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Il contatto diretto di una fase gassosa con una fase liquida, in cui il gas sia sostanzialmente insolubile,
può essere realizzato con vari scopi:
- Deumidificare un gas: quando si mette a contatto una miscela calda forata da gas e vapori con un
liquido freddo, parte dei vapori condensa. Ciò può essere utile nel condizionamento dell’aria
oppure per recuperare vapori di solvente da correnti gassose utilizzate per l’essiccamento.
- Umidificare un gas: quando si mette a contatto un gas secco con un liquido, e parte del liquido
evapora e si trasferisce nella fase gassosa. Ciò può essere utile nel condizionamento dell’aria
oppure per recuperare vapori di solvente ciò può essere necessario per alcune operazioni di
essiccamento o di condizionamento dell’aria;
- Raffreddare un gas caldo: lo scambio termico per contatto diretto è molto efficace ed evita i
problemi di sporcamento che avrebbe uno scambiatore di calore; nell’operazione, però, pare del
liquido evapora e si trasferisce nella fase gassosa;
- Raffreddare un liquido: il raffreddamento del liquido, posto a contatto con il gas, è dovuto si a
scambio di calore sensibile che all’evaporazione di parte del liquido. L’applicazione principale è il
raffreddamento dell’acqua per contatto con aria atmosferica.
La ultime tre operazioni citate appartengono tutte alla tipologia delle umidificazioni, in quanto, al
termine dell’operazione parte del liquido è evaporato e si è trasferito nella fase gassosa: questo
trasferimento di materia comporta anche un trasferimento del calore associato al passaggio di fase del
liquido e, a volte, è questo lo scopo primario per cui viene utilizzata l’operazione.
Nelle operazioni di umidificazione e deumidificazione lo scambio di materia è verso la fase gassosa,
poiché non si considera che il gas sia assorbito nel liquido.
Nella trattazione che segue si farà riferimento ad operazioni adiabatiche, ossia in cui non venga fornito
o sottratto calore dall’esterno, focalizzando l’attenzione sull’ultimo dei casi presentati sopra, ossia il
raffreddamento dell’acqua per contatto con aria atmosferica.
Ci sono, comunque, anche alcune operazioni non adiabatiche che sono utilizzate industrialmente come,
ad esempio, il “raffreddamento evaporativo” (evaporative cooling), in cui il liquido, che scorre in un
tubo, viene raffreddato inviando sull’esterno del tubo un film di acqua che, a sua volta si raffredda per
contatto diretto con aria, oppure la deumidificazione di un gas, mettendolo a contatto con tubi
refrigerati.
Raffreddamento dell’acqua
II funzionamento degli impianti chimici richiede generalmente grossi quantitativi di acqua: questa,
oltre ad essere utilizzata direttamente in alcune lavorazioni, come lavaggi, dissoluzioni, ecc. , viene
largamente impiegata come fluido termico, sia allo stato liquido che vapore. Le caratteristiche richieste
sono differenti a seconda dell’impiego a cui l’acqua è destinata: si distingue tra l’acqua industriale,
impiegata per la refrigerazione ed i lavaggi, quella destinata alla produzione di vapore e quella che
prende parte direttamente al processo: per queste ultime due categorie possono rendersi necessari
trattamenti particolari, come, ad esempio, la demineralizzazione.
Nel caso dell’acqua industriale, che si intende ora esaminare in dettaglio, l’impiego prevalente è quello
come refrigerante. Per il suo utilizzo si richiede solo una bassa durezza, una certa limpidezza e
l’assenza di flora idrica, in modo che non formi depositi e incrostazioni all’interno delle tubazioni. I
trattamenti preliminari possono quindi andare da una semplice chiarificazione ad una completa
dolcificazione, a seconda delle caratteristiche fisico-chimiche dell’acqua a disposizione. L’acqua
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industriale viene prelevata in superficie od in profondità: l’approvvigionamento da pozzo, ossia in
profondità, è preferibile perché la temperatura dell’acqua è piuttosto bassa (12-18°C) e si mantiene
abbastanza costante durante l’anno; le acque superficiali, come fiumi o laghi, sono invece in grado di
fornire portate maggiori. In casi particolari di difficoltà di approvvigionamento idrico e di impianti
situati in vicinanza della costa, si ricorre all’acqua marina: questa può essere utilizzata come
refrigerante ma richiede l’adozione di tubazioni resistenti alla corrosione.
L’acqua industriale può operare in ciclo aperto o in ciclo chiuso: nel primo caso l’acqua proveniente
dalle utilizzazioni viene scaricata, mentre nel secondo viene raffreddata e ricircolata. Il ciclo chiuso è
quasi sempre più conveniente di quello aperto, soprattutto se i consumi d’acqua industriale sono elevati
e se l’acqua stessa deve subire trattamenti prima del suo utilizzo. Date le portate in gioco, il
raffreddamento dell’acqua, indispensabile per il suo riutilizzo, deve essere realizzato in modo molto
economico. La scelta cade quindi solitamente su torri a riempimento in cui l’acqua da raffreddare è
posta in contatto con l’aria ambiente. In questi apparecchi il raffreddamento dell’acqua avviene per
effetto dell’evaporazione di parte dell’acqua e il vapore che si forma viene trascinato dalla corrente
d’aria, che si umidifica. Dato l’elevato valore del calore latente di vaporizzazione dell’acqua (circa 580
kcal/kg a 25°C) la quantità d’acqua perduta per evaporazione nelle torri di raffreddamento è molto
limitata e si aggira intorno al 3-5 % per un raffreddamento di 20 – 30 °C. In ogni caso occorre
prevedere sul circuito un reintegro dell’acqua e, spesso, anche uno spurgo: quest’ultimo evita che
eventuali impurezze presenti nell’acqua vadano concentrandosi col passare del tempo.
Il raffreddamento dell’acqua nelle torri a riempimento, in base a quanto visto, comporta un
trasferimento simultaneo di materia e di calore nel contatto tra una corrente liquida, che evapora
parzialmente, ed una gassosa che riceve il vapore, divenendo più umida, ed il processo prende quindi il
nome di umidificazione. Per affrontare in dettaglio questo argomento è necessario richiamare alcuni
concetti relativamente al sistema aria - acqua.
Il sistema aria-acqua
Innanzitutto si definiscono le grandezze principali che si adottano per descrivere il sistema.
- l’umidità assoluta, Y, (kg vapore/ kg aria secca) rappresenta il contenuto di vapor d’acqua presente
per unità di massa di aria secca e si può calcolare con la legge dei gas perfetti:
massa vapore moli vapore M w p Mw
Y= = ⋅ = ⋅ (1)
massa aria moli aria M a P − p M a
Dove P è la pressione totale del sistema, p è la pressione parziale del vapor d’acqua nell’aria, e Mw e
Ma sono i pesi molecolari dell’acqua e dell’aria, rispettivamente 18 e 29 kg/kmole; il loro rapporto è
pari a 0.622.
- L’umidità a saturazione, Ys, (kg vapore/ kg aria secca) rappresenta il contenuto di vapor d’acqua
per unità di massa di aria secca quando la pressione parziale del vapore coincide con quella di
saturazione alla temperatura del sistema. L’umidità a saturazione rappresenta quindi il valore
massimo che può assumere l’umidità assoluta in condizioni di temperatura fissate, in assenza di
fenomeni di soprassaturazione (formazione di nebbie):
p s (T ) M w
Ys = ⋅ (2)
P − p s (T ) M a
dove ps(T) è la tensione di vapore dell’acqua alla temperatura T del sistema.
- L’umidità relativa, YR, (frazione, oppure percentuale), rappresenta il rapporto tra la pressione
parziale del vapore e quella di saturazione alla temperatura del sistema:
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p
YR = (3)
p s (T )
- L’umidità percentuale, Yp, (frazione, oppure percentuale), rappresenta il rapporto tra l’umidità
assoluta del sistema e quella a saturazione, alla stessa temperatura:
Y
Yp = (4)
Ys
L’umidità assoluta può essere espressa in termini di umidità relativa e tensione di vapore, combinando
la (1) con la (3).
YR ⋅ p s (T ) M w
Y= ⋅ (5)
P − YR Ma
Per rappresentare le condizioni dell’aria umida si ricorre al diagramma psicrometrico che riporta in
ascissa la temperatura ed in ordinata l’umidità assoluta.
Sul diagramma sono riportate le curve a umidità relativa costante: la curva con YR = 100% è quella
dell’umidità a saturazione. Ogni curva ad umidità relativa costante presenta un asintoto verticale in
corrispondenza della temperatura che soddisfa la condizione:
P
p s (T ) = (6)
YR
In altre rappresentazioni possono essere riportate, invece, le curve a umidità percentuale costante ed
occorre quindi fare attenzione nell’impiego del diagramma. Su di esso sono riportate anche le curve
della temperature di bulbo umido e quelle di saturazione adiabatica (o isoentalpiche) che, per il sistema
aria-acqua presentano entrambe andamento rettilineo.
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Temperatura di bulbo umido
Un termometro, coperto da uno straterello sottile ed uniforme di acqua, è posto a contatto con un flusso
di aria umida: se l’aria non è satura, il gradiente di concentrazione tra il liquido ed il gas provoca un
trasferimento di materia all’interfacies acqua-aria e la massa gassosa. Ciò implica che l’acqua passi
dallo stato liquido a quello vapore, ossia evapori: il flusso di materia è quindi accompagnato da un
flusso di calore. La temperatura dello straterello liquido diminuisce fino a stabilizzarsi; in condizioni
stazionarie il flusso di calore dovuto all’evaporazione è pari a
quello trasmesso per convezione dalla massa d’aria verso
l’interfacies acqua-aria.
Il bilancio in condizioni stazionarie si può scrivere:
h G ⋅ (T − Ti ) = k Y ⋅ ( Yi − Y ) ⋅ λ (7)
dove hG è il coefficiente di trasferimento di calore per
convezione nella fase gassosa, ky il coefficiente di
trasferimento di materia, λ è il calore latente di
vaporizzazione, T, Ti, Y, e Yi sono rispettivamente i valori di
temperatura e umidità assoluta nella massa gassosa e
all’interfacies aria-acqua. L’andamento di temperatura e umidità all’interfacies gas-liquido è
rappresentato nella figura sopra.
Sull’interfacies è lecito assumere che si realizzi l’equilibrio liquido-vapore, ossia che ci si trovi in
condizioni di saturazione, e quindi Yi = YS(Ti). Inoltre, dato che il coefficiente di trasmissione del
calore in fase liquida è elevato, la differenza di temperatura tra interfacies e massa liquida è trascurabile
e si può assumere Ti = Tw, ottenendo
quindi la relazione che lega la
temperatura di bulbo umido, Tw ,
all’umidità assoluta Y:
hG
Ys − Y = ⋅ (T − Tw ) (8)
kY ⋅ λ
in cui Ys va calcolata alla temperatura Tw
= Ti.
Il rapporto hG/(kY·λ) si può considerare
all’incirca costante, per cui la (8) diventa
l’equazione della retta relativa alla
temperatura di bulbo umido.
La figura a fianco riporta il valore del
rapporto hG/kY in funzione del numero di
Schmidt, Sc = µ/(ρD) per alcuni vapori in
aria.
La (8) è molto importante nella pratica perché consente di determinare l’umidità di un gas attraverso
una doppia misura di temperatura, quella effettiva (detta anche temperatura di bulbo secco) e quella di
bulbo umido, utilizzando il diagramma psicrometrico per valutare l’umidità.
La temperatura di bulbo umido si misura facendo fluire aria sopra un termometro il cui bulbo è
ricoperto da un garza, che si mantiene bagnata aspirando acqua per capillarità da una vaschetta. Nota
Tw, si trova l’umidità a saturazione Ys sul diagramma, dato che si può assumere Ts ≅ Tw e che il punto
con coordinate Ts-Ys si trova sulla curva dell’umidità a saturazione. A questo punto, si segue la retta
della temperatura di bulbo umido, arrestandosi in corrispondenza dell’ascissa T e si legge il
corrispondente valore di Y.
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Temperatura di saturazione adiabatica
Per determinare la temperatura di saturazione adiabatica si assuma di mescolare, in modo adiabatico,
una portata di aria secca G, accompagnata da un’umidità Y e a temperatura T con una portata
infinitesima di acqua dL che si trovi alla stessa temperatura: l’evaporazione dell’acqua provoca un
aumento della portata e dell’umidità della corrente gassosa.
Il bilancio di materia è:
G ⋅ dY = dL (9)
Per effettuare il bilancio entalpico si fissa come riferimento la temperatura di 0°C, e stato fisico,
rispettivamente aria secca gassosa ed acqua liquida. In base allo stato di riferimento assunto, l’entalpia
dell’aria umida è somma di un termine relativo al riscaldamento dell’aria secca fino alla temperatura T,
di uno relativo alla vaporizzazione a 0°C del quantitativo d’acqua pari all’umidità assoluta dell’aria, e
di uno relativo al riscaldamento fino alla temperatura T del vapor d’acqua così ottenuto. L’entalpia
iniziale della fase gassosa, H1G, è quindi pari a:
H1G = G ⋅ [(ca + cw ⋅ Y ) ⋅ T + λ0 ⋅ Y ] (10)
dove ca e cw sono, rispettivamente, i calori specifici dell’aria secca e del vapor d’acqua e λ0 è il calore
latente di vaporizzazione a 0°C.
L’entalpia della corrente liquida entrante è:
H1L = cL ⋅ dL ⋅ T (11)
dove CL è il calore specifico dell’acqua.
L’entalpia della corrente gassosa che si ottiene a seguito dell’evaporazione dell’acqua è pari a:
H 2 G = G ⋅ {[ca + c w ⋅ (Y + dY )]⋅ (T + dT ) + λ 0 ⋅ (Y + dY )} (12)
Dal momento che il processo è adiabatico deve essere:
H 1G + H 1L = H 2 G (13)
Inserendo le equazioni (9-12) nella (13), e trascurando l’infinitesimo di ordine superiore (cw·dY·dT) si
ottiene:
(ca + c w ⋅ Y ) ⋅ dT = −(λ 0 + c w ⋅ T − c L ⋅ T ) ⋅ dY (14)
II termine tra parentesi a secondo membro (λ0 + CW·T - CL·T) è pari a λ, calore latente di
vaporizzazione alla temperatura T, mentre il termine tra parentesi al primo membro (ca + cw·Y) prende
il nome di calore specifico umido ed è riferito all’unità di massa di aria secca. Si può quindi scrivere:
c s ⋅ dT = −λ ⋅ dY (15)
Integrando la (15) tra le condizioni iniziali di temperatura e umidità, T e Y, e quelle finali a
saturazione, Ts ed Ys , si ottiene l’espressione della curva di saturazione adiabatica.
Assumendo che il calore specifico umido non vari molto con l’umidità e che il calore latente di
vaporizzazione non vari molto con la temperatura, si ottiene:
cs
Ys − Y = ⋅ (T − Ts ) (16)
λ
Nella (16) Ys va calcolata alla temperatura Ts.
Confrontando ora la (16) con la (8) si nota come le due relazioni abbiano la stessa forma e possano
coincidere ove sia verificata la condizione:
cs h hG
= G ossia =1 (17)
λ kY ⋅λ k Y ⋅ cs
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0.56
hG Sc
Il rapporto è il numero di Lewis, e, in generale, si calcola come: Le = .
k Y ⋅ cs Pr
Per il sistema aria-acqua in condizioni ambiente, il valore del numero di Lewis risulta prossimo
all’unità (circa 0.9): di conseguenza, le due rette di temperatura di bulbo umido (8) e di saturazione
adiabatica (16) si possono assumere coincidenti tra di loro. Allo stesso modo si può anche considerare
che la temperatura di bulbo umido sia paria e quella di saturazione adiabatica (Tw = Ts).
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Inserendo le relazioni (18-19) e (21) nella (22) si ottiene:
G ⋅ (cs ⋅ dTG + λ 0 ⋅ dY ) = [h G ⋅ a ⋅ (Ti − TG ) + k Y ⋅ a ⋅ λ 0 ⋅ (Yi − Y )]⋅ dz (23)
dove il termine (cs·TG + λ0·Y) rappresenta H, entalpia del gas umido e, analogamente, il termine (cs·Ti
+ λ0·Yi) rappresenta Hi, entalpia del gas umido alle condizioni di interfacies.
Ricordando la definizione del numero di Lewis, la (23) si può scrivere nella forma:
G ⋅ dH = k Y ⋅ a ⋅ [(λ 0 ⋅ Yi + Le ⋅ c s ⋅ Ti ) − (λ 0 ⋅ Yi + Le ⋅ c s ⋅ TG )]⋅ dz (24)
Poiché per il sistema aria-acqua si può assumere Le ≅ 1, la (24) si semplifica:
G ⋅ dH = k Y ⋅ a ⋅ ( H i − H ) ⋅ dz (25)
che è l’equazione di progetto cercata. Infatti, integrando tra i valori dell’entalpia iniziale e finale
dell’aria, Hin e Hfin si ottiene l’altezza z della torre di raffreddamento:
G H fin dH
k Y ⋅ a ∫H in H i − H
z= = HY ⋅ NY (26)
Nella (26) l’altezza della torre è espressa come prodotto dell’altezza dell’unità di trasferimento, HY =
G/(kY·a), per il numero delle unità di trasferimento, NY, rappresentato dall’integrale.
G H fin dH
Z=
kY ⋅ a ∫
H in Hi − H
= H Y ⋅ NY
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Il valore massimo del rapporto L/G si trova tracciando la tangente alla curva di equilibrio a partire dal
punto TL,fin-Hin: a (L/G)max corrisponde la portata d’aria minima Gmin, e l’altezza della torre diventa
infinita. Il valore di (L/G)max si può determinare imponendo che la retta di lavoro (29) sia tangente alla
curva di equilibrio (27), che è una parabola:
L
= (2 ⋅ k 3 )
⋅ TL, fin − k 2 2 − k22 + 4 ⋅ k3 ⋅ (k1 − H in ) + 2 ⋅ k3 ⋅ TL, fin − k 2 (30)
G max
Si fissa quindi un valore di L/G inferiore al massimo e si traccia la retta di lavoro: il valore dell’entalpia
finale dell’aria Hfin si legge sulla retta di lavoro in corrispondenza del valore TL,in della temperatura
iniziale dell’acqua.
Per valutare il termine (Hi - H) che compare nell’integrale della (26), vanno valutate le condizioni
all’interfacies per alcuni punti con coordinate TL-H situati sulla retta di lavoro.
Dal bilancio termico (22) si ottiene:
Hi − H h ⋅a
h L ⋅ a ⋅ (TL − Ti ) = k Y ⋅ a ⋅ (H i − H ) ⇒ =− L (31)
Ti − TL kY ⋅a
La (31) permette di determinare il punto Ti - Hi, a partire da TL - H, tracciando da quest’ultimo una
retta con pendenza pari a (hL·a/kY·a) e determinando la sua intersezione con la curva di equilibrio, come
mostra la figura sopra. Il termine (hL·a) >> (kY·a), per cui Ti è circa pari a TL ed il punto Hi-Ti si può
determinare direttamente dall’intersezione della curva di equilibrio con la retta verticale per il punto TL
- H. Per calcolare numericamente l’integrale della (26), va diviso l’intervallo TL,in - TL,fin in un certo
numero di parti ∆TL e si valutano i valori di ∆H = (L/G)·∆TL; per ogni intervallo ∆TL si trova il punto
medio e si traccia una retta verticale fino a intersecare la curva di equilibrio, determinando Hi, e si
legge sul diagramma la differenza Hi – H.
Tenendo presente che la retta di lavoro ha equazione:
H = H in +
L
(TL − TL,fin ) (32)
G
e combinandola con la (27) si ottiene:
L L
H i − H = k1 − H in + ⋅ TL,fin − + k 2 ⋅ TL + k 3 ⋅ TL2 (33)
G G
Nel caso di acqua (cL = 1 kcal/kg°C), la (28) diventa:
L
dH = ⋅ dTL (34)
G
Il numero di unità di trasferimento a secondo membro della (26) si può quindi calcolare come:
NY = ∫
H fin dH
=∫
TL ,in (L G ) ⋅ dTL (35)
H in H i − H TL ,fin k1 − H in + (L G ) ⋅ TL, fin − [(L G ) + k 2 ]⋅ TL + k 3 ⋅ TL2
L’integrale si può calcolare per via numerica, suddividendo l’intervallo TL,in - TL,fin in un certo
numero di parti ∆TL.
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Integrando la (36) si ottiene l’andamento della temperatura dell’aria; si parte dal punto di coordinate
TG,in - Hin e lo si congiunge con quello di coordinate Ti - Hi (che è sulla verticale di TL,fin - Hin, come
già visto): il primo tratto della retta così ottenuta è tangente alla curva di H in funzione di TG (36). Si
prende quindi su questa retta un nuovo punto TG – H, molto vicino al precedente, confondendo la curva
con la sua tangente: la costruzione si ripete fino a raggiungere le condizioni del gas all’uscita della
colonna, ossia il valore di entalpia Hfin. L’andamento della temperatura dell’aria può essere anche
ricavato dalle equazioni (33-34) che, inserite nella (36) portano alla:
dTG
=
(L G ) ⋅ (TL − TG ) (37)
dTL k1 − H in + (L G ) ⋅ TL,fin − [(L G ) + k 2 ]⋅ TL + k 3 ⋅ TL2
che va integrata per via numerica.
La temperatura iniziale del gas può essere superiore od
inferiore a quella del liquido: in quest’ultimo caso TG
all’interfacies si verifica la situazione rappresentata nella TL Ti
figura a fianco.
I flussi di calore sensibile, relativi sia al gas che al liquido, Yi
sono diretti nella stessa direzione, ossia verso il gas, e sono Liquido Gas
Y
bilanciati dal flusso di calore dovuto all’evaporazione; in
altre parole, dqGs nella (22) è negativo. È tuttavia possibile
ottenere un raffreddamento dell’acqua anche se l’aria interfacies
entrante è più calda dell’acqua stessa, poiché, per il
trasferimento interessa la temperatura all’interfaccia e non quella della massa gassosa. Dato che
sull’interfacies si realizzano condizioni di equilibrio, la temperatura controllante il processo è quella di
saturazione che, per il sistema aria-acqua, coincide con quella di bulbo umido.
Considerazioni di progetto
La temperatura minima che può raggiungere l’acqua è pari alla temperatura di saturazione adiabatica
dell’aria (o alla sua temperatura di bulbo umido, che coincide con la precedente). Ciò ha due
conseguenze: la prima che non è possibile raffreddare l’acqua a piacimento e la seconda che l’entità del
raffreddamento stesso dipende dalla umidità e temperatura dell’aria.
Per il raffreddamento dell’acqua sono necessarie grosse portate di aria, prelevata direttamente
dall’ambiente: le sue condizioni non si mantengono quindi costanti ma variano sia durante il giorno che
nel corso dell’anno. La situazione peggiore dal punto di vista dell’entità del raffreddamento realizzabile
si verifica con temperatura ed umidità relativa alte, per cui ne consegue che le giornate più critiche
sono quelle estive più umide.
Per realizzare una torre in grado di raffreddare la portata prevista di acqua in qualunque condizione
dell’aria ambiente, occorrerebbe progettarla facendo riferimento alle condizioni peggiori, ossia alla
massima temperatura di bulbo umido che si può verificare nella località dove sorge l’impianto. Una
torre progettata con questo criterio, risulterebbe, tuttavia, eccessivamente sovradimensionata per le
condizioni di aria ambiente che si verificano durante la maggior parte dell’anno, con notevole aggravio
economico. Un buon compromesso è dimensionare la torre riferendosi alla temperatura di bulbo umido
al 5% : questa è la temperatura di bulbo umido dell’aria che, nella località dove è situato l’impianto,
viene superata solo nel 5% delle ore del periodo compreso tra giugno e settembre. Una torre
dimensionata con questo criterio, è quindi in grado di assicurare il raffreddamento desiderato quasi
sempre, ossia in tutti i mesi dell’anno e nel 95% delle ore più calde del periodo estivo.
Una volta fissato il valore di progetto della temperatura di bulbo umido, occorre fissare anche la
temperatura finale dell’acqua: questa deve essere superiore a quella di bulbo umido e tra le due viene di
solito stabilito un salto termico di 2 - 6°C. Come già detto, a temperatura finale dell’acqua può essere
inferiore a quella di ingresso dell’aria, dato che il processo è regolato dalla temperatura di bulbo umido
e non da quella della massa gassosa.
Considerazioni costruttive
Le torri di raffreddamento dell’acqua appartengono alla categoria delle apparecchiature a riempimento,
ma la loro tipologia costruttiva è particolare. Le portate trattate, sia di acqua che di aria, sono infatti
molto forti ed una colonna a riempimento di tipo tradizionale comporterebbe perdite di carico molto
grandi, ossia costi eccessivi per permettere all’aria di attraversare la torre.
Per questa ragione si impiega un riempimento che presenta notevoli spazi vuoti, anche se il contatto
gas-liquido così realizzato è meno efficiente: in particolare si utilizzano grigliati di legno, plastica o
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metallo formati da listelli a sezione rettangolare (a sinistra in figura) o sagomati in modo particolare (al
centro in figura) o riempimenti strutturati (in figura a destra).
Se si utilizzano grigliati in legno, questo va preliminarmente trattato per essere meno soggetto ai danni
causati dall’umidità e più resistente all’attacco di parassiti, muffe ed alghe.
In conseguenza della tipologia del riempimento anche la forma costruttiva delle torri di raffreddamento
è diversa da quella delle colonne gas-liquido. Esse sono infatti formate da un involucro a sezione
circolare, quadrata o rettangolare immerso in una vasca, al di sopra della quale è posto il riempimento.
L’acqua da raffreddare entra dall’alto, si distribuisce sul riempimento e si raccoglie nella vasca: il
prelievo ed il rimbocco dell’acqua sono fatti nella vasca stessa. L’aria può attraversare la torre in vario
modo, come mostra la figura: il tiraggio può essere naturale (natural draft, a sinistra in figura), forzato
(forced draft, al centro in figura) o indotto (induced draft, a destra in figura).
Nelle torri a tiraggio naturale, mostrate nella figura sotto, la forza ascensionale è dovuta alla differenza
di densità tra l’aria uscente, più calda ed umida, e quella ambiente: il funzionamento della torre è
quindi fortemente influenzato dalle condizioni
ambientali. Queste torri sono di grandi dimensioni,
con diametri di base fino a 60 m ed altezze fino a
90 m: il loro profilo ha un andamento iperbolico ed
il diametro in testa è poco più della metà di quello
di base. Nelle torri a correnti incrociate l’aria passa
attraverso l’acqua che cade e il riempimento è
all’esterno della torre; nelle torri in controcorrente
l’aria sale attraverso l’acqua che cade e il
riempimento è all’interno della torre. Il
funzionamento di queste torri è economico, in
quanto mancano i ventilatori, ma sono poco
adottate per gli alti costi di installazione dovuti sia
alle loro dimensioni che alla realizzazione del
profilo iperbolico, richiesto per migliorare il
tiraggio.
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Nelle torri a tiraggio forzato il movimento dell’aria è assicurato da ventilatori, posti alla base, che la
spingono attraverso il riempimento. La forma dell’involucro è parallelepipeda, dato che il tiraggio è
assicurato meccanicamente, e l’ingombro è notevolmente inferiore rispetto a quelle a tiraggio naturale,
dato che la maggiore velocità dell’aria favorisce il trasferimento di materia e di calore. Il consumo
energetico è però molto maggiore che nelle torri a tiraggio naturale: infatti, oltre alle pompe per l’acqua
sono presenti i ventilatori.
Questi trattano aria ambiente e
non hanno grossi problemi di
corrosione, ma il loro
rendimento non è elevato,
perché, data la bassa velocità
con cui l’aria esce dalla torre,
parte dell’aria calda in uscita
può essere aspirata
nuovamente dal ventilatore.
Le torri a tiraggio indotto,
come quella mostrata in
figura, sono forse le più usate
nella pratica: anche in questo
caso sono presenti ventilatori,
che funzionano però in
aspirazione e sono posti in
alto. La forma della torre è
ancora parallelepipeda: nella
parte più bassa della torre sono
realizzate delle feritoie
attraverso cui entra l’aria e in
alto, prima dei ventilatori,
sono installate reti snebbianti che bloccano le goccioline di liquido trascinate dall’aria uscente. L’aria
in uscita è umida e occorre proteggere i ventilatori dalla corrosione; il loro rendimento è però migliore
di quelli delle torri a tiraggio forzato dato che l’aria in uscita ha velocità maggiore e quindi minori
probabilità di ricircolare attraverso la torre.
Quando le portate
di acqua da trattare
sono elevate, come
spesso accade, si
dispongono più
unità affiancate tra
loro, come mostra
la figura a fianco.
Nel caso di tiraggio
forzato o indotto la
portata di aria
trattata dai ventilatori viene variata modificando l’inclinazione delle pale oppure il numero di giri del
ventilatore.
Considerazioni operative
Le torri di raffreddamento, una volta costruite, si trovano ad operare in condizioni generalmente diverse
da quelle di progetto. Esaminiamo ora brevemente cosa accade in alcuni casi pratici.
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Portata dell’acqua diversa da quella di progetto
Al variare della portata liquida occorre variare corrispondentemente anche la portata di aria per cercare
di mantenere il valore del rapporto L/G il più possibile prossimo a quello di progetto. Questo, tuttavia,
non assicura che le condizioni di uscita siano quelle previste: infatti l’altezza delle unità di
trasferimento, HY, dipende, in generale, dal valore assunto dalla portata gassosa. Talvolta non è
possibile mantenere costante il rapporto L/G, ad esempio perché il ventilatore non è in grado di fornire
la portata d’aria occorrente: in questo la temperatura finale dell’acqua va calcolata in base al mutato
valore del rapporto L/G.
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