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Incipit
« Canto quarto, nel quale mostra del primo cerchio de l’inferno,
luogo detto Limbo, e quivi tratta de la pena de’ non battezzati e de’
valenti uomini, li quali moriron innanzi l’avvenimento di Gesù Cristo
e non conobbero debitamente Idio; e come Iesù Cristo trasse di
questo luogo molte anime. »
(Anonimo commentatore dantesco del XIV secolo)
Il Limbo - versi 1 - 63
Dopo lo svenimento di Dante causato da un fulmine vermiglio davanti
all'Acheronte, il poeta si sveglia a inizio del nuovo canto al rumore del tuono
sovrannaturalmente portato dall'altra parte del fiume: con quest'evento
prodigioso egli supera l'ostacolo della condizione di Caronte di non far
salire mai anima viva sulla sua barca.
Dante si sente confortato, si guarda attorno, e si accorge di essere sulla
nuova sponda degli infiniti guai, cioè dei lamenti eterni. L'aria eraOscura e
profonda e nebulosa, quindi per quanto egli cercasse di scorgere con gli
occhi non poteva vedere niente in particolare: è l'oscurità dell'Inferno,
dove il sole non batte mai. Virgilio infatti chiama quel luogo il cieco mondo,
e si appresta a iniziare il viaggio lui per primo e Dante dietro.
Virgilio però è tutto smorto e Dante, preoccupato per questo colorito, ne
chiede la ragione: Virgilio spiega che ciò è dovuto alla suaangoscia (intesa
come "tristezza"), di dover entrare nell'Inferno, e in particolare,
nonostante non lo specifichi, nel Limbo, il luogo della sua pena.
I due entrano così nel primo cerchio e Dante registra subito un dato
auditivo: non sente pianti ma solo sospiri, che
fanno tremare l'aria etterna (molte volte si insiste sull'eternità in questa
prima parte dell'inferno), per via del dolore che non è provocato da pene
fisiche (martiri), in quelle schiere d'infanti e di femmine e di viri.
È il Limbo, dal latino "limbus" orlo, dove sono tenuti coloro che non ebbero
peccati, se non quello originale di non essere stati battezzati: vi si trovano
quindi i bambini nati morti, le persone rette nate prima della venuta di
Cristo e quelle che per varie ragioni non ebbero modo di conoscere il suo
messaggio (Dante nominerà anche tre musulmani); inoltre vi erano tenuti gli
ebrei nell'attesa della venuta di Cristo, i quali furono liberati
da Gesù durante la sua discesa agli Inferi. Quindi, in contrasto alla dottrina
dei Padri della Chiesa, in particolare di San Tommaso d'Aquino, che
affermava che nel limbo risiedessero solo i bambini morti senza battesimo,
Dante racconta che nel limbo vi erano tutte le persone rette, ma non
battezzate.
Virgilio inizia allora a spiegare che lì si trovano coloro che non peccarono
ma, per quanti meriti (mercedi) avessero, essi non ebbero battesimo verso
la porta della fede: Virgilio stesso è tra questi e si sente perduto come gli
altri perché sanza speme vivemo in disio, cioè deve vivere senza la speranza
di vedere Dio, in un continuo desiderio e rimpianto.
Dante è toccato da questa confessione e chiede a Virgilio se di lì sia mai
uscito qualcuno per i suoi meriti e collocato tra i beati; Virgilio allora
racconta come, quand'era da poco in quello stato, vide venire Cristo (mai
nominato nell'Inferno e qui citato come un possente, / con segno di vittoria
coronato, / alto fattore, / nemico di tutti i mali), che portò via gli ebrei
dell'Antico Testamento, in particolare tutti coloro che si affidarono nelle
mani di Dio (Abramo, Noè, Mosè... etc). Tale episodio viene preso
dal Vangelo di Nicodemo.
Virgilio elenca:
Adamo (il primo parente)
Abele
Mosè
Noè
Abramo
Re Davide
Giacobbe (detto Israel)
Isacco (padre di Giacobbe)
I dodici figli di Giacobbe
Rachele, sua moglie che tanto gli costò (quattordici anni di servizio presso
il suocero)
altri molti (cioè tutti coloro che credettero nella venuta di Cristo).
Essi, spiega Virgilio, furono i primi uomini ad essere salvati.