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CARLO MAGNO

Karl der Große, in francese Charlemagne, in latino Carolus Magnus (2 aprile 742 – Aquisgrana, 28 gennaio 814), fu
re dei Franchi e dei Longobardi e imperatore del Sacro Romano Impero. L'appellativo Magno (in latino Magnus,
"grande") gli fu dato dal suo biografo Eginardo, che intitolò la sua opera Vita et gestae Caroli Magni.
Carlo nacque come il primogenito di Pipino il Breve (714 - 768). Il padre di Pipino, Carlo Martello, fu il
comandante franco che aveva arrestato l’avanzata degli arabi in Europa con la battaglia di Poitiers (732), invece
Pipino, in una guerra contro i longobardi, aveva regalato al papa un territorio preso dai bizantini, territorio che sta
alla base dello Stato Pontificio e del potere temporale dei papi, e fondò la dinastia franca dei re Carolingi. Il papa,
per legittimare la possessione donata da Pipino, Consacra Pipino re dei Franchi ed elabora il documento falso “La
Donazione di Costantino”. Alla morte di Pipino il Breve nel 768, i suoi due figli Carlo Magno e Carlomanno si
spartirono l'eredità. Ma siccome all'età di soli 20 anni Carlomanno morì, Carlo Magno si ritrovò a governare il regno
dei franchi unificato.

Le campagne militari

La prima fase del regno di Carlo Magno fu volta alle continue campagne militari, intraprese per affermare la sua
autorità innanzitutto all'interno del regno dei Franchi stessi, tra i suoi familiari e le voci dissidenti.
Una volta stabilizzato il fronte interno iniziò una serie di campagne al di fuori dei confini del regno, per assoggettare
i popoli vicini e per aiutare la Chiesa di Roma, stringendo con essa un rapporto ancora più stretto di quello di suo
padre Pipino il Breve. Dal rapporto col papa e la Chiesa, intesa ormai come diretta erede dell'Impero romano
d'Occidente, Carlo ottenne l'autenticazione del potere che trascendeva ormai l'Imperatore di Bisanzio.
Le più importante campagne militari - che portarono a un enorme ampliamento del territorio franco – furono:
quella contro i longobardi, con la conseguente occupazione di gran parte dell’Italia e con il titolo di Gratia Dei rex
Francorum et Langobardorum; quella contro i sassoni (che furono cristianizzati da Carlo) e i bavari, e contro gli avari
(con la costituzione della Ostmark – la futura Austria) e la conseguente cristianizzazione di questa popolazione e con
estensione a Est; e quella – che poi avrebbe nutrito la leggenda dell’imperatore difensore della cristianità – contro gli
arabi. L'intervento di Carlo Magno nella Penisola iberica fu tutt'altro che trionfale, e non priva di momenti dolorosi e
gravi rovesci. Celeberrimo è, poi, l'episodio della rotta di Roncisvalle, dove la retroguardia franca subì un'imboscata da
parte delle pagane popolazioni basche, in seguito alla quale morì il conte Rolando (conosciuto anche con il nome di
Orlando), suo conte paladino. L'episodio ebbe sicuramente una maggior valenza letteraria che storico-militare: esso
ispirò uno dei passi più noti della successiva Chanson de Roland, uno dei testi epici fondamentali della letteratura
medievale europea, e da qui una tradizione leggendaria che nutre gran parte della letteratura cavalleresca
rinascimentale italiana (come le epopee l’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo e l’Orlando furioso di
Ludovico Ariosto) nonché l’ancora vivo “teatro dei pupi della Sicilia.

L’incoronazione imperiale

Nella messa di Natale del 25 dicembre 800 a Roma, il Papa Leone III incoronò Carlo imperatore, titolo mai più
usato in Occidente dalla abdicazione di Romolo Augùstolo nel 476, dato che Odoacre, il Re degli Ostrogoti che
aveva deposto l'ultimo Imperatore d'Occidente, aveva restituito le insegne imperiali da lui catturate a Bisanzio, e
aveva governato l'Italia con il titolo bizantino di "Praefectus Italiae".
L'incoronazione del re franco a Imperatore del Sacro Romano Impero era in un certo senso il corrispettivo per la
legittimazione del potere temporale della Chiesa con il riconoscimento della leggitimità del papa e della Donazione di
Costantino: ma questa reciproca dipendenza avrebbe creato una continua tensione tra i due superpoteri, il papato e
l’impero, che si sarebbe prolungato per parecchi secoli.
In ogni caso Carlo si trovò su un piano moralmente superiore di autorità su tutto l'Occidente, che nessun re
germanico aveva mai avuto fino ad allora. Con Carlo Magno si assistette quindi al superamento, riguardo alla storia
dell'Europa occidentale, dell'ambiguità giuridico-formale dei regni romano-barbarici in favore di un nuovo modello
imperiale. L'Impero resistette fin quando Carlo fu in vita, venendo poi diviso tra gli eredi, ma la portata delle sue
riforme e la sua valenza sacrale influenzarono radicalmente tutta la vita e la politica del continente europeo per ben
mille anni.
L’impero

Carlo aveva unificato quasi tutto quello che restava del mondo civilizzato accanto ai grandi imperi arabo e bizantino
ed ai possedimenti della Chiesa, con l'esclusione delle isole britanniche e di pochi altri territori.
Dopo essersi garantito la sicurezza dei confini, Carlo procedette alla riorganizzazione dell'Impero. In tutta la sua
estensione, l'Impero era suddiviso in circa 200 province (comitati o contee) cui corrispondevano approssimativamente
I vescovati. Ogni singola contea era governata da un Conte, vero e proprio funzionario pubblico dell'Imperatore. La
marca invece, difesa da un Marchese, era la circoscrizione fondamentale ai confini dell'Impero che poteva
comprendere al suo interno più comitati.
A livello centrale l'istituzione fondamentale dello stato carolingio era l'Imperatore stesso, poiché Carlo Magno era
sommo amministratore e legislatore che, governando il popolo cristiano per conto di Dio, poteva avere diritto di
vita o di morte su tutti i sudditi a lui sottoposti. Tutti erano sottoposti alla sua inappellabile volontà, fossero anche
notabili di rango elevato come Conti, Vescovi, Abati e Vassalli Regi.
Il governo centrale era costituito dal palatium. Sotto questa denominazione si designava il consiglio dei ministri alle
sue dipendenze. Organo puramente consultivo, era costituito da rappresentanti laici ed ecclesiastici che aiutavano il
sovrano nell'amministrazione centrale.
L’imperatore e il palatium non avevano una sede fissa o una capitale, ma erano itineranti.
Proseguendo le riforme iniziate dal padre, Carlo, una volta sconfitti i Longobardi, liquidò il sistema monetario basato
sul solido d'oro dei romani e introdusse la moneta d’argento chiamata "denaro". Questo garantì un’unità di mercato,
ma il tipo di economia, agricola, chiusa e feudale, non poteva trarre molto profitto da questa unità.

La “Rinascita carolingia”
è la fioritura che si ebbe durante il regno di Carlo Magno in ambito politico e culturale.
Ma il re franco, perseguì piuttosto una riforma in tutti i campi.
La riforma della Chiesa si attuò tramite una serie di provvedimenti per poter elevare, sia a livello qualitativo sia a
livello comportamentale, il personale ecclesiastico operante nel regno. Carlo Magno era ossessionato dall'idea che un
insegnamento sbagliato dei testi sacri, non solo dal punto di vista teologico, ma anche da quello "grammaticale",
avrebbe portato alla perdizione dell'anima poiché se nell'opera di copiatura o trascrizione di un testo sacro si fosse
inserito un errore grammaticale, si sarebbe pregato in modo non consono, dispiacendo così a Dio. Venne istituito quel
motore propulsore dell'insegnamento che doveva diventare la scuola palatina, presso Aquisgrana. Sotto la direzione di
Alcuino di York, vennero redatti i testi, preparati i programmi scolastici ed impartite le lezioni per tutti i chierici. In ogni
angolo dell'Impero sorsero delle scuole vicino alle chiese ed alle abbazie. Carlo Magno pretese anche di fissare e
standardizzare la liturgia, i testi sacri, e perfino di perseguire uno stile di scrittura che riprendesse la fluidità e
l'esattezza lessicale e grammaticale del latino classico. Neanche la grafia venne risparmiata entrando in uso corrente la
minuscola carolina.

Successione e santificazione
Carlo morì, il 28 gennaio dell'814 ad Aachen (Aquisgrana). Venne sepolto nella cattedrale di Aachen. Nel 1165 Carlo
Magno venne santificato dall'antipapa Pasquale III su ordine dell'imperatore Federico Barbarossa e questa
santificazione viene riconosciuta anche oggi ma solo nella diocesi di Aquisgrana e ne viene tollerata la celebrazione
nei Grigioni.

Dopo la sua morte il grande impero si divise fra i figli. Ma gran parte dell’attuale Germania, Austria e l’Italia
rimasero in un territorio che conservò il nome di Sacro Romano Impero per molti secoli.

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