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Geronzio

VITA LATINA
DI SANTA MELANIA
Introduzione, traduzione e note
di Lucio Coco

Città Nuova
Copertina di Gyòrgy Szokoly. Restyling di Rossana Quarta

© 2013, Città Nuova Editrice


Via Pieve Torina, 55 - 00156 Roma
Tel. 063216212 - e-mail: comm.editrice@cittanuova.it

ISBN 978-88-311-8229-4

Finito di stampare nel mese di luglio 2013


dalla tipografia Città Nuova della P.A.M.O.M.
Via Pieve Torina, 55
00156 Roma - tel. 066530467
e-mail: segr.tipografia@cittanuova.it
INTRODUZIONE

Fine delle tribolazioni è di rendere compiuta la gioia.


Vita latina di santa Melania, 34,17

La Vita di Melania, insieme alla coeva Vita di Sindetica (430-


450) dello Pseudo-Atanasio, e alla capostipite, in ordine di tempo e an­
che come modello letterario, Vita di Macrina (381-382) di Gregorio di
Nissa, è la terza biografia di una santa asceta che la tradizione patristica
ci ha consegnato. Melania ha in comune con Sindetica l’estrazione no­
biliare e l’origine senatoria (senatrix Romae recita il titolo latino del
libro di Geronzio, mentre sygkletos, da cui il nome Sindetica, etimolo­
gicamente sta per “appartenente allafamiglia senatoria”). La rinuncia al
matrimonio1 e la scelta della castità coniugale di Melania, il disprezzo
delle belle vesti2 e delle vanità terrene3, rappresentano altrettanti
punti di contatto tra i molteplici che si possono rinvenire a uno spoglio,
anche sommario, delle loro biografie. Le tre condividono la stessa radi­
calità delle scelte di vita che le hanno portate ad abbandonare la certez­
za di una condizione agiata per le difficoltà e le ristrettezze di una vita
fondata sugli ideali evangelici della sopportazione, della fatica, della
povertà: «Sappiate sopportare per essere giudicate giuste; lottate per
entrare per la porta stretta 4; sappiate soffrire un po’ per ricevere molto;
disprezzate le cose terrene per conseguire quelle celesti» (45, 3) 5. Que­

1 D ’altra parte, come dice Paolo, noi siamo l’oleastro innestato sul tron­
co dell’olivo buono che è Israele: cf. Rm 11, 16-24.
2 Pseudo-Atanasio, VS 9,1493.
3 Gregorio di Nissa, Macrina 5 , 55.
4 Mt 7,13.
5 Per quanto riguarda il sistema di notazione se il rimando è alla Vita la­
tina di santa Melania che si traduce in questo volume ho indicato solo il capi­
tolo e il paragrafo senza ulteriori riferimenti alla stessa.
6 Introduzione

sto il programma spirituale di Melania, estendibile non solo alle altre


due ma anche a tutte le donne che in quello stesso volgere di anni
erano andate ad abitare le solitudini del deserto egiziano o dell’area
microasiatica.

1. L a f a m ig l ia d i M e l a n ia

Melania la Giovane appartiene a una famiglia di alto lignaggio.


Nipote di Melania l’Anziana, che era nipote di Antonio Marcellino,
console nel 341, perché figlia del figlio, il console onorario (vir con­
sularis) Marcello (o Marcellino, come lo indica Palladio6). A sua
volta Melania Seniore aveva sposato Valerio Massimo, anch’egli con
discendenze consolari - in quanto figlio del primo console della Re­
pubblica, Valerio Publicola - e dotato di un cospicuo patrimonio, dal
quale ebbe tre figli. Nel giro di pochi anni la donna perse il marito e
due figli cosa che la indusse a vendere i suoi beni e ad andare a vivere
in povertà in Egitto e in Palestina 7. Il figlio superstite di Melania
Seniore, Publicola, nel 381 sposò Ceionia Albina la Giovane che era
figlia di Ceionio Rufio, a sua volta fratello di Ceionio Cecina, la cui
figlia Leta sarà la destinataria di una importante lettera di san Gero­
lamo sull’educazione della figlia Paola8, che appare per tre volte
anche nella Vita di Melania9. Dall’unione di Publicola e Ceionia
Albina la Giovane sarebbe nata nel 383 [385] M elania 10. Per non
disperdere il patrimonio di famiglia, all’età di quattordici anni, i ge­
nitori la diedero in moglie a un cugino 391 [398], Piniano, anch’egli

6 Cf. H L 4 6,1,220.
7 Cf. H L 46,1-3,220-222 e 54,1-7,244-250.
8 Ep. 107, PL 22, 867-878.
9 40, 3; 63, 3; 68, 1. Secondo una differente genealogia Leta sarebbe so­
rella di Albina, la madre di Melania, e Paola sarebbe quindi una sua cugina,
cf. infra, VL 40, 3 e relativa nota e Gérontius, Vie grecque de sainte Mélanie,
edizione e traduzione di D. Gorce, SC 90, Paris 1962, pp. 31-32.
10 P. Laurence, La vie latine de sainte Mélanie, Franciscan Printing Press,
Jerusalem 2002, pp. 316-319) fornisce una tavola di comparazione cronologi­
ca tra la datazione di Rampolla e la sua ricostruzione, che ho inserito tra pa­
rentesi quadre quando presenta delle discordanze rispetto alla prima.
Introduzione 7

di origini patrizie e di poco maggiore di età. Da questo momento le


tappe della loro vita sono segnate da decisioni comuni, innanzitutto
quella di vivere in castità, dopo la morte prematura dei due figli della
coppia [404 ] 11 e successivamente quella più radicale della rinuncia
al mondo, riproducendo in tal modo quasi in maniera inconsapevole
quello che era stato il percorso della nonna Melania. I due lasciano
perciò Roma e mettono in liquidazione il loro enorme patrimonio
anche entrando in conflitto con i familiari e gli amministratori dello
stesso12. La conversione di Melania si matura alla scuola di Paolino
di Nola (406 [407]) presso il quale impara a dedicarsi alla preghiera
continua e ad applicarsi alla lectio divina. Successivamente, dopo il
sacco di Roma di Alarico del 410, la donna lascia l’Italia e si dirige,
con un viaggio avventuroso, in Africa. A Tagaste, insieme con la ma­
dre Albina e Piniano, soggiorna presso il vescovo amico di
sant’Agostino, Alipio. La permanenza dura sette anni (fino al 417) e
si configura come un vero e proprio periodo di noviziato di Melania
la quale in questo lasso di tempo potè approfondire i contenuti della
vita contemplativa e ascetica. Sempre in compagnia della madre e del
marito decide quindi di dirigersi verso la Palestina, che raggiunge13
dopo un breve scalo nella città di Alessandria. Quindi fa ritorno in
Egitto per visitare le colonie di monaci che vivevano nel deserto
(419). Dopo questo pellegrinaggio Melania si stabilisce definitiva­
mente a Gerusalemme dove muoiono prima la madre (431) e poi, nel
432 il marito, alla cui figura subentra, come figlio spirituale, proprio
l’autore della sua biografia Geronzio 14. Nella città santa Melania
fonda un monastero femminile (432) e uno maschile (435 o 436).

11 Cf. 5 ,3 e 6,5.
12 Capp. 9-10.
13 Anche un’altra viaggiatrice dell’antichità, Egeria, raggiunge, secondo
alcuni, la Terra Santa nello stesso anno in cui vi giunge Melania o, in base ad
altre datazioni, nel periodo in cui vi soggiornava la nonna Melania l’Anziana;
per un dettaglio sulle diverse cronologie del viaggio di Egeria, cf. D. Gorce,
Vie Mélanie, cit., p. 23 n. 5; sulla datazione delMtinerarium di Egeria, cf. an­
che Egeria, Pellegrinaggio in Terra Santa, introduzione, traduzione e note a
cura di P. Siniscalco e L. Scarampi, Città Nuova, Roma 20082, pp. 27-30.
14 49,3.
8 Introduzione

Nel novembre del 43 6 Melania riprende i suoi viaggi e parte alla vol­
ta di Costantinopoli per incontrare lo zio Volusiano che era nella
capitale per un’ambasceria presso l’imperatore Teodosio (cap. 50). In
città Melania fu ospitata da Lauso, l’alto dignitario di corte ai tempi
di Arcadio e Teodosio II al quale è dedicata la Storia lausiaca di Pal­
ladio. La donna ha appena il tempo di far battezzare il parente
gravemente ammalato prima che la morte lo rapisse (cap. 55). Succes­
sivamente (inizi del 439), dopo il ritorno a Gerusalemme, Melania
va a ricevere a Sidone l’imperatrice Eudocia (58, 3), in visita alla Cit­
tà Santa, e la riaccompagna a Cesarea sulla via del ritorno a
Costantinopoli. La morte della santa sarebbe arrivata qualche mese
più tardi il 31 dicembre 439 dopo una malattia che si era manifestata
nella sua forma acuta nel Natale dello stesso anno.

2. L a vita c o n t em p la t iv a

Ornante i secoli III-V si va facendo netta la distinzione tra un


monacheSimo anacoretico e un monacheSimo cenobitico. Il primo era
orientato sull’esperienza di Antonio (251-356), che scelse le solitudi­
ni nei dintorni di Pispir, tra Mar Rosso e Nilo, per dare concretezza
al suo anachoréin (che significa ritirarsi), il secondo prendeva come
modello Pacomio, vissuto più o meno negli stessi anni, che in regioni
più meridionali dell’Egitto, presso Tebe, aveva fondato dei monaste­
ri (alla fine saranno nove maschili e due femminili) organizzati su un
tipo di vita in comune, in greco koinós bios, da cui il termine “ceno-
bitismo”. Naturalmente il modello monastico che le donne preferi­
scono e verso il quale si indirizzano non è tanto quello eremitico
quanto quello cenobitico. La sorella di Antonio viene affidata a un
parthenon «affinché fosse educata in base al loro modo di vita» 15.
Pacomio, che aveva fondato perprimo monasteri femminili, affida la
direzione del cenobio di Tabennisi alla sorella M aria 16. E la già men-

15 Atanasio, Vita 3,50.


16 L.Th. Lefort, Les vies coptes de saint Pachóme et des premiers succes-
seurs, Peeters, Louvain, 1943, pp. 97-98.
Introduzione 9

lionata Macrina, sorella maggiore di Gregorio di Nissa, sulle sponde


del fiume Iris organizza tra il 355 e il 360 la comunità femminile di
Annesi 17. Questa tendenza è accertata anche tra i circoli ascetico-
domestici romani. Per esempio la casa di Marcella sull’Aventino si
trasformò, dopo il 373, «in quello che possiamo chiamare un cenaco­
lo ascetico» 18. Mentre in area palestinese la nobile Paola, che pure
aveva partecipato all’asceterio di Marcella, aveva fondato a Gerusa­
lemme (nel 386) un doppio convento maschile e femminile sotto la
guida rispettivamente di Gerolamo e, alla sua morte (404), della fi­
glia Eustochio. Parlando di queste «anime libere», così Gregorio di
Nissa ne sintetizza le aspirazioni: « il loro orgoglio era la temperanza,
la loro gloria la vita oscura, la loro ricchezza la povertà e lo scuotere
dai piedi, quasi polvere, i beni materiali» 19. E Sindetica, Melania, le
madri dei deserti, non necessariamente geografici ma dello spirito,
per aver rinunciato al mondo e scelto la solitudine e il silenzio, abi­
tati da Dio, ognuna secondo la sua personale inclinazione, sembrano
volere ripercorrere tutte la traccia di uno stesso cammino, dietro il
quale e a orientare il quale, non c’è una volontà di alimentare delle
virtù qualsiasi, ma il desiderio forte di porsi alla sequela di Cristo, di
conformarsi al suo modello che è a fondamento di tutte le loro scelte
e di quei valori di cui esse si fanno testimoni e interpreti.

a. La conversione

In tal senso anche Melania, incardinata sull’esempio di Cristo


e incentrata sulla sua imitazione, può sviluppare un’autentica vita
contemplativa che lei approfondisce per gradi corrispondenti a vari
livelli di spiritualità. In primo luogo, in base al racconto di Geronzio,
che ne fa una descrizione straordinaria per l’incisività e la semplicità,
il lettore è messo a contatto con una spiritualità della conversione

17 Cf. Gregorio di Nissa, Macrina 16, 67; 37, 92.


18 A. Quacquarelli, Linfluenza spirituale del monacheSimo femminile
nell'età patristica, in «Deus absconditus», 1 (1983), p. 3. Gregorio di Nissa,
19 Gregorio di Nissa, Macrina 11, 62.
10 Introduzione

che corrisponde cronologicamente agli anni successivi alla morte del


padre, Publicola (405), e fino alla partenza per l’Africa (410). In
verità i segni del cambiamento e di una vita dedicata a Dio si erano
già mostrati nella giovane. Il desiderio infatti della castità e della
continenza si manifestano precocemente in Melania (1, 2) e così
anche la sua adesione ad altre pratiche ascetiche come il rifiuto dei
bagni (2, 1) e il portare sotto le vesti preziose che indossava abiti di
tessuto grezzo (4, 1). Sempre in questa fase preliminare si narra di
come lei domandasse, attraverso la preghiera, che le «fosse accordata
la buona volontà nel servizio di Dio» e del suo desiderio di una
vita di solitudine nel Signore ("«solitaria vita in Domino»,) (5, 3).
Fu certamente la morte prematura dei suoi due figli ad accelerare il
processo di conversione della santa che si concretizza immediatamente
nel proposito di rinuncia al mondo (6, 7). Un gesto questo che, sia in
Melania che in Piniano, non corrisponde ad un atto di chiusura in se
stessi, ma si traduce in forme esplicite di carità. Non si tratta perciò
di una semplice fuga mundi ma di un impegnarsi nel mondo avendo
rinunciato a ciò che di vano e di inutile il mondo stesso poteva offrire.
Il loro programma è quanto mai esplicito. Essi dicono infatti: « Non
voghiamo fare una grande e rigida astinenza affinché, fiaccando fin
dall’inizio il corpo, non torniamo successivamente alla sensualità.
Ma cominciamo ad adottare per primi questa regola di vita: visitiamo
tutte le carceri, facciamo visita agli infermi, offriamo gli alimenti ai
bisognosi, accogliamo i pellegrini che vengono, provvedendo alle
spese del viaggio; sull’esempio del beato Giobbe la nostra porta sia
aperta a tutti i malati e a chi arriva» (9, 1). E la carità verso gli
altri quello che la loro rinuncia implica: tutt’altro dunque che una
chiusura. Solo così, essi insegnano, si può vivere proficuamente la
conversione, sorretti da uno spirito di offerta e di sacrificio, da una
dimensione pratica che non toglie nulla alla vita spirituale anzi la
rende veramente tale. Per una tale ragione Geronzio può tracciare
di Melania questa immagine che la ritrae meglio di qualsiasi altro
lungo discorso: «Tutte le sue azioni e il suo stile di vita erano una
preghiera» (11, 6). Sono proprio tali esperienze che permettono la
sua maturazione e la preparano ad affrontare i successivi passaggi
della sua vita. Alla fine di questo periodo tranquillamente il prete
Introduzione 11

biografo può affermare che la donna si mostrava come «un’anziana


per sapienza» (12, 2).

b. Il noviziato in Africa

I sette anni del soggiorno in Africa, corrispondenti ai capitoli


20-33 di VL, oltre che essere un intervallo di tempo per mettere in
liquidazione tutte le proprietà, si prospettano come una forma di ve­
ro e proprio noviziato 20. E lo stesso Geronzio a indicare questo pas-
saggio, questa transizione nella «vita spiritualis» (23, 8) della santa
quando scrive: «Avendo compiuto tutte queste cose necessarie, [Me­
lania] scelse il servizio della beata Maria» (22, 2). Ella cominciò così
a praticare il digiuno e l’astinenza (22, 3): poco pane, ortaggi e legu­
mi e qualche fico quando era la stagione, erano il suo povero alimen­
to (cf. 26, 4). Inoltre curava le virtù della castità (29, 1), della rinun­
cia (abnegatio, 30, 2) e della sopportazione ("tolerantia, 32, 1). Un
ruolo particolare in questa sua condotta di vita lo tenevano la vigi­
lanza sui pensieri (23, 8), il silenzio con cui accompagnava il lavoro
nella cella (33, 1-2) e la lettura. Per questa attività il biografo forni­
sce numerosi ragguagli: innanzitutto la lettura delle Scritture e delle
sue interpretazioni. Quindi letture edificanti come le Vite dei Padri,
per cui le accadeva come ad Eustochio, la figlia di Paola, della lettera
di Gerolamo, di addormentarsi stanca con il libro in mano 21; e poi
ancora le Vite dei santi e, in privato, dopo le letture dell’ufficio divi­
no, un supplemento di preghiere e di orazioni svolte sempre attraver­
so la mediazione e la meditazione delle sacre pagine (cf. 23, 7). Il
giudizio di Geronzio su questo periodo e sul profitto che Melania ri­
uscì a trarne è estremamente lusinghiero: « Nel suo progresso [spiri­
tuale] andava come un buon corridore: dimenticando chi le stava
alle spalle si protendeva verso ciò che le stava davanti, raccogliendo
le forze per il futuro» (26, 4).

20 Cf. D. Gorce, Mélanie, cit., p. 190 η. 1.


21 Cf. 23, 5 e Gerolamo, Ep. 22, 17, PL 22, 404.
12 Introduzione

c. Magistra Melania

Nel futuro di Melania era scritto che dovesse andare a Gerusa­


lemme. Così il biografo sintetizza questa aspirazione, introducendo il
terzo momento, quello della piena maturità, della vita della donna:
«Avendo deposto ipesi del secolo, crebbe in loro il desiderio di vede­
re la Terra Santa, nella quale nostro Signore fece conoscere la gloria
della sua potenza» (34, 1). Nella città santa Melania ribadisce in
molti modi quali fossero i presupposti della sua vita spirituale: il de­
siderio di umiltà (35, 2), il voto di povertà (35, 3), la vita nascosta in
Cristo (36, 1), la lettura continua dei testi sacri, il lavoro di scrittura,
il digiuno (36, 3). Ma è dopo la morte della madre (431), quindi
nell’ultimo segmento anche della sua esistenza, che comincia la vera
e propria attività pedagogica di Melania. In precedenza c erano state
le sue istruzioni alla nipote Paola - la figlia di Leta a cui Gerolamo
scrive una lettera sulla sua educazione22 - per farle raggiungere «una
grande astinenza e umiltà» (40, 3). E quindi con l’edificazione del
monastero femminile, perciò dopo la sepoltura di Albina (41, 2-3),
che la donna, così come un tempo aveva fatto con le sue ricchezze,
può dispensare con generosità i suoi insegnamenti spirituali. In gene­
rale le istruzioni che interessano la santa sono quelle relative alle
virtù inerenti alla vita di gruppo della comunità: la disciplina, l’equi­
librio, il discernimento, la vigilanza sui cattivi pensieri, l’umiltà con­
tro la superbia e la vanagloria, la docilità rispetto agli obblighi della
condizione monastica primo fra tutti quello della preghiera continua
e delle veglie notturne (42, 2). Tuttavia, come lei stessa ammonisce,
condizione necessaria per la vita nascosta in Cristo è la carità, perché
senza di essa ogni altra attività - «l’astinenza, il digiuno, le veglie, le
preghiere, la castità» (43, 1) - risulta vana. A questo elenco la santa
non manca di aggiungere la fede «che è il fondamento di tutte le vir­
tù» (43, 3). Melania inoltre invita le monache ad onorare la vergini­
tà sull’esempio del Signore che era potuto «nascere da una vergine e
diventare la salvezza del mondo» (43, 3). Le altre due virtù su cui lei
torna sono quelle della misura —tanto nell’astinenza (43, 4) quanto

22 Ep. 107, PL 22, 867-878.


Introduzione 13

nel digiuno (45, l ) - e dell’obbedienza che lei definisce con una massi­
ma spirituale di grande efficacia: «Uobbedienza è questo: non fare ciò
che si vuole ma quello che è ordinato dal Signore» (44, 5). Nei capitoli
conclusivi della Vita la santa appare sempre più come una guida spiri­
tuale. Dopo essere tornata a considerare la necessità dell’umiltà per
edificare la casa dello spirito (62, 1), la sua preoccupazione si indirizza
alle comunità di monache e monaci che aveva creato. Le preme innan­
zitutto che si conservi l’unità. Perciò esorta chi le stava accanto a non
nutrire risentimento o rancore e a scacciare del tutto l’ira. Le sue paro­
le sono chiarissime: «Dovete ricordare che mai ho ripreso nessuna di
voi adirandomi, ma con mitezza per non rattristare l’animo di qualcu­
na né ho permesso che una di voi nutrisse della collera verso la sua so­
rella nell’arco di un giorno o di una notte, ma ho sempre invitato alla
concordia» (65, 1). Harmonia, la pace, l’unità: questo è il suo testa­
mento spirituale. E solo dopo aver dato queste ultime istruzioni, stan­
do al racconto del prete Geronzio, che è anche il legatario materiale
delle sue fondazioni (68, 2), può attendere l’ora della morte con una
serenità pari alla tranquillità con cui era sempre vissuta: « Come la sua
vita fu sempre tranquilla, cosìfu sereno il suo transito» (68, 7).

3 . G e r o n z io

Più volte in questa ricostruzione è comparsa la figura di Geron­


zio, il presbitero biografo della santa che ne segue i passi a Gerusa­
lemme e ne riferisce le gesta e i fatti prima che approdasse nella città
santa. Tuttavia nella Vita di Melania, tanto nella recensione latina
quanto in quella greca, il nome dell’autore rimane celato. Da alcuni
passaggi del prologo si viene a sapere che tra il narratore e Melania
esiste una particolare familiarità e che si sente legato a lei con un vin­
colo difigliolanza spirituale (§ 12). Dal prologo di VG si apprende in
più che «ha passato tanto tempo presso di lei e conosce la storia delle
sue origini senatorie e di come sia entrata nella vita angelica calpestan­
do il fumo della gloria mondana» 23. Egli inoltre è stato o testimone

23 D. Gorce, Mélanie , cit., p. 124.


14 Introduzione

diretto delle gesta della santa oppure può riferirle perché le ha apprese
da altri (§ 10) e le è debitore della propria personale salvezza (§ 11).
Scorrendo il testo, scopriamo che a lei deve la vocazione al sacerdo­
zio: «Io le stavo vicino perché era stata lei a togliermi dal mondo e a
offrirmi a Dio e Cristo aveva condotto me, pur non essendone degno,
al rango di sacerdote» (49, 3). Più tardi, all’approssimarsi della mor­
te è ancora la donna a raccomandarlo al vescovo di Gerusalemme,
dicendogli: «Ricevi, santo vescovo, in affidamento il santo presbitero
e i monasteri...» (67, 3) e successivamente, in un secondo momento,
ad affidargli queste fondazioni: «Ti raccomando i monasteri. Come ti
sei preso cura di me quando ero in vita, così prenditene m ad o re cu­
ra adesso. Sappi che il santo che ti verserà la tua ricompensa sarà il
nostro Signore» (68, 2). A rendere possibile l’identificazione di que­
sto personaggio è una testimonianza che si può desumere dalla Vita
di sant’Eutimio di Cirillo di ScitopolP-4, dove si fa riferimento a un
certo Geronzio, successore di Melania, «che [ne] aveva diretto per
quarantacinque anni i monasteri». Inoltre un episodio in cui è pre­
sente il vescovo di Gerusalemme Martirio (t 486), permette di fissa­
re al più tardi al 441 l’anno della sua entrata in carica, cosa che
risulta coerente con la data della morte di Melania avvenuta nel 439
(per la ricostruzione temporale di queste date faccio riferimento a
Laurence25). Un altro testo, la Vita di Pietro l’Ibero di Giovanni
Rufo, conferma la circostanza della presenza di Geronzio presso il
monastero maschile fondato da Melania (cf. 49, 3). Narra infatti il
biografo che sia Pietro l’Ibero sia il suo compagno Giovanni l’Eunu­
co nel 437-439 furono accolti a Gerusalemme da Melania e che rice­
vettero l’abito monastico direttamente dalle mani di Geronzio.
Piuttosto discordante è invece quanto Giovanni Rufo riferisce ri­
guardo al periodo che precede l’arrivo a Gerusalemme. Egli infatti
lascia supporre che, nato a Gerusalemme, Geronzio fosse stato porta­
to a Roma e accolto da Melania e Piniano che lo avrebbero allevato.
Questa circostanza crea però un anacronismo con VL 12, dove Ge­
ronzio riferisce di essere stato presente all’incontro, avvenuto nel

24 Cirillo, Euthyme, 45,121.


25 P. Laurence, Vie latine, cit., p. 118.
Introduzione 15

404, tra Melania e l’imperatrice Serena, moglie di Stilicone. Se infat­


ti il prete era ancora vivo nel 486, doveva essere poco più che un in­
fante in quella data 26. E questo anche l’unico passaggio che prova
che Melania e Geronzio si erano incontrati prima della sua venuta a
Gerusalemme. Perciò è probabile che si tratti di un errore di trascri­
zione avvalorato anche dal fatto che VG 12 riferisce l’episodio della
visita di Melania a Serena semplicemente in terza persona: «La pia
imperatrice subito andò loro incontro...» (p. 148).

4. I l t e s t o g r e c o e i l t e s t o l a t i n o d e l l a V ita

Si è già avuto modo di accennare, nel precedente paragrafo ad


una recensione greca e ad una latina della Vita di Melania. La pre­
senza di queste due redazioni ha dato luogo a differenti ipotesi circa
la priorità dell’una rispetto all’altra in base ad alcuni indicatori pre­
senti nel testo. Gorce ne riassume le posizioni riportando la tesi di
quelli che privilegiano il greco al latino, che si presenta «più soddisfa­
cente nello spirito» a fronte di un latino alquanto «incongruente, con
oscurità che si spiegano con una cattiva traduzione dal greco» 27. A
questo proposito Laurence nota che si tratta di «un latino tardo e po­
polare» 28. D ’Alès rileva inoltre che tutte le incertezze del testo fanno
pensare a una rozza traduzione dal greco al latino piuttosto che a una
trascrizione fatta dal latino al greco29. C’è poi la tesi di chi privilegia
la recensione latina perché si fa notare che il testo greco segue l’ordi­
ne cronologico mentre quello latino presenta uno scarto temporale al
cap. 34 che sembra «testimoniare uno stato primitivo della biografia,
rimaneggiata su questo punto dall’autore della recensione greca» 30.
Inoltre la circostanza per la quale le due Vite contengono dei partico­

26 Questa incongnienza è segnalata tanto da P. Laurence {Vie latine, cit.,


p. 119) che da D. Gorce {Mélanie, cit., p. 61).
27 D. Gorce, Mélanie, cit., p. 53.
28 P. Laurence, Vie latine, cit., p. 169 n. 3.
29 A. d’Alès, Le deux Vies de sainte Mélanie la Jeune, in «Analecta Bol-
landiana», 35 (1906), pp. 401-450, p. 403.
30 D. Gorce, Mélanie, cit., p. 168 in nota.
16 Introduzione

lari che non sono presenti in entrambe lascia credere che «VL e VG
sono due recensioni operate da due persone diverse, a partire da un
originale di cui Geronzio è l’autore»01. Questa conclusione pone a
sua volta altri problemi, relativi soprattutto alla lingua dell’archetipo
e alla priorità di una biografia rispetto all’altra, l ì opinione di Rampol­
la è che il testo primitivo era scritto in latino, che gli errori contenuti
in esso sono dovuti alle successive trascrizioni dello stesso, che VG è
posteriore a VL e che VL può essere migliorato nei contenuti attin­
gendo a V G 32. Ampia è anche la letteratura che sostiene l’anteriorità
del testo greco33, a cui si aggiunge anche Gorce, con l’avvertenza che
una risposta deasiva si sarebbe potuta dare solo ampliando la ricerca
per cui egli auspicava, tra l’altro, un’edizione critica del testo metafra­
stico, lo studio dei testi georgiani inediti e «una edizione critica più-
ampia del testo latino» 34. Quest’ultima è stata portata a termine da
Laurence, il quale arriva a delle conclusioni capaci di gettare una
adeguata luce sulla questione. Più nel dettaglio lo studioso francese
ammette che la lingua della Vita primitiva era il greco e che «V G e
VL sono due testi contemporanei implicanti ciascuno delle aggiunte
differenti» 35. A questo punto si inserisce anche la questione della da­
tazione. Rampolla fa risalire la Vita primitiva agli anni 440-442, su­
bito dopo la morte di Melania 36. D ’Alès invece tende a spostare la
data più avanti tra il 4 5 0 - anno della morte di Teodosio II —e il 455
- anno della morte di Valentiniano III 37. Inoltre la presenza di un
vescovo, che si può supporre essere quello di Gerusalemme, Giove­
nale, al capezzale della santa 38, sposta la data al 452-453, essendo
egli decaduto dalla funzione episcopale nel 452 ed essendogli succe­

31 P. Laurence, Vie latine, cit., p. 123.


32 Per questo resoconto seguo P. Laurence, Vie latine, cit., p. 117.
33 Cf. A. d’Alès, Le deux Vies, cit., pp. 448-450; Gérontius, The Life of
Melania thè Younger, ed. e tr. E.A. Clark, Edwin Mellen Press, New York-
Toronto 1984, pp. 5-22; cf. anche P. Laurence, Vie latine, cit., p. 117 n. 8.
34 D. Gorce, Mélanie, cit., pp. 53-54.
35 P. Laurence, Vie latine, cit., p. 141.
36 M. Rampolla Del Tindaro, Santa Melania Giuniore, Senatrice Romana,
Tipografia Vaticana, Roma 1905, pp. 30-40, p. 47 n. 3.
37 A. d’Alés, Le deux Vies, cit., p. 430.
38 Cf. 67,1; 68, 6-7.
Introduzione 17

duto il vescovo monofisita Teodosio39 E.A. Clark invece propone la


candidatura del vescovo di Eleuteropoli, fondandosi su VL 68, 6 40.
Tuttavia, argomenta Laurence, il fatto che Melania si rivolgesse a un
vescovo esortandolo a prendere «in affidamento il santo presbitero e
i monasteri» (67, 1), lascia ritenere con più evidenza che si tratti pro­
prio di Giovenale perché «era lui e nessun altro ad avere la responsa­
bilità dei monasteri della Città Santa» 41. Tali considerazioni pongono
la redazione della Vita primitiva in un periodo immediatamente poste­
riore al 452 e a questo intervallo di tempo si possono anche far risalire
anche le due redazioni, greca e latina, della biografia di Melania: «Sem­
bra - conclude Laurence - che si possa conservare la data del 452-453
per la Vita primitiva così come per le sue due recensioni» 42.

5 . L e e d iz io n i

La storia delle edizioni a stampa della Vita di Melania risulta es­


sere alquanto complessa. Nel XVI secolo, nel contesto del ritorno de­
gli studi umanistici alle fonti greche, Luigi Lippomano pubblica una
traduzione latina, giudicata poco esatta e talvolta anchesbagliata 4
della versione metafrastica della Vita, Vita etconversatio sanctae
Melanae romanae 44 Successivamente, nel 1864, quindi quasi tre se­
coli dopo, viene editato nella Patrologia graeca il testo del Metafra­
ste 45. Ancora posteriore è il venire alla luce del testo latino. A parti­
re da un manoscritto di Parigi (= E) nel 1885 A. Molinier e C. Kohler
pubblicano i capitoli relativi ai viaggi compiuti da Melania 46 e succes­

39 A. d’Alès, Le deux Vies, cit., p. 446.


40 E. A. Clark, The Life, cit., p. 19.
41 P. Laurence, Vie latine, cit., p. 137.
42 P. Laurence, Vie latine, cit., p. 141.
43 Cf. M. Rampolla Del Tindaro, Melania Giuniore, cit.
44 In Sanctorum priscorum Patrum vitae, voi. V, Venetiis, 1556.
45 Simeone Metafraste, Vita et conversatio sanctae Melanae Komanae [Βί­
ος καί πολιτεία της όσιας Μελάνης της 'Ρωμαίας], P G 116, 753-794.
46 A. Molinier - C. Kohler, Itinera Hierosolymitana latina lingua exarata,
Genevae, impr. J.-G. Fick, 1885, pp. 133-142.
18 Introduzione

sivamente Charles de Smedt, nel 1889, edita tutto il manoscritto, col­


mando la lacuna dei capitoli 53-61 con il ricorso al Metafraste 47. Al­
cuni anni dopo, nel 1900, a Roma il Cardinal Rampolla, nunzio apo­
stolico in Spagna, annuncia la scoperta presso la Biblioteca dell’Esco-
rial di un manoscritto latino (= D) più completo di quelli conosciuti e
più completo anche di quello greco. Successivamente, nel 1905, sulla
scorta di nove manoscritti48 sui dieci esistenti49, ma essenzialmente
sulla base di D, Rampolla pubblica l’edizione della Vita latina di Me­
lania50. A d essa segue nel volume la Vita greca della santa accompa­
gnata dalla traduzione in italiano 51. Questa Vita è ripresa dall’unico
manoscritto greco esistente, il Barberinianus Graecus 318 (- B),
pubblicato nel 1903 da p. Hippolyte Delehaye52, che ne ha corretto
ortografia e accenti, senza segnalare altri suoi numerosi interventi sul
testo. Ledizione di Rampolla sottopone il manoscritto a una minuzio­
sa collazione, restituendone in maniera precisa e sicura il dettaglio. Su
questo testo si fonda l’edizione della Vita greca di santa Melania (SC
90) diDenys Gorce, che lo riproduce limitandosi a segnalare le diver­
genze con il testo del bollandista 53. Infine nel 2002 è apparsa l’edizio­
ne critica della Vita latina di Melania di P. Laurence, la più recente e
moderna, che si avvale di una nuova collazione dei manoscritti già
studiati con l’aggiunta di C, non ancora recensito. Ed è su questo testo
che si fonda la presente edizione nella Collana dei Testi Patristici.

Lucio C o c o

47 Ch. de Smedt, Vita S. Melaniae Junioris auctore coevo et sanctae fami­


liari, in «Analecta Bollandiana», 8 (1889), pp. 16-63.
48 Nella sua edizione Rampolla non tiene conto dell’Escorial a. I. 13 (=
C) che fu scoperto da G. Antolin nel 1908; cf. G. Antolin, Catalogo de los co­
dices latinos de la reai Biblioteca de Escoriai, 1.1, pp. 21-25.
49 Per una descrizione dettagliata di questi mss. cf. P. Laurence, Vie lati­
ne, cit., pp. 109-114.
50 M. Rampolla Del Tindaro, Melania Giuniore, cit., pp. 3-40.
51 M. Rampolla Del Tindaro, Melania Giuniore, cit., pp. 41-92.
52 H. Delehaye, S. Melaniae lunioris Acta Graeca, in «Analecta Bollan­
diana», 22 (1903), pp. 5-50.
53 Cf. D. Gorce, Mélanie, cit., p. 49.
SIG LE E BIBLIOGRAFIA

1. A v v e r t e n z e

Il testo della Bibbia preso come riferimento è quello della Vul­


gata di san Gerolamo ( Vulg.) di cui si è seguita anche la numera­
zione dei Salmi. Là dove l’interpretazione lo richiedeva ho fatto
ricorso al confronto con la versione italiana delle Sacre Scritture
della CEI-UELCI (BCU).
I Detti dei padri del deserto della serie alfabetica sono citati
con l’abbreviazione Alph. seguita dal nome del padre col relativo
numero dell’apoftegma e dal numero di colonna dell’edizione citata
in bibliografia; lo stesso criterio ho adottato per le traduzioni di altri
testi patristici, facendo seguire al numero del paragrafo quello della
pagina dell’edizione citata. Nel sistema di notazione usato l’ultimo
numero dopo i due punti si riferisce alla pagina o alla colonna dell’e­
dizione citata, eccezion fatta per VG e VL dove indica il paragrafo.
Per i testi di cui non si fa esplicita menzione in questa biblio­
grafia si rinvia al riferimento contenuto nelle note ad essi inerenti.

2. A b b r e v ia z io n i e B ib l io g r a f ia

2.1. Edizioni del testo latino

de Smedt Ch., Vita S. Melaniae Junioris auctore coevo et sanctae


familiari, in «Analecta Bollandiana», 8 (1889), pp. 16-63.
Laurence P., La vie latine de sainte Mélanie, Franciscan Printing
Press, Jerusalem 2002 (=VL).
Rampolla Del Tindaro M., Santa Melania Giuniore, Senatrice Ro­
mana, Tipografia Vaticana, Roma 1905, pp. 3-40.
20 Sigle e bibliografia

2.2. Edizioni del testo greco

Delehaye H., S. Melaniae Iunioris Acta Graeca, in «Analecta Bol-


landiana», 22 (1903), pp. 5-50.
Gerontius, The Life of Melania thè Younger, edizione e traduzione
di E.A. Clark, Edwin Mellen Press, New York-Toronto 1984.
Gérontius, Vie grecque de sainte Mélanie, edizione e traduzione D.
Gorce, SC 90, Paris 1962.
Krottenthaler S., Das Leben der Heiligen Melania von Gerontius,
edizione e traduzione in tedesco, Kòsel Verlag, Kempten-Miin-
chen 1912, pp. 445-498.
Rampolla Del Tindaro M., Santa Melania Giuniore, Senatrice Ro­
mana, Tipografia Vaticana, Roma 1905, pp. 41-92.

2.3. Altre fonti e studi

Agostino, Epistolae, PL 33, 61-1094.


Atanasio, Vita di Antonio, a cura di Salvatore di Meglio, Edizioni
Messaggero, Padova 1989; ristampata in Classici dello Spirito,
Fabbri editori, Milano 1997.
Carpinello M., Il m o n a c h e S im o fe m m in ile , Mondadori, Milano
2002 .
Collezione alfabetica greca degli Apophtegmata patrum, PG 65,
71-440; tra le tante edizioni italiane: Detti dei padri del deserto,
cur. L. Coco, Piemme, Casale Monferrato 1997 (= Alph.).
Cyrille de Scythopolis, Vie de saint Euthyme, traduite par A.-J.
Festugière, fa parte di Les moines de Palestine III, 1, Cerf, Paris
1962.
d’Alès A., Le deux Vies de sainte Mélanie la ]eune, in «Analecta
Bollandiana», 35 (1906), pp. 401-450.
de Vogué A., Regards sur le monachisme des premiers siècles, Pon­
tificio Ateneo Sant’Anselmo, Roma 2000.
Egeria, Pellegrinaggio in Terra Santa, introduzione, traduzione e note
a cura di P. Siniscalco e L. Scarampi, Città Nuova, Roma 20082.
Gerolamo, Epistolae, PL 22, 325-1224.
Sigle e bibliografia 21

Giovanni Rufo, Vita Vetri Hiberii. Petrus der Iberer, edizione e tra­
duzione di R. Raabe, Leipzig 1895.
Gregorio di Nissa, Vita di santa Macrina, a cura di E. Marotta, CTP
77, Roma 1989.
Isaia di Scete, Asceticon, edizione integrale a cura di L. Coco, Edi­
zioni San Paolo, Milano 2011.
Palladio, La Storia lausiaca, testo critico G J.M Bartelink, Fondazio­
ne Valla, Mondadori, Milano 19985.
Pseudo-Atanasio, Vita S. Syncleticae, PG 28, 1488-1557.
Spidlik T., Melania La Giovane. La Benefattrice, Jaca Book, Milano
1996.
Ward B., Donne del deserto, Edizioni Qiqajon, Magnano 1993.

3 . C o d ic i

Per comodità si riportano le sigle dei manoscritti maggior­


mente usati secondo lo studio critico di P. Laurence (Vz<? latine,
cit., pp. 109-114 e pp. 143-150).

B: Vaticano, Barberinianus graecus 318 (sec. XI), ff. 46v-81v.


C: Escoriai, a. I. 13 (sec. IX), ff. 125r-145v.
D: Escoriai, a. II. 9 (sec. X), ff. 93v-112v.
E: Parigi, B.N. nouv. acq. lat 2178 (sec. XI), ff. 240v-257r con
lacuna ai ff. 253v-254.

4. Sig l e

BCU La Sacra Bibbia, CEI-UELCI, Roma, l aed. ottobre 2008.


CCG Corpus christianorum, series graeca, Brepols, Turnhout.
CCL Corpus christianorum, series latina, Brepols, Turnhout.
CPG Clavis Patrum Graecorum, Brepols, Turnhout.
CPL Clavis Patrum Latinorum , Brepols, Turnhout.
CTP Collana di Testi Patristici, Città Nuova, Roma.
CSCO Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium, Peeters,
Leuven.
22 Sigle e bibliografia

DLSp Dictionnaire de Spiritualité, Beauchesne, Paris 1932-1995.


GCS Die griechischen christlicben Schriftsteller der ersten drei
Jahrhunderte, Hinrich, Leipzig 1897-, poi Akademie-Ver-
lag, Berlin dal 1953, e de Gruyter, Berlin dal 2001.
HL Palladio, La Storia lausiaca, testo critico G J.M Bartelink,
Fondazione Valla, Mondadori, Milano 19985.
LLM Albert Blaise, Lexicon Latinitatis Medii Aevi, Brepols,
Turnhout 1975.
LXX Septuaginta. Vetus Testamentum graece iuxta 70 inter­
pretes, edidit A. Rahlfs, Wurttembergische Bibelanstalt,
Stuttgart 19658.
NT Novum Testamentum Graece, cum apparatu critico cura­
vit E. Nesde - E. Nesde - K. Aland, Wurttembergische
Bibelanstalt, Stuttgart 196325.
PG Patrologiae cursus completus. Series graeca, ed. J.-P.
Migne, Paris 1857-1866.
PGL Geoffrey William Hugo Lampe, A Patristic Greek
Lexicon, Clarendon Press, Oxford 1961-1968.
PL Patrologiae cursus completus. Series latina, ed. J.-P. Migne,
Paris 1844-1864.
SC Sources Chrétiennes, Les éditions du Cerf, Paris.
VG Vita greca di santa Melania, ed. D. Gorce, SC 90, Paris
1962.
VL Vita latina di santa Melania, ed. P. Laurence, Franciscan
Printing Press, Jerusalem 2002.
Vulg. Biblia sacra. Vulgatae editionis. Sixti V Pontificis Maximi
iussu recognita et Clementis VIII auctoritate edita, Edizio­
ni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 20032.
Geronzio
VITA LATINA DI SANTA MELANIA
VITA LATINA DI SANTA MET, ANTA

P rolo go

1. Sia benedetto Dio che ha spinto il tuo prezioso capo, s


dote santissimo di Dio, a scrivere alla mia umile persona perché io
esponga il modo di vita della santissima madre nostra Melania che
ha dimora tra gli angeli 1.2. Tuttavia già mi ero opposto alla tua san­
tità, perché non ero adeguato a fare ciò. 3. Perciò, come Dio non si
mostrò indulgente nei confronti di Mosè che non voleva reggere il
suo popoloa ma gli diede in aiuto il fratello, così anche tu, sacerdo­
te di Cristo, ci hai dato le tue preghiere che ci aiutano a dire qual­
cosa, anche se io non sono sufficiente 2. 4. Penso d’altronde che
nessuno potrà raccontare le sue virtù, la sua appassionata rinuncia,
o la fede, o le numerose buone azioni, o la vigilanza, o il dormire
sulla nuda terra, o la resistenza alle avversità3 oppure la sua grandis­
sima astinenza4, o la mitezza, o la sobrietà, o l’umiltà o la povertà
dei suoi abiti. 5. Ma dà al sapiente l’occasione e diventerà più sag-

a Cf. Es 3,13-14.
1 VG aggiunge: «io che ho passato così tanto tempo presso di lei e cono­
sco vagamente la storia delle sue origini senatorie e di come sia entrata nella
vita angelica calpestando il fumo della gloria mondana» (p. 124).
2 VG è meno conciso: «Io mi dispongo a gettarmi nel mare infinito del
racconto, avendo come prospettiva la celeste ricompensa che deriva dall’ob­
bedienza. Niente di strano se io, maldestro come sono e impacciato a parlare,
resto paralizzato davanti alla promessa di un tale lavoro. Penso che neanche i
veri filosofi hanno l’ardire di intraprendere un siffatto compito».
3 VG: «ai maltrattamenti [κακουχίαν]» (p. 126).
4 VG precisa in cosa consistesse questa astinenza: « l’ascesi incessante
dell’anima e del corpo [ασχησιν ψυχής κα'ι σώματος άκατάπαυστον]» (p. 126).
26 Geronzio

gio, dice la Scrittura b. Temo, volendo celebrare le sue lodi, di procu­


rarle un torto più grande, essendo la mia narrazione piuttosto povera.
6. Io mi paragono ai giovani schiavi che pescano mettendo la rete in
mare. Essi sanno che non possono pescare tutti i pesci e non possono
farlo neanche se viene la loro categoria al completo. Ognuno di que­
sti infatti ne prende la quantità corrispondente alla sua abilità; o [det­
to] diversamente, quelli che entrano in un giardino, dove la bellezza
di tutte le specie di piante [si mescola] ai soavi odori dei fiori, posso­
no forse cogliere il giardino per intero? 7. Così io, in base a questa
determinazione e grazie alle preghiere della tua santità getterò la rete
sulla cacciagione spirituale [rappresentata] dalla perfezione delle
opere buone della nostra santissima madre. 8. Nessuno pensi di ri­
prendermi dicendo: «Ecco loda una donna»5. Ella infatti non può
essere detta donna ma uomo, perché ha agito in maniera virile6. E a
lei che si riferisce Salomone quando parla delle pietre preziosec. In­
fatti necessariamente le pietre preziose devono scomparire. Invece
questa [donna], che crede nella unità della Trinità e per fede si ador­
na dell’omamento spirituale di tutte le virtù, rimanendo in Dio, con­
vivendo con i cori degli angeli e regnando con Cristo, compagna dei
martiri, gioisce di essere incoronata insieme agli apostoli. E realizzan­
do un percorso senza macchia, ha ricevuto quelle cose che occhio non
vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo d. 9. Per grazia
di Dio, ad edificazione dei credenti di oggi, sono stati lasciati molti e
differenti scritti di epoche diverse, i quali confermassero la fede e il
proposito di chi lo desidera7. 10. Ho ritenuto dunque necessario re­
alizzare il mio desiderio, fare cioè questa narrazione a beneficio mio
e dei presenti che sono rafforzati dallo stile di vita della nostra santa
madre. Alcune cose le ho apprese per averle viste io stesso, altre inve­
ce le ho intese da anime degne di fede. 11. Delle tante sue virtù mi

b Prov9, 9. c Cf. Sap7, 9. d lC o r 2 , 9.


5 § non presente nel Prologo di VG.
6 Questa associazione è ricorrente nella letteratura patristica; cf. per
esempio Pseudo-Atanasio, VS 112, P G 28,1558.
7 § non presente nel Prologo di VG.
Vita latina di santa Melania, Prologo -1, 1 27

accingerò a narrare quelle poche che mi tornano alla memoria. Per­


tanto la sua prima azione virtuosa di cui parlerò sarà quella della mia
stessa salvezza. Essendo infatti debitore di diecimila talentie, mi af­
fretto a pagare il tributo, anche se esiguo, della mia grossolanità. 12.
Con quali parole cominciare [la storia] della mia ammirevole madre,
con quali discorsi potrò lodarla, essendo io rozzo e impacciato nella
linguaf. Cosa potrò offrirle io che sono debole d’intelletto se non le
lacrime mediante le quali mi ha recato una speranza di salvezza? Ac­
cetti dunque l’azione di grazie del suo servo attraverso il dono rispet­
toso delle parole. Come infatti poter ricambiare in qualche modo al
suo amore? Domando dunque il soccorso della potenza divina per­
ché si degni di starmi vicino con le sue virtù affinché, con anima tem­
perante e integra, senza cessare di richiamare alla memoria il suo
ricordo, scacciando, con il medicamento della verità, ogni lentezza
[causata] dall’oblio che nell’anima nasce a partire da una stupida
ignoranza, e [scacciando] altresì mediante la fede ogni perversa esita­
zione, possa per grazia di Dio fame in parte il racconto. 13. Se infatti
volessi riferire di tutta la vita di questa santa, o venerabile, a me che
racconto verrebbe a mancare il tempo. 14. E come le sue virtù po­
trebbero esserci manifeste, dal momento che le praticava di nascosto,
memore del detto: Non sappia la tua sinistra ciò chefa la tua destra?s.
15. Poiché però le virtù dei santi non possono sempre restare nasco­
ste, anche se essi le hanno volute celare, Dio le svelerà a gloria dei suoi
servi e a edificazione degli altri. 16. A partire da quello che è stato
detto da chi le stava vicino, io tesso questo abito perché, cogliendo
l’occasione, chi è saggio diventi più saggio e perché noi siamo in gra­
do di intrecciare una corona di virtù degna di quella beata.

Il m a tr im o n io d i M e la n ia

1,1. La beata era stata un tempo la prima della classe senat


le della città di Roma ed era stata obbligata al matrimonio a quattor-

e Mt 18,24. f Cf. Es 4,10. e M t6 ,3 .


28 Geronzio

dici anni circa8. 2. Unita al beato Piniano, che aveva diciassette anni,
avendo fatto esperienza del matrimonio e avendo in odio il mondo
in tutto, questo chiedeva la beata a suo marito: «Se vuoi abitare con
me secondo la regola della castità e della continenza, ti riconoscerò
come mio signore e ti considererò come padrone della mia vita. Se
invece ciò sembra gravoso a te che sei un giovane, prenditi tutti i
miei beni e rendi libero soltanto il mio corpo perché possa realizzare
il mio desiderio secondo D io»9. 3. Questi in risposta le disse: «Sop­
porta di avere due figli per l’eredità dei nostri beni e con la volontà
di Dio insieme rinunceremo [al mondo]». 4. Nacque loro una figlia
che subito consacrarono alla verginità.

P r a t ic h e a s c e t ic h e d i M e l a n ia

2, 1. Quando la beata era mandata dai suoi genitori ai bagni,


vi andava malvolentieri come obbligata. 2. Entrando nel bagno cal­
do, lavava e detergeva solo la faccia, poiché questa si vede10, quin­
di chiamava a sé tutte le sue serve e dava loro del denaro,
scongiurandole di non tradirla rendendo noto ai genitori che non
si era lavata. 3. Al ritorno dai bagni mostrava di essersi lavata n .
Tale era in lei il desiderio di Dio.

3,1. Tempo dopo, il giovane, che nutriva ancora amore p


mondo, era pressato dalla santa a soddisfare il [suo] desiderio di
castità. Questi però resisteva dicendole che desiderava avere un
altro figlio12.

8 VG spiega le ragioni di questo matrimonio forzato: «I suoi genitori,


membri distinti del Senato romano, speravano di avere tramite lei una succes­
sione nella famiglia» (p. 130).
9 Cf. HL 61,2, p. 264.
10 VG diversamente: «per dar prova di fedeltà [5iò της εύορκίας
άπόίειξιν]» (p. 132).
11 Ripetizione non presente in VG.
12 VG 4 mette all’inizio del capitolo un passaggio che manca in VL 4, 1:
«L a santa cercava di fuggire da lui e di lasciargli tutti i suoi beni. Lei mise al
Vita latina di santa Melania, 1, 1- 5, 2 29

4, 1. Inoltre [la donna], col disprezzo delle sue ricchezze, si


studiava di piacere a Dio, in tal modo di sotto indossava un vestito
di lana spessa e di sopra [portava] preziosi lini e stoffe di seta [in­
tessute] d’oro. 2. Venutolo a sapere molto tempo dopo la zia pater­
na, interpellatala, cominciò a incolparla e a rimproverarla13, dicen­
dole che non bisognava indossare un abito siffatto in tutte le circo­
stanze per evitare che i genitori ne venissero a conoscenza, la sgri­
dassero e lei non corresse dei rischi. 3. Allora la santa cominciò a
chiederle con molte preghiere di non dar notizia ai genitori di ciò
di cui lei si era accorta.

La n a sc it a d e l s e c o n d o f ig l io

5,1. Nel frattempo, in virtù delle preghiere dei santi e per


zia di Dio, accadde che nascesse anche un figlio. Ecco come avven­
ne il suo parto. Era il giorno solenne della memoria del beato
martire Lorenzo14. La beata, nel fervore del suo animo, desiderava
andare alla basilica del santo martire e celebrare la notte di vigilia.
Tuttavia non le fu permesso dai genitori perché era troppo fragile
e debole fisicamente e non poteva sopportare lo sforzo di una ve­
glia. Lei, però, che temeva i genitori e voleva piacere a Dio, rimase
tutta la notte a vegliare nella cappella di casa sua, facendo genufles­
sioni fino al mattino e pregando il Signore con molte lacrime per­
ché adempisse ai desideri del suo cuore. 2. Sul far del giorno suo
padre mandò degli eunuchi per vedere come sua figlia e la loro
padrona riposasse nella sua camera. Essi, giungendo, la trovarono
che pregava Dio, in ginocchio, e che si rivolgeva al Signore. Mentre
si rialzava, guardando indietro, vide costoro e ne fu atterrita e spa-

corrente del fatto i santi, i quali la incoraggiarono ad aspettare ancora un po’,


perché mediante la costanza si compisse il detto dell’Apostolo: E che sai tu,
donna, se salverai il marito? (1 Cor 7,16). Così cominciò a portare sotto i suoi
abiti di seta una veste di lana spessa» (p. 134).
13 La zia di Eustochio si comporta in maniera simile, cf. Gerolamo, Ep.
107,5, PL 22, 872-873.
14 II 10 agosto.
30 Geronzio

ventata. Quindi con lusinghe e promettendo loro del denaro co­


minciò a pregarli di non riferire al padre quanto avevano visto e
piuttosto che dicessero che l’avevano trovata in camera. Benché lei
facesse spesso così, voleva tuttavia sempre tenerlo nascosto 15. 3.
Levatasi di buon’ora, insieme alla santa madre, si recò al marty­
rium 16 del beato Lorenzo e lì elevò una preghiera a Dio con molte
lacrime perché le fosse accordata la buona volontà nel servizio di
Dio. Lei infatti desiderava molto una vita di solitudine in Dio. Al
ritorno dalla chiesa, fu presa dalle doglie del parto e assalita da
molti dolori, venne a trovarsi in pericolo di morte. Il bambino nac­
que prematuro e fu battezzato quello stesso giorno. Il giorno dopo
se ne andò verso il Signore.

P r o p o sit i d i r in u n c ia a l m o n d o

6,1. Il marito, il beato Piniano, vedendo che era in perico


morte e che soffriva molto, ne fu lui stesso angosciato e affranto e
cominciò a sentirsi provato. 2. Egli anche andò di corsa dal santo
martire e, prosternandosi all’altare, con lacrime e tanto pianto si
mise a pregare il Signore per la sua salvezza, chiedendo di essere
lui a morire piuttosto che vederla morta. 3. Allora la beata gli man­
dò a dire: «Se vuoi che viva, dà la [tua] parola al Signore che da
questo momento starai in castità con me e subito egli mi visiterà».
Non appena udì ciò, con gioia fece la promessa, così come lei ave­
va mandato a dire. 4. Subito ogni dolore cessò e la beata rese grazie
a Dio, per [il voto] di continenza del santo fratello17 più che per la
sua guarigione fisica. Queste cose accadevano grazie alla provvi­
denza di Dio. La santa esultava con grande gioia per la promessa
del giovane e sentendosi libera da tutto rendeva grazie al Signore.

15 § non presente in VG 5 in cui questo episodio risulta essere meno svi­


luppato.
16 II martyrium è una chiesa costruita sulla tomba di un martire o sul luo­
go in cui è avvenuta la sua morte.
17 Prima attestazione dell’utilizzo del vocabolo «fratello» per indicare lo
stato di continenza degli sposi.
Vita latina di santa Melania, 5 ,2 - 7 , 2 31

Nondimeno, approfittando del lutto per la morte del bambino, si


rifiutava di indossare abiti di seta e di portare [dei monili] per or­
namento. 5. Poiché il padre esercitava una forte costrizione su di
le i18, ecco che la loro figlia vergine, si addormentò nel Signore. 6.
Dal momento che era gravemente afflitta da questo lutto, la beata
veniva consolata dai genitori ed ella diceva loro: «In nessun modo
mi potrò consolare, se non mi permetterete di rinunciare a ogni
cura mondana». Ed essi dicevano: «Come potremo sopportare le
critiche degli uomini malvagi?». 7. [Gli sposi] si trovavano nella
condizione di una grande afflizione in quanto non veniva concesso
loro di prendere il giogo di D ioh. La santa e il fratello Piniano ogni
giorno pensavano di fuggire insieme e di lasciare la patria oppure
la casa dei genitori19. 8. Riflettendo su queste cose, come la stessa
beata riferiva in seguito per [nostra] edificazione, mentre con mol­
ta tristezza sedevano insieme sul far della sera in una casa, all’im­
provviso si sentì un profumo assai soave, tanto che rimasero
stupiti dalla sua forte dolcezza e una grande gioia li assalì. In tal
modo essi cominciarono a rendere grazie e a prendere fiducia.

La m orte d i P u b l ic o l a

7,1. Nel frattempo suo padre morì20. 2. Grazie alla sicur


acquisita dopo il suo decesso, rinunciarono al mondo in maniera
manifesta e si dedicarono all’accoglienza dei pellegrini e alla cura

h Cf. M t ll.2 9 .
18 In VG il tema della opposizione della famiglia è più sviluppato ed è
detto esplicitamente che gli sposi minacciano i genitori di non nutrirsi più se
essi avessero continuato a contrastare la loro vocazione (cf. p. 136).
19 II tema di lasciare la casa e la patria, nel lessico dei Padri del deserto
si traduce con il vocabolo xenitéia che rappresenta l’estraneità del monaco e
la rinuncia a ogni forma di curiosità e interesse mondano.
20 A questo punto VG inserisce un discorso, riportato da VL al cap. 12,
5, di Publicola, il padre di Melania: «Perdonatemi, figli miei, perché nell’ec­
cesso della mia follia sono caduto in un grande peccato. Temendo le ingiurie
32 Geronzio

dei poveri. Avendo preso dimora in una campagna del suburbio di


Roma, si posero al servizio di santi vescovi, di preti e di tutti i pel­
legrini che arrivavano, manifestando non poca umanità21. 3. Né
essi stessi, dopo la rinuncia al mondo, ebbero a soffrire di [dovere]
entrare in città, adempiendo ciò che è detto: Ascolta, figlia, guarda,
porgi l’orecchio: dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre; il re
è invaghito della tua bellezza 1’ . E ancora: E bene per l’uomo portare
un giogo nella sua giovinezza. Sieda costui solitario i. Rimasero nel
suburbio, adempiendo il detto: «Quando Gesù voleva pregare sa­
liva sul Monte degli Ulivi» k, nella consapevolezza che, se non si
rigettano le commistioni con il mondo con un servizio fuori dal
comune e non si calpestano gli onori, è difficile offrire un ministe­
ro puro.

L ’a b b ig l ia m e n t o d i M e l a n ia e P in ia n o

8, 1. Poiché all’inizio non potevano praticare un’astinenza as­


sai rigorosa, si vestirono con abiti dimessi. [Melania] aveva circa
ventuno anni22 e il beato Piniano quasi ventiquattro. 2. Lei stessa
portava una tunica assai povera e vecchia, che valeva cinque tavo­
le23, per rimuovere la bellezza della gioventù con la modestia degli
abiti. Anche il beato suo coniuge si serviva di [una tunica] simile,
essendo pari [a lei] per virtù e costumi. Poiché aveva goduto di
molte ricchezze e lusso, indossava all’inizio abiti splendidi, di stof-

‘ Sai 44,11-12. )Lam 3,27-28. k C f.L c 2 1 ,3 7 .

degli empi, vi ho rattristato impedendovi la professione celeste. Ecco, ora io


vado verso il Signore, e voi, avendone facoltà, disponente di voi stessi seguen­
do il vostro desiderio secondo Dio, come avete stabilito; solo fate che Dio,
Signore di tutto, mi sia propizio» (p. 138).
21 La pratica dell’ospitalità e le persone che ne beneficiano non sono
menzionate in VG 7.
22 VG: «vent’anni [είκοσι]» (p. 140).
23 Espressione di difficile interpretazione, VG 8 non la riporta.
Vita latina di santa Melania, 7,2 - 8 , 9 33

fa bella di Cilicia24, non per piacere a se stesso, ma per persuadere


gli uomini di essere ben conosciuto da D io25. 3. Volendo poi rea­
lizzare anche ciò che è scritto: Amerai il tuo prossimo come te stes­
so la santa si rattristava ma a motivo dell’ardore dell’età, della
grande raffinatezza e gloria non osava riprendere il giovane né
tampoco questionare su i suoi modi. 4. Un giorno, prendendolo
con sé a parte, con dolcezza e rispetto, lo interrogò chiedendogli
se in cuor suo non nutrisse concupiscenza e desiderio di lei, trat­
tandosi di sua moglie. 5. Questi, sorridente e lieto nel Signore,
con un volto gioioso, le rispose: «Beata te, che ami in questo mo­
do [tuo] marito dal momento che, da quando abbiamo fatto la
promessa a Dio, ti considero come la tua santa madre Albina». 6.
Udito ciò, [Melania] gli baciò il petto e la mano e rese gloria al
Signore per il suo fermo proposito. Dopo alcuni giorni26, volen­
dolo portare a cose migliori, tornò a dirgli: «Signor mio, ascoltami
quasi come una madre e una sorella spirituale, togli questo prezio­
so abito di Cilicia e indossane uno un po’ più povero», 7. Sentito
questo, essendo un giovane, ne fu amareggiato un po’ ma, per non
vederla triste, dal momento che la sua ammonizione era secondo
Dio e 27 per la salvezza eterna di entrambi, cominciò a portare po­
verissimi abiti di Antiochia. 8. Lei, come un’ape buona, instillan­
dogli ogni giorno i fiori di virtù, desiderava che portasse abiti più
poveri28. 9. Cosa che [questi] fece anche, cosicché da quel mo­
mento il valore dei vestiti era di una moneta d’oro o di due terzi di
essa; lei stessa gli confezionava abiti di lana spessa e del colore na­
turale [della lana].

'M e 12,31.

24 In questo capitolo la stoffa di Cilicia viene considerata preziosa, quan­


do invece si trattava di una veste fatta di peli di capra, ruvida e spessa; più
sotto (al § 7) le vengono contrapposti gli abiti di Antiochia che tradizional­
mente indicavano un abbigliamento più ricco e ricercato.
25 Questa giustificazione non si trova in VG 8.
26 Secondo VG 8 l’episodio si svolge lo stesso giorno.
27 VG aggiunge: «giudicando che era...» (p. 142).
28 § non presente in VG 8.
34 Geronzio

I l p r o g e t t o d i v e n d e r e l e p r o pr ie tà

9, 1. Avendo sistemato nella maniera migliore [la questione


relativa] al modo di vestire, vivendo essi in patria, cominciarono a
pensare a come avrebbero dovuto praticare l’astinenza. Dicevano:
«Non vogliamo fare una grande e rigida astinenza affinché, fiac­
cando fin dall’inizio il corpo, non torniamo successivamente alla
sensualità. Ma cominciamo ad adottare per primo questa regola di
vita: visitiamo tutte le carceri29, rechiamoci dagli infermi, offriamo
gli alimenti ai bisognosi, accogliamo i pellegrini che vengono,
provvedendo alle spese del viaggio; sull’esempio del beato Giob­
be™ la nostra porta sia aperta a tutti i malati e a chi arriva». 2. Co­
minciarono dunque a vendere i loro beni, consapevoli anche allora
del detto del Signore: Se vuoi essere perfetto vendi tutto, prendi la
tua croce, vieni e seguimin.

10,1. Cominciando essi a vendere, subito il nemico, che sem


invidia i buoni, suggerì ai30 servi che si trovavano nelle [loro] pro­
prietà, anzi [li] persuase per [l’intromissione] del fratello del santis­
simo Piniano31 ad opporsi e a non permettere di essere allontanati
[dalle terre]. Se volevano alienare la loro proprietà, non ad altri do­
vevano cederla se non al fratello Severo. 2. La cosa li turbò molto e
non poteva essere diversamente per via di un così grande patrimo­
nio. 3. A quel tempo era augusto dell’impero l’assai pio e religioso
Onorio32. 4. La beata consigliò suo fratello, dicendole: 5. «Se quelli
che sono messi come schiavi nella proprietà suburbana e dipendono
da noi hanno fatto questo, osando contraddirci, cosa faranno quelli
che si trovano nelle diverse province, e cioè in Spagna, in Italia, in
Puglia, in Sicilia, in Campania, in Africa, in Numidia, in Bretagna o

m Cf. G b 31, 32. n Cf. Mt 19, 21; Mt 16, 24.

29 VG aggiunge i luoghi di confino e le miniere (p. 144).


30 VG: «ai loro servi [τούς δούλους αύτών]» (p. 146).
31 Si tratta di Severo, come è specificato in seguito.
32 Questo § non è presente in VG 10.
Vita latina di santa Melania, 9, 1 -11, 3 35

in altre regioni più lontane? 6. Mi sembra opportuno forse che noi


vediamo la pia imperatrice Augusta33. 7. Io infatti ho fiducia nel no­
stro Signore Gesù Cristo, che anch’essi riconoscono come re e signo­
re, [e credo] che faranno in modo che la volontà di Dio e il nostro
desiderio si realizzino»34. 8. Il suo beato fratello le rispose: «E una
parola e una decisione saggia; la mano di Dio, nella quale è il cuore
dei sovrani0, ha il potere di dirigere ogni azione al nostro bene»35.

L ’ in c o n t r o c o n l ’ im pe r a t r ic e S e r e n a
I

11, 1. La pia imperatrice Serena, già da molto tempo, assai vo­


leva e desiderava vedere la beata Melania, avendo udito della sua
così mirabile e rapida conversione per cui da un tale fasto mondano
era giunta a una così grande umiltà. Di frequente per il tramite di
molti e beati vescovi l’aveva invitata presso di sé per conoscerla, ral­
legrandosi del suo santo proposito36, sapendo che si trattava di un
mutamento della destra dell’Altissimo p. 2. Spesso le aveva inviato le
mogli dei senatori37. Ma lei, fuggendo la gloria umana, umiliava se
stessa e si scusava con una risposta contenuta e mite, per non essere
esposta alla lode dell’imperatrice38. 3. Tuttavia essendosi manifesta­
ta una tale necessità39, furono costretti a recarsi al palazzo per vede­
re l’imperatrice, in presenza anche dei santi vescovi40 che a te, o

° Cf. P ro v 2 1 ,1. P Sai 76, 11.

33 II riferimento è a Serena, moglie di Stilicone ilquale, essendo Onorio


ancora minore, aveva la reggenza dell’impero. I §§ 4-6 sono riportati in VG 11.
34 Questo § non è presente in VG 10.
35 Questo § non è presente in VG 10.
36 Per la conversione di vita, cf. Gerolamo, Ep. 39, 4, P L 22, 470-471.
37 Queste donne non compaiono in VG 11.
38 A questo punto VG introduce i §§ 4-6 del cap. 10 di VL.
39 II riferimento è alla rivolta degli schiavi del capitolo precedente; in
questo senso il testo di VG 11 risulta più coerente.
40 Secondo VG i vescovi si erano adoperati per ottenere un’udienza («i
santi vescovi avevano fatto da mediatori per loro» p. 146); in VL si parla della
sola loro presenza.
36 Geronzio

santo, sono simili41. 4. Molti volevano che Melania si presentasse


all’imperatrice senza il velo sulla testa secondo il costume e la con­
suetudine delle nobildonne del tempo quando incontrano l’impe­
ratrice 42. 5. Lei tuttavia disse quello che pensava: «Anche se
dovessi perdere tutti i miei beni, non scoprirò, il capo che ho coper­
to in nome di Cristo e non indosserò un altro vestito tranne questo
che porto in suo nome. Mi interessa infatti realizzare quello che è
scritto: “Mi sono messo la mia veste, come potrei togliermela?” 43.
E so che è stato comandato che una donna non deve pregare Dio
senza tenere il capo coperto» q; 6. [diceva ciò] quantunque tutte le
sue azioni e il suo stile di vita fossero una preghiera. 7. Quindi, co­
me lei stessa riferiva, presero dei magnifici e preziosi gioielli per
offrirli alla pia imperatrice, delle coppe di cristallo e molte altre
cose che possano convenire al rango imperiale, e abiti ricchi, di se­
ta, da dare in regalo a quelli di casa, agli eunuchi e ai camerieri.

12, 1. Una volta entrati, subito la religiosissima imperatrice ci


venne44 incontro all’ingresso del portico e la prese sotto braccio.
Poi, tenendola per mano, andò fino al suo trono d’oro e, sedutasi, la
fece a sua volta sedere45. Quindi tornava ad abbracciarla e a strin-

qCf. 1 Cor 11,13.

41 VG I l a questo punto inserisce un commento indirizzato al lettore:


«Poiché ci è sembrato assai utile riferire pochi dettagli sul loro incontro, det­
tagli che lei stessa a nostra edificazione spesso riprendeva, a mia volta li scri­
verò, con la più grande verità, a benefìcio di chi mi leggerà» (p. 146).
42 VG precisa che si tratta di uri costume di Roma.
43 Cf. Q 5 , 3, con citazione adattata al contesto.
44 Anche nel seguito del capitolo Geronzio parla usando la prima perso­
na plurale, come se fosse stato presente all’incontro. E l’unico passaggio che
prova che Melania e Geronzio si erano incontrati prima della sua venuta a
Gerusalemme. Tuttavia essendo ancora vivo nel 485, egli doveva essere molto
giovane quando partecipò a questa udienza. VG 12 riporta l’episodio ricor­
rendo a pronomi di terza persona: «L a pia imperatrice subito andò loro in­
contro» (p. 148).
45 Variante in VG 12: «Vendendo la beata con quell’umile abito, ne fu
addolorata e, avendola accolta la fece sedere sul suo trono d’oro» (p. 148).
Vita latina di santa Melania, 11, 3 -12, 5 37

gerla [al petto], baciando lei e i suoi occhi. 2. Chiamò dunque tutte
le persone che le appartenevano nel palazzo e disse loro: «Venite;
guardate colei che avete visto splendere della gloria di questo secolo
quattro mesi or sono 46 e che ora, a motivo di Cristo, è un’anziana
per sapienza e ha in disprezzo tutte le ricchezze»47. 3. Udendo que­
ste parole, la serva di Cristo non montò in superbia, ma piuttosto
umiliava se stessa, sapendo che la gloria di questo secolo è come un
fiore di campor. 4. Stando seduti, cominciò, nei modi debiti, a nar­
rare48 umilmente quali tribolazioni avevano dovuto patire per il loro
proposito di rinunciare al mondo, dal momento che il padre glielo
aveva proibito per la gloria vana del secolo49. 5. All’appressarsi della
morte, questi li aveva pregati dicendo50: «Perdonatemi, dolcissimi

r 1 Pt 1,24.
46 VG 12 parla di «quattro anni [προ τεσσάρων έτών]» (p. 148), in modo
più coerente, in quanto la conversione di Melania in questo lasso di tempo si
era potuta meglio definire. Clark riferisce che Serena era stata a Roma nel 404
in occasione della celebrazione del consolato di Onorio per cui la data dell’in­
contro del 408 conferma l’intervallo temporale di quattro anni, cf. E.A. Clark,
The Life, cit., p. 101.
47 Alla fine di questo § VG 12 aggiunge: «Ecco che calpestando la deli­
catezza della sua educazione, la grandezza della ricchezza, la magnificenza del
rango, in una parola le cose piacevoli di questa vita, non ha temuto né la fiac­
chezza della carne, né la volontaria povertà, né altre simili cose che ci fanno
tremare. Ma avendo frenato la sua natura, andando incontro a una quotidiana
morte (cf. 1 Cor 15, 31), ha reso evidente a tutti, mediante le opere stesse di
non essere inferiore al sesso maschile in relazione alla virtù secondo Dio,
quando la determinazione è ben salda» (p. 150).
48 In VG 12 è Serena a raccontare il caso di Melania: «Questa, avendola ab­
bracciata e avendole baciati gli occhi, continuò a narrare ai presenti...» (p. 150).
49 VG 12 allega le motivazioni di Publicola, «che pensava di prendere i
loro beni per darli agli altri figli» (p. 150). Π riferimento «ad altri figli» e quindi
ai fratelli di Melania è in contraddizione con le notizie che noi abbiamo di lei
che ebbe probabilmente un fratello morto però giovane, per cui «Melania rima­
se figlia unica» (T. Spidlik, Melania, cit., p. 21). È possibile perciò che si tratti
di figli che Publicola desiderava avere, sulla questione cf. P. Laurence, La vie
latine, cit., p. 179 n. 7.
50 In VG le parole pronunciate da Publicola in punto di morte si trovano
al cap. 7; vedi supra VL 7 ,1 e relativa nota.
38 Geronzio

figli, tutti i peccati che ho commesso nei vostri confronti. Ecco vado
dal Signore. Abbiate la potestà di tutto e fate quello che volete; e ora
non permettete che uomini malvagi vi strappino quello che Cristo
stesso ha dato mandato di distribuire ai poveri»5. 6. [Narrava anco­
ra] di come Severo, il fratello del suo stesso sposo, insidiava il beato
per accaparrarsi tutte le sostanze, che erano tante e grandi e come
ognuno dei parenti, appartenenti alla classe senatoria, accampasse
diversi pretesti di cause con l’intenzione di farsi ricco con le loro
proprietà. 7. Sentito tutto ciò, l’imperatrice disse loro: «Se è la vostra
volontà farò in modo che siano condannati e i loro beni siano confi­
scati dalla pubblica autorità perché non osino più esservi contra­
ri» 51. 8. Ma essi cominciarono a pregare per loro dicendo: «No,
signora, perché per noi è scritto di essere danneggiati non di dan­
neggiare e di non rendere male per male»1. Pertanto crediamo che, in
virtù del vostro patrocinio e della vostra pia sovranità, il Signore per­
metterà una giusta liquidazione della nostra modesta sostanza e che
non bisogna rendere il male ai nostri nemici in particolare se si tratta
di parenti. 9. L’imperatrice fece conoscere queste cose al pio suo fra­
tello l’imperatore Onorio52, affinché in ogni provincia desse ordine
ai magistrati, ai dirigenti e ai governatori delle stesse di mettere i loro
beni in vendita sotto la responsabilità propria o dei governatori e, al
netto dei debiti, facessero avere loro la somma raccolta. Subito,
mentre eravamo ancora seduti, i decreti furono redatti e firmati e ci
furono consegnati insieme a degli esecutori. 10. Noi rimanemmo
stupiti della grande clemenza dei piissimi principi.

s Cf. M tl9 ,2 1 . * R m l 2 , 17.


51 Secondo VG 12 Serena propone «di far punire Severo, perché rinsavi­
sca e impari a non mostrarsi arrogante verso quelle anime che si sono consacra­
te al Signore» (p. 152).
52 C «coniugi suo»: seguo Rampolla che corregge «fratri suo» in base a B
αύτης άδελφω, evidentemente questa espressione (che si ripete anche in VL 13,
3) ha un senso spirituale, diversamente il termine «coniuge» non poteva acco­
starsi ad Onorio.
Vita latina di santa Melania, 12, 5 -14, 1 39

13.1. Allora la beata, di fronte alla così grande loro clemenza,


presentando con umiltà i preziosi che aveva portato, li offrì in do­
no dicendo: «Ecco, signora, ti offriamo questa benedizione in luo­
go delle du e m onetine u: la pietà vostra si degni di accettarla». 2.
Allora lei, facendo un sorriso, in modo soave disse: «L a vostra san­
tità mi creda, perché così è davanti a Dio in cuor mio: chi prende
alcunché dei vostri beni, ad eccezione dei poveri fra i santi53, ai
quali avete promesso queste cose, è come se rubasse dall’altare e si
appropriasse [di qualcosa] indebitamente. Inoltre richiama su di
sé il fuoco eternòv colui che, con un buono o un cattivo pretesto,
si sforza di prendere quello che è dovuto a Dio». 3. Allora l’impe­
ratrice ordinò ai capi degli eunuchi54 di uscire con loro dal palazzo
e di condurli fino alla loro abitazione e giurò sulla salvezza dell’im­
peratore suo fratello 55 che nessuno di loro né nessun altro degli
eunuchi del palazzo, anche se lo avessero pregato, avrebbe accet­
tato né oro, né abiti, né alcunché anche se valeva meno di un soldo.
«Se ne verrò a conoscenza - disse - sappia che lo fa a suo rischio».
4. Osservando, con timore di Dio, questo precetto, poiché essi
stessi esercitavano per [amore di] Cristo la custodia su quei beati,
giunsero con loro a casa, accompagnandoli con gioia.

L ’ a l ie n a z io n e d e i b e n i

14.1. Esultando allora quei beati, si disponevano a distribuire


con generosità tutti i loro beniwe ad accumulare un tesoro nei cie­
li che non viene rubato*, avendo come grande garanzia la parola del

u Le 21,2. v Cf. Prov 25,22. w C f.2 C o r 9 ,6 . x Cf. Mt 6,19-20.

53 II testo lascia pensare che si tratti di elemosine fatte soltanto ai poveri


cristiani, come dice anche Gerolamo quando afferma che il povero deve esse­
re un cristiano e un santo e non un peccatore, cf. Gerolamo, Ep. 120,1, PL 22,
983; VG 13: «ad eccezione dei santi e dei poveri» (p. 154).
54 VG 13: «al maggiordomo e ad altri due illustri eunuchi» (p. 154).
55 Nel senso spirituale di questa espressione; vedi nota a VL 12, 9.
40 Geronzio

Signore che dice di restituire in questo mondo il centuplo e nel fu­


turo di ricompensare con la vita eterna y. 2. Tornati nella loro stan­
zetta, rendevano grazie a Dio del cielo e alla imperatrice, che aveva
riposto in loro tanta fiducia. Volendo in primo luogo vendere la
casa che avevano nella città di Roma56, dal momento che nessun
compratore osò farsi avanti per un così grande e magnifico edifi­
cio, essa venne abbandonata57 e, in seguito, essendo stata rovinata
dal nemico [e] quasi bruciata, fu venduta per un niente.

15,1. Ora io comincerò a riferire per ordine circa le rendit


loro beni, come in parte ho appreso dalla bocca della beata58. Oltre
ai beni mobili, la cui stima è impossibile, lei stessa diceva di possede­
re redditi tali che le potevano assicurare una rendita annuale di cen­
toventimila [monete d’oro], escluso quello che le derivava dal suo
beato marito. 2. Ti prego di non farmene una colpa se dirò prima le
cose che vengono dopo e dopo quelle che vengono prima59. 3. La
beata avendo fede in colui che disse ad Abramo: Ascolta tutto quello
che Sara ti dice z, dal momento che avrebbe aiutato anche lei in
un’impresa simile, accostandosi a suo fratello, gli disse: «Il nostro
peso e il fardello di questo mondo sono davvero grandi e con questi
possessi non possiamo prendere su di noi il giogo di Cristoaa. Depo­
niamo dunque i beni destinati a perire per guadagnare Cristo che
rimane»ab. 4. Quel beato che sempre volentieri acconsentiva ai suoi
consigli, obbedì a sua sorella. Si preparò pertanto ad adeguarsi a lei
per non rattristarla neanche un po’. 5. Allora cominciarono a vende­
re la proprietà e a ricevere in alcuni casi oro, in altri argento e in altri

y Cf. Mt 19,29. z Cf. G e n 2 1 ,12. aa Cf. Mt 11,29. abCf. F il3 ,8 .


56 VG 14 attribuisce questa dimora a Piniano (p. 154).
57 VG 14 dice diversamente: «essi fanno sapere alla predetta imperatri­
ce, mediante i santi vescovi, se la voleva acquistare. Ma lei non volendo farlo
disse agli intermediari: “Credo di non poterla acquistare al suo giusto valore”.
La pregarono di accettare i preziosi marmi provenienti, come ricordo, dai
santi» (p. 156).
58 VG 15: «del beato [τοΰ μακαρίου]» (p. 156).
59 Questo § non è presente in VG 15.
Vita latina di santa Melania, 14, 1 -17, 2 41

delle garanzie [d’acquisto] perché i beni erano tanti e i compratori


non riuscivano a pagare il prezzo in una sola volta, benché quelli che
compravano fossero importanti e nobili. 6. Avendo raccolto una non
piccola somma di denaro, attraverso l’intermediazione di uomini
santi e provati, iniziarono a destinarla ai poveri, distribuendola in
luoghi diversi: ad alcuni quarantacinquemila [monete d’oro], ad al­
tri trentamila, ad altri ancora ventimila, a qualcuno diecimila e così
via, in base all’aiuto che Dio dava loro.

L e v is io n i d i M e l a n ia

16, 1. Pregando noi un giorno santa Melania di raccontarci


come avesse potuto dal sommo di tanta gloria abbassarsi a una co­
sì grande umiltà, come era solita, cominciò a dire: 2. «All’inizio
della nostra rinuncia eravamo in ansia, poiché tutti ci attaccavano
- la nostra battaglia infatti non era contro la carne e il sangue, per
deporre soltanto il peso delle ricchezze mondane, ma contro iprin­
cipati e le potenze... di questo mondo ac. Noi dunque dormivamo
pieni di tristezza 3. e abbiamo visto che volevamo passare entram­
bi, con una grande ansia, per la fenditura di un muro. Avendo at­
traversato a mala pena quella parete, tanto che l’anima stessa
sembrava che venisse meno, con difficoltà e con grande sforzo ab­
biamo potuto trarci fuori da quella situazione angosciosa e in tal
modo ci siamo trovati in una condizione di sollievo». 4. Questo era
il risultato delle circostanze presenti che Dio rese loro manifesto
dal momento che lavoravano per lui a vantaggio della fede.

17, 1. Un giorno la stessa beata, a nostra edificazione, ci rac­


contava 60 una storia perché imparassimo a non esaltarci dei pro­
gressi che abbiamo fatto61. 2. Diceva infatti che, avendo inviato

ac E f 6,12.

60 In VG 17 è Melania a parlare in prima persona.


61 II riferimento all’orgoglio è proprio di VL.
42 Geronzio

con un uomo una grande quantità di denaro per consolare i santi e


i poveri, ovvero quarantacinquemila [monete d’oro], entrati in ca­
mera da letto62, ecco risplendere come un fuoco [proveniente] da
una massa d’oro o da una fantasia diabolica. 3. «E subito il diavolo,
entrando nel mio pensiero, diceva: “Che cos’è questo regno dei
cieli che si compra così a caro prezzo?”. Ed io, quasi in lite con
l’avversario e spaventata dentro di m e63, mi gettai a terra in pre­
ghiera dicendo: “O diavolo, questo è quello che si compra median­
te questi beni corruttibili, 4. quelle cose che occhio non vide, né
orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, che Dio ha pre­
parate per coloro che lo amano”» 64.

18,1. La beata ancora una seconda volta dovette patire gli


ti del diavolo che le insinuava il dubbio 65. 2. Possedeva infatti una
proprietà davvero splendida che al suo interno aveva un bagno e una
piscina, di modo che da una parte c’era il mare e dall’altra le piante
di un bosco nel quale si trovavano animali diversi e selvaggina 66.
3. Il diavolo le suggeriva pensieri molteplici, evocando i marmi pre­
ziosi e gli ornamenti di vario genere oppure le rendite e i grandi pro­
venti. 4. Infatti quella proprietà aveva sessanta villaggi, con ciascuno
quattrocento schiavi che coltivavano la terra. La santa respinse [que­
ste visioni] mediante pensieri pii, dicendo che tutto ciò non era nien­
te rispetto a quanto era stato promesso ai servi di Dio. Infatti questi
beni possono essere distrutti dai barbari ed essere divorati dal fuoco
oppure possono venire consumati dal tempo; le cose invece che per

62 VG 17: «nella sala da pranzo (έν τω τρικλινίω, p. 160); inoltre in VG


17 il denaro non è stato ancora inviato.
63 VG 17 dice più chiaramente: «Poiché ero insofferente per oppormi al
diavolo, tornata in me, mi recai di corsa verso il soccorso invincibile e in gi­
nocchio pregai il Signore di scacciare lontano da me l’avversario» (p. 160).
64 1 Cor 2, 9 [citazione non letterale nel finale].
65 VG 18 si mostra più prolisso: «insegnandoci i diversi raggiri del nemi­
co, per cui è sempre necessario vegliare e non starsene tranquille per le anime
che vogliono piacere al Signore» (pp. 160-162); i successivi §§ 2-3 in VG 18
sono riportati nella forma del discorso diretto.
66 VG 18 specifica di quali animali si trattava: «cinghiali, cervi, daini e
altra selvaggina» (p. 162).
Vita latina di santa Melania, 17, 2 -19, 7 43

mezzo di essi si acquistano danno una gioia eterna. 5. Confuso in


questo modo il diavolo, in seguito cessò di molestarla67.

Le d o n a z io n i lib e r a li

19, 1. Essi dunque cominciarono a vendere e a distribuire ai


santi e ai bisognosi come ho detto in precedenza68. 2. Quale paese
non fu toccato dai loro benefici? Si parli della Mesopotamia69 o di
altre regioni di Oriente e di Occidente, del nord o del sud, non cre­
do che vi sia un’isola, una città che non abbia partecipato dei loro
benefici, come io stesso ho appreso da molti anziani e da Tigridio70,
prete di Costantinopoli, quando mi dirigevo verso quella città.
3. Quante isole comprarono, mettendo a disposizione dei monaci
luoghi e regioni! 4. Quali vesti di seta non offrirono agli altari e alle
Chiese di Dio! Allo stesso tempo a proprie spese fecero altari ed altri
ornamenti di chiesa e lampade71, devolvendo tutto a Dio. 5. Inizia­
rono a fare delle donazioni ai monasteri e a comprare monasteri per
darli ai monaci e alle vergini, versando ad alcuni una determinata
quantità d’oro. 6. Vendettero dunque tutto quello che possedevano
a Roma, in Campania e in Italia72. Quindi, avendone distribuiti [i
proventi] si recarono in Africa. 7. Tutti i senatori li criticavano e li
biasimavano come se fossero degli insensati, perché si comportava­

67 In VG 18 il § 5 è più sviluppato: «Il nemico, resosi conto che nulla


poteva a combattere contro di lei e che, sconfitto, le procurava corone ancora
più splendide, confuso, non osò più importunarla» (p. 162).
68 VG 19 precisa che si tratta dei beni di Roma senza specificare a chi
fossero diretti (p. 162).
69 VG 19 ne fa un elenco: «il resto della Siria, l’intera Palestina, i territo­
ri dell’Egitto e della Pentapoli» (p. 162).
70 Tigridio, amico di Giovanni Crisostomo, era conosciuto «per l’ospita­
lità e la liberalità nei confronti dei poveri» (D. Gorce, Mélanie, cit., p. 164).
71 Termine mancante in VG 19; è probabile che si tratti di «lampadari
frequentemente citati tra i tesori di una chiesa a partire da Costantino» (D.
Gorce, Mélanie, cit., p. 164).
72 VG 19 aggiunge la Spagna (p. 164). H L 61, 5 parla di Spagna, Aqui­
tania, Tarragona, Gallia (p. 267).
44 Geronzio

no come dei fanciulli nel distribuire tutti i loro beni73. Dopo essersi
diretti da Roma in Africa, Alarico arrivò sulle proprietà che avevano
venduto a Roma. Allora tutti i detrattori cominciarono a beatificare
i santi e a rendere gloria al Signore dicendo: «Davvero beati costoro,
le cui sostanze Dio ha tolto dalle mani dei nemici»74.

Il s o g g i o r n o in A f r i c a

20, 1. Recatisi dunque in Africa75, cominciarono di nuovo a


vendere i beni e i possessi che erano in Numidia e in Mauritania e
nella stessa Africa76 e a inviare una parte [del ricavato] in Oriente
perché fosse distribuito ai santi e ai poveri e una parte per il riscatto
dei prigionieri. Così essi dunque facevano con gioia le [loro] largi­
zioni, lieti di dire: Egli dona largamente ai poveri, la sua giustizia ri­
mane per sempread. 2. Poiché vendevano tutto, i santi vescovi che lì
erano più importanti, cioè Agostino, Alipio, suo fratello77, e il santo
vescovo Aurelio di Cartagine78, diedero loro un consiglio, dicendo:
«Queste cose che fomite ai monasteri si consumano in breve tempo.
Volete avere un ricordo eterno? Donate ai singoli monasteri case e
rendite». 3. Questi, appena ebbero udito il consiglio salutare, fecero
come era stato ordinato dai santi e lo confermarono facendo dono a
ciascun monastero delle proprietà, delle case e delle rendite. 4. La

ad Sai 111, 9.
73 VG 19 non riferisce queste critiche dei senatori.
74 In VG 19 il capitolo si chiude con la storia del prefetto Pompeiano
che vuole donare i beni di Melania e Piniano al tesoro pubblico e la descrizio­
ne del passaggio in Sicilia, la visita a Paolino di Nola, l’episodio della tempesta
e il pagamento del riscatto chiesto dai barbari per la liberazione degli abitanti
di un’isola (cf. pp. 166-168). Argomenti che saranno ripresi in VL 34, 3, 6-11.
75 VG 20 aggiunge: «di là [έκεΐθεν]», cioè dalla Sicilia, citata nel finale
del capitolo precedente.
76 Si tratta della provincia dell’Africa Proconsolare.
77 Appellativo giustificato dalle relazioni privilegiate intercorrenti tra Ago­
stino ed Alipio, cf. Agostino, Ep. 126, 9, PL 33, 480: ego et frater meus Alypius.
78 Ordinato vescovo nel 391-392.
Vita latina di santa Melania, 19, 7 - 2 2 , 2 45

beata insieme con il fratello si disponeva ad osservare una totale


umiltà e obbedienza.

2 1 ,1 . C ’era una piccola città, di nome Tagaste, di cui sant


pio era vescovo. I beati scelsero di abitarvi per la sua piccolezza e
povertà [e] 2. soprattutto per stare insieme al santo vescovo Ali­
pio, uomo non solo dotato di virtù sante ma anche esperto della
divina Scrittura e della dottrina celeste, cosa che la beata predilige­
va, perché mai un libro79 si separava dalle sue mani. 3. [Melania]
arricchì la chiesa del predetto santo vescovo Alipio, che era assai
povera, con diversi doni, sia con rendite sia con altre offerte, tanto
da fare invidia ai vescovi delle città più importanti di quella pro­
vincia. Portò infatti nella citata chiesa delle tende d’oro ornate di
perle, piatti d’oro e d’argento e ogni donazione che faceva era per
quella chiesa80. 4. Fece anche dono di una proprietà che garantiva
un elevato reddito81: proprietà che era più estesa della città stessa
e che aveva dei bagni e molti artigiani (che lavoravano l’oro, l’ar­
gento e il bronzo) e due vescovi, uno della nostra fede e l’altro del­
la fede degli eretici82.

L a VITA CONTEMPLATIVA: DIGIUNO E LECTIO DIVINA

22, 1. I beati costruirono in Africa due monasteri propri83,


uno [composto] di vergini di Dio, in numero di circa centotrenta,
e l’altro di uomini, circa ottanta, che con i relativi servi e schiavi
davano loro una rendita sufficiente84. 2. Avendo compiuto tutte

79 VG 21: «la Bibbia [τήν βίβλον]» (p. 172); cf. Gerolamo Ep. 125, 11,
PL 22, 1078: «Non si distacchi mai il libro dai tuoi occhi e dalle tue mani
[Nunquam de manu et oculis tuis recedat liber]».
80 Questo periodo manca in VG 21.
81 § non presente in VG 21.
82 Probabilmente si tratta dell’eresia donatista, cf. P. Laurence, Vie lati­
ne, cit., p. 195 n. 5.
83 VG 22: «grandi [μεγάλα]» (p. 172).
84 La proposizione relativa manca in VG 22.
46 Geronzio

queste cose necessarie 85 [Melania] scelse il servizio della beata


Mariaae e, 3. deposto il grande fardello delle ricchezze, cominciò a
praticare il digiuno. All’inizio, la sera si alimentava prendendo un
po’ d’olio [ed] erano ammessi nella sua bevanda un po’ di aromi.
Lei stessa diceva che non poteva assumere vino, cosa che non face­
va neppure quando era nel secolo, perché così venivano educate le
figlie dei senatori. 4. Dopo non molto tempo cominciò ad alimen­
tarsi ogni due giorni e senza olio, poi dopo cinque e quindi dopo
una settimana, mangiando soltanto il sabato e la domenica86. 5. Il
suo stile di vita poteva competere con tutti 6. e lei ce ne parlava, in
particolare con quelli con cui era confidenza. Non desiderava la
gloria umana e che altri conoscessero le sue virtù, ma come faceva
l’Apostolo ci diceva: So che un uomo ύ e in tal modo raccontava le
sue gesta come se si trattasse di un altro, dicendo: «Cominciò il di­
giuno e lo protrasse per settimane»87.

23, 1. Durante tutta la settimana scriveva su delle pergame­


ne88. 2. Quando scriveva, una sorella le leggeva, e lei ascoltava co­
sì attentamente da correggere colei che leggeva anche se avesse
sbagliato una sola lettera89. 3. Aveva stabilito quanto scrivere e
quanto leggere 90 dalle Scritture canoniche così come dalle inter­
pretazioni omiletiche91. 4. Poi come se mangiasse delle torte di
miele92, passava alla vita dei monaci93. 5. Quindi dormiva un po’

ae Cf. Le 10,42. ^ 2 Cor 12,2.

85 VG 22 precisa: «Avendo compiuto l’opera di Marta».


86 VG 22 fornisce un quadro più dettagliato del digiuno di Melania, per
cui si passa da un digiuno di due giorni, quindi di tre, poi di cinque, riservan­
dosi di mangiare del pane secco solo il giovedì e la domenica.
87 § non presente in VG 22.
88 VG 23: «su dei quaderni [έν σωματίοις]» (p. 174).
89 § non presente in VG 23.
90 VG 23 specifica: «al giorno [της ημέρας]».
91 VG 23: «dalle raccolte di omelie [έν τοΐς συντάγμασιν των όμιλετων]».
92 Come se si trattasse di un dessert.
93 VG 23: «alle vite dei Padri [τούς βίους των πατέρων]».
Vita latina di santa Melania, 22, 2 -24, 3 47

con un primo sonno94. Quando leggeva le Vite dei santi subito si


ridestava e incitava le altre vergini al servizio di Dio, dicendo: 6.
«Come Abele i primogeniti [del suo gregge] ae così anche noi dob­
biamo offrire lodi a Dio e vigilare in ogni momento Λ perché non
sappiamo a che ora lo sposo verrà, nel mezzo della notte o al canto
del gallo e perché, quando viene, non ci trovi che dormiamo non
tanto con il corpo ma con la mente» 7. Quando aveva terminato
l’ufficio abituale con le sorelle 95, ne faceva un altro che le era pro­
prio96. 8. [Melania] istruiva le sorelle alla vita spirituale con grande
sollecitudine perché con la loro bocca non proferissero neppure
una parola vana ai Difatti le altre sorelle raccontavano che indagava
sui loro pensieri e non permetteva che i cattivi pensieri abitassero
nel cuore neanche un po’.

24, 1. Dalla quaresima alla santa Pasqua digiunava per setti­


mane, prendendo cibo senza olio il sabato97. 2. E come testimonia­
no quelli che l’hanno conosciuta, non dormiva senza cilicio né
mangiava il sabato prima di aver compiuto l’ufficio stabilito e fatto
le letture 98. 3. Così sul far della sera si nutriva con pane comune e
con un porro crudo intinto nell’acqua tiepida99. Nessuno pensi
che stia raccontando una menzogna. Poiché è scritto: Una bocca
menzognera uccide l’anima ak, quale vantaggio ne ricavo nel morire,
dicendo cose diverse da quelle che sono per mezzo delle quali altri
si salvano?

ae Cf. Gen 4, 4. & Cf. Mt 26, 41. 31 Cf. Mt 24, 42-43; Mt 25,
1-13. ai Mt 12,36. akS a p l, 11.

94 Cf. Gerolamo, Ep. 22, 17, PL 22, 404: «Addormentati con il libro in
mano, la pagina santa sostenga il tuo viso che si piega stanco [tenenti codicem
somnus obrepat, et cadentem faciem pagina sancta suscipiat]».
95 § non presente in VG 23.
96 Più che a una celebrazione eucaristica privata, è probabile che si tratti
della tendenza di Melania a pregare da sola, cf. E.A. Clark, The Life, cit., p. 124.
97 VG 24: «Digiunava la settimana della santa Pentecoste fino a Pasqua»
(p. 176), quindi tutto l’anno, cf. VG 31 (p. 186).
98 VG 24 omette le letture (p. 176).
99 § non presente in VG 24.
48 Geronzio

25,1. Per molti anni aveva praticato l’astinenza allo stesso


do, perseverando in ugual misura nei costumi e nel digiuno. 2. A
Pasqua mangiava ogni giorno per onorarne la data, contentandosi
del suo cibo abituale [e] finendo con il rattristare la sua santa ma­
dre perché non voleva prendere l’olio neanche nei giorni di Pa­
squa 10°. 3. [Albina] infatti aveva abbracciato lo stile di vita di certe
donne, di cui non è per me ora il tempo di narrare [la vita virtuo­
sa] 101 perché non ne sono a conoscenza. 4. Mi basta soltanto dire
questo, cioè che dal frutto si conosce l’albero31e che da una buona
radice procede un frutto buono™. 5. Allora la sua santa madre,
insieme con suo fratello102 e altri santi uomini, al momento oppor­
tuno, cominciò a dire: «Non è giusto che nei giorni di Pasqua un
cristiano non gioisca e non si nutra nel corpo così come nello spi­
rito». 6. Così la persuasero a prendere l’olio in [quei] tre giorni,
nella quantità che il suo stomaco potesse sopportare. Fanno a que­
sto modo quelli che hanno condotto una particolare astinenza i
quali, quando prendono dell’olio dopo molto tempo, non possono
farlo se non in modiche quantità103.7. Obbedendo, dunque, la bea­
ta alle ingiunzioni dei santi, come se si trattasse di un precetto di
Dio, prendeva [l’olio] nei tre giorni di Pasqua, quindi tornava alla
sua astinenza104 come un buon agricoltore che torna a lavorare la
sua fertile terra.

31 Mt 12, 33. “ " C f.S a p 3 , 15.


100 y q 25 propone un’altra versione del digiuno che Melania estende
anche al giorno di Pasqua. L’intervento della madre Albina, che sottolinea che
«non era giusto che un cristiano digiunasse nel giorno della risurrezione del
Signore nostro Gesù Cristo e che bisognava trarre vantaggio dell’alimento del
corpo come di quello dello spirito» (p. 176), la persuade «a prendere dell’olio
nei tre giorni di festa prima di ritornare alla sua ascesi abituale» (p. 178).
101 Si tratta di una specificazione di VG 25: è ενάρετος βίος, che aggiunge:
«la cui biografia sarà un altro a scriverla» (p. 176).
102 Ovvero Piniano.
103 Questo periodo non è presente in VG 25.
104 VG 25: «ascesi [άσκησιν]» (p. 178).
Vita latina di santa Melania, 25, 1 - 26, 4 49

26, 1. [Melania] leggeva l’Antico e il Nuovo Testamento quat­


tro 105 volte l’anno, trascriveva [testi] in quantità sufficiente, prepa­
rava per i santi dei calzari fatti con le sue mani106, recitava il salterio
per suo conto e l’ufficio con le sue sorelle. 2. Quanto ai testi di ese­
gesi nessun libro le era sconosciuto che non trovasse; e sia che ne
fosse in possesso sia che se lo procurasse da fuori vi si applicava con
tale studio [che né una parola né un pensiero le sfuggivano]107. 3.
Conosceva la lingua latina e greca così bene che, quando leggeva in
una lingua, avresti detto che non conoscesse l’altra108. 4. Nel suo
progresso [spirituale] andava come un buon corridore109: dimenti­
cando chi le stava alle spalle si protendeva verso ciò che le stava da­
vanti raccogliendo le forze per il futuro. Né mai si esaltava per la
perfezione delle [sue] virtù, ma sempre piangendo diceva: Siamo
servi inutili. Non abbiamo fatto quanto dovevamo fare uo. Appresi
anche che la beata non mangiava pane fino a saziarsi111 e che, eccet­
to ortaggi e legumi, non era possibile vedere da lei altri cibi. D ’esta­
te, nelle ore serali più calde, mangiava solo una decina di fichi senza
chiedere altro cibo. Una volta compiuta questa forma di astinenza,
passava ad un’altra.

“ C f . E f 3 , 13.
105 VG 26 parla di tre o quattro volte (p. 178).
106 v g 26: «trascriveva ciò di cui aveva bisogno, distribuendo ai santi
degli esemplari [υποδείγματα] fatti con le sue mani» (p. 178); è tuttavia possi­
bile che si tratti di una correzione del termine di un altro codice υποδήματα
[calzari]» che giustifica il latino «calciamenta»; P. Laurence, (Vie latine, cit.,
p. 204 in nota) suppone al contrario che la lezione corretta sia quella greca e
che il redattore di VL abbia letto υποδήματα per υποδείγματα e abbia tradotto
calciamenta.
107 La consecutiva è un’aggiunta di VG 26 (p. 180).
108 Cf. Gerolamo, Ep. 39,1, PL 22,465.
109 § non presente in VG 26.
110 Le 17, 10; citazione non letterale per l’aggiunta di «non».
111 Questa abitudine riflette la sapienza dei Padri e delle Madri del de­
serto, cf. Alph., Sindetica 4, P G 65, 329: «Non ti saziare di pane e non desi­
dererai vino».
50 Geronzio

L O ZELO PER LA FEDE E LA CASTITÀ

27.1. Non è possibile narrare la mitezza con cui si accostava a


quelli che si votavano alla vita monastica 112. 2. Il fervore poi, che
aveva per il nome di Cristo, oppure l’odio della malvagità o una
fede immutabile chi la possedeva a tal punto? Infatti se avesse sen­
tito parlare di un eretico, [che lo fosse] anche solo di nome113, non
gradiva prendere da lui niente anche solo per darlo ai poveri.

28.1. A tal proposito racconterò una storia davvero incredibi­


l e 114. 2. C ’era una matrona, una nobildonna, ospitata115 in Terra
Santa, benché si dicesse che fosse eretica. Costei era in contatto
anche con noi, pur avendo una fede falsa116. Accadde che morisse
conservando lo stesso credo. 3. Durante il canone117 [della messa],
feci il suo nome tra quelli dei defunti, consacrando la santa obla­
zione. Era infatti mia abitudine leggere i nomi dei santi martiri per­
ché in quella terribile ora 118 pregassero il Signore per me, e [i
nomi] dei peccatori che avevano ottenuto misericordia perché in­
tercedessero per me. Accadde così che feci il nome della predetta.

112 Letteralmente philosophiam, intesa come la radicale scelta di vita del


monaco votato a Cristo, cf. D. Gorce, Mélanie, cit., p. 180 n. 2.
113 VG 27 presenta in questo passaggio una lacuna: «tale era lo zelo per
il nome del Signore nostro Gesù Cristo che quando sentiva dire di uno che era
un eretico, anche solo di nome, se, a partire dalle sue esortazioni a convertirsi
al bene, si lasciava persuadere... diversamente non si degnava di accettare
niente da lui neppure per il sevizio dei poveri» (p. 180).
114 § non presente in VG 28.
115 VG 28: «in solitudine [έν ξενιτεία]» (p. 180), termine che comprende
un duplice significato, quello della pratica monastica di vivere in un paese che
non è il proprio, in una sorta di esilio, per provare quello straniamento che fa del
cristiano uno straniero sulla terra in vista della Città celeste cf. (Eh 11,10) equel-
lo di estraneità, in questo senso è l’equivalente di una forma di umiltà, della ri­
nuncia a ogni curiosità, il non interessarsi del solitario di ciò che non lo riguarda.
116 VG 28 specifica che si tratta della fede ortodossa (p. 182).
117 Designa la parte centrale della messa, corrispondente alla preghiera
eucaristica e all’anafora del rito orientale (cf. VG 28: «nella santa anafora [èv
T>j άγία άναφορδ]», p. 182).
118 L’ora della morte.
Vita latina di santa Melania, 27, 1 - 30, 2 51

Allora la beata mi disse, un po’ adirata: «Come è vero che Dio vive,
padre, se la nomini, non parteciperò alla tua offerta». E benché le
avessi dato la mia parola di non fare in seguito il suo nome, disse
ancora: «Poiché l’hai fatto anche una sola volta, non parteciperò».

29,1. Amava a tal punto la castità che convertì i giovani e le


vani dalla vita inutile di questo mondo, seducendone alcune con
gentilezze e altre con denaro 119.2. Infatti attirava [a sé] con lusinghe
molti uomini e donne del secolo e diceva: 3. «Il tempo si è fatto bre­
ve30 per noi. Perché corrompere i nostri corpi dal momento che so­
no tempio di Dio? aP. Perché contaminiamo con cose immonde la
castità nella quale abita Cristo?». [Li] istruiva dicendo che grande è
la dignità della verginità perché Cristo si è degnato di nascere da una
vergine. 4. Molti, volendo imitare la sua vita buona, desiderarono di
portarsi al suo livello. 5. Chi può dire a quanti santi ha lavato i pie­
di? a<J. Lo sa solo colui nel cui nome faceva questo. Quanti samarita­
ni, pagani ed eretici portò a Dio, persuadendoli con doni e
insegnamenti? 6. E chi fra i monaci 12°, o fra altri che erano noti solo
a lei, riceveva scandalo, che anche lei non ne fremesse?ar.

A l t e e p r a t ic h e a s c e t ic h e

30, 1. Amava così tanto le elemosine, in base allo stesso detto


del Signore: Vendi tutto quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un
tesoro nel cieloas e si aspettava da lui misericordia121. 2. Aveva un ta-

ao 1 Cor 7, 29. aP Cf. 1 Cor 6, 18-19. w Cf. 1 Tm 5, 10. ar Cf. 2


Cor 11,29. as Mt 19,21.

119 In VG 29 questa distinzione di genere non c’è: «con i suoi doni e i


suoi moniti persuase molti giovani e fanciulle a rinunciare all’intemperanza e
a una vita sconveniente» (p. 182).
120 § non presente in VG 29.
121 Cf. Mt 5, 7; VG 30: «Faceva l’elemosina, come se da essa soltanto
potesse ottenere misericordia, in base al detto del Signore: Beati i misericor­
diosi, perché troveranno misericordia (M t5 , 7)».
52 Geronzio

le spirito di rinuncia da dire di non volere possedere niente di suo


prima della morte. Teneva per l’offerta una piccola somma di circa
cinquanta monete d’oro: questa affermava che era tutta la sua so­
stanza e la inviò ad un vescovo dicendo: 3. «Non voglio tenere nep­
pure questo122 fino alla mia morte». 4. Non solo offrì a Dio le sue
cose, ma esortava anche gli altri servi di Dio e la gente del secolo123
a fare lo stesso. 5. Cosa che fecero, dando i propri beni alla buona e
fedele amministratriceat. E lei li riceveva e li distribuiva fedelmente
secondo la volontà del donatore.

31, 1. Il cilicio che portava durante la santa Quaresima non se


lo toglieva né di giorno né di notte fino al santo giorno di Pasqua.
2. E tutti gli indumenti ad uso del sesso femminile, sia quelli di so­
pra sia quelli intimi, non erano di lana ma di crine, per via della
grande astinenza e carità che professava in Dio. Perché qualcuno
non creda che la beata sopportasse tutto ciò per l’abitudine a una
vita piuttosto dura e [in virtù] di una corporatura robusta, dirò
quello che ho sentito dai suoi familiari che me lo riferivano. 3. Per
la sua educazione aristocratica era così gracile e delicata nel fisico
che una volta, indossando un preziosissimo abito di lino, ricamato
con fili color porpora e d’oro, sopra un altro vestito di lino, capitò
che le facesse un livido sul corpo che non se ne andò se non dopo
molti giorni. 4. La grande e beata [Melania] portava in seguito il
cilicio più volentieri dei lini [che indossava] prima, 5. avendo rice­
vuto la forza da colui che disse: Chiedete e vi sarà dato au. In tal mo­
do alla beata che lo chiedeva con fede fu data la forza dall’altoav.

32, 1. Poiché ogni grazia viene dall’alto e discende dal Padre,


creatore della luce™, dopo questa virtù della sopportazione124 colpi-

at Cf. Le 12,42. au Mt 7, 7. av Cf. Le 24,49. awG c l , 17.

122 VG 30 aggiunge: «che proviene dal nostro patrimonio» (p. 184).


123 In VG 30 la categoria dei «saeculares [la gente del secolo]» non viene
indicata.
124 Seguo Rampolla: post hanc virtutem tolerantiae·, Laurence: post hanc
virtutis tolerantiam.
Vita latina di santa Melania, 30, 2 - 33, 5 53

ta dall’amore divino, desiderava mostrarsi pronta a più grandi com­


battimenti. 2. Volle perciò stare continuamente chiusa nel segreto
della sua cella per non farsi più vedere da nessuno. 3. Ma la cosa le
fu impedita dai santi, che ritenevano che ciò non fosse possibile per
il convenire [presso di lei] di molti e per le buone parole di lei [pro­
nunciate] a edificazione [del prossimo]. 4. Poiché non le fu permes­
so di fare ciò, stabilì che in determinate ore si sarebbe fatta vedere da
chi veniva e in altre ore si sarebbe fermata in colloquio con Dio me­
diante divine meditazioni e avrebbe atteso al lavoro manuale. 5. Una
volta pensò di farsi una piccola cassa di legno per mettervisi dentro
senza che si potesse girare né a destra né a sinistra e senza che avesse
lo spazio per allungarsi. 6. Ma anche in questo caso, richiesto il con­
siglio, le fu proibito. 7. Volentieri infatti obbediva agli ammonimen­
ti dei santi per non cadere nella vanagloria.

33,1. Spesso, mentre sedeva in silenzio o scriveva, la sua s


madre entrava per consolarla. 2. Ma lei, se non aveva terminato il
lavoro o la lettura, stando in silenzio, non rispondeva niente e non
faceva domande. Vedendo ciò, la beata sua madre, rispettando il
silenzio, con grande ammirazione e deferenza usciva: quindi im­
maginando che dopo un certo lasso di tempo il lavoro fosse termi­
nato, di nuovo con umiltà tornava da lei e, abbracciandola, diceva:
3. «Mi ritengo beata perché sarò associata alla madre dei Macca­
bei 125. Infatti lei, per aver visto nell’arco di una giornata i tormenti
dei suoi figli, prova una gioia eterna. 4. Il mio supplizio però è più
crudele perché vedo che tu, figlia mia, che so come ti ho allevato,
ti mortifichi in questo modo senza dare tregua al tuo corpo, sop­
portando un grande martirio»126. 5. E ripeteva dicendo: «Quante
grazie devo rendere a Dio che a me che non ne sono degna ordinò
di avere una tale figlia».

125 Cf. 2 Mac cap. 7; VG 33: «Io credo di aver parte alle tue sofferenze,
figlia; se la madre dei sette fratelli Maccabei, per aver visto in un’ora i tormenti
dei suoi figli, condivide con loro la gioia eterna, quanto più ne avrò parte io,
che sono tormentata ogni giorno più di lei, vedendoti consumare così, senza
dare alcuna tregua a te stessa in tali sforzi» (p. 190).
126 In VG 33 manca il riferimento al martirio.
54 Geronzio

Il v i a g g i o v e r s o i l u o g h i san tti

34,1. Avendo deposto i pesi del secolo, crebbe in loro il de


rio di vedere la Terra Santa, nella quale nostro Signore fece conosce­
re la gloria della sua potenza127.2. L’ho detto in precedenza e chiedo
venia non solo alla tua santità128, ma a tutti quelli che mi leggeranno
perché si degnino di perdonarmi e di non sentirsi infastiditi se dico
dopo quello che dovevo dire prima 129. 3. Accadde dunque che,
quando volevano lasciare Roma, vi svolgeva l’ufficio di prefetto un
pagano 13°, il cui nome non ricordo affatto131, che aveva dato consi­
glio ai senatori della città di destinare le loro ricchezze al senato, es­
sendo assurdo che le offrissero al Signore: esse piuttosto dovevano
essere sottoposte alla tutela della repubblica e del senato. Mentre il
prefetto trattava la questione, alle prime luci dell’alba, in seduta con
tutto il senato, poiché durante la giornata voleva pronunciare pub­
blicamente la sentenza dagli scranni del tribunale, intervenne la
provvidenza di Dio e scoppiò una improvvisa rivolta popolare per la
mancanza di pane. Per farla breve, costui fu subito portato via dal
tribunale e lapidato nel centro della città. In tal modo il senato do­
vette ammettere apertamente che aveva trattato in segreto per ten­
dere una trappola ai beati e che per nessun’altra ragione [il prefetto]
era stato ucciso che per vendetta dei santi e per le [sue] colpe. I be­
ati non sapevano niente prima e [lo appresero] quando fu riferito
loro della di lui terribile morte. Non appena ne vennero a conoscen­
za, resero grazie [a Dio], pur essendo rattristati della sua cattiva fine.
4. Anche alcuni loro schiavi132, che la pensavano allo stesso modo,
morirono di un brutto male, per l’azione della provvidenza di Dio.

127 La proposizione relativa manca in VG 34.


128 § non presente in VG 34.
129 Cf. VL 15, 2.
130 L’episodio in VG è anticipato al cap. 19, che segue l’ordine cronolo­
gico degli avvenimenti; lo scarto di VL rispetto a VG sembra «testimoniare
uno stato primitivo della biografia, rimaneggiata su questo punto dall’autore
della recensione greca» (D. Gorce, Melante, cit., p. 168 in nota).
131 Gabinio Barbaro Pompeiano, cf. D. Gorce, Mélanie, cit., p. 166 η. 1.
132 § non presente in VG 19.
Vita latina di santa Melania, 34, 1-10 55

5. Vorrei dire a quante migliaia di schiavi diedero la libertà133, se ne


conoscessi il numero. Per questo motivo, per non fare un numero
più grande o più piccolo e dare adito alla vanagloria, passo a un altro
argomento. 6. Mentre facevano vela verso la Sicilia dove si trovava il
santo vescovo Paolino, si levò una tempesta così forte da mettere a
rischio la loro vita e privarli anche dell’acqua da bere. Il vento con­
trario era così minaccioso che i marinai stessi dicevano che si trattava
della collera di Dio. 7. Al colmo della disperazione, la beata dichia­
rò: «Forse è la volontà di Dio che non vuole che noi andiamo dove
abbiamo deciso di andare. Orientate perciò le vele nella direzione
del vento che ci guida». 8. Subito essi modificarono le vele e arriva­
rono su un’isola134, che i nemici135 avevano assaltato, depredando e
portando via tutti gli uomini136 con le donne e i bambini. In seguito
li mettevano in vendita, chiedendone il riscatto, e, se non fossero sta­
ti ricomprati, avrebbero ucciso quelli che avevano catturati insieme
alla minaccia di dare alle fiamme la stessa isola. Quando la loro nave
si era accostata al litorale, essendo il vescovo del luogo venuto a sa­
pere che la beata Melania, che viaggiava per mare, stava approdando
(già la fama aveva reso il suo nome noto dappertutto), venne con le
autorità della città per pregarla e domandarle, se le fosse stato possi­
bile, di soccorrere [quei] poveretti. Infatti si chiedeva per il riscatto
fino a duemilacinquecento monete d’oro e non c’era nessuno che ne
avesse pietà137. 9. Non appena sentì ciò, la beata se ne addolorò qua­
si come se fosse lei ad essere trattenuta 10. e subito, portato il dena­
ro, riscattarono alla cifra fissata, dal più grande al più piccolo, i
prigionieri che erano in mano al nemico. In più fecero dono di altre
cinquecento monete d’oro che furono loro elargite per i [propri] bi­

133 § non presente in VG 19.


134 P. Laurence suppone che si tratti dell’isola di Lipari {Vie latine, cit.,
p. 217 n. 13).
135 VG 19: «i barbari [οί βάρβαροι]» (p. 168).
136 Alcuni codici latini riportano maiores owero «i notabili» del luogo,
analogia con VG 19: τούς μεγάλους (p. 168).
137 Questo periodo in VG 19, riportato nella forma di un discorso diret­
to, risulta differente dal testo latino: «L’oro che i barbari vogliono da noi, ce
l’abbiamo, ad eccezione di duemilacinquecento aurei» (p. 168).
56 Geronzio

sogni. Poi, quanto di meglio c’era nella dispensa fu consegnato loro


per sottrarli alla grande condizione di bisogno e di fame. 11. Per di
più una donna di nobili origini era trattenuta dai barbari: essi riscat­
tarono anche lei per cinquecento monete d’oro e la restituirono ai
suoi. 12. Quindi ripresero di nuovo il viaggio, prendendo il mare in
direzione dell’Africa, dove soggiornarono sette anni, portando un
aiuto sostanziale ai prigionieri. 13. In seguito la beata lasciò l’Africa
e si imbarcò per l’Oriente insieme alla sua santa madre e al beato suo
fratello. Arrivarono ad Alessandria, dove beneficiarono dell’ospitali­
tà del santo vescovo Cirillo138, che li ricevette come si conveniva alla
sua santità. 14. San Nestore139 un uomo che possedeva il dono della
profezia, si trovava per l’appunto in città in quel tempo. Il beato vi si
recava abitualmente ogni anno per guarire i malati: aveva infatti que­
sto dono. 15. La santa di Dio, insieme alla madre e al marito Piniano,
entrò per vedere quell’uomo di Dio, attorno al quale si affollava tan­
ta gente. Nel tentativo di entrare i tre beati furono divisi dalla folla e
capitò che fosse il beato Piniano a entrare per primo. Chi veniva
dentro riceveva dell’olio dal santo 14°. 16. Guardando, san Nestore
osservò san Piniano e percepì in spirito chi fosse, per cui lo trasse
fuori dalla folla e se lo tenne presso di sé. Quindi, al seguito di una
folla numerosa, toccò alla beata Melania di entrare. Guardandola
allo stesso modo, la tirò da parte e la mise con suo fratello. Per terza
entrò la sua santa madre, egli la osservò e la pose insieme ai due. 17.
Quando la folla fu uscita, Piniano cominciò a raccontare quante sof­
ferenze avessero patito ed egli li istruiva come se parlasse a dei figli
suoi: «Non scoraggiatevi, perché fine delle tribolazioni è di rendere
compiuta la gioia. Infatti le sofferenze del tempo presente non sono
paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi» ax.

axRm 8,18.

138 Cirillo di Alessandria (370-444), patriarca di Alessandria e teologo im­


pegnato nella controversia cristologica che portò al Concilio di Efeso del 431.
139 Personaggio di diffìcile identificazione, cf. D. Gorce, Mélanie, cit., p.
191 in nota.
140 y q 3 4 precisa che quest’olio doveva servire «a liberare chi entrava
da diverse malattie» (p. 192).
Vita latina di santa Melania, 34, 10 - 35, 6 51

A G eru sa lem m e

35, 1. Così dunque, come rigenerati dal dono prezioso della


benedizione ricevuta e dai suoi molteplici incoraggiamenti, fecero
vela verso Gerusalemme, parlando delle sue virtù e, una volta en­
trati nella città, odorarono il Signore percorrendo i luoghi santi. 2.
Quindi trovarono ospitalità presso la santa Anastasis 141. Avevano
ancora una piccola somma di monete d’oro, che spesero per il tra­
mite di quelli che erano preposti [ai bisogni] dei poveri, dal mo­
mento che non volevano fare da sé quell’elargizione per non essere
notati per il bene che compivano: in tal modo custodivano sempre
l’umiltà142. 3. La beata affermava che erano venuti lì per desiderio
e per voto di umiltà affinché, avendo distribuito tutto in Cristo,
iscritti nel registro ecclesiastico143 potessero ricevere l’elemosina
insieme agli altri poveri. 4. In seguito, poiché il troppo ardore del­
la sua fede e l’astinenza non erano mutati, accadde che si ammalas­
se 144. 5. Poiché a motivo della volontaria povertà e della grande
sopportazione non aveva che un cilicio [per dormire]145 e poiché
molti servi di Dio e vergini desideravano venire a visitarla, una ver­
gine nobile per santità, vita e costumi, con grande deferenza le of­
frì un cuscino. 6. A mala pena potè chiedere che si degnasse di
accettarlo e che se lo mettesse sotto la testa 146. La beata infatti,
avendolo preso, lo utilizzava come un dono prezioso non per trar­
ne sollievo147.

141 Ricovero per pellegrini nella cinta del Santo Sepolcro, cf. P. Laurence,
Vie latine, cit., p. 222 η. 1.
142 II riferimento all’umiltà non è presente in VG 35.
143 Una sorta di registro dei bisognosi ai quali la chiesa locale assicurava
l’assistenza, cf. D. Gorce, Mélanie, cit., p. 194 η. 1.
144 Le cause della malattia non sono riportate da VG 35.
145 In greco σάκκιον, cf. P. Laurence, Vie latine, cit., p. 223 n. 5.
146 § non presente in VG 35.
147 II finale di VG 35 è differente: «Una nobile vergine le fece dono di un
cuscino. Una volta guarita tornò a dedicarsi alla lettura e alla preghiera, ren­
dendo al Signore un omaggio sincero» (p. 194).
58 Geronzio

36, 1. La beata rimaneva dunque insieme con sua madre nella


santa Risurrezione, vivendo appartata, compiendo ogni giorno il
suo ufficio divino e dedicandosi alla lettura148. Teneva in serbo nel
suo cuore il ricordo delle sacre Scritture149 [e] non aveva alcuna
fretta di farsi vedere da nessuno, a meno che non venissero dei ve­
scovi, la cui santità di vita era nota150, o dei santi padri: li accoglie­
va per nessun’altra ragione se non per la [sua] salvezza,
interrogandoli sulla dottrina e i segreti misteri delle divine Scrittu­
re. 3. Andava loro incontro con un saluto di deferenza e con la sua
solita compostezza e quindi, gettandosi ai [loro ] piedi, domanda­
va la benedizione151. 4. Una volta usciti, continuava nel suo lavoro
di scrittura152 e nel digiuno. 5. A sera, quando il luogo della santa
Risurrezione era stato chiuso dai custodi e tutti nel modo solito si
erano ritirati, uscita dalla cella fino alle porte della santa Anastasis,
vegliando, trascorreva la notte in orazione fino a quando non veni­
vano gli altri per recitare i salmi. 6. Quando la folla si era raccolta,
lei si faceva da parte, indulgendo un po’ al sonno che la natura esi­
geva. 7. Quindi, levatasi di nuovo sul far del mattino, si dedicava
alla [sua] attività abituale per fare a ogni ora quello che era gradito
a Dio 153.

37,1. In occasione dell’irruzione dei barbari in alcune reg


della Spagna, erano rimasti pochi possessi che non avevano potuto
vendere per l’invasione dei nemici. Quando però fu tornata la pace
inviò il più fidato dei suoi servi154 che ormai era stato affrancato.
Questi, entrato nelle predette proprietà, si era affrettato a vendere
una parte di esse e, fatto ritorno, aveva versato loro il ricavato che

148 VL 36 riprende qui il riferimento alla preghiera e alla lettura di VG 35.


149 Questa proposizione non è presente in VG 36.
150 VG 36: «che brillavano per la dottrina [έν τω λόγω διαλαμπόντων]»
(p. 194); D. Gorce propone altre versioni dell’espressione: «per eloquenza»
«per la scienza della Parola di Dio» (Vie Mélanie, cit., p. 195 n. 6).
151 § non presente in VG 36.
152 VG 36: «Scriveva, come sì è detto, su dei piccoli quaderni» (p. 194).
153 § non presente in VG 36.
154 VG 37: «un fedele, a cui Dio aveva toccato il cuore» (p. 196).
Vita latina di santa Melania, 36, 1 - 38, 4 59

non era poco. 2. La beata, vedendo questo [denaro] quasi strappa­


to dalla bocca del leone rese grazie a Dio e dispose immediata­
mente che tutto fosse distribuito per l’opera di Dio e disse a suo
fratello: 3. «Signor mio. voglio che andiamo in Egitto a vedere i
nostri maestri e i santi servi di Dio che abitano nel deserto, affinché
attraverso la visita e le loro preghiere possiamo ottenere misericor­
dia». 4. Il beato, sentendo [ciò], non fu contrario anzi, accogliendo
con gioia le sue parole, si affrettò a dare il consenso155. 5. Si leva­
rono quindi e partirono per l’Egitto, per visitare i monasteri dei
monaci santi e delle vergini e distribuire tutto [il loro denaro] in
base alle necessità di ciascuno156.

Il v ia g g io in E g it t o

38,1. Poiché l’obiettivo [di Melania] era di essere sempre a


ta a soccorrere gli altri, andarono da un uomo assai santo di nome
Efestione. Una volta entrati da lui, dopo l’orazione, la santa comin­
cio a pregarlo affinché si degnasse di accettare per i suoi bisogni
quelle poche monete d’oro che gli offrivano. 2. Questi, opponendo­
si con fermezza, rifiutava l’offerta e diceva che non aveva bisogno di
denaro per le sue necessità. 3. Poiché con nessuna preghiera si con­
vinceva ad accettare, gli fu chiesto se, nel tempo che ripartivano, co­
me era costume, volesse dire un’orazione157. Mentre questi, chinan­
do la testa, pregava il Signore per loro, la santa perlustrò la cella per
vedere dove potesse lasciare il denaro che, offerto, era stato rifiutato.
4. Ma non trovò alcunché che potesse servire all’occorrenza, perché

ay Am 3,12.

155 VG 37 aggiunge a questo punto: «Apprestandosi ad intraprendere


questo viaggio spirituale, pregò la sua santa madre perché presso il monte de­
gli Ulivi le costruisse una cella con dentro delle assi per trascorrervi un deter­
minato tempo in esichia» (p. 196); dal punto di vista lessicale l’«esichia»
indica la condizione di raccoglimento del monaco in costante orazione a Dio.
156 Questo § nel testo greco è riportato all’inizio del cap. 38.
157 Questo periodo non è presente in VG 38.
60 Geronzio

nella cella non c’era nulla che appartenesse a quell’uomo santo, fatta
eccezione di una stuoia sulla quale si coricava e, in un angolo, un ce­
stino con qualche biscotto e un vaso con un po’ di sale158. Appena
lo vide, la beata vi nascose i pochi soldi. Ascoltata la preghiera, se ne
andarono in fretta affinché il servo del Signore, trovatili, non glieli
restituisse. Si affrettarono perciò a fuggire. L’uomo di Dio però, ri­
pensando alle preghiere che la beata gli aveva fatto perché accettas­
se, fu mosso al sospetto e, messosi subito a ispezionare, trovò le mo­
nete che aveva rifiutato. Si mise così a correre in maniera velocissima
e a inseguire i santi. 5. Questi avevano già attraversato il fiume, quan­
do giunse sulla riva [Efestione] il quale, gridando, disse: «Vi prego,
perché mi ha avete lasciato quello che in un deserto non mi è neces­
sario? Se lo trattengo, dovrò correre il rischio [che vengano] i ladri».
E la beata di rimando: «Se vuoi, dallo ai poveri; il Signore si è degna­
to di realizzare il mio desiderio». 6. E l’altro disse: «E dove andrò a
trovare dei poveri, se non lascio mai il deserto. Prendeteli voi e fate
in modo di darli ad altri». 7. Poiché a nessuna condizione [la santa]
aveva voluto riprendersi quello che una volta aveva dato, non poten­
do attraversare il fiume, questi scagliò e sommerse nel profondo del
fiume il denaro che aveva in mano. 8. Poiché molti monaci e vergini
non volevano accettare, [Melania] faceva l’offerta di nascosto, tanto
ardente era il [suo] desiderio che quanti ne avesse visto ricevessero
qualcosa da lei. Sapeva infatti che da quest’opera non poco vantag­
gio sarebbe derivato all’anima suaaz.

39,1. Girando in Egitto159 giunsero ad Alessandria e qui f


ro visita a molti santi, tra i quali c’erano uomini ammirevoli come
gli archimandriti dei [monaci] Tebennesioti160, Vittore di Zeugi-

az Cf. Mt 6,19-20.
158 y q 3 8 aggiunge: «profondamente colpita dalla indicibile e celeste
ricchezza del santo, nascose il denaro nel vaso» (p. 198).
159 VG 38: «D opo questo giro, giunsero...» (p. 200).
160 Si tratta dei monaci appartenenti ai monasteri pacomiani d’Egitto a
partire dalla prima fondazione sorta intorno al 320 a Tabennisi nell’Alto Egit­
to. VG 39 usa il singolare: «l’archimandrita» (p. 200), cf. D. Gorce, Mélanie,
cit., p. 200 η. 1.
Vita latina di santa Melania, 38, 4 - 40, 3 61

tana161 ed Elia, sacerdoti degni di Dio, e un prete santo di Alessan­


dria. 2. [Melania] si affrettava a raccogliere per sé il frutto delle
benedizioni [che provenivano] da ognuno dei santi. 3. Essi si reca­
rono a Nitria [e] in quei luoghi detti delle Celle162 dove [la donna]
fu magnificamente ricevuta dai santi padri che abitavano lì, perché
avvertivano in lei uno spirito virile. 4. Rimase presso di loro per al­
cuni giorni quindi, riunitisi, i santi padri la benedissero e la conge­
darono in pace come [se si trattasse] di una loro santa e propria
madre.

I l r it o r n o a G e r u sa l e m m e
E LA COSTRUZIONE DI UN MONASTERO FEMMINILE

40, 1. Tornarono dunque di nuovo a Gerusalemme, soppor­


tando con grande fatica le intemperanze del clima163.2. Nel venire
trovò che sul santo Monte degli Ulivi la sua santa madre aveva rea­
lizzato per lei alTintemo una cella di pietre, come aveva chiesto che
venisse fatto 164 per poterci vivere in silenzio. 3. Dopo la santa Epi­
fania saliva alla cella, vi entrava e, chiusasi [dentro], non lasciava il
cilicio, la cenere e l’astinenza. Aveva con sé solo una giovane a servi­

161 Seguo la congettura di Laurence (fondata sul Rampolla, Melania


Giuniore, cit., p. LXVII) che intende «Zeugites» come «un termine che desi­
gna l’origine africana di Vittore» (Vie latine, cit., p. 230 n. 3), essendo la Zeu-
gitana una piccola provincia dell’Africa romana. VG 39 propone un testo
differente: «[essi incontrarono]... il santo abate Vittore e i religiosi padri e
egumeni detti zeugiti e un altro padre santo chiamato Elia» (p. 200). Secondo
Gorce «zeugiti» starebbe a indicare «dei monaci che vivevano a due a due o
della Zeugitana» (D. Gorce, Mélanie, cit., p. 201 n. 3).
162 Gli insediamenti delle Celle, di Nitria e di Scete costituiscono i tre
centri del monacheSimo eremitico egiziano.
163 VG 40 si presenta più esteso: «I beati fecero ritorno a Gerusalemme
riportando un ricco bottino di pietà e dopo aver compiuto con tanto ardore
l’opera del servizio del nostro Signore, entrambi si ammalarono per le intem­
peranze del clima» (p. 202).
164 Cf. VL 37 ,4 in nota.
62 Geronzio

zio165, si alimentava soltanto il sabato e la domenica e non riceveva


nessuno se non la santa madre e suo fratello e questi [solo] in certi
giorni. Talvolta accoglieva anche sua nipote, la vergine Paola166, che
veniva a vederla. Fu lei [se. Melania] a mostrarle la via di Dio e,
istruendola su tutti i comandamenti di Dio, le fece raggiungere una
grande astinenza e umiltà. 4. La vergine a suo servizio ci diceva che
spesso, quando a Pasqua si alzava167, sul cilicio che era steso sulla
cenere trovava dei vermi enormi.

41, 1. Con un tale [spirito di] sopportazione trascorse quat­


tordici anni a Gerusalemme, esercitando se stessa in tutte le sante
pratiche e nella vita celeste. Capitò che la madre se ne andasse al
Signore. 2. Deposto il suo corpicino santo168, lo seppellì sul Monte
degli Ulivi e lei stessa rimase lì senza voler più tornare in seguito in
città. 3. Dopo aver trascorso un anno in una cella buia in grande
astinenza e nel pianto, fece per sé sullo stesso santo monte un mo­
nastero e pregò suo fratello di raccogliere per lei poche vergini. 4.
Ne giunsero più o meno novanta che la beata istruiva con il suo
esempio e ammoniva con dolcezza, dicendo loro di non farsi vedere
affatto con uomini. 5. Perché non avessero occasione di uscire, fece
costruire una cisterna e lei stesso ordinò che venisse [loro] fornito
in abbondanza quanto le necessità del corpo esigevano, perché ve­
nissero preservate dagli sguardi degli uomini. 6. Circa il modo con
cui, istruendole sulle cose divine e con preghiere, riconduceva sulla
via di Dio quelle che erano disturbate da pensieri diabolici, non sta
a noi dirlo ma a coloro che con più compiuta sapienza possono cor­

165 In VG 40 il riferimento a questa persona viene fatto solo successiva­


mente.
166 Paola è la figlia di Leta a cui Gerolamo scrive una epistola su come
educarla (Ep. 107, PL 22, 867-878); Leta a sua volta è sorella di Albina, la ma­
dre di Melania. Paola è dunque sua cugina, come viene più correttamente
espresso in greco (ή άνεψιά). Laurence trae da questo errore una prova forte
del fatto che il testo latino sia stato ricopiato dal greco (Vie latine, cit., p. 233
n. 5).
167 VG 40: «quando a Pasqua usciva» (p. 204).
168 VG 41 aggiunge: «con molto onore e salmodiando» (p. 204); la mor­
te della madre Albina è fatta risalire al 431.
Vita latina di santa Melania, 40, 3 - 4 2 , 2 63

reggere i nostri errori. Ne riferirò tuttavia qualcosa qui. Grazie


all’emulazione [che ispirava] la sua castità, lei toglieva delle donne
dai luoghi di malaffare e le offriva a Dio, conoscendo quel detto
secondo il quale chi ha estratto ciò che è prezioso da ciò che è vile
sarà come la mia boccahi. 7. Poiché tutte desideravano stare sotto la
sua guida, non accettò di essere la superiora del suo monastero in
ragione della grande umiltà ma stabilì che fosse un’altra a dirigerle
mentre lei si dedicava solo alla preghiera bb e al servizio dei santi. 8.
E se qualche volta la madre che era stata messa loro a capo si mo­
strava piuttosto dura, la beata, che amava le sorelle, prendeva quel­
lo che serviva alle loro necessità e glielo forniva, porgendolo a
ciascuna di nascosto169, di modo che entrando lo potessero trova­
re, all’insaputa della loro madre [superiora]. 9. Tuttavia, alla lunga,
le sorelle capirono che era la beata a fare questo. 10. Scrisse170 an­
che a un certo Lauso 171, un uomo pio e ciambellano imperiale,
perché, adoperandosi attivamente per i su o i172 meriti, ordinasse
che all’interno dello stesso santo monastero degli Ulivi fosse fatta
una vasca di modo che, quando ne avessero avuto bisogno, non ri­
schiassero di essere disturbate in città e non si creasse l’abitudine
di parlare con uomini. La distanza è infatti di mille passi173.

G l i in s e g n a m e n t i s p ir it u a l i

42,1. Le istruiva sempre sulle virtù e sull’obbedienza. Rig


do ad altro, che era il più, lo lascio a chi, come ho detto prima, ha
più sapienza174. 2. Le ammaestrava con compiutezza sulla sobrie-

ba Ger 15,19. bb Cf. 1 Cor 7,5.


169 y q 4 1 aggiunge: «sotto la stuoia» (p. 206).
170 § non presente in VG 41.
171 A questo importante funzionario imperiale ai tempi di Arcadio e Te­
odosio II è dedicata la Storia lausiaca di Palladio, una raccolta, redatta intorno
al 419-420, di vite di monaci del deserto egiziano e dell’area palestinese.
172 Di Melania.
173 Monastero e città distano circa 1500 metri.
174 Cf. supra, VL 41, 6.
64 Geronzio

tà, sulla sapienza e sul modo con cui dovevano resistere ai pensieri
diabolicibc, come pure sull’umiltà, sullo stare in preghiera e sulle
veglie notturne. Diceva loro: 3. «Considerate, dilette mie figlie, in
che modo il vostro spirito debba attendere alla salmodia e alla pre­
ghiera, a quale Signore chiedete la remissione dei peccati o da Chi
sperate di ricevere il regno dei cieli175. 4. Se infatti vi trovaste di
fronte a un qualche grande signore o a una persona importante,
quale timore e quale pudore non invaderebbe il vostro volto! E ora
ricordate, figlie mie, che né gli angeli né gli arcangeli hanno potuto
degnamente glorificare la sua terribile maestà, quanto più [non
possiamo farlo] noi che siamo tanto misere e piccine! E poiché è
degli angeli salmodiare alla sua invisibile virtù, noi dobbiamo reci­
tare i salmi con molto timore e pensare che, sedendo nell’alto [dei
cieli] insieme con i suoi angeli sul trono della sua gloria, egli ci
guarda e vede il nostro cuore».

43, 1. A proposito dell’amore reciproco che esse dovevano


avere tra di loro, ogni giorno le ammoniva assolutamente e diceva:
«Vedete come, leggendo ogni giorno, dovete ritenere le divine
Scritture e i precetti, sapendo che la carità copre una moltitudine di
peccatibd. Infatti se una di voi pratica ogni virtù, l’astinenza, il di­
giuno, le veglie, le preghiere, la castità, ma non ha la carità176, non
le serve a niente - come dice l’apostolo Paolo: Se avessi fatto tutto,
ma non avessi la carità, non sarei nulla» be. 2. Poiché in ogni cosa

bcCf. lP t5 ,8 - 9 . bd 1 Pt 4, 8. bel C o r l 3 ,2 .

175 VG 42 presenta il contenuto dei §§ 2-3 in maniera più esplicita: «Tut­


ta la sua cura consisteva nell’istruirle sulle opere spirituali e sulle virtù affinché
presentassero intatta la verginità delle loro anime e dei loro corpi a Cristo, fi­
danzato celeste e Signore. In primo luogo [insisteva] sul dovere di tenersi sve­
glie e di non essere indolenti durante la liturgia notturna e di resistere con
vigilanza ai pensieri malvagi e di non permettere che l’attenzione fosse distol­
ta ma di concentrarsi con la mente sulla salmodia. Diceva: “Considerate, so­
relle, con quale timore e attenzione i sottoposti si presentano davanti ai
signori mortali della terra. E noi, accostandoci al re terribile e celeste con qua­
le timore e tremore dobbiamo compiere la nostra liturgia?”» (p. 208).
176 L’elencazione delle virtù manca in VG 43.
Vita latina di santa Melania, 42, 2 - 44, 4 65

che lei faceva e insegnava, umiliava sempre se stessa, come se non


sapesse niente e lo avesse sentito da altri santi dottori177, diceva
che «il diavolo può imitare in tutto i servi di Dio; nel digiuno, per­
ché lui, da quando è stato creato, non ha mai mangiato e, se si par­
la di veglie, non ha mai dormito; però la carità e l’umiltà non le può
imitare. 3. Per quanto è in voi, amatevi reciprocamente; aborrite la
superbia a causa della quale il diavolo è stato gettato fuoribf. Fug­
gite la gloria di questo mondo perché passerà come un fiore di cam­
po bs. In tutti i casi riconoscete Dio e conservate una fede salda.
Questa è infatti il fondamento di tutte le virtù; custodite la santità
dell’anima e del corpo, senza la quale nessuno vedrà bh Dio. Il Si­
gnore infatti ha onorato la verginità così da poter nascere da una
vergine e diventare la salvezza del m ondo»178. 4. Se vedeva che una
di loro stava troppo in astinenza, perché non si insuperbisse della
sua elevazione, approfittava dell’occasione e diceva: «Dicono i san­
ti che la vita dei monaci e la [loro] astinenza devono essere come la
sposa che, abbigliata per il talamo nuziale, non può portare calza­
ture nere, ma deve indossare un altro ornamento, allo stesso modo
anche il digiuno deve essere la più piccola di tutte le virtù».

44, 1. Molte cose poi insegnava sull’obbedienza, dicendo che


senza obbedienza non possono stare neanche quelli che sono nel
mondo e faceva l’esempio, dicendo: «Vedete i principi e ogni dignita­
rio: uno comanda sull’altro; e nelle case dei laici uno è superiore all’al­
tro. 2. Considerate anche come nella santa Chiesa di Dio gli stessi
vescovi siano sottomessi al primate dei vescovi e il primate dei vesco­
vi al sinodo179. 3. Tutti e tutto sono debitori all’obbedienza e senza di
essa non c’è niente di buono. Solo alle persuasioni diaboliche non è
bene obbedire» 18°. 4. Esponeva anche ciò che uno dei santi, che ave-

bfC£ Gv 12,31. bs 1 Pt 1,24. bhE b l 2 , 14.

177 «Poiché... dottori» manca in VG 43.


178 Questo periodo manca in VG 43.
179 § non presente in VG 44.
180 P. Laurence nota che in VG 44 il corrispondente dei §§ latini 1-2 è più
ricco e convincente (Vie latine, cit., p. 242 n. 2). Il testo greco aggiunge una
66 Geronzio

va un discepolo, gli diceva nell’intenzione di istruirlo sull’obbedienza


e sulla pazienza: «Prenditi una frusta, va’ in quel luogo e da’ una le­
zione a quella statua». Obbedendo al comando, [il discepolo] andò e
fece come gli era stato ordinato. Quindi tornò indietro e chi lo aveva
mandato gli chiese: «Cosa ti ha detto o risposto la statua?». Quello
disse: «Niente, signore». [Il monaco] lo fece tornare di nuovo, dicen­
dogli: «Va’ adesso e colpisci nuovamente la statua». [Il discepolo]
andò, fece [come gli era stato detto] e tornò. Gli chiese ancora una
volta: «Cosa c’è, figlio. Non ti ha risposto nulla?». Disse: «Niente, si­
gnore». Allora gli parlò [così]: «Impara, figlio, se uno vuole essere
salvo, così deve patire ingiurie e sopportare, essere percosso e non
opporsi, proprio come quella statua»181. 5. «Voi dunque, figlie mie,
rispettate l’obbedienza. L’obbedienza è infatti questo: non fare ciò
che si vuole ma quello che è ordinato dal Signore. Viceversa, se uno
fa quello che vuole, questa non è obbedienza, ma volontà perversa
del proprio vizio; e se uno vuole compiacere se stesso e non il suo
prossimo, a sua edificazione, a costui capiterà quello che disse il pro­
feta: “Il Signore ha disperso le ossa di chi ha compiaciuto se stesso e
quelli che Dio ha respinto è necessario che siano confusi”» bi.

45, 1. Circa il digiuno [Melania] moderava [le sorelle] così da


non costringerle a digiunare troppo182 ed essere rese fiacche nelle
altre virtù e le lasciava libere in base alla fragilità della propria na­
tura, 2. dicendo: «Il Signore conosce l’animo e la volontà di ognu-

b iCf. Sai 52, 6.


bella definizione di obbedienza, ripresa solo in parte più sotto nel § 5: «L’ob­
bedienza consiste in questo: fare ciò che non vuoi per la soddisfazione di chi
ti comanda e fare violenza a te stessa» (p. 212). Il tema del fare violenza a se
stessi per andare contro la propria volontà è tipico della letteratura monastica,
cf. Alph. Zaccaria 1, P G 65, 180: «Secondo me, padre, farsi violenza in tutto,
questo è un monaco» o anche Isaia, Asceticon, Logos 30, 6 A: «L’abate Or ri­
spose: “Che ho da dirti? Va’ e fa’ quello che vedi. Dio sta con chi si supera
oppure si fa violenza in tutto”» (p. 277).
181 Si tratta di un apoftegma ricorrente nella letteratura monastica, cf.
Alph. Anub 1, P G 65, 129; Isaia, Asceticon, Logos 30, 2, p. 269.
182 II tema della misura non è presente in VG 45 che parla solo di libertà.
Vita latina disanta Melania, 44, 4 -47, 2 67

no e se uno, pur potendo, non fa una cosa, dovrà dare conto a Dio.
Uno non può dire a Dio: “Avevo mal di stomaco” o a un’altra par­
te del corpo. Costui non ha alcun motivo di scusa bi perché, pur es­
sendo nelle sue possibilità, non ha operato il bene. 3. Sappiate
sopportare per essere giudicate giuste; lottate per entrare per la
porta stretta bk; sappiate soffrire un po’ per ricevere molto; disprez­
zate le cose terrene per conseguire quelle celesti».

L a l it u r g ia

46, 1. Nelle ore notturne le svegliava per la preghiera, non


quando gli altri si alzano per andare in Chiesa, ma secondo la parola
profetica del santo Davide: Nella notte ricordo il tuo nome, Signorebl,
e: Precedo l’aurora e grido aiutohm; metteva in evidenza l’ora, dicen­
do: «Nel cuore della notte mi alzo a renderti grazie^. 2. In chiesa non
si fa così perché in essa si radunano i laici, noi invece dobbiamo al­
zarci prima per rendere gloria al Signore. Infatti se ci alziamo sazie
di sonno, qual è la nostra grazia? Dobbiamo sforzarci in questo com­
pito perché i violenti si impadroniscono del regno dei cieli» 183.3. Do­
po aver compiuto la funzione stabilita, le faceva dormire un po’
perché potessero sempre dedicarsi a questo ufficio, soprattutto in
ragione del fatto che il sesso [femminile] è più debole e fragile184.

47, 1. Aveva fissato questa regola per l’ufficio notturno: fare


senza interruzioni tre responsori, tre letture e, a mattutino, quindici
antifone185. 2. Quindi si pregava all’ora terza, perché a quest’ora lo
Spirito Santo discesebo, all’ora sesta soprattutto, perché a quest’ora

biR m 2 , 1. bk Mt 7, 13. bl Sai 118, 55. bm Sai 118, 147. Sai


118,62. bo Cf. At 2, 4.
183 Mt 11, 12; il tema del «farsi violenza», nel senso di rinunciare alla
propria volontà, è già presente in VG 44, cf. supra, VL 44, 3 e relativa nota.
184 Questa motivazione non è presente in VG 46.
185 La frase presenta ambiguità di interpretazione relativamente al modo
in cui si svolgeva questo ufficio, cf. D. Gorce, Mélanie, cit., p. 216 η. 1.
68 Geronzio

il fedele Abramo ha accolto gli angeli bP, e all’ora nona, perché nella
stessa ora uno storpio fu guarito dai santi apostoli b(i ma anche per­
ché Daniele, l’uomo prediletto br che da tempo ci ha insegnato questi
tre momenti, pregava tra volte al giorno bs; [si pregava] poi ai vespri,
perché dopo la risurrezione dai morti, Cristo, andando con san
Clèopa, si manifestò al tramonto del solebt; e il Signore, parlando in
senso figurato, mostra ciò anche nei santi vangeli giacché, il padrone
di casa uscito a chiamare i lavoratori per la sua vigna, li convoca
all’ora terza, sesta, nona e undicesimabu. 3. [Le] richiamava a cele­
brare questo [ufficio] anche il sabato, la domenica e giorni festivi:
«Se nei singoli giorni la preghiera è buona, tanto più è necessaria
nella risurrezione di nostro Signore perché con più facilità, nell’esul­
tanza degli angeli e delle [creature] celesti, vengono esaudite le pre­
ghiere di chi prega»186.

48, 1. Se qualche volta capitava che fossero affaticate per il


troppo sforzo delle veglie e la beata, avendone compassione, conce­
deva loro un po’ di riposo, erano le stesse sorelle, per la salutare sua
dottrina e per la grande e caritatevole bontà che mostrava verso di
loro a non risparmiarsi e a dirle: «Se tu, che sei nostra madre e mae­
stra, non manchi di sovvenire alle nostre necessità corporali e spiri­
tualibv, perché anche noi non dovremmo tanto più obbedire a Dio e
ai tuoi precetti?». La beata, udendo ciò, gioiva con loro perché par­
lava ad orecchie che la sentivano e che la capivano. 4. Costruì loro
un oratorio nel monastero e vi elevò un altare perché potessero par­
tecipare ai divini misteri. Fatta eccezione dei giorni festivi, veniva
celebrata una messa per loro, nel giorno della Passione, che è il sesto
della settimana187, e una in quello della Risurrezione188. 5. Vi pose
poi le reliquie dei santi Zaccaria profeta e Stefano protomartire, dei

bP Cf. Gen 18, 1-33. N Cf. At 3, 1-10. br Dn 9, 23. bs Cf. Dn 6,


11. b‘ C f .L c 2 4 ,13-35. bu Cf. M t2 0 ,3-6. bv Cf. Rm 15,27.

186 La proposizione causale manca in VG 47.


187 Cioè il venerdì, secondo il calendario latino cristiano; VG 48 lo indi­
ca con il termine di parasceve (p. 218).
188 Cioè la domenica.
Vita latina di santa Melania, 47, 2 - 49, 3 69

santi Quaranta [martiri] di Sebaste, e di altri i cui nomi sarebbe lun­


go dire. 6. Si adoperava perché ogni giorno facessero tre letture af­
finché, grazie alla dottrina e all’annuncio della Chiesa, la loro mente
attendesse sempre al bene per il tramite dei testi stabiliti. La santa
diceva: «Ricordatevi che, come oggi la regola è rispettata, così lo de­
ve essere fino alla fine dei tempi»189.

L a m o r t e d i P in ia n o
E LA COSTRUZIONE DI UN MONASTERO MASCHILE

49, 1. Ma ritorniamo a quello che è il nostro proposito190. Il


suo beato fratello fu preso e riposò nel Signore otto anni prima che
lei morisse, avendo Dio disposto così191. 2. Dopo la morte di quel­
lo, costringendo se stessa ad aspri digiuni e a preghiere, la beata
rimase per tre o quattro anni nelVApostolium192 che lei aveva poco
prima fatto fare, nel quale erano stati deposti sia la sua beata ma­
dre sia il fratello. 3. Poiché vedeva che la chiesa non aveva monaci
e che il servizio era trascurato, sopravvenne in lei un sacro deside­
rio di fare una dimora per i santi uomini per viverci e consacrarsi
ogni giorno alla preghiera e alla salmodia nella chiesa della santa
Ascensione e nella grotta dove il Signore parlò con i suoi discepoli
della fine dei tempibw. Ogni volta che voleva dare inizio a ciò che
desiderava con speranza e con fede, un’opera davvero grande, ne
veniva impedita da qualcuno che diceva che non avrebbe potuto
portarla a termine se l’avesse cominciatabx per via della grande po­
vertà. Mentre [ci] pensava, ecco che un uomo pio, amante di Cri­
sto, offrì duecento monete d’oro. Avendole prese, rese grazie a Dio

bw Cf. Mt 24-26. bx Cf. Le 14,29-30.


189 § non presente in VG 48.
190 Ovvero alla narrazione della storia di Melania, cf. Prologo 10.
191 Piniano muore nel 431-432, mentre Melania sarebbe morta nel 439.
192 «L ’Apostolium è una cappella eretta da Melania in onore degli apo­
stoli in memoria dei diversi incontri che essi avevano avuto con Cristo sul
Monte degli Ulivi» (D. Gorce, Mélanie, cit., p. 220 n. 3).
70 Geronzio

e chiamò la mia modesta persona - io infatti le stavo vicino perché


era stata lei a togliermi dal mondo e a offrirmi a Dio e Cristo aveva
condotto me, pur non essendone degno, al rango di sacerdote193.
[La beata] mi disse: «Prendi queste duecento monete e provvedi
subito per gli operai. Si raccolgano le pietre e si cominci a fare il
monastero maschile perché, finché sono viva e ci sono, possa vede­
re che viene svolto rapidamente il servizio di Dio [e] perché le ossa
del mio signore e fratello e di mia madre abbiano ristoro a opera di
costoro che servono Dio». Si cominciò subito ad edificarlo e, con­
sentendo il Signore alla fede della sua serva, la grande e ragguarde­
vole opera fu completata in quello stesso anno. Chi vide ciò rimase
ammirato, dichiarando che non si sarebbe potuto realizzare senza
il favore della provvidenza divina. I santi servi di Dio vi abitavano
e compivano nella più grande gloria il servizio di Dio sia nella san­
ta chiesa dell’Ascensione sia neìl’Apostolium, dove la santa madre
e il suo fratello riposavano.

In v ia g g io v e r so C o st a n t in o p o l i

50, 1. Mentre si dedicava a questi compiti e rendeva nella più


grande gioia grazie a Dio, le giunse una lettera da suo zio Volusiano,
un prefetto194 [che diceva] che andava a Costantinopoli per inter­
cedere presso la pia imperatrice Eudocia, che voleva sposare il no­
stro piissimo imperatore Valentiniano. 2. Ricevuta la missiva, fu
toccata nel cuore e desiderò vedere suo zio, in primo luogo per ef­

193 Un’altra Melania, l’Anziana (350-410 circa), nonna di Melania, che


aveva fondato a sua volta un monastero presso Gerusalemme (cf. HL 54, 6,
248), aveva offerto ospitalità ad Evagrio Pontico, in fuga Costantinopoli, e
l’aveva rivestito un santo abito (cf. H L 38, 9, 198).
194 Rufus Antonius Agrypnius Volusianus, fratello di Albina, aveva rico­
perto diversi importanti incarichi nell’amministrazione dell’Impero; era stato
proconsole in Africa (411-412), prefetto a Roma (421), prefetto del pretorio
(428-429) e nel 436 ambasciatore di Valentiniano III a Costantinopoli dove
morì nel 437 (cf. D. Gorce, Mélanie, cit., p. 224 η. 1).
Vita latina di santa Melania, 49, 3-52, 1 71

fetto della provvidenza divina195 perché voleva che la sua anima


fosse salvata: era infatti ancora pagano196. Al pensiero seguirono i
fatti. La settimana dopo lasciò Gerusalemme, raccomandando a
tutti i santi di pregare che questo progetto venisse da D io 197. Te­
meva infatti sempre di fare qualcosa che andasse contro la volontà
di D io 198.

51,1. Iniziato il viaggio, chi può dire o è capace di narrare


me nelle singole località e città venisse onorata dai santi vescovi e
dalla gente?199. 2. Avresti potuto vedere in ogni città chi da molto
tempo stava in solitudine che accorreva, desideroso di conoscere
colei che avevano sentito che brillava di virtù200. Quando la vede­
vano i santi monaci e le vergini non volevano più tornare perché i
loro animi non si saziavano della sua visione e delle sue parole; e
quando veniva l’ora di andarsene, a motivo del desiderio di lei, tut­
ti erano toccati dalla commozione.

52, 1. Poiché è bene tenere nascosto il segreto del re, ma glo­


rioso e giusto rendere manifeste le opere di Dio bv, la beata entrò a
Tripoli con i suoi201. Lì si trova il martyrium di san Leonzio nel
quale, per intercessione del santo martire, si compiono molti mira-

byTb 12,7.

195 V G 5 0: «toccata dalla grazia dall’alto» (p. 224).


196 Volusiano apparteneva alla cerchia degli amici di Rutilio Namaziano,
cf. P. Laurence, Vie latine, p. 253 n. 9 e D. Gorce, Mélanie, cit., p. 224 η. 1.
197 yQ 50; «che il suo viaggio fosse secondo la volontà di Dio» (p. 224).
198 Questo periodo conclusivo manca in VG 50.
199 VG 51 si sofferma maggiormente sulle virtù di Melania e sul consen­
so, pieno di ammirazione, che suscitava il suo passaggio tra monaci e vergini
(cf. p. 224-226).
200 § non presente in VG 51 .
201 II periodo nella versione latina risulta poco chiaro. VG 52 scrive in
maniera più esplicita: «Il miracolo che il Signore fece a Tripoli per suo tramite
ho creduto che non fosse prudente passarlo sotto silenzio infatti, come dice la
Scrittura: È bello tenere nascosto il segreto del re, ma è glorioso rivelare le opere
di Dio (Tb 12, 7)».
72 Geronzio

coli. La beata prese dimora lì. 2. Giacché molti animali [da tiro]
erano necessari per quelli che erano con lei, accadde che un fun­
zionario di nome Messala si mostrasse duro e che facesse moltissi­
me difficoltà a dare il biglietto 202 e a fornire le bestie. 3. La beata
era angustiata e si fermò a pregare presso il santo martire dalla sera
fino a che non vennero gli animali; quindi ripartì insieme a quelli
che erano con lei. Non avevamo ancora fatto sei o sette miglia che
il predetto funzionario Messala ci inseguì con una vettura pubbli­
ca, ci raggiunse e ci chiese: «Dov’è il prete?». 4. Ed io che non ero
pratico di questioni pubbliche203, preso da timore, cominciai a pa­
ventare che, a motivo della presenza di una personalità204, revo­
cando [il permesso], fosse venuto a riprendersi gli animali, scesi e
dissi: «Sono io, cosa comandi, figlio?». Questi rispose: «Voglio
prosternarmi davanti alla santa ed esserne benedetto». Giunto da
lei, le prese i piedi e disse: «L a tua santità mi perdoni: non sapevo
che fossi tu. Perciò ho tardato un po’ nel darti gli animali e ora so­
no corso a chiedere scusa perché tu non abbia risentimento nei
miei confronti e Dio non si adiri». 5. Allora la santa gli disse: «Dio
ti benedica, figlio, perché, anche se in ritardo, ci hai lasciato anda­
re». E subito prendendo le monete205 che gli avevo dato come
mancia, me le restituì. Vedendole, non le volli accettare, 6. pensavo
infatti di avergli dato poco e gli dissi: «Se è poco, ne aggiungiamo
altrettante; queste non le prendiamo»206. Egli disse: «Queste non
le tengo e altre non ne prendo». Supponevo che avesse paura di
essere accusato al palazzo. Gli risposi: «Non temere, figlio, noi non
siamo di quelli che vanno dappertutto; facciamo [questo] viaggio
spinti dalla necessità. Fidati che non diremo niente di male su di te;
non si confà ai servi di Dio agire così». 7. Alla fine cominciò a con­

202 Melania e il suo seguito si servivano del «cursus publicus» per andare
a Costantinopoli; l’utilizzo di una vettura pubblica richiedeva una particolare
autorizzazione da parte dei funzionari governativi (cf. D. Gorce, Mélanie, cit.,
p. 226 n. 2).
203 VG 52: «di viaggi» (p. 226).
204 Questa motivazione è assente in VG 52.
205 V G 52 parla di «tre monete d’oro» (p. 228); cf. infra, § 7.
206 § non presente in VG 52.
Vita latina di santa Melania, 52, 1 - 53, 2 73

fessarsi a noi e alla santa e a dire: «Credetemi, beati e la stessa san­


ta, che per tutta la notte io e mia moglie siamo stati castigati dal
santo martire Leonzio e, usciti entrambi, insieme siamo corsi al
martyrium, per vedere se vi avessimo trovati. Poiché eravate già
partiti, con fatica sono riuscito a riprendervi con i cavalli di posta.
Mia moglie infatti vi supplica per mio tramite perché non ha potu­
to venirvi dietro. Vi preghiamo di perdonarci e di pregare per noi
che eravamo all’oscuro». Allora, udendo ciò, rendemmo grazie a
Dio e così [ci] prendemmo quelle tre monete, mentre il funziona­
rio tornò indietro, ricevuta la benedizione dalla beata. 8. E poiché
tutti eravamo stupiti di questo, la beata ci disse: «Abbiate fiducia,
dal momento che il nostro viaggio viene da Dio». E noi, di riman­
do, pregammo la santa di indicarci la causa del mistero207. Suppo­
nevamo infatti che qualcosa le fosse stato rivelato. E poiché per
diverse ore non aveva voluto dirlo davanti a tutti, a me in segreto si
degnò di riferirmi questo208: 9. «Per tutta la notte, vegliando, ho
pregato il Signore e il santo martire di darci un segno, se il nostro
viaggio era secondo Dio, cosa che fece per il tramite di questo fun­
zionario che ci bloccava la strada». Da allora, facendo il viaggio,
procedevamo con gioia e con gioia eravamo accolti da tutti. 10.
Molti poi dicevano di aver avuto delle visioni al suo arrivo209.

A C o s t a n t in o p o l i

53, 1. Giungemmo a Costantinopoli e, prima di entrare nella


città, [la beata] si sentiva inquieta in quanto era straniera210. 2. Ap­

207 VG 52 solo «la causa» (p. 228).


208 In VG 52 Melania si rivolge a tutti e non c’è traccia di questo collo­
quio privato.
209 § non presente in VG 52.
210 VG 53 spiega meglio i motivi di questa inquietudine: «la santa veniva
da una grande ascesi ed esichia per entrare in una così grande città imperiale»
(p. 228).
74 Geronzio

pena giunse al martyrium di santa Eufemia 2n, con l’animo triste,


entrò e adorò il Signore. Subito si sentì un profumo soave e fu con­
fortata da una grande consolazione212. Quindi, come conveniva alla
sua fede, fu ospitata presso Lauso di beata memoria213. Dopo questi
fatti trovò suo zio malato, e ciò per decisione di Dio. Egli, avendola
vista da tanta gloria e grandezza mondana mutata in una tale umile
condizione, restò meravigliato e cominciò a piangere e a dire214: 4.
«O se potessi sapere in che modo fu allevata, meglio di tutta la no­
stra famiglia, come la pupilla dell’occhio, come la rosa o il giglio
quando comincia a fiorire!»215. 5. Allora la santa, vedendo che era
malato, rimase insieme a lui a insegnargli e a istruirlo circa la fede nel
Signore nostro Gesù Cristo e sulla risurrezione di vita eterna. 6. Poi­
ché la beata pensava di suggerire ad Augusto e all’imperatrice di fare
opera di persuasione su di lui, egli se ne accorse e disse di non volere
comunicare a nessuno che avrebbe obbedito alla sua volontà e alle
sue amabili frasi216. 7. Tuttavia la beata non se ne stette ferma, ma
pregò il santo vescovo217 e alcuni notabili di andare da lui e di dirgli
quello che lei stessa aveva domandato. Ma lui, che era di mente acu­
ta, capì che erano venuti dietro suo suggerimento. Perciò gli fece
sapere, come se ne fosse all’oscuro, che «se avessimo due o tre per­
sone come il santo vescovo Proclo, a Roma non ci sarebbe nessun
pagano»218.

211 VG 53: «a Calcedonia» (p. 228). Questa sosta spiega anche meglio
l’incipit di VG 53: «Quando arrivammo nei pressi di Costantinopoli».
212 Cf. supra, VL 6, 7.
213 Questa espressione lascia pensare che Lauso fosse morto al momento
della redazione della Vita.
214 Lauso si rivolge a Geronzio.
215 La similitudine manca in VG 53 e, al suo posto, si può leggere: «e ora
a quale austerità e povertà è ridotta» (p. 230).
216 VG 53 segue la forma del discorso diretto e si serve di maggiori di
dettagli nel riportare le parole di Melania.
217 Si tratta di Proclo, patriarca di Costantinopoli dal 434 al 446.
218 II contenuto del § 7 così è riportato da VG 53: «Poiché non si rasse­
gnava al silenzio, per mezzo di alcuni notabili, suggerì la cosa al santo vescovo
Proclo. Questi, recatosi da lui, gli fu di grande aiuto, spiegandogli ogni cosa
circa la sua salvezza. [Volusiano] essendo d’intelletto acutissimo, capì che l’ar-
Vita latina di santa Melania, 53, 2 - 54, 5 75

54,1. Mentre ciò avveniva nell’arco di qualche giorno, per


dia del diavolo, capitò anche un’altra tentazione alla beata. Molte
pie donne infatti desideravano venire a farle visita e avere il piacere
di ascoltarla e vederla e lei discuteva con loro della vita santa e della
costanza della fede219. 2. Poiché molte nobili e illustri dame, senten­
do i suoi discorsi, furono rafforzate nella fede e si applicarono alla
continenza, facendo elemosine, 3. il diavolo, mosso dall’invidia, un
giorno le apparve sotto le sembianze di un giovane etiope220, molto
brutto in viso, che le diceva: «Perché sei venuta qua e ti permetti di
insegnare le cose di Dio? Non sai che ho irritato il cuore dell’impe­
ratore e della regina nei tuoi riguardi, e lo stesso Lauso, presso il
quale sei ospitata, perché in fretta ti mandino via di qui? E se non lo
faranno ti procurerò dei dolori alle membra così che la tua stessa vi­
ta sarà messa a rischio». 4. Dopo aver detto queste cose, il diavolo
immediatamente sparì davanti a lei come se fosse fumo221. Subito [la
beata] chiamò la mia umile persona e mi invitò a dire una preghiera,
raccontandomi quello che il diavolo aveva detto. Mentre diceva ciò
all’improvviso le prese un tale dolore di reni che per tre ore giacque
come morta. Una volta tornata a fatica in se stessa ed essendo al­
quanto agitata, cominciò a pregare e a dire: «Signore, sia fatta la tua
volontà in me tua serva»222. 5. Dopo aver passato cinque o sei giorni
con crisi dolorose223, noi tutti che eravamo con lei ci sentivamo de-

civescovo era venuto da lui su suggerimento della beata ed egli le dichiarò:


“Se a Roma ci fossero tre persone come il signor Proclo, non ci sarebbe nes­
sun pagano”» (p. 232).
219 VG 54 inserisce all’inizio del capitolo il passaggio che segue: «Il
diavolo allora mediante la dottrina infetta di Nestorio intervenne a disturbare
le anime semplici» (p. 232). L’assenza di questa allusione nel testo latino è
spiegata da Gorce come «una correzione apportata dopo Calcedonia al testo
di Geronzio, il cui antinestorianesimo l’aveva condotto verso il monofisismo»
(D. Gorce, Vie Mélanie, cit., p. 233 n. 2).
220 VG 54: «di un giovane nero [εις μέλανα νεανίσκον]» (p. 234).
221 VG 54: «Lei lo fece sparire mediante l’invocazione del Signore nostro
Gesù Cristo» (p. 234).
222 VG 54 rende questo periodo così: «Dopo aver fatto l’offerta per lei,
tornò a fatica in sé» (p. 234).
223 VG 54: «con sofferenze inesprimibili [èv τί) άφάτω όδύν»)]» (p. 234).
76 Geronzio

pressi dalla disperazione e dalla tristezza e aspettavamo la sua iòne. Il


settimo giorno giunse da lei un tale a dirle: «Sbrigati a venire, tuo zio
ti cerca e desidera vederti, perché sta morendo; se non fai in fretta,
muore senza battesimo».

55,1. Udito ciò la santa, cominciò ad affliggersi di più e c


se: «Conducetemi da lui». Noi, che eravamo in apprensione [per
lei], rispondemmo: «Temiamo, a volerti portare, che nello sposta­
mento tu muoia, perché stai troppo male». E quella disse: «Se, co­
me che sia, non mi ci porterete, lui morirà lì ed io qui. Conducetemi
da lui, perché lo veda». Mentre la mettevano, che era come morta,
in una lettiga, per andare, quello che era venuto, tornato indietro,
annunciò a Volusiano che era assai malata e che non poteva andare.
Udito ciò, fece venire al più presto la nutrice dell’imperatrice, di
nome Elisabetta, per mandarla dal vescovo 224 e farlo venire per
dargli il santo battesimo. 2. Il santo vescovo venne in fretta a casa e
lo battezzò in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Al
contempo arrivò uno per annunciare [il fatto] alla beata225. La in­
contrò che entrava nel foro di Augusto Costantino e [le] disse:
«Sappi che tuo zio è stato battezzato e mi ha mandato a dirtelo»226.
3. Subito, appena udì queste parole, rese gloria a Dio e presto ogni
dolore passò e il diavolo fu confuso. I piedi, secchi come legna, che
non poteva muovere, una volta guarita, li ritrasse a sé affinché tutti
sapessimo che si trattava di un intervento del diavolo, il quale aveva
afflitto la santa ed era invidioso della salvezza di suo zio, perché non
la ottenesse grazie alla sua mediazione. Dio però, che aveva visto in
anticipo la fede e la costanza della sua serva, condusse il suo propo­
sito a buon fine, illuminando suo zio e confondendo il diavolo con

224 Si tratta di Proclo, cf. VL 53, 7.


225 Secondo VG 55 è Geronzio che «invia un cavaliere ad annunciarglie­
lo» (p. 236).
226 «Il testo latino e quello greco ci offrono due racconti differenti ma
inconciliabili tra loro. Rampolla ritiene che il primo si accordi meglio con la
topografia di Costantinopoli, ma d’Alès mostra la fragilità della sua ricostruzio­
ne senza tuttavia provare ulteriormente la superiorità del greco» (D. Gorce,
Vie Mélanie, cit., p. 236 n. 2).
Vita latina di santa Melania, 54, 5-56, 1 77

i suoi complici227. 4. Giunse quindi la beata in casa e colei che a


mala pena era stata portata sulla lettiga da mani altrui [ora], sana,
salì per la scala al piano superiore, dove si trovava l’imperatrice Eu-
docia228 in visita a suo zio229. Arrivata, rese onore all’imperatrice, si
sedette presso di lui e ringraziò Dio, oltremodo lieta ed esultante
per la sua illuminazione230 e la propria guarigione. Dopo averlo fat­
to comunicare231 al corpo santo del Signore, la beata gli disse: «Ve­
di, signor mio, quante cose Cristo ti ha accordato, così che qui
vivrai nella gloria e in futuro, rinato mediante il santo battesimo,
entrerai nel regno dei cieli». E lui rispose: «Questo dono è la ricom­
pensa di Dio per i tuoi sforzi»232. Stando presso di lui ed esortan­
dolo sempre con le divine promesse, lieto se ne andò verso il
Signore al sopraggiungere della santa Epifania. Avendo ammirato la
misericordia di Dio e quanta fosse la sua benevolenza verso tutti,
dicemmo: «Ecco, perché fosse salvata l’anima di un solo uomo,
[Egli] ha fatto sì che [Volusiano] venisse da Roma e noi da Gerusa­
lemme, per guadagnarlo a sé mediante la sua serva Melania».

I l r it o r n o a G e r u s a l e m m e

56, 1. Dopo tutti questi fatti, la beata, avendo realizzato quasi


ogni cosa per la quale era venuta, celebrati i quaranta giorni233 dalla

227 Questo ulteriore accenno alla sconfitta del diavolo manca in VG 55.
228 Moglie di Teodosio II, che diede alla luce Eudossia, a sua volta sposa
dell’imperatore Valentiniano III.
229 In VG 55 Melania «entra per il portico del Palazzo nella dimora
dell’amante di Cristo, l’imperatrice Eudocia» (p. 236).
230 Termine specifico per indicare nell’antichità il battesimo, cf. Tt 3, 5
ed Eb 6, 4 e supra, § 3: «illuminando suo zio».
231 VG 55 aggiunge: «per tre volte [τρίτον]» e indica anche il giorno del­
la morte, il 6 gennaio, quello della «santa Teofania» (p. 236); in VL questo
riferimento è messo dopo.
232 Risposta assente in VG 55; da questo punto del § VG presenta una
redazione differente da VL.
233 «Attestazione preziosa per la storia della liturgia dei defunti» (D.
Gorce, Vie Mélanie, cit., p. 238 η. 1).
78 Geronzio

morte [di Volusiano] e fatta l’offerta per lui al Signore, si affrettò ad


abbandonare Costantinopoli e a tornare al segreto ufficio di Dio nel­
la sua cella, soprattutto perché aveva tanto tempo davanti a lei e de­
siderava rivedere i luoghi santi. Poiché l’imperatore e l’imperatrice,
a motivo dei rigori invernali e in particolare per il desiderio di gode­
re ancora della sua presenza, le impedirono di riprendere il cammi­
no. Lei non rinunciò, ma pregò ed esortò il pio Augusto a consentire
che la pia imperatrice234 venisse sollecitamente ad adorare i luoghi
santi. Quindi prese congedo e partì. 2. Era il mese di febbraio e il
freddo dell'inverno era insopportabile a tal punto che, giungendo
nelle diverse località, i vescovi del luogo235 ci dicevano che mai c’era
stato un inverno così e un freddo tanto forte. Senza [però] esitare
per via della fragilità del suo sesso, ma corroborata dalla fede, ogni
giorno si affrettava a fare la strada, perché desiderava celebrare il
giorno santo della Pasqua a Gerusalemme. Passavamo per diversi
luoghi e da mattina a sera nevicava tanto e pioveva, così che per mol­
ti giorni non si videro le stelle in cielo. Poiché eravamo in pieno di­
giuno di quaresima, pur sembrando più forti per sesso e costituzione,
noi eravamo sfiniti dalla fatica del viaggio. Poiché, per la stanchezza
del viaggio, esortavamo [la beata] ad allentare un po’ il digiuno, al
terzo o al quarto giorno, ci diceva di non essere per niente affatica­
ta: «Non devo diminuire il digiuno, ma devo digiunare ancora di
più, perché il Signore si è degnato di concedere a me, la sua indegna
serva, così tante cose». 3. Confortandoci con queste e altre sue dol­
ci parole, ci rendeva più forti nell’animo, di modo che né lei né noi
avevamo la sensazione di un qualche pericolo236. 4. P oi237, giunti

234 VG 56 parla di «imperatrici», con riferimento a Eudocia e alla figlia


Eudossia e forse anche a Pulcheria, sorella maggiore dell’imperatore Teodosio
II (cf. P. Laurence, Vie latine, cit., p. 267 η. 1).
235 VG 56 specifica che si tratta dei vescovi «di Galazia e di Cappadocia»
(p. 238).
236 VG 56 aggiunge: «mostrando che è un’arma molto potente la preghiera
fervorosa del giusto (G c 5 , 16) e che ha la meglio anche sugli stessi elementi» (pp.
238-240).
237 § non presente in VG 56.
Vita latina di santa Melania, 56, 1-57, 1 79

alla montagna chiamata Modicus 238, poiché per il forte maltempo


gli animali non potevano passare, lei scese e si mise a camminare in
modo così virile che solo chi la vide può prestar fede a chi lo dice. E
poiché, non volendo che andasse a piedi, le dicevamo: «Sali, perché
sei troppo indebolita dal digiuno e le [tue] membra delicate non
possono sopportare la fatica del viaggio», dirò in verità che, senza
ascoltare nessuno, giunse coraggiosamente fino a Malagurdolo 239,
intrattenendoci sulle divine Scritture, e noi tutti con meraviglia ci
scoprimmo più fragili: i nostri volti si contraevano per il grande fred­
do e lei invece non sentiva niente. Chi conosceva il suddetto monte
diceva che è difficile per chiunque attraversarlo in primavera e tanto
più lo era ora con così tanta neve che si era accumulata. 5. Poiché
venivano molti vescovi ad accoglierla con venerazione e con l’inten­
zione di trattenerla fino che non ci fosse stato un tempo migliore,
senza acconsentire a nessuno, si affrettava, come è stato detto, desi­
derosa di celebrare il giorno di Pasqua a Gerusalemme. Cosa che
pure Dio, che è solito fare la volontà di chi lo teme^y, le accordò.

57, 1. Arrivammo dunque a Gerusalemme dopo quaranta-


quattro giorni, prima della data della passione del Signore240. E
così, rigenerata dalla gioia, celebrò insieme alle sue vergini i giorni
santi della risurrezione del Signore sul Monte santo degli Ulivi. In
seguito continuò nelle preghiere abituali e nei digiuni, avvertendole
di rimanere nel timore del Signore e dedicandosi alla cura del mona­
stero maschile. Avendo constatato che l’ufficio della santa chiesa era
ben svolto dai monaci e poiché il suo animo ferveva e cresceva nell’a­
more di Dio, pensò di costruire in quel posto un piccolo martyrium
dicendo: «Questo è il luogo dove sono stati i piedi del Signore bz.

by Sai 144,19. bz Cf. Sai 132,7.


238 «Bisogna leggere Modiàcus, in quanto più conforme alla grafìa galata,
avendo il copista latino corrotto la parola» (D. Gorce, Vie Mélanie, cit., p. 274)
239 Sulla corretta trascrizione del toponimo, cf. P. Laurence, Vie latine,
cit., p. 268 n. 5 e D. Gorce, Vie Mélanie, cit., p. 274.
240 «Il viaggio cominciato a febbraio... si conclude il 6 aprile» (P. Lau­
rence, Vie latine, cit., p. 270 η. 1).
80 Geronzio

Edificherò un modesto martyrium affinché dopo la mia morte ven­


ga celebrata l’offerta per la mia anima e per quella del mio signo­
re »241. Il Signore rese possibile tutto quello che lei aveva pensato,
poiché le sue determinazioni erano secondo Dio. Portò anche lì non
pochi monaci perché lodassero Cristo con inni e cantici nel mona­
stero di Dio.

Il v ia g g io d i E u d o c ia

58, 1. Mentre procedeva la costruzione242, apprese che veniva


l’Augusta Eudocia e che si trovava già ad Antiochia. Pensava tra sé
se dovesse andarle incontro oppure no, chiedendosi se fosse conve­
niente andare in giro per la città con quell’abito e [quella] veste e
ancora [domandandosi], qualora non fosse andata incontro all’im­
peratrice, se non venisse considerata superba e ingrata. 2. Disse al­
lora: «Si addice a noi cristiani non solo andare a incontrare con
umiltà una tale pia imperatrice, ma anche caricarsela sulle spalle e
rendere gloria a Dio che ai nostri giorni ha stabilito una imperatrice
tanto fedele e pia». 3. Le andò incontro dunque a Sidone e si recò
al martyrium di san Foca243, dove si diceva che ci fosse la piccola
stanza244 della donna cananea che aveva detto al Signore: E vero,
Signore, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla ta­
vola dei loro padronica. In ogni cosa che faceva, difatti, che parlasse,
che camminasse, che stesse ferma, lei era assai sollecita a che tutto si
compisse nel nome del Signore. 4. L’imperatrice l’accolse con grandi

ca Mt 15,27.

241 II richiamo è a Piniano; in VG 57: «dei miei signori [των έμων


κυρίων]» (p. 240), con riferimento tanto al marito quanto alla madre.
242 In VG 58 la costruzione è data per terminata (cf. p. 240).
243 II suo culto è attestato presso i marinai e le sue reliquie erano venerate
in Siria all’inizio del V sec., cf. D. Gorce, Mélanie, cit., p. 242 n. 2.
244 VG 58: «l’abitazione [τήν οίκησιν]» p. 242); «quanto all’abitazione
della cananea, non sembra che abbia goduto di una grande notorietà e nessu­
no degli antichi pellegrini la segnala...» (D. Gorce, Mélanie, cit., p. 243 n. 2).
Vita latina di santa Melania, 57, 1 - 59, 2 81

onori, come si addiceva a una persona di fede245. Mostrando nei


suoi confronti una grande carità le disse di tener presente che era
venuta tanto per venerare i luoghi santi quanto per vedere la sua
venerabile santità affinché, mentre era ancora in vita, potesse soddi­
sfare il suo [bisogno] di conversare con lei. La beata rese allora gra­
zie a Dio e a lei, esortandola ad applicarsi all’orazione e alla preghie­
ra. Giunsero quindi entrambe in città. L’imperatrice si sdebitò dei
suoi voti di preghiere al Signore246. Per tutto il tempo che l’impera­
trice stette lì non si allontanò mai dalla compagnia della santa, anzi,
inseparabile, quasi ogni giorno poteva godere delle parole della be­
ata madre. 5. Entrata nel monastero, chiamò e accolse, come se fos­
sero sue, tutte le vergini e le fanciulle per dare loro un bacio. Quin­
di si recò al monastero maschile e, entrata, vide che il summenzio­
nato 247 martyrium era ancora in costruzione e dispose che l’opera
fosse terminata al più presto. Pregò quindi la santa di fare la consa­
crazione mentre lei si trovava lì. Cosa che avvenne, con il consenso
di Dio.

59,1. Ma il nemico, invidioso dei buoni, fece rattristare la


ata. Infatti, dopo, quando stava entrando nel monastero, l’impera­
trice scivolò e prese una storta al piede che cominciò a farle male il
giorno stesso. 2. Non poco addolorata per la cosa, la beata insieme
con le sue vergini entrò nel martyrium e, trascorrendovi la notte, si
fermò tra le lacrime a pregare per chiedere al Signore la salute
dell’imperatrice. Né se ne andò da lì finché la richiesta non fosse
stata esaudita. Confidava infatti in colui che sempre [le] si era reso
propizio con il suo ossequio. Difatti il Signore subito venne in aiu­
to della sua serva che [Lo] implorava e, prima che finisse l’orazio­
ne, la salute fu restituita all’imperatrice. Ogni dolore cessò e, illesa,
torno alla santa Anastasis ed entrò nel martyrium dove era stata

245 VG 58: «come una vera madre spirituale [ώς άληθώς πνευματικήν
μητέρα]» (p. 242).
246 «Allusione al voto di visitare i Luoghi Santi per ringraziare Dio della
salute e del matrimonio della figlia Eudossia» (P. Laurence, Vie latine, cit., p.
Π 2 n. 7)
247 Cf. supra, VL 57,1.
82 Geronzio

fatta la consacrazione248. [Qui] adorò il Signore dicendo: «Ti ren­


do grazie, Signore, perché non secondo il mio merito ma per la tua
benevolenza e per l’intervento dei tuoi santi martiri e della tua san­
ta Melania ti sei degnato di visitarmi»249. 3. Quando l’imperatrice
si sentì meglio, la santa di Dio si mise a rimproverare il diavolo di­
cendo: «Diavolo, fino a quando continuerai a rattristare l’anima
mia e a suscitare varie tentazioni? Il Signore mi starà vicino e sarà
lui a distruggere completamente le tue forze»250. 4. Fatto tutto se­
condo il rito, l’Augusta al tempo opportuno se ne tornò a Costan­
tinopoli. La beata l’accompagnò anche fino a Cesarea e, al momen­
to di salutarla sulla strada del ritorno, l’imperatrice versò lacrime
per il dispiacere. Era infatti grande e inseparabile l’amore, posto
nel suo cuore, per lei. 5. Fatto ritorno, [Melania] continuò nella
preghiera251 perché in pace l’imperatrice potesse giungere dall’im­
peratore. Appreso, dopo pochi giorni, che lei era arrivata incolu­
me, rese grazie a Dio perché per suo tramite il Signore aveva mani­
festato molte buone opere.

I MIRACOLI E GLI INSEGNAMENTI

60, 1. Le fu accordato anche il dono della guarigione252. 2.


Una giovane fanciulla, figlia di una persona dell’alta nobiltà, bella

248 Tanto Gorce che Laurence fanno notare l’incongruenza di questo


passaggio in quanto Anastasis (la chiesa della Risurrezione) è a nord-ovest
della città... mentre il martyrium, situato sul Monte degli Ulivi, è ad est di Ge­
rusalemme» (P. Laurence, Vie latine, cit., pp. 274-275 n. 4; cf. anche D. Gor­
ce, Mélanie, cit., pp. 244-245 n. 2).
249 Questa preghiera, che mette in evidenza l’ortodossia di Eudocia, non
è presente in VG 59; sulla polemica antipelagiana, cf. P. Laurence, Vie latine,
cit., p. 275 n. 5.
250 Anche questo passaggio è reso più sinteticamente in VG 59 e senza il
ricorso al discorso diretto: «la beata non cessò di lottare contro il diavolo che
aveva voluto suscitare un tale scandalo contro di loro» (p. 244).
251 VG 59 aggiunge: «e nell’ascesi [εις άσκησιν]» (p. 246).
252 VG 60 inizia il capitolo con maggiore dettaglio: «Tra i molti prodigi
che il Signore fece per suo tramite, cercherò di ricordarne alcuni. A volerli
Vita latina di santa Melania, 59, 2 - 61, 2 83

d’aspetto e vergine (non era ancora stata data a un uomo) 253, fu


colpita da un demone e divenne muta, senza poter muovere le lab­
bra né aprire la bocca. 3. Quando i parenti, presi da tristezza, la
videro così, che già da tre giorni si contorceva e non poteva assu­
mere cibo, chiamarono i medici perché con i diversi metodi della
medicina le facessero aprire, anche poco, le labbra o i denti. Ma
poiché a questi tentativi non faceva seguito nessun effetto, [la cosa]
fu riferita alla beata. 4. Questa, confidando nel Signore, ordinò che
le fosse condotta la fanciulla e disse: «Portatemela perché rimanga
nel martyrium e credo che il Signore verrà e mediante le preghiere
dei santi sarà guarita»254. Seguivano la trasportata i suoi genitori e
la cerchia dei vicini255. Pronunciata innanzitutto una preghiera,
preso l’olio benedetto, disse alla giovane: «In nome del Signore apri
la tua bocca». 5. I genitori dissero: «E tre giorni che non apre la
bocca». [La beata] replicò loro: «Credete, nel nome del Signore no­
stro Gesù Cristo, che presto aprirà la sua bocca». Dopo che la san­
ta le ebbe toccate le labbra con olio256, subito la fanciulla cominciò
a muoverle e, versatole altro olio, aprì i suoi denti. 6. Le diede del
cibo, che fu preso e assimilato, tanto che tutti i presenti ne furono
meravigliati e glorificarono il Signore. La fanciulla, tornata a casa
guarita insieme ai genitori, rese grazie al Signore che aveva avuto
misericordia di lei per il tramite di colei che l’adorava.

61, 1. Parimenti il Signore si degnò di curare per suo tramite


un’altra donna che soffriva dello stesso male e guarì anche un uomo
di cui un demone si era orribilmente impossessato257. 2. Quando la

narrare tutti, tanto il loro numero quanto la mia limitatezza non mi permette­
rebbero di farlo» (p. 246); sull’inadeguatezza di Geronzio a raccontare la sto­
ria di Melania, cf. supra, Prologo 2; 41, 6 e 42, 1.
253 L’espressione tra parentesi non è presente in VG 60.
254 In VG 60 Melania si schermisce dicendo: «Sono una peccatrice e mi
è impossibile fare questo; portatemela però presso i santi martiri e, per la loro
familiarità [con Dio], Dio che ama gli uomini la guarirà» (p. 248).
255 In VG 60 non c’è riferimento a questo gruppo di persone.
256 VG 60: «con cui [con l’olio benedetto] toccò per tre volte la bocca del­
la malata» (p. 248); in VL è assente il riferimento a questa triplice aspersione.
257 In VG 61 manca il riferimento a quest’uomo.
84 Geronzio

sua santa madre era ancora in vita, una donna incinta, al momento
del parto, si trovò in pericolo di vita258. 3. Né qualcuno mi critichi e
mi rimproveri dicendo che non avrei dovuto parlare di ciò, essendo
una cosa ripugnante, perché abbiamo visto anche in questo caso la
[sua] virtù all’opera. Dio infatti non ha creato niente di vergognoso
o di immondo nell’uomo, ma tutte le membra hanno una loro ragio­
ne. Solo il peccato è immondo e abominevole. Le membra dunque
non possono essere immonde perché Dio le ha fatte e da esse sono
nati i patriarchi, i profeti, gli apostoli e gli altri santi. La donna giace­
va esanime già da tre giorni tanto che le ostetriche, pur avendo pro­
fuso ogni cura, nulla avevano potuto per liberarla. Ai medici non
restava che incidere l’utero per espellere le membra del bambino
morto e in tal modo poter far vivere almeno la madre, giacché non
piccolo è il rischio per colei che è costretta a dare alla luce un morto.
Essendo esclusa ogni possibilità di salvezza, coloro che riferirono
queste cose alla beata, poiché non osarono chiederle che si degnasse
di andare da lei, la pregarono di dire una preghiera per la sua salvez­
za affinché, come provvedeva per tutti, così la soccorresse con l’au­
silio della sua orazione. 4. [La beata] disse: «La misericordia è utile
nei riguardi di tutte le anime», per cui non le rincrebbe di andare a
farle visita e, rivolta alle vergini, disse: «Andiamo, figlie mie, a trovar­
la». E alzatasi, andò. Nel recarsi [da lei], cominciò a istruirle e a dire:
«Figlie mie, quante grazie dovete rendere al Signore perché vi ha
sottratto a queste sofferenze». La donna, vedendo che la santa veni­
va, con flebile e fievole voce prese a pregarla perché con le sue ora­
zioni avesse pietà di lei. Ascoltatala, toccata nell’animo, ne fu
addolorata e si mise a pregare su di lei. Quindi, presa la sua cintura
di pelle, gliela passò attorno. Subito il bambino259 uscì, la donna fu
liberata e tutti rimasero ammirati. La beata però, volendo umilmen­
te tenere nascosta la grazia che le era stata concessa e rendendo ono­
re a Dio, attribuiva tutto ai meriti altrui. Diceva: «Questa cintura era
di un servo di Dio, per i cui meriti il Signore si è degnato di guarirti».
Si preoccupava sempre, come si è detto, di attribuire alle virtù di al-

258 § non presente in VG 61.


259 VG 61: «il cadavere del bambino» (p. 248).
Vita latina di santa Melania, 61, 2 - 62, 4 85

tri ogni cosa che Dio le aveva accordato. Dopo di ciò preparò dei
cibi delicati per ristorare la donna.

62, 1. Molte volte l’abbiamo interrogata dicendo: «Signora ma­


dre, in che modo per tanta astinenza e per un dono tale di virtù, la
superbia e il senso di superiorità non ti hanno preso?». E lei, come
era solita [fare], ci edificava con quella sua umiltà e ci diceva: «Io non
credo mai di aver fatto qualcosa di buono. Tuttavia se si fa strada in
me un pensiero di superbia relativamente al digiuno, dico al nemico:
“Mi suggerisci questo, diavolo? E perché introduci in me questi pen­
sieri quasi che avessi fatto qualcosa di grande per aver digiunato delle
settimane? Forse non c’è stato chi ha digiunato per quaranta gior­
ni?”. E se suggerisce che non ho preso olio, gli dico che altri non si
sono saziati neppure di acqua. Se talvolta mi ispira pensieri260 circa il
disprezzo delle ricchezze, il valore immenso dell’oro e dell’argento e
l’enorme dimensione di tutti i beni di ogni genere, dico che molti,
presi dai nemici261, non solo hanno perso le [loro] sostanze, ma han­
no dovuto sopportare anche il regime di una dura prigionia. Molti
poi, che sono stati lasciati poveri dai parenti, permangono in uno sta­
to di bisogno e miseria262. Ed io cosa ho fatto più di costoro, se per
Dio, che mi redime, vivo in povertà. 3. E ancora, quando263 cerca di
insinuarsi nel mio cuore dicendo: “Quanti e quali stoffe di lino e vesti
di seta hai disprezzato per usare questo cilicio: davvero sei già beata”,
rispondo: “Ti contraddica Cristo: non vedi che molti giacciono su
stuoie o sulla nuda terra?”. 4. E dopo, pregando264, dicevo: Signore
tu sai che ipensieri dell’uomo sono vaniche: Beato l’uomo che tu istru-

S a i93,11.

260 VG 62: «d ’orgoglio» (p. 250).


261 VG 62: «dai barbari [ύττά βαρβάρων]» (p. 250).
262 VG 62 amplia questo periodo: «Quanti, vittime della collera del re,
sono stati privati non solo dei beni ma anche della vita? Quanti sono stati lascia­
ti poveri dai genitori e altri, in seguito ad accuse calunniose e ai ladri, sono ca­
duti improvvisamente nella povertà da ricchi che erano?» (p. 250).
263 VG aggiunge: «il maligno» (p. 250).
264 Le due citazioni scritturistiche che seguono non sono presenti in VG
62 .
86 Geronzio

isci, Signore, e a cui insegni la tua Legge cc. E così Dio scacciava il
nemico». 5. E ancora ci diceva: «E manifesto che il nemico com­
batte contro tutti, il più delle volte [servendosi] di quelli che in­
dossano il santo abito. Infatti, vedendo che ci affrettiamo ad
adempiere il precetto evangelico che dice: Vendi quello che possiedi
[e] dallo ai povericd e: Prendi la tua croce, vieni e seguimice, di fre­
quente inviava qualcuno a dirci: “Non è bene stare nell’indigenza
e in povertà per Dio, ma con misura?” . E gli rispondevo: “Perché
chi fa il soldato265 si affretta a salire a poco a poco a un grado mag­
giore? Così anche noi dobbiamo, rinunciando alle cose terrene,
meritarci quelle dei cieli e, affrettandoci verso le cose di lassù,
giungere alla dignità celeste”». 6. Se talvolta qualcuno la rattrista­
va, la beata con mansuetudine rispondeva: «Perdonami, so di esse­
re una peccatrice e non oso paragonarmi all’ultima delle donne del
mondo». E perché il diavolo non avesse a muoverle una qualsiasi
accusa, mai si era comunicata, essendo adirata contro qualcuno,
senza essersi prima riconciliata, anche se la colpa era dell’altro. E,
a dire il vero, chi ha potuto talvolta sentirla adirata e non l’ha vista
agire d’anticipo, così da calmare gli animi rabbiosi mediante una
grande pazienza e mansuetudine?266. 7. Mai ha preso cibo senza
prima comunicarsi al corpo del Signore; lo riceveva soprattutto a
tutela dell’anima, benché sia una consuetudine presso i romani fa­
re la comunione ogni giorno. Infatti il beato Pietro fu il primo tra
gli apostoli a istituire questa tradizione quando esercitava l’episco­
pato e poi il beato Paolo che morì nella stessa città.

cc Sai 93,12. cdM tl9 ,2 1 . « Cf. Mt 16,24.


265 VG 62: «chi milita sotto principi mortali» (p. 252); il riferimento è
all’ambizione e alla volontà di far carriera dei soldati.
266 Questo periodo, insieme al successivo § 7, manca in VG 62; sulla que­
stione critica dell’anteriorità del testo latino cf. P. Laurence, Vie latine, cit., p. 284
n. 9.
Vita latina di santa Melania, 62, 4 - 63, 3 87

L ’ a p p r o ssim a r si d e l l a m o r t e

63, 1. Anche se in modo grossolano, abbiamo già fatto, come


spero267, una lunga narrazione sullo stile di vita della santa madre,
pur non essendo stati capaci di dire le giuste lodi dei suoi meriti268.
Infatti né l’intelligenza né la memoria della mia umile persona mi
bastano a dirti, padre santo, tutto il suo fervore spirituale e l’esi­
genza di prodigarsi nell’amore di Dio. Ma poiché il discorso volge
al termine e al suo [se. di Melania] transito, mi limiterò a [dire an­
cora] poche cose. 2. Accadde dunque che, poiché aveva dovuto
sopportare molte tribolazioni nel mondo, con le armi della giustizia
a destra e a sinistra cf, avendo conservata la fede e terminata la cor­
sa, aspettava che le fosse consegnata la corona di giustizia serbata
da Cristo ce; desiderava lasciare questa vita per essere con Cristo...
più che rimanere nel corpoch. 3. Venne dunque il Natale del nostro
Salvatore Gesù Cristo e disse: «Voglio andare a Bedemme e li cele­
brare il Natale del mio Signore. Non so infatti se vivrò e se potrò
farlo l’anno prossimo». Andò e con sua cugina Paola 2é9, vergine
del Signore, celebrò la santa vigilia e si comunicò270. Quindi, qua­
si già consapevole che avrebbe rapidamente lasciato il mondo, sa­
lutò la cugina dicendo: «Prega per me, dolcissima. D ’ora in poi da
sola e senza di me celebrerai il Natale del Signore». Udito questo
discorso, tutti i presenti cominciarono a piangere271. Al ritorno,
entrò nella santa grotta272 e pregò.

cf 2 Cor 6, 7. ce Cf. 2 Tm 4 ,7 . ch Fil 1,23-24.

267 § non presente in VG 63.


268 Sulla inadeguatezza di Geronzio a raccontare la storia di Melania, cf.
Prologo 2; 41, 6; 42, 1; 60, 1.
269 Cf. supra, 40, 3 e nota relativa a Paola.
270 «Questa menzione della Vita sarebbe la prima attestazione per la
Chiesa di Gerusalemme della celebrazione della nascita di Gesù il 25 dicem­
bre» (D. Gorce, Mélanie, cit., p. 254 n. 3); nondimeno può anche trattarsi di
una scelta privata di Melania, cf. P. Laurence, Vie latine, cit., p. 285 n. 5.
271 VG 63: «Udito ciò, [la cugina] rimase assai turbata» (p. 254).
272 La grotta è quella del monte degli Ulivi» (P. Laurence, Vie latine, cit.,
p. 286 n. 6).
88 Geronzio

64, 1. Il giorno dopo, essendo l’ufficio del beato protomartire


Stefano, non andò alla veglia, ma all’alba si reco allo stesso marty­
rium273 e fece offrire il sacrificio della messa per il suo monastero.
Non era solita infatti comunicarsi senza aver fatto l’offerta [del
santo sacrificio]. Quindi tornata dal martyrium, vegliò con le sue
vergini che già, per volontà del Signore, se non nello spirito per lo
meno nel corpo, cominciava a lasciare orfane. La mia umile perso­
na era lì con lei. Ella mi disse di leggere in primo luogo della sco­
perta delle reliquie del beato Stefano. Lessero poi altre tre sorelle
e dopo lei stessa lesse dagli Atti degli Apostoli la passione di santo
Stefano, perché era solita fare durante le vigilie dei santi cinque
letture274. 2. Dopo mattutino tutte le sorelle le dissero275: «Dacci
la benedizione perché possiamo meritare di celebrare con te le vi­
gilie di molti santi». E lei rispose: «Il Signore vi salvi e vi benedica.
Quanto a me non mi sentirete leggere più a lungo. Il Signore infatti
già mi chiama. E io ho già desiderio di lasciare questa vita e di ripo­
sare in paceci. Vi ammonisco, dolci mie viscere e sante membra, vi­
vete in Cristo e con timore seguite la regola spirituale di Dio. E
scritto infatti: Maledetto chi compie fiaccamente l’opera del Signorec).
Anche se io non ci sarò sempre, Dio c’è sempre»276. Ascoltando ciò,
tutti rattristati piangevamo. E disse a me: «Andiamo, perché io pre­
ghi nel martyrium del monastero degli uomini, poiché anche lì sono
poste le reliquie del beato Stefano». 3. Mentre pregava, come se stes­
se dicendo addio ai santi martiri277, 4. iniziò ad avvertire un po’ di

ciCf. F ili, 23. ciG e r 4 8 ,10.

273 «Sembra che questo martyrium sia la basilica di santo Stefano, co­
struita a nord di Gerusalemme» (P. Laurence, Vie latine, cit., p. 286 η. 1).
Sull’incertezza della localizzazione e sulla difficoltà a intendere correttamente
questo passaggio (non presente in VG 64), cf. P. Laurence, Vie latine, cit., p.
287 n. 2 e D. Gorce, Mélanie, cit., pp. 255-256 n. 8.
274 Questa motivazione non è presente in VG 64.
275 VG 64 non specifica l’ora: «Una volta terminata la lettura fissata, tut­
te le sorelle dissero alla santa» (p. 256).
276 VG 64 riporta più diffusamente questo discorso di Melania (p. 256).
277 Segue in VG 64 la preghiera di Melania (pp. 258-260).
Vita latina di santa Melania, 64, 1 - 65, 5 89

freddo e, tornata, trovò le sorelle che ancora cantavano gli inni mat­
tutini. Lei cominciò a stare peggio. Le sorelle se ne accorsero e la
pregarono di riposare un po’, poiché la malattia era gravosa e lei non
poteva stare in piedi. [La beata] disse loro: «Lasciatemi un poco,
finché non abbiamo terminato l’ufficio del mattino» 278.

R a c c o m a n d a z io n i f in a l i

65, 1. In seguito, dopo essersi stesa un po’ sul letto, chiamò a


sé tutte le fanciulle e disse loro: «In primo luogo pregate per me e,
se in voi c’è amore verso di me, osservate i miei comandamenti e i
miei insegnamenti. Dovete ricordare che mai ho ripreso nessuna di
voi adirandomi, ma con mitezza per non rattristare l’animo di
qualcuna né ho permesso che una di voi nutrisse della collera verso
la sua sorella nell’arco di un giorno o di una notte, ma ho sempre
invitato alla concordia, perché la carità è la virtù che guadagna la
corona celeste. 2. Fuggite la vista degli uomini perché, anche se tu
non sei catturata dal tuo sguardo, un altro, vedendoti, viene sedot­
to e spesso accade che la colpa di uno ti venga imputata come un
crimine279. 3. Dunque, come ho detto, perseverate nella regola280;
4. siate sottomesse con ogni obbedienza e umiltà al santo presbite­
ro. Egli infatti ha cura di voi e veglia davanti al Signore per voi co­
me se dovesse renderne conto»281. 5. Voltatasi verso le giovani

278 VG 64 aggiunge: «Dopo aver compiuta tutta la liturgia, andò a sten­


dersi e colpita da un dolore al fianco, avvertì una grande debolezza. Avendo
mandata a chiamare la mia umile persona e tutte le sorelle, cominciò a dirmi:
“Ecco, vado verso il Signore, prega per me”. Ma io ebbi più male al cuore, nel
sentire ciò» (p. 260).
279 § non presente in VG 65.
280 VG 65 aggiunge: «Consideratevi come delle vere serve di Cristo; pas­
sate in una scienza perfetta il tempo che rimane delle vostre vite affinché, con
le lampade brillanti (cf. Mt 25,1-12), in quel giorno possiate piacere allo spo­
so celeste. Ecco, vi affido a Dio che ha il potere di custodire le vostre anime e
i vostri corpi» (p. 262).
281 VG 65 aggiunge: «Detto ciò, volle essere messa nell’oratorio e disse:
“Portatemi presso i santi martiri”» (p. 262).
90 Geronzio

vergini, diceva 282: «Sappiate, figlie, che chi trapassa da questo


mondo sa quello che qui viene fatto; perciò se una di voi avrà avuto
una lite o un dissidio con le sorelle, verrò e la riprenderò». Cosa che
è accaduta e accade. Dopo la sua morte per davvero, se una delle so­
relle fosse montata in superbia contro un’altra, lei stessa, apparendo
in sogno, [la] sgridava e la minacciava. E se un’altra, per effetto
dell’indolenza, avesse trascurato di alzarsi per le veglie, di notte si
accostava e con volto minaccioso diceva: «Perché non ti alzi a lodare
Dio?», oppure: «Riconciliati con le tue sorelle, soprattutto nel gior­
no del Signore». Forse starò per dire una cosa incredibile ma vera,
poiché anche molti ne sono a conoscenza. Una volta l’imperatrice
mandò a cercare una vergine del suo monastero e una delle fanciulle,
che la stessa beata aveva preso davanti all’altare dalle mani di sua
madre, fu invitata, tra le altre, ad andare. La beata però le apparve in
compagnia di uomini dal volto splendente283 e con fare minaccioso
cominciò a rimproverarla dicendo: «Non ti ha dato tua madre a me
ai piedi del santo altare come un agnello in olocausto? E ora vuoi
andare a Costantinopoli? Correrai subito dei pericoli a meno che
non mi prometti che non uscirai di qui». Allora la giovane, atterrita,
diede la [sua] parola e disse: «Anche se fosse necessario che io muo­
ia, non andrò». E alzatasi lo fece sapere a tutti. Apparve quindi an­
che alle altre sorelle che già erano per strada e le riprese. E anche la
stessa imperatrice disse di aver avuto una visione di lei che la invitava
a rinunciare a farle venire. E [l’imperatrice], mandò [un messaggio]
durante il viaggio e ordinò di tornare al proprio monastero. Molte
volte dunque appare loro e le ammonisce, riportandole al bene.

66,1. Quindi, come un po’ più sopra abbiamo cominciato


re, essendo la sua malattia giunta al quinto giorno e poiché i medici
volevano darle sollievo con qualche cura, diceva loro: «Se i giorni
sono compiuti, Dio chiama. Io infatti ho sentito una voce nel mio
cuore - Dio sa se veniva da Dio o da qualche altro - che mi diceva:
“Qualsiasi cosa facciano [se. i medici], non serve a niente. La sen­

282 § non presente in VG 65.


283 «Allusione agli angeli» (P. Laurence, Vie latine, cit., p. 291 n. 7).
Vita latina di santa Melania, 65, 5 - 68, 1 91

tenza della chiamata è già stata data”. Perché dunque sforzarsi senza
motivo. Non mostriamoci di resistere a D io»284. Udendo ciò, non
potemmo trattenerci dal piangere. Allora mi disse: «Non piangere,
padre, sii forte. Non stiamo infatti in questo mondo in eterno».
2. Terminato il quinto giorno della sua malattia, il sesto era di dome­
nica. E al mattino, assai presto, mi invitò ad entrare nel martyrium,
accanto al quale lei stava in una cella, per celebrare l’oblazione; una
volta dentro, poiché offrivo l’ostia a Dio recitando la preghiera in
silenzio per la grande tristezza e poiché lei dalla cella non sentiva, mi
gridò: «Pronuncia l’orazione285 in modo più chiaro, perché senten­
done la forza ne sia confortata». Quindi compiuto il sacrificio di lo­
de <*, si comunicò.

67, 1. Fattosi giorno, venne il vescovo a vederla. A questi dis­


se: «Ricevi, santo vescovo, in affidamento il santo presbitero e i
monasteri che Dio, grazie alle vostre preghiere, per il tramite della
mia umile persona si è degnato di mettere insieme». E tornò a co­
municarsi dalle mani del vescovo. 2. Vennero quindi anche i santi
monaci a farle visita e disse loro: «Pregate per me. Vi sto infatti già
per dire addio; vi raccomando questo prete. Vi prego di non rattri­
starlo. Egli infatti, senza che ce ne fosse bisogno, ha portato il mio
fardello per D io »cl. 3. Dopo di ciò entrarono anche le vergini e le
salutò dicendo cose simili286.

68,1. Dopo vennero tutti da diversi monasteri e dalla Città


ta. E salutandoli, come chi sta per partire, si raccomandava alle loro
preghiere287. Quindi, istruite perfettamente le proprie serve di Dio

ck Sai 49,14; Sai 106,22. d Cf. Gal 6,2.


284 In VG 66 non si fa riferimento ai medici né al rifiuto delle loro cure
da parte di Melania.
285 VG 66 specifica che si tratta dell’epiclesi (p. 262); cf. D. Gorce, Vie
Mélanie, cit., pp. 263-264 n. 7.
286 § non presente in VG 67.
287 In VG 68 c’è ancora un riferimento alle sofferenza di Melania: «Lei,
davvero forte, malgrado quei dolori acuti che prendevano il suo corpo, non si
abbandonava affatto» (p. 264).
92 Geronzio

e benedetta la cugina Paola, 2. mi disse: «Ti raccomando i monaste­


ri. Come ti sei preso cura di me quando ero in vita, così prenditene
maggiore cura adesso. Sappi che il santo che ti verserà la tua ricom­
pensa sarà il nostro Signore». 3. Dopo aver terminato i suoi addii e
aver dato il bacio della pace alle sue vergini, lieta in volto, avvicinan­
dosi l’ora della dipartita, disse: «Recitate una preghiera». Una volta
pronunciata la preghiera, tutti dissero: «Amen». La beata rispose:
«Benedite me e andate in pace. Adesso lasciatemi riposare». 4. Verso
l’ora nona, quando già era entrata in una specie di sopore di sonno,
ritenendo che stesse uscendo dal corpo, nella tristezza e nel pianto
tentavamo di farle stendere le gambe. Lei disse: «Non è ancora ora».
Io le dissi: «Diccelo tu quando sarà l’ora». Lei rispose: «Lo farò». 5.
Era consuetudine presso i romani288, quando le anime se ne andava­
no, di dare la comunione del Signore in bocca289. 6. Stavano insieme
con il santo vescovo anche gli altri santi anacoreti dei pressi di Eleu-
teropoli, desiderosi di vedere il suo beato transito: «Noi siamo rattri­
stati - dicevano - ma gli angeli gioiranno». Lei replicò: «Come è
piaciuto a Dio, così è avvenuto». 7. Alla stessa ora prese la comunio­
ne dalle mani del vescovo e, terminata la preghiera, rispose:
«Amen»290. Quindi baciò la mano del santo vescovo e, stando diste­
sa, lieta potè vedere gli angeli. Quasi additandoceli, unita alle loro
schiere, calma volò nei cieli. Come la sua vita fu sempre tranquilla,
così fu sereno il suo transito. Allora il santo vescovo e tutti i presenti,
in silenzio, recitato l’inno e letto il vangelo, raccomandarono il suo
spirito. Lei consegnò l’anima al Creatore nell’ora in cui il Signore
parlava lungo la strada con Clèopa, il quale gli disse: Resta con noi,
perché si fa sera e il giorno è ormai al tramontocm. Quindi, per la ca­
rità che ebbe sempre verso Dio, si meritò di sentire anche questo in

cm Le 24,29.
288 § non presente in VG 68.
289 Rampolla si basa su questo passaggio per dimostrare che Geronzio
scriveva per i latini (cf. Melania Giuniore, cit., p. LXVII); cf. anche Laurence,
Vie latine, cit., pp. 295-296 n. 3.
290 VG 68 descrive in forma più breve il momento della morte di Mela­
nia, cf. pp. 266-268.
Vita latina di santa Melania, 68, 1 - 70, 3 93

quella domenica: «Melania, serva fedele, vieni nella tua pace e resta
con noi, qui dove siamo io e il Padre insieme con lo Spirito Santo e
dove voglio che siano quelli che il Padre mi ha dato».

69,1. Non ci dispiacerà di parlare degli abiti con cui fu se


ta perché la cosa potrà tornare utile alla salvezza del lettore. Lei
portava la tunica di una santa donna, assolutamente senza valore
ma che aveva avuto in dono; si era riservata anche un mantello, una
veste senza maniche291 e tutto ciò che aveva ricevuto da altri santi
e da provati servitori di Dio. Non aveva stoffe di lino ad eccezione
di un lenzuolo con il quale fu deposta nella tomba. Sotto la testa
volle che le fosse posto un piccolo cuscino di un servo di Dio e un
cappuccio di cilicio che aveva ricevuto da lui nel deserto.

70, 1. La santa dunque ascese in cielo e nella gioia e nell’esul­


tanza si realizzarono quelli che erano i suoi voti. Infatti aveva com­
battuto la buona battagliacn. Né le potenze nemiche la turbarono
poiché non poterono trovare niente contro di lei00: 2. e udì Cristo
che dalla giovinezza aveva amato con tutta la fede, che [le] dice­
va292: «Vieni, prendi parte alla gioia del tuo padrone» cp . Quando la
beata voleva dare soddisfazione a qualcuno, affermava: «Potessi io
così sentire quella voce del vangelo: Serva buona e fedele, prendi
parte alla gioia del tuo padrone» C(J. Cosa che accadde a lei, che en­
trò gioiosa e felice. 3. Gli angeli la lodarono poiché in lei trovarono
uno stile di vita [simile] al loro293, che aveva seguito quando si tro­
vava sulla terra. I profeti dissero: «Non ha tralasciato una sola pa­
rola della nostra dottrina senza metterla in pratica». Gli apostoli
dissero: «Concedi che possa riposare con noi perché ha imitato il

cn 2 Tm 4,7. co Cf. Gv 14,30. cP M t25,21. c9 Cf. Mt 25, 21; Mt


25,23.

291 Per una descrizione di questo tipo di abito, cf. D. Gorce, Vie Méla-
nie, cit., p. 264 n. 4.
292 § non presente in VG 70.
293 VG 70 scrive diversamente: «poiché aveva imitato nel corpo corrut­
tibile la loro impassibilità [την αύτών άπάθειαν]» (p. 270).
94 Geronzio

nostro modo di vivere». I santi martiri dissero: «H a reso onore alla


nostra memoria; glorificala insieme a noi». 4. Per le fatiche alle
quali si sottopose e per le virtù che mise in pratica, ricevette quelle
cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore
di uomo, che Dio ha preparate per coloro che lo amano cr. A lui è l’o­
nore e la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
INDICI
INDICE SCRITTURISTICO

A n t ic o T e st a m e n t o 132,7:57, 1
144, 19:56,5

Genesi Proverbi
4 ,4 :2 3 ,6 9, 9: prol.
21, 12: 15,3 21 , 1: 10,8
25,22: 13,2
Esodo
Cantico dei Cantici
3, 13-14: prol.
4, 10: prol. 5 ,3 :1 1 ,5

Sapienza
Giobbe
1, 11:24,3
31,32: 9,1
3, 15:25,4
7, 9: prol.

44, 11-12:7,2 Lamentazioni


49, 14: 66,2 3,27-28:7,2
52, 6: 44,5
76, 11: 11, 1
93, 11:62,4
93, 12:62,5 Nuovo T e sta m e n to
106,22: 66, 2
111,9: 20, 1
Matteo
118, 55:46, 1
118,62:46, 1 5 ,7 :3 0 , 1
118, 147:46, 1 6, 3 : prol.
98 Indice scritturistico

6, 19-20: 14, 1; 38, 8 2 1 ,3 7 :7 ,2


7, 7: 31,5; 45, 3 24, 13-14:47,2
7, 13: intr. 24, 29: 68, 7
11, 12:46,2 2 4 ,4 9 :3 1 ,5
11,29: 6, 6; 14, 1
1 2 ,33:25,4 Romani
12,36: 13,8
2 ,1 :4 5 ,2
15,27:58,3
11, 16-24: intr.
16,24: 9, 2; 62,5
12, 17: 12, 8
18, 24: prol.
15, 27: 48, 1
1 9 ,1 :9 ,2
19,21: 12,5; 30, 1;62,5
1 Corinti
19, 29: 14, 1
20,3-6:47,2 2, 9 : prol.; 17, 3; 70,4
24-26: 49, 3 6, 18-19:29,3
24,42-43:23,6 7 ,5 :4 1 ,7
25, 1-12:65,3 7, 16:3, 1
25, 1-13:23,6 7, 29: 29, 2
2 5 ,2 1 :7 0 ,2 11, 13: 11,5
2 5 ,2 3 :7 0 ,2 13,2: 43, 1
2 6 ,4 1 :2 3 ,6 15,31: 12,2

Marco 2 Corinti
1 2 ,3 1 :8 ,3 9, 6: 14, 1
1 1 ,2 9 :2 9 ,6
Luca 12, 2 : 22,6
10, 42: 22, 2
1 Pietro
12,42:30,5
14, 29-30: 49, 3 1,24: 11, 3; 43, 3
17, 10: 26, 3 4, 8:41, 1
21,2: 13, 1 5, 8-9: 42, 2
INDICE DEI NOMI

Agostino: bibi.; 20, 2 Gorce D.: intr.; 19, 2; 27, 1; 34,


Aland Κ.: bibi. 3.14; 35, 3; 36, 2; 39, 1; 47,
Alipio: 20, 2 1; 49, 2; 50, 1.2; 52, 2; 54,1;
Antolin G.: intr. 55, 2; 56, 1; 56, 4; 58, 3; 59,
Atanasio: intr. 2; 63, 3; 64, 1; 66, 2; 69,1
Aurelio di Cartagine: 20, 2 Gregorio di Nissa: intr.

Bartelink G.J.M.: bibi. Kohler C.: intr.


Blaise A.: bibi. Krottenthaler S.: bibi.

Carpinello M.: bibi. Laurence P: intr.; 12, 4; 21, 4;


Cirillo di Alessandria: 34, 13 26, 1; 32, 1; 34, 8; 35, 2; 35,
Cirillo di Scitopoli: intr. 5; 39, 1; 40, 3; 44, 3; 50, 2;
Clark E.A.: intr.; 12, 2 56, 1; 56, 4; 57, 1; 58, 4; 59,
Coco L.: intr.; bibi. 2; 62, 6; 63, 3; 64, 1; 65, 5;
68,5
d’Ales A.: intr.; 55, 2; 23, 7 Lefort L.Th.: intr.
Delehaye H.: intr.
de Smedt Ch.: intr. Marotta E.: bibi.
de Vogué A.: bibi. Melania l’Anziana: 49, 3
Molinier A.: intr.
Egeria: intr.
Evagrio Pontico: 49, 3 Nestle E.: bibi.
Nestore (santo): 34, 14
Gerolamo: intr.; 4, 2; 11, 1; 13, Nestorio: 54, 1
2; 21, 2; 23,5; 26, 3; 40, 3
Gerontius: bibi. Pacomio: intr.
Giovanni Crisostomo: 19, 2 Palladio: intr.; 41, 10
Giovanni Rufo: bibi. Paolino di Nola: intr.; 19,7; 34, 6
100 Indice dei nomi

Paolo di Tarso: intr.; 43, 1; 62,7 Scarampi L.: intr.


Pseudo-Atanasio: intr. Simeone Metafraste: intr.
Siniscalco P: intr.
Quacquarelli A.: intr. Spidlik T.: bibl.

Raabe R.: bibl. Teodosio II: intr.; 41, 10; 55


Rahlfs A.: bibl. 56,1
Rampolla Del Tindaro: intr.; 12,
9; 32, 1; 39,1; 55, 2; 68,5 Valentiniano III: 50, 1; 55, 4
Rufus Antonius Agrypnius Vo-
lusianus: 49, 3; 50,1 Ward B.: bibl.
Rutilio Namaziano: 49, 3
INDICE GEN ERALE

I ntroduzione........................................................................pag. 5
1. La famiglia di Melania.................................................... » 6
2. La vita contemplativa.................................................... » 8
3. G eronzio......................................................................... » 13
4. Il testo greco e il testo latino della Vita......................... » 15
5. Le edizioni....................................................................... » 17

Sigle e bibliografia ........................................................... » 19

Geronzio
VITA LATINA DI SANTA MELANIA

V ita latina di santa M e l a n ia .......................................... » 25


P ro lo g o ................................................................................ » 25
Il matrimonio di M elania.................................................. » 27
Pratiche ascetiche di M elania............................................ » 28
La nascita del secondo figlio.............................................. » 29
Propositi di rinuncia al mondo.......................................... » 30
La morte di Publicola........................................................ » 31
L’abbigliamento di Melania e Piniano............................. » 32
Il progetto di vendere le proprietà.................................... » 34
L’incontro con l’imperatrice Serena................................. » 35
L’alienazione dei b e n i......................................................... » 39
Le visioni di Melania........................................................... » 41
Le donazioni liberali........................................................... » 43
Il soggiorno in A fric a ........................................................ » 44
La vita contemplativa: digiuno e lectio d iv in a ................ » 45
102 Indice generale

Lo zelo per la fede e la castità............................................ pag. 50


Altre pratiche ascetiche...................................................... » 51
Il viaggio verso i luoghi santi.............................................. » 54
A Gerusalemme................................................................... » 57
Il viaggio in Egitto............................................................... » 59
Il ritorno a Gerusalemme e la costruzione di un mona­
stero femminile................................................................... » 61
Gli insegnamenti spirituali................................................ » 63
La liturgia.............................................................................. » 67
La morte di Piniano e la costruzione di un monastero
maschile................................................................................ » 69
In viaggio verso Costantinopoli........................................ » 70
A Costantinopoli................................................................. » 73
Il ritorno a Gerusalemme.................................................. » 77
Il viaggio di Eudocia........................................................... » 80
I miracoli e gli insegnamenti.............................................. » 82
L’approssimarsi della m o rte.............................................. » 87
Raccomandazioni finali...................................................... » 89

INDICI

Indice scritturistico........................................................... » 97

Indice dei n o m i ............................................................. » 99

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