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Valutazione

della vulnerabilità sismica di un


edificio esistente in c.a. attraverso l’utilizzo di
analisi dinamiche non-lineari mediante
l’impiego di accelerogrammi artificiali
Dalle strategie di selezione degli accelerogrammi alle
verifiche sismiche
Antonio Lanza, Ingegnere e collaboratore MOSAYK
Federica Bianchi, Ingegnere e Co-fondatore MOSAYK

Introduzione
Come ormai è ben noto, nel territorio italiano il problema della sicurezza delle costruzioni esistenti
è di primaria importanza, da un lato per il valore storico-artistico-ambientale di gran parte del
patrimonio edilizio, dall’altro per l’elevata vulnerabilità di numerosi edifici rispetto alle azioni
sismiche.
Con il termine vulnerabilità sismica viene indicata la propensione che ha una struttura a subire un
danno di un determinato livello, a fronte di un evento sismico di una data intensità. È evidente, di
conseguenza, come sia di fondamentale importanza riuscire a valutare la vulnerabilità sismica di un
edificio esistente.
In merito all’analisi sismica globale finalizzata alla valutazione degli edifici esistenti, la normativa
tecnica ammette l’impiego di metodi di calcolo sia lineari che non-lineari. In ambito non-lineare
sono due le modalità di analisi che possono essere utilizzate, i) l’analisi statica non-lineare
(pushover), generalmente la più utilizzata, e ii) l’analisi dinamica non-lineare. Quest’ultima, che dal
punto di vista computazionale risulta essere la più onerosa, ha il vantaggio di riprodurre in maniera
più accurata la risposta strutturale all’azione sismica e, di conseguenza, è fortemente consigliata per
la valutazione di edifici “irregolari”.
L’applicazione di tale metodologia di analisi richiede che l’azione sismica sia rappresentata da storie
temporali del moto del terreno, la cui selezione dovrebbe essere compatibile con uno spettro di
riferimento. Le nuove norme tecniche per le costruzioni NTC 2018, così come le NTC 2008,
permettono di scegliere (limitazioni a parte) tra diverse tipologie di accelerogrammi, in base alla
loro natura, ossia tra i) storie temporali naturali (registrate), ii) accelerogrammi artificiali oppure iii)
storie temporali generate mediante simulazione del meccanismo di sorgente e della propagazione.
In questo articolo viene mostrato un esempio di edificio esistente in cemento armato del costruito
italiano, strutturalmente irregolare sia in pianta che in altezza, la cui vulnerabilità sismica è stata
valutata mediante lo svolgimento di analisi dinamiche non-lineari. Per tale edificio, oltre alle “usuali”
verifiche in termini di meccanismi “duttili” e “fragili”, è stato anche stimato l’indice di sicurezza IS-
V, definito come il rapporto tra l'accelerazione di picco al suolo che determina il raggiungimento

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dello Stato Limite di salvaguardia della Vita (PGA di capacità, PGAC), e l’accelerazione al suolo
prevista, nel sito, per un nuovo edificio allo stesso stato limite (PGA di domanda, PGAD), necessario
al fine della classificazione sismica.
Le analisi numeriche della struttura in oggetto sono state svolte con l’ausilio del software agli
Elementi Finiti SeismoStruct, mentre la propedeutica selezione dell’input sismico è stata effettuata
con il software SeismoArtif (entrambi i programmi sono distribuiti da Mosayk srl (www.mosayk.it)).

Descrizione dell’edificio in esame


Come caso studio si è scelto di analizzare un edificio esistente di civile abitazione con struttura
portante a telaio in cemento armato, risalente agli anni ‘70. L’edificio è costituito da 4 piani fuori
terra, un piano interrato ed una copertura a falde. I solai, realizzati in latero-cemento, offrono
un’elevata rigidezza nel piano, pertanto in fase di modellazione numerica è stata fatta l’ipotesi di
diaframmi a comportamento infinitamente rigido.
La costruzione, classificabile in classe d’uso II, è caratterizzata da una vita nominale di 50 anni e si
trova in una zona a media sismicità. I valori delle accelerazioni su suolo rigido (ag), riferiti all’esempio
e relativi ai diversi stati limite, sono indicati in Figura 1.


Figura 1: Parametri dell’input sismico

Selezione degli accelerogrammi


Come accennato nel paragrafo introduttivo, in base alla natura degli accelerogrammi è possibile
distinguere tra tre diverse tipologie:
- accelerogrammi naturali, ottenuti da registrazione di eventi sismici passati;
- accelerogrammi artificiali, generati a partire da uno spettro iniziale mediante algoritmi
stocastici;
- accelerogrammi sintetici, ottenuti mediante una simulazione numerica del fenomeno della
rottura, basata su un modello cinematico di sorgente sismica estesa e su un modello elasto-
dinamico di propagazione delle onde fino al sito di interesse.
La scelta degli accelerogrammi di ingresso per le analisi dinamiche non-lineari costituisce una fase
molto importante per la valutazione della risposta sismica delle strutture. Nel caso in esame si è
deciso di impiegare accelerogrammi artificiali, in quanto la loro selezione risulta estremamente
semplice e veloce.
L’approccio maggiormente utilizzato per la generazione di accelerogrammi artificiali consiste nello
sviluppare un rumore bianco il cui spettro di risposta si adegui con un certo margine di tolleranza
ad uno spettro target. Il software che si è scelto di impiegare, SeismoArtif, genera segnali artificiali
attraverso l’approccio di Gasparini e Vanmark [1976]. Tale approccio si basa su tre elementi
fondamentali:
- Generazione di un segnale aleatorio;

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- Definizione di una forma di inviluppo;
- Definizione di una funzione di densità spettrale.
Mentre il segnale casuale viene generato automaticamente dal software, gli altri due elementi
devono essere determinati dall’utente, sulla base delle indicazioni prescritte dalle norme.
In particolare, per quanto riguarda la forma di inviluppo le NTC 2018 prescrivono: “La durata delle
storie temporali artificiali del moto del terreno deve essere stabilita sulla base della magnitudo e
degli altri parametri fisici che determinano la scelta del valore di ag e di SS. In assenza di studi specifici,
la parte pseudo-stazionaria dell’accelerogramma associato alla storia deve avere durata di 10 s e
deve essere preceduta e seguita da tratti di ampiezza crescente da zero e decrescente a zero, in
modo che la durata complessiva dell’accelerogramma sia non inferiore a 25 s.”. Per il caso studio in
esame, non avendo eseguito studi specifici, si è, pertanto, optato per una forma trapezoidale con
parte stazionaria pari a 10 sec e durata complessiva pari a 25 secondi, come mostrato in Figura 2.


Figura 2: Forma di inviluppo definita nel software SeismoArtif

La funzione di densità spettrale, invece, viene calcolata attraverso lo spettro in velocità. La


normativa indica che la coerenza con lo spettro elastico (in accelerazione) viene verificata quando
la media delle ordinate spettrali, ottenute per i diversi accelerogrammi, non presenta uno scarto in
difetto superiore al 10%, in alcun punto tra il maggiore degli intervalli 0.15÷2.00 sec e 0.15÷2T sec.
Pertanto, è stato inserito nel programma l’intervallo di periodi entro cui rispettare la spettro-
compatibilità (nel caso in esame è stato considerato un intervallo maggiore ma comunque
rispettoso delle prescrizioni normative), la durata dell’accelerogramma ed il time-step. Il time-step
definisce il numero di punti di un accelerogramma. L’utilizzo di un time-step troppo piccolo potrebbe
portare ad ottenere delle analisi dinamiche eccessivamente onerose mentre, un time-step troppo
blando potrebbe portare alla perdita di “informazioni”. Si ritiene, pertanto, che il valore di default
(0.01 sec) sia un valore ragionevole.
Sia le NTC 2008 che le nuove norme tecniche per le costruzioni NTC 2018 prevedono l’utilizzo di 3 o
7 gruppi di accelerogrammi. Qualora si scelgano 3 gruppi, si richiede che vengano considerate le
sollecitazioni massime per la verifica; nel caso, invece, vengano scelti almeno 7 gruppi di

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accelerogrammi, la verifica può essere effettuata considerando i valori medi degli effetti più
sfavorevoli. In ogni caso, non è previsto l’uso di un numero di accelerogrammi inferiore a 3.
Nell’esempio in esame si è scelto di utilizzare 7 gruppi di accelerogrammi e, quindi, di adottare per
la verifica i valori medi degli effetti più sfavorevoli. Si specifica che, con “gruppo” si intende l’insieme
delle componenti di una registrazione (evento sismico), in genere, due orizzontali ed una verticale.
Nella maggior parte dei casi, però, l’analisi dinamica non-lineare richiede l’impiego delle sole
componenti orizzontali, fatta eccezione per quanto indicato al punto 7.2.2 delle NTC 2018.
In Figura 3 si riporta una schermata del programma in cui sono indicate le principali scelte di
selezione adottate per il caso studio in esame.


Figura 3: Parametri adottati per la generazione degli spettri (schermata del software SeismoArtif)

Nel seguito si riportano uno degli accelerogrammi artificiali generati (Figura 4) e gli spettri elastici
ottenuti da tale set di storie temporali (Figura 5).


Figura 4: Accelerogramma generato artificialmente


Figura 5: Spettri elastici in accelerazione ottenuti dal set di accelerogrammi artificiali

Modellazione strutturale e analisi di vulnerabilità sismica


Lo studio della struttura in oggetto è stato condotto utilizzando un modello non-lineare agli elementi
finiti, per il quale sono stati definiti i parametri di resistenza dei materiali (livello di conoscenza LC2)
ed il modello strutturale attraverso una modellazione basata su elementi inelastici con formulazione
a fibre. Una vista tridimensionale del modello numerico è rappresentata in Figura 6.


Figura 6: Modello tridimensionale a fibre in SeismoStruct

Affinché si possa attribuire un indicatore di vulnerabilità sismica è necessario che sia effettuata la
valutazione della sicurezza sismica della costruzione, ai sensi delle norme tecniche vigenti, almeno
nei riguardi dello stato limite di salvaguardia della vita (SLV) o dello stato limite di collasso (SLC).

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Per ciascuna delle 7 analisi dinamiche non-lineari eseguite, sono state condotte le verifiche allo SLV
sia nei confronti dei meccanismi di tipo “fragile” (resistenza a taglio) che nei confronti dei
meccanismi “duttili” (rotazione alla corda). In Figura 7 si riporta una schermata del programma in
cui sono rappresentati gli elementi che, per una data analisi, non soddisfano le suddette verifiche.


Figura 7: Schermata del software SeismoStruct in cui sono visibili in rosso gli elementi non verificati per i meccanismi
fragili ed in giallo per quelli duttili

Per ogni analisi è stato infine determinato il valore dell’accelerazione al suolo (PGA) corrispondente
al collasso del primo elemento strutturale (come rappresentato in Figura 8 per un singolo
accelerogramma).

PGA di capacità
Mancata verifica del primo
allo SLV
elemento strutturale (SLV)


Figura 8: PGA in capacità allo Stato Limite di salvaguardia della Vita (SLV) di un singolo accelerogramma

Calcolo dell’indice di rischio sismico o IS-V


La valutazione dello stato di sicurezza sismica, indicata anche come verifica dell’adeguatezza
sismica, ha lo scopo di determinare il livello di accelerazione al suolo per la quale si raggiungono
prefissati stati limite di riferimento. Il rischio sismico è determinato attraverso due coefficienti:
- 𝛼𝑢 è l’indice di rischio del raggiungimento dello stato limite ultimo
- 𝛼𝑒 è l’indice di rischio del raggiungimento dello stato limite esercizio

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Per l’esempio in esame si è scelto di valutare l’indice di rischio riferito allo SLU. Nel caso in cui si
effettui la verifica anche nei confronti degli SLE i relativi livelli di prestazione possono essere stabiliti
dal progettista con il committente.
%&'𝐷𝑆
La formula rigorosa proposta dall’OPCM n.3274 del 2003 è la seguente: 𝛼𝑢 =
*+ ,,𝑇 %&'./%

Attenendoci alle NTC 2018 il denominatore altro non è che la PGA riferita allo stato limite di
salvaguardia della vita. Per quanto riguarda il numeratore, l’OPCM definisce la 𝑃𝐺𝐴𝐷𝑆 come
l’accelerazione stimata al raggiungimento dello stato limite di danno severo ovvero la rottura per
meccanismi duttili oppure fragili allo SLV.
Per determinare gli indicatori di rischio occorre conoscere i valori relativi alla domanda, indicata
come PGAD, la quale si determina a partire dall’accelerazione sul suolo rigido (ag), amplificata del
fattore (S) che tiene conto della risposta locale del terreno. Nel caso in esame l’orografia del sito è
sufficientemente pianeggiante da ricadere nella categoria topografica T1 (St = 1) e il terreno ricade
nella classe C (Ss=1.50), per cui il fattore di amplificazione del suolo (S = St*Ss) è stato assunto pari
a 1.5. Di seguito viene riportato il valore di PGAD allo SLV.

PGAD,SLV 1.805 m/s2

Alla fine delle analisi sono stati ricavati 7 valori di PGA di capacità (PGAC), dei quali è stata ottenuta
la media. Nel caso in cui vengano utilizzati meno di 7 gruppi, la PGA di capacità viene posta uguale
al minore delle PGA ottenute dalle singole analisi (effetti più sfavorevoli).

Tabella 1: Istante di prima rottura (tprima rottura) e PGA di capacità (PGAC) per ciascun gruppo di accelerogrammi

tprima rottura [sec] PGAC [m/s2]


Gruppo 1 2.05 0.24
Gruppo 2 2.59 0.47
Gruppo 3 1.76 0.26
Gruppo 4 2.29 0.56
Gruppo 5 2.12 0.26
Gruppo 6 3.45 0.55
Gruppo 7 2.68 0.41
PGAC,SLV (valore medio) 0.39

Il rapporto tra le due PGA fornisce, quindi, un indice di rischio pari a 0.22. Essendo tale indice molto
inferiore all’unità, si può concludere che la struttura risulta essere vulnerabile nei confronti
dell’azione sismica prevista nella zona in esame dalle norme tecniche vigenti.

Conclusioni
In questo breve contributo sono stati riassunti i passi fondamentali per la valutazione della
vulnerabilità sismica di un edificio esistente in cemento armato “irregolare”, attraverso l’utilizzo di
analisi dinamiche non-lineari.
Nella trattazione è stato dato ampio spazio alla selezione delle storie temporali sulla base delle
prescrizioni dell’attuale normativa, con particolare attenzione agli accelerogrammi artificiali.
Sono stati, infine, forniti degli spunti per il calcolo dell’indice di rischio a partire dalle analisi
dinamiche non-lineari.
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