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Châtillon
APPUNTI DI
RELIGIONE
- classi terze -
a.s. 2006/2007
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AL DOCENTE…
Tra i tanti argomenti possibili, sono stato costretto ad operare delle scelte, dando la
precedenza a quelle tematiche che sembrano più consone alle problematiche vissute dai
preadolescenti. Ho pertanto organizzato il programma in cinque grandi nuclei tematici, a loro
volta impostabili secondo le recenti unità di apprendimento:
Il quinto nucleo tematico, data la grande importanza che riveste come fonte principale
di educazione morale dei giovani, è stato trattato in modo particolarmente approfondito, con
l’aiuto di una dispensa dettagliata fornita ad ogni ragazzo. Lo studio teorico serio ed esigente,
in costante dialogo con l’esperienza pratica alla portata dei giovani, ha reso l’argomento
estremamente interessante per gli stessi ragazzi, con risultati considerevoli.
La trattazione di ogni Comandamento si è conclusa con la presentazione di un testimone che
aveva vissuto tale insegnamento in modo eccellente. L’illustrazione di tali personaggi
attraverso film è risultata particolarmente gradita ed avvincente.
Queste pagine raccolgono gli appunti dettati in classe, di solito molto sintetici e
schematici. Vi si trovano inoltre la dispensa sul Decalogo, le mappe concettuali consegnate a
fine unità didattica (utili per il ripasso finale) e le verifiche sommative. Ringrazio il paziente
Pier Paolo Cottier (III A 2006/2007) per il lavoro di battitura a computer di queste pagine.
Nella speranza che tutto ciò possa essere utile all’insegnamento, in vista della crescita
culturale e spirituale dei ragazzi che accostiamo, l’augurio cordiale di un ricco e fecondo anno
scolastico.
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U.D. 0. INTRODUZIONE
Requisiti
Volontà di partecipare,riflettere con la mia testa, mettermi in discussione;
Studio serio ed esigente di ciò che l’insegnante richiede (libro, appunti, schemi);
Compiti fatti con cura, puntualità e precisione.
Valutazioni
Interrogazioni brevi ogni giorno (quando c’è lezione), orali oppure scritte;
Verifiche scritte sommative, circa una volta al mese.
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U.D. 1. UNA RISPOSTA ALLEDOMANDE DELL’UOMO
Libro di testo pagg. 6-10, 85-95.
L’esperienza di fede
Da sempre l’uomo porta con sé domande circa il significato della propria esistenza: che senso
ha la vita?, perché esisto?, qual è il significato della sofferenza e della morte? Parliamo a
proposito di interrogativi esistenziali.
Tutte le religioni aiutano l’uomo nella ricerca di un significato per la propria vita, formulando
risposte ai suoi interrogativi profondi.
Fede: è la risposta libera e responsabile dell’uomo di fronte alla rivelazione di Dio, che
permette di dare un significato nuovo e più profondo alla vita.
Il dialogo interreligioso
La ricerca da parte dell’uomo del senso che la fede del divino può dare alla vita, genera una
molteplicità di religioni diverse tra loro;
Cose vere e sante si trovano in tutte la religioni, anche se ciascuna deve mantenere la propria
specificità (Concilio Vaticano II).
Le varie religioni sono chiamate a dialogare tra loro in uno sforzo reciproco di comprensione,
accoglienza, promozione della GIUSTIZIA e della PACE del Mondo. (Incontro di Assisi, 2002).
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Il mistero della sofferenza
MALE: non è una realtà creata da Dio. Il male è assenza di bene, è lontananza da Dio,
negazione della libertà e della vita.
PECCATO: è un atto di ribellione con cui l’uomo si mette al posto di Dio senza di Lui.
Il testo della genesi è simbolico: esso cioè non intende raccontare che cosa sia successo alle
origini, ma vuole individuare che è l’uomo nel contesto della creazione.
Il peccato originale: offre una spiegazione della presenza del male del mondo. Esso non
proviene da Dio che ha creato tutto per la vita ma dalle scelte che l’uomo liberamente compie,
contrarie al progetto di Dio.
Quando l’uomo, facendo un uso sbagliato della propria libertà, pretende di stabilire lui il bene e
il male, cioè di rifiutare Dio dalla propria vita allora ne paga le conseguenze.
Il male e la sofferenza non sono voluti da Dio, ma causati in massima parte dall’uomo.
U.D. 2. IL TESTIMONE
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U.D. 3. LE RISPOSTE DELLA FEDE E DELLA SCIENZA
Libro di testo pagg. 97-100.
La scienza in sé è cosa molto buona. E’ l’applicazione della sue scoperta (tecnica) che può
essere pericolosa per l’uomo. Es.: centrale termonucleare, bomba atomica.
La scienza e la tecnica sono realtà buone, espressione dell’intelligenza dell’uomo e possono
migliorare la condizione della sua esistenza. Tuttavia l’eccessiva fiducia nella scienza rischia di
escludere le ragioni della fede.
Fede e scienza
Fede e scienza occupano ambiti distinti;
La scienza spiega come funziona il mondo;
La fede risponde ai perché profondi dell’uomo, offre il senso all’esistenza umana;
Allora fede e scienza non sono in contrapposizione, al contrario sono “ le due ali con le quali lo
spirito umano contempla la verità” (Joannes Paulus II, Fides et Ratio).
Fede e ragione
Fede e ragione non possono essere messe in contrasto perché provengono entrambe da Dio
(Galileo Galilei);
Tuttavia tra le due vi è una differenza: solo la fede ci offre risposte sul senso ultimo
dell’esistenza e ci apre l’accesso a verità divine che altrimenti non potremmo mai conoscere
con l’uso della pura ragione;
La fede dunque ci permette di fare quel passo in più che ci fa conoscere Dio, per quanto è
possibile all’uomo.
La fede senza la ragione è pericolosa: essa degenera facilmente in fanatismo religioso che
produce intolleranza e incapacità di dialogo;
La ragione senza la fede è pericolosa perché limita l’uomo all’orizzonte terreno, impedendogli
di accogliere la rivelazione divina.
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SCIENZA
A prime vista le due teorie sembrano opposte; tuttavia ad uno studio più approfondito emergono
punti di contatto:
Pur ipotizzando l’evoluzionismo è necessaria una causa esterna che faccia progredire le speci
verso individui sempre più evoluti;
La creazione si concilia con l’evoluzione, come un evento che si estende nel tempo ( creazione
continua);
Pur ammettendo che l’uomo derivi da alcune speci di austrolopitechi, esiste una differenza
fondamentale che richiede l’intervento di Dio: solo l’uomo, infatti, è dotato di coscienza di sé e
anima spirituale.
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U.D. 4. L’UOMO AL CENTRO DEL PROGETTO DIVINO
Libro di testo pagg. 112-117.
Consapevolezza
- Dignità umana: solo l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio, egli possiede pertanto
una dignità e un valore assoluti, che non possono essere lesi in alcun caso. Questo è l’autentico
fondamento dei valori umani.
- Unità della persona: l’uomo è un essere al contempo materiale e spirituale, non è possibile
separare le due dimensioni. Mediante la sua corporeità l’uomo si distingua nel mondo,
mediante l’intelligenza, la coscienza e l’anima è aperto alla trascendenza (=saper andare al di la
delle cose materiali, verso le relazioni profonde con gli altri e con D io).
- L’uomo è persona: l’uomo, unico tra tutti gli esseri viventi è una persona, ossia un soggetto
unico e irripetibile, capace di riflettere su se stesso e di avere coscienza dei propri atti, in grado
di porsi in relazione profonda con Dio e con gli altri.
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Il significato della libertà umana
rispondere ad un
progetto su di me
DIO MI HA CREATO
LIBERTA’
richiede
CONSAPEVOLEZ
ZA
SCEGLIERE
Libertà autentica
VALORI
RESPONSABILITA’
- L’uomo è libero dal momento che può scegliere tra il bene e il male, tra più possibilità.
- La scelta avviene secondo valori, ossia realtà che hanno importanza per l’uomo (rispetto ,
amicizia, benessere, amore,…).
- La scelta richiede che l’uomo si a consapevole delle conseguenza a cui va incontro, richiede
pertanto coscienza di sé e superamento del puro istinto.
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- La libertà umana è indispensabile dalla responsabilità; l’uomo deve rendere conto delle
proprie azioni -di fronte a Dio e agli altri. Ecco l’origine del peccato e della punizione stabilita
dalla legge civile per i colpevoli.
- Allora libertà non significa fare tutto ciò che si vuole seguendo l’istinto. Questa
interpretazione della libertà annienta l’uomo, rendendolo schiavo del proprio egoismo.
- Essere davvero liberi vuol dire disporre in modo creativo e responsabile di se stessi e del
proprio futuro, in vista della maturazione nostra e degli altri.
Livelli di libertà
Esistono due fondamentali modi di vivere la nostra libertà.
libertà da: essere libero dai condizionamenti esterni (guerra, fame, povertà,…) e dai
condizionamenti interni ( egoismo, pigrizia, vizi,…),
libertà per: libertà di progettare in modo autonomo il proprio futuro, libertà di costruirsi
come persone responsabili, edificando la propria vita su valori autentici.
La libertà da è in funzione della libertà per. La libertà per non si realizza se non si è raggiunto
un certo grado di libertà da.
La coscienza morale
- Come distinguere, nei casi concreti, il bene dal male? Esistono due fondamentali vie:
- La Legge Morale Naturale;
- La Legge Morale Rivelata (i 10 Comandamenti);
- La coscienza morale è il luogo interiore nel quale è scritta la legge morale naturale, che Dio
ha inciso nel cuore dell’uomo. La coscienza morale è una voce interiore che comanda all’uomo
di fare il bene ed evitare il male.
Quando ascolta la coscienza morale, l’uomo può sentire la voce di Dio che gli parla.
- La legge morale naturale è chiamata così perché è scritta da Dio nel cuore di ogni uomo,
nell’atto della creazione. Ogni uomo, se rettamente educato, sa distinguere il bene dal male.
- Tuttavia la legge morale naturale è insufficiente a conseguire la vera libertà. Dio viene
incontro all’uomo consegnandoli la legge morale rivelata (i 10 Comandamenti e le Beatitudini).
Seguendo queste norme l’uomo non sacrifica la sua libertà; al contrario, il rispetto della legge
divina è la garanzia per conservare la piena libertà.
OGNI UOMO
DA DIO
LEGGE MORALE RIVELATA EBREI
I 10 COMANDAMENTI
CRISTIANI
COMPORTAMENTO
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(ETICA)
U.D. 5. IL DECALOGO
Libro di testo pagg. 119-132.
Dispensa integrativa fornita ai ragazzi.
1. INTRODUZIONE
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La Bibbia contiene due testamenti. “Testamento” significa “alleanza”. L’antica alleanza fu stabilita sul monte
Sinai con la consegna delle tavole della Legge. La nuova alleanza è quella in Gesù Cristo, rivelazione definitiva di
Dio.
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Decalogo viene dal greco deka + logoi = dieci parole. E’ indicato anche con altri nomi, ad esempio Dieci
Comandamenti, Legge di Mosè, Legge Ebraica o semplicemente La Legge.
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Pur essendo formulati per la maggior parte in modo negativo (non …), ogni comandamento
può essere volto nella sua forma positiva. Ad esempio, la prescrizione Non uccidere
significa Rispetta la sacralità della vita umana, assumendo pertanto un significato molto
più ampio.
2. IL PRIMO COMANDAMENTO
Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione di
schiavitù: non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna.
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Ecco perché il primo Comandamento, impedendo all’uomo di costruirsi degli idoli, difenda
la vera libertà. Ancora una volta, dunque, i Comandamenti si rivelano come una Legge della
libertà, e non della schiavitù.
Per noi osservare il primo Comandamento vuol dire mettere Dio al centro della propria
vita, al primo posto, considerandolo più importante di tutto.
La preghiera è l’atto con cui l’uomo esprime l’elevazione del suo spirito verso Dio e
sottolinea il riconoscimento della propria dipendenza. Pregare è un modo concreto di vivere
questo Comandamento, dal momento che pregando ci si relaziona con Dio (relazione
verticale).
3. IL SECONDO COMANDAMENTO
Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà
impunito chi pronuncia il suo nome invano.
Usare il nome di Dio, della Madonna o dei Santi come esclamazione, come fosse un
intercalare. Si tratta in genere di leggerezza, senza volontà di offendere Dio.
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La bestemmia è il peccato più grave verso il secondo comandamento e consiste in un
insulto a Dio, compiuto con consapevolezza e volontà. La bestemmia esprime profonda
maleducazione e volgarità. Chi bestemmia non capisce che sta disprezzando Colui che lo
tiene in vita momento per momento.
La bestemmia costituisce anche reato civile, punibile ai sensi del Codice Civile.
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4. IL TERZO COMANDAMENTO
Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai, ma il settimo giorno è
sabato, in onore del Signore, tuo Dio: non farai in esso alcun lavoro.
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Si prepara a vivere la carità (= amore, solidarietà) verso il prossimo.
5. IL QUARTO COMANDAMENTO
Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il
Signore, tuo Dio.
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Onorare viene dal latino onus, che significa peso. Onorare qualcuno, pertanto, significa dargli peso, importanza e
attenzione.
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Da quanto detto, risulta che ogni figlio ha precisi obblighi verso i propri genitori:
riconoscenza e rispetto, obbedienza, senso di responsabilità (prendersi cura di loro).
6. IL QUINTO COMANDAMENTO
Non uccidere.
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Per il cristiano Non uccidere non indica solamente il divieto assoluto di togliere la vita al
prossimo o a se stessi, ma anche:
impegnarsi a promuovere, proteggere e rispettare la vita umana in tutte le sue forme;
assicurare al prossimo una vita degna della condizione umana;
non coltivare nel proprio cuore l’odio contro il prossimo.
La vita umana è sacra perché essa comporta l’azione creatrice di Dio e rimane sempre
in una speciale relazione con il Creatore. A nessuno, pertanto, è lecito uccidere
direttamente un essere umano innocente, perché non siamo noi i padroni della nostra vita.
6.3 La legittima difesa
La legittima difesa è consentita dal momento che, chi la pratica, non è intenzionato ad
uccidere, ma a difendere la vita propria o degli altri. Per chi ha responsabilità, la legittima
difesa diventa un dovere, purché essa non comporti una violenza maggiore del necessario.
La pena di morte (in uso oggigiorno in molti Paesi del mondo, nonché in alcuni stati degli
USA) non può considerarsi legittima difesa. Infatti esistono oggi molti mezzi per impedire
ad un criminale di compiere ulteriori delitti, senza per questo dover ricorrere al suo
annientamento.
La pena di morte, inoltre, non permette al colpevole di riparare il male compiuto, ma si
limita a privarlo della propria vita, e dunque anche della possibilità di rimediare.
6.4.2 Aborto
Per aborto si intende l’interruzione della gravidanza. Bisogna distinguere due fondamentali
tipi di aborto:
aborto naturale, spontaneo: l’interruzione della gravidanza, con la conseguente morte del
feto, avviene senza alcun intervento esterno, per motivi del tutto naturali. Ovviamente non
comporta nessuna colpa, dal momento che non era affatto voluto.
aborto provocato: consiste nell’interruzione volontaria della gravidanza. Chi lo compie è
moralmente colpevole, in quanto l’aborto è, a tutti gli effetti, un omicidio. L’embrione
umano, infatti, è persona, e come tale gode dei relativi diritti, primo tra tutti il diritto alla
vita.
La colpa dell’aborto, tuttavia, non ricade solamente sulla donna che sceglie di compierlo,
ma anche sui familiari che la consigliano a praticarlo e sul personale medico e sanitario che
lo esegue.
L’aborto è oggi legalmente permesso in molti stati, anche in Italia (può essere compiuto
entro i primi novanta giorni dal concepimento, più tardi solo in circostanze particolari).
Tuttavia, non tutto ciò che è legalmente permesso è moralmente lecito! (vedi sotto)
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Legalità e moralità
Legalità: tutto ciò che ha a che fare con la legislazione di uno stato, ed è da questa
permesso.
Moralità: ciò che è bene agli occhi di Dio ed è orientato alla crescita e realizzazione
dell’uomo. Anche se la legge dello Stato permette l’aborto, ciò non significa che sia una
cosa buona. Per il cristiano l’aborto è e resta un omicidio!
6.4.3 Eutanasia
Consiste nel mettere fine, con un atto compiuto di proposito o con l’omissione di un’azione
dovuta, alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte.
E’ permesso in alcuni Stati dell’Europa (Belgio, Olanda); attualmente è illegale in Italia.
Costituisce una mancanza grave contro il quarto Comandamento, dal momento che la vita
non ci appartiene, ma è dono di Dio, noi ne siamo gli amministratori. Pertanto a nessun
uomo è consentito porre fine volontariamente alla vita propria o altrui, anche se si vuole
perseguire il bene della persona amata.
Gesù, sulla croce, non ha rifiutato il dolore e la sofferenza. All’invito “scendi dalla croce”,
egli è rimasto là, per insegnare all’uomo il grande valore della sofferenza sopportata per
amore.
6.4.4 Suicidio
Consiste nel porre fine, volontariamente e consapevolmente, alla propria vita. E’ un’offesa
al giusto amore di sé e del prossimo, dal momento che si causa profondo dolore alle persone
che ci vivono accanto. La gravità della colpa può essere attenuata da malattie psichiche
gravi (ad esempio una forte depressione), che rendono la persona non pienamente
consapevole del gesto che compie.
N. B. Come abbiamo già studiato, ogni Comandamento può essere volto nella sua forma
positiva; le proibizioni espresse nel sesto e nel nono Comandamento vogliono perciò significare
Comprendi e rispetta il significato autentico dell’amore!
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2. Svilupperemo la specificità del rapporto d’amore autentico tra l’uomo e la donna,
individuando due requisiti essenziali del matrimonio cristiano (esclusività e definitività).
3. Alla luce di quanto espresso comprenderemo la ragione delle proibizioni espresse dai
Comandamenti, nonché la posizione del magistero4 della Chiesa in materia di morale
sessuale.
7.3 L’amore tra l’uomo e la donna (eros) [cf. libro pag. 159-160 + appunti]
Definitività = per sempre, desiderio di durata illimitata (finché morte non vi separi).
L’amore autentico chiede per sua stessa natura di durare all’infinito; non funziona a
contratto, né a tempo determinato. Comprende la totalità di ogni esistenza, dunque anche il
tempo. Ciò si esprime in fedeltà alla persona amata, sino al termine della propria vita. Il
“mordi e fuggi” non è amore!
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Per magistero della Chiesa si intende l’insieme degli insegnamenti elaborati dai vari Concili, dai documenti dei
Papi e dei Vescovi.
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sempre”). Tuttavia, soltanto all’interno del matrimonio cristiano si realizzano appieno
questi due requisiti.
Ecco perché la Chiesa non ammette i rapporti sessuali prematrimoniali, né tanto meno al di
fuori del matrimonio: perché questo gesto rischia di scambiare la pura attrazione fisica per
amore vero; impoverisce dunque l’amore, lo rende sterile e lo blocca a puro eros, semplice
istinto.
Senza fedeltà non c’è amore vero! Ecco perché il matrimonio cristiano è indissolubile ( =
non si può sciogliere), perché la promessa fatta una volta per tutte non può essere annullata.
La Chiesa non ammette il divorzio perché difende l’amore vero, quello che dura per sempre
e che supera le difficoltà che possono nascere all’interno di una coppia, anche a costo di
sacrifici.
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8. IL SETTIMO E DECIMO COMANDAMENTO
Non rubare.
Non desiderare la roba d’altri.
Gesù conosce il cuore dell’uomo, e sa che il male nasce dalle intenzioni cattive. Bisogna
perciò allenarsi ad orientare in modo corretto i propri desideri. E’ giusto desiderare per sé e
per gli altri dei beni, senza tuttavia diventare schiavi delle cose.
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9. L’OTTAVO COMANDAMENTO
Gesù si è proclamato via, verità e vita. Egli dice “Io sono la verità” e, allo stesso modo,
condanna come falsi certi modi di pensare e agire.
Se ogni opinione va rispettata, non ogni idea è necessariamente vera! Vi sono convinzioni e
modi di pensare oggettivamente falsi. Il cristiano rispetta le altre persone che la pensano
diversamente, tuttavia ha il coraggio di affermare e testimoniare in mezzo a loro la verità in
cui crede, prima con la vita che con le parole.
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