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LA SCOPERTA
DELLO STRETTO DI MAGELLANO
RAFFAELE GARGIULO
T ra tutte le imprese del periodo delle ceano Pacifico e la reale dimensione del
grandi scoperte geografiche quella di Ma- nostro pianeta.
gellano merita una considerazione a parte: Il primo uomo a superare i confini del
fu il primo a compiere la circumnavigazio- mare immenso.
ne del globo, dimostrando, contro tutti i Il mare immenso! Bisognerebbe cercare
cosmologi e teologi del tempo, la sfericità di immaginarlo, vederlo, percepirlo con gli
della terra, l’insospettata vastità dell’O- occhi di un uomo del XV secolo e in par-
ticolare con gli occhi di un portoghese: un demarcazione immaginaria, dal Polo Nord
limite, una barriera liquida e sterminata al Polo Sud, fra i rispettivi ambiti di con-
che si estende fino all’orizzonte, dimora di quista e di evangelizzazione che trasporta-
infinite creature, di mostri marini capaci di va il confine di duecentosettanta leghe (le-
ingoiare una nave intera, soggetti a una di- guas) a ponente delle isole di Capo Verde,
vinità misteriosa d’infinita potenza che quindi non più 550 chilometri, bensì
abitava gli abissi più profondi. Esso è ri- 2.000 chilometri a ovest di Capo Verde in
masto sconfinato secondo l’antico metro virtù del quale al Portogallo toccherà un
della vela e delle imbarcazioni del tempo giorno il Brasile non ancora scoperto (una
sempre alla mercè e al capriccio dei venti lega equivaleva a poco più di sei chilome-
e delle correnti, specchio del cielo e delle tri, quindi corrispondono a circa 2.000
sue nubi galoppanti, tomba di tanti audaci chilometri).
navigatori che lo avevano sfidato andando Tutto ciò che si trovava a ovest di quel-
alla ventura alla ricerca di una vita miglio- la linea sarebbe appartenuto alla Spagna,
re, solcando la sua superficie ingannevole, ma quanto si trovava a est, a eccezione
inseguendo il suo orizzonte sfuggente. delle Canarie e del territorio africano di
Magellano, come ogni altro giovane fronte a esse, sarebbe stato portoghese.
portoghese dei primi anni del XV secolo Mentre si dirigevano verso le Indie, le na-
era affascinato dai viaggi verso l’Oriente e vi spagnole avrebbero potuto navigare nel-
sperava di raggiungere l’India a bordo di le acque portoghesi per poter sfruttare gli
una delle tante navi che salpavano dai por- alisei, ma la rotta orientale sarebbe rimasta
ti portoghesi, lungo la rotta che il Santo esclusivamente portoghese. «Tagliare l’a-
Padre aveva concesso al suo paese (1). ria con una sciabola o tagliare il mare con
un coltello», così potrebbe essere definito
l’effetto del trattato di Tordesillas.
La spartizione del globo Una commissione mista, come la si de-
La linea
di demarcazione
del Trattato
di Tordesillas.
tuale. Essi hanno lottato contro i mori e alessandrine avrebbe respinto del tutto
hanno scacciato gli infedeli, estirpato con l’autorità papale e successivamente anche
la spada e con il fuoco ogni eresia dalle lo- l’Olanda e la Francia renderanno inutile
ro terre; in nessun altro paese l’inquisizio- ogni mediazione pontificia.
ne papale trova così pronti aiuti contro Enrico VII, re d’Inghilterra, violò i con-
mori, marrani e giudei. No, non devono fini tracciati dal pontefice, non ricono-
combattersi questi figli diletti, avrà deciso scendo il trattato di Tordesillas e cogliendo
il Papa; converrà quindi suddividere a pretesto che il pontefice aveva citato l’e-
senz’altro la zona ancora sconosciuta del st e l’ovest, pensò bene di conquistare il
mondo fra la Spagna e il Portogallo, e pre- nord. Una spedizione guidata dal venezia-
cisamente suddividerla, non come direm- no Giovanni Caboto partì da Bristol, arri-
mo nel moderno gergo diplomatico — in vando in terra di Labrador, Terranova e
«sfere di interesse» — bensì con chiara Nuova Scozia. La guerra tra Inglesi, da
donazione. E tale era considerato dagli al- una parte, e Spagnoli e Portoghesi, dal-
tri stati, in particolare dall’Inghilterra, che l’altra, fu evitata unicamente perché il suc-
tre anni dopo la pubblicazione delle bolle cessore di Enrico VII, Enrico VIII, si di-
Il 28 novembre 1520 Ferdinando Ma- ni prima e quanto i navigatori arabi che in-
gellano scoprì il passaggio oggi noto come crociavano il Mar Cinese Meridionale ave-
Stretto di Magellano e raggiunse l’Oceano vano scoperto prima ancora di lui. Nessu-
Pacifico. no, tuttavia, aveva compreso che questo
Il giorno in cui le navi europee entraro- Oceano era più grande di tutti i continenti
no per la prima volta nell’Oceano Pacifico che ricoprivano la faccia della Terra, che
il mare era calmo, il cielo di un blu mera- occupava un terzo dell’intera superficie
viglioso, con nuvole sparse qua e là e le terrestre, che era possibile navigarvi per
onde non erano che leggere increspature mesi e mesi vedendo soltanto acqua.
illuminate dal sole: tutto era talmente ras- Così, mentre alcuni raggiungevano il
sicurante che Magellano pensò di dare un Pacifico da Ovest, Vasco Nùñez de Bal-
nome promettente: El Mar Pacifico (2). boa (3) lo scopriva da est. Gli Spagnoli
L’Europa aveva scoperto quell’Oceano avevano mostrato un certo interesse per
soltanto da poco e quasi contemporanea- l’America Centrale già nel 1500, quando
mente da entrambi i lati. Abreu e altri Por- fu scoperto l’oro vicino all’istmo di Pa-
toghesi, navigando a est di Malacca nel namà. Colombo, nel suo quarto e ultimo
1512 avevano sentito parlare dell’esisten- viaggio del 1502, aveva navigato verso
za di una grande distesa d’acqua aldilà del- sud lungo la costa orientale dell’America
le isole. Questo riecheggiava ciò che Mar- Centrale, procurandosi una notevole
co Polo aveva appreso più di duecento an- quantità d’oro mentre cercava uno stretto
continente gigantesco. Quando nel 1507 il settore spagnolo e Manuel non aveva al-
geografo tedesco Martin Waldseemüller cun desiderio di regalare ai suoi rivali un
disegnò una carta del mondo, rese onore a rotta per l’India. Il viaggio di Jacques do-
Vespucci dando il nome di «America» al veva rimanere segreto — anche se Magel-
nuovo continente (6). lano, che lavorava alla Casa da India, pare
Sembra che Vespucci fosse convinto ne abbia sentito parlare prima che Manuel
dell’esistenza di un passaggio a occidente ordinasse, sotto pena di morte, di non far-
e nel 1503 Cristòbal de Haro fece un nuo- ne menzione su nessuna carta, libro di bor-
vo tentativo. In quel periodo il Portogallo do o relazione. L’editto fu promulgato il
inviava regolarmente le sue navi in India 13 novembre 1504 e proibiva, pena la
doppiando il Capo di Buona Speranza, morte, di «dar notizie intorno alla naviga-
dunque re Manuel non aveva alcun biso- zione oltre il fiume del Congo, affinché gli
gno di una rotta occidentale; ma de Haro stranieri non possano trarre vantaggio dal-
voleva scoprire tutte le rotte possibili e ot- le scoperte del Portogallo». In quell’epoca
tenne l’autorizzazione a inviare altri di scoperte, infatti, ogni nazione badava
esploratori in Brasile. Gonzalo Coelho con gelosia commerciale a tenere segreti i
partì con due caravelle e poco dopo Cri- risultati delle sue spedizioni. I libri di bor-
stòbal Jacques partì con tre. Jacques na- do dei piloti, gli appunti dei capitani, le
vigò lungo la sporgenza del Brasile e con- mappe e i portolani, venivano riposti gelo-
tinuò verso sud, incurante di superare la li- samente nella Tesoreria di Lisbona.
nea di demarcazione e di entrare in acque È tuttavia possibile che Magellano ab-
spagnole. Tra i 35° e i 40° sud, scoprì bia saputo dell’esistenza del passaggio da
un’enorme spaccatura della costa: si trat- un’altra fonte. Antonio Pigafetta, un genti-
tava di quell’immenso estuario che sareb- luomo italiano che accompagnò Magella-
be poi stato chiamato Rìo de la Plata. Jac- no nel suo viaggio di circumnavigazione e
ques vi entrò e lo esplorò per due giorni, ne fu lo storico ufficiale, riferisce che il
prima che le tempeste lo costringessero a navigatore pensava di trovare lo stretto
tornare indietro e, a quanto sembra, pensò perché lo aveva visto «nel tesoro del re del
che si trattasse di un passaggio che porta- Portogallo, in una carta disegnata dall’ec-
va alle Indie. Continuò tuttavia lungo la cellentissimo Martin Behaim», un geo-
costa del Sud America, probabilmente fi- grafo che era entrato al servizio del Porto-
no alla costa della Patagonia forse fino a gallo verso la fine del XV secolo.
quello che noi chiamiamo Stretto di Ma- Questa notizia di Pigafetta è attendibi-
gellano a 52° sud. Al suo ritorno in Porto- lissima, giacché prima di tutto Martin
gallo Jacques disse a de Haro di aver tro- Behaim è stato realmente cartografo di
vato la rotta occidentale per le Indie, an- corte del re del Portogallo sino alla sua
che se non sappiamo se con questo inten- morte, avvenuta nel 1507, e d’altra parte
desse l’estuario del Rìo de la Plata o lo noi sappiamo che il taciturno Magellano
Stretto di Magellano. Probabilmente si aveva saputo procurarsi l’ingresso agli ar-
trattava del primo. chivi segreti. Ma — il gioco diventa diffi-
De Haro riferì la notizia a re Manuel, cile! — questo Martin Behaim (7) non
che ne rimase sconvolto e ordinò che non aveva mai partecipato personalmente a
si facesse menzione della scoperta. Se esi- viaggi di scoperta, e non poteva aver tratto
steva, lo stretto si trovava senza dubbio nel la stupefacente notizia dell’esistenza di
uno stretto se non da altri navigatori. An- zione mandata dal Portogallo sul principio
che lui, cioè, doveva avere dei predecesso- del secolo da un commerciante tedesco ai
ri. Ed ecco il problema spostarsi: chi furo- grandi negozianti di Augusta, i Welser. In
no questi predecessori, questi marinai sco- essa si riferisce, in un orribile tedesco, che
nosciuti, questi veri scopritori? Ci furono una nave portoghese ha trovato presso il
realmente delle navi portoghesi che, prima quarantesimo parallelo di latitudine un Ca-
della redazione di quelle carte e di quei bo, cioè un Capo, corrispondente a quello
globi, erano penetrate nella misteriosa via di Buona Speranza, e ha potuto virarlo a
fra l’Atlantico e il Pacifico? vela, constatando l’esistenza di un ampio
Indiscutibili documenti stabiliscono che passaggio dall’oriente all’occidente, simi-
in realtà dal principio del secolo parecchie le a quello di Gibilterra, per il quale era fa-
spedizioni portoghesi (tra cui una seguita cile giungere alle Molucche e quindi alle
da Vespucci) (8) avevano studiato le coste Isole delle Spezie. Questa relazione affer-
del Brasile e forse anche quelle dell’Ar- ma dunque con chiarezza che i due oceani
gentina; esse soltanto potevano dunque si riuniscono: quod erat demostrandum.
aver veduto il famoso passo. Con ciò parve risolto l’enigma, e Ma-
Tuttavia — la vite penetra ancor più gellano decisamente smascherato come
profonda — una nuova domanda ci si pre- plagiario di una scoperta precedente. Na-
senta: fin dove erano giunte quelle spedi- turalmente egli era in grado di conoscere,
zioni misteriose? Sino all’effettivo passag- quanto l’anonimo tedesco e il geografo di
gio, cioè allo stretto di Magellano? Augusta, i risultati di una spedizione por-
Circa l’asserzione che altri navigatori toghese precedente, quindi tutto il suo me-
avessero conosciuto il passo prima di lui, rito si limiterebbe all’aver saputo divulga-
non si ebbero per lungo tempo altre prove re e tradurre in atto un segreto gelosamen-
che le parole di Pigafetta e un globo, anco- te custodito, trasformandolo in una nozio-
ra esistente, di Johann Schöner (9), il qua- ne valida per l’umanità intera. Tutto i valo-
le, con nostra sorpresa, già nel 1515, cioè re di Magellano consisterebbe nell’abilità,
molto prima della partenza di Magellano, nella rapidità e nella spregiudicatezza con
segna distintamente un passaggio meridio- cui seppe sfruttare un successo altrui.
nale, benché situato in un punto sbagliato. Ma con grande sorpresa la vite si affon-
Ma con ciò non è stabilito affatto da chi da con un altro giro, e per l’ultima volta.
abbiano avuto le loro informazioni Noi oggi sappiamo esattamente ciò che
Behaim e il geografo tedesco. Magellano non sapeva: i navigatori di
Già il problema della priorità sembrava quella sconosciuta spedizione portoghese,
superato, quando una scoperta inaspettata in realtà, non giunsero sino allo stretto fa-
spiegò, o parve spiegare, nel secolo suc- moso, e le relazioni che Magellano, al pa-
cessivo, a chi e che cosa Behaim e Schö- ri di Martin Behaim e di Johann Schöner,
ner e finalmente Magellano dovessero le ritenne attendibili, erano invece un equi-
loro cognizioni geografiche. Si tratta di un voco, un errore spiegabilissimo. Che cosa
foglio volante in lingua tedesca, stampato avevano dunque veduto — ecco il noccio-
su pessima carta, scoperto per caso e inti- lo del problema — quei piloti, in vicinan-
tolato Copia der Newen Zeytung aus Pre- za del quarantesimo parallelo? Che cosa
sillg Landt. Questo foglio (che porta per dice precisamente la relazione della
primo la designazione Zeytung) è una rela- Newen Zeytung? Che quei navigatori ave-
vano scoperto a quaranta gradi di latitudi- trui quando, in base a quelle carte e a quei
ne un’insenatura in cui erano penetrati per rapporti, preparò il suo grandioso disegno
circa due giorni senza vederne la fine, e di un primo viaggio di circumnavigazione.
che prima d’aver trovato l’uscita erano sta- Un errore, dunque, un errore lealmente
ti respinti in alto mare da una bufera. Essi creduto e accettato fu, in ultima analisi, il
non avevano dunque veduto altro che l’im- segreto di Magellano.
boccatura d’una via d’acqua, che «suppo- Ma non si disprezzi quest’errore. Se il
nevano» (ma supponevano solo) fosse il genio lo sfiora, se il caso lo guida, anche
tanto cercato canale di accesso all’Oceano dal più stolto errore può scaturire la più su-
Pacifico. Ma il vero passaggio (lo sappia- blime verità. A centinaia e a migliaia si an-
mo per merito di Magellano) si trova inve- noverano le importanti scoperte che in
ce presso il cinquantaduesimo parallelo. ogni campo della scienza sono state deter-
Che cosa avranno dunque scoperto quegli minate da ipotesi false. Mai Colombo
ignoti navigatori? Ci vuol poco a supporlo. avrebbe affrontato l’Oceano Atlantico sen-
Chi infatti abbia veduto una volta l’enor- za quelle carte di Toscanelli con gli assur-
me massa, la grandiosa distesa d’acqua di calcoli sulle dimensioni del globo, che
con cui Rio de la Plata si versa in mare, lo indussero a credere di poter raggiunge-
comprenderà che è un equivoco quasi ine- re in brevissimo tempo le coste orientali
vitabile scambiare quella foce gigantesca dell’India. E Magellano non avrebbe potu-
con un golfo o con un mare. Nulla di più to convincere un monarca ad affidargli una
naturale che dei naviganti europei, i quali flotta, se non avesse creduto, con così fol-
mai in Europa avevano veduto un fiume le certezza, alla carta sbagliata di Behaim
così smisurato, trionfassero prematura- e ai fantastici rapporti dei navigatori porto-
mente ritenendola la sognata via d’acqua ghesi. Soltanto perché certo di possedere
fra i due Oceani. E che quei piloti siano ca- un segreto, Magellano poté sciogliere il
duti in quest’errore, scambiando il Rio de maggior segreto geografico della sua epo-
la Plata con uno stretto, lo dimostrano le ca. Solo perché egli si affidò con tutta l’a-
carte disegnate seguendo le loro afferma- nima a un’illusione poté scoprire una ve-
zioni. Se infatti quei naviganti avessero rità imperitura.
scoperto la vera strada di Magellano, il pa- Indipendentemente dal motivo che lo
so, i portolani e il globo di Schöner do- convinse dell’esistenza dello stretto, sta di
vrebbero recare anche la foce del Rio, il fatto che subito dopo la sua caduta in di-
più gigantesco tra i fiumi del mondo; inve- sgrazia divenne per lui un’ossessione; egli,
ce tanto Schöner che gli altri cartografi a come sappiamo, rimane ancora un anno in
noi noti non segnano il Rio de la Plata, ma, Portogallo, e nessuno indovina di che cosa
al suo posto, proprio a quel grado di latitu- si occupi. Tutt’al più si osserva (ma questo
dine, il paso, la mitica via di congiunzione. non vuol dir molto, trattandosi di un vec-
Con ciò la questione è risolta. Gli ignoti chio lupo di mare) che Magellano predili-
mallevadori della Newen Zeytung sono ge la compagnia di piloti e di capitani e
vittime in buona fede di uno scambio evi- specialmente di quelli che hanno navigato
dente e spiegabilissimo, e Magellano non nel Pacifico. Ma di che cosa parlano i cac-
agì slealmente affermando di avere auten- ciatori, se non di caccia, di che i navigato-
tica notizia dell’esistenza di un passo. Egli ri, se non dei mari e delle nuove scoperte?
fu a sua volta ingannato da un’illusione al- Anche il fatto che egli studi nella Tesora-
Già nel 1512 Solis aveva avuto l’incari- giunse alla conclusione che l’unico pas-
co da re Ferdinando di doppiare il Capo di saggio fosse uno stretto e che questo stret-
Buona Speranza, visitare Ceylon e prende- to fosse stato trovato da una delle navi di
re possesso dell’isola di Maluco «che si Cristòbal de Haro nel 1503.
trova entro i nostri confini», continuando Magellano si trova ora di fronte a una
poi verso Sumatra, la Birmania e la Cina. decisione piena di responsabilità. Ha un
Il viaggio però non fu mai effettuato, pro- disegno di un’audacia tale quale nessun
babilmente perché gli Spagnoli non vole- uomo di mare del tempo suo possiede, e,
vano in realtà andare a curiosare dalle par- per di più, la certezza (o almeno crede di
ti della rotta orientale, mentre nel giro di averla) che questo piano, in grazia delle
pochi anni la Spagna sarebbe stata in gra- sue particolari informazioni, porterà infal-
do di raggiungere «Maluco» da ovest. De libilmente alla meta. Ma come attuare
Solis partì da Sanlucar de Barrameda l’8 un’impresa tanto costosa e pericolosa? Il
ottobre 1515 al comando di tre caravelle e suo sovrano lo ha respinto, sugli armatori
70 uomini , toccò la costa brasiliana in di- amici del Portogallo non può contare, per-
versi punti e nel febbraio del 1516 rag- ché non avranno il coraggio di affidare un
giunse il grande estuario del Rìo de la Pla- comando a un uomo caduto in disgrazia
ta, che chiamò El Mar Dulce (12). Sembra- del re. Gli resta, dunque, una sola via: ri-
va proprio che fosse il sospirato passaggio, volgersi alla Spagna. Là soltanto Magella-
ma, mentre esploravano lo stretto (risaliro- no può sperare in un appoggio, solo a quel-
no il fiume fino alla confluenza dell’Uru- la corte la sua persona rappresenta un va-
guay con il Paranà), gli Spagnoli furono at- lore, giacché egli reca non soltanto le pre-
taccati da indiani ostili (forse Guaranì) che ziose informazioni della Tesoreria dello
uccisero de Solis e la maggior parte dei Stato di Lisbona, ma offre alla Spagna, ciò
suoi uomini davanti agli occhi terrorizzati che non è di minore importanza per l’im-
degli altri componenti della flotta che era- presa vagheggiata, un indiscutibile diritto
no rimasti sulle navi. I pochi sopravvissuti giuridico. Il piccolo lusitano offre a Carlo
fecero ritorno in Spagna, ove giunsero il 4 V in dono le più ricche isole del mondo —
settembre 1516, e resero noto quello che le Isole delle Spezie si dovevano trovare al
Cristòbal Jacques e gli altri avevano osser- di là della linea divisoria, nella zona asse-
vato più di dieci anni prima: che a sud del gnata dal papa alla Spagna — e la più bre-
Brasile la costa dell’America meridionale ve via per raggiungerle; se vi è un luogo
puntava verso ovest, il che collocava quel- ove possa attendere aiuto, è dunque la cor-
la parte del continente dal lato spagnolo te spagnola. Soltanto là potrà raggiungere
della linea di demarcazione. Questa sco- lo scopo, attuare l’idea della sua vita, sia
perta fece sì che alcuni prendessero in con- pure a carissimo prezzo. Se infatti ora Ma-
siderazione la possibilità che, se il conti- gellano si volge alla Spagna, sa di doversi
nente continuava a puntare verso ovest, strappar dal cuore il nome cavalleresco di
terminasse da qualche parte a sud, proprio Magalhães, sa che il suo re lo metterà al
come l’Africa, e consentisse la navigazio- bando e che egli per secoli apparirà ai suoi
ne attorno alla sua estremità. Tuttavia de connazionali come un traditore, un vergo-
Solis si era spinto ben più a sud del punto gnoso disertore del proprio sovrano. Non
più meridionale dell’Africa, eppure il con- si può paragonare la volontaria rinuncia di
tinente non finiva: pertanto Magellano Magellano alla propria nazionalità, il suo
mente, dal momento che Elcano ebbe un dante nobile e valoroso non si estinguerà
ruolo importante nel portare a compimen- mai né verrà mai dimenticata; perché tra le
to il viaggio, nonostante fosse uno dei sue numerose virtù c’era la costanza e la
principali oppositori a Magellano (13) nel- perseveranza, anche nelle situazioni più
la spedizione tanto che nel momento deci- difficili. Sopportava la fame meglio di tut-
sivo cercò di boicottare l’impresa di Ma- ti noi. Era esperto nella navigazione e nel-
gellano: l’antico ribelle contro il suo capo, la stesura delle carte nautiche. Che questa
raccoglie cariche e onori. sia la verità è evidente, dal momento che
L’Imperatore Carlo V — «sul cui regno nessun altro ebbe altrettanta genialità e
non tramontava mai il sole» — concesse forza d’animo, unite a tutto il sapere che
a Elcano una pensione di 500 ducati l’an- gli consentì di circumnavigare il mondo,
no vita natural durante e il conferimento dato che quando morì aveva raggiunto il
di un ordine cavalleresco con il diritto di suo scopo, ed egli fu il primo uomo a com-
fregiarsi di un elegante stemma raffigu- piere una simile impresa» (14).
rante due bastoncini incrociati di cannel- Quale fu dunque l’importanza della sco-
la con noci moscate e chiodi di garofano, perta di Magellano? Egli voleva assicurare
a cui è sovrapposto un elmo reggente un alla Spagna le Isole delle Spezie e le altre
globo e il motto superbo Primus circum- conquiste, con la posta della sua vita; ma
dedisti me. quello che aveva iniziato come un’impresa
Con fedeltà esemplare Pigafetta è soli- eroica finisce in un miserando baratto:
dale con Magellano, vero artefice dell’im- l’imperatore Carlo rivende le Molucche al
presa, ed esalta con la sua calda parola il Portogallo per trecentocinquantamila du-
diritto del morto, il vero eroe dell’impresa cati che continuarono a essere sfruttate dai
e dedica il suo libro al Gran Maestro di Portoghesi. La via di ponente scoperta da
Rodi dedicò a Magellano il celebre epitaf- Magellano non viene quasi più percorsa,
fio: «Spero che la fama di questo Coman- l’itinerario da lui segnato non porta né
guadagni né oro e né alcun beneficio alla via maestra del commercio fra l’Europa e
Spagna. La sua grande scoperta geografi- l’Oriente.
ca, lo stretto, aveva ben poco valore prati- Il 24 agosto 1525 Juan Sebastiàn Elca-
co, dal momento che era lontano e perico- no salpò di nuovo da la Coruña sempre di-
loso e non valeva la pena rischiare quando retto verso le Molucche, partecipando con
al di là non c’era null’altro se non la diste- 4 sue navi alla spedizione di Garcia Jofre
sa deserta del Pacifico. Anche dopo la sua de Loiasa. Al comando della Sancti Spiri-
morte la sventura continua a perseguitare tus, Elcano fece naufragio nello Stretto di
chiunque fidasse in Magellano; quasi tutte Magellano; trasbordato sulla nave ammi-
le flotte spagnole che vollero ripetere la raglia della spedizione, la San Lesmes, en-
sua spedizione perirono nello stretto che trava con questa nell’Oceano Pacifico.
porta il suo nome; ben presto i navigatori Morto Loiasa, Elcano assunse il comando
impauriti evitano la rotta. Gli Spagnoli della spedizione, ma senza dare alcun or-
preferirono concentrarsi nello sfruttamen- dine, poiché era già stremato dalle fatiche
to dei tesori del Messico e del Perù e tra- e dallo scorbuto, ai quali soccombette il 4
sportare le merci in lunghe carovane oltre agosto 1526, quattro giorni dopo la morte
l’istmo di Panama, piuttosto che sfidare i di Loiasa. La sventura perseguita chiunque
cupi fiordi della Patagonia. La strada di segue Magellano!
Magellano, la cui scoperta era stata saluta- Negli anni dal 1535 al 1550 sette spedi-
ta con giubilo da tutto il mondo, viene co- zioni spagnole avevano cercato di compie-
sì completamente messa al bando a causa re la traversata e dei 17 velieri 12 furono
dei pericoli che presenta, tanto che nel cor- respinti all’imbocco orientale, alcuni era-
so di una sola generazione cade nel totale no naufragati e uno solo, comandato da
oblio, solo però per trasformarsi più tardi Alonso de Camargo, era riuscito a passare.
in un mito. La rotta di Magellano divenuta Soltanto un uomo su cinque degli equipag-
leggendaria induce l’audace pirata Francis gi delle navi potè salvarsi, e più di 1.000,
Drake a adoperarla per cinquantotto anni forse 1.500 ne perirono.
come postazione strategica per cogliere di La situazione migliorò dopo la metà del
sorpresa gli ignari coloni spagnoli della secolo; nel 1558 il capitano Juan Fernan-
costa occidentale, onde saccheggiare i ca- dez Ladrillero forzò lo stretto da ovest a
richi d’argento. Allora soltanto gli Spa- est, dal Pacifico all’Atlantico, con una na-
gnoli se ne rammentano e costruiscono vigazione brillante e avventurosa sulla na-
frettolosamente una fortezza per impedirvi ve San Luis, partita dal Cile. Ladrillero
l’entrata ad altri filibustieri. tornò poi nel Cile riattraversando lo stretto
Ma la sventura perseguita chiunque se- e dimostrando, fra l’altro, che il percorso
gue Magellano. La flotta condotta da Sar- era possibile anche durante il gelido inver-
miento, per ordine del re, nello stretto, si no antartico. Così le squallide rive del pas-
sfracella sugli scogli, la fortezza ivi eretta va saggio videro, verso la fine del Cinquecen-
in rovina e il nome di Porto Hambre, Porto to, un certo numero di frequentatori, sia
della Fame, serba l’orrendo ricordo della pur relativamente esiguo: ma va anche
morte per inedia dei suoi colonizzatori (15). considerato che, a rendere meno difficile
Pochi pescatori di balene, di tanto in lo stretto, fu lo sviluppo della tecnica di
tanto un veliero temerario, solcano quello navigazione, la maggior solidità delle navi
stretto di cui Magellano sognava fare la e la più progredita esperienza marinaresca.
manità conquista per la prima volta una uomo, offrendosi come esempio, dona
nuova misura della propria forza; la gran- sempre ciò che ha di più sublime. Proprio
dezza degli spazi superati le dà coscienza, questa quasi dimenticata impresa di Ma-
con nuova gioia e nuovo coraggio, della gellano ha dimostrato per l’eternità che
sua stessa grandezza. E da questo momen- un’idea, se ispirata dal genio, se sorretta
to Spagnoli e Portoghesi, seguiti poi da da una tenace passione, si dimostra più
Olandesi, Francesi e Inglesi, distendono forte di tutti gli elementi naturali, che l’in-
su tutta la superficie terrestre una rete di dividuo singolo con la sua piccola vita è
conoscenze destinate a infittirsi sempre fugace è pur sempre in grado di trasfor-
più nel tempo consentendo la produzione mare in realtà e in verità imperitura quel-
di raccolte geografiche sistematiche e car- lo che a centinaia di generazioni è appar-
te sempre più accurate e aggiornate. Un so puro sogno illusorio. n
NOTE
(1) Il papa Alessandro VI, valendosi della sua autorità di rappresentante di Cristo in terra, con la bolla del
4 maggio 1493 divise la sfera terrestre in due emisferi (bolla Inter caetera); la linea di sezione (raya) pas-
sava a circa cento leghe dalle Isole del Capo Verde. Tutto ciò che da quel giorno sarà scoperto sulla sfera
terrestre (le popolazioni, le terre, le isole e i mari) a ponente di quella linea apparterrà alla Spagna, ciò che
rimane a oriente sarà del Portogallo. In un primo tempo ambedue gli Stati si dichiararono soddisfatti e ri-
conoscenti del bel dono. Ma ben presto il Portogallo manifestò la propria insoddisfazione circa la suddivi-
sione e richiese che la linea di confine venisse spostata un po’ più a ovest. Ciò si verificò col trattato di Tor-
desillas, stipulato il 7 giugno 1494, fra i Re Cattolici, Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, e il re
del Portogallo, Giovanni II di Avis, che stabiliva la linea di demarcazione fra i rispettivi ambiti di conqui-
sta e di evangelizzazione che trasportava il confine di duecentosettanta leghe (leguas) a ponente delle isole
di Capo Verde, in virtù del quale al Portogallo toccherà il Brasile, al tempo non ancora scoperto. In conse-
guenza degli obblighi assunti con il papato i sovrani, in cambio di una serie di diritti e di privilegi, s’impe-
gnarono a promuovere l’apostolato nelle terre scoperte, a costruire e a mantenere chiese e monasteri, a prov-
vedere a un numero sufficiente di sacerdoti per il servizio divino e per il ministero delle anime.
(2) Il passaggio fu chiamato «Stretto di Tutti i Santi», ma i posteri gli diedero il nome di Stretto di Magel-
lano. Certamente sia Magellano che i suoi uomini pensavano che il peggio fosse passato. A quel punto non
rimaneva che attraversare l’oceano e avrebbero raggiunto le isole delle Molucche. Ma si sbagliavano, dal
momento che si accingevano ad attraversare un mare la cui vastità superava ogni immaginazione e il peg-
gio, doveva ancora cominciare.
(3) Vasco Núñez de Balboa (Jerez de los Caballeros (Spagna), 1475 - Acla (Panama), 1519); il 25 settem-
bre dell’anno 1513, attraversato l’istmo centro-americano vide per la prima volta le acque di un grande
oceano sino ad allora sconosciuto. Il nuovo mare venne chiamato «Mare del Sud». Egli capì così che Cri-
stoforo Colombo non sarebbe mai potuto arrivare a toccare le coste dell’Asia, perché il continente ameri-
cano si frapponeva fra l’Atlantico e il nuovo oceano. Semplice ufficiale dell’esercito spagnolo, non poteva
allora sapere di trovarsi di fronte alla più grande distesa d’acqua del pianeta: l’Oceano Pacifico.
(4) Pedro Alvares Cabral scoprì il Brasile il 2 aprile 1500, forse per caso in quanto dirigendosi verso le In-
die si spinse molto al largo e pertanto toccò le coste del Sud America. Per il momento il Nuovo Mondo ave-
va reso ben poco alla Spagna e pertanto Cabral decise di non perdere tempo all’esplorazione del Brasile,
prese possesso delle terre in nome della corona portoghese e le chiamò Ilha da Vera Cruz in quanto presu-
meva fosse un’isola (più tardi la chiamò Terra da Santa Cruz) e si limitò a mandare una nave in Portogal-
lo, la Anunciada di proprietà del mercante fiorentino Bartolomeo Marchionni, ad annunciare la scoperta di
un territorio sul continente sudamericano e continuò il suo viaggio verso la fonte, certa e affidabile, della
ricchezza: l’India. In realtà, Vicente Yañez Pinzòn, un veterano della prima spedizione di Colombo, vide la
costa del Brasile prima di Cabral, ma non vi sbarcò. Cabral, sbarcandovi pochi mesi dopo, dimostrò quello
che Pinzòn aveva soltanto sospettato: che il Sud America si spinge talmente a est che il Brasile si trova dal
lato portoghese della linea di demarcazione tracciata nel trattato di Tordesillas. Anche se nessuno sapeva
con certezza dove passasse quella linea, a causa della difficoltà pratica di determinare la longitudine, sem-
brava certo che il Brasile si trovasse a est e che pertanto anche il Portogallo, alla fine, avrebbe avuto il suo
pezzo di Nuovo Mondo. Tuttavia in Brasile non ci furono insediamenti fino al 1531.
(5) I Fugger sono stati una importante famiglia di banchieri tedeschi, principali finanziatori delle spedizio-
ni del XV secolo di Portogallo e Spagna.
(6) Vedasi articolo dell’autore «Il toponimo America ha compiuto 500 anni» - Rivista Marittima di agosto-
settembre 2008.
(7) Tedesco originario della Boemia, arrivò in giovane età in Portogallo per seguire dei commerci intrapre-
si nelle Fiandre. Grazie alle sue conoscenze scientifiche, era stato discepolo dell’astronomo Regiomontatus
(Johann Muller), entrò presto alla corte di Giovanni II. La storia della navigazione gli è estremamente de-
bitrice, in quanto fu fautore:
— dell’introduzione del quadrante in Portogallo, uno strumento per la misurazione dell’altezza degli astri
sull’orizzonte e il calcolo della posizione dell’osservatore sulla terra, descritto in un trattato del XIV seco-
lo dall’ebreo spagnolo Levi Ben Gerson;
— del perfezionamento dell’astrolabio, uno strumento di origine ellenistica per il calcolo della posizione
sulla terra da poco reintrodotto in Europa grazie ad astronomi arabi.
Tra il 1484 e il 1485 accompagnò, forse in compagnia dell’astronomo Josè Visinho, Diego Cao nel suo viag-
gio di esplorazione delle coste dell’Africa occidentale, viaggio che lo portò a passare l’equatore e a spin-
gersi fino a Cabo Ledo, nell’attuale Angola. Al suo ritorno a Lisbona venne fatto cavaliere da Re Giovan-
ni; nello stesso anno si sposò e si trasferì a Fayal, nelle Azzorre, dove il suocero era governatore di una co-
lonia fiamminga.
Nel 1492, alla vigilia della scoperta dell’America, in visita nella natia Norimberga, capitale del rinascimen-
to tedesco, costruì il famoso Erdapfel, la mela terrestre, conservato al museo nazionale della città tedesca,
un mappamondo ricco di disegni fantastici e leggende che sintetizza perfettamente le approssimative e su-
perstiziose cognizioni geografiche dell’epoca, le stesse che spinsero Cristoforo Colombo alla ricerca delle
Indie. Morì a Lisbona nel 1507.
(8) Nel 1501 Amerigo Vespucci intraprese il suo terzo viaggio con la spedizione comandata da Gonzalo
Coehlo. La spedizione si fermò alcuni giorni nelle isole di Capo Verde e venne in contatto con le navi di
Cabral, esploratore portoghese di ritorno dal suo viaggio in India. A Capo Verde Vespucci conobbe l’ebreo
Gaspar da Gama che gli descrisse i popoli, la fauna e la vegetazione dell’India. Comparando questo rac-
conto con quello che lui aveva osservato nel Nuovo Mondo, si convinse ancor di più che le terre da lui vi-
sitate non potevano fare parte dell’Asia. La spedizione di Coelho raggiunse successivamente le attuali co-
ste brasiliane, entrò il 1 gennaio 1502 in una baia meravigliosa che fu nominata Rio de Janeiro. Quindi la
spedizione proseguì verso sud raggiungendo l’estuario di un immenso fiume il Rio de la Plata che fu ini-
zialmente battezzato Rio Jordan. La spedizione, si spinse più a sud fino alla latitudine 52° sud quasi al-
l’imboccatura dello stretto che sarà scoperto 18 anni più tardi da Magellano. Il punto più a sud della Pa-
tagonia raggiunto da Vespucci fu il Rio Cananor. Di seguito si riporta un passaggio delle Lettere a Loren-
zo di Pierfrancesco dé Medici di Amerigo Vespucci, nel quale il fiorentino descrive gli ultimi giorni del
viaggio in Patagonia prima di ritornare verso il Portogallo: «Navigammo fino ad incontrare che il Polo me-
ridionale si elevava cinquantadue gradi sopra l’orizzonte, in termini che già non potevamo vedere la Orsa
maggiore né la minore. Il 3 di aprile ci fu una tormenta così forte che ci fece ammainare le vele, il vento
era di levante con onde grandissime e aria tempestosa. Così forte era la tempesta che tutta la ciurma sta-
va in gran tremore. Le notti erano molto lunghe, quella del 7 di aprile fu di quindici ore, perché il sole sta-
va alla fine di Ariete e in questa regione era inverno. Nel bel mezzo della tempesta avvistammo, il 7 di
aprile, una nuova terra, che percorremmo per circa venti leghe, incontrando delle coste selvagge, e non ve-
demmo in essa nessun porto, nè gente, credo perché il freddo era così intenso che nessuno della flotta po-
teva sopportarlo. Vedendoci in tale pericolo e tale tempesta, che appena si poteva vedere una nave dall’al-
tra, tanto erano alte le onde, accordammo fare segnali per riunire la flotta e lasciare queste terre per rien-
trare verso il Portogallo. E fu una decisione molto saggia, perché se avessimo ritardato quella notte, di si-
curo ci saremmo perduti tutti».
(9) La produzione di equatoriali nel Rinascimento raggiunse un alto grado di perfezione con Johann Schö-
ner (1477-1547), scrittore e stampatore di opere astronomiche e geografiche. Realizzò anche una serie di
globi terrestri importantissimi per la storia della cartografia perchè vi era sempre tenuta aggiornata la situa-
zione delle scoperte geografiche. La principale difficoltà che doveva essere risolta nella progettazione de-
gli equatoriali era data dal fatto che le longitudini medie dei pianeti dovevano essere misurate dal punto
equante, mentre la longitudine effettiva doveva essere misurata dal punto rappresentativo del centro della
Terra. E infine, il centro dell’epiciclo descritto dal pianeta doveva muoversi su un cerchio centrato in un
punto che, come sappiamo, non coincideva con i primi due. L’opera capolavoro di Schöner fu l’Equatorium
astronomicun (consisteva in effetti di una serie di pubblicazioni), che furono i primi equatoriali stampati.
L’utilizzatore doveva egli stesso provvedere a ritagliare le parti dello strumento dai fogli di cartone forniti
da Schöner (le «volvelle»). Dopo di che l’utilizzatore eseguiva il montaggio dei pezzi ottenendo le misure
di longitudine, secondo le indicazioni accluse. Nei suoi equatoriali Schöner mostra di seguire certi dettami
provenienti da Campano, ma si distaccò nettamente da lui per notevoli innovazioni. Per esempio, Schöner
introdusse la possibilità di rendere mobile l’apogeo mentre Campano lo aveva lasciato fisso. Risolse bril-
lantemente anche il problema della misura rispetto al punto equante e rispetto al punto rappresentativo del-
la Terra. Alcuni anni dopo la morte di Schöner suo figlio Andreas raccolse le opere matematiche e astrono-
miche del padre in un grosso volume dal titolo Opera mathematica nel quale si aveva, inoltre, una edizio-
ne revisionata dell’Equatorium astronomicun. Nel restaurare un volume appartenuto a suo tempo a Johann
Schöner, si scoprirono nella legatura del libro, svariate strisce di pergamena stampata, che si rivelarono fu-
si del globo da lui costruito nel 1515. Quel globo non è firmato né datato ma è senza dubbio quello al qua-
le Schöner fa riferimento nel suo testo esplicativo Luculentissima del 1515. La particolarità più interessan-
te del globo, che ha causato gran dibattito, è l’indubbia presenza di uno stretto tra la punta dell’America la-
tina e la costa di un continente australe chiamato Basiliae Regio. Non è stato accertato su una spedizione
possa aver preceduto quella di Magellano, ma la questione è stata affrontata da diversi studiosi.
(10) Si scoprirà in seguito che Magellano aveva torto e che il 134° meridiano passa ad est delle Isole delle
Spezie, ma nel 1514 non era stato ancora provato.
(11) Juan Dìaz de Solis nacque a Lebrija (Portogallo) nel 1470. Inizialmente viaggiò al servizio del Porto-
gallo su navi che esploravano il litorale africano. Giunse in India con navi portoghesi, ma era insoddisfatto
del salario e si sentiva pronto per imprese più importanti. Presto si mise al servizio di navi pirata francesi
con l’idea di arricchirsi facilmente. Quando la nave pirata francese dove lui navigava prese e saccheggiò
una nave portoghese lui fu riconosciuto e condannato a morte in contumacia dal governo portoghese. De-
cise così di passare al servizio della Corona di Spagna. Forse fu lui il comandante della spedizione del 1497,
voluta dal Re Ferdinando II d’Aragona, per esplorare le coste della terraferma americana, al quale partecipò
Amerigo Vespucci e Juan de la Casa.
Nel 1507 il Re Ferdinando II d’Aragona indì una riunione con i più grandi navigatori del tempo: vi erano
Amerigo Vespucci, che fu poi nominato Piloto Mayor de Castilla, il famoso cartografo Juan de la Casa, Vi-
cente Yáñez Pinzón e Juan Dìaz de Solìs. Si decise di programmare altre spedizioni.
Alla prima spedizione parteciparono Vicente Yáñez Pinzón e Juan Dìaz de Solìs appunto, e lo scopo del
viaggio era di esplorare le coste del centro America per cercare un passaggio per le Isole delle Spezie, ov-
vero l’Asia.
Al ritorno da questo viaggio ci fu una disputa tra Juan Dìaz de Solìs e Vicente Yáñez Pinzón e de Solìs fu
incarcerato. Rimase in carcere per poco tempo e quando uscì, riuscì a entrare in simpatia al Re Ferdinando
II d’Aragona. Alla morte di Amerigo Vespucci, nel 1512 Juan Dìaz de Solìs fu nominato Piloto Mayor de
Castilla e si trovò così a essere il più importante navigatore dell’epoca.
(12) Il «Mare di Acqua dolce».
(13) Il navigatore portoghese fu sempre osteggiato durate la spedizione, principalmente per le sue origini
portoghesi, fatto inconcepibile per gli aristocratici spagnoli che parteciparono alla spedizione.
(14)Anche Pigafetta divenne una celebrità; poco dopo la partenza dalla Spagna, infatti, andò in Portogallo
per essere ricevuto dal re Giovanni III, che richiese la sua presenza per ascoltare dalla sua voce il racconto
di quanto aveva visto; fu poi invitato alla corte di Francia sempre per raccontare la sua storia e nel dicem-
bre 1523 ricevette lo stesso invito da parte del papa che lo volle a Roma. Garbato, affascinante, arguto, Don
Antonio incantava quegli illustri principi e per un po’ fu l’uomo più celebre d’Europa; per fortuna donò una
copia manoscritta del proprio diario a tutti i sovrani da cui fu invitato, cosicché ce ne rimangono parecchi
esemplari. Alla fine si stancò di tanta notorietà e nell’ottobre 1524 chiese di essere ammesso in un ordine
monastico, i Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme e anche il Gran Maestro dell’Ordine in-
sistette per avere una copia del suo diario del viaggio. Prese quindi i voti e nel 1530 si recò nell’isola di
Malta, che Carlo V aveva assegnato all’Ordine e a Malta morì nel 1536 mentre difendeva valorosamente
l’isola da un attacco turco. Quello stesso anno venne finalmente pubblicato il suo diario che non ha mai
smesso di interessare i lettori.
(15) Pedro Sarmiento de Gamboa è stato uno dei grandi navigatori del XVI secolo e le sue vicende gli per-
misero di mettere in evidenza delle doti non comuni di perizia marinaresca e di forza morale. Tuttavia la
maggiore impresa legata al suo nome, il tentativo, da parte della Spagna, di colonizzare e fortificare lo Stret-
to di Magellano, per impedire il ripetersi di incursioni piratesche come quella di Francis Drake, è passato
alla storia come uno dei più clamorosi fallimenti. La sfortuna sembra essersi particolarmente accanita con-
tro la pur indomita volontà di questo insigne uomo di mare, distruggendo i suoi progetti che pure egli ave-
va preparato con cura e senso dell’organizzazione. È probabile che, se anche le due città da lui fondate nel-
lo Stretto — quella del Nome di Gesù e quella del Re Filippo — non fossero state cancellate dal freddo e
dalla fame, la loro funzione strategica sarebbe stata comunque vanificata dalla scoperta da parte di Schou-
ten e Le Maire, compiuta nel 1616, della rotta del Capo Horn, che permise ancora una volta ai nemici del-
la Spagna — gli Olandesi, questa volta; e tanti altri dopo di loro — di violare il passaggio dall’Atlantico al
Pacifico, penetrando nelle immensità del «lago spagnolo» e minacciando i traffici iberici e le indifese città
della costa occidentale del Nuovo Mondo. Tuttavia la storia non si può fare con i se, e il tragico destino del-
le due città magellaniche fondate da Sarmiento è rimasto come un tetro avvertimento che i disegni umani
nulla possono contro la forza del destino, quando non sono accompagnati dal sorriso benevolo dell’inco-
stante Dea bendata.