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Il custode di greggi
I
E se desidero a volte,
Per fantasticare, essere un agnellino
(O essere il gregge tutto
Per andare sparso per tutto il pendio
Ed essere molte cose felici allo stesso tempo),
È solo perché sento ciò che scrivo al calar del sole
O quando una nuvola accarezza la luce
E scorre un silenzio per l’erba fuori.
II
III
IV
VI
VII
VIII
A me insegnò tutto.
Mi insegnò a guardare le cose.
Mi indica tutte le cose che ci sono nei fiori.
Mi mostra come le pietre sono graziose
Quando la gente le tiene in mano
E le guarda lentamente.
Mi parla molto male di Dio.
Dice che è un vecchio stupido e infermo,
Sempre a sputare sul pavimento
E a dire indecenze.
La Vergine Maria passa i pomeriggi dell’eternità a fare la calza.
IX
XI
XII
XIII
XIV
Guardo e mi commuovo,
Mi commuovo come l’acqua scorre quando il terreno è inclinato,
E la mia poesia è naturale come il levarsi del vento…
XV
XVI
XVII
L’insalata
XVIII
XIX
XX
Il Tago è più bello del fiume che scorre per il mio villaggio,
Ma il Tago non è più bello del fiume che scorre per il mio villaggio
Perché il Tago non è il fiume che scorre per il mio villaggio.
Il Tago ha grandi navi
E naviga ancora in lui,
Per coloro che vedono in ogni cosa ciò che là non c’è,
La memoria delle navi.
XXI
Se io potessi mordere la terra intera
E sentirne il gusto,
E se la terra fosse una cosa da mordere
Sarei più felice per un momento…
Ma io non sempre voglio essere felice.
È necessario essere a volte infelice
Per poter essere naturale…
Né tutto è giorni di sole,
E si invoca la pioggia, quando manca per molto.
Per questo prendo l’infelicità come la felicità
Naturalmente, come chi non si meraviglia
Che ci siano montagne e pianure
E che ci siano rocce ed erba…
XXII
XXIII
Se io interrogassi e mi stupissi
Non nascerebbero nuovi fiori nei prati
Né cambierebbe qualche cosa nel sole per farlo più bello…
(Ugualmente se nascessero nuovi fiori nel prato
E se il sole divenisse più bello,
Io sentirei meno fiori nel prato
E troverei più brutto il sole…
Perché tutto è come è e così è
E io accetto, e neppure ringrazio,
Per non mostrare che ci penso).
XXIV
XXV
XXVI
XXVII
XXIX
XXX
XXXI
XXXII
XXXIII
XXXIV
Trovo tanto naturale che non si pensi
Che a volte mi metto a ridere, solo,
Non so bene di che, ma è di qualsiasi cosa
Che ha a che vedere con il fatto che c’è gente che pensa…
XXXV
XXXVI
XXXVII
XXXVIII
XXXIX
Il mistero delle cose, dove sta?
Dove sta che non appare
Per lo meno a mostrarci che è mistero?
Che sa il fiume di questo e che ne sa l’albero?
E io, che non sono più di loro, che so di questo?
Sempre quando guardo le cose e penso a ciò che gli uomini pensano di loro,
Rido come un ruscello che suona fresco su una pietra.
XL
XLI
XLII
XLIII
XLIV
XLV
XLVI
XLVII
XLVIII
Dalla più alta finestra della mia casa
Con un fazzoletto bianco dico addio
Ai miei versi che partono verso l’umanità.
XLIX