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STORIA MEDIEVALE

Il concetto di Medioevo (età di mezzo) nasce alla fine del Medioevo. Gli umanisti vedevano nel Medioevo un
momento di stasi e avevano individuato l’inizio della crisi nella caduta dell’Impero Romano, che coincise con
la scomparsa della cultura classica. Il concetto di Medioevo nacque quindi con una connotazione negativa,
che rimarrà anche in seguito. Soprattutto durante l’Illuminismo, si vedrà il Medioevo come l’origine di tutti i
mali. Una rivalutazione del Medioevo arriverà con il romanticismo ottocentesco, anche dal punto di vista
letterario (Ivanhoe di Scott, Adelchi di Manzoni). L’idea del Medioevo che si è formata nell’Ottocento è quella
che è rimasta tutt’ora, ma è un’idea sbagliata. C’è quindi un Medioevo reale e uno reinterpretato
arbitrariamente (il fantasy viene proiettato in un’età indefinita di cornice medievale; anche in musica entra
il Medioevo, basti pensare a Branduardi). Il Medioevo è un periodo che suscita grande fascino e curiosità, è
come una forma di piacere per un esotismo di cui conosciamo molto, ma di cui rimane una parte ignota, che
viene colmata con la fantasia. L’interesse collettivo nei confronti del Medioevo è stato riportato a galla in
tempi recenti dall’uscita de Il nome della rosa di Eco, che ha fornito una ricostruzione estremamente
autentica del Medioevo.
Ormai è finita l’idea del Medioevo come epoca oscura: proprio in questo millennio di passaggio si crea una
società grazie alla fusione, pur dolorosa, del mondo romano e del mondo gotico, non più visti quindi in
opposizione l’un con l’altro. Sono stati sfatati alcuni miti del Medioevo, come lo ius primae noctis o la regola
benedettina “hora et labora”. Oggi il Medioevo viene considerato un lungo periodo di sperimentazione, di
tentativi di trovare nuove formule di gestazione del potere.

La crisi dell’Impero Romano parte dalla metà del III secolo d.C., non corrisponde alla deposizione dell’ultimo
imperatore. L’Impero Romano aveva tentato di migliorare l’amministrazione interna con una, ma la struttura
finì con l’indebolirsi. Anche la decisione di Costantino di spostare la capitale a Bisanzio (Costantinopoli) portò
a un indebolimento dell’Impero, così come la morte dell’imperatore Teodosio (395 d.C.), che porta alla
divisione dell’Impero in due parti: la parte orientale va al figlio ... e la parte occidentale al figlio Onorio. Questa
spaccatura porta le due parti dell’Impero a vivere una vita propria e indipendente. Questo si traduce in una
sistematica politica dell’Impero d’Oriente nel deviare la spinta dei barbari e dei germani sull’Impero
d’Occidente. Costantinopoli si pone così come la seconda Roma, mentre la terza Roma sarebbe diventata
Mosca. C’è una ripulsa nei confronti dell’elemento barbaro e germanico, tuttavia costituiscono un elemento
irrinunciabile e un punto di forza essenziale per difendersi dalla pressione delle popolazioni oltre il limes
(nell’esercito romano era presente una forte presenza germanica), delle quali poco si sapeva, ma con le quali
Roma aveva rapporti economici: importavano ambra e miele ed esportavano oggetti e suppellettili, ma anche
cultura. Anche oggi si sa abbastanza poco di queste popolazioni, per lo più gruppi legati da rapporti di
parentela che non si davano nemmeno un nome. Le opere che ci informano sugli usi e i costumi di questi
popoli e che gli hanno dato un nome sono il De bello gallico di Cesare e La Germania di Tacito. Presso questi
popoli, che erano nomadi, non c’era l’uso della scrittura. Non avevano un capo in condizioni normali, ma lo
si eleggeva collegialmente in caso di guerra o emigrazioni. Secondo Marx e Hengels sarebbe una sorta di
comunismo ante litteram. Più tardi, su modello del mondo romano, adotteranno la figura del re, che
trasmette il potere per via ereditaria ai figli, che venivano mandati a Roma per essere istruiti. Quindi veniva
permesso ai popoli di travalicare il limes, ma costituiva un atto di sottomissione alle leggi dell’Impero Romano.
Questi popoli vengono evangelizzati dal vescovo Ario ancora prima che entrino all’interno del confine
dell’Impero. Verrà poi giudicato eretico perché riteneva la figura di Cristo totalmente umana.
Sta aumentando la pressione delle popolazioni affacciate sul Reno (limite settentrionale) e sul Danubio.
L’unico modo per risalire alle cause di questa pressione è l’archeologia, che prospetta due possibilità: l’Asia
è sottoposta a una piccola glaciazione e le popolazioni si muovono verso Occidente; è in corso una progressiva
crescita demografica. La pressione sfociò nella battaglia di Adrianopoli (378 d.C.) tra i visigoti e l’Imperatore
d’Oriente, durante la quale l’Imperatore venne ucciso (in età medievale l’uccisione di un sovrano non era
prevista, tuttalpiù veniva fatto prigioniero): fu un grandissimo shock culturale. La diffidenza nei confronti dei
germani aumenta progressivamente. Nel 410 le truppe germaniche comandate da Alarigo saccheggiano
Roma, il mondo della cultura latina e sede del potere, oltre che punto di riferimento della cristianità.
Sant’Agostino, nel De civitate Dei, cerca di far fronte a questo shock.
Nonostante i confini dell’Impero fossero molto sorvegliati, la notte del 31 dicembre del 406 una serie di
popoli attraversano il Reno ghiacciato: è l’inizio della fine dell’Impero d’Occidente.
Tra tutti i popoli, si distinguevano gli Unni, capeggiati da Attila, che gli storici dell’epoca descrivevano con
puro terrore, fino ad arrivare a dire che non scendevano mai da cavallo, tantoché forse erano centauri,
bevevano sangue umano. Il termine unno sarebbe passato nel francese ogre, cioè orco, figura nata proprio
dal terrore per gli Unni. Secondo la tradizione, vengono fermati sul Mincio da Leone Magno, che li spedisce
in Ungheria, dove si insediano e si cristianizzano. Con la morte di Attila, avrebbero perso l’aggressività.
Un altro spostamento significativo è quello dei sassoni verso l’Inghilterra, che comporta una spinta verso
Occidente della popolazione locale, costituite da etnie di lingua e cultura celtica, poco latinizzata, che si
stabilisce nella Cornovaglia (Galles). Questo ha costretto gli abitanti della Cornovaglia a spostarsi nell’area
francese che avrebbe preso il nome di Bretagna. Ormai la parte occidentale dell’Impero ha ceduto
completamente.
Nel 476 il bambino di sangue imperiale Romolo Augustolo viene deposto dal generale germanico Odoacre.
All’epoca non fu un evento di grande portata, la deposizione dell’imperatore era un fenomeno piuttosto
comune. Ora viene considerata la data di inizio del Medioevo. Una volta preso il potere, si sottomette
all’imperatore d’Oriente Zenone: non si assume il titolo imperatore, ma manda le insegne del comando a
Oriente. L’astro di Roma è definitivamente tramontato. È una mossa politica molto astuta, così come la
decisione di non andare in rotta di collisione col senato, ma di creare una collaborazione.

IL CRISTIANESIMO

Il cristianesimo è un fenomeno inizialmente urbano, che si diffonde negli strati più umili della società.
Inizialmente viene percepita come una religione di stranieri e per stranieri, che si diffonde dall’Africa
(Sant’Agostino) e dalla Gallia provocando delle persecuzioni che aumentano quando l’imperatore Diocleziano
impone l’adorazione dell’imperatore come un Dio. Il rifiuto dei cristiani assume una connotazione politica e
comincia la persecuzione. La tradizione vuole che nel 313 l’imperatore Costantino, prima di una battaglia,
sogna degli angeli che gli presentano una croce e un cartiglio con scritto “in hoc signo vinces”: fece disegnare
una croce sugli scudi e vinse la battaglia. Capì dunque che il cristianesimo era la vera religione e con un editto
pose fino alle persecuzioni: restituisce i beni confiscati ai cristiani, esenziona il clero dalle tasse, riconosce la
validità del tribunale ecclesiastico e riconosce la domenica giorno santo in cui non si lavora. Costituisce un
primo solidissimo punto di partenza per la legittimazione del cristianesimo all’interno dell’Impero.
Nel 325 d.C. viene indetto un Concilio per dare un’unica linea di riferimento dottrinale. È durante questo
concilio che viene dichiarata eretica la dottrina del vescovo Ario, che aveva avuto un successo strepitoso
nell’evangelizzazione dei germani; viene formulata la preghiera del Padre Nostro, che richiama tutti i credenti
a un credo comune; vengono formulate le gerarchie ecclesiastiche che rimangono tutt’ora in vigore e che
vedono al vertice il vescovo, autorità che sta a capo della diocesi, poi il prete e il diacono. Inizialmente, il
battesimo poteva essere praticato solo nel battistero cittadino, con grandi problemi per gli abitanti delle
campagne. Ci fu quindi una proliferazione di pievi, con cui si rese possibile il battesimo anche in campagna.
Questo sistema verrà poi utilizzato per funzioni non meramente ecclesiastiche, come per il prelevamento
delle tasse.
Nel 382 d.C. si stabilisce il primato di Roma su tutte le altre diocesi, a tal punto che il papa non si appellerà
più agli altri vescovi col termine fratelli, ma col termine figli: è una superiorità esplicitamente richiamata e
accettata. Il vescovo di Roma diventa quindi un pontefice (costruttore di ponti, tra questo mondo e il
Paradiso) e un papa (padre). Vengono istituiti anche i cardinali, figure di altri vescovi importanti (come quello
di Milano). La Chiesa si pone come una solida istituzione e comincia il confronto con il potere civile.
Con l’Editto di Tessalonica (382 d.C.) il cristianesimo viene proclamato unica religione ufficiale dell’Impero,
tantoché venne sbarrata la carriera a chi non era cristiano. La motivazione dell’editto era politica: si voleva
utilizzare il cristianesimo come elemento unificante dell’Impero. L’evangelizzazione nelle campagne proseguì
tuttavia a rilento (il termine pagano deriva da pagus, che vuol dire villaggio).
Comincia ad affermarsi anche il fenomeno, inizialmente non istituzionalizzato, del monachesimo: alcuni
anacoreti (eremiti) sceglievano spontaneamente di isolarsi dalla società per vivere in preghiera in attesa della
liberazione (morte). Era un isolamento fisico, che poteva avere luogo in caverne, in deserti o anche su colonne
all’interno delle città stesse (stiliti). In seguito altri sceglievano di seguire l’esempio di questi eremiti e si
formarono dei veri e propri e gruppi, che si dettero delle forme organizzate di organizzazione (cenobi), e che
si diffusero in tutta Europa occidentale. San Benedetto da Norcia fa costruire il monastero di Montecassino,
primo monastero in cui gli eremiti vivono in comune partecipando alla vita ecclesiastica. È l’atto che legittima
la vita in comunità degli eremiti e che determina la nascita del monachesimo. Benedetto formalizza l’ordine
attraverso una regola. Si forma così l’ordine dei benedettini, che si diffonde in tutta Europa (anche per motivi
politici). Queste realtà monastiche sono indipendenti dal sistema ecclesiastico che si era formato nel 325 d.C.
e per questo creano diversi problemi per la Chiesa ufficiale.

Il movimento verso Ovest dei barbari termina nel momento in cui viene a mancare una spinta: molte
popolazioni si insediano in alcuni territori, costretti a fare i conti con gli invasi, spesso eredi della presenza
romana. I germani rappresentano una minoranza numerica rispetto agli invasi e per integrarsi, in modo da
avere un miglior controllo della situazione, abbandonano l’eresia ariana per schierarsi con il cattolicesimo
romano regolare (un esempio è rappresentato dal re Garedo dei visigoti, che si cristianizza nel 589 d.C.). Una
tale decisione da parte del sovrano comportava la conversione di tutto il popolo. Questo processo produce il
fenomeno dell’antisemitismo, che vede il popolo ebraico come il popolo dei deicidio: i visigoti cominciano a
perseguitare gli ebrei.
Intorno al V secolo d.C. i sassoni cominciano a creare insediamenti stabili sulla costa meridionale della
penisola britannica, spingendo le popolazioni locali verso la Cornovaglia. Le popolazioni locali non erano state
granché romanizzate e comincia così a nascere letteratura nella lingua locale (Beowulf).
In Italia, dopo la deposizione dell’ultimo imperatore Romolo Augustolo, Odoacre si era proclamato
rappresentante del potere dell’Impero d’Oriente. Zenone non era contento dello stato delle cose e approfitta
della pressione degli ostrogoti per deporre Odoacre. Gli ostrogoti, guidati da Teodorico, si insediano così nel
centro-nord di Italia, con capitale a Ravenna. Teodorico tenta così lo sforzo di ricompattare i territori che
erano appartenuti all’Impero d’Occidente. Riesce a trovare una forma di equilibrio col Senato e con la Chiesa
romana, tantoché Giustiniano, succeduto a Zenone, comincia a temere. Teodorico compie un passo falso
andando in rotta di collisione col Senato e Giustiniano invia nella penisola un folto esercito col compito di
eliminare il regno di Teodorico per imporre nuovamente il potere dell’Impero d’Oriente (guerra greco-gotica
535-553 d.C.). Viene considerato il periodo di maggior crisi che la penisola abbia mai affrontato nel corso
della storia. La guerra, che aveva portato anche a un’epidemia che aveva sterminato la popolazione, termina
con la vittoria di Bisanzio, ma con una situazione di crisi completa e di grandissimo spopolamento. La crisi
porta alla liberazione di molti schiavi, trasformati in contadini liberi. Solo le campagne sono riuscite in qualche
modo a sopravvivere: qui i proprietari si ritirano nelle loro ville romane. Questa situazione porta a una sorta
di privatizzazione del potere, soprattutto giudiziario: non c’è più l’idea di diritto pubblico, ma la giustizia si
privatizza, soprattutto attraverso la vendetta e il duello. Il giudizio veniva rimandato a Dio (ad esempio, si
faceva camminare i due giudiziati su carboni ardenti e Dio avrebbe scelto il colpevole in base a chi si sarebbe
bruciato prima).
A partire dal II secolo d.C. la popolazione comincia a diminuire sempre più a causa del calo delle difese
immunitarie e del manifestarsi di epidemie cicliche di vaiolo e peste. Oltre ad aumentare il numero di morti,
cala il numero di nascite. La popolazione tendeva a concentrarsi in zone circoscritte abbandonando tutte le
altre città. Questo stato di cose genera un circolo vizioso: il calo demografico amplifica il calo delle derrate
alimentari, che a sua volta amplifica il decremento demografico; diminuiscono le braccia e le estensioni
coltivate, di conseguenza aumenta il calo delle derrate alimentari. L’area mediterranea è più sofferente
rispetto all’Europa settentrionale, che gode di un clima più favorevole alla coltivazione. In montagna
l’abbandono delle terre coltivate lascia ampio spazio al ritorno del bosco e la non curanza del terreno provoca
molte frane; in pianura sta scomparendo il sistema di centuriazione romana e viene abbandonata la cura
degli argini, a causa dell’incuranza, ritorna il bosco. La crisi delle città spinge le classi più agiate a ritirarsi nelle
ville, che vengono fortificate per ripararsi da quello che sta succedendo all’esterno.
Si pratica un’agricoltura di pura sopravvivenza, senza l’utilizzo di fertilizzanti e con mezzi molto arretrati, che
non soddisfa il fabbisogno necessario alla sopravvivenza in tali condizioni. Queste condizioni di agricoltura
modificano il regime alimentario: si ricercano nella caccia le calorie e le proteine che l’agricoltura non fornisce.
Nel nord Europa il luppolo aiuta alla sopravvivenza: è facile da coltivare e se ne possono fare minestre molto
sazianti.
Nelle campagne, i grandi proprietari terrieri danno vita a organizzazioni basate sul modello delle ville, che
modificano il paesaggio e le popolazioni: è la nascita della curtis. L’organizzazione delle terre coltivate si sta
concentrando sulla famiglia: si crea un legame molto stretto tra un gruppo familiare e il gruppo di terreni che
coltiva (mansus). Esistevano anche i mansi ingenuili, coltivati da contadini liberi, e i mansi servili, coltivati da
schiavi. Questi gruppi di terreni sono sottesi a un centro, chiamato curtis, in cui vive il proprietario terriero. I
terreni vicino alla villa (pars dominica) del proprietario vengono coltivati dagli schiavi, che verso il signore
avevano obblighi di vitto e alloggio; i terreni vicino al villaggio (pars massaricia) vengono concessi in dotazione
ai contadini liberi che abitavano il villaggio, che ripagavano il signore con derrate alimentari, che potevano
andare dalla richiesta di qualche mazzo di cipolle fino a richieste più consistenti. A questi contadini liberi
venivano richieste però anche alcune prestazioni d’opera gratuita (corvée) nella pars dominica in alcuni
periodi dell’anno. Le richieste delle corvée aumentavano sempre più, finché il proprietario della curtis finì per
arrogarsi delle prerogative che non gli erano in realtà proprie (ad esempio proteggeva fisicamente i contadini
liberi per salvare il sistema della curtis, assumendosi le prerogative del potere giudiziario). La curtis è protetta
da uomini armati, che tendono a riunirsi in accorpamenti (trustis). Per appartenere a questi gruppi sono
necessarie disponibilità economiche: si sta formando un nuovo gruppo sociale, in cui si praticano matrimoni
interni, e che quindi si chiude su se stesso. Questa organizzazione è la base per quello che diventerà il sistema
del castello. L’economia è legata principalmente al baratto di merci, al punto tale che è pochissima la moneta
che circola. Si sono create le premesse per una crisi del commercio, che ormai è limitato localmente. Su
questo mondo ormai cambiato, poggia le basi l’Europa, mentre in penisola arabica si stava verificando un
fenomeno religioso che avrebbe creato un altro tipo di organizzazione: l’islam.

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