce il cuore della nuova mostra
realizzata nel museo torinese, pensata per ripercorrere un’autentica epopea,
ma, soprattutto, per sottolineare l’importanza del lavoro di scavo, che il
direttore stesso della raccolta, Christian Greco, non esita a definire come uno
«degli aspetti fondamentali per la vita dell’Egizio». Il percorso offre dunque
l’opportunità di scoprire i piú che proficui risultati ottenuti dalla Missione
Archeologica Italiana (M.A.I.) e di rivivere, seppur virtualmente, le emozioni,
ma anche le esperienze di vita quotidiana dei suoi membri.
Uno degli aspetti che maggiormente connotano l’esposizione è infatti l’ampio
utilizzo del ricco archivio fotografico del museo, che, accanto alle immagini
realizzate per documentare le ricerche, propone scatti che evocano le atmosfere
della vita degli scavatori e il contesto nel quale si trovarono a operare.
Immagini d’epoca, alle quali si accompagnano non meno suggestive pagine
ingiallite di taccuini e diari di scavo.
«Missione Egitto» documenta dunque una sorta di archeologia dell’archeologia,
raccontando le imprese compiute dal Museo Egizio nei primi decenni del
Novecento con lo stesso piglio che accomunò i protagonisti di quelle campagne
nella riscoperta della civiltà egiziana.

Nella pagina accanto: cartellone pubblicitario della compagnia ferroviaria


Paris-Lyon-Méditerranée. 1927. Torino, Collezione Soleri.

a r c h e o 81
SPECIALE • EGITTO

L’EGITTO DI INIZIO
NOVECENTO
di Alessia Fassone

I rapporti tra l’Egitto e Torino iniziano


dopo la campagna militare napoleonica
del 1799; infatti, è di origine piemontese
Bernardino Drovetti, il generale che lo stesso
Napoleone vuole come rappresentante della
ne del Canale, il khedive commissiona la
composizione di un’opera lirica degna
dell’evento: l’incarico verrà assegnato a Giu-
seppe Verdi, che compone Aida, rappresenta-
ta per la prima volta all’Opera del Cairo nel
Francia ad Alessandria, dove resta fino al 1871. La presenza di europei in Egitto di-
1829. Durante la sua permanenza, Drovetti venta massiccia, apporta investimenti e inno-
stringe rapporti ufficiali e personali con vazioni, ma al contempo condiziona la vita
Muhammad ‘Ali, un generale turco di origi- politica e culturale del Paese, suscitando il
ni albanesi, che governa il Paese per conto malcontento tra i nazionalisti.
dell’impero turco. La loro collaborazione La rivolta guidata dall’ufficiale egiziano ‘Ura-
porta all’introduzione in Egitto di numerose bi Pasha, di umili origini, sfocia nel 1882 in
innovazioni tecniche in campo agricolo, bu- un attacco alla comunità straniera di Alessan-
rocratico, militare e sanitario; il modello di dria, a cui gli Inglesi rispondono con il bom-
riferimento è il sistema amministrativo fran- bardamento dei bastioni della città e con la
cese, che apre la strada a un’evoluzione del sua occupazione; il conseguente controllo
Paese in chiave industriale e commerciale. britannico imposto al Paese, governato da
Numerosi professionisti europei giungono al Abbas Hilmi II, si traduce in un vero protet-
Cairo e ad Alessandria per realizzare progetti torato nel 1914, destinato a terminare nel
urbanistici e infrastrutturali, installare attività 1922 dopo le rivolte anticoloniali guidate
economiche, gestire l’apparato statale e for- dall’ex ministro Sa’ad Zaghlul. Sale dunque al
mare i quadri dirigenti locali. Inoltre, potere Fu’ad, che in gioventú ha frequentato
Muhammad ‘Ali ottiene che i suoi discen- l’Accademia Militare di Torino, stringendo un
denti godano della sovranità ereditaria sull’E- forte rapporto di amicizia con il futuro re
gitto, regnando come khedive (viceré). Vittorio Emanuele III. In virtú di questo le-
Tra i suoi successori, Sa’id Pasha è colui che game privilegiato, il re d’Italia trova ospitalità
avvia lo scavo del Canale di Suez, terminato in Egitto dopo la sua abdicazione nel 1946,
sotto il regno del figlio Isma’il, nel 1869; le accolto dal nuovo re Faruk; morto l’anno
due città che si trovano lungo il percorso, successivo, è tuttora sepolto nella cattedrale di
Porto Sa’id e Isma’iliya, ricordano nei loro S. Caterina ad Alessandria. Infine, lo stesso
nomi i rispettivi fondatori. Ai lavori parteci- figlio di Fu’ad, deposto dalla rivoluzione dei
pano anche maestranze italiane, con l’impie- colonnelli nel 1952, ripara in Italia, dove di-
go di un gran numero di operai provenienti venta uno dei protagonisti della «dolce vita»
in particolare da Piemonte,Toscana e Veneto. di Roma; lí muore nel 1965.
Grazie alla nuova rotta marittima creata dal
Canale, le relazioni commerciali ed econo- GLI ITALIANI SUL NILO
miche vivono una fase di grande impulso e Le relazioni commerciali, culturali e politiche
l’Egitto diventa il perno dei collegamenti via tra l’Italia e l’Egitto hanno un’origine lonta-
mare; perciò Isma’il avvia anche la costru- na, che affonda le sue radici nell’età medieva-
zione di una moderna rete ferroviaria e di le, quando i mercanti delle Repubbliche
un servizio postale, oltre a riformare il siste- Marinare collegavano regolarmente le spon-
ma doganale. In occasione dell’inaugurazio- de del Mar Mediterraneo con una fitta rete di

Nella pagina accanto: una merenda-picnic organizzata da un gruppo di turisti europei nella sala
ipostila del tempio di Karnak a Luxor. 1900 circa. Firenze, Roger-Viollet/Alinari.

82 a r c h e o
a r c h e o 83
SPECIALE • EGITTO

scambi. La costante presenza lungo le coste In basso:


del Levante e dell’Egitto settentrionale di fotografia
basi commerciali europee si traduceva fin dal stereografica che
XII secolo in una serie di contratti stipulati ritrae una
tra l’impero ottomano e le potenze europee, cosiddetta «nave
chiamati «capitolazioni», che regolavano di- del deserto» nei
ritti e doveri degli stranieri presenti sui terri- pressi delle
tori posti sotto il controllo della Sublime tombe musulmane
Porta. In particolare, ai cittadini delle Repub- costruite fuori
bliche Marinare era riconosciuto il diritto di delle mura del
rispondere alle norme giuridiche degli Stati Cairo. 1896.
di provenienza, godendo altresí di particolari Firenze, Raccolte
forme di immunità giurisdizionale e persona- Museali Fratelli
le, che si estendevano fino all’inviolabilità del Alinari.
domicilio privato e al diritto di libero stabili-
mento. Tali privilegi rimangono in vigore in
Egitto fino al 1937, e per questa ragione la
giustizia è amministrata fino ad allora nei
cosiddetti Tribunali Misti; in particolare, l’ita-
liano era una sorta di «lingua fran-
ca» per le questioni commerciali e
diplomatiche.
Nonostante questi antichi rappor-
ti, una vera e propria comunità
italiana in Egitto si costituisce so-
prattutto durante l’Ottocento, a
seguito dei contatti successivi alla
Campagna Napoleonica e alla ri-
for ma dello Stato attuata da
Muhammad ‘Ali, che si avvale del-
la consulenza di molti professionisti
europei. Tra questi, sono numerosi
gli amministratori, incaricati di ri-
organizzare il territorio e il catasto,
gli ingegneri per la modernizzazio-
ne degli impianti idraulici e indu-
striali, e gli architetti, addetti alla
progettazione di impianti urbanisti-
ci razionali e moderni al Cairo e ad
Alessandria. Risalgono a questo pe-
riodo le opere di assetto urbanistico
del centro di Alessandria, nella zona della che attrae numerosi lavoratori italiani (è il
Piazza dei Consoli, dove trovano posto anche caso, per esempio, della famiglia del poeta
il Palazzo dei Tribunali Misti e il Palazzo del-Giuseppe Ungaretti). Oltre all’emigrazione di
la Borsa, o nel centro del Cairo, dai quartieri manodopera specializzata e artigianale verso
di Garden City a quello di Ezbekiya. l’Egitto dettata dalle nuove possibilità di lavo-
ro offerte dalle grandi opere, dal Risorgimen-
INGEGNERI E LETTERATI to in poi si assiste anche alla partenza di
Un primo trasferimento di artisti, architetti e molti intellettuali, soprattutto di stampo anar-
ingegneri italiani avviene verso la metà chico, che cercano realizzazione dei loro
dell’Ottocento: sono chiamati a intervenire ideali lontano dal sistema politico sabaudo, dal
nella modernizzazione dell’economia e clericalismo e – successivamente – dalla deri-
dell’urbanistica egiziane, in particolare nel va dittatoriale fascista.
periodo della costruzione del Canale di Suez, Le due maggiori comunità italiane si stabili-

84 a r c h e o
A sinistra: un tidue, delle quali oggi sopravvive soltanto la
altro esempio di Società Italiana di Beneficenza. A queste isti-
fotografia tuzioni si affiancano all’epoca anche centri di
stereografica, assistenza ed enti scolastici, come le Scuole
che ritrae una Littorie, l’Ospedale Italiano, la Casa di Ripo-
veduta dei Templi so «Vittorio Emanuele III» e l’Associazione
di File (Philae), Dante Alighieri. La vita culturale è sostenuta
sull’isola anche da numerosi bollettini e giornali di
omonima nel lingua italiana, mentre gli studenti italiani
fiume Nilo. 1904. raggiungono addirittura il numero di 1500
Firenze, Raccolte unità in ben 15 scuole.
Museali Fratelli La comunità italiana spicca per l’alta qualità
Alinari. intellettuale dei suoi componenti: annovera
importanti architetti, come Francesco Man-
cini, Mario Rossi, Ernesto Verrucci, Alessan-
dro Loria. La compagine dei letterati vede
attivi Giuseppe Ungaretti, Enrico Pea, Filippo
Tommaso Marinetti, Fausta Cialente; artisti,
cantanti, musicisti e giornalisti contribuisco-
no a diffondere la cultura italiana anche pres-
so la popolazione locale, come testimoniano
i numerosi termini italiani tuttora usati nella
Nel corso parlata colloquiale egiziana di Alessandria.
dell’Ottocento, in Le solide relazioni tra Italia ed Egitto all’ini-
zio del Novecento sono confermate anche
Egitto si costituisce dalla già menzionata amicizia personale sorta
tra i futuri re Vittorio Emanuele III e Fu’ad
una vera e propria all’Accademia Militare di Torino.
comunità italiana La presenza italiana raggiunge il suo apice
poco prima della Seconda Guerra Mondiale,
con oltre 60 000 membri (stabiliti tra Alessan-
scono ad Alessandria d’Egitto e al Cairo, ma dria e Il Cairo) che costituiscono il terzo
quest’ultima è meno consistente; altri conna- gruppo etnico del Paese, dopo quello egizia-
zionali si trovano nelle città del Canale di no e greco. Dopo la guerra, e soprattutto
Suez e nel Delta, dove prosperano industrie dopo la Crisi di Suez del 1956, la presenza
e commerci. La prossimità della costa alessan- delle comunità straniere si riduce sensibil-
drina con la frontiera libica senza dubbio mente. Da quel momento, infatti, non solo il
incentiva l’emigrazione verso le coste egizia- Canale e i suoi proventi sono nazionalizzati,
ne di numerosi mercanti e artigiani, ai quali ma tutti i beni e le attività economiche degli
si va ad aggiungere col tempo un numero stranieri sono confiscati e gli Ebrei cacciati
crescente di lavoratori dovuto all’arretratezza dal Paese; con loro partono in massa anche
economica italiana; tra questi spicca una forte altri stranieri, ormai minacciati dall’instabilità
presenza di donne e ragazze provenienti dal politica, dalla disoccupazione e dalle sempre
Nord-Est italiano, che trovano impiego come crescenti tensioni sociali. Gli eventi politici
cameriere, commesse, operaie. Il Nord Africa che segnano gli anni Cinquanta e Sessanta in
diviene per molti emigranti «l’America dei Egitto e in Libia costringono la gran parte dei
poveri», in virtú soprattutto della relativa vi- residenti stranieri a rientrare in Europa, ridu-
cinanza alle coste italiane e del basso costo cendo drasticamente la presenza italiana in
della vita in loco. Egitto alle scarse 3000 unità attuali. Inoltre, il
Ad alleviare le talora precarie condizioni di Consolato Italiano di Alessandria ha cessato la
vita dei nuovi immigrati dall’Italia operano sua attività nel 2013, nel quadro della riorga-
numerose associazioni filantropiche, molto nizzazione delle sedi diplomatiche per il
attive soprattutto durante il periodo fascista; contenimento delle spese delle pubbliche
nella sola Alessandria se ne contano ben ven- amministrazioni. Infine, ha contribuito al

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SPECIALE • EGITTO

86 a r c h e o
progressivo abbandono dell’Egitto da parte Nella pagina Cairo presso lo Shepheard’s Hotel e organiz-
degli Italiani anche l’incerta situazione poli- accanto: ancora za un flusso di viaggiatori che raggiunge le
tica ed economica seguita alla rivoluzione del una foto della 11 000 presenze nel 1890. Indubbiamente,
2011, che ha intaccato le pur fiorenti aziende merenda-picnic anche la sfarzosa inaugurazione del Canale di
italiane prima presenti sul territorio. nella sala ipostila Suez, nel 1869, attira un gran numero di
del tempio di stranieri: è presente anche l’imperatrice di
L’INDUSTRIA TURISTICA Karnak a Luxor. Francia Eugénie – che viaggia sul Nilo a
Viaggiare in Egitto e in Oriente prima del 1900 circa. bordo di una dahabiya – per la quale viene
XIX secolo non era una pratica comune, a Firenze, Roger- ampliato l’hotel Mena House Oberoi a Giza
causa dei lunghi tempi di trasporto, della Viollet/Alinari. e si costruisce una strada che porta dalla città
pericolosità delle traversate e – non da ulti- In basso: cartello alle piramidi. Due anni dopo, al Cairo debut-
mo – delle insopportabili condizioni clima- pubblicitario ta l’opera Aida di Giuseppe Verdi, composta
tiche e igieniche. A partire invece dalla ri- della compagnia appositamente per l’occasione.
scoperta della civiltà egizia all’inizio dell’Ot- James Moss & L’edilizia alberghiera subisce quindi un deciso
tocento, a seguito della spedizione napoleo- Company, impulso in tutte le località toccate dal turismo
nica e delle informazioni che andavano che ebbe e dal commercio: Alessandria, la Valle del Ni-
diffondendosi in Europa a mezzo stampa, la nell’esportazione lo, il Canale di Suez; sorgono il Winter Palace
terra del Nilo diventa meta di un turismo del cotone a Luxor, il Cataract ad Assuan, lo Shepheard’s
sempre piú curioso e invadente. egiziano una al Cairo. I grandi alberghi diventano anche
In principio, sono soprattutto uomini d’af- delle sue centri di aggregazione per gli stranieri resi-
fari e politici inglesi, che si spostano verso i principali fonti di denti in Egitto e offrono servizi esclusivi e
territori coloniali indiani, a far tappa in profitto. 1900 prodotti d’importazione europei. L’Egitto
Egitto e in Terra Santa, sovente accolti e circa. Torino, diventa anche una meta privilegiata per chi
supportati dai rappresentanti diplomatici sul Collezione Soleri. vuole svernare lontano dal clima freddo e
posto; la via marittima attraverso il Mediter-
raneo e il Mar Rosso si rivela infatti piú
rapida ed economica di quella terreste, cor-
rispondente all’antica Via della Seta. Il po-
tenziamento dei collegamenti via mare ren-
de piú agevole l’arrivo ad Alessandria, dove
verso la metà del secolo sbarcano oltre 2000
passeggeri britannici all’anno. Il loro nume-
ro è tale da suscitare vibrate reazioni da
parte di consoli e ambasciatori, soverchiati
dalle richieste di ospitalità.
Anche le scoperte archeologiche e la sensa-
zione suscitata in Europa dalla presenza delle
antichità egizie spingono studiosi, artisti e
collezionisti a visitare il Paese. In Egitto, in-
tanto, le infrastrutture sono in fase di rinno-
vamento, grazie all’opera di modernizzazione
voluta da Muhammad ‘Ali, che porta al po-
tenziamento delle strade, dei trasporti e della
sicurezza. In questo contesto si inseriscono
anche le iniziative di sviluppo turistico pro-
mosse da compagnie private, come quella di
Thomas Cook, l’inventore del tour operator.
Un viaggio organizzato libera il cliente
dall’incombenza di ricercare alloggio, tra-
sporti e guide, permettendo di compattare le
visite in poco tempo e con minori costi. Dal
1870 circa la Thomas Cook & Son gestisce
un servizio di navi a vapore che percorrono
il Nilo tra Il Cairo e Assuan, ha un ufficio al

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SPECIALE • EGITTO

umido del Nord Europa, in un Paese relativa- punto da rendere difficoltoso il lavoro degli Nella pagina
mente vicino, abituato alla cultura occidenta- archeologi nella Valle dei Re. accanto: la
le, dal fascino esotico e relativamente sicuro. I La crisi mondiale degli anni Trenta e il suc- copertina de
clienti trovano cosí sistemazioni in hotel di cessivo nuovo evento bellico causano un La Domenica
prima categoria dotati di ogni comfort, traspor- crollo netto delle presenze di viaggiatori in del Corriere del
ti comodi e talora persino refrigerati (come i Nord Africa.Tuttavia, gli alberghi non restano 12 agosto 1956,
convogli di prima classe della compagnia vuoti ma diventano i quartier generali dei che illustra con
belga Wagons-Lits), imbarcazioni con arredi comandi militari delle forze impegnate sul un disegno la
alla moda e decori in materiali pregiati. fronte africano. Finita la guerra, è però l’insta- notizia della
Parallelamente, inizia anche una produzione bilità della situazione politica in Medio nazionalizzazione
di guide turistiche che hanno lo scopo speci- Oriente e in Egitto a tenere lontani i turisti: del Canale di
fico di accompagnare i viaggiatori nelle loro si assiste alla cacciata di re Faruk e alla procla- Suez. Gamal
escursioni; tra queste, la piú longeva è quella mazione della Repubblica Egiziana nel 1952, Abdel Nasser,
del tedesco Karl Baedecker, la cui prima edi- alla nazionalizzazione del Canale di Suez nel allora Presidente
zione risale al 1878. Ai testi per uso pratico si 1956, ai conflitti contro Israele nel 1967 e nel della Repubblica
affiancano anche numerosi resoconti di viag- 1973. Tuttavia, è ancora l’archeologia a soste- egiziana, è
gio, corredati di illustrazioni e farciti di aned- nere il mercato turistico: la sensazionale ope- raffigurato mentre
doti curiosi e sorprendenti, romanzi e rac- razione di salvataggio dei templi nubiani appunta la
conti ispirati all’Egitto antico e moderno. dalle acque del Lago Nasser, formatosi dopo bandiera egiziana
Dopo una battuta d’arresto del flusso turistico la costruzione della diga di Assuan, richiama su una carta
nel periodo della Prima Guerra Mondiale, gli nuovamente gli appassionati nella terra dei geografica,in
anni Venti del Novecento vedono un’affer- Faraoni. Il fenomeno dei viaggi di massa che corrispondenza
mazione della crociera sul Nilo come un must caratterizza gli ultimi anni del Novecento del Canale di
imprescindibile per i ricchi borghesi, creando subisce un brusco e improvviso arresto nel Suez, dopo aver
cosí un rilancio degli investimenti stranieri 2011, a causa delle rivolte che portano alla rimosso quella
nel settore turistico egiziano. deposizione del presidente Mubarak. Speran- inglese.
Negli anni successivi al 1922, l’incremento do in un ricorso ciclico della storia, è da au- In basso: L’arrivo
maggiore in termini di presenze è dovuto gurarsi che siano nuove scoperte archeologi- di Sua Maestà
alla scoperta della tomba di Tutankhamon, che a riportare un’altra volta gli stranieri in l’Imperatore
che attira frotte di curiosi e di giornalisti, al viaggio nella Valle del Nilo. d’Austria a Port
Saïd, litografia di
Gustave Nicole
tratta dalla serie
Inauguration du
Canal de Suez.
1869.

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a r c h e o 89
SPECIALE • EGITTO

DALLE MONTAGNE
AL DESERTO
di Beppe Moiso, Maria Cristina Guidotti,
Federico Poole ed Egle Micheletto

Ernesto Schiaparelli nacque il 12 luglio 1856 a


Occhieppo Inferiore, un paesino ai piedi delle
montagne, a pochi chilometri da Biella. Nel 1878, dopo il
conseguimento della laurea in lettere all’Università di
Torino con una tesi intitolata Del sentimento religioso
degli antichi Egiziani secondo i monumenti, sotto la guida
dell’ottimo professore di egittologia Francesco Rossi, si
trasferí a Parigi per un corso di specializzazione all’École
Pratique des Hautes Études della Sorbona, dove seguí le
lezioni di Eugène Revillout e di Gaston Maspero. Con
quest’ultimo, di origine italiana, instaurò una salda
amicizia, che molto lo sostenne durante le sue ricerche
in Egitto, visto che Maspero, dopo la morte di Auguste
Mariette (1881), fu chiamato a sostituirlo alla direzione
del Service des Antiquités de l’Égypte. Schiaparelli
rientrò in Italia sul finire del 1879 assumendo, per un
breve periodo, l’incarico di Ispettore della Pubblica
Istruzione a Roma; poi si trasferí a Firenze al Museo
Archeologico, prima come assistente della collezione In alto: ritratto di Ernesto Schiaparelli in età avanzata.
egizia ed etrusca e poi, alla fine del 1881, come direttore È una delle pochissime fotografie del grande egittologo,
della sezione egizia. Qui, al fine di ampliare le collezioni, che è ricordato anche per l’estrema riservatezza.
organizzò due campagne di acquisti di antichità in Egitto, Nella pagina accanto: parti del mobilio e degli oggetti dello
nel 1884-1885 e nel 1891-1892. studio di Ernesto Schiaparelli.
Nel 1894, con la morte di Ariodante Fabretti, Ernesto
Schiaparelli fu chiamato a Torino per sostituirlo alla anche con il riordino delle collezioni, Schiaparelli si
direzione del Regio Museo di Antichità ed Egizio e attivò prontamente, come già aveva fatto per il museo
interruppe cosí la sua preziosa esperienza con fiorentino, programmando una importante campagna di
l’ambiente fiorentino. Giunto a Torino nell’autunno del acquisti e il 15 ottobre del 1900 sollecitava l’allora
1894 – la nomina a direttore è del 30 settembre – Ministero dell’Istruzione Pubblica, per ottenere il
Schiaparelli si dedicò con energia al riassetto del museo finanziamento di una campagna che si sarebbe svolta nei
che, rimasto a lungo inattivo, rischiava di perdere quel mesi di gennaio e febbraio dell’anno seguente.
primato che lo aveva reso celebre nel mondo. Occorreva Schiaparelli percorse l’Egitto fino ad Assuan e il 23
rinnovare gli allestimenti con nuove e piú luminose febbraio 1901, già rientrato al museo, comunicava al
vetrine, sul modello di quelle adottate per Firenze, e Ministero l’esito positivo della missione, con le
occorreva farlo entro la primavera del 1898, data in cui si antichità acquistate già in viaggio per Torino e piú tardi,
sarebbe svolta a Torino l’Esposizione Generale Italiana. il 23 novembre, stilando un rapporto dettagliato degli
Inoltre, per tornare a competere con i principali musei acquisti e definendoli «molti e preziosi». Tuttavia
d’Europa e d’America, era necessario incrementare le Schiaparelli aveva ben compreso che le campagne di
collezioni, colmando le lacune della Collezione Drovetti. acquisti in Egitto non rappresentavano la strada migliore
I nuovi allestimenti del museo vennero inaugurati il 21 per arricchire le collezioni, sia per gli elevati costi che
maggio del 1898, con la sistemazione della «manica» a comportavano, sia per l’acquisizione di materiali
chiusura del cortile verso vicolo Eleonora Duse che decontestualizzati e spesso di provenienza ignota.
ospitava, al piano terra, la statuaria greco-romana. Occorreva invece intraprendere ricerche direttamente
Terminati i gravosi impegni derivanti dall’Esposizione, sul campo, cosí come facevano altri musei,

90 a r c h e o
programmando piú stagioni di scavo e individuando del 1908, di un’area molto vasta, comprendente, oltre al
preventivamente i siti che avrebbero potuto restituire Piemonte e la Valle d’Aosta, anche la Liguria e, piú tardi,
materiali interessanti. Inoltre, le procedure per parte della Lombardia. Saranno sotto la sua
l’ottenimento delle necessarie concessioni di scavo responsabilità gli scavi archeologici e i musei di tutto il
erano assai semplici e le regole allora vigenti territorio, compreso quello egizio fino al 1927, quando gli
consentivano ancora ai ricercatori di trattenere anche succederà Pietro Barocelli. Poco dopo, nel 1909,
piú della metà degli oggetti scoperti, in base alla loro Francesco Rossi lasciò per raggiunti limiti di età
importanza e rarità. Per di piú Schiaparelli poteva anche l’insegnamento di Egittologia all’ateneo torinese ponendo
contare sul suo maestro parigino, Gaston Maspero, fine alla cattedra. L’insegnamento venne proseguito da
promosso alla direzione del Service des Antiquités de Ernesto Schiaparelli, in qualità di direttore del Museo
l’Égypte, e sulla presenza delle numerose stazioni Egizio e già libero docente dal 1898, inaugurando una
missionarie francescane disseminate sul territorio che tradizione proseguita fino al 1990.
avrebbero potuto fornirgli il supporto logistico. Sarebbe Il 23 febbraio del 1923, Schiaparelli partí l’ultima volta
però stato necessario trovare i fondi, certo fuori dalla verso l’Egitto per recuperare il materiale archeologico
portata delle misere finanze del museo, per sostenere raccolto nel corso dell’ultima sua campagna di scavi a
anche lunghi soggiorni in Egitto, con l’assunzione di Gebelein e depositato presso la Missione Francescana di
numeroso personale indigeno, e infine bisognava Luxor, da dove tutto aveva avuto inizio, quasi
affrontare i costi dei trasporti. quarant’anni prima. Il 18 settembre del 1924 venne
Per Schiaparelli, che già meditava una intensa attività nominato Senatore del Regno e, appena un mese dopo, il
archeologica, si stava delineando un futuro faticoso e 17 ottobre, alla presenza di Vittorio Emanuele III, suo
denso di impegni, una situazione che poi lo primo mecenate, venne inaugurato il nuovo allestimento
accompagnerà per tutta la vita. Ai compiti derivanti dai del museo a cui aveva collaborato anche Pietro
doveri istituzionali, legati alla direzione del Museo di Barocelli, con l’apertura di tre nuove sale, dedicate alle
Antichità ed Egizio, si aggiunsero infatti presto quelli scoperte compiute a Gebelein e Assiut.
legati alla creazione di tre istituzioni assistenziali che, L’uomo schivo, dal carattere determinato e autoritario
come vedremo piú avanti, si irradieranno, con una che aveva dominato la scena per decenni, era oramai
frenetica attività, in Europa, Africa, Asia e Americhe. stanco e malato e a chi gli consigliava di prendersi
Intanto, con la riorganizzazione amministrativa del maggiore cura della sua persona rispondeva: «Lo farei se
territorio italiano in fatto di tutela archeologica, il fossi giovane, ma oramai la macchina è usata, non vuol
Ministero della Pubblica Istruzione, tramite la legge n. piú saperne di funzionare». Il Senatore Ernesto
386 del 1907, istituí le Soprintendenze Archeologiche, Schiaparelli veniva meno alle prime luci dell’alba del 14
definendone i ruoli e le aree di influenza. Ernesto febbraio del 1928, nella sua casa torinese di corso Oporto
Schiaparelli venne nominato Soprintendente, il 15 marzo 40 (oggi Giacomo Matteotti).

a r c h e o 91
SPECIALE • EGITTO

LA MISSIONE ARCHEOLOGICA
ITALIANA IN EGITTO
di Beppe Moiso

A differenza degli altri Paesi, l’Italia si


attivò nella ricerca archeologica in
Egitto solo nel 1903 con la nascita
della Missione Archeologica Italiana (M.A.I.).
I precedenti viaggi in Egitto per acquistare
In basso:
fotografia storica
che ritrae
l’interpretazione
moderna della
sono entrate nella letteratura le scoperte e i
sistematici saccheggi di intere necropoli, i cui
corredi funerari si trovano oggi sparsi nelle
collezioni museali e private di mezzo mondo.
Questa pratica era già viva in epoca faraonica,
antichità al fine di arricchire le collezioni dei dea egizia Iside, come dimostrato dai furti acclarati e dal riu-
musei di Firenze e Torino avevano definitiva- realizzata come tilizzo delle tombe devastate. A questo riguar-
mente convinto Ernesto Schiaparelli sulla chiave di volta do è significativa la narrazione fornita dai due
inopportunità di procedere in tal senso, anche dell’arco frammenti dello stesso papiro, Papiro Amherst
a causa dei numerosi elementi negativi che dell’ingresso e Leopoldo II, dove si legge la confessione di
erano emersi. Innanzitutto i materiali prove- principale del uno degli otto ladri catturati che, durante il
nivano in larga misura da scavi clandestini e il Museo Egizio del regno di Ramesse IX, erano dediti al saccheg-
loro acquisto, oltre a incentivarne l’illecita Cairo. 1900 circa. gio delle tombe.
ricerca, era mal tollerato dalle autorità dele- Firenze, Raccolte Dopo una esaustiva descrizione dell’accadu-
gate alla tutela delle antichità, che assistevano Museali Fratelli to, certo favorita dall’uso del bastone, lo
impotenti al totale sconvolgimento delle aree Alinari. sciagurato terminava dicendo: «Cosí io, insie-
archeologiche. Intere famiglie si dedicavano me con gli altri ladri che erano con me abbiamo
da oltre un secolo alla ricerca di antichità, continuato fino a ora nella pratica di derubare le
mantenendo segreti i luoghi da cui periodi- tombe dei nobili della terra che sta a occidente di
camente prelevare gli oggetti da vendere, per Tebe. E molti degli abitanti di questo territorio
affrontare le necessità quotidiane. fanno di professione i ladri come noi e sono nostri
L’area tebana, con le sue oltre quattromila buoni compagni». Riferendoci invece a uno
tombe, permise la vita a intere generazioni; dei due papiri Mayer, che contengono gli

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atti dei processi contro i violatori delle tom- In basso: missione dovrebbe prolungarsi per un triennio e per
be di Ramesse II e Sethi I, si legge la dram- fotocamera a la durata di un quadrimestre ogni anno, importan-
matica ammissione della vedova di uno dei banco ottico in do per le spese di scavo, una spesa annuale di £
ladri, che dice: «Egli aveva portato via un po’ di legno di noce con 15.000, a cui potrebbero forse contribuire col Regio
rame appartenente a questa tomba, lo abbiamo soffietto in pelle, Governo, alcuni Enti Morali e Scientifici».
venduto e divorato». montata su Contemporaneamente Schiaparelli si attivava
Andava inoltre considerato, come già detto, treppiede in astutamente nei confronti dell’amico Gaston
che i reperti acquistati erano privi del loro legno con Maspero, chiedendo suggerimenti sulle loca-
contesto di provenienza, il che riduceva di manovellismo per lità nelle quali avrebbe ben visto l’inizio del-
molto il loro valore scientifico, mentre il loro regolare altezza e le ricerche, richiesta che venne prontamente
prezzo era in continuo aumento a causa delle inclinazione. Fine accolta e, con lettera del 20 aprile 1902, ac-
crescenti richieste. Infine vi era il problema del XIX sec. cordava l’autorizzazione per intraprendere
dei falsi che le buone scuole locali erano in Torino, Museo scavi a Eliopoli e a Tebe nella Valle delle Re-
grado di produrre a ritmi sorprendenti. Egizio. gine. Prontamente Schiaparelli, che probabil-
mente non aspettava altro, comunica al Mini-
COLMARE LE LACUNE stero l’interesse riposto dall’Egitto per l’inter-
Schiaparelli aveva pertanto maturato la con- vento italiano sul territorio e il 29 aprile,
vinzione che era tempo di intraprendere tornando a chiedere la pianificazione e la
ricerche direttamente sul campo, pianifican- copertura finanziaria delle attività, tra l’altro
do una serie di scavi in quelle località che, dice: «Ora mi pregio rimettere copia a V.E. di una
oltre a promettere buoni risultati, lettera, col rispettivo allegato, ricevuta dal Marchese
avrebbero potuto fornire quei materia- Salvago Raggi, Regio Agente Di-
li utili a colmare le numerose lacune di plomatico in Egitto (Ministro
cui soffriva la collezione Drovetti. Al- della Legazione Italiana al
tri Paesi da tempo avevano operato in Cairo); dalla quale risulta che,
tal senso, appoggiati, anche finanzia- memore di un mio antico deside-
riamente, dai rispettivi governi e isti- rio, e con singolare deferenza per
tuzioni private. Infine, come sappia- questo Museo, il Maspero, Diretto-
mo, Schiaparelli poteva contare sul re Generale delle Antichità in Egit-
suo professore parigino, Gaston to, avrebbe riservato al Museo di
Maspero, ora alla direzione Torino la ricerca e lo scavo della
del Service des Antiquités de necropoli di Eliopoli, e di tombe re-
l’Égypte, e sull’assistenza del- ali nella Valle delle Regine. Lo
le Stazioni Missionarie France- scavo che, forse per l’ultima volta,
scane disseminate in Egitto. ci viene proposto è di tale impor-
Uno dei primi segnali circostanziati di questo tanza, esso può tanto largamente
intendimento lo raccogliamo in una contribuirci alla storia dell’Egitto e all’incremento
lettera di Schiaparelli inviata il 23 no- del materiale archeologico di questo Museo, che
vembre 1901 al Ministero della Pub- non può, io ritengo, non essere accettato con
blica Istruzione, dove si legge: «Ebbi già gratitudine. Per quanto concerne la parte finan-
occasione di richiamare l’attenzione del R. Gover- ziaria, non vi sarebbero difficoltà tali, che non
no sul vantaggio che poteva ricavarsi per le collezio- possano essere superate».
ni dello Stato dall’esecuzione di scavi a conto no-
stro in quel suolo ricchissimo di antichi cimeli». UNA STRUTTURA AUTONOMA
Sulla medesima lettera espone «il program- Nel corso di una udienza personale del
ma che avrei vagheggiato, per una Missione 2 giugno 1902, concessa dal re Vittorio
archeologica italiana in Egitto», compren- Emanuele III, Schiaparelli ebbe mo-
dendo anche i suggerimenti di Giusep- do di esporre al sovrano il suo pro-
pe Botti (primo), che lo invitava a «ten- getto di ricerca, mediante la creazio-
tare saggi di scavo in qualche località bene ne di una struttura finanziariamente
scelta della Provincia del Fayum, nella autonoma dalle casse del museo, la
quale si sono trovati pregevoli papiri M.A.I. (Missione Archeologica Ita-
greci». La lettera termina con queste liana), in grado di gestire scavi in
indicazioni: «Secondo il mio parere la

a r c h e o 93
SPECIALE • EGITTO

L’ATTIVITÀ ARCHEOLOGICA
Le ricerche avviate da Schiaparelli in Egitto si
protrassero per circa un ventennio a partire
dal 1903, interessando undici località
disseminate lungo il Nilo, quali espressione di
importanti centri politici e religiosi, a cui si
affiancarono modesti insediamenti provinciali:
un progetto elaborato da Schiaparelli, nel
tentativo di riunire il materiale documentario
mancante al museo torinese.

Le località interessate dagli scavi furono:


• Giza nel 1903
• Valle delle Regine nel 1903, 1904 e 1905
• Eliopoli nel 1903, 1904, 1905 e 1906
• Ashmunein nel 1903, 1904 e 1909
• Deir el-Medina nel 1905, 1906 e 1908
• Qau el-Kebir nel 1905 e 1906
• Hammamiya nel 1905 e 1906
• Assiut nel 1906, 1908, 1910, 1911, 1912 e 1913
• Gebelein nel 1910, 1911, 1914 e 1920
• Bahnasa nel 1910, 1911 e 1912
• Assuan nel 1914

Egitto, nell’interesse del nostro Paese. Al vivo


interesse manifestato dal sovrano seguí, il 12
dello stesso mese, una ulteriore dettagliata
relazione di Schiaparelli, contenente la pia-
nificazione dei lavori e la somma necessaria.
L’accoglimento della Real Casa non si fece
attendere accordando un contributo Reale
annuo di 15 000 lire per la durata di quattro Questi primi finanziamenti permisero alla In alto: foglio di
anni, nel contempo si auspicava anche il M.A.I. di svolgere le prime quattro campagne una lettera
sostegno economico del Governo, di Corpi di ricerca nelle seguenti località: indirizzata al
morali, di Società e Accademie al fine di Ministero per la
contenere l’esborso Reale. A questo appello 1902-1903: Eliopoli, Ermopoli, Giza e Valle Guerra in cui si
risponderà prontamente il Ministro della delle Regine richiedono 500
Istruzione Pubblica (poi Pubblica Istruzio- 1904: Eliopoli, Ermopoli e Valle delle Regine cartucce a salve
ne), Nasi, deliberando uno stanziamento 1905: Deir el-Medina, Eliopoli, Hammamiya, per la Missione
annuo di 4000 lire, piú altre 1000 lire a in- Qau el-Kebir e Valle delle Regine Archeologica
cremento dell’assegno annuo riservato al 1905-1906: Assiut, Deir el-Medina, Eliopoli, Italiana, in quel
museo, per finanziare i maggiori oneri. Hammamiya e Qau el-Kebir momento
Restava infine il problema della ricerca dei impegnata negli
papiri greci, già caldeggiata nel 1901 da Giu- A eccezione della località di Eliopoli, dove le scavi a Deir
seppe Botti e ufficialmente sostenuta dal Pre- ricerche furono meno fruttuose a causa del el-Medina e nella
sidente dell’Accademia dei Lincei, il Senatore terreno archeologico notevolmente sconvol- Valle delle
Pasquale Villari; questo altro gravoso impegno, to e per la presenza di acqua freatica nello Regine. 1906.
al quale Schiaparelli non poteva sottrarsi, lo scavo, le altre indagini consentirono il recu- Torino, Archivio
costrinse a chiedere al Ministero, ancora nel pero di materiale archeologico molto impor- di Stato, fondo
luglio del 1902, un aumento annuo di 5000 tante, «circa 400 casse giunsero a Torino», ricor- Museo Antichità
lire del finanziamento già accordato. dava Schiaparelli, che venne esposto, anche a Egizie.

94 a r c h e o
scopo dimostrativo, in alcune sale del museo
già nel 1907. La tomba di Kha e della consor-
te Merit, ritrovata intatta a Deir el-Medina
nel 1906 aveva, con il suo straordinario cor-
redo, dimostrato la persistente ricchezza di
molte aree archeologiche suscitando, specie
negli ambienti culturali, la necessità di prose-
guire le ricerche.
Del resto Schiaparelli, oramai rimasto privo di
fondi, non mancava di enfatizzare le scoperte
e, relazionando al Ministero alla fine di set-
tembre del 1906, si esprimeva in questi ter-
mini: «Ora commercialmente parlando, tutto il
materiale archeologico sopraccennato rappresenta un
valore notevolmente superiore [Schiaparelli cono-
sceva bene i prezzi del mercato antiquario],
poiché la somma di 130 000 lire occorsa in un
quadriennio per tutte le spese della Missione, po-
trebbero riprendersi immediatamente colla sola
suppellettile della tomba di Kha».

LE ESIGENZE DEL BILANCIO


Contestualmente, presentava un nuovo am-
bizioso programma di lavori per gli anni
futuri, richiedendo una adeguata copertura
finanziaria prospettando, se necessario, la
riduzione dell’attività di ricerca e la durata
degli scavi, indicando soltanto le priorità
che si sarebbero dovute mantenere. Un
mese dopo, il Ministero accordava la cifra
di 4000 lire annue, con la precisazione che
i lavori si potevano proseguire soltanto «an-
no per anno in base ai limiti consentiti dalle
condizioni del bilancio».
Le successive campagne del 1907 e del 1908,
a cui partecipò soltanto Schiaparelli, furono
molto ridotte; la prima non fu neppure una
campagna di scavi, bensí un sopralluogo so-
stanzialmente esplorativo, utile per meglio
pianificare l’attività della M.A.I. in una situa-
zione di notevoli ristrettezze. La seconda
poté beneficiare soltanto di un contributo
ministeriale ulteriormente ridotto, poiché
delle 8700 lire stanziate in bilancio per le
esplorazioni all’estero, la maggior parte erano
già state impegnate per gli scavi di Creta e
(segue a p. 99)

A destra: due pagine di un taccuino di Francesco


Ballerini, il primo collaboratore a tutto campo di
Enresto Schiaparelli, con relazione e rilievi sulla
tomba di Pareherumenef (QV42) nella Valle delle
Regine. 1904. Torino, Archivio di Stato, fondo
Museo Antichità Egizie.

a r c h e o 95
SPECIALE • EGITTO

L’ORGANIZZAZIONE DELLO SCAVO


I lavori potevano essere iniziati invernale, per evitare le eccessive dovevano preventivamente
soltanto dopo aver ottenuto le calure estive. Quando i siti occuparsi degli aspetti logistici e
necessarie concessioni di scavo, interessati dagli scavi erano piú delle assunzioni, anche di centinaia
rilasciate dal Service des d’uno nel corso della medesima di operai. I preparativi e il
Antiquités de l’Égypte, con l’aiuto campagna, fatto abituale per trasferimento dei ricercatori e dei
del nostro personale diplomatico al l’attività di Schiaparelli, si iniziava materiali in Egitto avvenivano tra i
Cairo. Per Schiaparelli questo da quelli piú meridionali, per mesi di novembre e dicembre, con
primo passaggio fu sempre risalire verso nord, con vapori partenti da Genova, Napoli o
agevolato dalla personale amicizia l’approssimarsi della stagione Messina, e per i quali la Compagnia
con Gaston Maspero, a capo estiva. La preparazione dei cantieri Italiana di Navigazione applicava
dell’istituzione, che vide sempre e il susseguirsi delle operazioni di eccezionalmente la riduzione del
con interesse e benevolenza la scavo venivano pianificate prima 50%. Nell’organizzare le partenze
presenza italiana in Egitto. della partenza, preavvisando per del personale Schiaparelli
Le ricerche si svolgevano tempo sia il fidato Bolos Ghattas, prevedeva sempre un primo
principalmente nella stagione che i frati francescani, che contingente di collaboratori che lo

Due pagine di un taccuino di Francesco Ballerini con rilievi di Eliopoli (missione del 1904) e della tomba di Kha
(missione del 1906), annotati a matita. XX sec. Torino, Archivio di Stato, fondo Museo Antichità Egizie.

96 a r c h e o
In alto: fotografia d’epoca che ritrae Francesco Ballerini a Qau el-Kebir. 1905. Como, Archivio CEFB-Centro di
Egittologia Francesco Ballerini. La fotografia è scattata all’interno dell’antica cava di pietra dove venne installato
l’accampamento della Missione per gli scavi a Qau el-Kebir e del quale si riconoscono le tende sullo sfondo. Insieme
all’archeologo sono probabilmente riconoscibili il rais Kalifa, il capo degli operai che regge il bastone di comando, e il
giovane Buhus, uno dei più fidati operai e collaboratori che partecipò anche alle missioni a Tebe.

precedevano, per prendere contatto materiali che venivano depositati a possibile ottenerle dall’armata. Per
con le autorità locali, in particolare fine lavori presso le stazioni ogni accampamento ce ne vogliono
con l’ispettore del Service che missionarie o nella casa di Ghattas almeno quattro». Un grazioso
avrebbe seguito i lavori. Raggiunta a Luxor. Il campo veniva allestito bozzetto di Ballerini documenta
Alessandria e poi in treno il Cairo, normalmente con quattro tende l’allestimento del campo nella Valle
si procedeva agli ultimi militari coniche, per la notte, delle Regine nel 1903.
approvvigionamenti, in particolare fornite dal Distretto Militare di Completavano l’accampamento una
generi alimentari, necessari per Torino. A questo proposito, serie di strutture leggere per i
affrontare lunghi mesi di lavoro in Alessandro Barsanti, servizi e una piccola costruzione in
località anche remote e disagiate. I rappresentante italiano nel Service muratura, per ospitare il laboratorio
materiali e le attrezzature, specie des Antiquités, aveva per lo sviluppo fotografico e le
per i primi anni, furono sempre raccomandato a Schiaparelli: «Una antichità scoperte, prima che
molte, anche oltre quaranta casse, delle cose piú essenziali, è quella fossero trasferite in luogo
per disporre di quanto serviva: d’aver delle buone tende. Se gli è maggiormente sicuro.

a r c h e o 97
SPECIALE • EGITTO

98 a r c h e o
restavano soltanto 3700 lire, che comunque
servirono a Schiaparelli per svolgere una bre-
ve missione nella località di Assiut.
La preoccupazione di Schiaparelli nel con-
statare il calo di interesse del governo per le
ricerche in Egitto, in favore di altri siti ar-
cheologici piú in linea con il sentire politico
del momento, lo indussero a chiedere un
nuovo incontro con Vittorio Emanuele III,
che acconsentí a un contributo di 7000 lire
annue, per la durata di tre anni. A questo
rinnovato segnale di attenzione da parte del
Sovrano, si aggiunse lo stanziamento mini-
steriale di 10 000 lire, che permisero una
pronta ripresa delle ricerche nei siti di:

1908-1909: Deir el-Medina e Ermopoli


1909-1910: Assiut, Gebelein e Bahnasa
1910-1911: Assiut, Gebelein e Bahnasa

Nel corso di queste ultime campagne Schia-


parelli aveva voluto completare le ricerche a
Deir el-Medina, per intraprenderne di nuo-
ve a Gebelein. Il sito di Bahnasa, l’antica
Nella pagina Ossirinco, era stato scelto, in sostituzione di
accanto: la quello di Ermopoli, per favorire la ricerca di
maschera papiri per conto della neonata «Società Ita-
funeraria di Merit liana per la ricerca dei papiri greci e latini in
al momento del Egitto», che sosteneva i lavori anche con un
ritrovamento. proprio contributo ministeriale.
Torino, Archivio Le ricerche, anche se ridotte, proseguirono
Museo Egizio. ancora negli anni successivi, con l’interru-
A sinistra: la zione dovuta allo scoppio della Prima Guer-
parrucca di ra Mondiale, fino al 1920, con i soli finan-
Merit, da Deir ziamenti ministeriali del consueto importo
el-Medina, tomba di 10 000 lire annue. Inoltre erano state ri-
di Kha (TT8). conosciute 2000 lire per il trasporto in Italia
Nuovo Regno, delle antichità.
XVIII dinastia Gli ultimi cantieri si svolsero nelle località di:
(regni di Amenofi
II e di Amenofi III, 1912: Assiut e Bahnasa
1428-1351 a.C.). 1913: Assiut
Torino, Museo 1913-1914: Assuan e Gebelein
Egizio. 1920: Gebelein
In alto: Virginio
Rosa nel castello Per l’ultima campagna del 1920, Schiaparelli
di Mombarone si attivò presso il Ministero per ottenere la
poco prima della revisione del finanziamento; sulla base della
sua partenza per reale situazione monetaria, la richiesta venne
l’Egitto. 1910. accolta e gli fu concessa la somma di 40 000
Torino, Archivio lire. Dopo una pausa di tre anni, nel 1923,
del Museo della Schiaparelli otterrà gli ultimi fondi da impie-
Sindone. garsi per il trasporto a Torino delle tante an-
tichità ancora depositate in Egitto.

a r c h e o 99
SPECIALE • EGITTO

FARE Roma avevano gettato le basi dello scavo


scientifico in Italia. L’austriaco Conze a Sa-
motracia e il tedesco Curtius a Olimpia do-

ARCHEOLOGIA cumentano con attenzione la stratigrafia du-


rante lo scavo, segnando lo sviluppo della ri-

IN EGITTO:
cerca archeologica nell’Egeo.
Anche in Egitto Petrie introduce un metodo
di indagine rigoroso. Comincia a disegnare in

IERI, OGGI E
modo sistematico le piante dei siti che scava,
a registrare accuratamente il luogo preciso in
cui gli oggetti sono rinvenuti, a dare impor-

DOMANI
di Christian Greco
tanza al contesto di reperti che, benché pic-
coli e di poco valore estetico-
artistico, sono tuttavia fonda-
mentali testimoni della vita
quotidiana. Sviluppa lo studio
della ceramica, tassello fonda-

A fronte dell’importan-
za con cui il Museo
Egizio si è presentato
nello scenario internazionale
all’atto della sua nascita, si
mentale nell’indagine archeo-
logica, arrivando alla defini-
zione di successioni cronolo-
giche (pottery sequence dating).
Anche Schiaparelli appartiene
oppone – nell’arco di pochi alla generazione di studiosi
anni – l’impossibilità di com-
petere per mezzi e impegno con le grandi In alto: Christian Greco, direttore del Museo
potenze internazionali. Nel 1852 Pier Ca- Egizio di Torino.
millo Orcurti, direttore del museo, lamenta In basso: la Galleria dei Sarcofagi del Museo
nell’introduzione al primo volume del cata- Egizio di Torino nel nuovo allestimento.
logo il ritardo acquisito dalla istituzione to-
rinese nella pubblicazione della collezione,
contrariamente al governo nederlandese per
la collezione di Leiden e al governo prussia-
no, che istituisce la cattedra di Egittologia e
ordina la spedizione di Lepsius in Egitto.
È proprio Ernesto Schiaparelli, divenuto di-
rettore nel 1894, a rendersi conto che lo
studio sistematico delle collezioni, tramite
una loro contestualizzazione archeologica e
un’attività sul campo, è fondamentale per ri-
dare slancio al ruolo del museo. In quegli
anni si assiste a sviluppi molto interessanti
circa la concezione e il ripensamento dell’at-
tività archeologica.
Figura fondamentale e protagonista indiscus-
so di questa esperienza nella Valle del Nilo è
Sir William Matthew Flinders Petrie, a cui
dobbiamo le prime sistematiche organizza-
zioni di dati delle culture preistoriche. Già
nella seconda metà dell’Ottocento l’opera di
Pitt Rivers e la comprensione dell’importan-
za del deposito archeologico e delle sequenze
stratigrafiche avevano rivoluzionato le tecni-
che di indagine e di documentazione arche-
ologica. Nel 1860 Fiorelli a Pompei e Rosa a

100 a r c h e o
trovamento degli oggetti contenuti nella cassetta
portante N. 10».
Per far comprendere meglio il valore del
reperto nel suo contesto, Schiaparelli decide
di esporre in museo, accanto alle vetrine, un
album fotografico che mostra i siti e i luoghi
da cui gli oggetti provengono. Il ricorso alla
fotografia per documentare sistematicamente
le attività di scavo testimonia una grande
attenzione dello studioso ai progressi della
tecnica e alla loro applicazione nell’ambito
della documentazione archeologica. Schiapa-
relli si avvale dell’approccio multidisciplinare
e dell’indagine scientifica, che oggi definire-
mo archeometrica, per meglio comprendere
quanto rinvenuto. Vengono cosí fatti analiz-
zare gli oli e gli unguenti del corredo fune-
rario di Kha, cosí come un preparato di
polpa di carrube e i legni dei bastoni dell’ar-
chitetto, mentre i resti fossili rinvenuti duran-
te gli scavi a Qau el-Kebir vengono affidati
per studio al geologo e paleontologo Fabri-
zio Parona. L’attenzione al fermento cultura-
le dell’epoca, agli studi scientifici e alla loro
possibile applicazione in campo archeologico
è attestata anche dall’interesse che Schiapa-
relli manifesta per l’antropologia fisica. A
partire dal 1913 partecipa alle missioni ar-
cheologiche Giovanni Marro, fondatore
In alto: l’allestimento di una delle sale del dell’Istituto e del Museo di Antropologia ed
Museo nella prima metà del Novecento. Etnografia di Torino. L’attività di scavo viene
Torino, Archivio Museo Egizio. quindi concepita da Schiaparelli come un’o-
perazione multidisciplinare dove l’archeolo-
che si confrontano con lo scavo in modo go è accompagnato dal fotografo, dall’archi-
scientifico, ponendosi domande di carattere tetto e, appunto, dall’antropologo.
metodologico. Per comprendere il suo ap-
proccio, è interessante una lettera dello stesso
Schiaparelli a Virginio Rosa, in cui sottolinea LA CONSERVAZIONE
l’importanza fondamentale del contesto, in- Un aspetto di notevole interesse è anche quel-
sieme all’attenzione per l’organizzazione del lo della preservazione dei siti e della loro
materiale in casse per il trasporto, che avrebbe conservazione. A questo riguardo risulta par-
permesso una loro piú agevole catalogazione ticolarmente importante l’opera del restaura-
al momento dell’arrivo in museo: tore lucchese Fabrizio Lucarini, che attua in-
«Norme per gli scavi. terventi conservativi e di fissaggio della pelli-
Lavorare sempre raccolti, in un luogo solo, per piú cola pittorica nella tomba di Nefertari. L’atti-
attiva sorveglianza: tenere sempre tutto separato vità sul campo viene quindi considerata in
tomba per tomba, e il materiale disperso distinto fra tutti i suoi aspetti, dalla necessità di definire
regione e regione: il tutto in cassette separate di una metodologia corretta di indagine, che
uaraga, da essere numerate con numero progressivo permetta di identificare e studiare in modo
da 1 in su, e da essere poi raggruppate in casse piú unitario il contesto, alla documentazione, con
grandi di bondung. [...] Tenendo diligentemente il ricorso sistematico anche alla fotografia, allo
conto di tutte le circostanze del ritrovamento, sopra studio multidisciplinare, per ottenere tutte le
apposito registro, in modo che, per es., sotto il nu- informazioni possibili a inquadrare il ritrova-
mero 10 siano ricordate tutte le circostanze del ri- mento, fino alla sua musealizzazione. In questo

a r c h e o 101
SPECIALE • EGITTO

ambito va inserito il modello della tomba


della regina Nefertari, realizzato da Edoardo
Baglione e don Michelangelo Pizzio utiliz-
zando i rilievi planimetrici lasciati da Ballerini.
Purtroppo all’attività sul campo non segue la
puntuale e sistematica pubblicazione di tutti i
risultati di scavo.Videro la luce solo due volu-
mi, uno dedicato alle ricerche nella Valle delle
Regine, l’altro al ritrovamento della tomba
intatta di Kha. Perciò, il compito del museo è
ora quello di dar voce alla documentazione
manoscritta e cartacea ancora conservata in
archivio, per permettere un lavoro di conte-
stualizzazione dei reperti della collezione.
La consapevolezza che l’attività di scavo sia
distruttiva, che i monumenti vadano studiati e
documentati a causa della loro deperibilità, è
già ben presente nelle parole di James Henry
Breasted, fondatore dell’Oriental Institute of
the University of Chicago (1919) e dell’Epi- perficie, si cristallizzano e distruggono l’are- In alto: ancora
graphic Survey a Luxor (1924). All’inizio del naria, attaccando al contempo le fondamenta una foto
secolo scorso, egli afferma che i monumenti dei templi stessi. La necessità di documenta- dell’allestimento
dell’Antico Egitto hanno sofferto notevoli zione diviene quindi ancora piú stringente, e del Museo Egizio
danni dal momento della loro prima scoperta, risulta ancora piú urgente la disseminazione nella prima metà
e vede come missione imprescindibile per la dei dati, affinché diventino patrimonio co- del Novecento.
generazione degli egittologi a lui contempo- mune. Ahmad Kamal, all’inizio del secolo Torino, Archivio
ranei quella di operare uno sforzo collettivo scorso, affermava con forza che gli Egiziani Museo Egizio
per salvare l’enorme corpus di materiale iscrit- dovevano essere formati per comprendere,
to sui monumenti, in rapido deperimento. lavorare e amministrare l’archeologia del loro
L’esemplare attività svolta ancora oggi dalla paese, lottando per ottenere questo risultato;
missione permanente dell’Oriental Institute similmente, oggi si deve allargare il bacino di
rappresenta una delle piú preziose eredità ri- utenza dell’archeologia, rendendola davvero
cevute in dono da quegli inizi pionieristici. un’attività pubblica, compresa e sostenuta dal
tessuto sociale; è questo infatti l’unico modo
CONDIVIDERE I DATI per poter poi esercitare una qualche forma di
Le sfide che l’attività archeologica in Egitto si tutela. In questo contesto, il museo potrebbe
trova a dover affrontare oggi sono molteplici: rivestire un ruolo fondamentale, vista la sua
restano infatti imprescindibili la continua ri- naturale vocazione al coinvolgimento di pub-
definizione degli aspetti metodologici (scavo blici e comunità diverse.
stratigrafico, documentazione dell’intera se- Un’istituzione museale che oggi decida di
quenza, studi multidisciplinari), la necessità di intraprendere scavi in Egitto non ha piú
pubblicare e di condividere rapidamente i come fine quello di accrescere ulteriormen-
dati con la comunità scientifica, oltre a quella te le proprie collezioni, ma quello di amplia-
di diffonderli a chiunque sia interessato. Inol- re le conoscenze specifiche sulla cultura
tre, gli egittologi si trovano ora ad affrontare materiale che ha il privilegio di custodire,
anche importanti cambiamenti ambientali, quello di comprendere il contesto da cui
demografici e politici. provengono i monumenti esposti nelle sue
La costruzione della diga di Assuan e la for- gallerie e quello, infine, di costruire dei le-
mazione del lago Nasser hanno notevolmen- gami, reali o solo virtuali, fra le comunità
te aumentato il tasso di umidità dell’area, al- che popolano il territorio nel quale le ricer-
terandone, di fatto, le condizioni climatiche. che sono condotte e quello nel quale l’isti-
L’effetto visibile sui monumenti consiste tuzione stessa è radicata.
nell’attivazione dei sali minerali, imprigiona- Nel quadro di una simile visione e in piena
ti nelle pareti dei templi, che migrano in su- continuità con la storia dell’Egizio, la colla-

102 a r c h e o
borazione stabilita con il Museo Nazionale di consolidamento e messa in sicurezza delle
Antichità di Leiden ha permesso di riprende- strutture riportate alla luce, in modo da ren-
re nel 2015 l’attività archeologica sul campo. derle, il piú velocemente possibile, fruibili da
Gli scavi sono condotti in una delle piú im- parte dei flussi turistici, le nuove ricerche
portanti necropoli del Nuovo Regno com- avviate in collaborazione con il Museo Egizio
prese nella vasta area archeologica di Saqqara, sono ora incentrate sull’estensione dell’area
situata a trenta chilometri circa dal Cairo, indagata e sullo studio del «funzionamento»
presso il sito dell’antica capitale Menfi. della necropoli nel suo insieme, sia per quan-
to riguarda l’analisi delle sequenze costruttive
IL GENERALE DI TUTANKHAMON delle tombe, sia per quanto attiene al suo
Le indagini del museo di Leiden sono qui «ripopolamento» e alla ricostruzione delle
state avviate fin dal 1975, con l’obiettivo di pratiche cultuali che in essa venivano svolte
localizzare la tomba di Maia, un alto ufficiale anticamente.
dell’epoca di Tutankhamon di cui erano già Ma come potrà essere dunque l’archeologia
presenti in museo alcuni splendidi reperti. La egiziana del futuro? Al di là di un incremento
prima campagna portò tuttavia all’individua- esponenziale delle numerose applicazioni tec-
zione di una sepoltura ancora piú importante: nologiche che già oggi facilitano la ricerca, la
quella di Horemheb, generale dell’esercito di documentazione o anche il restauro, uno degli
sviluppi maggiormente auspicabili dovrebbe
senza dubbio prevedere un piú ampio coin-
volgimento delle comunità che da sempre
sono radicate e vivono nel paesaggio, forte-
mente modificato dall’archeologia dell’Egitto.
La via è stata tracciata da alcuni pionieristici
progetti di Community Archaeology realizzati in
Egitto e in Sudan, ora bisogna perseguirla,
perché in Egitto, come nel resto del mondo, è
sempre piú la rilevanza che l’archeologia può
possedere per la società moderna a essere sot-
toposta ad attento scrutinio.

I testi scelti per questo


Speciale sono tratti
dal catalogo della mo-
stra «Missione Egit-
to, 1903-1920» e
qui compaiono per
gentile concessione di
Franco Cosimo Pani-
ni Editore.

DOVE E QUANDO
In alto: ushebty Tutankhamon poi salito al trono come farao-
(a sinistra) ne. Intorno al suo prestigioso complesso fu- «Missione Egitto, 1903-1920.
e vasi canopi. nerario si raggrupparono nei secoli altre tom- L’avventura archeologica
Nuovo Regno, be di importanti dignitari e ufficiali, fra le M.A.I. raccontata»
1593-1076 a.C. quali anche quella di Maia, ritrovata poi dalla Torino, Museo Egizio
Torino, Museo missione olandese nel 1986. Numerose tom- via Accedemia della Scienze, 6
Egizio. be, costruite perlopiú con spessi muri in fino al 30 settembre
mattoni crudi rivestiti internamente da lastre Orario lunedí, 9,00-14,00;
di calcare decorate con rilievi finissimi, sono martedí-domenica, 8,30-19,30
state scoperte, ma molte altre giacciono anco- Info tel. 011 5617776;
ra sepolte sotto le sabbie del deserto. e-mail:i nfo@museoegizio.it;
Accanto alle continue attività di restauro, www.museoegizio.it

a r c h e o 103
QUANDO L’ANTICA ROMA…

Romolo A. Staccioli

…ARRIVÒ CON LE SUE


LEGIONI IN GEORGIA
ROMA GUARDÒ SEMPRE CON GRANDE
ATTENZIONE ALLA TERRA RESA CELEBRE DALLE
GESTA LEGGENDARIE DEGLI ARGONAUTI. SIA PER
LE SUE FAVOLOSE RISORSE, SIA PER GARANTIRE LA
STABILITÀ DELLE FRONTIERE ORIENTALI DELL’IMPERO

S ul finire del 66 a.C. le legioni


romane raggiunsero la
regione del Caucaso meridionale
onore di Zeus) e che, consacrata ad
Ares, era sorvegliata da un drago.
E, in aiuto dei Greci era intervenuta
che oggi si chiama Georgia e che, la maga esperta di veleni, Medea,
nel suo versante occidentale, era figlia del re della Colchide, che, dei
conosciuta nell’antichità come veleni, era detta «la Terra». La saga
Colchide (Cholkís, in greco). Questa degli Argonauti (che allude
era celebre per il ricordo a essa all’esistenza nella regione di
legato della leggendaria impresa miniere d’oro) attesta l’interesse In alto: collana con vaghi di lamina
degli Argonauti, gli eroi greci che vi dei Greci per le sponde orientali del d’oro decorati, e pendente centrale in
sbarcarono dalla nave Argo guidati Mar Nero. E la storia – e agata, dal kurgan n. 8 di Trialeti. Inizi
da Giasone, che era stato investito l’archeologia – lo confermano. del II mill. a.C. Tbilisi, Museo
da Ercole del comando della Nel VII e nel VI secolo a.C., quelle Nazionale Georgiano. I kurgan erano
spedizione, per la conquista del sponde furono effettivamente tumuli funerari tipici delle popolazioni
«vello d’oro»: la pelle dell’ariete toccate dalla grande espansione nomadi delle steppe centro-asiatiche.
alato che, portandolo in cielo, aveva mercantile di Mileto, la metropoli A sinistra, in basso: l’area occupata
salvato Frisso (destinato dal padre della Ionia che lungo di esse fondò dalla Colchide, antica regione nella
Atamante a essere sacrificato in gli scali commerciali di Pityus, Georgia occidentale.

Dioskurias (l’odierna Sebastopoli) e


Naessus Naessus Phasis, presso la foce del fiume
Roma
omonimo (l’odierno Rion), il cui
Roma
nome si conserva in quello del
Pityus
Pityus
s abu
s fagiano (Phasiana avis) portato in
abu Ch
hDioscurias
Dioscurias C
s
Europa da quella regione.
Guenos ntu
Pon tu s
Guenos s Ale
C OL CH ID E ntu
Pon tu s Ale
Eux i n u s
E uxi n u s C O L C HPhasis
IDE Phasis Nelkon
VERSO L’UNIFICAZIONE
Phasis Phasis Nelkon
Mtskherta Entrata in rapporto diretto con il
Mtskherta
Apsaros IBERIA mondo ellenico, la Georgia continuò
ALBANIA
Apsaros IBERIA Tsunda
ALBANIA a gravitare verso l’Occidente, pur
Trapezos Rhizos Tsunda essendo esposta alle mire della
Pharnacya
a
Cy

Trapezos Rhizos ps
Persia, mentre da nord la
ru

arnacya am
s

Ac
P O N T U mSpsa
Cy

proteggeva la massiccia catena del


ru

a Lago Sevan
s

Ac Phasis
NTUS Artaxata
Caucaso. A parte questo confine
Lago Sevan
Phasis «naturale», essa non era però
Artaxata ARMENIA circoscritta da limiti chiari e, anche
C A P PA DO C I A
ARMENIA per questo, la sua popolazione era
P PA DO C I A

104 a r c h e o
assai composita e varia. Col tempo, In particolare, e senza esserne stato
tuttavia, si mise in moto un sia pur provocato, contro la popolazione In alto: fronte di sarcofago in marmo
lento processo di identificazione e di nomade degli Albani, nella regione con scene del mito degli Argonauti,
unificazione che, favorito anche affacciata sul Caspio, detta Albània. da Napoli. IV sec. a.C. Vienna,
dall’introduzione, nel IV secolo a.C., E proprio lí si fermò per passare Kunsthistorisches Museum.
di un particolare alfabeto (che è l’inverno del 66/65 (lasciandovi In basso: fermaglio in oro per capelli,
quello ancora in uso), ebbe un anche un ponte, costruito sul Kyros, da Vani. Fine del IV sec. a.C. Tbilisi,
momento decisivo quando si dove ancora oggi un ponte viene Museo Nazionale Georgiano.
costituirono due Stati che si divisero indicato col nome di Pompeis khidi,
un territorio rimasto poi, nel suo o «Ponte di Pompeo»). Tornando alla Georgia, c’è da dire
complesso, quello storico: a che gli avvenimenti di quegli anni
occidente, il regno di Cholchis, nel UNO SPLENDIDO TRIONFO provocarono, di fatto, l’ulteriore e
bacino del Phasis e sul Ponto Eusino Nella primavera del 65, fatti accordi definitivo passo verso l’unità, con il
(Mar Nero); a oriente, il regno di coi Parti, Pompeo si volse prevalere del regno di Iberia
Iberia, lungo il fiume Kyros nuovamente verso occidente e, divenuto da allora, con il re
(l’odierno Kura), verso il Mar Caspio. attraversato il Paese degli Iberi, si Aristarco, uno Stato «cliente» (oggi
Questa era la situazione quando vi riportò sulle rive del Mar Nero. diremmo «vassallo») di Roma.
arrivarono le legioni di Roma, al Tuttavia, di fronte all’impossibilità In tale condizione, tutta la regione
comando del «grande» Pompeo, il di giungere in Crimea passando
quale, dopo aver sbaragliato i pirati per il territorio dell’attuale
che infestavano il Mediterraneo, tra Russia meridionale, sbarrato
il 68 e il 67 a.C., in virtú di una legge dalle montagne del Caucaso,
speciale dell’anno 66 (lex Manilia), tornò nuovamente a oriente
aveva rilevato Lucullo nel comando in direzione del Caspio.
delle operazioni belliche che, dal 74, La sua marcia però
erano in corso contro il re del s’interruppe presto (anche
Ponto, Mitridate VI, colpevole di per la stanchezza dei
aver invaso la Bitinia appena soldati) e, tornato nel
diventata provincia romana. Ponto, si decise a deporre
In due anni di guerra, Pompeo le armi e a mettere ordine in
aveva condotto a termine quel vasto comprensorio del
vittoriosamente il suo mandato; Vicino Oriente che ormai,
quindi, rinviata la resa dei conti col direttamente o
re fuggito in Crimea, si spostò indirettamente, aveva inserito
verso l’Armenia, il cui re Tigrane nei domini del Popolo Romano.
s’affrettò a fare atto di E quando, nel 61, rientrò a
sottomissione, permettendogli di Roma, carico di bottino, vi
compiere qualche altra operazione. celebrò uno splendido trionfo.

a r c h e o 105
Batumi, Georgia. I resti della fortezza
di Gonio, caposaldo romano nella
regione della Colchide. II sec. d.C.

poté godere di lunghi periodi di


pace e di prosperità. Roma, nei
primi tre secoli della nostra era, vi
rivolse piú volte le sue attenzioni, in
modo diverso, a seconda delle piú
generali vicende della sua
irrequieta frontiera orientale, in
relazione alla mai definitivamente
risolta «questione armena» e ai
continui conflitti, prima con i Parti e
poi con i Persiani, secondo le
alterne sorti delle conquiste e delle
annessioni (della stessa Armenia e
anche della Mesopotamia, come
con Traiano, nel 115 d.C.), oppure
delle ritirate e degli abbandoni. intanto quelli di mettere sotto steppe» verso la Mesopotamia,
Negli ultimi anni del suo principato, controllo l’importante pista l’Asia Minore e il Mediterraneo. Lo
Nerone, molto attento alle carovaniera che correva lungo il stesso Vespasiano (insieme ai figli
questioni riguardanti la «politica Caspio e lo sbocco dell’antica via Tito e Domiziano) ebbe in cambio
orientale», parve addirittura commerciale che dall’India andava grandi onori, come attesta una
riprendere il disegno all’Asia Minore. La morte di Nerone, lunga iscrizione in greco ritrovata
espansionistico di Pompeo nel 68, cancellò ogni progetto. nell’Ottocento, vicino a Tiflis,
cominciando con il proposito di l’odierna Tbilisi.
trasformare in una sorta di grande APPOGGIO E AIUTI I rapporti tra la «Georgia» e Roma
«lago» romano il Mar Nero per il Vespasiano si limitò a tenere in continuarono a essere,
quale fu istituita un’apposita flotta efficienza i presidi di controllo, sostanzialmente, sempre di «buon
imperiale (Classis Pontica). come il forte di Apsaros vicinato». Furono addirittura
Ma gli storici riferiscono anche di menzionato da Plinio il Vecchio, sul idilliaci al tempo di Adriano,
suoi preparativi per un’azione Mar Nero, tra Colchide e Iberia (ora amico personale del re Farsman II
militare da condurre oltre i confini in corso di scavo da parte di una (113-122), che l’imperatore ebbe
nord-orientali dell’impero, nel missione dell’Università di Ferrara). ospite a Roma e giunse a onorare
territorio compreso tra la catena del E, quanto a interventi, preferí con una statua equestre eretta nel
Caucaso e il Mar Caspio. Svetonio fornire appoggio e aiuti, anche Campo Marzio. Col tempo, tuttavia,
(Ner. XIX) scrive esplicitamente di militari, ai re locali del momento, il «protettorato» romano s’andò
una spedizione contro gli Albani. come, per esempio, nel 75, per la affievolendo, riducendosi infine a
A tale scopo, a partire dal 66, fortificazione del Passo di Daria (le qualcosa di poco piú che simbolico
l’imperatore aveva arruolato in cosiddette Portae Caspiae ). (quale poteva essere, per esempio,
Italia (ex Italicis) una nuova legione Tutto ciò, del resto, secondo quelli la partecipazione di un legato
– la futura I Italica – con reclute che che erano gli interessi di Roma, imperiale alle cerimonie
dovevano essere alte non meno di che contava sugli Stati cuscinetto d’incoronazione di ogni nuovo
6 piedi (1,77 m circa), e che egli «georgiani» per arginare la sovrano). Fino a che, al posto di
stesso chiamò «Falange di continua pressione e le pericolose Roma, non subentrò Costantinopoli
Alessandro Magno» («quam Magni incursioni delle popolazioni con l’impero bizantino, quando
Alexandri phalanga appellabat»): provenienti dalle pianure della nella regione s’era già affermato e
un’espressione che denunciava la Russia meridionale: i Sarmati e gli diffuso il cristianesimo portatovi,
suggestione e il fascino derivanti in Alani, in particolare, che, agli inizi del IV secolo, da santa
lui dalla figura del grande attraverso il «ponte» della regione Nino, venuta dalla Cappadocia.
conquistatore e il malcelato caucasica, miravano a ripercorrere L’invasione degli Arabi, verso la
desiderio di emularne le gesta. gli itinerari delle antiche metà del VII secolo, segnò l’inizio di
Ma gli scopi piú immediati erano migrazioni dei «popoli delle una nuova storia.

106 a r c h e o
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Lingue: ita, ingl - Sottotitoli: ita Due DVD di quasi 3 ore raccontano per la
prima volta la vera storia di Tutankhamon.
La civiltà egiziana prosperò per quasi 3000
“Sangue reale” rivela la vera identità del
anni sotto il comando di sovrani venerati
faraone e della sua famiglia utilizzando
come dèi. Snefru, Ramses II, Akhenaton,
per la prima volta l’ingegneria genetica e i
Tutankhamon, Hatshepsut e Cleopatra,
test sul DNA. “Vita e morte” invece indaga
sono i protagonisti di questa splendida
sul destino del giovane faraone, sulla sua
serie in sei episodi che ne celebra i fasti
fanciullezza, l’ascesa al trono, la morte
e ne rievoca la storia attraverso spettaco-
misteriosa. La sua mummificazione, di-
lari ricostruzioni storiche, immagini dei siti
versa da quella degli altri faraoni, e la sua
archeologici e ricostruzioni in computer
tomba, ricca di simboli e di tesori, hanno
grafica.
permesso di sollevare il velo di mistero € 14,90 € 14,90
sull’uomo dietro la maschera. € 8,49 € 8,49

IL MISTERO DEI POMPEI GLI ETRUSCHI


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Lingue: ita, ingl - Sottotitoli: ita
Per l’antica Pompei il tempo si fermò il 24
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Lingue: ita, ingl, rus
Sottotitoli: italiano, francese,
D&B7362 - 50 minuti
Lingue e sottotitoli: italiano, inglese agosto del 79 d.C., dopo la devastante eru- tedesco, spagnolo
Il DVD svela la straordinaria importanza che zione del Vesuvio. Attraverso spettacolari Per gli Etruschi la morte era solo un passag-
avevano per questo popolo l’astronomia e la ricostruzioni, rese ancor più realistiche dall’u- gio verso un’altra esistenza. Il DVD ci gui-
matematica, da cui tutto dipendeva; anche so del 3D, il filmato ci fa rivivere i momenti da sulle strade di questo mondo misterioso
la vita stessa degli uomini. Alcune particolari dell’eruzione. Uno straordinario viaggio per nelle città di Tarquinia, Cerveteri, Populonia,
celebrazioni erano infatti spesso accompa- le strade di Pompei prima della catastrofe: Veio sulle tracce di un popolo che fu un tas-
gnate da sacrifici umani, che restituivano agli una città vivace, all’apice dello splendore, sello fondamentale per l’identità europea.
€ 14,90 dei il sangue versato durante la creazione. che aveva assimilato i costumi e lo stile di
€ 6,99 vita dell’Impero romano

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SCAVARE IL MEDIOEVO

Andrea Augenti

IL RACCONTO DELL’ARCHEOLOGIA
GRAZIE ALLE INDAGINI PREVENTIVE CONDOTTE SU CONTESTI MEDIEVALI
FRANCESI, PARIGI OFFRE UNA MOSTRA DI STRAORDINARIO INTERESSE, CHE
RICOSTRUISCE MOLTI DETTAGLI FINORA INEDITI DELLA VITA QUOTIDIANA

C’ è tempo fino al 6 agosto


prossimo per visitare, a
Parigi, una mostra affascinante.
Si intitola: «Quoi de neuf au Moyen
Âge?» («Che c’è di nuovo nel
Medioevo?») ed è accompagnata
da un manifesto spiazzante, nel
quale si vede un cavaliere
immaginario che indossa un paio di
cuffie sopra l’elmo dell’armatura.
E qui è già racchiuso tutto lo spirito
della mostra, che è quello di
raccontare il Medioevo, anche nei
minimi dettagli; ma un Medioevo
aggiornato, affrontato con nuovi
strumenti, e attualizzato, reso vivo
grazie a un approccio piú
spregiudicato del solito. Insomma,
un Medioevo liberato dagli
stereotipi piú stantii, come «I
Vichinghi erano dei giganti biondi e

sanguinari» oppure: «I castelli archeologi del Medioevo (in Francia


erano tutti costruiti in pietra»... come altrove, direi).
Luoghi comuni che ci hanno a Per esempio, colpisce il rilievo dato
lungo portato fuori strada e dei al mondo funerario, la cui analisi
quali ci siamo potuti liberare grazie non si limita piú alla sola tomba: la
all’archeologia, che è la vera nuova sfida consiste nel tentare di
protagonista di questa mostra: ricostruire l’intero rituale funebre,
un’archeologia di ottima qualità, dal lavaggio del corpo
pensata e fatta in maniera davvero all’avvolgimento del sudario, fino
intelligente. È l’archeologia dei alle cerimonie e ai riti che venivano
tecnici dell’INRAP, l’Istituto messi in atto durante il funerale.
nazionale francese per
l’archeologia preventiva, che sta «CIVILTÀ DEL LEGNO»
letteralmente riscrivendo la storia O, ancora, l’esposizione racconta
della Francia grazie a un numero molto bene la dedizione degli
impressionante di nuovi scavi. archeologi nel mettere in luce i
Visitando questa mostra, si villaggi e le strutture in legno, delle
possono dunque conoscere le quali restano quasi soltanto i buchi
nuove idee, le nuove interpretazioni lasciati dai pali. Si può cosí entrare
e le tendenze piú seguite dagli sempre piú in contatto, e in

108 a r c h e o
maniera concreta, con quel A destra: foto
Medioevo «civiltà del legno», zenitale dei resti
secondo l’ottima definizione del della chiesa
grande storico Jacques Le Goff. altomedievale
Un altro tema di grande interesse è scoperta a Saleux
il rapporto tra l’uomo e il (Somme), intorno
paesaggio: la mostra aiuta a alla quale furono
superare un altro vecchio inumati quasi
stereotipo, quello secondo il quale i 2000 individui.
contadini medievali erano messi In basso: una
nell’angolo da una natura ostile. postazione
Al contrario, le scoperte piú recenti interattiva della
indicano le mille modalità con cui mostra allestita a
essi aggredivano il paesaggio per Parigi.
modificarlo, sfruttarlo: per esempio Nella pagina
disboscando, scavando miniere, o accanto, a
anche – come ha testimoniato lo sinistra: una delle
scavo in località Servel-Lannion – figurine realizzate
costruendo peschiere. Quest’ultima nella sezione
ricerca, dagli esiti davvero dedicata alle
straordinari, ha rivelato i resti dello attività rurali.
sbarramento in legno della
peschiera, costruita intorno al 615.

L’ATTENZIONE
PER I PIÚ PICCOLI piccoli, che possono montare e intrecciano tra loro fino a formare
L’allestimento è notevole, molto smontare mulini ad acqua e volte a un groviglio apparentemente
aiutato dalle tecnologie piú ogiva, ricomporre in forma di inestricabile.
avanzate: diorami, ricostruzioni di puzzle la pianta di una città, o «Quoi de neuf...» dimostra come il
tombe a grandezza naturale, video seguire le circonvoluzioni dello stile Medioevo si possa (e si debba)
didattici, facsimili di oggetti che si animalistico altomedievale, cioè raccontare con strumenti efficaci,
possono anche toccare. E colpisce quello in cui le membra degli cosí da risultare piú comprensibile
la grande attenzione riservata ai piú animali si scompongono e si e degno di attenzione anche per il
pubblico dei non addetti ai lavori.
E segnala come, oltre a quelli piú
spesso proposti in Italia (i barbari, i
Goti, i Longobardi...), esistano
anche molti altri argomenti da
affrontare. Il Medioevo è un periodo
lungo, diversificato al suo interno e
ricco di temi di grande interesse.
Basta rimboccarsi le maniche e
raccontarli con i mezzi piú adatti al
nostro tempo.

DOVE E QUANDO

«Che c’è di nuovo nel Medioevo?»


Parigi, La Villette, Città delle
Scienze e dell’Industria
fino al 6 agosto
Orario ma-sa, 10,00-18,00; do e
festivi, 10,00-19,00; lu chiuso
Info www.cite-sciences.fr

a r c h e o 109
L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA

Francesca Ceci

IL GRANCHIO DI GIUNONE
L’ESTATE HA INIZIO SOTTO IL SEGNO DEL CANCRO, CHE, SECONDO IL MITO,
FU ASSUNTO IN CIELO DALLA CONSORTE DI GIOVE, DESIDEROSA DI
RIPAGARLO PER AVER CERCATO DI NUOCERE A ERCOLE

N el 1482, a Venezia, Arhard


Ratdolt stampò la prima
edizione illustrata del Poeticon
Un’opera preziosa che, insieme alle
277 Fabulae dello stesso autore, ha
conservato e trasmesso al mondo
schema figurativo del segno. Oltre
alle chele, le stelle vanno a
delineare gli «occhi» dell’animale,
Astronomicon dell’erudito latino moderno importantissime fonti denominati Aselli (asinelli),
Igino, detto «l’Astronomo» dai greche relative alla scienza Borealis e Australis, e la parte
moderni. Si tratta di un manuale di astronomica classica e varianti di centrale del corpo, un ammasso
astronomia redatto in quattro numerosi miti altrimenti perduti. nebuloso di stelle chiamato
volumi nel I secolo d.C., incentrato «Presepe». Quest’ultimo nulla ha a
sulla conformazione della Terra, GLI ASINELLI che vedere con la nascita di Gesú in
dello Zodiaco con le costellazioni e E IL PRESEPE una greppia e con il placido
sul catasterismo, ovvero l’origine di Nell’Astronomicon non manca la animale che, insieme al bue,
tutti gli astri legata a trasformazioni costellazione del Cancro, che è di riscaldò il Bambino con il suo fiato.
con le quali gli dèi premiarono, dimensioni medie e di difficile È Plinio il Vecchio, infatti, a parlare
innalzandoli al cielo, uomini, percezione, ma si compone di vari di queste stelle cosí denominate e
animali e anche oggetti corpi celesti, interessanti e già menzionate dall’astronomo
particolarmente meritevoli. luminosi, che completano lo greco Arato di Soli: «Trovansi nel
segno del Cancro due piccole stelle,
chiamate Aselli (asini) separate da
un piccolo spazio nel quale scorgesi
una nebulosa chiamata Praesepia»
(Storia Naturale, XVIII, 353).
Quest’ultima costituiva inoltre
anche un indicatore di pioggia, se
non era visibile quando il cielo era
sereno (Arato, Pronostici, 210-234).
L’etimologia del nome «presepe»
deriva dal latino ed è composta da
prae= davanti e saepe= chiuso,
recinto: quindi un luogo delimitato
da un recinto o da una siepe, che
diviene poi in senso lato stalla e
anche greppia e mangiatoia.
In un rarissimo codice medievale
dei Fenomeni di Arato che
riproduce l’intero Zodiaco, sul
dorso del Cancro sono raffigurate le

Disegno dello Zodiaco con «Aselli et


Praesepe» sul guscio del Cancro, da
un codice dei Fenomeni di Arato.
1000 circa. Aberystwyth, The National
Library of Wales.

110 a r c h e o
A sinistra: vaso attico a figure nere
con Ercole che, in lotta con l’Idra di
Lerna, viene attaccato dal granchio
inviato da Atena. 500-480 a.C. Parigi,
Museo del Louvre.
In basso: dracma di Antonino Pio della
serie dello Zodiaco. Zecca di
Alessandria, 144 d.C. circa. Al dritto, la
testa laureata dell’imperatore; al
rovescio, cancro sormontato da Selene
su crescente e stella a otto raggi.

Gli Asinelli del Cancro hanno


anch’essi un’origine mitologica,
tramandata in due versioni sempre
da Igino: la prima vuole che
Dioniso, figlio di Giove e Semele,
reso folle anch’egli dall’ira gelosa di
Giunone per i frutti incolpevoli
degli amori del marito, avrebbe
ritrovato la ragione solo recandosi
dall’oracolo di Zeus Dodoneo.

I GIGANTI ATTERRITI
Di fronte a una palude invalicabile,
teste di due asinelli che si rifocillano sono occupate principalmente dal venne aiutato da due asini, che
da una mangiatoia. percorso del sole» (Igino, Poeticon prontamente lo trasportarono al
Ogni segno zodiacale ha un’origine Astronomicon, II, 23). tempio, salvandolo. Gli asini furono
mitologica e cosí anche il Cancro, ricompensati con la trasformazione
con il quale si apre il periodo estivo in stelle, e l’equide divenne anche
tra la fine di giugno e luglio. Igino parte integrante del corteggio
racconta con dovizia di particolari dionisiaco. L’altra storia che Igino
l’arrivo nei cieli di questo crostaceo riporta attribuendola a Eratostene,
dalle chele vigorose (in latino vede invece gli dèi cavalcare gli
cancer, granchio, derivato dal greco asini durante la Gigantomachia:
karkinòs, gambero), ingresso con il loro raglio potente e
favorito da Giunone e legato alle imprevisto, gli animali gettarono
vicende di Ercole. Questi, nato da scompiglio e terrore tra i Giganti,
Giove e Alcmena, fu oggetto della che fuggirono scomposti.
gelosia vendicativa della sposa Nella serie monetale alessandrina
divina: nel corso della seconda con i segni dello Zodiaco battuta a
delle sue fatiche – l’uccisione nome di Antonino Pio, un bel
dell’Idra nascosta nelle paludi della granchio, segno d’acqua, è
città argolide di Lerna –, durante il sovrastato dal pianeta che lo
terribile combattimento, fu domina, la luna, composta dal
attaccato alle gambe anche da un crescente su cui poggia il profilo
granchio di spaventosa grandezza, della dea Selene, che la
fuoriuscito dalle acque per personifica, e a lato la consueta
compiacere Giunone e che l’eroe stella a otto raggi. In questa
prontamente eliminò con un colpo immagine si uniscono l’acqua e il
di mazza. Per premiare l’aiuto, cielo, sempre sotto lo sguardo
seppure inutile, del crostaceo, la lontano dell’imperatore, il cui
dea «lo volle porre in cielo a far profilo si staglia sull’altra faccia
parte delle dodici costellazioni che della moneta.

a r c h e o 111
I LIBRI DI ARCHEO

DALL’ITALIA al Medioevo, dello Il corposo volume


sviluppo insediativo nel dà conto dei risultati
Davide Mastroianni territorio di Campli, il piú acquisiti grazie alle
TOPOGRAFIA rappresentativo dell’area campagne di scavo
DELL’ABRUZZO TERAMANO pretuzia e conosciuto ai condotte sul sito di Villa
Il territorio di Campli dalla piú per la necropoli italica Magna, presso Anagni. Si
Preistoria al Medioevo di Campovalano. tratta di un insediamento
(Carta Archeologica Viene cosí colmata di notevole importanza
d’Italia-Abruzzo) l’ampia lacuna – la sua prima menzione
Arbor Sapientae Editore, cronologica di una è contenuta in due
Roma, 150 pp., ill. col. e b/n sequenza finora definita lettere scritte da Marco
35,00 euro per la sola fase arcaica. Aurelio –, nel quale è
ISBN 978-88-94820-27-0 Francesca Ceci stata messa in luce una
www.arborsapientae.com risulta composto da sequenza che abbraccia
Rosa Roncador «molte sfaccettature che un vasto orizzonte
A oggi, l’Abruzzo non CELTI E RETI rispecchiano le differenti
dispone di una vera e Interazioni tra popoli identità». Una complessità
propria tradizione di carta durante la seconda età della quale Roncador
archeologica e l’opera del Ferro in ambito alpino ha il merito di proporre
di Davide Mastroianni si centro-orientale un’analisi minuziosa e
configura come il primo BraDypUS, Roma, convincente.
esempio in tal senso. 366 pp. ill. b/n Merita inoltre d’essere
Il volume segue il 50,00 euro segnalato il testo
modello originario della ISBN 978-88-98392-45-2 introduttivo firmato
serie Carta Archeologica http://bradypus.net da Daniele Vitali, la cui
d’Italia-Contributi (1923) lettura non farebbe
e della collana Forma Il volume, di taglio male ai molti che, oggi,
Italiae (1963), rifacendosi specialistico, nasce dagli dipingono le migrazioni
alla tradizione di studi studi condotti dall’autrice di cui l’Italia è il terminale
dell’Istituto di Topografia nel corso del proprio come una pericolosa
Antica dell’Università di dottorato di ricerca e minaccia: ancora una
Roma «La Sapienza». indirizzati in particolare volta l’archeologia può cronologico, compreso
La raccolta sistematica e ai materiali della cultura essere un’eccellente fra l’età imperiale romana
la lettura analitica dei dati celtica di La Tène. maestra di vita. e il Medioevo. Questa
consentono di delineare Questi ultimi, primi fra Stefano Mammini vicenda plurisecolare
un quadro organico e tutti le armi, sono stati viene dunque ripercorsa
articolato, dalla preistoria infatti scelti come chiave DALL’ESTERO grazie ai numerosi
di lettura dell’incontro contributi confluiti
e della successiva Elizabeth Fentress, Caroline nella pubblicazione,
interazione fra le genti Goodson e Marco Maiuro che affrontano sia gli
che ne erano portatrici e (a cura di), con Margaret aspetti piú tecnici, sia le
le popolazioni stanziate Andrews (graphics) e J. Andrew problematiche storiche
nell’area in esame – il Dufton (web publication) piú generali. Una mole
settore centro-orientale VILLA MAGNA di dati davvero cospicua,
delle Alpi –, vale a dire i An Imperiale Estate dalla quale Elizabeth
Reti. Al di là degli aspetti and its Legacies. Fentress distilla le
tipologici e funzionali, il Excavations 2006-10 articolate conclusioni
tema si rivela di notevole The British School at Rome, che coronano l’opera,
interesse e, al contempo, London, 516 pp., auspicando interventi
di particolare complessità, ill. col. e b/n di restauro che possano
proprio perché, come si 90,00 GBP permettere la fruizione
legge nelle Conclusioni, ISBN 978-0-904152-74-6 del sito.
il «quadro delineato» www.oxbowbooks.com S. M.

112 a r c h e o
presenta

CAPOLAVORI
DELL’ITALIA MEDIEVALE
Dai Longobardi a Piero della Francesca,
nuovi itinerari alla scoperta di un patrimonio millenario
♦ CASTELSEPRIO S. MARIA FORIS PORTAS ♦ MONZA CAPPELLA DI TEODOLINDA
♦ PADOVA PALAZZO DELLA RAGIONE ♦ PARMA BATTISTERO
♦ FIRENZE CAPPELLA DEI MAGI ♦ AREZZO LE STORIE DELLA VERA CROCE
♦ PERUGIA FONTANA MAGGIORE ♦ ROMA BASILICA DI S. PRASSEDE ♦ ANDRIA CASTEL DEL MONTE

Come perle di una collana, il nuovo Dossier di «Medioevo» inanella


nove splendidi complessi monumentali italiani, scelti per offrire un
saggio eloquente dei vertici raggiunti nel campo dell’arte e dell’ar-
chitettura tra il X e il XV secolo. Edifici civili e religiosi che, dal
Settentrione al Mezzogiorno della Penisola, propongono un itinera-
rio alla scoperta di una bellezza che, per una volta, non è retorico
definire «grande».
Dagli affreschi ritrovati della chiesa di S. Maria foris portas a Castel-
seprio alle enigmatiche geometrie di Castel del Monte, ogni pagina
permette di apprezzare la maestria e il genio creativo dei tanti inge-
gni, spesso rimasti anonimi, che posero mano alle opere di volta in
volta descritte. Come sempre, la storia e l’analisi di ciascun monu-
mento sono supportate da un ricchissimo apparato iconografico e
cartografico, nonché da tavole cronologiche e disegni ricostruttivi:
cosí da conoscere questi magnifici nove in ogni loro dettaglio.

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