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CORREZIONE
Soluzione: Il sup di entrambi gli insiemi è +∞, mentre l’inf di entrambi è −∞. Difatti,
nonostante la funzione f (x) = x sin(x2 ) non ammetta limite a ±∞, la sua immagine è
illimitata superiormente ed inferiormente. Questo si può vedere trovando una successione
di punti xn tale che f (xn ) diverga positivamente, ed una yn tale che f (yn ) diverga neg-
ativamente. Troviamo xn (yn si ottiene facilmente modificando xnp ): basta prendere xn
2
tale che sin(x
pn ) = 1 per ogni n e x n → +∞, per esempio x n = π/2 + 2nπ (per yn
prendiamo −π/2 + 2nπ). Questo dimostra che sup A = +∞ e inf A = −∞, ma non
dimostra che sup B = +∞ e inf B = −∞; difatti, xn , yn ∈ / Q. La cosa si sistema facil-
mente: prendiamo qn , rn ∈ Q tali che sin(qn2 ) ≥ 1/2 (rispettivamente, sin(rn2 ) ≤ −1/2)
e qn , rn → +∞; questo è possibile dalla densità di Q in Rpe dalle monotonı̀e
p della fun-
zione seno. Difatti esistono infiniti razionali compresi tra π/2 + 2nπ e π/6 + 2nπ:
scegliamone uno e questo mi definirà qn (analogamente per rn ). Per la monotonia del seno
nell’intervallo [2nπ, π/2 + 2nπ] (ad n fissato), abbiamo
sin(qn2 ) ≥ sin(π/6 + 2nπ) = 1/2
e chiaramente, dal teorema del confronto, qn → +∞.
Soluzione: Al denominatore non cè nulla da sviluppare, dato che il primo termine non
nullo sarà sempre x3 . Quindi
x3 + sin(x6 ) = x3 + o(x5 ).
Il numeratore quindi dovrà essere sviluppato al terz’ordine, da cui, dato che x2 + sin x =
x + x2 + o(x2 ), dovremo sviluppare il logaritmo al terz’ordine:
y2 y3
log(1 + y) = y − + + o(y 3 )
2 3
Questo ci dice (dato che c’ l’ordine uno in “y”) che dovremo sviluppare anche x2 + sin x
al terz’ordine:
x3
x2 + sin x = x + x2 − + o(x3 ).
6
Quindi
x3
log(1 + x2 + sin x) = log 1 + x + x2 − + o(x3 )
6
3
x 3 (x + x2 − x6 + o(x3 ))2 (x + . . . )3
= x + x2 − + o(x3 ) − + + o(x3 )
6 2 3
da cui, evitando di calcolare i termini inutili, abbiamo
x3 x2 + 2x3 x3
log(1 + x2 + sin x) = x + x2 − − + + o(x3 )
6 2 3
1 5
= x + x2 − x3 + o(x3 ).
2 6
Dato che tan x = x + x3 /3 + o(x3 )1 lo sviluppo del numeratore è
1 α 5
(1 − α)x + − β x2 − + x3 + o(x3 ).
2 3 6
Quindi se α > 1, il limite è −∞, se α < 1, il limite è +∞ (entrambi i risultati per ogni
β); se α = 1 e se β < 1/2 vale +∞ mentre se α = 1 e β > 1/2 vale −∞. Infine, per il
caso α = 1, β = 1/2 il risultato del limite è il coefficiente di x3 al numeratore, cioè −7/6.
Facoltativo: Si determini
sup{Ia : a > 0}.
1Un “trucco” per ricavarsi velocemente lo sviluppo della tangente, sapendo che al prim’ordine è x, è il
seguente. Ponete tan x = x + ax2 + bx3 + o(x3 ); dato che la tangente è dispari, a = 0. Visto che sin x =
tan x cos x, avete x − x3 /6 + o(x3 ) = (x + bx3 + o(x3 ))(1 − x2 /2 + o(x3 )) = x + bx3 − x3 /2 + o(x3 ),
da cui b = 1/3.
dato che la quantità tra parentesi quadre è limitata. A questo punto calcolare i limiti è
facile: a
lim+ Ia = lim+ 1 + =1
a→0 a→0 1 + a2
R∞
(notate che I0 = 0 cos x dx invece non è definito!) mentre
2 a2
a 1+a
a ·
a a a 1+a2
lim Ia = lim 1+ = lim 1+ = e,
a→+∞ a→+∞ 1 + a2 a→+∞ 1 + a2
dato che a/(1 + a2 ) → 0 per a → +∞. Infine studiamo la funzione
a
1+ :
1 + a2
è derivabile infinite volte in (0, +∞), ha limite uno per a → 0+ e a → +∞ e derivata
1 + a2 − 2a2 1 − a2
= ;
(1 + a2 )2 (1 + a2 )2
quindi è crescente in (0, 1) e decrescente in (1, +∞). Il suo massimo globale (e quindi il
sup cercato) è in a = 1 dove la funzione vale 3/2.
Esercizio 4. Si determini la soluzione generale dell’equazione differenziale
(1) 4x00 (t) + π 2 x(t) = πt.
e si determini la soluzione che soddisfa le condizioni x(0) = 0 e x(1) = 1.
Soluzione. Prima dobbiamo trovare la famiglia a due parametri delle soluzioni dell’equazione
omogenea associata
4x00 (t) + π 2 x(t) = 0
e per fare ciò analizziamo le soluzioni (in C) del polinomio caratteristico associato
4λ2 + π 2 = 0.
π
Esse sono λ1,2 = ± i = ±βi; essendo non reali, le due soluzioni fondamentali dell’equazione
2
omogenea sono
π π
sin(βt) = sin t , cos(βt) = cos t
2 2
e quindi la soluzione generale è
π π
x(t) = c1 cos t + c2 sin t
2 2
al variare di c1 , c2 ∈ R. Dato che tutte le soluzioni dell’equazione non omogenea sono
date da una qualsiasi soluzione particolare più la famiglia a due parametri, troviamo una
soluzione particolare cercandola della forma di polinomio di primo grado (non c’è bisogno
in questo caso di invocare tutta la teoria) x̄(t) = at + b. Sostituendo nell’equazione
4x̄00 (t) + π 2 x̄(t) = π 2 (at + b) = πt
deduciamo che a = 1/π e b = 0 dal principio d’identità dei polinomi. Quindi tutte le
soluzioni di (1) sono
π π t
x(t) = c1 cos t + c2 sin t +
2 2 π
al variare di c1 , c2 ∈ R. Per trovare la soluzione tale che x(0) = 0 e x(1) = 1 semplice-
mente sostituiamo t = 0 e t = 1 nella soluzione generica e cerchiamo in questo modo i
valori dei due gradi di libertà c1 e c2 . Abbiamo
π π 0
x(0) = c1 cos
· 0 + c2 sin · 0 + = c1 ,
2 2 π
π π 1 1
x(1) = c cos + c2 sin + = c2 + ;
1
2 2 π π
quindi dobbiamo avere c1 = 0 e c2 = 1 − 1/π. Quindi la soluzione tale che x(0) = 0 e
x(1) = 1 è quella che corrisponde a queste due costanti, cioè
π−1 π t
x(t) = sin t + .
π 2 π
Analogamente, calcoliamo, cambiando variabile
Z 2 Z 2 Z 2
1 2
π π Z
x(t) dt = c1 cos t dt + c2 sin t dt + t dt
0 0 2 0 2 π 0
2c1 π 2c2 π
Z Z
2 2
= cos s ds + sin s ds + = 2c2 + 1
π 0 π 0 π π
da cui c2 = 0 e
Z 2
2 2
x0 (t) dt = x(2) − x(0) = c1 cos(π) − c1 cos(0) + =
0 π π
da cui c1 = 0. Quindi la soluzione cercata è
t
x(t) = .
π
SCRITTO DI ANALISI I DEL 18 GIUGNO 2018
CORREZIONE
stabilendo, in ogni caso, se si tratta di massimi e/o minimi (ricordate che per noi N =
{1, 2, 3, 4, . . . }).
Soluzione: Dato che b potrebbe essere zero, dobbiamo sviluppare numeratore e denomi-
natore al terz’ordine (o al prim’ordine non nullo dopo il terzo). In particolare dobbiamo
sviluppare l’esponenziale al terz’ordine
y2 y3
ey = 1 + y + + + o(y 3 )
2 6
da cui
2 (x + 2x2 )2 (x + 2x2 )3
ex+2x = 1 + (x + 2x2 ) + + + o((x + 2x2 )3 )
2 6
x2 + 4x3 x3
= 1 + (x + 2x2 ) + + + o(x3 )
2 6
5 13
= 1 + x + x2 + x3 + o(x3 );
2 6
anche il logaritmo deve essere sviluppato al terz’ordine
y2 y3
log(1 + y) = y − + + o(y 3 )
2 3
da cui
(−x + x2 )2 (−x + x2 )3
log(1 + (−x + x2 )) = (−x + x2 ) − + + o((−x + x2 )3 )
2 3
(x2 − 2x3 ) (−x)3
= (−x + x2 ) − + + o(x3 )
2 3
x2 2x3
= −x + + + o(x3 ).
2 3
Quindi 5 3
Numeratore = (2 − a)x + − b x2 + x3 + o(x3 )
2 2
e
Denominatore = x2 (x + o(x)) + x7 + o(x7 ) = x3 + o(x3 ).
Quindi
2
ex+2x − log(1 − x + x2 ) − cos(x) − ax − bx2
x2 arctg(x) + tg(x7 )
(2 − a)x + ( 52 − b)x2 + 23 x3 + o(x3 )
=
x3 + o(x3 )
(2 − a) x12 + ( 52 − b) x1 + 23 + o(1)
=
1 + o(1)
e da tale espressione otteniamo che se a < 2 il limite è +∞ per ogni b ∈ R, e se a > 2 il
limite è −∞ per ogni b. Se a = 2 e b < 5/2, il limite vale −∞ mentre se a = 2 e b > 5/2,
vale +∞. Infine, se a = 2, b = 5/2 il limite vale 3/2.
Esercizio 3. Studiate al variare del valore del parametro α ∈ R il carattere della serie
n Z k
X 1 h1 cos(1/x) i
α
+ dx .
k k 1/π x2
k=1
Soluzione. Si vede semplicemente che la funzione non è né pari né dispari. Riscriviamone
l’espressione esplicita:
x2 − 1
(−x)π + sin(πx) + π
, se x < −1;
2
4
f (x) = x , se x ∈ [−1, 1];
2
−
xπ + sin(πx) + π
x 1
, se x > 1.
2
Intanto osserviamo che la funzione è continua in R e differenziabile infinite volte almeno
in R r {−1, 1}. Abbiamo
π−1
π − (−x)
+ cos(πx) + x , se x < −1;
f (x) = 4x3 , se x ∈ (−1, 1);
π−1
π x + cos(πx) + x , se x > 1.
La funzione non è quindi derivabile in ±1 ed in particolare si ha
0 0 0 0
f− (−1) = −3π > f+ (−1) = −4, f− (1) = 4 > f+ (1) = π
(si vede facilmente dal corollario del Teo. di Lagrange, in quanto tali derivate destre/sinistre
sono i limiti destro/sinistro della derivata, dato che la funzione è continua nei due punti
x = ±1); questo servirà dopo. Vediamo che la derivata è strettamente positiva sui sottoin-
tervalli (0, 1) e (1, +∞): in (0, 1) è ovvio, mentre se x > 1 abbiamo
h i
f 0 (x) = π xπ−1 + cos(πx) + x :
se x > 1, allora xπ−1 + x > 2, quindi xπ−1 + cos(πx) + x > 1 dato che il coseno può
essere “alpiù” −1 (nel senso che cos(πx) ≥ −1). Quindi f è strettamente crescente su
[0, 1] e su [1, ∞) e dato che l’incollamento continuo di funzioni crescenti è crescente, essa
è strettamente crescente su [0, ∞). Analogamente, dato che f 0 (x) < 0 su (−∞, −1) (qui
f 0 (x) < −3) e (−1, 0). Similmente, su (−∞, 0] è strettamente decrescente.
Per la convessità studiamo la derivata seconda.
π−2
π (π − 1)(−x)
− π sin(πx) + 1 , se x < −1;
f 00 (x) = 12x2 , se −1 < x < 1;
π (π − 1)xπ−2 − π sin(πx) + 1 ,
se x > 1.
Su [−1, 1] è chiaro che f è strettamente convessa dato che la derivata seconda è stretta-
mente positiva. Su (−∞, −1] e su [1, +∞) lo stesso, dato che se x > 1, f 00 (x) > 0:
(π − 1)xπ−2 − π sin(πx) + 1 ≥ (π − 1)xπ−2 − π + 1 = (π − 1)(xπ−2 − 1) > 0
se x > 1; analogamente per x < −1:
(π − 1)(−x)π−2 − π sin(πx) + 1 ≥ (π − 1)((−x)π−2 − 1) > 0.
L’incollamento continuo di funzioni convesse in generale non lo è, come in questo caso. Il
0 0 0 0
fatto che f− (1) > f+ (1) e che f− (−1) > f+ (−1) (vedete sopra) implica che f non può
essere convessa in nessun intervallo centrato in ±1; se difatti f lo fosse, questo sarebbe
0
in contraddizione con la monotonia dei rapporti incrementali, che implicherebbe f− (1) ≤
0 0 0
f+ (1) e f− (−1) ≤ f+ (−1). Ricapitolando, f è strettamente convessa separatamente sui
tre intervalli (∞, −1], [1, 1] e [1, +∞) ma non su R né su [0, ∞) o (−∞, 0].
Per il numero di soluzioni, osserviamo che tre soluzioni banali (che avete probabilmente
già trovato) sono x = 0 e x = ±1; dato che f è strettamente convessa su [0, 1] e su [−1, 0]
non ce ne sono altre qui. Poichè inoltre f è strettamente convessa in [1, +∞), allora sta
sopra la sua “retta tangente destra”, nel senso che
0
f (x) > f (1) + f+ (1)(x − 1) = 1 + π · (x − 1) ∀x > 1
e quindi f (x) > π(x−1)+1 > x su (1, +∞) e non ci sono altre soluzioni. Analogamente,
in (−∞, −1) si ha
0
f (x) > f (−1) + f− (−1)(x + 1) = 1 − 3π · (x + 1) > −x.
Un altro modo per dimostrare che non ci sono altre soluzioni in R r [−1, 1] consiste nel
considerare la differenza
x2 − 1
f (x) − |x| = |x|π + sin(πx) + π − |x|
2
definita su (−∞, −1] ∪ [1, ∞), che vale zero in x = ±1 e tende a +∞ per x → ±∞, ed
ha derivata uguale a h i x
π x|x|π−2 + cos(πx) + x − ;
|x|
dato che abbiamo già visto che xπ−1 + cos(πx) + x > 1 in [1, ∞) e (−x)π−1 + cos(πx) −
d
x < −3 in (−∞, −1], allora dx (f (x) − x) ha lo stesso segno di x; quindi la funzione
f (x) − |x| è strettamente crescente in [1, +∞) e strettamente decrescente in (−∞, −1];
non esistono altre radici in tali intervalli.
Riassumendo, l’equazione ha quindi 3 radici: zero e ±1.
Inoltre studiate, al variare del valore del parametro α ∈ R, il carattere della serie
n Z k
X 1 cos(1/x)
dx.
k α 1/π x2
k=1
Soluzione.
n
X 1 + (−1)k k 2
1 + k4
k=1
converge assolutamente, dato che
1 + (−1)k k 2 1 + k 2
1
1 + k4 ≤ 1 + k4 ≈ k2
o meglio alla
n
X k+1
(−1)k
k2 − 3
k=1
k+1
posso applicare il criterio di Leibniz: difatti la successione k 7→ k2 −3 è definitivamente
√
positiva e decrescente (entrambe per k ≥ 2 > 3).
n Z k n
X 1 cos(1/x) X sin(1/k)
dx = −
k α 1/π x2 kα
k=1 k=1
(vedete i calcoli nelle pagine precedenti) che converge se e solo se α > 0, dato che per il
confronto asintotico tale serie converge se e solo se converge
n
X 1
.
k α+1
k=1
SCRITTO 02/07/18 - ANALISI MATEMATICA I
Soluzione: Dalla seconda equazione otteniamo che sia z che w non sono zero. Quindi
possiamo dedurre dalla stessa che w = z −1 e sostituendo nella prima (dato che |1/w| =
1/|w|)
w̄ w2
(1) = .
w |w|3
Prendendo i moduli di entrambi i membri abbiamo
w̄ |w̄| |w|2 1
= =1= =
w |w| |w|3 |w|
da cui chiaramente |w| = 1; inserendo questa informazione in (1) e moltiplicando per w2
abbiamo
w̄
1 = w2 = w4
w
e quindi w è una delle quattro radici quarte dell’unità: ±1, ±i. Quindi le soluzioni del
sistema sono
(1, 1), (−1, −1), (i, −i), (−i, i).
Altra soluzione: una volta che sapete che |w| = 1, ponete w = eiϑ e dalla seconda
equazione z = e−iϑ . Quindi la prima equazione si riscrive come
e−2iϑ = e2iϑ e4iϑ = 1
e si conclude alla stessa maniera.
Soluzione: Per il dominio massimale, dobbiamo trovare solo gli x per cui il radicando è
maggiore o uguale a zero. Quindi, dobbiamo risolvere la disequazione
x2 − 6x + 7 ≥ 0.
√
Dato che le soluzioni dell’equazione √ grado associata sono 3 ± 2, la dise-
√ di secondo
quazione è soddisfatta in (−∞, 3 − 2] ∪ [3 + 2, +∞), che è il dominio massimale della
√
funzione. Le intersezioni con l’asse delle x avvengono chiaramente quando x = 3 ± 2
e inoltre per x = 0. Dato che la radice è positiva, la funzione è (strettamente) positiva
nei punti del suo dominio intersecato con (0, ∞). La funzione è continua nel suo dominio
in quando composizione di funzioni continue; inoltre è derivabile√nei punti del √dominio
tali che la radice non si annulli. Quindi è derivabile
√ in (−∞, 3 − 2) ∪ (3 + 2, +∞).
Calcoliamo la derivata: dato che nel suo dominio [ x2 − 6x + 7]2 = x2 − 6x + 7
d p 2 p 2x − 6
x x − 6x + 7 = x2 − 6x + 7 + x √
dx 2 x2 − 6x + 7
2 2
x − 6x + 7 + x − 3x
= √
x2 − 6x + 7
2
2x − 9x + 7
=√ .
x2 − 6x + 7
Tale frazione è strettamente positiva, nei punti del dominio, per gli x tali che 2x2 −9x+7 >
0, cioè per Dom (f ) ∩ [(−∞, 1) ∪ (7/2, +∞)], visto che le due soluzioni dell’equazione
associata sono 1 e 7/2. Quindi√in tale intervallo la funzione è strettamente crescente.
Osserviamo che se x → (3 − 2)− , f 0 (x) → −∞, dato che il denominatore tende a
zero da sopra e il numeratore tende a un numero negativo. Quindi la funzione √ + si “attacca”
all’asse delle x con pendenza verticale. √ Analogamente per x → (3 + 2) . Da queste
informazioni abbiamo
√ che x = 3 ± 2 sono due minimi locali dove la funzione vale 0 e
x = 1 dove vale 2 (osservate che 7/2 non appartiene a Dom (f )).
Per la convessità, dato che la funzione è derivabile due volte dove è derivabile, proviamo
a studiare il segno della derivata seconda. Abbiamo
d2 p 2 d 2x2 − 9x + 7
2
x x − 6x + 7 = √
dx dx x2 − 6x + 7
√ √
(4x − 9) x2 − 6x + 7 − (2x2 − 9x + 7)(2x − 6)/[2 x2 − 6x + 7]
=
x2 − 6x + 7
(4x − 9)(x − 6x + 7) − (2x2 − 9x + 7)(x − 3)
2
=
(x2 − 6x + 7)3/2
x2 (4x − 9 − 2(x − 3)) − 3x(2(4x − 9) − 3(x − 3)) + 7(4x − 9 − x + 3)
=
(x2 − 6x + 7)3/2
x2 (2x − 3) − 3x(5x − 9) + 7(3x − 6)
=
(x2 − 6x + 7)3/2
3 2
2x − 18x + 48x − 42 x3 − 9x2 + 24x − 21
= = 2 .
(x2 − 6x + 7)3/2 (x2 − 6x + 7)3/2
La derivata seconda è quindi positiva se il polinomio di terzo grado al numeratore è posi-
tivo. Dato che non si fattorizza in maniera elementare, e dato che vogliamo solo qualitati-
vamente studiarne il segno, analizziamolo con le tecniche che conosciamo. In particolare
a ±∞ tende a ±∞ e per capire se è positivo solamente in una semiretta oppure in un inter-
vallo limitato e in una semiretta (cioè per capire quanti zeri abbia), studiamone la derivata
p0 (x) = 3x2 − 18x + 24 = 3(x − 2)(x − 4) ≥ 0
se e solo se x ≤ 2 o x ≥ 4. Quindi il massimo locale di p è in x = 2 dove il polinomio
vale p(2) = 8 − 38 + 48 − 21 = −3 < 0. Quindi esiste un’unica radice reale x̄ > 4. Per
localizzarla usiamo il metodo di bisezione: proviamo a calcolare p(6) = 63 −9·62 +24·6−
21 = 36(6 − 9) + 3(8 · 6 − 7) = 3(−36 + 41) > 0; quindi lo zero appartiene all’intervallo
[4, 6]. Per essere più precisi calcoliamo p(5) = 53 −9·52 +24·5−21 = −100+120−21 =
−1 < 0; quindi lo zero appartiene all’intervallo (5, 6) ed in particolare la sua parte intera
è 5. Quindi la funzione è (strettamente) concava negli intervalli di Dom(f ) ∩ (−∞, x̄] e
strettamente convessa in [x̄, ∞). Infine vediamo se troviamo asintoti: gli unici limiti che
dobbiamo
√ fare sono quelli a ±∞ e abbiamo che valgono rispettivamente ±∞, dato che
x2 − 6x + 7 → +∞ per x → ±∞. Infine
f (x) p
lim = lim x2 − 6x + 7 = +∞
x→±∞ x x→±∞
quindi non ci sono asintoti obliqui. Questi limiti ci dicono che non ci sono né massimi né
minimi globali. Il grafico della funzione lo allego in ultima pagina. Il grafico di
p
|x| x2 − 6x + 7 = |f (x)|
(dato che la radice è positiva) si ottiene ribaltando i valori negativi di f (x)
Esercizio 3. (a) Si calcoli il polinomio di Taylor di ordine 4 centrato in zero della funzione
√
sin(πx2 ) − 1 + cos( 6x)
e si usi tale risultato per studiare la convergenza della serie
√
X sin(π/n4 ) − 1 + cos( 6/n2 ) + α/n4
nβ
al variare dei parametri α, β ∈ R.
(b) Si determinino i valori del parametro α ∈ R per i quali la serie
n
k 1
X
tan kπ + (−1) α
k
k=1
quindi
(
Z kπ h i 0 k pari,
|x| cos(x) dx = 2 kπ sin(kπ) + cos(kπ) − 1 =
−kπ −4 k dispari.
Dato che quando k è dispari, sin(kπ/2) vale alternativamente 1 e −1, si verifica facilmente
che
n Z kπ n
X |x| cos(x) kπ X k−1 1
sin dx = −4 (−1) 2 ;
−kπ k 2 k
k=1 k=1
k dispari
Esercizio 4. Sia
è finito?
t−1
x(0) = 0
Soluzione: Dato che per t = 1 l’equazione perde di significato, la soluzione sarà definita
t+1
alpiù su [0, 1). D’altra parte, il coefficiente t−1 è continuo in (−∞, 1) quindi la soluzione
dell’omogenea, dato che
Z t
s+1
ds = t + 2 log(1 − t),
0 s −1
è
Z t
s+1
xh (t) = exp ds = et (1 − t)2 .
0 s−1
Infine, dato che, integrando per parti due volte si ha, per t < 1
Z t Z t
b1 (s) s2 (1 − s)2
s 2
ds = e−s ds
0 e (1 − s) 0 (1 − s)2
Z t
= s2 e−s ds
0
Z t
2 −t
= −t e +2 se−s sds
0
Z t
2 −t −t
= −t e − 2te +2 e−s sds
0
= 2 − e−t (t2 + 2t + 2),
la prima soluzione è
x(t) = et (1 − t)2 · 2 − e−t (t2 + 2t + 2) = (1 − t)2 (2et − t2 − 2t − 2).
Per la seconda, abbiamo
Z t Z t
b2 (s)
s (1 − s)2
ds = e−s sin s ds
0 e 0
h it Z t
= − e−s cos s − e−s cos s ds
s=0 0
h it Z t
= 1 − e cos t − e−s sin s
−t
+ e −s
sin s ds
s=0 0
Z t
= 1 − e−t cos t − e−t sin t − e−s sin s ds.
0
Ora possiamo riassorbire ottenendo
Z t
1h i
e−s sin s ds = 1 − e−t (cos t + sin t)
0 2
e quindi
1h i 1 h i
x(t) = et (1 − t)2 · 1 − e−t (cos t + sin t) = (1 − t)2 et − (cos t + sin t) .
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Si poteva pure cercare la primitiva generica delle funzioni in gioco e imporre la condizione
iniziale per fissare il valore della costante arbitraria.