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VITA LATINA
DI SANTA MELANIA
Introduzione, traduzione e note
di Lucio Coco
Città Nuova
Copertina di Gyòrgy Szokoly. Restyling di Rossana Quarta
ISBN 978-88-311-8229-4
1 D ’altra parte, come dice Paolo, noi siamo l’oleastro innestato sul tron
co dell’olivo buono che è Israele: cf. Rm 11, 16-24.
2 Pseudo-Atanasio, VS 9,1493.
3 Gregorio di Nissa, Macrina 5 , 55.
4 Mt 7,13.
5 Per quanto riguarda il sistema di notazione se il rimando è alla Vita la
tina di santa Melania che si traduce in questo volume ho indicato solo il capi
tolo e il paragrafo senza ulteriori riferimenti alla stessa.
6 Introduzione
1. L a f a m ig l ia d i M e l a n ia
6 Cf. H L 4 6,1,220.
7 Cf. H L 46,1-3,220-222 e 54,1-7,244-250.
8 Ep. 107, PL 22, 867-878.
9 40, 3; 63, 3; 68, 1. Secondo una differente genealogia Leta sarebbe so
rella di Albina, la madre di Melania, e Paola sarebbe quindi una sua cugina,
cf. infra, VL 40, 3 e relativa nota e Gérontius, Vie grecque de sainte Mélanie,
edizione e traduzione di D. Gorce, SC 90, Paris 1962, pp. 31-32.
10 P. Laurence, La vie latine de sainte Mélanie, Franciscan Printing Press,
Jerusalem 2002, pp. 316-319) fornisce una tavola di comparazione cronologi
ca tra la datazione di Rampolla e la sua ricostruzione, che ho inserito tra pa
rentesi quadre quando presenta delle discordanze rispetto alla prima.
Introduzione 7
11 Cf. 5 ,3 e 6,5.
12 Capp. 9-10.
13 Anche un’altra viaggiatrice dell’antichità, Egeria, raggiunge, secondo
alcuni, la Terra Santa nello stesso anno in cui vi giunge Melania o, in base ad
altre datazioni, nel periodo in cui vi soggiornava la nonna Melania l’Anziana;
per un dettaglio sulle diverse cronologie del viaggio di Egeria, cf. D. Gorce,
Vie Mélanie, cit., p. 23 n. 5; sulla datazione delMtinerarium di Egeria, cf. an
che Egeria, Pellegrinaggio in Terra Santa, introduzione, traduzione e note a
cura di P. Siniscalco e L. Scarampi, Città Nuova, Roma 20082, pp. 27-30.
14 49,3.
8 Introduzione
Nel novembre del 43 6 Melania riprende i suoi viaggi e parte alla vol
ta di Costantinopoli per incontrare lo zio Volusiano che era nella
capitale per un’ambasceria presso l’imperatore Teodosio (cap. 50). In
città Melania fu ospitata da Lauso, l’alto dignitario di corte ai tempi
di Arcadio e Teodosio II al quale è dedicata la Storia lausiaca di Pal
ladio. La donna ha appena il tempo di far battezzare il parente
gravemente ammalato prima che la morte lo rapisse (cap. 55). Succes
sivamente (inizi del 439), dopo il ritorno a Gerusalemme, Melania
va a ricevere a Sidone l’imperatrice Eudocia (58, 3), in visita alla Cit
tà Santa, e la riaccompagna a Cesarea sulla via del ritorno a
Costantinopoli. La morte della santa sarebbe arrivata qualche mese
più tardi il 31 dicembre 439 dopo una malattia che si era manifestata
nella sua forma acuta nel Natale dello stesso anno.
2. L a vita c o n t em p la t iv a
a. La conversione
b. Il noviziato in Africa
c. Magistra Melania
nel digiuno (45, l ) - e dell’obbedienza che lei definisce con una massi
ma spirituale di grande efficacia: «Uobbedienza è questo: non fare ciò
che si vuole ma quello che è ordinato dal Signore» (44, 5). Nei capitoli
conclusivi della Vita la santa appare sempre più come una guida spiri
tuale. Dopo essere tornata a considerare la necessità dell’umiltà per
edificare la casa dello spirito (62, 1), la sua preoccupazione si indirizza
alle comunità di monache e monaci che aveva creato. Le preme innan
zitutto che si conservi l’unità. Perciò esorta chi le stava accanto a non
nutrire risentimento o rancore e a scacciare del tutto l’ira. Le sue paro
le sono chiarissime: «Dovete ricordare che mai ho ripreso nessuna di
voi adirandomi, ma con mitezza per non rattristare l’animo di qualcu
na né ho permesso che una di voi nutrisse della collera verso la sua so
rella nell’arco di un giorno o di una notte, ma ho sempre invitato alla
concordia» (65, 1). Harmonia, la pace, l’unità: questo è il suo testa
mento spirituale. E solo dopo aver dato queste ultime istruzioni, stan
do al racconto del prete Geronzio, che è anche il legatario materiale
delle sue fondazioni (68, 2), può attendere l’ora della morte con una
serenità pari alla tranquillità con cui era sempre vissuta: « Come la sua
vita fu sempre tranquilla, cosìfu sereno il suo transito» (68, 7).
3 . G e r o n z io
diretto delle gesta della santa oppure può riferirle perché le ha apprese
da altri (§ 10) e le è debitore della propria personale salvezza (§ 11).
Scorrendo il testo, scopriamo che a lei deve la vocazione al sacerdo
zio: «Io le stavo vicino perché era stata lei a togliermi dal mondo e a
offrirmi a Dio e Cristo aveva condotto me, pur non essendone degno,
al rango di sacerdote» (49, 3). Più tardi, all’approssimarsi della mor
te è ancora la donna a raccomandarlo al vescovo di Gerusalemme,
dicendogli: «Ricevi, santo vescovo, in affidamento il santo presbitero
e i monasteri...» (67, 3) e successivamente, in un secondo momento,
ad affidargli queste fondazioni: «Ti raccomando i monasteri. Come ti
sei preso cura di me quando ero in vita, così prenditene m ad o re cu
ra adesso. Sappi che il santo che ti verserà la tua ricompensa sarà il
nostro Signore» (68, 2). A rendere possibile l’identificazione di que
sto personaggio è una testimonianza che si può desumere dalla Vita
di sant’Eutimio di Cirillo di ScitopolP-4, dove si fa riferimento a un
certo Geronzio, successore di Melania, «che [ne] aveva diretto per
quarantacinque anni i monasteri». Inoltre un episodio in cui è pre
sente il vescovo di Gerusalemme Martirio (t 486), permette di fissa
re al più tardi al 441 l’anno della sua entrata in carica, cosa che
risulta coerente con la data della morte di Melania avvenuta nel 439
(per la ricostruzione temporale di queste date faccio riferimento a
Laurence25). Un altro testo, la Vita di Pietro l’Ibero di Giovanni
Rufo, conferma la circostanza della presenza di Geronzio presso il
monastero maschile fondato da Melania (cf. 49, 3). Narra infatti il
biografo che sia Pietro l’Ibero sia il suo compagno Giovanni l’Eunu
co nel 437-439 furono accolti a Gerusalemme da Melania e che rice
vettero l’abito monastico direttamente dalle mani di Geronzio.
Piuttosto discordante è invece quanto Giovanni Rufo riferisce ri
guardo al periodo che precede l’arrivo a Gerusalemme. Egli infatti
lascia supporre che, nato a Gerusalemme, Geronzio fosse stato porta
to a Roma e accolto da Melania e Piniano che lo avrebbero allevato.
Questa circostanza crea però un anacronismo con VL 12, dove Ge
ronzio riferisce di essere stato presente all’incontro, avvenuto nel
4. I l t e s t o g r e c o e i l t e s t o l a t i n o d e l l a V ita
lari che non sono presenti in entrambe lascia credere che «VL e VG
sono due recensioni operate da due persone diverse, a partire da un
originale di cui Geronzio è l’autore»01. Questa conclusione pone a
sua volta altri problemi, relativi soprattutto alla lingua dell’archetipo
e alla priorità di una biografia rispetto all’altra, l ì opinione di Rampol
la è che il testo primitivo era scritto in latino, che gli errori contenuti
in esso sono dovuti alle successive trascrizioni dello stesso, che VG è
posteriore a VL e che VL può essere migliorato nei contenuti attin
gendo a V G 32. Ampia è anche la letteratura che sostiene l’anteriorità
del testo greco33, a cui si aggiunge anche Gorce, con l’avvertenza che
una risposta deasiva si sarebbe potuta dare solo ampliando la ricerca
per cui egli auspicava, tra l’altro, un’edizione critica del testo metafra
stico, lo studio dei testi georgiani inediti e «una edizione critica più-
ampia del testo latino» 34. Quest’ultima è stata portata a termine da
Laurence, il quale arriva a delle conclusioni capaci di gettare una
adeguata luce sulla questione. Più nel dettaglio lo studioso francese
ammette che la lingua della Vita primitiva era il greco e che «V G e
VL sono due testi contemporanei implicanti ciascuno delle aggiunte
differenti» 35. A questo punto si inserisce anche la questione della da
tazione. Rampolla fa risalire la Vita primitiva agli anni 440-442, su
bito dopo la morte di Melania 36. D ’Alès invece tende a spostare la
data più avanti tra il 4 5 0 - anno della morte di Teodosio II —e il 455
- anno della morte di Valentiniano III 37. Inoltre la presenza di un
vescovo, che si può supporre essere quello di Gerusalemme, Giove
nale, al capezzale della santa 38, sposta la data al 452-453, essendo
egli decaduto dalla funzione episcopale nel 452 ed essendogli succe
5 . L e e d iz io n i
Lucio C o c o
1. A v v e r t e n z e
2. A b b r e v ia z io n i e B ib l io g r a f ia
Giovanni Rufo, Vita Vetri Hiberii. Petrus der Iberer, edizione e tra
duzione di R. Raabe, Leipzig 1895.
Gregorio di Nissa, Vita di santa Macrina, a cura di E. Marotta, CTP
77, Roma 1989.
Isaia di Scete, Asceticon, edizione integrale a cura di L. Coco, Edi
zioni San Paolo, Milano 2011.
Palladio, La Storia lausiaca, testo critico G J.M Bartelink, Fondazio
ne Valla, Mondadori, Milano 19985.
Pseudo-Atanasio, Vita S. Syncleticae, PG 28, 1488-1557.
Spidlik T., Melania La Giovane. La Benefattrice, Jaca Book, Milano
1996.
Ward B., Donne del deserto, Edizioni Qiqajon, Magnano 1993.
3 . C o d ic i
4. Sig l e
P rolo go
a Cf. Es 3,13-14.
1 VG aggiunge: «io che ho passato così tanto tempo presso di lei e cono
sco vagamente la storia delle sue origini senatorie e di come sia entrata nella
vita angelica calpestando il fumo della gloria mondana» (p. 124).
2 VG è meno conciso: «Io mi dispongo a gettarmi nel mare infinito del
racconto, avendo come prospettiva la celeste ricompensa che deriva dall’ob
bedienza. Niente di strano se io, maldestro come sono e impacciato a parlare,
resto paralizzato davanti alla promessa di un tale lavoro. Penso che neanche i
veri filosofi hanno l’ardire di intraprendere un siffatto compito».
3 VG: «ai maltrattamenti [κακουχίαν]» (p. 126).
4 VG precisa in cosa consistesse questa astinenza: « l’ascesi incessante
dell’anima e del corpo [ασχησιν ψυχής κα'ι σώματος άκατάπαυστον]» (p. 126).
26 Geronzio
Il m a tr im o n io d i M e la n ia
dici anni circa8. 2. Unita al beato Piniano, che aveva diciassette anni,
avendo fatto esperienza del matrimonio e avendo in odio il mondo
in tutto, questo chiedeva la beata a suo marito: «Se vuoi abitare con
me secondo la regola della castità e della continenza, ti riconoscerò
come mio signore e ti considererò come padrone della mia vita. Se
invece ciò sembra gravoso a te che sei un giovane, prenditi tutti i
miei beni e rendi libero soltanto il mio corpo perché possa realizzare
il mio desiderio secondo D io»9. 3. Questi in risposta le disse: «Sop
porta di avere due figli per l’eredità dei nostri beni e con la volontà
di Dio insieme rinunceremo [al mondo]». 4. Nacque loro una figlia
che subito consacrarono alla verginità.
P r a t ic h e a s c e t ic h e d i M e l a n ia
La n a sc it a d e l s e c o n d o f ig l io
P r o p o sit i d i r in u n c ia a l m o n d o
La m orte d i P u b l ic o l a
h Cf. M t ll.2 9 .
18 In VG il tema della opposizione della famiglia è più sviluppato ed è
detto esplicitamente che gli sposi minacciano i genitori di non nutrirsi più se
essi avessero continuato a contrastare la loro vocazione (cf. p. 136).
19 II tema di lasciare la casa e la patria, nel lessico dei Padri del deserto
si traduce con il vocabolo xenitéia che rappresenta l’estraneità del monaco e
la rinuncia a ogni forma di curiosità e interesse mondano.
20 A questo punto VG inserisce un discorso, riportato da VL al cap. 12,
5, di Publicola, il padre di Melania: «Perdonatemi, figli miei, perché nell’ec
cesso della mia follia sono caduto in un grande peccato. Temendo le ingiurie
32 Geronzio
L ’a b b ig l ia m e n t o d i M e l a n ia e P in ia n o
'M e 12,31.
I l p r o g e t t o d i v e n d e r e l e p r o pr ie tà
L ’ in c o n t r o c o n l ’ im pe r a t r ic e S e r e n a
I
gerla [al petto], baciando lei e i suoi occhi. 2. Chiamò dunque tutte
le persone che le appartenevano nel palazzo e disse loro: «Venite;
guardate colei che avete visto splendere della gloria di questo secolo
quattro mesi or sono 46 e che ora, a motivo di Cristo, è un’anziana
per sapienza e ha in disprezzo tutte le ricchezze»47. 3. Udendo que
ste parole, la serva di Cristo non montò in superbia, ma piuttosto
umiliava se stessa, sapendo che la gloria di questo secolo è come un
fiore di campor. 4. Stando seduti, cominciò, nei modi debiti, a nar
rare48 umilmente quali tribolazioni avevano dovuto patire per il loro
proposito di rinunciare al mondo, dal momento che il padre glielo
aveva proibito per la gloria vana del secolo49. 5. All’appressarsi della
morte, questi li aveva pregati dicendo50: «Perdonatemi, dolcissimi
r 1 Pt 1,24.
46 VG 12 parla di «quattro anni [προ τεσσάρων έτών]» (p. 148), in modo
più coerente, in quanto la conversione di Melania in questo lasso di tempo si
era potuta meglio definire. Clark riferisce che Serena era stata a Roma nel 404
in occasione della celebrazione del consolato di Onorio per cui la data dell’in
contro del 408 conferma l’intervallo temporale di quattro anni, cf. E.A. Clark,
The Life, cit., p. 101.
47 Alla fine di questo § VG 12 aggiunge: «Ecco che calpestando la deli
catezza della sua educazione, la grandezza della ricchezza, la magnificenza del
rango, in una parola le cose piacevoli di questa vita, non ha temuto né la fiac
chezza della carne, né la volontaria povertà, né altre simili cose che ci fanno
tremare. Ma avendo frenato la sua natura, andando incontro a una quotidiana
morte (cf. 1 Cor 15, 31), ha reso evidente a tutti, mediante le opere stesse di
non essere inferiore al sesso maschile in relazione alla virtù secondo Dio,
quando la determinazione è ben salda» (p. 150).
48 In VG 12 è Serena a raccontare il caso di Melania: «Questa, avendola ab
bracciata e avendole baciati gli occhi, continuò a narrare ai presenti...» (p. 150).
49 VG 12 allega le motivazioni di Publicola, «che pensava di prendere i
loro beni per darli agli altri figli» (p. 150). Π riferimento «ad altri figli» e quindi
ai fratelli di Melania è in contraddizione con le notizie che noi abbiamo di lei
che ebbe probabilmente un fratello morto però giovane, per cui «Melania rima
se figlia unica» (T. Spidlik, Melania, cit., p. 21). È possibile perciò che si tratti
di figli che Publicola desiderava avere, sulla questione cf. P. Laurence, La vie
latine, cit., p. 179 n. 7.
50 In VG le parole pronunciate da Publicola in punto di morte si trovano
al cap. 7; vedi supra VL 7 ,1 e relativa nota.
38 Geronzio
figli, tutti i peccati che ho commesso nei vostri confronti. Ecco vado
dal Signore. Abbiate la potestà di tutto e fate quello che volete; e ora
non permettete che uomini malvagi vi strappino quello che Cristo
stesso ha dato mandato di distribuire ai poveri»5. 6. [Narrava anco
ra] di come Severo, il fratello del suo stesso sposo, insidiava il beato
per accaparrarsi tutte le sostanze, che erano tante e grandi e come
ognuno dei parenti, appartenenti alla classe senatoria, accampasse
diversi pretesti di cause con l’intenzione di farsi ricco con le loro
proprietà. 7. Sentito tutto ciò, l’imperatrice disse loro: «Se è la vostra
volontà farò in modo che siano condannati e i loro beni siano confi
scati dalla pubblica autorità perché non osino più esservi contra
ri» 51. 8. Ma essi cominciarono a pregare per loro dicendo: «No,
signora, perché per noi è scritto di essere danneggiati non di dan
neggiare e di non rendere male per male»1. Pertanto crediamo che, in
virtù del vostro patrocinio e della vostra pia sovranità, il Signore per
metterà una giusta liquidazione della nostra modesta sostanza e che
non bisogna rendere il male ai nostri nemici in particolare se si tratta
di parenti. 9. L’imperatrice fece conoscere queste cose al pio suo fra
tello l’imperatore Onorio52, affinché in ogni provincia desse ordine
ai magistrati, ai dirigenti e ai governatori delle stesse di mettere i loro
beni in vendita sotto la responsabilità propria o dei governatori e, al
netto dei debiti, facessero avere loro la somma raccolta. Subito,
mentre eravamo ancora seduti, i decreti furono redatti e firmati e ci
furono consegnati insieme a degli esecutori. 10. Noi rimanemmo
stupiti della grande clemenza dei piissimi principi.
L ’ a l ie n a z io n e d e i b e n i
L e v is io n i d i M e l a n ia
ac E f 6,12.
Le d o n a z io n i lib e r a li
no come dei fanciulli nel distribuire tutti i loro beni73. Dopo essersi
diretti da Roma in Africa, Alarico arrivò sulle proprietà che avevano
venduto a Roma. Allora tutti i detrattori cominciarono a beatificare
i santi e a rendere gloria al Signore dicendo: «Davvero beati costoro,
le cui sostanze Dio ha tolto dalle mani dei nemici»74.
Il s o g g i o r n o in A f r i c a
ad Sai 111, 9.
73 VG 19 non riferisce queste critiche dei senatori.
74 In VG 19 il capitolo si chiude con la storia del prefetto Pompeiano
che vuole donare i beni di Melania e Piniano al tesoro pubblico e la descrizio
ne del passaggio in Sicilia, la visita a Paolino di Nola, l’episodio della tempesta
e il pagamento del riscatto chiesto dai barbari per la liberazione degli abitanti
di un’isola (cf. pp. 166-168). Argomenti che saranno ripresi in VL 34, 3, 6-11.
75 VG 20 aggiunge: «di là [έκεΐθεν]», cioè dalla Sicilia, citata nel finale
del capitolo precedente.
76 Si tratta della provincia dell’Africa Proconsolare.
77 Appellativo giustificato dalle relazioni privilegiate intercorrenti tra Ago
stino ed Alipio, cf. Agostino, Ep. 126, 9, PL 33, 480: ego et frater meus Alypius.
78 Ordinato vescovo nel 391-392.
Vita latina di santa Melania, 19, 7 - 2 2 , 2 45
79 VG 21: «la Bibbia [τήν βίβλον]» (p. 172); cf. Gerolamo Ep. 125, 11,
PL 22, 1078: «Non si distacchi mai il libro dai tuoi occhi e dalle tue mani
[Nunquam de manu et oculis tuis recedat liber]».
80 Questo periodo manca in VG 21.
81 § non presente in VG 21.
82 Probabilmente si tratta dell’eresia donatista, cf. P. Laurence, Vie lati
ne, cit., p. 195 n. 5.
83 VG 22: «grandi [μεγάλα]» (p. 172).
84 La proposizione relativa manca in VG 22.
46 Geronzio
ae Cf. Gen 4, 4. & Cf. Mt 26, 41. 31 Cf. Mt 24, 42-43; Mt 25,
1-13. ai Mt 12,36. akS a p l, 11.
94 Cf. Gerolamo, Ep. 22, 17, PL 22, 404: «Addormentati con il libro in
mano, la pagina santa sostenga il tuo viso che si piega stanco [tenenti codicem
somnus obrepat, et cadentem faciem pagina sancta suscipiat]».
95 § non presente in VG 23.
96 Più che a una celebrazione eucaristica privata, è probabile che si tratti
della tendenza di Melania a pregare da sola, cf. E.A. Clark, The Life, cit., p. 124.
97 VG 24: «Digiunava la settimana della santa Pentecoste fino a Pasqua»
(p. 176), quindi tutto l’anno, cf. VG 31 (p. 186).
98 VG 24 omette le letture (p. 176).
99 § non presente in VG 24.
48 Geronzio
“ C f . E f 3 , 13.
105 VG 26 parla di tre o quattro volte (p. 178).
106 v g 26: «trascriveva ciò di cui aveva bisogno, distribuendo ai santi
degli esemplari [υποδείγματα] fatti con le sue mani» (p. 178); è tuttavia possi
bile che si tratti di una correzione del termine di un altro codice υποδήματα
[calzari]» che giustifica il latino «calciamenta»; P. Laurence, (Vie latine, cit.,
p. 204 in nota) suppone al contrario che la lezione corretta sia quella greca e
che il redattore di VL abbia letto υποδήματα per υποδείγματα e abbia tradotto
calciamenta.
107 La consecutiva è un’aggiunta di VG 26 (p. 180).
108 Cf. Gerolamo, Ep. 39,1, PL 22,465.
109 § non presente in VG 26.
110 Le 17, 10; citazione non letterale per l’aggiunta di «non».
111 Questa abitudine riflette la sapienza dei Padri e delle Madri del de
serto, cf. Alph., Sindetica 4, P G 65, 329: «Non ti saziare di pane e non desi
dererai vino».
50 Geronzio
Allora la beata mi disse, un po’ adirata: «Come è vero che Dio vive,
padre, se la nomini, non parteciperò alla tua offerta». E benché le
avessi dato la mia parola di non fare in seguito il suo nome, disse
ancora: «Poiché l’hai fatto anche una sola volta, non parteciperò».
A l t e e p r a t ic h e a s c e t ic h e
125 Cf. 2 Mac cap. 7; VG 33: «Io credo di aver parte alle tue sofferenze,
figlia; se la madre dei sette fratelli Maccabei, per aver visto in un’ora i tormenti
dei suoi figli, condivide con loro la gioia eterna, quanto più ne avrò parte io,
che sono tormentata ogni giorno più di lei, vedendoti consumare così, senza
dare alcuna tregua a te stessa in tali sforzi» (p. 190).
126 In VG 33 manca il riferimento al martirio.
54 Geronzio
Il v i a g g i o v e r s o i l u o g h i san tti
axRm 8,18.
A G eru sa lem m e
141 Ricovero per pellegrini nella cinta del Santo Sepolcro, cf. P. Laurence,
Vie latine, cit., p. 222 η. 1.
142 II riferimento all’umiltà non è presente in VG 35.
143 Una sorta di registro dei bisognosi ai quali la chiesa locale assicurava
l’assistenza, cf. D. Gorce, Mélanie, cit., p. 194 η. 1.
144 Le cause della malattia non sono riportate da VG 35.
145 In greco σάκκιον, cf. P. Laurence, Vie latine, cit., p. 223 n. 5.
146 § non presente in VG 35.
147 II finale di VG 35 è differente: «Una nobile vergine le fece dono di un
cuscino. Una volta guarita tornò a dedicarsi alla lettura e alla preghiera, ren
dendo al Signore un omaggio sincero» (p. 194).
58 Geronzio
Il v ia g g io in E g it t o
ay Am 3,12.
nella cella non c’era nulla che appartenesse a quell’uomo santo, fatta
eccezione di una stuoia sulla quale si coricava e, in un angolo, un ce
stino con qualche biscotto e un vaso con un po’ di sale158. Appena
lo vide, la beata vi nascose i pochi soldi. Ascoltata la preghiera, se ne
andarono in fretta affinché il servo del Signore, trovatili, non glieli
restituisse. Si affrettarono perciò a fuggire. L’uomo di Dio però, ri
pensando alle preghiere che la beata gli aveva fatto perché accettas
se, fu mosso al sospetto e, messosi subito a ispezionare, trovò le mo
nete che aveva rifiutato. Si mise così a correre in maniera velocissima
e a inseguire i santi. 5. Questi avevano già attraversato il fiume, quan
do giunse sulla riva [Efestione] il quale, gridando, disse: «Vi prego,
perché mi ha avete lasciato quello che in un deserto non mi è neces
sario? Se lo trattengo, dovrò correre il rischio [che vengano] i ladri».
E la beata di rimando: «Se vuoi, dallo ai poveri; il Signore si è degna
to di realizzare il mio desiderio». 6. E l’altro disse: «E dove andrò a
trovare dei poveri, se non lascio mai il deserto. Prendeteli voi e fate
in modo di darli ad altri». 7. Poiché a nessuna condizione [la santa]
aveva voluto riprendersi quello che una volta aveva dato, non poten
do attraversare il fiume, questi scagliò e sommerse nel profondo del
fiume il denaro che aveva in mano. 8. Poiché molti monaci e vergini
non volevano accettare, [Melania] faceva l’offerta di nascosto, tanto
ardente era il [suo] desiderio che quanti ne avesse visto ricevessero
qualcosa da lei. Sapeva infatti che da quest’opera non poco vantag
gio sarebbe derivato all’anima suaaz.
az Cf. Mt 6,19-20.
158 y q 3 8 aggiunge: «profondamente colpita dalla indicibile e celeste
ricchezza del santo, nascose il denaro nel vaso» (p. 198).
159 VG 38: «D opo questo giro, giunsero...» (p. 200).
160 Si tratta dei monaci appartenenti ai monasteri pacomiani d’Egitto a
partire dalla prima fondazione sorta intorno al 320 a Tabennisi nell’Alto Egit
to. VG 39 usa il singolare: «l’archimandrita» (p. 200), cf. D. Gorce, Mélanie,
cit., p. 200 η. 1.
Vita latina di santa Melania, 38, 4 - 40, 3 61
I l r it o r n o a G e r u sa l e m m e
E LA COSTRUZIONE DI UN MONASTERO FEMMINILE
G l i in s e g n a m e n t i s p ir it u a l i
tà, sulla sapienza e sul modo con cui dovevano resistere ai pensieri
diabolicibc, come pure sull’umiltà, sullo stare in preghiera e sulle
veglie notturne. Diceva loro: 3. «Considerate, dilette mie figlie, in
che modo il vostro spirito debba attendere alla salmodia e alla pre
ghiera, a quale Signore chiedete la remissione dei peccati o da Chi
sperate di ricevere il regno dei cieli175. 4. Se infatti vi trovaste di
fronte a un qualche grande signore o a una persona importante,
quale timore e quale pudore non invaderebbe il vostro volto! E ora
ricordate, figlie mie, che né gli angeli né gli arcangeli hanno potuto
degnamente glorificare la sua terribile maestà, quanto più [non
possiamo farlo] noi che siamo tanto misere e piccine! E poiché è
degli angeli salmodiare alla sua invisibile virtù, noi dobbiamo reci
tare i salmi con molto timore e pensare che, sedendo nell’alto [dei
cieli] insieme con i suoi angeli sul trono della sua gloria, egli ci
guarda e vede il nostro cuore».
bcCf. lP t5 ,8 - 9 . bd 1 Pt 4, 8. bel C o r l 3 ,2 .
no e se uno, pur potendo, non fa una cosa, dovrà dare conto a Dio.
Uno non può dire a Dio: “Avevo mal di stomaco” o a un’altra par
te del corpo. Costui non ha alcun motivo di scusa bi perché, pur es
sendo nelle sue possibilità, non ha operato il bene. 3. Sappiate
sopportare per essere giudicate giuste; lottate per entrare per la
porta stretta bk; sappiate soffrire un po’ per ricevere molto; disprez
zate le cose terrene per conseguire quelle celesti».
L a l it u r g ia
il fedele Abramo ha accolto gli angeli bP, e all’ora nona, perché nella
stessa ora uno storpio fu guarito dai santi apostoli b(i ma anche per
ché Daniele, l’uomo prediletto br che da tempo ci ha insegnato questi
tre momenti, pregava tra volte al giorno bs; [si pregava] poi ai vespri,
perché dopo la risurrezione dai morti, Cristo, andando con san
Clèopa, si manifestò al tramonto del solebt; e il Signore, parlando in
senso figurato, mostra ciò anche nei santi vangeli giacché, il padrone
di casa uscito a chiamare i lavoratori per la sua vigna, li convoca
all’ora terza, sesta, nona e undicesimabu. 3. [Le] richiamava a cele
brare questo [ufficio] anche il sabato, la domenica e giorni festivi:
«Se nei singoli giorni la preghiera è buona, tanto più è necessaria
nella risurrezione di nostro Signore perché con più facilità, nell’esul
tanza degli angeli e delle [creature] celesti, vengono esaudite le pre
ghiere di chi prega»186.
L a m o r t e d i P in ia n o
E LA COSTRUZIONE DI UN MONASTERO MASCHILE
In v ia g g io v e r so C o st a n t in o p o l i
byTb 12,7.
coli. La beata prese dimora lì. 2. Giacché molti animali [da tiro]
erano necessari per quelli che erano con lei, accadde che un fun
zionario di nome Messala si mostrasse duro e che facesse moltissi
me difficoltà a dare il biglietto 202 e a fornire le bestie. 3. La beata
era angustiata e si fermò a pregare presso il santo martire dalla sera
fino a che non vennero gli animali; quindi ripartì insieme a quelli
che erano con lei. Non avevamo ancora fatto sei o sette miglia che
il predetto funzionario Messala ci inseguì con una vettura pubbli
ca, ci raggiunse e ci chiese: «Dov’è il prete?». 4. Ed io che non ero
pratico di questioni pubbliche203, preso da timore, cominciai a pa
ventare che, a motivo della presenza di una personalità204, revo
cando [il permesso], fosse venuto a riprendersi gli animali, scesi e
dissi: «Sono io, cosa comandi, figlio?». Questi rispose: «Voglio
prosternarmi davanti alla santa ed esserne benedetto». Giunto da
lei, le prese i piedi e disse: «L a tua santità mi perdoni: non sapevo
che fossi tu. Perciò ho tardato un po’ nel darti gli animali e ora so
no corso a chiedere scusa perché tu non abbia risentimento nei
miei confronti e Dio non si adiri». 5. Allora la santa gli disse: «Dio
ti benedica, figlio, perché, anche se in ritardo, ci hai lasciato anda
re». E subito prendendo le monete205 che gli avevo dato come
mancia, me le restituì. Vedendole, non le volli accettare, 6. pensavo
infatti di avergli dato poco e gli dissi: «Se è poco, ne aggiungiamo
altrettante; queste non le prendiamo»206. Egli disse: «Queste non
le tengo e altre non ne prendo». Supponevo che avesse paura di
essere accusato al palazzo. Gli risposi: «Non temere, figlio, noi non
siamo di quelli che vanno dappertutto; facciamo [questo] viaggio
spinti dalla necessità. Fidati che non diremo niente di male su di te;
non si confà ai servi di Dio agire così». 7. Alla fine cominciò a con
202 Melania e il suo seguito si servivano del «cursus publicus» per andare
a Costantinopoli; l’utilizzo di una vettura pubblica richiedeva una particolare
autorizzazione da parte dei funzionari governativi (cf. D. Gorce, Mélanie, cit.,
p. 226 n. 2).
203 VG 52: «di viaggi» (p. 226).
204 Questa motivazione è assente in VG 52.
205 V G 52 parla di «tre monete d’oro» (p. 228); cf. infra, § 7.
206 § non presente in VG 52.
Vita latina di santa Melania, 52, 1 - 53, 2 73
A C o s t a n t in o p o l i
211 VG 53: «a Calcedonia» (p. 228). Questa sosta spiega anche meglio
l’incipit di VG 53: «Quando arrivammo nei pressi di Costantinopoli».
212 Cf. supra, VL 6, 7.
213 Questa espressione lascia pensare che Lauso fosse morto al momento
della redazione della Vita.
214 Lauso si rivolge a Geronzio.
215 La similitudine manca in VG 53 e, al suo posto, si può leggere: «e ora
a quale austerità e povertà è ridotta» (p. 230).
216 VG 53 segue la forma del discorso diretto e si serve di maggiori di
dettagli nel riportare le parole di Melania.
217 Si tratta di Proclo, patriarca di Costantinopoli dal 434 al 446.
218 II contenuto del § 7 così è riportato da VG 53: «Poiché non si rasse
gnava al silenzio, per mezzo di alcuni notabili, suggerì la cosa al santo vescovo
Proclo. Questi, recatosi da lui, gli fu di grande aiuto, spiegandogli ogni cosa
circa la sua salvezza. [Volusiano] essendo d’intelletto acutissimo, capì che l’ar-
Vita latina di santa Melania, 53, 2 - 54, 5 75
I l r it o r n o a G e r u s a l e m m e
227 Questo ulteriore accenno alla sconfitta del diavolo manca in VG 55.
228 Moglie di Teodosio II, che diede alla luce Eudossia, a sua volta sposa
dell’imperatore Valentiniano III.
229 In VG 55 Melania «entra per il portico del Palazzo nella dimora
dell’amante di Cristo, l’imperatrice Eudocia» (p. 236).
230 Termine specifico per indicare nell’antichità il battesimo, cf. Tt 3, 5
ed Eb 6, 4 e supra, § 3: «illuminando suo zio».
231 VG 55 aggiunge: «per tre volte [τρίτον]» e indica anche il giorno del
la morte, il 6 gennaio, quello della «santa Teofania» (p. 236); in VL questo
riferimento è messo dopo.
232 Risposta assente in VG 55; da questo punto del § VG presenta una
redazione differente da VL.
233 «Attestazione preziosa per la storia della liturgia dei defunti» (D.
Gorce, Vie Mélanie, cit., p. 238 η. 1).
78 Geronzio
Il v ia g g io d i E u d o c ia
ca Mt 15,27.
245 VG 58: «come una vera madre spirituale [ώς άληθώς πνευματικήν
μητέρα]» (p. 242).
246 «Allusione al voto di visitare i Luoghi Santi per ringraziare Dio della
salute e del matrimonio della figlia Eudossia» (P. Laurence, Vie latine, cit., p.
Π 2 n. 7)
247 Cf. supra, VL 57,1.
82 Geronzio
narrare tutti, tanto il loro numero quanto la mia limitatezza non mi permette
rebbero di farlo» (p. 246); sull’inadeguatezza di Geronzio a raccontare la sto
ria di Melania, cf. supra, Prologo 2; 41, 6 e 42, 1.
253 L’espressione tra parentesi non è presente in VG 60.
254 In VG 60 Melania si schermisce dicendo: «Sono una peccatrice e mi
è impossibile fare questo; portatemela però presso i santi martiri e, per la loro
familiarità [con Dio], Dio che ama gli uomini la guarirà» (p. 248).
255 In VG 60 non c’è riferimento a questo gruppo di persone.
256 VG 60: «con cui [con l’olio benedetto] toccò per tre volte la bocca del
la malata» (p. 248); in VL è assente il riferimento a questa triplice aspersione.
257 In VG 61 manca il riferimento a quest’uomo.
84 Geronzio
sua santa madre era ancora in vita, una donna incinta, al momento
del parto, si trovò in pericolo di vita258. 3. Né qualcuno mi critichi e
mi rimproveri dicendo che non avrei dovuto parlare di ciò, essendo
una cosa ripugnante, perché abbiamo visto anche in questo caso la
[sua] virtù all’opera. Dio infatti non ha creato niente di vergognoso
o di immondo nell’uomo, ma tutte le membra hanno una loro ragio
ne. Solo il peccato è immondo e abominevole. Le membra dunque
non possono essere immonde perché Dio le ha fatte e da esse sono
nati i patriarchi, i profeti, gli apostoli e gli altri santi. La donna giace
va esanime già da tre giorni tanto che le ostetriche, pur avendo pro
fuso ogni cura, nulla avevano potuto per liberarla. Ai medici non
restava che incidere l’utero per espellere le membra del bambino
morto e in tal modo poter far vivere almeno la madre, giacché non
piccolo è il rischio per colei che è costretta a dare alla luce un morto.
Essendo esclusa ogni possibilità di salvezza, coloro che riferirono
queste cose alla beata, poiché non osarono chiederle che si degnasse
di andare da lei, la pregarono di dire una preghiera per la sua salvez
za affinché, come provvedeva per tutti, così la soccorresse con l’au
silio della sua orazione. 4. [La beata] disse: «La misericordia è utile
nei riguardi di tutte le anime», per cui non le rincrebbe di andare a
farle visita e, rivolta alle vergini, disse: «Andiamo, figlie mie, a trovar
la». E alzatasi, andò. Nel recarsi [da lei], cominciò a istruirle e a dire:
«Figlie mie, quante grazie dovete rendere al Signore perché vi ha
sottratto a queste sofferenze». La donna, vedendo che la santa veni
va, con flebile e fievole voce prese a pregarla perché con le sue ora
zioni avesse pietà di lei. Ascoltatala, toccata nell’animo, ne fu
addolorata e si mise a pregare su di lei. Quindi, presa la sua cintura
di pelle, gliela passò attorno. Subito il bambino259 uscì, la donna fu
liberata e tutti rimasero ammirati. La beata però, volendo umilmen
te tenere nascosta la grazia che le era stata concessa e rendendo ono
re a Dio, attribuiva tutto ai meriti altrui. Diceva: «Questa cintura era
di un servo di Dio, per i cui meriti il Signore si è degnato di guarirti».
Si preoccupava sempre, come si è detto, di attribuire alle virtù di al-
tri ogni cosa che Dio le aveva accordato. Dopo di ciò preparò dei
cibi delicati per ristorare la donna.
S a i93,11.
isci, Signore, e a cui insegni la tua Legge cc. E così Dio scacciava il
nemico». 5. E ancora ci diceva: «E manifesto che il nemico com
batte contro tutti, il più delle volte [servendosi] di quelli che in
dossano il santo abito. Infatti, vedendo che ci affrettiamo ad
adempiere il precetto evangelico che dice: Vendi quello che possiedi
[e] dallo ai povericd e: Prendi la tua croce, vieni e seguimice, di fre
quente inviava qualcuno a dirci: “Non è bene stare nell’indigenza
e in povertà per Dio, ma con misura?” . E gli rispondevo: “Perché
chi fa il soldato265 si affretta a salire a poco a poco a un grado mag
giore? Così anche noi dobbiamo, rinunciando alle cose terrene,
meritarci quelle dei cieli e, affrettandoci verso le cose di lassù,
giungere alla dignità celeste”». 6. Se talvolta qualcuno la rattrista
va, la beata con mansuetudine rispondeva: «Perdonami, so di esse
re una peccatrice e non oso paragonarmi all’ultima delle donne del
mondo». E perché il diavolo non avesse a muoverle una qualsiasi
accusa, mai si era comunicata, essendo adirata contro qualcuno,
senza essersi prima riconciliata, anche se la colpa era dell’altro. E,
a dire il vero, chi ha potuto talvolta sentirla adirata e non l’ha vista
agire d’anticipo, così da calmare gli animi rabbiosi mediante una
grande pazienza e mansuetudine?266. 7. Mai ha preso cibo senza
prima comunicarsi al corpo del Signore; lo riceveva soprattutto a
tutela dell’anima, benché sia una consuetudine presso i romani fa
re la comunione ogni giorno. Infatti il beato Pietro fu il primo tra
gli apostoli a istituire questa tradizione quando esercitava l’episco
pato e poi il beato Paolo che morì nella stessa città.
L ’ a p p r o ssim a r si d e l l a m o r t e
273 «Sembra che questo martyrium sia la basilica di santo Stefano, co
struita a nord di Gerusalemme» (P. Laurence, Vie latine, cit., p. 286 η. 1).
Sull’incertezza della localizzazione e sulla difficoltà a intendere correttamente
questo passaggio (non presente in VG 64), cf. P. Laurence, Vie latine, cit., p.
287 n. 2 e D. Gorce, Mélanie, cit., pp. 255-256 n. 8.
274 Questa motivazione non è presente in VG 64.
275 VG 64 non specifica l’ora: «Una volta terminata la lettura fissata, tut
te le sorelle dissero alla santa» (p. 256).
276 VG 64 riporta più diffusamente questo discorso di Melania (p. 256).
277 Segue in VG 64 la preghiera di Melania (pp. 258-260).
Vita latina di santa Melania, 64, 1 - 65, 5 89
freddo e, tornata, trovò le sorelle che ancora cantavano gli inni mat
tutini. Lei cominciò a stare peggio. Le sorelle se ne accorsero e la
pregarono di riposare un po’, poiché la malattia era gravosa e lei non
poteva stare in piedi. [La beata] disse loro: «Lasciatemi un poco,
finché non abbiamo terminato l’ufficio del mattino» 278.
R a c c o m a n d a z io n i f in a l i
tenza della chiamata è già stata data”. Perché dunque sforzarsi senza
motivo. Non mostriamoci di resistere a D io»284. Udendo ciò, non
potemmo trattenerci dal piangere. Allora mi disse: «Non piangere,
padre, sii forte. Non stiamo infatti in questo mondo in eterno».
2. Terminato il quinto giorno della sua malattia, il sesto era di dome
nica. E al mattino, assai presto, mi invitò ad entrare nel martyrium,
accanto al quale lei stava in una cella, per celebrare l’oblazione; una
volta dentro, poiché offrivo l’ostia a Dio recitando la preghiera in
silenzio per la grande tristezza e poiché lei dalla cella non sentiva, mi
gridò: «Pronuncia l’orazione285 in modo più chiaro, perché senten
done la forza ne sia confortata». Quindi compiuto il sacrificio di lo
de <*, si comunicò.
cm Le 24,29.
288 § non presente in VG 68.
289 Rampolla si basa su questo passaggio per dimostrare che Geronzio
scriveva per i latini (cf. Melania Giuniore, cit., p. LXVII); cf. anche Laurence,
Vie latine, cit., pp. 295-296 n. 3.
290 VG 68 descrive in forma più breve il momento della morte di Mela
nia, cf. pp. 266-268.
Vita latina di santa Melania, 68, 1 - 70, 3 93
quella domenica: «Melania, serva fedele, vieni nella tua pace e resta
con noi, qui dove siamo io e il Padre insieme con lo Spirito Santo e
dove voglio che siano quelli che il Padre mi ha dato».
291 Per una descrizione di questo tipo di abito, cf. D. Gorce, Vie Méla-
nie, cit., p. 264 n. 4.
292 § non presente in VG 70.
293 VG 70 scrive diversamente: «poiché aveva imitato nel corpo corrut
tibile la loro impassibilità [την αύτών άπάθειαν]» (p. 270).
94 Geronzio
A n t ic o T e st a m e n t o 132,7:57, 1
144, 19:56,5
Genesi Proverbi
4 ,4 :2 3 ,6 9, 9: prol.
21, 12: 15,3 21 , 1: 10,8
25,22: 13,2
Esodo
Cantico dei Cantici
3, 13-14: prol.
4, 10: prol. 5 ,3 :1 1 ,5
Sapienza
Giobbe
1, 11:24,3
31,32: 9,1
3, 15:25,4
7, 9: prol.
Marco 2 Corinti
1 2 ,3 1 :8 ,3 9, 6: 14, 1
1 1 ,2 9 :2 9 ,6
Luca 12, 2 : 22,6
10, 42: 22, 2
1 Pietro
12,42:30,5
14, 29-30: 49, 3 1,24: 11, 3; 43, 3
17, 10: 26, 3 4, 8:41, 1
21,2: 13, 1 5, 8-9: 42, 2
INDICE DEI NOMI
I ntroduzione........................................................................pag. 5
1. La famiglia di Melania.................................................... » 6
2. La vita contemplativa.................................................... » 8
3. G eronzio......................................................................... » 13
4. Il testo greco e il testo latino della Vita......................... » 15
5. Le edizioni....................................................................... » 17
Geronzio
VITA LATINA DI SANTA MELANIA
INDICI
Indice scritturistico........................................................... » 97