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antica vissuto nel periodo tra 384 – 322 A.C., egli rappresenta l’essenza
del maestro, colui che insegna, i suoi scritti sono tutt’oggi citati per
esprimere concetti ed insegnamenti.
Da questo ruolo che presuppone un allievo attendo e assiduo nasce il complesso che caratterizza la
ribellione di tale tipo di sudditanza anche solo di tipo mentale.
I figli si ribellano ai padri e gli allievi al maestro, così di seguito e col passare del tempo quando
altri prenderanno tale ruolo.
La storia si sussegue nella sua ciclicità di ruoli e condizioni.
Socrate, Platone e Aristotole: ognuno di loro ha incominciato sul percorso intrapreso dal maestro e
si sono differenziati incominciando il loro percorso attraverso la critica costruttiva degli
insegnamenti e dai dettami ricevuti dal loro maestro.
In psicologia è il momento in cui il ragazzo sente di avere una propria individualità e sente la
necessità di avere delle idee personali, che fanno parte della sua particolare scelta, non quella
imposta dalla famiglia o dal contesto sociale di appartenenza.
Il giovane sente l’esigenza di strutturasi mentalmente ed emotivamente con la propria esperienza,
con altri amici e coetanei che esprimono lo stesso desiderio, creando dei gruppi.
Spesso la rottura del legame coi genitori ed educatori può essere fatta aggressivamente e con
contestazioni violente, che non presuppongono una cattiveria del ragazzo ma dentro di lui lottano la
voglia e l’amore della famiglia, il desiderio che tutto rimanga invariato perché rassicurante,
dall’altra c’è la bramosia di staccare il cordone ombelicale con la famiglia, il desiderio di andarsene,
di cercare la propria strada non solo nella vita ma anche con la mente.
Tali emozioni contrastanti sono vissute spesso con disagio e problematicità, ma per fortuna
dovrebbero risolversi anche nel breve tempo, pochi anni comunque.
Cercare indipendenza emotiva è un segno di carattere e di personalità, e se rimane nei termini del
rispetto, è una crescita costruttiva ed evolutiva verso un individuo completo, capace di pensare,
valutare e decidere da solo ciò che gli piace e ciò che vuole.
È giusto che i genitori stabiliscano quali siano i criteri, le abitudini e le regole di vita a cui tutti i
membri devono adattarsi, soltanto quando i figli saranno abbastanza grandi ed indipendenti da avere
una casa propria ed una loro indipendenza economica e sociale potranno organizzarci e gestirsi
come meglio credono, finché stanno coi genitori, che piaccia o meno, sono le regole di casa che
devono rispettare.
Non lasciate che siano i figli a prevaricare, non hanno né la maturità né la competenza per farlo e di
sicuro non né hanno la legittimità.
Ognuno abbia i suoi ruoli che competono, se non piacciono liberi di rendersi autonomi in qualunque
momento.
Ribellarsi non è solo contraddire e criticare è anche voler comprendere e condividere un pensiero
che vi viene imposto od insegnato.
La ribellione quando non supera determinati livelli è sempre costruttiva e formativa, diventa
eccessiva quando la sua finalità non è quella di ritagliarsi un pensiero personale, ma contestate tutto
ed ogni cosa per partito preso.
La ribellione dalle regole imposte dalla società e dalla famiglia è tipica dell’adolescenza, quella fase
che va dai 13 ai 18 anni dei ragazzi e delle ragazze.
In questa fase è probabile che il giovane voglia sperimentare tutto ciò che gli è stato vietato, con
atteggiamenti disobbedienti, rapporti promiscui e la sperimentazione di droghe ed alcool.
Il giovane in questo periodo dice spesso bugie per nascondere tale attività, sa perfettamente che la
violazione delle regole famigliari comportano delle punizioni, e tende a nascondere sia i rapporti
amicali, che non sarebbero ben accetti dai genitori, sia i comportamenti che creerebbero dei
contrasti.