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Premessa

Ricordo bene che quando il professor Almarai menzionò per la prima volta il nome di
Hādī al-ʿAlawī durante una lezione, introdusse la sua figura citando la questione delle tre
“Šīn”. Disse, infatti, che l’autore apparteneva al gruppo degli intellettuali “orientali, sciiti
e comunisti”, rispettivamente “Šarqī, Šīʿī e Šuyūʿī”. Poi prese a leggerci alcuni brani
tratti da al-Mustaṭraf al-Ğadīd, l’antologia della letteratura araba di quest’autore, dopo
aver descritto in breve di che genere di opera si trattasse.

Il personaggio e il libro suscitarono immediatamente il mio interesse, tanto che


quando venne l’inevitabile momento della scelta dell’argomento per la tesi, Hādī al-ʿAlawī
e le sue tre “šīn” mi tornarono prepotentemente in mente e insistetti per lavorare su al-
Mustaṭraf al-Ğadīd. Allora non mi erano ancora chiari i contorni di questo lavoro, ma
istintivamente me ne sentivo attratto: un autore comunista che si occupa di letteratura
araba classica, era un binomio che non poteva non entusiasmare. Quando poi mi sono
immerso nella traduzione dell’antologia, cercando di accompagnarla da uno studio sulla
figura dell’autore, il senso del lavoro in cui mi ero cimentato ha cominciato a delinearsi in
maniera più nitida.

Questo libro, infatti, accompagna il lettore in un sentiero guidato attraverso la storia


islamica, nell’intricata e fitta boscaglia costituita dalle difficili e numerose opere che
compongono il patrimonio letterario. Accostarsi a tal eredità culturale passando per i testi
non è affatto semplice a causa della conformazione peculiare delle grandi composizioni
della letteratura araba, che spesso consistono in enormi enciclopedie omnicomprensive tra
le quali è difficile raccapezzarsi. L’antologia di Hādī al-ʿAlawī correda l’avventuriero
neofita di un chiaro e solido schema interpretativo strutturato su documenti autentici.
Fornisce una mappa sulla quale fare affidamento per entrare mondo delle fonti
documentarie che ci informano sulla storia della civiltà islamica.

Traducendo la parte dedicata alla politica di quest’antologia, inoltre, mi sono


imbattuto in più di duecento personaggi storici e nelle opere da cui sono tratti i brani

1
presentati che superano il centinaio. Quasi che mi avessero gettato dentro una
monumentale biblioteca dove le pagine dei libri che dovevo leggere erano state
sottolineate dalla sapiente mano di Hādī al-ʿAlawī.

. Questo lavoro, dunque, mi ha equipaggiato di un quadro generale, sia dei


protagonisti delle vicende arabo musulmane, quanto degli autori che ne hanno parlato,
permettendomi di acquisire un minimo di dimestichezza in questo vasto campo del sapere
umano.

Il Tutto, per di più, illuminato da una confortante luce rossa.

2
I

Sul piano formale la tesi è strutturata in questo modo: la prima


parte consta di una breve introduzione su Hādī al-ʿAlawī e su al-
Mustaṭraf al-Ğadīd, segue la traduzione del capitolo sulla politica
corredata dal testo arabo a fronte. In appendice l’indice degli
autori dei testi selezionati, con annessi brevi resoconti sulle opere e
l’indice dei personaggi storici citati, contestualizzati da concise
informazioni biografiche.

3
Tavola di Traslitterazione

Alfabeto arabo Nome Traslitterazione

‫ا‬ alif Ā
‫ب‬ bāʾ b
‫ت‬ tāʾ t
‫ث‬ ṯa’ ṯ
‫ج‬ ğīm ğ
‫ح‬ ḥāʾ ḥ
‫خ‬ ḫāʾ ḫ
‫د‬ dāl d
‫ذ‬ ḏāl ḏ
‫ر‬ rāʾ r
‫ز‬ zāʾ z
‫س‬ sīm s
‫ش‬ šīn š
‫ص‬ ṣād ṣ
‫ض‬ ḍād ḍ
‫ط‬ ṭāʾ ṭ
‫ظ‬ ẓāʾ ẓ
‫ع‬ ʿayn ʿ
‫غ‬ ġayn ġ
‫ف‬ fāʾ f
‫ق‬ qāf q
‫ك‬ kāf k
‫ل‬ lam l
‫م‬ mīm m
‫ن‬ nūn n
‫ه‬ hāʾ h
‫و‬ wāw w-ū
‫ي‬ yāʾ y-ī

4
- La lettera hamza, traslitterata con un simbolo simile all’apostrofo (ʾ), indica
l’attacco vocalico o equivale a uno stacco tra i suoni che la precedono e quelli che la
seguono. Non è mai indicata all’inizio della parola.
- L’alif maqṣūra è indicata con una à.
- La tā’ marbūṭa è indicata con una a quando è isolata, con t quando è in stato di
annessione o segue una alif di prolungazione.

- -I toponimi e i termini arabi sono stati lasciati nella grafia italiana quando d’uso comune
(Baghad e non Baġdād, Islam e non Islām), nei casi in cui siano poco diffusi in lingua
italiana li si è trascritti: (Siğistān e non Sijistan).

5
6
HĀDĪ AL-ʿALAWĪ, UN ACCENNO

“Nell’ultimo periodo della sua vita rifiutava di salire a bordo di automobili americane
e si vestiva unicamente con gli abiti arabi tradizionali.” Ibrāhīm Ḥāğğ ʿAbdī1

“al-Ḥallāğ2 del ventesimo secolo!”Māzin Laṭīf

“Non accettava di presenziare a pranzi ufficiali né ad alcuna cerimonia dove fossero


presenti esponenti delle istituzioni.” Māzin Laṭīf3

“Non appena arrivavo a casa sua, mi diceva: hai toccato soldi per pagare il tassista
della macchina con cui sei venuto, va a lavarti le mani.” Ḫālid Sulaymān4

Durante la ricerche effettuate per tentare di tratteggiare un ritratto della personalità


intellettuale di Hādī al-ʿAlawī mi sono imbattuto in tutta una serie di frasi celebrative di
questo genere che rimarcavano la sua coerenza etica nel rifiuto dei beni terreni. Ogni
articolo che leggevo, inoltre, riportava quasi sempre le medesime entusiastiche definizioni
quali “ il marxista ṣūfī”, “l’intellettuale ribelle”, “il figlio delle due civiltà”... Addirittura
in più di un caso vari autori sostenevano che “L’orientalista francese Jacques Berques lo
considerava tra i dieci intellettuali più importanti del ventesimo secolo alla pari di Sartre,

1 Dall’articolo ʿAwdat Hādī al-ʿAlawī, Muṯaqqafan Kawniyyan, maaber.org.


2 Famosissimo Sūfī morto in epoca abbaside.
3 Māzin Laṭīf’ “Hādi al-ʿAlawī, Ḥallāğ al-Qarn al-ʿIšrīn
4 Ḫālid Sulaymān,ʿAn al-Mufakkir al-Rāḥil Hādī al-ʿAlawī, ahewar.org, 2005. In quest’articolo l’autore

ripercorre alcuni tratti salienti di un intervista fatta a Hādī al-ʿAlawī, pochi mesi prima della sua morte,
pubblicata nel libro “Hādī al-ʿAlawī: Ḥiwār ʿan al-Ḥāḍir wa al-Mustaqbal.

7
Foucault, Marcuse, Russel, Chomsky5 ...” Senza, però, mai citare la fonte in cui Jacques
Berques avrebbe espresso questa considerazione. Tutto ciò è indicativo dell’impatto
dirompente che la personalità di questo filosofo iracheno ha avuto nel mondo culturale
arabo di sinistra, sia per la portata rivoluzionaria dei suoi lavori, ma anche per aver
incarnato il modello d’intellettuale marxista irreprensibile, fiero di attenersi ai suoi principi
morali e politici in tutte le prospettive dell’esistenza. Anzi forse proprio quest’ultimo
aspetto è stato quello su cui si è soffermata più a lungo l’attenzione di gran parte degli
intellettuali che finora si sono occupati di lui, come dimostra l’abbondanza di articoli
commemorativi che, tuttavia, non sempre oltrepassano il limite di un “agiografia” del
“asceta comunista libero da ogni vincolo con i beni terreni”. Tanto che viene da pensare
che la sua opera storico filosofica non sia stata ancora elaborata e forse anche poco
recepita, e che per adesso l’attenzione sia stata indirizzata solo verso gli aspetti più esterni
della figura di Hādī al-ʿAlawī, dilungandosi in elogi celebrativi che, chissà, servono anche
a lenire il senso di colpa dell’ambiente intellettuale di sinistra arabo per non averlo in
passato degnamente valorizzato.

---

Ricostruire, dunque, una biografia dettagliata di Hādī al-ʿAlawī ʿ si è rivelato piuttosto


difficile per la mancanza di fonti documentate sulla sua vita. Da una parte quest’assenza è
riconducibile alla sua contemporaneità: è venuto a mancare nel 1998 e ancora non sono
stati pubblicati studi approfonditi incentrati su di lui. Tuttavia non si può non rilevare che a
contribuire a tale vuoto sia stata determinante la sua filosofia esistenziale che rigettava
ogni forma di celebrazione del singolo individuo, in nome della quale non volle accettare
alcun riconoscimento ufficiale da parte delle istituzioni accademiche, che egli reputava
emanazioni del potere politico con cui non era lecito a scendere ad alcun compromesso.
Dunque, per ottenere notizie sulla sua vita si è potuto contare unicamente su articoli di
giornale, scritti per lo più in occasione del decennale della sua scomparsa, e su altre
informazioni frammentarie racimolate scandagliando numerosi forum e siti internet.

---

5Māzin Laṭīf’ “Hādi al-ʿAlawī, Ḥallāğ al-Qarn al-ʿIšrīn; Ḫālid Sulaymān,ʿAn al-Mufakkir al-Rāḥil Hādī al-
ʿAlawī; Ibrāhīm Ḥāğ ʿAbdī, ʿAwda Hādī al-ʿAlawī, Muṯaqqafan Kawniyyan.

8
Dopo questa premessa tentiamo di delineare un breve resoconto della vita del nostro
autore.

Hādī al-ʿAlawī nasce nel 1932 a Krādet Maryam, un sobborgo nei dintorni di Baghdad
sulle rive del fiume Tigri. La situazione economica di estrema povertà del territorio e della
sua stessa famiglia contribuiranno alla formazione della sua coscienza di classe: “La
tristezza negli occhi di mia madre per la nostra miseria impresse nel mio animo di
bambino l’odio per lo stato e per i ricchi”6. Di grande impatto sulla vita del giovane Hādī
fu la figura del nonno, il Sayyid Salmān, imam e giureconsulto del paese, che lo avviò allo
studio della religione e della letteratura classica mettendogli a disposizione la sua ricca
biblioteca. Già adolescente conosceva a memoria il Corano e il testo sciita “Nahğ al-
Balāġa” (la via dell’eloquenza, composto dai detti attribuiti a ʿAlī b. Abī Ṭālib) nonché si
avvaleva di una buona conoscenza della poesia e della letteratura. L’educazione religiosa
ricevuta pose le basi per la lettura consapevole e l’analisi critica del patrimonio culturale
islamico che costituiranno il filo conduttore della sua ricerca; va sottolineato infatti quanto
la formazione religiosa sia fondamentale per padroneggiare una conoscenza
omnicomprensiva della letteratura araba classica, così profondamente compenetrata in tutti
i suoi aspetti e declinazioni dalla storia e dalla dottrina dell’Islam. In quel periodo
comincia a frequentare il caffè popolare di Krādet Maryam, dove intrattiene conversazioni
culturali con l’intellettuale e romanziere Šākir Ğābir, figura chiave nella sua formazione
culturale per averlo introdotto al marxismo, prestandogli numerosi libri tradotti dalle lingue
europee.

Nel 1950, terminati gli studi scolastici, si iscrisse alla facoltà di Economia e
Commercio dell’università di Baghdad laureandosi quattro anni dopo con il massimo di
voti. Alla cerimonia per il conferimento del diploma di laurea ai migliori studenti, in
presenza delle principali autorità, si astenne dallo stringere la mano al re Fayṣal II che
consegnava i titoli, manifestando già da allora il suo atteggiamento critico nei confronti del
potere.

Prosegue gli studi accademici e nello stesso tempo si dedica ad approfondire la


conoscenza del patrimonio letterario arabo, acquisendo gradualmente una visione organica
della storia culturale della civiltà arabo islamica. Nel 1960 pubblica la sua prima ricerca
sulla rivista al-Muṯaqqaf (l’intellettuale) su Abū Ḥayyān al-Tawḥīdī e il suo libro Maṯālib

6 Hādī al-ʿAlawī in un intervista rilasciata a Khaled Sulayman nel 1991.

9
al-Wazīrayn, che non a caso è una delle opere più critiche nei confronti del potere della
letteratura araba.

Purtroppo non si è riuscito a documentare la storia politica di Hādī al-ʿAlawī rispetto


alle evoluzioni e le diverse prese di posizione delle correnti del partito comunista iracheno
di quegli anni. Sappiamo tuttavia che nel 1976 a causa del peggioramento della situazione
politica è costretto a lasciare l’Iraq, passerà il resto della sua vita tra la Cina, Londra,
Cipro, Beirut e finalmente Damasco, dove muore nel 1998. Non è causale la scelta di non
recarsi in unione sovietica, che ai tempi accoglieva i rifugiati comunisti arabi permettendo
loro una sorta di esilio dorato, e optare per la Cina maoista: questa scelta invero era
motivata dalla convinzione della differenza sostanziale nell’applicazione del marxismo-
leninismo tra il blocco sovietico, dove l’apparato burocratico statale aveva isterilito il
messaggio rivoluzionario iniziale e la Cina, nella quale, invece, la rivoluzione maoista
sembrava dare adito a speranze di una società comunista migliore.7 A Pechino, inoltre,
ebbe modo di intraprendere lo studio della lingua cinese e della filosofia orientale,
conoscenze che poi troveranno sbocco nei due libri Kitāb al-Tāww (il libro del Tao) e al-
Mustaṭraf al-Ṣīnī, un antologia della letteratura cinese antica e nella traduzione del libretto
rosso di Mao (al-Kitāb al-Aḥmar).

Stabilitosi definitivamente in Siria, sceglierà di abitare con l’amata moglie in una casa
spoglia sita nella periferia di Damasco nella quale, come racconta Ḥamza al-Ḥasan in un
articolo, non c’era nient’altro che “una sedia (...), libri, una poesia a lui dedicata dal poeta
ʿAbd al-Ilāh al-Yāsirī attaccata alla parete assieme alle fotografie di Marx, Lenin e
Guevara, due paia d’occhiali, il suo bastone e una sfera di cristallo, regalo dei suoi
studenti cinesi per affetto verso quel professore che non accettava lo stipendio mensile
dell’università di Pechino.8”

Il ventisette settembre del 1998 muore nell’ospedale al-Šāmī di Damasco, verrà sepolto
a nel cimitero di Sayyida Zaynab, la grande moschea sciita sita nella periferia della capitale
siriana. Il fratello Ḥasan al-ʿAlawī nel suo libro ʿUmar wa al-Tašayyuʿ (ʿUmar e lo
sciismo) rende pubbliche le ultime parole pronunciate da Hādī al-ʿAlawī prima di perdere
conoscenza: “al-mustaqbal li-l-ḥadāra al-islāmiyya wa laysà li-l-ġarb” (il futuro è della
civiltà islamica e non dell’occidente).

7 Dal sito www.utopia-h.net in un resoconto su Hādī al-ʿAlawī.


88 Ḥamza al-Ḥasan,lā tansū al-Muʿallim Hādī al-ʿAlawī dal sito al-hewar.com, 2003

10
Si presenta ora un indice delle sue opere più rilevanti.

Sul patrimonio culturale arabo

-Fuṣūl min Tārīḫ al-Islām al-Siyāsī (capitoli sulla storia dell’Islam politico) Contiene::

-Min Tārīḫ al-Tāʾḏīb fī al-Islām (Sulla storia della tortura nell’Islam)

-al-Iġtiyāl al-Siyāsī fī al-Islām (l’omicidio politico nell’Islam)

-fī Siyāsa al-Islāmiyya (sulla politica islamica)

-Šaḫṣiyyāt ġayr Qaliqa fī al-Islām (personalità non problematiche nell’Islam)

-Fuṣūl ʿan al-Marʾa (capitoli sulla donna)

-al-Rāzī Faylasūfan (al-Rāzī filosofo)

-Arāʾ wa Aṣdāʾ (opinioni ed echi)

-Dīwān al-Hiğāʾ (la poesia d’invettiva)

- al-Muntaḫab min al-Luzūmiyyāt, Naqd al-Dawla wa al-Dīn wa al-Nās (antologia


dalle Luzūmiyyāt, critica dello stato, della religione e degli uomini)

-al-Mustaṭraf al-Ğadīd (la nuova antologia)

-al-Marʾī wa al-Lāmarʿī fī al-Adab wa al-Siyāsa (il visibile e l’invisibile nella


letteratura e nella politica)

- Madārāt Ṣūfiyya (questioni sūfī)

Sulla linguistica araba

-al-Muʿğam al-ʿArabī al-Ğadīd, al-Muqaddima (il nuovo vocabolario arabo,


introduzione)

-Min Qāmūs al-Turāṯ (dal vocabolario del patrimonio letterario)

-Qāmūs al-Insān wa al-Muğtamaʿ (il vocabolario dell’uomo e della società)

-Qāmūs al-Dawla wa al-Iqtiṣād (il vocabolario dello stato e dell’economia)

Sulla civiltà cinese

-al-Kitāb al-Aḥmar (il libro rosso, una traduzione del celebre libretto di Mao)

-Kitāb al-Tāww (il libro del Tao)

-al-Mustaṭraf al-Ṣīnī (antologia della letteratura cinese)

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Il filo conduttore delle sue ricerche sulla storia della civiltà arabo islamica si snoda
attraverso due istanze parallele che contraddistinguono la sua peculiare chiave di lettura: da
una parte egli si adoperò a individuare e dare risalto a tutte le componenti “rivoluzionarie”
dell’Islam, sia nelle sue varie declinazioni dottrinali, che nelle espressioni dei singoli
personaggi, con il fine di dimostrare come alcuni elementi fondamentali della teoria
marxista fossero intrinsecamente congeniti all’etica musulmana. L’analisi che egli compie
del movimento kharigita, studiandone la forma di società comunitaria nel suo libro
sull’Islam politico; l’indagine sui versetti del Corano e i detti del Profeta che interdicono il
possesso di ricchezza e sembrano avversare la proprietà privata; l’interpretazione del
Compagno del Profeta Abū Ḏarr al-Ġifārī come “l’intellettuale organico” di Gramsci, sono
tutti esempi di questa sua impostazione strutturale. D'altronde questo tentativo di conciliare
marxismo e religione, indicandone gli aspetti comuni nell’implicito obiettivo di
comprovare che l’Islam presupponesse una forma di società comunista, era un
orientamento intellettuale condiviso con altri importanti pensatori arabi del 900, come il
filosofo Ḥusayn Muruwwa, nato in Libano in una famiglia sciita, autore del famoso libro
al-Nazʿāt al-Māddiyya fī al-Falsafa al-ʿArabiyya al-Islāmiyya9 (tendenze materialistiche
nella filosofia arabo islamica) e l’altro linguista e giureconsulto Šayḫ ʿAbd Allāh al-
ʿAlāylī, sempre libanese ma di origine sunnita; non a caso entrambi, come al-ʿAlawī,
provenienti da una formazione religiosa. Inoltre egli sembra voler attribuire una
componente “comunitaria” finanche alla struttura originaria della società araba beduina: la
mašāʿiyya (comunitarismo) dei beni di prima necessità all’interno della tribù viene
interpretata come una sorta di comunismo in incubazione,a dimostrare che già nelle regole
dei rapporti sociali ed economici dei gruppi tribali vi fossero i presupposti per una sorta di
socialismo. Sempre su questo filone non si può non menzionare la sua particolare
attenzione a tutte le tendenze che nel corso dei secoli hanno incarnato l’opposizione al
potere centrale e la sua logica, come nel caso politico dottrinario dei Carmati, i campioni
dello scontro con il califfato, o da un punto di vista etico nelle esperienze mistiche ṣūfī di
cui si occupò largamente, soprattutto nell’ultimo periodo della sua vita. Anche quando si
muove in campi più specificatamente letterari, i suoi temi sono sempre politicamente
orientati: la scelta di dedicare un intero libro alla poesia dell’invettiva racchiude, infatti, un
palese annuncio di disapprovazione nei confronti di uno dei generi della letteratura araba
più smaccatamente d’ossequio al potere ovvero i componimenti d’encomio e di lode ai

9 Pubblicato a Beirut nel 1978-79 in due volumi.

12
principi. Ovviamente non poteva non dedicarsi con passione ed amore all’autore delle
liriche più raffinati e sublimi nella critica alle istituzioni umane, il sommo poeta al-Maʿarrī,
che considerava il proprio maestro.

Dall’altro lato c’è la sua grande opera demistificatoria della “storia sacra” islamica
ricondotta, anche avvalendosi degli strumenti critici propri del materialismo storico, al
rango di “storia umana” come testimonia il suo trattato sull’assassinio politico nell’Islam,
che ripercorre determinati episodi della gestione politica del Profeta Muḥammad, in cui
parve avallare l’inganno e l’omicidio mirato contro i suoi nemici, nonostante ciò fosse in
aperta contraddizione con i valori etici da lui propugnati. Oppure il suo libro sulla tortura
nelle società musulmane che attesta come se ne sia continuato a far ricorso, sebbene
l’Islam l’avesse esplicitamente proibita, documentando, inoltre, le abiezioni commesse in
nome della religione fin dagli albori della civiltà islamica10.

Un altro campo della sua attività intellettuale che non si può tralasciare è la linguistica
araba nel cui ambito ha composto una dei suoi libri più rivoluzionari: al-Muʿğam al-ʿArabī
al-Ğadīd, al-Muqaddima. In questa introduzione al nuovo vocabolario arabo Hādī al-
ʿAlawī propone di cambiare uno dei sacri pilastri costitutivi della cultura e dell’identità
araba: la lingua. L’aver dichiarato la necessità di riformare la fonologia, la grammatica e
l’ortografia dell’arabo classico incriminandone quindi gli aspetti arcaici, è stato recepito
come una sovversione sproporzionata, quasi blasfema, il che ha seriamente pregiudicato la
diffusione del libro nonostante contenesse anche un accurata e organica analisi della
situazione dell’arabo parlato.

Purtroppo l’integrità morale di Hādī al-ʿAlawī ha costituito un ostacolo alla diffusione


dei suoi lavori sul patrimonio culturale arabo, la coerenza ai suoi principi politici gli
imponeva di non accettare alcun sostegno istituzionale di tipo accademico o politico.
Inoltre si era fatto non pochi nemici nel mondo della cultura proprio perché, non
accondiscendendo a compromessi di nessun genere, non risparmiava spietate critiche ai
lavori degli altri qualora non li riteneva adeguati o sorretti da un valido apparato
scientifico. Molti dei suoi libri furono pubblicati dal Markaz al-Abḥāṯ wa al-Dirāsāt al-
Ištirākiyya fī al-ʿĀlam al-ʿĀrabī (centro di ricerche e studi socialisti nel mondo arabo),

10Cfr il capitoletto 158 della traduzione, in cui il Figlio adottivo di Muḥammad commette delle atrocità
contro una donna rea di aver insultato il Profeta

13
una casa editrice che aveva una distribuzione limitata a determinati ambiti. Tuttavia nel
corso della ricerca si è notato che ultimamente è avvenuta una sorta di riscoperta di Hādī
al-ʿAlawī soprattutto in un certo tipo di ambiente intellettuale laico. In alcuni casi però è
sembrato che su certi aspetti si fosse travisata la figura di di Hādī al-ʿAlawī, riducendo, per
esempio, la portata rivoluzionaria del suo messaggio con frasi del tipo: “Come Farağ Fūda
sfida dei fondamentalisti sul loro stesso campo11” pretendendo di farne un campione del
laicismo quand’egli, innanzitutto, considerava l’Islam come i mattoni e il marxismo come
il cemento con cui edificare una nuova società più giusta ed equa.

11 BUTTERWORTH ZARTMAN, Between the State and Islam, Wodroow Wilson Center, 2001, pp.130, 131)

14
AL-MUSTAṬRAF AL-ĞADĪD

1) al-Mustaṭraf

Per delineare un quadro generale di quest’opera non si può prescindere dall’analisi del
titolo. Il termine arabo mustaṭraf è il participio passivo (che può svolgere anche la funzione
di “nome di luogo”) del verbo istaṭrafa, non riportato dal vocabolario arabo italiano Traini.
La decima forma verbale dei verbi arabi, a cui appartiene istaṭrafa, assume spesso una
valenza estimativa12 del significato espresso dalla radice del verbo primitivo: ad esempio
da saġura “essere piccolo” ricaviamo istaṣġara “ritenere piccolo”e di conseguenza:
“disprezzare, sottovalutare”. Il verbo primario da cui deriva istaṭrafa è ṭarufa “essere
nuovo; essere curioso, interessante”, dunque una sua possibile definizione in italiano
potrebbe essere: “trovare qualcosa di nuovo, originale; ritenere qualcosa interessante”,
che è sostanzialmente identica a quella riportata nel vocabolario arabo francese
Kazimirsky: “trouver un chose neuve, curieuse et agréable". Nel Tāğ al-ʿArūs, il celebre
dizionario arabo corredato da esempi letterari, rileviamo lo stesso concetto: per spiegare il
verbo istaṭrafa, ricorre al verbo istaḥdaṯa che il Traini riporta come “rinnovare, inventare;
creare qc; giudicare nuovo, insolito, originale.” Dunque un significato indicativo di
mustaṭraf, potrebbe essere: “la cosa ritenuta (trovata) nuova e aggraziata”, o accogliendo
la valenza di “nome di luogo” presente nel participio passivo del verbo arabo: “luogo ove
si trovano cose insolite e graziose”. Questa breve spiegazione linguistica, oltre a fungere
da elegante giustificazione per non aver tradotto il titolo dell’opera - risultava artificioso,
infatti, rendere i concetti racchiusi nella parola in una forma italiana decente -, introduce
alla storia del termine in ambito letterario dove al-mustaṭraf, per l’appunto, è passato a
indicare “antologia letteraria.”Infatti chiunque sia un discreto esperto di letteratura araba
classica associa immediatamente la parola mustaṭraf ad una celeberrima antologia letteraria
di grande successo, composta agli inizi del XV secolo da un autore egiziano originario del
Fayyūm: Bahāʾ al-Dīn al-Abšīhī13. Il nome completo di questo raffinato collage letterario,
che ottempera alla consuetudine araba dei titoli rimati è: al-Mustaṭraf fī Kull Fann

12 LAURA VECCIA VAGLIERI, Grammatica teorico pratica della lingua araba, I.P.O, 2002, p. 145)
13 Si attestano anche le forme Ibšayhī e Ibšīhī

15
Mustaẓraf, che tradotto letteralmente sarebbe: “Ciò che è stato trovato di insolito ed
interessante in ogni arte ritenuta elegante14”. Quest’opera , “Una vasta antologia dell’omni
rescibili che ha goduto di un immensa popolarità”, come la definisce M. Rat nella
prefazione alla traduzione, contiene versi poetici, ḥadīṯ del Profeta, prosa ritmata, aneddoti
curiosi, citazioni del Corano - tutti i generi letterari, insomma - assemblati con arguzia in
modo da non appesantire mai lo scorrimento raggruppati secondo i valori morali che
l’autore voleva decantare. Il vademecum del perfetto musulmano, la definisce J.C. Vadet
nella voce dell’enciclopedia dell’Islam dedicatagli15, un libro di “Curiosità aneddotiche”
seguendo la traduzione di Mustaṭraf di Gabrieli nella sua letteratura araba, che sottolinea
“l’ottimo gusto” con cui sono stati trascelti i testi16. In breve un’opera dalla lettura leggera
e piacevole, un divertissement letterario che ha riscosso un folgorante successo, forse uno
dei prodotti migliori e originali della letteratura dell’epoca, tradizionalmente considerata
affetta da un certo gusto manieristico e poco innovativa.

Insomma al-Mustaṭraf indica “antologia”, anzi è il nome con cui è conosciuta


l’antologia per antonomasia della letteratura araba e Hādī al-ʿAlawī, citandola apertamente,
si serve di questo termine per intitolare la sua selezione del patrimonio letterario, al quale,
però, aggiunge l’aggettivo ğadīd (nuovo)...

2) al-Ğadīd

Mentre sugli aspetti linguistici del termine arabo ğadīd v’è poco da elucubrare giacché
combacia perfettamente con l’italiano “nuovo”, “recente”, si può invece ragionare sul
significato simbolico che la scelta di questo aggettivo racchiude. Innanzitutto c’è da dire
che Hādī al-ʿAlawī apparteneva all’ambiente intellettuale marxista, il quale, propugnando
la rifondazione dello stato nell’innovazione dei rapporti economici e sociali all’interno
della comunità umana, adoperava volentieri l’attributo “nuovo”: “il nuovo corso della
società” e simili locuzioni appartenevano al lessico abituale dei discorsi comunisti.
L’etichettare con il termine “nuovo” le espressioni culturali che fuoriuscivano dalla sfera
ideologica marxista era abbastanza comune, serviva anche per dichiarare nell’immediato la
distinzione dalla “vecchia” cultura retrograda. Non si può non ricordare che la più

14 Per il termine Mustaẓraf vale lo stesso discorso linguistico fatto per Mustaṭraf: è un participio
passivo di un verbo in decima forma la cui radice primitiva significa “essere carino, elegante”.
15 J.C. VADET, s.v. al-Ibshihī, E.I..
16 GABRIELI, La letteratura araba, SANSONI, 1967, p.235

16
autorevole rivista comunista in Iraq recava il nome di al-Ṯaqāfa al-Ğadīda17 (la nuova
cultura), pubblicazione molto diffusa e apprezzata nei vari ambienti di sinistra del mondo
arabo.

Ma oltre questo richiamo, certamente non casuale, al linguaggio del marxismo,


l’annunciare fin dal titolo la novità di questa antologia del patrimonio culturale arabo è di
per se denso di significati. Hādī al-ʿAlawī, d’altronde, con il Mustaṭraf di al-Abšīhī ha
poco in comune, oltre il nome e l’apparente disordine dei testi selezionati “pescati” in tutte
le diramazioni dell’arte scritta del patrimonio culturale arabo. Lungi dall’essere “un
vademecum per il buon musulmano” quest’opera si presenta come una guida che fornisce
al lettore gli strumenti con i quali impostare una nuova lettura critica della storia arabo
musulmana. Seguendo le istanze del suo progetto intellettuale l’autore rimesta
nell’immenso calderone di tutto quel che in arabo fu scritto, estraendo testimonianze che
valorizzino la sua interpretazione della storia e della civiltà arabo islamica. Quando
pocanzi abbiamo enunciato, seppur per grandi linee, il filo conduttore delle ricerche in
campo storico di Hādī al-ʿAlawī, avevamo identificato due filoni principali:
l’individuazione, l’analisi e il risalto delle idee rivoluzionarie presenti nella storia e nella
religione islamica accompagnata dalla demistificazione della sacralità di tale storia. al-
Mustaṭraf al-Ğadīd non è altro che una raccolta di documenti storico letterari che
avvalorano e comprovano questo modello interpretativo, una novità assoluta nel quadro
delle raccolte della letteratura antica.

Nuovo anche perché un libro che tratta del Turāṯ (il patrimonio letterario arabo) redatto
da un intellettuale comunista, destinato a lettori di sinistra, ribalta la consuetudine che de
facto ripartiva gli ambiti culturali. Ebbene gli intellettuali di sinistra generalmente si
occupavano di letteratura moderna, magari straniera, mentre il la letteratura medievale era
appannaggio esclusivo degli studiosi provenienti da ambienti islamici, spesso con tendenze
islamiste. D’altronde la maggior parte delle opere classiche sono profondamente
impregnate dalla religione islamica, quasi tutti i grandi storici, o i grandi letterati
dell’epoca d’oro erano anche esimi esegeti del Corano nonché raccoglitori di ḥadīṯ. Inoltre
la consultazione di questo tipo di testi non è affatto semplice per chi non abbia una
preparazione adeguata in questo ambito, i libri che raccontano la storia sono per lo più
monumentali enciclopedie omnicomprensive, dove rinvenire le tematiche che

17Rivista del partito comunista iracheno fondata nel 1953, ancor oggi si pubblica. C’è anche un sito
internet ben curato e pieno di articoli interessanti: althakafaaljadeda.com.

17
eventualmente possono interessare a un lettore comune risulta piuttosto difficile. Hādī
alʿAlawī, invero, con la sua selezione si propone di fornire una fonte facile da scorrere
anche per chi non abbia dimestichezza con questo genere di testi. Per di più la scelta e la
disposizione sono operate seguendo un determinato orientamento politico che permette di
guardare alla storia da una nuova ottica, rivelandone aspetti misconosciuti. L’intellettuale
di sinistra arabo raramente si cimentava nella lettura delle esegesi del corano o delle
raccolte dei detti di Muḥammad, con questo libro, tuttavia, vi accede attraverso una
scrematura messa in atto da un autore che proviene dalla stessa ideologia politica, nella cui
selezione pertanto può trovare elementi che lo interessano e lo riguardano.

Quest’impostazione incentrata sui contenuti giustifica anche la poca accuratezza che


l’autore ha riservato nei confronti dell’aspetto filologico delle opere selezionate: le fonti
sono riportate in modo sommario e alle volte nemmeno vengono citate. Quest’aspetto
rimarca ulteriormente l’obiettivo di quest’antologia di fornire nuovi strumenti interpretativi
della storia al lettore moderno poco preoccupato dall’analisi bibliografica dei documenti
letterari.

Il libro è suddiviso in cinque grandi sezioni: la politica, la scienza e la filosofia, l’etica


e la civiltà, l’amore e la donna e un capitolo senza una tematica portante costituito da testi
di vari argomenti. Il bāb (capitolo) dedicato alla politica è il più ampio e sicuramente il più
rilevante e il più indicativo del percorso intellettuale di Hādī al-ʿAlawī. I testi raccolti sulla
politica sono anche quelli di cui s’è tentato di dare una traduzione italiana in questa tesi di
laurea.

3) al-Mustaṭraf al-Ğadīd – Bāb al-Siyāsa (capitolo della politica)

La rappresentazione del potere, il dispotismo, le nefandezze perpetrate in nome dello


stato e della religione; l’opposizione politica che a ondate si è elevata contro il califfato
corrotto; gli aspetti socialisti e rivoluzionari dentro l’Islam, contrapposti alle espressioni di
mero ossequio del potere; e ancora l’ambiguo rapporto tra autorità e religione che alle volte
esorta a esautorare il sovrano empio e in altri casi sembra incitare all’accondiscendenza in
nome della pax pubblica; le contraddizioni insite nei protagonisti della storia della civiltà
islamica; gli aspetti umanizzanti contro la schiavitù, la tortura, la ricchezza esagerata,
minacciati dall’ipocrisia imperante dell’apparato governativo: questi sono i temi portanti

18
dei brani che Hādī al-ʿAlawī assembla nel capitolo riguardante la politica, selezionandoli
dall’immenso corpus letterario del patrimonio arabo. Un’esposizione delle idee, gli
atteggiamenti e le prese di posizione che nel corso della storia degli eventi e delle ideologie
sono state adottate nel mondo islamico, seguendone le evoluzioni attraverso i testi letterari.

Tutti i protagonisti della storia della civiltà islamica passano al vaglio dell’esame etico
dell’autore, di tutti vengono messi in risalto gli aspetti che contraddicono alla pia condotta
musulmana dagli stessi propugnata. Persino di personalità considerate“sante” dal
sunnismo, come i califfi ben guidati Abū Bakr, ʿUmar e ʿAlī o lo stesso ʿAlī e suoi
discendenti per gli sciiti e addirittura del Profeta Muḥammad18 ritenuto univocamente
infallibile, sono passate in rassegna le ombre rinvenute nelle loro biografie. Colpisce ad
esempio il gran numero di brani su ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb nei quali viene acclamato per la per
la sua umiltà nonostante il grado di califfo, ma non appena il lettore pare convinto di aver
trovato almeno un califfo “buono” ecco che Hādī al-ʿAlawī delude anche questa magra
speranza, inserendo un capitoletto in cui è proprio il Fārūq19che rassicura20 gli arabi sul
gran numero di schiavi che recheranno le conquiste. Ai califfi omayyadi ed abbasidi, in
particolare, non vengono risparmiate feroci critiche, il capitolo non fa che riproporre testi
che evidenziano come fin da subito il dispotismo pervada l’impostazione governativa del
califfato o di quanta ipocrisia fosse ammantata la loro gestione della cosa pubblica. Di
contro c’è l’esaltazione di tutti coloro, kharigiti e Carmati in primis, che non accettarono
nessun compromesso con il potere, dei quali vengono selezionati unicamente i testi che
raccontano del loro eroismo e integerrima condotta morale, quando invece in gran parte
della storiografia araba proveniente dall’ambito sunnita, i Carmati erano raffigurati come
crudeli terroristi sanguinari rei di aver rubato la Kaʿba.

Un altro tema su cui si insiste molto è il rapporto tra proprietà privata e Islam: l’autore
riporta tutte le testimonianze che sembrano avvalorare le tesi di un effettiva conciliabilità
tra marxismo e religione islamica. Ottemperando a questa teoria vengono citati brani del
Corano21, ḥadīṯ del Profeta22, commenti coranici23, discorsi degli Imām sciiti24, parole dei
mistici ṣūfī che attestano l’interdizione del possesso materiale nell’essenza originaria del

18 Cfr. n.20
19 Il soprannome di ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb
20 Cfr n. 14
21 Cfr nn.127, 227
22 Cfr n. 31
23 Cfr n. 22
24 Cfr. n. 224

19
messaggio islamico, quest’istanza, inoltre, viene in alcuni casi ravvisata anche all’interno
della società araba beduina comunitaria25. La descrizione di questi aspetti, si accompagna
tuttavia, dialetticamente, all’analisi di come il messaggio religioso, pur impetrando un
messaggio di giustizia sociale, in alcuni casi esorta alla rassegnazione e all’ossequio del
potere, benché corrotto; d’impatto, ad esempio, sono i paragrafetti che l’autore intitola
“Oppio dei popoli26” dove viene messo a fuoco il rischio che la religione serva al
mantenimento dello status quo, come nel caso27 in cui lo stesso Profeta Muḥammad esorta
i poveri ad accontentarsi del poco che hanno senza ambire alla giustizia sociale in nome
della ricompensa ultraterrena che riceveranno.

Come sottolineato, l’opera consiste in una raccolta di brani di altri autori: l’apporto
personale di Hādī al-ʿAlawī sono i titoletti che egli appone sopra ognuno dei 456
capitoletti, indicando così la sua chiave di lettura; è l’unico intervento tangibile sui testi
esposti, oltre ovviamente alla scelta e alla disposizione. Intitolare, per esempio, un
aneddoto in cui un re si comporta in modo dispotico con le parole “Fascismo di un re28” è
un cenno manifesto al significato storico e politico che a tale aneddoto si vuole attribuire.
“Modo di produzione asiatica”, “società classista29” “oppio dei popoli”, “proprietà
privata”: sono esempi che denotano come spesso Hādī al-ʿAlawī ricorra nei suoi titoletti al
linguaggio marxista, per riaffermare la sua appartenenza ideologica a quel mondo,
annunciando così di essersi avvalso degli strumenti analitici del materialismo storico nella
sua lettura della storia arabo islamica.

Passando in rassegna le idee politiche espresse da singoli individui, propugnate dal


potere, o dalla religione, questa antologia attesta ancora una volta l’universalità della storia
umana, che travalicando le peculiari declinazioni geotemporali, dimostra l’infinito
reiterarsi dei soliti vecchi meccanismi che impediscono all’uomo di edificare, finalmente,
una società equa a dispetto delle istanze ugualitarie che a ondate provano ad abbattere i
muri dell’ingiustizia sociale.

25 Cfr n. 281
26 Cfr nn. 292, 293, 364, 426
27 Cfr. n. 369
28 Cfr n. 249
29 Cfr, 251, 252

20
21
22
Hādī al-ʿAlawī

AL-MUSTAṬRAF AL-ĞADĪD
-Scelte dal patrimonio letterario arabo-

Centro di ricerche e studi socialisti nel mondo arabo

23
24
PREFAZIONE

I testi qui raccolti non mirano a sostituire le fonti di documentazione, reperibili dal
ricercatore specialista nelle pubblicazioni e nei manoscritti dislocati nelle varie biblioteche
mondiali, quanto invece aspirano ad essere una guida per direzioni generali della storia e
del patrimonio letterario. Per quanto riguarda il lettore che non intenda specializzarsi nello
studio della storia, questo libro potrebbe offrirgli una risorsa da cui partire per affacciarsi
su tale patrimonio secondo alcuni suoi aspetti, e da cui potrà ricavare del materiale che lo
agevoli nell’acquisire un punto di vista determinato su una qualsiasi delle questioni esposte
nei testi selezionati.

Questo libro dunque non è indirizzato allo storico professionista, tuttavia anche costui
potrebbe incontrarvi degli argomenti connessi ai suoi interessi, piuttosto vorrei con esso
colmare la mancanza di un testo da consultazione, la cui lettura sia scorrevole per tutti
quegli intellettuali ai quali sia difficile raggiungere fonti adatte alle loro aspirazioni, in
considerazione del fatto che si trovano in ambito distante da quello abituale della loro
attività intellettuale; così come per la difficoltà di creare una posizione bilanciata sulle
questioni del patrimonio letterario per il carattere peculiare delle composizioni antiche.

25
26
Riguardo al criterio della scelta dei testi ho tentato di compierla in modo critico ed è ciò
che mi ha imposto di cercare una moderazione bilanciata necessaria per valutare gli i
personaggi storici per come erano davvero e non per come noi ci auspichiamo che fossero.
Proprio questo proposito porta alla contraddizione che il lettore ravviserà nei testi, una
contraddizione che si potrà incontrare all’interno dello stesso schieramento ma anche
all’interno della stessa personalità o situazione. Probabilmente molti di noi sono convinti
oggigiorno che il modello storico non sia costituito da una materia immutabile, poiché
infatti è il risultato del movimento dell’essere bio-sociale che non si può studiare con il
metodo euclideo. E non dubito, tuttavia, che il lettore contemporaneo sarà affascinato dallo
scoprire le imprese dei suoi antenati che hanno gustato la coscienza sociale, o l’eroismo ,
l’onore o il senso tribale come anche il pensiero libero e indipendente. Sono infatti più
vicini al lettore che certi suoi contemporanei, sennonché questo proposito non deve
impedire di soffermarci presso le bassezze di quegli stessi antenati. E sebbene con queste
letture io non volessi accrescere lo studio critico della nostra civiltà passata, il modo con
cui si è proceduto nella scelta dei testi concorda in un certo qual modo con le finalità di
quel tipo di studi.

Spero, così facendo, di aver superato il livello della denigrazione e dell’esaltazione. In


proposito mi sovvengono le parole di Engels nell’Anti Dühring: “È incomparabilmente più
facile denigrare la filosofia naturale passata che valutarne il suo ruolo storico.” E tra
screditare e magnificare v’è la valutazione, non solo della filosofia naturale ma di tutte gli
aspetti dell’eredità culturale della civiltà passata. Per questo scopo ho dovuto assumermi la
responsabilità di mediare tra lettore e testi, dando ad ognuno dei brani un titolo desunto dal
significato complessivo e ho suggellato ogni capitolo con delle annotazioni in cui ho
condensato questi significati in modo un poco più dettagliato. Ho concluso il libro con un
indice generale che contiene tutte le questioni principali sotto cui sono annotati i
raggruppamenti dei testi. Non sono certo, nonostante ciò, della riuscita di questa
mediazione, forse otterrò che mi verranno rivolte un numero abbondante di critiche dalle
due fazioni, della denigrazione dell’esaltazione, ma in ogni caso questo è il prezzo
dell’impelagarsi dell’eredità cultura di una civiltà che da sempre è state tra le più foriere di
disputa.

Hādī al-ʿAlawī

27
‫ب اﻷول‬

‫ﰲ اﻟﺴﯿﺎﺳﺔ‬

‫‪28‬‬
Primo capitolo

Sulla politica

29
30
1. Avvertimenti ai politici
ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb:
Guardatevi dall’obesità, poiché è una catena; camminate a piedi nudi30, poiché non sapete
quando avverrà l’attacco.
al-Ǧāḥiẓ - al-Burṣān

2. I pericoli del lusso


ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb, invitato a un matrimonio, vide diversi paioli in cui bollivano vari
generi di vivande. Vi si diresse e versò il loro contenuto in un'unica pentola. Poi disse:
“Gli arabi, se mangiassero di questi cibi, si ucciderebbero l’uno con l’altro”.
al-Ǧāḥiẓ - al-Buḫalāʾ

3. Ostinazione
Ṣaḥib al-Zanǧ, dopo aver appreso la notizia della morte di uno dei suoi comandanti:
“Quando cade un nostro cavaliere, ne manderemo avanti un altro, contro le punte delle
lance.”

4. Opportunisti
ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb chiese di Saʿd b. Abī Waqqāṣ a ʿAmr b. Maʿdī Karib che lo lodò con
queste parole:
“Ebbene principe: egli è come un nabateo nella sua ḥabwa31, un beduino nel suo mantello,
come un leone nella sua tana.”
Rispose ʿUmar:
“Ma quanto vi elogiate a vicenda!”32
al-Maydānī - Mağmaʿ al-Amṯāl

5. Il segnale del tradimento


Mālik b. Dīnār: Se vedi il Principe ingrassare da che era magro, allora sappi che ha
tradito i suoi cittadini e il suo Signore.
al-Šaʿrānī - Tanbīh al-Muġtarrīn

6. Ammutolire il principe
Quando Ḥuwayṭib b. ͑ Abd al-͑Uzzà fu introdotto presso Marwān b. al-Ḥakam,
governatore di Medina, questi gli domandò: “Quanti anni hai?” Lo informò (aveva
raggiunto i centoventi anni). Gli disse, quindi, Marwān”:
“Ha tardato il tuo Islām, vecchio. Addirittura ti hanno preceduto i giovani!” Alludendo
alla sua conversione avvenuta solo dopo la conquista della Mecca.”

30
A piedi nudi quindi pronti a correre.
31 Cintura di stoffa che si indossa durante le sedute tra uomini per tenere le ginocchia in modo da non
affaticarsi nell’astenersi dallo stendere le gambe che è considerato maleducazione, viene ancora usata nello
Yemen. Qui è sostanzialmente un simbolo della veracità beduina.
32 (nell’originale ‫ ﻟﺴﺮ ﻣﺎ‬ma non ha senso corretto in ‫( ) ﻟﺸﺪ ﻣﺎ‬confrontando con il commento)

31
32
Ḥuwayṭib replicò:
“Iddio ha voluto così! … Sono stato sul punto di convertirmi più di una volta, ma
tuo padre me lo impediva e mi tratteneva dal farlo dicendo: “Disprezzi il tuo onore
abiurando la religioni dei tuoi padri per una religione inventata e diventi un
seguace?” 33
Il principe rimase in silenzio.
ʿArīb al-Qurṭubī - Ṣilat Tārīḫ al-Ṭabarī

7. Le gradinate della rovina


Ḥadīṯ Mawḍūʿ 34
Nel 240 il bene della vostra progenie saranno le figlie.
Nel 250 le vostre migliori donne saranno sterili.
Nel 260 sarà invidiato l’uomo che non ha una famiglia.
Nel 270, dopo il 260, la sciagura manifesta.
Nel 280 la spada …
Nel 280 la vita monastica sarà lecita alla mia gente
Nel 300 che magnifica casa, la tomba!
al-Suyūṭī - al-Laʾāliʾ al-Maṣnuʿa

8. La fonte della corruzione


Quando il califfato giunse a ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz, costui si rivolse ad un suo amico
per chiedergli:
“Mi temi?”
L’amico rispose:
“Come è il tuo amore per i dirham35?
Ribattè ʿUmar:
“Non li amo”
Allora l’amico disse:
“Non temere”
al-Suyūṯī - Tārīḫ al-Ḫulafāʾ

9. La situazione asiatica
Muʿāwiya chiese a proposito dell’avvenire ad al-Aḥnaf b. Qays che così gli rispose:
“Sei tu l’avvenire: prospero, se prospererai, degenere, se degenererai.

33 Era un disonore nella Ğāhiliyya avere un capo.


34 Letteralmente “messo”, è il termine araba che seigna gli ḥadīṯ inventati, non autentici.
35 Moneta d’argento

33
34
10. Schernire i ministri
Ṣāʿid b. Maḫlad ministro di al-Muʿtamid si era recentemente convertito dal
Cristianesimo all’Islām… Ogni volta che Abū al-ʿAynāʾ gli chiedeva il permesso di
entrare, il portiere gli diceva: “Sta pregando”. Abū al-ʿAynāʾallora commentava: “Che
diletto i novelli convertiti!”

11. (stesso titolo)


Parlando della generosità dei Barmecidi in presenza di un ministro, Abū al-ʿAynāʾsi
dilungò nel tesserne le lodi. Il ministro in propositò affermò:
“Questo fa parte delle menzogne e le invenzioni degli scrivani.
Ribatté Abū al-ʿAynāʾ:
“E perché su di te non mentono con abbondanza e generosità?
Il ministro tacque. Abū al-ʿAynāʾ era spudorato, non si curava di chi avesse davanti.
al-Masʿūdī - Murūğ al-Ḏahab

12. Un grande impiegato


al-Mutawakkil chiese a Abū al-ʿAynāʾ di descrivere in sua presenza il responsabile di un
ufficio postale – cioè un direttore generale della posta -
“ Mano che ruba, cul che strombetta. È come un ebreo a cui è stato rubato metà del tesoro:
vorrebbe riprenderselo ma ha paura (che gli rubino l’altra metà), artefatta la sua
beneficenza, spontanee le sue malefatte.
al-Masʿūdī - Murūğ al-Ḏahab

13. Tra gli obiettivi delle conquiste


ʿUmar dopo la conquista dell’Iraq e della Siria e l’incursione fuori dal mondo arabo
decretò che fossero liberati tutti gli schiavi arabi. Per giustificare ciò e rassicurare i timori
dei musulmani possessori di schiavi aggiunse:
“Iddio ha spalancato le porte alla conquista degli stranieri”
al-Ṭabarī36

14. L’ipocrisia dei governanti


Anno 321 del Hiğrah - fu emanato l’ordine di al-Qāhir che proibiva le schiave cantatrici, il
vino e le altre bevande alcoliche e decretava l’arresto di chi tra uomini, effeminati,
fanciulle e cantanti fosse celebre per la bella voce, tanto che alcuni furono esiliati a al-
Baṣra ed altri a al-al-Kūfa . Nondimeno al-Qāhir amava il vino e non era quasi mai sobrio,
ascoltava il canto e sceglieva a suo piacimento fra le schiave cantatrici.
Ibn Miskawayh - Tağārib al-Umam

36 Con al-Ṭabarī s’intende sempre che l’opera da cui è tratto il brano è Tārīḫ al-Rusul wa al-Mulūk

35
36
15. Ricetta per il trattamento delle carestie
Ḥadīṯ: Quando terminava il loro cibo nelle scorrerie o scarseggiava il vitto dei loro figli a
Medina, la tribù degli Asciariti raccoglieva tutto quel che era rimasto in un drappo, poi lo
con un unico recipiente lo spartivano equamente tra loro . “Loro sono parte di me ed io di
loro.”
al-Buḫārī - Ṣaḥīḥ

16. al-Ḥusayn e i poveri


Da ʿAbd al-Raḥman al-Ḫuzāʿī: Trovarono una cicatrice sulla spalla di al-Ḥusayn b. ʿAlī e
ne domandarono a Zayn al-ʿAbidīna che spiegò: “Questo è a causa delle provviste che
portava sulla schiena alle case delle vedove, degli orfani e dei poveri.”
al-Mağlisī - Biḥār al-Anwār

17. Ipocrisia di un credente


Racconta Fāṭima bt. al-Ḥusayn: “Quando il volgo penetrò nella tenda - dopo l’assassino di
suo padre – ero una bambina piccola e indossavo due cavigliere d’oro, un uomo prese a
strapparmele dalle caviglie piangendo.
Gli chiesi: “Cos’è, o rinnegato da Dio, che ti fa piangere?!
Rispose: “Come potrei non piangere mentre rapino la figlia del Profeta?
“E allora non rapinarmi!”
“Temo che poi giungano altri a derubarti.”
al-Mağlisī - Biḥār al-Anwār

18. Il portamento di un califfo


Disse uno sceicco di Medina: “Vidi ʿUmar ʿAbd al-ʿAzīz a Medina, era il più benvestito,
portava il più buon profumo e aveva il portamento più arrogante tra tutta la gente. Poi,
dopo che aveva ottenuto il califfato, lo vidi camminare con l’andatura dei monaci Perciò
non credere a chi ti dice che il portamento è spontaneo.”
Abū Yūsuf - al-Ḫarāğ

19. Contro la burocrazia


ʿAlī b. Abī Ṭālib era salito a cavallo per effettuare una commissione e subito un uomo
l’aveva incalzato camminando dietro di lui. ʿAlī lo apostrofò:
“Tornatene indietro ché uno come te che cammina con uno come me è una lusinga
per chi è seguito ma un’umiliazione per chi segue.
Nahğ al-Balaġa

20. Contro la tortura


Nell’“al-Iʿlān bi-al-Tawbīḫ”al-Saḫāwī impone allo storico di astenersi dal resoconto di
notizie sulla tortura, a meno che non sia obbligato a menzionarla; se però è in grado di
trasmettere la debita deplorazione allora lo potrà fare, in modo che ciò non sia
d’ispirazione per chi è propenso a compiere simili atti, né costituisca un precedente sul
quale fare riferimento.

37
38
Poi riferisce che al-Ḥağġāğ disse ad Anas b. Mālik: “Parlami della punizione più severa
inflitta dal Profeta”. Costui gliene parlò; quando in seguito la notizia gli giunse, al-Ḥasan
al-Baṣrī commentò: “Avrei preferito che non gliene avesse parlato.”

21. La miscredenza e l’ingiustizia


Tra le massime che circolano tra i musulmani:
Il sovrano rimane nonostante la sua miscredenza, ma non perdura se è ingiusto.

22. Sull’accumulo del capitale


al-Faḫr al-Rāzī nel commento al versetto del Tesoro37:
L’Altissimo ha creato i beni affinché vi si ricorresse per colmare le necessità: se l’uomo
raggiunge la misura che soddisfa il suo fabbisogno e poi accumula averi in eccedenza
rispetto ad esso, non ne trae beneficio poiché sono, per l'appunto, in eccedenza rispetto al
suo fabbisogno; in tal modo li interdice ad altri che proprio con essi potrebbero saziare le
proprie necessità. Se avesse avuto bisogno di consumarli allora non avrebbe potuto
accumularli. Sarebbe giusto, dunque, vietare a colui che non ne ha bisogno l’ardimento di
interdire gli averi a colui che ne abbisogna.
23. Sulla schiavitù
al-Faḫr al-Rāzī nel commento al significato della “liberazione degli schiavi”
Liberazione significa rendere libero e il libero è il puro. Quando era al principio della
creazione l’uomo fu creato per essere il possessore delle cose, come dice l’Altissimo: {
Egli è Colui che ha creato per voi tutto quanto v’è sulla terra }38. Perciò l’essere posseduto
è una attributo che deturpa e sovverte la condizione umana. Giustamente l’eliminazione del
possedimento - cioè l’affrancamento degli schiavi – fu chiamata liberazione, ovvero
purificazione dell’essere umano da ciò che deturpa la sua umanità.

24. Proibire il commercio


Afferma un gruppo di sapienti che le transazioni commerciali non sono mai esenti da frode
nel peso39 e privazione di diritti, sono pertanto totalmente illecite …
al-Faḫr al-Rāzī - al-Tafṣir al-Kabīr
25. Idolatria e ingiustizia
Nel commento alla Sura dice al-Faḫr al-Rāzī:
L’altissimo certo non manda in rovina un popolo solamente poiché sono politeisti, qualora
gestiscono i rapporti tra loro in modo onesto … Insomma il castigo dello sterminio non
scende a cagione dell’essere idolatri o credenti nel politeismo, bensì tal castigo scende se si
è disonesti nei rapporti interpersonali e si ci si adopra alla prepotenza e alla prevaricazione.
Dissero a tal proposito i Fuqahāʾ40: “I principi di Dio si fondano sulla tolleranza e la
conciliazione, quelli degli uomini sulla restrizione e l’avidità.
al-Faḫr al-Rāzī - al-Tafṣir al-Kabīr

37 Cor. IX, 34 “Orbene a coloro che ammucchiano l’oro e l’argento e non lo spendono sulla via di Dio
annuncia castigo cocente”. La traduzione del Corano citata sarà sempre quella di Bausani.
38 Cor. II,29
39 Cor LXXXIII – La Sura dei frodatori
40 I giuristi, gli esperti di diritto islamico.

39
40
26. Parità di diritti
Dice al-Faḫr Ar-Rāzī nel commentario al versetto {Guai ai frodatori sul peso}41:
“Chi ha imposto il proprio diritto sulla gente senza concedere loro i diritti che egli
pretendeva ebbene appartiene a quella schiera.”
al-Faḫr al-Rāzī - al-Tafṣir al-Kabīr

27. Cosmopolitismo
Fra le massime dei musulmani:
Nessun paese ha più diritto su di te di un altro paese … il miglior paese è quello che ti
accoglie.
al-Maydānī - Mağmaʿ al-Amṯāl

28. Ipocrisia dei religiosi


E ne vedi uno esaltare Abū Bakr mentre s’ingozza di cose proibite, sproloquiando di
corbellerie e menzogne, compiendo svariati atti immorali, ché se l’avesse visto Abū Bakr
sarebbe stato il suo primo nemico. E vedi un altro idiota esaltare ʿAli, colui la cui condotta
e devozione erano tali che durante il suo califfato comprò un abito da tre dirham e ne tagliò
le maniche fino al gomito, e questo scellerato bellimbusto indossando abiti di seta,
azzimato con denaro ottenuto nel peccato, lo vedi mentre ostenta e declama il suo amore
per ʿAli.
al-Ġazzālī - Iḥyāʾ ʿUlūm al-Dīn –

29. Il denaro e il prestigio


Ḥadīṯ attribuito al profeta Muḥammad:
Il denaro e il prestigio fanno germogliare l’ipocrisia nel cuore come l’acqua fa germogliare
l’erba.
al-Ġazzālī - Iḥyāʾ ʿUlūm al-Dīn –

30. Contro la burocrazia


Uno dei califfi ben guidati domandò qualcosa a un uomo il quale rispose:
“Tu Principe dei credenti sei migliore di me e più sapiente”
Il califfo si adirò e disse:
“Non t’avevo chiesto d’adularmi!”
al-Ġazzālī - IḥyāʾʿUlūm al-Dīn –

31. Il denaro
Da Muʿāwiya b. Ḥayyada:
Ho chiesto al Profeta: “Cosa mi serve dei beni terreni?”
Rispose: “Quel sazia la tua fame, e copre le tue vergogne. Tu sei responsabile di quel che
v’è sopra la cintura.”
al-Ġazzālī - Adab al-Dunyā wa al-Dīn

41 Cor. LXXXIII, 1

41
42
32. Contro la tortura
al-Ğarraḥ b. ʿAbd Allāh, governatore del Ḫurasān scrisse a ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz:
Giunto nel Ḫurasān, ho trovato un popolo che la rivolta ha reso arrogante, vi si gettano
come animali e niente amano più di perpetuarla indefessamente al fine sottrarsi alla legge
divina; non rispondono ad altro che alla spada e alla frusta, tuttavia mi sono fatto scrupoli
nell’adoperarle senza il tuo permesso.
Rispose ʿUmar: “Oh figlio della madre del Ğarraḥ42, tu brami sedizione ancor più di
loro. Non azzardarti a colpire credente o muʿāhid43 -beneficiario del patto- se non sei nel
giusto. E stai attento poiché sei destinato a Colui che conosce il tradimento dell’occhio e
ciò che nascondono i petti.
Ibn al-Aṯīr - al-Kāmil fī al-Tārīḫ

33. Furto per diritto ereditario


Il lago di Ṭarīḫ in Armenia era tra le meraviglie del mondo poiché i suoi piccoli pesci in
una stagione dell’anno si muovevano da quel lago verso un fiume che lì confluiva,
talmente tanti che si potevano prendere con le mani e con gli strumenti adatti. Era di
pubblico dominio, nessuno avanzava pretese, anzi chiunque poteva prenderne a suo
piacimento. Orbene Muḥammad b. Marwān, dopo che assunse il potere in Armenia, vietò
la pesca di quei pesci e vi mise chi li prendeva e li vendeva ricavando il loro prezzo. Poi,
dopo di lui, passò il tutto a suo figlio Marwān fino a che il potere tu tolto loro44. Il lago
rimane fino ad oggi in questa situazione di interdizione (si intende il monopolio). Su colui
che fonda una tradizione empia e su chi la segue graverà la responsabilità fino al giorno
della resurrezione senza che nulla di questa responsabilità sia diminuito.
Ibn al-Aṯīr - al-Kāmil fī al-Tārīḫ

34. La punizione dei disertori


All’epoca dei califfi ben guidati gli si toglieva il turbante e, esposti nella pubblica
piazza, erano pubblicamente denigrati.
Poi Muṣʿab b. al-Zubayr quando governava l’Iraq disse:
“Non serve a niente”
E vi aggiunse gli si rasassero capelli e barba.
Bišr b. Marwān, quando era governatore dell’Iraq inventò la tecnica dell’inchiodamento:
il disertore era sollevato da terra e attaccato al muro con due chiodi conficcati nelle mani e
così o moriva inchiodato o, se i chiodi laceravano il palmo delle mani, si salvava.
Scrive il poeta arruolato alla sua amata:

42 Modo dispregiativi di rivolgersi a qualcuno.


43 Appartenente ad altra religione ma suddito del califfato
44Si allude all’insediamento al potere degli Abbasidi

43
44
Se non avessi temuto Bišr o la sua punizione,
cioè le mani inchiodate a un muro
Allora avrei abbandonato il confine e vi avrei visitato
L’amante chi ama vorrebbe sempre visitar

Quanto ad al-Ḥağġāğ egli disse:


“Questo è un giuoco, sia tagliata la testa di chi abbandona il suo posto alla
frontiera.”
Ibn al-Aṯīr - al-Kāmil fī al-Tārīḫ
35. Legittimazione del dispotismo
Da un discorso di ʿAbd al-Malik b. Marwān a Medina
Invero io vi passerò a fil di spada finché non vi vedrò sulla retta via. E giuro su Dio
che chiunque mi dica “abbi timore di Dio”, dopo questo mio discorso, gli taglierò la
testa.
Ibn al-Aṯīr- al-Kāmil fī al-Tārīḫ
36. La morte del cuore
ʿAbd al-Malik b. Marwān disse a Saʿīd b. Musayyab:
“Abū Muḥammad, ho cominciato a compiere il bene e non ne gioisco, compio il
male e non me ne affliggo.
Gli rispose Saʿīd:
“Ormai in te si è compiuta la morte del cuore”
Ibn al-Aṯīr - al-Kāmil fī al-Tārīḫ
37. La mappa della tirannia
Umar b. ʿAbd al-ʿAzīz mentre esaminava la situazione al tempo di al-Walīd b. ʿAbd al-
Malik proferì:
“al-Ḥağġāğ in Iraq, al-Walīd in Siria, Qurra in Egitto. ʿUṯmān a Medina e Ḫalid45 a
Mecca
“Oddio, si è riempito il mondo di prevaricazione e tirannide!”
Ibn al-Aṯīr - al-Kāmil fī al-Tārīḫ

38. Monopolio alimentare


Ḥadīṯ del Profeta:
Chi si accaparra il cibo per quaranta notti rinnega Dio e da Egli è rinnegato; qualsiasi gente
di piazza fra cui un uomo si svegli al mattino affamato è priva della protezione di Dio.
al-Šawkānī - al-Fawāʾid al-Mağmuʿa

39. Commerciante
Abū Ḥanīfa era socio nel commercio con Ḥafṣ b. ʿAbd al-Raḥmān, al quale inviava i
vestiti dicendogli: “In tal vestito c’è tal difetto perciò, quando lo vendi, fallo presente”.
Questi vendeva la merce senza segnalarlo. Quando lo seppe Abū Ḥanīfa prese la sua quota
del ricavato e la distribuii fra i poveri.

45Sono ʿUṯmān b. Ḥayyān, Qurra b. Šurayk e Ḫālid b. ʿAbd Allāh al-Qisrī, governatori delle zone citate al
tempo del califfo omayyade al-Walīd b. ʿAbd al-Malik (705-715)

45
46
40. La ragione
Si attribuisce al Profeta Muḥammad:
Il bene si comprende sono con la ragione, non v’è religione per chi non la possiede.
Ibn Šuʿba -Tuḥaf al-ʿUqūl

41. Sogni di benessere e pace presso gli sciiti


Attribuito ad ʿAlī nelle fonti sciite:
Quando si manifesterà il nostro Imām il cielo cadrà giù dalla pioggia, dalla terra
spunteranno verdi germogli, il rancore lascerà il cuore degli uomini, le belve vivranno in
pace con gli altri animali; una donna allora potrà camminare dall’Iraq alla Siria con un
cesto sulla testa, posando il piede solo su verdi germogli senza temere l’assalto delle fiere.
Ibn Šuʿba -Tuḥaf al-ʿUqūl

42. L’anima della società


ʿAlī b. al-Ḥusayn udì un uomo invocare:
“Oh Dio liberami dalle Tue creature!”
Gli disse: “Non è così, gli uomini son creati per gli uomini, dì piuttosto: Oh Dio liberami
dalle tue creature malvagie!”
Ibn Šuʿba -Tuḥaf al-ʿUqūl

43. Limiti alla proprietà privata


Di Ğaʿfar al-Ṣādiq:
Quattro mila dirham sono un patrimonio.
Dodici mila dirham sono un tesoro.
Non si accumulano ventimila dirham legalmente.
Chi possiede trentamila dirham è dannato.
Non fa parte dei nostri sciiti chi ne possiede centomila.
Ibn Šuʿba -Tuḥaf al-ʿUqūl

44. Non fidarsi è meglio


Di Mūsà al-Kaẓim:
Quando prevaricazione domina sulla giustizia non è lecito pensar bene del prossimo finché
non si ravvisa del bene in lui.
Ibn Šuʿba -Tuḥaf al-ʿUqūl

45. L’opinione pubblica


Di ʿAlī b. Abī Ṭālib:
I cuori dei sudditi sono i depositi del loro re, quel che egli vi ripone di giustizia o
d’ingiustizia egli ivi ritrova.
al-Hādī Kāšif al-Ġiṭāʾ - Mustadrak Nahğ al-Balāġa

47
48
46. Regali dei governanti
Alla moglie di ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb fu regalato un profumo, ma egli lo prese per metterlo
nel Bayt al-Māl46. Ella allora gli disse: “Mi è stato regalato! Perché l’hai preso?” Le
rispose che se non fosse stata la moglie del principe dei credenti non gli sarebbe stato
regalato.
Siyāsat al-Dunya wa-al-Dīn

47. L’opinione pubblica


ʿUmar ad uno dei suoi Governatori:
Trai ammonimento dalla tua posizione presso Dio per la tua posizione tra la gente.
al-Ṭabarī

48. L’atteggiamento di un governante


Ḥafṣa a suo padre ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb:
“Che succederebbe mai se indossassi una veste più soffice di questa, o mangiassi pietanze
diverse? Iddio ti ha spalancato le porte della terra e ha accresciuto le tue proprietà!” Anche
altri gli rivolgevano le stesse parole. Rispose loro ʿUmar: “Invero sono un uomo al pari di
voi: come un gruppo di gente che partendo lascia il denaro ad un tale raccomandando di
provvedere al loro sostentamento. E’ dunque lecito a costui tenere per se parte di quel
denaro?” “No …” “È così è per me e per voi.”
al-Ṭabarī

49. La ragione della discordia fra i musulmani


ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz:
Questa Umma47 non discorda sul suo Signore, né sul suo Profeta, né sul suo libro; invero
discorda sui dinari e sui dirham.
Ismāʿīl al-Ḥāfiẓ - Siyar al-Salaf, Ibn Kaṯīr - al-Bidāya wa-al-Nihāya
50. I condottieri della conquista
Abū Mūsà al-ʿAšʿarī si scelse sessanta giovanotti e una fanciulla tra i figli dei dignitari
persiani … Premiò al-Ḥuṭayʾa con mille dinari. Quando ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb ebbe notizia di
ciò, lo interrogò e quegli ammise adducendo giustificazioni, ʿUmar si ritenne soddisfatto.
Ibn al-Aṯīr - al-Kāmil fī al-Tārīḫ
51. Sequenza di ladrocini
Umar b. ʿAbd al-ʿAzīz:
“L’inviato di Dio è morto lasciando un fiume abbondante; subito dopo di lui vennero due
uomini48 che da questo corso d’acqua non ricavarono nulla né per loro stessi, né per le loro
famiglie; poi succedette un terzo uomo49 che dal fiume deviò un proprio canale …
Successivamente non hanno più smesso di deviare canali fino a prosciugarlo del tutto,
lasciandolo senza neanche una goccia.
Abū al-Farağ al-Iṣbahānī - Kitāb al-Aġānī, Ibn Abī Ḥadīd - Šarḥ Nahğ al-Balāġā

46 Letteralmente: “La casa del denaro”. Qui si intende la cassa dello stato, i soldi pubblici..
47 La comunità dei fedeli musulmani
48 Intende i primi due califfi ben guidati, Abū Bakr e ʿUmar
49 Uṯmān b. ʿAffān, il terzo califfo ben guidato

49
50
52. La scelta dell’imam
Ḥadīṯ:
Chi fa da imam a una folla a lui avversa, gli si bloccherà in gola la preghiera.
Ibn al-ʿAsākir -Tārīḫ Dimašq –

53. Posizione
ʿUṯmān b. ʿAffān inviò ottantamila dinari ad Abū Ḏarr al-Ġifārī con un suo schiavo cui
aveva detto: “Se da te li accetterà allora sarai libero”. Lo schiavo si recò da Abū Ḏarr e
glieli offrì dicendo: “Accettali Abū Ḏarr poiché in essi c’è la mia liberazione.” Abū Ḏarr
rispose: “Se in essi c’è la tua liberazione, contengono la mia schiavitù.”
al-ʿĀmilī - al-Kaškūl

54. Postazione strategica


Poesia:
Perseguire qualcosa quand’ormai è passata è un inganno
Rinunciare quando sta per arrivare è debolezza e inettitudine.

55. Uguaglianza
Alcuni schernivano un nabateo50 in presenza di Ğaʿfar al-Ṣādiq che li apostrofò dicendo:
“L’essenza di un uomo sta nel suo intelletto, il suo valore s nella sua religione, la sua
nobiltà nel suo esser timorato di Dio. Per il resto siamo tutti uguali ad Adamo.
al-Kulaynī - Uṣūl al-Kāfī
56. Responsabilità dello stato
ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb:
Se morisse una pecorella smarrita sulle rive dell’Eufrate, temerei che me ne venga chiesto
conto.
al-Ṭabarī, Ibn Saʿd - Ṭabaqāt

57. Contro l’iniquità


Ğaʿfar al-Ṣādiq:
Non hanno religione coloro che riconoscono l’autorità di un imam iniquo
al-Kulaynī - Uṣūl al-Kāfī

58. Le cause dei peccati


Da Ğaʿfar al-Ṣādiq attribuito al profeta Muḥammad:
Le prime cose in cui Dio è stato disobbedito sono sei: l’amore per la vita, l’amore per il
potere, l’amore per il cibo, l’amore per il sonno, l’amore per l’ozio e l’amore per le donne.
al-Kulaynī - Uṣūl al-Kāfī

50 I nabatei in ambito tribale arabo erano mal considerati.

51
52
59. Un’ altra spiegazione materialistica (al 58)
al-ʿĀmilī nel Kaškūl
Il mondo è un mulino la cui ruota gira su tre perni: il dinar, il dirham e il pane.
E sullo stesso genere un detto Ibn al-Sammāk al-Kūfī:
Non si sfodererebbe spada e non si commetterebbero soprusi se non ci fossero queste tre
cose: una pietanza più prelibata di un’ altra , un viso più bello e una veste più elegante.
al-Tawḥīdī - al-Imtāʿ wa-al-Muʾānasa

60. Contro la burocrazia


Ğaʿfar al-Ṣādiq:
Il più scellerato di voi è chi ama che il suo tallone venga calpestato
* Ovvero uomini che gli camminano dietro
al-Kulaynī - Uṣūl al-Kāfī

61. Equazione politica


Ğaʿfar al-Ṣādiq:
La verità ha una sua nazione, la menzogna ne ha un’altra ed ognuno di noi è sottomesso al
potere della propria nazione.
al-Kulaynī - Uṣūl al-Kāfī

62. Il significato del rispetto dell’autorità


ʿUmayr b. Saʿd al-Ṣahābī51
L’Islam è un muro inespugnabile e una porta sicura, il suo muro è la giustizia e la porta è
la verità: se verrà demolito il muro e la porta abbattuta l’islam sarà assoggettato. Rimarrà
inespugnabile fin quando il potere resterà forte; la forza del potere non sta nell’uccidere
con la spada e colpire con la frusta bensì nel giudicare in nome della verità e agire in nome
della giustizia.
al-Suyūṭī - al-Muḥāḍarāt wa-al-Muḥāwarāt

63. Influenza dello stato sul suo apparato


Un uomo della popolazione delle frontiere, assennato e attempato fu presentato a ʿUmar
b. ʿAbd al-ʿAzīz che gli domandò: “ Che ne pensi dei nostri funzionari?”Egli rispose: “O
Principe dei credenti, se la fonte è dolce anche i fiumi si addolciscono.”
al-Suyūṭī - al-Muḥāḍarāt wa-al-Muḥāwarāt

64. Il lavoro e la ricchezza


Faticare e guadagnare non permettono di arrivare al livello della ricchezza eccessiva, c’è
bisogno di altre occasioni.
Ibn Ḫaldūn – al-Muqaddima

51Saḥābī: Compagno del Profeta: chiunque sia in un modo o nell’altro venuto a contatto con Muḥammad.
Hanno avuto un ruolo fondamentale nella trasmissione dei detti del Profeta (ḥadīṯ)

53
54
65. Contro il lavoro forzato
Ibn Ḫaldūn nella “Muqaddima”52
Tra le più gravi ingiustizie che contribuiscono al deterioramento della civilizzazione si
devono citare le imposte ingiustificate e l’obbligo delle corvée. In effetti il lavoro è un
capitale, il guadagno e la sussistenza rappresentano il valore del lavoro presso le genti
civilizzate Coloro che non hanno che il lavoro per guadagnarsi la vita cioè quelli che
coltivano la terra, quando sono costretti al lavoro forzato su terreni diversi dal loro non ne
traggono alcun vantaggio e sono privati del loro lavoro, ovvero il loro capitale. Sono
infelici e hanno perduto quasi tutti i loro mezzi di sussistenza. Se le corvée divengono un
abitudine gli uomini si scoraggiano e pongono fine ai loro sforzi.

66. La forza della novità


Commentando la facilità con cui i musulmani a cavallo avevano oltrepassato il Tigri
diretti a Madāʾin53 Salmān il persiano afferma:“L’Islam è nuovo, per Dio, gli si
sottomettono le acque come già la terra!”
al-Ṭabarī

67. Dalle condizioni di ʿUmar ai Governatori


Quando nominava un governatore pretendeva:
1. Che non cavalcasse birḏawn54
2. Che non assumesse portieri
3. Che non vestisse elegante
4. Che non mangiasse raffinato
al-Aġānī55, al-Ṭabarī, al-Ǧāḥiẓ - , al-Ḥuğğāb, Ibn Ḥamdūn - Taḏkira

68. Uccidere i califfi


ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb:
“La gente non sarà incapace di affidare il potere ad uno di loro: se perseguirà sulla retta
strada, che lo seguano, se se ne discosterà che lo uccidano. Ṭalḥa obiettò dicendo:

52 Muqddima Ibn Ḫaldūn , Per la traduzione ci si attenuti a V. Monteil: Ibn Ḫaldūn, Discours su l’histoire
universelle (al-Muqaddima),Beyrouth 1968 pp. 589,590
53 S’intende Ctesifonte, l’antica città persiana non quella dell’Arabia Saudita.
54 Secondo il Tāğ birḏawn sarebbe qualsiasi cavallo non arabo, sembra che in questo capitoletto e in altri

successivi sia utilizzato con un senso di cavalcatura nobile, utilizzata dall’aristocrazia.


55 Con “al-Aġānī” s’intende sempre “Kitāb al-Aġānī” di Abū al-Farağ al-Isbahānī.

55
56
“Cosa mai sarebbe successo se avessi detto: se devierà che lo depongano?” Rispose ʿUmar:
“No! Ucciderlo sarà d’esempio per chi verrà dopo.”
al-Ṭabarī
69. Aristocratico
ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb:
“Attenti al giovanotto qurayšita figlio di nobile, non dorme se non quand’è soddisfatto,
ride quando è adirato, ottiene da sopra da sotto.”
al-Ṭabarī

70. Lo scoppio della ribellione


La popolazione dell’Ifriqiyā dai tempi della conquista era la più disciplinata e ubbidiente
tra le nazioni, fino all’epoca di Hišām b. ʿAbd al-Malik quando s’infiltrarono tra di loro i
propagandisti iracheni separandoli e dividendoli in fazioni. Tra i motivi della loro divisione
che costoro – cioè la gente d’ Ifriqiyā – replicavano ai dissidenti – intende gli oppositori –
dicendo: “Noi non andiamo contro i governatori a causa delle colpe commesse dai
funzionari e non gliele imputiamo.” Quelli gli rispondevano : “Invero gli uni lavorano per
conto degli altri…”
al-Ṭabarī

71. ʿAli descrive ʿUṯmān56


Si è scelto una corte di furfanti, non ce n’è uno che non si sia ritagliato un pezzo di terra
per sbafarsi le sue tasse e sottomettere la sua gente
al-Ṭabarī
… Finché non è arrivato il terzo uomo spalando con le braccia tra gli escrementi e la biada
e con lui i figli di suo padre ingozzandosi della proprietà di Dio come il cammello con i
germogli della primavera. Fino a che la filatrice ha disfatto il suo filato57 e il suo ventre
l’ha fatto capitombolare.
Nahğ al-Balaġa

72. Responsabilità totale


ʿAlī b. Abī Ṭālib:
Siate timorati di Dio per i suoi servi e le sue nazioni, siete responsabili persino dei luoghi e
delle bestie
al-Ṭabarī - Tārīḫ, Nahğ al-Balaġa

73. La forza degli umili


Da una poesia di Surāqa b. Mirdās nella quale tenta di propiziarsi al-Muḫtār b. ʿUbayd.
Questo avveniva mentre era suo prigioniero per aver preso parte alla ribellione dei nobili di
al-Kūfa.

56 Si intende ʿUṯmān b. ʿAffān


57 Traduco così l’espressione ‫ اﻧﻛﺗث ﻓﺗﻠﮫ‬perché probabilmente ʿAlī si riferisce all’espressione del corano ‫ﻛﺎﻟﺗﻲ‬
ً ‫ﻧﻘﺿت ﻏزﻟﮭﺎ ﻣن ﺑﻌده أﻧﻛﺛﺎ‬-Cor. XVI, 92

57
58
La maggior parte dei seguaci di al-Muḫtār erano liberti e schiavi che, dopo essere insorti
contro i loro padroni, si erano uniti a lui: a costoro ci si riferisce nella poesia ci si riferisce
a loro con la parola “umili”.

Avverti pure Abū Isḥāq che noi


Abbiam fatto quel che ci toccava
Ribellandoci, poiché per noi i poveri eran pari a nulla!
E la nostra rivolta fu vana gloria mortifera.
Li vedevamo nelle loro file, ci parean pochi,
Invece eran come locuste quando s’uniscono.
Appena li avvistammo, uscimmo ad affrontarli
E vedemmo una moltitudine incedere contro di noi.
Ci scontrammo con il loro impeto furibondo,
Fino a che ci piegammo ai loro infallibili colpi.

74. I più malvagi della terra


al-Šaʿbī esorta a combattere contro al-Ḥağġāğ b. Yūsuf al-Ṯaqafī con il movimento di
al-Ašʿaṯ:
“O musulmani, combatteteli senza farvi scrupoli. Per Dio, non conosco nessuno sulla
faccia della terra più operoso nel male e più iniquo nel giudizio. Che si cominci con loro!
al-Ṭabarī, Ibn al-Aṯīr - al-Kāmil fī al-Tārīḫ

75. Terrorismo
al-Walīd b. ʿAbd Al-Malik nel discorso del giorno della sua successione al califfato:
O gente! Chi ostenterà quel che ha nell’anima lo colpiremo dove sono i suoi occhi58. Chi
tacerà orbene morirà per cause naturali
al-Ṭabarī

76. Un Carmate
A Baghdad un uomo si presentò dal ministro ʿAlī b.ʿĪsà per informarlo che tra i suoi vicini
vi era un tale di Shiraz appartenente al movimento dei Carmati che scambiava lettere di
informazioni con Abū Ṭāhir (il carmate) Il califfo se lo fece portare per interrogarlo, questi
confessò e disse:

58 Gli taglieremo la testa, dove appunto stanno gli occhi

59
60
Ho seguito Abū Ṭāhir unicamente perché mi è apparso chiaro che egli è nel giusto
mentre tu e il tuo padrone – intende il califfo- siete dei miscredenti che vi appropriate di
ciò che non è vostro; Iddio deve avere una prova sulla terra come il nostro imam al-Mahdī
Muḥammad b. (la sua genealogia fino a Muḥammad b. Ismāʿīl b. Ğaʿfar al-Ṣādiq) che
risiede nei paesi del Maghreb. Non siamo né i Rafiditi59 né i Duodecimani che, per la loro
ignoranza, parlano di imam che aspettano e si mentono l’uno con l’altro dicendo uno di
averlo visto o sentito recitare e, sempre per la loro ignoranza e il loro peccato, non rifiutano
che sia possibile attribuire l’età che loro credono.
Gli domandò allora ʿAlī b.ʿĪsà : “Ti sei mischiato ai miei soldati e li hai conosciuti, chi
di loro fa parte del tuo gruppo?”
Rispose: “E tu con quest’intelligenza ti occupi del ministero? Come pretendi che io
consegni un gruppo di credenti a dei miscredenti perché li ammazzino?”
Ordinò che fosse violentemente percosso e gli fossero vietati mangiare e bere. Morì dopo
tre giorni.
Ibn al-Aṯīr - al-Kāmil fī al-Tārīḫ

77. Posizione morale


Quando Bābik al-Ḫurramī, fatto prigioniero, passò davanti alle schiere di coloro che da
lui erano stati imprigionati, essi presero a schiaffeggiarsi il viso e a piangere; al-Afšīn,
capo dell’esercito Abbaside inveì contro di loro che dissero:
“Era gentile con noi”
al-Ṭabarī

78. Confessione al momento della morte


Prima di morire al-Muʿtaṣim disse:
“Se avessi saputo che la mia vita sarebbe stata così breve non avrei fatto quello che
ho fatto”
al-Muʿtaṣim quando si adirava non si curava né di chi uccideva né di quel che
faceva.
al-Ṭabarī

79. Nudi
I Banu ʿAqīl fecero un imboscata sulla strada di Ğudda60 a un gruppo di pellegrini,
mentre combattevano i soldati del califfo alcuni di loro gridavano:
Tu hai due vestiti e mia madre è nuda
Dammi il tuo vestito, figlio di meretrice!
al-Ṭabarī

59 Sciiti estremisti che non riconoscono nemmeno i primi due califfi Ben Guidati Abū Bakr e ʿUmar
60 L’odierna Jeddah in Arabia Saudita

61
62
80. Con i poveri contro i poeti
Il poeta Ğarīr61 descrive il califfo Omayyade dopo essere uscito senza aver ottenuto
nulla da lui:
“Si tiene vicino i poveri e allontana i poeti”
Kitāb al-Aġānī

81. I padri adulteri


Mentre venivano mostrate le schiave a ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz, al-ʿAbbās b. al-Walīd, il
quale si trovava al suo cospetto, ogni volta che gli passava davanti una schiava di suo
gusto, si metteva a dire: “ Principe dei credenti, scegli questa..” Quando fu troppo ʿUmar
gli disse:
“Mi stai ordinando di commettere adulterio?”
Allora al-ʿAbbās uscì e passando davanti a un gruppo della tribù degli Omayyadi in attesa
di entrare da ʿUmar disse loro:
“Che state a fare davanti alla porta di un uomo che sostiene che vostri padri erano dei
fornicatori.”
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq

82. La lealtà dei poveri


Il profeta Muḥammad chiedeva sempre l’appoggio dei poveri che avevano compiuto la
Hijra, ovvero chiedeva di aiutarlo a raggiungere la vittoria con le loro invocazioni e
preghiere, tramanda al-Nisāʾī da Abū Saʿīd che il profeta ha detto: “Invero Iddio ha fatto
vincere questo popolo per i suoi deboli, con le loro preghiere, invocazioni e la loro lealtà.”

83. I due opposti morali


Un beduino chiamato Abū Ḥanbal:
Dopo che erano scese le locuste nel suo cortile venne da lui la gente della suo quartiere,
egli allora chiese loro: “Dove andate?” “Vogliamo i tuoi vicini, le locuste che sono scese
nel tuo cortile” risposero. Il beduino replicò: “Orbene giacché le avete chiamate “miei
vicini” non le avrete mai!” … Ordinò ai suoi di sfoderare la spada e difendere le locuste.

Muḥammad b. ʿAbd al-Malik al-Zayyāt ministro di al-Waṯiq:


Un tale gli disse: “Siamo imparentati per la nostra vicinanza di case.” Rispose: “Una
parentela fra muri”
al-Rāġib al-Iṣfahānī - Muḥāḍarāt al-Udabāʾ

84. Valore di un rivoluzionario


Abū al-Fawāris, uno dei capi dei Carmati nella provincia di al-Kūfa dopo essere stato fatto
prigioniero fu portato davanti ad al-Muʿtaḍid che gli disse:
“Rispondimi, ritenete forse che l’essenza divina e l’essenza dei profeti discenda nei vostri
corpi

61 Poeta del periodo omayyade, celebre per essere molto devoto.

63
64
e vi preserva dall’errore assistendovi nelle buone azioni?”
Rispose:
“Ma guarda questo! Se anche l’essenza divina scendesse in noi che fastidio ti darebbe? E
se scendesse l’essenza del diavolo per te sarebbe meglio? Perciò non chiedere ciò che non
t’interessa ma chiedi di ciò che ti riguarda!
“Cosa dici di ciò che mi riguarda” Chiese allora al-Muʿtaḍid
“Dico che quando l’inviato di Dio è morto il vostro antenato al-ʿAbbās era vivo: ha forse
preteso il califfato o qualcuno dei Compagni ha dato il suo assenso in merito? Poi è morto
Abū Bakr che ha scelto come successore ʿUmar, conosceva la posizione di al-ʿAbbās ma
non fece mai il suo nome; poi è morto ʿUmar che ha designato un consiglio di sei, neanche
lui lo aveva nominato, né lo aveva inserito fra loro; quindi in base a cosa meritereste voi il
califfato, quando i Compagni erano d’accordo ad escluderne il vostro antenato?
al-Muʿtaḍid non seppe cosa rispondere e ordinò che il capo dei Carmati fosse torturato: gli
amputarono mani e piedi e lui sopravvisse, lo dovettero decapitare.
Ibn al-Aṯīr - al-Kāmil fī al-Tārīḫ

85. Il comportamento di un re
Šaraf al-Dawla il Buwayhide inviò un ambasciatore ai Carmati stanziati ad al-Aḥsāʾ62.
Quando fece ritorno presentò il suo rapporto sul viaggio e aggiunse a voce: “I Carmati mi
hanno domandato a proposito del re ed io gli ho parlato del suo comportamento probo.
Allora mi hanno detto: “E infatti … Ha cambiato tre ministri in un anno senza motivo!” Da
quel momento Šaraf al-Dawla provò ad astenersi dal cambiare i suoi ministri.”
Ibn al-Aṯīr - al-Kāmil fī al-Tārīḫ

86. Le trappole di un re corrotto


Dice Ibn al-Aṯīr nel Kāmil che Maḥmūd b. Sabuktakīn - al-Ġaznawī – dichiarò guerra ad
Allegoristi, Mutaziliti e filosofi: in tutto ciò il suo obiettivo era l’accumulo di danaro.
Accadde allora che venisse a sapere di un ricchissimo uomo di Nishapur, lo fece quindi
portare a Ghazna e gli disse: “C’è giunta voce che sei un Carmate.” L’uomo, che aveva
capito il suo intento, rispose: “Non sono Carmate ma ho denaro; che se ne prenda quel che
si vuole, ma mi si liberi da questo nome!”
Gli prese il danaro e scrisse una lettera che attestava l’ortodossia della suo credo …
Ibn al-Aṯīr - al-Kāmil fī al-Tārīḫ

87. La casa che più merita di essere distrutta


Dice Ibn al-Aṯīr -nel al-Kāmil fī al-Tārīḫ:
Nell’anno 442 del Hijra i kharigiti, che risiedevano sulle montagne dell’Oman

62 Località dell’Arabia orientale

65
66
presero il potere su tutto il territorio sotto la guida di Rāšid aiutato dagli autoctoni a causa
del comportamento empio dei Daylam – i Buwayhidi – nei loro confronti. Quando distrusse
la casa dei principi disse: “Questa è la casa che più merita di essere distrutta … Fece
giustizia, abbassò le tasse e si vestì di lana63.

88. A proposito della lussuria dei governanti


al-Mutawakkil aveva quattro mila schiave, con tutte loro ebbe rapporti carnali
al-Masʿūdī - Murūğ al-Ḏahab

89. Devianza di un re
Ibn al-Šiḥna nel suo Rawḍa al-Manāẓir menzionando Ğalāl al-Dīn b. Malikšāh il
Selgiuchide dice che la sua mente vacillò per la morte di un servo che amava molto, al
punto tale che ne tenne a lungo vicino il cadavere e ogni giorno gli preparava un pranzo
asserendo che era migliorato rispetto al giorno prima.

90. I mercanti di schiavi


al-Ḫaṭīb al-Baġdādi ha preso questo ḥadīṯ da Abū Ḏarr al-Ġifārī:
I peggiori sono quelli che vendono la gente.
.
91. Autocritica
Fu detto a ʿĀʾiša prima della sua morte:
“Ti seppelliamo accanto al Profeta?”
Rispose: “No, poiché ho delle responsabilità su quel che è avvenuto dopo di lui.”64”
Muṭahhar b. Ṭāhir - al-Badʾ wa al-Tārīḫ, Ibn ʿAbd Rabbihi - al-ʿIqd al-Farīd

92. Lamento politico


Di Muslim b. Yazīd al-ʿAdawī all’epoca di al-Manṣūr:
Fino a quando non vedremo una giustizia di cui rallegrarci.
E non vedremo sostenitori per i fautori della verità
Che conservino la verità e su essa si basino
quando i prevaricatori muteranno colore;
O uomini, aiutateci per questa malattia senza cura
e per un cieco condottiero che conduce ciechi
al-Abšīhī - al-Mustaṭraf

93. Favoritismo
ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb:
Chi gestirà questa cosa dopo di me sappia che pretenderanno da vicino e da lontano.

63 Vestirsi di lana significa comportarsi in modo pio, come un sufi, termine che infatti deriva proprio dalla
parola ṣūf lana.
64 Allude alla Battaglia del Cammello in cui ʿĀʾiša sostenne gli avversari di ʿAlī

67
68
Giuro su Dio che non facevo altro che difendermi!
Ibn Saʿd - Ṭabaqāt

94. L’effetto del potere sulla morale


ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb:
Gli uomini rimangono onesti fin quando sovrani e capi sono onesti con loro.
Ibn Saʿd - Ṭabaqāt

95. Opportunista
ʿAbd Allāh b. ʿUmar:
Non prendo parte al conflitto ma prego dietro il vincitore.
Ibn Saʿd - Ṭabaqāt

96. Ottimismo
ʿAlī b. Abī Ṭālib:
La terra sarà certamente riempita di malvagità e ingiustizia, il male e la guerra entreranno
in ogni casa per chiedere dirham o due pietruzze, non gli siano date! Allora la terra si
riempirà di giustizia ed equità.
al-Dūlābī - al-Kunà wa al-Asmāʾ

97. Opposizione
Sufyān al-Ṯawrī:
“Chi sorride al cospetto del tiranno, gli fa posto nel consiglio o accetta i suoi regali,
infrange i vincoli dell’Islam ed è destinato alla schiera dei sostenitori della tirannide.”
Ancora di Sufyān al-Ṯawrī:
In questo tempo non essere imam, né muezzin, né maestro e non prendere soldi da nessuno
per distribuirli tra i poveri.
al-Šaʿrānī - Tanbīh al-Muġtarrīn

98. Il commercio
Sufyān al-Ṯawrī
Non guardate all’apparenza dei vestiti di mercanti e venditori, sotto ci sono lupi
feroci.
Ancora suo: Guardatevi dal sedere accanto a ricchi, religiosi, principi e venditori!
al-Šaʿrānī - Tanbīh al-Muġtarrīn

99. Contro la schiavitù


Wahb b. Munabbih
Chi si arricchisce con i soldi dei poveri, sarà impoverito; chi schiavizza per costruire sarà
punito dal crollo.

69
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100. I poveri hanno più diritto
Giunse voce a ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz che le colonne della moschea di Damasco erano
state pitturate e decorate con lo zafferano, scrisse allora al governatore: “I poveri hanno
bisogno dei dirham più delle colonne.”
al-Šaʿrānī - Tanbīh al-Muġtarrīn

101. Contro la decorazione


Sufyān al-Ṯawrī
Chi ha costruito un edificio e lo ha intarsiato con mattoni e oro è colpevole, lui e chi lo ha
aiutato.
al-Šaʿrānī - Tanbīh al-Muġtarrīn

102. Manodopera
Sufyān al-Ṯawrī
Scegliete l’artigianato poiché la massa di coloro che si presentano alle porte dei principi
invero ha bisogno di qualcosa.
al-Šaʿrānī - Tanbīh al-Muġtarrīn

103. La misurazione dell’intelletto


Sufyān al-Ṯawrī
L’intelletto di un uomo viene messo alla prova quando un povero straccione si siede sul
suo tappeto senza permesso: se l’uomo ne è infastidito allora il suo intelletto è carente.
al-Šaʿrānī - Tanbīh al-Muġtarrīn

104. Pranzo ufficiale?


Ḥadīṯ del Profeta
Il peggior cibo è il cibo del banchetto a cui sono invitati i ricchi e non i poveri
Muslim - Ṣaḥīḥ

105. L’obbedienza cieca


Il Profeta inviò un esercito cui aveva messo a capo un uomo il quale, avendo acceso un
fuoco esortò: “Entrateci!”. Alcuni di loro vollero entrarvi, altri invece dissero: “Già ci
sottraemmo da esso”65. Quando ciò fu raccontato al Profeta, ammonì coloro che avrebbero
voluto entrare nel fuoco: “Se vi foste entrati vi sareste rimasti fino al giorno della
resurrezione”. Agli altri invece rivolse belle parole, poi proferì: “Non c’è obbedienza nella
disubbidienza a Dio, invero l’obbedienza sta in ciò che è opportuno.”
Muslim - Ṣaḥīḥ

106. La forza innanzitutto


Ḥadīṯ del Profeta
Il credente forte è migliore e più amato da Dio del credente debole.
Muslim - Ṣaḥīḥ

65 Intendono che già scamparono il fuoco (dell’inferno) seguendo il Profeta.

71
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107. Gli uomini sono uguali
Ibn Taymiyya
L’aspirazione a innalzarsi sull’umanità fa parte della prevaricazione poiché gli uomini
appartengono a un'unica famiglia, pertanto il desiderio di un uomo di essere al di sopra del
suo pari è un’abiezione.
al-Siyasa al-Šarʿiyya
108. Rapporto tra produzione e tirannia
Quando al-Ḥağġāğ assunse il controllo dell’Iraq, la rendita delle imposte era di cento
milioni di dirham, poi con il perpetuarsi delle sue malversazioni e la sua cattiva politica
diminuì fino a venticinque milioni.
al-Masʿūdī - al-Tanbīh wa al-Išrāf -
109. Sii dignitoso
Ḥadīṯ
Chi va da uomo facoltoso e lo riverisce per ottenere i suoi beni, ha perduto due terzi della
sua religione.
al-Yaʿqūbī - Tārīḫ
110. Patrimoni e spese
 Buġā, militare vittorioso del terzo secolo66, ha lasciato in eredità beni e terre
del valore di dieci milioni di dinari e dieci gemme del valore di tre milioni.
 Ḥasan b. Sahl, in occasione del matrimonio di sua figlia Būrān con al-
Maʾmūn, ha speso un milione di dirham in cinque giorni; in cambio di ciò al-
Maʾmūn gli ha dato dieci milioni.
 Nel periodo di al-Rašīd67 le casse dello stato sfioravano un miliardo di
dinari.
 Yaʿqūb b. al-Layṯ ha lasciato cinquanta milioni di dirham e un milione di
dinari

111. Parità di diritti


ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb
 Non ritenetevi responsabili del diritto di chi non si ritiene responsabile del
vostro.
al-Māwardī - Adab al-Wazīr
ʿAlī b. Abī Ṭālib
 Chi si preoccupa dei diritti di chi non se ne preoccupa lo ha venerato
Nahğ al-Balaġa
Ğaʿfar al-Ṣādiq
 Rinunciare ai diritti è un’umiliazione
Ibn Šuʿba - Tuḥaf al-ʿUqūl

66 Dell’Egira.
67 Il califfo abbaside Hārūn al-Rašīd.

73
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112. Sulla tomba di Ṣaḥib al-Zanǧ
Epitaffio sulla tomba di Ṣaḥib al-Zanǧ:
La pace di Dio sia con te, miglior dimora
Partimmo e la lasciammo senza infamia,
Se è il tempo che impone la dipartita
chi dunque è salvo dalle sue avversità?
al-Tawḥīdī - al-Baṣāʾir wa al-Ḏaḫāir

113. Primo sistema di repressione


Dice al-Qalqašandī che ʿUṯmān b. ʿAffān fu il primo a servirsi di un capo della polizia.

114. I vantaggi dell’impiego!


al-Qalqašandī enumerando i vantaggi della segreteria - ovvero del lavoro
all’interno del sistema statale:
I privilegi, l’innalzamento del livello di vita, far comunella con i capi per ottenere, nel
minor tempo possibile abitazioni ampie, abiti eleganti, seguito altolocato, cavalli di razza,
servitù rinomata ed altro ancora tra gli accessori della nobiltà e gli strumenti regali.

115. Burocrazia
Dal galateo dei funzionari di al-Qalqašandī:
Quando- il funzionario- si trova al cospetto del sovrano o del suo superiore, in una seduta
pubblica o privata, gli si rivolga appositamente con ossequio e riverenza, non lo portino
trascurare ciò né la sicurezza del posto di lavoro né la lunga dimestichezza, mantenga il
protocollo e non cambi abitudini.
Inoltre deve essergli inferiore negli abiti pur mantenendosi al di sopra di ciò che indossa la
plebe

116. Contro l’alterigia classista


ʿAlī b. al-Ḥusayn diede in sposa la figlia a un suo liberto, affrancò una sua schiava e la
sposò; ʿAbd al-Malik b. Marwān gli scrisse biasimandolo in merito a ciò ma egli non gli
diede conto.
Poiché usava sedersi accanto ad Aslam, lo schiavo affrancato di ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb, un
uomo dei Qurayš lo ammonì: “Lasci i Qurayš per sederti accanto a uno schiavo della tribù
degli ʿAdī?68” ʿAlī rispose: “Invero l’uomo si siede laddove trae giovamento.”
Ibn Saʿd - Ṭabaqāt

117. Bere vino


ʿAbd al-Mağīd b. Sahl
Sono arrivato a Ḫunnāṣara69durante il califfato di ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz

68 La tribù di Umar era di lignaggio inferiore rispetto ai nobili Quraysh


69 Località nei dintorni di Damasco

75
76
ed ecco un gruppo di persone in una casa di bevitori di vino e scioperati. Ho quindi riferito
ciò al comandante della polizia di ʿUmar che mi ha detto: “Già ne ho parlato con ʿUmar b.
ʿAbd al-ʿAzīz il quale dice: “Quelli che sono nascosti dalle case, lasciali stare.”

118. Tesori
Quando morì ʿAmr b. Masʿada giunse notizia ad al-Maʾmūn che questi aveva lasciato
ottanta milioni di dirham; diede dunque il suo parere in merito: “Questo è poco per chi si è
associato a noi servendoci a lungo!
al-Māwardī - Adab al-Wazīr

119. Unità del genere umano


Abū Bakr al-Zubaydī al-Išbīlī
La povertà nella propria patria è come vivere all’estero
Il denaro all’estero è come vivere nella propria patria
La terra è un unicum continuo
Gli esseri umani sono fratelli e vicini
Ibn Ḫallikān - Wafayāt al-Aʿyān

120. L’acquaiolo e il giurisperito


Un acquaiolo si avvicinò a un giurisperito, che attendeva presso la porta di un sultano, e gli
chiese un parere giuridico. Il giurisperito però gli disse: “Forse che questo è il luogo per un
parere?”. Rispose l’acquaiolo: “E questo è forse il luogo adatto a un giurisperito?”
al-Rāġib al-Iṣfahānī - Muḥāḍarāt al-Udabāʾ

121. Gli uomini sono tutti parenti


Abū al-Ṣalt al-Andalusī
Se dalla terra fui originato,
La terra tutta è il mio paese
E sono miei parenti gli uomini tutti

122. Ribelli
Ziyāda b. Mizyad
Ci piegheremo davanti ai re
Solo quando denti frantumeranno pietre

123. Il peggiore dei tre


Marwān b. al-Ḥakam stava passando in rassegna una sua proprietà ad al- Ġūṭa nel periodo
di Muʿāwiya ma qualcosa non gli tornava, disse perciò al suo amministratore:
“Maledetto! Credo proprio che tu mi stia tradendo!”
Gli rispose l’amministratore: “Lo credi e non te ne accerti?”
“Lo fai?” disse Marwān

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“Sì per Dio! certo che ti tradisco, come tu d’altronde tradisci il Principe dei credenti che a
sua volta tradisce Iddio! Che maledica Dio il peggiore dei tre.”
Ibn ‘Abd Rabbihi - al-ʿIqd al-Farīd

124. Guerriglia
al-Aḥnaf b. Qays da il suo parere sui kharigiti: “Lasciano da parte quelli che nitriscono per
montare quelli che ragliano, passano la notte in un luogo e ma di mattina stanno già
altrove. Sarà lunga la loro questione.”
al-Ǧāḥiẓ - Kitāb - al-Biġāl

125. Aiuto!
Poeta Abbaside
Questo tempo di cui ci raccontavano
Nei detti di Kaʿb e Ibn Masʿūd
Se rimarrà così, senza che accada alcun cambiamento
Non piangeremo le morti né le nascite festeggeremo.
Abū Sulaymān al-Busti - Kitāb al-ʿUzla

126. Noi e loro

 Abū Ḏarr al-Ġifarī:


Loro s’ingozzano, noi mangiucchiamo
al-Ǧāḥiẓ - al-Buḫalāʾ
 Chiese una beduina al marito:

“Viviamo meglio noi o i figli di Marwān70?”


“Loro stanno meglio di noi di giorno ma noi, di notte, siamo più puri.

127. L’origine dell’ingiustizia


Nel Nahğ al-Balaġa:
Chi possiede è tiranno.
Nel Corano:
L’uomo prevarica, appena crede d’esser ricco71

128. La temperanza dei governanti


ʿAlī b. Abī Ṭālib
Iddio impone ai sovrani giusti di misurarsi sulla gente debole affinché il povero non sia
oppresso dalla propria miseria.
Nahğ al-Balaġa, Ibn ‘Abd Rabbihi - al-ʿIqd al-Farīd

70 Allude ai califfi omayyadi del ramo Marwanide.


71 Cor. XCVI, 6,7

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129. Raccomandazione
Non nasconderti dalla gente; anteponi l’umile al nobile, il debole al forte e le donne agli
uomini.
al-Ǧāḥiẓ - Kitāb al-Ḥuğğāb
130. A un giudice
Dalla raccomandazione di Umar b. al-Ḫaṭṭāb a Šurayḥ mentre lo nominava giudice:
Non essere maligno né vendicativo. Non comprare e non vendere.
al-Aġānī

131. Gli arabi al cospetto della tirannia


 ʿAbd ar-Raḥmān b. Abī Bakr commenta la successione di Yazīd al
califfato72:
Volete dunque farne un Cosrovato o un Ercolato73? dove ogni volta che
muore Cosroe o Ercole un altro Cosroe o Ercole prende il loro posto?
al-Imāma wa-l-Siyāsa, al-Aġānī, Ibn ʿAbd al-Barr - al-Istīʿāb, al-
Ḫawarizmī Maqtal al-Ḥusayn
 al-Rabīʿ b. Ziyād al-Ḥāriṯī commentando l’assassinio di Ḥağar b. ʿAdī
Gli arabi continuano a essere uccisi mentre sono prigionieri74. Se si fossero
indignati contro tal omicidio nessun uomo sarebbe più stato ucciso così.
Tuttavia lo hanno accettato, umiliandosi.
al-Ṭabarī
 ʿAʾiša sull’omicidio di Ḥağar:
Se non avessimo saputo che ogni volta che abbiamo cambiato qualcosa
siamo precipitati in qualcosa di più grave, avremmo cambiato l’assassinio di
Ḥağar
al-Aġānī
 ʿAmmār b. Yāsir parlando degli Omayyadi :
Hanno assaggiato i beni terreni, li hanno trovati gustosi e li hanno divorati;
sapevano che la Verità, se vi si fossero attenuti , li avrebbe fatti astenere dai
piaceri mondani in cui sguazzavano. Hanno ingannato i loro seguaci
dicendo che il loro capo era stato ucciso ingiustamente75 per diventare, in
virtù di ciò, re e prevaricatori.
Ibn al-Aṯīr - al-Kāmil fī al-Tārīḫ

72Yazīd è stato il primo califfo nominato per via ereditaria e non eletto da un consiglio di saggi.
73 Allude ai persiani e ai bizantini i cui sovrani presso gli arabi erano chiamati per antonomasia
rispettivamente Cosroe e Ercole.
74 Considerato un ‘infamia disonorevole essere ucciso da prigioniero piuttosto che morire in battaglia.
75 Intende ʿUṯmān b. ʿAffān.

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 Profezia attribuita da Abū Ḏarr76 al Profeta:
Quando la famiglia di Abū al-ʿĀṣ raggiungerà i quaranta uomini si
serviranno dei beni di Dio a turno, dei Suoi servi come schiavi e della loro
religione come guadagno
al-Yaʿqūbī - Tārīḫ

132. Contro le conquiste


Sufyān al-Ṯawrī
Combattere gli idolatri è un dovere unicamente quando sono loro a cominciare, in tal caso
affrontarli per difendersi diventa obbligatorio.

133. Un esempio di estorsione


Abū Ḥamza il kharigita parla del califfo:
Indossa due vestiti tessuti per lui e valutati mille dinari dai loro proprietari, ottenuti
illegalmente e spesi senza alcun diritto, dopo che in loro nome uomini hanno subito
ingiurie e teste sono state rasate.77.
al-Aġānī, Ibn al-Aṯīr - al-Kāmil fī al-Tārīḫ

134. La rovina imminente


Il Profeta nell’ultimo periodo:
Si avvicina la discordia come l’incedere della notte nera, alla sua fine segue l’inizio
al-Ṭabarī - Tārīḫ, Ibn ʿAbd al-Barr - al-Istīʿāb

ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb:
Giuro che ho dato a l’Islam la vita del cammello
Ibn al-Ğawzi, Tārīḫ ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb

135. La fine della remora


ʿĀʾišah dopo aver appreso la notizia dell’uccisione di ʿAlī b. Abī Ṭālib:
Gli arabi facciano quello che vogliono, tanto non hanno più nessuno che glielo
impedisca.
Ibn ʿAbd al-Barr - al-Istīʿāb

136.
Internazionalismo feudale
al-Maʾmūn
La nobiltà è lignaggio: il nobile arabo è più prossimo al nobile persiano che il plebeo
persiano ai nobili. E così all’arabo nobile è più prossimo il nobile persiano che l’arabo
plebeo.

76 Vedi Abū Ḏarr al-Ġifarī nell’indice dei nomi.


77 Tortura

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137. Tesori
Saʿd b. Abī Waqqāṣ ha lasciato duecentocinquantamila dirham
Ṭalḥa78 trenta milioni di dirham di proprietà e beni immobili
Due milioni e centomila dirham e centomila dinari in monete
E cento otri contenenti ognuna tre quintali d’oro.
Ibn Saʿd - Ṭabaqāt

138. Mercanti
Muḥammad b. Ḥamdūn al-Nadīm:
Prendete gli averi dei mercanti a credito
Illimitato; essi sono dei furfanti
E voi non ne avete colpa
tutto quel che accumulano è illecito
al-Maʿarrī:
Nel deserto ci sono ladroni di cammelli di razza,
Anche nelle città e nei mercati ci sono ladroni,
Aa questi vengono chiamati uomini giusti79
O mercanti, mentre il nome dato a primi è beduini

139. Il minimo indispensabile


Muḥammad a ʿĀʾiša
Se vuoi starmi accanto ti basti del mondo una bisaccia da viaggio, guardati inoltre dal
sedere accanto ai ricchi e non buttar un vestito finché lo puoi rammendare.
Ibn Saʿd - Ṭabaqāt, al-Tirmiḏī – Sunan, al-Suyūṭī - al-Laʾāliʾ al-Maṣnuʿa

140. Sobrietà nell’abitazione


Ḥadīṯ attribuito
La peggiore destinazione del denaro del musulmano è la costruzione
Ibn Saʿd - Ṭabaqāt

141. Evitare di possedere


Dalle scelte di al-Nawawī:
Non prendetevi il podere e amate la vita
al-Nawawī - Riyāḍ al-Ṣāliḥīn

78 Entrambi i personaggi citati sono Compagni del Profeta.


79 Cor. V, 95

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142. Profezia
Ḥadīṯ
Il dinaro e il dirham distrussero chi c’era prima di voi e voi distruggeranno.
al-Kulaynī - Uṣūl al-Kāfī

143. Il sostentamento minimo


Ḥadīṯ attribuito al Profeta Muḥammad
Il figlio di Adamo non ha diritto che a queste tre cose:
una casa in cui abitare, un vestito che copra le sue vergogne e una bisaccia con pane ed
acqua

144. Autocritica
Abū Muslim al-Ḫurāsānī:
Ibn al-Muʿāfà disse a Sua Eccellenza Abū Muslim: “O principe hai compiuto qualcosa, nel
fondare lo stato degli Abbasidi80 la cui ricompensa non ti lesinerà paradiso …” Replicò
Abū Muslim: “Temo più l’inferno, per Allah, di quanto aspiri al paradiso; di certo
spengendo la brace degli omayyadi ho acceso i fuochi degli abbasidi: se mi rallegro di ciò
che ho spento, quanta tristezza per quel che ho acceso!”
Un altro racconta:
Ho sentito Abū Muslim durante la stazione sul monte ʿArafāt81 che diceva piangendo:
“O Dio mi pento di ciò che non credo mi perdonerai!”
Allora gli ho detto: “O principe è forse che a Dio Potente ed Eccelso risulta difficile
perdonare un peccato?”
Mi ha risposto: “Ho intessuto una veste di malvagità che non si logorerà finché durerà lo
stato degli Abbasidi, quanti e quante, urlando, mi malediranno quando la loro questione si
farà ancor più grave; come può Dio perdonare qualcuno cui tutte queste persone saranno
avverse?
al-Bayhaqī - al-Maḥāsin wa-l-Masāwīʾ

145. Tra i danni della comunicazione ufficiale


Abū Sulaymān al-Busti nel libro al-ʿUzla:
Ciò che instilla la superbia e il compiacimento delle proprie idee nell’anima dei sovrani è
l’eccesso di lodi da parte delle persone. Se fossero imparziali e sinceri con loro, allora essi
vedrebbero la verità e niente delle loro questioni sarebbe loro occultato...

Abū Ḥayyān at-Tawḥīdī in Maṯālib al-Wazīrayn su Ṣaḥib b. ʿAbbād:

80 Egli fu il primo generale degli Abbasidi ed è a lui che si deve il successo della loro rivoluzione. Proprio da
loro, con al-Ma’mūn verrà ucciso.
81 Monte situato a venti chilometri a est da Mecca, tappa obbligatoria del pellegrinaggio islamico.

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88
Così si corrompe chi non ha nessuno che corregga i suoi errori, che raddrizzi le sue
devianze e lo rimproveri quando si comporta male: non ascolta altro che “ben detto
capo, ben fatto padrone.”

146. Regali ai governanti


Regalarono a ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb una mela delle montagne del Libano che egli desiderava.
Avendola rifiutata gli dissero:
“Ti sarà giunta voce che il Profeta mangiava quel che gli veniva donato?” E lui rispose:
“I regali all’Inviato di Dio erano regali, a noi è corruzione”
Ibn Saʿd - Ṭabaqāt, al-Baṣāʾir wa-l-Ḏaḫāir

147. Direttiva mediatica


Mentre ʿAbd al-Malik b. Marwān passava in rassegna i suoi collaboratori costoro
rimembravano la vita di ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb, disse quindi loro: “Basta ricordare ʿUmar! È
uno spregio ai governatori e causa e motivo di disordine per i sudditi”
al-Tawḥidī - al-Baṣāʾir, al-Rāġib al-Iṣfahānī - Muḥāḍarāt al-Udabāʾ

148. Liberalismo di un Califfo


ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb entrò presso un gruppo di gente che beveva e accendeva fuochi nelle
capanne e disse: “Vi ho vietato di darvi all’alcol e state bevendo, vi ho vietato inoltre di
accendere fuochi nelle capanne e li state accendendo …” Si accingeva a punirli quando gli
risposero: “Adagio, Principe dei credenti, Iddio ti ha vietato di spiare e hai spiato, ti ha poi
vietato di entrare senza permesso e sei entrato …” Disse allora ʿUmar: “Siamo pari” e se
ne andò.
Ibn ‘Abd Rabbihi - al-ʿIqd al-Farīd

149. Indicazioni classiste


Yaḥya b. ʿAdī nel Tahḏīb al-Aḫlāq:
-La cupidigia è spregevole per tutti eccetto che per i re: i beni, i tesori e i lussi superflui
sostengono il regno, presentando i re in una luce favorevole ed accrescono la riverenza
nell’animo dei suoi sudditi,del personale nonché dei suoi nemici e oppositori.
-La passione amorosa è per tutti indecente, sennonché per i giovanotti, i facoltosi e gli
altolocati è un po’ meno indecente

150. Democrazia dei sapienti


Abū Ḥanīfa:
Ciò in cui crediamo non è che un’ opinione, non vi obblighiamo nessuno, né sosteniamo
che vada accettata con la forza,

89
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anzi chi ha qualcosa di migliore ce lo porti …
Ibn ʿAbd al-Barr - al-Intiqāʾ

151. Sul significato della parola “cafone”


Da Abū ʿĀṣim al-Nabīl:
Un uomo venne da lui e gli disse: “Mia moglie mi ha chiamato cafone, io le ho detto: se io
sono un cafone allora tu sei ripudiata tre volte82”
Gli domandò quindi Abū ʿĀṣim: Sei fra quelli che assistono alle incornate fra montoni e ai
combattimenti tra galli?”
“No!”
“ Sei uno di quelli che il giorno in cui il sultano espone i prigionieri assistono dicendo:
quello è più gagliardo di quell’altro?”
“ No!”
“ Sei un uomo che quando esce il principe di venerdì si siede per lui sul bordo della strada
e rimane al suo posto finché non prega e se ne va?”
“No!”
Concluse Abū ʿĀṣim: “Allora non sei un cafone: il cafone è chi fa questo genere di cose.
Abū Sulaymān al-Bustī - Kitāb al-ʿUzla

152. Farla in barba al califfo


Abū Ḥanīfa era noto per la sua opposizione ai califfi, aveva cercato di sfuggire ad al-
Maʾmūn dopo essere stato costretto a compiere l’atto di riconoscimento ufficiale. In
seguito, allorché fu introdotto presso di lui, quasi con la forza, al-Maʾmūn gli domandò:
“Tu sei esperto negli stratagemmi: Iddio ti è testimone che tu mi reso l’atto di
riconoscimento sinceramente, dal cuore?
Rispose Abū Ḥanīfa:
“Iddio mi è testimone fino a che si leverà l’ora.”83
“Mi basta” concluse al-Maʾmūn.
Quando uscì i suoi amici lo apostrofarono: “ Hai sentenziato contro te stesso, dandogli il
riconoscimento fino all’ora della resurrezione!” allora Abū Ḥanīfa gli spiegò: “In realtà
intendevo fino all’ora in cui ti alzi dal tuo posto per andare a urinare o ad espletare altri
bisogni…”
Ibn ʿAbd al-Barr - al-Intiqāʾ

153. Due posizioni divergenti


Dopo l’annuncio dell’amnistia, il giorno della conquista della Mecca, Salmān il persiano,
Ṣuhayb il bizantino e Bilāl l’abissino dissero84: “Le spade di Dio non si sono prese quel
che avrebbero dovuto dalle gole del nemico di Dio!” Replicò loro Abū Bakr:

82 Nel diritto islamico dopo il terzo divorzio da una stessa donna è quello definitivo, dopo non la si può
più risposare.
83 La frase di Abū Ḥanifa è ambigua, in arabo potrebbe alludere sia l’Ora del giorno del giudizio, sia il

momento dell’impellenza di andare in bagno.


84 Vedendo Abū Sufyān, capo dei coreisciti, principale avversari di Muḥammad, vivo e non giustiziato a

causa dell’amnistia

91
92
“Parlate così dello sceicco dei Qurayš, loro capo?”
al-Suhaylī - al-Rawḍ al-Unuf

154. Previsioni intelligenti


Attribuito a ʿUtba b. Ġazwān
Ricordo di quando ero il settimo di sette in compagnia del Profeta e non avevamo altro
cibo che le foglie degli alberi che ci tagliavano l’interno delle guance … e all’oggi non c’è
nessuno di noi che non sia principe su una delle varie città. Dio mi scampi dall’essere fiero
di me stesso ma insignificante presso gli altri; non c’è profezia che non si trasformi fino a
concludersi in un regno. E vedrete i principi dopo di me...
Ibn al-Ğawzī – al-Quṣṣāṣ wa al-Muḏakkirūn, Ibn ʿAbd al-Barr - al-Istīʿāb

155. Contro la tortura


Ḥadīṯ del Profeta
I più puri nell’uccidere sono i fedeli85
Ibn Māğa - Sunan

156. Salmān il persiano


Un tale disse a Ğaʿfar al-Ṣādiq: “Quanto ti sento citare Salmān il persiano!”
Rispose: “Questo per tre sue qualità: la prima è che amava il Principe dei credenti –
intende ʿAlī b. Abī Ṭālib – più di se stesso; la seconda è il suo amore per i poveri che
preferiva ai ricchi e i danarosi; la terza è il suo amore per la sapienza e i sapienti.
ʿAlī Ḫān al-Ḥusaynī - al-Darağāt al-Rafīʿa

157. Protesta
Un soldato al fronte all’epoca di Muʿāwiya
Muʿāwiya, o mandi la nostra famiglia
A noi, o torneremo indietro
Ci lasci al fronte tutto questo tempo come Cosroe coi suoi soldati,
Augurandoti che dimenticheremo le nostre speranze?

158. Barbarie
C’era una donna tra gli idolatri chiamata Qurfa che molto insultava il profeta Muḥammad.
Zayd b. al-Ḥariṯa86 la imprigionò in una delle sue guarnigioni poi la legò a due cavalli e li
fece correre finché non le si dilaniarono le membra.
al-Suhaylī - al-Rawḍ al-Unuf

85 Uccidere in modo puro sta per giustiziare i condannati senza torturarli, ovviamente si tratta di un
contesto in cui la pena di morte era universalmente accettata.
86 Figlio adottivo del Profeta!

93
94
159. Tra califfato e monarchia
Dissero a Safīna, schiavo di Umm Salama: “Gli Omayyadi sostengono che il califfato sia
loro!”
Rispose: hanno mentito i due culi dei figli della negra87, loro semmai sono re e fra i
peggiori re!

160. Interpretazione
Alcuni suoi gregari, mentre lo incitavano a cibarsi di pietanze raffinate, dissero ad ʿUmar
b. ʿAbd al-ʿAzīz:
“Iddio nel Suo libro ha detto: [Mangiate delle cose buone che vi abbiamo destinato]88”
“Assolutamente no! Hai interpretato in modo fallace, invero Egli intendeva le cose buone
che provengono del guadagno lecito e non le bontà alimentari!
Ibn Saʿd - Ṭabaqāt

161. Contro la schiavitù


Uno di loro (di ʿUmar):
Cavalcavo per portare la posta a ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz quando in una zona della
Siria si è rotta la carovana. Allora ho requisito dei cavalli e sono giunto da lui che si
trovava a Ḥunnāṣara.
Mi ha detto: “Che hanno fatto le ali dei musulmani?”
“Che cosa sono le ali dei musulmani?”
“La posta”
“Si è interrotta nel territorio …”
“Come sei venuto allora?”
“Con lo sfruttamento: ho requisito i cavalli dei Nabatei”
Allora mi ha detto: “Asservite sotto il mio potere?”
Poi ha ordinato che mi fossero inflitte quaranta frustate.
Ibn Saʿd - Ṭabaqāt

162. Posizioni
Un prigioniero kharigita fu portato da al-Walīd b. Abd al-Malik che gli chiese: “Cosa ne
pensi di al-Ḥağġāğ?”

87 In arabo Zarqāʾ (blu)


88 Cor. II, 57

95
96
“E cosa dovrei pensare di lui che non è altro che uno dei tuoi peccati, e una fiamma del tuo
fuoco? Iddio ti maledica e maledica al-Ḥağġāğ !”… Si girò al-Walīd verso ʿUmar89, ivi
presente, e gli domandò: “Cosa dici di questo?” rispose ʿUmar, “Quest’uomo vi insulta: o
lo insultate anche voi, come egli vi ha insultato, o lo perdonate.” al-Walīd si adirò ed se la
prese con ʿUmar: “Mi viene da pensar che tu non sia altro che un kharigita!”
Ibn Abī Ḥadīd - Šarḥ Nahğ al-Balaġa

 Nel Nahğ al-Balaġa:


Un kharigita insultò ʿAlī b. Abī Ṭālib ma quando i suoi compagni si apprestavano a punirlo
ʿAlī disse loro: “Alt! A un insulto si risponda con un altro insulto o con il perdono del
peccato”

163. Equipollenza nell’immoralità


ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb diceva: “Non assegnate posti di potere a ebrei e cristiani poiché essi
accettano la corruzione che non è lecita nella religione di Dio.
In seguito al-Šuhdī commentando: E i nostri – ovvero i Musulmani – la accettano
ancor più di loro!
al-Abšīhī - al-Mustaṭraf

164. La giustizia invece del coraggio


Si attribuisce ad al-Iskandar il seguente colloquio:
Chiese al-Iskandar ai saggi di Babilonia e dell’India: “Cos’è per voi più importante, la
giustizia o il coraggio?”
Costoro risposero: “Usando giustizia si può fare a meno del coraggio.”

165. La vera roccaforte


Il governatore di Ḥimṣ scrisse a ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz: “Sono crollate le mura della
città, se il Principe dei Credenti ci permette di ripararle …”
“Proteggi la tua città con la giustizia e monda le sue strade dalla scelleratezza.
Questa sarà la sua roccaforte..”
al-ʿIqd al-Farīd, al-Mustaṭraf, Tārīḫ al-Ḫulafaʾ, ʿUyūn al-Aḫbār

89 ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz, il futuro califfo Omayyade.

97
98
166. Aristocratico
Dissero ad al-Ḥağğāğ b. Arṭaʾa
“Che ti succede, non assisti alla preghiera del venerdì?”
Rispose: “Ho paura di essere sgomitato dagli erbivendoli”

167. Il capo e il ṣūfī


al-Tawḥīdī nel Maṯālib al-Wazīrayn
Domandai ad Abū al-Farağ ,il ṣūfī di Baghdad: “Tu sei un venerando ṣūfī e hai un’ ottima
reputazione, perché dunque intraprendi discorsi sull’ascetismo, il rapporto spirituale con
Dio, le idee, la tentazione diabolica e la purificazione delle azioni con quell’uomo? – cioè
al-Ṣāḥib b. ʿAbbād90 - Questo è un sapere di cui discutere con coloro che padroneggiano
l’annientamento nell’essenza divina91.”
Il ṣūfī replicò:
Costui è un uomo spudorato e altolocato, ha successo, denaro ed è obbedito, non posso
arrivare a ciò che detiene se non con la spudoratezza ed io, che ho la schiena appesantita
dalla prole bisognosa di nutrimento, faccio lo stupido con lui per un’ora per ottenere un po’
di questi beni mondani in nome dei quali si scannano a vicenda nobili e plebei.”

168. Faziosità di classe


al-Tawḥīdī, ricordando Ibn al-ʿAmīd92,dice:
“Stava lavorando a un libro che aveva intitolato “la creazione e la morale”, ne avevo
sfogliata qualche pagina e non era un granché però, d’altronde, la merda dei capi è un
dolce di datteri; il fetore delle ascelle dei ricchi è profumo d’agàlloco e gli scarafaggi dei
regnanti sono rari e bellissimi fiori.”
Tawḥīdī - Maṯālib al-Wazīrayn

169. Il grande intento


“Qual è il tuo fine nel luogo in cui sei diretto?”Aveva domandato Ḥamdān b. al-Ašʿaṯ (il
carmate), ad un predicatore ismailita nel Sawād93 che aveva da poco aderito al movimento.
Egli rispose:
“Mi è stato ordinato di invitare la popolazione dalla barbarie alla sapienza, dalla perdizione
alla retta via, dalla mestizia alla felicità; di liberarli dalle sventure dell’umiliazione e della
miseria e di donargli ciò che possa liberarli della stanchezza e della fatica.”
al-Ġazzālī - Faḍāʾiḥ al-Bāṭiniyya

90 Ṣāḥib bin ʿAbbād e Ibn al-ʿAmīd erano i due ministri che al-Tawḥīdī dileggia nel libro Maṯālib al-
Wazīrayn., (vedi indice degli autori)
91 Termini del sufismo.
92 Vedi nota 88
93 Il territorio fertile e coltivato dell’Iraq, spesso per estensione con Sawād si intende tutto l’Iraq.

99
100
170. Il califfato tra Qurayš e Nabatei
Ḍirār b. ʿUmar al-Muʿtazilī:
Se - come candidati al califfato – restassero solo un qurayšita e un nabateo, nomineremmo
il nabateo e escluderemmo il Qurayšita poiché la loro tribù è meno numerosa e, qualora
disobbedisse Iddio e volessimo deporlo, le sue resistenze sarebbero trascurabili
al-Šahristānī - al-Malal wa-al-Niḥal
171. La pace
Aforisma
La pace fa riposare la mente e rinvigorisce l’anima degli uomini.

172. La situazione asiatica


Aforisma
Meglio un re giusto di un periodo fertile

173. Programma di governo


Raccomandazione rivolta a un re attribuita ad Hermes:
La pima cosa che ti raccomando è di essere timorato di Dio e di tributarGli obbedienza.
Tre sono le cose che deve tenere a mente colui al quale affiderai l’autorità sul popolo: il
suo potere si estende su una grande moltitudine; coloro che sono sotto la sua autorità sono
liberi, non schiavi; la terza è che la sua sovranità non perdura. I sudditi stanno quieti con
chi è benevolo nei loro confronti e avversano chi si comporta malevolmente; il potere è per
i sudditi, se gli sono avversi allora è fine a se stesso. Comportati rettamente in vista
dell’altra vita e anche la tua vita terrena prospererà. Mantieni i segreti, sii pronto nelle
situazioni e sii serio nelle richieste. Se proponi, agisci. Devi preservare la gente
dell’alchimia suprema, ovvero gli agricoltori, i soldati, infatti, aumentano grazie a loro e le
casse del tesoro prosperano. Sii munifico con i sapienti e anteponili a tutto affinché i
sudditi non ignorino il loro valore; sii generoso con chi ricerca la sapienza, in modo che la
sua mente si purifichi. Taglia la mano a chi ruba, la gola ai briganti. Chi troverai insieme a
un altro maschio brucialo nel fuoco; chi troverai oppresso prendilo per mano. Abbi cura
della situazione dei prigionieri ogni mese e accertati che non sia imprigionato chi ha subito
ingiustizia. Consultati con chi reputi saggio e sarai immune dai danni del dispotismo. Non
aver fretta di punire le piccole colpe e ma agevola la via per chiedere il perdono.
al-Qiftī - Aḫbār al-Ḥukkam

174. Parità nella vita terrena


I Mutaziliti:
Nella vita terrena la grazia di Dio sugli infedeli è pari alla Sua grazia sui credenti, senza
distinzione.
al-Faḫr al-Rāzī

175. Proprieta privata


Qaṭarī b. al-Fuğāʾa:
Gli giunse notizia che uno dei capi dei kharigiti possedeva settanta mila dinari, ne fu
turbato e commentò:

101
102
Non è bene che un musulmano possegga settanta mila dinari,… è un sovvertimento.
al-Mubarrid - al-Kāmil

176. Servi del potere


al-Muhallab b. Abi Ṣufra era in lotta con i kharigiti alla testa di un esercito della fazione
di Muṣʿab b. al-Zubayr. Giunse la notizia dell’uccisione di Muṣʿab e i kharigiti ne vennero
a conoscenza prima di al-Muhallab. I due eserciti si accordarono per incontrarsi nei pressi
del fossato e i kharigiti domandarono: Cosa ne pensate di Muṣʿab?” “Un condottiero sulla
retta via” risposero i muhallabiti. “E cosa dite di ʿAbd al-Malik94?” chiesero ancora i
kharigiti. “Un empio ingannatore.” Risposero.
Passarono due giorni e la notizia dell’uccisione di Muṣʿab e dell’assestamento del potere
di ʿAbd al-Malik giunse all’esercito di al-Muhallab, al quale pervenne una missiva proprio
di ʿAbd al-Malik che gli riconfermava il comando dell’esercito. Quando poi i due eserciti
s’incontrarono nuovamente nei pressi del fossato e i kharigiti domandarono cosa
pensassero di Muṣʿab essi si astennero dal rispondere; quando, subito dopo, chiesero il loro
parere su ʿAbd al-Malik, costoro asserirono che era un condottiero sulla retta via.
Commentarono allora i kharigiti: “O nemici di Allāh e schiavi della vita terrena: fino a ieri
era un empio impostore e oggi è un condottiero ben guidato?!”
al-Mubarrid – al-Kāmil

177. Tirannide
ʿAbd al-Malik b. Marwān:
“Un tempo evitavo di calpestare le formiche, oggi al-Ḥağğāğ mi scrive di aver ucciso una
moltitudine di esseri umani e neanche ci faccio caso.”
Un giorno al-Zuhrī – il faqīh – gli disse: “Mi è giunta voce che hai bevuto liquore!”
“Si per Dio … e il sangue..”

178. Il poeta il sultano


Dissero Kulṯūm al-ʿAttābī : “Perché non ti rechi presso il sultano per servirlo?”
Ed egli rispose: “Poiché lo vedo far doni a certuni senza merito ne favore e ucciderne altri
senza difetto né colpa e non so proprio a quale delle due categorie apparterrei io!”

179. Il giudice ladro


Una donna si recò da un giudice e gli disse: “Mio marito è morto lasciando genitori, figli,
una moglie, una famiglia e ricchezze.” Egli allora le disse:

94ʿAbd al-Malik e Muṣʿab erano in guerra, in quella che viene ricordata come la seconda guerra civile
dell’Islam.

103
104
“Ai genitori il lutto95, ai figli la mancanza di un padre, alla moglie un sostituto e alla
famiglia la penuria e l’ignominia. Le ricchezze portale da noi affinché fra voi non
sorga disputa.”

180. I risultati dello scontro per il potere


Dopo che al-Qāhir b-illah l’abbaside fu destituito e messo in prigione, ne fu fatto uscire al
cambio della situazione e poi rimesso dentro e fatto uscire nuovamente. Dopo la sua
destituzione era stato privato di tutto ciò che possedeva tanto che un giorno uscì e si fermò
nella moschea di al-Manṣūr per chiedere l’elemosina alla gente. Un abbaside lo vide, gli
vietò di farlo, e gli diede cinquecento dirham.

181. Gli antagonisti in un unico scrigno


al-Ḥusayn b. al-Qāsim, prima di venir licenziato e allontanato dall’Iraq, era un ministro di
al-Muqtadir . Quando poi Ibn Muqla assunse il ministero, intrigò per ucciderlo per liberarsi
della sua rivalità e gli fece tagliare la testa. Dopodiché la testa fu portata a corte in uno
scrigno che fu riposto in un armadio seguendo un’usanza consueta. Durante il califfato di
al-Muttaqī avvenne una sommossa e alcuni settori del palazzo reale furono depredati, fra
cui quello in cui si trovava quell’armadio. Lo scrigno fu tirato fuori ed ecco che dentro vi
erano una testa e una mano con sopra un bigliettino su cui era scritto: “ Questa è la mano
che ha firmato per tagliare questa testa”.
al-Nuwayrī - al-Ilmām
182. Dio e il sultano
Il sultano è la potenza di Dio sulla terra; se su qualcuno, avendolo disdegnato, si abbatte
una sventura, rimproveri se e solo se stesso!
183. Impegno di classe
ʿAlī b. Abī Ṭālib:
“Iddio impone ai sapienti di non tollerare né l’ingordigia del prevaricatore né la fame
dell’oppresso.
Nahğ al-Balaġa
184. La situazione asiatica
Aforisma:
L’agricoltura affronta migliaia di avversità, nessuna immensa quanto l’empietà del
Sultano.

185. Sulla via della tirannia


a) al-Zubayr b. ʿAwwām commentando l’uccisione di ʿUṯmān96:
“Se non si svezza la gente da simili azioni, non ci sarà alcun sovrano che non sarà ucciso
da questa schiatta.”
al-Ṭabarī

95Si traduce lutto la parola araba ‫ ﺛ ُ ﻛ ْل‬ṯukl che descirve la situazione di un genitore a cui muore un figlio,
l’opposto di orfano. Interessante sarebbe rilevare perché nell’immaginario delle lingue europee non si sia
sentito la necessità di definire questa condizione.
96 96 Si intende ʿUṯmān b. ʿAffān

105
106
b) Muʿāwiya b. Abī Sufyān dopo che una donna di Hamdān aveva osato contro di lui:
Il figlio di Abū Ṭālib97 vi ha fatto assaporare il gusto dell’ardire contro il sovrano: ci vorrà
tempo prima che vi disabituiate.
Ibn al-Ṭayfūr - Balāġāt al-Nisāʾ

186. Ibn Rušd98 e i califfi ben guidati


Nella raccolta politica di Platone:
L’antica repubblica degli arabi è da considerarsi una copia esatta della repubblica di
Platone, poi questo altissimo esempio fu rovinato da Muʿāwiya con l’istituzione del potere
assoluto della dinastia omayyade, che ha aperto la strada al periodo dei colpi di stato in cui
è coinvolta anche la nostra penisola. – l’Andalusia –

187. Fidāʾiyy99
Un giorno al-Manṣūr tenne un discorso dicendo:
“Da quando esercito il potere su di voi, Iddio vi ha sollevato dalla peste.” Al che un uomo
si alzo e prese parola::
“Perché Dio è troppo generoso da farci avere al-Manṣūr insieme alla peste!”

188. Esortazione
I migliori martiri sono Ḥamza b. ʿAbd al-Muṭṭalib e un uomo che, alzatosi dinnanzi a un
despota, gli intima cosa deve fare e cosa non deve fare, anche se verrà ucciso per questo.
Altra forma:
Il migliore ğihād è dichiarare la verità contro un sultano empio.
al-Dūlābī, al-Ḫaṭīb al-Baġdādī, al-Tirmiḏī

189. La via per la gloria


Giunse voce a Ğaʿfar b. Sulaymān governatore di Medina che Mālik b. Anas aveva
stabilito con una fatwa che il divorzio coatto non è lecito. Intendeva con ciò che il
riconoscimento del califfato abbaside non era valido per nessuno poiché ottenuto con la
forza. Condotto presso di lui ordinò al boia di appenderlo orizzontalmente per mani e piedi,
poi presero a frustarlo fino a che non gli si slogarono le spalle.. “Fu compiuto su di lui
qualcosa di veramente grave”
Il trasmettitore della notizia racconta che da quel dì la gente non smise di ammirare
Mālik, quasi che quelle frustate fossero state un gioiello di cui si era adornato.
Ibn ʿAbd al-Barr - al-Intiqāʾ

97 Sarebbe ʿAlī
98 Il famoso Averroè
99 Martire per la fede, si è lasciato il termine arabo perché diffuso anche nell’uso corrente italiano.

107
108
190. I limiti della libertà secondo loro
Muʿāwiya b. Abī Sufyān:
“Non metto ostacoli tra la gente e le loro parole finché non mettono ostacoli tra me e il
potere.”

191. Uccidere i re
Ğābir b. Ḥunayy al-Taġlībī
Diamo ai re la pace fintanto che agiscono con giustizia,
Niente ci vieta di ucciderli.

192. Intuizione
Durante il Ṭawāf100 al-Manṣūr incontrò un giurisperito che non lo riconobbe, afferrò allora
le sue mani e gli disse:
“Mi conosci?”
Egli rispose: “Non ti conosco ma la tua stretta di mano è quella di un prepotente.”
al-Imāma wa al-Siyāsa

193. Commerciare con la religione


ʿUṯmān b. ʿAffān allargò la moschea del Profeta spendendo dici mila dirham delle sue
ricchezze. La gente diceva:
“Allarga la moschea del Profeta e modifica la sua sunna”.
al-Balāḏurī -al-Ansāb

194. Paura del popolo


Ḥabīb b.Maslama al-Fihrī avvisò Muʿāwiya che l’attività di Abū Ḏarr101 in Siria era
diventata allarmante:
“Abū Ḏarr ti sta rovinando la Siria, rimunera i suoi abitanti, in caso di necessità.”
al-Balāḏurī - al-Ansāb

195. Per far tacere l’opposizione


ʿUṯmān b. ʿAffān aveva convocato una riunione con i suoi governatori Saʿīd b. al-Āṣ,
Ibn ʿĀmir e Muʿāwiya per discutere riguardo all’opposizione che infiammava contro di lui.
ʿUṯmān disse loro: “Il popolo ha compiuto quello che vedete, ebbene consigliatemi.”
Rispose allora Saʿīd: “Non farli tornare dal fronte102 e continua a mandarli in missione fino
a che la sventura del loro cavallo sarà più impellente delle parole.

196. La situazione asiatica


Il sultano è il perno su cui gira il mulino del mondo.
Ibn ʿAbd Rabbihi - al-ʿIqd al-Farīd

100 Rito del pellegrinaggio consistente nel girare sette volte intorno alla Kaʿba (Traini)
101 Vedi Abū Ḏarr al-Ġifarī sull’indice dei nomi.
102 Traduco con questa locuzione il verbo: َ ‫( ﺟ َ ﻣ ﱠر‬ğammara) “Retenir l’armée cantonnée dans le pays

ennemi” – Kazimirsky.

109
110
197. Impostura
ʿAbd Allāh b. al-Zubayr si alzava la futa103 e portava la frusta cercando di emulare ʿUmar
b. al-Ḫaṭṭāb; Abū Ḥurra lo apostrofò: “Dei comportamenti del Fārūq104 non riscontriamo in
te altro che una futa e una vecchia frusta.
al-Balāḏurī - al-Ansāb
198. L’opportunismo dell’incapace
Un poeta:
Prosternati, nella sua era, innanzi a una mala scimmia
assecondala fintanto che resta al potere

199. Perché si combattono


ʿAbd Allāh b. ʿUmar sullo scontro tra omayyadi e zubayriti: “ Speravo di non morire prima
di sapere fin dove sarebbe giunta la questione di Ibn Zubayr; abbia Dio misericordia di
Abū Bakr – intende ʿAbd Allāh b. Zubayr – che bramava i dirham dell’Iraq e abbia pietà
anche di Marwān105 che anelava ai dirham della Siria.”
al-Balāḏurī - al-Ansāb

200. Pronta risposta


ʿUbayd Allāh b. Ziyad imprigionò un kharigita e ordinò che fosse ucciso ma le guardie
indugiarono nell’ucciderlo poiché era molto devoto. Mentre era esposto nella pubblica
piazza, passò di lì un uomo di nome al-Muṯallam, gli fu addosso con la spada e lo uccise. I
kharigiti, allora, fecero spiare al-Muṯallam poi infiltrarono un gruppo a casa sua per trattare
l’acquisto di una cammella, lo uccisero e lo seppellirono nel cortile di casa. Giunse ciò a
Ibn Ziyad che commentò: “Non so come agire, ogni volta che faccio uccidere uno di questi
rinnegati che subito ammazzano chi l’ha ucciso!”
al-Balāḏurī - al-Ansāb

201. La situazione dei mawālī


Di Abu Ḥurra
Porta mie notizie all’omayyade, se lo incontri
E a Ibn Zubayr e agli arabi porta mie notizie
Che i mawālī sono giunti e rimproverano
Il califfo, e la fame e la guerra lamentano
I vostri fratelli se l’afflizione occupa la vostra piazza
E non vedete in noi altro legame

103 In arabo Izār “panno cinto ai lombi” (Traini), traduco con “futa” vocabolo in uso in Yemen per indicare
appunto questa sorta di pareo legato alla vita indossato dagli uomini locali; la parola saio sarebbe risultata
inesatta come anche veste rituale del pellegrinaggi, futa invece è calzante e risulta accettabile anche
all’orecchio italiano.
104 Epiteto di ʿUmar
105 Allude a Marwān il califfo omayyade.

111
112
Promettiamo a Dio una promessa che non infrangiamo
Non si accetterà il destino del consiglio dopo la dipartita
Cosa ci potrebbe succedere e cosa mai perdiamo
Qualunque re vinca intorno a noi?
al-Balāḏurī - al-Ansāb

202. Paradossi del potere


Un poeta:
Un giorno grasso, un giorno magro,
E uno più amaro della coloquintide;
Una notte la passo alla mensa dei re
La notte dopo in un letamaio.

203. La democrazia della spada


Durante un consiglio a Damasco Muʿāwiya mise al vaglio l’atto di riconoscimento di suo
figlio Yazīd come principe ereditario; si accese una disputa e gli astanti si divisero tra chi
era favore e chi era contro. Uno si alzò e tenne un discorso dicendo:
“Il principe dei credenti è questo” E indicò verso Muʿāwiya
“Se muore sarà quello” E indicò verso Yazīd.
“E per chi non accetta c’è questo” E indicò la spada.
Muʿāwiya allora gli disse:
“Siediti, poiché tu sei il signore degli oratori”

204. Fino a far scorrere il mio sangue / La causa sufficiente per la rivoluzione
Mentre Muḥammad b. Ibrāhīm conosciuto come Ibn Ṭabāṭabā al-Ḥusaynī camminava per
le strade di al-Kūfa, preparandosi per l’insurrezione contro al-Maʾmūn, ecco che vide una
vecchia che seguiva i carri dei datteri per raccogliere quelli che ne cadevano e metterli
nella veste logora che portava. Le domandò perché facesse ciò ed ella rispose: “Sono una
donna senza un uomo che si occupi del mio sostentamento e ho delle figlie incapaci di
badare a se stesse e allora seguo questo sulla strada per nutrire me e la mia prole..”

113
114
Muḥammad pianse amaramente e disse:
“Tu, per Allāh, e quelli come te domani mi farete insorgere fino a che scorra il mio
sangue!”
Abū al-Farağ al-Iṣbahānī - Maqātil al-Ṭalibīyyin
205. Il mendicante e il califfo
Quando un mendicante fermava Bašīr al-Raḥḥāl per chiedergli l’elemosina Bašīr gli
diceva: “Ehi amico tu hai un credito presso un uomo di qui106, se questa gente mi aiuterà
contro di lui ti prenderò quello che ti spetta e ti renderò ricco.”
Diceva allora il mendicante: “Parlerò io con loro”
Si diresse allora dalla gente nella moschea e prese a dire:
“Oh Gente, questo signore sostiene che ho un credito presso un uomo e che se voi lo
aiuterete contro di lui prenderà quel che mi spetta, perciò vi scongiuro in nome di Dio di
aiutarlo!”
La gente della moschea, che sapeva ciò che intendeva Bašīr, gli diceva: “Quel signore si
diverte”
Abū al-Farağ al-Iṣbahānī - Maqātil al-Ṭalibīyyin

206. Chi spegne la fiamma


Bašīr al-Raḥḥāl alludendo ad al-Manṣūr:
Tu che ieri diceva che qualora aveste governato sareste stati onesti e avreste fatto e
cambiato, poi quando avete ricevuto il potere che onestà hai mostrato, quale tirannia hai
abbattuto, a quale oppresso hai reso giustizia? … Aah quanto assomiglia questa notte a
ieri... Porto nel petto una fiamma che solo la freddezza della giustizia o il calore della
lancia spegneranno!
Abū al-Farağ al-Iṣbahānī - Maqātil al-Ṭalibīyyin
207. Chi è migliore fra loro?
Domandarono ad Abū Ḥanifa di Ibrāhīm b. ʿAbd Allāh107:
“Cosa è meglio, secondo te, dopo aver già compiuto il pellegrinaggio108 una volta, tra
andare a combattere con quest’uomo o il pellegrinaggio?” Così rispose:
“La guerra109, dopo un pellegrinaggio dell’Islam, è meglio di cinquanta pellegrinaggi.”
208. Lo strato più basso e la famiglia del profeta
Un gruppo di poveri chiese il permesso di entrare a Muḥammad b. Zayd al-ʿAlawī
governatore del Ṭabaristān che disse: “Entrate, d’altronde non ci amano altri che l’invalido
e l’orbo!”

209. I poeti del sultano


Il poeta Abū al-ʿAmayṯal entrò presso Ṭahir per lodarlo e quando gli baciò le mani Ṭahir
esclamò: “Quanto sono ruvidi i tuoi baffi, Abū al-ʿAmayṯal …” Ed egli allora:

106 Intende il Califfo al-Manṣūr.


107 Alide ribelle del periodo Abbaside..
108 Nell’Islam il pellegrinaggio è da compiersi obbligatoriamente almeno una volta ma è raccomandabile

tutti gli anni.


109 S’intende ovviamente la guerra contro gli infedeli, intesi qua come i califfi.

115
116
“Gli aculei del porcospino non possono nuocere gli artigli del leone.”
Ṭahir scoppiò a ridere e disse: “Questa frase mi è piaciuta più di ogni poesia!” Gli diede
mille dirham per la qasida e tremila dirham per quelle parole.

210. La raccomandazione di un ladro


ʿUṯmān al-Ḫayyāṭ ai suoi compari tra i lesti ladroni:
“Garantitemi tre cose ed io vi garantisco la salvezza: non rubate ai vicini, rispettate le
donne e rubate senza superare la quota di un socio alla pari110, anche se per le loro
menzogne, le frodi, l’inadempienza verso l’elemosina e il negare i depositi, sarete più
degni voi di quel che v’è nelle loro mani.”
*Il pronome nelle “loro mani” si riferisce ai ricchi

211. La situazione asiatica


ʿAbd Allāh si fermo da al-Zibriqān per la sua acqua ma questi gliela negò. Era l’acqua
chiamata Bunyān. ʿAbd Allāh inveì111 contro di lui:
“E quando al-Zibriqān nega la sua acqua
Non ottempera la religione e non si affida a Dio”
al-Zibriqān cavalcò da ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb per denunciare ʿAbd Allāh, ʿUmar chiese
informazioni su quanto successo a ʿAbd Allāh il quale gli riferì:
“Sono sceso presso la sua acqua ma lui me l’ha proibita”
ʿUmar allora disse: “O Zibriqān, neghi la tua acqua al viandante?”
Ed egli rispose: “O principe dei credenti, non dovrei negare un acqua di cui i miei antenati
hanno scavato il canale e la fonte e che ho scavato io con le miei mani?”
A quel punto ʿUmar sbottò:“Giuro su Colui che ha nelle sue mani la mia anima che se mi
verrò a sapere che hai negato la tua acqua ai viandanti non convivrai mai più con me nel
Nağd! 112”
al-Aġānī

212. I musulmani tra due epoche


Abū Ḏarr al-Ġifarī:
Gli uomini erano foglie senza spini,
Ormai sono diventati spini, senza più foglie
Ibn al-Marzubān - Faḍl al-kilāb

110 Non rubate più della metà dei beni della vittima
111 S’intende qui con “inveire” scrivere un hijāʾ “Invettiva in versi”, genere poetico arabo.
112 Questo aneddoto non può non richiamare alla mente una delle scene iniziali del film Lawrence d’Arabia,

quando ‘Ali (Omar Sharif) spara alla guida di Lawrence solo per aver bevuto dal suo pozzo.

117
118
213. Il dazio del potere
ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz prima di diventare califfo si vestiva con abiti costosi – cari – ma
quando poi ce li aveva addosso li trovava rozzi. Dopo che ricevette il califfato li
abbandonò per abiti ruvidi.
Šarḥ nahğ al-balaġa

214. Sulla strada della trasformazione


Abū Ḏarr113 dopo che erano state ampliate le costruzioni di Medina:
“L’Inviato di Dio mi aveva ordinato di lasciare Medina quando le costruzioni avrebbero
raggiunto Salʿ114… annunciate, o medinesi, un attacco devastatore e una guerra terribile.”

215. Egoismo di classe


Hišām b. ʿAbd al-Malik vide un uomo cavalcare un cavallo birḏawn115 bactriano e gli
chiese: “Dove hai l’hai preso?”
“Me l’ha portato un tizio”
Allora Hišām contrariato commentò:
“Tanto s’è ingrandita la Bactriana che la cavalca persino il popolo?”
al-Masʿūdī - Murūğ al-Ḏahab

216. Le cause della caduta degli omayyadi


Subito dopo la fine del loro potere per mano degli abbasidi fu domandato ad alcuni
sceicchi ed esattori degli Omayyadi:
“Quale è stato il motivo del declino del crollo del vostro regno?”
“I nostri piaceri ci hanno distolto dal controllare ciò che era nostro dovere controllare e
così abbiamo oppresso i nostri sudditi i quali hanno perso le speranze di essere trattati
equamente e si sono augurati di liberarsi di noi. Talmente tanto sono stati perseguitati
quelli che pagavano le imposte, che ci hanno abbandonato e le nostre proprietà sono andate
in malora e la cassa dello stato s’è svuotata; ci siamo dunque affidati ai nostri ministri i
quali hanno preferito i loro agi ai nostri profitti concludendo affari senza di noi, tenendoci
all’oscuro. Il compenso dei nostri soldati ha tardato tanto che è cessata la loro obbedienza
nei nostri confronti, i nostri nemici li hanno richiamati ed hanno fatto causa comune con
loro per combatterci. L’averci occultato le notizie è stata, comunque, tra le cause più certe
della fine del nostro potere.
al-Masʿūdī - Murūğ al-Ḏahab

217. Abiezioni della politica abbaside


al-Manṣūr volle sbarazzarsi di suo zio ʿAbd Allāh b. ʿAlī mentre era in arresto presso di
lui, così ordinò a uno dei suoi dipendenti di escogitare un modo per farlo … Questi, entrato
da ʿAbd Allāh mentre si trovava con una schiava, prese a strangolarlo fino a che lo uccise
sotto gli occhi della ragazza. Dopo averlo steso sul letto

113 Vedi Abū Ḏarr al-Ġifarī nell’indice dei nomi.


114 Monte nei pressi di Medina.
115. Vedi nota 54 pag. 55.

119
120
prese la schiava per strozzarla ma lei lo supplicò:
“O servo di Dio, uccidimi ma non così!”…
In seguito questo boia raccontava: “ Tra quelli che ho ucciso non ho avuto compassione
di nessuno tranne che di lei: mi sono voltato e le ho ordinato che si soffocasse lei stessa.
Poi l’ho messa con lui sul letto e ho infilato la sua mano sotto il suo fianco e la mano di lui
sotto il fianco di lei, come fossero abbracciati e ho dato ordine che la casa fosse abbattuta
sopra di loro. Dopodiché abbiamo fatto venire il giudice Ibn ʿAllām e altri perché
vedessero ʿAbd Allāh e la ragazza abbracciati in quel modo e affinché testimoniassero che
erano morti sotto il crollo della casa mentre giacevano insieme.”
al-Masʿūdī - Murūğ al-Ḏahab

218. I musulmani
ʿAbd Allāh b. ʿAmr b. al-ʿĀṣ entrò nella moschea di al-Ḥarām116 dopo che era stata
diroccata dalla catapulta durante l’assedio a Ibn al-Zubayr e la Kaʿba aveva preso fuoco.
Pianse e si rivolse ai musulmani:
“Oh Gente, se Abū Hurayra117 vi avesse detto che avreste assassinato il figlio del vostro
Profeta e avreste bruciato la casa del vostro Signore, di certo avreste affermato che non
nessuno è più menzognero di Abū Hurayra: noi che uccidiamo il figlio del nostro Profeta e
bruciamo la casa del Signore? Perdio, l’avete fatto! Avete assassinato il figlio del vostro
Profeta e bruciato la casa del signore. Attendete il castigo! Vi giuro su colui che ha in
mano la vita di ʿAbd Allāh b. ʿAmr, che Dio vi confonderà in fazioni e a taluni farà
assaporare la forza degli altri…”
al-Balāḏurī - al-Ansāb

219. Astuzie dei califfi


Sorse un alterco tra Muʿāwiya e un uomo della tribù Bāhila che lo aveva udito dire:
“Giuro che sono stato sul punto di riempire una nave con i Bāhila, per mandarla in mare
aperto e affondarla non appena avesse preso il largo.”
L’uomo replicò:
“Ebbene noi non ci accontenteremo nemmeno con lo stesso numero di Omayyadi
(morti)…”
Indi Muʿāwiya lo insultò:
“Taci corvo maculato!”
Il bahilita a quel punto gli disse:
“Può darsi che il corvo arrivi dall’avvoltoio per beccarlo nell’occhio”

116 La Moschea Sacra della Mecca, al suo interno si trova la Kaʿba.


117 Trasmettitore di ḥadīṯ famoso per l’autenticità delle sue parole.

121
122
E quando suo figlio Yazīd udì di questa disputa gli domandò: “Perché non l’hai ucciso?”
Muʿāwiya rimase in silenzio.
Poi, dopo qualche tempo, gli si presentò l’occasione di arruolare quel bahilita e mandarlo
ad uno dei fronti della conquista dove fu ucciso, ed allora disse Muʿāwiya al figlio:
“Così è più discreto e più prudente.”

220. Chi è peggio?


al-Ǧāḥiẓ
E per quanto riguarda chi rende i figli degli accattoni cechi, zoppi, dagli cisposi e gobbi
è chiamato mušaʿʿib. Ed io non so chi tra loro sia di più immensamente infedele e dal
cuore più cattivo: se i padri e le madri che consegnano i loro figli al mušaʿʿib quando sono
ancora bambini perché cechi loro gli occhi, gli azzoppi le gambe, li renda invalidi e li
deturpi, o il mušaʿʿib stesso che ha lasciato ogni altro mestiere sulla terra per imparare
questo e l’ha reso la sua fonte di guadagno inseparabile…

221. Solo per stare tranquilli


al-Muʿtaḍid l’abbaside decise di fare una sortita verso Āmad – Armenia – per
combattere un dissidente. Nel suo carcere c’era un gruppo di politici e uomini di scienza:
prima di partire da Baghdad, diede ordine che fossero tutti giustiziati per il solo motivo era
di alleviare il cuore dalla preoccupazione nei loro confronti.. Furono uccisi. Tra essi vi era
anche Aḥmad b. Ṭayyib al-Saraḫsanī allievo di al-Kindī
al-Qiftī - Aḫbār al-Ḥukamaʾ

222. Posizione
Hišām b. ʿAbd al-Malik mandò una lettera ad al-Aʿmaš chiedendogli di scrivere delle
virtù di Uṯmān e dei vizi di ʿAlī, al-Aʿmaš prese il foglio e lo diede da mangiare a una
pecora, dopodiché disse al messaggero di Hišām: “Digli che questa è la mis risposta.” “Ha
giurato che mi avrebbe ucciso se non fossi tornato con una tua risposta.” Disse allora il
messaggero. A quel punto intervennero alcuni degli astanti: “Abū Muḥammad, salvalo
dalla morte!” Per quanto insistettero egli scrisse:
“Dunque Principe dei Credenti, se anche Uṯmān avesse posseduto tutte le virtù
dell’umanità non ti sarebbe di alcun utilità e se anche ʿAlī avesse avuto tutti i vizi degli
uomini non ti farebbe il minimo danno, tu pensa alle tue faccende e alla pace.”
Ibn Ḫallikān - Wafayāt al-Aʿyān

223. Un modello fascista


Saʿīd b. Tawfīl era il medico di Aḥmad ibn Ṭūlūn ma quest’ultimo lo trattava con sgarbo
e lo ignorava tanto che egli ebbe a lamentarsene con il segretario del principe il quale gli
disse: “Tu sei molto bravo nella tua professione e non hai nessuna colpa tranne quella che
te ne glori senza sottometterti nel servirlo; mostrati gentile con lui e sii compiacente.”

123
124
“Ti giuro che il mio atteggiamento nel servirlo è come quello del topo con il gatto o
dell’agnello con il lupo…”
Ibn Ṭūlūn lo aveva minacciato dicendogli: “Sappi che morirai prima di me se la mia
morte dovesse avvenire a letto, poiché non ti permetterò di godere della vita dopo di me.”
Poi avvenne che a Ibn Ṭūlūn venne voglia di ʿaṣīda118, piatto che Saʿīd gli aveva vietato,
ma lui ne mangiò comunque, senza avvisarlo. Nel frattempo, siccome gli era arrivata della
frutta da Damasco, gli chiese un parere sulla mela cotogna e Saʿīd gli consigliò di
mordicchiarla a stomaco vuoto affinché gli facesse bene. Quando poi l’altro se ne andò,
Ibn Ṭūlūn si mangiò la mela cotogna e subito gli venne una forte diarrea, al che, dopo
averlo fatto chiamare, immediatamente lo apostrofò: “Figlio di una buona donna, avevi
detto che la mela cotogna mi avrebbe fatto bene e invece mi è tornata la diarrea!” Saʿīd
andò ad esaminare le feci, tornò da lui e gli disse:
“Questa è laʿaṣīda, che ti avevo proibito: era rimasta nel tuo intestino che non riusciva a
digerirla a causa della sua debolezza, poi la mela cotogna l’ha spremuta; inoltre non avevo
acconsentito a che ne mangiasi, bensì ti avevo consigliato di succhiarla.”
Poi Saʿīd gli domandò quante se ne fosse mangiato ed egli disse che erano due; allorché
Saʿīd lo rimproverò: “Hai mangiato le mele per saziarti, non come cura!”
“Figlio di sgualdrina, stai seduto a farti beffe di me sano come un pesce mentre io sono
malato e moribondo!” Dopodiché chiese la frusta e gli diede duecento frustate, poi lo fece
portare in giro sul cammello e ordinò che fosse gridato pubblicamente: “Questo è il premio
di chi ha avuto la fiducia ed ha tradito.”
Le guardie gli confiscarono la casa e dopo due giorni morì.

Ibn Abī Uṣaybiʿa -Ṭabaqāt al-Aṭibbaʾ -

224. Modo di produzione asiatica


Ğaʿfar al-Ṣādiq
Se desideri il sapere cerca in primis la verità della devozione nella tua anima poi cerca la
conoscenza facendone buon uso.
E a quel punto gli fu domandato su questa verità della devozione, ed egli rispose:
“Significa che l’uomo non deve credere di possedere ciò che Dio gli ha concesso, poiché
egli non ha nulla, bensì consideri i beni come i beni di Dio, riposti dove Egli ha ordinato.
Quando l’uomo non ritiene ciò che è stato concesso a lui da Dio come una proprietà allora
stima i beni mondani e il contatto con gli uomini poco importanti e così non vi aspira più,
né per accumularne né per ostentazione.

225. Posizione classista


Profezia pronunciata da Muḥammad
“Alla fine dell’era verrà un popolo che sarà esortato a astenersi dalla vita terrena ma non se
ne asterrà, sarà esortato a desiderare la vita eterna

118 Dolce con farina, burro e miele

125
126
ma non la desidererà, gli sarà proibito fare visita ai governanti ma non vi rinuncerà,
allontanerà i poveri e avvicinerà i ricchi: quelli saranno prevaricatori, nemici di Dio.”
Mawʿiẓat al-Sālikīna

226. Contro il fanatismo religioso


Si narra che Abramo non mangiava finché non trovava un ospite, pertanto passò un giorno
e una notte interi senza nutrirsi a causa della mancanza di un ospite; uscì, dunque, per i
campi in cerca di qualcuno da invitare. Incontrò un vecchio e lo interrogò scoprendo che
era un idolatra. Perciò gli disse: “Se fossi stato musulmano, ti avrei ospitato.” E se ne andò.
Discese allora Gabriele e lo ammonì:
“L’Eccelso – intende Dio - dice: “l’ho nutrito per settanta anni e un giorno che ho dato a te
il suo pasto tu glielo neghi?”

227. Sfida
Abū Ṭāhir al-Qurmuṭī al califfo abbaside:
Mi cerchi quando non mi vedi
Quando poi arrivo oltrepassi il ponte
O figli di ʿAbbās, chi vi appoggia?
Ragazzini, eunuchi o donne?
al-Rāġib al-Iṣfahānī - Muḥāḍarāt al-Udabāʾ

228. Modo di produzione asiatica


Nel Corano
E largite parte di quei beni di cui vi ha costituito eredi119

229. Manodopera
Si racconta che Gesù aveva ricavato pane e acqua per i suoi apostoli dalla terra, essi allora
gli dissero: “O Spirito di Dio, chi è meglio di noi quando questo è il nostro cibo?” Egli
rispose:
Chi lavora con le proprie mani e si nutre con i suoi guadagni è migliore di voi.”
Mawʿiẓat al-Sālikīna

230. Modo di produzione asiatica


Si narra che un giorno il Cristo camminava con un gruppo dei suoi discepoli e quando fu
mezzogiorno passarono per un campo le cui spighe di grano erano pronte per il raccolto.
Essi allora gli dissero: “Inviato di Dio, siamo affamati.” Al che Dio gli rivelò di permettere
loro di mangiarne ed egli glielo permise. Essi pertanto si sparpagliarono nel campo
sgranando le spighe di grano e mangiandone. Mentre erano così affaccendati ecco che
venne

119 Cor. LVII, 7

127
128
il padrone del campo dicendo: “Il mio campo, la mia terra ereditata dai miei padri! Chi vi
ha dato il permesso di mangiarne?” Gesù invocò il Signore che inviò tutti coloro che
avevano posseduto quella terra da Adamo fino a quel tempo. Ed ecco che per la Sua
volontà vi furono presso ogni spiga uomini e donne gridando: “Il mio campo, la mia terra
ereditata dai miei padri!”. Il padrone del campo ebbe di loro paura, ed egli, che aveva
sentito di Gesù ma non lo conosceva, quando lo riconobbe gli disse: “Perdono o Inviato di
Dio, non ti avevo riconosciuto, il mio campo, i miei beni e tutto ciò che possiedo è tuo.” Il
Cristo pianse e disse: “Sia tu maledetto! Costoro, tutti costoro ereditarono questa terra e
l’abitarono poi la lasciarono e tu anche la lascerai e li seguirai, non hai né terra né beni.”
Mawʿiẓat al-Sālikīna

231. Difesa dei neri


al-Ǧāḥiẓ
In risposta a chi disprezza le qualità dei negri sostenendo che sono inferiori dei bianchi
quanto a mente e corpo:
“Voi non avete visto i veri neri per come sono, invero avete visto solo i prigionieri che
vengono dalle coste, dalle foreste e dalle valli di Qunbula la cui popolazione è priva di
bellezza e intelligenza, poiché i neri sono di due tipi: Qunbula e Lanğawiyya120 come
anche gli arabi provengono da Qaḥṭān e ʿAdnān … voi non avete visto mai uno dei
Lanğawiyya, né della costa né dell’entroterra, se li aveste visti avreste dimenticato bellezza
e perfezione121.”
al-Ğāḥiẓ - Faḫr al-Sūdān

232. Contro l’autoritarismo


ʿAlī b. Abī Ṭālib si rivolge a un governante autoritario
“Sei uno sconsiderato, non governi, forse, un popolo che ti odia?
Asās al-Balaġa

233. Il popolo, il potere e la cultura


Attribuito a Muḥammad
Ci sono due categorie della mia gente che se si comporteranno onestamente allora anche il
popolo sarà onesto, se invece saranno empi anche il popolo sarà empio: sono i principi e i
sapienti.

234. Settarismo
Nei libri di ammonimenti attribuiti agli imam sciiti:
I nostri seguaci usciranno dalle loro tombe con i volti splendenti e gli occhi lieti di coloro
che hanno ricevuto la grazia: la gente sarà spaventata ma loro non temeranno, sarà afflitta
ma loro non proveranno tristezza.

120Non si è riuscito a identificare questi luoghi.


121Un’ affermazione che ricorda un’idea tipicamente colonialista che reputava i neri abissini, con il naso
simile a quello europeo più intelligenti degli altri neri africani dal naso schiacciato.

129
ʿ

130
235. Alī e gli schiavi
Nelle fonti sciite:
ʿAlī b. Abī Ṭālib piantava le palme, le rivendeva e con il ricavato comprava schiavi e dopo
averli affrancati, dava loro ciò che gli avrebbe permesso di far a meno della gente.

236. Il potere orientale


al-Māwardī nel Tashīl al-Naẓr
A causa della maestosità dello status dei re, i linguisti hanno chiamato il re “capo”122
giacché hanno considerato la sua posizione nei confronti dei sudditi come quella della testa
verso il corpo e le tutti gli arti, ad essa asservite e adibite al suo trasporto ed anche perché il
corpo non sopravvivrebbe senza, ne rimarrebbe dritto.

237. …E la schiavitù generalizzata


Sempre al-Māwardī:
A causa della maestosità che ispira lo status dei re e dei loro meriti sui cittadini e le classi
del popolo, la condizione di tutti i sudditi, che sono sotto la sua autorità, anche se diversi
nell’aspetto ma simili nella creazione, non avendo egli speso né per acquistarli, né per
comprarli, è sotto molti aspetti come la condizione sit dei “posseduti”: possedere,
nell’origine della lingua deriva da “re” e non da “regno”.123

238. Eroe
ʿAbd al-Malik b. Marwān fece un discorso a la Mecca in cui diede ammonimenti al
popolo e ordinò di essere pii. Un uomo tra i presenti si alzò e disse:
“ Vacci piano! Voi date ordini ma non accettate che vi si diano ordini, voi proibite e non
vi attenete alle proibizioni. Dunque seguiremo l’esempio della condotta delle vostre anime
o ubbidiremo agli ordini delle vostre parole? Se direte “seguite l’esempio della nostra
condotta” allora dove , come e qual’è la prova e chi ci difenderà davanti a Dio per aver
emulato il comportamento di empi che a turno divorano i beni di Dio e che hanno reso
schiavi i Suoi servi ? E se direte “ubbidite ai nostri ordini e accettate i nostri consigli”,
ebbene come può consigliare gli altri chi inganna se stesso? E come si può diostrare
obbedienza a chi non ha dato prova della sua equità?
E se direte prendete la saggezza laddove la troverete e accettate la predica da chi la
sentirete, a che fine, dunque, vi avremmo consegnato le briglie delle nostre questioni e
affidato il potere sul nostro sangue e sui nostri averi? Non sapete forse che tra noi c’è chi è
più esperto nelle prediche e conosce meglio di voi le sfaccettature della lingua?
Allontanatevi dal potere o altrimenti liberatelo dalle catene e lasciatene sgombera la strada
affinché se ne occupino coloro che avete esiliato nei vari paesi trasportandoli in ogni
valle…”
A quel punto una delle guardie si alzò e lo prese. Quella notizia che s’ebbe di lui.
al-Mufīd- al-Amālī, al-Mağlisī - Biḥār al-Anwār

122 Si è tradotto utilizzando la parola “Capo” perché anche in italiano, come nell’arabo “ra’s” può designare
sia la testa, sia il leader.
123 Qua invece non c’è stato modo di far combaciare i termini arabi con quelli italiani. In arabo Mamlūk

(posseduto) è il participio passivo della radice m-l-k (possedere) dalla quale deriva Malik (re) e Mulk (regno).

131
132
239. I califfi
Šafīq b. Sulma dice ad al-Aʿmaš:
Sulaymān ti assicuro che quelli – intende i califfi – non hanno nessuna di queste due cose:
né il timor di Dio dell’Islam né la saggezza della Ğāhiliyya…
al-Māwardī - Naṣīḥat al-Mulūk

240. Divieto di fare filosofia


Abū Bakr a Salmān il Persiano
Smetti di fare filosofia poiché temo che i Compagni del Profeta divergano su molte di tali
questioni.
al-Māwardī - Naṣīḥat al-Mulūk

241. Contro la burocrazia


Sulla strada verso Siffin124ʿAlī b. Abī Ṭālib si incontrò con un i dignitari dell’Anbār125 i
quali discesero da cavallo e si precipitarono al suo cospetto. Egli domandò loro:
“Cos’è questo che avete fatto?”
Risposero costoro: “È un nostro costume con cui onoriamo i principi.”
Egli allora li ammonì: “Vi giuro che i vostri principi non traggono da ciò alcun vantaggio e
voialtri degradate la vostra vita terrena e vi angustiate l’aldilà.”

242. Gli abiti dei governanti


Si racconta ʿAlī b. Abī Ṭālib indossava un abito logoro e rattoppato, quando ciò gli fu fatto
notare. egli spiegò: “Rende il cuore docile e l’anima umile, e i credenti seguono
l’esempio.”
Nahğ al-Balaġa

243. Estremismo degli iracheni?


al-Walīd b. ʿAbd al-Malik allorché decise di costruire la sua moschea a Damasco – la
Moschea degli Omayyadi – ordinò che ogni uomo portasse un mattone. Lo fecero tranne
un iracheno che veniva portandone due. Pertanto al-Walīd gli domandò: “Da dove vieni?
Egli rispose: “Dall’Iraq”
“Voialtri dell’Iraq esagerate in tutto, persino nell’obbedienza!” Commentò il califfo.

al-Ṭabarī
244. Posizione
ʿAmr b. ʿUbayd era amico di al-Manṣūr prima che fosse nominato califfo. Dopo la nomina
lo andò a trovare per discutere di questioni pubbliche ed il califfo lo informò della realtà
delle situazioni dominanti. Quando poi volle accomiatarsi il califfo gli disse:

124 Località dove avvenne la celebre battaglia tra ʿAlī e Muʿāwiya


125 Provincia dell’Iraq

133
134
“Abbiamo dato ordine di diecimila dirham per te”
ʿAmr rispose: “Non ne ho bisogno”
“Hai dunque necessità di qualcosa?”
“Si”
al-Manṣūr: “Di cosa?”
ʿAmr: “Che non mi mandi più a chiamare”
“Quindi non ci incontreremo”
“Questa è la mia necessità”
Poi se ne andò. al-Manṣūr lo seguì con lo sguardo e recitò:
“Adagio tutti camminate
cercate tutti una preda
eccetto ʿAmr b. ʿUbayd”
al-Masʿūdī - Murūğ al-Ḏahab
245. Sfida
al-Manṣūr fece arrestare Mūsà b. ʿAbd Allāh b. al-Ḥasan126 e ordinò che gli fossero date
cinquecento frustate. Gli furono inflitte ma Mūsà, che era esile ed avvezzo alla vita agiata,
resistette impassibile. al-Manṣūr ne rimase meravigliato:
“Comprendo la gente ignobile ma cos’ha questo ragazzo che non ha mai visto il
sole127?” – con Gente ignobile intende i criminali tra briganti e ladri – Mūsà commentò
alle sue parole:
“Se resistono gli ignobili con loro ignobiltà, a maggior ragione la gente della Verità!”
Quando poi il califfo uscì al-Rabīʿ b. Yūnis il ciambellano lo rimproverò per tale tenacia
con cui aveva provocato al-Manṣūr accrescendone l’astio nei suoi confronti. Mūsà rispose:
“ Faccio parte di una stirpe che la crudeltà del potere rende più forte e resistente.”

246. La sottigliezza della diplomazia


Una delegazione degli abitanti di al-Kūfa si lamentò del loro governatore presso al-
Maʾmūn dicendo per bocca di uno: “E’ il peggior governatore sulla faccia della terra:
durante primo anno in cui ci ha governato abbiamo dovuto vendere i nostri mobile e le
nostre case;

126 Essendo Mūsà membro della famiglia del Profeta, al-Maʾmūn è convinto che a causa del lignaggio nobile
sia poco avvezzo a sopportare il dolore fisico.
127 Allude al fatto che non aveva mai faticato per lavorare.

135
136
il secondo anno abbiamo venduto i nostri terreni e le nostre provviste; il terzo anno siamo
usciti dal nostro paese e abbiamo invocato il principe dei credenti di avere misericordia
delle nostre doglianze ed essere indulgente nei nostri confronti allontanandolo da noi”
al-Maʾmūn rispose al portavoce:
“Hai mentito, invero si tratta di un uomo di reputazione e condotta lodevoli, la cui pietà e
fede sono comprovate; lo scelsi per voi poiché so quanto siete pretenziosi con i
governatori”
Al che il portavoce disse:
“O Principe dei Credenti, hai detto la verità ed io ho mentito. Ma questo governatore, la cui
pietà, fede, giustizia ed equità sono così ben riconosciute, perché l’hai destinato a noi tutti
questi anni impedendo che diffondesse la sua giustizia e rettitudine in altri paesi, così come
fece con noi?
al-Maʾmūn non trovò altra risposta se non quella di licenziare il governatore.

247. Da Cosroe a un beduino


Quando fu conquistata Ctesifonte furono portati ad ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb due bracciali di
Cosroe tra ciò che era stato preso dal suo palazzo, egli allora chiamò:
“Dov’è Surāqa b. Ğaʿšam?
“Eccomi”
ʿUmar al che gli disse:
“Prendi questi due bracciali, indossali e ringrazia Iddio che li ha tolti a Cosroe figlio di
Harmuzān per farli indossare a un beduino della tribù Mudliğ che si piscia sui talloni.
al-Nuwayrī - al-Ilmām
248. Logica militare
Uno dei condottieri del Siğistān128
È giunto da noi il capo dell’esercito del Ḫurasān da parte di Naṣr b. Aḥmad (il Samanide)
con un’immensa moltitudine di militari, dopo aver conquistato il Siğistān i suoi soldati si
sono sparsi nel paese seminando depravazione, violentando le donne per le strade. La
popolazione si è radunata presso di me e abbiamo deciso che mi recassi da lui insieme a un
giurisperito. Siamo entrati e il giurisperito ha cominciato ad ammonirlo riferendogli ciò
che facevano i soldati.
Il condottiero così gli rispose:
“Vecchio, non ti credevo così stolto! Ho con me trenta mila uomini, le loro mogli stanno a
Buḫārà, se si gli drizza il membro, cosa debbon fare? Inviarlo per posta alle loro donne?

128 Regione orientale della Persia.

137
138
Non possono far altro che infilarlo qui dove gli capita non appena gli si rizza! Questo è
qualcosa che non posso vietare ai miei soldati rovinando a loro l’umore.”
al-Tanūḫī - Nišwār al-Muḥāḍara

249. Il fascismo di un re
ʿUmar b. al-Layṯ al-Ṣaffār possedeva una casa in cui dormiva, sorvegliata da alcuni suoi
servitori. Una notte giunse e trovò uno dei servitori che dormiva in piedi appoggiato a un
muro, gli diede una gomitata su un orecchio e prese a calunniarlo finché non lo uccise.
al-Tanūḫī - Nišwār al-Muḥāḍara

250. …E il fascismo di un capo militare


Mentre mangiavo insieme a Ḥumayd al-Ṭūsī presi un pollo arrosto ma poi me ne passò la
voglia poiché ero sazio e non lo disossai. Finito il pasto, uscii ed ecco che udii un rumore
nel corridoio: era un uomo che piangeva. Costui si alzò, verso di me e mi disse: “O uomo
fai rivivere un’anima di cui tu sei stato cagione di morte.” Allorché gli domandai: “Che è
successo?” “Sono il cuoco di Ḥamīd, tu hai tastato un pollo ma poi non l’hai disossato
perciò Ḥumayd ha ritenuto che l’avessi arrostito lasciandolo crudo e quindi ha ordinato di
uccidermi.” Al che mi recai da Ḥumayd e intercessi presso di lui a favore del cuoco dopo
avergli assicurato che il pollo era ben cotto. Egli allora mi disse: “Ti faccio omaggio della
sua offesa purché costui non entri più in casa mia. Abbiamo perso la speranza nell’altra
vita, invero per noi c’è solo quella terrena e non tolleriamo che nessuno ce la renda amara,
perdio!”
al-Tanūḫī - Nišwār al-Muḥāḍara

251. La moralità della società classista


Sarī al-Saqaṭī
Da trent’anni desidero mangiare almeno un pasto senza esserne responsabile verso Dio o
verso un essere umano ma non ne ho mai avuto modo.
al-Tanūḫī - Nišwār al-Muḥāḍara
252. Vita nella società classista
Un tale si lamentò con il suo amico della sua pessima situazione, al che l’altro gli disse:
“Non te la prendere, pensa che se un uomo si fermasse in mezzo al grande mercato e
indicando con la mano verso Bāb al-Ṭāq129 gridasse: Ehi tu, infelice.. Tutti in coro
risponderebbero: “Eccomi!”
al-Tanūḫī - Nišwār al-Muḥāḍara
253. Egoismo di classe
Abū Ğaʿfar Muḥammad b. Manṣūr al-Qāḍī aveva assunto il governo della regione
dell’Ahwāz per al-Mutawakkil, Abū al-Qāsim al-Tanūḫī narra su di lui l’aneddoto
seguente:
Fui chiamato da Abū Ğaʿfar che mi disse:
“Abū Muḥammad, quanto costa il pane da voi?”

129 Quartiere di Baghdad

139
140
“Cinquanta raṭl130 costano un dirham” Risposi.
“E il pollo?”
“Tre polli un dirham.”
“E i pulcini?”
“Sei un dirham.”
“E i capretti?”
“Il miglior capretto costa due dirham.”
Poi mi domandò del miele, lo zucchero e altre cose ancora tra cui frutta e ghiaccio ed io lo
informavo del prezzo con cui realmente compravamo noi e il resto della gente come lui. E
intanto mi diceva: “Così comprate voi?” ed io rispondevo di sì.
Quando poi finì la conversazione disse: “Ragazzo, dì agli intendenti e ai servitori caricare i
bagagli, legarli sui muli e i cammelli e di sellarmi i cavalli e le portantine.”
Allora esclamai: “Iddio ti renda forte, è successo qualcosa?”
Rispose: “Sì, credevo che voi ci vendeste a quel prezzo per compiacenza nei nostri
confronti poiché rifiutammo di accettare i vostri regali, ma quando adesso mi hai informato
che io compro allo stesso prezzo della gente del popolo ho capito che in questo paese non
esiste senso dell’onore verso un nobile e che anzi miserabile a lui è considerato pari nei
piaceri e nelle virtù: non c’è necessità, dunque, che io vi risieda, devo partire subito per
stabilirmi dove la mia nobiltà sia palese e il mio beneficio presso Dio sia manifesto!”
Quel giorno stesso partì.
al-Tanūḫī - Nišwār al-Muḥāḍara

254. Ucciderlo per completare il numero


Bağkam, Principe dei Principi a Baghdad, diede ordine a un gruppo delle sue guardie di
uccidere una banda di beduini imprigionati nell’Anbār e di portargli le loro teste. Erano
dieci e quelli li uccisero tutti, presero le loro teste e si avviarono per tornare. Sulla strada
accadde che si fermassero per mangiare, quando poi vollero ripartire contarono le teste
scoprendo che erano nove. Cercarono la decima e non la trovarono. Al che ebbero paura
che se ne avessero portata una in meno, Bağkam li avrebbe accusati di complotto con uno
di quelli che dovevano uccidere per salvarlo. Decisero dunque, per completare il numero,
di uccidere qualunque uomo fosse passato di lì per caso. Il loro sguardo cadde su un uomo
dai capelli bianchi, subito gli furono addosso e gli tagliarono la testa senza che costui ne
sapesse il motivo… Aggiunsero la sua testa alle altre nove.

130 Circa due libbre.

141
142
Dopodiché successe che ritrovarono la testa perduta e quindi le teste furono in
soprannumero, cosicché tirarono fuori la testa sostitutiva, la seppellirono e si avviarono dal
principe dei principi con dieci teste.
al-Tanūḫī - Nišwār al-Muḥāḍara

255. Distinzione di classe


al-Ḥusayn mentre era sulla strada per Karbalāʾ131 incontrò un uomo che tornava da al-
Kūfa132 per aggregarsi al suo seguito, si chiamava Muğammaʿ b. ʿAbd Allāh al-ʿĀʾidī. Gli
domandò della situazione ad al-Kūfa e quegli rispose:
“Per quanto riguarda i nobili l’importo della loro corruzione è stato aumentato e i loro
sacchi sono stati riempiti di soldi per ottenere il loro favore e pretendere la loro lealtà;
costoro, dunque, sono i tuoi nemici più convinti. Invece il resto della popolazione è dalla
parta tua nel cuore, ma domani le loro spade saranno sguainate contro di te.”
al-Ṭabarī

256. Una tattica intelligente


Ad al-Baṣra un uomo della mutazila disse che il Corano era creato; certi conservatori, dopo
averlo udito, gli saltarono addosso e lo portarono dal governatore – Nizār al-Ḍabbī – che lo
imprigionò. Quando il capo della mutazila Ismaʿīl al-Ṣaffār lo venne a sapere fece
un’inchiesta tra i suoi seguaci e dopo aver radunato mille uomini, si apprestò alla porta del
principe dicendo:
“Dio renda gloria al principe, abbiamo saputo che hai imprigionato un uomo per aver detto
che il Corano è creato; siamo venuti da te in mille e ognuno di noi sostiene che il Corano è
creato e dietro di noi c’è il doppio del nostro numero tra la gente del paese che la pensa
come noi; o ci imprigioni tutti con nostro fratello o lo lasci libero con noi…”
Il principe seppe che qualora avesse respinto la loro richiesta sarebbe scoppiata una
rivoluzione dalle cui conseguenze non sarebbe stato al sicuro e, infatti, glielo lasciò libero.

258. La cura del paese malato133


Bišr b. Hārūn commenta il licenziamento di un ministro e la nomina di altro quindi passa a
invocare il soccorso dei Fatimidi.

E dopo che è scomparso chi ci dava poco.


È arrivato chi anche di quel poco è avaro
Tanto che credo che il nostro prossimo re sarà un pezzente
Se l’analogia eliminerà la prova.
Dì ai Fatimidi che sta scemando, ormai
La pazienza nel vostro arrivo e nella partenza

131 Dove avvenne il suo martirio.


132 Kūfa era la città che aveva sostenuto il padre ʿAlī e dove gli oppositori al califfato centrale raccoglievano
più consensi.
133 Nell’edizione araba si passa dal numero 256 al numero 258, probabilmente un errore di stampa. Si è

mantenuta la stessa numerazione per permettere agevolmente l’individuazione dei paralleli arabi.
.

143
144
Affrettatevi, magari vi concede Iddio
Di guarire un paese malato!

259. al-Ḥallāğ tra manicheismo e politica


Nel Nišwār al-Muḥāḍara (pag 68):
Uno dei compagni di al-Ḥallāğ tra gli scrittori mi ha raccontato dicendo:
al-Ḥallāğ firmò una lettera per un certo predicatore, poi me la lesse ed io di essa
memorizzai questo discorso:
È giunto il momento del seducente stato luminoso fatimide, circondato dalla gente della
terra e del cielo, Dio ha permesso alla loro schiera manifesta, con la forza della loro
debolezza di muovere guerra verso il Ḫurasān per svelare la Verità e stabilire la giustizia.

260. La scimmia e il ministro


Abū al-Ḥusayn b. ʿAyyāš – quarto secolo – racconta: “Ho visto in via Ḫuld – a Baghdad -
una scimmia ammaestrata attorno alla quale si era radunata una folla. Il suo ammaestratore
le diceva:
“Ti piacerebbe essere commerciante di stoffe?”
E la scimmia faceva segno di sì con la testa.
“Ti piacerebbe essere profumiere?”
E la scimmia annuiva.
“Ti piacerebbe essere” ed elencava svariate professioni cui la scimmia faceva segno di
essere d’accordo.
Poi le chiese:
“Ti piacerebbe essere ministro?”
La scimmia fece no con la testa e aggiunse a ciò grida tentando di fuggirsene.
al-Tanūḫī - Nišwār al-Muḥāḍara

261. L’assassino di al-Ḥallāğ


Racconta al-Tanūḫī
Abū Ḥāzim il giudice si adirava quando uno dei giudici veniva descritto come onesto
sostenendo che così si diceva ai poliziotti e non ai giudici. Un giorno disse:
“Non credevo che avrei vissuto fino a sentire questo ma è un epoca corrotta e questo
professione s’è guastata. Giuro sulla mia vita che ormai fanno parte di questa professione
giudici che necessitano di essere encomiati, mentre prima la gente non aveva bisogno di
dire “il tale giudice è onesto” affinché venisse nominato.” E ricordò il nome di Abū ʿAmr
Muḥammad b. Yūsuf.

Ed era il giudice che con una fatwà aveva deciso la morte di al-Ḥallāğ assecondando il
volere del ministro Ḥāmid b. ʿAbbās134.
al-Tanūḫī - Nišwār al-Muḥāḍara

134 Non trovava nessun giudice che firmasse una fatwà che condannasse il famoso sufi a morte.

145
146
262. Il califfo reso pazzo dal vino
… Non appena quest’uomo smette di bere vino per cinque giorni consecutivi, rinsavisce di
mente.. Solo il continuo bere lo rende empio, se non fosse il per il vino non sarebbe pazzo.
al-Tanūḫī - Nišwār al-Muḥāḍara

263. Le scarpe della madre del califfo


Uno dei lavoratori nel palazzo del califfo:
Compravo la stoffa di Dabek135 chiamata tessuto da scarpa, perché è spessa. La tagliavamo
della misura di una scarpa e la tinteggiavamo con il muschio e l’ambra liquida, poi quando
si seccava ci apponevamo sopra un altro strato e così fino a che completavamo un certo
numero di strati uno sopra l’altro. Poi s’incollavano con un po’d’ambra e si attaccavano
fino farli diventare come un unico pezzo; dopodiché si rendeva il primo strato bianco e
liscio e si praticavano dei buchi sulle parti laterali con della seta dentro ai quali facevamo
passare lacci di seta. A quel punto la madre del califfo al-Muqtadir le indossava. Le scarpe
di questo materiale erano indossate dalla signora solo dieci giorni o giù di lì, poi quando si
rovinavano e si scucivano le buttava, e così via…

264. Stravaganze ed eccessi dei califfi


al-Tanūḫī:
Mi ha raccontato Abū al-Qāsim al-Ğuhanī cui è stato riferito da Abū Muḥammad b.
Ḥamdūn, che a sua volta l’era venuto a sapere dal padre, che al-Mutawakkil, in uno dei
giorni in cui si dava al bere, volle che tutto quello su cui si posavano i suoi occhi fosse
giallo. Gli fu quindi innalzato un padiglione dorato in legno di sandalo, coperto e rivestito
di broccato giallo; davanti a lui furono posti dei grossi cedri gialli dustumbo136 e del vino
paglierino in coppe d’oro; tra le schiave furono fatte venire solo quelle bionde e con vestiti
ricamati di giallo. Il padiglione era stato eretto sopra una vasca rivestita di piombo in cui
scorreva dell’acqua, egli dunque ordinò che nel canale fosse disciolto dello zafferano in
quantità sufficiente per tingere di giallo tutta l’acqua che confluiva nella vasca. Il suo
festino alcolico perdurò talmente a lungo che si esaurì lo zafferano disponibile, allora
utilizzarono il càrtamo137 ma non stimarono che anch’esso sarebbe terminato prima della
fine della sua sbornia in modo da comprarne ancora; così si esaurì e quando non ne
rimaneva che poco lo avvisarono temendo che si sarebbe adirato qualora esso fosse finito e
non sarebbe stato sufficiente il tempo di comprarne ancora al mercato. Lo informarono ed
egli si rabbuiò: “Perché non ne avete acquistato una grande quantità?” Poi aggiunse: “Se
adesso si interrompe mi si rovinerà la giornata, prendete orsù i vestiti ricamati di giallo e
metteteli a mollo dove scorre l’acqua …” La sua sbronza finì quando finirono anche tutti i
vestiti di quel tipo negli armadi.

135 Kazmirsky: stoffa fabbricata della citta di Dabek Egitto


136 Varietà di cedri persiani.
137 Detto anche zafferanone, spezia ricavata dai fiori del càrtamo

147
148
265. Verso la decadenza
Racconta al-Faḍl b. al-Rabīʿ:
Šurayk b, ʿAbd Allāh138 fu introdotto presso al-Mahdī b. al-Manṣūr che gli disse:
“Devi acconsentire a una di queste mie tre proposte.”
“Quali sono, Principe dei credenti?” rispose Šurayk.
“O gestire la direzione dei giudici, o educare e insegnare ai miei figli, oppure gradire un
pasto con me”
Šurayk stette a pensarci un po’ poi si disse: “Mangiarci è la cosa che mi costa meno”
E così chiese di mangiare insieme, il califfo allora ordinò al cuoco di preparargli varie
pietanze squisite condite con zucchero glassato e miele. Quando ebbe finito di mangiare
l’intendente disse: “Il vecchio non avrà più successo dopo questo pasto.”
Dice al-Faḍl: raccontano che dopo di ciò Šurayk insegnò ai loro figli e gestì per loro139 la
direzione dei giudici.
al-Masʿūdī - Murūğ al-Ḏahab

266. Stato d’animo in guerra


Domandarono a ʿAlī b. Abī Ṭālib:
“Come sei riuscito a battere i tuoi rivali?”
Rispose:
“Non ho trovato nessuno che non mi abbia aiutato contro se stesso.”

267. Socialismo?
al-Faḫr al-Rāzī nel suo commento coranico
I beni del mondo sono comuni e limitati, attribuirli solo ad alcune persone è un’abiezione
dell’intelletto. Tutto ciò di cui c’è più bisogno è ancor più obbligatorio condividerlo …

268. Contro la tortura


Detto del Profeta:
“Iddio torturerà coloro che torturano durante la vita terrena.”
Abū Dāwūd - Sunan

269. Muḥammad e gli schiavi


Attribuito al profeta Muḥammad:
Tanto l’arcangelo Gabriele continuava a raccomandarmi gli schiavi che ho creduto che il
Signore assegnerà loro un tempo, che quando vi giungeranno, li renderà liberi.
al-Ṭabrisī - Makārim al-Aḫlāq

138 Nota dell’autore


139 Per gli Abbasidi.

149
150
270. Due tipi di ladroni
ʿUmar b. ʿUbayd vide un grande folla di persona e ne chiese il motivo.
“Un ladro cui viene tagliata una mano140.” Gli risposero.
Allora egli commentò:
“Il ladro istituzionale141 taglia la mano del ladro singolo.”
Ibn Qutayba - ʿUyūn al-Aḫbār

271. Logica feudale


Saʿīd b. al-ʿĀṣ:
“Invero il Sawād142 è il giardino del Qurayš.”

272. Il destino dell’Islam


Ḥadīṯ attribuito
L’Islam è iniziato con uno straniero e straniero ritornerà. Beati gli stranieri del mio popolo!

273. Polizia
Ḥadīṯ del Miʿrāğ143
Il profeta Muḥammad al vedere un lupo in paradiso gli domandò:
“Un lupo in paradiso?”
Il lupo rispose: “Ho mangiato il figlio di una guardia.”
Commentò Ibn ʿAbbās:
“Questo ed era solo il figlio: se avesse mangiato il padre, sarebbe stato innalzato fino al
paradiso supremo!144”

274. Denaro
Quando morì uno dei Compagni145, chiese Muḥammad:
“Il vostro Compagno aveva debiti?”
Gli risposero di no
“Ha lasciato in sovrabbondanza?”
“No”
“Pregate per il vostro compagno.” Concluse il Profeta.
al-Buḫārī - Ṣaḥīḥ

275. Contro la delazione


al-Aḥnaf b. Qays udì Muṣʿab b. al-Zubayr rimproverare in sua presenza un uomo:
“Una persona di fiducia mi ha fatto sapere tali cose di te …” Egli rispose: “O principe, le
persone degne di fiducia non fanno la spia.”

140 Pena prevista per il ladro nella šarīʿa legge islamica.


141
Ladro ufficiale: lo stato.
142
Vedi nota 91, pag. 99
143
Ascensione notturna al cielo che Muḥammad compì da Gerusalemme.
144
Empireo
145
Si intende i Compagni del Profeta

151
152
276. Soldati del potere
Domandò al-Manṣūr a un kharigita:
“Dimmi chi tra i miei soldati è il più audace.”
Egli così rispose: “Non non conosco i loro volti giacché li ho visti solo di spalle146.”
al-Rāġib al-Iṣfahānī - Muḥāḍarāt al-Udabāʾ

277. L’amico del sultano e il filosofo


Un amico del sultano s’imbatté in un filosofo che raccoglieva erbe per mangiarne, al che
gli domandò: “Se avessi servito i re, non avresti avuto bisogno di mangiare erba.”
Quegli gli rispose: “Tu invece, se avessi mangiato erba non avresti avuto bisogno di servire
i re!”

278. Umiliare la corte


Zubayda, la moglie di al-Rašīd147, aveva una scimmia che amava talmente tanto che i
generali e i ministri dovevano andarla a trovare per salutarla. Tra coloro che lo fecero
Yazīd b. Mazyad al-Šaybānī, comandante del Mašriq.

279. La situazione asiatica


al-Qāʾim l’abbaside a un impiegato del suo dīwān che non aveva eseguito i suoi ordini
sulla retribuzione:
“Noi non diamo loro nulla del nostro denaro, invero siamo amministratori.”
Ibn al-Aṯīr - al-Kāmil fī al-Tārīḫ

280. Rivoluzionari
Ṣāḥib al-Zanğ:
E quando verrà il giorno del sangue
E l’elsa sarà il palmo delle nostre mani
Sfodereremo le nostre spade
Solo per riporle nelle teste dei re.

281. Residui di una società comunitaria148


Un tale della Siria passò da una donna della tribù Kalb149 e le disse:
“Si vende del laban150?”
“Di certo sei uno spilorcio oppure sei un giovanotto di una tribù di avari: un uomo
generoso venderebbe del laban? Non lo negherebbe, forse, soltanto un uomo meschino?”
al-Qālī -al-Amālī

146 Allude al fatto che i soldati del califfo sono vigliacchi e scappavano eludendo lo scontro frontale.
147 Si tratta di Hārūn al-Rašīd
148 Probabilmente qua l’autore fa riferimento alla società beduina nella quale era in vigore una sorta di

comunitarismo.
149 Nota tribù beduina
150 Latte cagliato simile allo yogurt, alimento molto diffuso nel mondo arabo.

153
154
282. Sul campo di battaglia
Hānī b. Qubayṣa il giorno di Ḏū Qār151:
“O gente di Bakr152, morire senza colpe è meglio di salvarsi fuggendo.
Di certo la prudenza non vi salverà dal destino.
La pazienza è tra le cause della vittoria.
La morte o l’ignominia.
Andare incontro alla morte è meglio di voltarle le spalle.
Colpire alla gola è più nobile di colpire da terga o alle spalle.
O famiglia di Bakr, combattete, ché al fato non v’è scampo.
al-Qālī - Amālī

283. al-Masʿūdī parla della sua patria


La regione più centrale è quella di Babilonia dove avvenne la nostra153 nascita, e anche se
le vicissitudini della vita ci allontanarono, frapponendo tra noi una grande distanza, gronda
il mio cuore di nostalgia, giacché colà è la mia patria nonché il luogo dove venni al mondo.
Questa regione apparteneva ai sovrani persiani che svernavano in Iraq e passavano l’estate
sulle montagne. Gli avi paragonavano la patria al ruolo del cuore nel corpo, poiché è dalla
terra che vengono fuori le opinioni degli abitanti tramite la loro saggezza sulle cose, come,
ugualmente, salgono dal cuore. E perciò si temperò il colore della loro pelle e le membra si
slanciarono, preservandosi dai biondi capelli dei greci e degli slavi, dalla nerezza degli
etiopi e dalla rozzezza dei berberi. In loro si riunirono le virtù estetiche di tutti i paesi. E
così come furono moderati nella struttura fisica, si raffinò la loro intelligenza. La più
nobile di questa regione è la città di Baghdad. E mi fa soffrire quanto il destino mi abbia
portato a distaccarmi da questi luoghi, dal cui territorio fui separato. Tuttavia così è la
sorte, tra le cui caratteristiche v’è proprio la dispersione, e il tempo che pone come
condizione la malattia. E ciò è segno della fedeltà dell’uomo a mantenere i patti, e della sua
nostalgia per i fratelli e il suo desiderio della patria. Ed è segno di maturità che l’anima
aneli al luogo d’origine, e brami per tornare colà dove venne alla luce.
al-Masʿūdī - Murūğ al-Ḏahab
284. Dio razzista
Un nero e una nera si recarono da Abū Mahdiyya e gli dissero: “Vogliamo sposarci, orsù
fidanzaci!” (Intendono il contratto di matrimonio). Egli rispose:

151Allude alla Battaglia che avvenne presso il pozzo di Ḏu Qār nei pressi di Kūfa tra tribù arabe
indipendenti un esercito di ausiliari arabi e cavalieri persiani. (RODINSON, Maometto, 1995, p. 67).
152 Nome di tribù.
153 Pluralia maiestatis, in realtà intende se stesso.

155
156
“Iddio è troppo eccelso per essere menzionato tra voi, andate pure a montarvi e che siate
maledetti!
al-Ṣūlī - Ḏayl Aḫbār al-Buḥturī

E anche al-Ǧāḥiẓ racconta una storia simile su Ḫālid b. Ṣafwān che a proposito di uno
schiavo e una schiava che aveva sposato disse: “Iddio è troppo eccelso per essere citato tra
questi due cani.”

285. Non scrivete rapporti


Ibn Masʿūd:
L’inviato di Dio ha detto: “Nessuno di voi mi faccia alcuna delazione su nessuno dei miei
Compagni, giacché io preferisco incontrarvi con il cuore scevro da malizia.”
Abū Zurʿa – Tārīḫ Dimašq
286. Contare su se stessi
Ṯawbān154:
Ha detto l’inviato di Dio: “A chi mi assicura una sola cosa, garantirò il paradiso.”
“Io!” ho esclamato. Ed egli allora mi ha detto: “Non chiedere nulla agli altri.”
E infatti quando a Ṯawbān cadeva la tracolla della sua frusta egli non chiedeva a nessuno
di prendergliela ma scendeva (da cavallo o da cammello) e la raccoglieva da sé.
al-Suhrawardī -ʿAwārif al-Maʿārif
Ṯawbān era uno schiavo che il Profeta aveva comprato e liberato. È uno dei trasmettitori
dei detti sull’Accumulo degli Averi.

287. Boicottare il potere


Un sarto disse a Ibn Mubārak155: “Cucio i vestiti dei Sultani, temi dunque che appartenga
alla schiera dei sostenitori dei tiranni?”
Rispose: “No. È chi ti vende ago e filo che fa parte dei sostenitori dei tiranni, tu invece sei
proprio uno di loro.”
al-Ġazzālī - Iḥyāʾ ʿUlūm al-Dīn , capitolo dell’Ādāb al-Ḍiyāfa156
288. Questioni di classe
al-Ġazzālī nell’Iḥyāʾ ʿUlūm al-Dīn:
1) Il compratore, quando acquista del cibo da un disgraziato o una qualsiasi cosa da un
povero, non v’è nulla di male se tollera la frode senza rimostranze, anzi compie così del
bene, inserendosi nel detto del Profeta: “Abbia Dio misericordia di coloro che agevolando
vendono e agevolmente comprano.” Qualora invece compri da un ricco mercante che
persegue un guadagno

154 Letteralmente “Due vestiti”.


155 Sūfī
156 La morale dell’ospitalità

157
158
superiore al proprio bisogno, allora tollerare la frode non è lodevole anzi è una perdita di
denaro senza compenso né encomio.

Dal libro Ādāb al-Kasb157


2) Ciò che viene preso ingiustamente ad un povero, o ad un pio, o ad un orfano è molto più
spregevole e grave di quel che viene preso a un potente, o a un ricco o a un peccatore.
Dal libro al-Ḥalāl wa al-Ḥarām158

289. Il prezzo di ricevere denaro dal potere


Le anime dei sultani elargiscono regali solo a coloro che vogliono siano al loro servizio,
che aumentino il loro seguito, che li aiutino per i loro interessi, nonché per vantarsene nei
loro incontri pubblici, ed incaricarli di pregare incessantemente per loro, di magnificarli,
elogiarli e decantarne le virtù in loro presenza come in loro assenza. E se costoro non si
fossero umiliati, per prima cosa chiedendo; secondo indugiando al loro servizio; terzo
lodandoli e pregandoli; quarto aiutandoli per i loro interessi quando gli viene chiesto;
quinto accrescendo il loro seguito e la loro corte nelle sedute; sesto ostentando amore,
sottomissione e assistenza contro i loro nemici; settimo coprendo l’empietà, l’infamia e le
bassezze delle loro azioni, non li avrebbero beneficiati nemmeno di un dirham.
al-Ġazzālī - Iḥyāʾ ʿUlūm al-Dīn, dal libro al-Ḥalāl wa al-Ḥarām

290. Coloro che ammoniscono i sultani


Sufyān al-Ṯawrī:
“Nell’inferno v’è una valle abitata unicamente dai sapienti che visitavano spesso i re.”
al-Ġazzālī - Iḥyāʾ ʿUlūm al-Dīn, dal libro al-Ḥalāl wa al-Ḥarām

291. Tre posizioni nei confronti del potere


Ebbene con i principi tre vi sono possibilità: la prima, che è la peggiore, è andare da loro;
la seconda, che è meno negativa, è che loro vengono da te; la terza, che è l’Islam, è starne
lontani in modo da non vederli né esser visti.
al-Ġazzālī - Iḥyāʾ ʿUlūm al-Dīn

292. L’oppio dei popoli


Quanto al sovrano egli è il sostegno della religione: non è bene perciò che sia disprezzato
anche quando è un empio peccatore. Ha detto ʿAmr b. al-ʿĀṣ, Dio abbia misericordia di
lui: “Un governante dispotico è pur sempre meglio della rivolta continua.” Il Profeta invece
ha detto: “Avrete dei principi dei quali saprete cose che ve li faranno disprezzare poiché
saranno corrotti, ma il bene che Dio permetterà loro di compiere è maggiore.

157 La morale del guadagno


158 Il lecito e il peccato

159
160
Se dunque si comporteranno rettamente ne avranno ricompensa e voi gli dovrete
gratitudine; se invece saranno empii, ne saranno responsabili, ma voi dovrete sopportare.”
Ha detto poi Sahl (al-Tusturī): “Chi rinnega il potere del sultano è un ateo e chi si reca da
lui senza invito è un ignorante.” Gli fu domandato: “Chi è tra la gente il migliore?”
Rispose: “Il sultano.”. Allora gli dissero: “Credevamo che il sultano fosse il peggiore tra
gli uomini!” Egli allora commentò: “Adagio! Ogni giorno Dio ha due preoccupazioni: una
per la salvezza degli averi dei musulmani e l’altra per la salvezza dei loro corpi, guarda
cosa ha fatto il sovrano e perdona lui tutti i peccati”.
-al-Ġazzālī - Iḥyāʾ ʿUlūm al-Dīn, dal libro al-Ṣabr wa al-Šukr
293. Oppio dei popoli
Il Cristo, su di lui la Pace, ha detto: “La vita è un ponte, traversatela ma non dimoratevi.”
al-Ġazzālī - Iḥyāʾ ʿUlūm al-Dīn, dal libro al-Faqr wa al-Zuhd
294. Contro la repressione
Sufyān al-Ṯawrī:
“Se vedrete una guardia dormire invece di pregare, non destatelo, egli infatti si alza solo
per angariare la gente.”
al-Šaʿarānī - Ṭabaqāt
295. Due personalità
Muʿāwiya compì il pellegrinaggio e sulla via del ritorno passò per Medina. al-Ḥusayn b.
ʿAlī si raccomandò con suo fratello al-Ḥasan: “Non incontrarlo, e non salutarlo.”Quando
poi Muʿāwiya uscì, al-Ḥasan disse: “Egli è in debito nei nostri confronti dobbiamo quindi
recarci da lui.” Gli andò incontro a cavallo, lo salutò e gli parlò del debito e Muʿāwiya
tosto lo risarcì.
al-Ġazzālī - Iḥyāʾ ʿUlūm al-Dīn, dal libro Ḏamm al-Buḫl
296. Al diavolo importa poco della gente
al-Ğunayd vedendo il diavolo nudo in sogno gli disse:
“Non ti vergogni della gente?”
“E questa sarebbe gente?” Rispose il diavolo.
al-Qušayrī - al-Risāla
297. Eroismo di un giurista
Il faqīh Tābiʿ159ī Saʿīd al-Musayyab, avverso agli Omayyadi fu portato al cospetto di
Muslim b. ʿUqba dopo che quest’ultimo aveva riconquistato Medina in nome del califfato
di Yazīd b. Muʿāwiya 160. Muslim lo esortò: “Fai atto di solenne riconoscimento al califfo,
poiché tu non sei altro che uno schiavo ed egli, se vorrà, ti libererà o ti renderà schiavo”.
Saʿīd gli rispose: “Non renderò omaggio al califfo, né schiavo né libero.” Muslim allora lo
apostrofò: “Pazzo, perdio!” e fece segno ai suoi sgherri che presero a strozzarlo finché non
si fece pesante tra le loro mani tanto che lo cedettero morto e ne allontanarono, lasciandolo
cadere. In seguito si risvegliò che ancora diceva: “No, assolutamente, no!” E Muslim non
poté far altro che rilasciarlo.
al-Zubayr b. Bakkār - Nasab Qurayš

159 Appartenente ai Tābiʿun (Seguaci), la generazione posteriore a quella dei Compagni del Profeta.
160 Si allude agli eventi della battaglia di ḥarra quando a sedare la rivolta dei medinesi, che si erano opposti
alla successione al califfato di Yazīd dopo il padre Muʿawiya, fu mandato Muslim b. ʿUqba. Vedi LAURA VECCIA
VAGLIERI, s.v. Ḥarra, E.I.)

161
162
298. Servizi segreti
Un uomo giunse a Baghdad dall’India con un pappagallo cui aveva insegnato a recitare “Di
che Dio è uno solo” per regalarlo al califfo abbaside al-Nāṣir al-Dīn. Il pappagallo però
morì prima di raggiungere il califfo. Quando giunse l’intendente per prenderlo, l’uomo
scoppiò a piangere dicendo: “È morto questa notte.” L’inserviente allora gli disse:
“Sapevamo della sua morte; quanto ritenevi ti avrebbe dato il califfo?” Egli rispose
cinquecento dinari. E l’inserviente: “Prendi questi cinquecento, il Principe dei credenti era
conoscenza della tua storia fin da quando sei uscito dall’India.”
- al-Nāṣir era celebre per l’efficienza dei suoi servizi segreti.
al-Ṣafadī - Nakt al-Himyān

299. Eroismi dei kharigiti


Un governatore del Ḫurasān nell’era di Hišām b. ʿAbd al-Malik, che si chiamava al-
Ğunayd b. ʿAbd al-Raḥmān, dopo aver imprigionato un capo kharigita di nome Ṣubayḥ
con un certo numero di seguaci, li uccise tutti eccetto uno che era cieco che gli disse:
“Invero t’indicherò i nomi dei compagni di Ṣubayḥ per ringraziarti di quello che hai fatto.”
Gli scrisse dunque i nomi di almeno un centinaio di persone e al-Ğunayd li fece uccidere
tutti. In seguito si scoprì che quelli non facevano parte dei kharigiti, bensì erano sostenitori
del califfato.
al-Ṣafadī - Nakt al-Himyān

300. A proposito di un governatore


Domandarono ad Abū al-ʿAynāʾ al riguardo di Mālik b. Ṭawq governatore della Ğazīra ed
egli così rispose: “Se fosse stato un israelita quando è disceso il versetto della sura della
vacca, avrebbero decapitato solo lui!”.
al-Yāqūt - Muʿğam al-Udabāʾ

301. Contro il potere


Un giudice respinse la professione di fede di un tale che era stato alla stessa tavola del
sultano. Egli allora si giustificò: “Sono stato costretto.”
Il giudice lo incalzò: “Ti ho visto che sceglievi i cibi più buoni e mangiavi a quattro
palmenti!”

302. Posizione
Un uomo degli Anṣār161 combatté aspramente nel giorno della battaglia di Uḥud162, dopo
aver ucciso ben sette Qurayš si ritrovò coperto di ferite. Quando orami stava per esalare
l’ultimo respiro, un suo compagno dei musulmani si recò da lui e gli disse:
“Congratulazioni! Hai ottenuto il martirio. Egli così replicò:

161 (Ausiliari) Gli abitanti di Medina che si convertono all’Islam dopo l’arrivo di Muḥammad in città.
162Battaglia avvenuta il 23 marzo del 625 in cui i musulmani furono duramente sconfitti dai clan meccani.

163
164
“In verità non sono sceso in battaglia in nome della religione, bensì ho combattuto
unicamente per l’ira che i Qurayš potessero raggiungerci, irrompere tra le nostre donne e
calpestare le fronde delle nostre palme. Se non fosse stato per questo, non avrei
combattuto.”

303. Tra poeta e propagandista


Baššār163era seduto in casa di al-Mahdī (il figlio di al-Manṣūr) con altra gente mentre
aspettavano il permesso di entrare da lui. Uno dei servi di al-Mahdī disse agli astanti:
“Cosa ne pensate quando Dio Potente ed Eccelso ha detto: [E il tuo Signore rivelò all’ape:
“Fatti case nei monti e negli alberi e in quel che fabbricano gli uomini]164; e quando invece
ha detto: [E dal ventre suo esce variopinta bevanda che guarisce gli uomini]165. Baššār
allora rispose: “Si tratta dell’ape com’è nota alla gente.” Al che l’uomo esclamò: “Ma che
ti salta in mente o padre di Muʿāḏ! Invero l’ape sono i banū Hāšim e quando dice che dal
suo ventre esce una bevanda intende la scienza.” “Che Iddio mi faccia assistere mentre
mangi bevi e ti curi con quello che esce dalla pancia dei banū Hāšim!” Proruppe Baššār.
al-Aġānī

304. Prendersi giuoco del boia


Muslim b. ʿUqba, imprigionò un uomo di Medina, dopo che l’ebbe invasa in nome del
califfo Yazīd b. Muʿāwiya e ordinò di ucciderlo. Venne dunque la famiglia del prigioniero
portandogli l’ultimo pasto. Egli allora proferì: “Faccia Dio prosperare il Principe!” Guardo
poi al cibo e disse: “Giuro che sembra il vassoio di tuo padre, quando usciva con indosso il
suo muṭraf di seta per sedersi nel suo cortile e collocare il vassoio innanzi ai presenti.” Al
che Muslim gli domandò: “Dunque tu l’hai visto?” l’altro rispose di sì. “Hai detto la verità,
egli era proprio così” Dopo aver detto ciò Muslim lo rilasciò.
Una volta uscito gli fu domandato: “Era davvero così suo padre?” “No perdio! Lo vidi e
portava un mantello di lana che trascinava sulla spine; non temevamo per nostri cavalli e i
nostri beni altri che lui!166
- Muṭraf : mantello ricamato e con segni distintivi (tribali)
al-Aġānī

305. Il risultato del potere


Dopo che giunse voce ad ʿAbd Allāh b. al-Zubayr che suo fratello Muṣʿab dopo aver preso
il potere sull’Iraq si era sposato con due delle donne più belle dei Qurayš regalando a
ciascuna un milione di Dirham, egli commentò: “Abbiamo mandato Muṣʿab in Iraq: ha
rinfoderato la spada e ha tirato fuori l’uccello!”
al-Aġānī

163 Si tratta di Baššār b. Burd


164 Sura dell’Ape – versetto 68
165 Sura dell’Ape – versetto 69
166 Muslim era di origine umile, figlio di un servitore degli Omayyadi.

165
166
306. Questione di classe:
Ṣumayl b. Ḥātim in Andalusia, passato davanti un maestro che recitava: [E noi alterniamo
fortuna e sfortuna fra gli uomini]167, si fermò per cercare di capire, anche perché era
analfabeta e non sapeva leggere. Chiamò dunque il maestro: “Ehilà tu, proprio in tal modo
è stato rivelato questo versetto?” “Si” gli fu risposto dal maestro. Ed egli allora “Vedo
dunque che schiavi, plebe e gentaglia condivideranno con noi il potere!”
Ibn al-Abbār - al-Ḥulla al-Siyarāʾ

307. A proposito di un responsabile


Abū al-ʿAynāʾ descrive Maymūn b. Ibrāhīm direttore della posta ai suoi tempi: “Se un
uomo osservasse il suo modo d’agire, gli basterebbe per sapere cosa non fare per essere
educato.”

308. Direttiva mediatica


Alcuni compagni di ʿAlī uscirono ingiuriando i siriani168ma egli glielo vietò dicendo loro:
“Non mi piace che siate degli ingiuriosi maldicenti che calunniano e accusano; tuttavia se
descriveste le loro scelleratezze e parlaste della loro condotta e delle loro varie azioni,
sarebbe più opportuno.
Ibn Abī Ḥadīd - Šarḥ Nahğ al-Balaġa

309. Burocrazia
Il giurista ʿĀmir al-Šaʿbī, mentre si trovava in compagnia di ʿAbd al-Malik b. Marwān,
avendolo udito raccontare un aneddoto gli disse: “Dettamelo, o Principe dei credenti.” E
quegli rispose: “Noi siamo la famiglia dei califfi, non scriviamo e non dettiamo.”
Poi parlò di un tale facendo uso del suo soprannome, e anche qua proruppe ʿAbd al-Malik:
“Siamo califfi, non si menzionano i soprannomi delle persone in nostra presenza.”
Una volta, poi, entrò al-Aḫṭal e il califfo diede ordine di portargli una sedia, al-Šaʿbī allora
gli domandò: “Chi è costui, o Principe dei credenti?” “Siamo califfi, non ci si fanno
domande.”
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq

310. Contro l’encomio


Ḥadīṯ del Profeta
Buttate terra in faccia ( o in bocca) ai lodatori!
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq, Musnad Aḥmad b. Ḥanbal

311. La politica e generosità di un governatore


al-Aḥnaf b. Qays:
Il principio della politica del governatore consiste in tre caratteristiche: “Essere miti con le
persone, ascoltarle e occuparsi dei loro problemi”.

167 Cor. III, 140


168 Tradizionalmente alleati degli Omayyadi

167
168
“Il principio della sua nobiltà d’animo sta nel suo amore per la sapienza e i sapienti, la sua
pietà verso i deboli e lo sforzo per il bene comune.”
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq
Con la sapienza s’intende la conoscenza in generale. Quando invece ne parlano i
raccoglitori dei detti del Profeta e i giuristi intendono soprattutto le scienze dei detti, il
diritto e il commento coranico. Questi sono i significati su cui è imperniata la riforma del
periodo dei Compagni e dei Seguaci.

312. Predisporsi alla tirannia


al-Aḥnaf b. Qays:
“Non considerare un’ingiuria di un potente come un ingiuria, né una sua insolenza poiché
l’aria del potere rende la lingua ruvida anche senza malignità o rancore.”
Ibn ʿAsākir - Tārīḫ Dimašq

313. Contro la burocrazia e l’autorità169


ʿAlī b. Abī Ṭālib passando per l’Anbār diretto a Ṣiffīn fu accolto dagli aristocratici locali
che scesero dai loro cavalli per accorrere al suo cospetto e prodigarsi per lui; recavano
alcuni cavalli birḏawn170 che pararono innanzi alla sua strada. “Cosa sono questi cavalli
che portate con voi? E cosa intendevate con quello che avete fatto?” Domandò loro ʿAlī.
“Quello che abbiamo fatto è un nostro uso con cui onoriamo i principi. Mentre questi
birḏawn sono un regalo per te. Inoltre abbiamo preparato del cibo per i musulmani e molto
fieno per i loro cavalli.”
Egli replicò:
“Per quanto riguarda questa vostra abitudine con cui rendete onore, vi assicuro che i
vostri principi non ne traggono alcun beneficio, mentre voi vi affaticate sia fisicamente che
spiritualmente: non fatelo più. Quanto a queste vostre cavalcature, se vi fa piacere che io le
accetti da voi, ebbene le sottrarrò dalle imposte che ci pagate. Sul cibo che ci avete
preparato, in verità, non c’è cosa gradita mangiare a vostre spese se non pagandone il
prezzo.
Costoro allora dissero che lo avrebbero valutato per stabilirne il valore.
Ed egli allora concluse: “Non valutatelo per il loro prezzo poiché noi ci accontentiamo di
molto meno.”

314. Contro l’aristocrazia


Detto del Profeta:
I peggiori della mia comunità sono coloro che si sono approvvigionati di comodità, hanno
mangiato ogni specie di cibo e sono vestiti con ogni varietà di abiti e si vantano con le
parole.
Ibn ʿAsākir da ʿAbd Allāh b. al-Ḥasan – Tārīḫ Dimašq

169 Molto simile al n.241, solo più particolareggiato.


170 Cavallo non purosangue arabo, segno di aristocrazia- vedi nota 54, pag. 55.

169
170
315. Confessioni
Domandò Ziyād b. Abīhi ai suoi commensali:
“Chi è il più lieto tra la gente?”
“L’emiro e i suoi commensali” Risposero.
Commentò allora Ziyād: “Non avete capito niente: i gradini del minbar171 incutono timore
e lo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli della posta fanno sussultare; l’uomo più lieto è
invero chi ha una casa di cui non deve pagare l’affitto, ha una moglie onesta che lo
soddisfa ed entrambi sono contenti della loro vita e, soprattutto, non ci conoscono né noi
conosciamo loro. Se ci conoscesse, e noi lo conoscessimo, lo seguiremmo notte e giorno e
gli manderemmo in malora la vita, sia spirituale che materiale.
- Le sue parole sullo spavento che incute il rumore degli zoccoli dei cavalli della
posta si riferiscono alle brutte notizie che potrebbero portare.
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq

316. Equivalenza difettosa


Mālik b. Dīnār entrò dal governatore di al-Baṣra Bilāl b. Abī Burda al-Ašʿarī che lo esortò:
“Prega Dio per me!” E quegli: “A che ti servono le mie preghiere quando sulla tua porta ci
sono più di duecento persone che t’invocano?”
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq

317. Libero
Un uomo in fuga da al-Ḥağğāğ:
E prima che la mano del Ḥağğāğ mi prenda
Sarò fuggito per una terrà smisurata, imprendibile.

318. I principi del reclutamento


Si attribuisce a uno dei profeti:
Non farà guerra al mio fianco chi ha costruito una casa ma non l’ha ancora finita.
Né un uomo che ha sposato una donna e ancora non vi ha giaciuto.
Né chi ha seminato un campo e non ha ancora raccolto.
al-Nuwayrī - Nihāyat al-Arab

319. Il significato della sedizione


al-Miqdād b. al-Aswad al-Kindī, dopo aver fatto atto di riconoscimento ufficiale a
ʿUṯmān172, affermò: “Se solo avessi chi mi sostenesse contro i Qurayš li combatterei come
li ho combattuti a Badr e Uḥud173. E ʿAbd al-Raḥmān b. ʿAwf gli rispose: “Così mi fai
temere che tu sia portatore di sedizione e dissidio.”

171 Piedistallo su cui sale l’emiro/l’imam per fare la predica in moschea.


172 Il terzo califfo ben guidato Uṯmān b. ʿAffān
173 Entrambe località dove avvennero celebri battaglie tra musulmani e meccani del clan coraiscita.

171
172
al-Miqdād replicò: “Chi esorta alla Verità e ai suoi sostenitori e ai responsabili della
questione non è portatore di sedizione; bensì istiga alla sedizione e al dissidio colui il quale
costringe la gente al falso e preferisce i piaceri mondani alla Verità!”
Ibn Abī Ḥadīd - Šarḥ Nahğ al-Balaġa

320. La cultura di un governatore


Ḫālid b. ʿAttāb governatore di Rayy per al-Ḥağğāğ fece una predica in cui affermò:
“Lo affermo come lo ha detto Dio Potente ed Eccelso nel Suo libro:
Niente scamperà alla morte si salverà
Eccetto il volto del Dio Creatore”
Subito venne ammonito: “O principe, invero questi sono versi di ʿAdī b. Zayd174. Ed egli:
“Che belli i versi di ʿAdī, dunque!” Dopo un po’ gli recarono una donna kharigita
prigioniera ed egli le disse: “O nemica di Dio, cosa ti ha spinto a ribellarti contro di noi?
non hai udito Iddio dire: Noi siam destinati a uccidere e lottare mentre il destino delle
donne è portar la gonna175.”
Al che ella rispose: “La tua ignoranza delle Sacre Scritture mi hanno spinto a ribellarmi
contro di te e i tuoi capi, o nemico di Dio!”
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq

321. Regola militare


Detto del Profeta
Si usi pazienza solo al primo scontro!
Tramandato da Ibn ʿAsākir in – Tārīḫ Dimašq

322. Lealtà di un califfo?


Abū al-Aswad al-Duʾalī, mentre si trovava in compagnia di Muʿāwiya, si mosse e gli
scappò un peto, subito allora disse a Muʿāwiya: “Non dirlo in giro!” Questi gli diede la sua
parola. Quando poi uscì, Muʿāwiya aveva già sparso la voce. Abū al-Aswad commentò:
“Un uomo la cui lealtà è troppo debole da riuscir a tener nascosto un peto, non merita che i
musulmani si affidino a lui!”
Ibn Nubāta - Sarḥ al-ʿUyūn

323. Il destino di una tirannia omosessuale


Abū al-Ğayš al-Ḫumārawayh il Tulunide, sultano d’Egitto, obbligava i suoi servi alla
sodomia.

174 Poeta preislamico originario del regno di al-Ḥira. fu anche attivo alla corte sasanide dove traduceva
dall’arabo al persiano. BOSWORTH, Hira, Circle of Ancient Iranian Studies.
175 Versi in realtà diʿUmar b. al-Rabīʿa – Poeta dell’era omayyade

173
174
I giuristi emanarono una fatwà che legalizzava l’omicidio come punizione del sodomita.
Complottarono dunque i servi un piano per assassinarlo, poi, dopo averlo ucciso di notte
nel suo castello a Damasco, fuggirono.
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq

324. Dopo la morte di al-Ḥağğāğ


Il giorno in cui morì al-Ḥağğāğ fu come un matrimonio per l’Iraq. E intanto un siriano si
fermava presso la sua tomba dicendo: “Dio ti prego non ci privare della protezione di al-
Ḥağğāğ.”
Ibn Nubāta - Sarḥ al-ʿUyūn

325. Agiatezza o democrazia


Si narra che un pellegrino, dopo aver dormito lungamente, non vide più traccia degli altri
pellegrini. Si alzò e si mise in marcia, dunque, per una strada secondaria e proseguì finché
non vide una tenda con una donna anziana innanzi alla porta e vicino a lei un cane che
dormiva. Dopo essersi avvicinato alla tenda, salutò la signora e le chiese da mangiare.
“Cammina fino a quel fiume e pesca quanti serpenti ti bastano, che poi io te li cucino.” Gli
indicò la vecchia.
Egli però esitò e allora quella gli disse:
“Vengo con te e li pesco io, non aver paura.”
Andò con lui con il cane che la seguiva, pescò una quantità sufficiente di pesci e si mise ad
arrostirli. Il pellegrino non trovò alternativa a quel pasto, poiché temeva per la fame e la
debolezza, mangiò quindi quei serpenti. Dopo di che gli venne sete e chiese alla vecchia
dell’acqua da bere. Ella dunque gli disse: “Là c’è la fonte dove puoi bere.” L’uomo si
diresse verso la fonte e trovò la sua acqua amara. Ma non ebbe altra alternativa se non bere
nonostante la forte amarezza per quanto era assetato. Perciò bevve, poi tornò dalla vecchia
e le disse:
“Che strano, o vecchia, che tu viva con questo cibo e bevendo siffatta acqua!”
-Disse Šahrazād: “O re felice, mi hanno detto che la vecchia al sentire queste parole dal
pellegrino rispose:
“Com’è invece il vostro paese?”
Ed egli: “In verità nel nostro paese le case sono larghe ed accoglienti, la frutta fresca e
saporita, le acque scorrono dolci, i cibi sono gustosi, le carni grasse, gli armenti abbondanti
ed ogni cosa è buona:

175
176
beni meravigliosi uguali solo a quelli del paradiso che l’Altissimo ha destinato ai suoi servi
pii.”
La vecchia gli rispose: “Già ho ascoltato tutto ciò, dunque dimmi: avete un sultano che vi
governa tirannicamente e voi siete talmente in balia del suo potere che se uno di voi
commette una qualche colpa egli prende i suoi averi e lo manda in rovina e che quando
vuole vi caccia dalle vostre case e vi fa scomparire?”
L’uomo rispose: “Può succedere.”
La vecchia concluse:
“Orbene ti assicuro che il cibo squisito, la vita agiata, e le splendide comodità nella tirannia
e la prevaricazione sono puro veleno mentre i nostri cibi nella tranquillità sono ottime
leccornie!”.
Alf layla wa layla

326. Opposizione al potere


Ziyād b. Abīhi pronunciò la predica al-Batrāʾ, in cui disse: “Giuro su Dio che punirò
l’innocente per il sovversivo, l’obbediente per riottoso, colui che resta innanzi per il
cospiratore.” Al che Abū Bilāl b. Mirdās si alzò per dire: “O uomo, ho sentito quello che
hai detto, giuro sulla mia vita che hai contravvenuto a quanto ha decretato Dio nel suo libro
giacché dice: [E nessun’anima carica sarà caricata del carico altrui]176”
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq
327. La moderazione nella vita
ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb:
O Dio ti supplico di non accrescere i miei beni terreni poiché diventerei un tiranno; non
diminuirli, però, poiché ne soffrirei. Il poco che basta è meglio dell’abbondanza che
obnubila.
Ibn Abī Ḥadīd - Šarḥ Nahğ al-Balaġa

328. Una questione di tattica


ʿAlī su Mālik al-Aštar
È uno di quelli di non si teme né debolezza né rinuncia. Né che sia lento in ciò che richiede
rapidità, né che si affetti in ciò che pretende lentezza.
Ibn Abī Ḥadīd - Šarḥ Nahğ al-Balaġa

329. Paragone
ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz su al-Ḥağğāğ:
E se anche ogni nazione portasse il suo faraone e noi avessimo con noi al-Ḥağğāğ, di
sicuro vinceremmo.
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq

176 Cor VI, 164

177
178
330. Direttive disciplinari agli eserciti
ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb a Saʿd b. Abī Waqqāṣ:
Essere timorati di Dio è più utile di prepararsi contro il nemico e più forte dell’astuzia in
guerra: ordino a te e ai tuoi di essere più attenti ai vostre cattive azioni che a quelli del
nemico, i peccati dell’esercito sono più pericolosi per voi che per il vostro nemico.
al-Nuwayrī - Nihāyat al-Arab (g. 16)

331. Un boia che ammonisce la gente


al-Ḥağğāğ un giorno tenne un discorso in cui disse: “O gente, sopportare i divieti di Dio è
più facile di sopportare il Suo castigo.
Un si diresse verso di lui e disse: “Maledetto! Che faccia tosta, spudorato! fai quello che
fai e poi dici simili cose?”
al-Ḥağğāğ diede ordine che fosse preso, quando poi , sceso dal minbar lo interrogò quegli
rispose:
“O Ḥağğāğ, tu osi contro Dio l’Altissimo senza impedirti nulla, io ho osato contro di te e
me lo hai impedito.”
Venne perdonato..
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq

332. Limiti del boicottaggio del potere


La sorella di Bišr al-Ḥāfī si recò da Aḥmad b. Ḥanbal per chiedergli: “Noi filiamo sui tetti
e quando passano le fiaccole dei Tahiridi, il loro bagliore ci illumina. È lecito filare con
tale luce?
Egli diede il suo responso:
“Non filare con la luce delle loro fiaccole.”
- I Tahiridi sono i discendenti di Ṭāhir b. al-Ḥusayn, una famiglia di principi dello
stato abbaside.
Ibn Abī Ḥadīd - Šarḥ Nahğ al-Balaġa

333. Indicazioni contro la repressione


Potrebbe accadere che un povero, entrato in qualche ribāṭ (sede di confraternite ṣūfī),
rovini tale cerimonia ṣūfī e a quel punto venga cacciato in malo modo: questo è un grave
errore. È risaputo che quando un beduino entrò in moschea e vi orinò, il Profeta diede
ordine di portare un secchio con cui lavò l’orina, non scacciò il beduino, anzi lo trattò con
gentilezza e gli insegnò il necessario con cortesia e tenerezza.
.. Chi entra nel Ribāṭ tra coloro che non sono ammessi a risiedervi, sia fatto uscire con la
massima gentilezza e solo dopo avergli offerto cibo e rivolto belle parole.
al-Suhrawardī - ʿAwārif al-Maʿārif

179
180
334. Corruzione dei musulmani
al-Wahrānī in una lettera ad al-Qāḍī al-Fāḍil
Il mio signore al-Qāḍī sa che il Profeta ha detto:
La migliore generazione è quella in cui fui mandato, poi quella che segue, poi dopo ancora
e così via fino al Giorno del Giudizio. E Dio l’Altissimo ha detto nel Suo libro a proposito
della gente di quella stessa generazione: [Se ne ricevono una parte son soddisfatti e se non
ne ricevono, eccoli che s’adirano]177. E se le parole di Dio Glorificato sulla gente di quella
generazione sono queste , come sarà, allora, l’uomo di questa che è la sesta?
al-Wahrānī - Maqāmāt

335. A proposito di un giurisperito corrotto


Spaccia pulcini per polli, cita solo i detti più a buon mercato per arricchirsi legittimamente.
Se dirige scuole, rende la scienza un rudere in rovina; se sale i gradini per il sermone è solo
per spronare le donne a rispettare gli appuntamenti; tanto s’è infiacchita la sua religione ed
è diminuita la sua convinzione che prega seduto senza affaticarsi e piscia reggendosi su un
piede solo.
al-Wahrānī – Maqāmāt

336. A proposito di un sultano


Il re al-Muʿaẓẓam, Iddio gli allunghi la vita, come saprai, ruba passa i giorni depredando e
suddivide il tempo saltando tra i piaceri. Dopo il suo arrivo nei territori egiziani ha speso
circa cento settanta mila dinari come se fossero caduti in un pozzo, senza se ne avesse
traccia o notizia eccetto che tra ruffiani e giullari.
- Il re citato è uno dei fratelli di Ṣalāḥ al-Dīn (Saladino).
al-Wahrānī – Maqāmāt

337. Il guadagno pulito


Il miglior sostentamento è scevro da queste cinque cose: colpevolezza nel guadagno;
umiliazione e sottomissione nel cercarlo; frode nella produzione; denaro da strumenti del
peccato; rapporti d’affari con i prevaricatori.
Ṭabaqāt al-Ṣūfiyya - ʿAbd al-Raḥmān al-Sulamī

338. Mortificare un ministro altezzoso


Il ministro Ibn Ḫanzāba arricciava spesso il naso, e dunque un uomo chiamato Sībawayh
al-Muwaswis gli domandò:
“Il ministro sente un cattivo odore per cui arriccia il naso?”

177 Cor. IX, 58

181
182
Il ministro chino la testa e non rispose.
al-Ṯaʿālibī - Yatīmat al-Dahr

339. Secondino e carcerato


ʿUbayd Allāh b. Ziyad aveva imprigionato Abū Bilāl Mirdās il kharigita. Il carceriere,
avendo visto il vigore della sua fede e la finezza della sua eloquenza gli propose di uscire
di notte per andare dalla sua famiglia per poi tornare prima del mattino. Il giorno che Ibn
Ziyād annunciò la sua decisione di uccidere i prigionieri kharigiti, Abū Bilāl si trovava a
casa sua ma quando gli arrivò la notizia si affrettò a tornare in prigione.
Ibn Abī Ḥadīd - Šarḥ Nahğ al-Balaġa

340. Previsione
Pronunciato da ʿAwf b. Mālik durante il califfato di ʿUmar:
“O pestilenza, portami via!”
Gli domandarono perché e lui rispose:
“Sei cose temo: che gli Omayyadi diventino califfi; che i giovanotti della gentaglia
diventino principi; la corruzione nel potere; lo spargimento del sangue sacro; l’abbondanza
di guardie e una generazione che cresca trattando il Corano come fosse musica.”
Ibn Abī Ḥadīd - Šarḥ Nahğ al-Balaġa

341. Contro la repressione


ʿAlī b. Abī Ṭālib:
E invero conviene ai puri e a coloro che sono predestinati alla salvezza di provare
compassione per i colpevoli e i peccatori.
Nahğ al-Balaġa

342. Mestieri esecrabili


- I venditori di sudari: devono aspettare della morte delle persone.
- I macellai: per la durezza nei loro cuori.
- I venditori di cibo: aumentano i prezzi in basa alle loro necessità.
- I sensali: raramente non hanno necessità di ricorrere alla menzogna e
all’esagerazione nell’ingraziarsi i potenti e perché il loro lavoro non si può misurare;
sia quando è poco che quando è tanto, essi non valutano la somma del compenso ma la
qualità dell’abito e questo è male poiché si deve valutare la quantità della fatica.
al-Ġazzālī - Iḥyāʾ ʿUlūm al-Dīn

183
184
343. Mestieri raccomandabili
I commercianti, i sarti, i calzolai, i tessitori, i fabbri, la caccia e la pesca e i librai.
al-Ġazzālī - Iḥyāʾ ʿUlūm al-Dīn

344. Baciare le mani


Attribuito a ʿAlī b. Abī Ṭālib:
Non è lecito a un uomo baciare le mani di nessuno eccetto sua moglie e i suoi figli.
al-Ġazzālī - Iḥyāʾ ʿUlūm al-Dīn

345. Boicottare il potere


Un soldato chiese informazioni sulla strada a un giurista ma questi rimase in silenzio
fingendo di essere sordo. E il motivo era perché temeva di sostenere l’ingiustizia
rivolgendogli parola nell’indicargli la strada.
Commenta al-Ġazzālī a quest’affermazione:
“Una tal esagerazione non è stata tramandata a proposito degli antenati nei confronti dei
peccatori, né dei miscredenti né della Gente del libro178, invero è valida unicamente nei
confronti dei prevaricatori. Poiché il peccato si divide in intransitivo e transitivo: l’empietà
è intransitiva, non transita (intende che non danneggia solamente chi la commette) e così la
miscredenza è un crimine nei confronti di Dio e a Lui si paga. Il peccato di prevaricazione
dei governanti, invece, transita.
al-Ġazzālī - Iḥyāʾ ʿUlūm al-Dīn

346. Posizione
Dopo la sconfitta del movimento di Ibn al-Ašʿaṯ, al-Ḥağğāğ aveva arrestato Fayrūz b.
Ḥuṣayn e aveva dato ordine di torturarlo. Quando questi sentì che era prossimo a spirare
disse al boia: “Presso varie persone ho lasciato dei depositi in denaro che, siccome non
sospettano che io stia per essere ucciso, non vi restituiranno mai. Esponetemi, dunque,
nella pubblica piazza cosicché lo vengano a sapere e ve li portino.”
al-Ḥağğāğ saputo ciò, ordinò: “Esponetelo!”
Quando fu esposto sulla porta della città, gridò alla gente: “Chi mi ha conosciuto mi
conosce, per chi non mi conosca sono Fayrūz b. Ḥuṣayn. Presso molte persone lasciai del
denaro in deposito; ebbene, chi ha qualcosa che mi appartiene, adesso è suo: ne disponga
liberamente, nessuno restituisca neanche un dirham”.
Ibn al-Aṯīr - al-Kāmil fī al-Tārīḫ

178 Cristiani ed ebrei, seguaci delle religioni rivelate tramite sacre scritture.

185
186
347. Inizi del potere
Le prime avvisaglie di prevaricazione che apparve nella comunità di Muḥammad furono
quando dissero: “Levatevi dalla strada.” (Per bloccare la strada e fermare il passaggio
delle persone al passaggio dei capi.)
al-Ṯaʿālibī - Laṭāʾif al-Maʿārif

348. L’intellettuale e il boia


al-Maʾmūn chiese a Ṯumāna b. Ašras (il mutazilita):
“Qual è il massimo della disgrazia, o padre di Maʿn?”
“Un sapiente nelle grinfie di un ignorante”
“In base a cosa dici ciò?”
“al-Rašīd179 mi aveva imprigionato consegnandomi a Masrūr180 il grande che mi levò quasi
il respiro. Una volta lo sentii recitare “Wayl li-l-mukaḏḏabīna” (letteralmente: guai a
coloro che vengono considerati bugiardi) vocalizzando la lettera “ḏā” con la “a”. Allora gli
dissi: “Principe non dire così, bensì di in questo modo: Wayl li-l-mukaḏḏibīna181” (Cor.
LXXVII, 19: “Guai a chi smentisce Dio”), con la ḏā vocalizzata “i”, poiché “al-
mukaḏḏabīna” (coloro che vengono considerati bugiardi) sono i profeti. Ed egli: “Mi era
stato detto di te che sei un mutazilita. Adesso ti faccio vedere io!” Quel giorno mi ha fatto
vedere la morte per quanto mi ha torturato.
Ibn Abī Ḥadīd - Šarḥ Nahğ al-Balaġa

349. La fermezza del combattente


Domandarono a ʿAlī b. Abī Ṭālib durante una certa guerra:
“ Se si muovono i cavalli, dove ti cercheremo?”
“Lì dove mi avete lasciato.”
Ibn Abī Ḥadīd - Šarḥ Nahğ al-Balaġa

350. Condizioni per un giudice


1) Che non accetti regali durante il suo incarico, tranne che da coloro che erano soliti
fargliene anche prima. Non può accettarne però da quelli che sono citati in giudizio presso
di lui, anche quando si tratta di persone che gli recavano doni precedentemente.
2) Può partecipare ai pranzi ma non ad alcuni invece che altri, poiché la preferenza indica
parzialità.
3) Non è raccomandabile che venda o acquisti direttamente.
4) Non può deliberare verdetti mentre è adirato o affamato o assetato, né se è molto afflitto

179 S’intende il califfo Hārūn al-Rašīd


180 Il celebre boia del califfo sopramenzionato.
181 Cor. LXXVII, 19: “Guai a chi smentisce Dio”.

187
188
O molto allegro. Non può giudicare quando è dominato dalla sonnolenza o preoccupato per
una malattia; né quando ha necessità di espletare bisogni corporali; né se il caldo è torrido
o il freddo è pungente.
5) Deve sedersi per giudicare in una postazione evidente, dove tutti possano raggiungerlo.
6) È auspicabile che sia un luogo ampio.
Mulaḫḫaṣ Nahğ al-Balaġa

351. Il nome e la condotta


al-Iskandar vedeva nel suo esercito un uomo darsi alla fuga in ogni battaglia, gli chiese
dunque il suo nome ed egli rispose di chiamarsi Iskandar. Al che gli disse: “O cambi nome
o cambi condotta!”

352. Disciplinare l’aristocratico


ʿUmar vide un uomo che camminava con le braccia e le gambe rilassate e il petto
all’infuori. Gli disse: “Smetti di camminare così!” “Non ne sono capace.” Al che lo frustò
e smise di incedere impettito.
Ibn Abī Ḥadīd - Šarḥ Nahğ al-Balaġa

353. Fanatismo tribale


Un tale domandò ad Abū al-Rabīʿ al-Ġanawī, il quale era un beduino rozzo e molto
arrogante:
“Chi sono le creature migliori?” “Gli uomini.”
“E chi sono i migliori tra gli uomini?” “Gli arabi.”
“E i migliori tra gli arabi?” “I Muḍar.”
“I migliori tra i Muḍar?” “I Qays.”
“E i migliori tra i Qays?” “Gli Yaʿṣar.”
“E i migliori tra gli Yaʿṣar?” “I Ġanī182.”
“I i migliori tra i Ġanī?” “Quello che ti sta parlando.”
Poi ancora chiese:
“Ti piacerebbe sposare la figlia di Yazīd b. al-Muhallab?
“No perdio!”
“Neanche per mille dinari?” “No perdio!”
“Neanche per duemila dinari?” “No perdio!”
“E in cambio del paradiso?”
Chinò la testa per pensare poi disse: “A condizione che non abbia figli da me.”

182 Nomi di tribù, sottotribù e clan.

189
190
354. La situazione asiatica
Muʿāwiya b. Abī Ṣufyān:
Noi siamo il destino: chi apprezzeremo si eleverà, chi disprezzeremo, sarà umiliato.
al-Nuwayrī - Nihāyat al-Arab

355. Paura della storia


al-Ḥağğāğ avendo udito un tale che raccontava storie alla gente, narrando la vita di Abū
Bakr e ʿUmar183, gli disse: “Niente corrompe le persone contro il Principe dei credenti
(S’intende il califfo omayyade), come questo e i suoi simili che si siedono e i giovani,
seduti attorno a loro, ricordandosi della condotta di Abū Bakr e ʿUmar, si ribellano contro
il Principe dei credenti.
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq

356. Sentimento di classe e nazionale


al-Sulayk b. al-Sulaka
Prima mi ha sgridato poi mi ha abbandonato
Preferisce quelli dai capelli lunghi
I miei invece imbiancano, perché ogni giorno
Vedo una mia zia in mezzo agli uomini
Mi affliggo perché non son altro che schiave
E il mio denaro non basta per affrancarle

357. Totalitarismo
Un tale racconta: “Fuggendo dal Ḥāğğāğ passai per un villaggio, al vedere un cane che
dormiva all’ombra di una giara, mi dissi: “Magari fossi io quel cane, mi tranquillizzerei
della paura del Ḥāğğāğ.” Poi continuai e quando, dopo poco, tornai lì trovai il cane ucciso.
Chiesi di ciò e mi dissero: “È giunto l’ordine del Ḥāğğāğ di uccidere i cani.”
Ibn Nubāta – Sarḥ al-ʿUyūn

358. I ladri delle conquiste


Mūsà b. al-Nuṣayr scrisse al Walīd dopo aver conquistato l’Andalusia: “Non è una
conquista: è

183 I primi due califfi dell’era islamica considerati univocamente come personaggi positivi e onesti.

191
192
l’apoteosi!”
Poi si mise in marcia con il bottino e tornò in Tunisia al-Walīd, infatti, gli aveva scritto
di recarsi da lui. Così, con il bottino e i doni, giunse fino in Egitto. al-Walīd intanto,
essendosi ammalato gli scrisse di affrettarsi. Sulaymān – Il principe ereditario -, invece, gli
aveva scritto di temporeggiare fino alla morte del Walīd, in modo che ciò che recava
sarebbe andato a lui. Infine arrivò dal Walīd quando era ancora malato della malattia di cui
morì.
Sulaymān, non appena fu nominato, lo mandò in rovina: lo multò di centomila dirham
prendendogli tutto quello che aveva, lo costrinse a rimanere sotto il sole184, fece uccidere
suo figlio ʿAbd al-ʿAzīz che si trovava in Andalusia, poi si fece mandare la sua testa e
gliela mostrò chiedendogli se lo conoscesse. Egli disse: “Sì, lo conoscevo a digiuno e in
preghiera, sia maledetto se colui che l’ha ucciso era migliore di lui.”
Ibn al-Abbār - al-Ḥulla al-Siyarāʾ

359. La reazione appropriata


al-ʿAbbās b. Aḥmad b. Ṭūlūn, mentre suo padre era in vita, si diresse in Tunisia. Fermatosi
a Labda185, gli vennero incontro il governatore e la popolazione per accoglierlo e onorarlo.
ʿAbbās , in seguito, ordinò all’improvviso il sacco della città, gli abitanti furono depredati,
gli uomini uccisi e le donne disonorate. Ilyās b. Manṣūr, capo degli Ibaditi sul monte
Naffūsa, adiratosi per simili avvenimenti, si mosse contro di lui con dodici mila dei suoi.
Ibn al-Aġlab, lo supportò mandandogli un esercito che si unì con il suo contro il
sopracitato al-ʿAbbās. Furono uccisi i campioni del suo esercito e depredato delle sue
ricchezze se ne dovette tornare scappando a Barqa186.
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq

360. Etica dei kharigiti


Un kharigita era ospite da un suo correligionario per nascondersi da al-Ḥağğāğ. Il padrone
di casa, dovendo partire per alcuni suoi affari, disse alla moglie: “Ti raccomando di trattare
bene questo mio ospite.” Si trattava di una donna bellissima. Quando, dopo un mese tornò,
le domandò di lui. Ella rispose che la cecità l’aveva tenuto occupato tutto il tempo. Seppe
così il padrone di casa che il suo amico s’era finto cieco lungo tutta la sua assenza per non
guardare mai sua moglie.
Ibn Abī Ḥadīd - Šarḥ Nahğ al-Balaġa

361. Terrorismo con tecniche scientifiche


Nella storia di Sayf al-Mulūk le mille e una notte parlano di certi uomini resi ciechi dal
ġūl187. Domandarono a uno di questi in che modo fosse accaduto:
Viene di notte con delle coppe di laban e ti vi dice: “Prendetene e bevetene poiché siete
stanchi dal

184 Tecnica di tortura.


185 Leptis Magna, la città libica.
186 Nome arabo della cirenaica.
187 Sarebbero dei demoni malvagi capaci di assumere varie sembianze

193
194
viaggio, se lo berrete diventerete come noi: ciechi.”
Alf Layla wa Layla

362. Contro la repressione


Di Maḥkūl: Abramo, visto un uomo commettere adulterio, pregò contro di lui e Iddio lo
fece perire; vide un uomo rubare, pregò contro di lui e Iddio lo fece perire. Poi Dio gli
disse: “O Abramo, lascia stare i miei servi poiché il mio servo ha tre possibilità: o si pente
ed Io lo perdono; o gli farò generare una discendenza che mi riverirà; o lo sovrasterà
l’infelicità alla quale seguirà l’inferno.”
al-Samarqandī in Bustān al-ʿĀrifīn:
È bene che le parole dell’uomo per la gente siano dolci, che il suo viso sia gioioso e
sorridente sia con il devoto che con il peccatore, con il sunnita e con l’eretico, senza
ipocrisia ma senza rivolgergli parole tali che l’altro creda che sia contento della sua
condotta e della sua fede. L’altissimo, infatti, ha detto a Mosè e Aronne: “Parlategli con un
tono gentile, perché potrebbe ravvedersi e diventare timorato di Dio.” E certo nessuno è
migliore di Mosè e Aronne, come d’altronde, il peccatore non è peggiore del faraone.
Di Ṭalḥa b. ʿUmayr: Dissi a ʿAṭā: “Sei un uomo presso di cui si raduna gente dalle varie
tendenze; io, che sono stizzoso, li apostroferei con parole aspre. Ed egli rispose: “Non farlo
poiché Iddio ha detto: “[E che dicessero buone parole a tutti]188.” E rientrano in questo
versetto anche gli ebrei e i cristiani, come si può dunque (non farlo) con i monoteisti, cioè i
musulmani?”

363. Il popolo e la marmaglia


Abū Bakr al-Warrāq, il ṣūfī:
Il popolo sono gli uomini dal cuore limpido, le opere pie e la lingua pura. Se sono privi di
tali caratteristiche allora si tratta della marmaglia e non del popolo.
al-Sulamī - Ṭabaqāt al-Ṣūfiyya

364. Oppio dei popoli


Di un ṣūfī:
Coloro i quali ogni giorno si preoccupano di procacciarsi ciò che già fu creato per loro,
commettono un peccato, poiché questo significa poca fiducia nella Grazia di Dio
l’Altissimo e poca fede nel Suo sostentamento promesso.

365. Tendenze cristiane


Aforismi ṣūfī
Un tale ha detto: “Il coraggioso è colui che quando dorme non ha niente in sospeso con
nessuno.”

188 Cor. II, 83

195
196
Un altro invece ha detto: “Piuttosto il coraggioso è colui che quando dorme nessuno ha
niente in sospeso con lui.”
- Il pio è chi non fa male neanche alle formichine.
- Il ṣūfī è come la terra sulla quale si sparge il male ma da cui esce solo il bene.
Avvertenza: “tendenze cristiane” si riferisce al Cristo e non al Cristianesimo.

366. Notizie di criminali


Un uomo andò dal profeta Muḥammad per essere convertito all’Islam da lui. Accettò di
pronunciare la professione di fede e confessò i suoi crimini. Gli spiegò che era un
profanatore di tombe che spogliava i cadaveri dai loro sudari. E fino a lì il Profeta dichiarò
che il suo pentimento era accettato, ma poi quegli continuò raccontandogli un evento:
“Dopo che era deceduta una fanciulla degli Anṣār ho profanato la sua tomba, ho preso il
sudario e me ne sono andato. Poi però Satana mi ha sopraffatto: sono tornato e mi sono
unito a lei carnalmente.
Il Profeta trasalì e lo cacciò.
al-Samarqandī -Tanbīh al-Ġāfilīn

367. Razzismo
al-Zuhrī
Gli abitanti del paradiso parlano arabo, quelli dell’inferno parlano indiano.
al-Samarqandī - Bustān al-Ārifīn

368. Opere dall’eterno compenso


Anas b. Mālik:
Da sette opere l’uomo è compensato anche dopo di lui. (Continua il loro compenso anche
dopo la morte)
1) Costruire una casa
2) Scavare un fiume
3) Trovare una fonte
4) Piantare un albero
5) Insegnare scienza
6) Copiare un manoscritto
7) Lasciare prole onesta
al-Samarqandī - Tanbīh al-Ġāfilīn

369. Oppio dei popoli


Anas b. Mālik:
I poveri mandarono all’Inviato di Dio un messaggero che gli disse: “O Inviato di Dio,

197
198
sono l’inviato dei poveri a te.” Il Profeta lo accolse:“Benvenuto a te e a coloro da parte dei
quali sei venuto, giacché sei venuto da parte della gente più cara a Dio.” Egli continuò: “O
Inviato di Dio, i poveri dicono: i ricchi si sono accaparrati tutto il bene e poi fanno il
pellegrinaggio! noi non possiamo averne, mentre loro quando si ammalano, accumulano le
loro ricchezze in tesori.” Disse il Profeta: “ Dì ai poveri da parte mia: chi di voi porterà
pazienza nell’attesa della ricompensa di Dio avrà tre cose che i ricchi non avranno.” Citò le
tre cose ed avevano tutte a che fare con il Giorno della Giudizio.”
al-Samarqandī - Tanbīh al-Ġāfilīn

370. Il pasto del governo


al-Samarqandī
Se la vacca è stata macellata per il principe, è riprovevole prendere di quella carne a me no
che non sia per i carcerati.
al-Samarqandī - Bustān al-Ārifīn

371. Ḥassān difende Ğabala


Conseguenze del processo di Ğabala b. al-Ayham
ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb a Ḥassān b. Ṯābit: Ğabala b. al-Ayham
“O padre di al-Walīd, ho saputo che il tuo amico Ğabala b. al-Ayham è tornato cristiano!”
“Apparteniamo a Dio e a Lui torneremo. E perché?” Chiese Ḥassān.
“Un uomo della tribù Muzayna l’ha schiaffeggiato.”
Disse allora Ḥassān: “Allora Ğabala ha ragione!”
ʿUmar gli fu addosso con la frusta e lo colpì.

372. Questione di classe


La nobiltà degli uomini presso i re del ʿAğam – intende i Sasanidi – dipendeva dalla
genealogia: interdivano ai loro sudditi di salire di rango, in questo modo si ostacolavano i
ceti medi da molte possibilità e si perdevano le persone non ambivano a perseguire gradi
alti.
Prima dell’Islam i persiani erano oppressi da una politica di esclusione, giacché i loro re si
fregiavano del titolo di Ḫadāykāniyya e qualificavano il resto del popolo come
Dahkāniyya. Non v’è dubbio che schiavizzazione dell’uomo libero e raziocinante con la
forza è l’apice dell’umiliazione, della degradazione, la resa, il culmine nella capitolazione
davanti all’inciviltà.
al-ʿĀmirī – Manāqib al-Islam

199
200
373. La situazione asiatica
Nel libro al-Iḥāṭa su un gruppo di commercianti del deserto marocchino:
E quando potettero confidare nei loro re, la terrà si prostrò a loro, le loro ricchezze
superarono il limite diventando quasi incalcolabili.
E nel Kitāb al-Aġānī:
al-Muwaffaq (principe abbaside) arrestò Sulaymān b. Wahb e suo figlio ʿUbayd Allāh per
la ricchezza che possedevano. Disse in proposito Ibn al-Rūmī:
Non vedi che la ricchezza manda in rovina il suo possessore
E che quando aumentano le entrate si sbarra la strada?
Ancora nel Kitāb al-Aġānī:
Un mendicante a Baghdad, al tempo del califfo al-Mahdī, implora sul ponte:
“O Dio ti prego costringi il califfo a dare lo stipendio ai soldati, così che comprino le
mercanzie dai mercanti e aumentino le loro ricchezze sulle quali vige la zakāt189 e pertanto
mi diano l’elemosina.
- Il discorso del mendicante esprime un processo economico che comincia dallo
stato con lo schema seguente:
califfo  soldati  mercanti  mendicanti
E nel Šaḏarāt al-Ḏahab di Ibn ʿImād:
Muḥammad b. ʿUmar al-ʿAlawī, capo degli Alawiti era il più ricco a Baghdad nell’anno
390. ʿAḍud al-Dawla gli requisì un milione di dinari e lo mise in galera.

374. Prezzi e stipendi


Lo stipendio di un giudice ad al-Kūfa all’epoca di ʿUmar era di cento dirham al mese; lo
stipendio del giudice di al-Baṣra Iyās b. Muʿāwiya nel periodo marwanide del califfato
omayyade era di cento dirham al mese; lo stipendio di ʿUmar b. al-ʿĀṣ durante il suo
governatorato sull’Egitto ai tempi di ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb era di duecento dinari all’anno.
Il prezzo più alto per una mucca ai giorni del Profeta era sette dirham.
ʿAbd Allāh b. Sulaymān (317 dell’Hijra)190 ha detto: “Entrato a al-Kūfa con solo un
dirham, ci ho comprato trenta mudd191 di fave ed ogni giorno ne mangiavo uno.
- Un mudd è una quantità bastevole a un uomo di corporatura media
Il vino a Baghdad nel periodo abbaside costava un dinaro al mann192.

189 Elemosina obbligatoria per la religione islamica.


190 929 d.c.
191 Il Kazimirski dice che un mudd in Iraq equivaleva a due libbre, nell’Hijaz invece a una libbra e un terzo.
192 Due raṭl: circa due libbre

201
202
375. Dogana e contrabbando
Si racconta che un tale aveva importato della merce preziosa che desiderava occultare
dall’imposta del funzionario che gravava su questo genere di mercanzie. Così mentre si
s’industriava per riuscirvi ecco che vide un uomo con un certo seguito e l’aria aristocratica,
tanto che pensò fosse un capo dell’esercito; gli si fece incontro pregandolo di far passare le
sue mercanzie oltre la porta della città (Granada). Costui le prese e le nascose sotto i suoi
vestiti. Non fece neanche pochi metri che lo sfortunato chiese informazioni su quell’uomo
e gli dissero che era proprio colui dal quale era scappato... Rimase di stucco. Dopo essersi
ripreso, lo trovò che lo aspettava all’interno delle mura della città. Questi gli rese il
deposito ed egli lo recuperò, imbarazzato e sbalordito.
Ibn al-Ḫaṭīb - al-Iḥāṭa

376. Questioni di comunicazione


ʿAbd al-Malik b. Marwān arrestò un kharigita facondo e dall’immensa cultura dopo lei
stesso ne era rimasto ammirato. Gli disse:
“Se non avessi guastato così tanti miei sudditi con le tue parole non ti avrei imprigionato.”

ʿUbayd Allāh b. Ziyād a proposito dei kharigiti:


“ Le parole di costoro raggiungono i cuori più velocemente di come si espande il fuoco tra
i giunchi.”
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq

377. Convivenza delle religioni in Andalusia


Musulmani, ebrei e cristiani hanno convissuto settecento anni fino a che non ha divampato
l’intolleranza (dopo il movimento della riconquista).
National Geographic vol. 161 – 2/6/1982

378. Due politiche finanziarie


Un tale disse a Marwān b. al-Ḥakam mentre governava Medina per Muʿāwiya:
“I beni sono i beni di Dio, Egli ha reso chiaro come dividerli, ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb li ha
collocati nel loro posti.
Rispose: “I beni sono i beni del Principe dei credenti Muʿāwiya che li spartisce e li
requisisce a suo piacimento.”
Ibn Bakkār - Nasab Qurayš

379. La situazione asiatica


Sono concordi Anas b. Mālik e Sufyān al-Ṯawrī che il proprietario di un pozzo non può

203
204
Negare la propria acqua né alle labbra del viandante né al suo bestiame. Discordano invece
sull’irrigazione della terra, dice, infatti, Mālik: “Non si possono negare al proprio vicino le
eccedenze della propria acqua (in sovrappiù rispetto al proprio fabbisogno)”. Mentre
Sufyān afferma: “Non è obbligatorio attenersi a ciò per quanto riguarda la terra. Il discorso
di Mālik è più aderente al detto del Profeta tramandato da Ibn ʿUmar in cui si vieta di
vendere gli avanzi dell’acqua.

E nella Riḥla di Ibn Baṭṭūṭa:


Hanno prosperato le entrate dell’Egitto poiché tutte le proprietà erano dello stato.

380. Quando è lecito corrompere


Il contadino può corrompere lecitamente l’impiegato e fargli regali per difendersi
dall’ingiustizia nelle sue tasse; ma questo non è lecito per ottenere qualcosa da lui. Ovvero
affinché diminuisca l’importo delle tasse che incombono su di lui. Mentre per quanto
riguarda l’accettare la corruzione invero è una colpa incontestabile.
al-Muqniʿ - Ibn Qudāma

381. Della servitù della gleba


Nella Ḥašiyat Ibn ʿĀbidīn:
Se un contadino lascia l’agricoltura per abitare in una regione, cioè in una città, non c’è
niente di male. Mentre ciò che fa un tiranno quando lo costringe – obbligandolo a
ritornare in campagna – è peccato.
E ancora nella stessa opera:
Dice al-Ḫayr al-Ramlī nella Ḥašiyat al-Baḥr: Ho visto alcuni saggi stabilire con un
responso legale che se un contadino emigra dal suo villaggio causandone il degrado, è
costretto a ritornarvi. Può darsi che qualche ignorante s’inganni in quanto ciò non si
riferisce all’eventualità in cui egli emigra per prevaricazione o per necessità ma per quando
lo fa per ostinazione. E l’ordine del governante di ritornare è per il bene comune, ovvero
per preservare il villaggio dalla rovina, quando questo ritorno non gli arreca alcuna
sventura. Mentre quel che ai giorni nostri compiono i tiranni obbligando a fare ritorno al
villaggio con gravose imposizioni e dispotismo eccessivo, un musulmano non lo farebbe.
al-Ḥiṣnī al-Šafiʿī ha scritto in proposito una lettera in cui ha dato il massimo su chi compie
tali cose.
Nel Wasāʾil al-Šīʿa:
Da Ismāʿīl b. al-Faḍl al-Hāšimī: ho domandato ad Abū ʿAbd Allāh (al-Ṣādiq): “ Un uomo
che in un suo terreno – accanto ai suoi vicini - ha costruito delle case o una fattoria e gli
abitanti della casa vicina (intende i contadini del suo vicino) si trasferiscono di lui, può
allora costui ricacciarli indietro siccome gli sono avversi?” Rispose: “Loro sono liberi,
abitano dove vogliono e si trasferiscono dove

205
206
piace a loro.”

382. Alterigia
Farqad al-Sabḫī (ṣūfī) recatosi da al-Ḥasan al-Baṣrī, che indossava una mantello di seta, si
mise a guardarlo fissamente, egli portava un abito di lana. al-Ḥasan gli disse: “Perché mi
fissi mentre indosso i vestiti degli abitanti del paradiso e tu quelli dell’inferno? Chi di voi
porta la devozione negli abiti e la superbia nel petto è più tronfio della sua lana di chi porta
il mantello del proprio mantello!”

383. Mantenere i valori positivi della Ğāhiliyya193


ʿAlī b. Abī Ṭālib:
Se non potrete fare a meno del sentimento tribale, infervoratevi per le qualità nobili, le
opere degne di lode e le buone azioni nelle quali rivaleggiarono le più gloriose e intrepide
tra le gens arabe e i campioni delle tribù in quanto a magnifica condotta morale, somma
clemenza, glorioso ardimento e gesta lodevoli. Infervoratevi per le virtù encomiabili del
proteggere il prossimo, ottemperare all’impegno, stimare la compassione, disprezzare la
tracotanza, ottenere con merito, astenersi dal sopruso, temere l’omicidio, comportarsi
rettamente con gli uomini, controllare l’ira e isolare il degenere sulla terra.
Nahğ al-Balaġa

384. Critica dell’autorità sciita


al-Aḥnaf non accettò di unirsi ad al-Ḥasan dopo l’assassinio del padre dicendo:
Abbiamo valutato Ḥasan e la sua famiglia senza rinvenire in loro né la pratica del governo
dello stato né della salvaguardia del capitale né la destrezza bellica.
Ibn Nubāta - Sarḥ al-ʿUyūn, Ibn Qutayba -ʿUyūn al-Aḫbār

385. Composto morale


Attribuito a ʿAlī
La lealtà con gli ingannatori è tradimento.
Il tradimento degli ingannatori è lealtà.

193 Letteralmente “Ignoranza”, usato per indicare la civiltà araba preislamica.

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208
386. Prodigi islamici
Ha detto l’Inviato di Dio che al tempo del Mahdī e di Gesù i tori saranno cari e i cavalli a
buon mercato.
Gli fu domandato:
“Perché si abbasserà il prezzo dei cavalli?”
“Perché mai si useranno per la guerra.” Rispose.
“E perché i tori saranno dispendiosi?”
“Tutta la terra sarà arata.”
al-Maqdisī - ʿIqd al-Durar fi Aḫbār al-Mahdī al-Muntaẓar
E ancora nella stessa opera a proposito dell’era del Mahdī e di Gesù:
Le persone vivranno una accanto all’altra nelle loro regioni, si accompagneranno nei
viaggi e faranno comunanza dei beni.

387. Descrizione del Mahdī


Il volto come una stella luminosa, avrà lineamenti arabi la corporatura israelita.
al-Maqdisī - ʿIqd al-Durar fi Aḫbār al-Mahdī al-Muntaẓar

388. Apostasia
Detto del Profeta
“Dovete seguire alla lettera le regole di chi c’era prima di voi!”
Gli domandarono: “Gli ebrei e i cristiani?” ed egli rispose: “E chi sennò?”
In una altra versione:”I persiani e i romani?” Ed egli: “Chi c’è oltre questi?”
Ibn Kaṯīr nel suo tafsīr dice che è un ḥadīṯ autentico.

389. Gli eunuchi


Muʿāwiya è stato il primo a impiegare gli eunuchi nell’Islam.
Intende usarli nel suo palazzo
.
390. L’oppio degli schiavi
Detto del Profeta
Se il servo consiglia il suo padrone e adempie correttamente la venerazione del suo
Signore, ne riceverà un doppio compenso.
Aḥmad b. Ḥanbal - Musnad

209
210
E in al-Amālī di al-Mufīd al-Ṣādiq dice: Iddio non accetta la preghiera di tre: il primo è lo
schiavo che fugge dai suoi padroni fino a che non ritorna da loro e tende la mano verso di
loro. (Gli altri due non sono citati.)
391. Lo sprezzo per la riduzione in schiavitù dei prigionieri
al-Nābiġa al-Ğaʿdī
Vincemmo e donna libera alcuna non svelammo
Nient’altro che gli acuminati ferri le nostre prede.
Se un'altra scelta avessimo preso, le loro donne
Oneste, nei nostri mercati si potean comprare.
Ma la nostra dignità in alto ci solleva
E gli avi virtuosi ci impediscono l’infamia

392. Il ruolo del settarismo nel tradimento


I Tatari non riuscirono a conquistare Isfahan, ai tempi di Gengis Khan nell’anno 633194
fino a che la sua popolazione si divise. Essi erano due fazioni: Hanafiti e Sciafiiti195, tra
loro c’erano guerre continue e palese avversione tanto che un gruppo di Sciafiiti si mosse
verso i regni tatari confinanti che li circondavano per dire loro:
“Venite nel nostro paese ché ve lo consegniamo.”
Giunse l’esercito dei Tatari e prese d’assedio Isfahan, gli Sciafiiti gli aprirono le porte della
città secondo il patto che avevano stipulato secondo il quale avrebbero ucciso gli Hanafiti
risparmiando loro. Quando poi i Tatari furono entrati, cominciarono con gli Sciafiiti
uccidendoli immediatamente, poi ammazzarono gli Hanafiti e successivamente il resto
della popolazione.
Ibn Abī Ḥadīd - Šarḥ Nahğ al-Balaġa

393. Paragone?
Maymūn b. Mahrān: “Avrei scelto ʿAlī a ʿUṯmān.” Gli disse allora ʿUmar b. ʿAbd al-
ʿAzīz: “Chi preferisci: un uomo rapido nello spargimento di sangue o un uomo rapido a
rubare?”
Abū Zurʿa - Tārīḫ Dimašq

394. Contraddire un ḥadīṯ


Ibn Abī al-Ḥadīd:
Confutando un ḥadīṯ che dice: “La migliore generazione è quella a cui appartengo, poi a
seguire”

194 1235 d.c.


195 Appartenenti rispettivamente alle scuole giuridiche hanafita e sciafiita

211
212
disse: “Ciò che indica la sua falsità è che la generazione che è venuta cinquanta anni dopo
di lui è la peggiore di tutto il mondo: è quella in cui in cui al-Ḥusayn fu ucciso, Medina fu
conquistata, la Kaʿba assediata e violata, il sangue proibito versato e i figli dei Muhāğirīn e
degli Anṣār furono esiliati.
Ibn Abī Ḥadīd - Šarḥ Nahğ al-Balaġa

395. La minima prerogativa per l’aristocrazia


Detto del Profeta
Vi basti dei beni terreni un servo e un cavallo.
al-Dārimī - Sunan

396. Aristocratico
Di ʿAbd Allāh b. ʿUmar
Mi sono recato dall’Inviato di Dio ed egli mi ha offerto un cuscino di pelle ripiena di fibre
di palma ma non mi ci sono seduto, è rimasto in mezzo tra noi.
Aḥmad b. Ḥanbal - Musnad

397. Lo sfruttamento e il suo opposto


Requisivano cammelli e asini per trasportare l’acqua da Ğudda196a Mecca, ʿAlī b. ʿĪsà
comprò un gran numero di cammelli ed asini e li assegnò al trasporto d’acqua, munendoli
di fieno. Vietò di requisirli.
al-Ṣābī - Tuḥfat al-Umarāʾ

398. La consultazione presso ʿUmar


Ibn Abī al-Ḥadīd:
ʿUmar chiedeva oltremodo consiglio, domandava persino il parere delle donne. Se aveva
per le mani una questione difficile chiedeva consiglio anche ai bambini poiché nel
consultarli si avvaleva delle loro menti fresche.
Ibn Abī Ḥadīd - Šarḥ Nahğ al-Balāġa

399. ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz


Da Abū al-Ġuṣn e Muḥammad b. Hilāl i quali incontrarono ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz ma
non ravvisarono tra i suoi occhi il segno della prosternazione.197
Ibn Saʿd - Ṭabaqāt

196L’odierna Jedda, città sul mar Rosso dell’Arabia Saudita


197Sorta di livido che si forma sulla fronte di chi prega spesso a causa del prolungato appoggiarla contro la
piastrina usata per non toccare il pavimento.

213
214
400. Prodigi
Sulle notizie del Mahdī al-Muntaẓar
Porrà come condizione di non prendere nessun segretario, di vestirsi unicamente come si
veste il popolo, di cavalcare solo quel che cavalcano gli altri e di contentarsi di poco.
al-Maqdisī - ʿIqd al-Durar fi Aḫbār al-Mahdī al-Muntaẓar

401. Legislazione burocratica


Yaḥyà al-Barmakī:
Chiedere ai re come stanno è una caratteristica degli stupidi. Se vuoi dire: “Come se la
passa il principe”, allora dì: “Iddio illumini il mattino del principe con prosperità e
generosità”. E quando è malato e ti vuoi informare sulla sua situazione allora digli: “Iddio
conceda guarigione e misericordia al principe e la misericordia”. Ai principi infatti non si
domanda, non si dice “salute!198”, non si chiede come stanno.

402. Coscienza e dissenso


al-Ğaḥiẓ
La causa dell’insubordinazione degli iracheni ai principi e della disciplina dei siriani:
Gli iracheni sono un popolo dotato di senno e perspicacia e dalle quali nascono l’analisi
e la ricerca, da quest’ultime deriva la critica, la contestazione, il confronto tra gli uomini, la
distinzione tra i capi e la divulgazione delle loro colpe. I siriani invece hanno una natura
ottusa, propensa a conformarsi passivamente a un unico parere, senza considerare con
giudizio né porsi domande sulle questioni celate.
Tramandato da Ibn Abī Ḥadīd nel Šarḥ al-Nahğ

403. Obbedienza condizionata


Detto del Profeta
Il musulmano deve accondiscendere e ubbidire sia a ciò sia gradisce che a ciò che detesta,
a meno che non gli sia ordinato il peccato: quando accade non deve né acconsentire né
ubbidire.
Muslim - Ṣaḥīḥ, Sunan - Abū Dāwūd, Sunan -al-Nisāʾī

404. Contro la tirannide


ʿAlī b. Abī Ṭālib:
Nessun uomo, per quanto sia avanzato il suo rango nel diritto e sia elevato il suo merito

198Il verbo šammata significa anche dire yarḥamuka Allāh (lletteralmente Dio abbia misericordia di te –
L’equivalente arabo di “salute”) a qualcuno che ha starnutito.

215
216
Nella religione, è al di sopra dall’essere aiutato in ciò che gli spetta di quel Dio l’ha
incaricato. E nessuno, per quanto sia ritenuto insignificante dalla gente e guardato con
sospetto, è così in basso da non aiutare.
Nahğ al-Balāġa
405. Uno a uno
Ṣaʿṣaʿa b. Ṣūḥān a ʿUṯmān:
Principe dei credenti, ti sei piegato la tua nazione si è piegato… Raddrizzati così che si
raddrizzi anche la tua nazione!
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq

406. Derubare i ladri


199
ʿUṯmān lasciò un milione e cinquecentomila dirham e innumerevoli cavalli e pecore
negli ḥimā e diecimila cammelli. Furono tutti derubati dopo la sua morte.
Ibn al-Ğawzī - Mirʾāt al-Zamān
Gli ḥimā sono dei terreni destinati al pascolo e all’allevamento degli animali. Al tempo
della Ğāhiliyya erano di proprietà dei capi delle tribù, con l’avvento dell’Islam furono
assegnati come beni per la carità e ad altri enti pubblici. ʿUṯmān li ha sfruttati per le sue
proprietà private.

407. Terrorismo ismailita


Il Fatimita al-Mahdī ha esteso la pena di morte a circa diciotto circostanze non previste
dalla legge islamica quali la non ottemperanza ai suoi ordini, non presenziare tre volte ai
suoi sermoni o l’ipocrisia qualora si manifestava in qualcuno dei suoi seguaci.
al-Šāṭibī - al-Iʿtiṣām

408. Il Cairo nel regime fatimita


Al Cairo ci sono almeno ventimila botteghe, tutte di proprietà del sultano, molte delle
quali vengono affittate a dici dinari magrebini al mese, tra esse nessuna si affitta a meno di
due dinari. I caravanserragli, i bagni pubblici e gli altri edifici, talmente tanti da essere
incalcolabili, sono tutti di proprietà del sultano, giacché nessuno ha diritto di possedere
immobili o case oltre la propria abitazione e ciò che ha costruito per se stesso. Ho sentito
che il sultano possiede ottantamila case al Cairo e in Egitto che affitta e di cui riscuote la
pigione ogni mese. Le affittano alla gente a loro piacimento, poi riscuotono l’affitto:
nessuno ha la potestà su nulla.
Nāṣir Ḫusraw - Safar Nāma

199 Si intendeʿUṯmān b. ʿAffān

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409. Tra due epoche
Un tale recitò dei versi di Ṭufayl al-Ġanawī del periodo della Ğāhiliyya, in cui lodava i
Banū Ğaʿfar per la protezione che gli accordavano, poi disse:
“Magari sapessi cosa ha trovato nei Banū Ğaʿfar da parlarne così.” Labīd al-ʿĀmirī, che
era presente, gli rispose: “Caro cugino, tu hai raggiunto un’epoca nella quale per la gente è
stato istituito un servizio di sicurezza per dividerli gli uni dagli altri; la casa del
sostentamento lascia uscire un servo con una sporta per portare aiuto alla sua famiglia e le
persone ricevono retribuzioni dalla cassa dello stato. Se avessi vissuto all’epoca di Ṭufayl
quando diceva ciò ai Banū Ğaʿfar non l’avresti rimproverato... ”

410. Un uomo
Baššār b. Burd su Ibrāhīm b. ʿAbd Allāh
Contro il re tiranno sfida la morte
E lo scaglia nel gorgo furioso

411. Razzismo
Nel Kitāb al-Aġānī:
Solamente la donna dei Qurayš a sessant’anni è ancora fertile.
E solamente l’araba lo è ancora a cinquanta anni.
.
412. Riforma mediatica
ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz incaricò un uomo di stare nella moschea di Damasco per
raccontare alle persone delle campagne di guerra del Profeta e delle virtù dei suoi
Compagni, avvertendolo che i Banū Marwān200 detestavano ciò e lo vietavano.
al-Aġānī

413. Archivio
Ğaḥẓa al-Barmakī ha detto: “al-Muʿtamid aveva ordinato per la cantante Šārya mille
abiti di tutti le fogge più particolari che le furono portati, mi disse allora ʿAlī b. Yaḥyà al-
Munağğim (uno degli uomini dello stato ai suoi tempi): “Aspettami per uscire”. Lo feci ed
egli mi domandò: “Sei a conoscenza che qualche califfo abbia comandato simili cose per
una cantante, come ha fatto il Principe dei credenti oggi per Šārya?” Risposi di no. Diede
dunque ordine che fossero portate le biografie dei califfi. Arrivarono i servi portandole in
degli enormi registri, cominciammo a sfogliarli ma non trovammo nessuno che prima di lui
aveva fatto ciò.
al-Aġānī

200 Si riferisce ai suoi parenti del ramo Marwanide degli Omayyadi che l’avevano preceduto sul trono del
califfato.

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414. Questione legale
Al tempo del suo califfato, un uomo che aveva sposato la moglie del padre, fu portato da
ʿUmar che lo interrogò e quegli confessò giurando che non sapeva che fosse proibito.
ʿUmar allora li divise ma non lo punì poiché non era a conoscenza della proibizione.

415. Due sistemi di governo


Distinzione tra due politiche:
La politica dell’imamato, il cui obiettivo è il conseguimento della virtù e la sua prerogativa
è la felicità perpetua. E la politica della prevaricazione, il cui obiettivo e l’allontanamento
del califfo e la sua prerogativa la miseria e l’asservimento.
Abū al-Ḥasan al-ʿĀmiri - Manāqib al-Islam

416. Califfi e re
Abū Ğaʿfar al-Manṣūr:
Quattro sono i califfi: Abū Bakr, ʿUmar, ʿUṯmān e ʿAlī.
E quattro sono i re: Muʿāwiya, ʿAbd al-Malik, Hišām ed io.
al-Suyūṭī - Tārīḫ al-Ḫulafāʾ

417. Necessità dell’autorità o meno


I kharigiti: nominare un capo non è affatto un obbligo, semmai è una delle cose
ammissibili.
Hišām al-Ġūṭī: è necessario nominarlo nei tempi di pace ma non lo è durante la sedizione
poiché in caso di rivolta una sua eventuale uccisione la farebbe infuriare ancor di più.
I sostenitori dell’inutilità dell’autorità hanno argomentato:
1) Che un uomo dia a un suo pari il potere di decidere su cosa debba o non debba fare,
danneggia l’umanità.
2) nominare un capo provoca la sedizione poiché le inclinazioni sono diverse ed ogni
gruppo pretende il governo di una persona e la sua legittimità ad esso ad esclusione degli
altri, dando luogo alla discordia e la contesa. L’esperienza l’ha dimostrato. Però, se la
comunità sceglierà di incaricare un principe o un capo che si assuma la responsabilità delle
loro problemi, organizzi i loro eserciti, e protegga la loro integrità territoriale, potranno
farlo.
I kharigiti Nağadāt201 hanno affermato: È lecito incaricarne uno quando si è consapevoli
che unicamente tramite un capo saranno tutelati.
Mulaḫḫaṣ min al-Mawāqif

Gruppo kharigita diffuso in Bahrein e nella Yamāma, il nome deriva dal loro fondatore Nağda b. ʿĀmir al-
201

Ḥanafī. (morto alla fine del settimo secolo d.c.)

221
222
418. Uomini
Un poeta dei Rabīʿa replica alla minaccia di Muʿāwiya di punire la sua tribù per aver
sostenuto ʿAlī b. Abī Ṭālib:
Non ci sottovalutare, o Muʿāwiya: invero noi
Il giorno dello scontro, ti sbaraglieremo, Muʿāwiya!
Nahār b. Tawsiʿa:
Se il principe non ci renderà giustizia
Gli andremo incontro come leoni
al-Ḥuṣayn b. al-Ḥamām:
Non son tale da provar vergogna delle gioie della vita
Ne mai salirei su una scala fuggendo la morte
Ho tardato risparmiando vita senza trovare
Altro modo di vivere che l’avanzare.
Le nostre ferite non sanguinano sui talloni
Bensì sui piedi, goccia il nostro sangue.

419. Contro la delazione


Dissero a ʿAbd Allāh b. Masʿūd: “La sua barba trasuda vino”. Ed egli allora: “Vi avevamo
vietato di fare la spia, ma quando qualcosa è lampante, ne prendiamo atto.”
Abū Dāwūd - Sunan

420. Organizzazione delle prigioni


ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz scrisse di controllare la situazione delle prigioni e di mantenere
in galera i furfanti e i delinquenti e scrisse su gli approvvigionamenti dell’estate e
dell’inverno.
Mūsà b. ʿUbayda rispose: “ Da noi li abbiamo visti nutrirsi ogni mese allo stesso modo e
indossare estate e inverno lo stesso abito.
Scrisse poi ai comandanti dell’esercito di controllare chi c’era nelle prigioni tra coloro la
cui verità era venuta alla luce e di non incarcerarli finché non fosse stata verificata la loro
situazione; di scrivergli di coloro la cui situazione fosse più problematica; di rinchiudere i
criminali, poiché la prigione è per loro già una condanna che la punizione non deve
superare e di prendersi cura dei

223
224
malati che non nessuno né hanno denaro. E se hanno incarcerato delle persone a causa
dei loro debiti, non li mettano insieme ai criminali nello stesso edificio né nella stessa
cella. E di controllare che quelli che mettono a sorvegliare le loro prigioni siano persona
fidate e che non accettino corruzione, poiché chi accetta la corruzione, poi fa quello che gli
è stato richiesto.
E scrisse ad Ab Bakr ʿAmr b. Ḥazm (a Medina) di passare in rassegna i prigionieri ogni
sabato e accertarsi dei delinquenti.
E scrisse a ʿAbd al-Ḥamīd (In Iraq) di costringere i criminali in carcere e vestirli con un
maglione d’inverno e due abiti per l’estate e altre cose per il loro benessere.
Ibn Saʿd - Ṭabaqāt

421. Dio o il denaro


Vangelo di Matteo
Nessuno può servire a due padroni: o odierà uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e
disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a mammona.202

422. Uguaglianza
Vangelo di Giovanni
Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro:
“Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamerete maestro e signore e dite bene perché lo
sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete
lavarvi i piedi gli uni con gli altri. . Vi ho dato, infatti, l’esempio perché come ho fatto io,
facciate anche voi. In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone,
né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le
metterete in pratica.(…)”203

423. Il prezzo dell’eccesso e il prezzo dell’isolamento


Vangelo di Giovanni
Se il la gente vi odia sappiate che prima di voi ha odiato me. Se aveste foste del mondo, il
mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io ci ho scelti dal
mondo, per questo il mondo vi odia.204

202 Matteo VI, 24. Traduzion presa da “La Bibbia di Gerusalemme, Nuovo Testamento”
203 Giovanni XIII, 12
204 Giovanni XV, 18

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226
424. La comunità di Gesù
La società di coloro che avevano creduto era un unico cuore e un’ unica anima. Non c’era
CHI considerava le sue cose come di sua proprietà ma presso di loro tutto era in comune.
Nessuno era indigente poiché coloro i quali possedevano campi o case li vendevano e
portavano i ricavati delle vendite per metterli ai piedi degli apostoli che poi li distribuivano
tra tutti coloro che ne avevano bisogno.
* Si compari questo sistema con quello dell’Ulfa che aveva istituito Ḥamdān b. al-Ašʾaṯ
capo dei Carmati del Sawād nella sua Dār al-Hiğra.

425. Tutti sono nel vero


ʿAbd al-Karīm al-Ğīlī:
Gli infedeli hanno adorato proprio lui (Dio). Poiché l’Altissimo era la verità dell’essere e
gli infedeli anch’essi erano parte dell’essere ed Egli era la loro verità. Non hanno creduto
di avere un Dio, poiché l’Altissimo era la loro verità ed Egli non ha un dio ma Egli stesso è
Dio assoluto. E lo hanno adorato dal momento che le loro anime glielo imponevano,
poiché esse medesime non erano altro che Dio stesse.
Coloro che hanno adorato gli idoli per il segreto della Sua presenza così perfetta, che
non entra né si mescola con tutti i singoli atomi dell’essere. L’Altissimo era la verità di
quegli idoli che adoravano, essi perciò non hanno adorato altri che Iddio, seguendo la
Verità che era nelle loro anime perché i loro cuori testimoniavano a loro che il bene era in
ciò e quindi le loro credenze si sono plasmate su questa verità. Egli apprezza chi lo adorava
in quegli idoli.
Quanto agli atei lo adorano tramite l’essenza e, infatti, ha detto Colui il quale sia su di
lui la preghiera e la pace (Muḥammad): “Non offendete il tempo poiché Iddio è il tempo.”
E gli atei hanno detto che il tempo con le sue conseguenze stato è creato dalla natura divina
su ciò su cui si dipana. Non c’è niente eccetto uteri che spingono e terra che ingoia.
al-Insān al-Kāmil

Abū Ḥasan al-ʿAnbarī (mutazilita)


Colui che si sforza è nel giusto nella fede come nelle cose che ne derivano.
al-Ġazzālī - al-Mustaṣfà

al-Ğaḥiẓ:
Colui che, ebreo, cristiano o ateo, che diverge dalla fede islamica, se è ostinato contro la
propria

227
228
fede allora è colpevole; se invece ha ragionato ma non è riuscito a comprendere la verità
allora è giustificato. Se invece non ha ragionato e quindi non ha conosciuto la necessità del
ragionamento, anch’egli è giustificato, poiché Iddio l’Altissimo non assegna a nessuno
niente che non possa adempiere.
al-Ġazzālī - al-Mustaṣfà

426. L’oppio dei popoli


Ḥadīṯ attribuito
Il privilegio del tesoro del vagabondo è la recitare la sura della famiglia di ʿUmrān sul far
della sera.
al-Murtaḍà - al-Amālī da al-Qāsim b. Salām

427. Dogma
Un tale domandò ad Abū Sulaymān al-Dārānī: “Erano forse facoltosi ʿUṯmān b. ʿAffān e
ʿAbd al-Raḥmān b. ʿAwf?”
Ed egli:
“Taci! ʿUṯmān e ʿAbd al-Raḥmān erano invero solo due custodi del tesoro di Dio sulla
terra che spendevano per il bene.”

428. Prima del culto


La preghiera da noi non significa porgere i tuoi piedi e farti levare le scarpe da qualcun
altro ma comincia con il tuo pane quotidiano, mettili al sicuro, poi dedicati al culto.
Non v’è nulla nel cuore di chi attende con ansia il battere alla porta … si aspetta che venga
qualcuno e per dargli qualcosa.

429. L’oppio dei popoli


Attribuito a Maʿrūf al-Karḫī
L’Altissimo ha detto: “Gli uomini che mi sono più cari sono i poveri che hanno ascoltato le
mie parole e hanno obbedito ai miei ordini. A causa della Mia generosità verso di loro non
ho elargito loro beni terreni che li distogliessero dal prostrarsi nei Miei confronti.”

430. Il lavoro prima della preghiera


Yūsuf b. Asyāṭ:
Ricercare le cose lecite è obbligatorio. La preghiera in gruppo è sunna
Sunna: atti volontari non compresi tra i doveri religiosi.
Domandarono a Sufyān al-Ṯawrī:
“Cosa pensi sia meglio per un lavandaio: guadagnare un dirham con cui mangiare e nutrire
la sua

229
230
prole senza però riuscire a prender parte alla preghiera comune; o guadagnare quattro
dāniq205, presenziare alla preghiera collettiva, senza però procurare il sostentamento per se
stesso né la sua prole?
“Che guadagni il suo dirham e preghi da solo.”

431. Chi è più pio?


Abū Sulaymān al-Dārānī discuteva con Abū Ṣafwān su chi tra ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz e
Uways al-Qarnī fosse più pio. Il primo sosteneva cheʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz fosse più
devoto di Uways, avendogli l’altro domandatone il motivo, egli disse: “Perché ʿUmar b.
ʿAbd al-ʿAzīz pur possedendo beni terreni, se n’è astenuto.” Ribatté allora Abū Ṣafwān:
“Se Uways ne avesse posseduti, se ne sarebbe altresì astenuto.” Abū Sulaymān: “Paragoni
chi è stato messo alla prova con chi non ne ha avuto modo?”
Abū Nuʿaym al-Iṣfahānī - Ḥīlyat al-Awliyāʾ

432. Questioni commerciali


Nel Qāmūs al-Muḥīṭ (dizionario)
La tessera: il biglietto annodato su di un vestito con sopra la cifra del prezzo. Tale nome
perché si attacca al lembo del vestito206. (tessera in arabo è biṭāqa, “al lembo” si dice bi
ṭāqa)

433. L’errore nella divisione dei beni


Ibn al-Rāwandī si rivolge al Signore
Hai spartito i beni tra gli esseri umani
Come farebbe un ubriaco palesemente in torto
al-Maʿarrī - Risālat al-Ġufrān
434. Fili spinati
Nel Qāmūs al-Muḥīṭ (dizionario)
Sotto la voce “spina”: funziona come la punta di uno strumento bellico di metallo o di
canna, si mette attorno all’esercito e si chiama così.

435. Assenza di armonia nella vita


al-Buḥturī
…. Mai nessun amata vidi come la vita
Non appena chi l’ama l’assapora, costei l’abbandona.

205 Moneta pari a 1/6 di dirham


206Spiegazione filologica del termine Biṭāqa, che deriva da bi (con, a) e ṭāqa (strato).

231
232
Sai bene che fu plasmata da un sol creatore
Eppure sembran due: l’uno esperto e l’altro maldestro.

436. Divieto di girare di notte


ʿAbd Allāh b. Qays al-Raqiyāt
Muṣʿab ha vietato all’amore di viaggiare di notte
E le fruste si rovesciano sulle mani degli uomini
al-Raqiyāt un poeta del primo periodo degli Omayyadi. Muṣʿab b. al-Zubayr uno dei più
grandi boia della storia dell’Islam.

437. Democrazia del singolo e declino della legge


ʿAlī b. Abī Ṭālib chiamò più volte un suo servo ma questi non gli rispondeva. Uscì dunque
a cercarlo e avendolo trovato sulla porta gli domandò: “Cosa ti ha portato a non
rispondermi?” il servo rispose: “Mi ero stancato di risponderti e mi sentivo al sicuro dalla
tua punizione.” Esclamò ʿAlī: “Sia lode a Dio che mi ha fatto tra coloro che sono al sicuro
dalla Sua collera.”
al-Murtaḍà – al-Amālī

438. Eroismo di un kharigita


al-Ḥağğāğ interrogava un kharigita chiamato Ḥuṭayṭ:
“Che cosa pensi di ʿAbd al-Malik?”207
“Che cosa dovrei dire di uomo di cui tu non sei altro che uno dei suoi crimini?”
“Sei mai stato intenzionato a uccidermi?”
“Sì. Ma me lo ha impedito il destino. Ho fatto un voto a Dio che se mi interrogherai sarò
onesto con te; se mi lascerai libero non ti cercherò e se mi torturerai sopporterò.”

439. Non aspettare fino al Giorno del Giudizio


Un uomo domandò a Ḥasan al-Baṣrī: “Prendo i regali degli Omayyadi oppure aspetto le
loro opere buone, il Giorno del Giudizio?”
Egli rispose: “Corri a prendere i tuoi regali: il giorno del giudizio il popolo sarà carente di
opere buone.”
al-Murtaḍà - al-Amālī

207Nel 162 compare lo stesso dialogo con i personaggi invertiti: è ʿAbd al-malik a chiedere a un Kharigita
cosa pensi di al-Ḥağğāğ

233
234
440. Per confondere il potere
Quando Ḥasan al-Baṣrī parlava di ʿAlī b. Abī Ṭālib nel periodo degli Omayyadi era solito
dire: “Abū (il padre di Zaynab) Zaynab ha detto208…”

Hādī al-ʿAlawī: “Quando il mio professore Ibrāhīm Kabba209 citava Lenin nel periodo
della monarchia diceva: “Vladimir Ilich ha detto…”!

441. Pianificare e mettere in pratica


Abū Hāšim il mutazilita:
La risolutezza (nell’azione) deve prescindere dal premio o dalla conseguenza di ciò che si è
deciso e la conseguenza della risolutezza deve prescindere dalla conseguenza di ciò che si
è deciso.

442. Perché sono sottomessi


Domandarono a un poeta beduino nell’era omayyade:
“Perché scrivi invettive contro la tua tribù?”
“Perché sono come le pecore, se gli si urla si smuovono, se si tace pascolano placidamente.

443. Prima la generosità


Un poeta:
Se la porta dell’umiliazione sarà prossima a quella della ricchezza
Dunque ascenderò al cielo per la via della povertà

444. La tirannide è l’essenza del potere.


Abū ʿUbayd Allāh al-Mūriyānī:
Il dispotismo dello stato impedisce la giustizia dell’equità se non nel caso in cui non superi
l’ambizione e la forza di volontà sia più forte delle passioni.

445. I poeti mandano in malora i governanti


ʿAysà b. ʿAlī ha detto:
al-Manṣūr chiedeva continuamente il nostro parere sul suo governo fino a che Ibrāhīm b.
Harma ha commentato:
Quando vuole qualcosa, dibatte con la propria coscienza
Chi discute con la propria coscienza non è affatto squilibrato
.

209 Famoso economista iracheno (1919-2004)

235
236
E non fa partecipare i più vicini nella gestione del potere
Ne i più deboli, quando la corda si tende allo spasimo

446. Equità
Nel Kitāb al-Aġānī
La moglie di un ebreo della tribù Qurayẓa chiamato Awas b. Ḏabbī si fece musulmana e lo
lasciò. Poi, siccome provava nostalgia, tornò da lui prese a chiedergli di abbracciare
l’Islam. Rifiutò dicendo:
Mi ha invitato all’Islam il giorno che c’incontrammo
E le ho detto, no, diventa piuttosto tu ebrea
Noi infatti seguiamo la Torà di Mosè e la sua religione
Ma giuro che anche quella di Muḥammad è religione
Entrambi riteniamo che la retta via sia nella propria fede
Perciò chi giunge alle porte della salvezza, indichi la via.

447. Descrivendo un governatore


Un tale dice ad al-Rašīd a proposito di un suo governatore:
Accetta la corruzione, rimane a lungo ubriaco e picchia a suo piacimento.

448. Consiglio militare


Un gruppo di arabi si recò da un loro sceicco, che già aveva superato gli ottanta anni, per
chiedergli: “Il nostro nemico pascola il nostro bestiame, indicaci dunque in che modo
otterremo vendetta e laveremo l’onta.” Egli così rispose:
“La vecchiaia ha sbrindellato la mia risolutezza e ha infranto la fermezza della mia
volontà, ma comunque: chiedete consiglio agli impavidi tra coloro che sono risoluti e ai
pusillanimi tra coloro che sono raziocinanti. Il codardo infatti, nel dare il suo parere, non
lesina ciò che può salvare le vostre vite mentre il coraggioso, nel dare il suo parere, non
risparmia su ciò che eleverà la vostra fama. Prendete del responso il risultato che vi
preservi dal disonore della pochezza del codardo e dall’incoscienza del coraggioso. Se la
decisione verrà presa in questo modo, sarà più efficace contro il vostro nemico della
freccia ben scoccata e della spada ben affilata.”
al-Ḥuṣrī - Zahr al-Ādāb

449. Premunirsi per l’onestà – Problema di gestione


Fai in modo che chi hai messo al tuo servizio non abbia bisogno di rubare, poiché colui al
quale non hai dato abbastanza non ti ripagherà.
al-Ḥuṣrī - Zahr al-Ādāb

237
238
450. Condizione della tirannide
Maymūn b. Mahrān:
Se gli antenati vedevano un uomo a cavallo e una persona correre dietro di lui dicevano:
“Iddio maledica chi è tiranno!”
Ibn al-Ğawzī - Muḫtaṣar Ṣifat al-Ṣafwa
Maymūn b. Mahrān era uno degli ausiliari di ʿUmar b. ʿAbd alʿAzīz.

451. Conseguenze della contemplazione del sultano


Il venerdì il sultano Mawkib passava davanti la porta della casa di Abū al-Ḥasan b.
Šaddād e sua moglie, nonostante il marito gliel’avesse proibito, si affacciava dalla finestra
per guardarlo. Una volta successe che, mentre era incinta, la trovò sulla finestra mentre
passava Mawkib il sultano, egli allora la rimproverò dicendole: “Il bambino che porti nel
ventre diventerà un servo del sultano.” E fu come disse. Nacque a servizio del sultano.
Ṭabaqāt al-Ḫawāṣṣ

452. Opportunismo
al-Manṣūr
Quando il tuo nemico tende la sua mano verso di te, se ne avrai la possibilità tagliala;
altrimenti baciala.
al-Suyūṭī - Tārīḫ al-Ḫulafāʾ

453. Contro la guerra


al-Maʿarrī
-Se il popolo si bagna le mani di sangue, tu immmergile nell’acqua del ruscello.
-I tuoi uomini sono stanchi, per quanto tempo ancora le lame sulle lance e le redine sul
collo dei cavalli?
al-Fuṣūl wa al-Ġāyāt
454. Cambiare gli ordini
al-Maʿarrī
Non è bene che le cose seguano il loro corso originario in tutte le circostanze, poiché forse
l’utilizzo, per cui furono create inizialmente, è diventato ripugnante e biasimevole.
al-Ṣāhil wa al-Šāmiğ

455. L’oppio dei popoli nel Tafsīr al-Kaššāf210


Pervenuto in alcuni libri:
Io sono Dio, il re dei re. Le vite dei re, i loro cuori e le loro teste sono nelle mie mani. Se
gli uomini mi mostreranno obbedienza, userò misericordia nei loro confronti; se mi
disubbidiranno, li castigherò. Non datevi pena per i re ma esortateli al pentirsi dinnanzi a
Me, Io li renderò ben disposti nei vostri confronti.

210 Commentario coranico del Zamaḫšarī

239
240
456. Condizione per la pace?
Ibn ʿArabī
Se nessuno vuoi temere, nessuno devi spaventare.
Vivrai al sicuro da ogni cosa, se ogni cosa sarà al sicuro da te.
Mağmūʿā Ġurāb / Tarğamat Ḥayātihi

241
Appendice

- Indice degli autori e delle opere


- Indice dei personaggi storici

Avvertenza: Nell’indicare i riferimenti bibliografici degli indici sono state


adottate queste abbreviazioni:

Zrk: ḪAYR AL-DĪN ZIRIKLĪ, al-Aʿlām, Dār al-Malāyīn, Beirut, 1999

E.I.: AAVV, The Enciclopaedia of Islam, Leiden, E.J. Brill, 1986

Kḥl.: ʿUMAR RIḌÀ KAḤḤĀLA , Muʿğam al-muʾallifīn, Muʾassasa al-Risāla, Beirut 1993

s.v. Sotto Voce

242
INDICE DEGLI AUTORI E DELLE OPERE
(il numero tra parentesi quadra alla fine di ogni voce indica il capitoletto dell’antologia
nel quale l’opera viene citata)

- ʿAbd al-Raḥmān al-Sulamī


Muḥammad b. al-Ḥusayn al-Sulamī al-Nīsābūrī (936-1021) Sufi e storico del sufismo nato
e vissuto a Nishapur. È stato detto di lui: “Inventava gli ḥadīṯ dei sufi”.
Ṭabaqāt al-Ṣūfiyya: (le classi dei Sufi) Un elenco di biografie dei mistici. [337, 363]
(Zrk. s.v. Muḥammad b. Ḥusayn)

- Abū al-Farağ al-Iṣbahānī


ʿAlī b. al-Ḥusayn al-Qurašī (896-967). Poeta. letterato e storico della letteratura, nacque a
Isfahan ma si formò a Baghdad, dove ebbe l’opportunità di avere come maestri il celebre
storico Ṭabarī, il grammatico al-Anbārī e il filologo Ibn Durayd. Godette della protezione
del ministro dei Buwayhidi al-Muhallabī, mecenate e patrono delle belle lettere.
Nonostante appartenesse ai banū Umayya, tendeva verso lo sciismo zaydita.
Kitāb al-Aġānī: (il libro dei canti) la raccolta dei canti scelti dal celebre musicista Ibrāhīm
al-Mawṣilī su commissione del califfo Hārūn al-Rašīd, corredata dalle biografie dei poeti e
dei cantanti, arricchita da aneddoti e notizie che conferiscono all’opera un inestimabile
valore storico e antropologico oltre che letterario.[51, 67, 80, 130, 131, 133, 211, 303, 304,
305, 373, 411, 412, 413, 446]
Maqātil al-Ṭālibiyyin: (gli omicidi dei discendenti di Ṭālib) Oltre duecento resoconti
biografici dei discendenti di ʿAlī b. Abī Ṭālib deceduti per omicidio, avvelenamento o in
esilio. [204, 205. 206]
(M. NALLINO, Abū al-Faradj al-Isbāhanī, E. I.)

- Abū al-Ḥasan al-ʿĀmirī


Abu al-Ḥasan Muḥammad b. Yūsuf al-ʿĀmirī (...-992) Filosofo e teologo musulmano,
originario del Ḫurasān, operò a Rayy e a Baghdad dove ebbe modo di venire in contatto
con intellettuali del calibro di Abū Ḥayyan al-Tawḥidī e Ibn Miskawayh, terminò la sua
carriera a Buḫārà usufruendo della biblioteca Samanide dove poco dopo avrebbe studiato

243
Ibn Sīnā. Nelle sue opere tenta di riconciliare di attuare la riconciliazione dell’Islam con il
pensiero filosofico. Così lo presenta Hādī al-ʿAlawī: “Filosofo del quarto secolo
dell’Egira, non vincolato a nessuna filosofia specifica, l’influsso del pensiero greco sui
suoi scritti è debole, per questo, forse, non è conosciuto.” (HĀDĪ AL-ʿALAWĪ, al-Mustaṭraf
al-Ğadīd, note fine capitolo.)
al-Iʿlām bi-Manāqib al-Islām: (Un esposizione dei meriti dell’Islam) Il fine di questo libro
è la dimostrazione razionale della superiorità morale dell’Islam sulle altre religioni,
specificatamente sullo zoroastrismo e il manicheismo. Vedi: Vadet, J.C. (1974-5) 'Une
Défense philosophique de la sunna: les Manaqib al-islam d'al-'Amiri', Revue des études
islamiques. [372, 415]
(www.muslimphilosophy.com)

- Abū Dāwūd
Abū Dāwūd Sulaymān b. al-Ašʿaṯ al-Siğistānī (817-889). Tradizionista originario del
Siğistān, viaggiò per tuta l’ecumene islamica. Scrisse in tutto 21 libri.
Sunan: Kitab al-Sunan (il libro delle tradizioni) Il terzo dei sei libri di ḥadīṯ canonici sulla
sunna per i sunniti. [268, 403, 419]
(J. ROBSON, Abū Dāʾwūd al-Sidjisānī, E.I.)

- Abū Ḥayyān al-Tawḥīdī


ʿAlī b. Muḥammad b. ʿAbbās al-Tawḥīdī (...-1023) Letterato e filosofo, Yāqūt nel Muʿğam
al-Udabāʾ lo definisce “Signore dei Sufi e filosofo dei letterati”. Non ebbe successo nel
campo della letteratura nonostante il suo talento letterario e fu costretto a svolgere
mansioni impiegatizie per conto di uomini di potere, senza mai veder riconosciuto il
proprio valore.
Maṯālib al-Wazīrayn: (i difetti dei due ministri) Un satiresco ritratto di Ṣāḥib b. ʿAbbād e
Ibn ʿAmīd, i ministri della corte Buwayhide sotto cui lavorò Abū Ḥayyān. Li ritrasse
spietatamente mettendo a nudo i vizi e le bassezze morali degli uomini di potere, dando
sfogo alla frustrazione di dover servire tale risma di gente invece di dedicarsi alla
letteratura e alle umiliazioni che ciò comportava per un uomo con le sue capacità. [145,
167, 168]
al-Baṣāʾir wa-l-Ḏaḫāir: (le cognizioni e i tesori) Un’imponente (dieci volumi) antologia
letteraria. [112, 146, 147]

244
al-Imtāʿ wa-l-Muʾānasa: (Il diletto e l’intrattenimento) Il resoconto letterario di trentasette
notti passate a rispondere alle domande del ministro Ibn Saʿdān sui più disparati argomenti
dotti. [59]
(S.M. STERN, s.v. Abū Ḥayyān al-Tawḥīdī, E. I.) (Brockelmann: g, I:244) (Kḥl. II, 509)

- Abū Nuʿaym al-Iṣfahānī


Aḥmad b. ʿAbd Allāh al-Šafiʿī (948-1038) un autorità nel sufismo e nell fiqh sciafiita della
sua epoca. Mentre era a Iṣfahān fu cacciato dalla moschea nel periodo del conflitto tra
Hhanbaliti e sciafiiti; poi quando Subuktukīn conquistò la città gli affidò i sermoni del
venerdì.
Ḥīlyat al-Awliyāʾ: Ḥīlyat al-Awliyāʾwa Ṭabaqāt al-Aṣfiyāʾ (l’ornamento degli intimi del
Signore e le classi dei puri) Un trattato sul sufismo che dopo un introduzione generale sul
misticismo riporta le biografie e i detti di 649 uomin pii considerati sufi, partendo dai 4
califfi ben guidati. [431]
(J. PEDERSEN, s.v. Abū Nuʿaym al-Isfahānī, E.I.)

- Abū Sulaymān al-Busti


Ḥamd b. Muḥammad b. al-Ḫaṭṭāb (931-998) Giurista, trasmettitore di ḥadīṯ e poeta
originario di Bust (Siğistān).
Kitāb al-ʿUzla: (il libro dell’isolamento) Un commentario della Sunan di Abū Dāwūd
(vedi voce). [125, 145, 151]

- Abū Yūsuf
Yaʿqūb b. Ibrāhīm al-Anṣārī (731-798) Allievo di Abū Ḥanīfa, fu il primo a diffondere il
suo maḏhab. Sotto i califfi abbasidi svolse il ruolo di giudice, divenne amico personale di
al-Rašīd che lo insignì del titolo di qaḍī al-qūḍāt (giudice dei giudici). Della sua
produzione letteraria che doveva essere imponente come ci testimonia il Fihrist rimane
solo Kitāb al-Ḫarāğ.
al-Ḫarāğ: kitāb al-Ḫarāğ (il libro delle tasse) un trattato sulle pubbliche finanze, le tasse, la
giustizia commissionatogli da al-Rašīd. [18]
(Zrk, s.v. Yaʿqūb b. Ibrāhīm) (J. SCHACHT, s.v. Abū Yūsuf, E.I.)

245
- Abū Zurʿa
Muḥammad b. ʿUṯmān b. Zurʿa (...-914) Giudice e storico damasceno.
Tārīḫ Dimašq (la storia di Damasco) Libro sulla storia della Siria in epoca islamica, tra le
fonti di cui si è avvalso Ibn ʿAsākir (vedi voce). [285, 393]
(Zrk. s.v. Muḥammad b. ʿUṯmān)

- Aḥmad b. Ḥanbal
Aḥmad b. Ḥanbal l’imam di Baghdad (780-855) Teologo, giurista e tradizionista, il
fondatore della scuola giuridica hanbalita. Durante il regno di al-Maʾmūn viene arrestato e
imprigionato per non aver accettato la teoria mutazilita del Corano creato patrocinata dal
califfo. Quando al-Mutawwkil abroga e vieta la il mutazilismo egli può riprendere ad
insegnare e anzi il califfo gli affida l’insegnamento degli ḥadīṯ al figlio principe ereditario
al-Muʿtazz, il quale una volta divenuto califfo si servirà di Aḥmad per attuare l’opera di
restaurazione del sunnismo.
Musnad: La sua opera più importante, un’imponente collezione di ḥadīṯ classificati
secondo il nome del trasmettitore invece che secondo gli argomenti come le altre raccolte
di Buḫārī e Muslim. [310, 390, 396,
(H. LAOUST, s.v. Aḥmad b. Ḥanbal)

- al-Abšīhī
Bahāʾ al-Dīn Abū al-Fatḥ Muḥammad b. Aḥmad (1388-1448) Antologista egiziano
originario di un villaggio del Fayyūm: Abšūya da cui prende il suo nome.
al-Mustaṭraf fi Kull Fann Mustaẓraf: (la selezione preziosa in tutte le arti eleganti) Un’
antologia di brani letterari tratti da svariate fonti e disposti in modo armonico e piacevole:
versetti coranici, poesie della Ğāhiliyya, ḥadīṯ del Profeta, prosa ritmata, aneddoti curiosi si
susseguono senza mai stonare tra loro ordinati per argomenti secondo l’intento dell’autore
di esaltare virtù quali la generosità, la pazienza e la morigeratezza. L’opera ebbe molta
fortuna e diffusione, ci sono oltre dieci edizioni solo al Cairo, inoltre una traduzione turca
dell’1845 ci testimonia come la sua popolarità sia continuata fino in epoca moderna. [92,
163, 165]
(J.C. VADET, s.v. al-Ibshihī, E.I.)

246
- al-ʿĀmilī
Muḥammad b. Ḥusayn Bahāʾ al-Dīn (1547-1621) Autore di numerose opere in arabo e in
persiano originario del monte ʿĀmila in Siria, emigrato in Persia dove ottenne privilegi alla
corte dello Šāh ʿAbbās.
al-Kaškūl: (la bisaccia del mendicante) un’ antologia letteraria. [53, 59]
(E.I.)

- al-Balāḏurī
Aḥmad b. Yaḥyà al-Balāḏurī (...-892) Storico di origine persiana attivo a Baghdad nella
cerchia della corte abbaside, era intimo amico del califfo al-Mutawakkil. Prende il suo
soprannome dalla droga balāḏur (semecarpium anacardium) un corroborante per la
memoria, il cui abuso l’avrebbe condotto alla morte, anche se c’è chi sostiene che questa
vicenda sia da attribuire al nonno. Il suo lavoro più importante è Kitāb Futūḥ al-Buldān (il
libro delle conquiste dei paesi) edito da Michael Jan de Goeje (Liber Expugnationis
Regionum, Leiden 1863-66), la storia dell’espansione militare araba.
al-Ansāb: Ansāb al-Ašrāf (le genealogie dei personaggi illustri) Rimasto incompleto, un
dizionario biografico dell’aristocrazia arabo islamica redatto in forma genealogica. [193,
194, 197, 199, 200, 201, 218]
(C.H. BECKER [ROSENTHAL] s.v. Balādhurī, E.I)

- al-Bayhaqī
Abū Bakr Aḥmad b. al-Ḥusayn al-Bayhaqī (994-1066) Studioso di ḥadīṯ appartenente alla
scuola Sciafiita, originario di Ḫusrawğird, villaggio nei pressi di Bayhaq vicino alla città di
Nishapur.
al-Maḥāsin wa-l-Masāwīʾ: (le virtù e i difetti) [144]
(Zrk. s.v. Aḥmad b. Ḥusayn)

- al-Buḫārī
Muḥammad b. Ismaʿīl (819-870) Insigne tradizionista, originario di Buḫārà, la sua
biografia è simile a quella degli altri raccoglitori di ḥadīṯ: lunghi viaggi in cerca di
tradizioni e ritorno alla patria per redigere la raccolta.
Ṣaḥīḥ: al-Ğāmiʿ al-Ṣaḥiḥ (la raccolta autentica) Tra le sei compilazioni canoniche di ḥadīṯ
sunniti, è considerata di pochissimo inferiore a quella di Muslim. [15, 274]
(J. ROBSON, s.v. al-Bukhārī, E.I)

247
- al-Dārimī
ʿAbd Allāh b. ʿAbd al-Raḥmān Abū Muḥammad al-Samarqandī (797-869) studioso di
ḥadīṯ e del Corano, visse una vita pia e frugale, rifiutò la carica di Giudice offertagli dal
Sultano di Samarcanda.
al-Sunan: (le le tradizioni) Chiamata anche erroneamente Musnad, i detti sono raggruppati
per argomento e non per trasmettitore; è una compilazione di ḥadīṯ più snella delle sei
raccolte canoniche.
(J. ROBSON, s.v. al-Dārimī) [395]

- al-Dūlābī
Muḥammad b. Aḥmad Abū Bišr al-Dūlābī (839-923) Storico e trasmettitore di ḥadīṯ
originario di Rayy (Iran) si trasferì in Egitto per apprendere gli ḥadīṯ, perì recandosi in
pellegrinaggio.
al-Kunà wa al-Asmāʾ: (le kunya e i nomi) Catalogo con biografie sui trasmettori di ḥadīṯ.
[96, 188]
(Zrk. s.v. Muḥammad b. Aḥmad)

- Alf layla wa layla


(le mille e una notte)La celebre raccolta di favole arabe che tanto suggestionò
l’immaginario occidentale del mondo orientale quando si diffusero nella traduzione
francese del Galland nel 1704. Pubblicata in italiano da Einaudi con traduzione a cura di
Francesco Gabrieli, 1948. [325, 361]

- al-Faḫr al-Rāzī
Abū ʿAbd Allāh Muḥammad b. ʿUmar Faḫr al-Dīn al-Rāzī (1149-1209) teologo della
scuola Asciarita e giurista secondo il maḏhab sciafiita, dotto in tutte le discipline religiose
e letterarie. Originario di Rayy, viaggiò molto per l’Asia centrale attraendo sempre
moltitudini di studenti. Ha scritto lasciato numerosi libri nell’ambito della filosofia e della
religione che hanno molto avuto molta influenza sui pensatori musulmani a lui posteriori.
al-Tafṣir al-Kabīr: (il grande commentario) anche noto come Mafātīḥ al-Ġayb (le chiavi
dell’ignoto) è certamente la sua opera più importante, un imponente commentario coranico
(8 volumi) d’impostazione filosofica. [22, 23, 24, 25, 26, 174, 267, 268]
(H. MASSÉ, s.v. Fakh al-Dīn, E.I.)

248
- al-Ǧāḥiẓ
Abū ʿUṯmān ʿAmr b. Baḥr al-Fuqaymī al-Baṣrī, chiamato al-Ğāḥiẓ (quello dagli occhi
sporgenti) a causa di una malformazione agli occhi. Scrittore, filosofo mutazilita, forse il
più grande autore di prosa della letteratura araba classica, originario di Baṣra da una
famiglia modesta, si spostò a Baghdad dove studiò filologia da maestri del calibro di al-
Aṣmaʿī e al-Anṣārī e apprese il kalām e il mutazilismo dal celebre filosofo mutazilita al-
Naẓẓām. Scrisse più di 170 tra libri e dissertazioni, tra i quali ricordiamo al-Bayān wa
Tabyīn (la prova e la dimostrazione) un trattato “caotico” dove brani letterari e poetici e
religiosi si intersecano con discorsi sulle varie branchie del sapere umano e Kitāb al-
Ḥayawān (bestiario) un’ enciclopedia sugli animali.
Kitāb al-Biġāl: (Il libo dei Muli) Aneddoti e storie in cui compaiono muli.[124]
al-Buḫalāʾ: Kitāb al-Buḫalāʾ (il libro degli avari) [2, 126] Una raccolta di aneddoti e
racconti che attorno al tema dell’avarizia, considerato uno dei suoi capolavori per ironia e
arguta descrizione dell’animo umano.
al-Burṣān: [1] Kitāb al-Burṣān wa al-ʿUrğān wa al-ʿUmyān (il libro dei lebbrosi, degli
zoppi e dei ciechi) Aneddoti e storielle con protagonisti solo personaggi che hanno sofferto
di tali malattie nella storia araba)
Faḫr al-Sūdān: Risālat Mufāḫarat al-Sūdān ʿalà al-Baydān (dissertazione sulla superiorità
dei neri sui bianchi) [231, 284]
al-Ḥiğāb: [67, 129]
(CH. PELLAT, s.v. al-Djāḥiẓ, E.I.)

- al-Ġazzālī
Abū Ḥāmid Muḥammad b. Muḥammad al-Ṭūsī (1058-1111) Uno dei maggiori teologi
musulmani, detto anche Ḥuğğat al-Islām (la prova dell’Islam), mistico, giurista,
riformatore religioso, è uno dei personaggi chiave del dottrina islamica sunnita.
Fondamentale è stato il sui contributo alla sistemazione del sufismo e la sua integrazione
nella teologia ufficiale. Ha scritto numerosi libri sia in arabo che in persiano.
Faḍāʾiḥ al-Bāṭiniyya: (gli scandali degli allegoristi) [169]
Iḥyāʾ ʿUlūm al-Dīn: (la rinascita delle scienze religiose) L’opera capitale di al-Ġazzālī,
divisa in vari libri per argomento rappresenta una guida completa per il devoto musulmano
su ogni aspetto della vita religiosa. [28, 29, 30 287, 288, 289, 290, 291, 292, 293, 195, 343,
344, 345, ]

249
al-Mustaṣfà: al-Mustaṣfà min ʿIlm al-Uṣul (la purificazione delle scienze del diritto) un
opera magistrale sulle fonti del diritto islamico. [425]
(W. MONTGOMERY WATT, s.v. al-Ghazālī, E.I.)

- al-Hādī Kāšif al-Ġiṭāʾ


Hādī b. ʿAbbās Fāḍil Imamī(1872-1941) imam e studioso iracheno.
Mustadrak Nahğ al-Balāġa: Mustadrak ʿalà Nahğ al-Balāġa (il supplemento al Nahğ al-
Balāġā) Un edizione critica dei discorsi di ʿAlī b. Abī Ṭālib.[45]
(Kḥl, IV: 47)

- Saʿīd al-Aqsarāʾī al-Ḥanafī


Siyāsat al-Dunya wa-al-Dīn: Manoscritto della Biblioteca di Baghdad non ancora edito.
[46]
(HĀDĪ AL-ʿALAWĪ, note finali del libro)

al-Ḫaṭīb al-Baġdādī
Abū Bakr Aḥmad b. ʿAlī (1002-1071), Storico, versato nella scienza degli ḥadīṯ, originario
di un villaggio sotto Baghdad.
Tārīḫ Baġdād: (la storia di Baghdad) Un’ enciclopedia biografica in 14 volumi su circa
7800 personalità, anche donne, che ebbero un ruolo nella vita politica e culturale di
Baghdad. [90, 188]
(R. SELLHEIM, s.v. al-Khaṭīb al-Baghdādī, E. I.)

- al-Ḫawārizmī
al-Muwaffaq b. Aḥmad Abū al-Muʾayyid al-Makkī al-Ḫawārizmī (...-1172) Giurista,
oratore, letterato e poeta originario della Mecca fu attivo in Corasmia.
Maqtal al-Ḥusayn: (l’omicidio di al-Ḥusayn) la storia della strage di Karbalāʾ, considerata
una delle opere migliori su questo argomento nelle fonti sciite. [131]
(Kḥl, III: 940) (http://www.imamreza.net/arb/imamreza.php?id=2586)

- al-Ḥuṣrī al-Qayrawānī
Abū Išāq Ibrāhīm b. ʿAlī (...-m.1022) Letterato e poeta originario di Qayrawān, si sa poco
della sua vita.

250
Zahr al-Ādāb: Zahr al-Ādāb wa Ṯamar al-Albāb (il fiore delle belle lettere e il frutto degli
intelletti) Una piacevole antologia letteraria di finezze e rarità, come l’autore dell’ʿIqd al-
Farīd. [448,449]
(CH. BOUYAHIA, s.v. al-Ḥuṣrī, E.I.)

- ʿAlī Ḫān al-Ḥusaynī


ʿAlī Ḫān b. Aḥmad al-Ḥusaynī (1642-1708), conosciuto anche come Ibn Maʿṣūm, nato a
Mecca, visse in India, descrisse il suo viaggio da Mecca a Ḥaydarābād in un libro intitolato
Salwat al-Ġarīb (il conforto dello straniero). Autore anche di biografie dei personaggi
dell’epoca e di agiografie sciite.
al-Darağāt al-Rafīʿa: al-Darağāt al-Rafīʿa fi Ṭabaqāt al-Imamiyya min al-Šīʿa (le nobili
qualità nelle classi degli imam dello sciismo) Elenco di biografie degli imam sciiti. [156]
(C. BROCKELMANN s.v. ʿAlī Khān, E.I.) (Zrk. s.v. ʿAlī b. Aḥmad)

- al-Kulaynī
Abū Ğaʿfar b. Yaʿqūb (----939) Tradizionista sciita duodecimano originario di un villaggio
vicino a Rayy in Iran, studiò a Qumm per poi stabilirsi nei pressi di Kūfa dove scrisse la
sua voluminosa opera Kitāb al-Kāfī, (il libro bastevole) : un’ enorme raccolta delle
tradizioni degli imam sciiti, redatta con l’obiettivo di fungere da guida completa per il
credente su teologia, legge e dottrina. Il trattato è diviso in tre parti: al-Uṣūl, al-Furūʿe al-
Rawḍa.
Uṣūl al-Kāfī: (I principi fondamentali necessari) la prima parte del libro dedicata alla
teologia, l’imamato e la preghiera. [55, 57, 58, 60, 61, 142]

- al-Maʿarrī [138]
Abū al-ʿAlāʾ Aḥmad b. ʿAbd Allāh (973-1058) Poeta, letterato e filosofo, portento
letterario, figura imprescindibile per comprendere gli sviluppi della letteratura araba nel
mondo arabo islamico per la maestosa influenza che ha esercitato sugli intellettuali
posteriori. Originario di Maʿarrat al-Nuʿmān città nella Siria settentrionale, all’età di
quattro anni fu colpito dalla malattia del vaiolo che lo ree cieco. Dopo aver studiato ad
Aleppo ed Antiochia si recò a Baghdad per respirarne la vivacità intellettuale e nondimeno
per ottenere riconoscimento per la sua arte poetica, tuttavia vi rimase poco, meno di due
anni, deluso dall’ambiente intellettuale della capitale. Pare anche che sia stato umiliato nel
circolo letterario di al-Šarīf al-Murtaḍa da cui fu addirittura malamente cacciato. Nella via

251
di ritorno alla sua città natale lo colse la notizia della morte della Madre provocandogli
struggimento e sensi di colpa che sublimò per iscritto nella celebre lettera allo zio materno.
Dopo quest’avvenimento decise di isolarsi in una sorta di eremitaggio letterario e così
rimase fino alla fine dei suoi giorni. Tra le sue opere ricordiamo al-Luzūm mā lā Yalzam
(costrizione non obbligatoria) una prodigiosa raccolta poetica in cui esibì tutto il suo
talento imponendosi di far rimare anche la penultima sillaba dei versi e non solo l’ultima
come era richiesto dalla metrica araba. (Sulla vita del letterato v. ʿĀʾiša ʿAbd al-Raḥmān
“Bint al-Šāṭiʾ”, Maʿ Abī al-ʿAlāʾ fī Riḥlat Ḥayyātihi, Beirut 1932)
al-Fuṣūl wa al-Ġāyāt: al-Fuṣūl wa al-Ġāyāt fī Tamğīd Allāh wa al-Mawāʿīẓ (capitoli e
conclusioni sulla glorificazione di dio ed ammonimenti) Componimento in prosa rimata
che tanto diede adito alla disputa sulla fede di al-Maʿarrī o sul suo presunto ateismo,
giacché fu accusato di aver volutamente imitato lo stile del Corano per dimostrare che esso
non era un miracolo. [453]
Risālat al-Ġufrān: (l’epistola del perdono) “Fantasia escatologica che immagina il
viaggio di un amico nell’oltretomba,i suoi incontri con illustri personaggi del passato,
soprattutto letterati e poeti” (F. Gabriel, la letteratura araba, Sansoni,1967, p. 42). Forse
la sua opera più famosa nel mondo occidentale per gli accostamenti che sono stati fatti con
la Divina Commedia di Dante, è la risposta a una lettera dell’amico Ibn Qārih con la quale
poneva ad al-Maʿarrī quesiti di natura intellettuale, a cui egli replicò con questa magnifica
opera. [433]
al-Ṣāhil wa al-Šāmiğ: Risālat al-Ṣāhil wa al-Šāmiğ (lettera di un cavallo e un mulo) Una
critica spietata alla situazione polita siriana del suo tempo i cui personaggi sono
simboleggiati da animali con il dono della parola. [454]
(P. SMOOR, s.v. al-Maʿarrī, E.I.)

- al-Mağlisī
Mullā Muḥammad Bāqir (1627-1696) Raccoglitore di ḥadīṯ, giurista, uno dei più influenti
autori nello sciismo duo decimano. Attivo alla corte dei sovrani Safavidi di Isfahan, dove
fu insignito del titolo di Šayḫ al-Islām ono documentati anche i suoi controversi rapporti
con il sultano moghul Awrangzib.
Biḥār al-Anwār: (gli oceani delle luci)Immensa enciclopedia islamica (110 volumi)
comprensiva di ḥadīṯ del Profeta e degli imam sciiti, nozioni storiche, commenti coranici.
[16, 17, 238]
(ABDUL-HADI HAIRI, s.v. al-Madjlisī, E.I.)

252
- al-Maqdīsī
Non si è identificato quest’autore
ʿIqd al-Durar fi Aḫbār al-Mahdī al-Muntaẓar: (la collana di perle sulle notizie del Mahdī
atteso) [386, 387, 400]

- al-Masʿūdī
Abū al-Ḥasan ʿAlī b. al-Ḥusayn (896-956) Storico e geografo, nativo di Baghdad, durante
la sua vita compì numerosi viaggiò per tutta l’ecumene islamica tanto da essere definito
l’Erodoto islamico. Gli vengono attribuite circa venti opere.
Murūğ al-Ḏahab: Murūğ al-Ḏahab wa Maʿādin al-Ğawhar (le praterie d’oro e le miniere
di diamante) l’opera a cui deve, a pieno merito, la sua fama, è una vasta enciclopedia in
123 capitoli composta di due parti principali: la prima contiene la storia, della geografia,
gli usi e le ccredenze di varie popolazioni della terra; mentre la seconda tratta delle vicende
islamiche dai giorni del Profeta fino al califfo abbaside al-Muṭʿī (946-974). [ [11, 12, 88,
215, 216, 217, 244, 265, 283 ]
al-Tanbīh wa-l-Išrāf: (il monito e il riscontro) Una sorta di sintesi commentata delle sue
opere storiche . [108]
(CH. PELLAT, s.v. al-Masʿūdī, E.I.)

- al-Māwardī
Abū al-Ḥasan ʿAlī b. Muḥammad (975-1058). Giurista sciafiita e letterato, lavorò come
giudice e come dignitario di fiducia dei califfi abbasidi al-Qādir e al-Qāʾim che gli
affidarono missioni diplomatiche. Era celebre per la sua oratoria, fu insignito del titolo di
Aqḍā al-Quḍāt (giudice supremo) .
Adab al-Wazīr: (la letteratura del visir) il nome con cui è conosciuta l’opera Kitāb
Qawānīn al-Wizāra wa Siyāsat al-Mulk (libro sulle regole del visirato e della politica del
regno) [111, 118]
Tashīl al-Naẓr: (l’agevolazione dello sguardo) Un opera sulle poliche e le differenti forme
di governo. [236, 237]
Naṣīḥat al-Mulūk: (il consiglio dei re) [239, 240]
Adab al-Dunyā wa al-Dīn: (la letteratura della vita e della religione) Una raccolta di brani
della letteratura, versi del Corano e detti del Profeta. [31]

253
Sulla visione politica di al-Māwardī si veda: H. MIKHAIL, Politics and Revelation.
Mawardi and after, Cambridge University Press 1995, 120. (C. BROCKELMANN, s.v. al-
Māwardī, E.I.)

- al-Maydānī
Abū al-Faḍl Aḥmad b. Muḥammad al-Naysābūrī (...-1024) Filologo arabo originario di
Nishapur, autore, tra le altre opere, anche di un dizionario arabo persiano)
Mağmaʿ al-Amṯāl: (la raccolta dei proverbi) la più vasta e popolare raccolta di proverbi
arabi, tradotta anche in latino G. W. Freitag (Bonn, 1838, 43) [4, 27]
(R. SELLHEIM, s.v. al-Maydānī, E.I.)

- al-Mubarrid
Abū al-ʿAbbās Muḥammad b. Yazīd (826-898) Grammatico e letterato, divenne la guida
della scuola grammaticale di Baṣra. Attivo alla corte abbaside, amico personale di al-
Mutawakkil che lo volle con se a Samarra. Compose numerose oper in ambito linguistico.
al-Kāmil: al-Kāmil fi al-Adab (perfetto della letteratura) collettanea letteraria molto vasta
con brani di prosa, poesie, detti del Profeta e i contenuti delle lezioni dell’autore corredate
dai dialoghi e le dispute letterarie. [175, 176]
(R. SELLHEIM, s.v. al-Mubarrad, E.I.)

- al-Mufīd
Abū ʿAbd Allāh Muḥammad b. Muḥammad (948-1032) Teologo sciita duodecimano.gli si
attribuiscono circa duecento libri.
al-Amālī: (i dettati) [390, 238]
(Zrk, s.v. Muḥammad b. Muḥammad) (G. TROUPEAU, s.v. al-Mufīd E.I.)

- al-Murtaḍà
Abū al-Qāsim ʿAlī b. al-Ḥusayn al-Šarīf al-Murtaḍà (967-1044) Allievo di al-Mufīd (vedi
sopra) Letterato e teologo, animatore dei circoli sciiti di Baghdad. Delle sue opere, per
quanto numerose, ce n’è giunta una parte ed inoltre si confondono con quelle attribuite al
fratello al-Raḍī, il compilatore della Nahğ al-Balāġa (v.v.) secondo la tradizione.
al-Amālī: (i dettati) Un genuino libro di letteratura composto da 80 mağālis (sedute) di
dotti che discutono alla maniera mutazilita sull’interpretazione di versi del Corano e ḥadīṯ.
[426, 439] (C. BROCKELMANN, s.v. al-Murtaḍà, E.I.)

254
- al-Nawawī
Muḥyī al-Dīn Abū Zakariyyāʾ Yaḥyà b. Šaraf (1223-1277) Giurista sciafiita nato a Nawā,
a sud di Damasco. Famoso per la sua vita frugale, quasi ascetica, fu espulso da damasco
dal sultano mamelucco Baybars per essersi fatto portavoce del popolo nel pretendere
l’abbassamento delle tasse. Morì a Nawā senza essersi mai sposato. Uno dei massimi
esperti di ḥadīṯ del suo tempo scrisse numerose opere tra le quali ricordiamo un
commentario della Sunan di Muslim.
Riyāḍ al-Ṣāliḥīn: (il giardino degli onesti) Biografie e detti dei mistici sufi. [141]
[HEFFENING, s.v. al-Nawawī, E.I.)]

- al-Nuwayrī
Muḥammad b. al-Qāsim. (...-dopo il 1373) Storico originario di Alessandria del periodo in
cui i i crociati francesi sotto la guida di Pierre de Lusignan saccheggiarono la città, come
racconta nel suo libro al-Ilmām
al-Ilmām: al-Ilmām fimā Ğarat fīhi al-Aḥkām al-Maqḍiyya fi Waqiʿat al-Iskandariyya (il
resoconto di ciò cui hanno portato le decisione prese nella battaglia di Alaessandria) [181,
247]
(Zrk, s.v. Muḥammad b. Qāsim) (C.E. BOSWORTH, s.v. al-Nuwayrī, E.I.)

- al-Nuwayrī
Šihāb al-Dīn Aḥmad b. ʿAbd al-Wahhāb (1279-1333) Storico ed enciclopedista, uno degli
autori più noti del periodo. Avendo goduto del patrocinio del sultano mamelucco
Muḥammad b. Qalāwūn che lo insignì di varie cariche amministrative, visse in prima
persona molti eventi politici della sua era, come ci dimostra la sua biografia dettagliata
(E.I.).
Nihāyat al-Arab: Nihāyat al-Arab fī Funūn al-Adab (il culmine dell’aspirazione nelle arti
della letteratura) Opera enciclopedica monumentale di 9000 pagine in 31 volumi. [318,
330, 354]
(CHAPOUTOT- REMADI, s.v. al-Nuwayrī, E.I.)

- al-Qālī
Abū ʿAlī Ismāʿīl b. al-Qāsim (901-967) Originario di Qāliqālā in Armenia da cui trae il suo
nome. Studiò a Baghdad da i più frandi linguisti dell’epoca. Chiamato dal califfo ʿAbd al-

255
Raḥman per educare i suoi figli si recò a Cordoba alla corte omayyade andalusa dove visse
negli agi e nel lusso fino alla morte.
al-Amālī: (i dettati) Imponente opera letteraria collettanea, contiene i dettati delle sue
lezioni agli studenti nell’università di Cordoba. [281, 282]
(R. SELLHEIM, s.v. al-Ḳālī, E.I.)

- al-Qalqašandī
Šihāb al-Dīn Abū al-ʿAbbās Aḥmad b. ʿAlī (1353-1418) Giurista egiziano, autore di molti
libri, segretario di cancelleria per i sultani mamelucchi. Scrisse di legge, letteratura e kitāba
(segretariato) [113, 114, 115]
(C.E. BOSWORTH, s.v. al-Ḳalḳašandī, E.I.)

- al-Qifṭī
Ğamāl al-Dīn Abū al-Ḥasan b. Yūsuf (1172-1248) Versatile autore originario di Qift (la
romana Justiniapolis) nell’alto Egitto. Studiò a Gerusalemme al seguito del padre che
lavorava come segretario per al-Fāḍil, il potente ministro di Ṣalāḥ al-Dīn (Saladino). Lo
ritroviamo alla corte degli Atabeg zengidi dove fece carriera fino a giungere a gestire i
registri delle finanze e in seguito divenne ministro. Grazie alla sua posizione influente ebbe
modo di dare rifugio al letterato Yāqūt in fuga dai Mongoli e pare lo abbia aiutato nella
redazione del suo dizionario geografico. Dei ventisei libri che scrisse ce ne rimangono solo
due.
Aḫbār al-Ḥukamaʾ: Kitāb Iḫbār al-ʿUlamāʾ bi-Aḫbār al-Ḥukamāʾ (Il resoconto degli
eruditi sulle notizie dei sapienti), è un dizionario biografico che contiene 414 ritratti di
medici, filosofi e astronomi. [173]
(www.muslimphilosophy.com; Brockelmann, I2, 396 f., S I, 559)

- al-Qušayrī
Abū al-Qāsim ʿAbd al-Karīm b. Hawāzin al-Naysābūrī al-Qušayrī (986-1072) detto “Zayn
al-Islām” ornamento dell’Islam, teologo e mistico sunnita nacque e visse a Nishapur.
al-Risāla: (la lettera) detta anche al-Risāla al-Qušayriyya dal nome del suo autore, è il piu
importante compendio della terminologia sufi. [276]
(K. JAOUICHE, s.v. al-Ḳushayrī, E.I.)

256
- al-Rāġib al-Iṣfahānī
Abū al-Qāsim al-Ḥusaym b. Muḥammad (XII secolo) Letterato e teologo originario di
Isfahan, quel poco che si sa della sua vita si deve a quel che compare nei suoi libri.
Probabilmente faceva parte del circolo sciita che gravitava attorno al ministro Buwayhide
IbnʿAbbād.
Muḥāḍarāt al-Udabāʾ: (le lezioni dei letterati) Un’ enciclopedia omnicomprensiva
organizzata in venticinque capitoli, tratta i più svariati argomenti dal cibo alla morte,
dall’amore alla politica. [83, 120, 147, 227, 276]
(E.K. ROWSON, s.v. al-Rāġib al-Iṣfahānī, E.I.)

- al-Ṣābī
Abū al-Ḥusayn Hilāl b. al-Muḥassan al-Ṣābī (970-1056) Storico attivo a Baghdad,
appartenente a una famiglia Sabea originaria di Ḥarrān al servizio negli uffici della
cancelleria degli emiri Buwayhidi. Nel 1012 fu il primo della sua famiglia ad abbracciare
l’Islam.
Tuḥfat al-Umarāʾ: Tuḥfat al-Umarāʾ fī Tārīḫ al-Wuzarāʾ (il gioiello dei principi nella
storia dei minstri) Ne rimangono solo la parte iniziale che tratta dei ministri del califfo
abbaside al-Muqtadir. [397]
(Zrk, s.v. Hilāl b. Muḥassan) (D. SOURDEL, s.v. Hilāl al-Ṣābiʾ, E.I.)

- al-Ṣafadī
Ṣalāḥ al-Dīn Ḫalīl b. Aybak (1297-1363) Filologo, letterato e biografo, le sue abilità di
calligrafo gli aprirono le porte del servizio presso i sultani, visse tra il Cairo e Damasco, è
autore di molte opere didattiche di vario genere.
Nakt al-Himyān: Nakt al-Himyān fī Nukat al-ʿUmiyān (il versamento delle lacrime nelle
storielle dei ciechi) Biografie e aneddoti sui non vedenti. [298, 299]
(F. ROSENTHAL, s.v. al-Ṣafadī, E.I.)

- al-Saḫawī
Šams al-Dīn Abū al-Ḫayr Muḥammad b. ʿAbd al-Raḥmān (1427-1497) Storiografo e
studioso di ḥadīṯ cairota. Nel suo al-Iʿlān bi-al-Tawbīḫ li-Man Ḏamma Ahl al-Tārīḫ
(l’esplicita denuncia di coloro che avversano gli storici) compie una vigorosa critica del
declino della scienza degli ḥadīṯ nella sua epoca. [20]
(C.F. PETRY, s.v. al-Sakhawī, E.I.)

257
- al-Šahristānī
Abū al-Fatḥ Muḥammad b. ʿAbd al-Karīm pensatore e storico delle religioni e delle
filosofie vissuto in Persia la prima metà del XII secolo. Studiò a Nishapur, poi fu al
servizio del sultano selgiuchide Sanğār a Merv.
al-Malal wa-al-Niḥal: Un’ opera monumentale che aspira a presentare le dottrine di tutte le
popolazioni del mondo. [170]
(G. MONNOT, s.v. al-Shahrastānī, E.I.)

- al-Samarqandī
Abū al-Layṯ Naṣr b. Muḥammad: teologo, giureconsulto hanafita e autore di testi religiosi
del X secolo, la sua data di morte si stima oscillare attorno all’anno mille. Ebbe molto
successo, le sue opere sono diffuse dal Marocco all’Indonesia.
Tanbīh al-Ġāfilīn: (il monito dei negligenti) [366, 368, 369]
Bustān al-ʿĀrifīn: (il giardino dei consapevoli) entrambe sono opere sulla morale e la
devozione.[362, 367, 370]
(J. SCHACHT, s.v. Abū l-Layth, E.I)

- al-Šaʿrānī
ʿAbd al-Wahhāb b. Aḥmad (1492-1565) Mistico egiziano prolifico scrittore di tematiche
religiosi in un epoca che tradizionalmente si considera intellettualmente povera.
Tanbīh al-Muġtarrīn: Tanbīh al-Muġtarrīn fī Awāḫir al-Qarn al-ʿĀšir ʿalà mā Ḫalafū fīh
Salafahum al-Ṭāhir (l’ammonimento a coloro che sono tratti in inganno verso la fine del
decimo secolo su ciò in cui hanno contravvenuto ai loro puri antenati) Un libretto sulla
doverosa morale islamica degli antenati paragonata alla condotta fallace delle nuove
generazioni. Dal numero di pagine internet che propongono edizioni di questo libro o ne
discutono su forum, sembra che sia tuttora molto popolare in certi ambienti islamisti;
l’enciclopedia dell’islam nemmeno lo cita tra le pubblicazioni dello Šaʿrānī. [5, 97, 98,
100, 101, 102, 103]
Ṭabaqāt: (classi) Biografie e detti di sufi. [294, ]
(Zrk. s.v. ʿAbd al-Wahhāb b. Aḥmad) (M. WINTER s.v. al-Šaʿrānī, E.I.)

- al-Šāṭibī
Abū Isḥāq Ibrāhīm b. Mūsà (...-1388) Uno dei più importanti studiosi e riformatori della
scuola giuridica malikita, naque e visse a Granada, tuttavia il suo nome lo riconduce alla

258
città di Šāṭiba (Jativa) conquistata dai cristiani nel 1247. Ebbe scambi di opinioni con vari
intellettuali della sua epoca, inclusoIbn Ḫaldūn.
al-Iʿtiṣām: (la salvaguardia) Un libro contro le innovazioni nella religione. [407]
(MARIBEL FIERRO, s.v. al-Shāṭibī, E.I.)

- al-Šawkānī
Muḥammad b. ʿAlī al-Šawkānī (1760-1834) Studioso di ḥadīṯ yemenita nato nei pressi di
Sana’a, ha scritto 114 opere.
al-Fawāʾid al-Mağmuʿa: al-Fawāʾid al-Mağmuʿa fi al-Aḥādīṯ al-Mawḍuʿa (le utilità
raccolte negli ḥadīṯ artefatti) Una collezione di ḥadīṯ non autentici. [28]

- al-Suhaylī
ʿAbd al-Raḥmān b. ʿAbd Allāh Abū al-Qāsim (1114-1185) Studioso andaluso delle scienze
religiose, nativo si Suhayl (odierna Fuengirola) vicino Malaga. Deve la sua fama al suo
libro Rawḍ al-Unuf (il giardino dei benedetti), un commentario alla biografia del Profeta di
Ibn Hišām. [153, 158]

- al-Suhrawardī
Šihāb al-Dīn Abū Ḥafs ʿUmar (1145-1234) (da non confondersi con il suo contemporaneo
il mistico Šihāb al-Dīn al-Suhrawardī ucciso per le sue idee eretiche) Uno dei più
importanti sufi dell’Islam sunnita. Nato a Suhraward un villaggio della Persia si spostò a
Baghdad dove suo zio lo inserì negli ambienti sufi. Ebbe stretti rapporti con il califfo
abbaside al-Naṣir che si avvalse dei suoi servigi per diverse missioni diplomatiche e gli
affidò la guida di alcuni ribāṭ. È autore di dicerse opere che trattano tutti gli aspetti del
misticismo classico e delle scienze religiose.
ʿAwārif al-Maʿārif: (i doni della conoscenza) Vero e proprio vademecum del sufi, 63
capitoletti che trattano tutti gli aspetti della condotta del mistico. [286, 333]
(ANGELIKA HARTMANN, s.v. al-Suhrawardī, E.I.)

- al-Ṣūlī
Abū Bakr Muḥammad b. Yaḥyà (880-947) Letterato, critico letterario ed esperto scacchista
del periodo abbaside, fu cortigiano e commensale di molti califfi senza però mai accedere a
cariche amministrative ufficiali. Proveniva da una celebre famiglia nobile di origini turche.

259
Trasmise i componimenti e le notizie di molti poeti dei quali narrava anche le circostanze
in cui i versi avevano visto la luce.
Ḏayl Aḫbār al-Buḥturī: (l’appendice alle vicende di al-Buḥturī) Notizie sul famoso poeta
al-Buḥturī e sulle sue poesie. [257]
(S. LEDER, s.v. al-Ṣūlī, E.I.)

- al-Suyūṭī
Ğalāl al-Dīn Abū al-Faḍl b. ʿAbd al-Raḥmān b. Abī Bakr (1445-1505) poligrafo egiziano,
straordinario erudito di storia, legge e teologia, scrisse su tutto, gli si attribuiscono circa
500 titoli.
al-Muḥāḍarāt wa-l-Muḥāwarāt: (i convivi e le conversazioni) Collettanea letteraria che si
avvale delle opere similari precedenti, piena di notizie e versi anche rari. [62, 63]
Tārīḫ al-Ḫulafāʾ: (la storia dei califfi) In quest’opera egli riprese e riorganizzò le fonti
degli storici precedenti combinandole insieme. Un lavoro “scolastico” che resta comunque
un insostituibile fonte. [8, 416, 452]
al-Laʾāliʾ al-Maṣnuʿa: al-Laʾāliʾ al-Maṣnuʿa fī al-Aḥādīṯ al-Mawḍūʿa (il filo di perle degli
ḥadīṯ artefatti) una raccolta di detti del Profeta non autentici [7, 139]
(E. GEOFFROY, s.v. al-Suyūṭī, E.I.)

- al-Ṯaʿālibī
Abū Manṣūr ʿAbd al-Malik b. Muḥammad (961-1038) Prolifico antologista e critico
letterario, nato a Nishapur e attivo nelle corti dei sovrani ghaznavidi.
Yatīmat al-Dahr: Yatīmat al-Dahr fī Maḥāsin Ahl al-ʿAṣr (l’unica e ineguagliabile sulle
virtù della gente dell’epoca) Un’ antologia in 4 volumi di poesia e prosa letteraria
comprensiva di più di 470 autori di tutto il mondo arabo islamico della seconda metà del
decimo secolo. [338]
Laṭāʾif al-Maʿārif: (gli sfizi della conoscenza) Una deliziosa raccolta di aneddoti curiosi.
[347]
(E.K. ROWSON, s.v. al-Thaʿālibī, E.I.)

- al-Ṭabarī
Abū Ğaʿfar Muḥammad b. Ğarīr (839-923) Originario del Ṭabaristān, regione sotto il mar
Caspio, è considerato il più competente annalista della storiografia araba, autore dell’opera
storica più importante e fondamentale per i primi tre secoli dell’Islam. Grandissimo erudito

260
ed esperto di teologia islamica scrisse anche un imponente tafsīr(commentario coranico) di
enorme valore.
Tārīḫ al-Rusul wa al-Mulūk: (la storia dei profeti e dei re), La storia universale dalla
creazione all’anno 915 in forma di annali. Edito a fine ottocento da un’ equipe guidata
dall’orientalista olandese M. De Goeje, è la fonte capitale della storia islamica, la sua
rilevanza consta anche nell’aver inglobato precedenti cronache andate perse, salvandole
dall’oblio. Le informazioni sono sorrette da validate da catene di trasmettitori come si
usava fare nella scienza degli ḥadīṯ. [13, 47, 48, 56, 66, 67, 68, 69, 70, 71, 72, 74, 75, 77,
78, 79, 131, 134, 185, 243, 255]

- al-Ṭabrisī (vocalizzazione incerta)


al-Ḥasan b. al-Faḍl (...-1153) Giurista e tradizionista, nipote del più celebre Ṭabrisī Abū
ʿAlī al-Faḍl.
Makārim al-Aḫlāq: (nobiltà d’animo)[269]
(Kḥl, I:577)

- al-Tanūḫī
Abū ʿAlī al-Muḥassin b. ʿAlī (941-994) Letterato originario di Baṣra fu allievo di al-Ṣūlī e
al-Iṣbahānī. Ricoprì il ruolo di segretario poi di giudice in vari luoghi. È autore di due delle
più intriganti raccolte di aneddoti.
Nišwār al-Muḥāḍara: (trattenimento conviviale) Raccolta di aneddoti disposti senza alcun
ordine, un’estimabile fonte sulla vita e i costumi al tempo degli Abbasidi, le notizie fornite
sono sempre corredate dalla catena di trasmettitori. [248, 249, 250, 251, 252, 253, 254,
260, 261, 262, 264]
(GABRIELi, La letteratura araba, SANSONI, 1967, pp.172, 173) (H. FAHNDRITCH, s.v. al-
Tanūkhī, E.I)

- al-Tirmiḏī
Abū ʿIsà Muḥammad b. ʿIsà, (825-892) raccoglitore di ḥadīṯ originario di Tirmiḏ, città a
nord del fiume Oxus, viaggiò molto in cerca di tradizioni, fu allievo del Buḫārī.
Sunan: al-Ğāmiʿ al-Ṣaḥiḥ (la raccolta autentico), più comunemente chiamato Sunan
(tradizioni, norme) è uno dei sei libri canonici di ḥadīṯ sunniti. [139, 188]
(G.H.A. JUYNBOLL, s.v. al-Tirmidhī, E.I.)

261
- al-Wahrānī
Abū ʿAbd Allāh Muḥammad b. Muḥriz (...-1179) Letterato autore di Prosa, nacque a
Wahrān (Orano) ma visse in Egitto e in Siria dove morì vicino Damasco. Scrisse lettere,
maqāmāt e manāmāt (storie di sogni) che ci offrono un’interessante immagine del Maghrib
islamico sotto gli Almohadi.
Maqāmāt: Composizioni in prosa ornata di molteplici argomenti in cui al-Wahrāni
eccelse, regalandoci spassosi ritratti satirici e storielle con divertente uso della prosopopea.
[334, 335, 336]
(ABDELFATTAH KILITO, s.v. al-Wahrānī, E.I.)

- al-Yaʿqūbī,
Abū al-ʿAbbās Aḥmad b. Abī Yaʿqūb (...-905) Storico originario di Baghdad attivo nel
Ḫurasān alla corte dei sovrani Tahiridi.
Tārīḫ: (storia) Conciso libro di storia in due volumi: il primo ha inizio con Adamo e tratta
delle varie popolazioni del mondo prima dell’Islam con evidenti riferimenti alla Bibbia; il
secondo volume illustra la storia islamica da Muḥammad fino al califfo abbaside al-
Muʿtamid. [109, 131]
(MUHAMMAD QASIM ZAMAN, s.v. al-Yaʿqūbī, E.I.)

- al-Yāqūt
al-Yāqūt b. ʿAbd Allāh al-Rūmī (1179 -1229) Bizantino di origine proveniva da una
famiglia di schiavi, il suo padrone comprovatene le qualità lo fece studiare e in seguito lo
affrancò dandogli il suo nome al-Ḥamawī. Copista e commerciante di manoscritti è autore
di biografie dei letterati e di un libro che definire manuale di geografia sarebbe riduttivo
per la quantità di informazioni storiche ed etnografiche annesse ad ogni paese trattato:
Muʿğam al-Buldān (il dizionario dei paesi).
Muʿğam al-Udabāʾ: (il dizionario dei letterati) Purtroppo quest’opera monumentale
composta dalle biografie di tutti i letterati del mondo arabo islamico, non si è preservata
interamente. [300]
(CL. GILLIOT, s.v. al-Yāqūt al-Rūmī, E.I.)

- al-Zamaḫšarī
Abū al-Qāsim Maḥmud b. ʿUmar (1075-1144) Originario del Khwarizm, è uno dei più
eminenti studiosi filologi e lessicografi islamici.

262
al-Kaššāf: (lo svelatore) Commento coranico rinomato per l’accurata analisi linguistica.
[455]
(W. MADELUNG, s.v. al-Zamakhsharī, E.I. Supp)

- ʿArīb al-Qurṭubī
ʿArīb b. Saʿd al-Kātib al-Qurṭubī (...-980) Segretario del califfo omayyade di Spagna al-
Ḥakam secondo e capo dell’ufficio postale. Letterato e poeta, è noto per i suoi lavori di
storia
Ṣilat Tārīḫ al-Ṭabarī: (il proseguimento della storia di Ṭabarī) Un compendio e un
proseguimento della più celebre opera annalistica della letteratura araba.
(CH. PELLAT, s.v. ʿArīb, E.I.)

- Ibn ʿAbd al-Barr


Abū ʿUmar Yūsuf b. ʿAbd Allāh (978-1070. È considerato il miglior tradizionista del suo
tempo, era amico di Ibn Ḥazm ma differentemente da lui abbandonò lo Zahirismo per
aderire alla scuola malikita. Divenne giudice a Lisbona sotto il sultano al-Muzaffar.
al-Istīʿāb: al-Istīʿāb fi Maʿrifat al-Aṣḥāb (Lo studio esauriente nella conoscenza dei
Compagni) Un libro con le biografie di tutti coloro che ebbero a che fare con il Profeta.
[131, 133, 135, 154]
al-Intiqāʾ: (la scelta) Una composizione sulla virtù dei tre insigni faqīh Mālik b. Anas,
Abū Ḥanifa e al-Šafiʿī . [150, 152, 189]
(CH. PELLAT, s.v. Ibn ʿAbd al-Barr, E.I.)

- Ibn ʿAbd Rabbihi


Abū ʿUmar Aḥmad b. Muḥammad (860-940) Nato e vissuto a Cordova. Letterato e poeta,
era uno dei panegiristi ufficiali della corte, i suoi versi migliori sono quelli di genere
erotico che scrisse in gioventù.
al-ʿIqd al-Farīd: (la collana preziosa) il suo capolavoro, prende il nome dalla sua
suddivisione in 25 libri ognuno dei quali intitolato con il nome di una pietra preziosa: al-
luʾluʾa (la perla) al-zabarğad (il crisolito) etc. Si può considerare una raccolta delle
informazioni storiche, dei brani letterari e dei precetti religiose che un uomo di buona
cultura dell’epoca dell’autore doveva conoscere e padroneggiare, il vademecum del buon
borghese. Ciò che rende peculiare quest’opera è la totale assenza di fonti o tradizioni
relative all’Andalusia, come fosse stata redatta in oriente: un’ ulteriore testimonianza di

263
quanto la penisola iberica fosse coinvolta nella vita culturale dell’ecumene arabo islamica.
[91, 123, 128, 148, 165, 196]
(C. BROCKELMANN, s.v. Ibn ʿAbd Rabbihi, E.I.)

- Ibn Abī Ḥadīd


ʿIzz al-Dīn Abū Ḥamīd ʿAbd al-Ḥamīd b. Abī al-Ḥusayn (1190-1257) Letterato e giurista
nato a Madāʾin e vissuto a Baghdad. dove godette del patrocinio dei califfi abbasidi che gli
affidarono incarichi ufficiali.
Šarḥ Nahğ al-Balaġa: (spiegazione della via dell’eloquenza) è una monumentale opera di
commento alla celebre raccolta di detti di ʿAlī b. Abī Ṭālib, una miniera di informazioni di
ogni sorta giacché ogni frase diventa un’ occasione per lunghe digressioni filologiche,
storiche e dottrinali. [162, 308, 319, 327, 328, 332, 339, 340, 348, 349, 352, 360, 392, 394,
398]
(LAURA VECCIA VAGLIERI, s.v. Ibn Abī Ḥadīd, E.I.)

- Ibn Abī Uṣaybiʿa


Muwaffaq al-Dīn Abū al-ʿAbbās Muḥammad b. al-Qāsim (1194-1270) Dottore e
bibliografo proveniente da una famiglia di medici damascena. Lavorò presso gli ospedali
Nūrī a Damasco e Nāṣirī al Cairo, poi entrò a servizio dal sultano ʿIzz al-Dīn. Autore di
trattati di medicina andati persi e di biografie e storie di medici famosi.
Ṭabaqāt al-Aṭibbaʾ: (le classi dei medici) Importantissimo documento per la storia della
scienza araba composto da 380 biografie di dottori. [223]
(J. VERNET, s.v Ibn Abī Uṣaybiʿa, E.I.)

- Ibn al-Abbār
Muḥammad b. ʿAbd Allāh al-Quḍāʾī al-Balansī (1199-1260) storico, tradizionista, letterato
e poeta originario di Valencia dove studiò e visse fino al 1238 quando fu conquistata da
Giacomo I d’Aragona. Rifugiatosi in Tunisia trovò assistenza presso il sovrano Hafside
Abū Zakariyya che gli affidò mansioni di cancelleria, quando questi morì il nuovo sovrano
al-Mustanṣir inizialmente mantenne a suo servizio Ibn al-Abbār ma poi, forse perché
infastidito da un oroscopo che avrebbe fatto al figlio al-Wāṯiq, il principe ereditario, con
l’accusa di astrologia e pare anche di sciismo lo fece torturare e uccidere. Tra i suoi scritti,
che furono bruciati con il cadavere, pare sia stata ritrovati versi contro quell’emiro. È

264
autore di composizioni biografiche e di poesie tra le quali si ricordano le elegie in memoria
della città di Balansiyya (Valencia) ormai perduta.
al-Ḥulla al-Siyarāʾ: (la tunica ricamata) una gradevola raccolta di biografie di personaggi
illustri andalusi e nordafricani che oltre a offrire un piacevole scorcio sulla società arabo
andalusa contiene notevoli informazioni sulla storia della penisola iberica sotto gli arabi.
[306, 358]
(M. BEN CHENEB [PELLAT], Ibn al-Abbār, E.I.) (http://poesiadelmomento.com/hispanica/)

- Ibn al-Aṯīr
ʿIzz al-Dīn Abū al-Ḥasan ʿAlī (1160-1233) Storico nativo di Mosul, proveniente da una
famiglia di letterati, militò nelle armate di Ṣalāḥ al-Dīn nelle battaglie contro i crociati.
al-Kāmil: al-Kāmil fī al-Tārīḫ (Il completo nella storia) Una delle migliori opere storica
del genere annalistico che copre il periodo che va dalla creazione alla 628 dell’Egira. [32,
33, 34, 35, 35, 37, 50, 74, 76, 84, 85, 86, 87, 131, 133, 279, 346]
(F. ROSENTHAL, s.v. Ibn al-Athīr, E.I.)

- Ibn al-Ğawzī
ʿAbd al-Raḥmān b. ʿAlī b. Muḥammad (1126-1200) Giureconsulto, predicatore, teologo
hanbalita di Baghdad, uno degli autori più prolifici nella letteratura araba, almeno 1000
opere su tutte le scienze religiose islamiche.
Muḫtaṣar Ṣifat al-Ṣafwa: (il riassunto della descrizione della purezza) Biografie dei
personaggi del primo secolo dell’Hijra) [450]
al-Quṣṣāṣ wa al-Muḏakkirūn: (i contastorie e gli ammonitori) Un’opera sulla morale
islamica, piena di ḥadīṯ del Pofeta e aneddoti sui suoi Compagni. [154]
(LAOUST, s.v. Ibn al-Djawzī, E.I.)

- Ibn al-Ğawzī
Šams al-Dīn Abū al-Muẓaffar Yūsuf b. Kizoġlū, conosciuto come Sibṭ, nipote del più
famoso Ibn al-Ğawzī (vedi sopra) Predicatore e giurista, abbandonò lo Hanbalismo del
nonno per abbracciare lo Hanafismo. Servì alla corte dei sultani ayyubidi di Damasco.
Mirʾāt al-Zamān: (lo specchio del tempo) Monumentale opera storica. [406]
(CL. CAHEN, s.v. Ibn al-Ğawzī, E.I.)

265
- Ibn al-Ḫaṭīb
Abū ʿAbd Allāh Muḥammad b. ʿAbd Allāh (1313-1374) Poeta, storico, filosofo e uomo
politico di Granada. Ebbe una vita avventurosa, si inimicò la corte di Granada dopo averla
servita a lungo come ministro, lo condannarono all’esilio e in seguito a morte, i suoi libri
vennero bruciati ed egli trovò la morte strangolato in carcere. Forse il più rilevante degli
autori musulmani di Spagna, i suoi libri sono una fonte insostituibile per la storia
dell’Andalusia dall’VII al XIV secolo.
al-Iḥāṭa fi Aḫbār Ġarnaṭa: (la conoscenza completa della storia di Granada) La
descrizione della città e le biografie di tutti gli uomini importanti che lì nacquero o che la
visitarono. [374, 375]
(J. BOSCH, VILÀ, s.v. Ibn al-Khaṭīb, E.I.)

- Ibn al-ʿImād
ʿAbd al-Ḥayy b. Aḥmad (1623-1679) Maestro siriano della scuola Hanbalita.
Šaḏarāt al-Ḏahab: Šaḏarāt al-Ḏahab fī Aḫbār man Ḏahab (i brani d’oro delle notizie di
chi è trapassato) Un storia biografica che copre i primi mille anni dell’Egira, composta con
l’obiettivo di sostituire una costosa libreria che eventuali letterati indigenti come l’autore
non avrebbero potuto permettersi. Molto usato per la consultazione. [373]
(ROSENTHAL, s.v. Ibn al-ʿImād, E.I.)

- Ibn al-Marzubān
Abū Bakr Muḥammad b. Ḫalaf b. al-Marzubān al-Muḥawwalī (...-921) Storico e filologo
originario all’arabo.
Faḍl al-Kilāb: Faḍl al-Kilāb ʿalà Kaṯīr mimman Labisa al-Ṯiyāb (il merito dei cani su
molti di coloro che indossano gli abiti) Un pamphlet di detti e versi poetici sulla bontà dei
cani e sulla cattiveria delle persone. [212]
(Zrk, s.v. Muḥammad b. Ḫalaf)

- Ibn al-Šiḥna
Muḥammad b. Muḥammad Muḥibb al-Dīn b. al-Šiḥna al-Ḥalabī (1348-1412). Giurista
hanafita originario di Aleppo, si occupò di letteratura e storia. [89]
Rawḍa al-Manāẓir: Rawḍa al-Manāẓir fi ʿIlm al-Awāʾil wa al-Awāḫir (il giardino del
belvedere sul sapere dei primi e degli ultimi) Sintesi e proseguimento del Tārīḫ di Ibn
Fidāʾ(la storia di Ibn Fidāʾ). (Kḥl, III: 689 )

266
- Ibn al-Ṭayfūr
Aḥmad b. Abī Ṭāhir al-Ṭayfūr (820-893), letterato baghdadino di origine persiana, autore
di libri di storia e di biografie.
Balaġāt al-Nisā: (l’eloquenza delle donne) Tratta delle vicende di donne famose nella
storia araba e islamica.[185]
(F. ROSENTHAL, s.v. Ibn Abī Ṭāhir al-Ṭayfūr, E.I.)

- Ibn ʿAsākir
Ṯiqat al-Dīn Abū al-Qāsim ʿAlī b. Abī Muḥammad (1105-1176) Storico e uomo politico
damasceno appartenente a un’importante famiglia sunnita locale che si batteva contro le
tendenze sciite dovute alla predicazione ismailita e all’influenza dei Fatimiti.
Tārīḫ Dimašq: (la storia di Damasco) Un ‘opera di diciotto volumi in cui, oltre a una
dettagliata topografia della città, la parte principale è composta dalle biografie di
personaggi illustri che hanno dimorato a Damasco o in altre località della Siria. [52, 81,
309, 310, 311, 312, 314, 315, 316, 320, 321, 323, 326, 329, 331, 355, 329, 376, 405]
(N. ELISSEF, s.v. Ibn ʿAsākir, E.I.)

- Ibn Baṭṭūṭa
Šams a.Dīn Abū ʿAbd Allāh Muḥammad b. ʿAbd Allāh (1304-1377) Il celeberrimo
viaggiatore marocchino. Il resoconto del suo lunghissimo viaggio di 28 anni viene
comunemente chiamato Riḥla (il viaggio) [379]
(A. MIQUEL, s.v. Ibn Baṭṭūṭa, E.I.)

- Ibn Ḫaldūn
Walī al-Dīn ʿAbd al-Raḥmān b. Muḥammad (1332-1382)Nativo di Tunisiè una delle
personalità più eminenti della cultura arabo islamica, la sua Muqaddima ( prolegomeni alla
storia universale, tradotta in francese da Vincent Monteil: Discours sur l'histoire
universelle,Beirut, 1968 ) viene considerata la prima opera storica suffragata da un analisi
di tipo sociologico. [64, 65]

- Ibn Ḫallikān
Šams al-Dīn ʿAbū al-ʿAbbās Aḥmad b. Muḥammad (1211-1282) Biografo originario di
Irbīl. Lavorò come giudice ed insegnante al Cairo e a Damasco.

267
Wafayāt al-Aʿyān: Wafayāt al-Aʿyān wa Anbāʾ Abnāʾ al-Zamān (i decessi delle persone
eiminenti e le notizie dei figli dell’epoca) Opera composta dalle biografie degli uomini di
l’autore era certo della data della morte, inoltre omise volutamente i personaggi le cui
notizie erano facilmente disponibili come il Profeta o i califfi. questo libro è una fonte
basilare per tutte le ricerche storiografiche su quel periodo. [119, 222]
(J.W. FÜCK, s.v. Ibn Khallikān, E.I.)

- Ibn Ḥamdūn
Abū al-Maʿālī Muḥammad b. al-Ḥasan (1102-1066) Autore della Taḏkira, un opera
letteraria antologia ricca di brani poetici e aneddoti. Dopo aver prestato servizio come
direttore del Diwān per il califfo al-Muktafī questi lo chiuse in prigione perché pare avesse
scoperto delle frasi irrispettose nei confronti del califfato nella sua opera. [67]
(F. ROSENTHAL, s.v. Ibn Ḥamdūn, E.I.)

- Ibn Kaṯīr
Abū al-Fidāʾ ʿImād al-Dīn Ismāʿīl b. ʿUmar b. Kaṯīr (1301-1373) studioso e uomo di
religione originario di Buṣrà in Siria, studiò a Damasco con lo “šayḥ dell’Islam” Ibn
Taymiyya. Il suo commentario coranico Tafsīr al-Qurān al-ʿAẓīm è uno dei più diffusi
nell’ecumene islamica.
al-Bidāya wa-al-Nihāya: (l’inizio e la fine) Un importantissimo trattato di storia in 14
volumi, fondamentale per le informazioni sul periodo mamelucco. [49]
(H. LAOUST, s.v. Ibn Kaṯīr, E.I.)

- Ibn Māğa
ʿAbū ʿAbd Allāh Muḥammad b. Yazīd (824-887) Originario di Qazwīn (città persiana
poco a sud del mar Caspio), la sua Sunan è considerata la sesta e ultima delle raccolte di
ḥadīṯ canoniche, contiene circa 4000 detti del Profeta. [155]
(J.W. FÜCK, s.v. Ibn Māğa, E.I.)

- Ibn Miskawayh
Abū ʿAlī Aḥmad b. Muḥammad (932-1030). Filosofo e storico persiano nativo di Rayy,
svolse funzioni di segretario presso l’emiro Buwayhide ʿAḍud al-Dawla. Uno dei pochi ad
eccellere sia nella filosofia che nella storiografia.

268
Tağārub al-Umam: (le esperienze delle nazioni) Un resoconto storico che inizia narrando
del diluvio universale continuando fino all’anno 980, il cui valore principale sta nella parte
in cui tratta gli emiri Buwayhidi e il declino del califfato Abbaside.[14]
(ED, s.v. Miskawayh, E.I.)

- Ibn Nubāta
Abū Bakr Ğamāl al-Dīn Muḥammad b. Šams al-Dīn (1287-1366) Letterato e poeta nato al
Cairo, passò la vita tra la Siria e l’egitto, per un certo periodo risedette a Ḥamāt presso la
corte del Sultano Ayyubide al-Muʾayyad (1310-1332).
Sarḥ al-ʿUyūn: Sarḥ al-ʿUyūn fi Šarḥ Risāla Ibn Zaydūn: (il sollievo degli occhi nel
commento all’epistola di Ibn Zaydūn) Un lavoro in prosa scritto su commissione del
sultano di Ḥamāt in cui l’autore sfoggia tutta la sua erudizione storica e linguistica. (Ibn
Zaydūn era un celebre poeta andaluso). [322, 324, 384]
(J. RIKABI, s.v. Ibn Nubāta, E.I.)

- Ibn Qudāma
Muwaffaq al-Dīn ʿAbd Allāh b. Aḥmad (1147-1223) Giureconsulto e tradizionista della
scuola hanbalita, originario della Palestina; nel 1187 partecipò alla presa di Gerusalemme
nell’esercito di Ṣalāḥ al-Dīn. È noto per le sue opere sulla legge.
al-Muqniʿ: [380] (il soddisfacente) Biografie degli hanbaliti.

- Ibn Qutayba
Abū Muḥammad ʿAbd Allāh b. Muslim (828-889) Nativo di Kūfa, insegnò a Baghdad
dove godette della tutela del visir di al-Mutawakkil. È uno dei più esimi poligrafi della
letteratura araba versato in filologia, letteratura, storia e tradizioni.
ʿUyūn al-Aḫbār: Un vasto compendio di letteratura, la consueta collettanea in cui si
cimentarono tutti i grandi autori arabi medievali. [165, 270, 384]
(G. LECOMTE, s.v. Ibn Ḳutayba, E.I.)

- Ibn Saʿd
Abū ʿAbd Allāh Muḥammad b. Saʿd (784-845) Tradizionista nativo di Baṣra da una
famiglia di Mawālī dei Banū Hāšim.
Ṭabaqāt: Kitāb al-Ṭabaqāt al-Kabīr (il grande libro delle classi) Nove volumi con le
biografie di 4250 persone che hanno avuto a che fare con la trasmissione dei detti e le

269
azioni del Profeta, disposte in ordine geografico, cronologico e genealogico. [56, 93, 95,
95, 116, 137, 139, 140, 146, 160, 161, 399, 420]
(J. W. FÜCK, s.v. Ibn Saʿd, E.I.)

- Ibn Šuʿba
Ḥasan b. ʿAlī b. Šuʿba Abū Muḥammad al-Ḥalabī (...-991) giurista e tradizionista.
Tuḥaf al-ʿUqūl: (i capolavori degli intelletti) Un’ importante fonte sciita è composto da
una selezione di ḥadīṯ del Profeta e degli undici imam sciiti, vi è anche una parte sulle
rivelazioni di Dio a Gesù. [40, 41, 42, 43, 44, 111]
(Kḥl, I: 567)

- Ibn Taymiyya
Taqī al-Dīn Aḥmad b. Taymiyya (1263-1328). Celebre teologo e giureconsulto della
scuola hanbalita, visse nel periodo turbolento delle invasioni dei mongoli che in gioventù
lo costrinsero ad abbandonare la sua città nativa Ḥarrān e a spostarsi a Damasco. Lottò
contro tutte le varianti del sunnismo ortodosso quali il sufismo metafisico o la teologia
speculativa asciarita, sosteneva la necessità di un’ottemperanza totale alla legge islamica
propugnando una nuova concezione dello stato gestito non dai califfi bensì dagli Ulamāʾ.
Autore prolifico, trattò una grande varietà di questioni religiose, partecipando in prima
persona a tutte le controversie giuridiche del suo tempo.
al-Siyāsa al-Šarʿiyya: (la politica secondo i principi della sharia) [107]
(H. LAOUST, s.v. Ibn Taymiyya, E-I.)

- Ismāʿīl al-Ḥāfiẓ
Ismāʿīl b. al-Faḍl Abu al-Qāsim al-Iṣbahānī (...-1140) Storico.
Siyar al-Salaf: (le condotte degli antenati) [49]
(Kḥl. I: 374)

- Mawʿiẓat al-Sālikīna
(l’ammonimento dei mistici) Non si è identificato l’autore di quest’opera sul sufismo

- Zubayr b. Bakkār
(773-851) appartenente alla famiglia aristocratica dei Zubayrī, è un famoso genealogista, il
suo libro è uno dei più antichi del genere che sia pervenuto sino ai giorni nostri.

270
Nasab Qurayš: (la genealogia dei Qurayš) è un documento di fondamentale importanza
per la conoscenza dei primi decenni del periodo islamico. [297, 378]
(CH. PELLAT, s.v. Muṣʿab b. al-Zubayrī, E.I.)

- Muslim
Abū al-Ḥusayn Muslim b. al-Ḥağğāğ (821-875) Collettore di ḥadīṯ Nativo di Nishapur,
compì l’usuale viaggio in cerca di tradizioni nei vari centri dell’ecumene islamica. La sua
raccolta Ṣaḥīh (autentico) è considerata la migliore delle sei canoniche sunnite assieme
all’omonima del Buḫārī con la quale condivide circa 1900 detti sui 3000 totali (12000
contando anche quelli ripetuti). [104, 105, 106, 403]
(G.H.A. JUYNBOLL, s.v. Muslim, E.I.)

- Muṭahhar b. Ṭāhir
Muṭahhar b. Ṭāhir al-Maqdīsī (...-966) Storico originario di Bust (Siğistān) attivo alla corte
dei sovrani Samanidi. Compone una storia universale sul genere del Murūğ al-Ḏahab di al-
Masʿūdī.
al-Badʾ wa al-Tārīḥ: Kitāb al-Badʾ wa al-Tārīḫ (il libro del principio e della storia) Un’
imponente enciclopedia storica in sei volumi che segue il consueto ordine dei libri del
genere letterario cui appartiene. Inizia con la creazione e non menziona l’Islam fino al
quarto libro. Scoperta e tradotta in francese da Huart (Livre de la Creation et de l’Histoire
1899-1919) che inizialmente l’aveva attribuita a Abū Zayd al-Balḫī, scoprendo
successivamente l’errore grazie al Kitāb al-Ġurār di al-Ṯaʿālibī. [91]
(ED. s.v. Muṭahhar b. Ṭāhir, E.I)

- Nāṣir Ḫusraw
Autore persiano di confessione ismailita (1004-1088), il Safar Nāma è il resoconto di un
lungo che intraprese dal 1042 al 1049 per il territorio islamico [408]

- Nahğ al-Balaġa
(La via dell’eloquenza) La raccolta dei detti, dei sermoni, degli ammonimenti e delle
lettere e delle sentenze di ʿAlī b. Abī Ṭālib, compilata nel decimo secolo da al-Šarīf al-
Raḍī. Nella storia degli studi si è sempre dubitato sull’autenticità di quest’opera ma non è
questa la sede per partecipare alla discussione, (v. Veccia Vaglieri, Sul Nahğ al-balāgā e il
suo compilatore, in AIUON VIII, 1958) non si può tuttavia negare che Nahğ al-Balāġa

271
resta uno dei prodigi letterari del patrimonio culturale arabo nonché è una delle fonti
basilari per lo sciismo. È composta in totale di 241 sermoni, 79 lettere e 489 detti del
cugino del Profeta. [19, 71, 72, 111, 127, 128, 162, 183, 242, 341, 383]
(M. Djebli, s.v. Nahdj al-Balāgha, E.I.)

- Qāmūs al-Muḥīṭ
Dizionario arabo tra i più diffusi redatto nel XIV secolo da Firūzabādī, non contenendo
esempi è di dimensioni ridotte rispetto ad altri celebri dizionari antichi. [432, 434]

- Wahb b. Munabbih
Wahb b. Munabbih al-Anbāwī al-Ṣanʿānī (654-732) Storico ed esperto di leggende degli
antenati, della generazione dei Seguaci, apparteneva a quei persiani che il re sasanide
Cosroe aveva deportato nella penisola araba. Nacque e visse sempre a Ṣanʿāʾ dove funse
giudice sotto il califfo ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz. Fu accusato di eresia qadarita e
imprigionato. Tra i vari libri che gli sono stati attribuiti ricordiamo Qiṣāṣ al-Anbiyāʾ (le
storie dei profeti) che iniziando da dopo la creazione del mondo ripercorre tutte le vicende
dei profeti fino a Muḥammad. [99]
(R.G. KHOURY, s.v. Wahb b. Munabbih, E.I)

- Vangelo
[421, 422, 423]

- Yaḥyà b. ʿAdī
(893-974Filosofo cristiano e traduttore nativo di Takrīt, cittadina cristiana sul Tigri.
Riconosciuto maestro dei filosofi del suo tempo, si guadagnava da vivere come copista e
libraio, a lui va il merito di alcune traduzioni commentate dell’opera di Aristotele.
Tahḏīb al-Aḫlāq: (il raffinamento dei caratteri) Compendio di etica di ispirazione
platonica. [149] (G. ENDRESS, s.v. Yaḥyā b. ʿAdī, E.I. )

272
INDICE DEI PERSONAGGI STORICI
(Il numero tra parentesi quadra alla fine di ogni voce indica il capitoletto
dell’antologia nel quale compare tal personaggio storico)

- ʿAbd Allāh b. Abī Rabīʿ: Poeta muḫaḍram (a cavallo tra Ğāhiliyya ed era
islamica). [211]
- ʿAbd Allāh b. al-Zubayr: (624-692) Compagno del Profeta, figlio dell’esponente
dell’aristocrazia meccana al-Zubayr b. al-ʿAwwām, alla morte di Yazīd figlio di
Muʿawiya nel 683 si proclamò califfo e ingaggiò una lunga guerra - considerata la
prima guerra civile nella storia islamica - contro gli Omayyadi, resistendo per ben
dieci anni asserragliato a la Mecca. È noto nella storiografia con l’appellativo di
anticaliffo. [197, 199, 201, 218, 305]
- ʿAbd Allāh b. Qays al-Raqiyāt: Poeta degli inizi dell’era omayyade. [436]

- ʿAbd Allāh b. Sulaymān: personaggio non noto [374]

- ʿAbd Allāh b. ʿUmar: Figlio del califfo ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb. [95, 199, 396]

- ʿAbd al-Malik b. Marwān: (649-705), (reg. 685-705) Quinto califfo omayyade, il


cui regno è caratterizzato da importante riforme in campo amministrativo, come la
sistematizzazione del servizio postale, l’adozione dell’arabo come lingua ufficiale e
il conio del dirham d’argento e d’oro. [35, 36, 37, 116, 147, 176, 177, 238, 309, 376]

- Abd al-Raḥmān b. ʿAwf: (579-652) Compagno del Profeta tra i più intimi,
appartiene ai “Dieci Benedetti” tra i Compagni ai quali Muḥammad promise il
paradiso eterno. [319, 427]

- Abū al-ʿAmayṯal: (...-854) Poeta di corte dell’emiro Tahiride del Ḫurasān.[209]

- Abū al-Aswad al-Duʾalī (603-688) Sostenitore di ʿAlī , si occupò di linguistica e fu


il primo a mettere i punti diacritici sulle lettere arabe. [323]
- Abū al-ʿAynāʾ (806-896) Poeta e letterato di corte, famoso per la sua eloquenza e il
suo sarcasmo, come è attestato in svariati aneddoti presenti in varie antologie. [10,
11, 12, 300, 307]
- Abū al-Fawāris: Personaggio non identificato [84]

273
- Abū al-Ğayš al-Ḫumārawayh il Tulunide:figlio di Aḥmad b. Ṭūlūn, e fratello di al-
ʿAbbās (v.). [323]

- Abū al-Ġuṣn: Personaggio non noto [399]

- Abū al-Ḥusayn b. ʿAyyāš: Personaggio non noto. [260]

- Abū al-Layṯ al-Samarqandī: Sufi e faqīh del quarto secolo dell’Egira. (vedi indice
autori) [362]

- Abū al-Qāsim al-Ğuhanī: Personaggio non noto[264]


- Abū al-Ṣalt al-Andalusi: (1068-1135) Astronomo e letterato andaluso, formatosi a
Siviglia si stabilì con la famiglia in Egitto a causa delle continue guerre della
reconquista. Scrisse vari libri di astronomia fra i quali citiamo Risāla al-ʿAmal bi-al-
Asṭrulāb, sull’uso dell’astrolabio.[121]
- Abū ʿAmr Muḥammad b. Yūsuf: Giudice vissuto tra il IX e il X secolo. [261]

- Abū ʿĀṣim al-Nabīl: (Mecca 740 – Baṣra 828) Autorevole trasmettitore di Hadīṯ, si
dice non ne abbia inventato nessuno. [151]

- Abū Bakr al-Warrāq: personaggio non noto [363]

- Abū Bakr al-Zubaydī al-Išbīlī: (..-989) Poeta andaluso. [119]

- Abū Bakr: Abū Bakr al-Ṣiddīq (il veritiero) (...-634) Primo califfo ben guidato
(reg.632-634), suocero del Profeta e suo intimo amico, fu il primo uomo a credere
alla missione profetica di Muḥammad. [28, 84, 153, 240, 356, 363, 416]

- Abū Bilāl b. Mirdās: Condottiero kharigita, perì durante un insurrezione contro al-
Ḥağğāğ. [326, 339]
- Abū Ḏarr al-Ġifarī: (...-652) Compagno del Profeta, di estrazione umile, dopo la morte
di Muḥammad divenne partigiano di ʿAlī, opponendosi strenuamente al califfato di Uṯmān.
Rispettato dai sunniti per essere stato uno dei primi convertiti, per aver lealmente servito il
Profeta e per la trasmissione dei suoi detti. Nell’interpretazione sciita è invece annoverato
tra i Compagni più integerrimi e valorosi nonché considerato tra i più devoti e pii. Gli viene
attribuita la diffusione del credo sciita nel Libano del sud. [53, 90, 126, 131, 194, 212,
214]

274
- Abū Ğaʿfar Muḥammad b. Manṣur: Governatore al tempo del califfato di al-
Mutawakkil (847-861). [253]

- Abū Ḥamza il kharijita: (...-748) Ribelle kharigita originario di Baṣra. [133]

- Abū Ḥanīfa: (699-765) teologo e giurista musulmano di Kūfa, fondatore del


Hanafismo che viene storicamente considerata la prima scuola giuridica musulmana.
Morì in carcere, imprigionato da al-Manṣūr per avergli rifiutato la nomina di capo
dei giudici. [39, 150, 152]

- Abū Hāšim al-Muʿtazilī: (...-933) Filosofo mutazilita figlio e discepolo del celebre
al-Ğūbaʿī. [441]
- Abū Ḥāzim: Giudice vissuto tra il XI e il X secolo. [261]
- Abū Hurayra: (602-679) Compagno del Profeta, il più prolifico trasmettitore di
ḥadīṯ, del Profeta: gliene vengono attribuiti 5374. [218]

- Abu Ḥurra: Poeta beduino della generazione dei Muḫaḍram (nati in epoca
preislamica, conoscono l’Islam quando già adulti).

- Abū Mahdiyya: Beduino da cui i grammatici di Baṣra fanno derivare alcuni termini

- Abū Mahdiyya: personaggio non noto [284]

- Abū Mūsà al-ʿAšʿarī: (602-665) Originario di Zabīd la città dello Yemen,


Compagno del Profeta, condottiero delle conquiste. Rivestì il ruolo di governatore in
varie località sia sotto il Profeta che per conto dei califfi ben guidati. Ha raccontato
circa 3500 ḥadīṯ. [50]

- Abū Muslim al-Khurāsānī: (700-755) Il vero artefice della rivoluzione abbaside,


l’organizzatore della propaganda anti omayyade e della conseguente presa del potere
della dinastia di al-ʿAbbās. Fedeltà e valore che non furono ripagati giacché al-
Manṣūr, il secondo califfo abbaside, lo fece uccidere accusandolo di tradimento. Per
approfondimenti vedi anche: Sabatino Moscati, “Studi su Abu Muslim” I-III, in
Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei, Roma, 1949; Moscati è anche
l’autore della voce Abū Muslim dell’E. I.) [144]

- Abū Ṣafwān: Personaggio non noto[431]

275
- Abū Sulaymān al-Dārānī: Sufi vissuto tra l’VIII e il IX secolo [427, 431]
- Abū Ṭāhir: (904-946) Leader del gruppo ismailita estremista dei Carmati, era alla
guida della spedizione che nel 930 saccheggiò Mecca e rubò la pietra nera della
Ka’ba. [76, 227]
- Abū ʿUbayd Allāh al-Mūriyānī: (...-771) Ministro dello stato abbaside sotto al-
Manṣūr. [444]
- ʿAḍud al-Dawla: (937-983) Emiro Buwayhide di Baghdad, politico e militare
esperto, fu il primo ad essere chiamato nella storia dell’Islam Šāhanšāh si dedicò a
numerose riforme in campo amministrativo, patrocinò le scienze e le arti. al-
Zamaḫšarī lo descrive nel Rabīʿ al-Abrāz: “Un volto dai mille occhi, una bocca dalle
mille lingue e un petto dai mille cuori.” [373]

- Aḥmad b. Ḥanbal: (780-855) Il fondatore della scuola giuridica hanbalita; non


accettò di ammettere che il Corano fosse creato secondo la teologia mutazilita
dominante all’epoca e per questo fu imprigionato diversi mesi. La situazione cambiò
con l’avvento al potere di al-Mutawakkil il quale revocò la dottrina della mutazila,
riabilitò Ibn Ḥanbal e gli affidò l’insegnamento dgli ḥadīṯ al figlio al-Muʿtazz la
teoria del dottrina. Tra le sue opere citiamo il Musnad, la raccolta di tradizioni e
Kitāb al-Sunna. [332]

- Aḥmad b. Ṭayyib al-Saraḫsanī: Sapiente non noto. [221]

- Aḥmad ibn Ṭūlūn: (835-884), Figlio di uno schiavo affrancato di origne turca, fece
carriera militare sotto al-Mutawakkil; successivamente prese il potere in Egitto con
il titolo di sultano, rendendosi indipendente dal califfato abbaside di Baghdad [223]
- ʿĀʾiša: La moglie più amata del Profeta, figlia del primo califfo Abū Bakr al-Ṣiddīq,
ebbe rilevante influenza politica dopo la morte del profeta. Ben 2210 ḥadīṯ sono stati
tramandati sulla sua fiducia [91,135, 139 ]
- al-ʿAbbās b. Aḥmad b. Ṭūlūn: Figlio Aḥmad b. Ṭūlūn (Vedi voce) morirà in
carcere dopo essersi ribellato al padre. [359]

- al-ʿAbbās b. al-Walīd: Principe omayyade, figlio di ʿAbd al-Malik; ricordato per


aver conquistato molte città bizantine. Pare avesse generato trenta figli masch.i [81]

276
- al-ʿAbbās: alʿAbbās b. ʿAbd al-Muṭṭalib (...653) Zio del Profeta Muḥammad, non
rivestì mai alcun ruolo istituzionale nella comunità islamica nascente; il progenitore
della dinastia abbaside. [84]

- al-Afšīn: Generale abbaside che sotto il regno di al-Muʿtaṣim per aver sconfitto il
ribelle mazdakita Bābik al-Ḥurramī il califfo lo premiò con il governatorato del
Sind. [77]
- al-Aḥnaf b. Qays: (612-691) Capo della tribù dei Tamīm, considerato uomo molto
saggio e colto; non incontrò il Profeta pur essendo suo coevo. Fu rispettato e
consultato nelle questioni politiche dal califfo ʿUmar, partecipò alle conquiste e ai
principali eventi politici che contraddistinsero il primo cinquantennio della storia
dell’Islam. [9, 124, 275, 311, 312, 384] -

- al-Aḫṭal: Celebre poeta dell’era omayyade, assieme a Ğarīr e al-Farazdaq


componeva la celebre “triade omayyade” [309]

- al-Aʿmaš: (681-765) Tābiʿī (seguace) originario di Rayy visse a Kūfa. Trasmettitore


di ḥadīṯ, ed ottimo conoscitore del Corano, si dice non accettasse di avere rapporti
con i ricchi nonostante fosse molto povero [222, 239]
- al-Buḥturī: (821-898) al-Buūturī, Abū Tammām ed al-Mutanabbī sono considerati i
più grandi poeti della loro epoca, anche se al-Maʿarrī affermò che fra i tre l’unico
vero poeta era al-Buḥturī. Nacque e morì a Manbiğ, cittadina nei pressi di Aleppo,
alla quale rimase sempre molto legato; encomiò i califfi abbasidi tra cui al-
Mutawakkil [435]

- al-Ğarraḥ b. ʿAbd Allāh: (...-730) Condottiero militare degli Omayyadi, governò


varie province per conto dei califfi. Morì martire combattendo per conquistare
Ardabīl in Armenia. [33]

- al-Ğunayd b. ʿAbd al-Raḥmān: (...-733): Governatore del Ḫurasān per Hišām b.


ʿAbd al-Malik. [299]

- al-Ğunayd: (...-910) Sufi della scuola di Ma'rūf al-Karḫī. Fautore del cosiddetto
sufismo moderato: rinuncia ai beni terreni e ascetismo conciliati con rispetto del
potere e ottemperanza alle leggge. [296]

- al-Ḥağğāğ b. Arṭaʾa: (...-762) Ingegnere edile. [166]

277
- al-Ḥağğāğ: (660-713) – al-Ṯaqāfī - Generale, governatore, abile stratega militare,
nella storiografia araba è rappresentato come spietato sanguinario, si può
considerare il modello del governante crudele e tirannico. Originario di Ṭāʾif
(Ḥiğāz) iniziò la sua carriera nel corpo di polizia dove dimostrò il suo valore tanto
che fu notato da ʿAbd al-Malik che gli affidò il comando dell’esercito e lo inviò a
Mecca per reprimere la rivolta dell’anticaliffo ʿAbd Allāh b. Zubayr; dopo il suo
successo successivamente gli affidò la turbolenta provincia dell’Iraq che egli con
numerosi spargimenti di sangue riportò all’ordine. Ricordato anche per aver fondato
la città di al-Wāsiṭ in Iraq, dove morì [177, 317, 320, 234, 329, 331, 346, 355, 360,
438]

- al-Ḥallāğ: (...-922) Il mistico martire dell’Islam, come lo definì Massignon 1973,


figura molto controversa, addirittura viene bollato come eretico ateo da alcuni
storiografi sunniti. Centrale nella sua dottrina sufi il rapporto intimo tra uomo e Dio.
La sua fama e alcune sue affermazioni estremiste lo resero pericoloso agli occhi del
potere abbaside impersonato all’epoca dal califfo al-Muqtadir, fu incarcerato,
torturato e infine messo a morte. È anche autore di poesie mistiche molto
affascinanti. [259, 261]

- al-Ḥasan b. ʿAlī: (625-670) Primogenito di ʿAlī e di Fāṭima, quinto califfo ben


guidato e secondo imam presso lo sciismo imamita. Figura problematica per gli
sciiti poiché il suo rango di imam, e quindi infallibile, difficilmente si accorda con la
sua condotta: non impugnò le armi e patteggiò con Muʿawiya, ricevendo un congruo
indennizzo in cambio della rinuncia alle pretese califfali e del riconoscimento degli
Omayyadi. Si dice fosse molto amante della bella vita e delle donne, addirittura gli
si attribuiscono oltre 400 concubine. [295, 384]

- al-Ḫayr al-Ramlī: (1585-1671) Longevo giurista Hanafita originario di Ramla


(Palestina), autore di “Maẓhar al-Ḥaqāʾiq”, un commentario alla scuola hanafita.
[381]
- al-Ḥusayn b. ʿAlī: (626-680) Secondogenito diʿAlī e di Fāṭima, terzo imam sciita,
ucciso dalla truppe omayyadi nella località di Kerbelāʾ dopo essersi ribellato alla
successione di Yazīd, figlio di Muʿawiya al califfato. Considerato martire dagli
sciiti. [16, 255, 295, 394]

278
- ʿAlī b. Abī Ṭālib: (599-661) Cugino e genero del Profeta di cui sposò la figlia
Fāṭima al-Zahra. Per i sunniti è soltanto uno dei Compagni nonché il quarto califfo
ben guidato, dagli sciiti è considerato il primo imam, il legittimo successore di
Muḥammad alla guida della comunità islamica in quanto appartenente alla sua stessa
famiglia e da lui designato. Fu ucciso da un estremista kharigita per aver accettato la
proposta di un arbitrato da parte del suo contendente Muʿawiya. I suoi discorsi, le
sue lettere e i suoi pareri sono state raccolte nel libro Nahğ al-Balāġa, una delle fonti
basilari per gli sciiti. [19, 45, 72, 96, 111, 128, 135, 156, 162, 183, 232, 235, 241,
242, 266, 313, 341, 344, 349, 383, 404, 418, 437, 440 ]

- ʿAlī b. al-Ḥusayn: (658-712)Detto Zayn al-ʿĀbidīn (l’ornamento dei devoti), figlio


di al-Ḥusayn, l’unico della famiglia di al-Ḥusayn sopravvissuto alla strage di
Karbalāʾ. La sua scelta come quarto imam da parte degli sciiti sancisce
definitivamente la discendenza diretta da Fāṭima e quindi dal Profeta come
condizione obbligatoria per l’imamato sciita, fu infatti preferito a Muḥammad b. al-
Ḥanafiyya, terzo figlio di ʿAli generato, però, con un’altra moglie e quindi fuori
dalla linea sanguigna della Ahl al-Bayt. Non riveste un ruolo rilevante
nell’elaborazione dottrinale sciita. [16, 42, 117]

- ʿAlī b. ʿĪsà: (859-947) Conosciuto anche come al-Ğarrāḥ, fu ministro e governatore


gli Abbasidi. Su di lui e i suoi tempi nel 1928 a Cambridge l’orientalista inglese
pubblico il libro “The life and Times of Ali ibn Isa, the Good Vizier” [76, 397]

- al-Iskandar: L’Alessandro magno delle fonti arabe, conosciuto anche come Ḏū al-
Qarnayn (il bicorne). Sulla sua figura nel Corano e nel patrimonio letterario arabo:
T. Nöldeke, Beiträge zur geschichte des Alexanderromans,Denkschriften Der
Kaiserlichen Akademie Der Wissenschaften in Wien,Philosophisch-Historische
Klasse, 38, 1890. [164, 351]
- al-Mahdī Muḥammad: Dodicesimo ed ultimo imam degli sciiti duodecimani che
credono non sia mai morto bensì si sia occultato in attesa di tornare sulla terra come
messia. [76, 386, 387, 400]
- al-Mahdī ʿUbayd Allāh: (...-940) Fondatore della dinastia ismailita dei Fatimiti che
governò l’africa settentrionale dal decimo al dodicesimo secolo.[407]
- al-Mahdī: al-Mahdī b. al-Manṣūr (745-785) Il terzo califfo abbaside (reg.775-785).
[265, 303]

279
- al-Maʾmūn: (786-833) Il settimo califfo abbaside (reg. 813-833). Prese il potere
sconfiggendo il fratello, principe ereditario al-Amīn in quella che viene ricordata
come la guerra civile abbaside. Tentò di risanare il conflitto con gli alidi, nominando
suo erede l’ottavo imam sciita ʿAlī al-Riḍà, adottò la teoria mutazilita del Corano
creato, imponendola come teologia di stato. Patrocinò le traduzioni scientifiche dal
greco e istituì la celebre Bayt al-Ḥikma, biblioteca e centro studi. [110, 118, 136,
152, 204, 246, 348]

- al-Manṣūr: (712-775) Il secondo califfo abbaside (reg. 754-775), Secondo califfo


della dinastia, fondò Baghdad dove spostò la capitale del califfato; consolidò
l’impero, diede inizio al fruttuoso rapporto con la famiglia barmecide, fronteggiò
l’insurrezione alide in nome di Nafs al-Zakiyya. [92, 187, 192, 206, 217, 244, 245,
246, 276, 303, 359, 416, 445, 451]

- al-Miqdād b. al-Aswad al-Kindī: (587-653) Compagno del Profeta. È nei quattro


che Dio ordinò a Muḥammad di amare insieme a ʿAlī, Abū Ḏarr e Salmān. [319]
- al-Muhallab b. Abi Ṣufra: (628-702) Generale del periodo omayyade, militò
dapprima nella fazione di Ibn al-Zubayr (l’anticaliffo), una volta che questi fu
sconfitto passò del califfo vincitore ʿAbd al-Malik. Viene ricordato anche per essere
stato il primo ad usare le staffe di metallo invece che di legno presso gli arabi [176]
- al-Muḫtār b. ʿUbayd: al-Muḫtār b. Abī ʿUbayd, conosciuto come Muḫtār al-Ṯaqāfī
(622-687), Esponente della nobiltà tribale di Kūfa, nel 685 si ribellò agli omayyadi
facendosi portavoce delle aspettative riposte da parte sciite su un terzo figlio di ʿAlī
Muḥammad ibn al-Ḥanafiyya, avuto dopo la morte di Fāṭima. Determinante fu il
sostengo che ricevette dai convertiti non arabi La rivolta fu sedata da Muṣʿab b. al-Zubayr,
fratello dell’anticaliffo che lo mise a morte. [73]
- al-Muqtadir: (895-932) Il diciottesimo califfo abbaside (reg. 908-932).[181, 263, ]
- al-Muʿtaḍid: (857-902) Il sedicesimo califfo abbaside (reg. 892-902). [84, 221]
- al-Muʿtamid: (844-892) Il quindicesimo califfo abbaside (reg. 870-892) [10, 413]
- al-Muʿtaṣim: (794-842) L’ottavo califfo abbaside (reg. 833-842). Menzionato
anche nel libro “Finzioni” di Borges. [78]
- al-Mutawakkil: (821-861) Il decimo califfo abbaside (reg. 847-861) Decretò la fine
dell’adozione della dottrina mutazilita da parte dello stato. [12, 88, 253, 264]
- al-Muttaqī: (...-944) Il ventunesimo Califfo abbaside (reg. 940-944). [181]

280
- al-Nābiġa al-Ğaʿdī: (...- circa 670) Poeta della Ğāhiliyya che arrivò a conoscere il
Profeta e si convertì [391]

- al-Qāḍī al-Fāḍil: (1131-1199) Cancelliere di Ṣalāḥ al-Dīn (Saladino) [334]

- al-Qāhir: (899-934) al-Qāhir bi-Allāh il diciannovesimo Califfo abbaside (reg. 934-


934). [14, 180]

- al-Qāʾim: Il cinquantunesimo Califfo abbaside, il quattordicesimo al Cairo sotto la


tutela dei sultani mamelucchi (reg. 1451-1455). [279]

- al-Rabīʿ b. Ziyād al-Ḥāriṯī (...-673) Militare e governatore sotto i primi Omayyadi.


[131]

- al-Rabīʿ b. Ziyād al-Ḥāriṯī: (...-672) Condottiero di conquista sotto ʿUmar b. al-


Ḫaṭṭāb. [131]

- al-Šaʿbī: Vedi ʿĀmir al-Šaʿbī

- al-Šuhdī: Personaggio non identificato[163]

- al-Walīd: (668-715) Il terzo califfo omayyade (reg. 705-715). [37, 75, 162, 358 ]

- al-Waṯiq: (...-847) Il Nono califfo abbaside (reg. 842-847) [83]


- al-Zibriqān: al-Zibriqān b. Badr, Capo tribù e poeta; alcuni dicono che si chiamasse
Ḥuṣayn e che fosse stato soprannominato Zibriqān (uno dei nomi della luna piena)
per la bellezza del suo viso. Era un capo tribù. Morì durante il califfato di Muʿāwiya.
[211]

- al-Zubayr b. ʿAwwām: (594-656) Uno dei più intimi Compagni del Profeta,
assieme a ʿĀʾiša e il Compagno Ṭalḥa si oppose al califfato di ʿAlī partecipando alla
Battaglia del cammello dovè trovò la morte. [185]

- al-Zubayr b. ʿAwwām: (624-692) Compagno del Profeta di alta estrazione sociale


e condizioni economiche agiate, assieme a un altro Compagno Ṭalḥa e ʿĀʾiša si
rivoltò all’elezione di ʿAlī come califfo e morì durante la battaglia del Cammello.
[185]

281
- ʿĀmir al-Šaʿbī: (640-721) Giurista al servizio del Califfo ʿAbd al-Malik, rivestiva
tra gli latri l’incarico di messaggero ai re bizantini. [74, 309]

- ʿAmmār b. Yāsir: (567—658) Compagno del Profeta, ha tramadato 62 ḥadīṯ. [131]

- ʿAmr b. Maʿdī Karib: Originario dello Yemen, giunse a Medina nove anni dopo
l’Egira e si convertì; quando morì il Profeta abbandonò l’Islam per poi riconvertirsi
nuovamente. Abū Bakr lo mandò in Siria; perse un occhio nella battaglia di Yarmūk.
Fu anche poeta, celebre la sua qasida in cui dice: “Se non riesci in qualcosa, lasciala
- e passa a fare ciò che ti riesce”. [4]

- ʿAmr b. Masʿada: (...-832) Ministro di al-Maʾmūn. [118]

- ʿAmr b. ʿUbayd: (699-761) Filosofo mutazilita. [244]

- Anas b. Mālik: (612-709) Compagno del Profeta, Muḥammad lo impiegava per le


sue faccende personali a causa della sua giovane età; tramandò 1286 ḥadīṯ. (Hādī al-
ʿAlawī, al-Mustaṭraf al-Ğadīd, note fine capitolo) [20, 368, 369, 379]

- ʿAwf b. Mālik: (...-692) Compagno del Profeta, tramandò 67 ḥadīṯ.[340]


- Bābik al-Ḫurramī: (798-838) Nome arabizzato dal persiano Bābak Ḫurramadin,
Capo di una rivolta mazdakita (una corrente zoroastriana) contro il potere abbaside
in Azerbaijan, fu sconfitto da al-Afšīn. [77]
- Bağkam: Militare turco originario, fu insignito del titolo di Principe dei Principi,
ovvero reggente dello stato, sotto il califfo al-Muttaqī (940-944) nel periodo dello
sfaldamento del regno abbaside. [254]
- Barmecidi: Dinastia persiana originaria di Balḫ al servizio dei califfi abbasidi dai
quali ottennero molto potere nella gestione dello stato. Famosi anche per essere stati
mecenati e patroni delle scienze, caddero in disgrazia durante il califfato di Hārūn
al-Rašīd il quale all’improvviso fece uccidere Ğaʿfar, suo fratello di latte e mise in
prigione il suo, ormai vecchio, tutore Yaḥyà. [11, 405]
- Bašīr al-Raḥḥāl: (VIII secolo) Asceta mutazilita sostenitore di al-Nafs al-Zakiyya
(l’anima pura) l’alide che si era rivoltato contro al-Manṣūr. La sua vicenda è narrata
nel Maqātil al-Ṭālibiyyn di Abū al-Farağ al-Isbahānī. [205, 206]
- Baššār b. Burd Poeta (714-784) di origine persiana, nacque presso la tribù araba di
ʿUqayl di cui il padre era mawlà. Considerato uno dei poeti fondatori del nuovo stile

282
lirico che contraddistinguerà i più famosi poeti abbasidi come Abū Nuwās. Famoso
per le sue violente invettive poetiche, attaccò quasi tutti i grandi personaggi della sua
era, tra i quali anche il califfo al-Mahdī che, non a caso, lo fece condannare a morte
accusandolo di eresia. [303, 410]

- Bilāl b. Abī Burda al-Ašʿarī: (...-744) Governatore e giudice a Baṣra in epoca


omayyade. [318]

- Bilāl: Bilāl b. Rabāḥ al-Habašī (l’abissino) Compagno del Profeta, di origine


etiope, uno dei primi convertiti, era lo schiavo di Umayya, un nobile dei Qurayš che
lo sottoponeva a sadici castighi per obbligarlo ad abiurare l’Islam, fu ricattato da
Abū Bakr. Ricordato come il primo muezzin dell’islam. [153]
- Bišr al-Ḥāfī: (727-831) Sufi originario di Merv, attivo a Baghdad all’epoca di
al.Maʾmūn. [332]
- Bišr b. Hārūn: Personaggio non identificato [258]
- Bišr b. Marwān: (...-694): Governatore dell’Iraq, fratello del califfo ʿAbd al-Malik.
[34]

- Buġā: (XI secolo) Militare turco al servizio degli Abbasidi. [110]

- Ḍirār b. ʿUmar al-Muʿtazilī: Personaggio non noto. [170]


- Farqad al-Sabḫī: (VIII secolo) personaggio non identificato. [382]

- Fāṭima bt. al-Ḥusayn: (660-727) Figlia di al-Ḥusayn, terzo imam sciita. [17]

- Fayrūz b. Ḥuṣayn: Personaggio non noto. [346]

- Ğabala b. al-Ayha: (...-641) Ultimo dei re Ghassanidi, combatté a lungo i


musulmani, poi sconfitto si convertì, successivamente, tornato cristiano, emigrò a
Costantinopoli alla corte dell’imperatore. [371]

- Ğābir b. Ḥunayy al-Taġlībī: (...-circa 560) Poeta della Ğāhiliyya originario dello
Yemen. [191]

- Ğaʿfar al-Ṣādiq: (702-765) Sesto imam sciita: ritenuto il padre dell’alchimia araba,
figura centrale dell’elaborazione dottrinale sciita, sotto il suo imamato comincia la pratica
della taqiyya, dissimulazione della propria fede per evitare le persecuzioni. [43, 55, 57, 58,
60, 61, 111, 156, 224]

283
- Ğaʿfar b. Sulaymān: (VII secolo) Governatore di Medina.[189]

- Ğaʿfar b. Sulaymān: Zio paterno del califfo abbaside al-Manṣūr. [189]


- Ğaḥẓa al-Barmakī: (839-936) Poeta e musicista di corte nel periodo abbaside,
prende il suo soprannome a causa della sporgenza dei suoi occhi (ğaḥaẓa in arabo
significa avere gli occhi sporgenti, cfr al-Ğaḥiẓ nell’indice degli autori). Dice Yāqūt
che mangiava di nascosto nel mese di Ramadan. [413]
- Ğalāl al-Dīn b. Malikšāh: Figlio del sultano Selgiuchide Malikšah (reg1072-1092)
[89]
- Ğarīr: Poeta di corte omayyade, assieme ad al-Aḫṭal e al-Farazdaq componeva la
celebre “triade omayyade”. [80]
- Gengis Khan: (1162-1227) Condottiero e sovrano mongolo. [392]
- Gesù Cristo: [229, 230, 293, 365, 386, 424, ]

- Ḥabīb b. Maslama al-Fihrī: Militare e conquistatore sotto i califfi ben guidati poi
uomo di fiducia degli Omayyadi, guerreggiò finanche in Caucaso. [194]

- Ḥafṣ b. ʿAbd ar-Raḥmān: Non noto [39]

- Ḥafṣa: (604-665) La figlia del secondo califfo ben guidato ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb e
quarta moglie del Profeta. (Laura Veccia Vaglieri, s.v. Ḥafsa, in E.I.) [48]

- Ḥağar b. ʿAdī: ( ...-671) Compagno del Profeta, seguace di ʿAlī fu fatto uccidere da
Muʿawiya. [131]

- Ḫālid b. ʿAttāb: (...-696) Militare e governatore per gli Omayyadi, represse la


rivolta kharigita di Šabīb.
- Ḥamdān b. al-Ašʿaṯ: Qarmaṭ (fine IX inizio X secolo) Fondatore del movimento
dei Carmati (probabilmente da lui derivano il nome) nel Sawād Kufano, era un
condottiero popolare e amato dai suoi seguaci per la sua rettitudine e devozione;
dopo aver preso il potere su una discreta porzione del Sawād stabilì una sorta di
sistema economico comunista chiamato ’Ulfa. [169]

- Ḥamza b. ʿAbd al-Muṭṭalib: (556-625) Zio del Profeta, fu la prima personalità


influente della società meccana dell’era di Muḥammad a convertirsi alla nuova
religione, nonché il primo martire dell’Islam quando perì nella battaglia di Uḥud
colpito alle spalle da un giavellotto. [188]

284
- Hānī b. Qubayṣa: (VI sceolo) Capò della tribù Šaybān nel periodo della Ğāhiliyya,
le sue gesta furono cantate nelle poesie di Ğarīr. [282]
- Hārūn al-Rašīd: (763-809) Quinto califfo abbaside. Sotto di lui l’impero islamico
raggiuse il suo apogeo. (reg786-809). [110, 278, 348, 446]
- Ḥasan b. Sahl: (782-851) Ministro di al-Maʾmūn . [110]
- Ḥassān b. Ṯābit: (...-673) Poeta della Ğāhiliyya, si convertì e divenne il poeta del
Profeta. [371]
- Hermes: Ermete Trismegisto, sulla sua figura nella letteratura araba vedi: Kevin
Van Bladel, The Arabic Hermes, from Pagan sage to Prophet of science, Oxford,
2009. [173]

- Hišām: Hišām b. ʿAbd al-Malik settimo califfo Omayyade: (reg. 724-743) il quarto
figlio di ʿAbd al-Malik che assurse alla dignità del califfato. [70, 215, 222, 299,
416]

- Hišām: al-Ġūṭī: Mutazilita non meglio identificato. [417]


- Ḥumayd al-Ṭūsī: (...-825) Generale e uomo di fiducia di al-Maʾmūn. [250]
- Ḥuṭayṭ: Kharigita non meglio identificato [438]

- Ḥuwayṭib b. ͑ Abd al-͑Uzzà: (...-674) Compagno del Profeta dei Qurayš, si convertì
quando fu conquistata Mecca, dopo aver lungamente combattuto i musulmani; visse
più di cent’anni. [6]

- Ibn ʿAbbās: (...-688) Cugino paterno del Profeta, fu uno dei primi tradizionisti ed
esegeti del corano. [273]

- Ibn Abī al-Ḥadīd: (1190-1258) Letterato e filosofo mutazilita, autore dello Šarḥ
Nahğ al-Balāġa e di un diwān di poesia (Vedi indice autori). [394, 398]

- Ibn al-Ašʿaṯ: (...-704) Condottiero delle conquiste, si ribellò ad al-Ḥağğāğ il


saguinario governatore degli omayyadi ʿAbd al-Malik, dopo averlo inizialmente
sconfitto fu costretto a ritirarsi in Turchia dove chiese asilo al re Ratbīl (vocalizz.
Incerta), il quale però poi lo uccise su richiesta di al-Ḥağğāğ e gli spedì la sua testa.
[74, 346]

- Ibn al-Muʿāfà: Personaggio non noto. [144]

285
- Ibn al-Rūmī: (836-896) Poeta di origine Bizantina, famoso per le sue invettive,
morì per avvelenamento. [373]

- Ibn al-Sammāk al-Kūfī: Sufi degli inizi dell’era abbaside. . [59]

- Ibn al-Zubayr: vedi ʿAbd Allāh Ibn al-Zubayr.


- Ibn Masʿūd: ʿAbd Allāh Compagno del Profeta. [125]

- Ibn Muqla: (866-940) Ministro sotto vari califfi abbasidi, fu accusato di complotto
e il califfo al-Rāḍī (reg. 934-940) gli fece tagliare la mano destra ciononostante egli
continuò a scrivere stringendo la penna nel braccio, gli fu tagliata la lingua e fu
messo in prigione dove morì. È ricordato anche come fine calligrafo, considerato tra
i fondatori dello stile nuovo della calligrafia araba. [181]

- Ibn Ṭabāṭabā al-Ḥusaynī: (789-815) Alide rivoluzionario del periodo abbaside.


[204]
- Ibrāhīm b. ʿAbd Allāh: (716-763) Alide che insorse a Baṣra contro al-Manṣūr,
nella rivolta del fratello Muḥammad detto al-Nafs al-Zakiyya, furono entrambi
uccisi dagli Abbasidi. [207, 410]
- Ibrāhīm b. Harma: (709-786) Storico e poeta medinese. Pur essendo stato attivo
alla corte degli utlimi califfi omayyadi, al-Manṣūr lo perdonò e gli elargì i suoi
favori [445]
- Ismaʿīl al-Ṣaffār personaggio non identificato[257]
- Iyās b. Muʿāwiya: (666-740), Giudice di Baṣra [374]
- Kaʿb: Kaʿb b. al-Aḥbār, ebreo convertitosi all’Islam sotto il califfato di ʿUmar b.
ʿAbd al-Ḫaṭṭāb. [125]
- Kulṯūm al-ʿAttābī: Poeta dell’epoca di Hārūn al-Rašīd a cui dedicò panegirici.
Accusato di manicheismo fuggì da Baghdād per poi tornarvi con un salvacondotto di
al-Faḍl b. Yaḥyà al-Barmakī. [178]
- Maḥmūd b. Sabuktakīn: (971-1030) Sultano del regno Ghaznavide, dinastia di
origine turca che governò il Ḫurasān e l’odierno Afghanistan, condusse diverse
campagne militari nell’India settentrionale. [86]
- Mālik al-Aštar: (...-657) Cugino del Profeta Muḥammad, fu uno dei partigiani di
ʿAlī più fedeli. Perse un occhio nella battaglia di al-Yarmūk. Morì dirigendosi in
Egitto di cui ʿAlī l’aveva nominato governatore. [328]

286
- Mālik b. Anas: (712-795) Giurista del periodo abbaside, a fa riferimento la scuola
giuridica malikita. [189]
- Mālik b. Dīnār: (...-748) Uomo di religione e copista del periodo Omayyade. [5,
316]
- Mālik b. Ṭawq: (...-873) Governatore di Damasco sotto il califfo Abbaside al-
Mutawakkil. [300]
- Maʿrūf al-Karḫī: (...815) Sufi. Era tra i mawālī dell’ottavo imam sciita ʿAlī al-Riḍà
b. Mūsà al-Kaẓim. [429]

- Marwān b. al-Ḥakam: (623-685) il quarto califfo omayyade (reg-684-685). Il


Profeta, quand’era in vita, lo aveva maledetto e mandato in esilio; ʿUṯmān, di cui era
consanguineo, gli permise tornare e diede avvio alla sua carriera politica. [6, 123,
199, 378]

- Maymūn b. Mahrān: (657-735) Uomo di fiducia di ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz,


gestiva la gestione delle tasse e dei giudici. [449, 393]

- Muʿāwiya b. Ḥayyada: Personaggio non noto. [31]

- Muʿāwiya: Muʿawiya b. Abī Sufyān (603-680) Figlio di Abū Sufyān, un ricco


esponente della nobiltà meccana dei Qurayš, fiero oppositore di Muḥammad, che si
convertì solo dopo la conquista di Mecca da parte delle milizie musulmane. Riuscì a
diventare califfo (reg. 661-680) grazie alla sua abilità politica e a salde alleanze
tribali; legittimò la successione al trono per via ereditaria nominando il figlio Yazīd,
fondando la dinastia dei califfi omayyadi. [9, 123, 157, 185, 186, 190, 194, 195, 203,
219, 295, 322, 354, 378, 389, 416, 418]

- Muğammaʿ b. ʿAbd Allāh al-ʿĀʾidī: Non noto. [255]

- Muḥammad b. ʿAbd al-Malik al-Zayyāt: [789-847] Ministro dei califfi abbasidi


al-Muʿtaṣim e al-Waṯiq. [83]

- Muḥammad b. Ḥamdūn al-Nadīm: Personaggio non noto [138]


- Muḥammad b. Hilāl: Personaggio non noto [399]
- Muḥammad b. ʿUmar al-ʿAlawī: Personaggio non noto. [373]
- Muḥammad b. Zayd al-ʿAlawī: (...-900) Governatore del Ṭabaristān e del Daylam.
[208]

287
- Muḥammad: Muḥammad b. ʿAbd Allāh.(570-632) Il profeta dell’Islam. [29, 38,
40, 58, 82, 104, 105, 106, 131, 134, 143, 268, 269, 273, 285, 286, 288, 292, 310,
314, 321, 333, 334, 368, 369, 374, 386, 388, 390, 395, 398, 403]
- Mūsà al-Kaẓim: Mūsà b. Ğaʿfar al-Ṣādiq (745-799) Settimo dei dodici imam presso
gli sciiti imamiti [44]
- Mūsà b. ʿAbd Allāh b. al-Ḥasan: (...-796 circa) Alide che insorse sotto al-Manṣur,
fratello di Ibrāhīm b. ʿAbd Allāh e di Muḥammad detto al-Nafs al-Zakiyya. (vedi
qui). Poeta. [245]

- Mūsà b. al-Nuṣayr: (640-715) Militare al servizio degli omayyadi, fu uno dei primi
arabi a praticare la guerra navale, a lui si deve il primo attacco all’isola di Cipro.
Diventato governatore della provincia dell’africa settentrionale, mandò Ṭāriq b.
Ziyād oltre mare a conquistare l’Andalusia a capo di un esercito misto arabo berbero
che in poco tempo sconfisse i Visigoti soggiogando buona parte della Spagna. [358]

- Muṣʿab b. al-Zubayr: (647-690) Esponente della nobiltà qurayš, fratello del


cosiddetto anticaliffo ʿAbd Allāh b. al-Zubayr (vedi qui) per conto del quale
governò l’Iraq e represse la rivolta di Muḫtār al-Ṯaqāfī. Fu sconfitto dall’esercito
omayyade dopo che ebbe rifiutato una proposta di due milioni di dirham per evitare
lo scontro proveniente da ʿAbd al-Malik, califfo di Damasco. Nelle fonti viene
descritto come campione dei valori tribali, bello ed amante delle donne, fu sposato
anche con la celebre Sukayna bt. al-Ḥusayn, una delle donne più influenti
dell’epoca. [34, 176, 275, 305, 436 ]

- Muslim b. ʿUqba: Un vecchio soldato fedele agli Omayyadi scelto da Yazīd per la
delicata missione di sedare la rivolta dei Medinesi. Vittorioso nella battaglia di
ḥarra, estorse il riconoscimento al califfo Yazīd alla popolazione di Medina
ricorrendo a lauti spargimenti di sangue tali da meritarsi il soprannome di Muṣrif
(prodigo di sangue umano); morì sulla strada per Mecca diretto a combattere contro
il ribelle ʿAbd Allāh b. al-Zubayr. [297, 304]

- Qaṭarī b. al-Fuğāʾa: L’ultimo condottiero dei kharigiti Azrakiti i quali, misero a


dura prova gli eserciti omayyadi verso la fine del settimo e l’ottavo secolo. Si dice di
lui che fosse valorossisimo, nonché poeta e grand oratore. [175]

288
- Saʿd b. Abī Waqqāṣ: (595-564) Tra i primi Vompagni del Profeta, partecipò a tutte
le prime battaglie dei musulmani; fondatore di Kūfa. I musulmani cinesi gli
attribuiscono l’introduzione dell’Islam in cina (Wang, Lianmao (2000). Return to
the City of Light: Quanzhou, an eastern city shining with the splendour of medieval
culture. Fujian People's Publishing House. Page 99). Lo scontro tra ʿAlī e Muʿāwiya
lo vide neutrale. [4, 137, 330]

- Šafīq b. Sulma: Personaggio non noto[239]

- Ṣaḥib al-Zanǧ: [3,112 ] (...-883) Proclamatosi discendente di ͑Ali, Durante il califfato di


al-Muhtadī (869-870) insorse a Basra contro il potere Abbaside in quella che viene ricordata
come la rivolta degli Zenj, per il gran numero di schiavi neri (zanğ) che vi presero parte. Gli
storici ne parlano come una degli eventi più sanguinosi della storia abbaside. A causa di
questa rivolta che tenne occupati gli abbasidi, Aḥmad Ṭūlūn riuscì di prendere il potere in
Egitto. Compose poesie con cui incitava i suoi uomini ad essere coraggiosi ed intrepidi.

- Saʿīd al-Musayyab: Saʿīd b. al-Musayyab (643-713) Seguace e faqīh di Medina.


[297]

- Saʿīd b. al-ʿĀṣ: (624-679) Governatore per conto di Uṯmān e successivamente degli


omayyadi. [271]
- Saʿīd b. Musayyab: Faqīh della generazione dei Seguaci, noto per aver vissuto
isolato senza frequentare gli uomini di potere. (Hādī al-ʿAlawī, al-Mustaṭraf al-
Ğadīd, note fine capitolo) [36]
- Saʿīd b. Tawfīl: (...-892) Medico cristiano al servizio di Aḥmad b. Ṭūlūn. [223]
- Salmān: Salmān al-Fārisī: (il persiano), (568-656) Compagno del Profeta, arrivato
in Arabia come schiavo e riscattato dal Muḥammad che lo teneva in grande
considerazione, anzi in un affermazione giunse a comprenderlo nella Ahl al-Bayt.
“Rappresenta l’inserzione dell’Iran nella geografia religiosa dell’Islam” (Capezzone
/ Salati, L’Islam Sciita, Edizioni Lavoro, 2006, pp. 50) e allo stesso tempo simboleggia il
debito che la nascente religione aveva nei confronti della civiltà persiana. Tradusse parte del
Corano in persiano, diventando il primo a trasporre il testo sacro islamico in un’altra lingua.
[66, 153, 156, 240]

- Šaraf al-Dawla: Širdīl Abū al-Fawāris il Buwayhide (960-988) Sultano Buwayhide


di Baghdad. [85]

289
- Sarī al-Saqaṭī: (...-867) Sufi di Baghdad tra i più celebri, zio materno e maestro del
sufi Ğunayd. [251]

- Ṣaʿṣaʿa b. Ṣūḥān: Seguace di ʿAlī, lo sostenne in tutte e tre le sue guerre. Fu


esiliato da Muʿawiya in Bahrein. [405]
- Sībawayh al-Muwaswis: Personaggio non noto. [338]

- Sufyān al-Ṯawrī: (716-778)Nato a Kufa, al-Ziriklī lo definisce “Il principe dei


credenti per quanto riguarda gli ḥadīṯ e il signore delle scienze religiose del suo
tempo.” Rifiutò le cariche di potere che gli offersero al-Manṣūr prima e al-Mahdī
dopo. Autore di due libri di detti del Profeta: al-Ğāmiʿ al-Kabīr e al-Ğāmiʿ al-Ṣaġir.
[97, 98, 101, 102, 103, 132, 290, 294, 379, 430]

- Ṣuhayb: Ṣuhayb b. Sinān al-Rūmī (il bizantino), Compagno del Profeta, di origine
bizantina, schiavo affrancato, tra i più abili nell’uso dell’arco. La sua figura
simboleggia il profondo legame dell’Islam con la cultura greca. [153]

- Sulaymān b. Wahb: (...-885) Ministro presso i califfi abbasidi al-Muhtadī e al-


Muʿtamid, [373]

- Sulaymān: Sulaymān b. ʿAbd al-Malik: (674-717) Settimo califfo abbaside


(reg.715-717). [358]

- Ṣumayl b. Ḥātim: Uno dei personaggi influenti dell’Andalusia recentemente


conquistata. (Hādī al-ʿAlawī, al-Mustaṭraf al-Ğadīd, note fine capitolo) [306]
- Surāqa b. Ğaʿšam: Personaggio non noto. [247]
- Surāqa b. Mirdās: (...-698) Poeta iracheno, si oppose alla rivolta di al-Muḫtār al-
Ṯaqāfī (vedi voce), e scrisse poesie contro di lui. Fuggì in Siria dopo aver scritto
invettive contro al-Ḥağğāğ, diventato governatore dell’Iraq. [73]
- Ṯawbān: (...-684) Schiavo comprato e affrancato dal Profeta. [286]
- Ṭufayl al-Ġanawī: (...610) Poeta della Ğāhiliyya, nelle sue poesie molto descrisse il
cavallo. [409]

- Ṯumāna b. Ašras: (...-828) Tra i grandi della mutazila, fu maestro di al-Ğāḥiẓ.


[348]

290
- ʿUbayd Allāh b. Ziyad: (648-686) Figlio di Ziyād b. Abīhi (vedi voce), generale
omayyade, suo “zio” Muʿawiya gli affidò il governatorato del Ḫurasān dove allargò
i confini dell’impero fino alla transoxiana. Poi il califfo lo spostò a Baṣra dove
represse duramente le rivolte kharigite. Il nuovo califfo Yazīd lo incaricò di
risolvere la questione di al-Ḥusayn: fu ʿUbayd a inviare l’esercito colpevole dello
sterminio di Karbalāʾ. Sei anni dopo in uno scontro con l’esercito di ibn al- Aštar, un
ribelle sciita, fu ucciso per vendicare l’omicidio di al-Ḥusayn. [339, 200]

- ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz: (682-720) Ottavo califfo omayyade (reg.717-720) Umile,


generoso e devoto viene considerato tra i più illuminati sovrani della storia arabo
islamica, onorato con l’appellativo simbolico di quinto califfo ben guidato, è l’unico
dei banū umayya rispettato anche dagli sciiti, giacché vietò la damnatio ʿAlī istituita
da Marwān b. al-Ḥakam alla fine dei sermoni in moschea. Fautore di una politica
islamica cercò di integrare la popolazione non araba nella gestione del potere
invertendo l’approccio che aveva caratterizzato i suoi predecessori.[8, 32, 49, 63, 81,
100, 117, 160, 161, 165, 213, 319, 329 393, 399, 412, 420, 431] 18

- ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb: (584-644) Il secondo califfo ben guidato (reg. 634-644) ed il


primo ad essere chiamato Principe dei credenti. Sotto la sua guida il nascente impero
arabo islamico allargò i suoi confini irrompendo in Persia a est e conquistando fino
in Egitto a ovest; predispose la prima struttura amministrativa istituendo la
redazione dei diwān; divise il territorio in province. creò la Bayt al-Māl, la cassa
dello stato. A lui inoltre si attribuisce la fondazione del calendario islamico basato
sulla data dell’Egira. Celebrato tra i musulmani per la sua umiltà e il suo senso di
giustizia sociale. Primo califfo a perire di morte violenta, fu ucciso da uno schiavo
mentre pregava, il reicidio diventerà una consuetudine della storia dell’impero arabo
islamico. Sul letto di morte decretò che un consiglio di sei persone scegliesse il suo
successore tra i suoi membri e la scelta cadde su Uṯmān b. ʿAffān. [1, 2, 4, 46, 48,
50, 56, 68, 69, 93, 94, 111, 116, 134, 146, 147, 148, 163, 197, 211, 327, 330, 371,
374, 378] 25

- ʿUmar b. al-Layṯ al-Ṣaffār: (X secolo) Il figlio di al-Layṯ al-Ṣaffār, sultano della


dinastia dei Saffaridi che governò il Sigistān rendendosi indipendente dagli
Abbasidi.

291
- ʿUtba b. Ġazwān: (584-638) Compagno del Profeta appartenente al clan degli
omayyadi, è ricordato come il fondatore di Baṣra.[154]
- ʿUṯmān b. ʿAffān: (579-656) Terzo califfo ben guidato, Compagno del Profeta e
suo genero per aver sposato Ruqayya, apparteneva al clan degli omayyadi
fieramente avverso all’Islam, fu il quarto uomo a convertirsi all’islam e il primo
dell’aristocrazia meccana. Durante il suo califfato l’impero si estese fino in Marocco
a ovest, in Pakistan a est e in Armenia a Nord. Promulgò la versione ufficiale e
unificata del Corano. La sua politica fu caratterizzata da un oculato nepotismo che
permise la successiva presa del potere degli Omayyadi. Il suo assassinio funse da
casus belli per lo scontro tra ʿAlī e Muʿawiya che decretò la scissione tra sunniti e
sciiti. [53, 71, 113, 131, 193, 195, 319, 393, 405, 416, 427]
- ʿUṯmān al-Ḫayyāṭ: Personaggio non noto. [210]
- Uways al-Qarnī: (...-657) Seguace, originario dello Yemen, noto per la sua
devozione. [431]
- Yaḥyà al-Barmakī: (il Barmecide) [401] Membro della famiglia Barmecide (vedi
Barmecidi) fu ministro del califfo al-Mahdī (reg 775-785) e tutore di Hārūn al-
Rašīd.
- Yaʿqūb b. al-Layṯ al-Ṣaffār (...-879): Di origini umili, faceva il fabbro, grazie alla
sua perizia militare riuscì ad ottenere il potere su una vasta porzione di territorio in
Siğistān e Ḫurasān fondando la dinastia dei Saffaridi.
- Yūsuf b. Asyāṭ: Personaggio non noto [430]
- Zayd b. al-Ḥariṯa: (...-629) Quand’era bambino fu rapito in una razzia e venduto
come schiavo; Ḫadīğa la mogle del Profeta lo comprò per regalarglielo. Muḥammad
lo affrancò e lo crebbe come un figlio. [158]
- Zayn al-ʿĀbidīn: Vedi ʿAlī b. al-Ḥusayn
- Ziyād b. Abīhi: (622-673) Generale fedelissimo degli omayyadi, di estrazione
umile (per questo detto b. Abīhi: figlio di suo padre), citato anche come Ziyād b. Abī
Sufyān poiché fu adottato da Muʿawiya come fratello. Rivestì la carica di
governatore di Baṣra, Kūfa e successivamente di tutto l’Iraq. [315, 326]
- Ziyāda b. Mizyad Poeta beduino degli inizi dell’era omayyade. [122]
- Zubayda: (...-832) Cugina per parte di madre e moglie di Hārūn al-Rašīd. [278]

292
BIBLIOGRAFIA

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Dirāsāt al-Šarqiyya, Damasco 1999
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