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Mens. Anno XXXIII n. 389 luglio 2017 € 5,90 Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art. 1, c. 1, LO/MI. L’A
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UNA GRANDE
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EDITORIALE
UN’ESTATE ITALIANA
Suggerisco ai nostri lettori di considerare questo numero come una piccola guida per i mesi estivi.
Prendiamo allora il via dal Nord della Penisola – e dallo Speciale di questo numero, alle pp. 80-103 –,
per visitare il Museo Egizio di Torino (massima istituzione egittologica d’Europa e forse del mondo,
non dimenticatelo!) per ripercorrere, non senza un pizzico di nostalgia, la grande epopea italiana
delle prime missioni di scavo nel Paese del Nilo. Procediamo, poi, verso Spoleto e visitiamo –
articolo alle pp. 30-42 alla mano – il Museo Archeologico Nazionale e il Teatro romano, protagonista,
quest’ultimo, del Festival dei Due Mondi, che annualmente si svolge nella splendida città umbra.
Dal cuore verde dell’Italia possiamo dirigerci poi verso la costa tirrenica, a Montalto di Castro, dove
il Museo Civico della Scultura e dell’Arte Etrusca accoglie la mostra «Egizi Etruschi», di cui abbiamo
riferito il mese scorso: il Museo si trova a pochi chilometri dal Parco Archeologico e Naturalistico
di Vulci e colgo l’occasione per anticiparvi che la nuova guida al Parco, curata da «Archeo» in
collaborazione con la Fondazione Vulci, sarà disponibile dal prossimo mese di agosto. Rimaniamo
in terra etrusca e spostiamoci qualche decina di chilometri piú a sud, per entrare nella leggendaria
Cerveteri, oggetto di recenti indagini che riguardano un tema di grande attualità: i sistemi escogitati
dagli Etruschi per l’approvvigionamento idrico della loro città (vedi alle pp. 68-79).
È giunto il momento di fermarsi a Roma, dove i gloriosi monumenti del suo passato imperiale fanno
da cornice a una mostra di grande fascino, allestita ai Musei Vaticani e al Museo Ebraico di Roma e
dedicata a un reperto archeologico «virtuale», scomparso per sempre piú di millecinquecento anni
fa, ma oltremodo presente grazie a innumerevoli raffigurazioni che, nei secoli, ne hanno mantenuto
la memoria (vedi alle pp. 60-67). Lasciamo il Vaticano e rechiamoci ora alla stazione Termini per
prendere il treno in direzione Napoli, dove al Museo Nazionale Archeologico (per gli amici MANN,
vedi anche l’intervista al suo direttore Paolo Giulierini, alle pp. 16-18) andiamo a visitare le due
mostre in corso: quella intitolata «Amori divini» (ne parleremo diffusamente in un prossimo
numero) e il bellissimo racconto di un «Mondo che non c’era», offerto dagli spettacolari reperti
precolombiani della Collezione Ligabue, arricchita di importanti novità, rispetto alla prima tappa
espositiva fiorentina (vedi «Archeo» n. 369, novembre 2015).
A chi dei nostri lettori abbia la tempra per sfidare un caldo ancor piú «africano» di quello che
imperversa mentre scriviamo, consigliamo davvero di prendere il traghetto o l’aereo e raggiungere
la vicina isola di Malta. Lí potrà immergersi in un incredibile universo mitico e archeologico,
popolato da un vero e proprio «esercito» di misteriose statue neolitiche. Per convincersene basta
sfogliare l’articolo di Isabelle Vella Gregory, alle pp. 44-59.
Buona lettura, buon viaggio e buona estate!
Andreas M. Steiner
Cerveteri,
necropoli della
Banditaccia. Una
tipica tomba
etrusca a tumulo:
simili monumenti
funerari erano
appannaggio
delle classi piú
abbienti della
comunità.
SOMMARIO
EDITORIALE Napoli: ne parliamo con il MOSTRE
Un’estate direttore, Paolo Giulierini 16 «Farai un candelabro
italiana 3 d’oro puro» 60
di Andreas M. Steiner MUSEI di Andreas M. Steiner
Fra Umbri e Romani 30
Attualità a cura di Maria Angela Turchetti,
NOTIZIARIO 8 con testi di Maria Angela Turchetti,
RESTAURI Joachim Weidig, Nicola Bruni
Aperta al pubblico dopo il e Anna Riva
30 60
restauro la Tomba dei Demoni
Azzurri di Tarquinia, uno dei piú
enigmatici monumenti della
pittura etrusca 8 ETRURIA
Maestri di idraulica 68
ALL’OMBRA DEL VULCANO di Vincenzo Bellelli
Il fregio dipinto proveniente dai
praedia di Giulia Felice restituisce MALTA
una vivida «fotografia» della vita La forma
che ogni giorno animava il Foro di e lo sguardo 44
Pompei 10 di Isabelle Vella Gregory
PAROLA D’ARCHEOLOGO
Una replica in scala dello Zeus di
44
Olimpia è stata restituita dagli
68
USA all’Italia e verrà esposta nel
Museo Archeologico Nazionale di
Marcello Piperno, Claudio Saporetti, Giovanni Scichilone, Paolo Sommella, Romolo A. Staccioli,
Giovanni Verardi, Massimo Vidale
Anno XXXIII, n. 389 - luglio 2017
Registrazione al tribunale di Milano n. 255 del 07.04.1990
Hanno collaborato a questo numero: Andrea Augenti è professore di archeologia medievale
Direttore responsabile: Pietro Boroli all’Università di Bologna. Vincenzo Bellelli è ricercatore presso l’ISMA (Istituto di Studi sul
Mediterraneo Antico) del CNR. Pio Bersani è geologo. Nicola Bruni è archeologo. Luciano
Direttore editoriale: Andreas M. Steiner Calenda è consigliere del CIFT, Centro Italiano Filatelia Tematica. Angelo Canalini è geologo
a.m.steiner@mywaymedia.it presso il Dipartimento SIMU, Roma Capitale. Francesca Ceci è archeologa presso la Direzione dei
Musei Capitolini di Roma. Francesco Colotta è giornalista. Giuseppe M. Della Fina è direttore
Realizzazione editoriale: Timeline Publishing S.r.l. scientifico della Fondazione «Claudio Faina» di Orvieto. Walter Dragoni è professore di idrogeologia
all’Università di Perugia. Roberto Farinelli è ricercatore e professore aggregato di archeologia cristiana
Piazza Sallustio, 24 – 00187 Roma
e medievale all’Università di Siena. Alessia Fassone è curatore del Museo Egizio di Torino. Daniela
Fuganti è giornalista. Christian Greco è direttore del Museo Egizio di Torino. Maria Cristina
Redazione: Stefano Mammini Guidotti è direttore del Museo Egizio di Firenze. Paolo Leonini è giornalista e storico dell’arte.
stefano.mammini@mywaymedia.it Alessandro Mandolesi si occupa di comunicazione archeologica per conto della Soprintendenza
Lorella Cecilia (ricerca iconografica) Pompei. Flavia Marimpietri è archeologa e giornalista. Egle Micheletto è soprintendente
lorella.cecilia@mywaymedia.it Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo. Beppe Moiso è
curatore e responsabile dell’Archivio del Museo Egizio di Torino. Federico Poole è curatore del Museo
Impaginazione: Davide Tesei Egizio di Torino. Anna Riva è archeologa. Romolo A. Staccioli è stato professore di etruscologia
Amministrazione: Roberto Sperti e antichità italiche presso «Sapienza» Università di Roma. Maria Angela Turchetti è direttrice del
amministrazione@timelinepublishing.it Museo Archeologico Nazionale di Spoleto. Isabelle Vella Gregory è dottore di ricerca in archeologia.
Joachim Weidig è ricercatore presso l’Albert-Ludwiges Universität di Friburgo, Germania.
Comitato Scientifico Internazionale
Richard E. Adams, Maxwell L. Anderson, Bernard Andreae, John Boardman, Larissa Bonfante, Illustrazioni e immagini: Cortesia Ufficio stampa Museo Egizio, Torino: copertina (e p. 80)
Mounir Bouchenaki, Yves Coppens, Wim van Es, M’Hamed Fantar, Otto H. Frey, Louis Godart, e pp. 80-87, 90-99, 100/101 (alto), 102/103 – Doc. red.: pp. 3, 61, 62, 65 (alto e p. 60), 100,
Friedrich W. von Hase, Thomas R. Hester, Donald C. Johanson, Vassos Karageorghis, 100/101 (basso), 103, 104 (alto), 105-106 – Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio
Venceslas Kruta, Richard E. Leakey, Henry de Lumley, Javier Nieto, Patrice Pomey, per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale: pp. 8-9; foto
Paul J. Riis, Conrad M. Stibbe Rita Cosentino: p. 79 (alto) – Cortesia Parco Archeologico di Pompei: pp. 10-11 – Cortesia degli
autori: pp. 14-15, 30-42, 110-111 – Cortesia Museo Archeologico Nazionale di Napoli: p. 16
Comitato Scientifico Italiano – Cortesia Ufficio stampa: pp. 18, 20, 60/61, 63, 64, 65 (basso), 66-67, 108-109 – Daniel Cilia,
Enrico Acquaro, Ermanno A. Arslan, Andrea Augenti, Sandro F. Bondí, Francesco Buranelli, Heritage Malta: pp. 44-59 – Archivio CNR-ISMA: pp. 68, 71, 74 (basso), 75 (sinistra e destra);
Carlo Casi, Francesca Ceci, Francesco D’Andria, Giuseppe M. Della Fina, Paolo Delogu, foto Marcello Belisario: pp. 70 (basso), 74 (alto), 77, 79 (basso) – Archivi Alinari, Firenze: Folco
Francesca Ghedini, Piero Alfredo Gianfrotta, Pier Giovanni Guzzo, Eugenio La Rocca, Quilici: p. 69 – Vincenzo Bellelli: pp. 70 (alto), 72-73, 76 – Getty Images: DeA Picture Library:
Daniele Manacorda, Danilo Mazzoleni, Cristiana Morigi Govi, Lorenzo Nigro, Sergio Pernigotti, p. 75 (centro) – Cortesia Maria Antonietta Rizzo: pp. 76/77 – Cortesia Walter Dragoni: p. 78 –
Rubriche
QUANDO L’ANTICA ROMA...
...arrivò con le sue
legioni in Georgia 104
di Romolo A. Staccioli
80
SPECIALE
Rivelazione Egitto 80
testi di Alessia Fassone, Christian Greco, Maria Cristina Guidotti,
Egle Micheletto, Beppe Moiso e Federico Poole
L’ALTRA FACCIA
104 DELLA MEDAGLIA
Il granchio
SCAVARE IL MEDIOEVO di Giunone 110
Il racconto di Francesca Ceci
dell’archeologia 108
di Andrea Augenti LIBRI 112 110
Mondadori Portfolio: Leemage: pp. 88-89 – Cippigraphix: cartine e rielaborazioni grafiche alle pp. Abbonamenti: Direct Channel srl - Via Pindaro, 17 - 20128 Milano
104.
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8 archeo
musici. Sembra chiudere questa riunione di famiglia, che si può
scena e, al contempo, annunciare la osservare nelle tombe di epoca
successiva, un giovane coppiere precedente, è assente: l’oltretomba
nudo, raffigurato accanto a una è spaventoso.
tavola imbandita. Le pitture della parete d’ingresso
La parete di fondo ospita una scena risultavano purtroppo danneggiate
di banchetto: quattro sono le già al momento della scoperta: vi
coppie di convitati, tre delle quali dovrebbero essere stati raffigurati o
esclusivamente maschili, mentre la giochi funebri in onore del defunto,
quarta mostra un uomo e una oppure una scena di caccia
donna, nei quali si possono con ambientata in un paesaggio
ogni probabilità riconoscere il roccioso. Lungo le pareti sono state
titolare della tomba e sua moglie notate tracce di chiodi che hanno
mentre si scambiano una carezza fatto supporre la presenza di
affettuosa. La parete di destra è la oggetti appesi e di ghirlande e
piú innovativa: la introduce festoni vegetali. Va segnalato che,
Caronte, quindi, appena approdati nel corredo funerario, figurava un
sulle sponde dell’Ade, sono due carro a due ruote.
defunti: una donna ammantata e un Maria Cataldi, l’archeologa In alto: un’inquadratura piú allargata
giovinetto. Ad attenderli c’è un’altra protagonista della scoperta e del della pittura murale che raffigura il
donna, forse una parente morta in recupero del monumento, ha demone azzurro con i serpenti, in cui
precedenza, preceduta da un segnalato che le pitture appaiono si vede anche il genio alato a cui è
demone dalla carne azzurra e tracciate quasi senza un disegno affrontato.
seguita da un altro piú giovane e preparatorio su un intonaco molto Qui sopra: particolare della coppia di
dall’incarnato bruno, che le cinge la spesso. Sono stati analizzati anche cavalli che traina la biga del defunto.
vita e sembra trattenerne con forza singoli personaggi: per il demone
lo slancio verso la defunta in arrivo. con i serpenti si è pensato al Le pitture della Tomba dei Demoni
Altri due demoni sono presenti terrificante Eurinomo (un demone Azzurri segnalano che le credenze
nella scena: uno, anch’esso con le sotterraneo che divorava i religiose etrusche rispetto alla
carni azzurre, ha alcuni serpenti cadaveri) e per l’altro alato e piú morte stavano cambiando e
nelle mani; l’altro, con un incarnato giovane a Hypnos (il Sonno). Le aprendosi a influenze religiose ed
nerastro, appare come il piú due donne sono state ricollegate a escatologiche di ordine dionisiaco
minaccioso. Su questa parete l’aria Demetra, la piú anziana, e a ed eleusino.
di attesa tranquilla, quasi di Persefone la piú giovane. Giuseppe M. Della Fina
archeo 9
ALL’OMBRA DEL VULCANO
Alessandro Mandolesi
10 a r c h e o
aprivano vari ambienti residenziali,
un impianto termale dotato di tutti
i comfort e un parco
lussureggiante.
Giulia si dedicò cosí agli affari,
affrettandosi ad attrezzare nel suo
contesto alloggi e, in particolare, un
bagno custodito, destinato a un
pubblico selezionato.
PAN E IL SAPIENTE
E, per abbellire locazioni e servizi,
fece realizzare un raffinato
porticato, scandito da esili
colonne in marmo, un giardino
con euripo (canale idrico), che
creava una magica sensazione
idillico-sacrale per la presenza
a r c h e o 11
CAMPANIA INCONTRI Murlo
Nuove tecnologie L’ETRUSCO È SEMPRE PIÚ BLU
per terra e per mare
L’isola di Procida torna a
ospitare, dal 10 al 24 settembre,
la Scuola di Formazione Estiva
P rende il via il 13 luglio, a Murlo,
la terza edizione del festival
Bluetrusco, di cui «Archeo» è
Luglio è anche il periodo di
svolgimento delle «Notti
dell’Archeologia», il cartellone
«Archeologia e Beni Culturali di media partner e che si avvale della regionale toscano del quale il
terra e di mare. La pratica dello direzione scientifica di Giuseppe festival Bluetrusco costituisce
scavo archeologico e le nuove M. Della Fina, collaboratore della ormai un punto di riferimento
tecnologie di studio, rivista fin dalla sua fondazione. consolidato. Meritano d’essere
documentazione ed Quest’anno la rassegna ha come inoltre ricordate le sperimentazioni
esibizione». Fra le novità del tema conduttore la disamina dei sonore e quelle legate alla tessitura.
programma, il modulo sui principali centri dell’Etruria, affidata Nella seconda parte della
sistemi innovativi di agli archeologi che ne hanno manifestazione, da venerdí 29
monitoraggio dei beni studiato le vicende storiche e che settembre a domenica 1° ottobre, ci
monumentali in area sismica, spesso vi hanno condotto fortunate si soffermerà su un progetto,
condotto dall’Istituto Nazionale campagne di scavo. lanciato dal Comune di Murlo, sulla
di Geofisica e Vulcanologia che, Fra le novità in programma, ricerca di antichi vitigni e oliveti,
insieme all’Ateneo Suor Orsola ricordiamo l’iniziativa «“Incantati prefigurando la ricostruzione di un
di Napoli e al Comune di dalla benignità di questi limitati paesaggio antico.
Procida, ha dato vita al bando. orizzonti”: dal Castello di Murlo a Il programma completo di
Collaborano altresí numerose Poggio Civitate», che prende Bluetrusco e tutti gli aggiornamenti
altre istituzioni, come il spunto da un’osservazione inserita sono disponibili sul sito ufficiale del
Dipartimento di Scienze della da Piero Calamandrei nel libro festival: www.bluetrusco.land
Terra, dell’Ambiente e delle Inventario della
Risorse dell’Università Federico casa di campagna
II di Napoli, il Dipartimento di (1941) e si prefigge
Beni Culturali dell’Università di valorizzare il
del Salento e la Soprintendenza percorso che dal
del Mare della Regione castello di Murlo
Siciliana. Un nuovo gruppo di conduce all’area di
studio, formato da Istituti del scavo da cui
CNR (INSEAN, IREA, ISSIA e provengono le
IFAC), tratterà le nuove frontiere opere esposte nel
per il rilevamento e la ricerca in museo.
ambienti marini e costieri. La prima parte del
L’iscrizione alla scuola, aperta a festival si svolge
studenti, specializzandi e fino al 30 luglio,
operatori di diversi settori, è cosí da offrire
gratuita (le spese di soggiorno anche la possibilità
sono state minimizzate grazie di visitare i resti
ad accordi con le strutture di dell’insediamento
accoglienza procidane), proprio etrusco di Poggio
per diffondere le conoscenze Civitate, che negli
sulle tecnologie avanzate nel stessi giorni è
settore dei Beni Culturali. Info e oggetto dell’ormai
iscrizioni: www.unisob.na.it/ consueta
universita/dopolaurea/ campagna di scavo
formazione/archeologia condotta dalla
missione
dell’Università del
Massachusetts
Amherst.
12 a r c h e o
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Città di Gubbio +39 075 922 0693
A TUTTO CAMPO
Roberto Farinelli
D a sempre, le testimonianze
del passato colpiscono la
fantasia delle persone: la presenza
delle comunità locali, il cui universo
simbolico era popolato da fate,
maghi (come Merlino e Virgilio),
di ruderi e macerie – come il streghe, demoni, oltre a una
ritrovamento fortuito di oggetti, miriade di santi, beati e altri esseri
sepolture o veri e propri in contatto con il soprannaturale.
«tesori» – si fissano nella memoria Per esempio, i nomi di luogo sono
collettiva, dando un nuovo nome al indicativi del percorso di vie e
luogo del rinvenimento. Cosí, nel strade poi cadute in disuso, anche
paesaggio rurale e in quello se spesso in modi inattesi: dal Friuli
urbano, si sono diffusi nomi di alla Campania, dal Piemonte alla
luogo (i toponimi) che evocano Sicilia, esistono almeno tredici
strutture antiche, a destinazione ponti chiamati «del Diavolo»,
abitativa (casa, capanna, cella), o località nelle quali sono esistite
produttiva (canova, figlina, mulino, strutture piú o meno antiche
forno, pozzo), oppure ruderi non indispensabili per superare ostacoli
meglio determinati (muraccio, l’attributo veterum/vecchio allo naturali. Parallelamente, un buon
colonna, rovina). Un profondo stesso nome proprio di un centro numero di toponimi utili alla
impatto sulla percezione culturale abitato collocato nelle vicinanze. ricostruzione dei paesaggi
dei paesaggi è stato prodotto dai cristianizzati consiste proprio nei
principali centri di popolamento, IL PESO DELLE nomi dei santi (o agionimi).
anche se abbandonati. In TRADIZIONI Essi traggono talvolta origine dalla
particolare, i resti di cinte difensive Tuttavia, per avvicinarsi alla memoria locale di episodi reali o
e le semplici sommità fortificate fisionomia originaria di un sito leggendari che avrebbero coinvolto
hanno impresso un segno archeologico, occorre andare oltre uomini di fede, ma, piú spesso,
pressoché indelebile nella la registrazione dei nomi che a suo testimoniano solo la presenza
morfologia del territorio. tempo gli sono stati imposti. Infatti, patrimoniale di enti ecclesiastici a
Lo studio storico sul popolamento tanto è comune l’uso di strutture essi dedicati. A volte, si è persino
può dunque giovarsi anche di antiche come punto di riferimento giunti a curiosi fenomeni di
testimonianze onomastiche territoriale quanto lo fu il interscambio tra nomi di luogo e di
riconducibili a questi siti, come, per fraintendimento della loro reale santo, che nella lunga durata
esempio, i toponimi derivati da natura, come mostrano molti nomi, conducevano a intitolare una chiesa
civitas, castellum (-vetus)/ che a noi appaiono spesso bizzarri. con il toponimo del sito in cui era
Castelione, motta, castellare, Nella formazione di questi nomi, stata edificata, piuttosto che con il
oppure quelli che associano infatti, hanno pesato le credenze nome di un santo del calendario
14 a r c h e o
religioso. Per esempio, la pieve di Nella pagina
S. Genziano a Caminino (Grosseto) accanto: la prima
sorse in località Feriolo, un pagina del
toponimo originato dalla presenza registro della
di scorie metallurgiche, ma dopo Tavola delle
un paio di secoli è documentata possessioni. 1318.
come dedicata a san Feriolo, il cui A destra:
culto come protettore dalla siccità è Roccastrada
vivo ancor oggi. (Grosseto).
L’interno della
ANTICHE CENTURIAZIONI pieve di
Ogni nome originato S. Genziano
dall’indicazione del proprietario del a Caminino.
terreno aiuta a comprendere le
forme di costruzione sociale dello
spazio umano, benché non
rispecchi la distribuzione dei siti
archeologici. Toponimi che
terminano in «-ano o -ana», oppure
«-ate» (è il caso di Galliano o dell’Università di Siena si stanno da Geografico Militare (IGM) e la
Albiate), derivano spesso da un tempo costruendo questo genere di Tavola del XIV secolo, che per il
nome personale o gentilizio latino e banche dati territoriali (SIT o GIS), medesimo territorio annovera un
indicano la presenza di beni in grado di porre in relazione numero di nomi quasi doppio: 6,4
appartenuti a questi soggetti; reciproca gli elementi geografici, i toponimi/Km contro i 3,5 nei catasti
pertanto su tali basi si è ipotizzata siti archeologici e i nomi di luogo. moderni e nelle tavolette IGM.
l’estensione della colonizzazione in Questi vengono reperiti sia nelle Mentre la cartografia tende a
età romana, come pure la presenza antiche mappe, sia nei documenti registrare i nomi secondo una
di antiche centuriazioni, che hanno d’archivio, sia raccolti sul campo distribuzione spaziale
lasciato sul terreno anche nomi dalla viva voce degli anziani, ultimi tendenzialmente omogenea, i
derivati da centuria o da Terminus. depositari di una secolare registri della Tavola, privi di
Per il periodo preromano, il tradizione locale. supporto cartografico, rispecchiano
riconoscimento della collocazione fedelmente la maggior densità di
geografica (la georeferenziazione) UN ANTICO CATASTO toponimi nelle aree piú
di nomi riconducibili alla presenza Per condurre proficuamente studi intensamente frequentate dalla
patrimoniale di determinate linguistici e storici sul patrimonio popolazione contadina rispetto a
famiglie (come nei toponimi di toponomastico, occorre infatti quelle incolte e marginali.
etimologia etrusca Cecina o basarsi su repertori ampi e La mappatura e la valutazione del
Porrona), ha concorso a definire sistematici, realizzati – nel caso patrimonio toponomastico
l’ambito di influenza di ciascuna senese – nell’ambito di progetti di costituiranno sempre piú in futuro
città. Per tale periodo, inoltre, la cartografia archeologica di una parte integrante delle attività
registrazione di nomi indicanti la impianto regionale. Un apporto conoscitive preliminari agli
presenza di confini, quali Tular/ prezioso, per l’antico Stato di interventi di pianificazione
Terminus (Tolli, Poggio al Termine), Siena, è rappresentato dalla urbanistica e paesaggistica, nel
oppure i piú ambigui Sasso e Pietra cosiddetta Tavola delle quadro complessivo di azioni di
(Sassoforte, Castel di Pietra), Possessioni, un catasto particellare archeologia preventiva. Una
concorrono a identificare le descrittivo del primo Trecento, raccolta georeferenziata di
frontiere tra diversi territori urbani. estremamente ricco di toponimi offre una serie preziosa di
L’etimologia si trasforma in un informazioni, anche di tipo indizi da incrociare con quelli
valido strumento di ricostruzione toponomastico. Per esempio, per il prodotti tramite remote sensing,
storica quando queste informazioni campione d’indagine rappresentato scavi e ricognizioni topografiche,
vengano correlate allo spazio dal territorio di Castelnuovo allo scopo di riconoscere i segni
geografico, tramite sistemi dell’Abate (Montalcino) è stato delle trasformazioni insediative
informativi territoriali informatici. sperimentato un confronto tra le avvenute nel passato.
Nei Laboratori di Archeologia carte a scala 1:25 000 dell’Istituto (roberto.farinelli@unisi.it)
a r c h e o 15
PAROLA D’ARCHEOLOGO
Flavia Marimpietri
IL RITORNO DEL RE
UNA SCULTURA CHE RITRAE IL SIGNORE
DELL’OLIMPO SEDUTO IN TRONO È STATA
RESTITUITA DAL GETTY DI MALIBÚ ALL’ITALIA E STA
PER ESSERE ESPOSTA NEL MUSEO ARCHEOLOGICO
NAZIONALE DI NAPOLI: DI QUESTO IMPORTANTE
RIENTRO CI PARLA PAOLO GIULIERINI, DIRETTORE DELLA RACCOLTA
PARTENOPEA, AL QUALE ABBIAMO ANCHE CHIESTO UN BILANCIO
DELL’ATTIVITÀ FINORA SVOLTA E UN’ANTICIPAZIONE DEI PROGETTI FUTURI
16 a r c h e o
FAR EAST VIAGGI
SOGNA. ESPLORA. SCOPRI
UZBEKISTAN
NEL CUORE DELLA VIA DELLA SETA,
IL LEGGENDARIO PERCORSO CHE COLLEGAVA
L’OCCIDENTE CON L’ORIENTE
Khiva - Bukhara - Samarcanda - Tashkent
dal 13 al 20 ottobre 2017
“Per la bramosia di conoscere ciò che non dovrebbe essere conosciuto,
percorriamo la strada dorata che conduce a Samarcanda”.
da “Hassan” di James Elroy Flecker, 1922
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“...Recati in molte città dell'Egitto,
a imparare dai sapienti.”
da “Itaca” di Kostantinos Petrou Kavafis, 1911
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“Per i primi cinque o sei milioni di anni della sua storia,
l’uomo rimase confinato in Africa.”
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dio, mentre ora si sta lavorando sul conserva testimonianze uniche. Le
Capolavori Vaso di Altamura (un colossale prossime tappe saranno l’apertura
recuperati cratere a figure rosse, n.d.r.). Al della sezione magno-greca, di
termine degli interventi, l’intesa quella italica, di quella dedicata alla
«Ritorno alla prevede l’esposizione temporanea statuaria campana e, infine, il
Magna dei reperti restaurati e quindi il loro raddoppio delle collezioni
Grecia», ritorno in Italia. Inoltre, stiamo pompeiane. Metro quadro dopo
la mostra che organizzando alcune mostre: nel metro quadro, riapriremo tutto!».
Collezione 2019 ne è prevista una a Los Parlando di metri quadrati, quanti
La Gaipa Angeles, sulla Villa dei Papiri di sono oggi visitabili, e quanti invece
presenta, Ercolano. Si tratta di raggiungere sono ancora interdetti?
dal 4 agosto, un equilibrio tra la restituzione e la «La superficie potenzialmente
nel Palazzo fruizione, un obiettivo reso visitabile è di 20 000 mq. Adesso
Duchi di Santo possibile, tra l’altro, dall’accordo siamo al 70 per cento di superficie
Stefano di quinquennale tra MiBACT, Getty e esposta: il 30-35 per cento
Taormina, Metropolitran Museum di New dev’essere riaperta con i reperti del
rappresenta York, finalizzato a una politica di sottotetto o grazie alle numerose
la tappa restituzioni definitive o temporanee mostre che realizziamo all’estero.
fondamentale di di oggetti il cui acquisto non era L’obiettivo è reinvestire le cifre
un progetto di risultato regolare». derivanti dai prestiti nella ricerca e
recupero e di Si tende quindi a restituire i reperti creare una macchina capace di
valorizzazione di all’Italia, in modo – però – da autoalimentarsi. Fino al prossimo
reperti archeologici originari permetterne il godimento da parte ottobre, inoltre, è in corso la mostra
della Magna Grecia che nei del pubblico americano: funziona “Amori divini”, dedicata al tema
secoli scorsi sono andati questo meccanismo virtuoso? delle metamorfosi nel mondo
dispersi nel mondo. «Personalmente, sostengo che sia antico. E, con la Fondazione
Un progetto che mira a piú conveniente conservare un bel Ligabue, abbiamo inaugurato “Il
riacquistare, presso case d’asta, reperto archeologico negli Stati mondo che non c’era”, dedicata alle
antiquari e collezionisti privati, Uniti, dove viene ampiamente civiltà maya e azteca: gli stessi
questi oggetti, al fine di reclamizzato, che tenerlo al chiuso uomini che con il re Carlo III,
consentirne il ritorno nel in un deposito in Italia». fondatore del museo di Napoli,
territorio di origine, lo studio e Qual è, invece, la sua idea per scavarono a Pompei ed Ercolano,
la pubblica fruizione. valorizzare la collezione del Museo parteciparono a scavi e rilievi nel
Tra i materiali selezionati per Archeologico di Napoli? Messico, a Palenque».
l’esposizione, vi sono vasi di «La mia politica è quella di riaprire Un’ultima battuta: come
uso comune, ma anche tutto, come nell’immediato commenta la sentenza del
manufatti di pregio, tra i quali dopoguerra, quando il MANN era il Consiglio di Stato che l’ha
spicca una lekythos (vaso di piú grande museo di archeologia reintegrata come Direttore del
forma allungata per oli classica del mondo. Lo stiamo Museo Archeologico di Napoli, dal
profumati o unguenti; vedi foto facendo a tappe forzate, aprendo 16 giugno scorso, dopo che il TAR
qui sopra) del Pittore di Haimon ogni anno una sezione. Nei depositi del Lazio l’aveva sollevata
(uno dei 117 esemplari attribuiti si conservano opere di dall’incarico?
a questo maestro esistenti al straordinaria importanza. Basti «Siamo fiduciosi, ma rispettosi di
mondo). I fondi che verranno pensare alla collezione dei vasi tutti i verdetti: lo siamo stati del
raccolti grazie alla mostra, magno-greci: un numero primo, che ci ha sollevato
visitabile fino al 17 settembre, esorbitante, che mostreremo dall’incarico, dal 24 maggio al 16
si affiancheranno a un progetto nuovamente tra il 2018 e il 2019». giugno, lo siamo del secondo.
di crowdfunding lanciato su Lei è alla guida di questa istituzione Personalmente sono felicissimo,
internet e serviranno a dall’ottobre del 2015. In quasi due piú del primo giorno in cui ho
finanziare altre acquisizioni e anni, quali nuove sezioni ha aperto? messo piede a Napoli. Perché
progetti di studio e fruizione. «Nel 2016 la sezione dei culti quando arrivai non sapevo a cosa
Info tel. 333 4954433; orientali in Campania e la sezione andavo incontro, quando sono
www.collezionelagaipa.it egizia. Pochi giorni fa, invece, andato via invece sapevo cosa
(red.) l’intera sezione epigrafica, che stavo per perdere».
18 a r c h e o
TRAIANO
I PORTI DELL’ IMPERATORE
A Civitavecchia e Fiumicino,
mostre e celebrazioni a 1900 anni
dalla morte del grande imperatore
Optimus Princeps
Traiano e la visione dell’Impero
Civitavecchia, Forte Michelangelo
dal 29 luglio all’8 ottobre
«Le Traianee»
visite guidate e spettacoli serali
Fiumicino, Area archeologica di Portus
dal 2 al 30 luglio
SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA,
BELLE ARTI E PAESAGGIO
PER L’AREA METROPOLITANA DI ROMA,
LA PROVINCIA DI VITERBO
E L’ETRURIA MERIDIONALE
20 a r c h e o
Il mondo
che non c’era
L’arte precolombiana
nella Collezione Ligabue
Museo Archeologico Nazionale di Napoli
16 giugno 2017 • 30 ottobre 2017
Con il patrocinio
Main Sponsor
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ORARI MOSTRA:
aperto tutti i giorni (tranne il martedì)
ore 09.00-19.30
www.ilmondochenoncera.it
n otiz iario
Luciano Calenda
ARCHEOFILATELIA
ITALIANI D’EGITTO
Il Museo Egizio di Torino ospita attualmente
«Missione Egitto, 1903-1920» l’interessante e
innovativa esposizione temporanea a cui è
dedicato lo Speciale di questo numero (vedi alle
2 3
pp. 80-103). La mostra racconta gli anni iniziali
della costituzione della collezione che ha fatto la
1
fortuna del museo torinese, che ha avuto l’onore
dell’emissione di un francobollo italiano il 31
agosto del 1991 (1-2). L’impostazione della
rassegna è molto originale, perché affianca ai
singoli reperti la documentazione d’archivio che
fa rivivere i momenti delle loro scoperte. 6
È, in effetti, la storia della Missione Archeologica
Italiana (M.A.I.) in Egitto, e del suo fondatore 5
Ernesto Schiaparelli, una vicenda che visse i suoi 4
anni d’oro appunto tra il 1903 e il 1920.
Con la nostra rubrica rendiamo omaggio al
secondo piú importante museo egizio al mondo
presentando materiale filatelico relativo ad
alcuni importanti avvenimenti che ne hanno
riguardato la vita. Il primo è l’annullo speciale
che ha ricordato il VI Congresso Internazionale di
Egittologia, tenutosi a Torino (1-8 settembre
9
1991), e che costituí l’occasione per l’emissione
del francobollo (3). Il secondo annullo riguarda
la mostra filatelica organizzata, proprio nel 8
Museo Egizio, durante il Congresso (4). 7
Il Congresso è stato ricordato anche da un
foglietto erinnofilo (non postale), stampato dal
Poligrafico dello Stato che riproduce la statua di
Ramesse II (5) e contiene tre chiudilettere che
hanno lo stesso soggetto del francobollo (il
«femmineo alato», rilievo tratto dal gruppo
statutario di Horemheb e Mutnegemet). L’ultimo
annullo per la Mostra di Egittologia del 16
dicembre 1995, «Nefertari luce d’Egitto» (6), è
10
l’occasione per rendere il giusto omaggio a
Ernesto Schiaparelli, vera «anima» del Museo di
Torino, per la sua forse piú eccezionale scoperta:
la tomba della regina Nefertari, una delle piú
belle e meglio conservate, avvenuta nel 1904.
Ecco, quindi, vari francobolli, tutti egiziani, che IL CIFT. Questa rubrica è curata dal CIFT (Centro Italiano di Filatelia
ricordano la «grande sposa reale» di Ramesse II Tematica); per ulteriori chiarimenti o informazioni, si può scrivere
alla redazione di «Archeo» o al CIFT, anche per qualsiasi altro tema, ai
in una pittura murale (7), la sua incoronazione seguenti indirizzi:
(8), la sua statua del tempio maggiore di Abu
Segreteria c/o Alviero Batistini Luciano Calenda,
Simbel (9) e l’altrettanto famoso tempio di Via Tavanti, 8 C.P. 17037 -
Hathor, che era stato dedicato dal grande 50134 Firenze Grottarossa
faraone anche alla moglie Nefertari (10). info@cift.it, 00189 Roma.
oppure lcalenda@yahoo.it; www.cift.it
22 a r c h e o
In viaggio con Metamondo
Viaggiamo tra i più affascinanti luoghi del mondo, tra questi la Russia:
da Mosca alle antiche Città di Rus’ con i loro cremlini, da San Pietroburgo alle Isole Solovki
e alla cittadella fortificata di Pskov, attraverso i paesaggi sconfinati della Siberia fino
all’estrema Kamchatka, maestosa terra di vulcani.
w w w. m e t a m o n d o . i t
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SE VENT’ANNI VI SEMBRAN POCHI...
24 a r c h e o
CALENDARIO
26 a r c h e o
Sarà gradito l’invio di informazioni da parte dei direttori di scavi, musei e altre iniziative, ai fini della completezza di questo notiziario.
SIRACUSA Germania
La Porta dei Sacerdoti
I sarcofagi egizi di Deir el-Bahari. BONN
Esposizione e restauro in pubblico Iran
Galleria Civica Montevergini Antiche culture tra l’acqua e il deserto
fino al 07.11.17 Bundeskunsthalle
fino al 20.08.17
SORANO (GROSSETO)
Vulci e i misteri di Mitra MANNHEIM
Culti orientali in Etruria Egitto
Fortezza Orsini, Museo del Terra dell’immortalità
Medioevo e del Rinascimento Reiss-Engelhorn-Museen Coppa in clorite,
fino al 05.11.17 fino al 30.07.17 da Jiroft. III sec. a.C.
TAORMINA
Ritorno alla Magna Grecia Grecia
Reperti della Collezione La Gaipa Affresco con una
Palazzo Duchi di S. Stefano giovane filatrice, da ATENE
fino al 17.09.17 (dal 04.08.17) Pompei. Odissee
Museo Archeologico Nazionale
TORINO fino al 30.09.17
Cose d’altri mondi
Raccolte di viaggiatori tra
Otto e Novecento Olanda
Palazzo Madama, Sala Atelier
fino all’11.09.17 LEIDA
Casa Romana
VETULONIA (CASTIGLIONE Rijksmuseum van Oudheden
DELLA PESCAIA) fino al 17.09.17
L’arte di vivere
al tempo di Roma
I luoghi del «tempo» Svizzera
nelle domus di Pompei
Museo Civico Archeologico «Isidoro Falchi» ZURIGO
fino al 05.11.17 Osiride
Misteri sommersi d’Egitto
VICENZA Museum Rietberg
Le ambre della principessa fino al 13.08.17 (prorogata)
Storie e archeologia
dall’antica terra di Puglia
Gallerie d’Italia, Palazzo Leoni Montanari USA Bronzetto dorato di
fino al 07.01.18 rinoceronte. Dinastia
NEW YORK degli Han Occidentali.
L’età degli imperi
Francia Pendaglio in ambra a Arte cinese delle dinastie Qin e Han (221 a.C.-220 d.C.)
forma di protome The Metropolitan Museum of Art
PARIGI femminile. fino al 16.07.17
Che c’è di nuovo nel Medioevo?
Tutto quel che l’archeologia ci rivela
Cité des sciences et de l’industrie
fino al 06.08.17
LES EYZIES-DE-TAYAC
Il terzo uomo
Preistoria dell’Altai
Musée national de préhistoire
fino al 13.11.17
a r c h e o 27
TU O
RA
NA M
LA UO
LA NUOVA MONOGRAFIA DI ARCHEO
Ò L’
IN O
M ND
DO QUA
Alla CONQUISTA
del
MONDO
QUANDO L’UOMO ADDOMESTICÒ LA MATERIA
• L’invenzione del fuoco e della ceramica
• Sale, seta e miele • I metalli: rame, ferro e piombo
• La lana e il cuoio • Avorio, selce e bitume
• L’olio e il vino • La palma, pianta perfetta
di Massimo Vidale
Sulle due pagine: disegno ricostruttivo nel quale si immagina un «pittore»
preistorico che, soffiando dell’ocra rossa, sperimenta la riproduzione della
silhouette della propria mano sulla parete rocciosa di una grotta.
I l concetto di «rivoluzione
industriale» viene solitamente
associato all’Inghilterra del XVIII
In basso: Luxor, Sheikh Abd al-Qurnah, Tombe dei Nobili. Particolare di un secolo. In realtà, come racconta la
dipinto murale della tomba del visir Rekhmire con la rappresentazione nuova Monografia di «Archeo»,
di lavoratori impegnati nella fabbricazione di suole, lacci e contenitori l’uomo si fece artefice di
in cuoio. XVIII dinastia, 1530-1290 a.C. innovazioni tecnologiche davvero
rivoluzionarie fin dalla preistoria.
Basta guardare con altri occhi a
tanti oggetti, prodotti o catene
operative che tuttora fanno parte
del nostro vivere quotidiano:
vedere all’opera un telaio o
assaporare un bicchiere di vino
sono pratiche per noi scontate, ma
per giungere a simili risultati la
strada fu lunga, sicuramente
costellata da fallimenti e i primi
risultati di tanta industriosità forse
non furono sempre soddisfacenti…
Tuttavia, assecondando la sua
natura di faber, l’uomo non si dette
per vinto e, in pochi millenni, rese
la propria esistenza piú comoda e
sicura, senza disdegnare i piaceri
del palato e la vanità, non solo
femminile! Le storie che
presentiamo sono fatte di tenacia,
curiosità, genialità, ma anche di
fortunate casualità, che ci hanno
progressivamente condotto a
dominare la natura.
IN EDICOLA
GLI ARGOMENTI
• SCOPERTE
E CONQUISTE
Il sale
La tessitura
Il rame e il ferro
Il miele
L’intonaco
La selce e le pietre dure
L’avorio e il corno
L’olio
La palma da dattero
La lana
Il cuoio
Il vino
Il piombo
L’ambra e il bitume
a r c h e o 29
MUSEI • SPOLETO
30 a r c h e o
A sinistra: il territorio attraverso i reperti prove-
Teatro romano di nienti dalla collezione civica o dai
Spoleto, la cui numerosi scavi effettuati a partire
costruzione si dalla seconda metà dell’Ottocento.
colloca nel
I sec. a.C. SCAMPATI AL DILUVIO
Tra le popolazioni che abitarono la
Tutti i materiali Penisola nell’età del Ferro prima del
inseriti a corredo predominio romano, gli Umbri, a
del presente detta dello storico romano Plinio il
articolo sono Vecchio (Storia naturale, III 14-15),
conservati ed dovevano essere il popolo piú anti-
esposti nel co – «gens antiquissima Italiae» – e
Museo avrebbero tratto il proprio nome dal
Archeologico greco ombros (pioggia) «per essere
Nazionale di sopravvissuti alle piogge del diluvio uni-
Spoleto. versale». Le poche fonti scritte sono
concordi nell’assegnare agli Umbri
il ruolo degli indigeni, di coloro che
erano già presenti al momento
dell’arrivo di nuove genti: Erodoto
ricorda che anche gli Etruschi «dopo
aver oltrepassato molti popoli, giunsero
presso gli Umbri, dove costruirono città
a r c h e o 31
MUSEI • SPOLETO
che abitano tutt’ora» (Storie, I 94), In alto: cartina con l’estensione della gere né a trasportare le masserizie» (Sto-
mentre Dionigi di Alicarnasso, par- Regio VI, Umbria, secondo la divisione rie, III 86 9), mentre Aristotele, in
lando degli Aborigeni, dice che si augustea della Penisola. un passo riportato dal grammatico
insediarono nella zona della Sabina In basso: vaso biconico decorato con greco Stefano di Bizanzio, afferma-
«dopo averne scacciati gli Umbri» (An- protomi ornitomorfe. Età del Bronzo va che «il loro bestiame genera tre volte
tichità romane, I 16 I). Finale, XI sec. a.C. l’anno, la loro terra produce raccolti mol-
Gli storici e i geografi antichi ci teplici e le loro donne sono particolar-
forniscono anche l’estensione del mente feconde: di rado partoriscono un
territorio di occupazione umbra, solo figlio per volta, perlopiú hanno
che andava dalla valle del Tevere (il parti gemellari o di tre figli».
cui corso corrispondeva al confine Le stesse fonti ci raccontano delle
orientale con gli Etruschi) fino alle scelte insediative della civiltà um-
coste dell’Adriatico, da Ancona a bra, dislocata in una miriade di
Ravenna; mentre il corso dei fiumi centri fortificati medio-piccoli
Nera ed Esino segnava il limite (oppida) ubicati prevalentemen-
meridionale. Gli stessi confini te sui rilievi, riflesso della
furono ripresi all’inizio del I mancanza di una forte iden-
secolo nell’ordinamento po- tità unitaria e di un
litico augusteo, che assegnò progetto «politi-
all’Umbria la Regio VI. Il co» complessivo.
controllo di entrambi i ver- Questa frammen-
santi dell’Appennino, unito tazione insediativa,
a un’economia agricolo-pa- che ha origine dalle anti-
storale particolarmente pro- che dinamiche tribali dell’e-
spera, fece ricordare gli Umbri tà del Bronzo, permane anco-
come un popolo ricchissimo: Po- ra alle soglie del V secolo a.C.,
libio ci informa che Annibale, sac- quando invece, nella vicina Etru-
cheggiando l’Umbria, vi aveva rac- ria, è già pienamente compiuto il
colto un bottino cosí abbondante processo di urbanizzazione attorno
«che le truppe non riuscivano né a reg- alle grandi città-stato.
32 a r c h e o
le necropoli che nell’età orientaliz-
zante circondavano il colle S. Elia,
ma sappiamo che, ancora nel V se-
colo a.C., la sommità del colle era
riservata a uso cultuale.Tale destina-
zione perdurò in età romana, quan-
do la città occupò il pendio, regola-
rizzandolo tramite terrazzamenti e
cingendolo di possenti mura poli-
gonali di cui rimangono ancora
oggi numerosi tratti visibili.
Il periodo orientalizzante (fine del-
l’VIII-VII secolo a.C.) è un’epoca
di grande fervore per i popoli itali-
ci, che fa registrare profonde tra-
sformazioni socio-culturali, quali la
fondazione delle prime «città»
come Roma (753 a.C.) o,
volendo rimanere in ambito
umbro, come Terni (672
a.C.). Ciò che conosciamo
di Spoleto per questa fase proviene
quasi esclusivamente da cinque ne-
cropoli orientalizzanti poste a cir-
Delle prime frequentazioni del col- condare la città attuale. Due furono
le su cui sorge Spoleto abbiamo individuate alla fine del XIX secolo
poche testimonianze risalenti all’età da Giuseppe Sordini, noto archeo-
del Bronzo Medio, mentre piú con- logo locale, presso la chiesa di S.
sistenti sono le tracce ascrivibili In alto, sulle due Pietro e lungo il fosso Cinquaglia,
all’età del Bronzo Finale. In quest’e- pagine: veduta di una terza venne alla luce negli anni
poca, concordemente con altre si- Spoleto che Venti in via Cerquiglia, mentre un
tuazioni documentate in Umbria e permette di quarto piccolo nucleo di sepolture
Toscana, sembra che la zona di abi- apprezzare la è stato recentemente scoperto in
tato fosse distinta da quella cultuale. posizione località Cortaccione.
dominante Tuttavia è la necropoli di Piazza
UNA SCELTA OCULATA dell’abitato sul d’Armi, alla periferia nord di Spo-
La scelta insediativa in età protosto- territorio leto, che ha riservato i dati piú inte-
rica è giustificata dalla posizione circostante. ressanti. Scoperto nel 1982 e scava-
particolarmente felice del Colle S. In questa pagina: to in piú riprese fino al 2011, il se-
Elia, che chiude a sud la Valle Spo- bronzetto umbro polcreto si compone di diversi nu-
letina, dominandola visivamente fi- raffigurante un clei, il piú antico dei quali, databile
no ad Assisi e nello stesso tempo guerriero, da tra la fine dell’VIII e la prima metà
controllando sul lato opposto la Monteleone di del VII secolo a.C., è caratterizzato
stretta via di comunicazione con la Spoleto. da inumazioni in circolo di pietre
conca ternana (tracciato poi ripreso V sec. a.C. sormontate da piccoli tumuli. Ai
dai Romani per la via Flaminia di piedi del defunto o sotto di esso, in
età repubblicana). Inoltre qui la via- ne facilita la difesa (Monteluco) e una piccola fossa-deposito, sono
bilità principale nord-sud incrocia- pendici piuttosto dolci che deter- presenti set di vasi in ceramica che
va le vie di transumanza est-ovest minano ampie aree sfruttabili testimoniano il costume del ban-
che collegavano i Monti Martani dall’uomo, disseminate anche di ac- chetto e del simposio alla maniera
all’Appennino e alle Marche. A dif- que sorgive. etrusca e italica.
ferenza dei colli circostanti, l’altura Ignoriamo quali fossero le aree de- Tra gli individui deposti spicca la
di Spoleto può inoltre vantare un putate all’insediamento (o al sistema figura di una anziana tessitrice che,
massiccio montuoso alle spalle che di insediamenti) a cui facevano capo oltre a rocchetti, fuseruole, ago e
a r c h e o 33
MUSEI • SPOLETO
A sinistra:
necropoli di
Piazza d’Armi.
Veduta aerea del
nucleo piú antico,
in uso tra la fine
dell’VIII e la
prima metà del
VII sec. a.C.,
caratterizzato da
inumazioni in
circolo di pietre
sormontate da
piccoli tumuli.
In basso:
coperchio con
presa in forma di
animale, dalla
necropoli di via
Cerquiglia.
VII sec. a.C.
34 a r c h e o
evi. Si distingue, per esempio, la
LA COLLEZIONE tomba 17 del «piccolo principe»,
CIVICA che, morto a 10 mesi circa, aveva
due dischi-corazza di piccola mi-
Il Museo Civico fu sura (un tipico armamento italico
fortemente voluto da difesa, al solito riservato solo ai
dall’archeologo capi adulti piú importanti), due
spoletino Giuseppe punte di lancia in ferro, un pugna-
Sordini (1853-1914), che le a stami con fodero in ferro e
lo allestí, a partire dal avorio, un coltellino in ferro e un
1904, nelle sale del piccolo kantharos (tazza a due ma-
Palazzo della Signoria, nici) realizzato appositamente per
in piazza Duomo, con lui in un’unica lamina di bronzo e
l’idea piú ambiziosa di allusivo del simposio etrusco.
realizzare un Museo La scoperta di queste sepolture atte-
Nazionale Umbro- sta, dato eccezionale per l’Umbria,
Sabino e candidare la la presenza di una famiglia reale a
città a capitale Spoleto, contemporanea ai primi
culturale dell’Umbria mitici re di Roma, con tombe in-
meridionale. Inaugurato fantili che dimostrano come il bam-
nel 1910, alla presenza bino, già dalla nascita e in virtú
del Presidente del delle origini aristocratiche, rivestisse
Consiglio dei Ministri Luigi simo rango vissuto tra la seconda un ruolo determinato nell’ambito
Luzzatti, rimase nei locali metà del VII e gli inizi del VI secolo militare, politico o sacerdotale.
sottostanti il Teatro Caio Melisso a.C. La «famiglia» era composta da La struttura tombale e i corredi se-
fino al 1985, quando i reperti due donne adulte, sei bambini e due polcrali di Spoleto sono molto si-
vennero trasferiti nel neonato uomini adulti. In questi ultimi casi mili a quelli scoperti a Matelica e a
Museo Archeologico Nazionale mancavano però i resti scheletrici, Pitino di San Severino, tanto da far
presso il convento di S. Agata. probabilmente a causa di un preciso pensare che anche alcuni dei siti
I materiali raccolti da Sordini rituale funebre conosciuto nell’Italia delle Marche appenniniche rientri-
provenivano dall’attività di appenninica che prevedeva la depo- no culturalmente in ambito umbro.
ricognizione e di monitoraggio dei sizione dell’individuo accanto o al Inaspettati confronti con l’Etruria
lavori per la costruzione di edifici, di sopra della grande fossa-deposito settentrionale fanno inoltre riflette-
ferrovie e strade, ma anche da contenente il corredo e per questo re sulla complessità della storia po-
scavi che egli stesso aveva verosimilmente asportato dai suc- litico-culturale di questa epoca, che
condotto negli anni in cui ricoprí cessivi lavori agricoli. non può essere spiegata solo ipotiz-
la carica di ispettore alle Belle Eccezionale è il ritrovamento di zando «influssi culturali» o «com-
Arti (a partire dal 1888). tombe di bambini che conteneva- merciali» ma che rivela anche rap-
Si ricordano soprattutto le no armi e oggetti fortemente sim- porti diretti tra regioni lontane at-
scoperte del teatro (1891) e della bolici e di insolita ricchezza, non traverso matrimoni e alleanze poli-
casa romana nella piazza del confrontabili con altri contesti co- tiche e militari.
Comune (1885), l’identificazione
delle prime necropoli In alto: l’archeologo spoletino
orientalizzanti di Spoleto e Giuseppe Sordini (1853-1914), artefice
Campello, gli scavi in via Cecili per del primo Museo Civico.
la messa in luce delle mura In basso: fibula in argento proveniente
poligonali (1897). Affluirono al da una delle tombe gentilizie rinvenute
museo anche donazioni di privati o negli scavi della necropoli di Piazza
rinvenimenti fortuiti, tra cui, per d’Armi condotti nel 2008-2009.
esempio, i circa mille pezzi di Fine del VII-inizi del VI sec. a.C.
industria litica provenienti dal
territorio eugubino appartenuti
alla collezione Pagliari.
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MUSEI • SPOLETO
36 a r c h e o
2
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MUSEI • SPOLETO
38 a r c h e o
LE SCULTURE DEL TEATRO
Efficace mezzo di propaganda politica potevano essere i cicli
decorativi di teatri e luoghi di spettacolo dove per ore, piú o
meno consapevolmente, gli spettatori dovevano «subire» le
«immagini del potere», in primis le statue ritratto di imperatori
e di importanti personaggi locali che avevano fatto costruire
l’edificio o ne sponsorizzavano le attività. Dal teatro di Spoleto
vengono due raffinate teste in marmo inserite in altrettante
statue, andate perdute, raffiguranti l’imperatore Augusto,
secondo il modello giovanile elaborato dopo la battaglia di
Azio (31 a.C.) e un individuo maturo simile, nei tratti
fisiognomici, a Giulio Cesare, ma verosimilmente un
personaggio locale della sua cerchia.
Potrebbe trattarsi di Caio Calvisio Sabino, che tentò di
difendere Giulio Cesare al momento della sua uccisione e
intraprese un’importante carriera politica a Spoleto e a Roma.
A Spoleto, nel museo, è presente una base onoraria dalla
località Trignano, con dedica allo stesso personaggio,
ricordato, tra l’altro, come patronus (carica onorifica concessa
per meriti riconosciuti verso la città). Forse collocata in origine
entro una nicchia e parte della decorazione architettonica del
teatro è invece una splendida figura femminile in marmo,
un’opera greca della fine del V secolo a.C., riutilizzata in epoca
romana, che riprende un tipo iconografico ideato dallo scultore
attico Kallimachos per raffigurare la dea Afrodite.
A sinistra: statua
femminile in
marmo, dal Teatro
romano. Si tratta
di un’opera greca
della fine del
V sec. a.C.,
riutilizzata in
epoca romana,
che riprende un
tipo ideato dallo
scultore attico
Kallimachos per
raffigurare la dea
Afrodite.
A destra: ritratto
di personaggio
locale (forse Caio
Calvisio Sabino)
rappresentato
come Cesare.
I sec. a.C.
a r c h e o 39
MUSEI • SPOLETO
40 a r c h e o
constatato che la porzione occiden-
tale della cavea era pessimamente
conservata, piú bassa di 90 cm pro-
babilmente per uno smottamento o
un movimento tellurico avvenuto
nel I secolo d.C.A seguito di questo
evento furono effettuati restauri
antichi in opera reticolata, mentre
dopo lo scavo si decise per la ripro-
posizione della parte mancante del-
la cavea con gradini in opera ce-
mentizia. Le dimensioni complessi-
ve dell’edificio sono simili a quelle
del contemporaneo teatro di Gub-
bio, di poco inferiori al teatro fatto
costruire da Lucio Cornelio Balbo
nel 13 a.C. in Campo Marzio, a
Roma. Quindi, da or mai ses-
sant’anni, la funzione originaria di
edificio per spettacoli viene ripro-
posta dal Festival dei Due Mondi.
PAROLE DI PIETRA
Numerose sono le iscrizioni latine
conservate nel Museo, in gran parte
provenienti dalla raccolta civica,
quasi un imponente libro di pietra
disseminato nelle sale espositive che
consente di ricostruire molte pagi-
ne della storia del centro urbano e
del suo territorio e di immaginare
talvolta spaccati di vita e di affetti La lapide recante la dedica a Marco Settimio Settimiano, della tribú Orazia,
quotidiani. Iscrizioni pubbliche e Cavaliere, Quattuorviro Iure dicundo, e Prefetto del Genio a Roma, da parte della
private, onorarie, cultuali, funerarie quarta decuria degli Scamillarii, dei quali è detto patrono. II sec. d.C.
affidano alla pietra messaggi civili,
religiosi o volti a mantenere vivo il mento a percussione, composto potevano esibirsi. In base alle cari-
ricordo del defunto, delle sue virtú probabilmente da tavolette in le- che rivestite dal patrono, dovrebbe
o delle dimensioni dello spazio as- gno incernierate, che, sollevate e risalire al II secolo d.C. inoltrato.
segnato al sepolcro. abbassate con il piede, facevano da
Una di esse, fatta trasportare alla accompagnamento ritmico al suo- SPOLETO E LA
fine del Cinquecento dal vescovo no delle tibie. Il monumento a cui VALNERINA
Paolo Sanvitale da S. Gregorio appartiene l’iscrizione doveva esse- Geograficamente e culturalmente,
Maggiore nel Palazzo Comunale, è re la base di una statua onoraria la Valnerina appare strettamente
una dedica, scolpita su un blocco di collocata in un luogo pubblico collegata, in direzione est, con i ter-
travertino scorniciato, a Marco concesso dai magistrati cittadini ritori spoletini. La stretta vallata,
Settimio Settimiano della tribú (L.D.D.D. loco dato Decurionum de- percorsa dal Nera e dai suoi affluen-
Orazia, Cavaliere, Quattuorviro Iure creto). Si può verosimilmente sup- ti, che scorrono tra gole selvagge e
dicundo, e Prefetto del Genio a Ro- porre che la statua fosse dedicata in brevi pianure, si apre nelle conche
ma, da parte della quarta decuria occasione di spettacoli teatrali di Norcia, Cascia e Monteleone di
degli Scamillarii, dei quali è detto sponsorizzati da Marco Settimio Spoleto. La zona è abitata fin dalla
patrono. Gli Scamillarii, e piú co- Settimiano forse nell’anno del suo preistoria (Paleolitico, Neolitico),
munemente Scabillarii, erano musi- quattuorvirato e che fosse in origi- mentre tra l’età protostorica e stori-
ci e pantomimi riuniti in corpora- ne collocata proprio nell’area del ca si struttura in un sistema artico-
zioni, cosí chiamati da uno stru- Teatro romano dove gli Scamillari lato di abitati d’altura, talora fortifi-
a r c h e o 41
MUSEI • SPOLETO
In alto: frammento della dedica a Caligola da parte di Vespasia Polla, madre di Vespasiano.
In basso: situla bronzea proveniente dalle necropoli di Norcia. III sec. a.C.
cati, a controllo delle vie di transu- sono quelli provenienti dagli scavi
manza e delle fertili vallate agricole. di Cesare Colizzi nel 1889 a Norcia
Le alture principali, insieme ai fon- in località Aia Zitelli, passati prima
tanili, posti lungo i percorsi delle al Museo di Villa Giulia e poi al
greggi e in posizione strategica ri- Museo Nazionale Romano. Sono
spetto ai percorsi battuti, sono spes- tombe a cassone ligneo e in mura-
so luoghi di culto, in genere carat- tura e a camera, con volta a botte.
terizzati da fosse votive con offerte Eccezionalmente una tomba in
costituite da bronzetti schematici muratura era di notevoli dimensio-
che rappresentano guerrieri ni (12 x 3,70 m) e presentava
in armi, devoti e offerenti l’ingresso sovrastato da una
maschili e femminili, ani- iscrizione (Salvio Titedieno
mali. Alcuni di questi luoghi Titi Filio). All’interno tre va-
si dotano di strutture in ni con almeno cinque depo-
muratura e si monumenta- sizioni inquadrabili tra il se-
lizzano con la conquista ro- condo quarto del II secolo
mana del territorio, a partire a.C. e l’età tiberiana, due
dagli inizi del III secolo a.C. delle quali su letto funebre
La romanizzazione dell’Alta con decorazione in osso.
Sabina prevede la creazione di
centri urbani (prefetture e poi DOVE E QUANDO
municipi) e santuari e compor-
ta un arrivo massiccio di coloni Museo Archeologico Nazionale
che determina una crescita de- e Teatro romano
mografica e una notevole prospe- Spoleto, via S. Agata, 18/A
rità economica almeno fino al I Orario tutti i giorni, 8,30-19,30
secolo d.C., testimoniata dalle ric- Info tel. 0743 223277;
che necropoli nursine del piano di http://polomusealeumbria.
santa Scolastica. beniculturali.it; FB: www.facebook.
Tra i materiali esposti a Spoleto com/museoarcheologico.spoleto.3/
42 a r c h e o
MALTA • L’ARTE PREISTORICA
44 a r c h e o
LA FORMA E LO
SGUARDO
QUAL È IL MESSAGGIO DELLE ENIGMATICHE
STATUE PREISTORICHE MALTESI?
di Isabelle Vella Gregory; reportage fotografico di Daniel Cilia
Due vedute di una figurina in alabastro (6,4 x 3,1 cm), dall’Ipogeo di Hal Saflieni.
a r c h e o 45
MALTA • L’ARTE PREISTORICA
Neolitico
Fase
Ghar Dalam
Anni a.C. Eventi principali
5000-4500 Inizio della colonizzazione su navi
provenienti dalla Sicilia, formazione
di comunità agricole.
Antico
no. Nascoste sotto terra o esposte in Skorba Grigio 4500-4400 Vita di villaggo.
superficie, ognuna delle statuette Skorba Rosso 4400-4100 Prosecuzione della vita di villaggio.
svolgeva la sua parte nell’ambito di Zebbug 4100-3800 Considerato l’inizio del periodo dei
una complessa narrazione vigente templi. Non sono ancora
migliaia di anni fa. Di quel racconto effettivamente presenti costruzioni,
Neolitico
oggi sopravvive una parte soltanto e ma c’è un’attenzione nuova per
Medio
ricomporne gli elementi rappresen- l’identità collettiva. Inizio della pratica
ta una sfida affascinante. delle sepolture collettive in grotta.
È una facile tentazione perdersi Mgarr 3800-3600 Fase poco conosciuta.
all’interno dei particolarismi di que- Ggantija 3600-3000 Inizio della costruzione dei templi.
ste immagini, laddove la chiave per L’estensione del ciclo della vita diventa
la loro comprensione risiede in un sempre piú elaborata. Attenzione alla
Neolitico
contesto piú ampio. I templi mega- comunità e alla memoria.
Tardo
litici in superficie e le necropoli Saflieni 3300-3000 Fase di transizione, di sovrapposizione.
sotterranee rappresentano, verosi- Tarxien 3000-2500 Apice e successivo declino dei templi.
Riduzione delle aree interne dei templi.
46 a r c h e o
Per cercare di comprendere il significato delle statuine
occorre guardare al di là del semplice valore estetico
In alto: pianta con la distribuzione dei principali complessi megalitici dell’arcipelago maltese.
In basso, sulle due pagine: ripresa zenitale di alcuni dei principali complessi monumentali preistorici di Malta e Gozo. Da
sinistra a destra: A. Hagar Qim; B. Mnajdra; C. Ggantija.
B C
a r c h e o 47
MALTA • L’ARTE PREISTORICA
48 a r c h e o
Nel Tempio di Tarxien
Il frammento, alto 1,4 m, di una
gigantesca statua scolpita in pietra
calcarea venne trovato all’interno del
complesso megalitico di Tarxien (vedi la
sua collocazione originaria nella foto
della pagina accanto). L’immagine di
questa pagina mostra la colossale statua
con le parti mancanti integrate a disegno.
Nella pagina accanto, in basso: un’altra statua proveniente da Tarxien, questa volta
realizzata in argilla, anch’essa con le parti mancanti integrate in grigio. Da notare
l’espressione solenne del volto, con il naso pronunciato e gli occhi chiusi.
a r c h e o 49
MALTA • L’ARTE PREISTORICA
NATURALISMO PERFETTO
La cosiddetta «Venere di Malta»,
una figurina modellata nell’argilla
e alta circa 13 cm, rappresenta un
esempio perfetto di naturalismo,
reso dall’accurata proporzione
delle parti del corpo e dei punti di
curvatura. Scoperta nel 1839
all’interno del grande tempio
megalitico di Hagar Qim e
risalente alla prima metà del III
millennio a.C., questo capolavoro
dell’arte preistorica rappresenta
un’eccezione se confrontata con
le numerose altre raffigurazioni
femminili tipiche del periodo «dei
grandi templi»: la «Venere»,
infatti, non riproduce i tratti
stereotipati di quelle statue che,
un tempo e con termine
inutilmente dispregiativo, furono
dette fat ladies (le «signore
obese») maltesi, mentre rivela
una resa straordinariamente
naturalistica. Come nel caso delle
numerose altre sculture maltesi, è
impossibile definire con certezza
la funzione – religiosa, rituale,
simbolica – di questa
antichissima opera d’arte, oggi
conservata nel Museo Nazionale
di Archeologia di Valletta.
50 a r c h e o
impressione che ricaviamo è quella Due teste per una statua alla continuità, un percorso incen-
di una sproporzionata grandezza: gli Questa scultura in calcare (alt. 39 cm) trato sull’aspetto comunitar io
edifici megalitici sono enormi, i è stata trovata all’ingresso dell’ipogeo dell’esistenza e rimasto in funzione
corpi raffigurati nelle statuette lo di Hal Saflieni. Nelle sue immediate per 1100 anni. Per quanto riguarda
sono altrettanto; e tutto ciò sparso vicinanze sono state trovate due i corpi, per esempio, sappiamo che,
su un minuscolo arcipelago. piccole teste, anch’esse in calcare, dopo la morte, essi venivano meto-
Si tratta di un’immensità che colpi- destinate a essere inserite sulle spalle dicamente frammentati e le singole
sce l’osservatore e lo ammalia: nel della figura, mediante un espediente parti riposte in gruppi accurata-
Neolitico Tardo gli abitanti delle che permetteva alle teste di muoversi. mente selezionati. Cosí facendo, i
isole erano in grado di plasmare vivi assicuravano i defunti alla me-
proporzioni e sensi con consapevo- moria dell’intera collettività.
le complessità; usavano il paesaggio Allo stesso modo, nei templi veni-
e il corpo umano con le sue forme vano scolpiti grandi corpi, simboli
per creare un articolato percorso dell’intera collettività piuttosto che
che costituiva un richiamo alla del singolo individuo: sculture in
memoria, alle comuni origini e pietra o plasmate nell’argilla, deli-
beratamente prive di connotazioni
di genere, intese a trasmettere un
messaggio di stabilità e continuità,
di completezza e immutabilità. Ma
vi è un altro aspetto che aggiunge
complessità al «messaggio» di queste
statue: le varie teste, maschili o fem-
minili, differenti per la foggia dei
capelli e l’espressione facciale, che
venivano di volta in volta inserite
sulle gigantesche statue. Un modo
per «creare» protagonisti delle piú
diverse storie e rappresentazioni.
DIMENSIONI ESAGERATE
Ma chi erano questi antichissimi
abitanti di Malta? Osserviamo piú
da vicino alcune delle statuette per
azzardare qualche ipotesi: in genere,
lo spettatore viene colpito dal con-
trasto tra le dimensioni davvero
immense e i tratti molto naturalisti-
ci dei corpi; un’eccezione significa-
tiva è forse rappresentata da una
delle piú celebri statuette, quella
della cosiddetta «Venere di Malta»,
rinvenuta nel tempio di Hagar Qim
(vedi alla pagina precedente). Molto
spesso, alcuni aspetti del tutto natu-
ralistici sono combinati con l’enfa-
tizzazione di un aspetto particolare
del ciclo della vita, come per esem-
pio quello della maternità.
Una statuetta rinvenuta nel tempio
di Tarxien (vedi a p. 52) offre una
rappresentazione molto naturalisti-
ca di una partoriente: la vulva è ri-
(segue a p. 55)
a r c h e o 51
MALTA • L’ARTE PREISTORICA
52 a r c h e o
I quattro lati della
figurina in argilla
(alt. 5,2 cm) da
Mnajdra,
raffigurante una
donna con,
enfatizzate, le
parti del corpo
associate al
parto.
a r c h e o 53
MALTA • L’ARTE PREISTORICA
54 a r c h e o
tuetta di Mnajdra, raffigurano molto
probabilmente altrettanti feti in vari
stati di sviluppo, dalla decima alla
quattordicesima settimana di gesta-
zione. La nascita costituiva un ri-
schio per tutte le donne, senza di-
stinzione di status sociale: queste
statuette colgono l’immagine di
questa esperienza, riferendola non a
una donna in particolare ma a tutte
le donne della comunità.
Tuttavia, come abbiamo visto, anche
la «Venere di Malta» presenta ecce-
zioni significative: naturalismo ed
esagerazione si fondono, per dar
luogo a statuette uniche nel loro
genere, come quella rinvenuta
a r c h e o 55
MALTA • L’ARTE PREISTORICA
Quattro vedute di
una figurina in
argilla (5,9 x 3,5
cm), raffigurante
una donna seduta,
dal Circolo di
Xaghra (Gozo).
56 a r c h e o
Le vedute di
un’altra figurina
femminile in
argilla (7,8 x 5,3
cm), dal Circolo
di Xaghra (Gozo).
Un messaggio completamente
diverso emana, invece, dalle al-
tre statue, rinvenute numerose
nei templi di Hagar Qim e a
Tarxien (vedi alle pp. 48-49): le
grandi figure mostrano corpi
maestosi, solenni, quasi immo-
bili. La solidità che promana da
queste sculture incute timore e
al contempo rassicura. Sono
l’espressione di una comunità
che, con esse, afferma la pro-
pria presenza esistenziale. Fi-
gure impassibili, composte da
imponenti masse di carne e
piccole mani e piedi, cui l’ap-
posizione di teste, ogni volta
diverse, conferiva, per un breve
attimo, vitalità.
Rappresentazioni e narrazioni
rituali dovevano essere parte
integrante della vita nella tarda
età neolitica. A questo proposi-
to risulta assai suggestivo un
insieme di particolarissime sta-
tuette rinvenute al centro della
già menzionata area cimiteria-
le del Circolo di Xaghra, a Go-
zo. Si tratta di nove piccole fi-
gure scolpite nella pietra calca-
rea, sei personaggi dai tratti
molto stilizzati, due teste uma-
ne – poste su una colonna e su
un semiarco – e il muso di un
cinghiale posto su una colonna.
La parte finale delle figurine
(la cui altezza massima rag-
giunge i 18 cm) è piú stretta e
a r c h e o 57
MALTA • L’ARTE PREISTORICA
58 a r c h e o
A sinistra, in alto:
veduta degli
scavi nel Circolo
di Xaghra (Gozo).
A destra:
frammento di una
scultura in argilla
(2,3 x 3,2 cm)
raffigurante due
persone nel gesto
di abbracciarsi.
DOVE E QUANDO
a r c h e o 59
MOSTRE • MENORAH
«FARAI UN
A sinistra:
medaglione in oro
con la Menorah e
altri simboli
CANDELABR
ebraici (vedi
descrizione
completa
a p. 65).
D’ORO
PURO»
UNA MOSTRA
IMPERDIBILE, ALLESTITA
CONTEMPORANEAMENTE
AI MUSEI VATICANI
E AL MUSEO EBRAICO
DI ROMA, RICOSTRUISCE
L’AVVENTUROSA
STORIA DI UN
OGGETTO-SIMBOLO
SENZA TEMPO
di Andreas M. Steiner
60 a r c h e o
«F arai anche un candelabro
d’oro puro.
Il candelabro sarà lavorato a
martello, il suo fusto e i suoi bracci, i suoi
calici, i suoi bulbi e le sue corolle saranno
tutti di un pezzo. Sei bracci usciranno
dai suoi lati: tre bracci del candelabro da
un lato e tre bracci del candelabro dall’al-
tro lato…». Inizia cosí la meticolosa
descrizione, che Mosè, recatosi sul
Monte Sinai, riceve dal Signore,
accompagnata dall’immagine stessa
dell’oggetto che egli dovrà far rea-
NELLA «TENDA»
DELL’INCONTRO
A questo primo, celebre passo bibli-
co (Esodo 25, 31-40), se ne aggiun-
gono molti altri (tra cui, ancora,
Esodo 37, 17-24 e Numeri 8,4), gra-
zie ai quali è possibile (seppure in
maniera ipotetica, poiché non man-
cano teorie divergenti riguardo alla
sua forma) ricostruire materiale e
elementi compositivi della Menorah
(o Menorà, secondo una grafia che
elimina l’incertezza della pronun-
cia), il leggendario candelabro a set-
te bracci che, al tempo delle pere-
grinazioni nel deserto del popolo
d’Israele, nel Tabernacolo (la «tenda»
dell’incontro) illuminava l’area anti-
stante il Santo dei Santi e, in seguito
– in epoca «storica», – quella del
Tempio di Gerusalemme.
Secondo queste descrizioni, dun-
que, il candelabro doveva essere
«d’oro puro», del peso di 1 talento
(equivalente a circa 34 kg), decorato
con rilievi a sbalzo raffiguranti fiori
di mandorlo con bulbi e corolle. Le
sette lampade d’oro, munite di
«smoccolatoi e portacenere d’oro puro»,
ardevano continuamente e, come
a r c h e o 61
MOSTRE • MENORAH
risulta dalle norme elencate nel Le- sulle rive dell’Eufrate tornarono sa forma al Santuario. Pochi decen-
vitico (24, 2-4), il candelabro era nella loro patria e a Gerusalemme ni dopo il suo completamento, pe-
posto davanti alla tavola dei pani ricostruirono il Tempio andato di- rò, una nuova e, questa volta, defi-
dell’offerta nella «tenda del convegno, strutto da Nabucodonosor nel 587 nitiva distruzione si sarebbe abbat-
fuori del velo che sta davanti alla Testi- a.C.: nel I Libro dei Maccabei si legge tuta sul sacro edificio: nel 70 d.C.,
monianza»: ovvero, e come già ricor- come l’odiato sovrano seleucide, le legioni romane, guidate dal futu-
dato, nell’ambiente antistante il Antioco IV Epifane, «entrò con arro- ro imperatore Tito, misero a ferro e
Santo dei Santi (da cui era separato, ganza nel santuario e ne asportò l’alta- fuoco Gerusalemme, dando alle
appunto, da un velo) in cui era con- re d’oro e il candelabro dei lumi con fiamme il Tempio erodiano e sac-
servata l’Arca dell’Alleanza. tutti i suoi arredi» e come, dopo la cheggiandone gli arredi; tra questi,
Nel primo Tempio di Gerusalem- vittoria ottenuta dalla resistenza il celebre candelabro a sette bracci,
me, quello leggendario costruito da anti-ellenistica guidata da Giuda che fu portato nell’Urbe ed espo-
Salomone, davanti alla porta che Maccabeo, gli Ebrei «restaurarono il sto durante il trionfo per la vittoria
conduceva al Santo dei Santi erano santuario e consacrarono l’interno del di Roma sui Giudei.
collocati addirittura dieci candela- tempio e i cortili; rifecero gli arredi sacri Un evento epocale, immortalato
bri, cinque per ogni lato. Successi- e collocarono il candelabro e l’altare degli dal celebre bassorilievo scolpito
vamente, del candelabro si torna a incensi nel tempio». all’interno dell’arco eretto nel 81
parlare in età post-esilica, quando Com’è noto, fu Erode il Grande d.C. in onore di Tito. E del quale
gli Ebrei dopo i decenni trascorsi (73-4 a.C.) a dare nuova e grandio- fu testimone oculare lo storico
62 a r c h e o
A destra: lastra
marmorea con
l’epitaffio di
Primitiva
e di suo nipote
Euphrainon.
III-IV sec. d.C.
Città del
Vaticano,
Musei Vaticani.
In basso: lucerna
con l’immagine
della Menorah.
80-150 d.C.
Città del
Vaticano,
Musei Vaticani.
a r c h e o 63
MOSTRE • MENORAH
64 a r c h e o
Roma la Menorah si afferma come
simbolo ebraico, facendosi «testi-
monianza del Signore cui tendere
attraverso la riflessione, la preghiera,
lo spirito e una quotidiana orto-
prassi che metteva al riparo da quel-
le figure bibliche che il cristianesi-
mo aveva trasformato in messaggeri
di fede, il cui culto per l’ebraismo
sfociava nell’idolatria».
A partire dal IV secolo, e proprio da
Roma dunque, l’immagine/simbo-
lo dell’ebraismo si diffonde in tutto
il Mediterraneo. La Menorah com-
pare ovunque, in Oriente e Occi-
dente, raffigurata sui supporti piú
vari, monete, vetri decorati in oro e
monili, ma, soprattutto, come iscri-
zione tombale, graffita, scolpita e
dipinta su sarcofagi. Di questa stra-
ordinaria fortuna testimoniano nu-
merose opere esposte in mostra,
provenienti in ampia parte dalla
stessa Roma, ma anche dalla patria
della Menorah, Gerusalemme: citia-
mo qui soltanto il magnifico penda-
Il tesoro dell’Ophel
Questo magnifico medaglione in oro
fa parte di un tesoretto della tarda
età bizantina scoperto nel 2013
nell’Ophel, un’area archeologica
che si estende sulla parte Nord
della collina sud-orientale di
Gerusalemme. Sul manufatto, che
ha un diametro di 10 cm, sono
incise le raffigurazioni di una
Menorah, dello shofar (un corno di
montone, usato come strumento
musicale nelle cerimonie religiose)
e di un rotolo della Torah (i «rotoli
della Legge», ovvero i primi cinque
libri della Bibbia ebraica).
Il medaglione era appeso a una
catenina d’oro e, verosimilmente,
ornava un rotolo della Torah. Il
prezioso monile era stato
accuratamente nascosto con un
altro medaglione piú piccolo, due
pendenti, un bracciale a serpentina
d’oro e un fermaglio d’argento.
a r c h e o 65
MOSTRE • MENORAH
66 a r c h e o
A destra: il me’il
Fiano, un
mantello della
Torah in raso di
seta ricamato.
1764. Roma,
Museo Ebraico
di Roma.
glio, rinvenuto nel 2013 ai piedi del simo pregio, come la Bibbia di San del Tempio di Gerusalemme, di Fran-
Monte del Tempio (vedi «Archeo» Paolo (di epoca carolingia) e reperti cesco Hayez, conservato alle Gal-
n. 344, ottobre 2013 e in questa di età successiva, risalenti al XIV e lerie dell’Accademia di Venezia),
pagina), e per la prima volta esposto al XV secolo, come i monumentali narrano la fortuna della Menorah in
(come anche il podio di Magdala) al candelabri del Santuario della Men- epoca moderna. Chiudono il per-
di fuori da Israele. torella, del Duomo di Prato e di corso di questa imperdibile mostra
Ampio spazio è inoltre dedicato quello di Pistoia, della Busdorfkir- le raffigurazioni della Menorah per
alla ricezione nel mondo cristiano che di Paderborn, fino a due enor- mano di grandi artisti del XX e del
dell’immagine del candelabro, a mi candelabri del XVIII secolo pro- XXI secolo.
partire dall’età medievale. L’arte cri- venienti da Palma di Maiorca. Segnaliamo, infine e doverosa-
stiana, infatti, si appropria delle for- Una serie di celebri dipinti, alcuni mente, che la seconda sede della
me della Menorah per la creazione di originali (tra cui il Sacco di Roma di mostra raccoglie una serie di teso-
candelabri a sette bracci da colloca- Genserico del 455, di Karl P. Brjul- ri inestimabili, resi ancora piú
re nelle chiese. Questo fondamenta- lov, vedi anche la copertina di «Ar- preziosi dallo scrigno che gelosa-
le aspetto è documentato in mostra cheo» n. 373, marzo 2016) e altri in mente li conserva, il piccolo Mu-
dalla presenza di oggetti di grandis- riproduzione (tra cui La distruzione seo Ebraico di Roma.
A sinistra:
Menorah,
litografia di Ben
Shahn. 1965. Città
del Vaticano, DOVE E QUANDO
Musei Vaticani.
Nella pagina «La Menorà.
accanto: pagina Culto, storia e mito»
miniata Città del Vaticano,
dell’edizione Braccio di Carlo Magno
dell’Antico e Roma, Museo Ebraico di Roma
Nuovo fino al 23 luglio
Testamento nota Orario Braccio di Carlo Magno:
come Bibbia di lu-ma-gio-ve-sa, 10,00-18,00;
San Paolo fuori le me, 13,00-18,00; do chiuso;
Mura. IX sec. Museo Ebraico di Roma:
Roma, Abbazia di do-gio, 10,00-18-00;
S. Paolo fuori le ve, 10,00-16,00; sa chiuso
Mura, Biblioteca. Info www.museivaticani.va
www.museoebraico.roma.it
Catalogo Skira
a r c h e o 67
ETRURIA • CERVETERI
MAESTRI DI
IDRAULICA
CERVETERI, UNA DELLE PIÚ FIORENTI METROPOLI ETRUSCHE, È NOTA
INNANZITUTTO PER LE SUE GRANDIOSE NECROPOLI. MA NEL SUO
TERRITORIO SI CONSERVANO ANCHE SPETTACOLARI TESTIMONIANZE
DI INGEGNERIA GRAZIE ALLE QUALI LA CITTÀ POTÉ ASSICURARSI
LA PIÚ PREZIOSA DELLE RISORSE: L’ACQUA
di Vincenzo Bellelli
Nella pagina accanto: Cerveteri. Panoramica della necropoli della Banditaccia con, sullo sfondo, la città odierna.
In basso: veduta della parte occidentale dell’antica città di Cere, disegno di Luigi Canina. 1846.
68 a r c h e o
a r c h e o 69
ETRURIA • CERVETERI
«PAESAGGIO D’ACQUA»
La città di Cerveteri venne fondata
agli inizi dell’età del Ferro in un
contesto ambientale ricco di risor-
se idriche, un vero e proprio «pae-
saggio d’acqua». Forse non a caso,
una delle «leggende di fondazione»
tramandate dalle fonti antiche con
70 a r c h e o
collegava l’area urbana alla piú im- d’acqua importanti, ma in compen- una rete capillare di oltre 400 tra
portante delle necropoli, n.d.r.), al so ha rivelato l’esistenza, fino a pozzi, cunicoli e cisterne, con una
piede dell’altopiano della Banditac- qualche anno fa insospettata, di trat- concentrazione rilevante di opere
cia, fu identificata la principale di ti anche notevoli di condutture lungo il perimetro del pianoro.
queste sorgenti d’acqua: una grotta idriche sotterranee (sia nel cuore La tecnologia di queste opere idrau-
naturale in cui erano state convo- dei Vignali, che nel sottosuolo liche è semplice e sofisticata al tem-
gliate, attraverso canalizzazioni sot- dell’acropoli, nel nucleo medievale po stesso: gli antichi abitanti di Cer-
terranee, acque sorgive che sono della città moderna). In particolare, veteri sfruttavano l’alto coefficiente
state utilizzate fino alle soglie della le esplorazioni condotte per conto di lavorabilità della pietra locale (il
contemporaneità. del CNR da Giuliana Nardi a par- tufo vulcanico), realizzando opere
La scoperta, di cui il segretario co- tire dagli anni Ottanta del secolo ipogee e gallerie di grande ampiez-
munale Francesco Rosati diede no- scorso hanno permesso di censire za ed estensione, dovunque ci fosse
tizia nell’opera Cere e i suoi monu-
menti (1890), destò entusiasmo pa- Nella pagina accanto, in basso: veduta Nella pagina accanto, in alto: ingresso
triottico e orgoglio municipale: aerea del Fosso del Manganello (a moderno della sorgente etrusca
dopo aver fatto analizzare l’acqua in sinistra), uno dei corsi d’acqua che scoperta nel 1878.
laboratorio dall’esimio professor delimitano l’area dell’abitato e del In basso: panoramica aerea del
Balestra, le autorità municipali de- versante nord-occidentale del pianoro territorio di Cerveteri con indicazione
cretarono infatti l’adduzione dei Vignali (a destra). delle principali aree d’interesse.
dell’acqua potabile nel centro abita-
to, con opere che furono realizzate Porta Coperta
in pochi anni. In questo modo la
città di Cerveteri rivendicava con
fierezza una ideale linea di continu-
ità con l’epoca etrusca dimostrando
Via
la lungimiranza degli antichi abitan-
deg
ti del luogo in materia di approvvi- Valle Zuccara
li In
Laghetto Via della
gionamento idrico. Che l’impianto Bufolareccia
feri
originario risalisse a epoca etrusca,
come sosteneva Rosati, sarebbe sta-
to dimostrato dall’iscrizione monu-
ia
cc
Vignale
nd
ne
ga
el
an
id
Parrocchiale
op
Tempio del
de
ss
Vigna Marini
Terreno
a
Renzi
M
Grande
localizzate sul versante opposto del
lla
Casaccia
de
Necropoli di
M
Monte Abatone
lla
a r c h e o 71
ETRURIA • CERVETERI
A sinistra: veduta
di un pozzo
etrusco posto sul
bordo del pianoro
cerite, sezionato
accidentalmente.
Al suo interno si
possono notare
le pedarole
scavate nella
parete.
A destra:
un’immagine
dell’interno di un
cunicolo. La
funzione
originaria di
questi spazi, che
formano una
estesa rete
sotterranea, non è
stata ancora
determinata in
modo assoluto.
72 a r c h e o
In alto: pozzo idrico con pedarole emerso dagli
scavi archeologici del santuario del Manganello.
a r c h e o 73
ETRURIA • CERVETERI
Etruria in età orientalizzante? Co- gere l’acqua nel fondovalle); i cuni- da ricollegare anche a fattori come
munque stiano le cose, e qualunque coli ciechi in pieno contesto urba- la crescita demografica; inoltre,
sia l’origine del know-how, quello no, con cisterna adiacente, avevano l’ampia distribuzione diatopica di
che stupisce di questi cunicoli invece piuttosto funzioni di capta- pozzi, cisterne e cunicoli, fa pensa-
idraulici etruschi sono la frequenza zione dell’acqua potabile; quelli di re a un sistema capillare e puntuale
e la pluralità di funzioni, in ambito maggior ampiezza dislocati nei fos- di sfruttamento e gestione delle
sia urbano che extraurbano. I nu- si e nelle vallate fluviali avevano risorse idriche, replicato ovunque
merosi esempi segnalati lungo il funzione di drenaggio e bonifica ci fosse la necessità di intervenire,
perimetro del pianoro di Cerveteri, dei terreni soprastanti. con accorgimenti tecnici standard,
con sbocco sui cigli, vanno ricolle- La ricerca archeologica documenta collaudati nel tempo.
gati a operazioni di drenaggio dei dunque per le infrastrutture idri-
terreni e prevenzione idrogeologica che di Cerveteri una situazione CANALI DI SCOLO
(secondo una ingenua ipotesi otto- complessa: lo sfruttamento sistema- E DI DRENAGGIO
centesca, invece, si trattava di vie tico e razionale delle sorgenti fa Un’altra categoria di opere idrauli-
d’accesso segrete, percorse furtiva- pensare a un uso dell’acqua centra- che ricorrenti nell’area urbana di
mente in caso di assedio per attin- lizzato e sotto controllo pubblico, Cerveteri è quella dei canali di sco-
STORIE INTERROTTE
La ricerca archeologica documenta l’intensa «seconda e riempiti di detriti già nell’evo antico. Queste cavità,
vita» dei pozzi e delle cisterne di Cerveteri. che in origine servivano per scopi idrici, hanno finito per
L’esplorazione di questi manufatti ha infatti evidenziato assumere il ruolo di discariche e ricettacoli di cumuli di
che, quasi senza eccezione, tutti furono defunzionalizzati detriti edilizi e di stoviglie.
I casi piú eclatanti a Cerveteri sono il «pozzo» (forse
una cisterna) in località Vigna Grande, nella proprietà di
Paolo Calabresi, in cui nel 1840 furono trovate le statue
di marmo della famiglia imperiale oggi conservate nel
Museo Gregoriano Etrusco e quello del pozzo trovato
negli anni Cinquanta del Novecento nelle vicinanze del
vecchio campo sportivo di Cerveteri, colmo di lastre
dipinte arcaiche, rotte in pezzi.
74 a r c h e o
lo. In tutti i quartieri urbani esplo- quartiere, con tutti gli impianti idri-
rati per via archeologica e con la ci e gli apprestamenti di ogni tipo,
geofisica sono venute alla luce cana- venisse raso al suolo per costruire
lizzazioni di vario tipo e veri e pro- un gigantesco tempio tuscanico.
pri canali di scolo. Nei casi meglio Ancora piú articolato era l’impianto
noti, come nel quartiere arcaico idrico messo in luce poco distante,
della Vigna Parrocchiale, si tratta di
sofisticati sistemi di canalizzazione
– vere e proprie fogne con sezione
a «U», realizzate con blocchi di tufo
di forma parallelepipeda e coperte
con pesanti lastre orizzontali. Il si-
stema doveva garantire lo smalti-
mento di acque impure derivanti
dalle lavorazioni artigianali che av-
venivano in loco prima che l’intero
In alto: fronte
della rupe
urbana con
sbocco di
cunicolo.
Qui accanto:
statua marmorea
dell’imperatore
Claudio in trono,
dagli scavi in
località Vigna
Grande a
Cerveteri.
I sec. d.C. Città
del Vaticano,
Musei Vaticani,
Museo
Gregoriano
Etrusco.
A sinistra:
pozzetto di
ispezione del
canale di scolo.
In queste pagine:
alcune immagini
dallo scavo
archeologico in
località Vigna
Parrocchiale.
a r c h e o 75
SCOPERTE • XXXX XXXXXX
nel mezzo del pianoro dei Vignali, ancora sostanzialmente inedito dal
nel sito battezzato «tempio di Hera». punto di vista archeologico.
Qui, gli scavi condotti nel 1912- La galleria, in corso di studio da
1913 da Raniero Mengarelli porta- parte dell’ISMA CNR, si trova
rono alla luce un intero quartiere presso lo sbocco di Via degli Inferi
«industriale», che oltre a una forna- nel Fosso del Manganello, a poche
ce, comprendeva diversi impianti di decine di metri di distanza dalla già
uso idrico: cisterne, pozzi, canalizza- citata sorgente scoperta nel 1878.
zioni e vasche di vario tipo. Frutto di un sofisticato progetto di
ingegneria idraulica, presumibil-
UN PROGETTO mente contemporaneo alla creazio-
URBANISTICO ORGANICO ne del fossato difensivo, la galleria
Fra le innumerevoli opere idrauli- doveva far confluire l’acqua piovana
che disseminate nel territorio di nel letto del fiume, allontanandola
Cerveteri, oltre ai ponti «sodi» (vedi dalle fortificazioni e dalla viabilità di
box a p. 78), una menzione speciale circonvallazione che serviva il tratto
merita la Galleria di Via degli Inferi, compreso fra le porte urbiche degli
uno spettacolare tunnel artificiale Inferi e della Bufolareccia, e oltre.
(lungo 30 m circa, alto circa 2 e L’impianto aveva sul lato a monte
largo 2,5) incluso nel catasto delle un ampio bacino di raccolta dell’ac-
cavità del Lazio (CA 217 La, cat. qua piovana, e con un tratto in gal-
A3), ben noto agli speleologi, ma leria sotterranea di circa 30 m sca-
76 a r c h e o
Dal tempio ricava a valle l’acqua direttamente presso la quale venne costruita an-
nel fiume, a pochi metri di distanza che una articolatissima opera idrau-
alle terme dal punto in cui gli ingegneri etru- lica sotterranea, costituita da cuni-
A sinistra: schi avevano regolarizzato un salto coli e cisterne, posta circa 25 m
veduta aerea del di quota che faceva cadere l’acqua sotto il ciglio della rupe affacciata
complesso in basso, a mo’ di cascatella, rallen- sul Fosso della Mola.
termale (e tandone il flusso. Altri santuari urbani e sub-urbani
precedente area La realizzazione della galleria faceva avevano al loro interno cisterne e
templare) sul parte di un progetto urbanistico fontane monumentali funzionali al
terrazzo organico e razionale, mirato alla si- culto e alle attività di ‘servizio’
affacciato sul stemazione della rupe urbana e del dell’area sacra. Il grande santuario di
Fosso della relativo fondovalle, in corrispon- Hercle in località Sant’Antonio, per
Mola. denza della Via degli Inferi ed è il esempio, comprendeva un fons mo-
Nella pagina segno piú evidente, a Cerveteri, di numentale poi inglobato nel podio
accanto, in un controllo pubblico della gestione del tempo di Hercle.
basso: scorcio dell’acqua in epoca etrusca. A questa divinità, una delle princi-
dell’interno pali del pantheon cerite, è stato ri-
della galleria di IL SACRO E L’ACQUA condotto anche il complesso monu-
drenaggio del L’acqua, infine, aveva un ruolo di mentale scoperto negli anni Novan-
Fosso del primo piano anche nell’organizza- ta del secolo scorso su uno dei ter-
Manganello. zione del sacro. La dislocazione del- razzi che dominano, in splendida
In basso: le aree di culto, infatti, privilegiava posizione, l’aperta vallata del fosso
planimetria e – oltre che l’acropoli e l’area centra- della Mola. Con il passare del tempo
sezioni delle le del pianoro dei Vignali – le posi- il sito non perdette la sua connota-
opere idrauliche zioni strategiche, ovvero le vie di zione di complesso edilizio legato
in località Valle accesso alla città e la prossimità di all’acqua, perché in epoca romana
Zuccara. sorgenti e corsi d’acqua. Il caso me- sulle rovine del tempio sorse un
glio noto è quello del santuario impianto termale. Secondo una re-
fontile di Valle Zuccara, che fu mo- cente ipotesi, qui dovrebbe collocar-
numentalizzato in età tardo-arcaica si il fons herculis – la fontana di Erco-
nei pressi di una sorgente naturale le – menzionato nelle fonti letterarie
a r c h e o 77
ETRURIA • CERVETERI
OPERE POLIVALENTI
In Etruria sono conosciuti con il nome di «Ponti Sodi» Sul Ponte Coperto passava la via che univa Cerveteri a
quei tunnel che, deviando o ribassando il letto di un Veio e oggi sostiene una strada comunale asfaltata,
piccolo corso d’acqua, costituiscono un ponte e, al percorsa anche da mezzi pesanti. Il ribassamento
contempo, un’opera di regolazione idraulica. Il nome artificiale del fondo del fosso, a monte del tunnel, ha
proviene dalla piú famosa di queste opere, il Ponte Sodo permesso di drenare il bacino del corso d’acqua che, in
di Veio, che George Dennis, in Cities and Cemeteries of origine, doveva essere una sorta di pianura paludosa, in
Etruria, definí «una delle piú pittoresche opere cui le acque ristagnavano e l’agricoltura non era
d’ingegneria». Nei pressi di Cerveteri esiste un altro possibile. L’assetto idraulico dato dai maestri etruschi al
«Ponte Sodo», noto come «Ponte Coperto». Pur essendo fosso di Ponte Coperto ha inoltre consentito di
meno noto, è notevolmente piú lungo del ponte veiente, incanalarvi, tramite un altro breve tunnel di
misurando 170 m circa, e in origine, prima che una collegamento, le acque di un corso d’acqua parallelo, il
porzione dell’imbocco di monte crollasse in epoca Fosso dei Santi, che quindi è stato a sua volta bonificato.
sconosciuta, si snodava per un’altra trentina di metri. Come per gran parte delle opere di bonifica piú antiche
Ponte Coperto incanala l’omonimo fosso, il cui alveo è dell’Etruria meridionale, l’epoca di costruzione di Ponte
stato abbassato artificialmente per raccordarlo Coperto non è nota. Tuttavia, si può ipotizzare che risalga
all’originale quota di fondo del tunnel. all’età arcaica, periodo della massima potenza di
A monte di Ponte Coperto il fosso ha una lunghezza di 7 Cerveteri. Ponte Coperto è un’opera eccezionale da vari
km circa, e una pendenza notevole; a valle del tunnel il punti di vista: fa parte di un progetto unitario che
corso d’acqua si innesta su un versante ancora piú comprende la sistemazione di due corsi d’acqua e la
ripido, aumentando di pendenza e smaltendo facilmente bonifica idraulica dei relativi bacini ed è integrato in una
le acque provenienti dal tunnel stesso. Questa rete viaria che collega, in un territorio collinare e
situazione implica che, durante le piene, l’acqua del topograficamente complesso, città fra loro indipendenti.
fosso ha una grande velocità e una conseguente forte Soprattutto, a oltre duemila anni dalla costruzione,
capacità erosiva: il fondo del tunnel è stato eroso e assolve ancora alle funzioni per cui fu costruito.
ribassato di un paio di metri, e le pareti hanno subito Un’altra importante opera idraulica del territorio
numerosi crolli. A causa di queste azioni, la forma ceretano è «Ponte Vivo», un tunnel lungo 20 m circa, che
originaria dell’opera è oggi pesantemente alterata. incanala il Fosso del Marmo. Al di sopra del tunnel,
Particolarmente impressionante è l’ultimo tratto di valle, anche in questo caso, passava un’importante via di
dove l’erosione e numerosi crolli della volta hanno comunicazione regionale, che collegava Cerveteri con i
formato un enorme camerone, nel quale vi sono i resti di territori a nord-ovest della città, verso Tarquinia e Vulci.
uno sbarramento in muratura, di epoca incerta: è Il Ponte Vivo è collegato alla città da due strade: una
presumibile che servisse a immagazzinare l’acqua, da che proviene dalla Porta settentrionale, l’altra dalla
usare per abbeverare il bestiame o per l’irrigazione in zona della Necropoli della Banditaccia-Via degli Inferi.
estate, quando il fosso è praticamente asciutto. Walter Dragoni, Pio Bersani e Angelo Canalini
78 a r c h e o
latine. Questa ipotesi presenta tutta-
via qualche difficoltà, perché richie-
de che il complesso venga dissociato
dalle altrettanto famose aquae caereta-
nae, l’impianto termale che nelle
fonti letterarie (Livio, Storie, XXII 1,
10; 36, 7-8) è sempre associato al fons
herculis e che però, grazie alle indagi-
ni della Soprintendenza, è stato lo-
calizzato con certezza in località
Pian della Carlotta.
L’intero versante meridionale della
rupe urbana di Caere – quello che
guardava verso Roma e verso Veio
– appare in ogni caso plasmato nel
segno di Ercole (eroe-dio civilizza-
tore, signore delle fonti) e sembra
aver avuto una relazione preferen-
ziale con l’acqua. Benché manchi il
riferimento a Ercole, lo stesso lega-
me preferenziale con l’acqua si ri-
scontra sul versante settentrionale
della città, affacciato sul fosso del ma del fatto che la gestione del Vecchio, che si attagliano alla perfe-
Manganello. Prova migliore non territorio e delle sue risorse idriche zione a Cerveteri, potremmo dire
potrebbe esserci del rapporto spe- pervadevano tutti gli aspetti della che «(l’acqua) fa aumentare il nu-
ciale che gli Etruschi di Caere ebbe- vita della comunità antica. Conclu- mero degli dèi e fa fondare le città»
ro con le acque della zona, a confer- dendo con le parole di Plinio il (Storia Naturale, XXXI, 2,2).
a r c h e o 79
SPECIALE • EGITTO
RIVELAZIONE
EGITTO
N ato nel 1824 per volontà di Carlo Felice di Savoia, il Museo
Egizio di Torino ebbe, settant’anni piú tardi, una «seconda
fondazione», quando ad assumerne la guida fu chiamato Ernesto
Schiaparelli. L’insigne studioso, del quale troverete il profilo biografico
all’interno di questo Speciale (vedi alle pp. 90-91), ebbe infatti un ruolo
determinante nell’arricchimento delle collezioni, grazie agli acquisti e alle
numerose campagne di ricerca in Egitto.
E ora, proprio quella fortunata stagione costituisce il cuore della nuova mostra
realizzata nel museo torinese, pensata per ripercorrere un’autentica epopea,
ma, soprattutto, per sottolineare l’importanza del lavoro di scavo, che il
direttore stesso della raccolta, Christian Greco, non esita a definire come uno
«degli aspetti fondamentali per la vita dell’Egizio». Il percorso offre dunque
l’opportunità di scoprire i piú che proficui risultati ottenuti dalla Missione
Archeologica Italiana (M.A.I.) e di rivivere, seppur virtualmente, le emozioni,
ma anche le esperienze di vita quotidiana dei suoi membri.
Uno degli aspetti che maggiormente connotano l’esposizione è infatti l’ampio
utilizzo del ricco archivio fotografico del museo, che, accanto alle immagini
realizzate per documentare le ricerche, propone scatti che evocano le atmosfere
della vita degli scavatori e il contesto nel quale si trovarono a operare.
Immagini d’epoca, alle quali si accompagnano non meno suggestive pagine
ingiallite di taccuini e diari di scavo.
«Missione Egitto» documenta dunque una sorta di archeologia dell’archeologia,
raccontando le imprese compiute dal Museo Egizio nei primi decenni del
Novecento con lo stesso piglio che accomunò i protagonisti di quelle campagne
nella riscoperta della civiltà egiziana.
a r c h e o 81
SPECIALE • EGITTO
L’EGITTO DI INIZIO
NOVECENTO
di Alessia Fassone
Nella pagina accanto: una merenda-picnic organizzata da un gruppo di turisti europei nella sala
ipostila del tempio di Karnak a Luxor. 1900 circa. Firenze, Roger-Viollet/Alinari.
82 a r c h e o
a r c h e o 83
SPECIALE • EGITTO
84 a r c h e o
A sinistra: un tidue, delle quali oggi sopravvive soltanto la
altro esempio di Società Italiana di Beneficenza. A queste isti-
fotografia tuzioni si affiancano all’epoca anche centri di
stereografica, assistenza ed enti scolastici, come le Scuole
che ritrae una Littorie, l’Ospedale Italiano, la Casa di Ripo-
veduta dei Templi so «Vittorio Emanuele III» e l’Associazione
di File (Philae), Dante Alighieri. La vita culturale è sostenuta
sull’isola anche da numerosi bollettini e giornali di
omonima nel lingua italiana, mentre gli studenti italiani
fiume Nilo. 1904. raggiungono addirittura il numero di 1500
Firenze, Raccolte unità in ben 15 scuole.
Museali Fratelli La comunità italiana spicca per l’alta qualità
Alinari. intellettuale dei suoi componenti: annovera
importanti architetti, come Francesco Man-
cini, Mario Rossi, Ernesto Verrucci, Alessan-
dro Loria. La compagine dei letterati vede
attivi Giuseppe Ungaretti, Enrico Pea, Filippo
Tommaso Marinetti, Fausta Cialente; artisti,
cantanti, musicisti e giornalisti contribuisco-
no a diffondere la cultura italiana anche pres-
so la popolazione locale, come testimoniano
i numerosi termini italiani tuttora usati nella
Nel corso parlata colloquiale egiziana di Alessandria.
dell’Ottocento, in Le solide relazioni tra Italia ed Egitto all’ini-
zio del Novecento sono confermate anche
Egitto si costituisce dalla già menzionata amicizia personale sorta
tra i futuri re Vittorio Emanuele III e Fu’ad
una vera e propria all’Accademia Militare di Torino.
comunità italiana La presenza italiana raggiunge il suo apice
poco prima della Seconda Guerra Mondiale,
con oltre 60 000 membri (stabiliti tra Alessan-
scono ad Alessandria d’Egitto e al Cairo, ma dria e Il Cairo) che costituiscono il terzo
quest’ultima è meno consistente; altri conna- gruppo etnico del Paese, dopo quello egizia-
zionali si trovano nelle città del Canale di no e greco. Dopo la guerra, e soprattutto
Suez e nel Delta, dove prosperano industrie dopo la Crisi di Suez del 1956, la presenza
e commerci. La prossimità della costa alessan- delle comunità straniere si riduce sensibil-
drina con la frontiera libica senza dubbio mente. Da quel momento, infatti, non solo il
incentiva l’emigrazione verso le coste egizia- Canale e i suoi proventi sono nazionalizzati,
ne di numerosi mercanti e artigiani, ai quali ma tutti i beni e le attività economiche degli
si va ad aggiungere col tempo un numero stranieri sono confiscati e gli Ebrei cacciati
crescente di lavoratori dovuto all’arretratezza dal Paese; con loro partono in massa anche
economica italiana; tra questi spicca una forte altri stranieri, ormai minacciati dall’instabilità
presenza di donne e ragazze provenienti dal politica, dalla disoccupazione e dalle sempre
Nord-Est italiano, che trovano impiego come crescenti tensioni sociali. Gli eventi politici
cameriere, commesse, operaie. Il Nord Africa che segnano gli anni Cinquanta e Sessanta in
diviene per molti emigranti «l’America dei Egitto e in Libia costringono la gran parte dei
poveri», in virtú soprattutto della relativa vi- residenti stranieri a rientrare in Europa, ridu-
cinanza alle coste italiane e del basso costo cendo drasticamente la presenza italiana in
della vita in loco. Egitto alle scarse 3000 unità attuali. Inoltre, il
Ad alleviare le talora precarie condizioni di Consolato Italiano di Alessandria ha cessato la
vita dei nuovi immigrati dall’Italia operano sua attività nel 2013, nel quadro della riorga-
numerose associazioni filantropiche, molto nizzazione delle sedi diplomatiche per il
attive soprattutto durante il periodo fascista; contenimento delle spese delle pubbliche
nella sola Alessandria se ne contano ben ven- amministrazioni. Infine, ha contribuito al
a r c h e o 85
SPECIALE • EGITTO
86 a r c h e o
progressivo abbandono dell’Egitto da parte Nella pagina Cairo presso lo Shepheard’s Hotel e organiz-
degli Italiani anche l’incerta situazione poli- accanto: ancora za un flusso di viaggiatori che raggiunge le
tica ed economica seguita alla rivoluzione del una foto della 11 000 presenze nel 1890. Indubbiamente,
2011, che ha intaccato le pur fiorenti aziende merenda-picnic anche la sfarzosa inaugurazione del Canale di
italiane prima presenti sul territorio. nella sala ipostila Suez, nel 1869, attira un gran numero di
del tempio di stranieri: è presente anche l’imperatrice di
L’INDUSTRIA TURISTICA Karnak a Luxor. Francia Eugénie – che viaggia sul Nilo a
Viaggiare in Egitto e in Oriente prima del 1900 circa. bordo di una dahabiya – per la quale viene
XIX secolo non era una pratica comune, a Firenze, Roger- ampliato l’hotel Mena House Oberoi a Giza
causa dei lunghi tempi di trasporto, della Viollet/Alinari. e si costruisce una strada che porta dalla città
pericolosità delle traversate e – non da ulti- In basso: cartello alle piramidi. Due anni dopo, al Cairo debut-
mo – delle insopportabili condizioni clima- pubblicitario ta l’opera Aida di Giuseppe Verdi, composta
tiche e igieniche. A partire invece dalla ri- della compagnia appositamente per l’occasione.
scoperta della civiltà egizia all’inizio dell’Ot- James Moss & L’edilizia alberghiera subisce quindi un deciso
tocento, a seguito della spedizione napoleo- Company, impulso in tutte le località toccate dal turismo
nica e delle informazioni che andavano che ebbe e dal commercio: Alessandria, la Valle del Ni-
diffondendosi in Europa a mezzo stampa, la nell’esportazione lo, il Canale di Suez; sorgono il Winter Palace
terra del Nilo diventa meta di un turismo del cotone a Luxor, il Cataract ad Assuan, lo Shepheard’s
sempre piú curioso e invadente. egiziano una al Cairo. I grandi alberghi diventano anche
In principio, sono soprattutto uomini d’af- delle sue centri di aggregazione per gli stranieri resi-
fari e politici inglesi, che si spostano verso i principali fonti di denti in Egitto e offrono servizi esclusivi e
territori coloniali indiani, a far tappa in profitto. 1900 prodotti d’importazione europei. L’Egitto
Egitto e in Terra Santa, sovente accolti e circa. Torino, diventa anche una meta privilegiata per chi
supportati dai rappresentanti diplomatici sul Collezione Soleri. vuole svernare lontano dal clima freddo e
posto; la via marittima attraverso il Mediter-
raneo e il Mar Rosso si rivela infatti piú
rapida ed economica di quella terreste, cor-
rispondente all’antica Via della Seta. Il po-
tenziamento dei collegamenti via mare ren-
de piú agevole l’arrivo ad Alessandria, dove
verso la metà del secolo sbarcano oltre 2000
passeggeri britannici all’anno. Il loro nume-
ro è tale da suscitare vibrate reazioni da
parte di consoli e ambasciatori, soverchiati
dalle richieste di ospitalità.
Anche le scoperte archeologiche e la sensa-
zione suscitata in Europa dalla presenza delle
antichità egizie spingono studiosi, artisti e
collezionisti a visitare il Paese. In Egitto, in-
tanto, le infrastrutture sono in fase di rinno-
vamento, grazie all’opera di modernizzazione
voluta da Muhammad ‘Ali, che porta al po-
tenziamento delle strade, dei trasporti e della
sicurezza. In questo contesto si inseriscono
anche le iniziative di sviluppo turistico pro-
mosse da compagnie private, come quella di
Thomas Cook, l’inventore del tour operator.
Un viaggio organizzato libera il cliente
dall’incombenza di ricercare alloggio, tra-
sporti e guide, permettendo di compattare le
visite in poco tempo e con minori costi. Dal
1870 circa la Thomas Cook & Son gestisce
un servizio di navi a vapore che percorrono
il Nilo tra Il Cairo e Assuan, ha un ufficio al
a r c h e o 87
SPECIALE • EGITTO
umido del Nord Europa, in un Paese relativa- punto da rendere difficoltoso il lavoro degli Nella pagina
mente vicino, abituato alla cultura occidenta- archeologi nella Valle dei Re. accanto: la
le, dal fascino esotico e relativamente sicuro. I La crisi mondiale degli anni Trenta e il suc- copertina de
clienti trovano cosí sistemazioni in hotel di cessivo nuovo evento bellico causano un La Domenica
prima categoria dotati di ogni comfort, traspor- crollo netto delle presenze di viaggiatori in del Corriere del
ti comodi e talora persino refrigerati (come i Nord Africa.Tuttavia, gli alberghi non restano 12 agosto 1956,
convogli di prima classe della compagnia vuoti ma diventano i quartier generali dei che illustra con
belga Wagons-Lits), imbarcazioni con arredi comandi militari delle forze impegnate sul un disegno la
alla moda e decori in materiali pregiati. fronte africano. Finita la guerra, è però l’insta- notizia della
Parallelamente, inizia anche una produzione bilità della situazione politica in Medio nazionalizzazione
di guide turistiche che hanno lo scopo speci- Oriente e in Egitto a tenere lontani i turisti: del Canale di
fico di accompagnare i viaggiatori nelle loro si assiste alla cacciata di re Faruk e alla procla- Suez. Gamal
escursioni; tra queste, la piú longeva è quella mazione della Repubblica Egiziana nel 1952, Abdel Nasser,
del tedesco Karl Baedecker, la cui prima edi- alla nazionalizzazione del Canale di Suez nel allora Presidente
zione risale al 1878. Ai testi per uso pratico si 1956, ai conflitti contro Israele nel 1967 e nel della Repubblica
affiancano anche numerosi resoconti di viag- 1973. Tuttavia, è ancora l’archeologia a soste- egiziana, è
gio, corredati di illustrazioni e farciti di aned- nere il mercato turistico: la sensazionale ope- raffigurato mentre
doti curiosi e sorprendenti, romanzi e rac- razione di salvataggio dei templi nubiani appunta la
conti ispirati all’Egitto antico e moderno. dalle acque del Lago Nasser, formatosi dopo bandiera egiziana
Dopo una battuta d’arresto del flusso turistico la costruzione della diga di Assuan, richiama su una carta
nel periodo della Prima Guerra Mondiale, gli nuovamente gli appassionati nella terra dei geografica,in
anni Venti del Novecento vedono un’affer- Faraoni. Il fenomeno dei viaggi di massa che corrispondenza
mazione della crociera sul Nilo come un must caratterizza gli ultimi anni del Novecento del Canale di
imprescindibile per i ricchi borghesi, creando subisce un brusco e improvviso arresto nel Suez, dopo aver
cosí un rilancio degli investimenti stranieri 2011, a causa delle rivolte che portano alla rimosso quella
nel settore turistico egiziano. deposizione del presidente Mubarak. Speran- inglese.
Negli anni successivi al 1922, l’incremento do in un ricorso ciclico della storia, è da au- In basso: L’arrivo
maggiore in termini di presenze è dovuto gurarsi che siano nuove scoperte archeologi- di Sua Maestà
alla scoperta della tomba di Tutankhamon, che a riportare un’altra volta gli stranieri in l’Imperatore
che attira frotte di curiosi e di giornalisti, al viaggio nella Valle del Nilo. d’Austria a Port
Saïd, litografia di
Gustave Nicole
tratta dalla serie
Inauguration du
Canal de Suez.
1869.
88 a r c h e o
a r c h e o 89
SPECIALE • EGITTO
DALLE MONTAGNE
AL DESERTO
di Beppe Moiso, Maria Cristina Guidotti,
Federico Poole ed Egle Micheletto
90 a r c h e o
programmando piú stagioni di scavo e individuando del 1908, di un’area molto vasta, comprendente, oltre al
preventivamente i siti che avrebbero potuto restituire Piemonte e la Valle d’Aosta, anche la Liguria e, piú tardi,
materiali interessanti. Inoltre, le procedure per parte della Lombardia. Saranno sotto la sua
l’ottenimento delle necessarie concessioni di scavo responsabilità gli scavi archeologici e i musei di tutto il
erano assai semplici e le regole allora vigenti territorio, compreso quello egizio fino al 1927, quando gli
consentivano ancora ai ricercatori di trattenere anche succederà Pietro Barocelli. Poco dopo, nel 1909,
piú della metà degli oggetti scoperti, in base alla loro Francesco Rossi lasciò per raggiunti limiti di età
importanza e rarità. Per di piú Schiaparelli poteva anche l’insegnamento di Egittologia all’ateneo torinese ponendo
contare sul suo maestro parigino, Gaston Maspero, fine alla cattedra. L’insegnamento venne proseguito da
promosso alla direzione del Service des Antiquités de Ernesto Schiaparelli, in qualità di direttore del Museo
l’Égypte, e sulla presenza delle numerose stazioni Egizio e già libero docente dal 1898, inaugurando una
missionarie francescane disseminate sul territorio che tradizione proseguita fino al 1990.
avrebbero potuto fornirgli il supporto logistico. Sarebbe Il 23 febbraio del 1923, Schiaparelli partí l’ultima volta
però stato necessario trovare i fondi, certo fuori dalla verso l’Egitto per recuperare il materiale archeologico
portata delle misere finanze del museo, per sostenere raccolto nel corso dell’ultima sua campagna di scavi a
anche lunghi soggiorni in Egitto, con l’assunzione di Gebelein e depositato presso la Missione Francescana di
numeroso personale indigeno, e infine bisognava Luxor, da dove tutto aveva avuto inizio, quasi
affrontare i costi dei trasporti. quarant’anni prima. Il 18 settembre del 1924 venne
Per Schiaparelli, che già meditava una intensa attività nominato Senatore del Regno e, appena un mese dopo, il
archeologica, si stava delineando un futuro faticoso e 17 ottobre, alla presenza di Vittorio Emanuele III, suo
denso di impegni, una situazione che poi lo primo mecenate, venne inaugurato il nuovo allestimento
accompagnerà per tutta la vita. Ai compiti derivanti dai del museo a cui aveva collaborato anche Pietro
doveri istituzionali, legati alla direzione del Museo di Barocelli, con l’apertura di tre nuove sale, dedicate alle
Antichità ed Egizio, si aggiunsero infatti presto quelli scoperte compiute a Gebelein e Assiut.
legati alla creazione di tre istituzioni assistenziali che, L’uomo schivo, dal carattere determinato e autoritario
come vedremo piú avanti, si irradieranno, con una che aveva dominato la scena per decenni, era oramai
frenetica attività, in Europa, Africa, Asia e Americhe. stanco e malato e a chi gli consigliava di prendersi
Intanto, con la riorganizzazione amministrativa del maggiore cura della sua persona rispondeva: «Lo farei se
territorio italiano in fatto di tutela archeologica, il fossi giovane, ma oramai la macchina è usata, non vuol
Ministero della Pubblica Istruzione, tramite la legge n. piú saperne di funzionare». Il Senatore Ernesto
386 del 1907, istituí le Soprintendenze Archeologiche, Schiaparelli veniva meno alle prime luci dell’alba del 14
definendone i ruoli e le aree di influenza. Ernesto febbraio del 1928, nella sua casa torinese di corso Oporto
Schiaparelli venne nominato Soprintendente, il 15 marzo 40 (oggi Giacomo Matteotti).
a r c h e o 91
SPECIALE • EGITTO
LA MISSIONE ARCHEOLOGICA
ITALIANA IN EGITTO
di Beppe Moiso
92 a r c h e o
atti dei processi contro i violatori delle tom- In basso: missione dovrebbe prolungarsi per un triennio e per
be di Ramesse II e Sethi I, si legge la dram- fotocamera a la durata di un quadrimestre ogni anno, importan-
matica ammissione della vedova di uno dei banco ottico in do per le spese di scavo, una spesa annuale di £
ladri, che dice: «Egli aveva portato via un po’ di legno di noce con 15.000, a cui potrebbero forse contribuire col Regio
rame appartenente a questa tomba, lo abbiamo soffietto in pelle, Governo, alcuni Enti Morali e Scientifici».
venduto e divorato». montata su Contemporaneamente Schiaparelli si attivava
Andava inoltre considerato, come già detto, treppiede in astutamente nei confronti dell’amico Gaston
che i reperti acquistati erano privi del loro legno con Maspero, chiedendo suggerimenti sulle loca-
contesto di provenienza, il che riduceva di manovellismo per lità nelle quali avrebbe ben visto l’inizio del-
molto il loro valore scientifico, mentre il loro regolare altezza e le ricerche, richiesta che venne prontamente
prezzo era in continuo aumento a causa delle inclinazione. Fine accolta e, con lettera del 20 aprile 1902, ac-
crescenti richieste. Infine vi era il problema del XIX sec. cordava l’autorizzazione per intraprendere
dei falsi che le buone scuole locali erano in Torino, Museo scavi a Eliopoli e a Tebe nella Valle delle Re-
grado di produrre a ritmi sorprendenti. Egizio. gine. Prontamente Schiaparelli, che probabil-
mente non aspettava altro, comunica al Mini-
COLMARE LE LACUNE stero l’interesse riposto dall’Egitto per l’inter-
Schiaparelli aveva pertanto maturato la con- vento italiano sul territorio e il 29 aprile,
vinzione che era tempo di intraprendere tornando a chiedere la pianificazione e la
ricerche direttamente sul campo, pianifican- copertura finanziaria delle attività, tra l’altro
do una serie di scavi in quelle località che, dice: «Ora mi pregio rimettere copia a V.E. di una
oltre a promettere buoni risultati, lettera, col rispettivo allegato, ricevuta dal Marchese
avrebbero potuto fornire quei materia- Salvago Raggi, Regio Agente Di-
li utili a colmare le numerose lacune di plomatico in Egitto (Ministro
cui soffriva la collezione Drovetti. Al- della Legazione Italiana al
tri Paesi da tempo avevano operato in Cairo); dalla quale risulta che,
tal senso, appoggiati, anche finanzia- memore di un mio antico deside-
riamente, dai rispettivi governi e isti- rio, e con singolare deferenza per
tuzioni private. Infine, come sappia- questo Museo, il Maspero, Diretto-
mo, Schiaparelli poteva contare sul re Generale delle Antichità in Egit-
suo professore parigino, Gaston to, avrebbe riservato al Museo di
Maspero, ora alla direzione Torino la ricerca e lo scavo della
del Service des Antiquités de necropoli di Eliopoli, e di tombe re-
l’Égypte, e sull’assistenza del- ali nella Valle delle Regine. Lo
le Stazioni Missionarie France- scavo che, forse per l’ultima volta,
scane disseminate in Egitto. ci viene proposto è di tale impor-
Uno dei primi segnali circostanziati di questo tanza, esso può tanto largamente
intendimento lo raccogliamo in una contribuirci alla storia dell’Egitto e all’incremento
lettera di Schiaparelli inviata il 23 no- del materiale archeologico di questo Museo, che
vembre 1901 al Ministero della Pub- non può, io ritengo, non essere accettato con
blica Istruzione, dove si legge: «Ebbi già gratitudine. Per quanto concerne la parte finan-
occasione di richiamare l’attenzione del R. Gover- ziaria, non vi sarebbero difficoltà tali, che non
no sul vantaggio che poteva ricavarsi per le collezio- possano essere superate».
ni dello Stato dall’esecuzione di scavi a conto no-
stro in quel suolo ricchissimo di antichi cimeli». UNA STRUTTURA AUTONOMA
Sulla medesima lettera espone «il program- Nel corso di una udienza personale del
ma che avrei vagheggiato, per una Missione 2 giugno 1902, concessa dal re Vittorio
archeologica italiana in Egitto», compren- Emanuele III, Schiaparelli ebbe mo-
dendo anche i suggerimenti di Giusep- do di esporre al sovrano il suo pro-
pe Botti (primo), che lo invitava a «ten- getto di ricerca, mediante la creazio-
tare saggi di scavo in qualche località bene ne di una struttura finanziariamente
scelta della Provincia del Fayum, nella autonoma dalle casse del museo, la
quale si sono trovati pregevoli papiri M.A.I. (Missione Archeologica Ita-
greci». La lettera termina con queste liana), in grado di gestire scavi in
indicazioni: «Secondo il mio parere la
a r c h e o 93
SPECIALE • EGITTO
L’ATTIVITÀ ARCHEOLOGICA
Le ricerche avviate da Schiaparelli in Egitto si
protrassero per circa un ventennio a partire
dal 1903, interessando undici località
disseminate lungo il Nilo, quali espressione di
importanti centri politici e religiosi, a cui si
affiancarono modesti insediamenti provinciali:
un progetto elaborato da Schiaparelli, nel
tentativo di riunire il materiale documentario
mancante al museo torinese.
94 a r c h e o
scopo dimostrativo, in alcune sale del museo
già nel 1907. La tomba di Kha e della consor-
te Merit, ritrovata intatta a Deir el-Medina
nel 1906 aveva, con il suo straordinario cor-
redo, dimostrato la persistente ricchezza di
molte aree archeologiche suscitando, specie
negli ambienti culturali, la necessità di prose-
guire le ricerche.
Del resto Schiaparelli, oramai rimasto privo di
fondi, non mancava di enfatizzare le scoperte
e, relazionando al Ministero alla fine di set-
tembre del 1906, si esprimeva in questi ter-
mini: «Ora commercialmente parlando, tutto il
materiale archeologico sopraccennato rappresenta un
valore notevolmente superiore [Schiaparelli cono-
sceva bene i prezzi del mercato antiquario],
poiché la somma di 130 000 lire occorsa in un
quadriennio per tutte le spese della Missione, po-
trebbero riprendersi immediatamente colla sola
suppellettile della tomba di Kha».
a r c h e o 95
SPECIALE • EGITTO
Due pagine di un taccuino di Francesco Ballerini con rilievi di Eliopoli (missione del 1904) e della tomba di Kha
(missione del 1906), annotati a matita. XX sec. Torino, Archivio di Stato, fondo Museo Antichità Egizie.
96 a r c h e o
In alto: fotografia d’epoca che ritrae Francesco Ballerini a Qau el-Kebir. 1905. Como, Archivio CEFB-Centro di
Egittologia Francesco Ballerini. La fotografia è scattata all’interno dell’antica cava di pietra dove venne installato
l’accampamento della Missione per gli scavi a Qau el-Kebir e del quale si riconoscono le tende sullo sfondo. Insieme
all’archeologo sono probabilmente riconoscibili il rais Kalifa, il capo degli operai che regge il bastone di comando, e il
giovane Buhus, uno dei più fidati operai e collaboratori che partecipò anche alle missioni a Tebe.
precedevano, per prendere contatto materiali che venivano depositati a possibile ottenerle dall’armata. Per
con le autorità locali, in particolare fine lavori presso le stazioni ogni accampamento ce ne vogliono
con l’ispettore del Service che missionarie o nella casa di Ghattas almeno quattro». Un grazioso
avrebbe seguito i lavori. Raggiunta a Luxor. Il campo veniva allestito bozzetto di Ballerini documenta
Alessandria e poi in treno il Cairo, normalmente con quattro tende l’allestimento del campo nella Valle
si procedeva agli ultimi militari coniche, per la notte, delle Regine nel 1903.
approvvigionamenti, in particolare fornite dal Distretto Militare di Completavano l’accampamento una
generi alimentari, necessari per Torino. A questo proposito, serie di strutture leggere per i
affrontare lunghi mesi di lavoro in Alessandro Barsanti, servizi e una piccola costruzione in
località anche remote e disagiate. I rappresentante italiano nel Service muratura, per ospitare il laboratorio
materiali e le attrezzature, specie des Antiquités, aveva per lo sviluppo fotografico e le
per i primi anni, furono sempre raccomandato a Schiaparelli: «Una antichità scoperte, prima che
molte, anche oltre quaranta casse, delle cose piú essenziali, è quella fossero trasferite in luogo
per disporre di quanto serviva: d’aver delle buone tende. Se gli è maggiormente sicuro.
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SPECIALE • EGITTO
98 a r c h e o
restavano soltanto 3700 lire, che comunque
servirono a Schiaparelli per svolgere una bre-
ve missione nella località di Assiut.
La preoccupazione di Schiaparelli nel con-
statare il calo di interesse del governo per le
ricerche in Egitto, in favore di altri siti ar-
cheologici piú in linea con il sentire politico
del momento, lo indussero a chiedere un
nuovo incontro con Vittorio Emanuele III,
che acconsentí a un contributo di 7000 lire
annue, per la durata di tre anni. A questo
rinnovato segnale di attenzione da parte del
Sovrano, si aggiunse lo stanziamento mini-
steriale di 10 000 lire, che permisero una
pronta ripresa delle ricerche nei siti di:
a r c h e o 99
SPECIALE • EGITTO
IN EGITTO:
cerca archeologica nell’Egeo.
Anche in Egitto Petrie introduce un metodo
di indagine rigoroso. Comincia a disegnare in
IERI, OGGI E
modo sistematico le piante dei siti che scava,
a registrare accuratamente il luogo preciso in
cui gli oggetti sono rinvenuti, a dare impor-
DOMANI
di Christian Greco
tanza al contesto di reperti che, benché pic-
coli e di poco valore estetico-
artistico, sono tuttavia fonda-
mentali testimoni della vita
quotidiana. Sviluppa lo studio
della ceramica, tassello fonda-
A fronte dell’importan-
za con cui il Museo
Egizio si è presentato
nello scenario internazionale
all’atto della sua nascita, si
mentale nell’indagine archeo-
logica, arrivando alla defini-
zione di successioni cronolo-
giche (pottery sequence dating).
Anche Schiaparelli appartiene
oppone – nell’arco di pochi alla generazione di studiosi
anni – l’impossibilità di com-
petere per mezzi e impegno con le grandi In alto: Christian Greco, direttore del Museo
potenze internazionali. Nel 1852 Pier Ca- Egizio di Torino.
millo Orcurti, direttore del museo, lamenta In basso: la Galleria dei Sarcofagi del Museo
nell’introduzione al primo volume del cata- Egizio di Torino nel nuovo allestimento.
logo il ritardo acquisito dalla istituzione to-
rinese nella pubblicazione della collezione,
contrariamente al governo nederlandese per
la collezione di Leiden e al governo prussia-
no, che istituisce la cattedra di Egittologia e
ordina la spedizione di Lepsius in Egitto.
È proprio Ernesto Schiaparelli, divenuto di-
rettore nel 1894, a rendersi conto che lo
studio sistematico delle collezioni, tramite
una loro contestualizzazione archeologica e
un’attività sul campo, è fondamentale per ri-
dare slancio al ruolo del museo. In quegli
anni si assiste a sviluppi molto interessanti
circa la concezione e il ripensamento dell’at-
tività archeologica.
Figura fondamentale e protagonista indiscus-
so di questa esperienza nella Valle del Nilo è
Sir William Matthew Flinders Petrie, a cui
dobbiamo le prime sistematiche organizza-
zioni di dati delle culture preistoriche. Già
nella seconda metà dell’Ottocento l’opera di
Pitt Rivers e la comprensione dell’importan-
za del deposito archeologico e delle sequenze
stratigrafiche avevano rivoluzionato le tecni-
che di indagine e di documentazione arche-
ologica. Nel 1860 Fiorelli a Pompei e Rosa a
100 a r c h e o
trovamento degli oggetti contenuti nella cassetta
portante N. 10».
Per far comprendere meglio il valore del
reperto nel suo contesto, Schiaparelli decide
di esporre in museo, accanto alle vetrine, un
album fotografico che mostra i siti e i luoghi
da cui gli oggetti provengono. Il ricorso alla
fotografia per documentare sistematicamente
le attività di scavo testimonia una grande
attenzione dello studioso ai progressi della
tecnica e alla loro applicazione nell’ambito
della documentazione archeologica. Schiapa-
relli si avvale dell’approccio multidisciplinare
e dell’indagine scientifica, che oggi definire-
mo archeometrica, per meglio comprendere
quanto rinvenuto. Vengono cosí fatti analiz-
zare gli oli e gli unguenti del corredo fune-
rario di Kha, cosí come un preparato di
polpa di carrube e i legni dei bastoni dell’ar-
chitetto, mentre i resti fossili rinvenuti duran-
te gli scavi a Qau el-Kebir vengono affidati
per studio al geologo e paleontologo Fabri-
zio Parona. L’attenzione al fermento cultura-
le dell’epoca, agli studi scientifici e alla loro
possibile applicazione in campo archeologico
è attestata anche dall’interesse che Schiapa-
relli manifesta per l’antropologia fisica. A
partire dal 1913 partecipa alle missioni ar-
cheologiche Giovanni Marro, fondatore
In alto: l’allestimento di una delle sale del dell’Istituto e del Museo di Antropologia ed
Museo nella prima metà del Novecento. Etnografia di Torino. L’attività di scavo viene
Torino, Archivio Museo Egizio. quindi concepita da Schiaparelli come un’o-
perazione multidisciplinare dove l’archeolo-
che si confrontano con lo scavo in modo go è accompagnato dal fotografo, dall’archi-
scientifico, ponendosi domande di carattere tetto e, appunto, dall’antropologo.
metodologico. Per comprendere il suo ap-
proccio, è interessante una lettera dello stesso
Schiaparelli a Virginio Rosa, in cui sottolinea LA CONSERVAZIONE
l’importanza fondamentale del contesto, in- Un aspetto di notevole interesse è anche quel-
sieme all’attenzione per l’organizzazione del lo della preservazione dei siti e della loro
materiale in casse per il trasporto, che avrebbe conservazione. A questo riguardo risulta par-
permesso una loro piú agevole catalogazione ticolarmente importante l’opera del restaura-
al momento dell’arrivo in museo: tore lucchese Fabrizio Lucarini, che attua in-
«Norme per gli scavi. terventi conservativi e di fissaggio della pelli-
Lavorare sempre raccolti, in un luogo solo, per piú cola pittorica nella tomba di Nefertari. L’atti-
attiva sorveglianza: tenere sempre tutto separato vità sul campo viene quindi considerata in
tomba per tomba, e il materiale disperso distinto fra tutti i suoi aspetti, dalla necessità di definire
regione e regione: il tutto in cassette separate di una metodologia corretta di indagine, che
uaraga, da essere numerate con numero progressivo permetta di identificare e studiare in modo
da 1 in su, e da essere poi raggruppate in casse piú unitario il contesto, alla documentazione, con
grandi di bondung. [...] Tenendo diligentemente il ricorso sistematico anche alla fotografia, allo
conto di tutte le circostanze del ritrovamento, sopra studio multidisciplinare, per ottenere tutte le
apposito registro, in modo che, per es., sotto il nu- informazioni possibili a inquadrare il ritrova-
mero 10 siano ricordate tutte le circostanze del ri- mento, fino alla sua musealizzazione. In questo
a r c h e o 101
SPECIALE • EGITTO
102 a r c h e o
borazione stabilita con il Museo Nazionale di consolidamento e messa in sicurezza delle
Antichità di Leiden ha permesso di riprende- strutture riportate alla luce, in modo da ren-
re nel 2015 l’attività archeologica sul campo. derle, il piú velocemente possibile, fruibili da
Gli scavi sono condotti in una delle piú im- parte dei flussi turistici, le nuove ricerche
portanti necropoli del Nuovo Regno com- avviate in collaborazione con il Museo Egizio
prese nella vasta area archeologica di Saqqara, sono ora incentrate sull’estensione dell’area
situata a trenta chilometri circa dal Cairo, indagata e sullo studio del «funzionamento»
presso il sito dell’antica capitale Menfi. della necropoli nel suo insieme, sia per quan-
to riguarda l’analisi delle sequenze costruttive
IL GENERALE DI TUTANKHAMON delle tombe, sia per quanto attiene al suo
Le indagini del museo di Leiden sono qui «ripopolamento» e alla ricostruzione delle
state avviate fin dal 1975, con l’obiettivo di pratiche cultuali che in essa venivano svolte
localizzare la tomba di Maia, un alto ufficiale anticamente.
dell’epoca di Tutankhamon di cui erano già Ma come potrà essere dunque l’archeologia
presenti in museo alcuni splendidi reperti. La egiziana del futuro? Al di là di un incremento
prima campagna portò tuttavia all’individua- esponenziale delle numerose applicazioni tec-
zione di una sepoltura ancora piú importante: nologiche che già oggi facilitano la ricerca, la
quella di Horemheb, generale dell’esercito di documentazione o anche il restauro, uno degli
sviluppi maggiormente auspicabili dovrebbe
senza dubbio prevedere un piú ampio coin-
volgimento delle comunità che da sempre
sono radicate e vivono nel paesaggio, forte-
mente modificato dall’archeologia dell’Egitto.
La via è stata tracciata da alcuni pionieristici
progetti di Community Archaeology realizzati in
Egitto e in Sudan, ora bisogna perseguirla,
perché in Egitto, come nel resto del mondo, è
sempre piú la rilevanza che l’archeologia può
possedere per la società moderna a essere sot-
toposta ad attento scrutinio.
DOVE E QUANDO
In alto: ushebty Tutankhamon poi salito al trono come farao-
(a sinistra) ne. Intorno al suo prestigioso complesso fu- «Missione Egitto, 1903-1920.
e vasi canopi. nerario si raggrupparono nei secoli altre tom- L’avventura archeologica
Nuovo Regno, be di importanti dignitari e ufficiali, fra le M.A.I. raccontata»
1593-1076 a.C. quali anche quella di Maia, ritrovata poi dalla Torino, Museo Egizio
Torino, Museo missione olandese nel 1986. Numerose tom- via Accedemia della Scienze, 6
Egizio. be, costruite perlopiú con spessi muri in fino al 30 settembre
mattoni crudi rivestiti internamente da lastre Orario lunedí, 9,00-14,00;
di calcare decorate con rilievi finissimi, sono martedí-domenica, 8,30-19,30
state scoperte, ma molte altre giacciono anco- Info tel. 011 5617776;
ra sepolte sotto le sabbie del deserto. e-mail:i nfo@museoegizio.it;
Accanto alle continue attività di restauro, www.museoegizio.it
a r c h e o 103
QUANDO L’ANTICA ROMA…
Romolo A. Staccioli
Trapezos Rhizos ps
Persia, mentre da nord la
ru
arnacya am
s
Ac
P O N T U mSpsa
Cy
a Lago Sevan
s
Ac Phasis
NTUS Artaxata
Caucaso. A parte questo confine
Lago Sevan
Phasis «naturale», essa non era però
Artaxata ARMENIA circoscritta da limiti chiari e, anche
C A P PA DO C I A
ARMENIA per questo, la sua popolazione era
P PA DO C I A
104 a r c h e o
assai composita e varia. Col tempo, In particolare, e senza esserne stato
tuttavia, si mise in moto un sia pur provocato, contro la popolazione In alto: fronte di sarcofago in marmo
lento processo di identificazione e di nomade degli Albani, nella regione con scene del mito degli Argonauti,
unificazione che, favorito anche affacciata sul Caspio, detta Albània. da Napoli. IV sec. a.C. Vienna,
dall’introduzione, nel IV secolo a.C., E proprio lí si fermò per passare Kunsthistorisches Museum.
di un particolare alfabeto (che è l’inverno del 66/65 (lasciandovi In basso: fermaglio in oro per capelli,
quello ancora in uso), ebbe un anche un ponte, costruito sul Kyros, da Vani. Fine del IV sec. a.C. Tbilisi,
momento decisivo quando si dove ancora oggi un ponte viene Museo Nazionale Georgiano.
costituirono due Stati che si divisero indicato col nome di Pompeis khidi,
un territorio rimasto poi, nel suo o «Ponte di Pompeo»). Tornando alla Georgia, c’è da dire
complesso, quello storico: a che gli avvenimenti di quegli anni
occidente, il regno di Cholchis, nel UNO SPLENDIDO TRIONFO provocarono, di fatto, l’ulteriore e
bacino del Phasis e sul Ponto Eusino Nella primavera del 65, fatti accordi definitivo passo verso l’unità, con il
(Mar Nero); a oriente, il regno di coi Parti, Pompeo si volse prevalere del regno di Iberia
Iberia, lungo il fiume Kyros nuovamente verso occidente e, divenuto da allora, con il re
(l’odierno Kura), verso il Mar Caspio. attraversato il Paese degli Iberi, si Aristarco, uno Stato «cliente» (oggi
Questa era la situazione quando vi riportò sulle rive del Mar Nero. diremmo «vassallo») di Roma.
arrivarono le legioni di Roma, al Tuttavia, di fronte all’impossibilità In tale condizione, tutta la regione
comando del «grande» Pompeo, il di giungere in Crimea passando
quale, dopo aver sbaragliato i pirati per il territorio dell’attuale
che infestavano il Mediterraneo, tra Russia meridionale, sbarrato
il 68 e il 67 a.C., in virtú di una legge dalle montagne del Caucaso,
speciale dell’anno 66 (lex Manilia), tornò nuovamente a oriente
aveva rilevato Lucullo nel comando in direzione del Caspio.
delle operazioni belliche che, dal 74, La sua marcia però
erano in corso contro il re del s’interruppe presto (anche
Ponto, Mitridate VI, colpevole di per la stanchezza dei
aver invaso la Bitinia appena soldati) e, tornato nel
diventata provincia romana. Ponto, si decise a deporre
In due anni di guerra, Pompeo le armi e a mettere ordine in
aveva condotto a termine quel vasto comprensorio del
vittoriosamente il suo mandato; Vicino Oriente che ormai,
quindi, rinviata la resa dei conti col direttamente o
re fuggito in Crimea, si spostò indirettamente, aveva inserito
verso l’Armenia, il cui re Tigrane nei domini del Popolo Romano.
s’affrettò a fare atto di E quando, nel 61, rientrò a
sottomissione, permettendogli di Roma, carico di bottino, vi
compiere qualche altra operazione. celebrò uno splendido trionfo.
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Batumi, Georgia. I resti della fortezza
di Gonio, caposaldo romano nella
regione della Colchide. II sec. d.C.
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iscono la vita nella valle del Nilo di 3500 anni fa.
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vita ultraterrena; dal ruolo della casta sacerdotale
all’arredamento delle case; dai sistemi di sepoltu-
ra alla dieta alimentare: un viaggio nel tempo alla
scoperta di una civiltà millenaria.
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Lingue e sottotitoli: italiano, inglese
COF4047 - 300 minuti
Lingue: ita, ingl - Sottotitoli: ita Due DVD di quasi 3 ore raccontano per la
prima volta la vera storia di Tutankhamon.
La civiltà egiziana prosperò per quasi 3000
“Sangue reale” rivela la vera identità del
anni sotto il comando di sovrani venerati
faraone e della sua famiglia utilizzando
come dèi. Snefru, Ramses II, Akhenaton,
per la prima volta l’ingegneria genetica e i
Tutankhamon, Hatshepsut e Cleopatra,
test sul DNA. “Vita e morte” invece indaga
sono i protagonisti di questa splendida
sul destino del giovane faraone, sulla sua
serie in sei episodi che ne celebra i fasti
fanciullezza, l’ascesa al trono, la morte
e ne rievoca la storia attraverso spettaco-
misteriosa. La sua mummificazione, di-
lari ricostruzioni storiche, immagini dei siti
versa da quella degli altri faraoni, e la sua
archeologici e ricostruzioni in computer
tomba, ricca di simboli e di tesori, hanno
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108 a r c h e o
maniera concreta, con quel A destra: foto
Medioevo «civiltà del legno», zenitale dei resti
secondo l’ottima definizione del della chiesa
grande storico Jacques Le Goff. altomedievale
Un altro tema di grande interesse è scoperta a Saleux
il rapporto tra l’uomo e il (Somme), intorno
paesaggio: la mostra aiuta a alla quale furono
superare un altro vecchio inumati quasi
stereotipo, quello secondo il quale i 2000 individui.
contadini medievali erano messi In basso: una
nell’angolo da una natura ostile. postazione
Al contrario, le scoperte piú recenti interattiva della
indicano le mille modalità con cui mostra allestita a
essi aggredivano il paesaggio per Parigi.
modificarlo, sfruttarlo: per esempio Nella pagina
disboscando, scavando miniere, o accanto, a
anche – come ha testimoniato lo sinistra: una delle
scavo in località Servel-Lannion – figurine realizzate
costruendo peschiere. Quest’ultima nella sezione
ricerca, dagli esiti davvero dedicata alle
straordinari, ha rivelato i resti dello attività rurali.
sbarramento in legno della
peschiera, costruita intorno al 615.
L’ATTENZIONE
PER I PIÚ PICCOLI piccoli, che possono montare e intrecciano tra loro fino a formare
L’allestimento è notevole, molto smontare mulini ad acqua e volte a un groviglio apparentemente
aiutato dalle tecnologie piú ogiva, ricomporre in forma di inestricabile.
avanzate: diorami, ricostruzioni di puzzle la pianta di una città, o «Quoi de neuf...» dimostra come il
tombe a grandezza naturale, video seguire le circonvoluzioni dello stile Medioevo si possa (e si debba)
didattici, facsimili di oggetti che si animalistico altomedievale, cioè raccontare con strumenti efficaci,
possono anche toccare. E colpisce quello in cui le membra degli cosí da risultare piú comprensibile
la grande attenzione riservata ai piú animali si scompongono e si e degno di attenzione anche per il
pubblico dei non addetti ai lavori.
E segnala come, oltre a quelli piú
spesso proposti in Italia (i barbari, i
Goti, i Longobardi...), esistano
anche molti altri argomenti da
affrontare. Il Medioevo è un periodo
lungo, diversificato al suo interno e
ricco di temi di grande interesse.
Basta rimboccarsi le maniche e
raccontarli con i mezzi piú adatti al
nostro tempo.
DOVE E QUANDO
a r c h e o 109
L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA
Francesca Ceci
IL GRANCHIO DI GIUNONE
L’ESTATE HA INIZIO SOTTO IL SEGNO DEL CANCRO, CHE, SECONDO IL MITO,
FU ASSUNTO IN CIELO DALLA CONSORTE DI GIOVE, DESIDEROSA DI
RIPAGARLO PER AVER CERCATO DI NUOCERE A ERCOLE
110 a r c h e o
A sinistra: vaso attico a figure nere
con Ercole che, in lotta con l’Idra di
Lerna, viene attaccato dal granchio
inviato da Atena. 500-480 a.C. Parigi,
Museo del Louvre.
In basso: dracma di Antonino Pio della
serie dello Zodiaco. Zecca di
Alessandria, 144 d.C. circa. Al dritto, la
testa laureata dell’imperatore; al
rovescio, cancro sormontato da Selene
su crescente e stella a otto raggi.
I GIGANTI ATTERRITI
Di fronte a una palude invalicabile,
teste di due asinelli che si rifocillano sono occupate principalmente dal venne aiutato da due asini, che
da una mangiatoia. percorso del sole» (Igino, Poeticon prontamente lo trasportarono al
Ogni segno zodiacale ha un’origine Astronomicon, II, 23). tempio, salvandolo. Gli asini furono
mitologica e cosí anche il Cancro, ricompensati con la trasformazione
con il quale si apre il periodo estivo in stelle, e l’equide divenne anche
tra la fine di giugno e luglio. Igino parte integrante del corteggio
racconta con dovizia di particolari dionisiaco. L’altra storia che Igino
l’arrivo nei cieli di questo crostaceo riporta attribuendola a Eratostene,
dalle chele vigorose (in latino vede invece gli dèi cavalcare gli
cancer, granchio, derivato dal greco asini durante la Gigantomachia:
karkinòs, gambero), ingresso con il loro raglio potente e
favorito da Giunone e legato alle imprevisto, gli animali gettarono
vicende di Ercole. Questi, nato da scompiglio e terrore tra i Giganti,
Giove e Alcmena, fu oggetto della che fuggirono scomposti.
gelosia vendicativa della sposa Nella serie monetale alessandrina
divina: nel corso della seconda con i segni dello Zodiaco battuta a
delle sue fatiche – l’uccisione nome di Antonino Pio, un bel
dell’Idra nascosta nelle paludi della granchio, segno d’acqua, è
città argolide di Lerna –, durante il sovrastato dal pianeta che lo
terribile combattimento, fu domina, la luna, composta dal
attaccato alle gambe anche da un crescente su cui poggia il profilo
granchio di spaventosa grandezza, della dea Selene, che la
fuoriuscito dalle acque per personifica, e a lato la consueta
compiacere Giunone e che l’eroe stella a otto raggi. In questa
prontamente eliminò con un colpo immagine si uniscono l’acqua e il
di mazza. Per premiare l’aiuto, cielo, sempre sotto lo sguardo
seppure inutile, del crostaceo, la lontano dell’imperatore, il cui
dea «lo volle porre in cielo a far profilo si staglia sull’altra faccia
parte delle dodici costellazioni che della moneta.
a r c h e o 111
I LIBRI DI ARCHEO
112 a r c h e o
presenta
CAPOLAVORI
DELL’ITALIA MEDIEVALE
Dai Longobardi a Piero della Francesca,
nuovi itinerari alla scoperta di un patrimonio millenario
♦ CASTELSEPRIO S. MARIA FORIS PORTAS ♦ MONZA CAPPELLA DI TEODOLINDA
♦ PADOVA PALAZZO DELLA RAGIONE ♦ PARMA BATTISTERO
♦ FIRENZE CAPPELLA DEI MAGI ♦ AREZZO LE STORIE DELLA VERA CROCE
♦ PERUGIA FONTANA MAGGIORE ♦ ROMA BASILICA DI S. PRASSEDE ♦ ANDRIA CASTEL DEL MONTE
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