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Barbara Cinausero Hofer - Ermanno Dentesano

Isernico
Ipotesi di localizzazione

2014
con il patrocinio del
Comune di Rivignano Teor

con il contributo della


Banca di Credito Cooperativo
della Bassa Friulana

© 2014 - la bassa - Latisana

La carta riprodotta in copertina è tratta da Bulghioni G 1681, ms. conservato presso l’Archivio
Storico Provinciale di Gorizia, fondo Politica, II, 33.
Presentazione

Fin da ragazzo ho frequentato intensamente la zona del “Zarnic”.


Conosco i “gorcs” che mi facevano paura quando accompagnavo i pescatori
tenendo in mano il lume al carburo.
Conosco le buche da dove si traeva l’argilla della fornace antica; le ricordo
piene d’acqua dove spontanee fiorivano grandi ninfee bianche .
Ho ancora nella mente le tracce dei resti distrutti della fornace romana; vedo
affiorare nel terreno non spianato i grandi mattoni con il “bollo” di origine.
Ho frequentato la zona con mio padre, che accompagnavo nelle sue visite di
amicizia ad un altro “Padoan”, Bepi immigrato come lui… a mezzadria.
Ho frequentato così la famiglia Bernardi, seguendola nelle sue vicissitudini
aziendali, dalla casa “Scacco”, posta isolatissima nella Permuta dopo Sterpo,
lungo la strada “Grande Levade”, che dal palazzo Savorgnan di Flambro imboc-
ca direttamente l’accesso al castello dei Conti Codroipo a Flambruzzo.
Ho frequentato la famiglia nella loro nuova casa di Sivigliano e infine nella
proprietà dei casolari della “Regina”, nel Zarnic, da loro magistralmente recu-
perati e portati a nuova vita.
Con il giovane Cristian ho a lungo disquisito sulla storia del territorio, cer-
cando di approfondire le sue curiosità, e in questo contesto mi sono continua-
mente domandato dov’era posto fisicamente il paese di Isernico, che incontra-
vo continuamente nelle mappe antiche del Friuli.
Per togliere ogni dubbio al riguardo ho chiesto un’altra volta aiuto agli amici
Ermanno Dentesano e Barbara Cinausero, profondi conoscitori della zona, per
un ulteriore studio dettagliato di questo paese scomparso, che si basasse so-
prattutto sulla consultazione delle antiche mappe e documenti, che lo fanno
ancora vivere nel nome.
Quello che pubblichiamo ora con le edizioni dell’Associazione “la bassa”, il
patrocinio e la condivisione del progetto con il Comune di Rivignano/Teor,
con il sostegno indispensabile della Banca di Credito Cooperativo della Bassa
Friulana, è il risultato pieno di soddisfazioni per gli Enti e soprattutto, lo spero,
per i molti che ritengono essenziale conoscere sempre di più la Storia Locale.
Per me e Cristian, una grande gioia per il risultato raggiunto.

Mario di Flambri

3
Premessa

È da oltre un secolo che gli studiosi si stanno arrovellando sullo scomparso


villaggio di Isernico.
Iniziò, ancora nel 1901, Girolamo di Codroipo, lontano discendente di quel
Giorgio che nel 1466 ricevette in feudo il territorio di Flambruzzo e Sivigliano
(Di Codroipo G 1901).
In precedenza mai era stato condotto uno studio compiuto sulla questione,
benché si trovino numerose citazioni dell᾽abitato e del castello nei documenti,
a partire dalla metà del secolo XIII.
Negli ultimi due decenni affrontarono il problema prima Castellarin (B
2002) e successivamente Bini (G 2009). Qualche anno prima era stato lambito
da Altan (MGB 1984). Solo il Bini esaminò tuttavia, seppur marginalmente,
il problema che a noi sta più a cuore, ovvero quello dell᾽ubicazione dell᾽antico
abitato, offrendone una soluzione sulla quale nutriamo non pochi dubbi.
Affrontiamo perciò il problema, analizzando la situazione da diverse ango-
lature e proponiamo infine una ipotesi di localizzazione, che riteniamo offra
una nuova e definitiva soluzione alla questione. Nel fare ciò, diamo per scontati
e certi gli studi fin qui effettuati, anzi essi sono una ottima base di partenza.
Ovviamente è necessario sottoporre a controllo e rilettura alcune delle fonti
citate nei saggi sopraelencati ed effettuare un riscontro incrociato fra le varie
notizie riportate.

La villa, come vedremo in seguito, ebbe una sua concretezza giuridica, ma


perse lentamente vigore a partire dal secolo XVI, fino a scomparire come en-
tità territoriale, assorbita definitivamente dai vicini Flambruzzo e Sivigliano
probabilmente in occasione della costituzione dei moderni comuni di epoca
napoleonica.
Questa lenta dissoluzione della comunità ha fatto sì che si stendesse una
cortina di oblio anche sull᾽abitato di Isernico, confuso talora con il castello
di Flambruzzo, talora con l᾽abitato denominato Il Bosco, talora con il nucleo
delle Case Zarnicco. Le ambiguità e le imprecisioni con cui veniva poi citato il
castello sui documenti storici fece aumentare la confusione in proposito, fino
a indurre l᾽erronea convinzione che il castello di Isernico fosse un maniero
distinto da quello di Flambruzzo.

Lasciamo ora da parte queste considerazioni introduttive per intraprendere


il percorso che ci siamo proposti.

5
Generalità

Il territorio interessato è situato interamente nell᾽attuale comune di Rivi-


gnano, nell᾽area nord-orientale delimitata grossomodo a ponente dal Fiume
Stella, a levante dalla strada che conduce a Flambro e a settentrione dal confine
comunale (v. tav. 1)1. In seguito definiremo meglio i limiti delle pertinenze
dell᾽antica villa di Isernico.
Essendo collocato molto al di sotto della linea delle risorgive, il territorio è
ampiamente costellato da polle di risorgiva (olle, gorghi), caratteristica che si è
concretizzata nel nome stesso di Isernico, alquanto descrittivo della situazione
idrologica.

Tavola 1 - Comune di Rivignano.


1. La cartina è tratta da IGM 50 Palmanova.

6
Tavola 2 - L᾽area di Isernico e dintorni (da CTRN 5000 Rivignano).

7
Nell᾽area sorgono attualmente tre nuclei abitativi. Il più consistente è posto
accanto al fiume e immediatamente al di sopra della strada Rivignano-Flam-
bruzzo. Il secondo nucleo è costituito dai caseggiati denominati Il Bosco, si-
tuati circa 500 metri a NNW del precedente e a cavallo della strada omonima,
che conduce a Virco e Flambro. Il terzo, il più minuto, è rappresentato da due
fabbricati che sorgono circa 300 metri a levante del Bosco, al margine di una
vasta area sorgiva.
La zona, ora completamente ridotta a terreni coltivati, era un tempo, specie
nella parte settentrionale, largamente tenuta a bosco oppure a pascolo e sfrut-
tata come terreno comunale dalle ville di Isernico e di Sivigliano.
In epoca romana la parte posta fra Il Bosco, il confine a monte e le risorgive
a levante era interessata da costruzioni adibite a fornace di argilla, accompa-
gnate da fabbricati abitativi. Tali insediamenti furono frequentati dal I sec. a.C.
al V sec. d.C.
Immediatamente a sud-est del punto più meridionale del territorio sorge
l᾽abitato di Flambruzzo, attualmente di una certa consistenza.
Al margine occidentale di quest᾽ultimo abitato, circondato dai rami che lo
Scolo delle Codis descrive prima di confluire nello Stella, e lambita dal fiume
stesso, immediatamente a valle della strada che proviene dal capoluogo, si svi-
luppa il complesso della Villa Rota (v. tav. 2)2.

2. La cartina è tratta da CTRN 5 Rivignano.

8
Il problema e le sue componenti

I toponimi

Isernico è un chiaro toponimo di origine slava e tale origine non può assolu-
tamente essere messa in dubbio. Gli studiosi della materia l᾽hanno da sempre
messo in relazione col nome slavo jezero ‘lago᾽1, dal quale è derivato mediante
l᾽apposizione del suffisso -nik, parimenti slavo, con valore locativo (come a
dire ‘presso il lago᾽ o ‘presso i laghi᾽ o ‘località costellata di laghetti᾽ ecc.).2 È
arduo, se non impossibile, capire di quale lago o di quali laghi si tratti, ma si-
curamente il riferimento, più che a “laghi” veri e propri, è alle numerose polle
di risorgiva che popolano la zona.
La matrice slava del nome denuncia ovviamente una sua origine databile
probabilmente alla fine del primo millennio o subito dopo, quando intere zu-
panie slave furono inviate a ripopolare la pianura friulana, dopo le devastanti
incursioni degli Ungari.3
Vogliamo però qui sottolineare che i nomi dei due abitati vicini, Sivigliano
e Flambruzzo, sono l᾽uno di origine romana (più precisamente si tratta di un
prediale), l᾽altro di origine germanica (si tratta del diminutivo di un nome
personale). La presenza di questi due nomi di matrice preslava, garantisce che
il territorio, seppur devastato e demograficamente depauperato, ha mantenu-
to comunque una continuità abitativa anche successivamente alla caduta del-
l᾽impero romano.4

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1. Kotnik J 1989: 135.
2. La matrice slava dell᾽abitato è stata evidenziata già da Antonini (P 1865: 85) e da
Czoernig (C 1873: 460). Dal punto di vista più strettamente toponomastico l᾽origine slava
è stata ribadita da Marcato C - Bini G - Castellarin B (1995: 147), Finco (F 2003: 549) e
Puntin (M 2012: 61). I riscontri in area slavofona sono abbastanza comuni, anche per nomi
con lo stesso suffisso; es.: Jeserniza ‘Rio del Lago᾽ (nel Tarvisiano), Jezernice (già Jezernik, CZ;
Rudolph H 1862-1863: 1943).
3. La pianura friulana a cavallo della Stradalta è costellata di paesi dal nome slavo, tutti
aventi la medesima origine. Citiamo, a solo titolo di esempio, Glaunicco, Biauzzo, Camino,
Gorizzo, Virco, Lonca, Belgrado, Gradiscutta, varie Gradisca, Santa Marizza, Sclaunicco, Le-
stizza, Percoto ecc.
4. L᾽ipotesi è rafforzata dalla presenza di due strade di quasi certa origine romana, con nomi
che probabilmente risalgono al periodo del tardo impero, anche se è possibile che si siano ori-
ginati successivamente. Si tratta delle due strade che, l᾽una più orientale, l᾽altra più a ponente,
si dirigono da Flambruzzo verso nord, a congiungersi con la Stradalta. Ambedue si uniscono a

9
Tavola 3 - Carta di Tommaso Scalfuroto, anno 1754 (in Bibl. Civ. Udine).

10
Tornando all᾽idea delle polle di risorgiva, perché di questo si tratta, che
hanno ispirato il nome, è immediato pensare che si possano identificare con
il maggior ganglio di queste cavità che sia presente in zona. Ci riferiamo ov-
viamente alle tre olle situate circa 500 metri a levante del nucleo denominato
Il Bosco. A partire da nord, con la cavità minore, le altre due completano
un semicerchio in senso orario, la seconda essendo di dimensione interme-
dia, l᾽ultima la maggiore. All᾽interno di questo semicerchio sono collocate le
C.[e]Zarnicco (a.1962, IGM 25 VS Rivignano) o C.[ase] Zarnicco, CTRN 25
Rivignano), più correttamente nominate poi Case Isernicco (a.2006, CTRN 5
Rivignano).
Sfortunatamente il mancato rinvenimento di qualsiasi traccia archeologica
contrasta fortemente con l᾽ipotesi che qui possa essere sorto l᾽abitato oggetto
di studio. A ciò si aggiunga che i due fabbricati identificati da questo toponi-
mo risalgono al primo dopoguerra, come si può capire osservando la mappa
del Comune censuario di Sivigliano, redatta nel 1913.
Il nome è passato successivamente, ma già in epoche remote, al terreno
denominato Bosco di Zernico (v. tav. 3)5, quasi certamente in quanto terre-
no comunale sfruttato dagli abitanti del villaggio. La prossimità del nucleo
abitativo del quale abbiamo già fatto menzione poco sopra ha fatto sì che il
riporto toponimico fosse facilitato e così nacque il toponimo Casali del Bosco
(ibidem), divenuto infine Il Bosco (a.1962, IGM 25VS Rivignano).

Tanto basta per i nomi di più diretto interesse. Risulta però utile ampliare
leggermente il quadro per delimitare meglio il territorio, anche se non è neces-
sario addentrarsi in ipotesi etimologiche.
Le pertinenze di Isernico - ché si trattava di una villa giuridicamente ben
definita, come abbiamo già anticipato e come avremo modo di vedere me-
glio - si estendeva dai confini settentrionali con Sterpo, Virco e Flambro
fino alla villa Rota, già conosciuta come castello della famiglia di Codroipo.
L᾽estensione latitudinale massima del territorio arrivava a poco più di un
chilometro, mentre quella longitudinale era altrettanta all᾽estremità setten-
trionale, per annullarsi immediatamente a monte del castello. Il tutto era
delimitato a ponente dal Fiume Stella, a levante dalla Roggia delle Codis,
mentre al centro era percorso dalla Roggia Cusana, ambedue, queste ultime,
affluenti di sinistra del fiume principale.6

________________
Flambro, dove sono conosciute come Piccola Levada (quella orientale) e Gran Levada (quella
occidentale).
5. La tavola riporta il disegno Scalfuroto T 1754, con la parte interessata in evidenza.
6. Buglioni G 1682: 44 (v. tav. 5).

11
La situazione archeologica

Gli studi sulle evidenze archeologiche emerse sul territorio e gli scavi ar-
cheologici compiuti consentono di effettuare alcune considerazioni relative
al territorio preso in esame; considerazioni che, benché non particolarmen-
te significative per quanto riguarda le ipotesi di collocazione dello scomparso
abitato di Isernico, permettono tuttavia di tracciare un quadro di insieme nel
quale orientarsi più agevolmente.
Quanto finora consolidato in questo particolare ambito di studio è stato
nel recente passato riassunto in modo efficace prima da Fabio Prenc7 e suc-
cessivamente da Paola Maggi8. In seguito sono emersi ulteriori e significativi
particolari, che sono stati resi pubblici nei Notiziari archeologici della rivista
Aquileia nostra9.
Di tutti i siti di interesse dell᾽area comprendente Flambruzzo e Sivigliano,
abbiamo preso in considerazione solo quelli posti alla sinistra orografica dello
Stella e a ponente della strada Flambruzzo-Flambro (Piccola Levada), fatto sal-
vo un sito di secondaria importanza ubicato nell᾽abitato di Flambruzzo.
Sarebbe superfluo riportare quanto già pubblicato negli studi accennati e
pertanto ci limiteremo a poche considerazioni di sintesi.
Osservando la carta proposta dalla dottoressa Maggi (P 2001: 12), dopo
aver notato che tutto il territorio comunale è interessato da emergenze arche-
ologiche di epoca romana, constatiamo che queste sono maggiormente fitte
nell᾽area di nord-est corrispondente al territorio di Sivigliano e Flambruzzo.
Ancor più si addensano poi a cavallo della Roggia Cusana e, più precisamente,
nel cuneo posto fra lo Stella e la Roggia delle Codis (v. NCT, Rivignano, Mp.
Com., ff. n. 5 e 9), che sorge nei terreni omonimi. I margini settentrionale e
meridionale dell᾽area sono rappresentati rispettivamente dal confine comuna-
le e dall᾽abitato di Flambruzzo (v. tav. 4).
La presenza dei siti rilevati, distribuiti lungo tutto il percorso del fiume,
indica evidentemente che l᾽area era abitata in epoca romana e sicuramente era
frequentata in epoca preistorica, come dimostra il rinvenimento di un᾽ascia in
pietra levigata nell᾽area indicata al n. 2. Si tratta tuttavia per la maggior parte
di siti non ben qualificabili, salvo che per i numeri 1 e 2.
Il primo si estende per circa 7.000 mq e la presenza di pezzi di legno car-
bonizzato frammisto a cenere denuncia un᾽antica distruzione causata da un

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7. Prenc F 1995.
8. Maggi P 2001.
9. Cividini T - Maggi P - Magrini C 2003; Cividini T - Maggi P 2005; Cividini T - Maggi
P - Magrini C 2006.

12
Tavola 4 - Emergenze archeologiche (da CTRN 5000 Rivignano).

13
incendio. Il rinvenimento di numerosi altri oggetti segnala che l᾽area era occu-
pata fra gli ultimi decenni del I sec. a.C. e la fine del I sec. d.C.10
Il secondo rappresenta l᾽emergenza archeologica più importante del territo-
rio di Rivignano. L᾽area di estende su circa 15.000 mq e i primi studi la indicano
essere stata frequentata tra la metà del I sec. a.C. e la fine del I sec. d. C. Le ricer-
che archeologiche degli ultimi dieci anni anno permesso di prolungare questo
periodo fino al V secolo.11 La tipologia del materiale recuperato, che va dai la-
certi di cotti di vario utilizzo, agli scarti di cottura, a frammenti marmorei e mu-
sivi ecc. consente di affermare con certezza che il sito ospitava un complesso di
fornaci - almeno tre - di qualche rilievo con annesse ville residenziali. L᾽ipotesi
è suffragata dalla vicinanza allo Stella, che permetteva di sfruttarne il corso per
la navigazione e il trasporto di materiali, e dalla presenza nelle aree circostanti
di avvallamenti di chiara origine artificiale, prodotti dall᾽attività estrattiva della
materia prima. Dalla situazione descritta non è arduo ipotizzare che la villa fosse
circondata da un minuscolo nucleo abitativo di tipo accentrato.12
Anche per le aree minori, specie quella indicata con il n. 3, è ipotizzabile
l᾽antica presenza di insediamenti abitativi. Valutando i siti nel loro complesso
e ponendoli in relazione con l᾽importante area archeologica posta sulla riva
destra dello Stella, proprio all᾽altezza del nucleo denominato Il Bosco13, Prenc
ipotizza che tali insediamenti si siano sviluppati per assicurare il controllo «di
un punto di attraversamento del fiume Stella da parte di due strade che, prove-
nienti dalla Via Postumia, si dirigevano presumibilmente a Rivignano».14 Una
di queste due strade, quella più vicina al fiume, proviene in effetti da nord, un
ramo da Sterpo e uno da Flambro, dove è conosciuta come Gran Levada (la
Grande, per antonomasia), nome che suggerisce un᾽origine per lo meno tar-
doromana. L᾽altra poteva essere sempre proveniente da Flambro, dove è deno-
minata Piccola Lavada (la Piçule), con identico valore di origine; attualmente
conduce direttamente a Flambruzzo, ma si può ipotizzare che un suo ramo
tagliasse il territorio più a settentrione, con direzione NNE-SSO.15

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10. Maggi P 2001: 37, Prenc F 1995: 16.
11. Cividini T - Maggi P 2005; Cividini T - Maggi P - Magrini C 2006.
12. Maggi P 2001: 68-70.
13. Si veda la cartina in Maggi P 2001: 12.
14. Prenc F 1995: 17.
15. Scomparso il ponte che attraversava il fiume per l᾽incuria dei secoli successivi alla caduta
di Roma, in epoca medievale furono costruiti altri due manufatti. Uno sulla nuova strada
che congiunge Rivignano con Flambruzzo, tutt᾽ora esistente, anche se ovviamente più volte
rifatto; l᾽altro, a monte del Bosco, in prosecuzione della Strada consorziale del Paludo, si con-
giungeva con la strada che da Flambruzzo porta a Virco e a Flambro. A margine del Fiume,
sulla sua riva sinistra, una diramazione ne costeggiava la sponda e portava al Bosco (v. tav. 4).

14
Isernico nei documenti

La villa di Isernico compare per la prima volta alla storia in un docu-


mento del 1258 quando Corrado e Rodolfo di Savorgnano restituirono, per
200 libbre di piccoli veneziani16, al patriarca Gregorio il castello e la villa
inferiore di Flambro (cioè Flambruzzo), e rinunciarono anche a quanto
avevano nella villa di Isernich e nelle sue pertinenze nonché ai possessi do-
minicali di cui godevano a Flambro. Detti beni erano stati in passato loro
concessi in feudo retto e legale dalla Chiesa di Aquileia, a ricompensa dei
servigi prestati.
Dalla citazione appare subito chiaro che la villa aveva fisionomia giu-
ridica, quindi una pertinenza territoriale, e che era sicuramente separata
da Flambruzzo. Appare anche che il castello era situato nel territorio di
quest᾽ultimo paese.
Il castello passò di mano più volte nel volgere di quache anno17, fino a
che nel 1313 lo ritroviamo in possesso di Camoretto di Camoretto [sic]18.
Con un atto di quell᾽anno il Camoretto vendette al conte di Gorizia il ca-
stello di Ariis con tutti i beni circostanti fino a tre miglia. In questo tratto
di territorio si riservò però il possesso delle case incastellate di Lovidrato
(meglio conosciuto come Gluvidrago)19 e di Jesernico20. Risulta abbastanza
evidente che si tratta dello stesso fabbricato di cui fu fatta compravendita
nel 1258 e che in poco più di cinquant᾽anni il riferimento dello stesso era
passato da Flambruzzo a Isernico.
Da quel momento il castello di Isernico e tutte le sue dipendenze rima-
sero in mano ai conti di Gorizia fino al 1466, quando, il 20 aprile Leonardo
li investì in feudo retto e legale a Giorgio di Codroipo, cittadino Udinese.21

________________
16. Così in TEA 393 ripreso da Bianchi G 1861: 76, da Paschini P 1916-1921: 1921, 18; altro-
ve si parla di duecento marche (Palladio Degli Olivi GF 1660: I, 238), ma tale particolare
poco ci interessa.
17. Nel 1293 fu venduto da Comoretto di Arensberg a Baldachino e a Primilo nobili di Civi-
dale (Di Manzano 1858-1879: III, 235), ma già nel 1297 tornò alla famiglia per investitura
feudale a Ermanno di Orensperch (recte Arensberg), forse figlio di Comoretto. Per l᾽identi-
ficazione del castello di Arensberg, da qualcuno riconosciuto come Ariis, si veda Pellegrini
GB - Frau G 1967: 120, Miotti T 1977-1988 3: 33-37.
18. In altri documenti di quegli anni è citato come Camoretto o Comoretto di Arensberg.
19. Per notizie su questo paese scomparso si veda Bini G 2009: 37-39.
20. Di Manzano 1858-1879: IV, 21.
21. Per la verità in quel documento non si parla del castello di Flambruzzo o di Isernico e
nemmeno di quest᾽ultima villa. Risulta tuttavia abbastanza ovvio che queste due entità fossero
comprese nei possedimenti infeudati poiché nel documento si parla di garito e giurisdizio-

15
I Di Codroipo lo mantennero infine fino al 1910, e in tal senso lo ritroviamo
citato più volte nel corso dei secoli22, quando vendettero i loro possedimenti
ai conti Rota di San Vito al Tagliamento.23 Dopo qualche passaggio di breve
durata, nei primi anni del secondo dopoguerra, la villa pervenne alla famiglia
Badoglio, imparentata per via matrimoniale con i Rota.

Un importante documento compilato nel 168124 risulta di importanza fon-


damentale per comprendere la struttura del territorio che stiamo analizzando.
Si tratta di un documento redatto per la catasticazione dei beni comunali posti
nella Contea di Gradisca, documento che fornisce insostituibili informazioni
per questo aspetto dell᾽economia della Bassa Friulana alla fine del secolo XVII.25
Per quanto riguarda l᾽abitato di Isernico, il Catastico recita testualmente:
«È posta la villa d᾽Isernich appresso il Stato Veneto in confin del Fiume Stella
sotto la Giurisdiz.e dell᾽Ill.mo sig.re Fran.co Codroipo, fa biade, et vini buo-
ni, risi et fieni». La lettura del disegno posto a fronte (v. tav. 5) suggerisce che
l᾽abitato sia lambito dal fiume e posto alle estremità meridionali del suo stesso
territorio.26
Un altro particolare emerge tuttavia con rilevanza ed è la scritta Sivian, po-
sta in un angolino sotto il comunale indicato al n. 3, sempre sulla riva sinistra
dello Stella. Esso è l᾽estremo lembo meridionale del territorio posto fra lo Stel-
la e la Roggia Cusana. Tale scritta indica chiaramente che quel ritaglio terri-

________________
ne delle ville di Flambruzzo, Sivigliano, Chiarmacis, Mandriolo, Rivata e Salt (sorvoliamo su
come questi nomi sono realmente stati scritti e quali abitati essi esattamente indichino). Le
citazioni posteriori confermano comunque quanto qui affermato. Copia del documento e la
sua traduzione si trovano in Zoratti V 1976: 85-89.
22. La prima volta il 7 agosto 1492, quando il pievano Antonio de Susanis intimò il pagamento
del quartese a Giorgio di Codroipo e ai suoi coloni di Isernicco che erano morosi (Bini 2013:
24). Poi ancora in a.1548 «Iesernich, castello sotto Codroipj, et Regij» (Corgnali GB 1930:
11); a.1567 «Nobili Domini Giacomo Kavalier e Ludovico Codroipo hanno giurisdizione in
Isernico Castello, Flambro di sotto, Civigliano [sic] e Driolassa la metà» (Di Porcia G 1567:
81); a.1635 «Iesernicco sotto Codroipo d᾽Imperiali» (Marchettano P 1635). La dipendenza
era quindi sempre dalla Contea di Gorizia o da quella di Gradisca, come fu dal 1647 al 1712
(Czoernig C 1873: 763, 806, 836, 943).
23. Altan GB 1984: 180, Zoratti V 1967: 294.
24. Buglioni G 1681.
25. Per una dettagliata analisi di questo documento si veda Dentesano E - Castellarin B 1999.
26. Nel documento, e più precisamente laddove esso indica i confini, manca qualsiasi riferi-
mento alla villa di Flambruzzo, che invece, come dice correttamente il Bini (G 2009: 43), doveva
esserci. Diversamente dallo studioso citato, non riteniamo che il territorio di quel paese facesse
parte di Isernico, ma pensiamo invece che sia stato erroneamente omesso dal Buglioni, che lo
avrà probabilmente associato mentalmente a Flambro, che apparteneva invece allo stato veneto.

16
Tavola 5 - I terreni comunali di Isernico nel ‘Catastico’ del Buglioni (da Buglioni G 1682, Arch.
Stor. Prov. Gorizia).

17
toriale apparteneva alla villa di Sivigliano ed è esattamente l᾽area sui sorge il
nucleo denominato Il Bosco. Confrontando la situazione territoriale all᾽epo-
ca del catasto napoleonico-austriaco - quindi circa 130 anni più tardi - appare
immediatamente che gli appezzamenti di quell᾽angolo sono ancora indicati
come pertinenti a Sivigliano. Per contro, tutti gli appezzamenti posti alla sini-
stra della Cusana sono indicati come pertinenze di Flambruzzo.
L᾽abitato di Isernico è disegnato sotto questo lembo e quindi è posto fra
la Roggia Cusana a nord, il Fiume Stella a ponente e la Roggia delle Codis a
sud e sud-est. Il documento ci dà quindi la collocazione esatta dell᾽abitato di
Isernico e ciò risolve il problema principale che ci eravamo posti.
Bisogna inoltre considerare che risulta evidente che in quell᾽anno esso era
ancora costitutito in villa, con le sue pertinenze territoriali e quindi è vero-
simile che vi si tenessero vicinie e quant᾽altro fosse espressione della comu-
nità. Quando la villa fu soppressa giuridicamente, forse proprio in occasione
dell᾽avvio del censimento agrario napoleonico, il territorio fu smembrato e
assegnato a Sivigliano per la parte posta alla destra della Roggia Cusana, e a
Flambruzzo per quella alla sinistra.

Ulteriori informazioni di grande rilevanza le possiamo desumere dalla vi-


sita pastorale che l᾽arcivescovo di Gorizia, conte Carlo Maria d᾽Attems effet-
tuò il 4 maggio 1759 alla chiesetta del paese. Recita infatti il resoconto che «...
hora sexta Jsernicum venit excellentissimus et reverendissimus, ubi visitata
ecclesia filialis Sanctae Mariae subiecta parochiae Flambruci et male provisa,
cum inter caetera tectum sit adeo destructum ut magna reparatione indigeat,
paramentum unum nigrum interdictum, crux in sacristia deformis fuit fracta
totaliter et alia ad armarium paramentorum substituenda, calix deauratus
inaurandus denuo. Purificatoria immunda. Paramenta alia tria reficienda. Vi-
sitata fuit etiam domus canonica parochi Jesernici existens, quae tam angusta
est, ut parochum commode capere non possit».27
Isernico aveva quindi una chiesa dedicata a Santa Maria, come quella di
Flambruzzo, dalla quale dipendeva. Essa era ormai in istato di abbandono e
certamente non più celebrata, se il tetto era crollato e i paramenti e gli arre-
di sacri versavano in condizioni deplorevoli. Ciò nonostante manteneva una
parvenza di amministrazione, come ci è assicurato dalla presenza di Osvaldo
Turcho camerario della chiesa di Isernico e di Sivigliano.28 La sacrestia era poi
talmente piccola da non poter accogliere un officiante con sufficienti comodità.

________________
27. Attems CM 1994: I, 607.
28. ibidem: I, 610.

18
La situazione è indirettamente confermata dalle nomine dei parroci che si
avvicendarono a Flambruzzo-Sivigliano nella seconda metà del secolo XVII.
Negli atti di nomina o negli accordi che riporta il Di Codroipo (G 1901: 27-
35) la situazione appare abbastanza confusa, ma ciò non impedisce di trarne
alcune congetture o di confermare quanto già ipotizzato. In un atto del 1668
si parla in modo esplicito della «cura della anime delli popoli soggetti alla loro
[dei Di Codroipo] giurisdizione di Iesernico» e con ciò appare confermato
che, avendo essi la loro residenza nella villa-castello, questa era intesa come il
più volte citato “castello di Isernico” (ibidem: 27). Più avanti l᾽atto recita che
il beneficiato «sia tenuto officiare con forme proprie le solite chiese di Flam-
bruzzo e Sivigliano, amministrando ai popoli delle predette ville e di Jeserni-
co...» (ibidem: 28), e con ciò si intende che la sopracitata chiesa di Isernico
già non era officiata in quell᾽anno e che comunque il paese doveva avere una
sua fisionomia. Tuttavia la gente doveva seguire le pratiche religiose nell᾽una
o nell᾽altra chiesa degli altri due paesi, se nello stesso documento si citano «le
feste principali, con quelle della Beatissima V. Madre del Redentore nostro a
Flambruzzo, gli Apostoli a Sivigliano, et altre Festività, parte in uno, e parte
nell᾽altro luogo» (ibidem). Isernico, come si vede, era escluso dalla celebrazio-
ne delle festività principali.
Anche nel 1678 si parla solo della «vacanza del Vicariato di Sivigliano e
Flambruzzo» (ibidem: 30), particolare che si ripete nel 1692 (ibidem: 33). In
quest᾽ultimo documento si cita invece nuovamente la giurisdizione di «Jeser-
nico et Ville annesse» (ibidem), che evidentemente erano sempre Flambruz-
zo e Sivigliano. Continuando nella lettura del documento, troviamo conferma
dell᾽ancora esistente consistenza giuridica della villa laddove si recita che «Sua
Divina Maestà concederà nelli territori di Jesernico, Fiambruzzo [sic], e Si-
vigliano...» (ibidem: 34), ma di questo fatto avevamo già avuto certezza nel
sopraesaminato documento del Buglioni.

Tutto ciò conferma quanto già abbiamo detto circa il fatto che la villa aveva
perso vigore, anche se non d᾽improvviso; la sua struttura sociale si stava ormai
sfaldando da almeno duecento anni e forse più29, e con essa si andava perdendo
l᾽identità paesana e si stava dileguando quella giuridica.

________________
29. Bini (G 2009: 41) ci informa infatti che, negli elenchi delle pieve e filiali della Rationes
decimarum Italiae di Sella-Vale, Isernico non appare già nel 1495 e poi nel 1501; non appare
nemmeno in un documento del 1595, che invece indica Flambruzzo e Sivigliano come sogget-
te a Palazzolo. Nel 1632 invece è però come soggetta a Palazzolo, assieme alle altre due chiese
(v. anche Bini 2013: 26).

19
Tavola 6 - Valvassore A 1553 - Particolare.

Tavola 7 - Camocio GF 1563 - Particolare.

20
Tavola 8 - Ortelius A 1573 - Particolare.

Tavola 9 - Ortelius A 1612 - Particolare.

21
Tavola 10 - Magini GA 1620 - Particolare.

Tavola 11 - Mercator G jun 1645 - Particolare.

22
Tavola 12 - Blaeu J 1663 - Particolare.

Tavola 13 - Coronelli V 1697 - Particolare.

23
Tavola 14 - AA P 1729- Particolare.

Tavola 15 - De L᾽Isle G 1750- Particolare.

24
Tavola 16 - Vaugondy R 1777- Particolare.

Tavola 17 - Reilly FJJ 1791 - Particolare.

25
Isernico nella carte corografiche dei secoli XVI-XVIII

Il paese di Isernico compare per la prima volta nelle carte nella corografia
del Friuli del Valvassore stampata nel 1553 (v. tav. 6) con la dicitura Iasicho,
peraltro leggibile solo con difficoltà. Quest᾽ultimo particolare è stato forie-
ro di successive errate interpretazioni e anche di improvvide duplicazioni. La
prima errata scrittura compare come Fasicho, solo dieci anni dopo, nella car-
ta del Camocio (v. tav. 7), che evidentemente aveva avuto per mano quella
del Valvassore, mentre nel 1573, in una corografia dell᾽Ortelius, leggiamo un
più probabile Lesernico (v. tav. 8). Quest᾽ultima rappresentazione è un po᾽ più
ricca di dettagli, anche se non sempre più precisa, delle due precedenti, che
collocavano il paese in una approssimativa area intermedia fra Sterpo e Ariis.
In questa esso è situato al centro di un triangolo rappresentato dagli altri due
castelli e da Flambro, ma è erroneamente discosto dal fiume Stella, dove invece
viene correttamente posto dalle prime due.
Con l᾽Ortelius torniamo, nel 1612, alla dicitura Fasicho e ad una posizione
che richiama le prime due carte (v. tav. 9).
La rappresentazione migliora decisamente nel 1620 con il Magini, che situa
l᾽abitato di Iesernico al centro del triangolo i cui vertici sono rappresentati da
Sterpo, Flandrio (recte Flambro) e Arijs, accanto a Flambezzo (recte Flambruz-
zo) e vicino allo Stella (v. tav. 10).
Successivamente la situazione si complica non poco perché i cartografi, che
non conoscevano direttamente il territorio, interpretavano le carte precedenti
e le altre vaghe notizie che riuscivano a reperire. Ecco dunque che nel 163830 e
nel 1645 il Mercator junior pone Fasicho sulla riva sinistra dello Stella, sempre
fra Sterpo e Arys, ma integra erroneamente il territorio con la presenza di Le-
sernico fra Arys e Flambro (v. tav. 11).
Diciotto anni dopo il Blaeu disegna correttamente il castello di Iesernico
accanto allo Stella, fra gli abitati di Sterpo, Flandria (recte Flambro) e Flambeuo
(recete Flambruzzo) (v. tav 12).
Nel 1697 il Coronelli traccia un quadro molto impreciso dell᾽area oggetto
del nostro studio, tanto che il nucleo di Iseruich viene posto sì fra Sterpo e
Arijs, ma è difficile comprendere se sta correttamente alla sinistra dello Stel-
la, come sembra indicare la scritta, o erroneamene a destra, come si potreb-
be dedurre dal cerchietto nero che indica un abitato (v. tav. 13).
Il van AA deve essersi basato sulla corografia del Blaeu, quando nel 1729
colloca in modo identico a questi il castello di Iesernico, fra Sterpo, Flandria e

________________
30. Mercator G jun 1638.

26
Flambeve (recte Flambruzzo) (v. tav. 14). La situazione si ripete in modo iden-
tico nel 1750 nella carta di De L᾽Isle (v. tav. 15), dove pare tuttavia di leggere
Jesernico. È piuttosto strano che una carta così particolareggiata come quella
di Salmon, compilata nel 175331 non riporti né Isernico né Flambruzzo e di ciò
non sappiamo dare spiegazione.
Il nome diventa Jersenico in una carta del Vaugondy, redatta nel 1777 (v.
tav. 16), carta peraltro molto meno ricca di particolari della precedente perché
disegnata in una scala molto più piccola. Una scala molto piccola è utilizzata
anche in una corografia del 1791 dove il Reilly scrive Iersenico, copiando evi-
dentemente dal Vaugondy (v. tav. 17).
Iesernico si trova in questa forma anche in una carta di qualche anno
precedente (Capellaris GA 1780), che però lo colloca addirittura a sud di
Aris (sic).

Quali considerazioni possiamo trarre dall᾽osservazione delle corografia so-


pra citate?
Innanzitutto va premesso che la prima carta che indica il nome porta la data
del 1553 e in quell᾽epoca l᾽abitato di Isernico, o per lo meno il suo nome, stava
già iniziando la parabola discendente che doveva portarlo all᾽oblio nel giro di
un paio di secoli.
V᾽è da osservare poi che su dodici carte prese in esame, nelle quali compa-
ia sempre Isernico, ben undici riportano anche Sterpo, ma solo sei riportano
Flambro e quattro Flambruzzo, mentre compare sempre Ariis. Isernico è indi-
cato inoltre come castello ben otto volte mentre nel vicino abitato di Flambruz-
zo non è mai indicata la presenza di una struttura fortificata.
Da tutto ciò possiamo dedurre che, almeno dal XVI secolo in poi, con il
nome di Isernico si identificava il nucleo abitato sul quale era incentrato l᾽omo-
nimo castello e che quindi tale fortilizio è da identificarsi con il Castello di
Flambruzzo, citato altrove e anche precedentemente.
Questa situazione sembra confermata da una carta di poco successiva
all᾽ultima che abbiamo considerato. L᾽epoca delle corografie stava per finire e
iniziava quella delle carte topografiche, inaugurata in Friuli dalla Kriegskarte32.
Sulla tavoletta XVI-12 (Palazzolo) possiamo osservare che Isernico è indicato
con precisione come il complesso di fabbricati che anche attualmente è situato
nell᾽angolo posto a valle della strada Sivigliano-Flambruzzo e fra lo Stella e
quest᾽ultimo abitato (v. tav. 18).

________________
31. Salmon G 1753.
32. KK 1805 Palazzolo.

27
Tavola 18 - KK 1805 Palazzolo - Particolare (ed. Fondaz. Benetton).

Con le convinzioni fin qui accumulate esaminiamo con maggior sicurezza


il testo di Enrico Palladio degli Olivi che, descrivendo il fiume Stella, recita
ad un certo punto «Cursu Isernicum Caesaris Castrum adlabitur».33 Di esso
accettiamo quindi il fatto che il fiume lambiva il castello e ovviamente respin-
giamo come leggenda, se non pura invenzione, il fatto che tale castello appar-
tenesse a Cesare.34

La linearità sostanziale delle rappresentazioni corografiche lungo i tre se-


coli XVI-XVIII, rimarcata con evidenza dalla Kriegskarte, induce quindi ad
affermare con una buona dose di certezza che il Castello di Isernico e quello di
Flambruzzo erano identica cosa, e che esso castello era secondo per importan-
za, nella zona, solo a quello di Ariis.

________________
33. Palladio Degli Olivi E 1659: 17.
34. Per una più approfondita analisi di questo passo e ulteriori considerazioni si veda Bini G
2009.

28
Considerazioni di sintesi

Dopo aver esaminato i vari aspetti del problema, è giunto ora il momento
di tracciare un quadro di sintesi, nell᾽intento di offrire maggiori certezze e,
riteniamo, una risposta definitiva.

Partiamo dunque dalla situazione di epoca romana, durante la quale l᾽area


posta nella parte settentrionale del territorio fu frequentata per necessità pro-
duttive e sicuramente anche abitata. I nuclei interessati sono due o tre e il più
consistente e vitale, situato poco a nord dell᾽attuale Il Bosco, ospitava una
fornace di discrete dimensioni e alcune abitazioni annesse. Questi siti, e in
particolare quest᾽ultimo, furono attivi, come è emerso dalle ultime indagini
archeologiche, fino in tarda età imperiale, probabilmente fino al V secolo d.C.
Non sappiamo se poi tali nuclei furono abbandonati repentinamente con
l᾽arrivo di popolazioni germaniche o se, più credibilmente, subirono un lento
degrado quando queste ultime popolazioni iniziarono ad abitare il territorio.
Non dimentichiamo che Flambruzzo è nome di origine germanica e che è si-
tuato un chilometro a valle dei siti citati. È quindi probabile che un nucleo di
germani si sia insediato in un᾽area libera, che non era di interesse degli abitanti
dei luoghi posti poco più a nord. In definitiva, siamo propensi a pensare a una
continuità abitativa della zona, almeno se questa viene considerata in forma
sufficientemente ampia, tale cioè da comprendere almeno i tre abitati di Sivi-
gliano, Isernicco e Flambruzzo.

Un altro aspetto del quale non siamo informati, ma sul quale faremo qual-
che riflessione, è quello della costituzione in ville delle tre entità abitative e
della conseguente suddivisione territoriale.
Per ora andiamo all᾽arrivo di un nucleo di slavi, probabilmente insediatisi
qui non prima del X secolo, ma sicuramente qualche secolo dopo le popola-
zioni germaniche. L᾽innegabile conseguenza di questo fatto è la nascita del
toponimo Isernico, che, essendo semanticamente legato al concetto di “lago” e
quindi di “polla di risorgiva”, di cui è ricca l᾽area, impone la ricerca di un più
stretto nesso fra questa condizione e il luogo che ha ispirato il nome.
Di prim᾽acchito si può pensare all᾽attuale area su cui sorgono i fabbricati
che le carte topografiche indicano come Case Zarnicco o, più recentemente
Case Isernicco. Il nome si attaglia perfettamente alla situazione dell᾽area, posta
all᾽interno di un semicerchio costituito da tre olle che, a partire da quella posta
più nord, aumentano di misura fino alla maggiore, posta a sud. L᾽apparenza è

29
però ingannevole, perché i due fabbricati sono stati costruiti nel secolo scorso
e, più precisamente, nel primo dopoguerra1. L᾽area è inoltre priva di emergen-
ze archeologiche e ciò esclude la possibilità che fosse stata precedentemente
luogo di insediamenti.
Riteniamo invece che il luogo che ha ispirato il nome sia da identificarsi con
l᾽area delle risorgive delimitata a nord dalla strada Rivignano-Flambruzzo, a
levante dalla Villa Rota e a ponente dal Fiume Stella.
L᾽antico abitato di Isernico sorgeva immediatamente a nord di quest᾽area
e ancor oggi sopravvive in un nucleo di fabbricati tutt᾽ora esistenti. Questo è
il motivo per cui il castello viene più spesso indicato come Castello di Isernico
piuttosto che come Castello di Flambruzzo o di Flambro di sotto. Queste ultime
denominazioni sono più antiche, ma caddero in disuso in favore dell᾽altra.
Possiamo a questo punto ipotizzare che anticamente il territorio fosse sud-
diviso fra Flambruzzo e Sivigliano e che l᾽inserzione del nucleo di Isernico
abbia determinato una nuova ripartizione, ovviamente in favore dell᾽ultimo
nato2. È credibile quindi che il castello, o per lo meno una “casa incastellata”,
come viene talora definito ancora nel 1313, esistesse prima della nascita di
Isernico e che, all᾽atto della ripartizione territoriale conseguente, l᾽area sulla
quale questo sorgeva, sia ricaduta nelle pertinenze del nuovo villaggio.
Senza le considerazioni che abbiamo appena fatto, le molteplici rappre-
sentazioni che sono riportate sulle numerose carte corografiche dei secoli
XVI-XVIII avrebbero poco valore, potendosi riferire solo al castello vero e
proprio.
La certezza che il villaggio sorgeva dove abbiamo poco sopra specificato, e
che l᾽attuale gruppo di fabbricati che insiste sulla stessa area ne rappresenta
la continuità, ci proviene dal citato Catastico del Buglioni (G 1681), che nel
suo schizzo lo disegna proprio a valle del Bosco e alla confluenza di un corso
d᾽acqua, che identifichiamo con lo Scolo delle Codis, con il Fiume Stella.

________________
1. L᾽apposizione del nome è pertanto di tipo dotto e quindi non ha relazione diretta con la
nascita del nome del villaggio.
2. Una spia consistente di questo processo è rilevabile nella situazione territoriale che si os-
serva sul documento Buglioni G 1681, nel quale l᾽area sulla quale sorge Il Bosco risulta gia-
cente nelle pertinenze di Sivigliano. Quest᾽ultimo aveva quindi un᾽appendice territoriale alla
sinistra dello Stella, evidente lacerto di una più vasta estensione antecedente a una più tarda
ripartizione. La situazione è confermata dal Sommarione del Catasto Napoleonico.

30
Conclusioni

Siamo alla fine nostro lavoro e, come si addice a ogni percorso di studio,
è opportuno offrire al lettore conclusioni che vadano al di là di una sintesi
tecnica.

Tavola 19 - Localizzazione di Isernico (da CTRN 5000 Rivignano).

31
Siamo riusciti nel nostro intento? Nell᾽intento cioè di individuare una volta
per tutte il sito dove sorgeva l᾽antico abitato di Isernico?
Noi riteniamo di sì. Riteniamo, ripetendoci per l᾽ultima volta, che l᾽attuale
nucleo di caseggiati, che sorge poco a monte della Villa Rota e della strada
Rivignano-Flambruzzo, rappresenti la continuità nel tempo dell᾽antico abitato
di Isernico. Riteniamo anche che il territorio, dall᾽epoca romana in poi, non
sia mai stato disabitato. Siamo propensi a pensare che l᾽area posta a nord del
territorio, sede di fornaci e nuclei abitati al tempo di Aquileia, sia stata fre-
quentata almeno fino a quando iniziò a crearsi il nucleo di Flambruzzo; e che
qualche secolo dopo una comunità slava si sia insediata accanto a quest᾽ultimo
nucleo, lì dove abbiamo indicato sorgesse Isernico.
Per arrivare a queste conclusioni abbiamo analizzato la situazione archeolo-
gica, la documentazione dei secoli passati, la cartografia storica e presente, i ca-
tasti ecc. Tutto orientava a concludere così come abbiamo precisato. La prova
principe è risultata però essere quel Catastico che Buglioni compilò nel 1681,
documento che, confrontato con il Sommarione del Catasto Napoleonico, non
lascia adito a dubbi di sorta.
A ulteriore riprova della certezza di tale ubicazione, portiamo ancora la ci-
tata tavoletta della Kriegkarte, che, poco più di un secolo dopo quella del Bu-
glioni, delinea ancora la stessa situazione.

32
Bibliografia

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Stamperia Albrizzi, 1750.
KK 1805 Palazzolo = Kriegskarte: 1798-1805. Il Ducato di Venezia nella carta di Anton von
Zach / Das Herzogtum Venedig auf der Karte Antoni von Zach, Treviso / Pieve di Soligo,
Fondazione Benetton Studi Ricerche, 2005, 2 voll., xvii-784 p., 120 carte.: tavoletta deno-
minata Palazzolo, XVI-12.
IGM 25 VS Rivignano = Tavoletta in scala 1:25.000 denominata Rivignano, 40.IV.SO, a.1962.
IGM 50 Palmanova = Foglio in scala 1:50.000 denominato Palmanova, a.1968.
Magini GA 1620 = Giovanni Antonio Magini, Patria del Friuli olim Fori Iulii, [1620].
Mercator G jun 1638 = Gerard Mercator junior, Karstia, Carniola, et Windorum Marcha,
cum confinys, [1638].
Mercator G jun 1645 = Gerard Mercator junior, Karstia, Carniola, Histria et Windorum Mar-
cha, Guiljelm Blaeu excudit [1645].
NCT, Rivignano = Nuovo Catasto Terreni, Mappe, Comune di Rivignano.
Ortelius A 1573 = Abraham Ortelius, Fori Iulii accurata descriptio, 1573 [da Additamenta del
Theatrum Orbis Terrarum, come tav. 34a].
Ortelius A 1612 = Abraham Ortelius, Fori Iulii vulgo Friuli typus, 1612 [da Theatrum Orbis
Terrarum Abrahami Ortelii, Anversa, Plantin].
Reilly FJJ 1791 = Franz J.J. Reilly, Die Gebiethe von Friaul und Cadore, 1791 [da Schauplatz
der fünf Theile der Welt. Mit bestaendiger Rücksicht auf die besten Originalwerke in drey

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Theile zusammengetragen von einer Gesellschaft Geographen. Nach und zu Büschings grosser
Erdbeschreibung: II parte/ punto 2].
Salmon G 1753 = Giovanni Salmon, Carta geografica della Patria del Friuli, Venezia, tipogra-
fia G. Albrizzi, 1753.
Scalfuroto T 1754 = Tommaso Scalfuroto, Copia del Disegno di tutta la confinazione di
Flambro Villa Veneta con Sivian, e Virco Austriaco ecc., 1754, in Biblioteca Civica di Udine,
Mappe, cass. D.
Valvassore A 1553 = Andrea Valvassore detto Guagnino, La vera descritione del Friuli ecc.,
MDLIII.
Vaugondy R 1777 = Robert Vaugondy, Partie méridionale du cercle d᾽Autriche qui comprend
la basse partie du Duché de Stirie, le Duché de Carinthie, divisé en haute et basse, le Duché
de Carniole divisé en haute, basse, moyenne et inter.e Carniole, et l᾽Istrie Impériale, Venise,
P. Santini, 1777.

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Finito di stampare presso [nome] a [luogo]
nel mese di [mese] [anno]

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