La Riforma di Lutero non consistette soltanto nel dare nuove regole alla liturgia, ma
rivoluzionò anche il concetto di musica sacra.
Tra l'inizio del Cinquecento e la fine del secolo successivo, la Riforma luterana inserì molte novità anche nella musica. Martin Lutero, alla ricerca di nuove impostazioni sul rapporto tra i fedeli e Dio, introdusse il volgare nella liturgia riformata, la traduzione della Bibbia in tedesco è uno degli esempi più famosi. Anche la musica rientrava nella liturgia riformata ed ebbe una funzione molto importante che Lutero non si lasciò sfuggire. Il corale fu una forma espressiva prettamente protestante, serviva a coinvolgere il popolo in modo personale alla liturgia. Lutero sfruttò abilmente la grande tradizione dei canti popolari per tradurla in corali, anche se spesso questi canti erano nati anche con intenti dissacratori e talvolta anche di stampo erotico, ma molto diffusi negli strati socialmente inferiori della popolazione.
"Ho sempre amato la musica [...]. La musica è un dono sublime che
Dio ci ha dato, ed è simile alla teologia. Non darei per nessun tesoro quel poco che so di musica" (Luterò, Dal lettera a Ludwig Sentì, 4 ottobre 1530).
Certamente è l'enorme passione dell'uomo Luterò (1483-1546) nei
confronti della musica che giustifica la sua straordinaria considerazione pel quest'arte, al di là delle possibili spiegazioni ideologiche. Né l'appartenenza all'ordine ( sant'Agostino (che scrisse sì di musica, ma in termini che spesso hanno poco da spartire con la concezione di Lutero) né la nuova esegesi biblica protestante, che porta Calvino e Zwingli a provvedimenti talora radicalmente anti musicali, sono sufficienti a rendere conto d un atteggiamento che avrà conseguenza straordinarie per la civiltà musicale religiosa e civile della Germania e di parte dell'Europa. Questa passione trova nutrimento nelle competenze musicali di cui è dotato Lutero: da fanciullo impara a cantare, in seguito a suonare il liuto e il flauto e acquisisce nozioni di teoria musicale. Durante il suo viaggio a Roma (1510-1511) ha modo di conoscere la superba vita musicale della capitale dell cristianità; apprezza le composizioni polifoniche dei fiamminghi, di Heinrich Isaac, Ludwig Senfl (con cui è in rapporto epistolare): e soprattutto Josquin Desprez.
Il programma che viene presentato comprende brani vocali e
strumentali di Josquin Desprez ( Josquino D’Ascanio), Hans Newsidler, Ludwig Senfl,Marchetto Cara,Heinrich Isaac,Franciscus Bossinensis,Marco Dall’Aquila.