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di Roberto Tauraso
a cura di Massimiliano Pompegnani
Indice
1 Integrali multipli 5
1.1 Integrali doppi su rettangoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.2 Integrali doppi su insiemi generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
1.3 Domini semplici e formule di riduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.4 Cambiamento di variabili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
1.5 Integrali tripli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
1.6 Cambiamenti di variabile negli integrali tripli . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
1.7 Applicazioni in geometria e in fisica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
1.8 Esercizi e prove d’esame . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
3
Capitolo 1
Integrali multipli
dove
m ≤ f (x, y) ≤ M, ∀ (x, y) ∈ R,
e poniamo
mi,j = inf{f (x, y) : (x, y) ∈ Ri,j }, Mi,j = sup{f (x, y) : (x, y) ∈ Ri,j }.
Definiamo somma integrale inferiore e somma integrale superiore di f relativa alla parti-
zione σ rispettivamente, le somme
m X
X n
s(f, σ) = mi,j (xi − xi−1 )(yj − yj−1 ),
i=1 j=1
Xm X n
S(f, σ) = Mi,j (xi − xi−1 )(yj − yj−1 ).
i=1 j=1
5
Integrali multipli 6
Pertanto l’estremo superiore delle somme inferiori e l’estremo inferiore delle somme superiori
sono quantità limitate e soddisfano le disequazioni
inf S(f, σ) = sup s(f, σ), oppure sup s(f, σ) < inf S(f, σ).
R R R R
Si può osservare che se f (x, y) ≥ 0 allora l’integrale doppio fatto sul rettangolo R si può inter-
pretare come il volume della regione tridimensionale limitata dal basso dal rettangolo R e dal-
l’alto dal grafico della funzione f . Si presenta in modo naturale l’esigenza di stabilire l’integra-
bilità di una funzione, cioè di caratterizzare
la classe delle funzioni integrabili, e successi-
vamente di calcolare l’integrale. Un criterio
necessario e sufficiente di integrabilità è dato
dal seguente teorema, analogo a quello per le
funzioni di una variabile.
Teorema 1.1
Poiché il rettangolo R è compatto, cioè chiuso e limitato, e la funzione f è continua su R, allora f è anche
uniformemente continua su R, ossia
∀ ε > 0, ∃ δ > 0 : (x0 , y 0 ), (x00 , y 00 ) ∈ R, |(x0 , y 0 ) − (x00 , y 00 )| < δ ⇒ |f (x0 , y 0 ) − f (x00 , y 00 )| < ε.
Sia σε una partizione di R tale che la diagonale di ogni rettangolo Rij sia minore di δ. In ogni rettangolo
Rij la funzione f ammette massimo e minimo assoluto (per il teorema di Weierstrass)
Quindi
m X
X n m X
X n
S(f, σε ) − s(f, σε ) = Mi,j (xi − xi−1 )(yj − yj−1 ) − mi,j (xi − xi−1 )(yj − yj−1 )
i=1 j=1 i=1 j=1
m X
X n m X
X n
= f (x0ij , yij
0
)(xi − xi−1 )(yj − yj−1 ) − f (x00 00
ij , yij )(xi − xi−1 )(yj − yj−1 )
i=1 j=1 i=1 j=1
m X
X n m X
X n
f (x0ij , yij
0
)|Rij | − f (x00 00
f (x0ij , yij
0
) − f (x00 00
= ij , yij )|Rij | = ij , yij ) |Rij |
i=1 j=1 i=1 j=1
m X
X n
≤ ε|Rij | = ε|R|,
i=1 j=1
Si noti che se f è una funzione continua in generale l’estensione f˜ non lo è e quindi non è detto
che f˜ si integrabile su R. Come vedremo l’integrabilità di f su D dipende dalla regolarità del
bordo ∂D definito come
S(χd , σ) − s(χd , σ) = somma delle aree dei rettangoli che intersecano ∂D.
Dato che per la misurabilità di D tale differenza può essere resa arbitrariamente piccola
ne segue che un insieme limitato è misurabile se e solo se la sua frontiera ha misura nulla,
ossia |∂D| = 0. Ad esempio, in R2 , un insieme costituito da un numero finito di punti ha
misura nulla, così come un segmento di una retta. Se f : [a, b] → R è una funzione continua,
allora il suo grafico ha misura nulla. Precisiamo che in questo caso si sta misurando l’area
dell’insieme e non la sua lunghezza. Combinando le precedenti osservazioni con il Teorema
1.2 si può dimostrare il risultato seguente.
Teorema 1.3
Dunque si tratta di un insieme misurabile ed è facile verificare che la sua misura, la sua area,
vale π. Il seguente teorema, che ci limitiamo ad enunciare, illustra come il calcolo di un
integrale doppio si può ridurre al calcolo di due integrali ordinari.
Esempio 1.1. Calcolare l’integrale della funzione f (x, y) = xy, sul triangolo chiuso di vertici (0, 0), (1, 0),
(1, 1). Scritto in forma simbolica, si tratta di calcolare
ZZ
xy dxdy, dove D = {(x, y) ∈ R2 : y ≤ x, 1 ≤ x ≤ 0, y ≥ 0}.
D
√
ZZ
3
ey dxdy, dove D = {(x, y) ∈ R2 : 0 ≤ x ≤ 1, x ≤ y ≤ 1}.
D
In questo caso l’integrale in y non è risolubile attraverso funzioni elementari. Ora proviamo ad effettuare il
calcolo considerando D semplice rispetto all’asse x:
#1
x=y 2 x=y 2
! ! " 3
1 1 1 1
y3 ey
Z Z Z Z Z Z
y3 y3 2 y3 y3 e−1
e dy dx = e dx dy = y e dy = e d = = .
y=0 x=0 y=0 x=0 y=0 y=0 3 3 3
y=0
E = {(x, y, z) ∈ R3 : y ≥ 0, z ≥ 0, x − y + z ≤ 1, y ≤ 1 − x2 }.
D = {(x, y) ∈ R2 : −1 ≤ x ≤ 1, 0 ≤ y ≤ 1 − x2 },
1 1−x2
y2
Z
= y − xy + dx
x=−1 2 y=0
1
(1 − x2 )2
Z
(1 − x2 ) − x(1 − x2 ) + = dx.
x=−1 2
2 2 2
Dato che le funzioni (1 − x ) e (1 − x )/2 sono pari e che la funzione x(1 − x ) è dispari e che l’intervallo di
integrazione simmetrico è rispetto l’origine, si ha
1 1 1
(1 − x2 )2 2x3 x5
Z Z
1 3x
=2 (1 − x2 ) + dx = 2 1 − x2 + (1 − 2x2 + x4 ) dx = 2 − +
x=0 2 x=0 2 2 3 10 x=0
3 2 1 28
=2 − + = .
2 3 10 15
Esempio 1.4. Calcolare il volume della sfera di raggio R. Dovendo calcolare il volume possiamo scegliere a pia
11 R. Tauraso - Analisi Matematica II
dove D è dato da
D = (x, y) ∈ R2 : x2 + y 2 ≤ R2 .
Allora abbiamo
Z R Z √R2 −x2 p
!
2 √ R2 − x2 − y 2 dy dx.
x=−R y=− R2 −x2
√
Per il calcolo dell’integrale più interno, raccogliendo R2 − x2 otteniamo
Z R Z √R2 −x2 r !
p y2
2 √ R −x 1− 2
2 2 dy dx;
x=−R y=− R2 −x2 R − x2
√ √
ponendo ora y = R2 − x2 sin t da cui dy = R2 − x2 cos t dt con t ∈ [−π/2, π/2], l’integrale diventa
π
! Z π !
Z R Z
2 p p p Z R
2
2 2 2 2
2 R2 − x2 1 − sin t · R2 − x2 cos t dt dx = 2 (R − x ) cos t dt dx
x=−R t=− π
2
x=−R t=− π
2
R π R R
x3
Z Z
1 2
=2 (R2 − x2 )
(t + sin t cos t) dx = π (R2 − x2 ) dx = π R2 x −
x=−R 2 t=− π x=−R 3 x=−R
2
R
R3 R3 4πR3
3 3
=π R − +R − = .
3 3 x=−R 3
1. Linearità
ZZ ZZ ZZ
[αf (x, y) + βg(x, y)] dxdy = α f (x, y) dxdy + β g(x, y) dxdy.
D D D
ZZ
se f ≥ 0 in D ⇒ f (x, y) dxdy ≥ 0
ZDZ ZZ
se f ≥ g in D ⇒ f (x, y) dxdy ≥ g(x, y) dxdy.
D D
3. Maggiorazione dell’integrale
Z Z ZZ
f (x, y) dxdy ≤ |f (x, y)| dxdy ≤ M |D|,
D D
dove M è una costante tale che |f (x, y)| ≤ M per ogni (x, y) ∈ D.
Integrali multipli 12
Definiamo il valore medio di una funzione f : D → R su D (di misura non nulla) come
ZZ
¯ 1
fD := f (x, y) dxdy.
|D|
D
Esempio 1.5. Calcoliamo il valore medio della funzione f (x, y) = y(1 − 2x) sull’insieme D definito da
√
D = D1 ∪ D2 = (x, y) ∈ R2 : 0 ≤ x ≤ 1, 0 ≤ y ≤ x ∪ (x, y) ∈ R2 : 1 ≤ x ≤ 2, 0 ≤ y ≤ 1/x2 .
Introduciamo inoltre la matrice jacobiana di Φ che ha per righe i gradienti delle componenti
x(u, v), y(u, v) di Φ,
∂x ∂x
∂u ∂v
∇x(u, v)
JΦ(u,v) = = ,
∇y(u, v) ∂y ∂y
∂u ∂v
e indichiamo il suo determinante con
∂(x, y)
= det JΦ(u,v) .
∂(u, v)
Supponiamo che det JΦ(u,v) 6= 0 per ogni funzione (u, v) ∈ Ω, allora vale il seguente risultato
di cui omettiamo la dimostrazione.
Integrali multipli 14
La formula del fattore di trasformazione d’area ρ dρdϑ può anche essere giustificata intuiti-
vamente nel seguente modo. Consideriamo un rettangolo nel piano ρ, ϑ di lati R e 2π e un
rettangolino infinitesimo di vertici
ρ, ρ + dρ, ϑ, ϑ + dϑ, la cui area è evi-
dentemente dρdϑ. Tale rettangolino
si trasforma nel piano xy nel setto-
re di corona circolare di area ρdρdϑ.
L’area di tale settore, evidenziato in
figura, è data dalla differenza tra l’a-
rea dell’arco individuato dalla circon-
ferenza più esterna e l’area dall’ar-
co individuato dalla circonferenza in-
terna che per la geometria elementa-
re è dato da raggio al quadrato per
l’ampiezza dell’angolo diviso 2, ossia
(ρ + dρ)2 · dϑ ρ2 · dϑ ρ2 dϑ + dρ2 dϑ + 2ρdρdϑ ρ2 · dϑ dρ2 dϑ
− = − = ρdρdϑ + ∼ ρdρdϑ.
2 2 2 2 2
Si noti che il termine dρ2 dϑ può essere trascurato in quanto prodotto di tre infinitesimi, e
quindi di ordine superiore a ρdρdϑ che è un prodotto di due infinitesimi.
Questo cambio di variabili è utile al calcolo in molti casi in cui il dominio D ha qualche
simmetria di tipo circolare, per cui si esprime facilmente in coordinate polari. In generale,
come vedremo negli esempi, il cambio di variabile più opportuno è suggerito sia dal tipo di
funzione che si integra che dalla forma del dominio di integrazione.
15 R. Tauraso - Analisi Matematica II
xy 2
ZZ
, dove D := {(x, y) ∈ R2 : x2 + y 2 < 4, x > 0, y > 0}.
x2 + y 2
D
f (ρ cos ϑ, ρ sin ϑ) = ρ cos ϑ sin2 ϑ, sull’insieme D0 = Φ−1 (D) := {(ρ, ϑ) ∈ R2 : 0 < ρ < 2, 0 < ϑ < π/2}.
Infatti per trovare le limitazioni da porre alle variabili ρ e ϑ, sostituendo x = ρ cos ϑ e y = ρ sin ϑ nelle
disuguaglianze che definiscono l’insieme D si ottiene il sistema
2 ϑ 2 2 2
ρ cos +ρ sin ϑ < 4
ρ < 4
0 < ρ < 2
ρ cos ϑ > 0 ⇔ cos ϑ > 0 ⇔ 0 < ϑ < π/2 ⇒ 0 < ρ < 2, 0 < ϑ < π/2.
ρ sin ϑ > 0 sin ϑ > 0 0<ϑ<π
In generale, se il dominio D è definito da una generica circonferenza con centro nel punto
(x0 , y0 ) e raggio R di equazione
(x − x0 )2 + (y − y0 )2 = R2 ,
Esempio 1.7. Consideriamo il cerchio D di centro (R, 0) e raggio R, con R > 0, ossia l’insieme
D = {(x, y) ∈ R2 : (x − R)2 + y 2 ≤ R2 },
Possiamo considerare due metodi di calcolo basati su due diversi cambiamenti di coordinate. Il primo metodo,
come vedremo utile per il primo integrale ma non per il secondo, utilizza la trasformazione
(
x = R + ρ cos ϑ
Φ(ρ, ϑ) : det JΦ(ρ,ϑ) = ρ,
y = ρ sin ϑ
Per la funzione f2 si vede che non è opportuno il cambio di variabili dato dalla trasformazione Φ poiché la
presenza della radice quadrata, rende l’integrale complicato. Utilizziamo in alternativa la trasformazione Φ1
in coordinate polari con centro nell’origine, ossia
(
x = ρ cos ϑ
Φ1 (ρ, ϑ) : det JΦ(ρ,ϑ) = ρ.
y = ρ sin ϑ
La funzione da integrare diventa f2 (ρ, ϑ) = ρ, mentre, con riferimento al triangolo rettangolo in P in figura, la
lunghezza del cateto OP è uguale a ρ = 2R cos ϑ, con l’angolo ϑ che varia tra −π/2 e π/2. In alternativa, invece
di ragionare sul triangolo rettangolo, si può semplicemente sostituire x = ρ cos ϑ e y = ρ sin ϑ nell’equazione
della circonferenza che definisce il dominio D ed osservare che x ≥ 0, ottenendo così il sistema
( ( (
(ρ cos ϑ − R)2 + ρ2 sin2 ϑ ≤ R2 ρ2 cos2 ϑ + ρ2 sin2 ϑ − 2ρ cos ϑ + R2 ≤ R2 0 ≤ ρ < 2R cos ϑ
⇔ ⇔ .
ρ cos ϑ ≥ 0 cos ϑ ≥ 0 −π/2 ≤ ϑ ≤ π/2
√
2 2
|x|e x +y
ZZ
Esempio 1.8. Calcolare l’integrale 2 2
dxdy, dove
x +y
D
√
D = {(x, y) ∈ R2 : x2 + y 2 ≥ 1/4, x2 + (y − 1/2)2 ≤ 1/4, x2 + (y − 2/4)2 ≥ 1/8}.
17 R. Tauraso - Analisi Matematica II
Per le altre due circonferenze, sempre per le relazioni trigonometriche, si ottiene rispettivamente
√ √
π 2 π 2
ρ = cos ϑ − = sin ϑ, ρ= cos −ϑ = sin ϑ.
2 2 2 2
Si può notare che sia l’insieme Φ−1 (D) che la funzione cos ϑeρ /ρ sono simmetrici rispetto alla retta ϑ = π/2.
Quindi è sufficiente calcolare due volte l’integrale di f su Φ−1 (D+ ) = Φ−1 (D) ∩ [π/6; π/2]. Considerando il
Integrali multipli 18
√ π π
2 2 sin ϑ sin ϑ
|x|e x +y
ZZ ZZ Z Z Z Z
4 2
dxdy = 2 cos ϑeρ dρdϑ = 2 cos ϑeρ dρdϑ + 2 √ cos ϑeρ dρdϑ
x2 + y 2 ϑ= π 1
ρ= 2 ϑ= π ρ= 22 sin ϑ
6 4
D Φ−1 (D + )
Z π Z π
4 2
=2 cos ϑ [eρ ]sin
1
ϑ
dϑ + 2 cos ϑ [eρ ]sin ϑ
√
ρ= 2 sin ϑ
dϑ
2
ϑ= π
6
ϑ= π
4
2
π π √
√
Z Z
4 2 2
=2 (cos ϑesin ϑ − e cos ϑ) dϑ + 2 (cos ϑesin ϑ − cos ϑe 2
sin ϑ
) dϑ
ϑ= π
6
ϑ= π
4
π π π Z π √ √
√
Z Z Z
4
sin ϑ 4 2
sin ϑ 4 2 2
sin ϑ 2
=2 e d (sin ϑ) − 2 e cos ϑ dϑ + 2 e d (sin ϑ) − √ e 2 d sin ϑ
ϑ= π ϑ= π ϑ= π 2 ϑ= π4 2
6 6 4
√ π √
h iπ
4 √ π h iπ
2 4 2 2 1
√ √1
= 2 esin ϑ π − 2 e [sin ϑ] π4 + 2 esin ϑ π − √ e 2 sin ϑ = 2e + e 2 2 − 1 − 2 2e 2 .
6
6
4 2 π
4
ZZ
x
dxdy, D := {(x, y) ∈ R2 : y ≤ x ≤ R, x2 + y 2 ≥ R2 }.
x2 + y 2
D
ρ sin ϑ ≤ ρ cos ϑ sin ϑ ≤ cos ϑ 0 ≤ ϑ ≤ π/4
(
0 ≤ ϑ ≤ π/4
ρ cos ϑ ≤ R ⇔ ρ ≤ R/ cos ϑ ⇔ ρ ≤ R/ cos ϑ ⇔ .
2 R ≤ ρ ≤ R/ cos ϑ
ρ ≥ R2 ρ≥R ρ≥R
ZZ ZZ Z π Z R Z π Z R
!
x cos ϑ 4 cos ϑ 4 cos ϑ
dxdy = · ρ dρdϑ = cos ϑ dρdϑ = cos ϑ dρ dϑ
x2 + y 2 ρ ϑ=0 ρ=R ϑ=0 ρ=R
D Φ−1 (D)
Z π Z π Z π Z π
4 R 4 R 4 4
= cos ϑ [ρ]Rcos ϑ dϑ = cos ϑ − R dϑ = R dϑ − R cos ϑ dϑ
ϑ=0 ϑ=0 cos ϑ ϑ=0 ϑ=0
π 1
=R −√ .
4 2
ZZ p
x2 + y 2 dxdy, D := {(x, y) ∈ R2 : (x − 1)2 + y 2 ≤ 1, x2 + (y − 1)2 ≤ 1}.
D
19 R. Tauraso - Analisi Matematica II
π 2 sin ϑ π 2 cos ϑ π π
ρ3 ρ3
Z Z Z Z
4 2 8 4 8 2
dϑ + dϑ = sin3 ϑ dϑ + cos3 ϑ dϑ
ϑ=0 3 0 ϑ= π 3 0 3 ϑ=0 3 ϑ= π
4 4
π Z π π π
cos3 ϑ 4 sin3 ϑ 2
Z
8 4 8 2 8 8
= (1 − sin2 ϑ) d(sin ϑ) = − cos ϑ −
(1 − cos2 ϑ) d(− cos ϑ) + + sin ϑ −
3 ϑ=0 3 ϑ= π 3 3 0 3 3 π
4 4
√ √ √ √
√
8 2 2 2 8 2 2 2 4
=− − − + − + = 8−5 2 .
3 2 12 3 3 3 2 12 9
S = {(x; y) ∈ R2 : −π ≤ x − y ≤ π, π ≤ x + y ≤ 3π}
.
Integrali multipli 20
( (
u=x−y x = (v + u)/2
Φ(u, v) = ⇔ .
v =x+y y = (v − u)/2
∂x ∂x ∂ v + u ∂ v + u 1 1
∂(x, y) ∂u ∂v ∂u 2 ∂v 2 2 2
= 1 .
∂(u, v) =
= =
∂y ∂y ∂ v − u
∂ v − u
1
1 2
−
∂u ∂v ∂u 2 ∂v 2 2 2
In alternativa, ricordando che per una matrice M quadrata invertibile si ha che det M = 1/ det(M −1 ) dove
M −1 è la matrice inversa di M , abbiamo che
∂u −1 ∂
−1
∂u ∂
(x − y) (x − y)
−1
1 −1
∂(x, y) ∂(u, v) −1
∂x ∂y ∂x ∂y
= |2|−1 = 1 .
= =
=
=
∂(u, v) ∂(x, y) ∂v 2
∂v ∂ ∂ 1 1
(x + y) (x + y)
∂x ∂y ∂x ∂y
In questo modo non è necessario ricavare x e y dal sistema. Allora il calcolo dell’integrale diventa
1 π
ZZ ZZ Z Z 3π
1
(x − y)2 sin2 (x + y) dxdy = u2 sin2 v · dudv = u2 sin2 v dudv
2 2 u=−π v=π
S Φ−1 (S)
π 3π π 3π
1 u3 π3 π4
Z Z
1 1
= u2 du sin2 v dv = (v − sin v cos v) = ·π = .
2 u=−π v=π 2 3 −π 2 π 3 3
Notiamo che i due integrali rimasti non sono risolubili con metodi elementari. Possiamo però completare il
calcolo osservando che
Z 3 Z 3 Z 1 Z 1 Z 1
2 ln(3 − x) 2 ln 3 + ln(1 − x/3) 2 ln3 + ln(1 − t) 2 ln 3 2 ln(1 − t)
dx = dx = dt = dt+ dt.
x=1 x x=1 x t=1/3 3t t=1/3 3t t=1/3 3t
Cerchiamo allora determinare un cambiamento di variabile che consenta di semplificare i calcoli. Osserviamo
che nel nostro caso, x e y sono positivi e pertanto
così invece di integrare la funzione f (x, y) sull’insieme D, integriamo la funzione f (u, v) := (u + 1)2 /uv 2
sull’insieme
∂u ∂u −1 ∂ y ∂ y −1
y 1 −1
∂x − 2
∂(u, v) ∂y ∂x x ∂y x
x x
∂(x, y) = = =
∂v ∂v
∂ ∂
(x + y) (x + y) 1 1
∂x ∂y ∂x ∂y
−1
x2
y 1
= − 2 − = .
x x y+x
v2 2 3
(u + 1)2 (u + 1)2
ZZ ZZ ZZ Z Z
dxdy (u+1)2 v dudv
= · uv v dudv = · dudv =
xy uv 2 u+1
+ u+1 uv 2 (u + 1)2 u=1 v=1 uv
D Φ−1 (D) Φ(D)
Z 2 Z 3
du dv
= = ln 2 · ln 3.
u=1 u v=1 v
Esempio 1.13. Calcoliamo il volume della sfera, già calcolato nell’esempio 1.4, ma questa volta utilizzando
le coordinate polari. Come nell’esempio 1.4 sarà suf-
ficiente calcolare il doppio del volume della semisfera,
ossia considerare l’integrale doppio della funzione
p
z = R2 − x2 − y 2
sull’insieme
D := {(x, y) ∈ R2 : x2 + y 2 ≤ R2 }.
Quindi se
(
x = ρ cos ϑ
Φ(ρ, ϑ) : | det JΦ(ρ,ϑ) | = ρ,
y = ρ sin ϑ
l’integrale diventa
ZZ p ZZ p Z 2π Z R p
V =2 R2 − x2 − y 2 dxdy = 2 ρ R2 − ρ2 dρdϑ = 2 ρ R2 − ρ2 dρdϑ
ϑ=0 ρ=0
D Φ−1 (D)
Z R p Z R p
R2 − ρ2 d ρ2 = −2π R 2 − ρ2 d R 2 − ρ2
= 2π
ρ=0 ρ=0
R
4πR3
2 3/2 4π
R 2 − ρ2 0 − R3 =
= −2π =− .
3 0 3 3
Integrali multipli 22
Esempio 1.14. Calcolare il volume dell’intersezione del cilindro di equazione x2 + y 2 ≤ 2ay e della sfera di
equazione x2 + y 2 + z 2 ≤ 4a2 . Prima di tutto si può
osservare che per ragioni di simmetria, sarà sufficiente
calcolare 4 volte il volume contenuto nel primo ottante,
ossia per x, y, z ≥ 0. Si tratta di capire che funzio-
ne integrare e su quale dominio. Da un grafico som-
mario dell’intersezione delle superfici, si può conside-
rare come dominio d’integrazione la semicirconferenza
individuata dal cilindro sul piano x, y ossia
l’integrale di f (x, y) su due differenti domini: un quadrato e una circonferenza definiti come segue:
Qn = {(x, y) ∈ R2 : [−n, n] × [−n, n]}, Dn = {(x, y) ∈ R2 : x2 + y 2 ≤ n2 }.
Cominciamo a fare il calcolo sul quadrato Qn . Dato che Qn è semplice rispetto ad entrambi gli assi, per le
proprietà della funzione esponenziale otteniamo
ZZ
2 2
e−(x +y ) dxdy
Qn
Z n 2
Z n 2
= e−x e−y dy dx
x=−n y=−n
Z n Z n
−x2 2
= e dx e−y dy = In · In = In2 ,
x=−n y=−n
dove Z n 2
In = e−x dx.
−n
Calcoliamo ora l’integrale su dominio Dn . Passiamo alle coordinate polari, usando una trasformazione
Φ(ρ, ϑ) = (ρ cos ϑ, ρ sin ϑ), in modo che invece di integrare la funzione f (x, y) sull’insieme Dn , integriamo
2
la funzione f (ρ, ϑ) = e−ρ sull’insieme Φ−1 (Dn ) definito da
Φ−1 (Dn ) := {(ρ, ϑ) ∈ R2 : 0 ≤ ρ ≤ n, 0 ≤ ϑ ≤ 2π}.
Quindi, ricordando il fattore jacobiano di trasformazione, si ha
Z 2π Z n n n
ρ2
ZZ ZZ Z Z
−(x2 +y 2 ) −ρ2 −ρ2 −ρ2 2
e−ρ d −ρ2
e dxdy = e ρ dρdϑ = ρe dρdϑ = 2π e d = −π
ϑ=0 ρ=0 ρ=0 2 ρ=0
Dn Φ−1 (Dn )
2 n
h i 2
= − π e−ρ = π(1 − e−n ).
0
A questo punto, considerando i due risultati ottenuti, possiamo osservare che, quando n → +∞ avremo,
ZZ ZZ
2 2 2 2 2
e−(x +y ) dxdy = In2 −→ I 2 , e−(x +y ) dxdy = π(1 − e−n ) −→ π,
Qn Dn
dove I è proprio l’integrale che stiamo cercando di determinare. Quindi per terminare la dimostrazione basta
verificare che I 2 = π ossia che risultati di questi due limiti sono uguali. Intuitivamente la cosa è facile da
accettare, nel senso che quando n → +∞ sia il quadrato Qn che il cerchio Dn diventano tutto il piano,
ZZ ZZ ZZ ZZ
2 2 n→+∞ 2 2 2 2 n→+∞ 2 2
e−(x +y ) dxdy = e−(x +y ) dxdy, e−(x +y ) dxdy = e−(x +y ) dxdy.
Qn R2 Dn R2
Integrali multipli 24
Per formalizzare questo ragionamento intuitivo, basta dimostrare che il limite della loro differenza è zero.
Osservando che per costruzione Dn ⊂ Qn , sia ha che
ZZ ZZ ZZ
2 2 2 2 2 2
e−(x +y ) dxdy − e−(x +y ) dxdy = e−(x +y ) dxdy.
Qn Dn Qn \Dn
2 2
Inoltre la funzione e−(x +y ) è decrescente rispetto alla distanza dall’origine
e dunque l’estremo superiore dei suoi valori su Qn \ Dn verrà raggiunto ne-
cessariamente sul bordo del cerchio Dn (sono i punti più vicini all’origine).
Così maggiorando si ottiene
ZZ ZZ ZZ
2
+y 2 ) 2 2 2 2
0≤ e−(x dxdy ≤ e−n dxdy = e−n dxdy = e−n |Qn \ Dn | = e−n · (4n2 − πn2 )
Qn \Dn Qn \Dn Qn \Dn
2 −n2
≤n e · (4 − π) → 0,
2
in quanto 4 − π > 0 e per n → +∞ si ha che n2 e−n → 0.
X j X
i X r
s(f, σ) = mh,k,m (xh−1 , xh )(yk−1 , yk ) × [zm−1 , zm ]
h=1 k=1 m=1
Xi X j X r
S(f, σ) = Mh,k,m (xh−1 , xh )(yk−1 , yk ) × [zm−1 , zm ]
h=1 k=1 m=1
con
Diremo, in analogia a quanto fatto per gli integrali doppi, che la funzione f è integrabile su
P se
inf S(f, σ) = sup s(f, σ),
P P
ovvero se l’estremo superiore, al variare della scomposizione σ, delle somme inferiori è uguale
l’estremo inferiore, al variare della scomposizione σ, delle somme superiori. Tale valore comune
viene detto integrale triplo di f su P e indicato con il simbolo
ZZZ Z b1 Z b2 Z b2
f (x, y, z) dxdydz = f (x, y, z) dxdydz.
a1 a2 a3
P
25 R. Tauraso - Analisi Matematica II
dove B((x, y, z)) questa volta è la sfera aperta di centro (x, y, z) e raggio ε. Sia Ω dunque un
insieme limitato di R3 . L’insieme Ω si dice misurabile se la sua funzione caratteristica
(
1, se (x, y, z) ∈ Ω
χD (x, y, z) :=
0, se (x, y, z) ∈ R3 \ Ω
Risultano misurabili gli insiemi più comuni della geometria euclidea, quali le sfere, i cilindri,
i coni, i poliedri e così via, e la nozione di misura introdotta coincide con l’usuale concetto
di volume. Le funzioni di due variabili f (x, y) continue hanno misura nulla, nel senso che il
loro grafico è una superficie regolare che ha misura tridimensionale nulla (ha evidentemente
un’area). Consideriamo ora regioni particolari dello spazio per le quali il calcolo dell’integrale
triplo può essere ridotto a integrali mono e bidimensionali. Tali sottoinsiemi di R3 generalizza-
no gli insiemi semplici rispetto agli assi del piano, e ci permettono di ottenere formule esplicite
di riduzione per un integrale triplo. Precisamente si presentano due situazioni tipiche.
!
ZZZ ZZ Z g2 (x,y)
f (x, y, z) dxdydz = f (x, y, z) dz dxdy.
g1 (x,y)
Ω D
D = {(x, y) ∈ R2 : x2 + y 2 ≤ R2 }.
Si tratta ora di calcolare l’integrale doppio sull’insieme D. Passiamo in coordinate polari utilizzando la
trasformazione Φ(ρ, ϑ)
(
x = ρ cos ϑ
Φ(ρ, ϑ) = , | det JΦ(ρ,ϑ) | = ρ ρ ∈ [0, R], ϑ ∈ [0, 2π],
y = ρ sin ϑ
ZZ ZZ Z 2π Z R
1 1 1
x2 (R2 − x2 − y 2 ) dxdy = ρ3 cos2 ϑ(R2 − ρ2 ) dρdϑ = ρ3 cos2 ϑ(R2 − ρ2 ) dxdy
2 2 2 ϑ=0 ρ=0
D Φ−1 (D)
2π R 2π 4 2 R
ρ6 πR6
Z Z
1 2 3 2 1 1 5 ρ R
= cos ϑ dϑ ρ R − ρ dρdϑ = (ϑ + cos ϑ sin ϑ) − = .
2 ϑ=0 ρ=0 2 2 0 4 6 0 24
27 R. Tauraso - Analisi Matematica II
ZZZ Z z2 ZZ
f (x, y, z) dxdydz = f (x, y, z) dxdy dz.
z=z1
Ω S(z)
Esempio 1.17. Calcolare l’integrale triplo della funzione f (x, y, z) = |x|z sull’insieme Ω, dove Ω è il tronco
di paraboloide delimitato dalle superfici z = 1 e z = x2 + y 2 .
L’insieme Ω rappresentato in figura si può scrivere come
Ω = {(x, y, z) ∈ R3 : x2 + y 2 ≤ z ≤ 1},
1 2π
√
z
!
1 π √z !
ρ3
Z Z Z Z Z
2
2
= z | cos ϑ| dϑ ρ dρ dz = z 4 cos ϑ dϑ dz
z=0 ϑ=0 ρ=0 z=0 ϑ=0 3 0
Z 1 Z 1
4 π 4 8 h i 1 8
= z [sin ϑ]02 z 3/2 dz = z 5/2 dz = z 7/2 = .
3 z=0 3 z=0 21 0 21
In alternativa, procedendo per fili, consideriamo come insieme D di variazione di x, y il cerchio di centro
l’origine e raggio unitario, e facciamo variare z tra il paraboloide e il piano, ossia tra g1 (x, y) = x2 + y 2 e
Integrali multipli 28
1 1 1
z2
Z Z Z ZZ Z ZZ
|x|z dz dxdy = |x| z dz dxdy = |x| dxdy
z=x2 +y 2 z=x2 +y 2 2 z=x2 +y 2
D x2 +y 2 ≤1 x2 +y 2 ≤1
ZZ
1
= |x|(1 − (x2 + y 2 )2 ) dxdy.
2
x2 +y 2 ≤1
Anche in questo caso conviene passare in coordinate polari utilizzando la trasformazione Φ(ρ, ϑ)
(
x = ρ cos ϑ
Φ(ρ, ϑ) = , | det JΦ(ρ,ϑ) | = ρ, ρ ∈ [0, 1], ϑ ∈ [0, 2π],
y = ρ sin ϑ
così si ottiene
ZZ ZZ Z 2π Z 1
1 1 1
|x|(1 − (x2 + y 2 )2 ) dxdy = ρ2 | cos ϑ|(1 − ρ4 ) dρdϑ = | cos ϑ| dϑ ρ2 (1 − ρ4 ) dρ
2 2 2 ϑ=0 ρ=0
x2 +y 2 ≤1 Φ−1 (D)
π 1 1
ρ3 ρ7
Z Z
2 π 4 8
=2 cos ϑ dϑ ρ2 − ρ6 dρ = 2 [sin ϑ]02 − =2· = .
ϑ=0 ρ=0 3 7 0 21 21
Come si può osservare dal grafico della funzione f (x) = | cos x|,
calcolare l’integrale sull’intero periodo è equivalente a calcolare
4 volte l’integrale nell’intervallo tra [0, π/2] poiché le aree A nei
rispettivi intervalli sono tutte uguali.
f (x, y, z) = x2 + y 2 + z 2
ZZZ Z 1 ZZ
dxdydz = dxdy dz
z=0
Ω Ω(z)
1 1 1
(1 − z)2
Z Z Z
1 1
= (Area del triangolo Ω(z))dz = dz = z 2 dx = .
z=0 z=0 2 2 z=0 6
Calcoliamo ora l’integrale
ZZZ ZZZ ZZZ ZZZ
x2 + y 2 + z 2 dxdydz = x2 dxdydz + y 2 dxdydz + z 2 dxdydz.
Ω Ω Ω Ω
Integriamo per fili le funzioni x2 e y 2 e per sezioni la funzione z 2 ,
ZZ Z 1−x−y ZZ Z 1−x−y Z 1 ZZ
1 1 1 1
x2 dz dxdy + y2 dz dxdy + z2 dxdy dz = + + = ;
z=0 z=0 z=0 60 60 60 20
D D Ω(z)
Una formula simile vale anche quando la dimensione è maggiore di tre. Vediamo in
particolare cosa succede per le trasformazioni in coordinate cilindriche e sferiche.
Coordinate cilindriche
L’analogo delle coordinate polari che si utilizzano per
descrivere insiemi in R3 che abbiano qualche simmetria
rispetto all’asse z sono le coordinate cilindriche (ρ, ϑ, z)
così definite
x = ρ cos ϑ
Φc (ρ, ϑ, z) = y = ρ sin ϑ ,
z=z
con
ρ ≥ 0, ϑ ∈ [0, 2π), z ∈ R.
A questa trasformazione di coordinate corrisponde la funzione
Φc : R3 → R3
(ρ, ϑ, z) 7→ (ρ cos ϑ, ρ sin ϑ, |{z}
z ).
| {z } | {z }
x(ρ,ϑ,z) y(ρ,ϑ,z) z(ρ,ϑ,z)
Integrali multipli 30
dove D è la regione contenuta all’interno del cilindro x2 + y 2 = 1, al di sotto del piano z = 3 e al di sopra del
paraboloide di equazione x2 + y 2 + z = 1. L’insieme D, normale rispetto all’asse z, è compatto e misurabile.
La funzione f è continua e quindi è integrabile. Osserviamo l’insieme D può essere scritto come
D = {(x, y, z) ∈ R3 : x2 + y 2 ≤ 1, 1 − x2 − y 2 ≤ z ≤ 3}.
Per il calcolo si può procedere sia per fili che per sezioni, ma anche passando in coordinate cilindriche con la
trasformazione
x = ρ cos ϑ
Φc (ρ, ϑ, z) = y = ρ sin ϑ det JΦc (ρ,ϑ,z) = ρ.
z=z
Impostiamo il calcolo nei vari modi. Utilizzando la trasformazione in coordinate cilindriche, anziché
integrare la funzione x2 + y 2 sull’insieme D, si integra la funzione ρ2 sull’insieme Φ−1
c (D) rappresentato nella
31 R. Tauraso - Analisi Matematica II
Φ−1 3 2
c (D) = {(ρ, ϑ, z) ∈ R : ϑ ∈ [0, 2π], 0 ≤ ρ ≤ 1, 1 − ρ ≤ z ≤ 3}.
1 1 1
ρ4 ρ6
Z Z
4π
= 2π ρ3 [z]3z=1−ρ2 dzdρ = 2π 2ρ3 + ρ5 dρ = 2π + = .
ρ=0 ρ=0 2 6 0 3
dove
D1 (z) = {(x, y) ∈ R2 : 1 − z ≤ x2 + y 2 ≤ 1}
D2 (z) = {(x, y) ∈ R2 : x2 + y 2 ≤ 1}.
1 2π 1 3 2π 1 1 1 3 1
ρ4 ρ4
Z Z Z Z Z Z Z Z
3 3
√
ρ dρdϑdz + ρ dρdϑdz = 2π dz + 2π dz
z=0 ϑ=0 ρ= 1−z z=1 ϑ=0 ρ=0 z=0 4 √
1−z z=1 4 0
Z 1 2
Z 3
1 (1 − z) π 4π
= 2π − dz + dz = .
z=0 4 4 1 z=1 3
Esempio 1.20. Calcolare il volume del cono retto con raggio di base R e altezza h. Consideriamo il cono
con vertice nell’origine e calcoliamo l’integrale triplo della funzione costante 1 su cono; impostiamo il calcolo
in coordinate cilindriche, ossia considerando la trasformazione Φc (ρ, ϑ, z)
Ora dobbiamo individuare la funzione integrare, ossia determinare l’equazione della superficie del cono. A
questo scopo possiamo considerare la sezione nel piano zx ossia il il triangolo rappresentato in figura.
Integrali multipli 32
Si osserva facilmente che la retta che genera il cono (infinito) con una rotazione completa attorno all’asse
z, ha equazione z = hx/R. Quindi l’equazione del cono è
hp 2
z= x + y2 .
R
Si noti che l’equazione canonica del corrispondente (doppio) cono è data
h2 2 h2
z2 = 2
(x + y 2 ) = 2 · ρ2 .
R R
Pertanto l’insieme C si ottiene delimitando il cono ottenuto con i piani z = 0 e z = h,
hp 2
C = (x, y, z) ∈ R3 : z ≥ x + y2 , 0 ≤ z ≤ h .
R
In coordinate cilindriche l’insieme C si trasforma in
−1 3 h
Φc (C) = (ρ, ϑ, z) ∈ R : z ≥ · ρ, 0 ≤ z ≤ h .
R
e quindi, ricordando il fattore jacobiano di trasformazione,
Z 2π Z R Z h R R
hρ2 hρ2 hρ3
ZZZ ZZZ Z
dxdydz = ρ dρdϑdz = ρ dρdϑdz = 2π ρh − dρ = 2π −
ϑ=0 ρ=0 z= hρ ρ=0 R 2 3R 0
R
C Φ−1
c (C)
hR2 2
hπR2
hR
= 2π − = .
2 3 3
Coordinate sferiche
Un altro cambio di variabili utile per descrivere insiemi
che abbiano qualche simmetria rispetto all’origine sono
le coordinate sferiche (ρ, ϑ, ϕ) definite come
x = ρ cos ϑ sin ϕ
Φs (ρ, ϑ, ϕ) = y = ρ sin ϑ sin ϕ ,
z = ρ cos ϕ
con
Φs : R3 → R3
(ρ, ϑ, ϕ) 7→ (ρ cos ϑ sin ϕ, ρ sin ϑ sin ϕ, ρ cos ϕ).
| {z } | {z } | {z }
x(ρ,ϑ,ϕ) y(ρ,ϑ,ϕ) z(ρ,ϑ,ϕ)
= ρ2 sin ϕ.
33 R. Tauraso - Analisi Matematica II
L’insieme D è un insieme compatto e misurabile, che rappresenta l’intersezione tra la sfera di equazione
x2 + y 2 + (z − 1/2)2 ≤ 1/4 e un cono con asse di simmetria coincidente con l’asse z. Per determinare il volume
di D dobbiamo calcolare ZZZ
dxdydz.
D
Inoltre
Φ−1 3
s (D) := {(ρ, ϑ, ϕ) ∈ R : 0 ≤ ρ ≤ cos ϕ, 0 ≤ ϕ ≤ π/4, 0 ≤ ϑ ≤ 2π}.
2 2 2
con D1 = {(x, y) ∈ R : x + y ≤ 1/4}. Utilizzando la trasformazione Φ(ρ, ϑ) data da
(
x = 1/2ρ cos ϑ
Φ(ρ, ϑ) = | det JΦ(ρ,ϑ) | = 1/4ρ dρdϑ,
y = 1/2ρ sin ϑ
con ρ ∈ [0, 1], ϑ ∈ [0, 2π), l’integrale diventa
" 1/2 1/2 #
2π 1
ρ2 ρ2
ZZ Z Z
ρ 1
1/4 − x2 + y 2 )1/2 + 1/2 − (x2 + y 2 )1/2 dxdy = − + 1/2 − dρdϑ
ϑ=0 ρ=0 4 4 4 4
D1
1 1
3/2 ρ2 ρ3
Z
π 1/2 π 1 π 1 1 1 π
= ρ 1 − ρ2 + ρ − ρ2 dρ = − 1 − ρ2 + − = − + = .
4 ρ=0 4 3 2 3 0 4 2 3 3 8
Per sezioni: suddividiamo il dominio D opportunamente, considerando D = D1 ∪ D2 , ossia facendo pri-
ma variare z in [0, 1/2] e considerando le sezioni S1 (z) che si ottengono con i piani paralleli al piano xy
compresi tra i piani z = 0 e z = 1/2, e poi facendo variare z in [1/2, 1] e considerando le sezioni S2 (z)
che si ottengono con i piani paralleli al piano xy compresi tra i piani z = 1/2 e z = 1. Quindi si ha
ZZZ ZZZ ZZZ
dxdydz = dxdydz + dxdydz
D D1 D2
Z 1 ZZ Z 1 ZZ
2
= dxdy dz + dxdy dz,
z=0 z= 1
2
S1 (z) S2 (z)
dove
S1 (z) = {(x, y) ∈ R2 : x2 + y 2 ≤ z 2 },
S2 (z) = {(x, y) ∈ R2 : x2 + y 2 ≤ z − z 2 }.
Dunque
Z 1 ZZ Z 1 ZZ
2
dxdy dz + dxdy dz
z=0 z= 1
2
{x2 +y 2 ≤z 2 } {x2 +y 2 ≤z−z 2 }
1 1 12 1
z3 z2 z3
Z Z
2
= πz 2 dz + π(z − z 2 ) dz = π +π −
z=0 z= 1 3 0 2 3 1
2 2
π 1 1 1 1 π π π
= +π − − + = + = .
24 2 3 8 24 24 12 8
Esempio 1.22. Calcolare
ZZZ
|z| dxdydz, D = {(x, y, z) ∈ R3 : x2 + y 2 + z 2 ≤ 1}.
D
L’insieme D rappresenta una sfera centrata nell’origine di raggio unitario, insieme compatto e misurabile. La
funzione f è continua in D e pertanto è integrabile. Si può inizialmente osservare che sia la funzione integranda
che il dominio di integrazione sono simmetrici rispetto all piano xy, quindi è sufficiente calcolare
ZZZ
2 z dxdydz, D+ = {(x, y, z) ∈ R3 : x2 + y 2 + z 2 ≤ 1, z ≥ 0}.
D
35 R. Tauraso - Analisi Matematica II
In questo modo invece di integrare la funzione z su D+ dobbiamo integrare la funzione ρ cos ϕ sull’insieme
Φ−1 + 3
s (D ) = {(ρ, ϑ, ϕ) ∈ R : 0 ≤ ρ ≤ 1, 0 ≤ ϕ ≤ π/2, 0 ≤ ϑ ≤ 2π}.
1 π 1 π2
ρ4 sin2 ϕ
Z Z
2 π
= 4π ρ3 dρ sin ϕ cos ϕ dϕ = 4π = .
ρ=0 ϕ=0 4 0 2 0 2
Esempio 1.23. Determinare per quali α > 0 è finito il limite lim IR dove
R→+∞
ZZZ !α
1
IR = p dxdydz.
x2 + y 2 + z 2
{1≤x2 +y 2 +z 2 ≤R2 }
L’insieme d’integrazione rappresenta una corona sferica, insieme compatto e misurabile. La funzione f è
continua in D = {(x, y, z) ∈ R3 : 1 ≤ x2 + y 2 + z 2 ≤ R2 } ed è pertanto integrabile. Impostiamo il calcolo in
coordinate sferiche, utilizzando la trasformazione
x = ρ cos ϑ sin ϕ
Φs (ρ, ϑ, ϕ) = y = ρ sin ϑ sin ϕ con ρ ≥ 0, ϑ ∈ [0, 2π), ϕ ∈ [0, π), | det JΦs (ρ,ϑ,ϕ) | = ρ2 sin ϕ.
z = ρ cos ϕ
Φ−1 3
p
c (D) := {(ρ, ϑ, z) ∈ R : 0 ≤ ϑ ≤ 2π, 1 ≤ ρ ≤ 2, 0 ≤ z ≤ 4 − ρ2 }.
Integrali multipli 36
Dunque
ZZZ ZZZ Z 2π Z 2 Z √4−ρ2 Z 2 √
1 z dxdydz 1 z ρ dρdϑdz 1 1 2 4−ρ2
= √ = √ z dρdϑdz = √ z 0 dρ
|D|
p
x2 + y 2 2π 3 ρ 2π 3 ϑ=0 ρ=1 z=0 2 3 ρ=1
D Φ−1
c (D)
2 2 √
ρ3
Z
1 1 1 5 5 3
= √ 4 − ρ2 dρ = √ 4ρ − = √ · = .
2 3 ρ=1 2 3 3 1 2 3 3 18
dxdy = ds cos ϑ.
Bisogna ora capire come varia l’angolo ϑ in funzione di x e y. Dato che la funzione f è
differenziabile, l’equazione del piano tangente in un punto (x0 , y0 ) è data da
∂f ∂f
z = f (x0 , y0 ) + (x0 , y0 )(x − x0 ) + (x0 , y0 )(y − y0 ) + o(kx − x0 k),
∂x ∂y
che se riscritta in modo opportuno diventa
∂f ∂f
− (x0 , y0 )(x − x0 ) − (x0 , y0 )(y − y0 ) + 1 · z − f (x0 , y0 ) = 0.
| ∂x {z } |
∂y
{z }
| {z
z−z0
}
a b
Ricordiamo che l’equazione canonica di un piano passante per il punto (x0 , y0 , z0 ) è a(x0 −
x0 ) + b(y − y0 ) + c(z − z0 ) = 0 dove (a, b, c) rappresenta un vettore ortogonale al piano stesso.
Quindi abbiamo che
∂f ∂f
∂f ∂f
− ∂x , − ∂y , 1
~n = − , − , 1 ⇒ k~nk = r 2 .
∂x ∂y 2
∂f
1 + ∂x + ∂f ∂y
Per calcolare cos ϑ usiamo la definizione di prodotto scalare tra vettori. Siccome sia ~n che
~k = (0, 0, 1) hanno norma unitaria,
Così l’area della superficie del grafico di f (x, y) sopra il dominio D è data da
s 2 2
ZZ ZZ
∂f ∂f
S= ds = 1+ + dxdy. (1.5)
∂x ∂y
D D
p
Esempio 1.25. Calcolare l’area della superficie del cono data dall’equazione z = m x2 + y 2 con 0 ≤ pz ≤ mR,
dove m = 1/ tan α. Per applicare la (1.5) calcoliamo le derivate parziali della funzione f (x, y) = m x2 + y 2 ,
∂f mx ∂f my
= p , = p .
∂x x2 + y 2 ∂y x2 + y 2
Esempio 1.26. Calcolare l’area della superficie della sfera di raggio unitario. Per ragioni di psimmetria è
sufficiente calcolare il doppio dell’area della superficie della semisfera superiore. Sia f (x, y) = 1 − x2 − y 2 ,
allora le derivate parziali sono
s
∂f x ∂f y x2 y2 1
= −p , = −p ⇒ 1+ + = p .
∂x 1−x −y2 2 ∂y 1−x −y2 2 1 − x 2 − y2 1 − x 2 − y2
1 − x2 − y 2
Quindi
d −ρ2 /2
ZZ Z 1 Z 2π Z 1 Z 1
dxdy Φ−1 (D) ρ dρdϑ ρ dρ
|S| = 2 p = 2 p = 4π p = −4π p
1 − x2 − y 2 ρ=0 ϑ=0 1 − ρ2 ρ=0 1 − ρ2 ρ=0 1 − ρ2
{x2 +y 2 ≤1}
d 1 − ρ2
Z 1 h p i1
= −2π p = −2π 2 1 − ρ2 = 4π.
ρ=0 1 − ρ2 0
Esempio 1.27. Calcolare l’area della superficie del paraboloide iperbolico z = x2 − y 2 che si trova all’interno
del cilindro x2 + y 2 = 1.
Si tratta di calcolare l’integrale doppio
s 2 2
ZZ
∂f ∂f
|S| = 1+ + dxdy,
∂x ∂y
D
dove
Si ha
∂f ∂f p
= 2x, = −2y ⇒ 1 + 4x2 + 4y 2 .
∂x ∂y
Quindi
1 2π
π 1 p
ZZ p Z Z Z
Φ−1 (D) p
1 + 4x2 + 4y 2 dxdy = 1 + 4ρ2 dρdϑ =
ρ 1 + 4ρ2 d(1 + 4ρ2 )
ρ=0 ϑ=0 4 ρ=0
D
√
3/2 1
π 2 π(5 5 − 1)
= 1 + 4ρ2 = .
4 3 0 6
e si ottiene la formula
Z b p
|S| = π ϕ(x) 1 + (ϕ0 (x))2 dx. (1.6)
x=a
Esempio 1.28. Calcolare l’area della parte di sfera di centro l’origine e raggio R compresa tra i piani paralleli
x = a e x = b, con −R ≤ a ≤ b ≤ R. Possiamo considerare la sfera
come la superficie che si ottiene
√ruotando la semicirconferenza nel
piano xy di equazione ϕ(x) = R2 − x2 e applicare la (1.6)
Z bp 2
−x
|S| = 2π R2 − x2 · 1 + √ dx
a R 2 − x2
Z bp
R
= 2π R2 − x2 · √ dx = 2πR(b − a).
R 2 − x2
a
Quindi tale area dipende solo dalla distanza dei due punti e dal
raggio della sfera. Se b = R e a = −R si ottiene l’area della sfera
4πR2 .
dove d2 ((x, y, z), l) indica la distanza al quadrato del punto (x, y, z) dalla retta l.
Integrali multipli 40
Esempio 1.29. Calcolare il centro di massa di un cono omogeneo di altezza h e raggio di base R.
Possiamo porre δ(x, y, z) = 1 e posizionando il cono con la base
su piano xy, per simmetria si ha x̄ = ȳ = 0. Quindi è sufficiente
calcolare la coordinata z̄ del centro di massa, ossia
ZZZ
1
z̄ = z dxdydz.
|D|
D
dove l’insieme
Z h ZZ Z h ZZ Z h
1 3 3
z̄ : = z dxdydz = z dxdydz = z · |D(z)| dz
|D| z=0 πR2 h z=0 πR2 h z=0
D(z) D(z)
Z h Z h Z h
3 πR2 (h − z)2 3 2 3
= z · dz = z(h − z) dz = (zh2 + z 3 − 2hz 2 ) dz
πR2 h z=0 h2 h3 z=0 h3 z=0
h
3 h2 z 2 z4 2hz 3 3 h4 h4 2h4
1 h
= 3 + − = 3 + − = 3h · = .
h 2 4 3 0 h 2 4 3 12 4
Esempio 1.30. Calcolare il centro di massa del triangolo equilatero di lato unitario nei casi in cui δ(x, y) = 1
e δ(x, y) = x.
Consideriamo inizialmente il caso in cui la densità di massa è costante. Si
tratta di calcolare
ZZ Z 1 Z 1−x Z 1
1 1
x̄ = x dxdy = 2 x dxdy = 2 x − x2 dx =
|D| x=0 y=0 x=0 3
D
ZZ Z 1 Z 1−x Z 1
1 1
ȳ = y dxdy = 2 y dxdy = (1 − x)2 dx = .
|D| x=0 y=0 x=0 3
D
Allora si ha
ZZ Z 1 Z 1−x Z 1
1 1
x̄ = x2 dxdy = 6 x2 dxdy = 6 x2 − x3 dx =
|D| x=0 y=0 x=0 2
D
ZZ Z 1 Z 1−x Z 1
1 1
ȳ = xy dxdy = 6 x y dxdy = 3 x(1 − x)2 dx = .
|D| x=0 y=0 x=0 4
D
41 R. Tauraso - Analisi Matematica II
Esempio 1.32. Calcolare per il rettangolo D = [−a/2, a/2] × [−b/2, b/2] il rapporto I/m rispetto all’asse z.
Per il calcolo della massa del rettangolo, considerato omogeneo con
δ(x, y, z) = 1, abbiamo che m = ab. Per il calcolo del momento
d’inerzia, dobbiamo calcolare
ZZ Z b Z a
2 2
I= x2 + y 2 dxdy = x2 + y 2 dxdy
b
y=− 2 x=− a
2
D
a b b a
y3 2
Z Z Z
2 2 2
2 2 2
=4 x + y dxdy = 4 x y+ dxdy
x=0 y=0 x=0 3 0
Z a 2 a
b3
3
xb3 2 a3 b b3 a
2 bx bx
=4 + dx = 4 + = + .
x=0 2 24 6 24 0 12 12
Esempio 1.33. Calcolare per la sfera omogenea di raggio R, il rapporto I/m rispetto ad una retta passante
per il centro.
La massa della sfera, di equazione x2 + y 2 + z 2 ≤ R2 , è 4πR3 /3 (esempio 1.4-1.13). Inoltre possiamo supporre
che la retta sia l’asse z in modo che
ZZZ 2π R π
(Φ−1
Z Z Z
s (D))
I= x2 + y 2 dxdydz = ρ2 sin ϕ · ρ2 sin2 ϕ dρdϑdϕ
ϑ=0 ρ=0 ϕ=0
D={x2 +y 2 +z 2 ≤R2 }
R π R π
ρ5 cos3 ϕ 8πR5
Z Z
= 2π ρ4 dρ sin3 ϕ dϕ) = 2π − cos ϕ =
ρ=0 ϕ=0 5 0 3 0 15
5
I 8πR 3 2R2
⇒ = · 3
= .
m 15 4πR 5
Sia f una funzione non negativa definita per a ≤ z ≤ b nel piano zy e consideriamo l’insieme
D = {(y, z) ∈ R2 : a ≤ z ≤ b, 0 ≤ y ≤ f (z)}.
S = {(x, y, z) ∈ R3 : a ≤ z ≤ b, 0 ≤ x2 + y 2 ≤ f 2 (z)},
ZZZ Z b ZZ Z b Z b
|S| = dxdydz = dxdydz = π|S(z)|dz = π f 2 (z)dz
z=a z=a z=a
S S(z)
Integrali multipli 42
dove ρ̄ è la coordinata y del centro di massa dell’insieme D. Tale relazione viene indicata come
teorema di Pappo-Guldino.
Esempio 1.34. Con riferimento all’esempio 1.31, il centro di massa del semicerchio può essere calcolato
conoscendo il volume della sfera e l’area del semicerchio:
4πR3 πR2 4R
= 2π · ȳ · ⇒ ȳ = .
3 2 3π
Esempio 1.35. Calcolare il volume del toro ottenuto ruotando un cerchio di raggio r attorno all’asse z
distante R dal centro del disco. Per il teo-
rema di Pappo-Guldino, dato che il centro
di massa del cerchio coincide con il centro
geometrico, abbiamo che
V = 2π · R · πr2 .
dove ȳ e z̄ sono rispettivamente la coordinata y e la coordinata z del baricentro dell’insieme A. Abbiamo che
ZZ ZZ
1 1
ȳ = y dydz, z̄ = z dydz,
|A| |A|
A A
così
ZZ ZZ
π
|C1 | = π y dydz, |C2 | = z dydz.
2
A A
Sia C1 il solido ottenuto ruotando A di π/2 attorno all’asse z e C2 quello ottenuto ruotando A di 2π intor-
no all’asse y. Calcolare il volume di C1 e il baricentro di C2 . Per
calcolare il volume del solido omogeneo C1 applichiamo il teorema
di Pappo-Guldino, cioè
ZZ
π 1
|C1 | = · ȳ · |A|, con ȳ := y dydz,
2 |A|
A
Per calcolare il baricentro del solido omogeneo C2 che si ottiene ruotando A di 2π attorno all’asse y, per
simmetria avremo che x̄ = z̄ = 0, pertanto sarà sufficiente calcolare
ZZZ
1
ȳ := y dydz,
|C2 |
C2
dove |C2 | è il volume del solido C2 . Per il calcolo del volume di C2 , applicando ancora il teorema di Pappo-
Guldino, abbiamo
ZZ
1
|C2 | = 2π · z̄ · |A|, con z̄ := z dydz,
|A|
A
Integrali multipli 44
dove |A| è l’area dell’insieme omogeneo A e z̄ è la coordinata z del baricentro dello stesso insieme A. Pertanto
1
√
3y 1 √
3y
1
z2
ZZ Z Z Z Z
4π
|C2 | = 2π z dydz = 2π z dydz = 2π dy = π y 2/3 − y 2 dy = .
y=0 z=y y=0 2 z=y 0 15
A
2 2 2
dove D = {(x; z) ∈ R : x +z ≤ 1}. Con la trasformazione Φ(ρ, ϑ) = (ρ cos ϑ, ρ sin ϑ) per ρ ∈ [0, 1], ϑ ∈ [0, 2π],
otteniamo
Z Z Z z
15 1
ZZ Z Z 2π
15 15
z 2 − z 4 dxdz = ρ ρ2 sin2 ϑ − ρ4 sin4 ϑ dρdϑ
ȳ = z dy dxdz =
4π y=z 3 4π 4π ρ=0 ϑ=0
D Φ−1 (D)
Z 1 Z 2π Z 1 Z 2π
15 15 15 1 15 1 3π 15
= ρ3 dρ sin2 ϑ dϑ − ρ5 dρ sin4 ϑ dϑ = · ·π− · · = .
4π ρ=0 ϑ=0 4π ρ=0 ϑ=0 4π 4 4π 6 4 32
| {z } | {z }
=π =3π/4
dove E(z) = (x, y) ∈ R : x + y 2 < 1 − 8z 2 . Osservando che l’integrale doppio sull’insieme E(z) non è
2 2
√
altro che l’area del cerchio di centro l’origine e raggio 1 − 8z 2 , abbiamo che
Z √1 ZZ ! Z √1 Z √1 2 √1
2 2 2 z 2 1 1 π
zπ 1 − 8z 2 dz = π z − 8z 3 dz = π − 2z 4
z dxdy dz = =π − = .
z=0 E(z) z=0 z=0 2 z=0 16 32 32