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YOGA
IN SEI SETTIMANE
MANUALE PRATICO ILLUSTRATO
62 illustrazioni
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che spesso non se ne ha coscienza finché essa non si è
già compiuta.
Il seguente brano tratto da un saggio sullo yoga spie
ga esattamente questo processo: « Quando un neoadepto
dello yoga segue il corso con costanza e determinazione,
subisce nel corpo un’alterazione molecolare, che, dopo
qualche tempo, influenza i suoi gusti, le sue abitudini e
amplia anche le sue facoltà mentali. Quando poi si rende
conto di questa nuova forza, anche il suo stato di consa
pevolezza muta: i timori e i complessi svaniscono e la fe
licità diventa facilmente raggiungibile ».
Gli stadi più avanzati dello yoga richiedono anni e an
ni di speciale preparazione e di esercizi che non tro
vano terreno favorevole nel ritmo e nelle condizioni am
bientali della vita moderna; nelle attuali circostanze, essi
potrebbero anche rivelarsi pericolosi e nocivi al tuo equi
librio psico-fisico; pertanto è opportuno ignorarli e limi
tarsi alle posizioni yoga e agli esercizi di respirazione e
di distensione, dedicando quindi qualche minuto alla con
centrazione e alla meditazione.
Prima di iniziare la prima lezione sulla respirazione
e le posizioni, desidero darti, sotto forma di domanda e
risposta, un’idea generale di ciò che ti accingi ad appren
dere.
Innanzitutto, non commettere l’errore così comune di
usare indiscriminatamente i termini ’’yoga” e ’’yoghi” :
mentre lo yoga è una disciplina che offre all’uomo la con
sapevolezza del proprio io, lo yoghi è l’individuo che ha
fatto di questa scienza la regola della propria vita; viene
anche comunemente denominato ’’yoghin” , al maschile,
e ’’yoghini” , al femminile. Molti tuttora ritengono che lo
yoga sia una religione, altri credono che rappresenti una
sorta di magia, altri ancora lo confondono con varie ma
nifestazioni tipiche dei fachiri, come incantare i serpenti,
mangiare il fuoco, sedere su un letto di chiodi, sdraiarsi
sui vetri, camminare su lame affilate e così via; talvolta
viene anche collegato alla chiromanzia, allo spiritismo, al
io
l’ipnotismo, e la serie degli ” ismi” , nei quali lo yoga vie
ne identificato, potrebbe ancora continuare. In realtà, lo
yoga è semplicemente un metodo pratico per sviluppare
il nostro corpo, il nostro intelletto e il nostro spirito.
Ecco dunque le domande e le relative risposte:
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D. Che cosa significa ’’Hatha” ?
R’. Ha significa sole e tha luna; quindi la corretta tra
duzione di Hatha yoga sarebbe ” yoga solare e lunare” ,
poiché concerne le caratteristiche solari e lunari della re
spirazione e del Prana.
D. Che cosa è il ’’Prana” ?
R. Il Prana è una sottile energia vitale che esiste nel
l’aria sotto forma di fluido; ogni essere vivente, dall’uo-
mo all’ameba, dalle piante agli animali, è saturo di Prana.
Senza Prana non ci sarebbe vita.
D. Quale religione professa uno yoghi?
R. Uno yoghi può appartenere a una religione qua
lunque o anche a nessuna; in questo caso, generalmente,
egli concepisce una sua personale forma di relazione col
la realtà ultima una volta che si sia a questa congiunto.
D. Un cattolico può praticare lo yoga?
R. Certamente, dal momento che lo yoga non è una re
ligione. A Bangalore, in India, per esempio, recentemen
te è stata fondata un’associazione cattolica con lo scopo
di introdurre gli Asana tra i giovani cattolici del luogo
e di armonizzarli con la concezione cattolica della vita.
D. Se il fine ultimo dello yoga è l’illuminazione spi
rituale, perché viene riservata tanta attenzione alla cura
del corpo?
R. Gli yoghi considerano il corpo come il tempio del
lo Spirito vivente e ritengono che, come tale, debba es
sere portato al più alto stato di perfezione. Inoltre, gli sta
di più avanzati richiedono una notevole resistenza fisica
e il corpo, senza una speciale preparazione, non sarebbe
in grado di sopportarne gli sforzi.
D. Quali sono le origini dello yoga?
R. Lo yoga nacque in India parecchie migliaia di an
ni fa. Secondo il professore tedesco Max Mueller, le ori
gini dello yoga risalgono a circa seimila anni fa, ma altre
fonti attendibili suggeriscono date ancora più antiche.
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D. Chi creò lo yoga?
R. Non si sa. Patanjali, che visse intorno al 200 a. C.,
viene ricordato come il padre dello yoga, in quanto per
primo mise per iscritto ciò che fino ad allora era stato tra
mandato soltanto verbalmente da maestro, o guru, ad al
lievo, o chela.
D. Può un uomo medio del nostro tempo e della no
stra civiltà praticare lo yoga per migliorare le proprie
condizioni fisiche?
R. Chiunque desideri migliorare le proprie condizio
ni psico-fisiche, può praticare le posizioni yoga e gli eser
cizi di respirazione e di distensione, ma, per maggior
prudenza, è opportuno che non si inoltri negli stadi più
avanzati dell’addestramento
D. Quali sono i limiti di età per poter iniziare le pra
tiche dello yoga?
R. Generalmente non prima dei sei anni e non dopo
i sessantacinque, ma molte persone, pur cominciando più
tardi, hanno ottenuto brillanti risultati; in seguito, gli al
lievi possono continuare la pratica dello yoga pei· tutta la
vita, senza limiti di tempo o di età.
D. Lo yoga ha anche funzioni terapeutiche?
R. No, perché le funzioni terapeutiche sono esercita
te dalla natura. Gli esercizi yoga contribuiscono soltanto
a rimuovere le impurità e gli ostacoli, concedendo così
alla natura la possibilità di raggiungere più facilmente il
proprio scopo.
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circolazione, digestione, eliminazione, metabolismo ecc.,
e a sollecitare l’attività delle ghiandole, degli organi, del
sistema nervoso e della mente. Questo risultato, viene ap
punto raggiunto compiendo, in diverse posizioni, esercizi
di respirazione, ciascuno dei quali crea una differente ar
monia nelle relazioni funzionali deH’organismo. Lo yoga
pertanto esercita la propria influenza sul corpo, sulla
mente, sullo spirito e sulla moralità dell’uomo risveglian
do in lui un senso di vivacità e di dinamismo. Attraverso
questi esercizi, alcuni dei quali sono stati studiati sul
modello dei movimenti degli animali, l’allievo acquista
equilibrio e vigore e tutte le sue capacità vengono po
tenziate. Nello yoga la distensione viene insegnata come
arte, la respirazione come scienza e il controllo di se stessi
come strumento per armonizzare il corpo, la mente e lo
spirito. i. d .
1 -*— —
;
LEZIONE /
PRIMA SETTIMANA
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irraggiungibile il lunedì, apparirà estremamente facile il
sabato: a questo punto sarai pronto per passare alla lezio
ne successiva.
Desidero mettere in rilievo che, delineando la progres
sione degli esercizi quotidiani, ho tenuto conto soltanto
delle ore in cui l’uomo medio generalmente dorme e sta
sveglio; chi conduce invece, per quanto riguarda le ore
dei pasti e del riposo, una vita strana e disordinata, dovrà
opportunamente rivedere il programma che ho prospet
tato, e adattarlo alle proprie particolari abitudini. L ’ora
migliore per gli esercizi è naturalmente il mattino, appe
na alzati, prima di colazione, ma non riveste in definitiva
un’eccessiva importanza il fatto che siano eseguiti in
un’ora piuttosto che in un’altra. È necessario però che
siano eseguiti a stomaco vuoto: quindi bisogna attendere
dalle tre alle quattro ore dopo uri pasto pesante, da un’ora
e mezza a due ore dopo un pasto leggero, e una mez
z’oretta dopo una bibita; d’altro canto, non è prudente
eseguire gli esercizi pochi minuti prima di mangiare. È
molto importante invece eseguirli ogni giorno con costan
za e regolarità. Quando ti capita di non avere a disposi
zione il tempo sufficiente per tutta la lezione, proponiti
di eseguirne soltanto una parte, o almeno un solo eserci
zio, se disponi solo di qualche minuto; se cominci a tra
lasciare i tuoi esercizi una o due volte, probabilmente li
trascurerai sempre più spesso fino a dimenticartene com
pletamente.
IL RISVEGLIO
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esegui il seguente esercizio: tenendo i piedi uniti, alluce
contro alluce, comincia a stendere la gamba destra, senza
alzarla dal materasso, come se volessi allungarla; lo sfor
zo si trasmetterà dal fianco in giù e la gamba destra sarà
momentaneamente più. lunga dell’altra di una paio di cen
timetri. Conserva questa posizione per sessanta secondi,
poi rilassati, e unisci nuovamente i piedi. Ripeti quindi
l’esercizio con la gamba sinistra.
Questo esercizio distende la spina dorsale, rintempra
i nervi simpatici e ha un effetto salutare sull’intero cor
po. Poiché è un esercizio molto efficace, ma anche molto
sfibrante, ti raccomando di non esagerare: sessanta secon
di per gamba sono più che sufficienti; volendo, comunque,
puoi ripetere l’esercizio anche la sera. Se il materasso
è troppo soffice, non eseguirlo sul letto, bensì sul pavi
mento insieme agli altri esercizi di questa prima lezione.
Se vuoi eliminare quel senso di stanchezza e quei fa
stidiosi dolorini che ti affliggono di mattina, non dormire
mai su un materasso troppo soffice; comprane uno più
duro o metti una tavola sotto quello soffice, e dopo appena
una settimana noterai con piacere la differenza. Io, per
esempio, quando viaggio e scendo in un albergo, stendo
il materasso sul pavimento; se non ci riesco perché è
troppo pesante, inserisco tra il materasso e la rete me
tallica il cristallo del mobile della toletta.
Ricorda inoltre di non saltare mai fuori dal letto, ap
pena ti svegli, anche se sei in grave ritardo, poiché ciò
colpisce violentemente il sistema nervoso. Concediti in
vece qualche minuto per ritornare dal mondo dei sogni
alla realtà, rendi il passaggio lento e graduale, da’ al cor
po il tempo necessario per abituarsi al ’’cambio di veloci
tà” . Gli animali danno un’evidente dimostrazione di quel
lo che deve essere un comportamento naturale. Osserva
per esempio un cane o un gatto: appena svegli, a meno
che non si trovino improvvisamente in grave pericolo,
non saltano su ritti, ma indugiano a sbadigliare e a stirar
si per un po’, quindi lentamente si alzano sulle zampe.
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Pertanto non dovrai far altro che imitarli. Quando final
mente ti sarai levato dal letto, bevi un bicchiere d’acqua,
ma che sia acqua a temperatura ambiente, non ghiaccia
ta; bevila dopo esserti lavato i denti e pulito la lingua con
una spazzola speciale o con un panno da bagno. Come sai,
la lingua è il barometro che indica lo stato dell’apparato
intestinale: una lingua di un colore rosso vivo rivela un
intestino pulito, mentre una lingua sporca indica esatta
mente il contrario; se quest’ultimo è il tuo caso, dovresti
importi per qualche giorno una dieta purificante per espel
lere tutte le impurità che hai accumulato nel corpo. Co
munque riprenderemo l’argomento in seguito per discu
terlo più ampiamente.
Ritorniamo ora agli esercizi, che, come si è detto, de
vono essere eseguiti a stomaco e a vescica vuoti, e, possi
bilmente, anche a intestini sgombri. Quando sei pronto
per iniziare, indossa un indumento qualsiasi, purché sia
comodo e non attillato. Non indossare, per esempio, reggi
seni, cinture, busti o simili; infila invece un paio di cal
ze, se hai i piedi freddi.
LA RESPIRAZIONE PROFONDA
Respirazione cosciente
Inizierò con la descrizione della respirazione yoga,
poiché è molto importante prima di tutto imparare come
viene effettuata e in che modo differisce dalla respirazio
ne ordinaria.
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Normalmente non siamo consapevoli di respirare; il
respiro attraversa il, nostro corpo come un’onda sognan
te, ma nello yoga questo processo viene elevato allo sta
dio di coscienza, in quanto ne assumiamo la direzione e il
controllo.
Nella respirazione ordinaria l’aria viene inspirata at
traverso le narici senza uno sforzo speciale o un movi
mento appariscente del naso e del petto; in breve, incon
sapevolmente. Non ci rendiamo neanche conto dell’aria
che attraversa le narici, e quindi l’apparato nasale e ora
le della faringe, fino a raggiungere la laringe, la trachea e
i polmoni; inoltre, non solo non siamo coscienti di questo
processo, ma la maggior parte di noi non ne conosce nean
che la dinamica. Te ne convincerai facilmente, chieden
do ai tuoi amici di rispondere a questa semplicissima do
manda: « Dove va l’aria dopo essere entrata nelle nari
ci? ». Probabilmente ti diranno che finisce nei polmoni,
sebbene in un modo o nell’altro immaginino che il naso
non arrivi fino ai polmoni e che esista una lunga distan
za tra i due organi.
Tenendo in considerazione le limitate conoscenze che
in genere possediamo intorno alle funzioni del nostro or
ganismo, cercherò di spiegarmi in termini semplici e ac
cessibili. È molto facile dimostrare la tecnica del processo
di respirazione, ma non altrettanto facile descriverla a
parole; comunque, cercherò di curare ogni dettaglio, af
finché tu possa averne un’idea esatta ed esauriente.
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razione profonda yoga viene effettuata in un modo com
pletamente diversp. Esaminiamo dettagliatamente il pro
cesso ordinario di respirazione profonda: prima di tutto,
si interrompe la respirazione normale inconsapevole e si
compie uno sforzo deliberato per inalare, producendo un
suono aspirante per la contrazione automatica delle nari
ci. Il processo di respirazione profonda yoga è così diffe
rente che, per apprenderlo più facilmente, ti suggerirei
di dimenticare completamente quello ordinario. Innanzi
tutto, non usare consapevolmente le narici, che rimar
ranno totalmente inattive durante l’inspirazione e l’espi
razione, bensì l’area faringea, situata nella parete poste
riore della bocca. L ’area faringea unisce la bocca al na
so e si diparte dalle aperture nasali, che terminano nel
la parte superiore del palato; il palato, a sua volta, con
nette la bocca alla gola.
Ti apparirà tutto più chiaro, se esaminerai l’interno
della bocca davanti a uno specchio. Ti consiglierei di in
terrompere nuovamente la lettura e di raggiungere lo
specchio più vicino, altrimenti te ne dimenticherai. Ab
bassando la lingua, vedrai una parete a forma di volta:
questa è l’area faringea e dovrai imparare a usarla in luo
go delle narici, il che costituisce anche la principale dif
ferenza tecnica tra il sistema ordinario e il sistema yoga.
Non credo tu abbia mai pensato alla possibilità di inspi
rare se non attraverso le narici; comunque, le persone af
fette da raffreddore cronico sono a conoscenza di questa
alternativa.
Se aspiri acqua, in particolare acqua salata, dalle na
rici, e la espelli attraverso la bocca, istantaneamente ti
accorgerai dell’esistenza dell’area faringea, che connette
la bocca con il naso; pertanto, è possibile inspirare l’aria
attraverso l’area faringea, mentre le narici rimangono
completamente inattive. Nell’espirazione, l’azione si com
pie solo nella parte posteriore della gola, come se nella
bocca operasse una pompa idraulica, poiché durante l’in
spirazione l’aria viene inalata, mentre durante l’espirazio
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ne sembra che venga compressa nella gola; in realtà, in
vece, viene espulsa.
Non dovrebbe essere troppo difficile apprendere que
sto metodo di respirazione, in quanto lo conosci già da
molto tempo, e senza alcun insegnamento; sebbene in
uno stato di incoscienza, il processo sopra descritto, infat
ti, ha luogo durante il sonno. Quando il sistema nervoso
non esplica le sue funzioni e quindi non interferisce con
il ritmo della respirazione durante il sonno, automatica-
mente, o meglio istintivamente, ricorriamo di quando in
quando alla respirazione profonda; il che probabilmente
suggerisce l’essenza della sua origine naturale e indica
l’opportunità che ci viene concessa di stabilire consape
volmente un contatto tra la nostra più intima individuali
tà e le forze della natura.
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Questo processo, comunque, non è affatto diviso in
tre azioni distinte, ma l’inalazione si compie in un solo
flusso omogeneo e continuo, come se si versasse acqua
in un bicchiere fino a riempirlo; ugualmente l’aria viene
incamerata dai polmoni, fino a riempirli, in un’unica inin
terrotta inspirazione, e nello stesso modo l’aria viene
espulsa dai polmoni, fino a svuotarli nuovamente. Ri
corda sempre di tenere la bocca chiusa e di eseguire
l’esercizio lentamente, senza sforzo o tensione. Questo è
molto importante.
Durante l’inspirazione e l’espirazione ti accorgerai
della funzione del diaframma: la parte inferiore della
cassa toracica naturalmente si dilata per prima quando
inspiri e si contrae per ultima quando espiri; anche que
sto movimento deve essere eseguito dolcemente e senza
esercitare sforzo alcuno. Il petto rimane immobile e pas
sivo durante l’intero processo di respirazione, soltanto le
costole si dilatano e si contraggono a fisarmonica. È com
pletamente errato impiegare forza nell’inspirazione, che
deve essere eseguita con naturalezza e senza fatica. La
espirazione è altrettanto importante, in quanto elimina
le sostanze velenose; la parte inferiore dei polmoni, ra
ramente dovutamente sgombra, tende ad accumulare
aria satura di sostanze dannose, in quanto con la respira
zione ordinaria non riusciamo mai a espellere una quanti
tà sufficiente del biossido di carbonio liberato dal no
stro sistema, anche se inaliamo molto ossigeno. Al con
trario, dalla perfetta dilatazione e contrazione della par
te inferiore dei polmoni trae grande giovamento la cir
colazione nel fegato e nella milza, che vengono massag
giati a dovere dal diaframma.
È necessario non dimenticare di mantenere la spina
dorsale in posizione eretta, durante la respirazione pro
fonda, in modo da non ostacolare il libero flusso del
l’energia vitale, o Frana. Ciò aiuta anche ad assumere
una posizione corretta. Gli yoghi attribuiscono una così
grande importanza alle posizioni corrette, che hanno in
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ventato parecchie differenti posizioni per gli esercizi più
avanzati di respirazione, come per la meditazione e per
la concentrazione.
La loro posizione favorita è la posizione loto, o Pad-
masana, parola composta da padma, che in sanscrito si
gnifica loto, e da asana, che significa posizione. Le altre
posizioni sono Siddhàsana, Swastikàsana e Samàsana, che
esamineremo singolarmente in seguito.
Nelle suddette posizioni la spina dorsale deve sem
pre essere mantenuta diritta, sulla stessa linea della te
sta, del collo, e del tronco. La necessità di conservare la
spina dorsale in questa posizione rappresenta una pecu
liarità costante di tutti gli esercizi yoga. L ’uomo è il solo
abitante della terra che abbia una spina dorsale verticale*
mentre negli animali essa si estende in senso orizzontale.
Soltanto l’uomo, la creatura principe di questo pianeta,
in virtù del risvegliarsi della propria consapevolezza, ha
acquistato una spina dorsale verticale; lo yoga pone in
evidenza il valore di questa nostra caratteristica come un
simbolico anello di congiunzione tra cielo e terra.
Sedendo sul pavimento con le gambe incrociate, im
magina che un ruscello scorra lungo il tuo corpo, dal
la testa in giù, e che esso costituisca l’asse intorno al
quale il tuo corpo è stato modellato. Questa semplice rap
presentazione ti insegnerà a sedere in posizione eret
ta, senza sentirti rigido, bensì comodo e rilassato.
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la corretta posizione loto, ti basti per ora incrociare le
gambe nel modo che ti riesce più congeniale. (La tecni
ca completa della posizione loto viene descritta più avan
ti in questa stessa lezione.)
Innanzitutto, controlla nuovamente la tua posizione:
la spina dorsale deve essere diritta, la testa eretta, le
mani sulle ginocchia e la bocca chiusa. Ora concentrati
sull’area faringea, nella parete posteriore della bocca, e,
contraendone leggermente i muscoli, comincia a inspira
re aria lentamente e constantemente, senza impiegare le
narici, che rimarranno inattive durante l’intero processo
di respirazione; permetti alle costole, a partire dalle in
feriori, di dilatarsi a fisarmonica, ma non dimenticare di
mantenere il petto e le spalle immobili, e di eseguire
l’esercizio dolcemente e senza sforzo. Compiuta la prima
parte dell’esercizio, trattieni il respiro per un paio di
secondi, poi comincia lentamente a espirare. L ’espirazio
ne non è completamente passiva, poiché è necessario
esercitare una leggera, leggerissima pressione per espel
lere l’aria, sebbene sembri che venga compressa contro
la gola. Le costole superiori si contrarranno ora per pri
me, mentre le narici continueranno a rimanere inattive,
e il petto e le spalle immobili. Eseguita anche l’espira
zione, comprimi leggermente lo stomaco, in modo da
espellere tutta l’aria.
Ecco dunque compiuto il tuo primo esercizio di respi
razione profonda yoga.
Al principiante non è inutile raccomandare una certa
prudenza; all’inizio limitati a inspirare fino al conto di
quattro, trattieni il respiro per circa due secondi, quindi
lentamente espira, di nuovo fino al conto di quattro, dimo
doché l’intero processo mantenga sempre lo stesso rit
mo: quattro secondi di inspirazione, due di pausa, quat
tro di espirazione. Non fermarti al conto di quattro, se
l’aria non è stata completamenté espulsa, ma regola le
tre fasi della respirazione secondo un ritmo determinato.
Durante la prima settimana, non ripetere l’esercizio
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più di cinque o sei volte, anche se ne ricavi soddisfazio
ne; ricorda di non esagerare, particolarmente nell’inspira
zione perché ciò potrebbe arrecarti spiacevoli conseguen
ze, come, per esempio, stordimento, nausea, mal di te
sta, e anche svenimenti, causati dall’improvvisa ed ec
cessiva immissione di ossigeno nei polmoni. Non provo
care disturbi che possono facilmente essere evitati, in
vece di trarre completo beneficio da queste lezioni. Co
me insegnante, è mio dovere metterti in guardia contro
gli eventuali effetti nocivi derivanti dall’eccesso di re
spirazione^ sii paziente, è nel tuo esclusivo interesse che
ti porto questo consiglio.
Gli esercizi di respirazione spesso costituiscono una
piacevolissima rivelazione per coloro che li eseguono
per la prima volta. « Ho scoperto finalmente i miei pol
moni! » mi disse un volta un fotografo che, insieme a
un giornalista, era venuto a trovarmi per un’intervista;
entrambi furono favorevolmente colpiti dallo yoga e ri
conobbero di averne un urgente bisogno, perché, per
usare le loro parole, « nelle redazioni dei giornali tutti
soffrono di ulcera e sono ipertesi ».
Se vuoi vedere come le costole si espandono durante
l’inspirazione e si contraggono durante l’espirazione,
guardati nello specchio, naturalmente a petto nudo.
Con gioia, anche tu < scoprirai i tuoi polmoni » e saprai
dirigere l’aria che consapevolmente aspiri in qualsiasi
parte del corpo tu desideri.
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Alcuni praticano questi esercizi in bagno, o ascoltando
la radio, o durante gli intervalli del lavoro, sia in uffi
cio che a casa; un mio amico li esegue in macchina,
mentre attende la moglie che fa la spesa, un altro du
rante la pubblicità televisiva. Dipende dal tempo che cia
scuno di noi ha a propria disposizione.
Prima di intraprendere questa serie di esercizi, con
trolla la flessibilità del tuo collo e, quindi, decidi se ef
fettivamente esso ne abbia o non ne abbia bisogno.
Fletti la testa in avanti e falla ruotare parecchie volte;
se questa rotazione non produce antipatici rumorini,
non c’è alcun motivo di preoccuparsi; in caso contrario,
ti consiglio di non indugiare oltre.
Generalmente un simile disturbo dipende da una ina
deguata lubrificazione delle giunture, che si irrigidiscono
per l’accumularsi di depositi di calcio, sintomo di vec
chiaia indipendente dall’effettiva età di ciascuno di noi.
Uno dei miei allievi rilevò, dopo aver eseguito questo
esercizio per la prima volta: « Sembra che io abbia in
ghiottito della ghiaia! ». Questo scricchiolio è certamente
l’avvertimento di un pericolo incombente, ma a cui si
può sfuggire facilmente, dedicando alcuni minuti ogni
giorno agli esercizi più adatti per conservare la propria
elasticità, la propria salute e il proprio aspetto.
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tro. In principio, ripeti l’esercizio quattro volte, in segui
to anche sei o più volte. Flettendo la testa indietro, ricor
da di rilassare i muscoli facciali e di mantenere le lab
bra leggermente socchiuse.
2. Nel secondo esercizio, ruota la testa a destra, e ri
torna nella posizione iniziale, quindi ruota la testa a si
nistra, e ritorna nuovamente nella posizione iniziale.
Ripeti l’esercizio quattro volte. Ruotando la testa a de
stra e a sinistra, contrai i muscoli; ritornando nella posi
zione normale, distendili.
3. Nel terzo esercizio, fletti la testa a destra come se
qualcuno ti tirasse l’orecchio verso la spalla, poi raddriz
zala; quindi fletti la testa a sinistra e poi raddrizzala
nuovamente. Ripeti l’esercizio quattro volte. Nelle fles
sioni, non sollevare le spalle, e non piegare la testa, che
dalla sua posizione eretta deve portarsi in una posizione
quasi orizzontale, altrimenti avrebbe un valore trascura
bile lo strappo al collo, che deve essere chiaramente av
vertito a sinistra quando la testa si flette a destra, e a
destra quando la testa si flette a sinistra.
4. Il quarto esercizio ricorda vagamente il movimen
to della tartaruga, in quanto devi letteralmente ’’allun
gare” il collo più che puoi, per riportarlo quindi nella
posizione iniziale. Se muovi lentamente il mento in avanti
ti accorgerai di allungare il collo nella stessa direzione.
In questo caso, avvertirai lo strappo nella parte posteriore
del collo. Ripeti l’esercizio quattro volte.
5. Nell’ultimo esercizio, compì lo stesso movimento
che hai eseguito per controllare l’elasticità del collo. Flet
ti la testa in avanti e comincia a ruotarla lentamente nel
senso delle lancette dell’orologio parecchie volte; ripeti
l’esercizio anche in senso contrario. Non irrigidire la schie
na e le spalle: la testa deve ruotare dolcemente e senza
sforzo, come quella di un bambino che dorme.
Una volta eseguito anche il quinto esercizio, massag
gia il collo sotto il mento e ai lati con il dorso delle
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mani, e la nuca con il palmo e con la punta delle dita.
La pratica quotidiana di questi esercizi eliminerà la
tensione nei muscoli del collo rendendoli elastici e fles
sibili; controllerà, inoltre, la tendenza al doppio mento
e migliorerà la tua vista, dato che i nervi oftalmici ri
cevono un più ricco ricambio di sangue.
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Ripeti l’esercizio quattro volte, agita le palpebre, chiudi
gli occhi e riposa.
3. Poi scegli un punto visibile dall’angolo destro de
gli occhi, quando alzi lo sguardo, un altro punto visi
bile dell’angolo sinistro, quando abbassi lo sguardo, soc
chiudendo le palpebre. Ricorda di mantenere la posizio
ne prescritta: spina dorsale eretta, mani sulle ginocchia,
testa alta e immobile. Rivolgi lo sguardo verso il punto
scelto in alto a destra, e quindi verso il punto scelto in
basso a sinistra. Ripeti l’esercizio quattro volte, agita le
palpebre, chiudi gli occhi e riposa.
4. Il prossimo esercizio potrà essere eseguito soltan
to tre o quattro giorni dopo aver iniziato il corso. Con
siste nel ruotare lentamente gli occhi prima nel senso
delle lancette dell’orologio, e quindi nel senso contrario.
Abbassa lo sguardo sul pavimento, quindi muovi gli occhi
verso sinistra, poi sempre più in alto fino a vedere il
soffitto; continua a ruotare gli occhi verso destra, e poi
sempre più in basso fino a guardare di nuovo sul pavi
mento. Esegui l’esercizio lentamente, compiendo una
rotazione completa. Agita le palpebre, chiudi gli occhi e
riposa. Ripeti l’esercizio anche in senso contrario.
5. In questo esercizio dovrai alternativamente spo
stare lo sguardo da un punto vicino a un punto lonta
no. Prendi una penna e tienila sotto la punta del naso;
quindi, senza alzarla, comincia lentamente a muoverla
in avanti fino a trovare il punto in cui riesci a distin
guerla meglio. Ora solleva leggermente lo sguardo e sce
gli un altro punto più lontano ma che sia anche chiara
mente visibile. Guarda il punto più vicino - la penna -,
quindi muovi lo sguardo verso il punto più lontano. Ri
peti l’esercizio molte volte, agita le palpebre e chiudi gli
occhi perfettamente.
6. E infine un esercizio da eseguire con le mani, mol
to indicato per preservare la vista. Questo esercizio ha
anche un benefico effetto distensivo sul sistema nervoso.
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Rimani seduto sul pavimento. Solleva le ginocchia, te
nendo i piedi sul pavimento leggermente divaricati. Stro
fina quindi vigorosamente le mani l’una contro l’altra per
caricarle di elettricità e poni le palme sugli occhi chiusi,
incrociando le dita delle mani sulla fronte. Appoggia i
gomiti sulle ginocchia, mantieni il collo in posizione
eretta, non inclinare la testa e non effettuare la respira
zione profonda. Se intendi eseguire questo esercizio per
più di qualche minuto, ti conviene sedere a un tavolo,
mettendo dei libri o dei cuscini sotto i gomiti per per
mettere alla testa di conservare la posizione eretta. Co
nosco una persona che, eseguendo ogni giorno questo
esercizio per due ore consecutive, migliorò notevolmen
te le precarie condizioni della sua vista. È opportuno, du
rante una lunga sessione, effettuare la respirazione pro
fonda soltanto di quando in quando e con frequenti in
tervalli; se invece questo esercizio viene eseguito per un
breve periodo di tempo, la respirazione profonda può es
sere effettuata in principio per mezzo minuto circa, pro-
traendo la sua durata gradualmente ogni settimana.
LE POSIZIONI YOGA
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ESERCIZIO DEL DONDOLO
2. Yoga
vada ad appoggiare sul pavimento. Solleva le ginocchia
flettendo leggermente la testa; metti le mani sotto le gi
nocchia, congiungendo, se ti è possibile, la destra alla si
nistra. Ora, tenendo la spina dorsale arcuata, dondolati
all’indietro e in avanti, con rapidi movimenti consecuti
vi, imitando il moto oscillatorio di una sedia a dondolo.
Durante l’esercizio, non raddrizzare la schiena, altrimen
ti cadrai all’indietro senza riuscire a rialzarti; non pro
vare neanche a eseguire i movimenti troppo lentamente,
almeno non in principio. Considera l’esercizio come un
piacevole passatempo, immaginando di essere una sedia
a dondolo!
Ecco un altro utile suggerimento: mentre ti spingi
all’indietro, distendi le ginocchia per ripiegarle nuova
mente subito dopo, quando ti muovi in avanti. Non com
piere interruzioni nel corso dell’esercizio, ma continua
a dondolarti avanti e indietro, senza pause; in caso con
trario, non eseguirai l’esercizio a modo. Le prime vol
te probabilmente ti sentirai un po’ goffo e imbarazzato,
e avrai perfino paura di perdere l’equilibrio e di cadere,
il che è piuttosto difficile, dal momento che sei già sdraia
to sul pavimento. Nel giro di qualche giorno, quando
avrai acquisito una certa dimestichezza, riconoscerai
all’esercizio tutti i suoi effetti tonificanti e salutari. Ri
corda di mantenere la spina dorsale arcuata e la testa
leggermente inclinata in avanti, per evitare di batterla
contro il pavimento nel tuo movimento all’indietro: que
sto renderebbe antipatico un esercizio che altrimenti po
trebbe diventare il tuo preferito.
Dopo due o tre giorni, ti consiglierei di combinare
questo esercizio con la respirazione profonda, inspirando
mentre ti spingi indietro, ed espirando mentre ritorni
in avanti. Fai in modo di non indossare indumenti con
cerniere, bottoni e fibbie, per non avvertire una fasti
diosa sensazione di dolore mentre esegui l’esercizio.
Durata Esegui l’esercizio da quattro a sei volte, poi
34
sdraiati sulla schiena e rilassati finché il ritmo della re
spirazione non sarà ritornato normale; infine effettua al
cuni esercizi di respirazione profonda, mentre sei ancora
disteso sul pavimento.
Azione salutare L ’esercizio del dondolo stimola il flus
so dell’energia nervosa attraverso il midollo spinale e
stabilisce una più immediata connessione tra il sistema
nervoso centrale e il resto del corpo.
UDHITTA PADÀSANA
Il prossimo esercizio viene denominato, in sanscrito,
Udhitta Padàsana, vale a dire posizione delle gambe erette.
La sua tecnica di esecuzione non presenta alcuna dif
ficoltà, ma trascorrerà qualche giorno prima che tu sia
in grado di effettuarlo in modo corretto.
Tecnica Distenditi sulla schiena con le braccia lungo
i fianchi. Inspirando profondamente, solleva la gamba
35
destra fino a formare un angolo retto con il resto del
corpo. Rimani in questa posizione per qualche secondo,
senza flettere il ginocchio e mantenendo l’altra gamba
distesa sul pavimento. Quindi, e spirando, riporta lenta
mente la gamba destra nella posizione iniziale. Ripeti
l’esercizio prima con la sinistra, e poi con entrambe le
gambe contemporaneamente. Quindi, riposa.
Durata Conserva la posizione per tre secondi, protraen-
do con il tempo gradualmente la durata fino a dodici se
condi. In principio, esegui l’esercizio soltanto una o due
volte; in seguito, prova a sollevare e ad abbassare en
trambe le gambe contemporaneamente quattro o cinque
volte senza interruzioni.
Azione salutare L ’esercizio procura all’addome un robu
sto massaggio interno, rinvigorendo i muscoli e riducen
do la pinguedine; è un ottimo esercizio per coloro che
hanno un addome molle. In principio, potrebbe riuscirti
difficile abbassare lentamente le gambe, in particolare
quando si avvicinano al pavimento; comunque, migliore
rai nel giro di una sola settimana. Probabilmente, il gior
no dopo, i tuoi muscoli addominali saranno doloranti, in
quanto questo esercizio produce su di essi un vigoroso
massaggio, ma sarà una sensazione puramente tempo
ranea.
Avvertimento L ’esercizio deve essere evitato dalle don
ne affette da disturbi femminili e dalle persone dal cuore
debole.
JANUSHIRSHASANA
36
P r e p a r a z io n e : p ie g a n
d o il g i n o c c h i o d e s tr o ,
a p p o g g ia la p ia n ta d e l
p ie d e d e s t r o a lla c o
scia s in is tr a , il p iù in
a lto p o s s i b i le . ( F o t o
g ra fìa d i J im B u h rJ
F l e tt i il b u s to in a v a n
ti, fin o a d a ffe r r a r e il
p ie d e s in i s t r o c o n e n
tr a m b e le m a n i e a
c o n g i u n g e r e la f r o n t e
c o n il g i n o c c h i o s in i
s tr o . ("F o to g ra fia d i D a
v id H e r n a n d e z ;
L 'im p i e g o d i u n a c in
tu ra f a c i l i te r à l’ e s e c u
z io n e d e l l ’ e s e r c i z i o n e i
p r i m i g i o r n i . ("F oto
g ra fia d i J im B u h rJ
37
pianta del piede sinistro contro la coscia destra, il più in
alto possibile. Inspira profondamente, solleva leggermente
la parte superiore del corpo, contraendo contemporanea
mente lo stomaco; quindi, espirando lentamente, fletti il
busto in avanti fino ad afferrare il piede destro con entram
be le mani e a congiungere la fronte con il ginocchio de
stro. Ritorna poi nella posizione primitiva.
Durata Conserva la posizione per tre secondi, protraen-
do con il tempo gradualmente la durata fino a dieci se
condi. Ripeti l’esercizio una o due volte, quindi esegui lo
stesso movimento invertendo le gambe; dopodiché, di
stenditi e rilassati. Prima di rialzarti nuovamente, respi
ra profondamente. Quando sarai in grado di mantenere
la posizioné per un periodo più lungo di quanto tu riesca
a trattenere il fiato, continua semplicemente a respirare.
Azione salutare L ’esercizio procura più di un effetto be
nefico: previene o allevia le indigestioni, la stitichezza e
i disturbi dovuti all’ingrossamento della milza, tonifica
l’intestino, rinvigorisce le gambe e conferisce al corpo
energia e vitalità. In principio, probabilmente avrai qual
che difficoltà a raggiungere il piede con le mani e forse
crederai di avere le braccia troppo corte; l’impedimento,
comunque, non risiede normalmente nelle braccia, bensì
o nell’addome troppo prominente, o nella spina dorsale,
che ha perso la sua flessibilità; nel giro di qualche giorno
non ti sarà diffìcile eseguire l’esercizio correttamente.
Nel frattempo, cerca soltanto di raggiungere i pol
pacci, le caviglie o le dita dei piedi, sforzandoti di pie
gare la testa verso il ginocchio, anche se passerà qualche
giorno prima che tu riesca a unirli. Il prevedibile manca
to successo immediato non dovrà scoraggiarti; anch’io
ho incontrato le stesse difficoltà e pensavo di non poter
realizzare una simile impresa, ma per raggiungere risul
tati di rilievo si richiedono perseveranza e una paziente
pratica quotidiana.
Ti sarà più facile, in principio, eseguire l’esercizio
38
con l’aiuto di una cintura, come indicato nella figura a
pagina 37: mentre fletti il busto in avanti, fai forza sul
la cintura, avvicinando lentamente le mani al piede. Ti ac
corgerai con stupore di poter afferrare, in un tempo rela
tivamente breve, le dita dei piedi che, soltanto non molto
prima, sembravano irraggiungibili. Dopo una breve pau
sa, siedi nuovamente come prima per eseguire l’esercizio
successivo, che ti consentirà finalmente di assumere la
posizione loto.
POSIZIONE LOTO
Come esercizio preliminare, appoggia la pianta del pie
de sinistro contro la coscia destra e muovi su e giù il gi
nocchio sinistro, facendolo rimbalzare come se fosse di
gomma; vedrai che automaticamente salterà su di nuo
vo non appena lo spingi verso il pavimento. Esegui rapi
di movimenti successivi, come se la gamba fosse l’ala di
un uccello in volo. Questo esercizio preliminare tonifiche
rà i legamenti rigidi e i muscoli atrofizzati e ti consen
tirà gradualmente di assumere la posizione loto. Esegui
l’esercizio prima con il ginocchio sinistro, poi con il gi
nocchio destro.
Una variazione a questo movimento: appoggia il pie
de destro sulla coscia sinistra e fai rimbalzare il ginocchio
destro; se il ginocchio destro tocca senza esercitare alcu
no sforzo il pavimento, afferra, flettendo il ginocchio si
nistro, con le mani il piede sinistro e, facendolo scivola
re sulla gamba destra, deponilo sulla coscia destra. En
trambe le gambe sono simmetricamente incrociate: ed ec
co la posizione loto.
Le mani poggiano con il dorso sulle ginocchia, le pal
me rimangono aperte con il pollice e l’indice congiunti.
Sebbene accada spesso che alcuni principianti, oltre ogni
più rosea previsione, siano in grado di assumere questa
posizione nel corso della prima lezione, generalmente
occorre qualche tempo. Pertanto continua a praticare
39
L a p o s i z i o n e lo t o , o P a d m a s a n a , illu s tr a ta d a ll’ a llo r a s e t t a n t a s e t t e n n e
m a d r e d e ll 'a u tr ic e .
40
L a g r a n d e a tt r ic e G lo r ia S w a n s o n , n e lla p o s i z io n e lo to . (F o t o g r a fia d i
M ille r )
41
ma anche dalla gente comune; molti indiani, nel sud in
particolare, siedono abitualmente in questa posizione,
mentre lavorano, leggono, scrivono o mangiano, consen
tendo così alla spina dorsale di rimanere eretta, il che, co
me ho già messo in rilievo, è molto importante. Nell’Oc
cidente, la posizione loto viene anche chiamata posizio
ne di Buddha, poiché molti dipinti e molte sculture lo ri
traggono seduto in questa posizione, con le mani sulle gi
nocchia o sui talloni.
In India spesso si notano persone immerse in profonda
meditazione, immobili per ore e ore in questa posizione;
essa non possiede altra speciale funzione terapeutica, se
non quella di conservare le giunture perfettamente fles
sibili e di mantenere la spina dorsale eretta, presuppo
sti necessari per gli esercizi di respirazione.
42
mincia ad abbassare gradualmente il corpo, fino a toccare
nuovamente il pavimento con il mento. Ripeti l’esercizio
ancora una volta, poi rilassati.
Durata Mantieni la posizione per due secondi, protraen-
do con il tempo gradualmente la durata fino a dieci se
condi; ripeti l’esercizio da due a sette volte, aggiungendo
regolarmente un esercizio ogni quattordici giorni.
UTKÀSANA
43
tardi, i suoi operai gli chiesero il permesso di rimuovere
gli sgabelli che avevano ricevuto in dotazione, in quanto
trovavano molto più comodo lavorare seduti nella loro
posizione abituale.
Tecnica Prima versione: alzati in piedi con le gambe di
varicate di circa trenta centimetri; inspirando profonda
mente, sollevati sulla punta dei piedi, quindi, espirando,
comincia ad abbassarti fino a trovarti seduto sui talloni.
Alzati di nuovo in piedi lentamente, tenendo la schiena
in posizione eretta.
Seconda versione: procedi come sopra, ma senza solle
vare i talloni da terra, quindi accovacciati: le natiche do
vranno quasi appoggiare sul pavimento, con il corpo in
clinato in avanti e con l’addome contro le cosce.
Terza versione: questo esercizio è molto più difficile
dei due precedenti in quanto viene eseguito con i piedi
uniti e senza sollevare i talloni dal pavimento.
Ripeti tre o quattro volte una delle versioni sopra de
scritte o una sola volta ciascuna di esse. Quindi sdraiati
e respira profondamente.
Se le ginòcchia hanno perso la flessibilità e non sei in
grado di assumere la posizione, in principio esegui l’eser
cizio appoggiandoti con le mani alle maniglie di una por
ta (apri la porta e appoggiati alle due maniglie) o a una
poltrona o a qualsiasi altro mobile che sopporti il tuo pe
so senza rovesciarsi, come per esempio un piano, un let
to, o un divano. Abbassati poco a poco, dondolandoti rit
micamente; dopo qualche giorno soltanto, potrai assume
re una posizione quasi corretta. Questo esercizio rende
flessibili le ginocchia rigide e doloranti, reca sollievo a co
loro che soffrono di lombaggini ed è particolarmente indi
cato per alpinisti e sciatori.
Comunque, un altro e ben più importante motivo mi
ha spinto a insegnarti questa posizione: dovresti impe
gnarti a impararla in modo corretto, per agevolare l’eva-
44
L ’ U tk a s a n a , o p o s i z io
n e a c c o v a c c ia ta , r e n d e
fle s s ib ili le g in o c c h i a e
fa c ili ta l’ e v a c u a z i o n e .
P r im a v e r s i o n e : a lza ti
su lla p u n ta d e i p ie d i,
q u in d i a b b a s sa ti fin o a
s e d e r t i s u i ta llo n i, c o n
la s c h ie n a in p o s i z io
n e e re tta . S econ d a v e r
s io n e : m a n t e n e n d o i
ta llo n i s u l p a v im e n t o ,
tr o v a l’ e q u i l i b r i o s e
d e n d o c o n il c o r p o le g
g e r m e n t e in c lin a to in
a v a n ti e c o n l’a d d o m e
a p p o g g ia to s u lle c o s c e .
^ F o to g ra fia d i B u h r ;
45
cuazione; essa è stata designata dalla natura stessa come
la posizione ideale per eliminare le sostanze non assimi
labili dal nostro organismo, in quanto la spina dorsale è
leggermente inclinata in avanti e l’addome poggia sulle
cosce. Probabilmente è nell’uso degli eleganti gabinetti oc
cidentali che risiede in larga parte la responsabilità del
l’aumento del numero di persone affette da stitichezza,
disturbo che è a sua volta, direttamente o indirettamen
te, causa di molte altre malattie e di molti altri malanni.
Secondo il famoso chirurgo Sir W. A. Lane, esiste sol
tanto una malattia: l’insufficiente o inadeguata evacua
zione delle sostanze inutilizzabili e dannose; se queste
sostanze non vengono tempestivamente espulse, rimango
no nell’organismo e cominciano lentamente a minarne la
salute, fino a distruggerlo.
La governante dei bambini di alcuni miei amici, aven
do osservato di non aver mai sofferto di tali disturbi in
Francia, dove in casa il gabinetto era stato installato a li
vello del pavimento, insegnò a tutta la famiglia ad assu
mere in bagno la posizione sopra descritta.
In India e anche in Giappone, i gabinetti sono instal
lati a livello del pavimento, a eccezione, naturalmente,
delle case costruite per gli stranieri.
Capisco che questo argomento non è particolarmente
piacevole da discutere, comunque per il nostro benessere
non deve essere né trascurato né sottovalutato.
Questo è anche l’ultimo esercizio per oggi; dato che è
la tua prima lezione, non desidero affaticarti tròppo.
ESERCIZI DI RESPIRAZIONE
46
PRIMO ESERCIZIO DI RESPIRAZIONE
DISTENSIONE
La lezione di oggi è finita; a essa seguirà un periodo
di riposo e di distensione.
Innanzitutto, rilassa le mani, agitandole in scioltez
47
za come se cercassi di scrollare delle gocce d’acqua dalle
dita; lo stesso per rilassare i piedi. Distendi quindi le
braccia sopra la testa, alzandoti sulla punta dei piedi,
come se volessi toccare il soffitto con le dita.
Ora immagina che il tuo corpo diventi a poco a poco
molle e pesante, e abbandonati languidamente sul pavi
mento, chiudendo nello stesso tempo gli occhi. Questa po
sizione viene chiamata Savàsana in sanscrito.
Rilassa quindi le dita dei piedi, eliminandone ogni
attività; nello stesso modo rilassa anche i piedi, le gam
be, le cosce, il tronco, le spalle, le braccia, le mani ecc.,
finché un senso di distensione si sia impadronito del
corpo intero. Abbandona il mento e la mascella in modo
che anche i muscoli della faccia si rilassino. Immagina
di sentirti tanto pesante da sprofondare nel pavimento,
completamente rilassato e a tuo agio. Rimani in questa
posizione per qualche secondo, quindi, inspirando profon
damente, immagina di scorgere una bianca nuvoletta va
gante per il cielo. Trattieni l’immagine per un paio di se
condi, poi distrai la mente. Ora immagina di essere que
sta nuvola. Ti senti così leggero... così disteso... a passeg
gio per il cielo... incontri un’altra nuvola... dolcemente sci
voli... sopra una verde vallata... un campo... una foresta...
sopra un laghetto in cui vedi il tuo riflesso... È piacevole
sentirsi così agile... così libero e felice... come una nu
vola che corre nell’immensità del cielo.
Ora abbandonati completamente rilassato e non pensa
re a nulla, come se fossi caduto nell’oblio.
Rimani in questa posizione a tua discrezione, poi co
mincia lentamente, molto lentamente a distendere il cor
po: prima, stendi le braccia sopra la testa, sbadigliando
profondamente; quindi le mani, le dita, le spalle, la spina
dorsale, le gambe. Sdraiati sul fianco sinistro e inarca la
schiena, poi sul fianco destro e inarca la schiena ancora
una volta. Sdraiati nuovamente sulla schiena o sull’addo
me; dopo qualche secondo, sempre sbadigliando, alzati
lentamente.
48
A questo punto, potresti tornare alla tua normale atti
vità, ma nel nostro corso generalmente concludiamo la
lezione con un periodo di meditazione, al quale tutti par
tecipano con piacere, compresi coloro che hanno intrapre
so lo studio dello yoga soltanto per eliminare il peso su
perfluo, le rughe premature, la stitichezza, la tensione, la
insonnia, o disturbi similari.
Ci sediamo semplicemente nella posizione loto, chiu
diamo gli occhi, e respiriamo profondamente; cerchiamo
quindi di concentrare la nostra mente sulla Luce infinita,
vale a dire Dio, la Verità, l’Amore; immaginiamo che si
trovi dovunque, dentro e fuori di noi; che noi, esseri uma
ni, siamo la proiezione della Luce divina qui sulla terra;
che i nostri corpi rappresentino il tempio dello Spirito
vivente, il quale risplende attraverso i nostri occhi, par
la attraverso la nostra bocca, agisce attraverso le nostre
azioni.
Quindi, inviamo un messaggio d’amore e di pace a tut
ti coloro che vivono intorno a noi, alla nostra famiglia,
ai nostri amici, a coloro che amiamo, a coloro che non
amiamo, e a tutta l’umanità.
Infine, tutti insieme declamiamo i seguenti versi:
Dall’irreale al Reale
Dal buio alla Luce
Dalla morte all’Immortalità
OM
Shanti, shanti, shanti.
49
REGOLE GENERALI E SUGGERIMENTI
50
6. Non indossare indumenti attillati durante gli eser
cizi.
7. Le posizioni yoga vengono sempre integrate dalla
respirazione profonda, eseguita con la bocca chiusa.
8. Dopo una lunga malattia, riavvicinati agli esercizi
gradualmente; per i primi giorni esegui soltanto gli eser
cizi di respirazione, di distensione, del collo e degli occhi.
9. La stessa regola vale per le donne durante i giorni
delle mestruazioni.
10. Le donne si astengano anche dall’effettuare gli eser
cizi più faticosi dopo il terzo mese di gravidanza.
11. Non ti preoccupare se gli esercizi durante i primi
giorni dovessero procurarti un senso di stanchezza; ogni
sintomo di fatica e di sforzo scomparirà dopo breve tem
po. Riposati frequentemente tra un esercizio e l’altro,
senza tentare di vincere la stanchezza.
12. Dopo ogni pasto, lava accuratamente i denti, ri
sciacqua la bocca e pulisci la lingua.
13. La pulizia interna del corpo è molto importante per
conservare la buona salute; elimina le sostanze nocive,
bevendo parecchi bicchieri d’acqua a temperatura am
biente tra un pasto e l’altro e facendo di tanto in tanto
un clistere, anche se non soffri di stitichezza.
14. Il mattino o la sera, prima di iniziare questo corso,
sarebbe opportuno fare un clistere per liberare il corpo
dalle sostanze tossiche che ha accumulato; un clistere
di miele o di caffè è il depurativo più efficiente per que
sto scopo. Ecco come si prepara un clistere di miele:
sciogli un cucchiaio da tavola di miele in un litro di ac
qua tiepida, aggiungendovi poi un cucchiaio di succo di
limone. Trattieni il liquido per 10-15 minuti. Un clistere,
di caffè viene invece approntato come segue: aggiungi a
un litro di acqua bollente tre cucchiai di caffè macinato.
Non usare caffè solubile. Lascia bollire il liquido per tre
minuti, poi a fuoco lento per altri dodici minuti. Filtra
51
e lascia raffreddare a temperatura ambiente. Trattieni il
liquido per 10-15 minuti. Ti sembrerà strano, ma quando
il caffè viene introdotto attraverso il colon non reagisce sul
sistema nervoso; al contrario, stimola il plesso solare e le
secrezioni del fegato agendo sulle ghiandole surrenali
e sulla cistifellea, e inoltre attiva la membrana mucosa
del colon, contribuendo alla eliminazione delle tossine
accumulate nell’organismo. Infine, un clistere di caffè aiu
ta ad arrestare i raffreddori incipienti e a calmare i
mal di testa. Suggerirei, comunque, di non prendere un
clistere di caffè prima di andare a letto, per non correre
il rischio di rimanere svegli durante la notte.
15. Non dormire con la luce accesa nella stanza.
16. Dormi in una stanza ariosa, e possibilmente con
le finestre aperte.
17. Non tenere in camera da letto né piante né fiori,
poiché, mentre di giorno liberano ossigeno, di notte pro
ducono biossido di carbonio.
18. Dormi con i piedi a sud e con la testa a nord, cioè
con il corpo in posizione parallela, e non trasversale, al
le linee di forza magnetica della terra.
19. In genere, le ore migliori per dormire sono prima
della mezzanotte; pertanto non andare a letto troppo
tardi.
20. Abituati a dormire con il minor numero possibi
le di indumenti o, meglio ancora, completamente nudo.
21. Non dimenticare che un materasso soffice e un
cuscino troppo alto impediscono alla spina dorsale di ri
manere diritta.
22. È sempre opportuno controllare il cuore, i polmoni
e la pressione del sangue, prima di iniziare il corso di
yoga.
52
sei un fumatore, riduci anche il numero delle sigarette,
per quanto gli effetti dannosi del fumo siano in grande
misura ovviati dalla respirazione profonda.
53
la può sopravvivere senza globuli rossi, e che, a sua vol
ta, non un solo globulo rosso può sopravvivere senza os
sigeno.
Paragoniamo una cellula a un pallone: se è gonfio, rim
balza in aria, ma se ha un buco, si affloscia e rotola stan
camente per terra. Nello stesso modo si comporta ogni
cellula del nostro corpo; a meno che non sia rifornita re
golarmente con una quantità sufficiente di ossigeno, essa
esaurisce in breve tutta la sua vitalità e tutta la sua for
za, e, di conseguenza, anche il fisico comincia a perdere
il suo vigore e il suo aspetto giovanile.
La vita e le funzioni di ciascuna cellula dipendono
quindi esclusivamente dall’ossigeno, che domina le atti
vità dell’intero organismo e che costituisce un elemento
essenziale nella composizione dei minerali, nel control
lo dei normali potenziali elettrici e nell’eliminazione dei
residui inutilizzati dell’alimentazione.
Noi stessi non ci rendiamo perfettamente conto di que
sti complessi processi che hanno luogo nel nostro corpo,
giorno e notte, in continuazione; sappiamo, comunque,
che tutto, senza distinzioni, si arresterebbe, se non ri
cevessimo regolarmente l’ossigeno necessario. Pertanto,
è nostro preciso dovere assistere l’organismo in questo
suo difficile compito imparando a espandere al massimo
le nostre capacità respiratorie.
L ’ossigeno ■riveste un’importanza fondamentale anche
per il corretto funzionamento di tutti gli organi interni,
il più esigente dei quali è il cervello, che pretende i tre
quarti della quantità totale di ossigeno richiesta dal resto
del corpo.
Negli Stati Uniti vi sono più di cinque milioni di bam
bini ritardati mentali. Secondo il dottor Philip Rice, che
dedicò la sua vita alla riabilitazione di questi sfortunati
esseri umani, molti sono vittime dell’insufficienza di ossi
geno nel cervello e la loro condizione potrebbe sensibil
mente migliorare se seguissero un corso di esercizi di
respirazione. Il dottor Rice sostiene anche che con questi
54
esercizi si raggiungerebbero risultati positivi perfino in
molti casi di delinquenza giovanile.
Nel suo interessante libro dal titolo Building for Men-
tal and Physical Health [Come procurarsi la salute fisica
e mentale], il dottor Philip Rice afferma che il quoziente
d’intelligenza di un bambino sale se aumentano le sue
capacità inspiratorie di ossigeno in seguito all’insegna
mento della respirazione profonda; egli, comunque, con
danna decisamente i sistemi di respirazione profonda, in
cui la parte superiore del petto viene sollevata, definen
doli come metodi del tutto nocivi. Questi, purtroppo, sono
esattamente i tipi di respirazione che vengono insegnati
nelle scuole, nelle palestre e negli altri istituti. Un ina
deguato rifornimento di ossigeno danneggia gradualmen
te il funzionamento degli organi, accelera il processo di
invecchiamento e apporta debolezza e salute precaria al
corpo e alla mente. Chi pratica la respirazione profonda
non ha ragione di preoccuparsi, in quanto conosce il mez
zo per difendersi da tali pericoli, ma l’uomo moderno in
genere respira inconsciamente, sfruttando soltanto un
terzo della capacità dei suoi polmoni, mentre pochissi
me volte, se non addirittura mai, impiega anche i rima
nenti due terzi.
Come può un uomo pretendere di pensare, di creare,
di lavorare nel pieno delle sue facoltà, se non usa mai
più di un terzo delle sue capacità respiratorie? Non può
pretendere certo di ricevere l’adeguato nutrimento per il
normale funzionamento delle sue cellule, indipendente
mente dalla qualità e dalla quantità dell’alimentazione,
poiché anche tale processo richiede ossigeno per un ef
ficace ricambio molecolare tra gli elementi nutritivi e i
tessuti. Inoltre, le forze elettriche, alimentate dall’ossige-
no, riescono a fermentare liberamente e a produrre un
maggiore numero di enzimi, cioè di microrganismi dota
ti della capacità di promuovere particolari reazioni nel no
stro corpo.
Il dottor Max Jacobson di New York, che per primo
55
riuscì a isolare gli enzimi nella loro forma naturale, so
stiene che, per rinnovare e riprodurre le cellule e per
conservarle efficienti, è assolutamente indispensabile un
perfetto metabolismo dell’ossigeno.
Ottenere quanto più è possibile dal proprio corpo, rifor
nendolo regolarmente di ossigeno, è come estrarre una
noce dal guscio con l’aiuto di uno schiaccianoci. Per la
stessa ragione, se desideri digerire bene, non trascurare
la respirazione profonda che procura all’organismo una
quantità addizionale di ossigeno. Lo stesso suggerimento
vale anche per i fumatori, ai quali è inutile parlare de
gli eventuali effetti nocivi del fumo, dal momento che
probabilmente conoscono assai bene tutta la letteratura
intorno al cancro della gola e dei polmoni; la loro tosse
rauca dovrebbe rappresentare automaticamente il segna
le d’allarme che qualcosa non funziona, ma cinque o die
ci respirazioni profonde dopo ogni sigaretta contribuireb
bero almeno a ventilare i polmoni altrimenti perma
nentemente congestionati e ostruiti.
Gli yoghi, avendo da tempo scoperto la forza straor
dinaria della respirazione, hanno elaborato con successo
una tecnica rimasta ancora insuperata per i benefici che
arreca al corpo umano. La respirazione profonda, se ese
guita secondo la loro tecnica speciale, è in grado di rag
giungere risultati sorprendenti sui corpi vecchi, malati
e stanchi e sulle menti affaticate, agitate e ipertese.
Tensione, sonnolenza, indigestione, stitichezza, esauri
mento nervoso, precarie condizioni cardiache, così come
anormalità mentale, delinquenza inclusa, sono molto
spesso la conseguenza di una deficienza di ossigeno. Cio
nonostante, l’importanza della respirazione profonda, pur
troppo, non è stata ancora completamente riconosciuta
dalle più alte autorità, nelle scuole, negli ospedali e negli
altri istituti pubblici.
Perfino i dottori raramente sembrano accorgersi che
la salute dei loro pazienti spesso dipende dal loro apati
co sistema di respirazione, sebbene bombole di ossigeno
56
vengano precipitosamente impiegate in casi di infarto e
simili.
Interessanti osservazioni sui risultati della mancanza
di ossigeno sono state compiute dall’inglese Frank Tot-
ney; nel suo libro Oxygen, Master of Cancer [Ossigeno,
il padrone del cancro] sostiene che il cancro nasce dalla
deficienza di ossigeno nelle cellule malate, che comincia
no a moltiplicarsi rapidamente per ricevere una quantità
sufficiente di ossigeno. Non ho la preparazione necessaria
per pronunciarmi sulla fondatezza di questa teoria; però
riconosco che i suoi princìpi per la prevenzione del can
cro sono molto simili alla dottrina yoga per la respira
zione, per la dieta, e per l’igiene. Come gli yoghi appun
to, Frank Totney rileva la necessità di mantenere il cor
po internamente pulito, respirando profondamente, be
vendo più acqua (ogni giorno un bicchiere per ogni sei
chili del nostro peso), mangiando molta frutta fresca, in
salata e ortaggi in genere, e purificando il colon almeno
due volte al mese con un clistere. In breve, auspica
l’opportunità di liberare l’organismo delle sostanze noci
ve accumulate, che costituiscono la causa diretta della
maggior parte dei nostri disturbi.
Quando l’uomo comincia a invecchiare, indebolendosi
le sue forze vitali, rimane più facilmente soggetto all’in
fluenza delle forze mineralizzanti della terra. Le cellule
diventano meno elastiche e perdono la loro predisposi
zione ad assorbire ossigeno; il corpo pertanto comincia
ad avvizzire, oppure a ingrassare e a irrigidirsi, mentre
l’organismo compie uno sforzo maggiore per sopportare
il lavoro e le fatiche a cui lo sottoponiamo.
Una quantità sufficiente di ossigeno è assolutamente
necessaria per prevenire il deperimento fisico e mentale
e per sfuggire al genere di vecchiaia che tutti temiamo,
una vecchiaia cioè che consiste non tanto nel numero de
gli anni vissuti quanto nel deterioramento delle funzioni
dell’organismo e delle facoltà mentali; finché un uomo
non saprà controllare la respirazione, non potrà preten
57
dere di essere padrone del corpo e della mente, ma
rimarrà per sempre loro schiavo. Perfino un innocuo
raffreddore, per esempio, è in grado di trasformare un
uomo, altrimenti coraggioso, fiero e vanitoso, in un essere
misero e compassionevole, come un pollo in un giorno di
pioggia. Abbiamo però la possibilità, se conosciamo il
mezzo idoneo, di liberarci dei disturbi, della tensione,
della fatica e delle altre indisposizioni che ci affliggono,
riacquistando fiducia in Dio e in noi stessi.
Come abbiamo già detto, parecchi secoli or sono gli
yoghi elaborarono il più completo e perfetto sistema di
respirazione, per mezzo del quale sono riusciti a svilup
pare nel corpo forze sbalorditive e apparentemente so
prannaturali, nonché a mantenere il fisico sano, vigoro
so e giovane.
Ma anche l’uomo ordinario, non soltanto gli yoghi, ac
quista un certo controllo sul corpo e sulla mente per
mezzo di una ritmica respirazione profonda.
Detto per inciso, la respirazione è il nostro unico con
tatto immediato con il mondo esterno, poiché per il resto
percepiamo impressioni soltanto indirettamente attraverso
i sensi. Inoltre, essendo il respiro di natura cosmica, abbia
mo l’occasione di stabilire entro il nostro corpo un con
tatto tra la Terra e il Cosmo.
Tutto ciò, comunque, non accade naturalmente dall’og
gi al domani, ma è il frutto di un lungo e diligente lavo
ro. La maggior parte degli esercizi yoga, specialmente i
più avanzati, si basa sulla padronanza delle varie tecni
che respiratorie; comunque, dal momento che molti di es
si si adattano malamente agli occidentali, è opportuno
trascurarli per evitare eventuali pericoli o addirittura
possibili calamità.
Poco tempo fa, due coniugi di Seattle vennero a tro
varmi a Los Angeles per dirmi che la pratica del Pra-
nayama aveva provocato in loro alcuni disturbi. Ecco al
cune righe di una loro lettera, che sintetizzano chiaramen
te il loro problema:
58
« Abbiamo conosciuto un giovane studente universita
rio indù, dal quale abbiamo ricevuto cinque lezioni. Tutto
sembrava procedere splendidamente e miglioravamo di
giorno in giorno, finché abbiamo cominciato a praticare,
sempre sotto la sua direzione, il Pranayama: da allora
entrambi ci sentiamo tristi e avviliti. A ragione, nel suo
libro Forever Young, Forever Healthy [Per sempre gio
vani, per sempre in buona salute], lei suggerisce di non
intraprendere il Pranayama ».
Ciò, mi auguro, servirà di ammonimento ai lettori. Lo
studio degli stadi più avanzati dello yoga richiede lunghi
anni di speciale preparazione e di allenamento in un am
biente particolare, difficilmente paragonabile alle odierne
condizioni di vita del mondo occidentale. Pertanto, do
vremo concentrare la nostra attenzione sulla respirazio
ne profonda, e specialmente sulla respirazione ritmica,
che stimola la circolazione e il flusso della misteriosa
energia vitale, chiamata in sanscrito Frana, cioè alito,
energia assoluta. Non discuteremo, comunque, questo ar
gomento prima della fine della quarta lezione.
Nel frattempo, nella prossima lezione esamineremo
l’importanza deH’alimentazione, per sapere come respin
gere 1’invecchiamento dell’organismo e come preservar
ne la giovinezza, imparando a selezionare accortamen
te i cibi.
L EZI ONE II
SECONDA SETTIMANA
63
mentre eseguiva gli esercizi; comunque, con ammira
bile perseveranza e ostinazione, non si arrese, e ora, con
sua grande soddisfazione, non soffre più d’artrite, di asma
e di sinusite, mali da cui era afflitta. Anche la mia prima
personale esperienza di yoga si rivelò altrettanto ingra
ta; invece di dimagrire, cominciai a ingrassare tanto da
entrare a fatica nei miei vestiti, sebbene mi attenessi
scrupolosamente alla dieta; a quel tempo, naturalmente,
non indossavo ancora esclusivamente il sari.
Come abbiamo già osservato nelle regole generali
esposte nella prima lezione, è opportuno assistere e fa
vorire il corpo durante il suo processo di depurazione,
bevendo parecchi bicchieri d’acqua e prendendo un cli
stere quotidianamente almeno per una settimana.
Per quanto riguarda l’esecuzione degli Asana, a que
sto punto ti invito a rileggere attentamente tutte le istru
zioni e a controllare se pratichi gli esercizi in modo esat
to o se li hai modificati inconsapevolmente secondo una
tua libera e improvvisata interpretazione.
Non dimenticare di effettuare la respirazione profon
da a ogni posizione e di eseguire gli esercizi lentamen
te. Non imitare quella mia allieva, che dedicava ogni mat
tina quindici minuti allo yoga, eseguendo gli esercizi uno
dopo l’altro, rapidamente, per compiacersi con se stessa
di riuscire a fare tanto in così breve tempo, ma lamen
tandosi, subito dopo, di rimanere senza fiato. Quando si
convinse a rallentare il ritmo, si stupì di sentirsi comple
tamente distesa e piena di vita.
Prima di iniziare la nostra seconda lezione, esami
niamo come hai predisposto il programma di esercizi;
ormai avrai già stabilito una loro successione e indivi
duato l’ora più adatta per eseguire i tuoi Asana; la matti
na, a mezzogiorno, o la sera. Naturalmente, è anche pos
sibile elaborare un programma diverso in due riprese
distinte, cioè una parte degli esercizi di mattina e il re
sto di sera. Ti consiglio, comunque, di eseguire, appena
alzato, l’esercizio del dondolo.
64
Dopo il dondolo, procedi con le posizioni che appren
derai durante questa settimana, e quindi continua con gli
esercizi della settimana precedente, che ti sembrano per
sonalmente più necessari. Per esempio, se soffri di distur
bi sacroiliaci, non tralasciare il secondo esercizio di re
spirazione, descritto a pag. 47; se soffri di stitichezza,
non tralasciare lo Janushirshàsana o VUtkcisana, né lo Yo
ga Mudra, che impareremo oggi; se soffri di mal di gola o
di tonsillite, non tralasciare il Simhàsana, o posizione del
leone, che incontreremo nella terza lezione. Per il resto,
scegli gli esercizi che ritieni più congeniali alle tue esi
genze o alterna successivamente alcuni di essi, in fun
zione del tempo che hai a disposizione, ma non omette
re per nessuna ragione gli Asana fondamentali.
Cominciamo ora la nostra seconda lezione, ma ricor
da che le nuove posizioni dovranno essere ripetute ogni
giorno per una settimana, prima di passare alla terza le
zione, e che dovranno accompagnare, e non sostituire, le
posizioni fondamentali della settimana precedente.
Nella prima lezione abbiamo descritto la distensione
alternata delle gambe, che continuerai naturalmente a
eseguire ogni mattina prima di alzarti od ogni sera pri
ma di coricarti, oppure sia di mattina sia di sera; inol
tre, effettuerai anche l’esercizio di torsione delle dita
dei piedi che contribuisce a correggere l’appiattimento
delle arcate dei piedi e a guarire talvolta i casi di piedi
piatti.
L ’esercizio è molto semplice: distendi le dita del pie
de destro e quindi, senza muoverlo, fletti le dita come
per raccogliere qualcosa dal pavimento. Mantieni le di
ta in questa posizione per qualche secondo, poi rilassale.
Ripeti l’esercizio parecchie volte. Ora, invece di fletterle,
solleva le dita verso l’alto. Mantieni le dita in questa po
sizione per qualche secondo, poi rilassale. Ripeti l’eser
cizio parecchie volte. Effettua poi entrambi gli esercizi
con le dita del piede sinistro. Se dovessi accusare dei
crampi, massaggia leggermente la parte dolorante. Con
65
3. Yoga
questo esercizio eliminerai definitivamente i crampi dei
piedi.
Una volta fuori dal letto, dopo aver effettuato l’eserci
zio del dondolo, di cui probabilmente apprezzerai già gli
effetti tonificanti, procederai con la ’’posizione sulla testa
parziale” , che ti aiuterà più tardi a eseguire la ’’posizio
ne sulla testa completa” senza eccessive difficoltà.
66
P o s i z i o n e s u lla t e s t a p a r z ia le , id o n e a p r e p a r a z io n e a lla p o s i z io n e su lla
t e s t a c o m p le t a . P o s iz i o n e p r e l i m i n a r e : r a s s ic u r a ti c h e le d ita s ia n o in
t r e c c i a t e e c h e i g o m i ti n o n s ia n o t r o p p o d is ta n ti l ’u n o d a ll'a ltr o . S e
c o n d o p a s s a g g i o : a p p o g g ia la t e s t a s u l ta p p e tin o , e n o n s u lle m a n i,
s e r v e n d o t i d e i p o lli c i p e r s o r r e g g e r e la p a r t e p o s t e r i o r e d e lla tes ta .
( F o t o g r a f ì e d i J im B u h r>
67
Mai! », ho sentito ripetere mille volte frasi del genere, do
vunque abbia insegnato; eppure spesso trascorrevano
soltanto pochi minuti tra il rifiuto assoluto di cimentar
si nell’esercizio e la sua perfetta esecuzione. A questo
punto, desidero avvertire che è opportuno non ripetere
l’esercizio appena descritto più di una vòlta per lezione.
Hai una settimana di tempo per praticarlo sufficiente-
mente, prima di passare al movimento successivo.
68
L o Y o g a M u d r a c la s s ic o p r e s u p p o
n e la p o s i z i o n e lo to ("nella f o t o g r a
fia, l’ a u trice ^ . L o Y o g a M u d r a r in
v i g o r i s c e i m u s c o l i a d d o m in a li, to
n ific a il s is te m a n e r v o s o e s o lle c ita
il K u n d a lin i. ("F o to g ra fie d i B u h r l
69
profondamente e, mentre espiri, fletti il più possibile il
busto in avanti, premendo saldamente i pugni contro l’ad
dome.
Durata Rimani in questa posizione da cinque a dieci
secondi, trattenendo il respiro, poi ritorna lentamente nel
la posizione iniziale. Protrai gradualmente il tempo di
flessione fino a tre minuti, aggiungendo un secondo alla
settimana.
Per eseguire lo Yoga Mudra nel modo classico, è ne
cessario assumere la posizione loto. Tenendo entrambe
le braccia dietro alla schiena e stringendo il polso sini
stro con la mano destra, inspira profondamente e, men
tre espiri, fletti il busto in avanti fino a toccare il pavi
mento con la fronte. Rimani in questa posizione per qual
che secondo, trattenendo il respiro, quindi ritorna lenta
mente nella posizione iniziale. Dopo una breve pausa,
ripeti l’esercizio. Con il tempo e con la pratica regola
re, ti accorgerai di resistere nella posizione Yoga Mu
dra sempre più a lungo; allora, non trattenere il respiro,
ma esegui ritmicamente la respirazione profonda.
70
POSIZIONE AD ARCO
L ’A r o h a n a s a n a , o p o s i z io n e ad a r c o , r id u c e l’o b e s it à a d d o m in a le e
a lle v ia g li s ta ti d i s tit ic h e z z a . ("F otog ra fia d i J im B u h r j
71
POSIZIONE DI FLESSIONE IN A V A N TI
L ’ H a sta p a d a s a n a , o p o s i z io n e d i fl e s s io n e in a v a n ti, r i n v i g o r i s c e e
to n ific a il c o r p o in te r o . (F o t o g r a fia d i J im B u h rJ
72
stanza flessibile per raggiungere le dita dei piedi, afferra
saldamente le caviglie o i polpacci. Completata l’espira
zione, spingi la testa contro le ginocchia, che dovranno
rimanere diritte. Conserva la posizione per alcuni secon
di, ritorna nella posizione iniziale e respira profonda
mente. Ripeti l’esercizio due volte. Ecco una seconda ver
sione dello stesso esercizio: appoggia sul pavimento le
mani con le palme rivolte verso l’alto, quindi sovrapponi
le dita dei piedi alle dita delle mani; distendi, o cerca di
distendere, le gambe e spingi la testa contro le ginocchia.
Durata Conserva la posizione da due a dieci secondi. In
principio, ripeti l’esercizio soltanto due volte; in seguito
ripetilo fino a un massimo di cinque volte.
Azione salutare La posizione di flessione in avanti rin
vigorisce e dona leggerezza al corpo, vince la pigrizia e
l’indolenza, elimina l’obesità addominale, allevia gli stati
di stitichezza e riduce le formazioni gassose. Inoltre, pro
cura un salutare massaggio ai nervi sciatici e ai tendini.
Avvertimento Questo esercizio va eseguito lentamente e
senza movimenti bruschi. Dopo l’esecuzione, sdraiati per
un momento sul pavimento, se lo desideri, o procedi con
la posizione successiva.
73
L ’A r d h a -b a d d h a -p a d a -u tta n a s a n a , o p o s i z io n e d e lla c ic o g n a , n o n è c o s ì
f a c i l e c o m e s e m b r a . ( F o t o g r a fia d i M is e h a P elzJ
74
neamente la respirazione profonda. Ripeti l’esercizio, in
vertendo i piedi.
Capisco, naturalmente, che mantenersi in equilibrio
su un solo piede in questa posizione non è facile; duran
te i primi giorni non riuscirai a rimanere immobile, ma
salterai qua e là cercando disperatamente un sostegno per
non cadere.
Gloria Swanson, che ha posato per noi nell’atto di ese
guire l’esercizio, non ha incontrato eccessive difficoltà a
rimanere perfettamente immobile dopo soltanto qualche
giorno di pratica.
Come abbiamo detto, questo è il primo movimento del
la posizione della cicogna, che sviluppa il senso dell’equi
librio; nella prossima lezione descriveremo il secondo mo
vimento. Frattanto, sdraiati sul pavimento e rilassati, per
prepararti a eseguire l’esercizio successivo.
75
I l V ip a r it a k a r a n i M u d r a , o p o s i z i o n e s u lla s c h ie n a , r e s t i t u i s c e la g i o
v i n e z z a e la v ita lità (F o t o g r a fi a d i J im B u h r ;
76
TRE MOVIMENTI DELLA POSIZIONE SULLA SCHIENA
S ied i s u l p a v im e n t o c o n le g a m
b e s o t t o u n ta v o lo .
D is te n d i ti s u lla s c h ie n a , a p p o g
g ia n d o le p ia n t e d e i p ie d i al b o r
d o d e l t a v o lo .
F a c e n d o le v a s u i p ie d i , s o lle v a le
n a t ic h e e la s c h ie n a . ( F o t o g r a f ie
d i J im B u h rJ
77
Azione salutare Questo esercizio restituisce la giovinez
za e la vitalità, mantiene le ghiandole, gli organi e la pel
le in condizioni smaglianti, elimina le rughe e previene
l’invecchiamento prematuro; inoltre, è particolarmente
indicato per le donne che soffrono di disturbi uterini, di
mestruazioni irregolari o dolorose, e di sconforto fisico o
morale durante la menopausa. Si dice che la pratica di
questo Mudra preservi o reintegri anche il vigore virile,
stimolando la tiroide e, principalmente, le gonadi, o ghian
dole sessuali, che controllano i processi di invecchiamen
to del corpo.
Questo esercizio è molto conosciuto in vari istituti di
bellezza e in palestre di ginnastica, ma soltanto di rado,
se non mai, viene accompagnato alla respirazione pro
fonda.
Se ti intimorisce o se credi di non essere in grado di
eseguirlo, ricorri all’aiuto di un tavolo, sul quale potrai
comodamente far leva durante l’elevazione del corpo nel
modo seguente:
Siedi sul pavimento con le gambe distese sotto il tavo
lo e con la fronte a contatto con il bordo; sdraiati sulla
schiena, solleva le gambe all’altezza del tavolo, appoggian
do le piante dei piedi al bordo. Alza le natiche e la schie
na sorreggendo il corpo con entrambe le mani, ma con i
gomiti appoggiati sul pavimento. Rimani in questa posi
zione per alcuni secondi, respirando profondamente; quin
di, prova a distendere lentamente prima una gamba, poi
l’altra. L ’esercizio ti riuscirà ancora più facilmente, se,
in principio, inclinerai leggermente le gambe sulla testa,
almeno fino a quando non sarai capace di tenerle com
pletamente diritte.
Una volta eseguito l’esercizio, sdraiati sul pavimento
per una breve pausa, quindi alzati in piedi per gli eser
cizi di respirazione.
78
ESERCIZI DI RESPIRAZIONE
79
L’ESERCIZIO DI RESPIRAZIONE ESEGUITO IN GINOCCHIO
U n isci le m a n i d i e t r o
a lla s ch ie n a .
Q u e s to m o v i m e n t o d e l
c o r p o e d e ll e b r a c c ia è
in d ic a to p e r la v ita , la
s c h ie n a e le s p a lle ca
d e n ti. ("F o to g ra fie d i
J im B u h r )
80
ricevetti un secondo shock: quando le amiche a cui mi
accompagnavo indossarono il loro costume per prendere
il bagno, mi accorsi che anche loro avevano purtroppo
lo stesso difetto. Guardandomi intorno, notai che soltan
to pochissime donne e perfino pochissime ragazze pote
vano vantare delle spalle diritte e un dignitoso slancia
to portamento. Subito dopo, nella mia stanza, raggiunsi
uno specchio per controllare la mia schiena che, per for
tuna, superò l’esame. Sono sicura che, alcuni anni fa, pri
ma di iniziare la pratica yoga, il risultato di un tale esa
me mi avrebbe profondamente delusa e addolorata, poi
ché anch’io avevo l’orribile abitudine di tenere le spalle
curve, nonostante mia madre insistesse nèl raccomandar
mi di stare diritta.
RESPIRAZIONE RITMICA
81
il proprio equilibrio psichico, subisce inevitabilmente
un esaurimento nervoso o un collasso. La pratica della
respirazione ritmica è senza dubbio in grado di ovviare
a queste situazioni a lungo andare assai dannose.
La respirazione ritmica conferisce fiducia, ottimismo,
serenità e qualsiasi altra desiderata qualità. La forza che
sviluppa non è né positiva, né negativa, ma semplicemen
te neutra; tocca a noi farne buon uso e non abusarne mai
troppo.
82
Durata Puoi ripetere l’esercizio nuovamente di sera, ma
non abusarne, almeno in principio. Comincia con tre o
quattro cicli, aggiungendo un ciclo ogni settimana, fino
ad arrivare al numero di cicli ideale, forse sessanta o più.
POSIZIONI DI MEDITAZIONE
I l S id d h a s a n a v i e n e a d o tta to d a g li y o g h i p e r la m e d ita z io n e .
83'
L o S w a s tik a s a n a è le g g e r m e n t e d i v e r s o . E n t r a m b i s o n o r a c c o m a n
d a ti a c o l o r o c h e n o n p o s s o n o a n c o r a a s s u m e r e la p o s i z io n e lo to .
N e lle fo t o g r a f ie , le d u e p o s iz io n i m o s t r a t e da B a ia K r is h n a . ^ F o to
g r a fie d i J im B u h rJ
84
DIETA
85
giamo di un tizio ricoverato d’urgenza in una clinica psi
chiatrica e di un Caio improvvisamente fulminato da un
infarto cardiaco nel fiore degli anni - generalmente tra i
quarantacinque e i cinquantacinque -, sebbene in prece
denza godessero di ottima salute. Comunque, soltanto ra
ramente ci rendiamo conto che queste disgrazie non si
manifestano come eventi improvvisi e inaspettati, ma co
stituiscono con ogni probabilità l’inevitabile risultato di
un’alimentazione dannosa e di un sistema di vita sba
gliato. La lettura di tali notizie ci atterrisce, ma in che
modo reagiamo? Nella migliore delle ipotesi, decidiamo
di sottoporci a un controllo medico, ma di'rado, se non
mai, ci imponiamo di mutare le nostre abitudini. Nono
stante i numerosi avvertimenti, che appaiono costante-
mente sui vari quotidiani, settimanali e libri, per non
parlare delle riviste specializzate, continuiamo indiffe
rentemente a comportarci come prima.
Desidero citare qui di seguito alcuni significativi estrat
ti da libri e giornali.
D IE T A POVERA E M A L A T T IE M ENTALI
A L IM E N T A Z IO N E E C A L C O L O SI B IL IA R E
86
lo stato del Minnesota. L’Associazione sostiene che il regola
re quotidiano controllo della dieta, le abitudini e gli esercizi
possono guarire la calcolosi biliare una volta su cinque.
Le sostanze che concorrono principalmente a generare
la calcolosi biliare si formano durante la digestione dei gras
si: il modo con cui il nostro organismo digerisce i grassi
dipende dal funzionamento delle ghiandole e l’ammontare di
grassi Che esso digerisce dipende dalla qualità della dieta. Se
qualcosa non funziona a dovere, si creano le premesse per la
calcolosi biliare. Per scongiurare questo pericolo, l’Associa
zione suggerisce di bere otto o più bicchieri d’acqua al gior
no, di mangiare molta carne magra e di evitare le bevande
ghiacciate, le fritture, il burro, l’olio e i condimenti in gene
re; consiglia inoltre di mangiare frutta tre volte al giorno1.
D IE T A E CANCRO
87
ramente dimostrata per mezzo del nemeoscopio, il solo
strumento esistente capace di proiettare su uno schermo
la scissione degli enzimi mostrandoli nella loro struttura
uniforme e in azione.
I nostri ragazzi muoiono di fame è il titolo di un dram
matico articolo pubblicato in America nel dicembre 1955
dal Reader’s Digest e ristampato successivamente in
forma di manifestino per una più vasta distribuzione.
L ’articolo affrontava l’argomento del generale sistema
di cattiva alimentazione diffuso tra i ragazzi dai tredici
ai diciannove anni, che incamerano le inutili calorie del
la cosiddetta « dieta jitterbug », cioè panini imbottiti, pa
tatine fritte, canditi e bibite gassate, senza lasciare spa
zio ai cibi veramente nutrienti; ne consegue che la salu
te dei ragazzi è così precaria che molti non superano
l’esame della visita di leva. Le condizioni fìsiche delle
ragazze, le future madri, sono ancora più preoccupanti,
ma, in questo caso, il danno disgraziatamente è ancora
più grave e non riguarda soltanto le colpevoli, ma anche
i loro futuri bambini: « Ciò che una donna mangia duran
te il periodo di gravidanza e di allattamento agisce diret
tamente sull’intelligenza del suo bambino 1 ».
Ecco qui di seguito un altro interessante estratto di
un articolo di qualche anno fa.
D IE T A D I G R A SSI A N IM A L I E M A L A T T IE C A R D IA C H E
88
dal venti al trenta per cento di grassi, inclusi i grassi de
rivanti dalle uova, dai latticini e dal pane, è naturale che
i dottori si preoccupino delle generali abitudini dieteti
che della popolazione.
Un importante fattore da tener presente è non solo
la quantità, ma anche la qualità dei grassi. I grassi di ori
gine vegetale vengono considerati essenziali, poiché con-,
tengono una bassa percentuale di colesterolo; essi deri
vano dall’olio di cartamo, dall’olio di arachide, dall’olio
di semi di soia, dall’olio di semi di sesamo. I grassi di
origine animale vengono considerati non essenziali, poi
ché contengono un’alta percentuale di colesterolo; le più
alte percentuali di colesterolo si trovano nelle cervella,
nel tuorlo d’uovo e nel fegato, mentre le più basse nel
latte, nella ricotta e nel pesce. Tutta la frutta e la mag
gior parte delle verdure contengono una bassa percen
tuale di colesterolo.
Gli acidi dei grassi di origine vegetale si muovono
rapidamente nel nostro organismo, mentre quelli dei gras
si di origine animale si fermano e vi si depositano. Il pro
fessor G. J. Schoepfer dell’ospedale dell’università di Min
nesota sostiene 1 che anche un solo pasto troppo ricco di
grassi animali è in grado di provocare un attacco cardia
co in un individuo particolarmente predisposto. Inoltre:
89
te, ma una riduzione di tale movimento comporta anche l’ini
zio di un’alterazione metabolica 1. »
' T h e L o s A n g e l e s T im e s , 21 m a g g io 1956.
90
prima le componenti della tua dieta, quindi rimani scru
polosamente fedele alla scelta.
Non è facile suggerire una dieta che si adatti a tutti,
poiché è qualcosa di troppo personale. Molto dipende
dalle condizioni fìsiche, dalla struttura morfologica, dal
peso, dall’altezza, dall’età e anche dall’occupazione e dal
sistema di vita di ciascuna persona. Il cibo necessario
per un impiegato confinato dietro una scrivania, per esem
pio, sarebbe insufficiente per un manovale, come del re
sto una donna durante il periodo di gravidanza difficil
mente si accontenterebbe di una dieta normale. Inoltre,
non solo l’ammontare, ma anche il tipo di alimento varia
con l’età dell’individuo; sia la quantità che la qualità di
cibo richiesto da un neonato, un bambino, un ragazzo, un
adulto, una persona anziana sono completamente diffe
renti.
Nel suo saggio non ancora pubblicato dal titolo Balan-
ced Nutrition - Know What You Eat and W hy [Nutri
zione equilibrata: rendersi conto di ciò che si mangia e
perché] il dottor Ehrenfried E. Pfeiffer sostiene che l’indi
viduo durante l’età dello sviluppo necessita di un mag
gior numero di calorie con un’alta percentuale di car
boidrati. Invece, l’adulto tra i venticinque e i quaranta-
due anni richiede una dieta contenente un minor nuipero
di calorie con una percentuale inferiore di carboidrati e
con una percentuale superiore di proteine. Una persona
anziana, infine, domanda una dieta povera di calorie e di
grassi con una prevalenza di proteine.
Ma anche tra individui della stessa età esistono alcuni
aspetti indefinibili: a quarant’anni alcuni cominciano già
a invecchiare, altri invece sono ancora nel fiore della gio
vinezza. Mia madre, per esempio, a settantasette anni
non ne dimostrava più di cinquantacinque: ogni giorno
regolarmente eseguiva i suoi esercizi yoga, accudiva sen
za aiuto alcuno alle faccende domestiche, partecipava at
tivamente ai ricevimenti a cui era invitata, e possedeva
ancora la voce bella, chiara e armoniosa di una signorina.
91
Per determinare con esattezza la dieta più congenia
le, è indispensabile prima studiare attentamente le pro
prie particolari condizioni e quindi sperimentare le varie
combinazioni di cibi al fine di trovare la soluzione più
idonea. Ricorda che il cibo di un uomo può essere vele
no per un altro! Ma non trasformarti in un fanatico che
parla soltanto dei suoi pasti, della sua digestione e della
sua evacuazione. E non comportarti come quel signore
che a una conferenza sull’alimentazione approvava, con
entusiasmo e ad alta voce le teorie esposte dall’oratore,
consumando nello stesso tempo con ingordigia un pacco
di dolciumi; quando, senza trattenere uno spontaneo sor
riso, gli suggerii che sì comportava senza coerenza alcu
na, quel signore, scusandosi confusamente e mostrando
dei denti orribilmente neri, mi rispose con un’espressio
ne che implorava comprensione: « Sono ancora alle pri
me esperienze! ».
Le numerose conferenze su questo argomento han
no richiamato l’attenzione del pubblico sull’importanza
della dieta, ma sono anche responsabili di aver creato,
con la diffusione di teorie contradditorie, una considere
vole confusione; per esempio, un oratore consiglia il lat
te, mentre un secondo lo condanna; un terzo oratore rac
comanda i cibi crudi, mentre un quarto si scaglia contro
di essi; un altro ancora sostiene la validità della dieta a
base di carne, ma subito dopo, un suo collega la bandisce
come micidiale; e così via di questo passo, dimodoché il
pubblico, più confuso di prima, ritorna precipitosamente
ai suoi primi e generalmente cattivi sistemi di alimenta
zione.
Vi sono comunque alcuni punti, che ho appreso in
India dal mio maestro di yoga e su cui tutti sembrano
essere d’accordo. Eccoli: non mangiare troppo, evitare i
cibi cosiddetti morti, mangiare molta frutta e molta
verdura e bere parecchie spremute di frutta, a meno
che non si soffra di particolari disturbi che sconsiglino
una dieta a base di cibi crudi; bere molta acqua fresca
92
e infine inspirare una quantità sufficiente di aria pura.
Gli alimenti migliori, cioè quelli che sono freschi, puri,
genuini e naturali come per esempio le verdure, gli or
taggi, la frutta, il grano integrale, il miele, gli oli, le noci,
il latte, le uova, il pesce e la carne contengono le vita
mine, i minerali, gli amino-acidi e gli enzimi necessari,
vale a dire le componenti chimiche vitali che control
lano il nostro metabolismo. E il metabolismo, ricorda, è
ritmo di vita.
Gli alimenti cosiddetti morti, invece, sono stati priva
ti, per processi di vario genere, delle vitamine, dei mi
nerali, degli amino-acidi e degli enzimi che costituiscono
la loro naturale ricchezza. Si tratta dei cibi in scatola, in
bottiglia o altrimenti conservati e di cibi decolorati, raf
finati o comunque devitalizzati. La farina bianca, il riso
bianco e lo zucchero bianco appartengono anche a que
sta categoria, poiché sono stati decolorati e raffinati qua
si fino all’estremo e, pertanto, devono essere sostituiti,
nella dieta, dalla farina di grano integrale, dal riso bruno
e dallo zucchero bruno, ma non dallo zucchero bianco
misto a melassa, per dargli colore, e venduto come zuc
chero bruno.
Il miele naturale, acquistato direttamente dal produt
tore o presso certi droghieri, è il migliore dolcificante;
l’etichetta indica generalmente se ha subito trasforma
zioni o alterazioni. Ecco ciò che alcuni scienziati tede
schi hanno accertato in proposito:
IL M IE L E D O N A V IG O R E
93
Per quanto riguarda lo zucchero, l’autorevole odon
toiatra Melvin E. Page, nel suo libro intitolato Body Che-
mi?try in Health and Disease 1 [La chimica del corpo in
funzione della salute e delle malattie], descrive detta
gliatamente come lo zucchero bianco stimoli uno squili
brio nel rapporto zucchero-calcio-fosforo, che conduce
inevitabilmente alla carie dentaria. E dato che siamo in
argomento, desidero ricordare che anche gli amidi, rea
gendo sulla saliva, contribuiscono a creare condizioni
favorevoli alla carie.
Inoltre lo zucchero bianco interferisce nell’equilibrio
tra zuccheri e sangue e spoglia la vitamina B dei suoi
effetti benefici. Molto prima della scoperta del vaccino
del dottor Salk, nel 1948, un altro insigne scienziato, il
dottor Benjamin F. Sandler, autore del trattato Diet Pre-
vents Polio 1 2 [La dieta previene la poliomielite], riuscì a
controllare un’epidemia di poliomielite che minacciava
la Carolina del Nord, raccomandando ai genitori attra
verso la radio di non somministrare ai propri bambini
alcun genere di dolci, finché il pericolo non fosse stato
scongiurato. Il dottor Sandler infatti aveva collegato gli
effetti nocivi delle bibite e dello zucchero alla poliomielite.
La farina bianca, che è un carboidrato concentrato,
viene convertita in zucchero nel fegato. Poiché il decolo
ramento e i vari processi a cui è sottoposta, la privano
delle sue vitamine e dei suoi minerali naturali, tutti gli
alimenti che ne derivano, per esempio il pane, la pasta,
i dolci, i biscotti, le torte, hanno un valore nutritivo molto
limitato e contengono principalmente ’’calorie vuote” .
Nel suo libro intitolato Feel Like a M illion3 [Sentirsi
forti], Catharyn Elwood racconta che un gruppo di scola
ri preparava una mostra di topi per una fiera a Long
Beach. Alcuni topi erano stati nutriti con grano sof
fiato, altri invece con grano integrale; pochi giorni pri
1 St. P e t e r s b u r g , F l o r i d a : T h e P a g e F o u n d a t io n .
2 T h e F o u n d a t io n f o r N u t r it io n a l R e s e a r c h , 1951.
3 N e w Y o r k , T h e D e v in -A d a ir C o.
94
ma dell’inaugurazione della fiera, però, i primi morirono
miseramente, e i ragazzi, piuttosto impressionati dal pie
toso incidente, rifiutarono di mangiare, da allora in avan
ti, grano soffiato a casa. Questo è un chiaro esempio di
istruzione pratica di cui nessuno prima aveva mai tenu
to conto.
Desidero anche ricordare un esperimento compiuto
in una scuola su un dente umano. Il dente fu immerso
in una bottiglia contenente una delle bibite più comuni,
che nel giro di tre settimane lo dissolse completamente.
Soltanto allora i ragazzi capirono perché il preside ave
va proibito la distribuzione delle bibite nei locali della
scuola.
Il governo tedesco ha proibito la decolorazione della
farina, mentre i governi giapponese e cinese hanno
considerato la possibilità di interdire la pulitura del riso.
Secondo l’opinione di un atleta finlandese", i membri del
la squadra olimpica russa devono la propria ottima pre
parazione fisica a una dieta genuina e a speciali eserci
zi di respirazione. In un’intervista accordata alla rivista
svizzera Volksgesundheit nel maggio del 1954 lo stesso
atleta finlandese dice che, al fine di risalire alla vera
ragione del fenomenale successo dei russi alle Olimpiadi,
cominciò a osservarli da molto vicino durante le gare a
Helsinki e a Falun, favorito in ciò da una perfetta cono
scenza della lingua, che gli permise di conversare ami
chevolmente con i suoi colleghi russi e di trascorrere
con loro molte ore durante lo svolgimento dei giochi.
Secondo il suo punto di vista, i russi avevano due con
siderevoli vantaggi sugli altri partecipanti alle gare: in
primo luogo, possedevano una speciale tecnica respirato
ria, che li metteva in grado di sentirsi perfettamente a
proprio agio, mentre i loro avversari ansimavano per
lo sforzo sostenuto; in secondo luogo, conducevano una
vita irreprensibile e osservavano una salutare dieta natu
rale a base principalmente di verdura fresca, ortaggi,
frutta e latticini, prodotti di qualità di gran lunga supe
95
riore rispetto alla qualità dei prodotti venduti sui mer
cati dei più progrediti paesi del mondo occidentale, in
quanto la frutta e la verdura in Russia vengono ancora
coltivate su un suolo sano, concimato con feriilizzanti
naturali, e non con fertilizzanti chimici, e inoltre sono
prive di sostanze nocive e di gas. Di conseguenza, anche
il latte deriva da mucche nutrite con foraggio privo di
elementi chimici.
I vegetali coltivati a base di sostanze chimiche sono
troppo ricchi di potassio e troppo poveri di magnesio,
squilibrio che produce uno stato tossico nell’organismo
umano; ma la mania di avvelenare sistematicamente gli
alimenti è ancora ignorata in Russia. L ’intervistatore
quindi si augura che i suoi accertamenti convincano non
solo gli atleti, ma anche coloro che non praticano lo sport
attivo a considerare seriamente questo importante aspet
to del problema dietetico.
A giudicare dall’articolo apparso sul Volksgesundheit,
la dieta degli atleti russi è molto simile a quella racco
mandata dagli yoghi indiani: i sorprendenti risultati con
seguiti sia dagli atleti russi sia dagli yoghi indiani dan
no una valida e ampia prova dell’efficacia della dieta
naturale, combinata con speciali tecniche respiratorie,
con un’irreprensibile condotta di vita e con gli eserci
zi. Gli Hunza dell’India costituiscono, a questo proposi
to, un ulteriore chiaro esempio. Qualche anno fa, questo
popolo è stato portato all’attenzione del mondo intero a
causa della sua eccezionale salute e longevità; uomini al
di sopra dei cento anni sono ancora abbastanza robusti
per compiere i lavori pesanti e per arare la terra, godo
no un perfetto stato di salute e i loro denti non mostra
no.segni di carie. Io stessa ho assistito a trasformazioni e
a guarigioni quasi miracolose in individui che hanno in
trapreso la pratica degli esercizi yoga e mutato il pro
prio sistema di alimentazione. Desidero includervi an
che il mio caso personale.
Sugli scaffali della mia dispensa non trovano posto
96
cibi in scatola, in bottiglia o altrimenti conservati, né
cibi decolorati, raffinati o comunque alterati. La farina
bianca è sostituita dalla farina di grano integrale, il ri
so raffinato dal riso bruno, lo zucchero bianco dal mie
le, in quanto anche lo zucchero bruno viene impiegato
moderatamente nella mia dieta: non uso né cacao né cioc
colata e la polvere di carrube sostituisce i dolci e le be
vande. Personalmente, non gradisco i dolci e, in genere,
bevo surrogati di caffè con latte di capra o latte di semi
di soia, tisane, siero di latte, spremute di frutta e molta
acqua con o senza limone. Inoltre, condisco i miei piatti
con limone, al posto dell’aceto, con tutti i tipi di sale,
minerale o vegetale, con odori vari, e con aglio e cipol
la; comunque, il mio insegnante mi proibì l’uso dell’aglio
e della cipolla durante il periodo dell’addestramento, e
anche tutti gli altri ortaggi che non maturano sotto i rag
gi del sole (barbabietole, carote, radici e patate). Nel cor
so dell’addestramento, infatti, l’allievo deve astenersi dai
rapporti sessuali ed evitare di conseguenza gli alimenti
eccitanti.
Non è il caso di dire che in qualità di allieva non toc
cai né alcool, né sigarette, né carne, ma non ne sentii
affatto la mancanza, perché a quel tempo ero già astemia,
vegetariana e non fumavo; ma mi piacevano il caffè, il
tè, il cacao e la cioccolata, che fui costretta a eliminare,
in quanto il mio insegnante li considerava nocivi alla
salute.
Gli yoghi non bevono l’alcool poiché abbassa le vibra
zioni del loro corpo, mentre lo yoga mira a intensificare
queste vibrazioni; non fumano, poiché il fumo conge
stiona ed avvelena i polmoni, mentre lo yoga tende a de
purare gli organi. Il fumo, inoltre, rende ruvidi e deboli
i tessuti, che invece in un adulto devono presentarsi sot
tili e sufficientemente robusti, tali cioè da proteggerlo
dalle negative influenze esteriori. Non mangiano carne
per molte ragioni: in primo luogo, gli yoghi non uccidono
gli animali e, quindi, l’idea di mangiarne le carni gli ri
97
4. Toga
pugna; in secondo luogo, le vibrazioni dell’animale ma
cellato hanno un effetto dannoso sul corpo dell’individuo
che ne mangia la carne.
Un professore universitario, ài quale sono legata da
una sincera amicizia, fu costretto a rinunciare alla carne,
poiché vedeva il corpo degli animali uccisi che si accin
geva a mangiare; in proposito, mi rivelò che le ostri
che, i pettini e i granchi, così ricchi di proteine, sono
i più pericolosi, mentre il pesce è il meno nocivo. Tutta
via, volendo, sei libero di includere questi alimenti nella
tua dieta, in quanto non è strettamente necessario, ai fi
ni del tuo addestramento, rispettare la ferrea disciplina
degli yoghi. Comunque, se fumi, è opportuno che tu ese
gua spesso gli esercizi di respirazione profonda per depu
rare i polmoni.
Ma per ottenere risultati'ancora più brillanti dovresti,
nel tuo esclusivo interesse, rivedere la tua dieta abitua
le. Tutti trarrebbero beneficio da una dieta più accorta
ed equilibrata, poiché le soluzioni attualmente adottate
danneggiano lentamente, ma inesorabilmente la salu
te del mondo intero. Se desideri riacquistare o conser
vare la salute, non trascurare i seguenti suggerimenti
dietetici, ai quali personalmente mi attengo quotidiana
mente.
1. Non bere mai acqua ghiacciata, specialmente du
rante i pasti, poiché interferisce con il libero deflusso
dei succhi gastrici e danneggia la digestione. L ’acqua
ghiacciata è un’acerrima nemica della buona digestione.
2. Bevi un bicchiere di acqua pura, a temperatura am
biente, appena in piedi e prima di andare a letto; un
bicchiere di acqua calda, possibilmente con un po’ di
limone, soltanto se e quando soffri di stitichezza. L ’ac
qua calda o una tisana, con limone e, volendo, anche
con un po’ di miele, bevute nelle calde giornate d’estate,
procurano qualche secondo dopo un insperato gradito
refrigerio.
98 i
3. Bevi da cinque a otto bicchieri d’acqua al giorno o
un bicchiere d’acqua per ogni sette chili del peso del tuo
corpo. In quelle regioni dove l’acqua non è pura, bevi,
per maggior sicurezza, acqua analizzata. Il presidente
Eisenhower è noto per aver viaggiato spesso con una
scorta della sua acqua preferita. Dopo l’aria, l’acqua è
per noi uno degli elementi più urgentemente necessa
ri. Gli otto decimi del nostro corpo consistono di acqua,
di cui due litri circa vengono quotidianamente elimina
ti; pertanto, un insufficiente rifornimento spesso gene
ra stitichezza, congestione del colon, disturbi del fegato
e dei reni, e ostruzioni intestinali.
4. Non bere acqua durante i pasti, ma soltanto mez
z’ora prima o da due a tre ore dopo, in modo da non
turbare i processi di digestione diluendo i succhi gastrici.
5. Sorseggia l’acqua lentamente, non bere mai in un
sol fiato.
6. Al fine di restituire all’acqua gli elementi vitali
perduti nel corso dei vari processi di depurazione, filtra
la nell’aria versandola da un bicchiere all’altro per pa
recchie volte; noterai presto che ciò le procura un ef
fetto leggermente stimolante, assente nell’ordinaria ac
qua devitalizzata.
7. È meglio mangiare frutta che bere spremute.
8. Quando prepari succhi di verdura fresca da carote,
radici, barbabietole, pomodori ecc., aggiungi un po’ di ci
me verdi.
9. Bevi le spremute appena pronte, poiché altrimen
ti perdono i loro preziosi enzimi; il succo d’arancia, per
esempio, ne perde un terzo dopo mezz’ora, e li perde in
teramente dopo due ore.
10. Non bere alcool, tè, caffè, cacao e cioccolata, poi
ché l’acido tannico, la teina, la caffeina e la teobromina
sono stimolanti.
11. Il latte non è una bevanda, bensì un cibo; deve
99
essere bevuto a piccoli sorsi, altrimenti è probabile che
produca indigestioni.
12. Non la quantità di cibo che hai ingerito, ma sol
tanto la quantità di cibo che il tuo corpo riesce ad assi
milare dona nutrimento.
13. Scegli gli alimenti che più si addicono al tuo orga
nismo con molta attenzione, come se dovessi scegliere
un vestito, un cappello o una cravatta. Esegui alcuni espe
rimenti impiegando cibi diversi in varie combinazioni,
fino a individuare la soluzione più congeniale.
14. Evita tutti gli alimenti devitalizzati come per
esempio i cibi in scatola, il riso raffinato, lo zucchero
bianco e la farina bianca, impiegando invece il riso greg
gio, la farina di grano integrale e lo zucchero bruno o il
miele. Riduci anche il consumo di dolci, di torte e di aceto,
eccettuato l’aceto di sidro.
15. Mastica a lungo i cibi prima di deglutire, special-
mente se contengono amidi; a meno che non siano con
vertiti, mentre si trovano ancora in bocca, in glucosio
dalla saliva, gli amidi fermentano nello stomaco per pa
recchie ore.
16. Il pane tostato o secco è già più indicato del pa
ne fresco, ma non ingerire il pane insieme ad acqua o a
qualsiasi altro liquido; lascia che i denti lo mastichino
accuratamente e che lo ammorbidiscano. È meglio bere
prima di mangiare il pane, perché gli amidi in esso con
tenuti devono essere convertiti in glucosio esclusivamen
te dalla saliva.
17. Non mangiare mai durante lo stesso pasto diversi
cibi contenenti amidi; per esempio, se mangi riso, evita
pane, patate, pasta ecc.
18. Se il tuo intestino genera gas, è opportuno pro
grammare i pasti in modo da non ingerire gli amidi in
sieme alle proteine, in particolare insieme ai cibi cotti
ricchi di solfuri, come i piselli, i cavoli, i cavolfiori, le
100
uova, le rape ecc., poiché il gas viene appunto liberato
dalla reazione del sulfuro sugli amidi. (Vedi la dieta di
Hay in appendice.)
19. Non buttare via l’acqua che hai adoperato per bol
lire verdure e ortaggi, ma usala per il brodo, per le sal
se o come bevanda *. (Vedi le ricette in appendice.)
20. Non buttare via le cime verdi delle carote, delle
barbabietole (le cime delle barbabietole vanno lavate con
acqua bollente prima della cottura), delle radici di pasti
naca ecc., ma immergile nell’acqua del brodo avvolte in
un panno, e buttale via quando il brodo è pronto.
21. Le verdure e gli ortaggi devono bollire a fuoco len
to in poca acqua, o meglio ancora senz’acqua, in una
pentola di acciaio inossidabile ermeticamente chiusa.
22. Le fritture come anche i piatti molto conditi sono
da eliminare completamente, poiché si digeriscono più
faticosamente degli stessi grassi. I grassi infatti sono gli
ultimi a lasciare lo stomaco, mentre i carboidrati sono i
primi, seguiti subito dopo dalle proteine.
23. Tutti i grassi animali, quali il lardo, la margarina,
le uova, il burro e i latticini, tendono a incrementare la
quantità di colesterolo nel sangue e si possono quindi
considerare come grassi non essenziali.
24. Gli alimenti più ricchi di colesterolo sono le cer
vella, il tuorlo d’uovo e il fegato; i più poveri il latte, la
ricotta, e il pesce. Anche la frutta e la maggior parte de
gli ortaggi contengono una bassa percentuale di coleste
rolo.
25. Una dieta ricca di grassi animali è molto pericolo
sa; una dieta ricca di grassi e povera di proteine inibi
sce le funzioni degli enzimi. Pertanto osserva una dieta
equilibrata.
26. Tutti i grassi vegetali, quali gli oli, mantengono
1 L ’a c q u a in c u i h a i fa t t o b o l li r e le p a ta te , p e r e s e m p io , n e u tr a
lizz a g li a c id i d e l c o r p o .
101
normale il livello di colesterolo nel sangue e si possono
quindi considerare come grassi essenziali. Le fonti mi
gliori sono l’olio di cartamo, l’olio di semi di girasole,
l’olio di semi di soia, l’olio di semi di sesamo, e l’olio di
fiordaliso. L ’olio di semi di cotone invece non è tra lè
fonti più indicate.
27. Non dimenticare che agli effetti del nutrimento e
della salute hanno valore non solo le calorie e la quantità,
ma anche la qualità del grasso. La pancetta, per esempio,
contiene unicamente calorie, ma non vitamine né mine
rali.
28. Il riscaldare un cibo contenente un tipo qualsia
si di grasso, oli inclusi, rende la digestione tanto più
difficile quanto più lunga ne è stata la cottura. Le frit
ture e i grassi fritti e messi da parte per essere usati
nuovamente non sono da raccomandare per la medesima
ragione. È opportuno impiegare soltanto gli oli che reca
no sull’etichetta l’indicazione ’’Spremuti a freddo” .
29. Gli oli menzionati al paragrafo 26 come anche
l’olio di fegato di merluzzo rappresentano ottimi lubrifi
canti per l’organismo e, se presi di sera, contribuiscono
ad agevolare l’evacuazione. Ti consiglio di prenderne un
cucchiaio da tavola tre o quattro ore dopo l’ultimo pasto.
30. Sei bicchieri al giorno di succo di cavolo crudo
tengono lontana l’ulcera.
31. Il cosiddetto ’’cocktail di calcio” ridona il vigore e
la salute dei giorni migliori. Secondo il professor Cari
Albin, il calcio, il limone, il solfuro (tuorlo d’uovo), il
miele e un goccio d’alcool restituiscono l’equilibrio nor
male e riattivano le funzioni delle gonadi, o ghiandole
sessuali, entro un periodo che varia dai trenta ai sessan
ta giorni. Si prepara come segue: metti otto uova crude
senza romperne il guscio in una brocca (ma non de
vono essere il prodotto di galline di allevamento, le cui
uova, reperibili sul mercato, difettano generalmente di
alcune vitamine), versa quindi il succo di 16 limoni, pre
102
feribilmente coltivati a base di sostanze organiche, e con
serva la brocca in frigorifero per 4-6 giorni, finché i gu
sci non saranno stati disciolti dal succo di limone e ridotti
in polvere. Estrai le uova, curando di non rompere la sot
tile membrana che le avvolge, separa il tuorlo dal bian
co che non viene impiegato, e rimetti i tuorli nella broc
ca. Filtra il tutto attraverso un setaccio, aggiungi una
quantità a piacere di miele crudo e 100 grammi circa di
brandy, e riponi la brocca nel frigorifero. Prendine un
cucchiaio da tavola tre volte al giorno, prima dei pasti,
agitando accuratamente il preparato prima dell’uso. Mal
grado io sia astemia, ritengo opportuno dare la ricetta
completa in ogni suo elemento di questo cocktail. Infatti,
il brandy ha la funzione di sollecitare gli ingredienti attivi
in esso contenuti. Agisce anche come un protettivo na
turale.
32. Una grande quantità di proteine è contenuta nei
semi di soia. Un chilo di farina di semi di soia contiene
le proteine di due chili di formaggio, o di due chili e
mezzo di carne, o di sei dozzine di uova, o di 14 litri di
latte. Il seme di soia è l’unica fonte di proteine che non
produca acidi.
33. La regola più importante, comunque, non con
cerne la quantità, la qualità o la preparazione dei piatti,
ma l’atteggiamento spirituale durante i pasti. Oltre al fat
to che non bisogna mai mangiare in fretta, è necessario
sedersi a tavola con una particolare predisposizione e in
simpatica e amena compagnia. Un pasto consumato in uno
stato di collera, di irritazione o di dispiacere produce nel
corpo una condizione tossica tale che è meglio rimandar
lo fino a quando la tranquillità non sia tornata. Cerca di
rendere piacevole il tempo che trascorri a tavola evitan
do antipatiche discussioni. Una tavola apparecchiata con
gusto contribuisce a rendere più gradevole il pasto, così
come anche un viso sorridente, una conversazione alle
gra e un vaso di fiori.
103
Durante i pasti o anche immediatamente prima, è op
portuno non annunciare o ascoltare notizie spiacevoli,
poiché ciò influisce negativamente non solo sulla digestio
ne, ma sull’intero organismo. Ti renderai conto ancora
meglio del perché di tutto ciò nella terza lezione, quan
do parleremo più diffusamente di questo argomento.
LEZIONE III
TERZA SETTIMANA
107
I n p r i n c ip io a v r a i b is o g n o d i u n p ic c o l o a iu to p e r a s s u m e r e la p o
s i z io n e s u lla te s ta c o m p le t a , (F o t o g r a fia d i J im B u h r>
108
E s e g u i l’ e s e r c i z i o in u n a n g o lo d e lla p a r e t e , fin o a q u a n d o n o n a v r a i
a c q u is it o il g r a d o d i e q u i lib r i o n e c e s s a r i o . ( F o t o g r a fia d i J im B u h r>
109
uno o due passi avvicina i piedi alla testa, come nella po
sizione sulla testa parziale. Quindi alza una delle gambe
il più in alto possibile con l’aiuto di una persona qualsia
si che solleverà la gamba afferrandola per la caviglia.
Conta fino a tre e poi, con un piccolo salto, alza l’altra
gamba, mentre il tuo assistente simultaneamente spingerà
la prima nell’angolo contro la parete; nello stesso modo,
ti aiuterà con la seconda, sorreggendo poi entrambe le
gambe contro la parete, per evitare che ricadano all’in-
dietro. E questo è tutto.
In questo momento ti trovi sulla testa con le gambe
diritte e appoggiate contro i due lati della parete. Ora non
devi far altro che rilassarti, perché, se mantieni le gambe
rigide, il corpo teso e la spina dorsale arcuata, ti accor
gerai di stare così scomodo che sarà meglio ritornare
subito nella posizione iniziale.
Inoltre, per il tuo assistente, sarà piuttosto difficile sol
levare le gambe contro il muro se ti trovi in uno stato
di tensione. Di conseguenza, se ti accorgi di non essere
assolutamente capace di rilassarti, ma rimani rigido e te
so, è opportuno lasciar passare alcuni giorni, prima
di tentare nuovamente la posizione.
All’inizio, non conservare la posizione per più di quin
dici secondi; poi vieni giù lentamente, flettendo prima le
ginocchia, quindi abbassando i piedi fino a terra. Ricorda
ti sempre di tenere le dita dei piedi piegate, per non far
ti male quando tocchi il pavimento. Se preferisci riceve
re un aiuto anche quando ritorni nella posizione origina
le — il che non sarebbe una cattiva idea finché non ti sei
impadronito della tecnica — allora fletti soltanto una
gamba, mentre il tuo assistente, sostenendo l’altra per la
caviglia, segue quella che tu stesso stai abbassando. Assi
curati che ti aiuti delicatamente, senza strappi, senza
fretta, e senza interferire col ritmo naturale dei tuoi mo
vimenti e che stia in piedi alla tua destra, se abbassi pri
ma la gamba sinistra e alla tua sinistra se abbassi la
gamba destra.
110
Rimani in ginocchio per alcuni secondi con la testa
sul pavimento; alzati quindi in piedi, solleva le braccia
sopra la testa, inspira profondamente, sdraiati per un bre
ve riposo ed esegui alcuni esercizi di respirazione pro
fonda.
La posizione sulla testa eseguita in questo modo non
presenta alcuna difficoltà e un gran numero di persone è
in grado di assumerla senza allenamento. Ricordati però
di tenere le dita dei piedi diritte, il corpo rilassato, la
spina dorsale eretta, il collo e le spalle libere da tensio
ne, e i gomiti non troppo distanti l’uno dall’altro; infatti
il peso del corpo deve essere in parte sostenuto dagli
avambracci.
È così facile eseguire l’esercizio con il sostegno di un
angolo che, dopo una conferenza stampa, sorprendo spes
so cronisti e fotografi mentre provano con successo que
sta posizione nella mia stanza.
Una volta, dopo una intervista alla televisione a Wa
shington, mi trovai a impartire una lezione di yoga a una
intera schiera di tecnici entusiasti, che avevano assistito
al programma. La maggior parte di essi furono in grado
di eseguire la posizione sulla testa in un angolo immedia
tamente e senza eccessiva difficoltà.
Ti avverto, però, che servirsi di un angolo come soste
gno comporta uno svantaggio: infatti abituarsi a tale espe
diente richiede poi un più lungo periodo per eseguire la
posizione nel mezzo della stanza. Ai fini ultimi dell’azio
ne salutare ciò, naturalmente, non ha importanza; ma la
corretta posizione nella maniera classica viene eseguita
senza alcun sostegno.
111
testa è così intensa, che questo esercizio è anche chiama
to ” il re degli Asana” . In primo luogo, interessa quattro
delle ghiandole pili importanti - l’ipofisi, l’epifisi, la tiroi
de e le paratiroidi -, ghiandole vitali, che mantengono in
perfetta forma l’attività del nostro organismo. Di conse
guenza, la pratica di questa posizione guarisce molti dei
nostri mali, fisici e morali, o meglio ancora contribuisce
a prevenirli. Lo yoga raccomanda caldamente questa po
sizione in particolare alle persone affette da nervosismo,
tensione, stanchezza, insonnia, apatia, timori, cattiva
circolazione del sangue, amnesie, asma, mali di testa, sti
tichezza, irritazione alla gola, cattivo funzionamento del
fegato e della milza, disturbi femminili, principio di di
sturbi agli occhi e al naso, e da una generale deficienza
di energia, di vitalità e di fiducia in se stessi. Ma è neces
sario ricordare soprattutto che questo esercizio stimola la
ghiandola più importante del nostro corpo, la ghiandola
pituitaria o ipofisi. In rari casi, esistono realmente alcune
difficoltà all’inizio. Una mia allieva, ricordo, non riuscì
mai ad assumere la posizione, perché, non appena vi si ac
cingeva, cominciava a perdere sangue dal naso. Qualche
tempo dopo, quando la rividi a New York, eseguimmo
nuovamente insieme l’esercizio, ma questa volta non si
verificò alcun inconveniente. Mi confidò che nel frattempo
aveva praticato altre posizioni yoga e inserito nella sua
dieta quotidiana una o due fette di cipolla cruda. Poiché
non sapevamo individuare la vera càusa del suo improv
viso successo, decidemmo di dividere il merito in due
parti uguali; pertanto, riporto l’aneddoto senza cercare di
trarne troppe conclusioni.
112
sale, o da una debolezza nei vasi capillari degli occhi; e
infine da coloro le cui ipofisi, epifisi o tiroide sono orga
nicamente difettose.
POSIZIONE DI STIRAMENTO
113
5 . Yoga
I l P a s c h im a t a n a s a n a , o p o s i z io n e d i s tir a m e n t o , a g e v o la la d ig e s t io n e ,
r id u c e l’ o b e s it à a d d o m in a le, r i n v i g o r i s c e la r e g i o n e p e lv ic a , p r o c u r a
u n to n if ic a n te m a s s a g g io a i n e r v i s c ia tic i e p r e v i e n e la lo m b a g g in e .
(F o t o g r a f ia in a lto d i M iller,)
114
POSIZIONE DELL’AR ATRO
L a p o s i z i o n e d e ll’a r a tr o , o H a la s a n a in s a n s c r it o , n o n s o lo m a n ti e n e
f l e s s ib i le la s p in a d o r s a le , m a a g is c e f a v o r e v o l m e n t e a n c h e s u lla ti
r o id e , s u l f e g a t o e s u lla m ilza . ("F o to g ra fia d i D a v id H e r n a n d e z j
115
tamente scivolare lungo la faccia, finché l’intero corpo,
con un movimento lento e regolare, è nuovamente disteso
sul pavimento.
Durata In principio mantieni la posizione per cinque
secondi, protraendo gradualmente la durata fino a quat
tro minuti, aggiungendo regolarmente cinque secondi al
la settimana. Ripeti l’esercizio da due a quattro volte, ag
giungendo un’unità ogpi due settimane.
Azione salutare La posizione dell’aratro agisce sulla ti
roide, sul fegato e sulla milza e sottopone le vertebre a
un salutare massaggio, conservando la spina dorsale gio
vane, flessibile e in ottima forma. Le persone sofferenti
di rigidità agli arti, di obesità, di reumatismi muscolari,
di ingrossamento del fegato e della milza, di stitichezza,
di indigestioni e di artrite, troveranno questo esercizio
particolarmente salutare.
116
chie. Le dita dei piedi appoggiano sul pavimento. Dopo
aver compiuto l’esercizio, sdraiati, rilassati, ed esegui la
respirazione profonda.
117
po e inarcando la spina dorsale. Rimani in questa posi
zione trattenendo il respiro, poi ritorna nella posizione
iniziale: siedi sui talloni, porta la testa in avanti ed. espira.
Ripeti l’esercizio dopo una breve pausa.
Durata Conserva la posizione per sei secondi, protraen-
do gradualmente la durata fino a trenta secondi. Ripeti
l’esercizio da due a cinque volte. È opportuno eseguire
l’esercizio al mattino invece che alla sera.
Azione salutare La posizione del cammello interessa la
tiroide e le gonadi, o ghiandole sessuali, dona elasticità
alla spina dorsale e tonifica i muscoli che la sostengono.
Le persone che soffrono di gas intestinali, di stitichezza,
di spostamento delle vertebre e degli organi della regio
ne pelvica, cioè gli ureteri, l’uretra, la vescica urinaria,
l’utero e la tromba uterina, o tuba di Falloppio, troveran
no l’esercizio molto utile per non aggravare lo sposta
mento di tali organi.
Avvertimento Per coloro che soffrono di ernia è oppor
tuno evitare questo esercizio.
118
Tecnica Siediti sui talloni, oppure su una sedia se ti
riesce difficile sederti sui talloni, appoggiando le mani
sulle ginocchia. Dopo aver inspirato profondamente, espi
ra e spingi la lingua fuori dalla bocca il più possibile,
fino al punto di sentir dolore; irrigidisci contemporanea
mente le dita e allargale. Apri bene la bocca e gli occhi,
e stendi il collo e la gola, e così pure il corpo, ma special-
mente la gola. Conserva la posizione per alcuni secondi,
rimanendo molto teso, quindi rilassati. Nélla fase finale
dell’esercizio, incrocia le caviglie, sedendoti quindi sui
talloni.
Durata In condizioni di salute normale, ripeti l'eserci
zio da due a tre volte, ma se hai sentore di un mal
L a p o s i z i o n e d e l le o n e , o S im h a s a n a in s a n s c r ito , to n ific a i m u s c o l i
d e lla g o la . ('F o t o g r a fia d i J im B u h rJ
119
di gola incombente, eseguilo da sei a dieci volte di se
guito, parecchie volte al giorno.
Azione salutare La posizione del leone agisce sulla go
la, inviandole un maggior afflusso di sangue; inoltre, mas
saggia e tonifica i muscoli e i legamenti della gola, rin
vigorendo contemporaneamente il corpo intero. È oppor
tuno che le persone sofferenti di infiammazione alle ton
sille o di regolare irritazione della gola pratichino quoti
dianamente questo esercizio.
Avvertimento Non eseguire l’esercizio subito dopo un
pasto, per non correre il rischio di vomitare.
120
L a p o s i z i o n e d e lla c ic o g n a , s e c o n d o m o v i m e n t o . P r a t ic a t o r e g o l a r
m e n t e , l'e s e r c iz i o s v ilu p p a s ta b ilità e d e q u ilib r io . ("F otog ra fìa d i M ille r ;
121
RESPIRAZIONE PURIFICANTE
ESERCIZIO DI RESPIRAZIONE
ESEGUITO CAMMINANDO
122
flusso continuo: non inspirare in quattro brevi soluzioni,
errore che molti principianti commettono. Inspira pro
fondamente in un’unica soluzione contando fino a quattro,
trattieni il respiro contando fino a due, espira contando
fino a quattro, e trattieni nuovamente il respiro contando
fino a due. Questo è un ciclo completo. Effettua cinque
cicli al giorno per la prima settimana, non di più, aggiun
gendo regolarmente un ciclo alla settimana. Se ti accor
gi che quattro passi sono troppi, effettua tre passi e trat
tieni il respiro per un spio passo. Se, al contrario, quat
tro passi non sono sufficienti e desideri completare l’in
spirazione, effettua sei o anche otto passi, trattenendo il
respiro per tre o quattro passi, rispettivamente. In entram
bi i casi, impiega un numero uguale di passi per l’inspi
razione e per l’espirazione, mentre l’apnea deve durare
esattamente la metà. Puoi eseguire l’esercizio, non solo
durante la lezione, ma in qualsiasi altro momento, duran
te una passeggiata, specialmente se l’aria è pura, in un
parco, in un bosco, o sulla spiaggia; mentre ti avvìi ver
so la macchina o verso la fermata dell’autobus, mentre
scendi le scale, mentre vai a prendere la pósta dalla cas
setta delle lettere, mentre gusti il caffè nell’intervallo in
ufficio o altrove. È sufficiente interrompere il ritmo abi
tuale, fermarsi per inspirare ed espirare profondamente,
e iniziare quindi la respirazione ritmica effettuando passi
lenti e uguali. Prima di concludere la lezione, rilassati e
rifletti.
IL RILASSAMENTO
E LE GHIANDOLE ENDOCRINE
123
1
altri motivi che possono avvicinare a questa disciplina,
il rilassamento appare quasi sempre tra le cause deter
minanti. Oggigiorno sembra che tanto gli uomini che le
donne siano decisamente schiavi dei propri nervi. Mol
to frequentemente si sentono espressioni di questo tipo:
« Ho i nervi a fior di pelle », « I miei nervi sono in catti
vo stato », « Sono soltanto i miei poveri nervi... ». Questi
stati di tensione neuro-muscolari, raramente sono la con
seguenza di una malattia dei nervi o dei muscoli; rap
presentano invece la naturale reazione del corpo contro
le impressioni della nostra mente. Qualunque tipo di pau
ra determina in noi uno stato di apprensione che influen
za i nostri pensieri, sia consapevolmente che inconsape
volmente.
Prendiamo per esempio il caso del signor D. Quest’uo
mo un giorno venne a trovarmi lamentandosi del suo
stato di tensione nervosa. « Sto diventando pazzo » que
ste furono le sue esatte parole. « Il fatto è che sono com
pletamente invischiato in questa situazione e non riesco
a liberarmene. Ieri mattina, per esempio, appena al
zato stavo bene, e mi sentivo rilassato come un gattino.
Poi è arrivata la posta; come ho visto quelle fatture e la
lettera del mio avvocato, istantaneamente ho sentito i
muscoli del collo irrigidirsi. Non solo non sono riuscito
a frenare quella tensione ma anzi l’ho sentita estendersi
ulteriormente verso la parte superiore della schiena e
delle spalle. Per di più mi è venuto un terribile mal di
testa, e quel giorno in ufficio non sono riuscito a ’’ren
dere” come il solito. La scorsa notte mi passavano per la
mente i pensieri più brutti, immaginavo persino di per
dere il mio lavoro, e oggi mi sento come se stessi per af
fogare in un lago. I miei muscoli sono in uno stato di
continua tensione, che sembra non avere mai fine. Non
esiste qualche metodo per liberarsi da questa apprensio
ne nervosa e tornare a essere liberi, rilassati, di nuovo
se stessi? »
Impiegai molto, molto tempo per insegnare al si-
124
gnor D. la tecnica della respirazione profonda, poiché
continuava a eseguirla con sforzo e vigore, il che è na
turalmente errato e inefficace: sembrava infatti incapa
ce di rilassarsi spontaneamente. Alla fine lo feci sdraiare,
gli feci chiudere gli occhi e gli dissi di immaginarsi su
una spiaggia dove le onde arrivano e s’infrangono, arri
vano e s’infrangono, arrivano e s’infrangono. Poi, in gi
nocchio dietro di lui in modo che potesse sentirmi men
tre respiravo, cominciai a eseguire la respirazione pro
fonda, suggerendogli di immaginare un’onda che si gon
fia a ogni inspirazione, e un’onda che si infrange a ogni
espirazione.
« Mi lasci prima eseguire la respirazione profonda,
da sola » gli suggerii. « Lei si unirà a me quando si sen
tirà sufficientemente rilassato per continuare da solo. »
Dopo pochi minuti respiravamo all’unisono. Raramen
te ho assistito a un’esplosione di gioia così selvaggia co
me quella del signor D., dopo la sua prima lezione di ri
lassamento. Una volta scoperto il metodo per imparare a
rilassarsi, non riusciva più a controllarsi. In casi come
il suo il guaio è che la tensione stessa da luogo a un cir
colo vizioso: la tensione della mente influisce negativa-
mente sulle condizioni fisiche e viceversa la tensione del
corpo produce uno stato di ansietà mentale. Una volta
che si è creato questo circolo è difficile romperlo. Per
esempio, una tiroide che funzioni troppo, o al contrario
troppo poco, conseguenza di un metodo sbagliato di vi
ta, può produrre uno stato fisico che da luogo a un di
sordine mentale; questo a sua volta accentua maggior
mente il nervosismo, o la tensione neuro-muscolare. Più
una persona è invischiata in questo circolo vizioso e più
è difficile che se ne liberi.
Generalmente parlando, nei popoli progrediti lo stato
di tensione nasce come reazione della mente, per lo più
dettata dalla paura, contro le complicatissime condizioni
ambientali di vita. Lo sforzo dell’uomo per risolvere
questo dilemma risale a molto, molto tempo fa. Egli ha
125
provato quasi ogni tipo di rimedio: l’alcool, le droghe, le
sigarette, le lunghe passeggiate, il giardinaggio, il golf
e altri sport distensivi. Ha provato il sesso, la guerra e la
religione e i vari ” ismi” . Qualche volta ha anche prova
to il suicidio. Ma il suo problema non è ancora risolto.
Proprio ora sta tentando di fuggire sulla luna. Ci riu
scirà anche, ma si porterà sempre dietro le sue paure e i
suoi stati di ansietà. Tuttavia, poiché l’uomo non può
sfuggire da se stesso, né tantomeno dimenticare se stes
so, la cosa più logica sarebbe di scrutare nella parte più
intima del proprio essere, per cercarvi la soluzione di
quell’opprimente problema che solo in questa maniera
può essere risolto.
È curioso vedere come, tranne in alcuni casi sporadici,
questo sia l’unico rimedio che l’uomo raramente pensi
di sperimentare. Alcuni anni fa, una rivista tedesca por
tava un articolo intitolato: La morte del Dirigente: La
punizione dell’uomo di successo... Lo yoga per curare la
malattia del Dirigente... Antiche prescrizioni indiane... Il
rilassamento invece della tensione... Esercizi quotidia
ni di respirazione prolungano la v ita 1. Un’impressio
nante fotografìa mostrava il Dirigente che giaceva morto
sulla soglia della sala delle conferenze. Una candela
spenta, sullo sfondo, rappresentava l’immatura fine di
quell’uomo, poiché avrebbe potuto bruciare molto più a
lungo. Sotto, le illustrazioni di parecchie posizioni yo
ga, rappresentavano ciò che il Dirigente non aveva mai
fatto, altrimenti sarebbe certamente vissuto più a lungo.
L ’articolo, inoltre, diceva che la metà dei grandi uomi
ni d’affari, degli uomini politici e delle persone importan
ti, morti di recente ’’nel fiore degli anni” , erano stati
stroncati da malattie cardiache o disturbi circolatori. Tut
ti questi uomini erano morti per un eccessivo lavoro, per
uno sforzo sproporzionato alle proprie capacità, per un
forte esaurimento nervoso e per uno stato di tensione
1 M u e n c h e n e r l l l u s t r ì e r t e , 12 s e t t e m b r e 1953
126
troppo gravoso; inoltre, avevano anche mangiato, bevuto
e fumato in maniera eccessiva. Ma la causa determinan
te era stata l’eccessiva tensione nervosa. Perciò il diabe
te, l’artrite, la trombosi delle coronarie, la stitichezza, il
mal di testa, la neurastenia, l’obesità e la schiena ricur
va erano stati disturbi di poco conto. Generalmente essi
avevano cercato di vincere le loro malattie con pillole e
medicine, le quali non sfioravano nemmeno i loro più
pericolosi nemici: la paura, la tensione nervosa e una
condotta di vita sbagliata.
« Il Dirigente » diceva ancora l’articolo « avrebbe po
tuto fumare sigari e bere whisky con soda e ghiaccio per
altri trent’anni, se soltanto avesse conosciuto lo Hatha
yoga. » A questa asserzione seguiva una descrizione de
gli esercizi di respirazione e delle posizioni con la rac-
comandazionè di praticare lo yoga al fine di apprenderne
l’infallibile tecnica per rilassare il corpo e la mente, per
conservarsi giovani e in ottima salute, e per prolungare
la durata della vita.
Se si tralascia l'accenno alle sigarette e al whisky,
che secondo me rappresentano una strana forma di ri
compensa da offrire a coloro che intraprendono lo yoga,
l’articolo, centrando esattamente l’argomento, si dimostrò
molto convincente e senz’altro suscitò, tra i lettori, un
grande interesse per lo yoga: infatti, perché non impara
re i segreti della distensione, della gioventù, della salute
e della longevità, da coloro che hanno sperimentato at
traverso i secoli l’efficacia del proprio metodo, invece di
affidarsi ai precari rimedi proposti da persone che si tro
vano nella stessa disgraziata situazione?
In verità non esiste nessun espediente, nessun ritro
vato, nessuna pillola o altro rimedio, che abbia un effet
to duraturo quando si tratta di combattere la tensione del
la mente o del corpo. Invece, il rilassamento del corpo e
della mente costituisce uno degli obiettivi principali del
lo yoga. Tu stesso avrai già notato, eseguendo gli eser
cizi di rilassamento regolarmente alla fine di ogni lezio
127
ne, come essi generino una distensione non solo musco
lare ma' anche mentale, il che sarà ancora più evidente
quando praticherai la posizione sulla testa, che esami
neremo nella prossima lezione. Compiremo un ulteriore
passo verso il rilassamento completo, con la meditazio
ne, che farà parte della nostra lezione conclusiva.
Come può la posizione sulla testa, potresti chiederti,
rilassare, se in principio ti fa sentire tutto tranne che
rilassato? La risposta è semplice: non essere impazien
te, e tra non molto ti sentirai completamente a tuo agio
in questa posizione. Esiste d’altra parte una chiara spie
gazione a questo fenomeno, e desiderio cogliere l’occa
sione per descrivere la reazione fisiologica del corpo uma
no nella posizione sulla testa. La posizione sulla testa
stimola due-delle ghiandole più vitali del nostro corpo,
la pituitaria e la pineale, entrambe situate nella cavità
della testa, poiché una maggiore quantità di sangue -
sangue che è stato ulteriormente arricchito dalla respi
razione profonda - affluisce alla testa, procurando alle
suddette ghiandole un vistoso rifornimento di energia.
Lo schema riprodotto a pagina 129 descrive la posi
zione delle ghiandole endocrine: come potrai facilmente
rilevare, esse si trovano nei punti strategici del corpo.
Oltre alle ghiandole pituitaria e pineale situate nel cra
nio, vi sono la tiroide e le ghiandole paratiroidee dietro
alla laringe, alla base del collo; il timo nella parte supe
riore del torace, dietro allo sterno (questa ghiandola dimi
nuisce in misura e in importanza con l’arresto dello svi
luppo); le due ghiandole surrenali alla sommità dei reni;
e le gonadi, o ghiandole sessuali, nella parte inferiore del
tronco, sotto gli organi dell’apparato digerente.
Le funzioni delle ghiandole endocrine sono stretta-
mente connesse tra loro, anche se ciascuna svolge un
proprio compito particolare. Una seconda definizione del
le ghiandole endocrine, è quella di ghiandole a secrezione
interna, poiché esse secernono diversi ormoni, senza i
quali il nostro organismo non potrebbe funzionare a do-
128
S c h e m a d e l s is te m a g h ia n d o la r e e n d o c r in o .
129
o minore del normale, noi potremmo perdere o accumu
lare peso in varie parti del corpo.
La ghiandola più importante è l’ipofisi o ghiandola pi
tuitaria, perché regola le attività di tutte le altre. Seb
bene molto piccola di dimensioni - non è più grande di
un pisello -, la pituitaria è nondimeno di estrema impor
tanza per il nostro benessere, poiché fornisce ben dodi
ci ormoni al nostro organismo.
« Sappiamo ad esempio » scrive il dottor John A.
Schindler nel suo interessante libro How to Live 365
Days a Year 1 [Come vivere 365 giorni all’anno] « dell’esi
stenza di un ormone, prodotto dalla ghiandola pituitaria,
che contribuisce ad alzare la pressione del sangue, di
un ormone che stimola lo sviluppo, di un ormone che re
gola l’eliminazione delle urine. Inoltre, esiste un altro
gruppo di ormoni che eccitano le altre ghiandole endo
crine dell’organismo, le quali a loro volta, producono
un numero ancora maggiore di ormoni per regolare ogni
attività del nostro corpo. »
Mi sono dilungata nei particolari perché tu possa ap
profondire lo studio dei numerosi problemi che riguar
dano la tua salute. Immagina il corpo umano come po
tenzialmente minacciato da una forza nemica, quale una
invasione batterica, un’infenzione da virus, o una tensio
ne nervosa; gli effetti delle droghe, delle ferite, delle ope
razioni, di una altitudine eccessiva, di un caldo estenuan
te, del freddo, dell’umidità, della siccità, di un gravoso la
voro muscolare, di una violenta emozione e persino del
la fame, tutti questi effetti nocivi sono compresi tra i
pericoli che minacciano il nostro organismo. Considera,
dunque, la ghiandola pituitaria come un capo spirituale
capace, da solo, di respingere ogni attacco nemico, e ot
terrai un quadro esatto della situazione.
Più specificatamente, chiameremo stati ansiosi i vari
pericoli che minacciano la nostra salute, e tensione ner-
130
vosa il risultato della loro influenza negativa. Questo,
in ogni caso, è il criterio usato dal dottor Hans Selye
nel suo voluminoso libro intitolato Stress of Life 1 [Ten
sione nervosa della vita umana], e in The Story of thè
Adaptation Syndrome - [Storia della sindrome dell’adatta
mento] . Egli spiega che i più gravi stati di tensione nervo
sa, e anche i più pericolosi, sono quelli dovuti alle nostre
particolari emozioni, che sconvolgono e peggiorano il
nostro stato mentale. Ciò dimostra perché il lavoro di un
dirigente spesso porti,con sé come conseguenza il dia
bete o l’ulcera peptica, il che è un inevitabile risultato
per chi costringe se stesso a compiere ogni tipo di do
vere, anche i più faticosi e i più spiacevoli. Un uomo che,
al contrario non svolge un lavoro di responsabilità, è più
probabile che sia vittima di raffreddori, di stanchezza, di
nausee, di debolezza, di artrite, di asma, di infiammazio
ni o di qualunque altro malessere. Questa naturalmente
è una semplice generalizzazione; l’ulcera e l’àrtrite pos
sono colpire chiunque.
Gli studi del dottor Hans Seyle hanno gettato una lu
ce completamente nuova sulle funzioni della ghiandola
pituitaria e sulle sue capacità di risvegliare tutte le forze
di difesa del nostro corpo contro ogni invasore.
È impossibile qui indugiare ulteriormente sui partico
lari di questo affascinante argomento, poiché mi occorre
rebbe uno spazio maggiore di quanto non ne abbia a di
sposizione. Desidero, però, sottolineare che la maggior
parte delle nostre indisposizioni non derivano dalle tossi
ne dei virus o dei batteri, bensì dagli stati di tensione
che, impedendo la normale attività della ghiandola pitui
taria, alterano il suo grado di equilibrio, diminuendo con
seguentemente la nostra resistenza alle malattie.
Poiché i nostri più pericolosi nemici sono appunto le
tensioni psichiche che sconvolgono tra l’altro la nostra
mente, una persona ipertesa, con delle sviluppate capaci
l N e w Y o r k , M c G r a w -H ill B o o k C o m p a n y , I n e ., 1956.
“ M o n tr e a l, A c ta , In e ., 1952.
131
tà intellettuali, è più facilmente soggetta alla loro nefa
sta influenza, che non un individuo meno sensibile.
Ecco il segreto del rilassamento e della giovinezza
rivelato da un uomo che non conosce tensione nervosa,
e che, a novantaquattro anni, ha l’aspetto, la forza e la
energia di una persona esattamente della metà dei suoi
anni. « La mia forza sta nel non aver mai odiato e nel non
aver mai litigato con nessuno » disse Jacques Romano al
giornalista che lo intervistava. Poi spiegò che si comporta
va come un buddista con una persona di religione buddi
sta, come un cristiano con una persona di religione cri
stiana, come un cane con un cane, e così via. E per con
cludere disse: « Tratta la gente come fossero fiori, e vi
vrai una vita felice 1 ».
Ora probabilmente tu stesso sei in grado di vedere co
me lo yoga riesca a inserirsi nell’argomento in modo de
terminante poiché la pratica della posizione sulla testa
ha una diretta influenza sulle funzioni della ghiandola pi
tuitaria che regola l’intero organismo.
La respirazione ritmica e gli esercizi di rilassamento
ci consentono di vincere la tensione dei muscoli e lo sfor
zo della mente che impediscono la secrezione ormonale
dell’ipofisi o ghiandola pituitaria.
Ecco, in breve, come lo yoga restituisce l’equilibrio
normale all’intero organismo e perché la giovinezza, la
felicità e la longevità siano strettamente dipendenti dalla
distensione del corpo e della mente.
1 T he N ew Y o r k e r , 19 lu g lio 1958.
LEZIONE IV
QUARTA SETTIMANA
135
temente dal numero di allievi che le eseguono insieme.
Oggi, dopo aver iniziato con il dondolo, continueremo
la nostra lezione con la posizione sulla testa, da eseguirsi
contro la parete, soltanto se ti senti assolutamente sicuro
di poter fare a meno dell’angolo. Altrimenti continua co
me prima, servendoti dell’angolo come misura di sicu
rezza, finché non ne avrai più bisogno.
136
toccare con le dita dei piedi di nuovo il pavimento. Non
dimenticare di tenere le dita dei piedi piegate, in modo
da non farti male. È necessario abbassarsi molto lenta
mente, per evitare di cadere sulle ginocchia e di ferirsi.
Se perdi l’equilibrio mentre mantieni la posizione, appog
gia subito i piedi contro la parete; ma non indugiare in
questa posizione — con le gambe distese contro la pare
te — poiché ciò inarca la spina dorsale e modifica la cor
retta esecuzione dell’esercizio. Fletti invece le ginocchia.
F i n c h é n o n s e i in g r a d o d i c o n s e r v a r e la p o s i z io n e su lla tes ta , è o p
p o r t u n o a p p o g g ia r e i p ie d i c o n t r o la p a r e t e p e r m a n t e n e r e l'e q u ili
b r io . ('F o t o g r a fìa d i J im B u h rJ
137
7. Yoga
Alzati, solleva le braccia, respira profondamente, poi
sdraiati per una breve pausa.
Durata Protrai la durata dell’esercizio di quindici se
condi per settimana. Il limite massimo è di dodici minu
ti, se viene eseguito insieme ad altri esercizi.
138
Durata Ripeti questo movimento avanti e indietro tre
o quattro volte, assicurandoti di eseguire la respirazione
correttamente.
Azione salutare Questo esercizio rinvigorisce la spina
dorsale, le braccia, i polsi, il petto, la gola, e anche la
schiena e le spalle. Nella posizione sulle ginocchia, le
L a p o s i z i o n e d e l c ig n o , o S w a n a s a n a in s a n s c r ito . S o p r a : I l p r i m o
m o v i m e n t o i n te r e s s a la s p in a d o r s a le , le s p a lle, la r e g i o n e p e l v i c a e
i p o ls i. S o t t o : I l s e c o n d o m o v i m e n t o s v o l g e u n 'e ffic a c e a z io n e sa lu
ta r e s u ll’a p p a r a to d i g e r e n t e , s u ll’ a d d o m e e s u lle g in o c c h ia . ("F o to g ra
fie d i J im B u h rJ
139
cosce, premendo contro l’addome, lo massaggiano vigoro
samente'; le spalle e le braccia ricevono una salutare di
stensione. Il movimento avanti e indietro promuove una
più efficiente evacuazione e riduce l’obesità addominale.
140
L a p o s i z i o n e a s p ir a le , o A r d h a M a t s y e n d r a s a n a in s a n s c r ito , è u n a
d e ll e p o s i z i o n i y o g a fo n d a m e n t a li. E s e g u it a in t r e sta d i, n o n d o v r e b b e
e s s e r e d ifficile d a a p p r e n d e r e . ('F o t o g r a fia d i J im B u h rJ
141
sarai in grado di ruotare lentamente il busto a destra e a
sinistranti sentirai come un pavone che spiega maestosa
mente il suo grande ventaglio variopinto. Dopo l’eserci
zio, distenditi sul pavimento e riposati finché la respi
razione non sarà ritornata normale; quindi respira pro
fondamente parecchie volte.
CONTRAZIONE DELL’ADDOME
142
L a c o n t r a z i o n e d e ll’a d d o m e , o U d d y a n a B a n d h a in s a n s c r ito , è p r a ti
c a ta d a g li y o g h i p e r la s u a a z io n e s a lu ta r e , sia fis ic a sia s p ir itu a le .
('F o t o g r a fia d i J im B u h iV
143
biente, e aggiungi del sale, circa un quarto di cucchiaino
per ogni bicchiere, esegui quindi il movimento di contra
zione e di distensione parecchie volte, in piedi, seduto
e sdraiato. Soltanto a titolo di curiosità, desidero qui ri
cordare che un mio allievo mi ha inviato recentemente
un libretto sul ’’trattamento a valanga” ; esso consiste nel
purificare l’intestino bevendo una gran quantità di acqua
salata e assumendo quindi cinque diverse posizioni, in
ciascuna delle quali vengono eseguite successivamente
una contrazione e una distensione dell’addome; il che di
mostra come, consapevolmente o inconsapevolmente, i
metodi yoga si infiltrino nelle pratiche occidentali per
conservare la buona salute fisica.
Avvertimento La contrazione dell’addome deve essere
tralasciata da coloro che soffrono di cuore e di disturbi
addominali o circolatori. Per controllare se l’addome vie
ne contratto correttamente esegui l’esercizio davanti a
uno specchio appoggiato contro lo schienale di una pol
trona o di un divano. Inclina leggermente lo specchio, al
trimenti non vedrai molto, dato che il busto si fletterà in
avanti. Attento però a non flettere troppo le ginocchia,
poiché il corpo non deve abbassarsi, ma soltanto inclinar
si leggermente. Potresti cominciare con una versione
semplificata di questo esercizio. Invece di mantenere l’ad
dome in contrazione, contrailo e distendilo, quindi con
trailo e distendilo nuovamente. Ripeti l’esercizio due o
tre volte con veloci movimenti successivi. Rilassati e ri
torna in posizione eretta. Ripeti di nuovo l’esercizio e
assicurati che dopo il movimento di contrazione, esegui
to con vigore, non impieghi alcuna forza nel movimen
to di distensione, che deve essere eseguito dolcemente.
In altre parole, è importante soltanto il movimento di
contrazione, non il movimento di distensione. Già al ter
zo giorno di questa lezione potresti eseguire prima que
sto esercizio di contrazione e di distensione e quindi
l’esercizio completo di contrazione dell’addome.
144
ISOLAMENTO DEL MUSCOLO RETTO ADDOM INALE
145
L ’i s o l a m e n to d e l m u s c o l o r e t t o a d d o m in a le , o N a u li, to n ific a la r e
g i o n e a d d o m in a le e la m a n ti e n e in p e r f e t t a fo r m a . ('F o t o g r a fia d e l
F in e A r t s S tu d io , C h ica g o ,)
146
soffrono di indigestioni, di stitichezza, o di disfunzioni
del fegato, della milza, dei reni e del pancreas. Inoltre,
contribuisce a vincere l’insufficienza ovarica e a lenire
le mestruazioni particolarmente dolorose.
Avvertimento Le persone al di sopra dei quarantacin
que anni non intraprendano il Nauti, prima di aver con
sultato un medico. Lo stesso consiglio valga anche per
coloro che soffrono di appendicite, di tubercolosi dell’ad
dome o di alta pressione del sangue. I bambini non si
cimentino in questo esercizio prima di aver raggiunto
l’età della pubertà.
ESERCIZI DI RESPIRAZIONE
PRIMO ESERCIZIO
Assumi una posizione eretta, con i piedi uniti, e le
mani lungo i fianchi. Inspira profondamente, sollevando
lentamente i talloni dal pavimento, fino a sorreggerti sul-
147
L a p o s i z i o n e d e lla c ic o g n a , n e l s u o t e r z o e d u l ti m o m o v im e n t o , r i
c h i e d e u n p a r t ic o la r e e q u ilib r io , c h e s o lt a n t o u n p a z i e n t e a lle n a m e n
t o p u ò g a r a n tir e . ^ F o to g r a fia d i D a v id H e r n a n d e z J
148
I l p r i m o e s e r c i z i o d i r e s p ir a z io n e ', d a e s e g u i r e s o lle v a n d o s i s u lla p u n
ta d e i p ie d i, r i n v i g o r i s c e le c a v ig lie , i p o lp a c c i e le a r c a te d e i p ie d i.
(■ F otografia d i J im B u h r>
149
Azione salutare Con la pratica di questo esercizio ac
quisterai un soddisfacente grado di equilibrio. Inoltre,
esso rinvigorisce le caviglie e sviluppa i polpacci; è ef
ficace anche per le arcate poco profonde dei piedi e per i
polpacci poco muscolosi.
SECONDO ESERCIZIO
151
LA FORZA DI KUNDALINI
1 S i s u p p o n e c h e il c o r p o a s tr a le d i u n u o m o a b b ia la s te s sa f o r
m a e le s te s s e d im e n s io n i d e l s u o c o r p o fis ic o , m a e s s e n d o d i u n a
s o s ta n z a p i ù s o t t i l e , è v i s i b i l e s o lt a n t o a i c h ia r o v e g g e n t i. G li y o g h i
152
fisica, i nadi non sono visibili all’occhio comune: per per
cepirli è necessaria una certa dose di chiaroveggenza.
, Solo grazie alle proprie capacità di chiaroveggenza,
gli antichi yoghi poterono portare a termine le loro ri
cerche e attuare le loro scoperte: altrimenti come avreb
bero potuto realizzare studi così accurati sull’organismo
umano e sulle sue numerose funzioni, migliaia di anni
prima dell’invenzione degli strumenti adatti? Senza
dubbio essi conoscevano 1’esistenza delle ghiandole endo
crine, poiché la maggior parte delle posizioni yoga furo
no studiate in modo da stimolare una o più di queste
ghiandole. La scienza moderna, d’altro canto, ignorò qua
si completamente 1’esistenza di queste ghiandole fino al
1899, quando nacque ufficialmente l’endocrinologia.
Tuttavia gli scienziati moderni tennero e continuano
a tenere un atteggiamento piuttosto scettico nei riguar
di dell’intera teoria yoga del Frana, poiché non sono in
possesso di nessuno strumento che ne registri la presenza;
pertanto l’intero argomento viene trascurato, come se non
esistesse.
L ’esistenza del Frana era conosciuta non solo dagli
yoghi dell’India, ma anche dalle antiche scuole occulte
egiziane, ebree, tibetane, cinesi, più tardi anche dalle
giapponesi, e infine dalle greche. Perfino i primi cristia
ni erano al corrente di questa misteriosa energia cosmi
ca, per la quale esistevano nomi diversi.
Nel libro della Genesi, per esempio, gli ebrei la chia
mano Neshemet Ruach Hayim, che significa respiro e
spirito vitale; la scuola tibetana la chiama Naldjorpas e
la scuola giapponese Zen. Quest’ultima, originaria della
Cina dove vi fu portata dai missionari indù, includeva
a s s ic u r a n o c h e n o i p o s s e d ia m o s e tt e c o r p i, i n c lu s o l’ e v id e n t e c o r p o
fis ic o . U n a s im ile c o n c l u s i o n e fu r a g g iu n t a d a t r e fr a n c e s i, A lb e r t
R o c h a t , il s u o a llie v o C h a r le s L a n c e lin , e il d o t t o r G a s to n D u r v ille ,
c h e h a n n o c o m p i u t o in t e r e s s a n t i e s p e r im e n t i e n u m e r o s e r ic e r c h e
p e r u n g r a n n u m e r o d i a n n i. (1 . L ’E x t é r i o r i s a t i o n d e la S e n s ib ilité ,
A lb e r t R o c h a s , P a r is , P . G . L e y m a r ie . 2. M é t h o d e d e D é d o u b l e m e n t
P e r s o n n e l . C h a r le s L a n c e lin , P a r is , J e a n M e y e r . 3. L e S on a m eli M a-
g n é t i q u e , G a s to n D u r v ille , P a r is .)
153
in alcune pratiche il Pranayana, cioè gli esercizi yoga di
controllo della respirazione, e mirava ad aumentare il
grado di circolazione del Prana nel corpo. Per tenere i
nadi in buone condizioni gli yoghi hanno individuato al
cuni processi di purificazione, chiamati Shodana.
I tre nadi più importanti sono il Shushumna, l’Ida e
il Pingala. Shushumna è il nadi principale, situato en
tro il midollo spinale, mentre Ida e Pingala sono attorci
gliati a spirale su entrambi i lati, come i due serpenti
nel caduceo di Mercurio.
Shushumna viene rappresentato come una verga di
ritta; Ida e Pingala come due serpenti attorcigliati, e i
due petali délYAjna chakra come un paio di ali. La pallina
posta alla sommità della verga si suppone rappresenti
la ghiandola pineale.
Ida, scorrendo attraverso la narice sinistra, è lunare,
femminile e fresca; Pingala, scorrendo attraverso la na
rice destra, è solare, maschile e calda. Gli organi fisici
corrispondenti a Ida e a Pingala, sono probabilmente le
derivazioni simpatiche del nostro sistema nervoso, men
tre quello corrispondente a Shushumna è il midollo spi
nale. Avendo le proprie radici nel centro inferiore del
l’Energia cosmica, il Muladhara chakra (o ruota, come
spiegheremo in seguito) si estende verso il centro supe
riore situato nella testa, il Sahasrara chakra.
Prima di proseguire, ti suggerisco di esaminare lo
schema dei chakra a pag. 155, per avere un’idea più chia
ra dell’argomento. Nella figura puoi vedere i sette cen
tri principali dell’Energia cosmica, situati nel midollo spi
nale, o nadi Shushumna, e circondati dagli altri due na
di, Ida e Pingala. Questi centri vengono chiamati chakra,
ruote, o padma, loti. Essi sono i complementi astrali dei
plessi della nostra anatomia. Comunque, non vanno iden
tificati con i nostri organi fisici, poiché, proprio come i
nadi, anche i chakra appartengono a un’altra dimensione.
I chakra fondamentali sono sette. Il più basso, il chakra
Muladhara, situato alla base della spina dorsale, con
154
traila il processo di evacuazione e corrisponde al plesso
sacrale. Questo è il vero centro occulto del nostro corpo,
poiché contiene la forza segreta, assopita, chiamata Kun-
dalini, il cui simbolo è un serpente avvolto tre volte e
mezzo a spirale, con la coda in bocca; esso chiude l’entra
ta al nadi principale, il Shushumna, che ha le sue radi
ci appunto nel Muladhara. Diciamo incidentalmente che
in tutta l’Asia, come del resto anche nell’antico Egitto e
nell’antica Grecia, molto spesso l’Energia divina viene
rappresentata sotto forma di serpente.
Il secondo, chakra Svadishthana, è situato di fron
te agli organi genitali, controlla tutti i nostri impul-
155
si sessuali e si fa corrispondere al plesso epigastrico.
Il terzo, chakra Manipura, situato di fronte all’ombe
lico, concerne le funzioni digerenti e corrisponde al ples
so solare.
Il quarto, chakra Anahat, all’altezza del cuore, control
la la respirazione e corrisponde al plesso cardiaco.
Il quinto, chakra Visuddha, dietro alla gola, control
la le corde vocali e corrisponde al plesso faringeo.
Il sesto, chakra Ajna, situato tra le sopracciglia, con
trolla il sistema nervoso autonomo e corrisponde al ples
so cavernoso, o più probabilmente alla ghiandola pineale;
è la sede del mistico ’’terzo occhio” di Shiva, e anche del
la chiaroveggenza, secondo gli yoghi. Il biblico Jahvè vie
ne spesso raffigurato in questo modo.
Il chakra Ajna è il punto dove Shushumna, Ida e Pia
gala s’incontrano, formando il sacro nodo chiamato Tri-
veni.
Il settimo e ultimo chakra, il Sahasrara, corrisponde
allo strato corticale del cervello, ed è conosciuto anche
come il loto dai mille petali.
Tutti i loti, o chakra, hanno un numero di petali che
varia da due a sedici, mentre il chakra superiore viene
rappresentato con una gran quantità di petali.
Quando la forza di Kundalini, risvegliata da esercizi
speciali, si muove dal chakra inferiore, Muladhara, attra
verso il nadi centrale, Shushumna, e attraverso tutti gli
altri, essi cominciano a girare come vere ruote e ad apri
re i propri petali come i loti.
Quando Kundalini finalmente entra' nell’ultimo centro
superiore, il chakra Sahasrara, lo yoghi raggiunge il suo
scopo: ha luogo infatti ” il matrimonio divino tra Spirito
e Materia” . A questo punto, la sua coscienza individuale
si unisce con la Coscienza universale, acquisendo uno
stato di suprema felicità, chiamato Samadhi. È opportu
no rilevare, comunque, che persino tra gli yoghi soltan
to alcuni raggiungono un completo stato di illuminazio
ne spirituale.
156
Anche grandi mistici e santi di ogni religione hanno
occasionalmente sperimentato e descritto questo partico
lare stato spirituale, ma non sono mai riusciti a spiega
re come acquisirlo consapevolmente.
Il risveglio della forza di Kundalini, ottenuto con pra
tiche ed esercizi diversi, è il più segreto di tutti gli inse
gnamenti yoga, ed è sempre trasmesso oralmente dal
maestro all’allievo; non può e non deve mai essere de
scritto. Hereward Carrington, nel suo libro Higher Psy-
chical D evelopm ent1 [Un più approfondito sviluppo psi
chico], asserisce che sono stati compiuti profondi studi
per provare che il mistico ’’Albero della Vita” citato nel
libro della Genesi, corrisponde a Kundalini. Questa straor
dinaria energia che racchiude in sé la conoscenza del be
ne e del male fu erroneamente risvegliata da un esse
re chiamato Adamo nella Bibbia. L ’autore suggerisce che
tutta la leggenda della Genesi concernente il serpente è,
secondo il punto di vista orientale, niente altro che un
modo per simbolizzare il risveglio del serpente di fuoco
Kundalini, che sarebbe anche l’energia elettrica primor
diale conosciuta come Speirema o serpente a spirale.
Nelle sacre scritture indiane questa forza viene de
scritta come attorcigliata, simile a un ’’serpente assopi
to” ; nel libro della Genesi, come ” il serpente più astuto
di qualsiasi altra bestia che il Signore abbia creato sulla
terra” . Èva, quando questa forza si risvegliò in lei, fu
tentata di farne un cattivo uso. Indirizzata verso i centri
fisici inferiori del nostro corpo, la forza del serpente con
duce alla conoscenza del male; indirizzata, invece, verso il
cervelllo conduce alla conoscenza del bene. Da qui, la du
plice azione della forza solare che viene rappresentata co
me ’’l’Albero della conoscenza del bene e del male” . Que
sta fondamentale energia per i nostri corpi è strettamente
connessa con l’altrettanto fondamentale energia sessua
le e può essere trasformata da alcune pratiche yoga.1
1 N e w Y o r k , D o d d , M ea d & C o . 1920.
157
Per ciò che riguarda la sessualità in se stessa, potresti
avere, come del resto molti altri, l’errata convinzione che
10 yoga ne auspichi la soppressione, dal momento che
la maggior parte degli yoghi sono asceti; il che non è af
fatto vero. Gli yoghi conoscono semplicemente il segre
to di trasformare l’energia sessuale in forze più sottili,
chiamate ojas, per indirizzarle verso i canali psichici. At
traverso questa trasformazione l’energia sessuale in ec
cesso non va né perduta né soppressa, ma viene sempli
cemente trasformata in sostanze più sottili, proprio come
11 ghiaccio in acqua o l’acqua in vapore.
La soppressione della sessualità generalmente si ri
scontra in tutti i casi di disturbi mentali o psichici, nelle
anormalità o nelle perversioni. D’altro canto, questa stessa
energia, invece di venire utilizzata in maniera normale o
altrimenti in esercizi salutari e in attività intellettuali,
può essere diretta al plesso solare o al cervello. Questa è
una pratica yoga, e colgo qui l’occasione per approfondire
maggiormente l’argomento.
Quando uno yoghi risveglia questa forza assopita,
l’energia solare, che da essa deriva, gli dona equilibrio,
armonia, liberazione dai desideri e un senso di felicità.
Solo allora egli giunge alla completa Realizzazione del pro
prio essere. La scintilla divina in lui si trasforma in
fiamma e si fonde nella Consapevolezza universale. Que
sta realizzazione divina è lo scopo finale di tutti gli yoghi;
è il grado più alto che un essere umano possa raggiunge
re su questa terra.
Molte persone impiegano una vita intera, per raggiun
gere questo stato, altre invece soltanto alcuni anni, ma
esso può anche giungere improvvisamente come un dono
inatteso. Sappiamo che ciò è accaduto non solo a yoghi e
a rishi dell’India, ma anche a mistici, a santi e a persone
dalla spiritualità particolarmente sensibile.
Noi, comuni mortali, non possiamo aspettarci di rag
giungere questo paradisiaco stato di consapevolezza, fin
ché conduciamo una vita mondana, e siamo soggiogati
158
dalle sue illusioni. È opportuno tuttavia sapere che esso
può esistere anche su questa terra, che è una realtà, e
che, se dovessimo vivere un’altra vita, anche noi potrem
mo entrare a far parte di questo regno di eterna beatitu
dine e di immensa felicità. Per citare lo Yoga del maggior
generale Fuller l, « la filosofia yoga è stata il conforto
di milioni di persone per molti secoli, non soltanto in In
dia ma in tutto il mondo. Questa filosofia ha dato i più
grandi e autorevoli maestri, come Gautama, Cristo, e Mao
metto, la dottrina dei quali, al di là dell’Inconoscibile,
ha rappresentato la forza che ha guidato e spronato tutti
i popoli. Tutti questi uomini furono, in un certo senso,
yoghi, e le loro vite, sebbene esteriormente differenti
l’una dall’altra, furono identiche internamente, così come
pure i loro insegnamenti, che, in ogni caso, spingevano
i discepoli verso un’unica Realtà, la Pace che sta al di là
del conoscibile ».
QUINTA SETTIMANA
163
P o s i z i o n e s u lla te s ta . I n a lto a s in is tra .· A s s u m i la p o s i z io n e su lla
t e s t a p a r z ia le . I n a l t o a d e s t r a : A s s ic u r a ti d i u s a r e b r a cc ia , g o m i t i e
m a n i p e r s o s t e n e r t i . I n b a s s o a s in is t r a : C o m in c ia a s o l l e v a r e le n
t a m e n t e le g a m b e , m e n t r e le g in o c c h i a s o n o a n c o r a p ie g a t e . I n b a s
s o a l c e n t r o : R i ti r a in d e n t r o le n a t ic h e p e r o t t e n e r e m ig lio r e e q u i
lib r io . I n b a s s o a d e s t r a : D is te n d i le n t a m e n t e le g a m b e . ('F o t o g r a fie
d i J im B u h r J
164
ni, ma non essere impaziente e non tentare, per nessun
motivo, l’esercizio più di quattro o cinque volte consecuti
ve, poiché è troppo impegnativo. Dopo quattro o. cinque
tentativi, riusciti o non riusciti, sdraiati, rilassati e non
abusare delle tue forze. Una volta assunta la posizione,
tieni la spina dorsale e le gambe erette, le dita dei piedi
distese e il corpo rilassato. Chiudi gli occhi ed esegui la
respirazione profonda. Conserva la posizione per alcuni
secondi, poi ritorna nella posizione iniziale flettendo prima
le ginocchia e abbassando poi le gambe fino a toccare il
pavimento con i piedi. Ricordati di tenere le dita dei piedi
piegate! Quindi, alzati in piedi lentamente, distendi le
braccia sopra la testa, inspira profondamente e sdraiati
per una breve pausa. Non indugiare mai nella posizione
sulla testa se non ti senti completamente a tuo agio, ma
ritorna nella posizione iniziale e comincia da capo. Non mi
stancherò di raccomandarti di non affaticare la testa, il
collo, le spalle e la spina dorsale. Se ritieni di non poter
vincere la paura di assumere questa posizione, è opportuno
insistere nella posizione sulla testa parziale, finché non ti
sentirai sufficientemente allenato per affrontare l’eserci
zio completo. Non pensare che l’esercizio sia paragonabile
a un coraggioso tuffo in acqua, perché in questo caso i tuoi
muscoli s’irrigidiranno e la tua prova fallirà. Esegui
l’esercizio soltanto quando ti senti rilassato e sicuro, senza
alcun senso di paura, di affanno o di sforzo; altrimenti
assumi la posizione in un angolo o vicino a una parete.
Abbi pazienza e non forzare mai l’esito. Dal momento che
nelle precedenti lezioni abbiamo già illustrato i benefici
e gli avvertimenti riguardanti la posizione sulla testa, ti
conviene rileggerli per essere sicuro di non commettere
errori nell’esecuzione dell’esercizio.
Durata In principio conserva la posizione per quindici
secondi, protraendo gradualmente la durata di quindici se
condi alla settimana. La posizione sulla testa, se viene
eseguita senza altri esercizi, né prima né dopo, può essere
165
L a p o s i z i o n e s u lla t e s t a e s e g u i ta d a lla m a d r e d e lV a u tr ic e . ( F o t o g r a
fia d i J im B u h r> \
166
mantenuta da un allievo molto allenato dai quindici ai
venti minuti, altrimenti il limite massimo è di dodici
minuti.
POSIZIONE A TRIANGOLO
L a p o s i z i o n e a tr ia n g o lo , o O o p a v is h t a -K o n a s a n a , a g i s c e s u i m u s c o l i
e s u i ten d in i. ("F o to g ra fia d i J im B u h r>
167
POSIZIONE A SPIRALE: SECONDO MOVIMENTO
s e c o n d o m o v i m e n t o d e lla p o s i z io n e a s p ir a le , c o m b in a t o c o n la r e
s p i r a z io n e p r o f o n d a . ^ F o to g r a fia d i M is c h a P e ] z )
168
le gambe, muovendo il piede destro sopra il ginocchio sini
stro. Ora fletti il ginocchio sinistro in modo che il tallone
sinistro tocchi la natica destra. Appoggia la mano sinistra
sul piede destro e porta il braccio destro dietro alla schie
na, all’altezza della vita, con il palmo aperto. Inspira pro
fondamente, e, mentre espiri, esegui lentamente un movi
mento di torsione verso destra, tenendo le spalle erette
e il mento alto.
Durata Conserva la posizione per dieci secondi, poi len
tamente porta la testa, le spalle e il busto nella posizione
iniziale. Ripeti l’intero esercizio ancora una volta, quindi,
invertendo la posizione delle gambe e delle braccia, esegui
il movimento di torsione verso sinistra. Infine, sdraiati e
rilassati; quando la respirazione sarà tornata normale, ese
gui alcuni esercizi di respirazione profonda.
POSIZIONE A CANDELA
169
8. Yoga
renza che qui il corpo è mantenuto in posizione eretta
dalle spalle ai piedi, mentre le mani sono spostate dai
fianchi alla spina dorsale per ricevere un sostegno più
efficace. Inoltre, mentre il Vipantakarani Mudra agisce
principalmente sulle gonadi, o ghiandole sessuali, e so
lo in parte sulla tiroide, la posizione sulle spalle agisce
maggiormente sulla tiroide.
170
di stitichezza e di indigestione, e anche in caso di me
struazioni particolarmente dolorose, di altri disturbi fem
minili e di debolezza degli organi riproduttivi.
R u th S t. D e n is , u l t r a o t ta n t e n n e , c o n s id e r a la p o s i z io n e a c a n d e la in
d i s p e n s a b ile n e lla s u c c e s s i o n e q u o tid ia n a d e i s u o i e s e r c iz i-
ili
POSIZIONE SUPINA
172
Azione salutare Questo esercizio stimola la ghiandola
pituitaria, la ghiandola pineale, la tiroide e le ghiandole
surrenali. Rende flessibile e distende il collo, rinvigori
sce e tonifica il sistema nervoso, i reni, lo stomaco e l’in
testino, la regione pelvica e i nervi connessi con le attivi
tà sessuali.
ESERCIZI DI RESPIRAZIONE
RESPIRAZIONE PROTETTIVA
173
MOVIM ENTO DEL BOSCAIOLO
176
ti sono completamente indifferenti? Molti, per esempio,
credono sinceramente di non essere colpevoli se uccido
no; ma se essi riesaminassero il proprio operato alla lu
ce del comandamento: « Non uccidere » e degli insegna-
menti di Albert Schweitzer, certamente cambierebbero
opinione. Infatti Schweitzer non tollerava alcun tipo di
uccisione nel suo ospedale nella giungla dell’Africa equa
toriale, dove predicava il « rispetto della vita », non sol
tanto della vita umana, ma della vita in generale.
Pensavo a tutto ciò mentre ascoltavo una conferenza
di J. Alien Boone, l’autore di Kinship with All Life 1 [Fra
tellanza con tutti gli esseri viventi]. Egli raccontava che
una volta, mentre stava per spruzzare un insetticida nel
la sua camera per liberarsi dalle formiche, gli venne im
provvisamente in mente che anche loro sono parte della
vita e hanno il diritto di esistere. Dopo qualche esitazione
decise di parlare loro, dicendo che rispettava il loro de
siderio di vivere e che non le avrebbe mai uccise, ma
dal momento che il loro pósto era fuori in giardino, le
pregò di andarsene. Concesse loro due giorni di tempo
ammonendole che sarebbe stato costretto ad agire diver
samente se non lo avessero ascoltato. « Ci crediate o no, »
ci disse per concludere « dopo due giorni le formiche
erano realmente sparite. »
Questa divertente storiella mi impressionò molto. Po
co dopo, la nostra domestica Olga scoprì un corteo di for
miche nell’angolo del salotto dove una grossa farfalla gia
ceva morta dietro alle tende. Ricordandomi l’espefienza
di Alien Boone le chiesi di non toccarle, ma di lasciare
che io trattassi con loro. Appena se ne andò, mi misi in
ginocchio per presentare la mia proposta alle formiche:
chiesi loro di ritirarsi in un luogo più congeniale, con la
promessa di tenere dello zucchero fuori in giardino. Do
po alcuni giorni se ne erano andate. « Si vede che qui
non c ’è niente che le attragga particolarmente » notò 01-
1 N e w Y o r k , H a r p e r a n d B r o t h e r s , P u b lis h e r s , 1954.
177
ga; ma quando sollevò la tenda, scoprimmo due farfalle
ancora più grosse sul pavimento, ma neanche una formi
ca intorno a esse. Sopraffatta dalla gioia, la guardai con
aria trionfante.
Questo piccolo avvenimento mi aprì tutto un mondo
nuovo. In verità so che alcuni seguaci dello yoga, poiché
si sentono portati verso ogni creatura vivente, possono
addomesticare anche tigri e altri animali selvaggi; ma
poiché io non penso che una formica sia un animale e
non ritengo di essere una vera yoghini mi sentii molto
contenta quando riuscii a ottenere ciò che volevo solo
con la forza della persuasione. Da quel momento in poi
cominciai a parlare con tutto ciò che striscia o che si
insinua, incluso anche un bel serpente che incontrai tra
le rovine di un antico tempio in Cambogia.
Naturalmente non posso essere sicura di ottenere, con
una tigre o con un orso selvaggio, lo stesso successo che
ottenni con gli insetti; perciò a questo punto è meglio
cambiare argomento e ritornare allo Yama, del quale sta
vamo parlando prima. Ti consiglio di scrivere su un fo
glio di carta le dieci regole dello Yama e del Niyama, o
per così dire i dieci comandamenti, o i comandamenti
buddisti, che sono appunto dieci anch’essi.
Essi sono:
1. Non uccidere, ma abbi rispetto della vita.
2. Non rubare, non commettere rapine; aiuta ciascuno
a essere padrone dei frutti del proprio lavoro.
3. Astieniti dalle impurità e conduci una vita di ca
stità.
4. Non mentire, ma sii sincero. Di’ la verità con di
screzione, senza timori e a cuore aperto.
5. Non mettere in giro cattive notizie e tanto meno
non ripeterle. Non parlar male del tuo prossimo, ma cer
ca di vedere i lati buoni di ogni individuo, in modo da
difenderlo con sincerità contro i propri nemici.
6. Non bestemmiare, ma parla con decenza e dignità.
178
7. Non sciupare il tempo pettegolando ma impiegalo
per raggiungere i tuoi scopi o resta in silenzio.
8. Non desiderare la roba degli altri, non invidiare,
ma gioisci delle fortune altrui.
9. Purifica il tuo cuore da ogni malizia e non serbare
rancore, rteppure contro i tuoi nemici; abbraccia con gioia
tutti gli esseri viventi.
10. Libera la tua mente dall’ignoranza e sii ansioso
d’imparare la verità, che è necessaria soprattutto perché
tu non cada preda dello scetticismo e degli erróri.
179
gli individui, soprattutto da coloro che sono interessati in
un miglioramento del proprio stato spirituale, e che natu
ralmente non dedicano tutto l’interesse solo alla loro na
tura animale.
Riconoscere i nostri difetti e vedere noi stessi in una
vera luce, è difficilissimo; più difficile che pettinarsi o
farsi la barba, truccarsi e vestirsi per uno spettacolo sen
za avere uno specchio.
Questo spiega perché noi abbiamo bisogno di una ter
za persona, imparziale, come un insegnante, che ci mo
stri i difetti. Noi non possiamo in alcun modo vederli
da soli, né fidarci completamente delle critiche della no
stra famiglia o dei nostri amici, poiché, come molto spes
so accade, potrebbero, in un modo e nell’altro, essere tut
ti prevenuti. Che potremmo fare se non ci fosse nessuno
a cui rivolgerci per un consiglio e per una guida, se non
ci fosse nessuno che ci facesse vedere i nostri torti e che
ci dicesse la verità su noi stessi?
Una volta, mi trovai in una situazione di questo ge
nere, improvvisamente sola e incapace di affrontare la
vita, circondata da gente che considerava lo yoga niente
più che un bersaglio per scherzi e per commenti poco
piacevoli; e allora mi ricordai del consiglio datomi una
volta da un certo Krishnamurti \ in un momento dispe
rato della mia vita, mentre attraversavo un periodo di
dolorose e angosciose esperienze.
« Conosci la vera causa della tua sofferenza? » Krish
namurti mi domandò. « È la paura, anche se tu non puoi
capirlo. Sei infelice perché hai paura di affrontare le tue
difficoltà e cerchi di accomodarle in qualche modo; vor
resti correre lontano da esse, invece di esaminare con
calma la causa della tua preoccupazione. Devi affrontare
la completa solitudine; se vuoi realmente liberarti dalla
1 K r is h n a m u r t i. c h ia m a t o r is p e t t o s a m e n t e in I n d ia K r is h n a ji, è
la r g a m e n t e c o n o s c i u t o c o m e p e n s a t o r e , s c r it t o r e e o r a t o r e . È a u t o r e
d i E d u c a tio n a n d t h è S ig n ijic a n c e [ L ’e d u c a z io n e e l'e s s e n z a d e lla
v i t a ] , T h e F ir s t a n d L a s t F r e e d o m [L a p r im a e l ’ u ltim a lib e r t à ] e
C o m m e n t a n e s o n L iv i n g [C o m m e n t a r i s u l m o d o d i v i v e r e ] .
180
causa del tuo dolore, devi star sola, e affrontando la soli
tudine imparerai a essere riflessiva e a vigilare su te
stessa. Una persona raggiunge la piena consapevolezza di
se stessa, solo quando non tenta di evitare qualcosa, o di
sfuggire all’inevitabile, la qual cosa significa essere capa
ci di stare soli. Attraveiso l’estasi di questa solitudine,
conoscerai la verità. »
Aveva ragione. Quando cominciai a riflettere capii che
la paura era la base del mio tormentato stato mentale.
Secondo Krishnaji era necessario considerare le cose da
un punto di vista obiettivo e vederle sotto un aspetto dif
ferente. Come sono riuscita ad acquisire tutto ciò? Egli
mi consigliò di rimanere completamente sola e di non
vedere nessuno per alcuni giorni. « Rimani sola con i tuoi
problemi ed esaminali attentamente da vicino. Quando
avrai fatto questo, non avrai più paura di essi. »
Seguii il suo consiglio sebbene non riuscissi a com
prendere come la solitudine avrebbe potuto aiutarmi; fino
a quel momento, infatti, ero convinta che solo il calore e
la comprensione Umana mi sarebbero stati di aiuto. Ave
vo torto. Dopo alcuni giorni trascorsi da sola tra lacrime
e disperazione, improvvisamente mi invase una meravi
gliosa sensazione di pace e di gioia. Sembrava che tutti i
miei tormenti appartenessero a un lontano passato; essi
per me non avevano più importanza di quanta ne può
avere un verme schiacciato per un uccello che vola.
Più tardi, ripensando al cambiamento che questa espe
rienza aveva operato in me, decisi di stabilire dei giorni
fissi di completo silenzio, durante i quali potessi rivol
germi per consiglio e ispirazione al più fidato amico,
insegnante e guida: l’Io, la Verità che è in noi...
Stabilii un tempo speciale per questo ’’incontro” e de
cisi anche di digiunare nel giorno del silenzio, di non
vedere nessuno e di non parlare con nessuno, in breve,
di rimanere ’’assente” da tutti e da tutto.
All'inizio mi sembrava un po’ strano rimanere sola
nella mia stanza, vagando in una specie di vuoto per tut
181
to il giorno. Mi ero prefissa di interrompere le mie abitu
dini giornaliere, perciò passavo il giorno meditando, ascol
tando musica e canti, leggendo i poemi di Krishnamurti,
libri sullo yoga e sulle vite dei grandi saggi e dei santi.
A volte, vedevo i pensieri passarmi innanzi come bianche
nuvole fuori dalla finestra.
Subito dopo l’inizio della meditazione divenni profon
damente consapevole di una presenza che riempiva la
stanza come il fumo blu dell’incenso. Al primo momento
rimasi immobile, sopraffatta dalla gioia, in presenza del
mio invisibile ospite, che divenne subito mio giudice, con
sigliere e amico, uno col quale potevo apertamente di
scutere dei miei problemi, delle mie difficoltà e dei miei
difetti.
Non è difficile risolvere un problema una volta che
riesci a vedere le cose dal punto di vista obiettivo dello
spettatore che è pienamente consapevole dei veri, reali
motivi che determinano ogni azione. Non è possibile in
gannare i fatti, né nasconderli, e tantomeno alterarli. An
che i pensieri più segreti e nascosti di una persona ven
gono alla luce, e così pure le azioni appaiono nella loro
più intima essenza. Una persona allora si rende conto di
ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato, delle ragioni
che hanno determinato questa o quella azione, e del mo
tivo che ha suscitato le reazioni del suo prossimo.
Verso la fine della giornata generalmente interrompo
il silenzio e il digiuno, qualche volta, però, lo mantengo
fino al mattino seguente, poiché mi spiace lasciare il me
raviglioso mondo che ho trovato.
Questi giorni di silenzio, che io fissai una volta al me
se, divennero per me una grande fonte di forza e di ispi
razione e mi aiutarono durante uno dei periodi più dif
ficili della mia vita.
Una volta, mentre scendevo giù dalla mia camera per
fare una passeggiatina in giardino, mi capitò di sorpren
dere il ragazzo di casa nostra mentre rispondeva al tele
fono e diceva: « La signorina essere in casa, solo non
182
parlare e non mangiare oggi ». Era cinese e non mi appro
vava certamente.
Di tanto in tanto tutti noi dovremmo ripulire il nostro
magazzino mentale, perché non si riempia di timori,
di problemi non risolti, di noiosi pensieri, di emozioni re
presse e di contrastate speranze. Se riuscissimo a libe
rarci di essi, staremmo molto meglio. Di solito noi tenia
mo represse le nostre emozioni finché alla fine qualcosa
in noi esplode o in forma di collasso nervoso, un disturbo
piuttosto serio, o in forma di rivolta violenta di qualun
que tipo.
Sfortunatamente la gente raramente è capace di rico
noscere tutta la verità perché parte di essa sembra in
variabilmente perdersi nel momento in cui uno tenta di
tradurre in parole i propri pensieri, sia per paura sia per
vergogna di mettere a nudo il proprio essere di fronte
ad altre persone. Ma quando tu indirizzi tutti i più one
sti pensieri verso il più alto potere che è in te stesso,
non è più necessaria nessuna simulazione. Se trovi impos
sibile stare un intero giorno in silenzio, comincia con
mezz’ora ogni sera e fai in modo che tutte le tue attività
giornaliere, con le loro sensazioni, pensieri, e motivi, pas
sino in rassegna a uno a uno davanti al sùpremo Giudice
che è in te. Non nascondere niente. Non giustificare i
tuoi motivi e soprattutto non cercare di biasimare qual
che altra persona per ciò che è accaduto: fai onestamen
te uno sforzo per scoprire dove stanno i tuoi errori.
« Non ho bisogno di osservare un’ora speciale di silen
zio » una donna mi disse una volta « poiché io vivo da
sola e in ogni caso non ho nessuno a cui pensare. » Na
turalmente quella donna non aveva capitò a fondo il pro
blema, poiché uno può realmente rimanere solo per ore
e giorni di fila, con i pensieri più volgari, più superficia
li e privi di senso, e saltare da un pensiero all’altro come
una cavalletta. Se le ore di solitudine non sono utilizzate
per la contemplazione e la meditazione, non hanno nes
sun valore speciale e molto probabilmente rappresenta
183
no solo un periodo di tempo triste e monotono. Una cal
ma, profonda riflessione, fatta di sera, d’altro canto, può
aiutarci a vedere profondamente negli intimi recessi di
noi stessi, a vederci come realmente siamo, in modo da
arrivare a riconoscere le nostre colpe e a risolvere i no
stri problemi. Dopotutto conosciamo noi stessi così poco!
Ad esempio, io conosco una donna che aveva una cugi
na così chiacchierona che tutti in famiglia tremavano ap
pena la vedevano. Quando gentilmente io le parlai di que
sto problema, essa si offese e semplicemente rifiutò di
crederci, poiché era realmente convinta di essere una per
sona quieta, e di aprire la bocca raramente.
Finalmente qualcuno ebbe la brillante idea di installa
re un magnetofono e di incidere ciò che diceva, per poi
farglielo risentire. L ’effetto fu sorprendente. La poverina
era completamente annientata, poiché solo allora si rese
conto di non chiudere quasi mai bocca.
L ’autodisciplina non è una cosa così dura come si può
credere, ma potrebbe anche diventare un esperimento
interessante. Sappiamo di improvvise metamorfosi di pec
catori in santi, ma nella maggior parte dei casi dobbiamo
fare uno sforzo costante per vigilare su noi stessi. « Co
nosci te stesso! » È diffìcile? Sì, lo è, ma certamente vale
la pena di provare.
Ora, l’ultimo piccolo consiglio: quando rifletti sulle
tue azioni giornaliere, sui pensieri, e sulle parole, indu
gia soltanto sui dubbi e sui timori, senza considerare le
tue qualità. Poiché le qualità devono venire naturalmen
te e spontaneamente. Altrimenti finirai col complicar
ti 1’esistenza per ogni inezia, come il piccolo giovane
esploratore, che mentre esaminava le buone azioni della
giornata, scrisse in tutta serietà: « Presa una seggiola per
la nonna! ».
LEZIONE VI
SESTA SETTIMANA
187
Per te, che rappresenti il tipo medio di occidentale,
molto occupato durante il giorno, saranno sufficienti i fon
damentali dieci Asana, due o tre esercizi di respirazione,
e alcune posizioni extra eseguite alternativamente, per
mantenerti in ottime condizioni.
In India, gli yoghi generalmente praticano circa 84
Asana, 32 dei quali sono considerati molto utili, e 10 sono
realmente essenziali per il benessere di ogni individuo.
Il numero originale delle posizioni yoga descritte nei vec
chi testi, ammonta a 84.000, ma dubito che ci sia qualcu
no tra gli yoghi di oggigiorno che le conosca tutte.
189
L a p o s i z i o n e d i r ip o s o ad a n g o lo r e t t o u n is c e a ll'a z io n e s a lu ta r e d el
la p o s i z i o n e a c a n d e la q u e lla d e lla p o s i z io n e d e ll’ a r a tr o . ('F o to g ra · |
fia d i J im B u h rJ
190
L a p o s i z i o n e d i e q u i lib r i o ad a n g o lo , u n v e r o t r i o n fo d ’e q u i lib r i o p e r
l’a lliev a m o l t o a lle n a ta . ( F o t o g r a fia d i J im B u h rJ
191
profondamente, e poi espirando e ruotando la testa, le spal
le e la schiena verso destra come hai fatto prima.
Ripeti l’esercizio due o tre volte, poi inverti la posi
zione delle gambe e delle braccia e ripeti l’esercizio ver
so sinistra.
Se non riesci a toccare la punta dei piedi, tienili sol
levati dal pavimento, in modo che tu possa raggiungere
l’esatta posizione; aiutati con una cinghia intorno ai pie
di, se lo trovi più comodo.
La posizione a spirale presenta delle difficoltà per
L a p o s i z i o n e a s p i r a l e : il t e r z o e d u ltim o m o v im e n t o , e s e g u i t o dal
l'a t t r i c e M a la P o w e r s . ("F o to g ra fia d i M iller,)
192
molte persone all’inizio. Mi ricordo di un piccolo eroe di
molti film di avventure, il quale mi domandò ad alta vo
ce in classe che cosa avesse di sbagliato il suo corpo. « Le
mie braccia sono troppo corte o sono io troppo grasso? »
Naturalmente, niente di tutto questo. I suoi arti erano
realmente troppo legati e la sua spina dorsale non era
abbastanza flessibile per assumere questa posizione. « Io
raggiungerò, comunque, questa posizione anche se pro
vandola mi dovessi rompere le braccia o la schiena » di
chiarò solennemente, guardando la moglie e i figli men
tre eseguivano questo esercizio con la più grande facili
tà. Alla fine anch’egli ci riuscì, naturalmente senza rom
persi niente, ma ci volle del tempo.
ESERCIZI DI RESPIRAZIONE
POSIZIONE A MONTAGNA
193
L a p o s i z io n e a m o n ta g n a , o P a r-
v a ta s a n a in s a n c r ito . P r im o m o v i
m e n t o ( i n a lto à s in is t r a i : C o m in
cia c o n la p o s i z io n e lo to , c o n le
g a m b e in c r o c ia t e a lla m a n ie r a d e
g li a ra b i. S e c o n d o m o v i m e n t o ( i n
a lto a d e s t r a ! : I l p iù s e m p l i c e
d e i t r e è e s e g u i t o in g in o c c h i o .
T e r z o m o v i m e n t o ( i n b a s s o a s in i
s tr a !·· D e r iv a d a lla p o s i z io n e lo to
m a p e r eseg u irlo è n ec e ss a rio un
n o t e v o l e a lle n a m e n to . ( F o t o g r a f ì e
d i J im B u h r l
194
Questa posizione, in tutti i suoi movimenti, è chiama
ta posizione a montagna, o Parvatàsana in sanscrito.
È necessario tenere le braccia distese e ferme, men
tre esegui la respirazione ritmica.
zi s e c o n d o e s e r c i z i o d i r e s p i r a z io n e p u ò e s s e r e p a r a g o n a to ad u n
m o v i m e n t o d i s p in ta in a v a n ti e in d ie tr o . ^ F o to g ra fìa d i J im B u h rJ
195
fondamente ed esegui parecchie volte questo movimento
avanti e indietro contro il muro trattenendo il respiro,
quindi espira. Riposa e poi ripeti l’esercizio.
Questo esercizio snellisce gli avambracci e le cavi- '
glie e nello stesso tempo li rinvigorisce. Lo stesso movi
mento, eseguito sul pavimento, anziché contro il muro,
ha una maggiore azione salutare, anche se è più difficile
e faticoso.
Dopo aver eseguito questo esercizio contro il muro
per un po’ di tempo, dovresti essere capace di eseguirlo
sul pavimento, senza cadere immediatamente disteso sul
l’addome.
Sdraiati sullo stomaco, tenendo le dita dei piedi rove
sciate e il palmo delle mani sul pavimento all’altezza del
le spalle. Inspira profondamente e, mentre trattieni il
fiato, distendi e fletti le braccia alternativamente, tenen
do il corpo rigido e immobile. Poi, espirando, abbassati
lentamente verso il pavimento, prima con il mento e il
petto, per ultimo con l’addome. Non tralasciare di con
centrarti sulla esatta respirazione. Alla fine della lezione
rilassati.
CONCENTRAZIONE E MEDITAZIONE
197
raramente coltivata e insegnata. Ciò è particolarmente
vero soprattutto per l’America, dove ogni cosa sembra
fatta per distrarre continuamente la mente, che alla fi
ne si stanca. Sovraccaricata da troppe idee superficiali e
non essenziali, la nostra mente perde l’abilità di concen
trarsi, di discernere e di distinguere.
Come risultato, un numero sempre maggiore di sog
getti non riesce ad abituarsi a pensare con la propria te
sta, a prendere le proprie decisioni, e a risolvere da soli
i propri problemi. Essi crescono tra uomini e donne, spi
ritualmente immaturi, incapaci di mettere in luce le pro
prie intime risorse, e perciò dipendoni completamente
da ciò che gli altri fanno, dicono, ò pensano. Come bam
bini, essi cominciano a rivolgersi verso passatempi su
perficiali o eccitanti, per rompere la monotonia di una
vita vuota e priva di significato. A questo punto ti sugge
risco di leggere How to Live 365 Days a Year [Come vi
vere 365 giorni all’anno] del dottor John A. Schindler,
un libro che ho citato precedentemente. Ti aiuterà sen
z’altro a comprendere meglio la gente che ti sta intorno
e a capire il suo comportamento.
La nostra mente è realmente quasi l’unica fonte dei
nostri piaceri, dei nostri dolori, dei nostri fallimenti e
dei nostri successi, del nostro star bene e del nostro star
male. Questo è valido anche per una gran quantità di di
sturbi fisici. Circa l’80 per cento delle nostre malattie
hanno un’origine psicosomatica. Questo fatto da solo è
più convincente di molte parole, poiché significa che su
dieci persone ammalate, otto soffrono di una malattia
che ha origine nella loro mente, che si tratti di paura, di
inquietudine, di ira, di gelosia o di altre nocive emozioni.
Tutto questo non vuole dimostrare che la sofferenza
e il dolore causati da una emozione non siano reali; in
fatti i loro sintomi possono spesso essere curati con me
dicine. Tuttavia ogni cura radicale deve essere pratica
ta solo attraverso la mente, poiché questa è la sede delle
cause principali della malattia. Per qualche ragione la
198
maggior parte della gente, soprattutto gli uomini, si of
fendono a sentirsi dire che la loro precaria condizione è
dovuta a un particolare stato emotivo.
« È assolutamente ridicolo » mi disse bruscamente un
uomo d’affari che era venuto da me. « Se non posso dor
mire, è proprio a causa di questo dannato fuoco di San
t’Antonio, e il mio dottore mi ha detto che la respirazione
yoga e il rilassamento potrebbero aiutarmi. Non sono
una donnetta isterica, sono un valido uomo d’affari, e di
quelli anche che hanno successo! » A ogni modo, una mia
discussione con lui dimostrò che egli non era così invul
nerabile, come forse pensava di essere. Ammise di aver
lavorato fino a tardi, che gli affari non gli erano andati
bene come al solito, che a volte si sentiva stanco, e che
un malinteso col fratello, suo socio in affari, lo aveva pro
fondamente turbato. Quando finalmente scoprimmo che
il fuoco di Sant’Antonio gli era venuto per la prima volta
il giorno seguente la sua discussione col fratello, feci
di tutto per persuaderlo ad avere un colloquio chiarifica
tore anche se all’inizio sembrava completamente contra
rio alla prova. Come era logico immaginarsi, tutte le sue
preoccupazioni svanirono non appena la mente gli si ri
lassò da quella tensione; e non solo riprese a dormire pro
fondamente di notte, ma si liberò anche di quella male
detta malattia.
La nostra mente spesso si comporta come una furba
scimmietta che cerca di giocarci ogni tipo d’inganno, a
meno che noi non stiamo bene con gli occhi aperti. Per
fare un esempio, osserviamo il signor John Brown men
tre si prepara per la colazione, dopo una notte piuttosto
agitata. Lo seguiamo mentre cerca la cintura della giac
ca. Diventa sempre più contrariato e seccato. Alla fine,
dopo avervi rinunciato, scende in giardino per bere il
caffè. Con grande sorpresa vede la sua Cintura sull’erba
sotto la finestra della camera da letto. Compiaciuto di
averla finalmente trovata, sta per raccoglierla quando la
moglie gli grida: « Stai attento, è un serpente! ». Facen
199
do immediatamente un balzo indietro, urta contro la ca
meriera, la quale lascia cadere il vassoio della colazione.
Il caffè bollente si rovescia non solo sulla giacca nuova
ma anche sul figlioletto del signor Brown che era venu
to col triciclo per vedere il serpente, e che ora comincia
a piangere disperatamente. Alla fine anche il giardinie
re, allarmato da tutta quella confusione, arriva con una
grossa pala per uccidere il t, ìrpente. Si ferma, fa un largo
sorriso: « Non è un serpente, è una vecchia canna per
innaffiare il giardino, che io ho buttato via stamattina
perché non mi serve più! ».
E questo è ciò che realmente accade ogni volta. Co
me vedi, la gioia del nostro signor Brown (« Ah, è qui
la mia cintura! ») e la sua paura (« È un serpente! »)
sono semplicemente frutto della sua immaginazione.
Ma le conseguenze degli inganni della sua mente erano
reali; il suo figlioletto è coperto di vesciche, le tazze
di porcellana sono andate in pezzi, e la giacca nuova è
macchiata, per non dire della mattinata che è cominciata
male per tutti.
Chi deve essere considerato il vero responsabile di
tutto questo? Il signor Brown? Suo figlio? Il giardiniere?
La domestica? Probabilmente questa sarà l’unica che al
la fine verrà rimproverata per essersi imbattuta nel si
gnor Brown con il vassoio in mano, mentre la vera col
pevole - la sua mente - passerà insospettata.
Tuttavia se la mente del signor Brown fosse stata se
rena e obbiettiva, prima di tutto non si sarebbe così
facilmente irritata, eccitata, e alla fine anche spaventa
ta, né la sua immaginazione avrebbe trasformato così in
fretta la vecchia canna prima nella cintura e poi nel
serpente.
Se noi sapessimo come concentrare la nostra men
te e come usarla, la nostra vita sarebbe spesso molto
differente. Non solo saremmo liberati dalle paure quoti
diane, ma quasi ogni azione che noi decidessimo di com
piere, sia nel campo artistico, scientifico, politico, sia nel
200
campo degli affari, o delle relazioni personali, sarebbe
per noi un successo. .
Una persona che è padrona dell’arte di concentrarsi
sviluppa anche una personalità magnetica, viva, che in
spira fiducia agli altri e verso la quale la gente è facil
mente attratta.
Considera la vita di un qualunque uomo di successo e
vedrai che anche se all’inizio della sua carriera non pos
sedeva né soldi né una buona educazione, tuttavia ave
va sempre posseduto una importante qualità, vale a dire
l’abilità di concentrarsi. Senza questa qualità non avreb
be mai potuto avere successo.
La concentrazione può essere insegnata a un fanciul
lo anche con dei giochi, non appena egli comincia a pen
sare con la propria mente, all’età di circa sei o sette anni.
Mi viene in mente un gioco che facevamo nella mia fa
miglia. Era un gioco di indovinelli. Uno di noi doveva
fingere di aver avuto una certa somma di denaro con la
quale poteva comperare ciò che voleva; l’oggetto però
non doveva essere né bianco né nero. Non c ’era neppure
permesso di rispondere con un sì o con un no alle do
mande che gli altri ci facevano, mentre tentavano di in
dovinare l’oggetto in questione. Occorre molta concen
trazione a una bambina per non rispondere sì quando
le viene chiesto se le piace il vestito che ha comprato
e così pure deve stare molto attenta per non rispondere
no quando le domandano se il vestito è di colore bianco.
Ci sono dozzine di giochi di questo tipo che si possono
fare coi fanciulli, purché gli adulti non siano troppo oc
cupati, troppo pigri o disinteressati.
Esperimenti interessanti sullp proiezione del pensie
ro sono stati fatti a Los Angeles da un gruppo di fedeli
formato da Franklin Loehr, il quale ci mostrò alcuni
risultati sbalorditivi prodotti dall’influenza della concen
trazione sulla vita vegetale. Egli teneva, ad esempio, un
largo recipiente coperto da una parte di lussureggiante
vegetazione, e dall’altra completamente arido, pura terra
201
9. Yoga
soltanto. Ci dissero che una uguale quantità di semi era
stata gettata su entrambi le parti del recipiente e che era
no state curate esattamente con la medesima attenzione,
con un’unica eccezione: il gruppo di fedeli aveva pregato
regolarmente perché i semi sul lato destro crescessero
e vivessero, mentre quelli sul lato sinistro appassissero
e morissero. Questo esperimento, in caso tu voglia ap
profondirlo, è riportato nel libro The Power of Prayer
on Plants 1 del reverendo Franklin Loehr [Il potere della
preghiera sui vegetali].
La questione se sia giusto pregare per la distruzione
di un qualunque tipo di vita, sia pure vegetale, è un’al
tra cosa e non siamo qui per discuterla ora. Né discute
remo il fatto che, durante una guerra, i popoli che com
battono pregano per la vittoria dei loro eserciti e per la
distruzione del nemico!
Il potere di pensare in modo positivo esiste, ma nel
lo stesso tempo esiste quello di pensare in modo nega
tivo. La stessa cosa avviene per l’elettricità: la forza del
l’elettricità, in se stessa, non è né positiva né negativa:
essa esiste semplicemente e tocca agli uomini usarla in
un mòdo o in un altro. Questo spiega perché nello yoga
la concentrazione è preceduta generalmente dallo Yama-
Niyama e seguita dalla meditazione. Entrambi, come è
stato provato, mettono in guardia l’allievo da un even
tuale cattivo uso del proprio pensiero.
Di solito, per la maggior parte della gente, la forza
che guida la nostra concentrazione è il desiderio. Quan
do una persona desidera qualcosa con tutte le sue forze,
automaticamente si concentra e tende al raggiungimen
to del proprio scopo. Lo scopo in se stesso può essere
positivo e negativo, ma in entrambi i casi il desiderio è
la forza che preme per la sua realizzazione; e una per
sona userà la concentrazione per superare i vari osta
coli che incontrerà sul suo cammino.
1 N e w Y o r k , D o u b le d a y & C o m p a n y , In e ., 1959.
202
La concentrazione è una potente arma a doppo taglio
che può agire per te, o contro di te; dipende da come la
usi. Perciò noi dobbiamo essere sempre consapevoli dei
veri motivi che guidano le nostre azioni e creano i nostri
problemi.
« La consapevolezza è l’osservazione silenziosa e pri
va di alternativa di ciò che una cosa è » dice Krishnamurti.
« In questa consapevolezza il problema si svolge da so
lo e soltanto in questo modo può essere interamente e
completamente capito. »
Il metodo, molto spesso suggerito, di migliorarsi da
soli, sostituendo un’emozione con un’altra migliore, può
probabilmente alimentare l’ipocrisia, poiché se noi di
ventiamo in tutta coscienza profondamente consapevoli
dei nostri difetti, un cambiamento radicale può spesso
avvenire in noi e trasformarci quasi istantaneamente.
Questo è ciò che avvenne nell’apostolo Paolo, in Maria
Maddalena e in moltissimi altri dei quali noi non possia
mo aver sentito parlare. La stessa cosa del resto avviene
quando delle persone alcoolizzate rinunciano all’alcool,
o dei fumatori accaniti rinunciano alle loro sigarette.
Un’anziana signora, ormai storpiata dall’artrite, mi
raccontò che qualcuno una volta le aveva detto che non
sarebbe mai migliorata finché continuava a odiare la
gente che le stava intorno. Quella signora era abbastanza
intelligente per darmi ascolto, e una volta che divenne
del tutto consapevole dei propri errori, cambiò quasi
istantaneamente. Non molto tempo dopo, fu in grado di
lasciare la sedia a rotelle e di ritornare a lavorare.
La grande maggioranza della gente vive nella comple
ta inconsapevolezza della causa reale delle proprie mise
rie, delle proprie inquietudini e della propria infelicità.
Quando stavo ancora in Russia ed ero una ragazza al di
sotto dei vent’anni, imparai una lezione indimenticabile
da un amico che aveva l’abitudine di scrivermi da una
noiosa città di provincia dove stazionava il suo reggimen
to. In una delle sue lettere diceva che, dal momento che
203
non conosceva gente interessante con la quale parlare,
e che non aveva dei buoni libri da leggere, i suoi unici
amici erano il sole, la luna e le stelle, gli uccelli, gli
alberi e i fiori. « Ogni giorno io parlo con loro e ascolto
le loro storie piene di fascino. E proprio allora, men
tre stiamo in silenzio, mi sembra di scorgere la gentile
immagine di Cristo che mi sorride attraverso di. essi. Così
io vivo in una continua consapevolezza e aspettazione,
come se ogni giorno fosse l’ultimo della mia esistenza
terrena. Ogni cosa dunque mi appare in una luce dif
ferente e acquista un maggior valore. Non mi sento mai
seccato, solo o infelice. Ho imparato a vivere nell’eterno
Presente. »
La consapevolezza nata dalla solitudine e dalla rifles
sione dà a una persona una nuova e differente visione
della vita. Anche tu puoi, nella riflessione di una calma
sera, scoprirti improvvisamente capace di guardare pro
fondamente nel tuo io e di vederti in una nuova luce,
’’come veramente sei” . Tutti noi possiamo trarre benefi
cio da una simile esperienza, poiché tutti noi ci conoscia
mo così poco profondamente! Un dittatore, ad esempio,
raramente pensa di essere un tiranno; una persona
gretta non crede di essere avara; un chiaccherone non
è consapevole di parlare incessantemente.
Durante una delle mie recenti conferenze, qualcu
no tra il pubblico mi domandò di definire la differenza
tra la preghiera e la meditazione. Nella preghiera, uno
generalmente chiede un favore, perciò si crea una di
visione tra colui che chiede e colui al quale viene chie
sto qualcosa, colui che domanda e colui che dona. Nella
meditazione, una persona non chiede niente. Swami
Sivananda, nella Practical Guide for Students of Yoga 1
[Guida pratica per gli allievi di yoga] chiama meditazio
ne « il flusso continuo di pensiero su una cosa o su Dio ».
Essa è diretta verso la parte più eletta di noi stessi. Per
1 H o n g K o n g , D iv in e L i f e S ty .
204
riuscire a meditare dobbiamo prima sviluppare la nostra
abilità nel concentrarci, nel tenere la nostra mente cal
ma e fissa su un particolare oggetto.
Il primo passo verso la concentrazione è l’esercizio
delle posizioni 3foga, la respirazione profonda e il rilas
samento.
« Una persona che non abbia un giusto controllo sul
proprio corpo, non può fare giusto uso della propria men
te, non può mai concentrarsi né tanto meno meditare. Un
uomo che manchi di controllo sul proprio organismo non
può eventualmente avere una consapevolezza spiritua
le: da qui sorge la necessità di praticare le posizioni
yoga. » Così scrive Svami Paramananda in Concentration
and Meditation 1 [Concentrazione e meditazione].
Dal momento che la nostra mente è in un continuo
stato di irrequietezza e movimento, non possiamo riusci
re a tenerla quieta, senza un certo periodo di allenamento.
Se tu dovessi concentrarti solo per cinque minuti su un
oggetto determinato, molto probabilmente scopriresti di
non esserne capace. Dopo i primi secondi, i tuoi pensieri
comincerebbero a vagare nel vuoto.
Immaginiamo tu ti debba concentrare su una rosa ros
sa. Al primo momento la guarderesti con gli occhi della
mente, ammirandone la bellezza, il colore caldo e i
petali soffici, e vellutati. Poi probabilmente ti verrebbe
in mente un’altro pensiero: ’’Come mai il mio vestito
nuovo di velluto...” , o qualcosa di questo genere. I tuoi
pensieri si allontanerebbero dalla rosa e sarebbero tra
scinati in un’altra direzione: ’’Quel vestito faceva un
grande effetto l’altra sera al ricevimento di addio di Pe
ter... Che ragazzo sciocco, mi ha chiesto di pensare a lui
mentre è in Germania... Perché mandano i nostri ragazzi
in Germania?... Le ragazze tedesche lo corteggeranno...
Peter mi ha detto che le ragazze giapponesi diventano le
migliori mogli... Sembravano molto carine nei film sul
1 C o h a s s e t, M a ss., V e d a n ta C e n tre .
205
Giappone... Tutte le donne là portano i loro piccoli sulla
schiena?... Mary una volta mi ha mandato una cartolina
illustrata dall’Australia dove c ’era un canguro che porta
va il suo piccolino nel marsupio... Diceva che Sidney e
una grossa città...” E così via, finché la rosa rossa sulla
quale avevi cominciato a concentrarti viene compieta-
mente dimenticata.
La stessa cosa, con una infinità di variazioni, accade
quasi a ogni principiante. Durante i pochi minuti della
sua concentrazione, egli deve riprendere i suoi pensieri
ripetutamente, come molte scimmie al guinzaglio. Non
appena noti che i tuoi pensieri cominciano a vagare, fre
nali e ritorna all’oggetto della tua concentrazione.
Ogni normale essere umano possiede la facoltà di con
centrarsi, ma raramente sappiamo come applicarla co
scientemente. La maggior parte di noi la usa automati
camente e istintivamente. Soltanto dopo aver ottenu
to il controllo sulle nostre forme mentali e spirituali pos
siamo imparare a concentrarci con successo.
Per mia esperienza posso dire che per un principian
te l’oggetto più adatto su cui concentrarsi è la fiammella
di una candela che brucia. Prima di iniziare, scegli un
posto quieto dove tu non sia disturbato. Poi scegli una
posizione comoda nella quale tu ti senta a tuo agio, te
nendo la spina dorsale in posizione eretta. Puoi assumere
una qualunque delle posizioni meditative che ho suggeri
to; o semplicemente siedi con le gambe incrociate. Usa
pure una seggiola se preferisci, ma ricordati di stare in
posizione eretta.
Poi accendi una candela e, mentre il tuo sguardo è
fermamente fisso sulla fiamma, comincia la respirazione
ritmica. Non guardare niente all’infuori della fiammella,
non guardare la candela, né il muro dietro a te, né nes
sun altro oggetto. Comunque non fissarti e non metterti
in tensione, rimani interamente rilassato ma senza muo
verti.
Lascia passare un minuto, poi chiudi le palpebre, e
206
cerca di continuare a vedere la fiamma con i tuoi occhi
interni. In altre parole, devi essere capace di vedere la
fiamma ininterrottamente anche se chiudi gli occhi. Se
non riesci a ottenere con successo la visione della fiam
ma, o se essa svanisce troppo in fretta, riapri immediata
mente gli occhi, guardala, e poi richiudili ancora. Ripeti
questo movimento parecchie volte finché riesci ad avere
la visione della fiamma e a trattenerla. Di tanto in tanto
riprendi la respirazione ritmica.
Ora comincia a riflettere sulle qualità della fiamma,
sul suo colore, sulla sua forma, e guardala con simpa
tia e affetto. Pensa al suo significato simbolico, che è
quello delH’eterna Luce divina. Così comincia a medita
re sulla luce. Dopo alcuni giorni non sarà più necessario
accendere la candela. Sarai in grado di vedere la fiam
ma semplicemente chiudendo gli occhi e concentrandoti
All’inizio dedica dai cinque ai dieci minuti ogni giorno
all’esercizio di concentrazione.
Lo stadio successivo della meditazione è più diffìcile.
Inizia concentrandoti sulla fiamma come hai fatto prima.
Poi mettila da parte e respira ritmicamente per mezzo
minuto. Immagina ora che la fiamma che hai osservato
prima non sia più fuori, ma dentro di te. Mettila esatta
mente nei segreti recessi del tuo cuore e lascia che là
splenda, illuminando ogni angolo oscuro, mandando ca
lore e cordialità in ogni direzione a ogni essere umano.
Lascia che la fiamma diventi nel tuo cuore sempre più
grande e splendente per tutto questo tempo, scacciando
il buio della solitudine, della paura, dell’odio, dell’ira,
dell’invidia, della gelosia, della bramosia e della lussu
ria..., dissipando le malattie e i dolori, donandoti salute,
forza e coraggio, diventando la fonte dell’amore, della
misericordia e della felicità.
Quando finalmente la luce nel tuo cuore avrà invaso
tutto il tuo essere e sarai diventato tutt’uno con essa, rag
giungerai una comunione con l’eterna Luce divina, con
l’Amore, con la Verità, con Dio.
207
In una settimana, o poco di più, quando sarai riuscito
a vedere la fiamma della candela senza difficoltà, puoi
cambiarla con qualsiasi altra cosa o prendere qualche al
tro oggetto in aggiunta a esso.
Non è consigliabile però operare questa sostituzione
prima che tu sia capace di concentrarti e di meditare con
successo sul primo oggetto che avevi scelto. Abbandonalo
soltanto quando ti sembra troppo difficile mantenere
l’attenzione su di esso. Uno dei miei studenti, ad esempio,
aveva grande difficoltà nel concentrarsi su una mela, per
ché dopo che l’aveva fissata, istintivamente sentiva il de
siderio di mangiarla. In un caso simile non devi insiste
re. Abbandona quell’oggetto e sostituiscilo con un altro.
Scegli sempre qualcosa di bello e di piacevole su cui
concentrarti.
Quando noti di aver cominciato a fare dei buoni
progressi, puoi iniziare a concentrarti e a riflettere su
materie astratte, su diverse qualità e idee; ma stai molto
attento a scegliere soltanto quelle positive, giuste, nobili
ed elevate.
« Non dobbiamo rimanere soddisfatti delle forme più
basse di concentrazione » scrive Svami Paramananda.
« Queste possono apportarci una buona salute fisica, pro
sperità o successo, poiché la concentrazione dà sempre
forza e potere; ma anche se acquistiamo una buona salu
te fisica, maggiori onori o aumentiamo la forza del no
stro corpo, troveremo che una parte del nostro essere
rimane ancora insoddisfatta nonostante le nostre conqui
ste terrene. Non saremo mai completamente soddisfatti
finché non ci sveglieremo e cominceremo a lavorare per
il nostro sviluppo intellettuale. »
Poiché la concentrazione può darci maggiore potenza,
dobbiamo stare molto attenti nel prefiggerci i nostri sco
pi, in modo da non concentrarci sulla realizzazione di bas
si o egoistici desideri.
Non è sempre facile determinare se i nostri desideri
sono egoistici o non lo sono. Ad esempio, il desiderio
208
di godere di buona salute è un desiderio egoistico? Il de
siderio di sposare la persona della quale si è innamorati
è egoistico? Perciò ogni volta che esprimiamo un desi
derio dobbiamo aggiungere: « Se è cosa giusta per me ».
Facendo così noi non sovrapponiamo la nostra volontà
alla Volontà suprema. In altre parole noi diciamo: « Sia
fatta la Tua volontà ». Ma se siamo portati solo verso la
realizzazione di ciò che noi vogliamo, potremo eventual
mente scoprire che l’adempimento del nostro desiderio
è la cosa peggiore che ci possa capitare; semplicemente
noi non potevamo saperlo nel momento in cui lo desi
deravamo. È soltanto attraverso un’attenta e disinteressa
ta meditazione che l’allievo può finalmente accedere al
tempio della mente sempre vigile, e in silenzio e solitu
dine pervenire al possesso dell’unica e suprema Realtà,
e alla pace che sta oltre l’intelligenza.
APPENDICE
SUGGERIMENTI SULLA DIETA
E ALCUNE RICETTE
213
salsa di soia o sale vegetale, compresa la buccia della pa
tata.
214
Classificazione degli alimenti
nella dieta di Hay
Le voci nelle colonne A e B non si combinano tra di
loro, mentre le voci ’’alimenti neutri” si combinano con
entrambe.
A ALIMENTI B
PROTEINE NEUTRI AMIDI
215
RADICI DOLCI
Barbabietole Canditi
Carote Gelati
Sedani (radici) Gelatine dolci
Cavolrape Marmellate
Barbabietole Conserve
da foraggio di frutta
Pastinache Sciroppi
Ravanelli Zucchero
Rape bianco
INSALATE GRASSI
(non più di tre voci
(di tutti I generi)
in un unico pasto)
Cicoria Avocado
Aglio di serpe Burro
Cetriolo Noci di cocco
Aglio Crema di latte
Cipolle verdi Tuorli d’uovo
Prezzemolo Grassi
Crescione (animali)
Pomodori Strutto
Noci
Oli
ZUCCHERI
(non più di due voci
in un unico pasto)
Banane mature
Datteri
Fichi
Miele
Zucchero
di acero
Sciroppo di zuc
chero di acero
Prugne secche
Uva passa
Zucchero bruno
Cachi
216
Le voci in corsivo sono sconsigliate; gli alimenti con
trassegnati con un asterisco possono far parte di un
primo piatto insieme a insalata, ortaggi e frutta, purché
non comprenda anche altri cibi contenenti proteine e aci
di, ma non vengono raccomandati a coloro che soffrono di
formazioni gassose nell’intestino. È opportuno che le per
sone che soffrono di una cattiva digestione evitino il ca
volo.
Come ho già messo in rilievo, i cibi cotti ricchi di zol
fo, come il cavolo, il cavolfiore, le rape, i piselli, i fagio
li ecc. non vanno combinati con gli amidi, in quanto il
loro incontro genera i gas intestinali.
La carne magra, la selvaggina, il pollame, il fegato,
il rognone, il cuore, l’animella e il pesce possono essere
cotti in un modo qualsiasi, ma non fritti con l’aggiunta
di pane grattugiato o di salse preparate con farina
bianca.
Dieta purificante
Esistono molti ottimi sistemi per purificare l’intesti
no, ma uno dei più efficaci è di osservare per cinque-die
ci giorni una monodieta, cioè mangiare a volontà uno solo
dei seguenti alimenti:
a) Cocomero, eccellente per purificare i reni. Se hai
ancora fame, mangia anche una fetta di pane di grano in
tegrale o una cialda di grano integrale.
b) Mele crude grattugiate e tisane al limone, partico
larmente indicate per coloro che soffrono di dissenteria,
colite, psilosi. Le mele devono essere grattugiate con
grattugie di plastica, di vetro o di acciaio inossidabile.
c) Uva fresca, non spruzzata con fertilizzanti per evi
tare i pericoli di un’eventuale intossicazione. Questa mo
nodieta svolge un’azione salutare sul fegato.
d) Succo di noci di cocco, che purifica il fegato e alca-
lizza l’organismo.
217
e) Papaia con succo di limone, da cui trae immenso
beneficio tutto l’apparato intestinale.
f) Spremute di pompeimo e /o di arancia, che analiz
zano rorganismo.
Una dieta purificante meno rigida mi è stata sugge
rita da una allieva, che vive in una fattoria in campa
gna non lontano da New York, dove coltiva personalmen
te la verdura e la frutta che costituiscono la parte es
senziale della sua alimentazione. Eseguendo regolarmen
te gli esercizi yoga e la respirazione profonda e osser
vando questa dieta, ha guarito completamente i suoi di
sturbi di asma. Eccone comunque i dettagli qui di seguito.
Dieta salutare
218
ne di verdura. Una porzione di radici. Frutta fresca o
cotta o uva passa e noci. Un cucchiaio di olio di fegato di
merluzzo o di olio di semi di soia, di girasole, di sesamo
o di cartamo, tre o quattro ore dopo la cena.
Dieta dimagrante
Al risveglio Un bicchiere d’acqua con succo di limone.
Pranzo Insalata condita soltanto con succo di limone.
Una tazza di brodo (senza burro o farina). Un uovo bol
lito o una focaccia di semi di soia 1 o un etto di carne
magra o di pesce, alla griglia o al forno. Gambi di sedano,
carote crude, radici, cetrioli ecc. Frutta di stagione. Mezzo
litro di latte scremato o di siero di latte.
Cena Una tazza di brodo. Un uovo bollito o una fetta
di formaggio. Mezza tazza di verdura cotta. Insalata con
dita soltanto con succo di limone. Mezzo litro di latte scre
mato o di siero di latte, o yogurt. Mezza tazza di frutta
cotta. Tisana o caffè con latte scremato, senza panna e
senza zucchero.
Prima di coricarsi Frutta fresca di stagione, spremute
di frutta o succhi di verdura.
1 L a f o c a c c i a d i s e m i d i s o ia n e i r is t o r a n t i c in e s i e g ia p p o n e s i è
c o n o s c iu t a c o n il n o m e d i T o fu . Il s u o c o n t e n u t o d i p r o t e in e è p iù
a lto d i q u e llo d e l f o r m a g g io , d e lla c a r n e e d e lle u o v a .
219
faticare l’apparato digerente con un lavorio troppo pe
sante.
Dopo l’età approssimativa dei trentacinque anni, si do
vrebbero evitare per quanto possibile i grassi, per esem
pio lo strutto, la pancetta, il burro, le noci e il burro di
noci, e i carboidrati raffinati, per esempio il pane, i dolci,
le torte, la pasta e gli altri cibi contenenti farina bianca
e zucchero raffinato. Queste sostanze devono essere
completamente eliminate intorno ai sessant’anni, età in
cui bisogna cominciare a fare un uso moderato anche di
uova e di patate. Lo stesso vale per gli alimenti ricchi
di amidi e di zolfo, che, se ingeriti durante lo stesso pa
sto, provocano formazioni gassose (Vedi alle pagine
215 e 216 la classificazione degli alimenti nella dieta di
Hay).
Le fritture, che peraltro sono nocive a ogni età, devo
no essere abbandonate totalmente dopo i trentacinque
anni in favore dei cibi bolliti *, al forno, e alla griglia,
della frutta fresca, delle spremute di frutta e dei succhi
di verdura.
È opportuno bere un bicchiere d’acqua con succo di
limone ogni mattina e mezzo litro di siero di latte al
giorno. A ogni buon conto, le voci qui di seguito rap
presentano il nutrimento più indicato per le persone di
età superiore ai trentacinque anni: siero di latte, ricot
ta, cibi derivati dai semi di soia (latte, Tofu o focaccia
di semi di soia, formaggio), pesce, gamberetti, ostriche,
carne magra, germogli di erbe mediche, peperoncini, ca
rote e succhi di carota, tarassaco, indivia, prezzemolo,
crescione.
A tale lista vanno anche aggiunti tutti i cibi ricchi di
vitamine, di minerali e di proteine, per esempio i pompei
mi, le arance, i limoni, le albicocche, l’uva, i fichi, i dat
teri, l’uva passa, le prugne, le fragole, i lamponi, i me
loni, le angurie e le papaie.
1 II m e t o d o m ig l i o r e è d i c u o c e r e a f u o c o le n to , s e n z a a c q u a , in
p e n t o le d i a c c i a i o in o s s id a b ile c h iu s e e r m e t ic a m e n t e .
220
Il brodo di patate \ che contribuisce a eliminare le
impurità dall’organismo, è una delle migliori bevande
alcalizzanti; esso viene consigliato particolarmente alle
persone afflitte da artriti, che dovrebbero berlo una pri
ma volta appena alzati, almeno un’altra volta durante
il giorno, e infine ancora una volta di sera. È opportuno
che queste stesse persone mangino ogni giorno anche
una o due patate grattugiate con la buccia, da aggiun
gere, poco prima di andare in tavola, all’insalata, alla
verdura o al brodo.
Gli indiani sostengono che le persone affette da artri
te traggano immenso beneficio appoggiando una patata
cruda e non sbucciata sulla parte dolorante; non appena
la patata diventa troppo dura o troppo soffice, deve es
sere sostituita con una fresca. Conosco una signora che
prima di adottare questa strana cura indiana poteva sol
tanto faticosamente muovere le dita di una mano; du
rante il giorno teneva una patata nella tasca del grem
biule, in modo da essere in grado di toccarla con la ma
no appena possibile. Di notte, per evitare di perderla,
infilava in una calza la patata e la mano.
Poiché non corri alcun rischio, ti consiglierei di ten
tare questo esperimento. Ricorda che la patata deve es
sere cruda e con la buccia, e ti raccomando di comuni
carmi il risultato.
Ricette
Insalata Una qualsiasi insalata verde. Inoltre: crescio
ne, prezzemolo, pomodori, cipolle verdi, sedano, cetriolo
fresco, peperoncini, germogli di erbe mediche, foglie di
menta, carote o barbabietole grattugiate.
Combina questi ingredienti a tuo piacere, dividendo
le foglie di insalata con le mani. Prima di metterti a
1 L a v a r e t r e o q u a t t r o p a ta te d i m e d ia g r a n d e z z a e b o l li r l e c o n
la b u c c ia in u n l i t r o d ’ a c q u a p e r m e z z ’o r a c i r c a ; filtr a r e il t u t to c o n
un p a n n o e b e r e il b r o d o .
221
tavola, fai bene ad aggiungere una delle seguenti voci:
a) Succo di limone, olio, salsa di soia o sale vegetale,
miele, combinati secondo il tuo gusto. Generalmente, a
due misure di olio deve corrispondere una misura di suc
co di limone.
b) Panna acida con miele diluito in acqua.
c) Olio, limone, formaggio grattugiato, combinati se
condo il tuo gusto.
d) Tuorlo d’uovo, succo di limone, sale, miele, com
binati secondo il tuo gusto.
e) Siero di latte, cipolle grattugiate, sale vegetale, un
pizzico di polvere di radice di curcuma.
222
tritato. Combinare tutti gli ingredienti, portare al punto
di bollitura, quindi cuocere a fuoco lento, in una pen
tola ermeticamente chiusa, finché la verdura diventa te
nera. Spargere con prezzemolo fresco. È sufficiente per
4 persone.
223
pe a piacere. Procedere come nel caso del brodo di ca
rote. È sufficiente per 4 persone.
Altre ricette
Cavolfiori in casseruola 1 grosso cavolfiore; 2 cipolle di
media grandezza, saltate in un po’ d’olio; 3 cucchiai di
formaggio grattugiato; 1 tazza di salsa bianca con rag
giunta di un po’ di salsa di pomodoro; sale e pepe a pia
cere. Dividere il cavolfiore accuratamente nei singoli fiori
e farli bollire fino a che siano quasi cotti in un po’ d’acqua
e in una pentola ermeticamente chiusa. Eliminare l’ac
qua. Coprire il fondo di un tègame Pyrex con le cipolle
saltate, disporvi sopra il cavolfiore. Preparare la salsa
bianca, usando l’acqua del cavolfiore, e aggiungervi poi
una quantità a piacere di salsa di pomodoro. Versare sul
cavolfiore e cospargere con formaggio e con qualche pez
zetto di burro. Cuocere in un forno a 375 °C per 20-30
minuti. È sufficiente per 4-6 persone.
224
cuocere a fuoco lento per due minuti circa. Eliminare
l’acqua, mettendola da parte. Rimettere l’acqua nella cas
seruola, aggiungere 3 tazze di acqua e ripetere il proces
so. Scolare di nuovo aggiungendo questa seconda parte
di liquido alla prima. Se è troppo denso, diluire con un
po’ d’acqua. Conservare il liquido nel frigorifero. Agitare
prima di servire. È sufficiente per 5 persone.
Sufflè di spinaci 1 chilo di spinaci; 1 o 2 cucchiai di fun
ghi secchi, immersi in acqua, per mezz’ora, o un’equiva
lente quantità di funghi freschi; 2 uova senza tuorlo; 3
cucchiai di formaggio grattugiato; Vi tazza di latte caldo;
sale e pepe a piacere; un pizzico di noce moscata; uno
spicchio di aglio tritato; olio di soia. Bollire gli spinaci,
scolare bene e tritare. Unire i tuorli d’uovo al latte, evi
tando che si coagulino, e cuocere a fuoco lento mesco
lando costantemente fino a che il tutto non sia diventa
to denso. Aggiungere gli spinaci. Sale e noce moscata a
piacere. Tritare i funghi e saltarli in olio di soia con
l’aglio per 5-10 minuti. Aggiungere gli spinaci. Sbattere
il bianco delle uova a lungo e unirlo al resto. Versare
nella casseruola e cuocere nel forno a 275 °C per 30 mi
nuti circa. È sufficiente per 4-6 persone.
Salsa di funghi V4 di funghi freschi o Vi etto di funghi
secchi; 1 cucchiaio di olio; 1 cipolla di media grandezza,
tritata; 1 spicchio d’aglio, tritato; sale e pepe a piacere;
panna acida a piacere; prezzemolo tritato. Se i funghi so
no secchi, bagnarli in acqua per mezz’ora circa. Mettere
da parte l’acqua. Tritare i funghi senza sbucciarli. Sal
tare la cipolla e l’aglio nell’olio, aggiungere i funghi e
continuare a cuocere a fuoco lento in un tegame coperto
fino a che i funghi diventano teneri (10 minuti circa).
Aggiungere un po’ dell’acqua in cui i funghi sono stati
immersi, per trasformare il tutto in salsa. Sale e pepe a
piacere e aggiungere la panna acida. Cuocere a fuoco
lento ancora per 5-6 minuti. Infine aggiungere prezzemo
lo fresco.
225
Insalata di crauti Vi chilo di crauti freschi; 1 mela di
media grandezza, tritata; 1 cipolla piuttosto piccola, tri
tata; 1 cucchiaio colmo di semi di cornino; 2-3 cucchiai
di olio; 1 cucchiaino di miele. Spargere sui crauti i se
mi di cornino. Aggiungere olio e miele, mescolare e la
sciare tutto insieme per mezz’ora circa fino a che i se
mi diventano teneri. Aggiungere la mela tritata, mesco
lare di nuovo e servire a tavola. È sufficiente per 4-6 per
sone.
Focaccia di riso, carote e noci 4 uova sbattute; 5 cuc
chiai di olio vegetale; 1 cucchiaino di sale; 3 tazze di ca
rote grattugiate; 2 tazze di riso bruno cotto; 2 tazze di
noci tritate; 1 cipolla di media grandezza; 1 peperone ver
de, tritato (facoltativo). Unire lé uova, l’olio e il sale e
mescolare. Aggiungere gli altri ingredienti e mescolare
di nuovo. Versare in una casseruola accuratamente unta,
pressare leggermente e cuocere nel forno a 375 °C per
30 minuti. È sufficiente per 6 persone.
Melanzane alla griglia 1 grossa melanzana, tagliata a
fettine lunghe poco più di 1 cm.; sale e pepe a piacere;
burro. Disporre la melanzana tagliata a fettine sulla gri
glia e cospargere di burro. Cuocere lentamente fino a
che le fettine diventano tenere. È sufficiente per 4 per
sone.
Riso e spinaci al forno 1 chilo di spinaci, bolliti e tri
tati; 1 tazza di latte; 2 uova sbattute; 1 tazza e mezza di
riso bruno bollito; 1 cipolla di piccole dimensioni, grat
tugiata; un pizzico di noce moscata (facoltativa); sale e
pepe a piacere. Unire tutti gli ingredienti, aggiungendo il
latte e le uova sbattute per ultimo. Cuocere nel forno
a 400 °C per 30 minuti circa. È sufficiente per 4 persone.
IN DICE
Ringraziamento 6
Prefazione 7
Introduzione 9
L E Z IO N E I
PRIMA SETTIMANA
In tro d u zio n e al co rs o 17
II ris v e g lio 18
La re sp ira zio n e p r o fo n d a 20
R esp ira z io n e co s cie n te 20
F isio lo g ia della re sp ira zion e 21
C om e re sp ira re co rre tta m en te 23
P rim o e s e rciz io di re sp ira zion e 25
E se rciz i d el co llo e d eg li o c c h i 27
E se rciz i del co llo 28
E se rciz i degli o c c h i 30
L e p o s iz io n i y o g a 32
E s e rciz io del d o n d o lo 33
J a n u shirsh asan a 36
P osizion e lo to 39
P osizio n e d e l co b ra 42
U ktasana 43
E se rciz i di re sp ira zio n e 46
P rim o ese rciz io di re sp ira zion e 47
S econ d o e s e rciz io di re sp ira z ion e 47
D isten sion e 47
R e go le g en era li e s u g g e rim en ti 50
G li effetti della re sp ira z io n e 53
L E Z I O N E II
SECONDA SETTIMANA
P osiz io n e sulla testa parziale 66
Y oga M u dra (s im b o lo d ello y o g a ) 68
P osizion e ad a rco 71
229
P osiz io n e di flession e in a va n ti 72
P o siz io n e della cico g n a : p r im o m o v im e n to 73
P osiz io n e sulla sch ien a 75
E serciz i di re sp ira zio n e 79
E s e rciz io di re sp ira zio n e sp ecia le 79
R esp ira z io n e ritm ica 81
P osiz io n i di m ed ita zion e 83
D ieta 85
L E Z IO N E III
TERZA SETTIMANA
P o siz io n e sulla testa: p r im o sta d io 107
P o siz io n e di stira m e n to 113
P osiz io n e d e ll’a ra tro 115
P o siz io n e del ca m m e llo 117
P osiz io n e del le o n e 118
P o siz io n e della cico g n a : se co n d o m o v im e n to 120
R esp ira zio n e p u rifica n te 122
E s e rciz io di re sp ira zio n e eseg u ito ca m m in a n d o 122
Il rila ssa m en to e le gh ia n d o le e n d ocrin e 123
L E Z IO N E IV
QUARTA SETTIMANA
P osiz io n e sulla testa: se co n d o sta d io 136
P osiz io n e del cig n o 138
P osiz io n e a spira le: p r im o m o v im e n to 140
C on tra zion e d e ll’a d d om e 142
Isola m en to del m u s co lo re tto add om in a le 145
P osiz io n e della cico g n a : te rzo m o v im e n to 147
E s e rciz i di re sp ira z io n e 147
P rim o e se rciz io 147
S econ d o e s e rciz io 150
La forza di K u n d a lin i 152
L E Z IO N E V
QUINTA SETTIMANA
P osizion e sulla testa: terzo stadio 163
P osizion e a tria n g o lo 167
P osizion e a spirale: s e co n d o m o v im e n to 168
P osizion e a can dela 169
P osizion e supina 172
230
E se rciz i di re sp ira zion e 173
R e sp ira zio n e p ro te ttiv a 173
M o v im e n to del b o s ca io lo 174
L o Y am a-N iyam a e la co n tem p la zion e 176
L E Z IO N E V I
SESTA SETTIMANA
S ch em a deg li e se rcizi 188
P o siz io n e di rip o so ad a n g olo 189
P o siz io n e di e q u ilib rio ad a n g olo 190
P o siz io n e a spirale: terzo m o v im e n to 191
E s e rciz i di re sp ira zion e 193
P o siz io n e a m on ta g n a 193
S e co n d o ese rciz io di re sp ira zion e 195
C on cen tra zion e e m ed ita zion e 197
APPENDICE
S u ggerim en ti sulla dieta e a lcu n e ricette 213
C lassificazione degli alim en ti n ella dieta di H ay 215
D ieta p u rifica n te 217
D ieta salutare 218
D ieta dim a gra n te 219
D ieta per le p e rson e al di sop ra dei tren ta cin q u e ann i 219
R ice tte 221
R ice tte p e r il fru lla to re e le ttrico 223
A ltre rice tte 224
F inito d i sta m p are nel m ese d i o tto b re 1982
dalla R izzoli E d itore - V ia A . R izzoli 2 - 20132 M ila n o
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BUR
Periodico settimanale: 24 ottobre 1974
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