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IL CONCILIO VATICANO II
Una storia mai scritta
INTRODUZIONE
1
Cfr. GIUSEPPE SIRI, Il Concilio ecumenico visto dal piano della teologia della storia, con-
ferenza tenuta a Genova il 25 gennaio 1961, ora in La giovinezza della Chiesa. Testi-
monianze, documenti e studi sul Concilio Vatitano II, Giardini, Pisa 1983, p. 43 (pp.
43-50).
2
Cfr. WALTER BRANDMÜLLER, Il Concilio e i Concili. Il Vaticano II alla luce della Storia dei
Concili, in “Cristianità”, n. 332 (2005), p. 4 (pp. 3-10). Sul significato dei Concili nel-
la storia della Chiesa si veda: JOSEPH HEFELE, Histoire des Conciles d’après les docu-
ments originaux, vol. I/1, Letouzey et Ané, Parigi 1907, pp. 1-124. Cfr. anche l’Intro-
duzione di PIETRO PALAZZINI al Dizionario dei Concili, Città Nuova, Roma 1963, pp. XI-
XXXIX; nonché le voci Concile oecuménique di J. FORGET, in DTC, III (1908), coll. 636-
676 e NICOLAS JUNY in DDC, I (1954), coll. 378-381.
6 IL CONCILIO VATICANO II
3
Sul numero dei Concili ecumenici non esistono pronunciamenti ufficiali del Magi-
stero, ma la dottrina canonica e teologica è più che consolidata, dopo san ROBERTO
BELLARMINO (De Controversis christianae fidei, tomo II, Apud Societatem Minimam,
Venezia 1599, Liber I, De Conciliis et Ecclesia, cap. V, coll. 4-9). Sia nel discorso di
inaugurazione del Concilio che Giovanni XXIII tenne l’11 ottobre 1962, che nell’al-
locuzione di apertura di Paolo VI del terzo periodo, i due Pontefici accennano ai
venti Concili ecumenici celebrati in precedenza, considerando il Vaticano I come
l’ultimo Concilio ecumenico prima del Vaticano II.
4
Si veda, ad esempio, W. BRANDMÜLLER, Carl Joseph von Hefele. Ein Geschichtssch-
reiber macht Geschichte, in PONTIFICIO COMITATO DI SCIENZE STORICHE, Walter
Brandmüller Scripta Manent. Raccolta di studi in occasione del suo 80° genetliaco, a cu-
ra di COSIMO SEMERARO, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2009, pp.
365-377.
INTRODUZIONE 7
5
L’arcivescovo AGOSTINO MARCHETTO offre un quadro delle linee interpretative in
contrasto, con una dichiarata opzione per l’ermeneutica della continuità, in Il Conci-
lio Ecumenico Vaticano II. Contrappunto per la sua storia, Libreria Editrice Vaticana,
Città del Vaticano 2005, e nelle recensioni raccolte in Chiesa e Papato nella storia e nel
diritto, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2002 (su di lui cfr. CLAUDIO AN-
SELMO, Agostino Marchetto: per una ermeneutica del Concilio Vaticano II, in Venti secoli di
storiografia ecclesiastica. Bilancio e prospettive, a cura di LUIS MARTÍNEZ FERRER, EDUSC,
Roma 2010, pp. 449-458). Per un punto della situazione, nella prospettiva della
“scuola di Bologna”, si veda: GIUSEPPE RUGGIERI, Recezione e interpretazione del Vatica-
no II. Le ragioni di un dibattito, in “Cristianesimo nella storia”, n. 28 (2007), pp. 381-
406, ora in Chi ha paura del Vaticano II?, a cura di ALBERTO MELLONI-G. RUGGIERI, Ca-
rocci, Roma 2009, pp. 17-44. Cfr. anche YVES CHIRON, Il y a 40 ans. L’ouverture de Vati-
can II. Mise en perspective historique, in “Divinitas”, n. 46 (2003), pp. 222-232; DAVID
BERGER, Gegen die Tradition oder im Licht der Tradition? Zu neueren Interpretationen des
Zweiten Vatikanischen Konzils, in “Divinitas”, n. 40 (2005), pp. 294-316; e, più in gene-
rale, Vatican II. Did Anything happen?, a cura di JOHN W. O’MALLEY, Continuum, New
York-London 2007; GILLES ROUTHIER, Il Concilio Vaticano II. Recezione ed ermeneutica,
tr. it. Vita e Pensiero, Milano 2007; CHRISTOPH THEOBALD, La réception du Concile Vati-
can II. I. Accéder à la source, Cerf, Parigi 2009, in particolare pp. 495-654.
6
Sulla lettura “normalizzante” del Concilio Vaticano II da parte di Giovanni Paolo
II, si veda GIOVANNI MICCOLI, In difesa della fede. La Chiesa di Giovanni Paolo II e Bene-
detto XVI, Rizzoli, Milano 2007, pp. 18-30.
7
BENEDETTO XVI, Una giusta ermeneutica per leggere e recepire il Concilio come grande
forza di rinnovamento della Chiesa. Discorso alla Curia Romana del 22 dicembre 2005, in
BENEDETTO XVI, Insegnamenti, vol. I (2006), pp. 1018-1032.
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8
In BENEDETTO XVI, Insegnamenti, vol. V/1 (2010), p. 393.
9
In questo solco si inseriscono i contributi di molti studiosi come quelli raccolti in
Vatican II. Renewal within Tradition (Oxford University Press, Oxford 2008) a cura di
Matthew Lamb e Matthew Levering, dell’Università Ave Maria in Florida (M.
LAMB-M. LEVERING, Vatican II. Renewal within Tradition, Oxford University Press,
Oxford 2008). Al discorso di Benedetto XVI del 2005, che apre il volume, seguono
una serie di densi contributi, rispettivamente dedicati alle quattro costituzioni con-
ciliari, ai nove decreti e alle tre dichiarazioni del Vaticano II. Tra gli autori sono due
cardinali americani (Avery Dulles e Francis George) e studiosi, come il domenicano
padre Charles Morerod e il filosofo del diritto Russell Hittinger. La tesi di fondo è
che il Vaticano II può essere inteso solo in continuità con la tradizione bimillenaria
della Chiesa, secondo la formula di Leone XIII “vetera novis augere et perficere”. Sul-
la stessa linea, si veda LEO SCHEFFCZYK, La Chiesa. Aspetti della crisi postconciliare e cor-
retta interpretazione del Concilio Vaticano II, con presentazione del card. J. Ratzinger,
tr. it., Jaca Book, Milano 1998.
10
Giuseppe Alberigo (1926-2007), professore di Storia della Chiesa nell’Università di
Bologna, direttore dell’Istituto per le Scienze Religiose Giovanni XXIII e della rivi-
sta “Cristianesimo nella storia”. Sulla denominazione e sulla storia dell’Istituto, cfr.
L’officina bolognese 1953-2003, a cura di G. ALBERIGO, EDB, Bologna 2004. Per un’a-
nalisi del Concilio nella prospettiva di questa “scuola”, cfr. GIUSEPPE DOSSETTI, Il Va-
ticano II. Frammenti di una riflessione, a cura di FRANCESCO MARGIOTTA BROGLIO, Il Mu-
lino, Bologna 1966.
11
G. ALBERIGO, Storia del Concilio Vaticano II, Peeters/Il Mulino, Bologna 1995-2001,
5 voll.
INTRODUZIONE 9
12
Per una visione di insieme della tesi del Concilio-evento, oltre alla Storia, cit., di G.
ALBERIGO, si veda: L’evento e le decisioni finali. Studi sulle dinamiche del Concilio Vati-
cano II, a cura di MARIA TERESA FATTORI-A. MELLONI, Il Mulino, Bologna 1997.
13
YVES CONGAR, Regard sur le Concile Vatican II, in Le Concile de Vatican II. Son église,
peuple de Dieu et corps du Christ, Beauschesne, Parigi 1984, p. 53.
14
G. ALBERIGO, Criteri ermeneutici per una storia del Vaticano II, in Il Vaticano II tra at-
tese e celebrazioni, a cura di G. ALBERIGO, Il Mulino, Bologna 1995, pp. 16-17 (pp. 9-
26), ora in Transizione epocale. Studi sul Concilio Vaticano II, Il Mulino, Bologna 2009,
pp. 36-37.
15
Cfr. G. ALBERIGO, Transizione epocale, cit., p. 37.
16
Si veda, oltre all’opera di G. ROUTHIER, Il Concilio Vaticano II, cit., Réceptions de Va-
tican II. Le concile au risque de l’histoire et des espaces humains, a cura di G. ROUTHIER,
Peeters, Lovanio 2004; Zweites Vatikanisches Konzil – Ende oder Anfang?, con i contri-
buti di WOLFGANG SEIBEL-HELMUT KRÄTZL-HERBERT VORGRIMLER-KARL LEHMANN-
SALVATORE LOIERO, a cura di ALFRED E. HIEROLD, Bamberger Theologisches Forum,
Münster 2004; GIACOMO MARTINA, Una nuova vitalità per la Chiesa. Sulla recezione del
Concilio Vaticano II, in “Rivista del Clero Italiano”, 3 LXXXVI (2005), pp. 170-189.
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Romano Amerio (1905-1997), filosofo e filologo, fu consulente del vescovo di Lu-
gano, mons. Angelo Jelmini, durante i lavori della Commissione preparatoria del
Concilio. La sua opera princeps Iota Unum. Studio delle variazioni della Chiesa cattolica
nel secolo XX, pubblicata dall’editore Riccardo Ricciardi, Milano-Napoli 1985, è sta-
ta ristampata nel 2009 dalle case editrici Lindau e Fede & Cultura. Su di lui, cfr. Ro-
mano Amerio. Della Verità e dell’Amore, a cura di ENRICO MARIA RADAELLI, introdu-
zione di Antonio Livi, Marco Editore, Lungro di Cosenza 2005. Di Amerio si veda
anche: a cura di E. M. RADAELLI, Stat Veritas. Seguito a “Iota unum”, Lindau, Torino
2009, e Zibaldone, Lindau, Torino 2010.
INTRODUZIONE 11
Cfr. J. RATZINGER, Les principes de la théologie catholique. Esquisse et matériaux, tr. fr.
19
Téqui, Parigi 1985, p. 410. Sul Concilio come “Pentecoste”, cfr. GIOVANNI XXIII,
DMC, 23 ottobre 1958, 27 aprile 1959 (vol. I, p. 285), 12 settembre 1960 (ivi, vol. II,
p. 496), 6 gennaio, 21 aprile, 8 maggio, 26 agosto e 26 settembre 1962 (ivi, vol. IV,
pp. 221, 251, 486, 550, 879). Si veda anche GABRIELE CISLAGHI, Per una ecclesiologia
pneumatologica. Il concilio Vaticano II e una proposta sistematica, Glossa, Roma-Mila-
no 2004.
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“I problemi della recezione sono nati dal fatto che due ermeneutiche con-
trarie si sono trovate a confronto e hanno litigato tra loro. L’una ha cau-
sato confusione, l’altra, silenziosamente ma sempre più visibilmente, ha
SAN BASILIO, De Spiritu Sancto, XXX, 77; PG, vol. 32, col. 213.
20
J. RATZINGER, Rapporto sulla fede, Intervista con Vittorio Messori, Edizioni Paoline,
21
22
“L’ermeneutica della discontinuità rischia di finire in una rottura tra Chiesa preconcilia-
re e Chiesa postconciliare. Essa asserisce che i testi del Concilio come tali non sarebbero an-
cora la vera espressione dello spirito del Concilio. Sarebbero il risultato di compromessi nei
quali, per raggiungere l’unanimità, si è dovuto ancora trascinarsi dietro e riconfermare mol-
te cose vecchie ormai inutili. (…) Proprio perché i testi rispecchierebbero solo in modo im-
perfetto il vero spirito del Concilio e la sua novità, sarebbe necessario andare coraggiosa-
mente al di là dei testi, facendo spazio alla novità nella quale si esprimerebbe l’intenzione
più profonda, sebbene ancora indistinta, del Concilio. In una parola: occorrerebbe seguire
non i testi del Concilio, ma il suo spirito. In tal modo, ovviamente, rimane un vasto margi-
ne per la domanda su come allora si definisca questo spirito e, di conseguenza, si concede
spazio ad ogni estrosità. Con ciò, però, si fraintende in radice la natura di un Concilio come
tale. In questo modo, esso viene considerato come una specie di Costituente, che elimina una
costituzione vecchia e ne crea una nuova. Ma la Costituente ha bisogno di un mandante e
poi di una conferma da parte del mandante, cioè del popolo al quale la costituzione deve ser-
vire. I Padri non avevano un tale mandato e nessuno lo aveva mai dato loro; nessuno, del
resto, poteva darlo, perché la costituzione essenziale della Chiesa viene dal Signore e ci è sta-
ta data affinché noi possiamo raggiungere la vita eterna e, partendo da questa prospettiva,
siamo in grado di illuminare anche la vita nel tempo e il tempo stesso” (BENEDETTO XVI,
Una giusta ermeneutica, cit., pp. 1024-1025).
23
Cfr. MANLIO SIMONETTI, La crisi ariana nel IV secolo, Institutum Patristicum “Augu-
stinianum”, Roma 1975, pp. 99-134 e passim. Cfr. anche lo studio del Beato JOHN
HENRY NEWMAN, The Arians of the Fourth Century (1833), tr. it. Gli ariani del IV secolo,
Jaca Book, Milano 1981.
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24
BRUNERO GHERARDINI, Concilio Ecumenico vaticano II. Un discorso da fare, con prefa-
zione di S. E. mons. Mario Olivieri, vescovo di Albenga-Imperia, e presentazione di
mons. Albert Malcolm Ranjit, Segretario della Congregazione per il Culto Divino e
la Disciplina dei Sacramenti, Casa Mariana, Frigento 2009. Mons. Gherardini è na-
to nel 1925. Ordinato nel 1948, ha insegnato Ecclesiologia presso la Pontificia Uni-
versità Lateranense dove è ora professore emerito. È succeduto a mons. Antonio
Piolanti come direttore della rivista “Divinitas”. Per una critica serrata dell’ambi-
guità dei testi conciliari, si veda ATILA SINKE GUIMARÃES, In the murky waters of Vati-
can II, Tan Books, Rockford (Illinois) 1999, pp. 1-296; ID., Animus Delendi (The Desire
to Destroy), Tradiction in Action, Los Angeles, vol. I (2001) e II (2002). Il carattere ete-
rogeneo e a volte contraddittorio dei testi conciliari è ammesso anche da ANTONIO
ACERBI in Due ecclesiologie. Ecclesiologia giuridica ed ecclesiologia di comunione nella
“Lumen Gentium”, EDB, Bologna 1975.
INTRODUZIONE 15
25
L’assenza di intenti definitori non è contraddetta dall’aggettivo “dogmatica”, con cui
il Concilio qualifica due sue importanti costituzioni: la Lumen Gentium e la Dei Verbum.
In realtà esse possono essere chiamate “dogmatiche” solo perché recepirono e ripro-
posero come verità di fede dogmi definiti in precedenti Concili. Su questo punto si ve-
da ARNALDO XAVIER VIDIGAL DA SILVEIRA, Qual è l’autorità dottrinale dei documenti ponti-
fici e conciliari?, in “Cristianità”, n. 9 (1975), pp. 3-7. Meno convincente sembra la tesi
di BERNARD LUCIEN, Les Degrès d’autorité du Magistère. La question de l’infaillibilité. Doc-
trine catholique. Développements récents. Débats actuels, La Nef, Feucherolles 2007, che
raccoglie un certo numero di articoli già apparsi nella rivista “Sedes Sapientiae”. Con-
tra: PIERRE-MARIE o.p., Le magistère conciliare est-il infaillible?, e ALVARO CALDERON, Pour
une lucidité catholique, in “Le Sel de la Terre”, n. 63 (2007-2008), pp. 37-46 e 47-59.
26
B. GHERARDINI, Concilio Ecumenico Vaticano II, cit., p. 51 e, più in generale, pp. 47-65.
27
Ivi.
28
Cfr. A. XAVIER DA SILVEIRA, Qual è l’autorità dottrinale, cit., p. 7.
29
Discorso del 7 dicembre 1965, in PAOLO VI, Insegnamenti, vol. III, p. 722.
16 IL CONCILIO VATICANO II
ribadito che il Concilio ha avuto come uno dei suoi punti program-
matici “quello (…) di non dare nuove solenni definizioni dogmatiche” 30.
Se un Concilio ha solo l’autorità che il Papa gli vuole attribuire, i
pronunciamenti pontifici di Giovanni XXIII e di Paolo VI, anteriori
e posteriori alla promulgazione dei documenti conciliari, mettono
fine a tutti i dubbi che potessero sussistere a questo proposito.
La caratteristica “pastorale” del Concilio Vaticano II è sottoli-
neata anche dalla scuola di Bologna 31, seppure interpretata in un’ot-
tica diversa. La qualifica “pastorale” del Concilio riduce infatti l’im-
portanza dei suoi stessi atti e documenti e contribuisce a fare
dell’“evento” un canone ermeneutico. Se si ammette la “novità” di
un Concilio pastorale, occorre riconoscere, con Alberigo, che “la no-
vità più significativa del Vaticano II non è costituita dalle sue formulazio-
ni, ma piuttosto dal fatto stesso di essere stato convocato e celebrato” 32. La
convocazione del Concilio, sottolinea lo storico Joseph Komonchak,
“fu una sorpresa, una rottura con la normalità della Chiesa, in modo per-
sino indipendente da ciò che Papa Giovanni intendeva per Concilio” 33.
I testi promulgati fanno naturalmente parte dell’evento, ma
l’“evento” è costituito da un insieme di fattori che comprende, ac-
canto alla lettera dei testi, anche le rappresentazioni trasmesse e
amplificate dai media che coprivano l’avvenimento. Alcuni socio-
logi, come Melissa Wilde 34 e Massimo Introvigne 35, accettano la ca-
30
PAOLO VI, Discorso dell’8 marzo 1967, ivi, vol. V, p. 704.
31
Alberigo sottolinea che l’aggettivo pastorale al singolare compare nei testi di Ron-
calli 689 volte e 168 volte al plurale. Dall’elezione a Papa (28 ottobre 1958) fino alla
morte (1963) l’aggettivo viene usato 245 volte (G. ALBERIGO, Criteri ermeneutici, cit.,
p. 20); si veda anche ID., Le ragioni dell’opzione pastorale del Vaticano II, in “Synaxis”,
n. 20 (2002), pp. 489-509.
32
G. ALBERIGO, Transizione epocale, cit., p. 848.
33
JOSEPH A. KOMONCHAK, Riflessioni storiografiche sul Vaticano II come evento, in L’e-
vento e le decisioni, p. 419 (pp. 417-439).
34
Cfr. MELISSA WILDE, Vatican II: a sociological analysis of religious change, Princeton
University Press, Oxford 2007. Il volume di Melissa Wilde, sociologa all’Università
Indiana, in Bloomington, ha un carattere particolarmente innovativo. Esso si basa
sulle interviste ai Padri conciliari raccolte dal padre ROCCO CAPORALE (Vatican II: the
last of Councils, Helicon Press, Baltimora 1961), traendo da esse alcune importanti
considerazioni di carattere sociologico.
35
Cfr. MASSIMO INTROVIGNE, Una battaglia nella notte. Plinio Corrêa de Oliveira e la crisi
del XX secolo nella Chiesa, Sugarco, Milano 2008, pp. 95-101.
INTRODUZIONE 17
36
Cfr. G. ROUTHIER, Il Concilio Vaticano II, cit., pp. 118-120.
37
Cfr. J. W. O’MALLEY s.j., Che cosa è successo nel Vaticano II, tr. it. Vita e Pensiero, Mi-
lano 2010, pp. 35-54 e pp. 297-319. Il padre John O’Malley ha esposto in numerose
opere il suo pensiero in relazione ai generi retorici, da Giles of Viterbo on Church and
Reform (1968), a Praise and Blame in Renaissance Rome (1979), fino a The First Jesuits
(1993) e Four Cultures of the West (2004). Meno convincente è la proposta di Peter
Hünermann di attribuire al magistero conciliare il valore di “testi costituzionali”,
intendendo con questo termine un nuovo genere letterario sviluppato dal Vaticano
II che implica la pretesa dell’“obbedienza di fede” (PETER HÜNERMANN, Der “Text”.
Eine Ergänzung zur Hermeneutik des II. Vatikanischen Konzils, in “Cristianesimo nella
storia”, n. 28 (2007), pp. 339-358, ora in Chi ha paura del Vaticano II?, cit., pp. 85-105).
38
Cfr. J. W. O’MALLEY, Erasmus and Vatican II. Interpreting the Council, in Cristianesi-
mo nella storia. Saggi in onore di Giuseppe Alberigo, a cura di A. MELLONI-D. MENOZZI-
G. RUGGIERI-MASSIMO TOSCHI, Il Mulino, Bologna 1996, pp. 195-197.
39
Cfr. ID., Egidio da Viterbo and Renaissance Rome, in Egidio da Viterbo O.S.A., e il suo
tempo: Atti del V Convegno dell’Istituto Storico Agostiniano, Studia Agostiniana Histo-
rica, Roma 1983, p. 81.
40
J. W. O’MALLEY, Erasmus and Vatican II, cit., p. 208.
18 IL CONCILIO VATICANO II
zioni della Gaudium et Spes e dello stesso Giovanni XXIII nel suo
discorso di apertura: “Altro è il deposito o le verità della fede, altro è
il modo in cui vengono enunziate, rimanendo pur sempre lo stesso si-
gnificato e il senso profondo” 41. Alle professioni di fede e dei cano-
ni si sostituisce un “genere letterario” che padre O’Malley chia-
ma “epidittico” 42. Fu il modo di esprimersi che, secondo lo storico
gesuita, “segnò una rottura definitiva con i Concili precedenti” 43.
Esprimersi in termini diversi dal passato, significa accettare una
trasformazione culturale più profonda di quanto possa sembrare.
Lo stile del discorso rivela infatti, prima ancora che le idee, le ten-
denze profonde dell’animo di chi si esprime. “Lo stile è l’espressio-
ne ultima del significato, è significato e non ornamento, ed è anche lo
strumento ermeneutico per eccellenza” 44. L’aspetto pastorale è, di
norma, accidentale e secondario rispetto a quello dottrinale, ma
nel momento in cui diviene una dimensione sostanziale e priori-
taria, il modo in cui la dottrina viene formulata si trasforma esso
stesso in dottrina, più importante di quella che, oggettivamente,
viene veicolata.
I leader del Concilio, continua O’Malley, “capivano benissimo che
il Vaticano II, essendosi autoproclamato concilio pastorale, era proprio per
questo anche un Concilio docente (…). Lo stile discorsivo del Concilio era
il mezzo, ma il mezzo comunicava il messaggio” 45. “Questo significa che
il Vaticano II, il ‘Concilio pastorale’, ha un insegnamento, una ‘dottrina’,
che in gran parte è stato difficile per noi formulare, poiché in questo caso
dottrina e spirito sono due facce della stessa medaglia” 46. La scelta di
41
Costituzione conciliare Gaudium et Spes, n. 62. Lo stesso documento rimanda poi
al discorso di apertura di Giovanni XXIII, il quale aveva affermato: “Altra è la so-
stanza dell’antica dottrina del depositum fidei, ed altra è la formulazione del suo rivesti-
mento: ed è di questo che si deve – con pazienza se occorre – tener gran conto” (Discorso
dell’11 ottobre 1962, in AAS, 54 (1962), p. 792).
42
J. W. O’MALLEY, Che cosa è successo nel Vaticano II, cit., pp. 45-54.
43
Ivi, p. 47.
44
Ivi, p. 51.
45
Ivi, p. 314. Cfr. anche ID., Vatican II: Historical Perspectives on its Uniqueness and In-
terpretation, in Vatican II. The Unfinished Agenda. A look to the Future, a cura di LU-
CIEN RICHARD-DANIEL HARRINGTON-J. W. O’MALLEY, Paulist Press, New York 1987,
pp. 22-32.
46
J. W. O’MALLEY, Vatican II. Did anything happen?, cit., p. 82.
INTRODUZIONE 19
47
J. A. KOMONCHAK, Riflessioni storiografiche sul Vaticano II come evento, cit., p. 419; ID.,
Vatican II as an “event”, in Vatican II. Did anything happen?, cit., pp. 24-51.
48
WILDE, p. 2.
49
KARL MARX, Tesi su Feuerbach (1845), in FEUERBACH-MARX-ENGELS, Materialismo dia-
lettico e materialismo storico, a cura di CORNELIO FABRO, Editrice La Scuola, Brescia
1962, pp. 81-84, II Tesi, p. 82.
50
Ivi, XI Tesi, p. 84.
20 IL CONCILIO VATICANO II
51
“Rivoluzione e senso della storia si uniscono: abbiamo la rivoluzione nel senso della sto-
ria. La storia in atto diventa l’unico giudice” (AUGUSTO DEL NOCE, I caratteri generali del
pensiero politico. Lezioni sul marxismo, Giuffrè, Milano 1972, p. 228).
52
Cfr. A. ACERBI, Ortoprassi, in Nuovo Dizionario di teologia, San Paolo, Cinisello Bal-
samo 1991, pp. 1006-1030; GIOVANNI BATTISTA MONDIN, Teologie della prassi, Queri-
niana, Brescia 1983; WALTER KASPER, La prassi scientifica della teologia, in AA.VV., Cor-
so di teologia fondamentale, IV, Trattato di gnoseologia teologica, Queriniana, Brescia
1980, pp. 245-281.
53
AGOSTINO BEA, Il cammino all’unione dopo il Concilio, Morcelliana, Brescia 1966, p.
10.
54
Cfr. CARLO MOLARI, Introduzione all’edizione italiana di Mysterium liberationis. I
concetti fondamentali della teologia della liberazione, a cura di IGNACIO ELLACURÍA-JOHN
SOBRINO, tr. it. Borla, Roma 1992, p. 12 (pp. 5-31).
55
Si veda, tra l’altro, Il Concilio vent’anni dopo. L’ingresso della categoria “storia”, a cu-
ra di ENRICO CATTANEO, Ave, Roma 1985; BRUNO FORTE, Le prospettive della ricerca teo-
logica, in Il Concilio Vaticano II. Recezione e attualità alla luce del Giubileo, a cura di RI-
NO FISICHELLA, San Paolo, Cinisello Balsamo 2000, pp. 419-429.
56
GIUSEPPE RUFFINI, Il modello gramsciano della funzione intellettuale ed il suo impiego nel-
la discussione ermeneutico-teologica, in ASSOCIAZIONE TEOLOGICA ITALIANA, Dimensione
antropologica della teologia, Ancora, Milano 1971, p. 292 (pp. 275-294).
57
Cfr. B. FORTE, Le prospettive della ricerca teologica, cit., p. 424.
INTRODUZIONE 21
58
W. KASPER, La funzione della teologia della Chiesa, in Avvenire della Chiesa. Il libro del
Congresso di Bruxelles, Queriniana, Brescia 1970, p. 72.
59
C. MOLARI, Introduzione, cit., p. 12.
60
B. FORTE, Le prospettive della ricerca teologica, in Il Concilio Vaticano II. Recezione e at-
tualità, cit., p. 424 (pp. 419-429).
61
MARIE-DOMINIQUE CHENU, Le Saulchoir. Una scuola di teologia, preceduto da una no-
ta introduttiva di G. ALBERIGO, Cristianesimo come storia e teologia confessate, tr. it. Ma-
rietti, Casale Monferrato 1982, p. 47.
62
MANSI, vol. 32, col. 669.
63
J. W. O’MALLEY, Vatican II. Did anything happen?, cit., p. 64.
22 IL CONCILIO VATICANO II
64
Su questa linea si veda di G. ALBERIGO La Chiesa nella storia, Paideia, Brescia 1988,
in cui esprime la sua convinzione che “la conoscenza del fatto cristiano possa pervenire
a risultati criticamente rigorosi solo ripercorrendo la sua evoluzione dentro la storia dell’u-
manità” (ivi, p. 8).
65
Cfr. ad esempio KARL RAHNER, Interpretazione teologica fondamentale del Concilio Vati-
cano II, tr. it. in Nuovi Saggi: Sollecitudine per la Chiesa, Paoline, Roma 1982, pp. 345-361.
66
Cfr. R. DE MATTEI, Per un’assiologia della storia, in “Nova Historica”, n. 1 (2002), p.
14 (7-16).
67
“Stranamente si ha l’impressione – osserva Giuseppe Ruggieri – che la Storia non ven-
ga rifiutata perché racconta certe cose, ma perché racconta queste cose” (Recezioni e in-
terpretazioni del Vaticano II, cit., p. 391).
INTRODUZIONE 23
che oggi non esiste alcuna seria alternativa alla scuola bolognese,
alla quale va riconosciuto il merito di offrire una prima ricostru-
zione fattuale, sia pure tendenziosa, dell’avvenimento.
Per molti fautori dell’ermeneutica della continuità, la rimozio-
ne storica dell’“evento” conciliare è necessaria per separare il Con-
cilio dal post-Concilio e isolare quest’ultimo come una patologia
sviluppatasi su di un corpo sano. C’è da chiedersi però se la can-
cellazione del Concilio-evento porti a comprendere in profondità
che cosa è accaduto nel post-Concilio. Il Concilio Vaticano II fu, in-
fatti, un evento che non si concluse con la sua solenne sessione fi-
nale, ma si saldò con la sua applicazione e ricezione storica 68. Qual-
cosa accadde dopo il Concilio come conseguenza coerente di esso.
In questo senso non si può dar torto ad Alberigo quando afferma
che la ricostruzione di quanto è avvenuto tra il 25 gennaio 1959 e
l’8 dicembre 1965 costituisce una premessa necessaria per una se-
ria riflessione sul Vaticano II 69. La storia del Concilio è perciò da ri-
scrivere, o almeno da completare.
È in tale spirito che propongo una storia del Concilio, “mai scrit-
ta”, non tanto per la novità delle testimonianze e degli episodi che
ne emergono, quanto per la nuova ricostruzione e interpretazione
dei fatti che viene offerta. Vero storico non è né il ricercatore che
“scova” nuovi documenti, né il “cronista” che affastella quelli già
conosciuti, ma colui che basandosi sulla documentazione edita o
inedita a sua disposizione, è capace di ordinarla, di comprenderla,
di narrarla, inquadrando le vicende in una filosofia della storia che,
per lo storico cattolico, è innanzitutto una teologia della storia 70.
Le pagine che seguono sono dedicate alla ricostruzione storica
del “fatto”, senza pretendere di creare un’artificiale dicotomia tra i
testi e l’evento, ma cercando anzi di mostrare l’impossibilità di se-
parare la dottrina dai fatti che la generano. Non si tratta dunque di
68
Cfr. WILDE, p. 432.
69
Cfr. G. ALBERIGO, Transizione epocale, cit., p. 766.
70
Punto di riferimento di queste pagine è la teologia e filosofia della storia enuncia-
ta dal Magistero Pontificio tra il XIX e il XX secolo e sinteticamente riassunta da PLI-
NIO CORRÊA DE OLIVEIRA in Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, Presentazione a cura di
GIOVANNI CANTONI, Edizione del cinquantenario (1959-2009), Sugarco, Milano 2009.
24 IL CONCILIO VATICANO II
71
Istoria del Concilio di Trento scritta dal padre Sforza Pallavicino della Compagnia di Ge-
sù, Tipografia Pirotta, Milano 1843, vol. I, p. XXIV.
NOTA BIBLIOGRAFICA
1
Si veda, per il solo triennio 2002-2005, MASSIMO FAGGIOLI, Concilio Vaticano II: bollet-
tino bibliografico (2002-2005), in “Cristianesimo nella storia”, n. 28 (2005), pp. 743-768.
2
Cfr. VINCENZO CARBONE, Genesi e criteri della pubblicazione degli Atti del Concilio Vati-
cano II, in “Lateranum”, n. 44 (1978), pp. 579-595; GEORGE LEFEBVRE, Les Actes du
Concile du Vatican II, in “Revue théologique de Louvain”, n. 11 (1980), pp. 186-200.
3
Acta Synodalia Sacrosancti Concili Oecumenici Vaticani II, Typis Polygl. Vaticanis,
Città del Vaticano; vol. 1, Periodus prima (1970); vol. 2, Periodus secunda (1971); vol.
3, Periodus tertia (1973); vol. 4, Periodus quarta (1976); vol. 5, Processus verbales (1991);
vol. 6, Acta secretariae generalis (1999).
26 IL CONCILIO VATICANO II
4
Un dettagliato repertorio dei fondi documentari conservati dai protagonisti del
Concilio, nelle loro diverse sedi locali, si deve a Massimo Faggioli e Giovanni Tur-
banti. Cfr. M. FAGGIOLI-GIOVANNI TURBANTI, Il Concilio inedito. Fonti del Vaticano II, Il
Mulino, Bologna 2001.
5
ROGER AUBERT, Come vedo il Vaticano II, in “Rassegna di teologia”, n. 36 (1995), p. 134.
6
A. MELLONI, I diari nella storia dei Concili, in M. D. CHENU, Diari del Vaticano II. Note
quotidiane al Concilio 1962-1963, a cura di A. MELLONI, Il Mulino, Bologna 1996, pp.
9-53; JOSEPH FAMERÉE, Uso comparativo dei diari. Una settimana di lavori conciliari (5-15
novembre 1963), in L’evento e le decisioni, pp. 321-354; LEO KENIS, Private sources for a
Study of the Second Vatican Council, in The Belgian Contribution to the Second Vatican
Council. International Research Conference at Mechelen, Lovanio e Louvain-la-Neuve
(12-16 settembre 2005), a cura di DORIS DONNELLY-J. FAMERÉE-MATTHIJS LAMBERIGTS-
KARIM SCHELKENS, Peeters, Lovanio 2008, pp. 29-52. Cfr. anche, più in generale, A.
MELLONI, Tipologia delle fonti per la storia del Vaticano II, in “Cristianesimo nella sto-
ria”, n. 13 (1992), pp. 393-514.
7
Cfr. G. SIRI, Il post-concilium: dal punto di vista storico, dal punto di vista della Provvi-
denza, in La giovinezza della Chiesa, cit., p. 177.
NOTA BIBLIOGRAFICA 27
8
Sui numerosi gruppi paraconciliari è indispensabile la consultazione della ricerca
di SALVADOR GÓMEZ Y CATALINA, Grupos “extra aulam” en el Concilio Vaticano y su in-
fluencia (tre libri in nove volumi, per un totale di 2.585 pagine. Tesi dottorale inedi-
ta, Biblioteca de la Facultad de Derecho de la Universidad de Valladolid).
9
Ralph Michael Wiltgen (1921-2007), della Congregazione del Verbo Divino, ordi-
nato nel 1950, si addottorò in Missiologia alla Pontificia Università Gregoriana,
pubblicando poi un’importante ricerca su The Founding of the Roman Catholic Chur-
ch in Oceania 1825-1850 (Australian National University Press, Canberra 1978). Il
suo libro più conosciuto è però The Rhine flows into the Tiber, Divine World Publica-
tions, New York 1967, tradotto anche in francese.
10
Cfr. JAN GROOTAERS, I protagonisti del Concilio Vaticano II, Paoline, Cinisello Bal-
samo 1944; ID. (a cura di), Actes et Acteurs à Vatican II, Leuven University Press,
Lovanio 1998.
28 IL CONCILIO VATICANO II
11
Cfr. ARNOLD ESCH, Leone XIII. L’apertura dell’Archivio Segreto Vaticano e la storiogra-
fia, in Leone XIII e gli studi storici, Atti del Convegno internazionale commemorati-
vo (Città del Vaticano, 30-31 ottobre 2003), a cura di C. SEMERARO, Libreria Editrice
Vaticana, Città del Vaticano 2004, p. 31 (pp. 20-43).
IL CONCILIO VATICANO II
I
1
Eugenio Pacelli (1876-1939) nato da una famiglia romana, ordinato nel 1899, Sotto-
segretario (1911) e poi Segretario negli Affari Ecclesiastici Straordinari (1914), consa-
crato vescovo e elevato allo stesso tempo alla dignità arcivescovile, il 13 maggio 1917.
Nunzio in Baviera (1917-1929), fu poi creato cardinale (1929) e nominato Segretario di
Stato di Pio XI. Eletto Papa il 2 marzo 1939, regnò fino al 9 ottobre 1958. Malgrado
l’abbondante letteratura, relativa soprattutto all’atteggiamento di Pio XII nei con-
fronti degli ebrei, manca ancora su questo Papa un’esauriente monografia. Si vedano
intanto le voci di ANDREA RICCARDI in DSP, vol. II, pp. 1175-1183 e FRANCESCO TRA-
NIELLO, in EP, pp. 632-645 con bibl.; JEAN CHELINI, L’Eglise sous Pie XII. 1. La tourmente:
1939-1945; 2. L’après-guerre, 1945-1958, Fayard, Parigi 1983 e 1989; PHILIPPE CHENAUX,
tr. it. Pio XII. Diplomatico e Pastore, San Paolo, Cinisello Balsamo 2004; ANDREA TOR-
NIELLI, Pio XII. Eugenio Pacelli, un uomo sul trono di Pietro, Mondadori, Milano 2007.
32 IL CONCILIO VATICANO II
2
PASCALINA LEHNERT, Pio XII. Il privilegio di servirlo, tr. it. Rusconi, Milano 1984, p. 172.
3
PIO XII, Munificentissimus Deus, in DENZ-H., n. 3903. Si veda il testo in AAS, 42
(1950), pp. 767-770.
4
P. LEHNERT, Pio XII, cit., p. 174.
5
Su Fatima esiste una sovrabbondante bibliografia. La fonte più autorevole sono i
Documentos de Fátima, a cura di ANTONIO M. MARTINS s.j. (1918-1997), Porto 1976,
edizione in facsimile dei memoriali manoscritti di suor Lucia, con il testo in porto-
ghese e le corrispondenti traduzioni italiana e spagnola. Il più approfondito studio
sull’argomento è l’opera di MICHEL DE LA SAINTE TRINITÉ, Toute la vérité sur Fatima. Le
troisième secret, La Contre-Réforme catholique, Saint Parres-lès-Vaudes 1985, 3 voll.
Il miglior compendio: ANTONIO AUGUSTO BORELLI MACHADO, Fatima: Messaggio di
tragedia o di speranza? Con la terza parte del segreto (tr. it. Luci sull’Est, Roma 2000),
che dopo la prima edizione, in Brasile, nel 1973, ha conosciuto numerosissime tra-
duzioni e altre edizioni. Si veda anche la storia delle apparizioni e i contenuti del
messaggio, in Lucia racconta Fatima. Memorie, lettere e documenti di suor Lucia, con
presentazione e note di A. M. Martins s.j., tr. it., 4a ed. aggiornata, Queriniana, Bre-
scia 1999 e LUIS GONZAGA AIRES DA FONSECA s.j. (1878-1963), Le meraviglie di Fàtima.
Apparizioni, culto, miracoli, ed. riveduta e aggiornata da JOAQUÍN MARÍA ALONSO
c.m.f. (1913-1981), tr. it. Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1997. Per una inter-
pretazione di insieme: STEFANO M. MANELLI f.i., Fatima tra passato, presente e futuro,
in “Immaculata Mediatrix”, n. VII/3 (2007), pp. 299-431.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 33
6
Cfr. M. DE LA SAINTE TRINITÉ, Toute la vérité sur Fatima, cit., vol. II, pp. 188-193.
7
Lúcia de Jesus dos Santos, nota come Suor Lucia (1907-2005), dopo la miracolosa
apparizione, decise di vestire l’abito delle religiose di Santa Dorotea (1921) e nel
1934 emise i voti solenni; nel 1948 entrò nel Carmelo di Santa Teresa a Coimbra do-
ve morì a 97 anni.
8
Jacinta de Jesus Marto (1910-1920), morì nell’ospedale D. Estefânia, a Lisbona, do-
po una lunga e dolorosa malattia, offrendo tutte le sue sofferenze per la conver-
sione dei peccatori, per la pace nel mondo e per “il Santo Padre” che “dovrà soffrire
molto”.
9
Francisco Marto (1908-1919) morì santamente il 4 aprile 1919, nella casa paterna.
10
Nella “Cova di Iria”, dove la Madonna apparve a Lucia, Francesco e Giacinta, Gio-
vanni Paolo II, dopo l’attentato subito il 13 maggio 1981, si recò in pellegrinaggio
nel 1982, nel 1991 e nel 2000, quando proclamò beati Francesco e Giacinta, stabilen-
do che la loro festa sia celebrata il 20 febbraio.
11
Cfr. BRUNO MARIA APOLLONJ GHETTI-ANTONIO FERRUA-ENRICO JOSI-ENRICO KIRSCH-
BAUM, Esplorazioni sotto la confessione di San Pietro in Vaticano eseguite negli anni 1940-
1949, Tipografia Polyglotta Vaticana, Città del Vaticano 1951, 2 voll.
34 IL CONCILIO VATICANO II
Principe degli Apostoli era stata ritrovata: “La gigantesca cupola s’i-
narca esattamente sul sepolcro del primo Vescovo di Roma, del primo Pa-
pa; sepolcro in origine umilissimo, ma sul quale la venerazione dei secoli
posteriori con meravigliosa successione di opere eresse il massiccio tempio
della Cristianità” 12.
12
PIO XII, Radiomessaggio natalizio al mondo del 23 dicembre 1950, in DRM, vol.
XII, p. 380 (pp. 377-388).
13
PIO XII, Enciclica Humani Generis del 12 agosto 1950, in DRM, vol. XII, p. 503 (pp.
493-510).
14
Ivi, p. 499.
15
La denominazione è di Pio XII nell’allocuzione Quamvis inquieti del 22 settembre
1946, in AAS, 38 (1946), p. 385.
16
Umberto Benigni (1862-1934), ordinato nel 1884, professore di Storia ecclesiastica
all’Apollinare, nel 1906 fu chiamato alla Segreteria di Stato come Sottosegretario
della Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari e venne nominato pre-
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 35
lato domestico di Sua Santità. Rimase in quella carica fino al marzo 1911 quando
gli successe l’allora mons. Eugenio Pacelli. Dal 1907 pubblicò l’agenzia d’informa-
zione “Corrispondenza romana”, poi dal 1909 al 1912, la “Correspondance de Ro-
me”. Fondò in quegli anni, con l’incoraggiamento di Pio X, l’associazione antimo-
dernista Sodalitium Pianum (nota anche come “La Sapinière”). Cfr. gli studi fon-
damentali di EMILE POULAT, Intégrisme et catholicisme intégral. Un réseau Internatio-
nal antimoderniste: La «Sapinière» (1909-1921), Casterman, Parigi-Tournai 1969; ID.,
Catholicisme, démocratie et socialisme. Le mouvement catholique et Mgr. Benigni de la
naissance du socialisme à la victoire du fascisme, Castermann, Bruxelles-Parigi 1977; si
veda anche R. DE MATTEI, Modernismo e antimodernismo nell’epoca di Pio X, in MI-
CHELE BUSI-R. DE MATTEI-ANTONIO LANZA-FLAVIO PELOSO, Don Orione negli anni del
modernismo, introduzione di Annibale Zambarbieri, Jaca Book, Milano 2002, pp.
29-86; JEAN MADIRAN, L’intégrisme. Histoire d’une histoire, Nouvelles Editions Lati-
nes, Parigi 1964. Sui rapporti di Benigni con mons. Pacelli, cfr. tra l’altro SERGIO PA-
GANO, Documenti sul modernismo romano dal fondo Benigni, in “Ricerche per la storia
religiosa di Roma”, n. 8 (1990), p. 259 (pp. 223-300).
17
Pur non avendo mai ricevuto un’approvazione canonica formale, il Sodalitium
Pianum, l’associazione antimodernista costituita da mons. Benigni nel 1909, fu in-
coraggiato dalla Santa Sede, in particolare dalla S. Congregazione Concistoriale, di
cui era prefetto il card. Gaetano De Lai (1853-1928) e dallo stesso Pio X che inviò tre
autografi papali di benedizione ed assicurò una sovvenzione annuale. Il Sodalizio
fu sciolto dopo la morte di Pio X per essere riattivato nel 1915, d’intesa con la Con-
gregazione Concistoriale; venne definitivamente sciolto in data 25 novembre 1921.
18
Queste critiche riemergono continuamente. Cfr. ad esempio, tra le pubblicazioni
recenti: La condanna del modernismo. Documenti, interpretazioni, conseguenze, a cura di
CLAUS ARNOLD-GIOVANNI VIAN, Viella, Roma 2010; GUIDO VERUCCI, L’eresia del Nove-
cento. La Chiesa e la repressione del modernismo in Italia, Einaudi, Torino 2010.
36 IL CONCILIO VATICANO II
19
Rafael Merry del Val y Zulueta (1865-1939), nato a Londra da famiglia aristocra-
tica spagnola, ordinato nel 1888, arcivescovo titolare di Nicea (1900), nominato da
san Pio X Segretario di Stato e creato cardinale nel 1903, poi Segretario della Con-
gregazione del Sant’Uffizio (1914-1930). Cfr. PIO CENCI, Il Cardinale Merry del Val.
Segretario di Stato di San Pio X Papa, L.I.C.E. – R. Berruti, Roma-Torino 1955 (l’ope-
ra è redatta in realtà dal card. Nicola Canali); GIROLAMO DAL GAL, Il servo di Dio
card. Raffaele Merry del Val, Paoline, Roma 1956; JOSÉ M. JAVIERRE, Merry del Val, Juan
Flors, Barcellona 1965.
20
PIO XII, Discorso per la Beatificazione di Pio X, del 3 giugno 1951, in DRM, vol.
XIII, pp. 127, 128, 131 (pp. 125-136). Il “minuzioso esame” a cui Pio XII si riferisce è
quello della “Disquisitio”, redatta da padre, poi cardinale, Ferdinando Antonelli per
valutare le accuse fatte a Pio X di mancanza di prudenza nella repressione del mo-
dernismo. L’esame confermò, anche in questo caso, l’eroica virtù del Pontefice (F.
ANTONELLI, Sacra Rituum Congregatio Sectio Historica n. 77 Romana Beatificationis et
Canonizationis Servi Dei Pii Papae X Disquisitio circa quasdam obiectiones modum agen-
di Servi Dei respicientes in Modernismi debellatione una cum Summario Additionali ex Of-
ficio compilato, Typis Polyglottis Vaticanis, Città del Vaticano 1950). Ne esiste una
buona traduzione francese a cura di EMMANUEL DU CHALARD DE TAVEAU: Conduite de
saint Pie X dans la lutte contre le modernisme. “Disquisitio”. Enquête des procès de béati-
fication et de canonisation, Publications du “Courrier de Rome”, Versailles 1996. Il ca-
pitolo relativo al Sodalitium pianum è stato pubblicato in italiano dal Centro Li-
brario Sodalitium (Verrua Savoia, Torino 2005).
21
PIO XII, Discorso per la Canonizzazione di Pio X, del 29 maggio 1954, in DRM, vol.
XVI, p. 33 (pp. 29-37).
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 37
L’enciclica Humani generis con cui Pio XII condannò gli errori
del proprio tempo, non aveva però la forza dottrinale della Pa-
scendi 22, il documento con cui nel 1907 Pio X aveva fulminato il mo-
dernismo. Alla Humani generis, soprattutto, non seguirono gli atti
repressivi che avevano permesso a Papa Sarto di stroncare, anche
se solo provvisoriamente, la nuova eresia. Tra i collaboratori più
stretti di Pio XII non mancava inoltre chi cercava di svigorire la
portata dell’enciclica. Poche settimane dopo la pubblicazione del
documento pontificio, l’8 settembre 1950, il filosofo francese Jean
Guitton 23 incontrò in Vaticano il sostituto della Segreteria di Stato
Giovanni Battista Montini 24 e gli espose la sua preoccupazione per
il fatto che Roma potesse guardare con sospetto ai “progressi del
pensiero” in Francia. Mons. Montini si sforzò di dissipare questa
impressione, dicendo a Guitton che la Humani generis non condan-
nava alcun errore, ma solo invitava alla cautela quelle tendenze
culturali vive e vitali, che avrebbero potuto svilupparsi nella Chie-
sa senza fretta e in maniera prudente.
22
Cfr. PIO X, Enciclica Pascendi dominici gregis dell’8 settembre 1907, in AAS, 40
(1907), pp. 596-628; tr. it. Cantagalli, Siena 2009, con introduzione di R. DE MATTEI.
L’enciclica venne preceduta dal decreto Lamentabili (Decr. S. Officii del 3 luglio 1907
in ASS, 40 (1907), pp. 470-478) e fu seguita dal giuramento antimodernista Sacrorum
antistitum del 1 settembre 1910 (AAS, 2 (1910), pp. 655-680) che ne costituisce il
compimento.
23
Jean Guitton (1901-1999), scrittore francese, membro dell’Académie Française, fu
invitato personale al Concilio sedendo, durante la prima sessione, nella tribuna de-
gli osservatori cattolici, poi tra gli uditori laici.
24
Giovanni Battista Montini (1897-1978) del clero di Brescia. Ordinato nel 1920, so-
stituto della Segreteria di Stato per gli Affari Ordinari (1937-1952); Pro-segretario di
Stato per gli Affari Ordinari (1952-1954); arcivescovo di Milano (1954), cardinale
(1958). Eletto Sommo Pontefice il 21 giugno 1963 con il nome di Paolo VI. Su di lui
cfr. la voce di GIOVANNI MARIA VIAN, in EP, pp. 657-674 con bibl., e le opere via via
citate in questo volume.
38 IL CONCILIO VATICANO II
a) Il “metodo storico-critico”
25
JEAN GUITTON, Dialoghi con Paolo VI, tr. it. Mondadori, Milano 1967, pp. 25-27. Cfr.
anche ID., Paolo VI segreto, tr. it. Edizioni Paoline, Roma 1981, pp. 40-47. Si veda an-
che R. AUBERT, La théologie catholique au milieu du XXe siècle, Castermann, Parigi
1954, pp. 84-86; G. MARTINA, Il contesto storico in cui è nata l’idea di un nuovo Concilio
ecumenico, in Vaticano II. Bilancio e prospettive. Venticinque anni dopo, a cura di RENÉ
LATOURELLE s.j., Cittadella, Assisi 1987, p. 57.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 39
26
Il documento pontificio fu, secondo il modernista ERNESTO BUONAIUTI, “l’unica ri-
duzione ad unità dei molteplici indirizzi compresi sotto il nome generico di modernismo”
(Modernismo, in Dizionario delle Opere, Milano, Bompiani 1947, vol. I, p. 158), movi-
mento che si presentò come “una materia fluida e incandescente” (ID., Storia del Cri-
stianesimo, Dall’Oglio, Milano 1943, vol. III, p. 622) e il cui carattere distintivo “fu la
stessa indeterminatezza del suo programma” (ivi, p. 618).
27
Sul modernismo la bibliografia è ormai ampia. Per una lettura alla luce dell’inse-
gnamento tradizionale della Chiesa cfr., oltre a R. DE MATTEI, Modernismo e antimo-
dernismo, cit., la densa voce di C. FABRO, in EC, VIII, coll. 1190-1191; ID., Dall’essere
all’esistente, Morcelliana, Brescia 1957, pp. 71-125; RAMÓN GARCÍA DE HARO, Historia
teológica del modernismo, Universidad de Navarra, Pamplona 1972.
28
Per un’analisi dei tre atti pontifici, cfr. R. DE MATTEI, Pio IX, Piemme, Casale Mon-
ferrato 2000.
29
LUCIANO CANFORA, Filologia e libertà. La più eversiva delle discipline, l’indipendenza di
pensiero e il diritto alla verità, Mondadori, Milano 2008, p. 13. Canfora ricorda il no-
me di Spinoza, da cui discende, come logico sviluppo, l’opera esegetica dell’orato-
riano Richard Simon, che costituisce a sua volta il retroterra di Loisy.
40 IL CONCILIO VATICANO II
30
Cfr. HENRI-IRÉNÉE MARROU, Philologie et histoire dans la période du pontificat de Léon
XIII, in Aspetti della cultura cattolica nell’età di Leone XIII, a cura di GIUSEPPE ROSSINI,
Cinque Lune, Roma 1961, pp. 71-106; HANS-JOACHIM KRAUS, Geschichte der historisch-
kritischen Erforschung des Alten Testaments von der Reformation bis zur Gegenwart,
Neukirchener Verlag, Neukirchen-Vluyn 1969; JOSEPH G. PRIOR, The Historical Criti-
cal Method, in Catholic Exegesis, Pontificia Università Gregoriana, Roma 1999;
FRANÇOIS LAPLANCHE, La crise de l’origine. La science catholique des Evangiles et l’histoi-
re du XXème siècle, Albin Michel, Parigi 2006. Sul carattere eversivo del metodo fi-
lologico-critico di Erasmo, cfr., tra l’altro, R. GARCÍA DE HARO, op. cit., pp. 235-289; R.
DE MATTEI, A sinistra di Lutero, Città Nuova, Roma 2001, pp. 17-20 e passim.
31
Su mons. Louis Duchesne (1843-1922), francese, ordinato nel 1867, professore al-
l’Institut Catholique di Parigi (1877-1885) poi direttore della Ecole archéologique
française di Roma (1895-1922), cfr. gli Atti del convegno organizzato dalla Ecole
Française di Roma, Monseigneur Duchesne et son temps, Ecole Française de Rome, Ro-
ma 1975; BRIGITTE WACHÉ, Monseigneur Louis Duchesne (1843-1922), Ecole française
de Rome, Roma 1992; L. DUCHESNE, Correspondance avec Madame Bulteau (1902-1922),
Ecole française de Rome, Roma 2009.
32
Alfred Loisy (1857-1940), ordinato nel 1881, professore di scienza biblica all’Institut
Catholique di Parigi dal 1889 al 1893, scomunicato il 7 marzo 1908, ruppe il rapporto
con la Chiesa e, al contrario dei suoi amici modernisti, abbandonò il Cristianesimo.
Cfr. FRIEDRICH HEILER, Der Vater des katholischen Modernismus: Alfred Loisy (1857-1940),
Erasmus, Monaco 1947; EMILE GOICHOT, Alfred Loisy et ses amis, Cerf, Parigi 2002.
33
L’opera, pubblicata dall’editore Picard nel 1903, fu inserita nell’Indice dei libri proi-
biti insieme ad altre quattro opere di Loisy, che fu scomunicato personalmente il 7
marzo 1908. Cfr. A. LOISY, Il Vangelo e la Chiesa e intorno a un piccolo libro, tr. it. con
un saggio introduttivo di LORENZO BEDESCHI, Ubaldini, Roma 1975. Sulla discussio-
ne attorno al volumetto di Loisy, si veda E. POULAT, Storia, dogma e critica nella crisi
modernista, tr. it. Morcelliana, Brescia 1967, pp. 38-78, 85-122 (con tutte le indicazio-
ni bibliografiche relative). Dello stesso POULAT, cfr. Critique et mystique. Autour de
Loisy ou la conscience catholique et l’esprit moderne, Centurion, Parigi 1984.
34
Adolf von Harnack (1851-1930), teologo protestante, professore alla Università di
Lipsia, Geissen e Marburgo. Per un bilancio della discussione, cfr. GUGLIELMO FOR-
NI, L’“essenza del Cristianesimo”. Il problema ermeneutico nella discussione protestante e
modernista (1897-1940), Il Mulino, Bologna 1992.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 41
35
A. LOISY, Choses passées, Nourry, Parigi 1913, p. 246.
36
A. LOISY, Mémoires pour servir à l’histoire religieuse de notre temps, 3 voll., Nourry, Pa-
rigi 1930-31, vol. II, p. 168.
37
Marie-Joseph Lagrange (1855-1938), domenicano francese, ordinato nel 1879,
fondò la scuola biblica di Gerusalemme, dove dimorò 45 anni. La Scuola Biblica di
Gerusalemme e il Capitolo Generale dell’Ordine domenicano hanno introdotto la
sua causa di beatificazione. Su di lui, si veda FRANÇOIS-MARIE BRAUN, L’oeuvre du Pè-
re Lagrange. Etude et bibliographie, Editions Saint Paul, Friburgo 1943; BERNARD MON-
TAGNES, Le Père Lagrange (1855-1938). L’exégèse catholique dans la crise moderniste, Cerf,
Parigi 1995; ID., Marie-Joseph Lagrange: une biographie critique, Cerf, Parigi 2004;
JERÔME MURPHY O’CONNOR, Cent’anni di Esegesi, II, Il Nuovo Testamento. L’Ecole bibli-
que di Gerusalemme, tr. it. Dehoniane, Bologna 1992, pp. 19-41.
38
Alla scuola di Lagrange appartenevano i gesuiti Ferdinand Prat (1857-1938),
Franz-Xavier Funck (1840-1907) e Franz von Hummelauer (1841-1914), confutati
dai loro confratelli Santo Schiffini, nel volume Divinitas scripturarum adversus odier-
na novitates asserta et vindicata (1905) e Louis Billot, in De inspiratione Sacrae Scriptu-
rae (1903). Cfr. GIOVANNI SALE, “La Civiltà Cattolica” nella crisi modernista (1900-1907),
Jaca Book, Milano 2001, pp. 157-160. Si veda anche la critica alla “scuola larga” di
Lagrange, in ALPHONSE J. DELATTRE s.j., Autour de la question biblique. Une nouvelle
école d’exégèse et les autorités qu’elle invoque, H. Dessain, Liegi 1904. Notorie erano le
riserve nei confronti di Lagrange dello stesso Maestro Generale dei domenicani il
beato Giacinto Cormier (1832-1916).
42 IL CONCILIO VATICANO II
b) Il principio di immanenza
39
Cfr. LEONE XIII, Enciclica Providentissimus Deus del 18 novembre 1893, in ASS, 26
(1893/1894), pp. 279-291; DENZ-H, nn. 3280-3294.
40
Cfr. PIO XII, Enciclica Divino Afflante spiritu, in AAS, 35 (1943), p. 338; ID., Encicli-
ca Humani generis, AAS, 42 (1950), p. 569.
41
LEONE XIII, Lettera apostolica Vigiliantiae studique del 30 ottobre 1902, in ASS, 35
(1902-1903), pp. 234-238.
42
Ivi, p. 236.
43
Ernesto Buonaiuti (1881-1946), ordinato nel 1903, fu scomunicato nel 1925. Su di
lui, cfr. la voce di FAUSTO PARENTE in DBI, XV (1972), pp. 112-122 con bibl., e quella
di ANNIBALE ZAMBARBIERI, in DSMCI, II, pp. 58-66; ID., Il cattolicesimo tra crisi e rin-
novamento. Ernesto Buonaiuti ed Enrico Rosa nella prima fase della polemica modernista,
Morcelliana, Brescia 1979. Fondamentale rimane la sua autobiografia, Pellegrino in
Roma, Darsena, Roma 1945. Sul modernismo in Italia: MAURILIO GUASCO, Moderni-
smo: i fatti, le idee, i personaggi, San Paolo, Cinisello Balsamo 1995.
44
E. BUONAIUTI, Pellegrino in Roma, cit., p. 139.
45
Cfr. ID., Il Programma dei modernisti italiani. Risposta all’enciclica di Pio X “Pascendi do-
minici gregis”, Società Internazionale Scientifico-Religiosa, Roma 1907, p. 100. Un de-
creto del vicariato di Roma (ASS, XL (1907), p. 720) comminò la scomunica a coloro che
avessero redatto, o in qualunque modo preso parte, alla realizzazione dell’opera.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 43
46
George Tyrrell (1861-1909), irlandese, si convertì dal calvinismo all’anglicanesi-
mo e da questo al cattolicesimo (1879) per poi entrare nella Compagnia di Gesù
(1880). Ordinato nel 1891, fu scomunicato nel 1907. Su di lui si veda DOMENICO
GRASSO, La conversione e l’apostasia di G. Tyrrell, in “Gregorianum”, n. 38 (1957), pp.
446-480; DANIELE ROLANDO, Cristianesimo e religione dell’avvenire in George Tyrrell,
Le Monnier, Firenze 1978, e la tesi per il dottorato in teologia di STEFANO VISINTIN
o.s.b., Rivelazione divina ed esperienza umana. La proposta di George Tyrrell e la rispo-
sta di Karl Rahner, Peter Lang, Berna 1999. Documenti importanti per compren-
derne il pensiero sono la Autobiografia e biografia pubblicata con il titolo Autobio-
graphy and Life of George Tyrrell, Edward Arnold, Londra 1912 (tr. it. Autobiografia
e biografia, Libreria Editrice Milanese, Milano 1915) da Maude Petre (1863-1947),
che dopo aver conosciuto il gesuita in un ritiro spirituale, nella Congregazione re-
ligiosa di cui essa era la superiora provinciale, si era secolarizzata per seguirlo co-
me sua discepola e “vestale”.
47
G. TYRRELL, Through Scylla and Charydbis, Green and Co., Londra 1907, pp. 305-306.
48
Di Lucien Labertonnière (1862-1932), della Congregazione dell’Oratorio, ordinato
nel 1886 e direttore della rivista “Annales de philosophie chrétienne” dal 1905 al
1913, importante è la Correspondance philosophique, con Maurice Blondel, a cura di
CLAUDE TRESMONTANT, Seuil, Parigi 1961.
44 IL CONCILIO VATICANO II
49
Cfr. MAURICE BLONDEL, L’Action (1893), P.U.F., Parigi 1974. Su Blondel (1861-1949),
professore di filosofia alla Università di Aix (1896-1927), cfr. RENÉ VIRGOULAY, Blon-
del et le Modernisme: la philosophie de l’action et les sciences religieuses (1896-1913), Cerf,
Parigi 1980; ID., “L’Action” de Maurice Blondel. 1893. Relecture pour un centenaire,
Beauchesne, Parigi 1992. Importante è anche la Correspondance di Blondel con Pier-
re Teilhard de Chardin (Beauchesne, Parigi 1965) e Joannès Wehrlé (Aubier, Parigi
1969) commentate da padre Henri de Lubac.
50
Le tesi di Blondel furono acutamente confutate da JOSEPH DE TONQUÉDEC s.j. (1869-
1962), Immanence. Essai critique sur la doctrine de Maurice Blondel, Beauchesne, Parigi
1912. Si veda anche l’articolo dell’abbé HERVÉ GRESLAND, Maurice Blondel et sa métho-
de d’immanence. Un grand-père de Vatican II, in “Le Sel de la Terre”, n. 57 (2006), pp.
30-77, che riassume e riattualizza la critica del padre de Tonquédec.
51
Cfr. E. BUONAIUTI, Pellegrino in Roma, cit., p. 63.
52
Ivi, p. 43.
53
G. TYRRELL, Autobiografia e biografia, cit., p. 333.
54
Lettres de Georges Tyrrell à Henri Brémond, Aubier-Montaigne, Parigi 1971, p. 271.
Per Edouard Le Roy (1870-1954), discepolo e successore di Henri Bergson al Collè-
ge de France, la verità dogmatica è solo un elemento di orientamento per la prassi
e non si può dimostrare, ma solo tradurre in azione etica un Dio che “diviene” con-
temporaneamente alla creazione. Su di lui, cfr. RUDOLF MICHAEL SCHMITZ, Dogma
und Praxis. Der Dogmenbegriff der Modernisten Edouard Le Roy Kritisch Dargestellt, Li-
breria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1993.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 45
tica convinzione della evoluzione dei dogmi, secondo la quale tali dogmi
cambierebbero di significato per riceverne uno diverso da quello che è sta-
to dato loro dalla Chiesa agli inizi” 55 e ribadisce che la fede non è un
“cieco sentimento religioso che erompe dall’oscurità del subcosciente” ma
che essa è “un vero assenso dell’intelletto” 56.
55
DENZ-H, n. 3541.
56
Ivi, n. 3542.
57
Cfr. EMILE APPOLIS, Entre jansénistes et constitutionnaires: un tiers parti, in “Annales”,
n. 2 (1951), pp. 154-171; poi Entre jansénistes et zelanti. Le Tiers Parti catholique au XVIIIè-
me siècle, A. e J. Picard, Parigi 1962. Si veda anche ANTONIO DE CASTRO MAYER, Il Gian-
senismo e la Terza Forza, tr. it. “Cristianità”, n. 1 (1973), pp. 3-4 e n. 2 (1973), pp. 3-4.
58
Cfr. LUCIEN CEYSSENS, Le jansénisme. Considérations historiques préliminaires à sa no-
tion, in Nuove ricerche storiche sul giansenismo, Gregoriana, Roma 1959, pp. 28-29. Si
veda anche R. DE MATTEI, Idealità e dottrine delle Amicizie, Biblioteca Romana, Roma
1981, pp. 15-22.
46 IL CONCILIO VATICANO II
59
Martin John Spalding (1810-1872), americano, ordinato nel 1834, fu vescovo di
Louisville (1850) e poi arcivescovo di Baltimora (1864).
60
Charles-Martial Allemand Lavigerie (1825-1892), francese, ordinato nel 1849, ve-
scovo di Nancy (1863), poi di Algeri (1867), creato cardinale nel 1882.
61
R. AUBERT, Documents concernant le tiers parti au concile du Vatican, in Abhandlungen
über Theologie und Kirche. Festschrift für Karl Adam, a cura di MARCEL REDING, Pat-
mos-Verlag, Düsseldorf 1952, pp. 241-259.
62
ETIENNE FOUILLOUX, Une Eglise en quête de liberté, Desclée de Brouwer, Parigi 2006,
p. 30.
63
Cfr. Ivi. Per Fouilloux, la “nuova teologia” degli anni Quaranta e Cinquanta è “la
figlia legittima del Terzo Partito degli anni 1900” (p. 33).
64
Lettera di Mourret a Blondel del 20 febbraio 1904 in RENÉ MARLÉ, Au coeur de la cri-
se moderniste. Le dossier inédit d’une controverse, Aubier-Montagne, Parigi 1960, p. 128.
65
Cfr. R. DE MATTEI, Modernismo e antimodernismo nell’epoca di Pio X, cit., pp. 68-71.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 47
3. Il movimento biblico
66
Pietro Gasparri (1852-1934), ordinato nel 1877, arcivescovo di Cesarea (1898), crea-
to cardinale nel 1907, fu nominato da Papa Benedetto XV, nell’autunno del 1914, Se-
gretario di Stato, carica a cui fu confermato da Pio XI.
67
Cfr. S. PIO X, Enciclica Pascendi dominici gregis, tr. it. cit., p. 65.
68
Cfr., oltre ai documenti citati, il motu proprio Praestantia Scripturae Sacrae (ASS, 40
(1907), pp. 723-726), che riconosceva carattere normativo a livello dottrinale ai nu-
merosi decreti e responsi della Pontificia Commissione Biblica.
69
Cfr. BENEDETTO XV, Enciclica Spiritus Paraclitus del 15 settembre 1920, in AAS, 12
(1920), pp. 385-422 e in EE, IV, Pio X-Benedetto XVI (1903-1922), p. 629 (pp. 574-651).
Cfr. anche la voce di PIETRO NOBER in EC, vol. XI, coll. 1162-1163.
48 IL CONCILIO VATICANO II
70
Sulla Formgeschichte e in particolare su Rudolf Bultmann (1884-1976), cfr. B. GHE-
RARDINI, La seconda riforma, Morcelliana, Brescia 1966, vol. II, pp. 366-496. Cfr. anche
le voci di FRANCESCO SPADAFORA, Ermeneutica e Generi letterari, nel Dizionario Biblico,
Studium, Roma 1963, pp. 209-212 e 263-266; ID., Razionalismo, Esegesi cattolica e Ma-
gistero, Istituto Padano di Arti Grafiche, Rovigo s.d.; ID., Leone XIII e gli studi biblici,
Istituto Padano di Arti Grafiche, Rovigo 1976. Si veda anche ERMENEGILDO FLORIT, Il
metodo della Storia delle Forme e la sua applicazione al racconto della Passione, Pontifcio
Istituto Biblico, Roma 1935; SALVATORE GAROFALO, Gli studi biblici in Italia da Leone
XIII a Pio XII, in Problemi di storia della Chiesa del Vaticano I al Vaticano II, Edizioni
Dehoniane, Roma 1988.
71
Sulla fondazione e la storia dell’Istituto Biblico, cfr. G. MARTINA s.j., A novant’anni
dalla fondazione del Pontificio Istituto Biblico, in “Archivium Historiae pontificiae”, n.
37 (1999), pp. 129-160.
72
Agostino Bea (1881-1968), della Compagnia di Gesù, tedesco, ordinato sacerdote
nel 1912, dal 1924 fu professore di Sacra Scrittura, e dal 1930 rettore del Pontificio
Istituto Biblico. Il 14 dicembre 1959 fu creato cardinale da Giovanni XXIII. Su di lui
si veda STJEPAN SCHMIDT s.j., Agostino Bea, Il cardinale dell’unità, Città Nuova Editri-
ce, Roma 1987; ID., Agostino Bea. Cardinale dell’ecumenismo e del dialogo, San Paolo,
Milano 1996; JAN WILLEBRANDS, Il cardinale Agostino Bea: il suo contributo al movi-
mento ecumenico, alla libertà religiosa e all’instaurazione di nuove relazioni con il popolo
ebraico, in Atti del Simposio Card. Agostino Bea (Roma, 16-19 dicembre 1981), Pontifi-
cia Università Lateranense-Istituto “Ut unum sint”, Roma 1983; J. GROOTAERS, Ago-
stino Bea, in GROOTAERS, I protagonisti, pp. 67-82; Cfr. STANISLAS LYONNET s.j., Le car-
dinal Bea et le développement des études bibliques, in “Rivista Biblica”, n. 4 (1968), pp.
371-392. Di Bea, cfr. La scienza biblica da Leone XIII a Pio XII, in “Divinitas”, n. 4
(1959), pp. 598-634.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 49
73
Alberto Vaccari (1874-1965), della Compagnia di Gesù, professore al Pontificio
Istituto Biblico, di cui fu vice-rettore dal 1924, qualificatore del S. Uffizio (1924),
consultore della Pontificia Commissione Biblica (1929). Giovanni XXIII lo nominò
membro della Commissione teologica preparatoria e in seguito perito conciliare.
Cfr. A. BEA-V. BOCCACCIO, In memoriam, in “Biblica”, n. 47 (1966), pp. 158-162.
74
Eugène Tisserant (1884-1972), francese, ordinato nel 1907, creato cardinale nel
1936, vescovo titolare di Iconium (1937), Segretario della Congregazione della Chie-
sa orientale dal 1936 al 1959. Bibliotecario e archivista dal 1957 al 1971, decano del
Collegio dei Cardinali, fu membro della Académie Française a partire dal 1971.
75
Jacques-Marie Vosté (1883-1949), domenicano belga, ordinato nel 1936, allievo del-
l’Ecole Biblique de Jérusalem, poi professore di Sacra Scrittura all’Angelicum. Sui
rapporti Vosté-Bea, cfr. SCHMIDT, Bea, pp. 109-110.
76
Cfr. MAURO PESCE, Il rinnovamento biblico della prima guerra mondiale alle soglie del
Concilio Vaticano II, in SC, I cattolici nel mondo contemporaneo (1922-1958), a cura di M.
GUASCO-ELIO GUERRIERO-FRANCESCO TRANIELLO, Edizioni Paoline, Roma 1991, pp.
593-605; ID., Dalla enciclica biblica di Leone XIII Providentissimus Deus (1893) a quel-
la di Pio XII Divino Afflante Spiritu (1943), in CARLO MARIA MARTINI-GIUSEPPE GHI-
BERTI-M. PESCE, Cento anni di cammino, Vita e Pensiero, Milano 1995, pp. 63-64 (pp.
38-100).
77
Cfr. M. PESCE, Il rinnovamento biblico, cit. pp. 575-610; ID., Esegesi storica ed esegesi
spirituale nell’ermeneutica biblica cattolica dal pontificato di Leone XIII a quello di Pio XII,
in “Annali di Storia dell’Esegesi”, n. 6 (1989), pp. 261-291. ID., Dalla enciclica biblica
di Leone XIII cit., p. 64.
50 IL CONCILIO VATICANO II
78
BENEDETTO XV, Enciclica Spiritus Paraclitus, cit., p. 629.
79
Ivi, p. 623.
80
Cfr. M. PESCE, Esegesi storica ed esegesi spirituale, cit., pp. 286-291; ID., Un “bruit ab-
surde”? Henri de Lubac di fronte alla distinzione tra esegesi spirituale e esegesi storica, in
“Annali di Storia dell’Esegesi”, n. 10 (1993), pp. 301-353; E. POULAT, Comment lire la
Bible. Exégèse critique et sense spirituel de Loisy à Claudel, in Le retour aux écritures. Fon-
damentalismes présents et passés, a cura di EVELYNE PATLAGEAN-ALAIN LE BOULLUEC,
Peeters, Lovanio-Parigi 1993, pp. 217-234.
81
Joseph Coppens (1896-1981), sacerdote belga, professore di esegesi all’Università
di Lovanio, decano della Facoltà di Teologia dal 1964 al 1967. Di lui, cfr. L’histoire
critique de l’Ancien testament. Ses origines. Ses orientations nouvelles. Ses perspectives
d’avenir, Casterman, Tournai-Parigi 1939.
82
Cfr. JEAN DANIÉLOU s.j., Origène, La Table Ronde, Parigi 1948; ID., Sacramentum fu-
turi. Etudes sur les origines de la typologie biblique, Beauchesne, Parigi 1950.
83
Cfr. H. DE LUBAC s.j., Histoire et esprit. L’intelligence de l’Ecriture d’après Origène, Aubier,
Parigi 1950; ID., Exégèse Médiévale. Les quatre sens de l’Ecriture, Aubier, Parigi 1959-1961.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 51
84
Dolindo Ruotolo (1882-1970), ordinato nel 1905, svolse la sua attività soprattutto
a Napoli nella Chiesa di San Giuseppe dei Nudi, di cui il fratello Elio fu parroco e
in cui egli è ora sepolto. Ne è stata introdotta la causa di beatificazione. L’opera
principale, pubblicata con lo pseudonimo di DAIN COHENEL è La Sacra Scrittura. Psi-
cologia. Commento. Meditazione, in 33 volumi dalla Genesi all’Apocalisse, conclusa nel
1974, sotto l’auspicio del vescovo di Sessa Aurunca, Vittorio M. Costantini (1906-
2003). Su di lui, cfr. Fui chiamato Dolindo, che significa dolore. Pagine di autobiografia, a
cura dell’Apostolato Stampa, Sessa Aurunca-Napoli-Riano 1972; ANTONIO GALLO,
Un prete del Duemila, Edizioni Apostolato, Napoli 1974.
85
Giovanni Maria Sanna (1873-1956), dei Frati Minori Conventuali, ordinato nel
1896, vescovo di Ampurias e Tempio in Sardegna (1915-1922), poi vescovo di Gra-
vina e Irsina di Puglia dal 1922 al 1953, dove fondò le suore Francescane Missiona-
rie di Gesù Crocifisso. Ricordato come un santo pastore, molti ne auspicano la cau-
sa di beatificazione.
86
Giuseppe Maria Palatucci (1892-1961), dei Frati Minori Conventuali, ordinato nel
1915, fu vescovo di Campagna dal 1937 fino alla morte. Il 12 dicembre 2006 gli è sta-
ta conferita una Medaglia d’Oro al valore civile per la sua eroica assistenza agli
ebrei internati a Campagna.
87
Cfr. G. M. SANNA-G. M. PALATUCCI, La Sacra Scrittura. Psicologia-Commento-Medita-
zione del Sac. Dain Cohenel. Difesa dalle incriminazioni dei pretesi errori segnalati dal P.
Alberto Vaccari s.j., Apostolato Stampa, Gravina di Puglia 1939; G. M. SANNA, Rispo-
sta al R.P.A. Vaccari s.j. riguardo ai pretesi errori da lui precisati in una lettera al Vescovo
stesso sull’Opera La Sacra Scrittura. Psicologia-Commento-Meditazione del Sac. Dain
Cohenel, s.e., Gravina di Puglia 1939.
88
Ivi, p. 36.
52 IL CONCILIO VATICANO II
89
AAS, 32 (1940), p. 553. Sulla vicenda, cfr. M. PESCE, Il rinnovamento biblico, cit., pp.
593-598.
90
Un gravissimo pericolo per la Chiesa e per le anime. Il sistema critico-scientifico nello stu-
dio e nell’interpretazione della Sacra Scrittura. Le sue deviazioni funeste e le sue aberrazio-
ni (opuscolo del 24 maggio 1941, 48 pp.).
91
Alessio Ascalesi (1872-1952), ordinato nella Congregazione del Preziosissimo San-
gue nel 1895. Vescovo di Muro Lucano (1909-1911) e di Benevento (1911-1916), fu
creato cardinale nel 1916. Arcivescovo di Napoli dal 1924 alla morte.
92
AAS, 23 (1941), pp. 465-472. Cfr. ALBERTO VACCARI s.j., Lo studio della S. Scrittura.
Lettera della Pontificia Commissione Biblica con introduzione e commenti, La Civiltà Cat-
tolica, Roma 1943.
93
“Ad fontes! Ritorniamo alle vecchie fonti classiche, scritturali, patristiche! Questo era il
grido di battaglia degli umanisti del Rinascimento come Erasmo. Era per lo più il grido di
battaglia del Concilio, benché nei suoi documenti fosse sussurrato più che gridato” (J. W.
O’MALLEY, Erasmus and Vatican II, cit., p. 200).
94
JOHAN HUIZINGA, Erasmo, tr. it. Giulio Einaudi, Torino 1941, p. 166 (pp. 164-167).
95
Enc. Divino Afflante spiritu cit. Cfr. anche MARIO MERENDA, Il Magistero della Chiesa.
Norma prossima per l’esegeta, in “Palestra del Clero”, n. 49 (1970), pp. 203-220; pp.
396-404; pp. 473-484.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 53
4. Il movimento liturgico
96
M. PESCE, Un “bruit absurde”, cit., pp. 326-327.
97
Cfr. A. BEA s.j., L’enciclica “Pascendi” e gli studi biblici, in “Biblica”, n. 39 (1958), pp. 121-
138.
98
Dom Prosper Guéranger (1805-1875), ordinato nel 1827, abate del priorato bene-
dettino di Solesmes e fondatore della Congregazione di Francia dell’Ordine di San
Benedetto, fu il restauratore della vita monastica in Francia. Di lui, cfr. le Institutions
liturgiques, 4 voll., Société Générale de Librairie Catholique, Parigi 1878-1885. Su di
lui, si veda PAUL DELATTE o.s.b., Dom Guéranger. Abbé de Solesmes, Abbaye de Sole-
54 IL CONCILIO VATICANO II
mur. Fu dimesso dall’abbazia nel 1932 ma rimase come punto di riferimento per l’e-
cumenismo. Su di lui, cfr. la biografia di RAYMOND LOONBEEK-JACQUES MORTIAU, Un
pionnier: dom Lambert Beauduin (1873-1960). Liturgie et unité des chrétiens, Louvain-la-
Neuve, Chevetogne 2001, 2 voll. Una versione ridotta è stata pubblicata dalle Edi-
tions du Cerf nel 2005, con il titolo: Dom Lambert Beauduin. Visionnaire et précurseur
(1873-1960). Un moine au coeur libre. Cfr. anche ANDRÉ HAQUIN, Dom Lambert Beau-
duin et le renouveau liturgique, J. Duculot, S.A., Gembloux 1970; LOUIS BOUYER, Dom
Lambert Beauduin (1823-1960). Un homme d’Eglise, Casterman, Parigi 1964; FRANCE-
SCO RICOSSA, L’eresia antiliturgica dai Giansenisti a Giovanni XXIII (1668-1960): i tre se-
coli di gestazione delle riforme conciliari, in “Sodalitium”, n. 11 (1986), pp. 8-16.
104
“Il Congresso di Malines del settembre 1909 offre l’occasione di raggruppare le buone vo-
lontà, di fissare un programma di azione, di concertare un piano di campagna, nonché di
creare un movimento liturgico” (L. BEAUDUIN o.s.b., Introduction, in Cours et conférences
de la semaine liturgique de Maresdous 19-24 août 1912, Abbaye de Maresdous, Mare-
sdous 1913, p. XV (pp. XIII-XVI)).
105
La vraie prière de l’Eglise. Resumé du rapport de dom Lambert Beauduin au Congrès de
Malines, in “Questions liturgiques et paroissiales”, n. 40 (1959), pp. 218-221.
106
L. BEAUDUIN o.s.b., Autour du Jubilé du mouvement liturgique 1909-1959, in “Que-
stions liturgiques et paroissiales”, n. 40 (1959), p. 208, cit. in REINER KACZYNSKI, La
liturgia come vissuto religioso, in SC, I cattolici nel mondo contemporaneo, cit., p. 400.
107
J. LAMBERTS, L’évolution de la notion de «participation active» dans le Mouvement li-
turgique du XXe siècle, in “La Maison-Dieu”, n. 241 (2005), pp. 77-120; The active par-
ticipation revisited, – La participation active. 100 ans après Pie X et 40 ans après Vatican
II, a cura di JOZEF LAMBERTS, Peeters, Lovanio 2005.
108
Cfr. G. ROUTHIER, Il Concilio Vaticano II, cit., pp. 100-101.
109
Maurice Festugière (1870-1950) entrò nel monastero benedettino di Maresdous
nel 1895, fu ordinato nel 1900 e professò i voti solenni a Sant’Anselmo, in Roma, do-
ve conseguì il dottorato di teologia. Dal 1911 al 1913 pubblicò diversi articoli nella
“Revue Liturgique et Bénédictine”. Nel 1913 apparve, sulla “Revue de philo-
sophie”, La Liturgie catholique. Essai de synthèse, pubblicato poi a parte in volume
56 IL CONCILIO VATICANO II
razione dal 1934 il benedettino Salvatore Marsili 116 che la guidò dal
1939 al 1948. Tra gli ammiratori di dom Beauduin, in Italia, fu l’o-
ratoriano di Brescia Giulio Bevilacqua 117, a cui il giovane Giovanni
Battista Montini deve la sua formazione liturgica 118.
In Germania, punto di partenza del “movimento liturgico” è
considerata la celebrazione della “Messa Comunitaria” 119, avve-
nuta il 6 agosto 1921 nella Cripta dell’abbazia tedesca di Maria
Laach 120, in Renania, sotto la guida dell’abate Ildelfonso Herwe-
gen 121. Al movimento liturgico di Maria Laach vanno collegati
personaggi come il suo monaco Odo Casel 122 e don Romano Guar-
dini 123 che nei primi anni della sua attività fu in contatto determi-
nante con l’abbazia 124. Per loro impulso, nel 1918, ebbero inizio le
tre collane: “Ecclesia Orans”, “Liturgiegeschichtliche Quellen” e
“Liturgiegeschichtliche Forschungen”.
116
Salvatore Marsili (1910-1983), benedettino, ordinato nel 1931, cofondatore e pri-
mo Preside del Pontificio Istituto Liturgico in Roma, abate dell’abbazia di S. Maria
di Finalpia dal 1972 al 1979. Cfr. ADELE COLOMBO, Il teologo Salvatore Marsili, profeti-
co fautore delle scienze umane in liturgia?, in “Rivista Liturgica”, n. 90/5 (2003), pp.
745-764.
117
Giulio Bevilacqua (1881-1965), prete dell’Oratorio, ordinato nel 1908 a Brescia. Fu
direttore spirituale a Brescia di Giovanni Battista Montini che, eletto Papa, lo creò
cardinale nel 1965. Su di lui, cfr. ANTONIO FAPPANI, Padre Giulio Bevilacqua, il cardi-
nale-parroco, Queriniana, Brescia 1979.
118
Cfr. GODFRIED DANNEELS, Paul VI et la réforme liturgique, in “Istituto Paolo VI”, n.
10 (1985), pp. 56-57 (pp. 55-70).
119
R. KACZYNSKI, op. cit., p. 401.
120
Mons. Giovanni Battista Montini visitò l’abbazia di Maria Laach nell’agosto del
1928 durante un viaggio che aveva toccato la Francia, il Belgio e la Germania. Cfr.
G. B. MONTINI, Lettere ai familiari. 1919-1943, vol. II, 1928-1943, a cura di NELLO VIAN,
Studium, Roma 1986, p. 556.
121
Ildefonso Herwegen (1874-1946), benedettino tedesco, iniziò il noviziato nell’ab-
bazia di Maria Laach nel 1894, dove venne ordinato nel 1901 ed eletto abate nel 1913.
122
Odo Casel (1886-1949), benedettino tedesco, ordinato nel 1911, direttore del “Jahr-
buch für Liturgie-Wissenschaft” (1921-1924), dal 1922 al 1948 direttore spirituale
dell’abbazia di Herstelle (Westfalia). Cfr. AMO SCHILSON, Theologie als Sakramen-
tentheologie. Die Mysterientheologie Odo Casels, Matthias Grünewald, Mainz 1982.
123
Romano Guardini (1885-1968), ordinato nel 1910. Insegnò filosofia della religione
a Berlino, Tubinga e Monaco di Baviera. Qui fu tra i fondatori della Katholische Aka-
demie. Cfr. HANNA BARBARA GERL, Romano Guardini. La vita e l’opera, tr. it. Morcellia-
na, Brescia 1988.
124
Cfr. R. GUARDINI, Briefe an den Laacher Abt Ildefons Herwegen aus den Jahren 1917 bis
1934, a cura di ANGELUS A. HÄUSSLING o.s.b., in “Archiv für Liturgiewissenschaft”,
n. 27 (1985), pp. 205-262, pp. 408-411.
58 IL CONCILIO VATICANO II
125
Pius Parsch (1884-1954), austriaco, canonico agostiniano dell’abbazia di Kloster-
neuburg, ordinato nel 1905, fondatore e primo direttore di “Bibel und Liturgie”.
126
Cfr. P. PARSCH, Volksliturgie, Ihr Sinn und Umfang, Echter Verlag, Würzburg 2004.
127
Cit. in P. CHENAUX, Pio XII, cit., p. 361. Il padre Max Kassiepe o.m.i. (1867-1948),
nel suo Irrwege und Umwege im Frömmigkeitsleben der Gegenwart (Butzon-Becker, Ke-
velaer 1939), denunciava tra i primi gli errori del “liturgismo”. Seguì la critica di
August Doerner, Sentire cum ecclesia (1941) e il Memorandum spedito ai vescovi te-
deschi nel 1943 dell’arcivescovo di Friburgo Conrad Gröber (1872-1948).
128
Pacelli all’abate von Stotzinger, 3 agosto 1933, cit. in P. CHENAUX, Pio XII, cit., pp.
361-362.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 59
129
Joseph-Léon Cardijn (1882-1967), belga, ordinato nel 1906, consacrato vescovo nel
1965 e creato cardinale nello stesso anno.
130
B. BOTTE, op. cit., p. 66. Dom Bernard Botte (1893-1980), benedettino belga, fu Con-
sultore della Commissione preparatoria della Sacra Liturgia.
131
Aimé-Georges Martimort (1911-2000), sacerdote della diocesi di Tolosa, professo-
re all’Institut Catholique di Tolosa. Consultore della Commissione liturgica prepa-
ratoria, peritus conciliare.
132
Johannes Wagner (1908-1999), tedesco, ordinato nel 1932. Segretario della Com-
missione liturgica della Conferenza episcopale di Fulda, poi Conferenza episcopa-
le tedesca, dal 1946 al 1975. Consultore della Pontificia Congregazione per il Culto
Divino fino al 1975.
133
Cfr. B. BOTTE, op. cit., pp. 206-207. Joseph Jungmann (1919-1975), austriaco, della
Compagnia di Gesù, ordinato nel 1913, professore alla facoltà teologica dell’Università
di Innsbruck, direttore di “Zeitschrift für Katholische Theologie” (1927-1939, 1945-
60 IL CONCILIO VATICANO II
“Per più di quindici secoli – ricorda lo scrittore Nino Badano 137 – nei
chiostri, nelle abbazie, nei cenobi, generazioni di monaci santi avevano re-
citato i salmi con le parole della volgata: dovevano venire i settanta del Bi-
blico di Agostino Bea, a proporre le loro sapientissime correzioni filologi-
che. (…) Il dato più sorprendente è che questa prima profanazione del Sal-
terio sia stata compiuta e permessa da Pio XII: un Papa certamente gran-
de, ma ossessionato da un perfezionismo formalistico che gli ha fatto rite-
1963), membro della Commissione preparatoria, poi peritus del Concilio Vaticano II. Il
suo libro Die Frohbotschaft und unsere Glaubensverkündigung, Pustet, Regensburg 1936,
venne ritirato dalle librerie per l’intervento del Sant’Uffizio, ma ristampato e rielabo-
rato nel 1963 (Tyrolia, Innsbruck 1963). Su di lui cfr. J. A. Jungmann. Ein Leben für Li-
turgie und Keryma, a cura di HANS-BERNHARD MEYER s.j., Tyrolia, Innsbruck 1975.
134
Cfr. PIO XII, Enciclica Mediator Dei del 20 novembre 1947, in AAS, 39 (1947), pp.
521-600.
135
Cfr. PIO XII, Enciclica Mystici Corporis del 29 giugno 1943, in AAS, 35 (1943), pp.
193-248.
136
Cfr. SCHMIDT, Bea, pp. 102-105. Secondo l’autore, sarebbe stato lo stesso Pio XII a
“imporre” a Bea l’uso del latino “ciceroniano” (ivi, pp. 102-105).
137
Nino Badano (1911-1991), direttore de “Il Quotidiano” (1950-1964), poi de “Il
Giornale d’Italia” (1966-1969) ed editorialista de “Il Tempo” di Roma per 20 anni.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 61
138
NINO BADANO, I primi giorni della Chiesa e gli ultimi, Volpe, Roma 1973, pp. 158-159.
139
Cfr. NICOLA GIAMPIETRO o.f.m., Il Card. Ferdinando Antonelli e gli sviluppi della rifor-
ma liturgica dal 1948 al 1970, Pontificio Ateneo S. Anselmo, Roma 1998; ID., A cin-
quant’anni dalla riforma liturgica della Settimana Santa, in “Ephemerides liturgicae”, n.
3 (2006), pp. 293-332. Sul lavoro della Commissione, cfr. anche CARLO BRAGA c.m.,
La riforma liturgica di Pio XII. Documenti. I. La “memoria sulla riforma liturgica”, Edi-
zioni Liturgiche, Roma 2003.
140
Clemente Micara (1879-1965), ordinato nel 1902, nel 1920 venne nominato nunzio
apostolico in Cecoslovacchia e consacrato vescovo titolare di Apaurea, poi nunzio
in Belgio e in Lussemburgo (1923-1946). Creato cardinale nel 1946. Pro-prefetto del-
la Congregazione dei Riti (1950-1953).
141
Annibale Bugnini (1912-1982), della Congregazione della Missione (Lazzarista).
Ordinato nel 1936, Segretario della Sacra Congregazione per il Culto Divino (1969-
1976), arcivescovo titolare di Diocletiana (1972). Pro-nunzio apostolico in Iran
(1976-1982).
142
A. BUGNINI, La riforma liturgica (1948-1975), Edizioni Liturgiche, Roma 1997, p. 25.
143
Cfr. AAS, 47 (1955), pp. 838-847. Sulle principali modifiche introdotte: F. ANTO-
NELLI o.f.m., Importanza e carattere pastorale della Riforma liturgica della Settimana San-
ta, in “L’Osservatore Romano”, 27 novembre 1955.
62 IL CONCILIO VATICANO II
144
F. ANTONELLI o.f.m., La riforma liturgica della Settimana Santa: importanza attualità
prospettive, in La Restaurazione liturgica nell’opera di Pio XII. Atti del primo Congresso
Internazionale di Liturgia Pastorale, Assisi-Roma, 12-22 settembre 1956, Centro di Azio-
ne liturgica, Genova 1957, pp. 179-197, cit. in C. BRAGA, “Maxima Redemptionis No-
strae Mysteria” 50 anni dopo (1955-2005), in “Ecclesia Orans”, n. 23 (2006), p. 34 (pp.
11-36).
145
Cfr. STEFANO CARUSI, La riforma della Settimana Santa negli anni 1951-1956, in “Dispu-
tationes Theologicae” (http://disputationes-theologicae.blogspot.com/2010/03/la-
riforma-della-settimana-santa-negli.html).
146
Una silloge dei documenti fondamentali del Magistero, con ampio commento, in
SANTIAGO RAMIREZ o.p., De auctoritate doctrinali S. Thomae Aquitanatis, Apud Sanc-
tum Stephanum, Salamanca 1952.
147
Cfr. C. FABRO, Modernismo, in EC, VIII, coll. 1191-1192 (coll. 1188-1196). Sulle origini
filosofiche del principio di immanenza, cfr. ID., Introduzione all’ateismo moderno, Stu-
dium, Roma 1969, 2 voll., passim. ALBERTO CATURELLI, El principio de immanencia, la di-
vinización del hombre y el orden temporal, in “Verbo”, nn. 253-254 (1987), pp. 249-294.
148
Cfr. ASS, 40 (1907), p. 640.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 63
gno 1914, due mesi prima della morte, il Papa ordinava espressa-
mente di porre “a fondamento degli studi sacri la filosofia scolastica”,
precisando ancora una volta di intendere quella di san Tommaso
d’Aquino 149. “Infatti, quelli che sono i capisaldi della filosofia di san
Tommaso non debbono essere visti alla stregua di opinioni sulle quali
sia lecito disputare tirandole da una parte o dall’altra, ma come i fonda-
menti sui quali poggia ogni scienza delle cose naturali e divine” 150. Con
formula categorica (Nos volumus, iubemus, praecipimus) il Papa or-
dinava che negli istituti teologici fosse reintrodotta come testo di
studio la Summa Theologiae di san Tommaso. A questo fondamen-
tale documento, seguì, il mese successivo, la pubblicazione, da
parte della Sacra Congregazione degli Studi, delle ventiquattro
tesi tomistiche 151 che, secondo Pio X, contenevano i “principia et
pronuntiata maiora doctrinae S. Thomae” 152.
Una piena e integrale adesione alla filosofia di san Tommaso
implicava un rifiuto della filosofia moderna in tutte le sue espres-
sioni, da Cartesio a Kant, fino alle correnti idealistiche, storicistiche
ed evoluzionistiche che si affacciavano all’alba del secolo XX. Il nu-
cleo della filosofia moderna, come aveva ben visto Pio X, era nel-
l’immanentismo, ovvero nel principio secondo cui la fonte e la mi-
sura dell’essere scaturiscono dalla coscienza dell’uomo. La neo-
scolastica del XX secolo non comprese però l’eversione metafisica
rappresentata dal principio di immanenza e cercò spesso un com-
promesso con esso. Il “Terzo Partito” filosofico fu rappresentato
dal movimento che, dopo la Prima Guerra Mondiale, cercò di con-
149
Cfr. AAS, 6 (1914), p. 338.
150
Ivi, pp. 337-338.
151
Cfr. SACRA CONGREGAZIONE DELLA DOTTRINA DEGLI STUDI, Dichiarazione (nota co-
me XXIV tesi della filosofia di S. Tommaso) del 27 luglio 1914, in AAS, 6 (1914), pp.
383-386. Le XXIV tesi furono opere principalmente del gesuita Guido Mattiussi
(1852-1925). “Esse sono state ordinate così mirabilmente che tutte dipendono dalla prima,
la quale enuncia il fondamento stesso della sintesi tomistica, cioè la distinzione reale fra le
potenze e l’atto” (RÉGINALD GARRIGOU-LAGRANGE o.p., Sintesi tomistica, Queriniana,
Brescia 1953, pp. 399-411). Si veda anche CARLO GIACON s.j., Per una prima genesi del-
le XXIV tesi del tomismo specifico, in “Doctor communis”, n. 24 (1981), pp. 175-193;
JÉSUS VILLAGRASA l.c., Il retroscena di una polemica: le XXIV tesi tomistiche, in Neotomi-
smo e suarezianismo. Il confronto di Cornelio Fabro, Ateneo Pontificio Regina Aposto-
lorum, Roma 2006, pp. 35-90.
152
AAS, 6 (1914), p. 383.
64 IL CONCILIO VATICANO II
153
Cfr. EDUARD HABSBURG-LOTHRINGEN, Das Ende des Neuthomismus. Die 68er, das Kon-
zil und die Dominikaner, Nova et Vetera, Bonn 2007, pp. 86-94.
154
Joseph Maréchal (1878-1944), filosofo e psicologo belga della Compagnia di Ge-
sù, ordinato nel 1908. Professore all’Università di Lovanio.
155
Cfr. JOSEPH MARÉCHAL s.j., Science empirique et psychologie religieuse, in “Recherches
de Science Religieuse”, n. 3 (1912), p. 1. L’influenza di Blondel su Maréchal è stata
studiata da A. MILLET, Les “Cahiers” du P. Maréchal. Sources doctrinales et influences su-
bies, “Revue néo-scolastique de Philosophie”, n. 43 (1945). Cfr. anche GERALD A.
MCCOOL, From Unity to Pluralism. The International Evolution of Thomism, Fordham
University Press, New York 1989, pp. 87-113.
156
Cfr. GIOVANNI MORETTO, Destino dell’uomo e Corpo Mistico. Blondel, de Lubac e il Con-
cilio Vaticano II, Morcelliana, Brescia 1994, p. 64. Si veda anche SALVATORE NICOLOSI,
La presenza di Blondel nel Concilio Vaticano II, in AA.VV., Attualità del pensiero di Mau-
rice Blondel, Massimo, Milano 1976, pp. 49-91.
157
Cfr. J. MARÉCHAL s.j., Le point de départ de la métaphysique, Alcan, Bruges-Lovanio
1922-1947, 4 voll.
158
“Infatti il qualificare di “trascendentale”, nel senso kantiano, il tomismo è una contra-
dictio in terminis perché il trascendentale tomista è realista, mentre quello kantiano è ir-
realista” (GIOVANNI CAVALCOLI o.p., Karl Rahner, Il Concilio tradito, Fede e Cultura, Ve-
rona 2009, p. 19).
159
Desiré Mercier (1851-1926), ordinato nel 1874, arcivescovo di Malines (1906) e car-
dinale (1907), fu il fondatore della scuola neotomista di Lovanio. Cfr. LOUIS DE RAEY-
MAEKER, Le cardinal Mercier et l’Institut supérieur de philosophie de Louvain, Presses
Universitaires de Louvain, Lovanio 1952; R. AUBERT, Le cardinal Mercier, archevêque
de Malines, 1906-1926. Un prélat d’avant-garde, Presses Universitaires de Louvain, Lo-
vanio 1994 (1976).
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 65
160
Marie-Dominique Chenu (1895-1990), domenicano francese, studiò all’Angeli-
cum di Roma con il padre Garrigou-Lagrange e fu professore di Storia ecclesiastica
alla Facoltà del Saulchoir dal 1920 al 1942. Al Concilio fu esperto personale di mons.
Claude Rolland, vescovo di Antsirabe (Madagascar). Su di lui, cfr. Jacques Duquesne
interroge le Père Chenu: Un théologien en liberté, Centurion, Parigi 1975; L’hommage dif-
feré au Père Chenu, Cerf, Parigi 1990; FLORENT GABORIAU, Trente ans de théologie
française. Dérive et genèse, L’Age d’Homme, Losanna 2003, pp. 139-152.
161
Cfr. M. D. CHENU o.p., Une école de théologie: Le Saulchoir, pro-manuscripto Kain
1937; ristampato da G. ALBERIGO, come Le Saulchoir. Una scuola di teologia, cit. Su Le
Saulchoir, cfr. E. FOUILLOUX, Une Eglise en quête de liberté, cit., pp. 124-148.
162
M. D. CHENU o.p., Une école de théologie, cit., p. 47.
163
Ivi, pp. 42-46.
164
Cfr. anche Y. CONGAR o.p., La storia della Chiesa come luogo teologico, in “Conci-
lium”, n. 6 (1970), pp. 103-115.
165
Cfr. AAS, 34 (1942), p. 37.
166
Louis Charlier (1898-1981), domenicano belga, autore di un Essai sur le proble-
me théologique (Ramgal, Thuillies 1938) messo all’indice il 4 febbraio 1942. Su di
lui cfr. Nouvelle théologie, pp. 61-69 e la critica del padre MARIE-ROSAIRE GAGNEBET
o.p., Un essai sur le problème théologique, in “Revue thomiste”, n. 45 (1939), pp.
108-145.
66 IL CONCILIO VATICANO II
167
Yves Congar (1904-1995), domenicano francese, ordinato nel 1930, professore di
teologia a Le Saulchoir fino al 1937. Definito “padre e ispiratore del Vaticano II” (B.
FORTE, in “Avvenire”, 23 giugno 1996), fu insignito, a 90 anni, della porpora cardi-
nalizia, nel novembre 1994, da Giovanni Paolo II. Su di lui si veda E. FOUILLOUX, Frè-
re Yves, Cardinal Congar, dominicain. Itinéraire d’un théologien, in “Revue des sciences
philosophiques et théologiques”, n. 79 (1995), pp. 379-404; ID., Comment devient-on
expert au Vatican II? Le cas du Père Yves Congar, in Le deuxième concile du Vatican, pp.
307-331; Cardinal Yves Congar 1904-1995, a cura di ANDRÉ VAUCHEZ, Cerf, Parigi
1999; G. ALBERIGO, P. Congar, Dossetti e l’officina bolognese, in “Cristianesimo nella
storia”, n. 24 (2003), pp. 154-165; JEAN-PIERRE JOSSUA, Le concile d’Yves Congar, in
“Cristianesimo nella storia”, n. 24 (2003), pp. 149-153; A. MELLONI, Congar, Architect
of the Unam Sanctam, in “Louvain Studies”, n. 29 (2004), pp. 222-238; MARIE-ANNE
VANNIER, Notes sur Yves Congar et Vaticano II, in “Revue des Sciences Religieuses”, n.
77 (2003), p. 1, pp. 8-10; J. WICKS, Yves Congar’s Doctrinal Service of the People of God,
in “Gregorianum”, n. 84 (2003), pp. 499-550; numero di “Istina”, n. 48/1 (2003), in-
titolato a Deux pionniers de l’unité: Yves Congar et Willem Visser’t Hooft (colloquio di
Parigi, 27 settembre 2002), con contributi di B. Dupuy, É. Mahieu, K. Raiser, F. Flei-
nert-Jensen, B. Bobrinskoy, R. Beaupère, M. Chevallier.
168
AIDAN NICHOLS, Yves Congar, tr. it. San Paolo, Cinisello Balsamo 1991, p. 12.
169
M. D. CHENU, Une école de théologie, cit., p. 27.
170
Henri-Marie Féret (1904-1992), domenicano francese, professore di Storia della
Chiesa a Le Saulchoir, poi priore di una comunità domenicana a Digione (1958-
1964), guidò per cinquant’anni, fino alla morte, un “Gruppo evangelico” formato
da donne che si riunivano mensilmente per studiare la Sacra Bibbia. Durante il
Concilio fu consigliere del vescovo di Saint-Claude, Claude Fusin. È autore di un
discusso volume L’Apocalypse de saint Jean: Vision chrétienne de l’histoire, Correa, Pa-
rigi 1943. Su di lui, cfr. Nouvelle théologie, pp. 57-60.
171
Cfr. E. FOUILLOUX, Une “école de Fourvière”?, in “Gregorianum”, n. 83 (2002), pp. 451-
459; DOMINIQUE AVON, Une école théologique à Fourvière, in Les jésuites à Lyon XVIe – XXe
siècle, a cura di E. FOUILLOUX-BERNARD HOURS, ENS Editions, Lione 2005, pp. 231-246.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 67
172
Auguste Valensin (1879-1953), gesuita francese, ordinato nel 1910. Professore di
filosofia presso la facoltà cattolica di Lione dal 1920 al 1934.
173
Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955), gesuita francese, ordinato nel 1911, stu-
dioso di paleontologia e scienze naturali, ripetutamente censurato dalla Santa Sede
per le sue tesi eterodosse. Cfr. ROSINO GIBELLINI, Teilhard de Chardin. L’opera e le in-
terpretazioni, Queriniana, Brescia 1981, con bibl. Sui suoi rapporti con Blondel, cfr.
CHRISTIAN D’ARMAGNAC, De Blondel à Teilhard. Nature et intériorité, in “Archives de
Philosophie”, n. XXI/2 (1958), pp. 298-312; PAUL-HENRI COUTAGNE, Le problème de
l’Action chez Teilhard et Blondel, in Maurice Blondel. Une dramatique de la modernité, At-
ti del colloquio di Aix-en-Provence (marzo 1989), a cura di DOMINIQUE FOLSCHEID,
Editions Universitaires, Parigi 1990, pp. 188-200.
174
Blondelliano, come de Lubac, era il padre Henri Bouillard s.j. (1908-1981), la cui
opera Conversion et grâce chez saint Thomas d’Aquin (1944) fu tra i fattori scatenanti
la polemica sulla “nouvelle théologie” (M. PESCE, Un “bruit absurde”, cit., p. 306).
175
Henri de Lubac (1896-1991) entrò nella Compagnia di Gesù nel 1913 e fu ordinato
nel 1927. Professore di teologia a Lione, fu consultore della Commissione teologica
preparatoria, poi peritus. Fu creato cardinale da Giovanni Paolo II nel 1983. Su di lui
cfr. J. GUILLET, in DHCJ, pp. 2430-2432; GEORGES CHANTRAINE s.j., Le cardinal Henri de
Lubac. L’homme et l’oeuvre, Lethielleux, Parigi 1983 e i volumi successivamente cit.
68 IL CONCILIO VATICANO II
176
“Durante i miei anni di filosofia (1920-1923) a Jersey, avevo letto con passione l’Action,
la Lettre (sull’apologetica) e diversi altri studi di Maurice Blondel”, testimonia Henri de
Lubac (Mémoire sur l’occasion de mes écrits, Cerf, Parigi 2006, p. 15). Sull’impostazio-
ne blondelliana della filosofia religiosa di de Lubac, cfr. tra l’altro, ANTONIO RUSSO,
Henri de Lubac: teologia e dogma nella storia. L’influsso di Blondel, Studium, Roma 1990;
E. FOUILLOUX, Une Eglise en quête de liberté, cit., pp. 174-181; G. MORETTO, Destino del-
l’uomo e corpo mistico, cit.; GIANFRANCO COFFELE, Apologetica e teologia fondamentale, da
Blondel a de Lubac, Studium, Roma 2004.
177
HANS URS VON BALTHASAR, Il padre Henri de Lubac. La tradizione fonte di rinnova-
mento, Jaca Book, Milano 1978, p. 15. Hans Urs von Balthasar (1905-1988), teologo
svizzero della Compagnia di Gesù, che lasciò nel 1950. Creato cardinale nel 1988,
morì prima del concistoro.
178
Jean Daniélou (1905-1974), gesuita francese, ordinato nel 1938, professore di sto-
ria antica del Cristianesimo all’Institut Catholique di Parigi, peritus conciliare. Fu
creato cardinale nel 1969. Nel 1972 fu eletto membro dell’Académie Française. Su-
scitò scalpore la sua morte improvvisa avvenuta il 21 giugno 1974 nella casa di una
prostituta parigina. Su di lui si veda DONATO VALENTINI, La teologia della storia nel
pensiero di Jean Daniélou, con bibliografia generale dal 1936 al 1968, Pontificia Univer-
sità Lateranense, Roma 1970; P. DUCLOS, in DHCJ, pp. 1044-1046 con bibl.
179
J. DANIÉLOU s.j., Les orientations présentes de la pensée religieuse, in “Etudes”, n. 249
(1946), pp. 5-21.
180
Ivi, p. 7.
181
Cfr. E. FOUILLOUX, La collection “Sources chrétiennes”. Editer les Pères de l’Eglise au
XXème siècle, Cerf, Parigi 1995.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 69
182
H. DE LUBAC s.j., Entretien autour de Vatican II, Cerf, Parigi 1985, p. 12.
183
Jacques Maritain (1882-1973), discepolo del filosofo Henri Bergson, si convertì al
cattolicesimo nel 1906, assieme alla moglie Raissa, ebrea di origine russa. Dopo es-
sere stato vicino all’Action Française, si staccò da Maurras, proponendosi come il
nuovo maître à penser del mondo cattolico. Dopo aver trascorso il periodo della
guerra in America, venne nominato ambasciatore francese presso la Santa Sede
(1944-1948), per poi tornare in America quale professore all’Università di Princeton.
Su di lui cfr. tra l’altro: GUILLAUME DE THIEULLOY, Le chevalier de l’absolu. Jacques Ma-
ritain entre mystique et politique, Gallimard, Parigi 2005.
184
Cfr. LEONE XIII, Lettera Apostolica Annum Ingressi del 19 marzo 1902, conosciuta,
dalle sue prime parole, come Pervenuti all’anno vigesimo quinto, in EE, III, Leone XIII
(1878-1903), EDB, Bologna 1997, pp. 1892-1931.
185
Cfr. J. MARITAIN, Humanisme intégral. Problèmes temporels et spirituels d’une nouvelle
chrétienté, Aubier-Montaigne, Parigi 1936, ora in JACQUES e RAISSA MARITAIN, Oeuvres
complètes, Editions Universitaires, Fribourg 1984, vol. VI, pp. 293-642. LOUIS SALLE-
RON, sulla “Revue Hebdomadaire” del 22 agosto 1936 (poi Humanisme intégral? M.
Jacques Maritain, marxiste chrétien, in “L’Ordre Français”, n. 176 (1973), pp. 11-24), fin
dal 1936 denunciava come “puramente marxista” la dialettica di Maritain (ibid., p.
21). Per un’analisi critica del pensiero del filosofo francese, cfr. inoltre JULIO MEIN-
VIELLE, De Lamennais à Maritain, Theoria, Buenos Aires 1967 (1945); LEOPOLDO PALA-
CIOS, El mito de la nueva cristianidad, Speiro, Madrid 1952; e gli articoli sulla “Civiltà
Cattolica” di ANTONIO MESSINEO s.j.: Evoluzione storica e messaggio cristiano, q. 2433
(1951), pp. 253-263; Laicismo politico e dottrina cattolica, q. 2443 (1952), pp. 18-28;
Umanesimo integrale, q. 2549 (1956), pp. 449-463.
70 IL CONCILIO VATICANO II
186
Cfr. JEAN-HUGUES SORET, Philosophes de l’Action catholique: Blondel-Maritain, Cerf,
Parigi 2007.
187
J. MEINVIELLE, De Lamennais à Maritain, cit. “Il mio libro s’intitola ‘Da Lamennais a
Maritain’ e non “Lamennais e Maritain’ – scriveva Meinvielle al padre Garrigou-La-
grange – perché non voglio paragonare due uomini ma segnalare l’identità dell’uno e del-
l’altro in uno stesso errore che è stato condannato nel secolo scorso” (J. MEINVIELLE, Corre-
spondance avec le R. P. Garrigou-Lagrange à propos de Lamennais et Maritain, Nuestro
Tiempo, Buenos Aires 1947, p. 39).
188
J. MARITAIN, Humanisme intégral, cit., p. 442 (si veda ampiamente pp. 437-526).
189
Ivi, pp. 495.
190
Ivi, pp. 552-554.
191
Lettera del 3 marzo 1947, in P. CHENAUX, Paul VI et Maritain. Les rapports du “mon-
tinianisme” et du “maritainisme”, Studium, Brescia 1994, p. 80.
192
Cfr. ROBERTO FORNASIER, Jacques Maritain Ambasciatore. La Francia, la Santa Sede e i
problemi del dopoguerra, Studium, Roma 2010.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 71
6. Il movimento ecumenico
193
Cfr. E. SUHARD, Essor ou déclin de l’Eglise, Lahure, Parigi 1947. Emmanuel Célestin
Suhard (1874-1949), ordinato nel 1897, vescovo di Bayeux nel 1928, arcivescovo di
Reims dal 1930, creato cardinale nel 1935, arcivescovo di Parigi nel 1940.
194
Cfr. RUTH ROUSE-STEPHEN C. NEIL, Storia del movimento ecumenico, tr. it. Ed. Deho-
niane, Bologna 1973-1982, 4 voll.
195
Decretum De Partecipatione catholicorum societati “ad procurandam christianitatis
unitatem”, in AAS, XI (1919), p. 309.
196
Friedrich von Hügel (1852-1925), austriaco ma nato in Italia, fu una delle figure
chiave del modernismo. Su di lui cfr. J. P. WHELAN, sub voce, in DSp, VII, coll. 852 ss.,
con ampia bibliografia; JOHN J. HEANEY, The Modernist Crisis: Von Hügel, G. Chap-
man, Londra 1969; Baron Friedrich von Hügel: Selected Letters, 1896-1924, a cura di
BERNARD HOLLAND, Dent, Londra 1928.
72 IL CONCILIO VATICANO II
197
GEORGES TAVARD, Petite histoire du mouvement œcuménique, Editions Fleurus, Parigi
1960, p. 159.
198
Cfr. MAURICE NÉDONCELLE, La pensée religieuse de Friedrich von Hügel, Vrin, Parigi
1935, p. 14.
199
GIUSEPPE PREZZOLINI, Cos’è il modernismo, Treves, Milano 1908, p. 75.
200
Su Charles Lindley Wood, Lord Halifax (1839-1934), cfr. JOHN GILBERT LOCKHART,
Charles Lindley Viscount Halifax, Geoffrey Bless, Londra 1935-36, 2 voll.; J. GUITTON,
Trois serviteurs de l’unité chrétienne: le P. Portal, lord Halifax, le cardinal Mercier, Cerf,
Parigi 1939; ALBERT GRATIEUX, L’amitié au service de l’union. Lord Halifax et l’abbé Por-
tal, Bonne Presse, Parigi 1951.
201
Fernand Portal (1885-1926), ordinato nella Congregazione della Missione dei
Lazzaristi nel 1880, abbandonò nel 1908 il posto di superiore del Seminario uni-
versitario di Saint-Vincent de Paul, perché sospettato di modernismo. Cfr. F. POR-
TAL, Refaire l’Eglise de toujours. Textes présentés par Régis Ladous, Nouvelle Cité, Pa-
rigi 1977; HYPPOLYTE HEMMER, M. Portal, prêtre de la Mission de Paris, Bloud & Gay,
Parigi 1947; RÉGIS LADOUS, Monsieur Portal et les siens (1855-1926), prefazione di
Emile Poulat, Cerf, Parigi 1985.
202
Cfr. R. AUBERT, Les Conversations de Malines. Le Cardinal Mercier et le Saint-Siège, in
“Bulletin de la Classe des Lettres et des Sciences Morales et Politiques”, n. 3 (1967),
pp. 87-159, ora in Le cardinal Mercier (1851-1926). Un prélat d’avant-garde, Publica-
tions du Prof. Roger Aubert rassemblées à l’occasion de ses 80 ans, a cura di JEAN-
PIERRE HENDRICKX-JEAN PIROTTE-LUC COURTOIS, Presses Universitaires de Louvain,
Lovanio 1994, pp. 393-452; E. FOUILLOUX, Les catholiques et l’unité chrétienne du XIXe
au XXe siècle. Itinéraires européens d’expression française, Le Centurion, Parigi 1982,
pp. 125-158.
203
Cfr. L. BOUYER, op. cit., pp. 133-135.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 73
204
J. SUENENS, Souvenirs et espérances, Fayard, Parigi 1991, p. 62.
205
Paul Couturier (1881-1953), ordinato nel 1906, fu uno dei principali promotori
dell’ecumenismo cattolico nel XX secolo. Cfr. le biografie apologetiche di MAURICE
VILLAIN, L’abbé Paul Couturier, apôtre de l’unité chrétienne, Casterman, Tournai 1957, e
PIERRE MICHALON, L’abbé Paul Couturier. Apôtre de l’unité chrétienne, Nouvelle Cité,
Parigi 2003.
206
Lewis Thomas Wattson (1863-1940). Figlio di un pastore episcopaliano e pastore
egli stesso (dal 1886), fondatore della congregazione dei Frati Francescani dell’Ato-
nement, una comunità religiosa protestante dedita all’attività ecumenica. Nel 1909 si
convertì al cattolicesimo insieme alla sua comunità, che venne riconosciuta dalla San-
ta Sede come congregazione religiosa; l’anno seguente venne ordinato sacerdote.
207
Cfr. SANDRO SPINAUTI, Ecumenismo, Centro “Ut unum sint”, Roma 1982, pp. 59-63.
208
Mortalium animos sono le prime parole dell’enciclica di Pio XI del 6 gennaio 1928,
De vera religionis unitate favenda (AAS, 20 (1928), pp. 5-16; EE, vol. V: Pio XI, pp. 300-
321), pubblicata pochi mesi dopo la risposta negativa della Congregazione del
Sant’Uffizio al dubbio se sia lecito ai cattolici partecipare ai congressi pancristiani (8
luglio 1927, in AAS, 19 (1927), p. 278).
74 IL CONCILIO VATICANO II
209
PIO XI, Lett. Enc. Mortalium animos, cit., p. 309.
210
Ivi, p. 317.
211
LATTANZIO, Divinae Institutiones, 4,30, 11-12, cit. in PIO XI, Mortalium animos, cit.,
p. 319.
212
Cfr. JOHAN ICKX, L’enciclica “Mortalium animus” (1928): sfide storiografiche in base al
nuovo materiale archivistico della Santa Sede, in La sollecitudine ecclesiale di Pio XI alla
luce delle nuove fonti archivistiche, Atti del Congresso Internazionale di Studio, Città
del Vaticano, 26-28 febbraio 2009, a cura di C. SEMERARO, Libreria Editrice Vaticana,
Città del Vaticano 2010, pp. 320-327.
213
Nikolàijev Berdaijev (1874-1948) aveva fondato a Parigi l’Istituto di San Sergio
con Sergei Bulgakov (1874-1948) e Semen Frank (1877-1950), dove l’“ortodossia”
veniva reinterpretata in chiave mistico-panteista. Cfr. OLIVIER CLÉMENT, Berdaijev:
un philosophe russe en France, Olivier Clément Publisher, Parigi 1991.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 75
214
Cfr. CATHERINE GOUSSEFF, Une intelligentsia chrétienne en exil: les orthodoxes russes
dans la France des années 20, in Intellectuels chrétiens et esprits des années 1920, a cura
di PIERRE COLIN, Cerf, Parigi 1997, pp. 115-138; ANTONELLA CAVAZZA, L’idea di ‘sobor-
nost’ da A.S. Chomjakov al Concilio Vaticano II. Messa a fuoco del problema, in Vatican II
in Moscow, pp. 130-132 (pp. 129-144); cfr. anche J. FAMERÉE, L’ecclésiologie d’Yves Con-
gar avant Vatican II: histoire et Eglise. Analyse et reprise critique, Presses universitaires
de Louvain, Lovanio 1992.
215
Cfr. Y. CONGAR o.p., Chrétiens désunis: Principes d’un oecuménisme catholique, Cerf,
Parigi 1937.
216
Cfr. Y. CONGAR o.p., Esquisses du mystère de l’Eglise, Cerf, Parigi 1941.
217
Cfr. CLAUDE BARTHE, Trouvera-t-il encore la foi sur la terre? Une crise de l’Eglise, hi-
stoire et questions, François-Xavier de Guibert, Parigi 2006 (3° ed.), pp. 51-52.
218
Cfr. Y. CONGAR o.p., Une passion: l’unité. Réflexions et souvenirs 1929-1973, Cerf, Pa-
rigi 1974, pp. 20-23.
219
Ivi, p. 23.
220
Uno dei testi favoriti di Couturier era Le Milieu Divin di Teilhard de Chardin, di
cui diffondeva copie manoscritte prima ancora della sua pubblicazione. Cfr. TERESA
BURKE c.p., The Abbé Paul Couturier, Pioneer of Spiritual Ecumenism, in The Unity of Ch-
ristians: the vision of Paul Couturier, in “The Messanger of the Catholic League”, edi-
zione speciale, n. 280 (2003-2004), p. 1.
76 IL CONCILIO VATICANO II
221
Olivier Rousseau (1898-1984), belga, monaco dell’abbazia di Chevetogne, diretto-
re della rivista “Irenikon”. Uno dei partecipanti a questi incontri, il padre Emma-
nuel Lanne, ricorda ad esempio, le giornate del 1945, cui intervennero Charles
Moeller, Gustave Thils, Yves Congar e Jerôme Hamer, tutti partecipanti al Concilio
Vaticano II, dedicate al concetto di “popolo di Dio” in ecclesiologia (E. LANNE, Il
ruolo del monastero di Chevetogne al Concilio Vaticano II, in “Cristianesimo nella sto-
ria”, n. 27 (2006), pp. 517-518).
222
Cfr. ad esempio ERICH PRZIWARA, Corpus Christi mysticum. Eine Bylanz, in “Zeit-
schrift für Aszese und Mystik”, n. 15 (1940), pp. 197-215.
223
Johann-Adam Möhler (1796-1838), tedesco, ordinato nel 1918, professore di Apo-
logetica e Storia della Chiesa a Tubinga e Monaco di Baviera. La sua opera mag-
giore è Die Einheit in der Kirche oder das Prinzip des Katholizismus dargestellt im Gestalt
der Kirchenväter der drei ersten Jahrhunderte (1825). Su di lui cfr. la voce di HARALD
WAGNER, in TRE, XXIII, pp. 140-143 con bibliografia.
224
J. A. MÖHLER, L’Unité dans l’Eglise, Cerf, Parigi 1938, p. 206. Cfr. anche PHILIPPE
BOURRAT, Ce que Lumen Gentium doit à Möhler, in L’unité spirituelle du genre humain,
pp. 65-89.
225
Roger Schutz (1915-2005), pastore riformato francese, fondatore e priore della Co-
munità ecumenica di Taizé. Ospite del Segretariato per l’Unità dei Cristiani al Con-
cilio Vaticano II.
226
Max Thurian (1921-1986), pastore riformato svizzero, vice priore della Comunità
di Taizé. Ospite del Segretario per l’Unità dei Cristiani al Concilio, fu ordinato sa-
cerdote della Chiesa Cattolica nel 1987.
227
Cfr. Y. CHIRON, Frère Roger, Perrin, Parigi 2008, pp. 64-65.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 77
228
Cfr. PIO XII, Lettera Enciclica Orientalis Ecclesia, in DRM, vol. VI, pp. 325-340.
229
SUPREMA S. CONGREGATIO S. OFFICII, Instructio “De motione ecumenica” del 20 di-
cembre 1949, in AAS, 42 (1950), p. 143 (pp. 142-147).
230
Cfr. MAURIZIO GORDILLO, Ecumenismo in EC, V, col. 63 (coll. 63-65).
78 IL CONCILIO VATICANO II
231
PIO X, Motu proprio Sacrorum Antistitum, cit., p. 655. La frase in maiuscoletto, che
in latino recita: “Haud enim intermiserunt novos aucupari et in clandestinum foedus asci-
re socios, cum iisque in christianae reipublicae venas opinionum suarum virus inserere, edi-
tis libris commentariisque suppresso aut mentito scriptorum nomine” è stata tagliata dal-
la traduzione italiana del testo pubblicata da Ugo Bellocchi, in BELLOCCHI, vol. VII,
San Pio X (1903-1914), p. 425 (pp. 415-441).
232
Cfr. DELIO CANTIMORI, Umanesimo e religione nel rinascimento, Einaudi, Torino 1980,
pp. 207-208; CARLO GINZBURG, Il nicodemismo. Simulazione e dissimulazione religiosa
nell’Europa del ’500, Einaudi, Torino 1970; R. DE MATTEI, A sinistra di Lutero, cit., pp.
84-85.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 79
233
Cfr. JEAN RIVIÈRE, Le modernisme dans l’Eglise, Letouzey et Ané, Parigi 1929, pp.
484-485.
234
ANTONIO FOGAZZARO, Il Santo, Mondadori, Milano 1941, p. 282.
235
TOMMASO GALLARATI SCOTTI, Vita di Antonio Fogazzaro, Baldini e Castoldi, Milano
1920, p. 496-497; il passo è anche riportato da E. POULAT nel suo Storia, dogma e cri-
tica nella crisi modernista, tr. it. Morcelliana, Brescia 1967, pp. 643-644.
236
Buonaiuti accetta il parallelo e parla di “una certa intima corrispondenza che ad un
esame oggettivo fa apparire i due movimenti idealmente collegati più di quanto a prima vi-
sta non si sarebbe indotti a pensare” (E. BUONAIUTI, Storia del cristianesimo, Dall’Oglio,
Milano 1943, vol. III, p. 617).
237
Cfr. ALBERT HOUTIN (1867-1926), Histoire du Modernisme catholique, in proprio, Pa-
rigi 1913, pp. 116-117.
80 IL CONCILIO VATICANO II
238
Ivi, p. 122.
239
Ivi, p. 116.
240
Cfr. E. BUONAIUTI, Il modernismo cattolico, Guanda, Modena 1943, p. 128.
241
Ivi, p. 130.
242
G. TYRRELL, Lettres de Georges Tyrrell à Henri Brémond, cit., p. 287.
243
Il testamento di fede di don Primo Vannutelli, a cura di FRANCESCO GABRIELI, in CEN-
TRO STUDI PER LA STORIA DEL MODERNISMO, “Fonti e Documenti”, n. 7 (1978), pp. 119-
253. Don Primo Vannutelli (1885-1945) veniva da una famiglia che aveva già dato,
nei fratelli Serafino (1834-1915) e Vincenzo (1836-1930), due cardinali alla Chiesa.
Ordinato nel 1909 visse fino alla morte presso i Filippini dell’Oratorio della Chiesa
Nuova a Roma. Cfr. FEDERICO BATTISTRETTA, Trittico eretico. Sentieri interrotti del No-
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 81
“Attenti studi fatti per secoli, da uomini di più nazioni, di varia mente, e
tra essi anche da figli tuoi, hanno mostrato che secondo gli Evangeli più
antichi Gesù ignorò d’essere il logos d’Iddio, Dio col Padre, stato prima
del mondo. Questi titoli Gesù in quei racconti non si dà mai. Fu profeta
grande, servo e figlio di Dio, inviato ad una grande opera, ma non fortu-
nato come Mosé o Maometto, o Francesco d’Assisi: quand’egli visse, il
suo popolo attendeva un Messia (…). Pare bene che Gesù stesso si rite-
nesse Messia: ma logos d’Iddio, Dio col Padre non si disse mai”.
“E se taluno che legge questi fogli mi domandasse: ‘E che resta allora al
Cristianesimo, se Gesù non è Dio?’, gli rispondo già fin d’ora: Resta po-
co poco: Dio, l’anelito e la gioia dell’universo”. “Ma allora, che cosa di-
stinguerà più il cristiano dall’israelita e dal maomettano? Ti contristere-
sti, se nulla ci distinguesse davvero? Se, nell’amore del Padre fossimo tut-
ti d’un labbro solo e d’un cuore? Se alle tante cause di discordia tra uo-
mini, non s’aggiungesse quella che più dovrebbe essere d’amore? Se la ve-
rità, che è una, ci unisse?” 246.
247
Ivi, p. 251.
248
Paolo Caresana (1882-1973), oratoriano, fu dal 1934 al 1958 confessore di Gio-
vanni Battista Montini e suo maestro spirituale (cfr. l’epistolario: P. CARESANA-G.
B. MONTINI, Lettere. 1915-1973, a cura di XENIO TOSCANI, Studium, Roma 1998, da
cui emergono anche i legami di mons. Montini con don Primo Vannutelli, pp.
113-115).
249
Gli storici ignorano il problema sollevato da san Pio X e presentano il moderni-
smo come una corrente sgorgata spontaneamente dal corso inarrestabile della sto-
ria. Chi prende sul serio le parole del Pontefice non può fare a meno di porsi la do-
manda che solleva Jean Madiran: “In quale data l’associazione segreta dei modernisti ha
cessato di esistere? Non ci si può neanche chiedere se per caso essa non sarebbe ulteriormente
“ricostituita”; per “ricostituirsi” deve aver cessato di esistere: ma si ignora se e quando è
stata sciolta. Ma non solo si ignora la risposta; si finge di ignorare la domanda” (J. MADI-
RAN, L’intégrisme, cit., p. 250, e più in generale, pp. 247-277).
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 83
250
Cfr. JOSÉ ARIOVALDO DA SILVA o.f.m., O Movimento litúrgico no Brasil, Editora Vozes,
Petrópolis 1983; cfr. anche mons. CLEMENTE ISNARD o.s.b., Reminiscências para a Hi-
stória do Movimento litúrgico no Brasil, appendice in B. BOTTE o.s.b., O Movimento
litúrgico. Testemunho e recordações, Edicões Paulinas, San Paolo 1978, pp. 208-209.
251
Dom Martin Michler (1901-1969) fu benedettino a Neusheim, a Maria Laach e a
S. Anselmo in Roma, subendo l’influenza, dopo Romano Guardini, di dom Beau-
duin e di dom Odo Casel. Cfr. J. A. DA SILVA o.f.m., op. cit., pp. 40-58; CLEMENTE
ISNARD o.s.b., O papel de dom Martin Michler no Movimento Católico brasileiro, in “A
Ordem”, n. 36 (1946), pp. 535-545.
252
L’11 luglio 1933 si celebrò la prima Messa dialogata e versus populum in Brasile.
Cfr. J. A. DA SILVA o.f.m., op. cit., pp. 41-42 e C. ISNARD o.s.b., Reminiscências, cit., che
ricorda: “nella sala principale, egli [dom Michler] preparò un altare per la celebrazione
della Messa. Ma, con nostra grande sorpresa, invece di accostare la tavola alla parete, la col-
locò al centro della sala e dispose un semicircolo di sedie, dicendo che stava per celebrare di
fronte a noi. Fu la prima messa celebrata in Brasile di fronte al popolo!” (p. 218).
253
Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), brasiliano, storico e uomo di azione, deputa-
to all’Assemblea Costituente (1933), professore di Storia moderna e contemporanea
nell’Università di San Paolo, direttore del settimanale “O Legionario” (1933-1947), fon-
datore nel 1960 della Sociedade Brasileira de Defesa da Tradição, Familia e Propieda-
de, poi diffusa in tutto il mondo. Su di lui cfr. R. DE MATTEI, Il crociato del secolo XX. Pli-
nio Corrêa de Oliveira, con prefazione di S. Em. Alfonso Maria card. Stickler s.d.b., Piem-
me, Casale Monferrato 1996. Si veda anche, AA. VV., Plinio Corrêa de Oliveira dez anos
depois…, Associação dos Fundadores da TFP, San Paolo 2005; M. INTROVIGNE, Una bat-
taglia nella notte, cit., e la tesi di dottorato di RODRIGO COPPE CALDEIRA, O influxo ultra-
mondano no Brasil. O pensamento de Plinio Corrêa de Oliveira, Belo Horizonte 2005.
84 IL CONCILIO VATICANO II
ca, nella cui lista, l’anno seguente, era stato eletto all’Assemblea
Costituente come il deputato più giovane e più votato di tutto il
Paese. Dirigeva il settimanale cattolico “O Legionario” e nel 1940
era stato uno dei fondatori della Azione Cattolica di San Paolo, di
cui era stato nominato presidente della giunta interdiocesana. Nel
giugno del 1943, con la prefazione del nunzio Benedetto Aloisi Ma-
sella 254 e con l’imprimatur dell’arcidiocesi di San Paolo, vide la luce
un suo libro dal titolo Em defesa de Ação Catolica 255. L’opera, divisa
in cinque parti, costituiva la prima confutazione di ampio respiro
delle deviazioni serpeggianti all’interno dell’Azione Cattolica in
Brasile e, di riflesso, nel mondo, soprattutto per quanto riguarda la
liturgia, la spiritualità e i metodi di apostolato e di azione 256.
Dal punto di vista della vita interiore, il liturgicismo che si an-
dava diffondendo, sembrava comportare una “ascesi nuova”, le-
gata ad una specifica “grazia di stato”, propria dell’Azione Catto-
lica. La liturgia, secondo le nuove tesi, avrebbe esercitato sopra i fe-
deli un’azione meccanica o magica tale da rendere superfluo ogni
sforzo di collaborazione tra l’uomo e Dio 257. Le pratiche di devo-
zioni più comuni e ogni sforzo della volontà, dall’esame di co-
scienza alla partecipazione agli esercizi spirituali di sant’Ignazio,
venivano sistematicamente scoraggiate, perché considerate inutili
e superate. L’origine di questi errori, secondo l’autore, si trovava
nello spirito di indipendenza e di ricerca del piacere che vorrebbe
liberare l’uomo dal peso dei sacrifici imposti dal lavoro di santifi-
cazione: “eliminata la lotta spirituale, – infatti – la vita del cristiano ap-
pare loro come una serie ininterrotta di piaceri spirituali e di consolazio-
ni” 258. Plinio Corrêa de Oliveira ricordava a questo proposito le pa-
role di Pio XI nella Lettera Magna Equidem del 2 agosto 1924:
254
Benedetto Aloisi Masella (1879-1970), ordinato nel 1902, arcivescovo titolare di
Cesarea (1927) e nunzio apostolico in Brasile (1927-1945). Creato cardinale nel
1946.
255
Cfr. P. CORRÊA DE OLIVEIRA, Em defesa de Ação Catolica, Ave Maria, San Paolo 1943.
256
Cfr. R. DE MATTEI, Il crociato del secolo XX, cit., pp. 125-133.
257
Cfr. P. CORRÊA DE OLIVEIRA, Em defesa de Ação Catolica, cit., p. 94.
258
Ivi, p. 97.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 85
sono sempre più numerosi coloro che oggi, attratti dai piaceri del mondo,
niente abominano più vivamente, né evitano con maggior attenzione, che le
sofferenze che si presentano o le afflizioni volontarie dell’anima o del corpo e
si comportano abitualmente, secondo la parola dell’Apostolo, come nemici
della Croce di Cristo. Ora nessuno può ottenere la beatitudine eterna se non
rinuncia a sé stesso, non si carica della sua croce e non segue Gesù Cristo”.
259
Ivi, p. 337.
260
Geraldo de Proença Sigaud (1909-1999), brasiliano, membro della Congregazione
del Verbo Divino, si laureò in teologia all’Università Gregoriana di Roma, dove fu
ordinato il 12 marzo 1932. Il 1° maggio 1947 fu consacrato vescovo di Jacarezinho nel
Paranà (1947-1961); fu quindi arcivescovo metropolitano di Diamantina (1961-1980),
svolgendo molteplici attività pastorali che lo resero conosciuto in tutto il Paese.
261
Antonio de Castro Mayer (1904-1991), brasiliano, laureato in teologia all’Univer-
sità Gregoriana di Roma, dove fu ordinato il 30 ottobre 1927. Assistente generale
dell’Azione Cattolica di San Paolo (1940), poi vicario generale dell’Arcidiocesi
(1942-1943). Il 23 maggio 1948 fu consacrato vescovo coadiutore di Campos con di-
ritto di successione. Governò come vescovo la diocesi di Campos fino al 1981. Par-
tecipò con mons. Marcel Lefebvre, alle consacrazioni episcopali di Ecône del 30 giu-
gno 1988, che lo fecero incorrere nella scomunica latae sententiae.
86 IL CONCILIO VATICANO II
262
Réginald Garrigou-Lagrange (1877-1964) domenicano francese, ordinato nel
1902, dal 1909 al 1960 professore di teologia all’Angelicum. Cfr. la vastissima bi-
bliografia in “Angelicum”, n. 42 (1965), pp. 200-272. Su di lui: LOUIS JUGNET, Le
Révérend Père Garrigou-Lagrange métaphysicien, in “La Pensée catholique”, n. 91
(1964), pp. 40-45; M. R. GAGNEBET o.p., L’œuvre du P. Garrigou-Lagrange: Itinéraire in-
tellectuel et spirituel vers Dieu, in “La Pensée catholique”, n. 98 (1965), pp. 33-52; IN-
NOCENZO COLOSIO o.p., Il P. Maestro Réginald Garrigou-Lagrande. Ricordi personali di
un discepolo, in “Rivista di Ascetica e Mistica”, n. 9 (1964), pp. 226-240; BENOÎT LA-
VAUD, Le Père Garrigou-Lagrange: in Memoriam, in “Revue Thomiste”, n. 64 (1964),
pp. 181-192.
263
Giacinto Enrico Maria Cormier (1832-1916), domenicano, ordinato nel 1856, pro-
vinciale dell’Ordine per la Francia (1865-1878), dal 1891 al 1896 fu Assistente del
Maestro Generale per la lingua francese e poi Procuratore generale sotto il Maestro
dell’Ordine Frühwirth (1896-1904). Nel Capitolo generale del 1904 gli successe co-
me Maestro Generale. Fu beatificato da Giovanni Paolo II nel 1994.
264
R. GARRIGOU-LAGRANGE o.p., La nouvelle théologie où va-t-elle?, in “Angelicum”, n.
23 (1946), pp. 126-145, tr. it. in “Sì sì no no”, n. 6 (1994), pp. 4-7.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 87
pericolo della nuova definizione della Verità intesa non più come
“conformità dell’intelletto alla realtà”, ma come “conformità della
mente alla vita”.
c) Mons. Joseph Clifford Fenton: una voce “romana” negli Stati Uniti
Negli Stati Uniti, agli inizi degli anni Quaranta, la voce più fe-
dele al Magistero Romano era quella di Joseph Clifford Fenton 265,
un giovane teologo che dal 1944 assunse la direzione di “The Ame-
rican Ecclesiastical Review”, la rivista della Catholic University of
America, a Washington.
Nel 1943 l’enciclica Mystici Corporis 266 di Pio XII volle mettere
fine alla “Babele ecclesiologica” 267 sul concetto di “Corpo Misti-
co”, una nozione che risaliva al Concilio Vaticano I, ma di cui la
“nouvelle théologie” si serviva come grimaldello per introdurre
una nuova visione “pneumatica” della Chiesa. Fenton, che era un
eccellente ecclesiologo, dedicò numerosi studi alla necessità del-
la Chiesa cattolica per raggiungere la salvezza 268 e al problema
dei rapporti tra Chiesa e Stato, molto sentito negli Stati Uniti. Su
questi temi, egli si scontrò con il padre John Courtney Murray 269,
265
Joseph Clifford Fenton (1906-1969), ordinato nel 1930, fu professore di teologia
presso la Catholic University of America e direttore dell’“American Ecclesiastical
Review” (1944-1966). La Santa Sede manifestò un alto apprezzamento nei suoi con-
fronti, nominandolo cerimoniere (1951), prelato d’onore (1954) e protonotario apo-
stolico (1963). Fece parte della Pontificia Accademia Romana di Teologia e fu consu-
lente della Congregazione dei Seminari e delle Università. A lui si deve, tra l’altro,
un eccellente studio sulla ecclesiologia: Scholastic Definition of the Catholic Church, in
“The American Catholic Review”, n. 111 (1944), pp. 59-69, pp. 131-145, pp. 212-228.
266
PIO XII, Enciclica Mystici Corporis del 29 giugno 1943, in AAS, 35 (1943), pp. 200-
248.
267
Cfr. B. GHERARDINI, L’enciclica Mystici Corporis (29 giugno 1943), in L’eredità del
Magistero di Pio XII, a cura di P. CHENAUX, Lateran University Press-GBP, Roma
1910, p. 204 (pp. 203-217).
268
Cfr. J. C. FENTON, Extra Ecclesiam nulla salus, in “The American Ecclesiastical Re-
viw”, n. 110 (1944), pp. 300-306; ID., The Meaning of the Church’s Necessity for Salva-
tion, ivi, n. 124 (1951), pp. 124-143, 203-221, 290-302.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 89
269
John Courtney Murray (1904-1967), gesuita americano ordinato nel 1933. Do-
po aver studiato a Roma, insegnò dal 1937 alla morte al Woodstock College e di-
resse la rivista “Theological Studies” (1942-1967). Nel 1955 aveva dovuto smet-
tere di scrivere sulla libertà religiosa per ordine di Roma. Esperto personale del
card. Spellman, fu nominato peritus del Concilio nella seconda sessione. Cfr. la
voce Murray di W. J. BURGHARD, con bibl. in DHCJ, pp. 2774-2775, e DONALD E.
PELOTTE, John Courtney Murray: Theologian in conflict, Paulist, New York 1975, con
bibliografia su Fenton e Murray; DOMINIQUE GONNET, L’apport de John Courtney
Murray au schéma sur la liberté religieuse, in Les Commissions conciliaires, pp. 205-
215.
270
Cfr. l’esposizione che di questo principio fece, nel 1922, il padre EDOUARD HUGON
o.p. (1867-1929), Fuori della Chiesa non c’è salvezza, tr. it. Amicizia Cristiana, Chieti
2007. Per una discussione “aggiornata” sullo stesso principio si veda GIACOMO CA-
NOBBIO, Nessuna salvezza fuori della Chiesa? Storia e senso di un controverso principio teo-
logico, Queriniana, Brescia 2009.
271
Cfr. ad esempio Contemporary Orientations of Catholic Thought on Church and State
in the Light of History, in “Theological Studies”, n. 10 (1949), pp. 177-234.
272
Sull’antitesi tra le posizioni di mons. Fenton e di padre Murray, cfr. MICHAEL DA-
VIES, The Second Vatican Council and Religious Liberty, The Neumann Press, Long
Prairie (Minnesota) 1992. Il libro è dedicato alla memoria di mons. Fenton. Cfr. an-
che GERALD FOGARTY, L’avvio dell’assemblea, in SCV, vol. II, pp. 111-113 (pp. 87-128).
90 IL CONCILIO VATICANO II
“Il funesto errore rimproverato dal Sommo Pontefice esiste nella lettera-
tura teologica cattolica sotto forma di insegnamento sul corpo e sull’anima
della Chiesa. Alcuni autori hanno descritto l’anima della Chiesa cattolica
come una società invisibile, spirituale e hanno poi designato la Chiesa esi-
stente e visibile come il corpo, la controparte di quell’anima. La Chiesa in-
visibile o spirituale è presentata come una società di donne e uomini buo-
ni nello stato di grazia, legati dal vincolo della fede e della carità. Secondo
coloro che hanno operato la distinzione rifiutata nella Mystici Corporis,
quest’anima della Chiesa è una società che esiste anche al di fuori dei mem-
bri della Chiesa visibile. È diversa dalla Chiesa di cui il Romano Pontefice
è il capo visibile e tuttavia è in qualche modo collegata ad essa.
(…) La distinzione condannata dal Santo Padre è utilizzata comunemen-
te per spiegare il legame tra i non cattolici che sono salvi e la Chiesa cat-
tolica. Un simile legame deve esistere, poiché la Chiesa è necessaria al rag-
giungimento della visione beatifica. Per ovviare a ciò che a loro sembra
una difficoltà, alcuni scrittori hanno postulato l’esistenza di un organi-
smo sociale di uomini e donne che posseggono la carità. Questa Chiesa in-
visibile o anima della Chiesa è stata descritta come più ampia in estensio-
ne rispetto alla società visibile, diversa da essa, tuttavia per certi versi ap-
partenente a quest’ultima. Il corpo e l’anima sono stati rappresentati co-
me parti di quella Chiesa universale alla quale ogni persona deve appar-
tenere per essere salvata.
La Mystici Corporis ha stigmatizzato, una volta per tutte, una simile
ipotesi come erronea. Non esiste una Chiesa di Dio in questo mondo per
nulla diversa dall’unica società visibile che Gesù Cristo ha istituito du-
rante i giorni del suo soggiorno terrestre e che Egli ha posto sotto la su-
prema e visibile direzione di san Pietro e dei suoi successori. Inoltre non
esiste una società in questo mondo composta solo ed esclusivamente da
persone nello stato di grazia. I giusti sulla terra non sono organizzati in
qualche società, costituita esclusivamente dal loro stesso numero 273.
J. C. FENTON, The use of terms Body and Soul with Reference to the Catholic Church, in
273
“The American Ecclesiastical Review”, vol. 110 (1944), pp. 48-49 (pp. 48-57).
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 91
“Il nostro insegnamento è che vi è una sola Chiesa e non due e che que-
sta unica e vera Chiesa è un’assemblea di uomini riuniti dalla professio-
ne dell’unica fede cristiana, in comunione con i medesimi sacramenti,
sotto la guida dei legittimi pastori e in particolare del Romano Pontefice,
unico vicario di Cristo sulla terra. (…) La nostra dottrina differisce da
tutte le altre, perché le altre richiedono le virtù interiori per rendere qual-
cuno membro della Chiesa, e perciò fanno invisibile la vera Chiesa. Noi
invece, benché crediamo che nella Chiesa si trovino tutte le virtù, fede,
speranza, carità e le altre, tuttavia, per poter dire che qualcuno sia parte
della vera Chiesa di cui si parla nelle Scritture, non pensiamo sia neces-
saria alcuna virtù interiore, ma solo la professione esteriore della fede e
la comunione dei sacramenti, percepita nel medesimo senso. Perché la
Chiesa è una società altrettanto visibile e palpabile che l’assemblea del
popolo romano o del Regno di Francia o della Repubblica di Venezia” 274.
274
ROBERTO BELLARMINO, De Ecclesia militante, c. 2, in Controversie, l. 3, Giuliano, Na-
poli 1857, t. 2, p. 75.
275
Pascendi, cit., n. 39. Cfr. Codicis iuris canonici fontes, Typis Polyglottis Vaticanis,
Città del Vaticano 1933, vol. III, p. 713.
92 IL CONCILIO VATICANO II
“Non dobbiamo dimenticare che il modernismo, come tale, è una chiara ere-
sia o raccolta di insegnamenti eretici, mentre l’integralismo, come tale, non
è niente del genere. Il vero insegnamento cattolico non si troverà in nessu-
na via di mezzo tra gli insegnamenti come quelli di Tyrrell e Loisy e le dot-
trine degli autori cattolici che vi si oppongono. Contrariamente al dicta
condannato nella Lamentabili, Pascendi e Sacrorum antistum, i grandi
autori cattolici della scorsa generazione erano perfettamente giustificati. Se,
com’è solito nel nostro Paese, la parola integralismo è applicata allo specifi-
co insegnamento antimodernista, allora l’integralismo non è altro che l’e-
spressione della verità cattolica, che comporta la negazione di errori che so-
no incompatibili con il messaggio divino della Chiesa cattolica” 277.
Il gesuita spagnolo José Antonio de Aldama 278 fu uno dei più in-
signi mariologi del XX secolo. Apparteneva a una famiglia profon-
276
Two currents in contemporary catholic thought, in “The American Ecclesiastical Re-
view”, vol. 119 (1948), p. 297.
277
Ivi, p. 298.
278
Del padre José Antonio de Aldama (1903-1980), gesuita spagnolo, ordinato nel
1929, professore poi rettore dell’Università di Granada, cfr. Virgo Mater: estudios de
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 93
“Tra Pio X e Pio XII esiste un’affinità teologica, una somiglianza di com-
portamento dottrinale, una identità di situazioni storiche, che fanno sì che
questi due nomi e queste due acutissime figure rimangano per sempre nel-
lo sviluppo vitale della teologia cattolica 279. Le due egregie figure, che al-
l’inizio e a metà del XX secolo hanno immortalato con il loro magistero
dogmatico la cattedra di San Pietro, sono storicamente unite nella valo-
rosa difesa del tesoro della fede e del deposito della rivelazione, completa-
mente minacciato non in una verità o in un dogma, ma nel suo insieme,
nella sua interpretazione ideologica, nei suoi fondamenti razionali. Con-
tro ciò che Pio X chiamò ‘collezione di tutte le eresie’ si alzò vibrante la
sua voce; contro le nuove opinioni, ‘che minacciavano di distruggere i
fondamenti della dottrina cattolica’, si è levata, non meno vibrante, la vo-
ce di Pio XII. In entrambi i casi non si trattava di un errore in particola-
280
Ivi, p. 304.
281
Ivi, p. 311.
282
Léonce de Grandmaison (1868-1927), gesuita francese, professore di teologia, poi
direttore di “Etudes” e fondatore di “Recherches de science religieuse”. Su di lui,
cfr. JULES LEBRETON, Le Père Léonce de Grandmaison, Beauchesne, Parigi 1932.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 95
283
J. A. DE ALDAMA s.j., Pio XII y la teología nueva, cit., p. 316.
284
Antonio Messineo (1897-1978) della Compagnia di Gesù, ordinato nel 1930, fu
dal 1931 alla morte uno dei più qualificati scrittori della “Civiltà Cattolica” nel
campo delle scienze sociali e morali e del diritto internazionale. Rappresentò la
Santa Sede nella Conferenza Internazionale di Vienna (1968-1969). Tra le sue ope-
re, si veda La nazione (La Civiltà Cattolica, Roma 1942) e Il diritto internazionale nel-
la dottrina cattolica (La Civiltà Cattolica, Roma 1942). Su di lui, si veda DOMENICO
MONDRONE s.j., Ricordo del padre Antonio Messineo, in “Civiltà Cattolica”, q. 4071
(1978), pp. 468-473.
285
Cfr. “Civiltà Cattolica”: Il progressismo contemporaneo, q. 2537 (1950), pp. 494-506;
Lo storicismo progressista, q. 2541 (1956), pp. 225-238; Il provvidenzialismo progressista,
q. 2543 (1956), pp. 462-474. La serie era completata dalla stringente sintesi: L’uma-
nesimo e gli umanesimi, q. 2545 (1956), pp. 17-29.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 97
286
A. MESSINEO, Il progressismo contemporaneo, cit., pp. 498-499.
98 IL CONCILIO VATICANO II
deformazione visiva avveratasi nel suo spirito, egli crede di scorgere dei
contatti e somiglianze con le istanze del proprio credo religioso e delle sue
convinzioni morali e sociali.
Riguardo al comunismo il progressista deplora il sostrato materialista
dell’ideologia su cui si appoggia e il suo conseguente ateismo, ma, fatta
questa riserva indispensabile per salvare la fede cristiana, ne accoglie i
postulati e li fa propri, non escludendo un’eventuale collaborazione per
la loro attuazione. II comunismo, afferma, è ormai una forza, un movi-
mento della storia, una molla propulsiva nella moderna società occorre,
quindi, valutario per quello che è e riconciliare con esso il pensiero cri-
stiano. La divisione manicaica, come viene chiamata, tra un mondo che è
tutto male e un mondo dove unicamente si trova il bene, dev’essere su-
perata con una reciproca comprensione, per non mettersi fuori del ciclo
della storia e appianare i contrasti con la pacificazione. L’incontro è pos-
sibile, aggiunge, intorno a quel nucleo di valori cristiani di cui sarebbe
portatore anche il comunismo, sebbene siano deformati dalle sue sovra-
strutture ideologiche.
Perciò il progressista è l’uomo della distensione, è un fautore convinto del-
la mano tesa, un promotore del colloquio con le correnti marxiste, quando
addirittura non ne è un seguace e un sostenitore, senza tuttavia aderirvi co-
me gregario, per qualche residuo di incrinatura tra la sua visione del mon-
do e quella propagata dal comunismo. Non di rado non osa spingersi fino a
questi limiti, ma, mentre rigetta il comunismo in quanto tale, dinanzi al
quale trova eretta la barriera dell’insegnamento esplicito della Chiesa, non
disdegna di pensare, come a gradite alleate, alle altre correnti marxiste, con
le quali andrebbe volentieri insieme sul piano politico e sociale.
Lo strano si è che, mentre il progressismo postula il superamento della di-
stinzione manicaica tra comunismo, marxismo e cristianesimo, con
un’intesa e una coesistenza appoggiata sulla distensione, questa medesi-
ma opposizione inconciliabile introduce tra il cristianesimo e le correnti
che esso bolla col denominativo sprezzante di destra reazionaria. II prin-
cipio del male per lui si è condensato nella destra, baratro oscuro di forze
reazionarie in agguato, entro il quale egli getta, con sentenza inappellabi-
le, quanti sono contrari alle idee e alle tendenze progressiste” 287.
287
Ivi, pp. 503-505.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 99
288
PIO XII, Enciclica Summi Pontificatus, in DRM, vol. III, p. 441, pp. 435-467.
289
Le Lettere encicliche firmate da Pio XII sono 43, trattanti i più svariati argomenti;
altrettanto importanti i Radiomessaggi. Cfr. EE, VI (2002). Per una visione sintetica
del corpus pacelliano, si veda J. CHELINI, L’Eglise sous Pie XII, cit., vol. II, pp. 158-224;
VITALIANO MATTIOLI, L’eredità di Pio XII, Fede e Cultura, Verona 2008; L’eredità del
Magistero di Pio XII, a cura di P. CHENAUX, cit.
290
Il Dictionnaire de Théologie Catholique fu iniziato agli inizi del secolo sotto la dire-
zione di Jean-Michel Alfred Vacant (1852-1901) e continuato sotto quella di Eugène
Mangenot (1856-1922) con il concorso di un grande numero di autorevoli collabo-
100 IL CONCILIO VATICANO II
“Il clero dei nostri tempi è chiamato a esercitare una potente influenza sui
popoli, a iniziare una nuova opera di civilizzazione spirituale, intellet-
tuale, morale. Tutto ciò richiede abnegazione, eroismo, santità; soffrire per
la giustizia; per questo appunto fummo chiamati nelle file di Dio, in sor-
tem Domini vocati”.
“Noi Sacerdoti, o siamo santi e possiamo salvare il mondo intero; o siamo
cattivi e possiamo rovinarlo per secoli e secoli. Chi ha donato il Cristiane-
simo alla Terra? L’eroismo dei Pontefici, dei Vescovi, dei Sacerdoti santi.
Chi ha lacerato le vesti della Chiesa? Ario, Fozio, Lutero. ‘La tua nazione
e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me’ (Gv. 18, 35), diceva Pila-
to a Gesù in catene. È una frase che fa tremare.
Si legge che nel 1790 si contavano nel mondo cristiano più di settemila
conventi di soli Francescani, con centoventimila Religiosi, donne escluse.
Aggiungete i Religiosi di tutti gli altri Ordini e Congregazioni; mettete-
ci accanto i Sacerdoti del clero secolare allora numerosissimo. Come si
spiega, con un numero tale di difensori, la bufera della Rivoluzione Fran-
cese che si scatena anche contro la Chiesa?
291
Giovanni Calabria (1873-1954), ordinato nel 1901, fondò i “Poveri Servi della Di-
vina Provvidenza”, approvati dal vescovo di Verna nel 1932 e da Pio XII nel 1949.
È stato canonizzato da Giovanni Paolo II nel 1999.
292
Alfredo Ildefonso Schuster (1880-1954), ordinato nel 1904, divenne monaco bene-
dettino e nel 1918 abate di San Paolo fuori le Mura a Roma. Fu nominato da Pio XI
arcivescovo di Milano e creato cardinale nel 1929. È stato beatificato da Giovanni
Paolo II nel 1997.
293
Lettera di don Giovanni Calabria al card. Schuster del 21 novembre 1948, in L’e-
pistolario card. Schuster-don Calabria (1945-1954), a cura di ANGELO MAJO-LUIGI PIO-
VAN, NED, Milano 1989, p. 30.
294
Lettera del card. Schuster a don Calabria del 6 ottobre 1953, in L’epistolario, cit.,
p. 160.
102 IL CONCILIO VATICANO II
Eppure con soli dodici uomini Gesù è andato alla conquista del mondo.
Ma erano santi!” 295.
295
G. CALABRIA, Apostolica vivendi forma, Regnum Dei Editrice, Verona 1958, pp. 61, 113.
296
Y. CONGAR o.p., Vraie et fausse réforme dans l’Eglise, Cerf, Parigi 1950, (tr. it. Vera e fal-
sa riforma della Chiesa, Jaca Book, Milano 1994). Sulle ripercussioni di questo libro, cfr.
E. FOUILLOUX, Recherche théologique et magistère romain en 1952: Une “affaire” parmi
d’autres, in “Recherches de science religieuse”, n. 71 (1983), pp. 269-286. Si veda an-
che A. B. SIMONI, Da Vera e falsa riforma nella Chiesa all’aggiornamento del Vaticano II, in
“Rivista di ascetica e mistica”, n. XXX/1 (2005), pp. 145-179.
297
Cfr. C. BARTHE, op. cit., p. 54.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 103
lenze originali del pensiero innovatore” 298, affermando che “non esi-
ste un pensiero vivente che non sia, parimenti, pericoloso” 299, né esi-
stono “germi attivi nei quali non siano pure presenti dei microbi” 300.
Poiché uccidere i microbi significherebbe uccidere anche i germi
vivi, occorreva, a suo avviso, lasciare prosperare gli uni e gli al-
tri. La condanna degli errori da parte della Chiesa, dalle eresie
medievali fino al modernismo, avrebbe spento le istanze positive
in essi presenti: meglio avrebbe fatto la Chiesa a lasciar vivere e
diffondere questi errori 301. Con questo atteggiamento egli propo-
neva di cambiare la Chiesa dall’interno, attraverso “una riforma
senza scisma” 302. “Non bisogna fare un’altra Chiesa – spiegava – biso-
gna fare una Chiesa diversa” 303.
Ben altra era la “vera riforma” di cui aveva bisogno la Chiesa al-
la metà del secolo XX. Essa non era diversa da quella “legge della re-
staurazione” enunciata da Papa Leone XIII secondo cui “quando un
essere organico intristisce e declina, ciò proviene dal cessato influsso delle
cause che gli diedero forma e consistenza; e non c’è dubbio che, a rifarlo sa-
no e fiorente, bisogna restituirlo ai vitali influssi di quelle medesime” 304.
Lo stesso san Pio X, presentato come un Papa “reazionario” e
“controriformista”, aveva esposto il piano di un’autentica riforma
ispirata al modello di san Carlo Borromeo, nell’enciclica Editae saepe
del 26 maggio 1910 305. Egli indicava l’arcivescovo di Milano come
“modello del gregge e dei pastori nei tempi moderni, propugnatore e consi-
gliere indefesso della verace riforma cattolica contro quei novatori recenti,
il cui intento non era la reintegrazione, ma piuttosto la deformazione e di-
struzione della fede e dei costumi” 306. Nel XVI secolo, come all’inizio del
Ventesimo, “c’era lotta continua con gli errori, e l’umana società, precipi-
tando al peggio, sembrava correre verso l’abisso. Fra questi mali insorgeva-
298
Y. CONGAR o.p., Vraie et fausse réforme dans l’Eglise, cit. p. 238.
299
Ivi, p. 236.
300
Ivi, p. 237.
301
Ivi, pp. 241-246.
302
Ivi, p. 247.
303
Ivi, p. 251.
304
LEONE XIII, Epistola apostolica Annum ingressi cit., p. 1911.
305
S. PIO X, Enciclica Editae saepe, De S. Caroli Borromaei apostolica activitate et doctrina,
edizione bilingue in EE, IV (1998), pp. 369-411.
306
Ivi, p. 375.
104 IL CONCILIO VATICANO II
307
Ivi, pp. 377, 379.
308
Ivi, p. 385.
309
Ivi, p. 387.
310
Ivi, p. 395.
LA CHIESA NELL’ETÀ DI PIO XII 105
VERSO IL CONCILIO
1
BENNY LAI, Il “mio” Vaticano. Diario tra Pontefici e cardinali, Rubbettino, Soveria
Mannelli 2006, p. 142.
2
INDRO MONTANELLI, Un’apparizione, in “Corriere della Sera”, 10 ottobre 1958.
108 IL CONCILIO VATICANO II
dre Pio XII – aveva scritto nel 1951 il cardinale Schuster - perché ne
compiango fin d’ora il successore. Infuria la burrasca, e chi oserebbe mai
assumere il comando della barca?” 3.
Nei primi dieci numeri del settimanale “L’Espresso” del 1958 4, il
giornalista “spretato”, Carlo Falconi 5, aveva sferrato un pesante at-
tacco alla Curia Vaticana 6 dominata, a suo avviso, da un “Pentago-
no” conservatore composto dai cardinali Nicola Canali 7, Clemente
Micara, Alfredo Ottaviani 8, Adeodato Piazza 9, Giuseppe Pizzardo 10.
Sul fronte opposto Falconi individuava i maggiori esponenti della
corrente progressista e anti-curiale nel cardinale Giacomo Lercaro 11,
3
Lettera del card. Schuster a don Calabria del 20 luglio 1951, in L’epistolario, cit.,
p. 93.
4
Gli articoli di CARLO FALCONI, usciti tra gennaio e marzo, furono poi raccolti e svi-
luppati nel volume Il Pentagono Vaticano, Laterza, Bari 1958.
5
Carlo Falconi (1915-1985), ordinato nel 1938, uscì dalla Chiesa nel 1949, e si dedicò
all’attività pubblicistica, collaborando soprattutto al settimanale laicista “L’Espresso”.
6
Nel 1952 era uscito Schleifung der Bastionen (Abbattere i bastioni, tr. it. Borla, Torino
1966) di H. U. VON BALTHASAR, che nel titolo sembrava tracciare un programma.
7
Nicola Canali (1874-1961), ordinato nel 1900, sostituto della Segreteria di Stato
(1908-1914), assessore del Sant’Uffizio (1926), creato cardinale nel 1935, ricoprì suc-
cessivamente in Curia diverse cariche amministrative. Fu il più fedele allievo e con-
tinuatore del card. Raffaele Merry del Val.
8
Alfredo Ottaviani (1890-1979), ordinato nel 1916, Segretario della Sacra Congrega-
zione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari (1928-29) e sostituto alla Segreteria di
Stato (dal 1929). Nel 1935 entrò al Sant’Uffizio come assessore. Cardinale nel 1953,
fu affiancato al card. Pizzardo come Pro-segretario della Suprema Congregazione e
il 7 novembre 1959 ne divenne il Segretario. Cfr. GROOTAERS, I protagonisti, pp. 195-
207; EMILIO CAVATERRA, Il Prefetto del Sant’Uffizio. Le opere e i giorni del cardinale Otta-
viani, Mursia, Milano 1990.
9
Adeodato Piazza (1895-1957), carmelitano, ordinato nel 1908, vescovo di Beneven-
to (1930), creato cardinale nel 1937.
10
Giuseppe Pizzardo (1877-1970), ordinato nel 1903, sostituto della Segreteria di
Stato (1921-1929), vescovo di Nicea e Segretario della Sacra Congregazione degli
Affari Ecclesiastici (1929-1939), fu creato cardinale da Pio XI nel 1937 e nominato
da Pio XII, nel 1939, prefetto della Sacra Congregazione dei Seminari e degli Stu-
di, carica che mantenne fino al 1967. Dal 1951 al 1959 fu anche Segretario del
Sant’Uffizio.
11
Giacomo Lercaro (1891-1976), ordinato nel 1914. Arcivescovo di Bologna dal 1952
al 1968, creato cardinale nel 1953. Fu nominato nel 1963 da Paolo VI, uno dei quat-
tro Moderatori del Concilio. Cfr. i volumi (agiografici), Giacomo Lercaro. Vescovo del-
la Chiesa di Dio (1891-1976), a cura di ANGELINA ALBERIGO, Marietti, Genova 1991;
Araldo del Vangelo. Studi sull’episcopato e sull’archivio di Giacomo Lercaro a Bologna
1952-1968, a cura di NICLA BUONASORTE, Il Mulino, Bologna 2004; nonché GROO-
TAERS, I protagonisti, pp. 157-171.
VERSO IL CONCILIO 109
12
Angelo Giuseppe Roncalli (1881-1963), del clero di Bergamo. Ordinato nel 1904;
arcivescovo titolare di Areopoli (1925); visitatore apostolico (1925-1931) e delegato
apostolico in Bulgaria (1931-1934); arcivescovo titolare di Mesembria (1934); dele-
gato apostolico in Turchia e in Grecia (1934-1944); nunzio in Francia (1944-1953); nel
1953 fu creato cardinale e patriarca di Venezia (1953-1958). Eletto Sommo Pontefice
con il nome di Giovanni XXIII (1958), beatificato da Giovanni Paolo II (2000). Oltre
alla Positio storica, si veda la biografia agiografica ma ben documentata di MARCO
RONCALLI: Giovanni XXIII. Angelo Giuseppe Roncalli. Una vita nella storia, Mondado-
ri, Milano 2007. Per una lettura critica non sempre condivisibile, si veda la serie di
23 articoli su Il Papa del Concilio, di don FRANCESCO RICOSSA, apparsi su “Sodalitium”
tra il 1990 e il 1999. Bibliografia su di lui in G. ALBERIGO, Il Pontificato di Giovanni
XXIII, in SC, La Chiesa del Vaticano II, vol. XXV/I, pp. 15-16 e F. TRANIELLO, sub voce,
in EP, pp. 646-657.
13
D. RUOTOLO, Lettera a mons. Giacomo Cicconardi del 25 ottobre 1958, in Lettere a
sacerdoti. Anni 1958-1959, Apostolato Stampa, Napoli 1999, p. 32.
110 IL CONCILIO VATICANO II
a) Le “grandi manovre”
14
Sul conclave del 1958, cfr. M. RONCALLI, Giovanni XXIII, cit., pp. 417-432; GIAN-
CARLO ZIZOLA, Il Conclave. Storia e segreti. L’elezione papale da san Pietro a Giovanni Pao-
lo II, Newton Compton, Roma 1993, pp. 216-227.
15
József Mindszenty (1892-1975), ungherese, ordinato nel 1915, vescovo di Veszprím
nel 1944, arcivescovo di Esztregom e Primate di Ungheria dal 1945 al 1973, fu crea-
to cardinale nel 1946 da Pio XII. Arrestato dal governo comunista nel 1948 con l’ac-
cusa di tradimento e cospirazione, fu condannato alla detenzione a vita. Liberato
nel 1956 dalla rivolta ungherese, visse nella ambasciata americana di Budapest. De-
stituito da Paolo VI dalla sua carica, riparò in Occidente dove continuò a svolgere
la sua attività a favore della Chiesa del Silenzio. È stato introdotto il suo processo
di beatificazione. Di lui cfr. le Memorie, tr. it. Rusconi, Milano 1975. Cfr. anche BELA
FABIAN, Cardinal Mindszenty: the Story of a Modern Martyr, Charles Scribner’s Son,
New York 1949.
16
Alojzije Stepìnac (1898-1960), croato, ordinato nel 1930, nel 1933 fu nominato da
Pio XI vescovo coadiutore di Zagabria e, nel 1937, successore dell’arcivescovo An-
ton Bauer. Quando i comunisti presero il potere, fu arrestato (18 settembre 1946) e
condannato a sedici anni di lavori forzati per presunto collaborazionismo. Fu crea-
to cardinale da Pio XII nel 1953, ma il regime di Tito, pur trasformando la prigionia
in stretti arresti domiciliari, non gli permise mai di recarsi a Roma. Morì l’8 febbraio
1960, probabilmente in seguito a un avvelenamento. È stato beatificato da Giovan-
ni Paolo II il 3 ottobre 1998. La migliore documentazione storica è raccolta negli at-
ti del processo di beatificazione (Beatificationis et canonizationis servi dei Aloysii Stepi-
nac, S.R.E. Cardinalis, Zagabrien Archiepiscopi (1898-1960), 3 voll. III, Tipografia Guer-
ra, Roma 1996).
17
Edward Aloysius Mooney (1882-1958), statunitense, ordinato nel 1909, arcivesco-
vo titolare di Irenopolis in Isauria nel 1926, arcivescovo di Rochester nel 1933 e di
Detroit nel 1937, creato cardinale nel 1946.
VERSO IL CONCILIO 111
18
Celso Benigno Luigi Costantini (1876-1958), ordinato nel 1899, vescovo titolare di
Hierapolis in Phrygia nel 1921, arcivescovo titolare di Theodosiopolis in Arcadia
nel 1922, Segretario della Congregazione Propaganda Fide nel 1935, creato cardina-
le nel 1953.
19
Giuseppe Siri (1906-1989) studiò presso la Gregoriana, a Roma, dove fu ordinato
nel 1928. Nel 1944 Pio XII lo consacrò vescovo titolare di Liviade, come ausiliare del
card. Pietro Boetto, alla cui morte successe quale arcivescovo di Genova nel 1946.
Creato cardinale nel 1953, assunse poi l’incarico di presidente della Conferenza epi-
scopale italiana dal 1959 al 1965. Al compiere dei 75 anni inviò a Giovanni Paolo II
la lettera di rinuncia al governo della diocesi, ma fu mantenuto in essa fino al 6 lu-
glio 1987. Su di lui cfr. tra l’altro B. LAI, Il Papa non eletto. Giuseppe Siri cardinale di
Santa Romana Chiesa, Laterza, Roma 1993; N. BUONASORTE, Siri. Tradizione e Novecen-
to, Il Mulino, Bologna 2000; AA.VV., Siri. La Chiesa, l’Italia, a cura di PAOLO GHEDA,
Marietti 1820, Genova-Milano 2009.
20
Grégoire-Pierre Agagianian (1895-1971), armeno, ordinato nel 1917. Patriarca ar-
meno della Cilicia dal 1937 al 1962, creato cardinale nel 1946, prefetto della Con-
gregazione di Propaganda Fide dal 1958 al 1970, membro della Commissione pre-
paratoria centrale del Concilio e poi Moderatore.
21
Cfr. SILVIO NEGRO, Possibile non probabile che venga eletto uno straniero, in “Corriere
della Sera”, 10 ottobre 1958.
112 IL CONCILIO VATICANO II
22
Cfr. POSWICK, Journal, p. 162. Cfr., più in generale, A. MELLONI, Governi e diplo-
mazie davanti all’annuncio del Vaticano II, in MATTHIJS LAMBERIGTS-CLAUDE SOETENS
(a cura di), A la veille du Concile Vatican II. Vota et réactions en Europe et dans le catho-
licisme oriental, Bibliotheek van de Faculteit der Godgeleerdheid, Lovanio 1992,
pp. 214-257.
23
Eugène Tisserant (1884-1972), francese, ordinato nel 1907. Creato cardinale nel
1936, fu Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali dal 1936 al 1959,
prefetto della Congregazione Cerimoniale dal 1951 al 1967, bibliotecario e archivi-
sta di Santa Romana Chiesa dal 1957 al 1971. Nel 1961 venne cooptato nell’Acadé-
mie Française. Durante il Concilio fu decano del Consiglio di Presidenza.
24
Silvio Oddi (1910-2001), ordinato nel 1933, fu consacrato vescovo dallo stesso
Roncalli a Piacenza il 27 settembre 1953, dopo averne condiviso, per tre anni, l’e-
sperienza parigina. Delegato apostolico a Gerusalemme e in Palestina (1953), poi
internunzio presso la Repubblica di Egitto (1957). Nel maggio 1962 fu nominato
nunzio in Belgio dove rimarrà fino al 1969. Nello stesso anno fu creato cardinale
da Paolo VI. Nel 1979 Giovanni Paolo II lo nominò prefetto della Congregazione
per il Clero.
25
LUCIO BRUNELLI e S. ODDI, Il tenero mastino di Dio: memorie del Cardinale Silvio Oddi,
Progetti museali editore, Roma 1995, p. 114.
26
GIOVANNI XXIII, Pace e Vangelo. Agende del Patriarca, pp. 752-753.
27
“Angelo Giuseppe Roncalli, papa di transizione”, appunta il 28 ottobre 1958 il giova-
ne, ma informato, vaticanista Benny Lai (Il “mio” Vaticano, cit., p. 166).
VERSO IL CONCILIO 113
28
Cfr. G. ZIZOLA, Il Conclave. Storia e segreti, cit., p. 222; M. RONCALLI, Giovanni XXIII,
cit., p. 428.
29
GIOVANNI XXIII, Pace e Vangelo. Agende del Patriarca, p. 769 (pp. 768-770).
30
G. ZIZOLA, Il Conclave. Storia e segreti, cit., p. 217. Sui preti operai, cfr. E. POULAT, I
preti operai (1943-1947), tr. it. Morcelliana, Brescia 1967.
31
VIKTOR GAIDUK, Vaticano e Cremlino. A proposito della presa di coscienza dell’ingresso nel-
l’era nucleare: crinale apocalittico della storia, in Vatican II in Moscow, p. 24 (pp. 13-34).
114 IL CONCILIO VATICANO II
32
GIOVANNI XXIII, Lettere del pontificato, San Paolo, Cinisello Balsamo 2004, p. 67.
33
Domenico Tardini (1888-1961), ordinato nel 1912, Sottosegretario della Sacra Con-
gregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari (1929), sostituto della Segreteria
di Stato (1935), Pro-segretario di Stato (1944) e infine Segretario di Stato di Giovan-
ni XXIII nel novembre 1958. Nella stessa data fu creato arcivescovo titolare di Lao-
dicea di Siria e cardinale. Cfr. GIULIO NICOLINI, Il cardinale Domenico Tardini, EMP,
Padova 1980; CARLO FELICE CASULA, Il cardinale Domenico Tardini, in Le deuxième Con-
cile du Vatican, pp. 207-227.
34
Cfr. ROBERT A. GRAHAM, s.j., Montini Substitut Secretary of State (in tandem with Dome-
nico Tardini), in Paul VI et la modernité, Ecole Française de Rome, Roma 1984, pp. 67-82.
35
Appunto del 28 novembre 1958 cit., in Ioannis XXIII. Biografia documentata, pars IV,
p. 2669.
36
Hans Küng (1928), teologo svizzero, ordinato nel 1954, professore all’Università di
Tubinga dal 1962 al 1996, venne nominato “esperto” del Concilio nel 1962. Nel 1979
gli venne revocata dalla Santa Sede l’autorizzazione all’insegnamento della teolo-
gia cattolica per le sue posizioni eterodosse.
VERSO IL CONCILIO 115
Bouyer 37, gli aveva da molto tempo predetto che il futuro papa sa-
rebbe stato Roncalli. Perché? “Perché – rispose Bouyer – è gioviale,
devoto e non troppo intelligente” 38. Roger Poelman, discepolo di dom
Lambert Beauduin, riferisce a sua volta un dialogo che ebbe con
quest’ultimo, durante l’ultima malattia di Pio XII. Beauduin: “Ti
preannuncio: morirà molto presto. Il suo successore sarà Roncalli!”.
Poelman: “Quel grosso nunzio a Parigi?”. Beauduin: “Ebbene, vedrai.
Farà un Concilio e lo farà in una prospettiva ecumenica!” 39. Anche il
card. Suenens riporta, nelle sue memorie, le parole di dom Beau-
duin: “Se Roncalli diventa Papa ci sarà un Concilio” 40.
37
Louis Bouyer (1913-2004), teologo francese. Pastore luterano convertito, diven-
ne prete dell’Oratorio nel 1944 e insegnò all’Institut Catholique di Parigi fino al
1963.
38
KÜNG, La mia battaglia, p. 206.
39
Cit. in JACQUES MORTIAU-R. LOONBEEK, Dom Lambert Beauduin visionnaire, cit., p.
251. Il card. Roncalli era da lunga data amico di dom Beauduin, che aveva incon-
trato a Roma (1925), Sofia (1929), Istanbul (1930) e a Parigi dal 1944 al 1953. Cfr.
SONYA QUITSLUND, Beauduin: A Prophet Vindicated, Newman, New York 1973, pp. 54-
55, p. 148, p. 167, p. 191, pp. 200-201, p. 228, pp. 237-253 e FRANCESCA DELLA SALDA,
Obbedienza e pace: il vescovo A.G. Roncalli fra Sofia e Roma, Marietti, Genova 1989, pp.
36-40 e passim.
40
SUENENS, Souvenirs et espérances, p. 62.
41
Roncalli ricorda così Buonaiuti nei suoi appunti: “Mi era accanto fra don Nicola Tur-
chi e me; mi aveva assistito e teneva tra noi due il messale. Scomunicato nel 1921, dichia-
rato vitandus nel gennaio 1926, morto il 20 aprile 1946, sabato santo. Morto dunque così a
65 anni: in luce et in Cruce. I suoi ammiratori scrissero di lui che egli era uno spirito
profondamente e intensamente religioso, aderente al cristianesimo con tutte le sue fibre,
stretto da vincoli infrangibili alla sua diletta Chiesa cattolica. Naturalmente nessun eccle-
116 IL CONCILIO VATICANO II
siastico a benedire la sua salma; nessun tempio ad accogliere la sepoltura” (cit. in STEFANO
TRINCHESE, Roncalli e i sospetti di modernismo, in Il modernismo tra cristianità e secola-
rizzazione, Quattroventi, Urbino 2000, p. 749 (pp. 727-770)).
42
GIOVANNI XXIII, Il Giornale dell’anima e altri scritti di pietà, a cura di L. F. CAPOVIL-
LA, San Paolo, Cinisello Balsamo 1989, 9-18 dicembre 1903, p. 311.
43
Giacomo Maria Radini Tedeschi (1857-1914), ordinato nel 1879, vescovo di Berga-
mo dal 1905 al 1914, dovette difendersi da sospetti di modernismo. Cfr. la corri-
spondenza di Pio X e Giacomo Maria Radini Tedeschi in ALEJANDRO M. DIÉGUEZ-SER-
GIO PAGANO, Le carte del “sacro tavolo”. Aspetti del pontificato di Pio X dai documenti del
suo archivio privato, Archivio Storico Vaticano, Città del Vaticano 2006, pp. 283-292.
44
Gaetano De Lai (1853-1928), ordinato nel 1876, creato cardinale nel 1907. Segreta-
rio della Concistoriale dal 1908 al 1928.
45
Documento in S. TRINCHESE, op. cit., p. 764. Sul caso, cfr. MARIO BENIGNI, Papa Gio-
vanni XXIII. Chierico e sacerdote a Bergamo 1892-1921, Glossa, Milano 1998, pp. 271-275.
46
Cfr. M. RONCALLI, op. cit., pp. 84-114.
47
Cfr. A. RONCALLI, Lettere alla famiglia, a cura di EMANUELE e M. RONCALLI, Rusconi,
Milano 1989, lettera del 21 dicembre 1929, p. 120.
VERSO IL CONCILIO 117
48
Valerio Valeri (1883-1963), ordinato nel 1907, arcivescovo di Efeso nel 1927, nun-
zio apostolico in Romania nel 1933 e in Francia nel 1936, creato cardinale nel 1953.
49
Per Parigi, cfr. E. FOUILLOUX, Straordinario ambasciatore? Parigi 1944-1953, in ALBE-
RIGO, Papa Giovanni, p. 71 (pp. 67-95); ID., Le nonce Roncalli et l’Eglise de France, in L’o-
ra che stiamo attraversando, pp. 213-226; A. RICCARDI, Angelo Giuseppe Roncalli, un di-
plomatico vaticano, in AA.VV., Un cristiano sul trono di Pietro. Studi storici su Giovanni
XXIII, Servitium, Gorle (BG) 2003, pp. 177-251. Secondo Riccardi, mons. Roncalli
“era considerato dai suoi superiori – in particolare dallo stesso Tardini – un originale e un
ingenuo” (ivi, p. 250).
50
Sugli anni veneziani, cfr. G. VIAN, Il patriarca Roncalli attraverso le sue agende ve-
neziane, in “Rivista di Storia e Letteratura Religiosa”, n. 2 (2009), pp. 369-394. Nel
suo messaggio natalizio del 1955, il patriarca di Venezia aveva scritto: “Ci rivol-
giamo specialmente a voi, cari giovani, tanto bravi, generosi e bene intenzionati. Non la-
sciatevi incantare da vane parole. Anche noi che vi parliamo fummo giovani come voi.
Mezzo secolo fa si agitavano nella Chiesa e nel mondo questioni gravi di ordine dottrina-
le pericolosissime. Furono una tentazione per la nostra anima che era pur fervida per il
bene, per il meglio. La grazia del Signore, la esperienza, la guida della Santa Chiesa ci fe-
cero saggi, preservandoci dalle distensioni e aperture di allora. San Pio X, il grande Papa
veneto, sgombrò l’orizzonte dagli errori e salvò la Chiesa” (Messaggio natalizio del pa-
triarca del 14 dicembre 1955, in “Bollettino ecclesiastico Diocesi di Vittorio Veneto”,
n. 1 (1955), pp. 19-21.
51
A. RONCALLI, Scritti e discorsi, Edizioni Paoline, Roma 1959-1962, vol. II, pp. 28-42.
118 IL CONCILIO VATICANO II
52
A. MELLONI, Roncalli: Fare storia di un cristiano così, in L’ora che il mondo sta attraver-
sando. Giovanni XXIII di fronte alla storia, Atti del Convegno, Bergamo (20-21 no-
vembre 2008), a cura di GRADO GIOVANNI MERLO-FRANCESCO MORES, Edizioni di Sto-
ria e Letteratura, Roma 2009, p. 41.
53
G. ALBERIGO, L’ispirazione di un Concilio ecumenico: le esperienze del cardinale Roncal-
li, in Le deuxième Concile du Vatican, p. 92 (pp. 81-99).
54
AD, I-I, pp. 3-6. Cfr. ALEXANDRA VON TEUFFENBACH, L’annuncio del Concilio cin-
quanta anni fa. Una lettura nell’ambito della Chiesa, in “Alpha Omega”, n. XII/3
(2009), pp. 399-446.
VERSO IL CONCILIO 119
55
GIOVANNI XXIII, DMC, vol. IV, p. 259. Il futuro card. Giacomo Biffi, ricordando la
convocazione del Vaticano II, annota nella sua autobiografia: “Fummo tutti stupefatti
(…). Il papa, com’era giusto, attribuì tale decisione a una ‘improvvisa illuminazione dall’al-
to’. I concili però erano sempre stati motivati dalla necessità di definire qualche punto di fede
e di combattere qualche eresia; compiti che Giovanni XXIII escluse subito. Ma allora, mi do-
mandavo, sul piano della psicologia umana da che cosa era stato mosso? Scanzonato com’ero,
mi veniva fatto di pensare che i suoi erano, almeno inconsciamente, dei ‘motivi estetici’ (…)”
(Memorie e digressioni di un italiano cardinale, Edizioni Cantagalli, Siena 2007, p. 156).
56
B. LAI, Il Papa non eletto, cit., p. 179.
57
A. G. RONCALLI, Giovanni XXIII, cit., p. 616. Secondo mons. Capovilla ne parlò con
Tardini solo il 20 gennaio 1959 (Giovanni XXIII. Nel ricordo del Segretario Loris F. Ca-
povilla, intervista di M. Roncalli con documenti inediti, San Paolo, Cinisello Balsa-
mo 1994, p. 60).
120 IL CONCILIO VATICANO II
“Nella udienza col Segret. di Stato Tardini, per la prima volta, e, direi, co-
me a caso mi accadde di pronunciare il nome di Concilio, come a dir che
cosa il nuovo Papa potrebbe proporre come invito ad un movimento vasto
di spiritualità per la S. Chiesa e per il mondo intero. Temevo proprio una
smorfia sorridente e sconfortante come risposta. Invece al semplice tocco,
il Cardinale – bianco in viso, e smorto – scattò con una esclamazione in-
dimenticabile ed un lampo di entusiasmo: ‘Oh! Oh? Questa è un’idea,
questa è una grande idea?’” 58.
58
GIOVANNI XXIII, Pater Amabilis. Agende del Pontefice, p. 25. Il 15 gennaio il Pon-
tefice riportava: “Nel colloquio con Tardini, Segretario di Stato, volli assaggiare il suo
spirito circa l’idea che mi venne di proporre ai membri del S. Collegio (…) il progetto di
un Consiglio Ecumenico da radunarsi omnibus perpensis a tempo debito: coll’inter-
vento di tutti i vescovi cattolici di ogni rito e regione del mondo. Ero assai titubante ed
incerto. La risposta immediata fu la sorpresa la più esultante che mi potessi aspettare.
Oh! ma questa è una luminosa e santa idea. Essa viene proprio dal cielo, Padre Santo, bi-
sogna coltivarla, elaborarla e doffonderla. Sarà una grande benedizione per il mondo in-
tero” (ivi, pp. 23-24).
59
In G. NICOLINI, op. cit., p. 176.
VERSO IL CONCILIO 121
“Infine, ecco la ragione più grave, quella che mi sembrerebbe militare as-
solutamente per la negativa. La ripresa del Concilio è desiderata dai peg-
giori nemici della Chiesa, cioè dai modernisti, che già s’apprestano – co-
me ne fanno fede gli indizi più certi – a profittare degli stati generali del-
la Chiesa per fare la rivoluzione, il nuovo ’89, oggetto dei loro sogni e del-
le loro speranze. Inutile dire che non ci riusciranno, ma noi rivedremmo i
60
Louis Billot (1846-1931) della Compagnia di Gesù, francese, ordinato nel 1869,
tenne la cattedra di dogmatica presso la Gregoriana dal 1885 al 1911, quando fu
creato cardinale. In seguito alla condanna dell’Action Française da parte di Pio XI
nel 1927, rinunziò alla dignità cardinalizia. Su di lui cfr. HENRI LE FLOCH c.s.sp., Le
cardinal Billot lumière de la théologie, Beauchesne, Parigi 1947; JULES ARTUR, Les en-
seignements du cardinal Billot, “La Pensée catholique”, n. 150 (1974), pp. 76-81; P.
DUCLOS, Billot, in DHCJ, p. 450.
122 IL CONCILIO VATICANO II
giorni tanto tristi della fine del pontificato di Leone XIII e dell’inizio di
quello di Pio X; vedremmo ancora peggio, e sarebbe l’annientamento dei
felici frutti dell’enc. Pascendi che li aveva ridotti al silenzio” 61.
61
CAPRILE, vol. V, p. 688, (pp. 681-701). Padre Caprile esamina 26 lettere e tre pro-
memoria scritti dai cardinali di Curia sul tema della riapertura del Concilio Vati-
cano I. Valutazioni fortemente contrarie furono esposte anche dal card. Frühwirth
e dal card. Boggiani.
62
Cfr. Relazione sui primi lavori fatti in S. Offizio dal 1948 al 1951, in ASV, Conc. Vat. II,
Busta 682, fasc. 1, ff. 10.
VERSO IL CONCILIO 123
63
Ernesto Ruffini (1888-1967), ordinato nel 1910, nominato arcivescovo di Palermo
l’11 ottobre 1945, creato cardinale nel 1946. Su di lui cfr. ANGELO ROMANO, Ernesto
Ruffini. Cardinale arcivescovo di Palermo (1946-1967), Studi del Centro A. Cammarata,
Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta-Roma 2002; FRANCESCO MICHELE STABILE, Il
Cardinale Ruffini e il Vaticano II. Lettere di un “intransigente”, in “Cristianesimo nella
Storia”, n. 11 (1990), pp. 183-176; GROOTAERS, I protagonisti, pp. 217-229.
64
Cit. in GIAN FRANCO SVIDERCOSCHI, Storia del Concilio, Ancora, Milano 1967, p. 23.
65
Relazione sui primi lavori, cit.
66
Francesco Borgongini Duca (1884-1954), ordinato nel 1906, arcivescovo titolare di
Heraclea e nunzio apostolico in Italia nel 1929, creato cardinale nel 1953.
67
Pierre Charles (1883-1954), teologo belga, della Compagnia di Gesù, ordinato nel
1910. Professore di teologia dogmatica a Lovanio, si specializzò nella missionologia.
124 IL CONCILIO VATICANO II
“Me ne aveva parlato fin dal momento della sua elezione. Anzi, per esse-
re più esatti, fui io che andai a trovarlo nella sua cameretta del conclave,
alla vigilia dell’elezione. Tra l’altro gli dissi: ‘Eminenza, bisogna pensare
a un Concilio’. Il cardinale Ruffini, che assisteva alla conversazione, era
del medesimo avviso. Il cardinale Roncalli fece sua questa idea e più tar-
di ebbe a dire: ‘Ho pensato al Concilio dal momento in cui sono diventato
Papa’. È vero, ha accolto il nostro suggerimento” 71.
68
Cfr. Relazione sui primi lavori, cit.; G. F. SVIDERCOSCHI, op. cit., pp. 25-26.
69
Cfr. A. VON TEUFFENBACH, L’annuncio del Concilio, cit., pp. 416-417.
70
Cfr. Deposizione Ottaviani, in Ioannis XXIII. Positio, vol. II/1, p. 238; cfr anche EMI-
LIO CAVATERRA, Il prefetto del Sant’Uffizio, cit., pp. 5-6.
71
CAPRILE, vol. V, p. 702.
72
Hubert Jedin (1908-1980), tedesco, ordinato nel 1924, storico della Chiesa, profes-
sore alle università di Breslavia e Bonn, fu nominato nel 1962 esperto al Concilio.
73
HUBERT JEDIN, Il Concilio Vaticano II sotto il profilo storico, conferenza tenuta in più
luoghi tra il 1959 e il 1962, ora in Chiesa della fede, Chiesa della storia, tr. it. Morcellia-
na, Brescia 1972, p. 108.
74
Thomas Roberts (1893-1976), inglese, ordinato nel 1925 nella Compagnia di Gesù,
arcivescovo di Bombay (1937-1950), poi di Sugdaea (1950-1970).
75
Cit. in WILDE, p. 13.
VERSO IL CONCILIO 125
76
A-IPCO, Riunione del 9 settembre 1989. Uno scambio di battute analogo, rievoca-
to da Jacques Trémolet de Villers, avvenne in quegli stessi giorni in Francia. Mons.
Marcel Lefebvre si rivolse all’amico Jean Ousset (1914-1994), fondatore de la “Cité
Catholique”, con queste parole: “Ho una grande notizia da annunciarle (…) ci sarà un
Concilio!”. “Mi perdoni, monsignore, se non condivido il suo entusiasmo. Secondo me non
è una buona notizia”. “Ma come? Mio caro Ousset, questo Concilio sarà il Concilio della
‘Cité Catholique’!”. “Monsignore, quando il regno vacilla da tutte le parti, non si convoca-
no gli Stati Generali!” (cit. da M. INTROVIGNE, in Jean Ousset e la Cité Catholique. A cin-
quant’anni da Pour qu’il règne, in “Cristianità”, n. 355 (2010), pp. 48-49 (pp. 9-61)).
77
H. JEDIN, Il Concilio Vaticano II, cit., p. 66 (pp. 66-87).
78
A. VON TEUFFENBACH, L’annuncio del Concilio, cit., pp. 434-435; ID., Die Bedeutung des
“subsistit in” (LG 8). Zum Selbstverständnis der katholischen Kirche, Herbert Utz Ver-
lag, Monaco 2002, pp. 184-201.
126 IL CONCILIO VATICANO II
79
Charles Boyer (1884-1980), gesuita francese, ordinato nel 1916. Professore di teo-
logia alla Gregoriana fino al 1962, fu il fondatore del centro Unitas e della rivista
dallo stesso nome, creata nel 1946. Fu nominato membro del Segretariato per l’u-
nità nel 1960, poi esperto al Concilio nel 1962. Dal 1935 alla morte fu Segretario del-
la Accademia Pontificia S. Tommaso e direttore della rivista “Doctor Communis”.
Cfr. LUIGI BOGLIOLO, Il padre Carlo Boyer s.j., Segretario dell’Accademia di S. Tommaso
dal 1934 al 1980, in “Doctor Communis”, n. 35 (1982), pp. 3-14; H. DE GENSAC-P. DU-
CLOS, Charles Boyer, in DHCJ, pp. 515-516.
80
“L’Osservatore Romano”, 6-7 aprile 1959.
81
CAPRILE, vol. I/1, p. 107; G. F. SVIDERCOSCHI, op. cit., pp. 39 sgg.
82
Alla prima enciclica ne seguirono, tra agosto e novembre, altre tre: la Sacerdoti no-
stri primordia (agosto 1959) sul sacerdozio, nel centenario della morte del santo “Cu-
rato d’Ars”; la Grata recordatio (settembre) dedicata alla recita del Rosario per la mis-
sione per la pace; la Princeps pastorum (novembre) sul tema delle missioni.
83
AAS, 51 (1959), pp. 497-531.
84
GIOVANNI XXIII, DMC, vol. I, p. 818.
VERSO IL CONCILIO 127
stiano, come era nella tradizione di ogni Concilio della Chiesa cat-
tolica. Nell’allocuzione della fase preparatoria del Concilio del 14
novembre, il Papa ribadiva che “nell’epoca moderna più che di un
punto o dell’altro di dottrina e disciplina (…) si tratta di rimettere in va-
lore e in splendore la sostanza del pensare e del vivere umano e cristia-
no, di cui la Chiesa è depositaria e maestra nei secoli” 85.
E se il Consiglio Ecumenico delle Chiese (WCC), per iniziativa
del suo Segretario generale, il pastore olandese W.A. Visser’t
Hooft 86, fin dal 27 gennaio 1959, esprimeva un interesse “partico-
larissimo” per l’accenno di Giovanni XXIII all’unità dei cristiani,
nell’autunno dello stesso anno, il card. Segretario di Stato, Tardi-
ni, dichiarava che non era previsto l’invito al Concilio di comunità
ecclesiastiche non cattoliche, pur non escludendo la possibilità di
ammettere degli “osservatori”. Fu solo nei mesi successivi che il
“movimento ecumenico” riuscì a dare la sua impronta al Concilio.
85
“L’Osservatore Romano”, 15 novembre 1959.
86
Willem Visser’t Hooft (1900-1985), pastore olandese, fu il primo Segretario del
Consiglio Ecumenico delle Chiese, (1948-1966). Cfr. W. A. VISSER’T HOOFT, Pionnier
de l’oecuménisme Genève-Rome. Textes présentés par Jacques Maury, Cerf, Parigi 2001.
87
Cfr. AD, I-I, pp. 22-23.
88
Pericle Felici (1911-1982), ordinato nel 1933, arcivescovo titolare nel 1960, creato
cardinale nel 1967, poi presidente del Pontificio Consiglio dei Testi di Legge (1967)
e prefetto del Tribunale supremo della Segnatura Apostolica (1977). Cfr. RICCARDO
BURIGANA, Pericle Felici, in DBI, 46 (1966), pp. 69-74. Sul suo ruolo in Concilio, cfr.
Actes et acteurs, pp. 301-313; GROOTAERS, I protagonisti, pp. 115-133.
89
G. ALBERIGO, L’annuncio del Concilio. Dalle sicurezze dell’arroccamento al fascino della
ricerca, in SCV, vol. I, p. 62 (pp. 19-70).
128 IL CONCILIO VATICANO II
pletato gli studi di Diritto, a 27 anni era stato scelto come rettore
del Pontificio Seminario Romano per gli Studi giuridici. Dal 1943
insegnava teologia morale all’Ateneo Lateranense e nel 1947 era
stato nominato Uditore della Sacra Rota. Fin dall’inizio, malgrado
affiorassero divergenze con il suo collaboratore, Tardini preferì la-
sciare l’iniziativa al più giovane Felici, che era anch’egli un uomo
dalla forte personalità e che condusse i lavori con mano sicura. La
sua attività di Segretario generale del Concilio era destinata a in-
fluenzare in modo determinante il corso degli avvenimenti 90.
Il 18 giugno 1959 il card. Tardini inviò una lettera a tutta la ge-
rarchia cattolica chiamata di diritto a far parte del Concilio ecume-
nico (cardinali, patriarchi, arcivescovi e vescovi residenziali e titola-
ri, abati e prelati nullius, vicari e prefetti apostolici), nonché ai supe-
riori generali degli ordini religiosi esenti e delle Congregazioni non
esenti, ai dicasteri della Curia romana e alle facoltà teologiche delle
università cattoliche, chiedendo loro di far pervenire “pareri, consigli
e voti che la sollecitudine pastorale e lo zelo delle anime possano suggerire
a Vostra Eccellenza in ordine alle materie e gli argomenti che potranno es-
sere discussi nel prossimo concilio” 91. La consultazione sollecitava 2700
persone e 62 comunità e istituzioni. Una tale procedura, nota Phi-
lippe Levillain, costituiva un “ribaltamento democratico”, nella pre-
parazione del Concilio, rispetto ai metodi utilizzati nell’organizza-
zione del Vaticano I 92. Il Concilio precedente infatti aveva stabilito
90
Cfr. GROOTAERS, I protagonisti, pp. 115-132. Componevano la Commissione anti-
preparatoria i segretari di sette Congregazioni romane: Propaganda Fide (Pietro Si-
gismondi), degli Affari Ecclesiastici Straordinari (Antonio Samoré), della Disciplina
dei Sacramenti (Cesare Zerba), del Concilio (Pietro Palazzini), dei Religiosi (Arca-
dio Larraona), dei Seminari ed Università (Dino Staffa); il Pro-segretario dei Riti
(Enrico Dante), gli assessori della Concistoriale (Giuseppe Ferretto) e della Congre-
gazione per le Chiese Orientali (Acacio Coussa) e il commissario del Sant’Uffizio
(Paul Philippe). Il loro compito era quello di raccogliere i documenti per la “prepa-
razione prossima” dei lavori conciliari, tracciare le linee generali degli argomenti da
trattare, suggerire la composizione dei diversi organi destinati a curare nel dettaglio
la preparazione dei lavori. Questa gravosa attività si sviluppò lungo undici mesi,
tra il maggio 1959 e l’aprile 1960, articolandosi in cinque sedute.
91
E. FOUILLOUX, La fase antepreparatoria (1959-1960). Il lento avvio dell’uscita dall’iner-
zia, in SCV, vol. I, pp. 107-108 (pp. 71-176).
92
PHILIPPE LEVILLAIN, La mécanique politique de Vatican II. La majorité et l’unanimité dans
un concile, prefazione di René Rémond, Beauchesne, Parigi 1975, p. 37.
VERSO IL CONCILIO 129
una procedura per cui era il Papa che poneva le questioni al Conci-
lio, lasciando ai vescovi solo la possibilità di esprimersi con il voto.
Ora invece il potere di iniziativa era di fatto trasferito ai vescovi di
tutto il mondo, che non avrebbero mancato di farne uso.
Il 14 luglio Giovanni XXIII comunicò al cardinale Tardini che il
nome del prossimo Concilio sarebbe stato Vaticano II. Si sarebbe
trattato dunque di un Concilio nuovo e non di una ripresa e com-
pletamento del Vaticano I.
93
Loris Capovilla, nato nel 1915, ordinato nel 1940, fu Segretario particolare di Gio-
vanni XXIII e poi esperto al Concilio nel 1964. Vescovo di Chieti dal 1967 al 1971.
94
Giovanni XXIII nel ricordo del Segretario Loris F. Capovilla, cit., pp. 113-117.
95
Paul Philippe (1905-1984), domenicano francese, ordinato nel 1932. Membro del
Sant’Uffizio dal 1955 al 1959, poi Segretario della Congregazione dei Religiosi.
Membro della Commissione antepreparatoria. Consacrato vescovo nel 1962, fu no-
minato membro della Commissione dei Religiosi durante la prima sessione. Creato
cardinale nel 1973, pro-prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali dal
1973 al 1980.
96
Alfredo Maria Cavagna (1879-1970), ordinato nel 1902, vescovo di Tio nel 1962.
97
Paulo José Tavares (1920-1973), portoghese, ordinato nel 1943, vescovo di Macao
(Cina) dal 1961 fino alla morte.
98
Giovanni XXIII nel ricordo del Segretario Loris F. Capovilla, cit., p. 115.
130 IL CONCILIO VATICANO II
“La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che sembrava stare sot-
to terra. Immersi in quel fuoco vedemmo i demoni e le anime, come se fos-
sero braci trasparenti e nere o brunite, di forma umana, che ondeggiava-
no nell’incendio sollevate dalle fiamme che uscivano da loro stessi insie-
me a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti – simili al cadere delle scin-
tille nei grandi incendi – senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di do-
lore e di disperazione che terrorizzavano e facevano tremare di paura. I de-
moni si distinguevano per la forma orribile e ributtante di animali spa-
ventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. Questa visione durò un mo-
mento. E grazie alla nostra buona Madre Celeste, che prima ci aveva pre-
venuti con la promessa di potarci in cielo! Altrimenti credo che saremmo
morti di spavento e di terrore” 100.
“In seguito alzammo gli occhi alla Madonna che ci disse con bontà e tri-
stezza: ‘Avete visto l’inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori.
Per salvarle, Dio vuole istituire nel mondo la devozione al mio Cuore
Immacolato.
Se farete quello che vi dirò, molte anime si salveranno e vi sarà la pace.
La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio, nel re-
99
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Il messaggio di Fatima, LEV, Città del
Vaticano 2000, Presentazione p. 3. Il documento della Congregazione per la Dottri-
na della Fede riporta le tre parti del “segreto” nella redazione fattane da suor Lu-
cia, una presentazione del Segretario della Congregazione, mons. Tarcisio Bertone
s.d.b., e un commento teologico alla terza parte del “segreto” del prefetto della Con-
gregazione, card. Joseph Ratzinger.
100
Prima e seconda parte del “segreto” nella redazione fattane da Suor Lucia nella “terza me-
moria” del 31 agosto 1941, destinata al vescovo di Leiria-Fatima, in CONGREGAZIONE PER
LA DOTTRINA DELLA FEDE, Il messaggio di Fatima, cit., pp. 15-16.
VERSO IL CONCILIO 131
“Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di No-
stra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella
mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero in-
cendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra
Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui; l’Angelo indicando la
terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza! Penitenza! Peni-
tenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a
come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un
Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il
Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una
montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi
grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di
arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo
con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei
cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, pro-
strato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo
di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stes-
101
Prima e seconda parte del “segreto”, cit., p. 16.
132 IL CONCILIO VATICANO II
so modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e reli-
giose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni.
Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffia-
toio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e
con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio” 102.
102
Terza parte del “segreto”, traduzione dall’originale, in CONGREGAZIONE PER LA DOT-
TRINA DELLA FEDE, Il messaggio di Fatima, cit., p. 21. Sul contenuto del Terzo segreto è
in corso una controversia di cui sono espressione il libro di ANTONIO SOCCI, Il quar-
to segreto di Fatima, Rizzoli, Milano 2006, e il testo del card. T. BERTONE con GIUSEPPE
DE CARLI, L’ultimo segreto di Fatima, Eri-Rizzoli, Milano 2006 e ID., L’ultima veggente
di Fatima. I miei colloqui con suor Lucia, Rizzoli, Milano 2007. Per un punto equili-
brato sulla questione, si veda: A. A. BORELLI MACHADO, Riflessioni amichevoli per chia-
rire una polemica, in “Lepanto”, n. 174 (2007), pp. 2-24.
103
L’Armata Azzura (Blue Army) era sorta nel 1947 nella Diocesi di Newark
(USA) per opera di un sacerdote, padre Harold Colgan che, gravemente infermo,
ritrovandosi, il giorno seguente, completamente ristabilito, venne a conoscere da
una rivista il Messaggio della Madonna a Fatima. Iniziò così ad organizzare la
diffusione del Messaggio e la “peregrinatio” della statua di una Madonna di Fa-
tima. L’iniziativa cominciò a diffondersi negli Stati Uniti e nel mondo anche per
l’opera di un laico fervente, il giornalista-scrittore John Mathias Haffert (1915-
2001), che tramite la rivista “Soul” e i pellegrinaggi a Fatima, fece conoscere il
Movimento ovunque, tanto che il 13 maggio 1950 il padre Colgan portava a Fa-
tima un microfilm che riportava i nomi del milione di iscritti raccolti fino allora.
Dopo numerosi pellegrinaggi realizzati dall’Italia a Fatima prese corpo l’idea di
una “peregrinatio” della Immagine della Madonna di Fatima attraverso i capo-
luoghi delle province italiane, per concludersi a Catania, in occasione del Con-
gresso eucaristico nazionale, con la consacrazione dell’Italia al Cuore Immacola-
to di Maria, il 13 settembre 1959.
VERSO IL CONCILIO 133
104
Giovanni XXIII nel ricordo del Segretario Loris F. Capovilla, cit., p. 115.
105
J. M. ALONSO c.f.m., La vérité sur le secret de Fatima, Téqui, Parigi 1979, p. 106. Cfr.
anche M. DE LA SAINTE TRINITÉ, Toute la vérité sur Fatima, cit., pp. 371-382; FRANÇOIS-
MARIE DES ANGES, Fatima, joie intime. Évenement Mondial, Contre-Réforme Catholi-
que, Parres-les-Vaudes 1991, pp. 295 e sgg.
106
G. CAPRILE s.j., Fatima e il suo “segreto” non svelato, in “Civiltà Cattolica”, q. 2640
(1960), pp. 614-618. Giovanni Caprile (1917-1993) della Compagnia di Gesù, redat-
tore alla “Civiltà Cattolica” dal 1953 alla morte, cronista del Concilio su questa ri-
vista. Cfr. *** In ricordo del padre Giovanni Caprile, in “Civiltà Cattolica”, q. 3430
(1993), pp. 365-368.
107
Lo storico Giorgio Rumi, che approvò la scelta di Giovanni XXIII, ne attestò il
mancato profetismo con queste parole: “Oggi noi sappiamo che il comunismo sarebbe
caduto. Ma allora Roncalli non poteva certo prevederlo, anzi, il comunismo era fortissimo”
(Intervista di PAOLO CONTI, Gli intellettuali cattolici: Giovanni XXIII fece bene a non di-
vulgare il segreto, in “Corriere della Sera”, 14 maggio 2000).
134 IL CONCILIO VATICANO II
108
Una delle ultime tappe dell’itinerario della Madonna pellegrina fu S. Giovanni
Rotondo, dove giunse il 5 agosto 1959 e padre Pio, che in quel momento era grave-
mente malato, ritrovò improvvisamente le sue forze. Cfr. Y. CHIRON, Padre Pio le stig-
matisé, Perrin, Parigi 1991, pp. 254-260.
109
Cfr. Radiomessaggio a chiusura del XVI Congresso Eucaristico nazionale, in
DMC, vol. I, pp. 432-437.
110
P. GUÉRANGER o.s.b., Le sens chrétien de l’histoire, in Essai sur le naturalisme contem-
porain, Editions Delacroix, s.l. 2004, p. 377 (pp. 365-402).
111
San Pio da Pietrelcina, al secolo Francesco Forgione (1887-1968), emise nel 1907 i
voti solenni nell’ordine cappuccino con il nome di Pio e ordinato nel 1910, fu desti-
nato nel 1916 al convento di San Giovanni Rotondo, dove nel 1918 ricevette le stim-
mate visibili della Passione di Cristo che restarono aperte e sanguinanti per ben cin-
quant’anni. Fu beatificato (1999) e canonizzato (2002) da Giovanni Paolo II. Su di
lui, cfr. Sipontina Beatificationis et canonizationis Servi Dei Pii a Pietrelcina Positio Super
Virtutibus, vol. I/1, Città del Vaticano 1997.
VERSO IL CONCILIO 135
112
Carlo Maccari (1913-1997), ordinato nel 1936, vescovo di Emmaus nel 1961, arci-
vescovo di Mondovi nel 1963, di Ancona e Numana nel 1968, vescovo di Osimo e
Cingoli nel 1972.
113
Cfr. FRANCOBALDO CHIOCCI, I nemici di Padre Pio, Edizioni Reporter, Roma 1968;
MARCO TOSATTI, Quando la Chiesa perseguitava Padre Pio, Piemme, Casale Monferra-
to 2005. La visita canonica avvenne su richiesta del padre Clemente da Milwaukee,
superiore generale dell’Ordine dei Cappuccini, coinvolto dal fallimento del ban-
chiere Giovanni Battista Giuffré. L’intermediario tra i cappuccini contrari a padre
Pio (che collocarono i microfoni nel parlatorio del convento) e il Sant’Uffizio fu il
sacerdote romano don Umberto Terenzi (1900-1974), dal 1932 rettore del Santuario
del Divino Amore.
114
Cfr. Servi Dei Pii a Pietrelcina Positio, cit., pp. 329-243.
115
Cfr. Ivi, pp. 243-251. Cfr. anche il libro tendenzioso, ma ben documentato di SER-
GIO LUZZATTO, Padre Pio. Miracoli e politica nell’Italia del Novecento, Einaudi, Torino
2007, pp. 364-387. Contra: FABRIZIO CANNONE, Padre Pio: lettura critica di una lettura
critica, in “Nova Historica”, n. 9 (2010), pp. 152-169.
136 IL CONCILIO VATICANO II
116
La raccolta dei vota è pubblicata in Acta et documenta Concilio Oecumenico Vaticano II
apparando – Series I (Antepraeparatoria), cit. Sui 2.594 futuri Padri conciliari, risposero
1.988, cioè il 77% (cfr. E. FOUILLOUX, La fase ante-preparatoria (1959-1960), cit., pp. 112-113).
117
Un esame complessivo dei Vota in A la veille du Concile Vatican II, cit., nonché Le
deuxième Concile du Vatican, pp. 101-177. Per i presuli italiani, cfr. MAURO VELATI, I
“consilia et vota” dei vescovi italiani, in A la veille du Concile Vatican II, cit., pp. 83-97;
ROBERTO MOROZZO DELLA ROCCA, I “voti” dei vescovi italiani per il Concilio, in Le deuxiè-
me Concile du Vatican, pp. 119-137.
118
AD, I-II/2, pp. 509-516. Bernard Jan Alfrink (1900-1987), olandese, ordinato nel 1924,
arcivescovo di Utrecht dal 1955, creato cardinale nel 1960, membro della Commissio-
ne preparatoria e del Consiglio dei presidenti. Cfr. FABRIZIO DE SANTIS, Alfrink, il cardi-
nale d’Olanda, Longanesi, Milano 1969; ANTONIUS HENDRIKUS MARIA VAN SCHAIK, Al-
frink. Een biografie, Authos, Amsterdam 1997. Sul suo ruolo al Concilio, cfr. Actes et Ac-
teurs, pp. 522-553.
119
Cfr. SOLANGE DAYRAS, Les voeux de l’épiscopat britannique. Reflets d’une église minori-
taire, in Le deuxième Concile du Vatican, pp. 139-153.
120
Cfr. YVES-MARIE HILAIRE, Les voeux des évêques français après l’annonce du Concile, in
Le deuxième Concile du Vatican, p. 102 (pp. 101-117).
VERSO IL CONCILIO 137
121
Cfr. C. SOETENS, Les “vota” des évêques belges en vue du Concile, in A la veille du Con-
cile Vatican II, cit., p. 49 (pp. 38-52).
122
Cfr. R. MOROZZO DELLA ROCCA, I “vota” dei vescovi italiani, cit., p. 127.
123
Cfr. Ivi.
124
Cfr. Ivi, pp. 119-137.
125
G. TURBANTI, Il problema del comunismo al Concilio Vaticano II, in Vatican II in Mo-
scow, p. 149 (pp. 147-187).
126
Ivi, p. 150. Vanno segnalati i voti delle università cattoliche, come quello dell’A-
teneo De Propaganda Fide di Roma, che presenta un lungo e approfondito studio del
padre stimmatino Cornelio Fabro sulle origini e la natura dell’ateismo contempo-
raneo (Cfr. De atheismo positivo seu constructivo ut irreligiositatis nostri temporis fonda-
menta, AD, I-I/1, pp. 452-463).
138 IL CONCILIO VATICANO II
127
ARMANDO SAITTA, Costituenti e Costituzioni della Francia rivoluzionaria e liberale
(1789-1875), Giuffrè, Milano 1975, p. 3.
128
J. W. O’MALLEY s.j., Introduzione a Vatican II. Did anything happen?, cit., p. 4.
129
AD, I-II/7, pp. 180-195.
130
Cfr. P. CORRÊA DE OLIVEIRA, Revolução e Contra- Revolução, in “Catolicismo”, n. 100
(aprile 1959), pp. 1-12; tr. it. cit.
VERSO IL CONCILIO 139
131
Cfr. R. DE MATTEI, Il crociato del XX secolo, cit., pp. 151-200, con relativa bibliografia.
140 IL CONCILIO VATICANO II
vedere la battaglia mortale che avviene in ogni campo contro la Chiesa, co-
noscere il nemico, distinguere la strategia e la tattica della battaglia, la
sua logica, vederne chiaramente la psicologia e la dinamica, per interpre-
tare in modo sicuro i singoli scontri, e organizzare il contrattacco e gui-
darlo con sicurezza.
Il nostro nemico implacabile della Chiesa e della Società Cattolica, già da
cinque secoli agisce nello scontro e con un mortifero, lento e sistematico
progresso ha sovvertito e distrutto quasi tutto l’ordine cattolico, cioè la
città di Dio, e si sforza di costruire la città dell’uomo al suo posto. Il suo
nome è rivoluzione. Cosa vuole?
Costruire tutta la struttura della vita umana, la Società e l’Umanità sen-
za Dio, senza la Chiesa, senza Cristo, senza la Rivelazione, poggiandosi
solo sopra la Ragione umana, sopra la sensualità, la cupidigia e la super-
bia. A questo fine è necessario sovvertire, distruggere e soppiantare la
Chiesa fin dalle fondamenta.
Questo nemico ai giorni nostri si trova nella massima attività, infatti è si-
curo della sua vittoria nei prossimi anni. Eppure, molti capi dei cattolici
disprezzano ciò che dico come sogni di una fantasia malsana. Si compor-
tano, come si comportavano gli uomini di Costantinopoli negli anni che
precedettero la sconfitta: ciechi, non vollero vedere il pericolo” 132.
“Il processo della Rivoluzione comincia alla fine del Medio Evo, progredi-
sce con la Rinascenza pagana, ha fatto grandi progressi durante la pseudo-
Riforma. Durante la Rivoluzione francese ha distrutto la base politica e so-
ciale della Chiesa, durante l’espugnazione dello Stato pontificio ha ritenu-
to di distruggere la Santa Sede, con la secolarizzazione dei beni religiosi e
delle diocesi ha disperso il patrimonio della Chiesa, con il modernismo ha
creato una gravissima crisi interna, e da ultimo col comunismo ha creato
uno strumento decisivo per estromettere il nome cristiano dalla terra.
132
AD, I-II/7, pp. 181-182.
VERSO IL CONCILIO 141
133
AD, I-II/7, pp. 184-185. Anche per Plinio Corrêa de Oliveira la causa più profon-
da del processo rivoluzionario è una esplosione di orgoglio e di sensualità, che ha
ispirato un lungo sistema di cause ed effetti nelle zone più profonde dell’anima e
della cultura occidentale (Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, cit., passim).
134
AD, I-II/7, p. 185.
142 IL CONCILIO VATICANO II
135
Il Sillon, prima espressione storica del democratismo cristiano, fondato da Marc
Sangnier (1873-1950), fu condannato da san Pio X nel 1906 con la lettera Notre Charge
apostolique del 25 agosto 1910 (in AAS, 2 (1910), pp. 607-633). Cfr. EMMANUEL BARBIER,
Les erreurs du Sillon. Histoire documentaire, Lethielleux, Parigi 1906, e in una prospetti-
va “sillonista” JEAN DE FABRÈGUES, Le Sillon de Marc Sangnier. Un tournant majeur du
mouvement social catholique, Perrin, Parigi 1964.
136
AD, I-II/7, p. 186. “[Una] condanna assolutamente necessaria è quella di Jacques Mari-
tain. I suoi errori hanno causato gravissimi mali alla Chiesa, soprattutto in America latina.
Il clero giovane è rovinato da essi. I danni degli errori del partito ‘Democrazia cristiana’ de-
rivano dalle idee di Maritain. Le agitazioni politiche in America si dicono provocate dai suoi
discepoli. I cattolici dicono: ‘Il Vaticano approva Maritain, infatti è stato ambasciatore del-
la Francia presso la Santa Sede”. I vescovi si dicono “maritainisti”. Nelle Università catto-
liche del Brasile dominano le sue dottrine. Roma tuttavia tace” (ivi, p. 189).
137
AD, I-II/7, p. 186.
138
Ivi, pp. 186-189.
VERSO IL CONCILIO 143
139
AD, I-II/7, pp. 191-195. “Col liberalismo – spiegava – la coesistenza è possibile. 1) Il
liberalismo non impediva alla Chiesa la predicazione della sua dottrina, e non la obbligava
a predicare la dottrina liberale. 2) Il liberalismo permetteva la condanna dei suoi errori. Tut-
tavia sotto il regime comunista non accade nessuna di queste due cose”. Invece, “l’opposi-
zione del comunismo contro la Chiesa cattolica è essenziale, radicale, continua, totale” (ivi,
p. 192).
144 IL CONCILIO VATICANO II
140
AD, I-I, pp. 93-99.
141
Cfr. F. KÖNIG, Chiesa dove vai? Gianni Licheni interroga il cardinale Franz König, Bor-
la, Roma 1985, p. 20.
142
C. BARTHE, op. cit., p. 94.
VERSO IL CONCILIO 145
XXIII aveva, fin dalla sua elezione, concordato con Tardini ogni
iniziativa e Tardini lo aveva difeso dalle crescenti pressioni dell’e-
piscopato centro-europeo. Ben più scolorita era la figura del cardi-
nale Amleto Cicognani 143, che gli successe. La Segreteria di Stato
venne di fatto guidata da mons. Angelo Dell’Acqua 144, che molti
consideravano il “rappresentante” a Roma del cardinale Montini,
mentre si accresceva il ruolo del “Segretario particolare” del Papa,
il veneto mons. Loris Capovilla. L’ex prete Carlo Falconi, illustran-
do sull’“Espresso” del 4 marzo 1962 i motivi che avevano spinto il
Papa ad accettare l’apertura a sinistra, attribuì a mons. Capovilla
“buona parte della responsabilità dell’atteggiamento di Giovanni XXIII”:
“Capovilla, infatti, per attestazione generale, è l’uomo di punta della si-
nistra, se non addirittura l’alfiere dell’apertura a sinistra, nello Stato del-
la Città del Vaticano. Lo stesso montiniano Angelo Dell’Acqua lo segui-
rebbe a molte lunghezze” 145.
Nel mese di settembre la stampa sovietica (“Tass”, “Pravda” e
“Isveztija”) diede risalto al radiomessaggio del 10 settembre di
Giovanni XXIII sulla pace 146, commentato da Krusciov come il se-
gno di un cambiamento della politica della Santa Sede nei con-
fronti dei Paesi orientali. In questo clima si inserì il messaggio di
auguri di Krusciov a Giovanni XXIII per il suo 80° compleanno:
un messaggio che ebbe risonanza mondiale e che mostrava la vo-
lontà sovietica di creare stabili relazioni diplomatiche con la San-
ta Sede 147. L’iniziativa degli auguri sembra risalisse a un ecclesia-
143
Amleto Giovanni Cicognani (1883-1973), ordinato nel 1905, fu delegato apostoli-
co negli Stati Uniti per 25 anni (1933-1969). Creato cardinale da Giovanni XXIII, fu
Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali dal 1959 al 1961 e nell’ago-
sto di quest’anno, alla morte del card. Tardini, divenne Segretario di Stato.
144
Angelo Dell’Acqua (1903-1972), ordinato nel 1928. Sostituto della Segreteria di
Stato per gli affari ordinari dal 1952 al 1967, creato cardinale nel 1967 e, l’anno suc-
cessivo, Vicario generale di Roma.
145
Cit. in MARIO TEDESCHI, I pericoli del Concilio, Il Borghese, Milano 1962, pp. 93-94.
Il 22 febbraio 1962, “Il Borghese” diretto da Tedeschi sferrò un duro attacco a mons.
Capovilla, in un articolo firmato con lo pseudonimo “Il bussolante”, intitolato Il po-
tente monsignore.
146
Cfr. GIOVANNI XXIII, DMC, vol. III, pp. 662-666.
147
Cfr. R. BURIGANA, Il Partito comunista e la Chiesa, in Vatican II in Moscow, p. 201 (pp.
188-226).
146 IL CONCILIO VATICANO II
148
Giuseppe De Luca (1898-1962), ordinato nel 1921, tra il 1942 e il 1954 svolse una
funzione di mediatore tra esponenti della Curia e il mondo politico italiano. Su di
lui cfr. voce di GABRIELE DE ROSA in DBI, 38, pp. 347-353.
149
R. BURIGANA, Il Partito comunista e la Chiesa, cit., pp. 200-201; LUISA MANGONI, In
partibus infidelium. Don Giuseppe De Luca, il mondo cattolico e la cultura italiana del No-
vecento, Einaudi, Torino 1989, pp. 397-398.
150
Luigi Gedda (1902-2000), presidente centrale della Gioventù Italiana di Azione
Cattolica dal 1934 al 1946, poi presidente generale di tutta l’associazione dal 1952 al
1959, fu uno dei principali artefici del successo elettorale della Dc nelle elezioni del
1948, grazie ai “Comitati Civili” da lui organizzati.
151
Cfr. A. RICCARDI, La Conferenza episcopale italiana negli anni Cinquanta e Sessanta, in
AA.VV., Chiese italiane e Concilio. Esperienze pastorali nella Chiesa italiana tra Pio XII e
Paolo VI, Marietti, Genova 1988, pp. 35-59; P. GHEDA, La Conferenza episcopale italia-
na e la preparazione del Concilio Vaticano II, in La PUL e la preparazione del Concilio, a
cura di P. CHENAUX, Atti del Convegno internazionale di studi (Città del Vaticano,
27 gennaio 2000), Mursia, Roma 2001, pp. 99-119.
152
GIANNI BAGET BOZZO, Don Camillo Siri, in “Panorama”, 26 settembre 1993, p.
120.
153
Cfr. P. GHEDA, Siri e Montini, in Siri, La Chiesa, l’Italia, cit., pp. 3-95.
154
Cfr. PIETRO SCOPPOLA, La proposta politica di De Gasperi, Il Mulino, Bologna 1977; cfr.
anche A. RICCARDI, Chiesa di Pio XII o chiese italiane?, in Le chiese di Pio XII, a cura di
ID., Laterza, Roma-Bari 1986, pp. 21-52; ID., La Chiesa cattolica in Italia nel secondo do-
poguerra, in G. DE ROSA (a cura di), Storia dell’Italia religiosa. L’età contemporanea, La-
terza, Roma 1995, pp. 335-339; ID., Pio XII e Alcide De Gasperi. Una storia segreta, La-
terza, Roma-Bari 2003.
VERSO IL CONCILIO 147
155
Cfr. DARIO COMPOSTA, I Cattolici di ieri e di oggi di fronte alla morale politica, in AA.
VV., Questione cattolica e questione democristiana, a cura di DANILO CASTELLANO, CE-
DAM, Padova 1987, pp. 1-98.
156
“La radice maritainista del progetto montiniano lo portava a distinguere tra un partito di
ispirazione cristiana e un partito cattolico confessionale: l’ultima ipotesi non poteva essere
accettata” (N. BUONASORTE, Siri. Tradizione e Novecento, cit., p. 176); cfr. anche G. BA-
GET BOZZO, Maritain e la politica dei cattolici in Italia, in “Renovatio”, n. XI/4 (1976),
pp. 539-548.
157
Fra il 1954 e il 1962, secondo Gianni Baget Bozzo, “(…) si consuma la forma esplici-
ta della Dc quale partito cristiano” (ID., Il partito cristiano e l’apertura a sinistra. La Dc di
Fanfani e di Moro 1954-1962, Vallecchi, Firenze 1977, p. 3).
158
Colloquio del card. Siri con Benny Lai del 12 aprile 1985, in B. LAI, Il Papa non elet-
to, cit., p. 98.
159
Cfr. SANDRO MAGISTER, La politica vaticana e l’Italia 1943-1978, Editori Riuniti, Ro-
ma 1979, pp. 203-204.
160
Si veda: GAETANO QUAGLIARIELLO, Il card. Giuseppe Siri e il quadro politico italiano, in
Siri, la Chiesa, l’Italia, cit., pp. 238-253.
148 IL CONCILIO VATICANO II
161
Cfr. LUCIANO RADI, La Dc da De Gasperi a Fanfani, Rubbettino, Soveria Mannelli
2005, e VINCENZO LA RUSSA, Amintore Fanfani, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006.
162
Cfr. G. BAGET BOZZO, Il partito cristiano e l’apertura a sinistra, cit. p. 5.
163
Sull’itinerario della DC, cfr. R. DE MATTEI, Il centro che ci portò a sinistra, Fiducia,
Roma 1994.
164
GIOVANNI XXIII, Enciclica Mater et Magistra del 15 maggio 1961, in DMC, vol. III,
pp. 687-752.
165
S. MAGISTER, La politica vaticana, cit., p. 261.
166
Cfr. GIUSEPPE TAMBURRANO, Storia e cronaca del centro-sinistra, Rizzoli, Milano
1990, pp. 74-78; R. DE MATTEI, I padrini dell’Italia rossa, in “Cristianità”, n. 14 (1975),
pp. 8-9.
167
Cfr. ARTHUR M. SCHLESINGER jr., I mille giorni di John F. Kennedy alla Casa Bianca, tr.
it. Rizzoli, Milano 1966, pp. 870-872.
168
Sul rapporto tra Moro e l’episcopato italiano, si veda, tra gli altri, AUGUSTO D’AN-
GELO, Moro, i vescovi e l’apertura a sinistra, Studium, Roma 2005.
VERSO IL CONCILIO 149
169
Cfr. ANDREA TORNIELLI, Paolo VI. L’audacia di un papa, Mondadori, Milano 2009, p.
261. Tornielli cita un appunto vergato da Fanfani sul suo diario il 27 marzo 1962 in
cui sembra che Giovanni XXIII dia “via libera” al centrosinistra.
170
Roberto Ronca (1901-1977), ordinato nel 1928, nel settembre 1929 fu promosso vi-
ce-rettore del Pontificio Seminario Maggiore di Roma e nel settembre 1933, rettore
dello stesso Seminario. Fu quindi fondatore del movimento civico-politico Unione
Nazionale Civiltà Italica (1946-1955) e nel 1949 della Congregazione religiosa degli
Oblati e delle Oblate della Madonna del Rosario. Nel 1948 fu consacrato arcivesco-
vo titolare di Lepanto. Nel febbraio 1962 fu nominato da Giovanni XXIII ispettore ca-
po dei Cappellani delle Carceri italiane. La sua figura è al centro dello studio di A.
RICCARDI, Il “partito romano”, politica italiana, Chiesa cattolica e Curia Romana da Pio XII
a Paolo VI, Morcelliana, Brescia 2007 (1983), ed è oggetto della ricerca di GIUSEPPE
BRIENZA, Identità cattolica e anticomunismo nell’Italia del dopoguerra. La figura e l’opera di
mons. Roberto Ronca, D’Ettoris, Crotone 2008, che tratta soprattutto il suo ruolo negli
anni 1940 e 1950. Si veda anche, a cura di G. BRIENZA, l’operetta dello stesso R. RON-
CA, Lavorare e sacrificarsi per la gloria di Maria, Amicizia Cristiana, Chieti 2010.
171
Cfr. A. RICCARDI, Il “partito romano”, cit., p. 254, che racconta di aver incontrato nel
1975 mons. Ronca e di avergli chiesto un giudizio su mons. Montini, divenuto Pa-
pa Paolo VI. “Lui mi rispose duramente: ‘Montini, salva reverentia – era in quel mo-
mento il Papa – è stato sempre un personaggio sinistro’. Gli domandai, meravigliato di un
giudizio così duro di un vescovo nei confronti del papa, in che senso fosse sinistro e mi ri-
spose laconicamente: ‘nel senso di sinistra e sinistro’” (ivi, p. 257).
150 IL CONCILIO VATICANO II
172
Mons. Antonio Piolanti (1911-2001), ordinato nel 1934, fu professore di teologia
nelle Università Urbaniana e Lateranense; di quest’ultima fu rettore dal 1957 al
1969. Vice presidente della Pontificia Accademia S. Tommaso d’Aquino e Postula-
tore della Causa di Beatificazione di Pio IX. Durante la preparazione del Concilio fu
membro della Commissione teologica e successivamente perito conciliare. Cfr. CO-
STANTINO VONA, in PUL, pp. 91-92; ENRICO BINI, Bibliografia degli scritti di mons. An-
tonio Piolanti, in “Divinitas”, n. 34 (2002), pp. I-XXXVI; R. M. SCHMITZ, Prälat Prof.
Dr. Antonio Piolanti (1991-2001). Zu Ehren eines großen Vertreters der Römischen Schu-
le, in “Doctor Angelicus”, n. 2 (2002), pp. 15-24.
173
Poco prima del Concilio, con il motu proprio Cum Inde del 17 maggio 1959, Gio-
vanni XXIII elevò l’Ateneo Lateranense a Pontificia Università. L’Università Late-
ranense, l’“Università del Papa” (cfr. art. 1 del suo Statuto) si avvaleva di due ri-
viste, “Divinitas” (1957) e “Aquinas” (1958), organo comune della Facoltà di Teo-
logia e della Pontificia Accademia Teologica Romana, sotto la direzione di mons.
Antonio Piolanti.
174
Cfr. E. FOUILLOUX, Théologiens romains et Vatican II (1959-1962), in “Cristianesimo
nella storia”, n. 15 (1994), pp. 373-394.
175
“Nessuno che senta cattolicamente può accantonare l’enciclica Aeterni Patris (4 agosto
1879) di Leone XIII. Questa enciclica è intramontabile” (G. SIRI, Ortodossia: cedimenti
compromessi, Lettera pastorale del 7 luglio 1961, in Il primato della verità. Lettere pa-
storali sull’ortodossia, Giardini, Pisa 1984, p. 36).
VERSO IL CONCILIO 151
176
Cornelio Fabro (1911-1995), ordinato nel 1935 nell’ordine degli Stimmatini. Pro-
fessore di filosofia in diverse università, membro della Commissione preparatoria
e peritus al Concilio Vaticano II. Su di lui, si veda, tra l’altro, ROSA GOGLIA, Cornelio
Fabro. Profilo biografico, cronologico, tematico da inediti, note di archivio, testimonianze,
Edivi, Roma 2010.
177
Ugo Lattanzi (1899-1971), ordinato nel 1924, incaricato di teologia biblica (1934) e
poi ordinario di teologia dogmatica (1954) all’Università del Laterano, decano del-
la Facoltà di teologia (1963), consultore della Commissione teologica preparatoria,
peritus conciliare.
178
Umberto Betti (1922-2009), francescano, ordinato nel 1946, professore all’Anto-
nianum, Consultore della Commissione teologica preparatoria, peritus del card. Flo-
rit, rettore della Lateranense dal 1991 al 1995.
179
Agostino Trapé (1915-1987), dell’ordine di sant’Agostino, di cui fu priore generale,
ordinato nel 1937, professore di patrologia in diverse università romane. Membro del-
la Commissione teologica preparatoria, venne nominato peritus al Concilio nel 1962.
180
Salvatore Garofalo (1911-1998), ordinato nel 1933, ordinario di esegesi biblica e
poi rettore nella Pontificia Università Urbaniana, peritus conciliare.
181
Roberto Masi (1914-1969), ordinato nel 1930, professore di teologia sacramentaria
alla Lateranense. Peritus conciliare.
182
Francesco Spadafora (1913-1997), ordinato nel 1935, professore di Sacra Scrittura
al Marianum e, dal 1956, alla Pontificia Università Lateranense. Fu Segretario del-
l’Associazione Biblica italiana e fondò e diresse per cinque anni la “Rivista biblica”.
Partecipò al Concilio Vaticano II, quale membro della Commissione preparatoria
degli Studi e dei Seminari. Su di lui, cfr. In memoria di mons. Francesco Spadafora, in
“Sì sì no no”, n. 5 (2007), pp. 1-2.
183
FÉRMINA ÁLVAREZ ALONSO, La posizione del Laterano sui problemi ecclesiologici nella fa-
se preparatoria del Concilio, in L’Università del Laterano e la preparazione del Concilio Va-
ticano II, a cura di P. CHENAUX, PUL-Mursia 2001, pp. 78-79. L’Istituto patristico-me-
dievale della Lateranense annoverava docenti come mons. Andrea Combes e i pa-
dri Carlo Baliç o.f.m., Umberto Betti o.f.m., Carlo Boyer s.j., Cornelio Fabro c.s.s.,
Ludovico Gillon o.p., Bonaventura Mariani o.f.m., Michel Guérard des Lauriers
o.p., Gabriele Maria Roschini o.s.m., Paolo Siwek s.j., Agostino Trapé o.s.a., Alberto
Vaccari s.j. Alcuni di questi docenti collaborarono con la “Cattedra San Tommaso”,
inaugurata il 10 marzo 1963 con l’apporto di altri illustri studiosi, quali il padre Phi-
lippe de la Trinité o.c.d, preside della Facoltà teologica carmelitana, Etienne Gilson,
accademico di Francia, Nicola Petruzzellis, dell’Università di Napoli e il domenica-
no Santiago Ramírez della Pontificia Università di Salamanca.
152 IL CONCILIO VATICANO II
184
AD, I-IV/1, pp. 171-442.
185
Cfr. F. ÁLVAREZ ALONSO, op. cit., pp. 67-80.
186
Gabriele Maria Roschini (1900-1977) dei Servi di Maria, che Stefano De Fiores de-
finisce “il più famoso mariologo manualista nel nostro secolo” (Maria Madre di Gesù,
Dehoniane, Bologna 1993, p. 376), fu maestro in Sacra Teologia nell’Ordine, consul-
tore della Suprema Congregazione del Sant’Uffizio, fondatore della rivista “Maria-
num” (1939), promotore e primo preside della Facoltà Marianum di Roma. Tra le
sue opere una Mariologia (in lingua latina) in 4 voll., Roma 1941-1948; La Madonna
secondo la fede e la teologia, 4 voll., F. Ferrari, Roma 1953-54; Maria Santissima nella sto-
ria della salvezza. Trattato completo di mariologia alla luce del Concilio Vaticano II, Pisani
Editore, Isola del Liri 1969, 4 voll. Una bibliografia non esaustiva in GIUSEPPE MA-
RIA BESUTTI, Bibliografia di P. Gabriele M. Roschini o.s.m., in “Marianum”, n. 41 (1979),
pp. 1-63. Il numero della rivista, di 587 pagine, raccoglie gli studi offerti alla sua me-
moria. Si veda anche Atto accademico nel venticinquesimo della morte di Fra Gabriele M.
Roschini o.s.m., primo preside della Facoltà († Roma, 12 settembre 1971), in “Marianum”,
n. 64 (2002), pp. 547-606; PIETRO PARROTTA, La cooperazione di Maria alla redenzione in
Gabriele Maria Roschini, Eupress, Pregassona 2002.
187
G. MARIA ROSCHINI o.s.m., Silloge degli errori teologici contemporanei. Con appendice
sul “Magistero ecclesiastico”, Facoltà Teologica “Marianum”, Roma 1959.
188
Roschini a Felici, 6 dicembre 1959, in ASV, Conc. Vat. II, busta 259, fasc. 15, f. 1.
VERSO IL CONCILIO 153
189
Giovanni Perrone (1794-1876), ordinato nel 1827 nella Compagnia di Gesù, pro-
fessore al Collegio Romano. La sua opera principale Praelectiones theologicae, I-IX,
Typis Collegi Urbani, Romae 1835-1842, con le sue 30 edizioni è un classico della
teologia.
190
Alla “scuola romana” in senso lato vanno ascritti anche i padri Carlo Passaglia
(1812-1887), Clemente Schrader (1820-1875), Giovanni Battista Franzelin (1816-
1886) della Compagnia di Gesù, illustri domenicani come i padri Tommaso Maria
Zigliara (1833-1883), Zefirino Gonzales (1831-1894), Alberto Lepidi (1838-1922), Re-
ginald Garrigou-Lagrange, e teologi che non insegnarono mai a Roma, ma che ne
assorbirono lo spirito, come Matthias Scheeben (1835-1888), Hugo Adalbert Hurter
(1832-1914), Heinrich Denzinger (1819-1883), Joseph Hergenröther (1824-1890), pri-
mo cardinale-prefetto degli Archivi Vaticani; cfr. HERIBERT SCHAUF, Carlo Passaglia
und Clemens Schrader. Beitrag zur Theologiegeschichte des neunzehnten Jahrhunderts,
Pontificia Università Gregoriana, Roma 1938; W. KASPER, Die Lehre von der Tradition
in der Römischen Schule, Herder, Freiburg 1962; K. H. NEUFELD, “Römische Schule”.
Beobachtungen und Uberlegungen zur genaueren Bestimmung, in “Gregorianum”, nn.
63/64 (1982), pp. 677-699; B. GHERARDINI, Quod et tradidi vobis. La tradizione vita e gio-
vinezza, Casa Mariana Editrice, Frigento (AV) 2010.
191
Camillo Tarquini (1810-1874), ordinato nel 1833, membro della Compagnia di Ge-
sù nel 1837, professore per 20 anni di Diritto canonico al Collegio Romano, creato
cardinale nel 1873 da Pio IX. Di lui, cfr. le celebri Iuris Ecclesiastici publici institutio-
nes (Roma 1862).
192
Felice Cavagnis (1841-1906), ordinato nel 1863, Pro-segretario della Curia Roma-
na nel 1893, creato cardinale nel 1901. Fu anche eminente filologo e archeologo.
193
Felice Maria Cappello (1879-1962), teologo e canonista della Compagnia di Gesù,
ordinato nel 1902, professore di Diritto Canonico alla Gregoriana dal 1920 al 1959.
Ne è stata introdotta la causa di beatificazione (1998). Di lui, cfr. la Summa Iuris pu-
blicis ecclesiastici (Roma 1923). Si veda il profilo biografico di D. MONDRONE, Il con-
fessore di Roma: padre Felice M. Cappello, “La Civiltà Cattolica”, Roma 1962.
194
G. MARTINA, Il contesto storico, cit., p. 75.
154 IL CONCILIO VATICANO II
195
Cfr. A. RICCARDI, Il “partito romano”, cit., pp. 45-46 e passim.
196
Cfr. anche R. BURIGANA, Progetto dogmatico del Vaticano II: la Commissione teologica pre-
paratoria, in Verso il Concilio Vaticano II (1960-1962). Passaggi e problemi della preparazio-
ne conciliare, a cura di G. ALBERIGO-A. MELLONI, Marietti, Genova 1993, pp. 141-206.
197
Sebastiaan Tromp (1889-1975), gesuita olandese, ordinato nel 1922, professore di
teologia alla Gregoriana dal 1929 al 1967, membro della Accademia Pontificia di
Teologia (1956), autore di molte opere, tra cui, fondamentale, Corpus Christi quod est
Ecclesia, 4 volumi, Roma 1937-1972. Segretario della Commissione teologica prepa-
ratoria e poi della Commissione dottrinale. Peritus conciliare. Cfr. G. BARJEN, Tromp,
in DHCJ, pp. 3842-3843.
VERSO IL CONCILIO 155
198
Heribert Schauf (1910-1988), tedesco, ordinato nel 1935, professore di Diritto Ca-
nonico ad Aachen, membro della Commissione teologica preparatoria, perito conci-
liare. Cfr. Geist und Kirche. Studien zur Theologie im Umfeld der beiden Vatikanischen
Konzilien. Gedenkschrift für Heribert Schauf, a cura di HERBERT HAMMANS-HERMANN-JO-
SEF REUDENBACH-HEINO SONNEMANS, Verlag Ferdinand Schöningh, Paderborn 1991.
199
J. A. KOMONCHAK, La lotta per il Concilio durante la preparazione, in SCV, vol. I, pp.
242-250 (pp. 177-380).
200
Philippe de la Trinité (1908-1977), francese, carmelitano scalzo, ordinato nel 1934.
Entrò nel Sant’Uffizio nel 1952 e dall’anno seguente presiedette anche la facoltà di
teologia del suo ordine.
201
Marie-Rosaire Gagnebet (1904-1983), domenicano francese, professore di teologia
all’Angelicum (1935), poi consultore del Sant’Uffizio (1964), membro della Com-
missione teologica preparatoria, peritus conciliare.
202
Franz Hürth (1880-1963) gesuita tedesco, ordinato nel 1950. Professore alla Gre-
goriana, poi peritus nel 1962.
203
Cfr. Formula Nova Professionis Fidei (Secunda Congregatio: 9 novembre 1961), in AD,
II-II/1, pp. 495-497. ANTONINO INDELICATO, La “Formula nova professionis fidei” nella
preparazione de Vaticano II, in “Cristianesimo nella storia”, n. 7 (1986), pp. 305-340.
204
Cfr. A. INDELICATO, Difendere la dottrina o annunciare l’Evangelo. Il dibattito nella
Commissione centrale preparatoria del Vaticano II, Marietti, Genova 1992.
156 IL CONCILIO VATICANO II
“Ammetto con fede sincera il peccato originale, per il quale tutti gli uo-
mini hanno peccato nel progenitore Adamo, (come) il peccato propria-
mente detto, trasmesso per generazione e proprio di ciascuno.
– Riconosco come segni certissimi le prove esterne della rivelazione, e pri-
ma di tutto i miracoli e le profezie, attraverso le quali senza alcun dubbio
si dimostra che la religione cristiana ha origine divina, e ritengo che essa
anche oggi sia adatta all’intelligenza umana. Ritengo anche che la stessa
Chiesa, considerata in se stessa, per la sua unità universale, per l’eccelsa
santità e l’inesausta fecondità in tutti i beni, per la mirabile diffusione e
la invincibile stabilità sia un motivo perpetuo di credibilità e una testi-
monianza irrefragabile della sua eredità divina.
– Accolgo sinceramente la dottrina della fede trasmessa dagli apostoli per
il tramite dei Padri ortodossi fino a noi con lo stesso senso e con le stesse
espressioni. Per cui, anche se cresce nella Chiesa la comprensione della ve-
rità rivelata, tuttavia respingo come eretico il parere della evoluzione dei
dogmi che col trascorrere del tempo passano ad un significato diverso da
quello che la Chiesa ha insegnato una volta per tutte.
– Ritengo che il deposito della fede, ovvero la parola di Dio scritta o tra-
mandata dagli Apostoli, sia completo. Ritengo fermamente che la Sacra
Scrittura, immune da qualsivoglia errore, debba essere spiegata con la
guida del Magistero della fede, secondo la norma della Tradizione e se-
condo l’analogia della fede.
– Professo che la fede non è solo un oscuro sentimento religioso o solo un
sentimento dell’animo, ma un vero assenso dell’intelletto alla verità, rice-
vuto dal di fuori con l’ascolto, per il quale crediamo ciò che è stato rivela-
to e testimoniato da un Dio personale a causa dell’autorità di Dio som-
mamente verace, credendo al quale prestiamo il pieno ossequio dell’intel-
letto e della volontà, con l’ispirazione e l’aiuto della grazia di Dio.
– Professo senza alcun dubbio tutti gli altri punti definiti e proclamati dai
Concili Ecumenici e soprattutto dal Sacrosanto Concilio di Trento e dal
Concilio Ecumenico Vaticano I, particolarmente riguardo al primato di
giurisdizione del Romano Pontefice e del suo magistero infallibile, e così
condanno e rifiuto ciò che è stato condannato e rifiutato negli stessi Con-
cili e nelle Lettere Encicliche, soprattutto Pascendi e Humani generis.
– Questa vera fede cattolica, fuori della quale nessuno può essere salvo,
professo spontaneamente ora e sinceramente la mantengo, e mi adoprerò
perché da me e da coloro che mi sono sottoposti sia conservata integra ed
VERSO IL CONCILIO 157
inviolata fino all’ultimo respiro della vita, nella maniera più ferma, con
assoluta costanza, con l’aiuto di Dio. Così io stesso N. davanti a Dio e a
Gesù Cristo, che mi giudicherà per la vita o per la pena eterna prometto,
faccio voto e giuro” 205.
205
A. INDELICATO, Formula nova professiosis fidei, cit., p. 497.
206
Cfr. B. LAI, Vaticano Aperto, Longanesi, Milano 1968, pp. 178-179.
207
SCHMIDT, Bea, pp. 309-318.
208
Lorenzo Jäger (1892-1975), tedesco, ordinato nel 1922. Arcivescovo di Paderborn
dal 1941 al 1973, creato cardinale nel 1965. Membro del Segretariato per l’Unità dei
Cristiani.
209
Cfr. SCHMIDT, Bea, pp. 342-348.
158 IL CONCILIO VATICANO II
210
Ivi, p. 348.
211
Johannes Willebrands (1909-2006), olandese, ordinato nel 1934, Segretario del Se-
gretariato per l’Unità dei Cristiani, peritus conciliare e poi vescovo titolare di Mau-
riana (1964). Creato cardinale il 28 aprile 1969, successe al card. Bea come presi-
dente del Segretariato e al cardinale Alfrink come arcivescovo di Utrecht dal 1975
al 1983.
212
Cfr. KÜNG, La mia battaglia, p. 222.
213
Cfr. SALVATORE CAMPO, I cardinali Bea e Willebrands: il loro ruolo “ecumenico” nel Va-
ticano II, in “Istituto Paolo VI”, n. 52 (2006), pp. 60-68. Willebrands era assistito da
due collaboratori: il francese Jean-François Arrighi e l’americano Thomas Stransky.
VERSO IL CONCILIO 159
214
SCHMIDT, Bea, p. 361.
215
Cfr. G. ALBERIGO, Il pontificato di Giovanni XXIII, cit., pp. 27-28; S. SCHMIDT, Gio-
vanni XXIII e il Segretariato per l’unione dei cristiani, in “Cristianesimo nella storia”,
n. 8 (1987), pp. 95-117; M. VELATI, “Un’udienza a Roma”. La nascita del Segretario per
l’Unità dei Cristiani (1959-1960), in Il Vaticano II fra attesa e celebrazione, pp. 74-118.
216
Jean-François Mathieu Arrighi (1918-1998), francese, ordinato nel 1948, vice pre-
sidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia e vescovo di Vico Equense nel 1985.
217
Cit. in CAPRILE, vol. V, p. 716.
160 IL CONCILIO VATICANO II
Marcel Lefebvre (1905-1991), della Congregazione dello Spirito Santo. Ordinato nel
219
220
M. LEFEBVRE, Il colpo da maestro di Satana, tr. it. Il Falco, Milano 1978, pp. 12-15.
221
Cfr. C. BARTHE, op. cit., pp. 97-98.
162 IL CONCILIO VATICANO II
222
J. A. KOMONCHAK, La lotta per il Concilio durante la preparazione, cit., p. 234.
223
Ivi, p. 235.
224
M. PESCE, Da Leone XIII a Pio XII, cit., p. 86.
225
Ernest Vogt (1903-1984), gesuita svizzero, ordinato nel 1933. Rettore dell’Istituto
Biblico dal 1949 al 1963. Nominato consultore della Commissione teologica prepa-
ratoria all’inizio del 1961.
226
Cfr. F. SPADAFORA, La nuova esegesi. Il trionfo del modernismo sull’Esegesi Cattolica,
Editions Les Amis de saint François de Sales, Sion 1996, pp. 63-70. Cfr. anche ID., Ra-
zionalismo. Esegesi cattolica e Magistero, Istituto padano di Arti Grafiche, Rovigo 1961.
VERSO IL CONCILIO 163
227
Luis Alonso Schökel (1920-1998), gesuita spagnolo, professore di Sacra Scrittura
al Biblico dal 1957.
228
Cfr. L. A. SCHÖKEL s.j., Dove va l’esegesi cattolica?, in “Civiltà Cattolica”, q. 2645
(1960), pp. 449-460.
229
Ivi, pp. 465-456.
230
Stanislas Lyonnet (1902-1986), gesuita francese, ordinato nel 1934. Professore di
Sacra Scrittura a Fourvière (1938) poi di esegesi all’Istituto Biblico. Dovette inter-
rompere l’insegnamento, su richiesta del Sant’Uffizio, dal 1962 al 1964. Cfr. ALBERT
VANHOYE, In memoriam, in “Rivista Biblica”, n. 68 (1987), pp. 141-142. Di lui, cfr. Le
péché originel et l’exégèse de Rom. 5,12-14, in “Recherches des Sciences Religieuses”,
n. 44 (1956), pp. 63-84; L’attualità della Lettera di San Paolo ai Romani e il problema ecu-
menico, in “Civiltà Cattolica”, q. 2596 (1958), pp. 365-377.
231
Cfr. F. SPADAFORA, Rm. 5,12: esegesi e riflessi dogmatici, in “Divinitas”, n. 4 (1960),
pp. 289-298. Si veda anche B. MARIANI o.f.m., La persona di Adamo e il suo peccato ori-
ginale secondo San Paolo 5, 12-21, in “Divinitas”, n. 2 (1958), pp. 486-519.
164 IL CONCILIO VATICANO II
232
Piet Schoonenberg (1911-1999), gesuita olandese, ordinato nel 1939, allievo dell’I-
stituto Biblico, professore di teologia dogmatica all’Università di Nimega (1964-
1979). Su di lui, Nouvelle théologie, pp. 126-138.
233
Cfr. P. SCHOONENBERG, Der Mensch in der Sünde, in Mysterium Salutis. Grundriß heil-
sgeschichtlicher Dogmatik, a cura di J. FEINER-M. LÖHRER, vol. II, Die Heilgeschichte vor
Christus, Benziger, Einsiedeln-Zurigo-Colonia 1967, pp. 845-941.
234
Cfr. AD, I-IV/1, pp. 125-136. Sulla vicenda, cfr. F. SPADAFORA, La nuova esegesi, cit.,
pp. 91-115.
235
Antonino Romeo (1902-1979), ordinato nel 1924, dal 1938 al 1972 fu a Roma, aiu-
tante di studio presso la Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università. È au-
tore, tra l’altro, di numerose voci dell’Enciclopedia Cattolica e del Dizionario biblico di-
retto da mons. Francesco Spadafora. Su di lui cfr. ANDREA DALLEDONNE, La morte di
mons. Antonino Romeo: una grave perdita per la Chiesa cattolica, in Implicazioni del to-
mismo originario, Quadrivium, Genova 1981, pp. 67-71. Sulla questione, cfr. R. BURI-
GANA, La querelle tra il Laterano e l’Istituto Biblico, in L’Università del Laterano, cit., pp.
50-66.
236
Cfr. A. ROMEO, L’Enciclica “Divino Afflante Spiritu” e le “opiniones novae”, in “Divi-
nitas”, n. 4 (1960), pp. 385-456.
237
Una documentata ricostruzione della polemica in ANTHONY DUPONT e KARIM
SCHELKENS, Katholische Exegese vor dem Zweiten Vatikanischen Konzil (1960-1961), in
“Zeitschrift für katholische Theologie”, n. 1 (2010), pp. 1-24.
VERSO IL CONCILIO 165
“un gruppo che infaticabilmente si agita per aprire sempre più larghe
brecce nell’edificio sovrumano della fede cattolica, col pretesto che oggi de-
ve interessare unicamente la novità, giacché il Vangelo da ammettersi non
è quello del passato, ma è quello del futuro, la Chiesa a cui dobbiamo ob-
bedire non è quella che conosciamo, ma è quella del futuro”. 238
“(…) Si è così arrivati oggi alla «teologia nuova» ispirata agli slogans del
momento, alla morale ‘nuova’ che vuol soddisfare le passioni umane e aboli-
re la nozione e il senso del peccato, alla ‘storia nuova’ che consacra lo stori-
cismo o il trionfo del fatto, al ‘diritto nuovo’ che proclama la libertà del ma-
le e di quelli che sono abbastanza potenti per potersi tutto permettere, alla
‘psicologia nuova’ basata sulla psicanalisi pansessuale, alla ‘pedagogia nuo-
va’ che soddisfa tutti gli istinti, all’‘arte sacra nuova’ che esalta il surreali-
smo e il concettualismo dei ciarlatani. Il vocabolo, una volta tanto in uso,
‘principii’, sta scomparendo dalla circolazione (...). Fondandosi sul doppio
mito della libertà umana e del progresso umano, doppio postulato gnostico
che divinizza la labile contingenza del nostro valore individuale e del nostro
eterno fluire collettivo verso un futuro ignoto, facendone il surrogato del-
l’Assoluto, i progressisti odierni trasformano la religione e la scienza in una
continua ricerca, senza determinarne la finalità, l’oggetto e le ‘costanti’ che
ogni fede e ogni scienza deve pur prefiggersi. Si verifica così il trionfo del-
l’indeterminatezza, cioè del relativismo e, in fondo, della negazione” 239.
Si deve ricordare che mons. Romeo non era solo un insigne bi-
blista, ma anche un profondo conoscitore del “mysterium iniquita-
tis”. A lui si devono, tra l’altro, le voci Anticristo e Satanismo della
Enciclopedia cattolica in cui dimostrava una penetrante conoscenza
teologica delle forze del male che operano nella storia. Le righe che
abbiamo citato e quelle che seguono attirarono su di lui l’accusa di
essere un “visionario”, ma oggi ci appaiono non prive di forza pro-
fetica. Così egli continuava:
238
A. ROMEO, L’enciclica “Divino Afflante spiritu, cit., p. 444.
239
Ivi, p. 447, 449.
166 IL CONCILIO VATICANO II
240
Ivi, pp. 468-69.
VERSO IL CONCILIO 167
241
FENTON, Diario, p. 17. Nell’ottobre 1962 mons. Fenton pubblicò un articolo inti-
tolato The Virtue of Prudence and the Success of the Second Ecumenical Vatican Coun-
cil in cui affermava tra l’altro: “È possibile che il Concilio agisca in altro modo rispet-
to alla pienezza della prudenza soprannaturale. È possibile che, visto in questa prospetti-
va, non abbia successo” (in “The American Ecclesiastical Review”, n. 4 (1962), p. 265
(pp. 255-265).
242
Max Zerwick (1901-1975), tedesco, ordinato nella Compagnia di Gesù nel 1931,
professore di esegesi all’Istituto Biblico dal 1953. Cfr. CARLO MARIA MARTINI, In me-
moria di P. Max Zerwick, in “Rivista Biblica”, n. 56 (1976), pp. 444-445.
243
Nel 1963 Paolo VI, appena eletto, li richiamò a Roma e li reintegrò nell’insegna-
mento al Pontificio Istituto Biblico.
244
Cfr. AAS, 9 (1961), p. 507.
245
Cfr. ERNESTO RUFFINI, Generi letterari e ipotesi di lavoro nei recenti studi biblici, in
“L’Osservatore Romano”, 24 agosto 1961; poi in ID., Conferenze bibliche, Ancora, Ro-
ma 1966, pp. 222-224. Mons. Fenton fece pubblicare l’articolo del card. Ruffini, tra-
dotto come Literary Genres and Working Hypothesis in Recent Biblical Studies, in “The
American Ecclesiastical Review”, n. 146 (1961), pp. 362-365.
168 IL CONCILIO VATICANO II
Lettera di Ruffini al card. Ottaviani del 9 maggio 1961, in F.M. STABILE, op. cit., p.
247
115.
170 IL CONCILIO VATICANO II
248
Ivi, p. 116. In una conferenza tenuta ad Assisi il 30 dicembre 1961, il card. Ottavia-
ni ribadiva da parte sua le sue speranze nell’imminente Concilio Ecumenico: “Un
grande faro da cui si sprigionerà luce e calore sta per accendersi per le prossime assisi mon-
diali di verità e di giustizia che stanno per aprirsi sul colle Vaticano, presso la tomba del prin-
cipe degli Apostoli” (A. OTTAVIANI, La parola della Croce alla vigilia del Concilio Ecumeni-
co, in Discorsi di sua em.za il cardinale Alfredo Ottaviani, Segretario della Suprema S. Con-
gregazione del S. Uffizio, Gruppo studi sociali Luigi Sturzo, Bastia Umbra 1962, p. 26).
249
Cfr. il profilo di S. NEGRO, in Vaticano minore e altri scritti, Neri Pozza, Vicenza
1963, pp. 344-348.
250
PIO XI, Lettera Deus scientiarum Dominus del 14 maggio 1931, in AAS, 23 (1931),
pp. 241-262.
251
“Si comprende quindi l’animo trepido della Chiesa nei confronti degli studi biblici. Essa
infatti, mentre ha fiducia serena nella serietà di indagine dei suoi figli, non può acconten-
tarsi di raccogliere i frutti, ma deve guidarne i passi, come pure le spetta di ratificare le con-
VERSO IL CONCILIO 171
“È vero che lo scisma e l’eresia come tali separano dal Corpo Mistico di
Cristo che è la Chiesa, cioè dalla piena partecipazione di quella vita che
Cristo comunica alla Chiesa. Ma questo vale di coloro che personalmente
e consapevolmente si staccano dalla Chiesa, non senz’altro di coloro che
in buona fede si trovano separati in seguito all’eredità ricevuta dai loro
antenati. Inoltre tutti i cristiani non cattolici vengono dalla Chiesa consi-
derati come ‘fratelli’, come ‘figli’, come oggetto del proprio amore mater-
no; in altre parole, essa li considera come propri soggetti e membri, ben-
ché non nel pieno senso” 252.
clusioni” (Discorso all’Associazione Biblica del 23 settembre 1962, in DMC, vol. IV,
p. 542 (pp. 540-545). Cfr. anche J. A. KOMONCHAK, La lotta per il Concilio durante la pre-
parazione, cit., pp. 300-301.
252
“L’Osservatore Romano”, 27 gennaio 1961.
253
Antoine Wenger (1919-2009), assunzionista francese, ordinato nel 1943. Dal 1957
al 1973 diresse il giornale “La Croix”, continuando ad insegnare teologia cattolica a
Strasburgo. Fu grande amico del card. Giovanni Villot intrattenendosi con lui tutte
le domeniche alle quattro del pomeriggio, dal 1973 fino alla morte di quest’ultimo
(gennaio 1979) (A. WENGER, Vatican II, Centurion, Parigi 1964-1966, 4 voll.). Su di
lui, PHILIPPE LEVILLAIN, Il patrologo che scriveva la storia del tempo presente. Ricordo di
padre Antoine Wenger, in “L’Osservatore Romano”, 27 maggio 2009.
254
“La Croix”, 24 gennaio 1961. Cfr. anche ROBERTO TUCCI s.j., La visita di cortesia del
dott. Fisher a S. Giovanni XXIII, in “Civiltà Cattolica”, q. 2650 (1960), pp. 337-353.
172 IL CONCILIO VATICANO II
255
Cfr. C. FALCONI, Perché Bea viaggia tanto, in “L’Espresso”, 26 agosto 1962.
256
Cfr. SCHMIDT, Bea, pp. 370-372.
257
“La Croix”, 26 ottobre 1960.
258
CAPRILE, vol. I/2, p. 2.
259
Ivi, vol. I/2, p. 166.
260
Su Alessio I (1929-2008) cfr. Jean G.H. HOFFMANN, Alexeij Patriarche de Moscou et de
toutes les Russies, in Résistances en Union Soviétique, Les Cahiers de “Tant qu’il fait
jour”, Parigi 1971, pp. 56-81.
VERSO IL CONCILIO 173
261
Cfr. A. MELLONI, L’altra Roma. Politica e S. Sede durante il Concilio Vaticano II (1959-
1965), Il Mulino, Bologna 2000; ALFREDO ROCCUCCI, Russian observers at Vatican II.
The “Council for Russian Orthodox Church Affair” and the Moscow patriarchate between
Anti-religious Policy and International strategies, in Vatican II in Moscow, pp. 50-51 (pp.
45-69); M. VELATI, La Chiesa ortodossa russa tra Ginevra e Roma negli anni del Concilio
Vaticano II, ivi, pp. 90-110.
262
Cfr. M. TEDESCHI, op. cit., pp. 47-57.
174 IL CONCILIO VATICANO II
b) L’incontro di Metz
263
Cfr. LEONID ILITCHEV, L’educazione atea. Rapporto alla Commissione ideologica del
P.C.U.S., ICAS, Roma 1964.
264
Cfr. GIOVANNI CODEVILLA, Le comunità religiose nell’URSS. La nuova legislazione so-
vietica, Jaca Book, Milano 1978, pp. 11-12.
265
Atenagora (1886-1972), patriarca ecumenico dal 1948 alla morte. Su di lui, cfr. VA-
LERIA MARTANO, Athenagoras il patriarca (1886-1972). Un cristiano fra crisi della coali-
zione e utopia ecumenica, Il Mulino, Bologna 1996.
266
L’articolo dal titolo Non possumus apparve sulla rivista del patriarcato di Mosca,
“Zurnal Moskovskoj Patriarchii”, il 6 giugno 1961, tr. fr. su “Istina”, n. 10 (1964), pp.
503-506. Cfr. JOSÉ OSCAR BEOZZO, Il clima esterno, in SCV, vol. I, p. 427 (pp. 381-428); A.
WENGER, Les trois Rome. L’Eglise des années Soixante, Desclée de Brouwer, Parigi 1991, p. 80.
267
Cfr. J. MADIRAN, L’accord de Metz ou pourquoi notre Mère fut muette, Via Romana,
Versailles 2006.
VERSO IL CONCILIO 175
268
Nikodim, al secolo Boris Georgievic Rotov (1929-1978), arcivescovo di Yaroslavl
(1960-1963), metropolita di Minsk (1963), poi di Leningrado (1963-1967) e Novgo-
rod (1967-1978), quindi esarca dell’Europa Occidentale (1974-1978). Morì d’infarto
in Vaticano, il 5 settembre 1978, mentre era ricevuto in udienza da Giovanni Paolo
II. È stato documentato, sulla base di ricerche di archivio, che il Consiglio Ecume-
nico delle Chiese era un organismo abbondantemente infiltrato da agenti del Crem-
lino e che il metropolita Nikodim, che riuscì a divenirne uno dei presidenti, fosse
un funzionario del KGB (cfr. GERHARD BESIER-ARMIN BOYENS-GERHARD LINDEMANN,
Nationaler Protestantismus und Ökumenische Bewegung. Kirchliches Handeln im kalten
Krieg (1945-1990), Duncker und Humblot, Berlino 1999).
269
Cfr. SERGE BOLSHKOFF, Le cardinal Tisserant (1884-1974), edizione dattiloscritta,
Hauterive 1984, pp. 15-17.
270
Cfr. EMMANUEL LANNE o.s.b., La perception en Occident de la participation du patriar-
cat de Moscou à Vatican II, in Vatican II in Moscow, pp. 111-117. Cfr. anche Le “non pos-
sumus” du patriarcat de Moscou, in “Istina”, cit.
271
Il riscontro documentale è presente anche nell’archivio del card. Tisserant, dove
esiste una lettera, datata 22 agosto 1962, nella quale il porporato francese scrive a
Serge Bolshkoff, informandolo dell’incontro con Nikodim (Tisserant a Bolshkoff, 22
agosto 1962, archivio dell’Associazione Amis Card. Tisserant, “Bolshkoff Serge”,
doc. V 3, cit. in A. TORNIELLI, Paolo VI, cit., p. 303). Sulla vicenda si veda anche TOM-
MASO RICCI, Chiesa e comunismo. Quella “svista” del Concilio, in “30 Giorni”, nn. 8-9
(1989), pp. 56-63, e ID., Il mistero del patto Roma-Mosca, in “30 Giorni”, n. 10 (1989),
pp. 275-280.
272
J. WILLEBRANDS, La rencontre entre Rome et Moscou. Souvenirs, in Vatican II in Mo-
scow, pp. 333-335.
176 IL CONCILIO VATICANO II
273
Basile Krivochéine (1900-1985), arcivescovo ortodosso di Bruxelles.
274
Francesco Lardone (1887-1980), ordinato nel 1910, arcivescovo di Rize (1949) e
nunzio apostolico ad Haiti e presso la Repubblica Dominicana (1949-1953), poi in
Perù (1953-1959), mentre la Turchia sarà la sua ultima destinazione come Internun-
zio apostolico (1959-1966). Sulla sua figura, cfr. GIUSEPPE TUNINETTI, Monsignor Fran-
cesco Lardone (1887-1980). Il Nunzio Apostolico precursore della Ost-Politik, L’Artistica
Savigliano, Savigliano 1997.
275
A. RICCARDI, Il Vaticano e Mosca 1940-1990, Laterza, Roma-Bari 1993, pp. 232-238.
276
Cfr. il Rapporto della visita a Mosca, del 7 ottobre 1962, cit. in P. CHENEAUX, L’E-
glise catholique et le communisme en Europe (1917-1989). De Lénine à Jean Paul II, Cerf,
Parigi 2009, pp. 256-257; J. WILLEBRANDS, La rencontre, cit., pp. 336-338.
277
Cfr. J. O. BEOZZO, Il clima esterno, cit., p. 428.
278
SCHMIDT, Bea, p. 382. Il metropolita greco-ortodosso Jakovos (1911-2005) delle due
Americhe arrivò ad accusare il Vaticano di avere utilizzato il Concilio per dividere
e indebolire l’ortodossia (A. WENGER, Vatican II, cit., Première Session, pp. 222-265).
VERSO IL CONCILIO 177
c) Il comunismo al Concilio
279
J. A. KOMONCHAK, La lotta per il Concilio durante la preparazione, cit., p. 349. Cfr.
anche Y. CONGAR o.p., Le rôle des “Observateurs” dans l’avancée oecuménique, in Le
Concile Vatican II. Son Eglise, Peuple de Dieu et Corps du Christ, Beauchesne, Parigi
1984, pp. 90-98.
280
AAS, 29 (1937), pp. 65-106.
281
AAS, 50 (1958), pp. 601-614.
282
AAS, 41 (1949), p. 34.
283
Cit. in A. RICCARDI, Dalla Chiesa di Pio XII alla Chiesa giovannea, in ALBERIGO, Papa
Giovanni, p. 151 (pp. 135-174).
284
Sui rapporti tra Chiesa e comunismo durante il Concilio cfr. WILTGEN, pp. 269-274;
A. WENGER, Vatican II, cit., vol. I, pp. 187-346; vol. II, pp. 297-316; P. LEVILLAIN, La mé-
canique politique, cit., pp. 361-439; VINCENZO CARBONE, Schemi e discussioni sull’atei-
smo e sul marxismo nel Concilio Vaticano II. Documentazione, in “Rivista di Storia del-
la Chiesa in Italia”, vol. XLIV (1990), pp. 10-68; A. RICCARDI, Il Vaticano e Mosca, cit.,
178 IL CONCILIO VATICANO II
289
AD, II-II/1, p. 408.
290
AD, II-II/3, pp. 761-842.
291
AD, II-II/3, pp. 777-790.
292
Cfr. G. TURBANTI, Il problema del comunismo al Concilio, in Vatican II in Moscow, p. 155.
293
Ivi, p. 159.
294
MARANHÃO GALLIEZ, Diario, 2 novembre 1962.
180 IL CONCILIO VATICANO II
295
Ivi. L’incontro, riportato da Murillo Maranhão Galliez, fu più volte confermato da
Plinio Corrêa de Oliveira (A-IPCO, Riunione del 28 settembre 1980).
296
Cfr. A. RICCARDI, Il Vaticano e Mosca, cit., pp. 151-158. Il 3 ottobre 1956 Stepìnac
scriveva al padre Sakač: “Si conduce una lotta per la vita e per la morte e non è possibile
ritirarsi, se non vogliamo tradire Iddio. Anche il sanguinario comunismo sa bene che sarà
distrutto sin nelle radici non appena se ne presenti l’occasione al popolo. Non vi è più forza
al mondo che sia in grado di riabilitare il comunismo agli occhi delle masse, talmente si è re-
so, infatti, odioso con le sue sanguinose violenze, i saccheggi, le menzogne, gli imbrogli e at-
ti inumani, che non trovano riscontro nella storia del mondo. Una vera e viva immagine del-
l’inferno! Ho già detto varie volte: se l’inferno per tutta l’eternità non fosse nient’altro che
ciò che stiamo sperimentando noi oggi, sarebbe una cosa orribile e insopportabile. Eppure vi
sono ancora in Occidente degli uomini ingenui, che scherzano col fuoco e nella loro inge-
nuità credono nella possibilità di una coesistenza con il comunismo sanguinario. Non san-
no che esso è la viva immagine dell’inferno, un vero “mendacium incarnatum”. Il nostro
capo dello Stato in un’occasione ha definito il comunismo come una democrazia di tipo su-
periore. Io confermo ciò, ad una condizione però, che si inserisca una sillaba nella parola de-
mocrazia, in maniera che si possa leggere ‘demonocrazia’, giacché solamente il demonio, in
quanto essere superiore, ha potuto inventare tante torture per l’infelice umanità, e non un
normale cervello umano” (A. STEPINAC, Lettera del 3 ottobre 1956 al padre Stjepan
Sakač s.j., in Positio, cit., vol. III, p. 1257).
VERSO IL CONCILIO 181
297
Sui lavori della Commissione preparatoria, cfr. tra l’altro, B. BOTTE, Il movimento
liturgico, cit., pp. 167-189, e A. BUGNINI, La riforma liturgica, cit., pp. 26-39.
298
Cipriano Vagaggini (1909-1999), monaco della Congregazione camaldolese del-
l’Ordine di S. Benedetto. Ordinato nel 1934, studiò presso il Pontificio Istituto
Sant’Anselmo del quale divenne Decano.
299
Bernard Capelle (1884-1961), belga, monaco di Maredsous, direttore della “Revue
Bénédictine”, dal 1928 abate di Mont César. Cfr. F. VANDERBROVCK, Dom Bernard Ca-
pelle (1884-1961), in “Ephemerides Liturgicae”, n. 76 (1962), pp. 43-49.
300
Antoine Chavasse (1909-1983), francese, ordinato nel 1934. Professore alla Facoltà
di teologia cattolica di Strasburgo. Liturgista, fu nominato membro della Commis-
sione preparatoria della liturgia, poi esperto al Concilio.
301
Pierre Jounel (1914-2004), sacerdote francese, professore all’Institut Catholique di
Parigi. Cfr. N. GIAMPIETRO, In memoriam: Mons. Pierre Jounel 1914-2004, in “Epheme-
rides Liturgicae”, n. 119 (2005), pp. 83-86; PIERRE JOUNEL, L’élaboration du missel de
Vatican II. Souvenirs personnels, ivi, pp. 87-113.
302
Cfr. MARIA PAIANO, Il dibattito sui riflessi dell’antisemitismo nella liturgia cattolica, in
“Studi storici”, n. 41 (2000), pp. 134-135.
182 IL CONCILIO VATICANO II
“Il primo requisito della lingua della Chiesa, insegna il Pontefice, è che sia
universale. Essa deve servire nell’ordine dell’istituzione ecclesiastica a
mettere il centro della Chiesa in contatto pronto, sicuro, uguale, con tut-
ti i raggi che al centro si dirigono. Se in discorsi rivolti in solenni occa-
sioni a questo o quel popolo i Pontefici usano volentieri le rispettive lin-
gue nazionali, appena però debbano rivolgersi alla famiglia cattolica uni-
versale, l’uso di questa o quella lingua moderna, propria di una singola
comunità, risulterebbe un favoreggiamento di quella particolare comu-
nità, a danno delle altre. La Chiesa, che con le parole di Paolo proclama:
“ubi non est gentilis et iudaeus… barbarus et Scyta, servus et liber”
(Col. 3, 11; Gal. 3; Rom. 10, 12), non getterà mai sul piatto della bilancia,
per favorire degli interessi terreni di un popolo a svantaggio di altri, il pe-
so dei valori eterni di cui essa è custode. Né mai costringerà i popoli di mi-
nor potenza politica o culturale a chinarsi verso i più forti, come i covoni
nel sogno profetico di Giuseppe (Gen. 37, 6 ss.). Quindi l’uso del latino
che non è lingua propria di nessun popolo, non favorisce né sfavorisce
parzialmente nessuno; e con ciò adempie a un’essenziale condizione che
deve avere, nell’ordine cristiano, una lingua universale.
L’uso del latino da parte della Chiesa non si limita alla funzione negativa
di eliminare parzialità e risentimenti. La facilità che esso produce ai sa-
303
PIO X, Lettera Vehementer sane. Ad episcop. universos, 1 luglio 1908, in ENCH. CLE. p 470.
304
PIO XI, Lettera Officiarum Omnium, 1 agosto 1922, in AAS, 14 (1922), pp. 449-458.
VERSO IL CONCILIO 183
305
“L’Osservatore Romano”, 25 marzo 1961.
306
Cfr. HIGINI ANGLÈS, Il prossimo Concilio Ecumenico e la Musica sacra, in “Bollettino
degli Amici del Pontificio Istituto di Musica Sacra”, n. 11 (1959). Mons. Higini An-
glès (1888-1969), spagnolo, in riconoscimento dei suoi meriti di insigne musicologo
fu nominato da Pio XII, nel 1948, preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra in
Roma, nonché Prelato Domestico di Sua Santità e Consultore della Sacra Congre-
gazione dei Riti. Cfr. Sub tuum Praesidium confugimus. Scritti in memoria di mons. Hi-
gini Anglès, Pontificio Istituto di Musica Sacra, Roma 2002.
307
AAS, 53 (1961), p. 812.
308
Cfr. A. BUGNINI, La riforma liturgica, cit., pp. 34-35.
309
Cfr. AAS, 54 (1962), pp. 129-135. Cfr. G. M. ROSCHINI o.s.m., La Chiesa e la lingua la-
tina. Considerazioni sulla costituzione apostolica “Veterum Sapientia” di S.S. Giovanni
XXIII, s.e., Roma 1962; ALFONS M. STICKLER, A 25 anni della costituzione apostolica “Ve-
terum Sapientia” di Giovanni XXIII. Rievocazione storica e prospettive, in “Salesianum”,
n. 2 (1988), pp. 367-377. A. MELLONI, Tensioni e timori nella preparazione del Vaticano II.
La Veterum Sapientia di Giovanni XXIII (22 febbraio 1962), in “Cristianesimo nella
storia”, n. 11 (1990), pp. 275-307. ID., Contesti, fatti e reazioni attorno alla Veterum Sa-
pientia di Giovanni XXIII, in “Rivista liturgica”, n. 89/3 (2002), pp. 391-407.
186 IL CONCILIO VATICANO II
310
Arcadio Larraona (1887-1973), spagnolo, della Congregazione dei Missionari Fi-
gli del Cuore Immacolato di Maria Vergine (Claretiani), ordinato nel 1911. Profes-
sore di Diritto nelle Università Lateranense e Urbaniana, Segretario nel 1950 della
Congregazione dei Religiosi. Creato cardinale nel 1959, venne nominato Prefetto
della Sacra Congregazione dei Riti il 12 febbraio 1962, e consacrato vescovo il 19
aprile dello stesso anno. La biografia di BASILIO FRISÓN, Cardenal Larraona, Istituto
teológico de Vida Religiosa, Madrid 1979, è sorprendentemente evasiva sul ruolo di
Larraona in Concilio. Si veda invece: Il cardinal Arcadio Maria Larraona (1887-1973),
a cura di FERMINA ÁLVAREZ ALONSO, in Centro Vaticano II, “Ricerche e documenti”, a. I,
n. O (gennaio 2000), pp. 28-41.
311
Ferdinando Antonelli (1896-1993), francescano, ordinato nel 1922. Segretario del-
la Commissione della Liturgia ed esperto al Concilio, poi Segretario della Congre-
gazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti dal 1965 al 1969. Venne
creato cardinale nel 1973.
312
Cfr. R. KACZYNSKI, Verso la riforma liturgica, in SCV, vol. III, pp. 256-257 (pp. 209-276).
VERSO IL CONCILIO 187
313
Cfr. MAURO GAGLIARDI, Introduzione al Mistero Eucaristico. Dottrina, liturgia, De-
vozione, Edizioni San Clemente, Salerno 2007, pp. 352-353. In esecuzione della co-
stituzione apostolica Veterum Sapientia, venne fondato il 22 febbraio 1962 il Pon-
tificium Institutum Altioris Latinitatis presso la Pontificia Università Salesiana di
Roma.
314
Cfr. RAIMONDO SPIAZZI o.p., Il senso del Concilio, in “L’Osservatore Romano”, 21
maggio 1959. Raimondo Spiazzi (1918-2002), teologo, domenicano, ordinato nel
1944, insegnava all’Anglicanum e alla Lateranense.
315
Cfr. S. TROMP s.j., De futuro Concilio Vaticano II, in “Gregorianum”, n. 43 (1962),
pp. 5-11.
316
Mario Luigi Ciappi (1909-1996), teologo domenicano, ordinato nel 1932, Maestro
del Sacro Palazzo (1955), consultore alla Congregazione del Sant’Uffizio, membro
della Commissione teologica preparatoria, nominato esperto nel 1962. Fu creato
cardinale nel 1977. Cfr. il profilo biografico in PUL, pp. 279-279.
188 IL CONCILIO VATICANO II
317
L. CIAPPI o.p., Le attese della teologia di fronte al Concilio Vaticano II, in “Divinitas”,
n. 2 (1961), p. 499 (pp. 494-502).
318
Cfr. H. KÜNG, Konzil und Wiedervereinigung. Erneuerung als Ruf in die Einheit. Mit
einem geleitwort von Kardinal Franz König, Herder, Vienna 1960. “Nell’esporre queste
idee – scriveva di Küng padre Roberto Tucci sulla rassegna stampa della “Civiltà
Cattolica” – un sincero amore alla Chiesa lo anima, ed egli espone molto schiettamente i
suoi punti di vista” (CAPRILE, vol. I/2, p. 43).
319
Franz König (1905-2004), austriaco, ordinato nel 1933, vescovo coadiutore di Sankt
Pölten (1952), arcivescovo di Vienna dal 1956 al 1985. Membro della Commissione
preparatoria e della Commissione dottrinale. Creato cardinale nel 1985, presidente
del Segretariato per i non credenti nel 1965. Cfr. GROOTAERS, I protagonisti, pp. 145-157.
320
Achille Liénart (1884-1973), francese, ordinato nel 1907, vescovo di Lille dal 1928
al 1968. Creato cardinale da Pio XI nel 1930. Cfr. JEAN VINATIER, Le cardinal Liénart,
Le Centurion, Parigi 1978.
321
KÜNG, La mia battaglia, pp. 312-313.
322
Hermann Volk (1903-1988), tedesco, ordinato nel 1927. Professore di dogmatica a
Münster, vescovo di Magonza dal marzo 1962 al 1982, creato cardinale nel 1973.
VERSO IL CONCILIO 189
“Siamo in molti ad avere subito visto nel Concilio una possibilità per la
causa non solo dell’unionismo, ma anche dell’ecclesiologia. Vi abbiamo
intravisto un’occasione da sfruttare al massimo per accelerare il recupero
di valori come episcopato ed Ecclesia in ecclesiologia, e per fare progressi
sostanziali sul piano ecumenico. Personalmente mi sono impegnato a
smuovere l’opinione pubblica perché si aspetti e chieda molto. Ho ripetu-
to di continuo dappertutto: forse otterremo il 5% di quanto chiediamo.
Una ragione di più per chiedere molto. È necessario che la pressione del-
l’opinione pubblica cristiana spinga il Concilio a esistere veramente e a
concludere qualcosa” 323.
323
CONGAR, Diario, vol. I, p. 66.
324
Pubblicata in Un Concile pour notre temps, Cerf, Parigi 1961, pp. 59-87.
325
Ivi, p. 59.
326
Y. CONGAR o.p., Marie-Dominique Chenu, in Bilancio della teologia del XX secolo, a cu-
ra di R. VANDER GUCHT, Città Nuova, Roma 1972, vol. IV, p. 120 (pp. 103-122).
190 IL CONCILIO VATICANO II
327
Cfr. H. DE LUBAC s.j., La pensée religieuse du Père Teilhard de Chardin, Aubier, Parigi
1962. Il libro fu seguito da molti altri dedicati a Teilhard: La prière du P. Teilhard de
Chardin (1964); Teilhard missionnaire et apologiste (1966); Teilhard et notre temps (1968);
Teilhard postume (1977).
328
Cfr. JEAN DANIÉLOU s.j., Signification de Teilhard de Chardin, in “Etudes”, n. 312
(1962), pp. 145-161.
329
Il carmelitano Philippe de la Trinité, vi rispose con un denso studio su Teilhard et
Teilhardisme (Pontificia Università Lateranense, Roma 1962).
330
Actes et Acteurs, pp. 339-357.
331
Jozef-Ernest Van Roey (1874-1961), belga, ordinato nel 1897, consacrato vescovo
nel 1926. Arcivescovo di Malines (1926-1961), venne creato cardinale nel 1927.
332
André-Marie Charue (1898-1977), belga, ordinato nel 1922, vescovo di Namur dal
1942 al 1974, membro della Commissione dottrinale di cui fu eletto vice-presidente
il 2 dicembre 1963. Cfr. J. COPPENS, In memoriam de son excellence Mgr André-Marie
Charue 1898-1977, in “Ephemerides Theologicae Lovanienses”, n. 54 (1978), pp. 221-
235; Actes et Acteurs, pp. 367-368 e l’introduzione di Claude Troisfontaines a CHA-
RUE, Carnets Conciliares, pp. 5-25.
VERSO IL CONCILIO 191
333
Cit. in Actes et Acteurs, p. 346.
334
Le sens du Concile. Une réforme intérieure de la vie catholique. Lettre pastorale de l’épi-
scopat hollandais, Desclée de Brouwer, Bruges 1961.
335
Cfr. RENZO TRIONFERA, Il monsignore in doppiopetto, in “L’Europeo”, 22 luglio 1962,
p. 40.
336
Cfr. LO SVIZZERO, La Pira e la via cattolica al comunismo, Edizioni de “Il Borghese”,
Milano 1964, p. 97.
192 IL CONCILIO VATICANO II
scegliendo come temi: nel 1959 la nozione di Concilio, nel 1960 il te-
ma della Chiesa locale e nel 1961 “l’infallibilità della Chiesa” 337.
Il 19 marzo 1962 mons. Léon-Joseph Suenens 338, nuovo arcivesco-
vo di Malines-Bruxelles, divenne cardinale e fu ricevuto da Giovan-
ni XXXIII, che gli chiese di preparargli una nota per il Concilio. Il do-
cumento fu presentato al Papa in un’udienza del 10 maggio 1962 339.
Il giorno successivo il neo-cardinale, di cui si parlava a Roma come
di un “papabile” 340 ebbe un lungo incontro con il card. Montini 341.
Nel mese di giugno 1962 Suenens riunì un gruppo di cardinali
a Roma, al Collegio belga, per discutere un “piano” per il prossi-
mo Concilio 342. Alla riunione parteciparono i card. Döpfner, Lié-
nart, Montini e Siri. Suenens racconta di aver discusso con loro un
documento “confidenziale” in cui criticava gli schemi predisposti
dalle Commissioni preparatorie e suggeriva al Papa di creare, “a
suo uso personale e privato”, una commissione ristretta di pochi
membri, “una sorta di brain trust” per rispondere ai grandi proble-
mi di attualità pastorale, evitando il “pericolo di immobilismo” 343.
337
Cfr. O. ROUSSEAU, Les journées oecuméniques de Chevetogne (1942-1967), in Au servi-
ce de la parole de Dieu, Mélanges A. M. Charue, Grembloux 1969, pp. 451-485. Allo
stesso Rousseau si deve un articolo su La vraie valeur de l’épiscopat dans l’Eglise, in
“Irenikon”, n. 29 (1956), pp. 121-250, che ebbe eco, non solo in Belgio, ma anche in
Olanda e Germania.
338
Léon-Joseph Suenens (1904-1996), belga, ordinato nel 1927. Arcivescovo di Mali-
nes-Bruxelles dal 1961 al 1979, creato cardinale nel 1962, fu uno dei quattro Mode-
ratori del Concilio nominati nel settembre 1963. J. GROOTAERS, Von Johannes XXIII zu
Johannes Paul II. Ein Gespräch mit Leo-Joseph Kardinal Suenens, in “Herder-Korrespon-
denz”, n. 34 (1980), pp. 176-182; ID., in I protagonisti, pp. 229-243; Actes et Acteurs, pp.
316-319; LEO DECLERCK-TOON OSAER, Les relations entre le Cardinal Montini-Paul VI
(1897-1978) et le Cardinal Suenens (1904-1996) pendant le Concile Vatican II, in “Istituto
Paolo VI”, n. 51 (2006), p. 54 (pp. 47-80); M. LAMBERIGTS - L. DECLERCK, The Role of Car-
dinal Léon-Joseph Suenens at Vatican II, in The Belgian Contribution, pp. 61-218.
339
Cfr. M. LAMBERIGTS - L. DECLERCK, The Role of Cardinal Suenens, cit., pp. 67-68.
340
POSWICK, Journal, p. 109.
341
Cfr. GISELDA ADORNATO, Cronologia dell’episcopato di G. R. Montini a Milano, 4 gen-
naio 1955-22 gennaio 1963, Istituto Paolo VI, Brescia 2002, p. 866.
342
L. J. SUENENS, Aux Origines du Concile Vatican II, in “Nouvelle Revue Théologi-
que”, n. 107 (1985), p. 4 (pp. 3-21); ID., Souvenirs et espérances, pp. 65-80.
343
In una conversazione con Benny Lai, il card. Siri ha ricordato l’episodio in questi
termini: “Suenens ha sostenuto che solo il card. Döpfner si mostrò contrario alla sua pro-
posta, ma che poi accettò l’opinione di Liénart, Montini e Siri. È una falsità, non accettai
proprio nulla. Suenens è uno a cui è sempre piaciuto fare il protagonista” (B. LAI, Il Papa
non eletto, p. 183, nota 13.
VERSO IL CONCILIO 193
“Se fosse possibile, alla fine di questa nota, vorrei esprimere un augurio:
che il Concilio sia, per eccellenza, un Concilio pastorale, cioè apostolico.
Che beneficio immenso sarebbe per la Chiesa se esso potesse definire, a
grandi linee, come tutta la Chiesa deve essere in missione, e questo a tut-
ti i livelli: laici, religiosi, clero, vescovi e Congregazioni romane! Che ma-
gnifica grazia di Pentecoste sarebbe per la Chiesa, come sperava, con tan-
to cuore e speranza cristiana, il nostro amatissimo Capo!” 345.
344
L. J. SUENENS, Aux Origines du Concile Vatican II, cit., p. 8.
345
Ivi.
346
Cfr. PIERRE GAXOTTE, La Rivoluzione francese, tr. it. Rizzoli, Milano 1949, p. 106.
194 IL CONCILIO VATICANO II
347
Cfr. CHENU, Diario, pp. 57-69.
348
Actes et Acteurs, p. 316.
349
SUENENS, Souvenirs et espérances, pp. 61-63.
350
Paul-Emile Léger (1904-1991), ordinato nel 1929, arcivescovo di Montréal (1950-
1968), creato cardinale nel 1953, membro della Commissione centrale preparatoria
e della Commissione dottrinale.
351
Cfr. Lettre inédite du Cardinal Paul-Emile Léger au Pape Jean XXIII en août 1962, in
Mémoires de Vatican II, éd. G. Routhier, Montréal 1997, pp. 93-113; per una sua va-
lutazione, G. ROUTHIER, Les réactions du cardinal Léger à la préparation de Vatican II,
in “Revue d’Histoire de l’Eglise de France”, n. 80 (1994), pp. 281-302 e L’itinéraire
d’un père conciliaire. Le cardinal Léger, in “Cristianesimo nella storia”, n. 19 (1998),
pp. 89-147.
352
CHENU, Diario, p. 69.
VERSO IL CONCILIO 195
353
R. AUBERT, Organizzazione e funzionamento dell’assemblea, in SC, La Chiesa del Vati-
cano II, vol. XXV/I, p. 177.
354
Ivi, p. 339.
355
JOHN C. HEENAN, A Crown of Thorns. An Autobiography 1951-1963, Hodder and
Stoughton, Londra 1974, p. 343.
356
SIRI, Diario, p. 356.
357
GIOVANNI XXIII, Pater Amabilis. Agende del Pontefice, p. 267.
196 IL CONCILIO VATICANO II
358
Cit. in MICHELE MACCARRONE, Paolo VI e il Concilio: testimonianze, in “Rivista di
Storia della Chiesa in Italia”, n. 43 (1989), p. 101 (pp. 101-122).
III
“di alcuni che, sebbene accesi di zelo per la religione, valutano però i fat-
ti senza sufficiente obiettività né prudente giudizio.
Nelle attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di vede-
re altro che rovine e guai; vanno dicendo che i nostri tempi, se si confron-
tano con i secoli passati, risultano del tutto peggiori; e arrivano fino al
punto di comportarsi come se non avessero nulla da imparare dalla storia,
che è maestra di vita, e come se ai tempi dei precedenti Concili tutto pro-
5
Cfr. GIOVANNI XXIII, Allocutio Gaudet Mater Ecclesiae dell’11 ottobre 1962, in AS,
I/1, pp. 166-175, su cui cfr. A. MELLONI, Sinossi critica dell’allocuzione di apertura del
Concilio Vaticano II Gaudet Mater Ecclesiae di Giovanni XXIII, in AA.VV., Fede Tradizio-
ne Profezia. Studi su Giovanni XXIII e sul Vaticano II, Paideia, Brescia 1984, pp. 241-
283, e la severa critica che ne svolge PAOLO PASQUALUCCI in Giovanni XXIII e il Con-
cilio Ecumenico Vaticano II, Ichthys, Albano Laziale (Roma) 2008, passim.
6
A. WENGER, Vatican II, cit., vol. I, pp. 38-39.
7
GIOVANNI XXIII, Gaudet Mater Ecclesiae, cit., p. 169.
200 IL CONCILIO VATICANO II
cedesse felicemente quanto alla dottrina cristiana, alla morale, alla giusta
libertà della Chiesa.
A Noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sven-
tura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo.
Nello stato presente degli eventi umani, nel quale l’umanità sembra en-
trare in un nuovo ordine di cose, sono piuttosto da vedere i misteriosi pia-
ni della Divina Provvidenza, che si realizzano in tempi successivi attra-
verso l’opera degli uomini, e spesso al di là delle loro aspettative, e con sa-
pienza dispongono tutto, anche le avverse vicende umane, per il bene del-
la Chiesa”.
8
GIOVANNI XXIII, Gaudet Mater Ecclesiae, cit., pp. 171-172. Cfr. G. ALBERIGO, Dal ba-
stone alla misericordia. Il magistero nel cattolicesimo contemporaneo (1830-1980), in
“Cristianesimo nella storia”, n. 2 (1981), pp. 487-521, in particolare pp. 507-511.
Questo annuncio del principio della misericordia, contrapposto a quello della se-
verità – commenta Romano Amerio – sorvola il fatto che nella mente della Chie-
sa “la condanna stessa dell’errore è opera di misericordia” (R. AMERIO, Iota Unum, cit.,
p. 84).
9
Cfr. G. RUGGIERI, Appunti per una teologia in Papa Roncalli, in ALBERIGO, Papa Gio-
vanni, p. 265 (pp. 245-271).
10
Cfr. G. ALBERIGO, Giovanni XXIII e il Vaticano II, in ALBERIGO, Papa Giovanni, p. 219
(pp. 211-244).
11
G. ALBERIGO, Transizione epocale, cit., p. 769.
12
Ivi.
202 IL CONCILIO VATICANO II
13
Ivi, p. 771.
14
SIRI, Diario, p. 357.
15
A. MELLONI, Chiese sorelle, diplomazie nemiche. Il Vaticano II a Mosca fra propaganda,
Ostpolitik ed ecumenismo, in Vatican II in Moscow, p. 8 (pp. 1-14).
16
VITALIJ BOROVOIJ, Il significato del Concilio Vaticano II per la Chiesa ortodossa russa, in
Vatican II in Moscow, p. 77 (pp. 73-89).
1962: LA PRIMA SESSIONE 203
17
Ivi, p. 79. In Italia “L’Unità” diede alla presenza dei due osservatori russi un am-
pio spazio, “giustificato dal valore politico che il Pci attribuiva alla loro partecipazione:
un esplicito riconoscimento dell’importanza attribuita al Concilio anche dal PCUS, sen-
za l’autorizzazione del quale i due non sarebbero potuti arrivare a Roma, e l’implicito ac-
cordo raggiunto tra le due chiese che il Concilio non si sarebbe pronunciato contro il co-
munismo” (R. BURIGANA, Il Partito comunista italiano e la Chiesa, in Vatican II in Mo-
scow, p. 205.
18
Cfr. NICOLAIJ A. KOVALSKIJ, Vatican II and its Role in the History of the Twentieth Cen-
tury, in Vatican II in Moscow, pp. 309-310.
19
Cfr. ANATOLIJ KRASSIKOV, The Second Vatican Council in the context of Relations
between the USSR and the Holy See, in Vatican II in Moscow, p. 314 (pp. 313-330).
204 IL CONCILIO VATICANO II
20
A. LIÉNART, Vatican II, Facultés Catholiques, Lille 1976, p. 67; WILTGEN, pp. 16-17.
21
AS, I/1, p. 207.
22
AS, I/1, p. 208. Josef Frings (1887-1978), tedesco, ordinato nel 1910, arcivescovo di
Colonia dal 1942 al 1969. Fu creato cardinale da Pio XII nel 1946. Membro della
Commissione centrale preparatoria e del Consiglio di Presidenza. Cfr. NORBERT
TRIPPEN, Josef Kardinal Frings, vol. I: Sein Wirken für das Erzbistum Köln und für die Kir-
che in Deutschland, F. Schöningh, Paderborn-Monaco 2003; vol. II: Sein Wirken für die
Weltkirche und seine letzten Bischofsjahre, ivi, 2005.
23
Julius Döpfner (1913-1976), tedesco, ordinato nel 1939. Creato cardinale nel 1958,
arcivescovo di Monaco e Frisinga dal 1961 al 1976. Su di lui, cfr. GROOTAERS, I pro-
tagonisti, pp. 103-114.
1962: LA PRIMA SESSIONE 205
stò il suo deciso appoggio alla richiesta del collega francese. Gli
applausi aumentarono e il card. Tisserant propose di chiudere la
seduta e di riferire sull’accaduto al Santo Padre. Il card. Suenens
sottolinea nei suoi ricordi la portata rivoluzionaria dell’accaduto.
“Felice colpo di scena e audace violazione del regolamento! (…) In buo-
na parte le sorti del Concilio vennero decise in quel momento. Giovanni
XXIII ne fu lieto” 24.
Il “Blitzkrieg” 25 era stato accuratamente concordato. Nella notte
tra il 12 e il 13 ottobre, al Seminario francese di Santa Chiara, mons.
Garrone 26 e mons. Ancel 27 avevano preparato un testo, che era sta-
to poi consegnato al card. Joseph-Charles Lefebvre 28, arcivescovo
di Bourges, perché a sua volta lo rimettesse al card. Liénart, per
leggerlo all’inizio della Congregazione generale 29. Il card. Lefebvre
lo aveva consegnato a Liénart la mattina stessa del 13, all’ingresso
della Basilica di San Pietro 30.
La prima seduta del Concilio Vaticano II era durata meno di 50
minuti. Mons. Luigi Borromeo 31 scrive nel suo Diario: “E così si sco-
modarono tremila persone sotto la pioggia, per andare in San Pietro a sen-
tirsi dire che i tremila vescovi non si conoscono tra di loro e che devono tor-
nare a casa per vedere di conoscersi un po’” 32. “È difficile rendersi conto del-
24
SUENENS, Souvenirs et espérances, p. 58.
25
Così lo definisce M. DAVIES in Pope John’s Council, Augustine Publishing Company,
Devon 1977, pp. 23-32.
26
Gabriel-Marie Garrone (1901-1994), francese, ordinato nel 1925. Arcivescovo di
Tolosa dal 1956 al 1966, creato cardinale nel 1967, pro-prefetto e poi prefetto della
Congregazione dei Seminari e delle Università (diventata Congregazione per l’E-
ducazione Cattolica nel 1967) dal 1966 al 1990 e presidente del Pontificio Consiglio
per la cultura dal 1982 al 1988. Cfr. GROOTAERS, I protagonisti, pp. 133-144.
27
Alfred Ancel (1898-1984), francese, ordinato nel 1923, vescovo ausiliario di Lione
dal 1947 al 1973. Cfr. OLIVIER DE BERRANGER, Un homme pour l’Evangile: Alfred Ancel
1898-1984, Le Centurion, Parigi 1988.
28
Joseph-Charles Lefebvre (1892-1973), francese, ordinato nel 1921, dal 1936 al 1938
vicario generale di Poitiers, nominato arcivescovo di Bourges nel 1943, poi cardina-
le nel 1960. Da non confondere con il cugino mons. Marcel Lefebvre.
29
Cfr. A. RICCARDI, La tumultuosa apertura dei lavori, in SCV, vol. II, pp. 52-53 (pp. 21-
86); P. LEVILLAIN, La mécanique politique, cit., pp. 188-189.
30
A. LIÉNART, Vatican II, cit., pp. 66-67.
31
Luigi Carlo Borromeo (1893-1975), ordinato nel 1918. Vescovo di Pesaro dal 1952
al 1975. Membro della Commissione dei Religiosi.
32
BORROMEO, Diario, 13 ottobre 1962, p. 120.
206 IL CONCILIO VATICANO II
33
SIRI, Diario, p. 360.
34
WILTGEN, p. 17.
35
Così ad esempio WILDE, pp. 18-19: “L’importanza del gesto di Liénart non può essere sot-
tovalutata” (p. 18). Minimizza invece la portata dell’episodio G. CAPRILE, La seconda
giornata del Vaticano II 25 anni dopo, in “Civiltà Cattolica”, q. 3293 (1987), pp. 382-390.
36
WILDE, p. 19; A. RICCARDI, La tumultuosa apertura dei lavori, cit., pp. 53-55.
37
Helder Pessoa Câmara (1909-1999), brasiliano, ordinato nel 1931. Vescovo ausilia-
re di Rio de Janeiro dal 1952 al 1964, poi arcivescovo di Olinda e Recife. Prima di
approdare a posizioni ultraprogressiste era stato segretario, negli anni Trenta, del
movimento integralista Plinio Salgado (1895-1975).
38
Armando Lombardi (1905-1964), ordinato nel 1928, arcivescovo titolare di Cesarea
di Filippi (1950) e nunzio apostolico in Venezuela (1950-1954) e Brasile (1954-1964).
1962: LA PRIMA SESSIONE 207
39
Cfr. ALAIN MICHEL, L’épiscopat français au deuxième Concile du Vatican, in Le deuxiè-
me Concile du Vatican, pp. 281-296.
40
Cfr. C. BARTHE, op. cit., p. 37. Si veda anche MARC MINIER, L’épiscopat français du rallie-
ment à Vatican II, Antonio Milani, Padova 1982; YVES-MARIE HILAIRE, Le renouvellement
de l’épiscopat, in GÉRARD CHOLVY-Y. M. HILAIRE, Histoire religieuse de la France contempo-
raine (1930-1988), Privat, Tolosa 1988, pp. 19-23; MARCEL ALBERT, Die Katholische Kirche
in Frankreich in der Vierten und Fünften Republik, Herder, Friburgo in Brisgovia 1999.
41
Maurice Feltin (1883-1975), francese, ordinato nel 1909. Arcivescovo di Parigi dal
1949 al 1966, creato cardinale nel 1953.
42
Pierre-Marie Gerlier (1880-1965), francese, ordinato nel 1921. Vescovo di Tarbes e
Lourdes nel 1929, poi arcivescovo di Lione dal 1937 fino alla morte. Creato cardi-
nale nel 1937.
43
Cfr. J. VINATIER, Le cardinal Liénart, cit., p. 150 e sgg.
44
Léon-Arthur Elchinger (1908-1998), francese, ordinato nel 1931. Vescovo ausiliare
di Strasburgo (1957-1967), poi vescovo della stessa città dal 1967 al 1984. BERNARD
XIBAUT, Mgr Léon-Arthur Elchinger. Un évêque français au Concile, Cerf, Parigi 2009.
45
WILDE, p. 19.
208 IL CONCILIO VATICANO II
46
AS, I/1, pp. 211-212.
47
Ivi, p. 213.
48
Cfr. C. BARTHE, op. cit., pp. 106-107.
49
Cfr. AS, I/1, p. 223.
50
FESQUET, Diario, p. 37.
51
WILTGEN, p. 19. Cfr. S. GÓMEZ DE ARTECHE Y CATALINA, op. cit., vol. I, lib. II, t. II, pp.
309-315.
52
Colloquio del card. Siri con Benny Lai del 17 maggio 1988, in B. LAI, Il Papa non
eletto, cit., p. 187.
1962: LA PRIMA SESSIONE 209
53
Cfr. FRANCIS X. MURPHY, che ne era l’autore, sotto pseudonimo, ora in Letters from
Vatican City: Vatican Council II (First session): Background and Debates, Faber & Faber,
Londra 1963, pp. 60-94. Una settimana prima, il 20 ottobre, era apparso un articolo
sulla stessa linea sul “New Yorker” dal titolo Letter from Vatican City.
54
FESQUET, Diario, p. 36.
55
Cfr. G. ROUTHIER, Portare a termine l’opera iniziata: la faticosa esperienza del quarto pe-
riodo, in SCV, vol. V, p. 145 (pp. 73-196).
56
Maximos IV Saigh (1878-1967), siriano, ordinato nel 1905. Patriarca melchita di
Antiochia. Cfr. Discorsi di Massimo IV al Concilio. Discorsi e note del patriarca Mas-
simo IV e dei vescovi della sua Chiesa al Concilio Vaticano II, Edizioni Dehoniane, Bo-
logna 1968; GROOTAERS, I protagonisti, pp. 171-183; O. ROUSSEAU, Le patriarche
Maximos IV (1878-1967), in “Revue Nouvelle”, n. 47 (1968), pp. 64-70; M. VILLAIN,
Un prophète: le Patriarche Maximos IV, in “Nouvelle Revue Théologique”, n. 90
(1968), pp. 50-65; EMILIOS INGLESSIS, Maximos IV. L’Orient conteste l’Occident, Cerf,
Parigi 1969.
210 IL CONCILIO VATICANO II
4. Il “messaggio al mondo”
57
POSWICK, Journal, p. 263.
58
Deposizione del card. Siri in Ioannis XXIII. Positio, vol. II/1, p. 1131; cfr. anche B.
LAI, Il Papa non eletto, cit., pp. 188-189.
59
BORROMEO, Diario, 24 ottobre 1962, p. 129.
60
AS, I/1, pp. 230-232; il testo approvato: ivi, pp. 254-256, tr. it. in CAPRILE, vol. II,
pp. 49-51. Il messaggio fu pubblicato su “L’Osservatore Romano” del 21 e 22-23 ot-
tobre 1962.
61
CAPRILE, vol. II, p. 50.
62
John Heenan (1905-1975), inglese, ordinato nel 1930. Arcivescovo di Liverpool dal
1957 al 1963, poi di Westminster dal 1963 alla morte. Creato cardinale nel 1965.
Membro del Segretariato per l’Unità dei Cristiani.
1962: LA PRIMA SESSIONE 211
fosse così vago e prolisso. È certo che i giornali non pubblicheranno qua-
si nulla di questo messaggio. Ritengo che sarebbe meglio attendere un
po’, fin quando, dopo le discussioni, vi sia qualcosa di veramente inte-
ressante da dire a tutti gli uomini, che allora potrebbe attrarre l’atten-
zione del mondo. Infatti il mondo aspetta da noi una piccola parola di
compassione e di speranza, per confortare le anime che sono piene di an-
sia per il timore di una guerra nucleare, e dobbiamo dire qualcosa in no-
me di quei Padri che non sono con noi, per la persecuzione, e una paro-
la di compassione per i popoli cristiani che si trovano sotto il comuni-
smo, ed anche ad essi dobbiamo mandare una parola per il sollievo delle
anime” 63.
63
AS, I/1, p. 237.
64
FESQUET, Diario, pp. 41-42.
65
Tra questi Ivan Bucko (1891-1974), ucraino, ordinato nel 1915, consacrato ve-
scovo da mons. Andrea Alexander Szeptyckyi (1865-1944) nel 1929, poi emigra-
to negli Stati Uniti. Vescovo ausiliare di Philadelphia degli Ucraini cattolici
(1940-1945), poi arcivescovo titolare di Leucas, lavorava a Roma in Curia dal
1953.
66
Josef Slipyi (1892-1984), dell’arcidiocesi di Leopoli (Ucraina). Ordinato nel 1917,
arcivescovo titolare di Serre (1939), successe nel 1944 a mons. Andrea Szepticky co-
me arcivescovo metropolita di Leopoli. Arrestato nel 1945, fu deportato ai lavori
forzati in Siberia, dove passò 18 anni (1945-1963). Fu creato cardinale da Paolo VI il
22 febbraio 1965. Sulle vicende della Chiesa ucraina-rutena, cfr. ALBERTO GALTER, Li-
212 IL CONCILIO VATICANO II
bro rosso della Chiesa perseguitata, tr. it. Ancora, Milano 1956, e Cristiani d’Ucraina. Un
popolo dilaniato ma indomabile, Aiuto alla Chiesa che soffre, Roma 1983; D. PAVLO VY-
SHKOVSKYY o.m.i., Il martirio della Chiesa cattolica in Ucraina, Luci sull’Est, Roma 2007.
Sul card. Slipyi, si veda mons. IVAN CHOMA, Josyf Slipyj “Vinctus Christi” et “Defen-
sor Unitatis”, Universitas Catholica Ucrainorum S. Clementis Papae, Roma 1997; ID.,
Josyf Slipyj. Padre e confessore della Chiesa Ucraina martire, Aiuto alla Chiesa che sof-
fre, Roma 1990; del cardinale, si veda il Testamento, tr. it. in “Quaderni di Cristia-
nità”, n. I/2 (1985), pp. 26-44.
67
G. F. SVIDERCOSCHI, Storia del Concilio, cit., pp. 164-165.
68
Testo del comunicato in CAPRILE, vol. II, p. 202. Cfr. anche “L’Osservatore Roma-
no”, 24 novembre 1962.
69
Cfr. MICHEL TATU, Power in the Kremlin: from Khrushchev to Kosygin, Penguin, New
York 1974, pp. 230-297; MICHAEL R. BESCHLOSS, The Crisis Years. Kennedy and Khrush-
chev, 1960-1963, Harper & Collins, New York 1991.
1962: LA PRIMA SESSIONE 213
5. I progressisti al Concilio
70
Cfr. ALOIS DEMPF, Sacrum Imperium, tr. it. Le Lettere, Firenze 1988 (1933), p. 105.
Anche lo storico LUDWIG VON PASTOR ammette questa parlamentarizzazione, descri-
vendo i diversi “partiti” formatisi all’interno del Concilio di Costanza (Storia dei Pa-
pi dalla fine del Medioevo, Desclée & C., Roma 1926-1963 (16 voll.), vol. I, p. 207).
71
Cfr. R. AUBERT, Organizzazione e funzionamento dell’assemblea, cit., pp. 179-180.
214 IL CONCILIO VATICANO II
Concilio, Giovanni XXIII aveva nominato 201 periti; alla fine del
Concilio, contando anche gli esperti privati, si arrivò a superare i
500. Molti di questi teologi erano stati sospettati di eterodossia
durante il pontificato di Pio XII, come i padri Congar, Daniélou,
de Lubac, Häring 72, Küng, Rahner, Schillebeeckx. Tutti avrebbero
svolto un grande influsso negli anni del Concilio e del post-Con-
cilio. È lo stesso Congar ad annotarlo nel suo diario il 21 ottobre:
“Sono da molti giorni colpito dal ruolo che svolgono i teologi. Al Conci-
lio Vaticano I non avevano avuto alcun ruolo” 73.
Non è difficile comprendere come il nemico per eccellenza dei
teologi progressisti fosse la Curia Romana e in particolare il
Sant’Uffizio, fonte delle loro condanne. Essi stabilirono un’al-
leanza strategica con i Padri conciliari per demolire la Congrega-
zione presieduta dal card. Ottaviani, che rappresentava il bastio-
ne dell’ortodossia. “La collaborazione tra vescovi e teologi – ammet-
te Alberigo – permise di strappare con la forza il Concilio al controllo
di Ottaviani” 74.
Nell’“ala marciante” del progressismo si distingueva una
pattuglia di teologi tedeschi 75, guidati dal padre Karl Rahner 76,
72
Bernard Häring (1912-1998), redentorista tedesco, ordinato nel 1933, professore di
teologia morale all’Alphonsianum (1949-1987), consultore della Commissione teo-
logica preparatoria, peritus conciliare.
73
CONGAR, Diario, vol. I, p. 168. Cfr. JOHN F. KOBLER c. p., Were theologians the engineers
of Vatican II?, in “Gregorianum”, n. 70/2 (1989), pp. 233-250; E. FOUILLOUX, Théolo-
giens romains et Vatican II, cit.; ID., Comment devient-on expert à Vatican II? Le cas du
père Yves Congar, in Le deuxième Concile du Vatican, pp. 307-331; JARED WICKS, I teolo-
gi al Vaticano II. Momenti e modalità del loro contributo al Concilio, in “Humanitas”, n.
59 (2004), pp. 1012-1038.
74
GERALD FOGARTY, L’avvio dell’assemblea, in SCV, vol. II, p. 104 (pp. 87-128).
75
Cfr. NIKLAUS PFLÜGER, L’influence des théologiens allemands sur le Concile Vatican II, in
Eglise et Contre-Eglise au Concile Vatican II. Actes du II Congrès théologique de Sì sì no no,
janvier 1996, Publications du Courrier de Rome, Versailles 1996, pp. 367-402; FRANZ
SCHMIDBERGER, L’apport des théologiens allemands dans le ralliement du Concile à la pen-
sée moderne, in Penser Vatican II quarante ans après, Actes du VIème Congrès Théologi-
que de “Si si no no” (Roma, gennaio 2004), Publications du Courrier de Rome, Ver-
sailles 2004. Il card. Siri registra che all’interno del Concilio “si va delineando una con-
duzione vaga della Chiesa rappresentata dal gruppo di lingua tedesca e affini o vicini. Ciò an-
che aliquatenus organizzato (…) che si parla di una Theologia nova e che il concetto di
questa, nonché lo scopo, appaiono assai oscuri e forse pericolosi” (SIRI, Diario, p. 383).
76
Karl Rahner (1904-1984), teologo tedesco della Compagnia di Gesù, ordinato
nel 1932. Professore di teologia dogmatica a Innsbruck (1948-1964). Consultore
1962: LA PRIMA SESSIONE 215
82
Cfr. KARL HUGO NEUFELD, Mariologie in der Sicht K. Rahners, in “Ephemerides Ma-
riologicae”, n. 50 (2000), pp. 285-297.
83
Cfr. KLAUS WITTSTADT, Alla vigilia del Concilio, in SCV, vol. I, p. 476 (pp. 474-477).
84
ASV, Conc. Vat. II, Busta 261, Prot. 362/60.
85
Cfr. H. VORGRIMLER, Karl Rahner Verstehen. Eine Einführung in sein Leben und
Denken, Herder, Friburgo in Brisgovia 1985, pp. 172-178.
86
KÜNG, La mia battaglia, p. 297.
87
Cfr. J. WICKS, Six texts by prof. Joseph Ratzinger as Peritus before and during Vatican
Council II, in “Gregorianum”, n. 89 (2008).
88
Gottlieb Söhngen (1892-1971), ordinato nel 1917, professore di Teologia Fonda-
mentale all’Università di Monaco di Baviera. Sotto la guida di Söhngen, don Rat-
zinger discusse la sua tesi di abilitazione sulla idea di storia di salvezza in san Bo-
naventura. Il lavoro non piacque al correlatore, il teologo Michael Schmaus (1897-
1993) che obbligò il giovane Ratzinger a rivederlo (GIANNI VALENTE, Ratzinger pro-
fessore. Gli anni dello studio e dell’insegnamento nel ricordo dei colleghi e degli allievi
(1946-1977), Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2008, pp. 50-55).
89
Cfr. ALFRED LÄPPLE, Benedetto XVI e le sue radici, tr. it. Marcianum Press, Venezia 2006.
90
KÜNG, La mia battaglia, p. 297.
1962: LA PRIMA SESSIONE 217
91
Con Balthasar, de Lubac e altri teologi, Ratzinger diede vita nel 1972 a “Commu-
nio”, una federazione di riviste teologiche pubblicate in diverse lingue e Paesi (in
Italia, fin dall’inizio, dall’editoriale Jaca Book) che si oppose alla rivista progressi-
sta “Concilium”.
92
K. WITTSTADT, Alla vigilia del Concilio, cit., p. 477. Secondo Ignazio Sanna “forse, nes-
sun altro teologo ha esercitato una così profonda e radicale influenza sulla teologia cattolica
dell’ultimo quarto di secolo, come Karl Rahner” (Karl Rahner, Morcelliana, Brescia 2000,
p. 21); cfr. ID. (a cura di), L’eredità teologica di Karl Rahner, Lateran University Press,
Roma 2005.
93
Lettera di Franz Hürth a Tromp del 30 giugno 1960, in TROMP, Diarium, p. 803.
94
TROMP, Diarium, p. 815.
218 IL CONCILIO VATICANO II
b) La “rete di relazioni”
95
Edward Schillebeeckx (1914-2009), domenicano belga, ordinato nel 1941, professo-
re di teologia all’Università Cattolica di Nimega (1957-1982), consigliere teologico
del card. Alfrink, fu tra i fondatori della rivista “Concilium”. Su di lui, cfr. Nouvelle
théologie, pp. 118-125; JOHN STEPHEN BOWDEN, Edward Schillebeeckx. Portrait of a Theo-
logian, Canterbury Press, Londra 1983; PHILIPPE KENNEDY, E. Schillebeeckx, postfazio-
ne e bibliografia di Franco Giulio Brambilla, San Paolo, Cinisello Balsamo 1997; F. G.
BRAMBILLA, Edward Schillebeeckx, Morcelliana, Brescia 2001; ERIK BORGMAN, Edward
Schillebeeckx: A Theologian in his History, Continuum, Londra-New York 2003.
96
Cfr. Nouvelle théologie, pp. 117-118.
97
Cfr. CÂMARA, Lettres conciliaires, vol. I, pp. 65-66.
1962: LA PRIMA SESSIONE 219
98
BEOZZO, A Igreja do Brasil no Concílio Vaticano II (1959-1965), Paulinas, San Paolo 2005,
p. 196. È curioso come l’esistenza di questa stretta collaborazione sia ignorata, o ri-
mossa, da uno dei principali conoscitori dell’opera del card. Suenens, Ian Grootaers.
99
Cfr. CÂMARA, Lettres conciliaires, vol. II, p. 657.
100
SUENENS, Souvenirs et espérances, p. 177.
101
Raul Silva Henríquez (1907-1999), salesiano cileno, ordinato nel 1938. Arcivesco-
vo di Santiago del Cile dal 1961 al 1983; creato cardinale nel marzo 1962.
102
Manuel Larraín Errazuriz (1900-1966), cileno, ordinato nel 1927 e consacrato ve-
scovo nel 1938. Vescovo titolare di Talca, in Cile, dal 1928 alla morte.
103
Cfr. MARCOS G. MCGRATH, La creazione della coscienza di un popolo latinoamericano.
Il CELAM e il Concilio Vaticano II, in L’evento e le decisioni, pp. 135-142; SILVIA SCATE-
NA, In populo pauperum. La Chiesa latinoamericana dal Concilio a Medellín (1962-1968),
con prefazione di Gustavo Gutiérrez, Il Mulino, Bologna 2007, pp. 25-43 e passim.
104
Ivan Illich (1962-2002), austriaco, di padre croato e di madre sefardita, ordinato
nel 1951, nel 1956 fu nominato vice-rettore dell’Università Cattolica di Porto Rico e
nel 1961 fondò il Centro Intercultural de Documentación (CIDOC) a Cuernevaca in
Messico (cfr. JESÚS GARCÍA, La Iglesia mexicana desde 1962, in Historia general de la Igle-
220 IL CONCILIO VATICANO II
1961, sotto la protezione del vescovo Sergio Méndez Arceo 105 e con
il sostegno finanziario del card. Francis Spellman 106, arcivescovo di
New York, diocesi presso cui Illich era incardinato. Il centro di
Cuernavaca divenne un “laboratorio ideologico” dove fu studiata
una strategia per l’imminente Concilio, e Illich fu il promotore di
intensi contatti tra i vescovi europei e quelli sudamericani 107.
Nel 1959 don Illich aveva abbozzato un articolo, poi pubblica-
to nel 1967 sulla rivista di Chicago “The Critic”, sul tema Il clero:
una specie in via di estinzione 108, in cui suggeriva di “dare il benvenu-
to, con un senso di profonda gioia, alla scomparsa degli aspetti burocra-
tici e istituzionali della Chiesa” 109, augurandosi la riduzione del cle-
ro e una sua radicale secolarizzazione. Fin dal 1961, Câmara e Lar-
raín avevano organizzato, con la partecipazione del teologo au-
stro-americano, un incontro ristretto a Rio de Janeiro per discute-
re un programma di azione comune 110. Il sacerdote belga François
Houtart 111, professore all’Università di Lovanio, in una lettera al
sia en América Latina, V, México, Ediciones Sígueme, Salamanca 1984, pp. 361-493).
Nel 1967-1968 si creò il “caso Illich” quando il sacerdote sostenne che gli uomini e
il denaro inviati nel Terzo Mondo a scopi missionari contribuivano a perpetuare le
ingiustizie. Dopo le censure ecclesiastiche e lo scioglimento del Centro, Illich ri-
nunciò all’esercizio del sacerdozio. Si veda GIANCARLO ZIZOLA-ALBERTO BARBERO, La
riforma del Sant’Uffizio e il caso Illich, Gribaudi, Torino 1969; MAURIZIO DI GIACOMO,
Ivan Illich. Una voce fuori dal coro, Ancora, Milano 2006. Di lui, cfr. Pervertimento del
Cristianesimo. Conversazioni con David Cayley su vangelo, chiesa e modernità, Verba-
rium-Quodlibet, Firenze 2008.
105
Sergio Méndez Arceo (1907-1992), messicano, ordinato nel 1934, vescovo di Cuer-
navaca dal 1952 alla fine del 1982. Su di lui, cfr. l’enfatico Don Sergio Méndez Arceo,
patriarca de la solidaridad liberadora, a cura di LETICIA RENTERÍA CHÁVEZ-GIULIO GI-
RARDI, Ediciones Dabar, Città del Messico 2000.
106
Francis Spellman (1889-1967), americano, ordinato nel 1916. Arcivescovo di New
York dal 1939 fino alla morte. Creato cardinale nel 1946.
107
Cfr. G. ALBERIGO, Breve storia del Concilio Vaticano II, Il Mulino, Bologna 2005, pp.
78-79.
108
Ora in I. ILLICH, Rovesciare le istituzioni. Un “messaggio” o una “sfida”, Presentazio-
ne di Erich Fromm, tr. it. Armando Editore, Roma 1973.
109
Ivi, p. 83.
110
S. SCATENA, In populo pauperum, cit., p. 31.
111
François Houtart (1925), belga, ordinato nel 1949. Direttore del Centro di ricerche
socio-religiose di Bruxelles e docente all’Università Cattolica di Lovanio a partire
dal 1958. All’inizio degli anni Sessanta, organizzò un network rivoluzionario, la Fe-
deración Internacional de Investigación Social (FERES), con un ramo a Bogotá e
uno a Rio de Janeiro.
1962: LA PRIMA SESSIONE 221
“Il réseau che era stato stabilito da dom Helder e alla cui costituzione
avevo contribuito comprendeva vescovi non solo dell’America Latina,
ma anche di pressoché tutti i Paesi europei, in ogni caso, il Belgio, i Pae-
si Bassi, la Francia, la Germania, così come certi Paesi dell’Europa del-
l’Est, specialmente la Polonia, con mons. Karol Wojtyla 112 e l’Asia, con
mons. Binh 113, arcivescovo di Saigon e mons. Fernándes 114, arcivescovo
di nuova Delhi. Comprendeva anche un certo numero di teologi, quali
Schillebeeckx, Congar, de Lubac e Daniélou” 115.
112
Karol Józef Wojtyla - Giovanni Paolo II (1920-2005), polacco, ordinato nel 1946,
vescovo ausiliare di Cracovia e vescovo titolare di Ombi nel 1958, poi arcivescovo
di Cracovia nel 1964. Creato cardinale nel 1967, eletto Papa il 16 ottobre 1978. È in
corso la sua causa di beatificazione.
113
Paul Nguyen van Binh (1910-1995), vietnamita, ordinato nel 1937, vescovo di Can
Tho (1954-1960), arcivescovo di Saigon (poi Ho-Chi Minh City) dal 1955 al 1995.
114
Angelo Fernándes (1913-2000), indiano, ordinato nel 1937. Arcivescovo coadiuto-
re di Delhi dal 1959 al 1967. Membro della Commissione dei Vescovi.
115
J. O. BEOZZO, op. cit., p. 300.
116
Ivi, pp. 178-194.
117
Ivi, pp. 185-186; J. GROOTAERS, Une forme de concertation épiscopale au concile Vatican
II. La Conférence des vingt-deux (1962-1963), in “Revue d’histoire ecclésiastique”, n. 1,
vol. 91 (1996), pp. 66-112; poi in Actes et Acteurs, pp. 133-165. Il gruppo fu anche det-
to “gruppo del martedì”, dal giorno in cui si riuniva, ma dall’ottobre 1963, il giorno
di incontro fu spostato al venerdì.
222 IL CONCILIO VATICANO II
118
PIERRE NOËL, Gli incontri delle conferenze episcopali durante il Concilio. Il “gruppo del-
la Domus Mariae”, in L’evento e le decisioni, p. 99 (pp. 95-134).
119
J. W. O’MALLEY, Che cosa è successo nel Vaticano II, cit., p. 126.
120
Pierre Veuillot (1913-1968), ordinato nel 1939, lavorò alla Segreteria di Stato fino
al 1959, quando divenne vescovo di Angers e, nel 1963, arcivescovo di Parigi. Fu
creato cardinale nel 1968.
121
Roger Etchegaray (1922), francese, ordinato nel 1947, direttore del segretariato pa-
storale dell’episcopato francese dal 1961 al 1966, perito conciliare, poi vescovo au-
siliare di Parigi (1969) e arcivescovo di Marsiglia (1970), presidente della Conferen-
za episcopale francese (1975). Creato cardinale nel 1979 da Giovanni Paolo II.
122
J. GROOTAERS, Une forme de concertation épiscopale, cit., pp. 136-137.
123
L’Opus Angeli di mons. Câmara non è da confondere con l’Opus Angelorum, un
movimento cattolico che promuove la devozione agli angeli fondato dall’austriaca
Gabrielle Bitterlich (1896-1978) e collegato all’ordine dei Canonici regolari della S.
Croce.
1962: LA PRIMA SESSIONE 223
“Câmara, con l’amico Manuel Larraín, all’inizio del Concilio Vice Presi-
dente del CELAM che aveva dietro di sé 600 vescovi latino-americani, sta-
vano a loro volta nel cuore e nella radice dell’Ecumenico, l’articolazione
di conferenze episcopali di cinque continenti per influire sulla marcia del
Concilio; del gruppo della Chiesa dei Poveri, integrato da una piccola ma
agguerrita equipe del Brasile; della organizzazione dei periti nell’Opus
Angeli, tre dei più importanti ed efficaci gruppi di pressione del Concilio.
La Domus Mariae, dove risiedevano i vescovi brasiliani, finì col funziona-
re come luogo di riunione e quartier generale di queste articolazioni” 123.
c) L’“officina bolognese”
124
J. O. BEOZZO, op. cit., p. 531.
125
Paul Gauthier (1914-2002), francese, ordinato a Digione, abbandonò il sacerdozio
dopo il Concilio sposandosi e aderì alla teologia della liberazione. Di lui sono i vo-
lumi: La Chiesa dei poveri e il Concilio, tr. it. Vallecchi, Firenze 1965; Gesù di Nazareth il
carpentiere, tr. it. Morcelliana, Brescia 1970. Cfr. DENIS PELLETIER, Une marginalité en-
gagée: le groupe “Jésus, l’Eglise et les pauvres”, in Les Commissions conciliaires, pp. 63-90.
126
Charles-Marie Himmer (1902-1994), belga, ordinato nel 1926. Vescovo di Tournai
dal 1948 al 1977.
127
Giuseppe Dossetti (1919-1996), docente universitario di Diritto canonico, leader
della Democrazia cristiana dal 1945, deputato dell’Assemblea Costituente, ordina-
to nel 1959. Al Concilio fu consigliere teologico del card. Lercaro e peritus a partire
dalla terza sessione. Cfr. Giuseppe Dossetti. Prime prospettive e ipotesi di ricerca, a cura
di G. ALBERIGO, Il Mulino, Bologna 1968; Giuseppe Dossetti: la fede e la storia. Studi nel
decennale della morte, a cura di A. MELLONI, Il Mulino, Bologna 2007.
224 IL CONCILIO VATICANO II
studiavano a Roma hanno conosciuto bene mons. Montini e gli sono ri-
masti legati” 128.
Durante il Concilio, la “tana” di Dossetti e degli altri bolognesi
fu l’abitazione delle sorelle Portoghesi in via della Chiesa Nuova
14, che divenne un andirivieni dei Padri e teologi più progressisti
del Concilio 129. Il ruolo di Dossetti nei lavori conciliari fu altrettan-
to decisivo di quello di Rahner, anche se meno rilevante fu la sua
influenza sul post-Concilio. Se Rahner dettava le linee teologiche,
Dossetti, sulla base della sua formazione di giurista e della sua
esperienza parlamentare, suggeriva la strategia procedurale. Sono
state sottolineate le molte analogie fra il lavoro di Dossetti alla as-
semblea costituente italiana del 1946 e la sua attività di perito con-
ciliare 130. Il 10 novembre 1962, padre Chenu annota questa frase di
Dossetti: “La battaglia efficace si gioca sulla procedura. È sempre per
questa via che ho vinto” 131.
Il 10 novembre 1962 Chenu tenne con Dossetti “un’appassionan-
te conversazione sullo stato dell’episcopato italiano” 132. Il sacerdote bo-
lognese confidò che, a parte quattro o cinque vescovi (Lercaro,
Montini, Guano 133, Bartoletti 134), esso era completamente dominato
dal card. Siri, presidente della Conferenza episcopale 135. Mons.
Ronca confidava invece a Mons. de Castro Mayer che chi coman-
dava nella Conferenza episcopale erano, non Siri, ma Montini, Ur-
bani, Lercaro 136.
128
LUBAC, Quaderni, vol. I, p. 320.
DE
129
Cfr. G. ALBERIGO, Breve storia del Concilio, cit., p. 50.
130
Cfr. PAOLO POMBENI, La dialettica evento. Decisioni nella ricostruzione delle grandi
assemblee. I parlamenti e le assemblee costituenti, in L’evento e le decisioni, p. 46 (pp.
17-49).
131
CHENU, Diario, p.101. Sul ruolo avuto da Dossetti nella ristesura dei Regolamenti
del Vaticano II, cfr. G. ALBERIGO, Dinamiche e procedure nel Vaticano II. Verso la revi-
sione del Regolamento del Concilio (1962-63), in “Cristianesimo nella storia”, n. 13
(1992), pp. 115-164.
132
CHENU, Diario, pp. 98-99.
133
Emilio Guano (1900-1970), ordinato nel 1922. Vescovo di Livorno dal 1962 fino al-
la morte.
134
Enrico Bartoletti (1916-1976), ordinato nel 1939, nominato vescovo ausiliare
(1958), poi arcivescovo di Lucca (1973), Segretario generale della Conferenza epi-
scopale italiana dal 1972.
135
CHENU, Diario, pp. 99-100.
136
Cfr. MARANHÃO GALLIEZ, Diario, 16 ottobre 1962.
1962: LA PRIMA SESSIONE 225
137
L’«officina bolognese» 1953-2003, a cura di G. ALBERIGO, EDB, Bologna 2004, ma an-
che ID., P. Congar, Dossetti e l’officina bolognese, cit.
138
CHENU, Diario, p. 112.
139
CONGAR, Diario, vol. I, p. 308.
140
Giorgio La Pira (1904-1977), professore di Diritto Romano, deputato nel 1946 al-
l’Assemblea Costituente, fu sindaco di Firenze per due mandati: 1951-1958 e 1961-
1965. Cfr. Il laboratorio di Firenze: La Pira, don Milani padre Balducci. Il laboratorio di Fi-
renze nelle scelte pubbliche dei cattolici dal fascismo a fine Novecento, a cura di PIETRO DE
MARCO, Magna Carta, Roma 2009.
141
CONGAR, Diario, vol. I, p. 308.
142
Ivi, vol. I, pp. 342-343.
143
CONGAR, Diario, vol. I, p. 67.
144
Ivi, p. 115.
226 IL CONCILIO VATICANO II
“Il mio lavoro è sgradito a loro perché, e loro lo sanno, ha lo scopo di ri-
mettere in circolazione alcune idee che da quattrocento anni, ma soprat-
tutto negli ultimi cento, hanno cercato in ogni modo di eliminare. Ma
questa è la mia vocazione e il mio servizio, in nome del Vangelo e della
Tradizione” 153.
145
Ivi, p. 308.
146
Ivi, p. 341.
147
Ivi, p. 357.
148
Ivi, vol. II, p. 26.
149
Dino Staffa (1906-1977), ordinato nel 1929. Arcivescovo titolare di Cesarea, Segre-
tario della Congregazione, cardinale nel 1967. Membro della Commissione ante-
preparatoria, durante la prima sessione fu nominato membro (e poi vice presiden-
te) della Commissione dei Seminari, degli Studi e dell’Educazione cattolica. Cfr. il
profilo di LUIGI DE MAGISTRIs in PUL, pp. 226-227.
150
CONGAR, Diario, vol. II, p. 67. Il medesimo giudizio ripeteva nel 1966, a Concilio
chiuso, ricordando “questa Congregazione così influente dove regnano imbecilli come Piz-
zardo, Staffa e Romeo” (vol. II, p. 243).
151
Ivi, vol. I, p. 201.
152
Ivi, vol. II, p. 20.
153
Ivi, p. 278.
1962: LA PRIMA SESSIONE 227
154
Cfr. JOHN A. COLEMAN, Vatican II as a social movement in The Belgian contribution, p.
24 (pp. 5-28). Cfr. anche ROBERT MCAFEE BROWN, Observer in Rome. A Protestant Re-
port on the Vatican Council, Doubleday, New York 1964.
155
F. KÖNIG, Chiesa dove vai?, cit., p. 25.
156
KÜNG, La mia battaglia, p. 328.1
157
FESQUET, Diario, pp. 68-69.
158
Yves Chiron ha parlato di un “peri-concilio”. Cfr. Paul VI et le péri-concile, in La Pa-
pauté contemporaine, Collège Erasme, Louvain-la-Neuve 2009, pp. 585-603.
159
FENTON, Diario, p. 16.
228 IL CONCILIO VATICANO II
160
Plinio Corrêa de Oliveira decise di impiegare ingenti risorse umane e finanziarie
per la consapevolezza che aveva, alla vigilia del Concilio, dell’importanza della po-
sta in gioco. Le sue preoccupazioni sono espresse da una lettera che scrive in quei
giorni alla madre: “Questo viaggio è frutto di lunghe riflessioni (…) Nel mio stato di stan-
chezza attuale, rimarrei qui di buon grado, senza sovraccaricarmi di tutte le occupazioni e
preoccupazioni che avrei a Roma. Ma se non andassi adesso a Roma, avrei la coscienza più
sporca di quanto lo sarebbe se fossi un soldato disertore. E, mettendo il dovere al di sopra di
tutto – soprattutto il dovere nei confronti della Chiesa – ho deciso di partire. (…) Da una
parte, l’assedio dei nemici esterni della Chiesa non fu mai così forte e l’azione dei suoi ne-
mici interni mai tanto generale, tanto articolata e tanto audace. D’altra parte, so bene che
posso prestare servizi molto utili per aiutare a sostenere l’edificio della Cristianità. Voi ben
comprendete, carissima, che non potrei mai, in alcun modo, rinunciare a prestare alla Chie-
sa, alla quale ho dedicato tutta la mia vita, questo servizio in un momento storico così triste
quasi quanto quello della Morte di Nostro Signore” (cfr. JOÃO SCOGNAMIGLIO CLÁ DIAS,
Dona Lucilia, Artpress, San Paolo 1995, vol. III, p. 117).
161
MARANHÃO GALLIEZ, Diario, 15 ottobre 1962.
162
Ivi, 16 ottobre, 19 ottobre 1962.
163
Ivi, 18 ottobre 1962.
1962: LA PRIMA SESSIONE 229
164
Ivi, 18 ottobre 1962.
165
Ivi, 16 ottobre 1962.1
166
Ivi, 19 ottobre, 7 dicembre 1962.
167
Cfr. LUC PERRIN, Il caso Lefebvre, a cura di DANIELE MENOZZI, tr. it. Marietti, Geno-
va 1991, pp. 42-44.
168
Victor-Alain Berto (1900-1968) studiò al Seminario Francese (1904-1927), fu ordi-
nato nel 1926, svolse il suo ministero in Bretagna e fu tra i fondatori, nel 1946, del-
la rivista “La Pensée Catholique”, dove pubblicò numerosi saggi. Una sintetica bio-
grafia è contenuta in Notre Dame de Joie. Correspondance de l’Abbé V.A. Berto prêtre.
1900-1968, Editions du Cèdre, Parigi 1989, pp. 11-48; più ampiamente N. BUONA-
SORTE, Per la “pura, piena, integra fede cattolica”: il p. Victor Alain Berto al Concilio Vati-
cano II, in “Cristianesimo nella storia”, n. 22 (2001), pp. 111-151. Brevi accenni in L.
PERRIN, Il Coetus Internationalis Patrum e la minoranza conciliare, in L’evento e le deci-
sioni, pp. 173-187. I suoi contributi a “La Pensée Catholique” e ai lavori conciliari so-
no riuniti in Pour la Sainte Eglise Romaine. Textes et documents de V.A. Berto prêtre.
1900-1968, Editions du Cèdre, Parigi 1976; si veda inoltre di lui V. A. BERTO, Le cé-
nacle et le jardin, DMM, Bouère 2000, raccolta di scritti sul sacerdozio.
169
Raymond Dulac (1903-1987), formatosi al Seminario francese di Roma (1920-
1926) e ordinato nel 1926, collaborò, tra il 1928 e il 1933 alla “Revue internationale
des sociétés secrètes” di mons. Ernest Jouin (1844-1932). Collaborò poi a “La Pen-
sée Catholique”, soprattutto negli anni 1950-1953 e durante il Concilio, al “Courrier
de Rome” e a “Itinéraires”. Su “La Pensée Catholique” fu autore di una serie di stu-
di dedicati al Sodalitium Pianum di mons. Benigni di cui poteva essere considerato
uno dei discepoli negli anni Cinquanta (cfr. Simple note sur le Sodalitium Pianum, in
230 IL CONCILIO VATICANO II
“per coordinare i vescovi integristi che sono ingenui e mal preparati” 170.
Dulac era un uomo di grande scienza teologica, canonica e storica,
a cui si devono tra l’altro una serie di importanti articoli sul pote-
re pontificio e la collegialità episcopale apparse negli anni del Con-
cilio. Egli apparteneva, come l’abbé Berto e come lo stesso mons.
Lefebvre, al gruppo di sacerdoti che si erano formati, negli anni
Venti, al Seminario francese di Roma 171, diretto fino al 1927 dal pa-
dre Henri Le Floch 172.
Mons. Lefebvre ricorderà sempre il suo soggiorno di sei anni al
Seminario di Santa Chiara a Roma, e soprattutto i tre anni tra il
1923 e il 1926, qui vissuti con il padre Le Floch:
“Non ringrazierò mai abbastanza il Buon Dio per avermi fatto conosce-
re quest’uomo veramente straordinario. È lui che ci ha insegnato cosa
erano i Papi nel mondo e nella Chiesa e cosa essi hanno insegnato in un
secolo e mezzo: l’antiliberalismo, l’antimodernismo, l’anticomunismo,
tutta la dottrina della Chiesa su questi temi. (…) Il padre Le Floch ci ha
fatti entrare e vivere nella storia della Chiesa, nella lotta che le forze per-
verse conducevano contro Nostro Signore. Ciò ci ha spronato contro il
funesto liberalismo, contro la Rivoluzione e le potenze del male in azio-
ne per distruggere la Chiesa, il regno di Nostro Signore, gli Stati catto-
lici, la cristianità intera. Abbiamo dovuto scegliere: o lasciare il Semina-
“La Pensée Catholique”, n. 23 (1952), pp. 68-93; Eloge de l’intégrisme, ivi, n. 21 (1952),
pp. 7-25). Passò gli ultimi anni della sua vita vicino al Carmelo di Draguignan di cui
cercò di difendere l’autonomia. Di lui si veda La collegialité épiscopale au deuxième
Concile du Vatican, Editions du Cèdre, Parigi 1979, che raccoglie nove articoli ap-
parsi su “La Pensée catholique” tra il 1959 e 1965. Su di lui cfr. M. A. LE CERF, In me-
moriam. L’Abbé Raymond Dulac, in “La Pensée Catholique”, n. 228 (1987), pp. 38-41.
170
MARANHÃO GALLIEZ, Diario, 16 ottobre 1962. Gli incontri con l’abbé Dulac furono
numerosi (cfr. ID., Diario, 16, 18, 19, 24 ottobre 1962).
171
Sul Seminario francese di Roma, cfr. PHILIPPE LEVILLAIN-PHILIPPE BOUTRY-YVES
MARIE FRADET, 150 ans au cœur de Rome: le Séminaire français 1853-2003, Karthala,
Parigi 2004.
172
Henri Le Floch (1862-1950), della Congregazione dello Spirito Santo di cui fu su-
periore generale (1923-1927), ordinato nel 1886, consultore del Sant’Uffizio, resse il
Seminario Francese di Roma per oltre vent’anni, fino al 1927, quando, in seguito al-
la condanna dell’Action Française, di cui era simpatizzante, gli fu imposto da Pio XI
di allontanarsi da Roma. Un suo profilo in V. A. BERTO, Pour la Sainte Eglise Romai-
ne, cit., pp. 113-144. Cfr. anche D. MENOZZI, La Chiesa cattolica e la secolarizzazione, Ei-
naudi, Torino 1993, pp. 211-215.
1962: LA PRIMA SESSIONE 231
173
M. LEFEBVRE, Le Concile ou le triomphe du libéralisme, in “Fideliter”, n. 59 (1987), p.
32 (pp. 32-42). Al gruppo di condiscepoli di mons. Lefebvre del Seminario francese
di Roma appartenevano, oltre agli abbés Berto e Dulac, anche i teologi Lucien (Luc)
Lefevre (1895-1987), Henri Lusseau (1896-1973) e Alphonse Roul (1901-1969), che
costituirono anch’essi l’“équipe” de “La Pensée Catholique”. Cfr. PAUL AIRIAU, Les
hommes de la Pensée Catholique, in “Catholica”, n. 60 (1998), pp. 59-74 e, più ampia-
mente, La pensée catholique 1946-1956. Romanité à la française ou intégrisme, tesi di
D.E.A., Istituto di Studi Politici, Parigi 1995.
174
MARANHÃO GALLIEZ, Diario, 6 novembre 1962.
175
Ivi.
176
Ivi, 9 novembre 1962.
177
Ivi, 14 novembre 1962.
232 IL CONCILIO VATICANO II
178
Marcellino Olaechea Loizaga (1889-1972), benedettino spagnolo, ordinato nel
1915. Arcivescovo di Valencia dal 1946 al 1966. Membro della Commissione dei Se-
minari, degli Studi e dell’Educazione Cattolica.
179
Giuseppe Carraro (1899-1980), ordinato nel 1923. Vescovo di Verona dal 1958 al
1978. Membro della Commissione dei Seminari.
180
Egidio Vagnozzi (1906-1980), ordinato nel 1928. Arcivescovo titolare, delegato
apostolico negli Stati Uniti dal 1958 al 1967, creato cardinale nel 1967. Prefetto de-
gli Affari economici della Santa Sede dal 1968 fino alla morte.
181
Cfr. MARANHÃO GALLIEZ, Diario, 17 novembre 1962.
182
Adolfo Servando Tortolo (1911-1986), argentino, ordinato nel 1934, vescovo ausi-
liare di Paranà (1956), poi vescovo di Catamarca (1960) e arcivescovo di Paranà
(1963). Nel 1970 successe al card. Antonio Caggiano come presidente della Confe-
renza episcopale argentina. Nel 1975 fu nominato da Paolo VI Vicario Castrense per
le Forze Armate.
183
Jean Rupp (1905-1983), francese, ordinato nel 1953. Vescovo del Principato di Mo-
naco da giugno 1962 al 1974.
184
MARANHÃO GALLIEZ, Diario, 1 dicembre 1962.
185
Ivi, 30 novembre 1962.
1962: LA PRIMA SESSIONE 233
186
Ivi, 28 novembre 1962.
187
Ivi, 19 ottobre 1962.
188
Sulla partecipazione di Siri al Vaticano II, cfr. il suo Diario, dal 10 ottobre 1962 al
20 novembre 1964, pubblicato nel 1993 in appendice a B. LAI, Il Papa non eletto, cit.,
e PAOLO GHEDA, Il Card. Siri e la Conferenza episcopale italiana durante il Concilio Vati-
cano II, in “Synaxis”, n. 3 (2005), pp. 109-144.
234 IL CONCILIO VATICANO II
189
Raffaele Calabria (1906-1962), ordinato nel 1929, arcivescovo di Benevento dal
1962 fino alla morte.
190
Luigi Maria Carli (1914-1986), ordinato nel 1937, vescovo di Segni (1957-1973), poi
arcivescovo di Gaeta fino alla morte. Cfr. A. D’ANGELO, Luigi Maria Carli, in DSM-
CI, Aggiornamento, 1980-1995, pp. 264-265.
191
Giovanni Battista Peruzzo (1878-1963), passionista, ordinato nel 1901, fu superio-
re del Santuario di Basella di Urgnano, ausiliare a Mantova dal 1924, vescovo a Op-
pido Mamertino dal 1928 e di Agrigento a partire dal 1932, poi arcivescovo dal 1952
fino alla morte. Su di lui, cfr. DOMENICO DE GREGORIO, Mons. G.B. Peruzzo. Vescovo di
Agrigento, Cartograf, Trapani 1972.
192
Cfr. N. BUONASORTE, Siri. Tradizione e Novecento, cit., pp. 291-292.
1962: LA PRIMA SESSIONE 235
riore, quale la storia non ha mai registrato (…). Il Concilio diventa un’ope-
razione di pulizia intellettuale nelle mura della scolastica” 195.
Rahner, che Henri Fesquet presentava su “Le Monde” come
“uno dei migliori teologi del Concilio” 196, il 12 ottobre espose a mons.
Volk e al suo teologo Semmelroth le linee generali della sua strate-
gia, che era quella di “sostituire con un nuovo schema gli schemi at-
tuali della Commissione teologica” 197.
Il 19 ottobre, alla vigilia della riunione della terza Congrega-
zione generale si incontrarono alla Mater Dei, in via delle Mura
Angeliche, alcuni vescovi e teologi tedeschi e francesi, scelti da
mons. Volk, vescovo di Magonza. “Oggetto dell’incontro – annota
Congar nel suo diario – discutere e decidere una tattica per gli schemi
teologici” 198. Venticinque i presenti, tra cui, oltre a Volk e al suo au-
siliare Joseph Reuss 199, l’arcivescovo di Berlino Alfred Bengsch 200,
i vescovi Ancel (ausiliare di Lione), Gabriel-Marie Garrone (Tolo-
sa), Emile Guerry 201 (Cambrai), Paul Schmitt 202 (Metz), Jean Julien
Weber 203 (Strasburgo), con il suo coadiutore Léon-Arthur Elchin-
ger, e i teologi Congar, Chenu, Daniélou, de Lubac, Küng, Philips,
Rahner, Ratzinger, Schillebeeckx e Semmelroth.
L’importanza della riunione è sottolineata dai diari di Chenu,
Congar e de Lubac 204. Lo scopo era quello di discutere una tattica
195
CHENU, Diario, p. 57. Gli stessi giudizi sugli schemi dottrinali espresse il card.
Léger, che incontrando Chenu il 9 ottobre, li definì “tesi speculative che si limitano
a ripetere il Vaticano I e non rispondono ai bisogni e alle richieste di quest’epoca” (ivi,
p. 69).
196
FESQUET, Diario, p. 71.
197
Così annota Semmelroth nel suo diario del 12 ottobre 1962. Cfr. G. FOGARTY, L’av-
vio dell’assemblea, cit.
198
CONGAR, Diario, p. 159.
199
Joseph Reuss (1906-1985), tedesco, ordinato nel 1930. Vescovo ausiliare di Ma-
gonza dal 1954 al 1978.
200
Alfred Bengsch (1921-1979), tedesco, ordinato nel 1950. Vescovo di Berlino nel
1961, creato cardinale nel 1962.
201
Emile Guerry (1891-1969), francese, ordinato nel 1923. Arcivescovo di Cambrai
dal 1952 al 1966.
202
Paul Schmitt (1911-1987), francese, ordinato nel 1935. Vescovo di Metz dal 1958 al
1987.
203
Jean Julien Weber (1888-1981) sulpiziano francese, ordinato nel 1912. Vescovo di
Strasburgo dal 1945, arcivescovo della stessa città dal 1962 al 1966.
204
Cfr. CHENU, Diario, pp. 76-79; CONGAR, Diario, vol. I, pp. 158-160; DE LUBAC, Qua-
derni, pp. 120-121.
1962: LA PRIMA SESSIONE 237
205
CONGAR, Diario, vol. I, p. 142.
206
Ivi.
207
Johann Joseph Ignaz von Döllinger (1799-1890), teologo e storico tedesco, ordina-
to nel 1822, professore di Storia della Chiesa e di Diritto canonico al liceo di Aschaf-
fenburg nel 1823 e professore di teologia a Monaco nel 1826.
208
Ivi.
209
Ivi, p. 424.
210
Ivi, p. 425.
211
Cfr. DE LUBAC, Quaderni, vol. I, pp. 279-286.
238 IL CONCILIO VATICANO II
212
G. SIRI, Il post-concilium, cit., p. 178.
213
AS, I/1, pp. 262-303.
214
WILTGEN, p. 23.
215
“Gli schemi che il Papa aveva personalmente giudicati ben fatti, ad eccezione di quello sulla
liturgia, che non riteneva ben fatto, furono respinti e soltanto quello sulla liturgia fu ritenuto
degno d’essere sottoposto alla discussione dei Patres conciliari” (V. FAGIOLO, op. cit., p. 235).
216
WILTGEN, p. 24.
217
Nella Commissione liturgica preparatoria erano presenti i belgi Bernard Capelle,
abate di Mont-César e Bernard Botte, direttore dell’Istituto Superiore di Liturgia di
Parigi.
1962: LA PRIMA SESSIONE 239
218
ASV, Conc. Vat. II, Busta 757, n. 8, Epistolae Em.mi Praesidis ad varios Patres conci-
liares, Fotocopia (18 ottobre 1962), ff. 2.
219
Cfr. M. LAMBERIGTS, Il dibattito sulla liturgia, in SCV, vol. II, pp. 132-133 (pp. 130-
192); HERMAN SCHMIDT, La costituzione sulla Sacra liturgia. Testo. Genesi. Commento.
Documentazione, Herder, Roma 1966; A. BUGNINI, La riforma liturgica, cit.
220
AS, I/1, pp. 304-309.
221
Franz Zauner (1904-1994), austriaco, ordinato nel 1913. Vescovo di Linz dal 1956
al 1980.
240 IL CONCILIO VATICANO II
222
AS, I/1, pp. 309-310.
223
Ivi, pp. 319-322.
224
Ivi, pp. 311-313. Testo italiano in G. LERCARO, Per la forza dello spirito. Discorsi con-
ciliari del card. Giacomo Lercaro, Edizioni Dehoniane, Bologna 1984, pp. 73-78. Sulla
partecipazione di Lercaro al Concilio, cfr. anche MATTEO DONATI, Il sogno di una Chie-
sa. Gli interventi al Concilio Vaticano II del cardinale Giacomo Lercaro, Cittadella Editri-
ce, Assisi 2010.
225
AS, I/2, pp. 56-58.
226
AS, I/1, pp. 313-316.
227
Cfr. A. G. MARTIMORT, Le rôle de Paul VI dans la réforme liturgique, in AA.VV., Le rôle
de G. B. Montini – Paul VI dans la réforme liturgique, Studium, Brescia 1987, p. 59 sgg.
1962: LA PRIMA SESSIONE 241
228
EDELBY, Diario, p. 269.
229
AS, I/1, pp. 377-380. Il 13 ottobre 1963 fu installata nella Basilica di San Pietro la
traduzione simultanea in cinque lingue. Mons. Helder Câmara ricorda l’episodio
come “sconfitta del latino come lingua vivente e come lingua ufficiale della Chiesa” (Cir-
colare del 13 ottobre 1963, in Lettres Conciliaires, vol. I, p. 217).
230
EDELBY, Diario, p. 76.
231
FESQUET, Diario, p. 49.
232
Willem Van Bekkum (1910-1998), verbita olandese, ordinato nel 1935. Vescovo di
Ruteng (Indonesia) dal 1961 al 1972.
233
WILTGEN, p. 35.
242 IL CONCILIO VATICANO II
234
Ivi.
235
Eugenio D’Souza (1917-2003), indiano, missionario di san Francesco di Sales, or-
dinato nel 1944. Vescovo poi arcivescovo di Nagpur (India) dal 1951 al 1963, poi ar-
civescovo di Bhopal dal 1963 al 1994.
236
Laurent Satoshi Lagae (1913-1998), giapponese, ordinato nel 1938. Vescovo di
Urawa (Giappone) dal 1957 al 1979.
237
DE LUBAC, Quaderni, vol. I, p. 129.
238
AS, I/1, pp. 325-326.
239
Ivi, pp. 330-331. Enrico Dante (1884-1967), ordinato nel 1910. Segretario della Con-
gregazione dei Riti dal 1960, arcivescovo titolare, creato cardinale nel 1965.
240
DE LUBAC, Quaderni, vol. I, p. 129.
1962: LA PRIMA SESSIONE 243
una formula più stringata dal Sommo Pontefice Pio XII nell’Enciclica
Mediator Dei possano essere ripresi parola per parola dai Padri del Con-
cilio, piuttosto che gli schemi che ci sono stati proposti. (…)
Secondo il mio giudizio prima di tutto e di un solo colpo bisognerebbe
enunciare e stabilire questi principi:
1. In primo luogo, la Sacra Liturgia si basa, come suo fondamento, sul-
l’opera di Redenzione compiuta da Cristo.
2. In secondo luogo, la Sacra Liturgia costituisce il culto pubblico mani-
festato dal Corpo di Cristo.
3. In terzo luogo, la Sacra Liturgia attua la santificazione dell’uomo che è
ottenuta attraverso l’opera e l’esercizio del Sacerdozio di Cristo” 241.
241
AS, I/1, pp. 325-326.
242
Ivi, pp. 408-411. Antonio Bacci (1885-1971), ordinato nel 1909. Segretario dei Bre-
vi ai Principi dal 1931 al 1960. Creato cardinale nel 1960. Arcivescovo titolare di Co-
lonia in Cappadocia nel 1962.
243
AS, I/1, pp. 423-427.
244
Ivi, pp. 429-430.
245
James Louis McIntyre (1886-1979), americano, ordinato nel 1921. Arcivescovo di
Los Angeles dal 1948 al 1970. Creato cardinale nel 1953.
244 IL CONCILIO VATICANO II
“Rispondo: si deve dire che i fedeli non devono comprendere tutto – noi
stessi sacerdoti non comprendiamo tutto! – ma basta che comprendano
globalmente e non tutti i particolari. La partecipazione attiva dei fedeli
non consiste tanto nel canto e nella preghiera, ma anche nel seguire con
la vista le cose che vengono fatte sull’altare. San Tommaso già parla di co-
loro che nella Chiesa non comprendono il significato dei canti, e dice in II
– II, q. 91, art. 2, 5 parole bellissime: “Sebbene talvolta non comprendono
ciò che viene cantato, tuttavia comprendono perché viene cantato, cioè a
lode di Dio, e ciò basta a suscitare la devozione”” 248.
246
AS, I/1, pp. 370-371 (pp. 369-371).
247
Benedikt Reetz, o.s.b. (1897-1964), abate dell’Ordine di San Benedetto, Superiore
Generale della Congregazione benedettina di Beuron.
248
AS, I/1, p. 470 (pp. 469-470).
1962: LA PRIMA SESSIONE 245
ogni generazione; di una materia sacra al sommo grado che deve essere af-
frontata con sacro rispetto e venerazione, e non deve essere toccata se non
con dei limiti. Ora vengono in mente le parole rivolte da Dio a Mosé,
quando si avvicinava al rogo ardente: ‘Sciogli i lacci dei tuoi calzari, in-
fatti il luogo in cui stai è santo’. Siamo quindi cauti nel proporre di rifor-
mare il rito della Messa” 249.
249
AS, I/2, p. 18 (pp. 18-20).
250
Il racconto dell’episodio nella versione di Alfrink, in TON OOSTVEEN, Bernard Al-
frink vescovo cattolico, Cittadella editrice, Assisi 1973, pp. 76-77.
251
CÂMARA, Lettres conciliaires, vol. I, p. 69.
252
BORROMEO, Diario, 30 ottobre 1962.
253
I. MONTANELLI, Sottile ma anche concitato il dialogo tra Curia romana e vescovi stranie-
ri, in “Corriere della Sera”, 26 novembre 1962.
246 IL CONCILIO VATICANO II
254
AS, I/1, p. 331.
255
Ivi, pp. 22-26.
256
AS, I/2, pp. 16-17.
257
AS, I/1, pp. 600-601.
258
Francis van Cauwelaert (1906-1986), benedettino belga, ordinato nel 1931.
259
AS, I/2, pp. 94-95.
260
AS, I/3, pp. 594-595.
1962: LA PRIMA SESSIONE 247
261
P. GUÉRANGER, De l’hérésie antiliturgique et de la réforme protestante du XVIe siècle,
considérée dans ses rapports avec la liturgie, tr. it. L’eresia liturgica e la riforma protestan-
te, Amicizia cristiana, Chieti 2008, p. 27.
248 IL CONCILIO VATICANO II
262
AS, I/3, pp. 594-595.
1962: LA PRIMA SESSIONE 249
“a collaborare, con l’aiuto degli esperti di tutti i riti e delle Chiese che con-
servano la fede eucaristica, per comporre una Messa che veramente si po-
trebbe chiamare ecumenica o ‘Messa del mondo’, e con essa l’unità tanto
desiderata, almeno nella memoria eucaristica del Signore. Il popolo di Dio
poi godrebbe della partecipazione perfetta ed intima della quale gli Apo-
stoli hanno goduto nell’ultima Cena” 265.
263
Wilhelm Josef Duschak (1903-1997), tedesco, della Società del Verbo Divino, ordi-
nato nel 1930, vescovo di Abidda (1951) e vicario apostolico di Calapan (Filippine)
dal 1951 al 1973.
264
AS, I/1, pp. 109-112.
265
Ivi, pp. 111-112.
266
WILTGEN, p. 37.
250 IL CONCILIO VATICANO II
cambiare le parole tradizionali del Canone: “Se gli uomini dei secoli
passati poterono scegliere e inventare i riti della Messa, perché il più gran-
de di tutti i Concili non potrebbe fare altrettanto? Perché non sarebbe pos-
sibile decretare che una nuova formula della Messa sia elaborata con tutta
la riverenza, per rispondere ai desideri, ed essere adattata alla mentalità
dell’uomo moderno?” 267. Tutta la Messa, insisteva mons. Duschak,
avrebbe dovuto essere celebrata a voce alta, in lingua volgare e ver-
so il popolo. Queste proposte apparvero allora radicali, ma sareb-
bero state messe in pratica già prima della conclusione del Concilio.
Le repliche tuttavia non mancarono. Al card. Döpfner, che ave-
va affermato che bisognava introdurre il volgare anche perché i
candidati al sacerdozio, formati nelle scuole pubbliche, non cono-
scevano più il latino 268, mons. Carli ribatté, ad esempio, che quegli
stessi candidati non conoscevano neppure la filosofia cristiana e la
teologia e nessuno pensava di ordinarli prima che avessero com-
pletato i loro studi in queste materie 269.
Lo scontro in atto si rivelava come quello tra la Curia romana e
alcune conferenze episcopali, soprattutto quella francese e tedesca,
appoggiata da alcuni vescovi dei Paesi del Terzo Mondo, come
mons. D’Souza, che nei suoi interventi del 27 ottobre e del 7 no-
vembre 1962 270, chiese di attribuire alle conferenze episcopali non
solo il diritto di scegliere la lingua in cui svolgere il rito, ma anche
quello “di adattare la liturgia dei Sacramenti” 271, e mons. Bekkers 272,
che affermò che solo “il nucleo sacramentale fondamentale di tutti i sa-
cramenti” avrebbe dovuto essere “universale”, “ma per una celebra-
zione più evoluta ed ampia di questo nucleo sacramentale venga concessa
una amplissima libertà, sul cui limite in maniera esperta può giudicare
267
Ivi, p. 38.
268
AS, I/2, pp. 398-399.
269
Ivi, pp. 463-464.
270
AS, I/1, pp. 497-499 e AS, I/2, pp. 317-319.
271
AS I/2, p. 318. “Se il potere si estendesse a tutto il rito e all’uso della lingua parlata, sa-
rebbe cosa ottima. Questo è ciò che ci aspettiamo dal Concilio, perché è realmente necessario
alla sua attuazione” (ivi).
272
Wilhelm Marinus Bekkers (1908-1966), olandese, ordinato nel 1933, vescovo coa-
diutore nel 1956 e poi vescovo di Bois-le-Duc fino alla morte. I suoi funerali furono
una sorta di manifestazione pubblica della corrente ultraprogressista olandese (Ac-
tes et Acteurs, p. 372).
1962: LA PRIMA SESSIONE 251
soltanto la Conferenza dei vescovi di tali popoli, purché gli atti siano ap-
provati dalla Santa Sede” 273.
Il latino era considerato dal partito antiromano come lo strumen-
to di cui si serviva la Curia per esercitare il suo potere. Finché il lati-
no rimaneva come l’unica lingua della Chiesa, Roma avrebbe avuto
la competenza per controllare e verificare i riti. Ma se centinaia di lin-
gue e costumi locali fossero stati introdotti nella liturgia, la Curia
avrebbe perso automaticamente le sue prerogative e le conferenze
episcopali sarebbero divenute giudici in materia. “Era precisamente su
questo punto che insisteva la maggioranza che si profilava: essa – sottolinea
Wiltgen – voleva che le conferenze episcopali fossero autorizzate a prendere
certe importanti decisioni in materia di usi liturgici” 274.
L’Alleanza progressista ricevette in aula l’appoggio di un nutri-
to gruppo di vescovi dell’America Latina, capeggiati dal card. Sil-
va Henríquez, arcivescovo di Santiago del Cile. Questi padri, come
ricorda Wiltgen, manifestavano la loro riconoscenza per il podero-
so aiuto finanziario che avevano ricevuto, nel corso degli ultimi
anni, dal cardinale di Colonia Frings, attraverso le associazioni
“Misereror” e “Adveniat”. “Un buon numero di coloro che approfitta-
rono dell’occasione del Concilio per rendere visita al cardinale Frings e
ringraziarlo di persona, si trovarono coinvolti nell’Alleanza” 275.
273
AS I/1, pp. 313-314.
274
WILTGEN, p. 42.
275
Ivi, p. 53.
276
AS, I/2, pp. 334-336.
277
Giovanni Urbani (1900-1969), ordinato nel 1922, vescovo titolare di Axomis, assi-
stente nazionale della Azione Cattolica nel 1946; vescovo di Verona nel 1955, suc-
cesse nel 1958 a Roncalli come patriarca di Venezia e vi rimase fino alla morte. Crea-
to cardinale da Giovanni XXIII nel 1958.
252 IL CONCILIO VATICANO II
278
URBANI, Diario, p. 135.
279
BORROMEO, Diario, 7 novembre 1962.
280
AS, I/2, pp. 398-403.
281
BORROMEO, Diario, 9 novembre 1962.
282
Stefan Wyszyński (1901-1981), cardinale arcivescovo di Varsavia e Gniezno, Pri-
mate di Polonia. Membro della Commissione preparatoria centrale. Su di lui cfr., tra
l’altro, Actes et Acteurs, pp. 326-336; GROOTAERS, I protagonisti, pp. 245-260.
1962: LA PRIMA SESSIONE 253
sangue, lo fece con l’aiuto della lingua. Vorrei quasi tralasciare le obiezio-
ni di coloro che dicono di non avere tempo sufficiente per la recita del San-
to Ufficio. Mi sembra un argomento debole e ingiurioso al massimo gra-
do per dei pii e buoni sacerdoti. Con quanta fortezza e pietà e in che mo-
do eccezionale, gli apostoli hanno rifiutato questo pensiero, comprenden-
do che la preghiera è un grandissimo dono. Il modo di sentire di noi, che
siamo a capo della Chiesa dei nostri giorni, non deve essere diverso. Rite-
niamo che ci sia bisogno piuttosto di una preghiera il più possibile assi-
dua, costante e profonda. Molti sono i testi nel Breviario Romano che pro-
vengono da tempi antichissimi, come le preghiere, che in nessun modo si
possono volgere in lingua corrente senza pericolo che perdano il signifi-
cato teologico, espresso in modo sintetico, sancito in tanti secoli. Basta
portare ad esempio molte versioni del Messale Romano nelle lingue mo-
derne, che sono piene di difetti e di errori. Il Breviario Romano, qualora
fosse tradotto in lingua moderna, non spingerebbe più gli alunni nei se-
minari ad imparare quella latina, il cui studio sta tanto a cuore al Sommo
Pontefice. Tutti questi cambiamenti allontanerebbero troppo l’animo e il
sentimento dal Messale Romano, dalla Volgata, dagli scritti dei Padri. I
sacerdoti di rito latino, infine, perderebbero la capacità di usare la lingua
latina, vincolo validissimo di unità. Questa lingua serve moltissimo a noi,
radunati in questo Concilio” 283.
“Ho fatto la mia esperienza in una parrocchia molto grande per due an-
ni, e ho seguito per molti anni le parrocchie in due grandi diocesi. Non
ho udito mai, mai¸ sacerdoti che dicessero che non bastava il tempo per
recitare l’Ufficio divino. Riconosco certo che possa esistere una difficoltà
in alcune regioni, ma sarebbe cosa meno accorta, se non sbaglio, stabili-
re regole universali per tutto il clero in questo Concilio Vaticano. Talvol-
ta si dice che c’è il pericolo di cadere in quella che si chiama: “eresia del-
le buone azioni”, cioè l’esaltazione dell’attività pastorale più della pre-
minster dal 1956 fino alla morte, creato cardinale nel 1958.
254 IL CONCILIO VATICANO II
a) Scrittura e Tradizione
285
AS, I/2, pp. 472-473.
286
J. W. O’MALLEY, Che cosa è successo nel Vaticano II, cit., p. 141.
287
Cfr. M. LAMBERIGTS, Il dibattito sulla liturgia, cit., pp. 172-173.
1962: LA PRIMA SESSIONE 255
288
Per una ricostruzione complessiva del dibattito, cfr. R. BURIGANA, La Bibbia nel
Concilio. La redazione della costituzione “Dei Verbum” del Vaticano II, Il Mulino, Bolo-
gna 1998; G. RUGGIERI, Il primo conflitto dottrinale, in SCV, vol. II, pp. 259-294. Si ve-
da anche UMBERTO BETTI, Storia della costituzione dogmatica “Dei Verbum”, in AA.VV.,
La costituzione dogmatica sulla divina Rivelazione, LDC, Torino 1967, pp. 11-68; G.
RUIZ, Historia de la constitución “Dei Verbum” sobre la divina revelación, La Editorial
Católica, Madrid 1969, pp. 33-99. Una serrata analisi critica in EMMANUEL-MARIE
o.p., Les quarante ans de la Constitution conciliaire Dei Verbum, in “Le Sel de la Terre”,
n. 55 (2005-2006), pp. 16-38.
289
R. BURIGANA, La Bibbia nel Concilio, cit., p. 15.
290
Ivi, p. 17.
291
Cfr. B. GHERARDINI, “Quod et tradidi vobis”, cit., p. 300. Per quanto riguarda la con-
tinuità dell’insegnamento cattolico, dai padri della Chiesa al Vaticano I, si veda l’e-
sauriente saggio di mons. (ora card.) W. BRANDMÜLLER, L’insegnamento dei Concili
sulla corretta interpretazione della Sacra Scrittura fino al Concilio Vaticano I, in Walter
Brandmüller. Scripta manent, cit., pp. 89-135.
292
L. BILLOT s.j., Tradition et modernisme, tr. fr. a cura dell’abbé JEAN-MICHEL GLEIZE,
Courrier de Rome, Versailles 2007, p. 32.
256 IL CONCILIO VATICANO II
293
Ivi, p. 37.
294
Cfr. RICARDO GARCÍA VILLOSLADA s.j., Radici storiche del Luteranesimo, tr. it. Morcel-
liana, Brescia 1979, pp. 100-118.
295
Cfr. ad esempio K. RAHNER, Sacra Scrittura e Tradizione, in Nuovi Saggi, Paoline, Ro-
ma 1968.
296
Cfr. WENGER, Vatican II, cit., Première session, pp. 103-104.
297
R. BURIGANA, La Bibbia nel Concilio, cit., pp. 92-93; G. RUGGIERI, Il primo conflitto dot-
trinale, cit.
1962: LA PRIMA SESSIONE 257
niente da due vie” 298. Tuttavia, come osserva Giuseppe Ruggieri, l’ar-
gomento principe durante il dibattito sul De Fontibus non fu tanto
quello dei rapporti tra Scrittura e Tradizione, quanto il problema
della “pastoralità” della Chiesa 299.
298
CHARUE, Carnets conciliaires, p. 40.
299
Cfr. G. RUGGIERI, La discussione sullo schema Constitutionis dogmaticae De Fontibus
Revelationis durante la prima sessione del Concilio Vaticano I, in Vatican II commence…
Approches Francophones, a cura di E. FOUILLOUX, Peeters, Lovanio 1993, pp. 314-328.
300
AS, I/3, pp. 27-32.
301
Ivi, pp. 31-32.
302
MARCEL GRELOT, Il rinnovamento biblico nel ventesimo secolo. Memorie di un protagonista,
con prefazione di Gianfranco Ravasi, tr. it. San Paolo, Cinisello Balsamo 1996, p. 172.
303
AS, I/3, pp. 34-36.
304
Ivi, pp. 41-42.
305
Ivi, pp. 42-43.
306
Ivi, pp. 43-45.
307
Ivi, pp. 45-47.
308
Ivi, pp. 47-48.
309
Ivi, pp. 48-51.
258 IL CONCILIO VATICANO II
310
Ivi, pp. 53-55.
311
Ivi, pp. 37-38.
312
Ivi, pp. 38-39.
313
Ivi.
314
Ivi, pp. 58-59. Albert Soegijapranata (1895-1963), gesuita indonesiano ordinato nel
1931. Arcivescovo di Semarang (Indonesia) dal 1961 alla morte.
315
Pieter Smulders (1911-2000), gesuita olandese, ordinato nel 1939, professore nel
Collegio gesuita di Maastricht (1943-1967), consigliere dell’episcopato indonesiano
al Vaticano II, peritus conciliare.
316
WILTGEN, p. 47.
317
G. RUGGIERI, Il primo conflitto dottrinale, cit., p. 267.
1962: LA PRIMA SESSIONE 259
che, nelle riunioni del 9 e del 16 novembre 1962 tenute presso l’Ho-
tel Columbus, aveva disegnato la propria strategia di azione, nella
convinzione, come affermava padre Feiner 318, “di costituire quasi il
punto di equilibrio dottrinale attorno a cui poteva e doveva coagularsi la
teologia del Vaticano II” 319.
Il dibattito si sviluppò nelle successive Congregazioni generali
con interventi in difesa del documento della Commissione da parte
dei cardinali Ottaviani 320, Bacci 321, Santos 322, Florit 323, Ruffini 324, Brow-
ne 325 e, sul fronte opposto, di Tisserant 326, Döpfner 327, Frings 328, Silva
Henríquez 329, e del vescovo di Bruges, mons. Emile De Smedt 330, che
mons. Borromeo definisce “solennemente balbuziente ed emotivamente
incespicante” 331, ma aiutato da “una bella potenza di voce” e dalla “gran
voglia di apparire forte oratore”. De Smedt, prendendo la parola a nome
del Segretariato per l’Unità dei Cristiani, il 19 novembre, ribadì che
lo schema mancava notevolmente di “spirito ecumenico” e costituiva
un ostacolo al dialogo, anche perché era troppo intessuto di formule
scolastiche, incomprensibili ai fratelli “ortodossi” e a molti altri non
318
Joseph Feiner (1909-1985), svizzero, professore di teologia al Seminario diocesa-
no di Coira (1938-1962). Consultore del Segretariato per l’Unità dei Cristiani.
319
G. RUGGIERI, Il primo conflitto dottrinale, cit., pp. 268-269.
320
AS, I/3, pp. 131-132.
321
Ivi, pp. 127-128.
322
Ivi, pp. 76-79.
323
Ivi, pp. 101-104. Ermenegildo Florit (1901-1985), ordinato nel 1925, vice rettore e
decano della Facoltà teologica dell’Università del Laterano dal 1951 al 1954. Ve-
scovo coadiutore nel 1954 e arcivescovo di Firenze dal 1962 al 1977. Creato cardi-
nale nel 1965. Su di lui, si veda NICOLA CIOLA, Il padre Umberto Betti e il card. Erme-
negildo Florit: due servitori della Chiesa al concilio Vaticano II, in “Lateranum”, n. 70
(2004), pp. 181-194. Cfr. R. BURIGANA, Sul magistero episcopale tra Roma e Firenze. La
partecipazione di Ermenegildo Florit al Vaticano II, in “Vivens Homo”, n. 11/1 (2000),
pp. 263-300.
324
AS, I/3, pp. 249-251.
325
Ivi, pp. 82-84.
326
Ivi, p. 66; pp. 248-249.
327
Ivi, pp. 124-126.
328
Ivi, p. 137.
329
Ivi, pp. 81-82.
330
AS, I/3, pp. 184-186. Emile-Joseph De Smedt (1909-1995), ordinato nel 1933, ve-
scovo di Bruges dal 1952 al 1984, membro del Segretariato per l’Unità dei Cristiani
a partire dall’ottobre 1960.
331
BORROMEO, Diario, 19 novembre 1962.
260 IL CONCILIO VATICANO II
“Non ci è lecito, Padri del Concilio, ignorare o negare ciò, senza venir me-
no gravemente al nostro compito (...). Si tratta di questione di vita o di
morte della Chiesa Cattolica, e persino della stessa cristianità. Questi er-
rori ancora serpeggiano nella Chiesa; in particolar modo serpeggiano, ol-
tre agli errori in materia sociale e morale, gli errori riguardanti la Sacra
Scrittura e la Tradizione, ovvero la duplice fonte della Rivelazione.
In realtà, in campo biblico, si tratta, presso molti cattolici, della negazione
pratica del valore storico di quasi tutta la Sacra Scrittura. Si nega il valo-
re storico di tutto il Pentateuco, che, così dicono, in nessun modo ha Mo-
332
AS, I/3, pp. 48-51.
333
BORROMEO, Diario, 19 novembre 1962.
334
Cit. in G. RUGGIERI, Il primo conflitto dottrinale, cit., p. 280.
335
CONGAR, Diario, vol. I, p. 260. Il 22 novembre il Pontificio Istituto Biblico, in occa-
sione della tesi di dottorato di N. Lohfink, organizzò una manifestazione di soste-
gno in suo onore, che Congar interpretò sul suo diario come “una nuova vittoria del
cardinale Bea” (ivi, p. 258).
336
AS, I/3, pp. 48-51.
337
Ivi, AS, I/3, pp. 224-227.
338
MARANHÃO GALLIEZ, Diario, 20 novembre 1962.
1962: LA PRIMA SESSIONE 261
339
AS, I/3, pp. 225-226.
262 IL CONCILIO VATICANO II
340
Cfr. M. GUASCO, Una giornata di Vaticano II, cit., pp. 455-460.
341
BORROMEO, Diario, 20 novembre 1962.
342
AS, I/3, pp. 220-222.
343
BORROMEO, Diario, 20 novembre 1962.
344
Cfr. EDELBY, Diario, p. 114.
1962: LA PRIMA SESSIONE 263
345
Cfr. SCHMIDT, Bea, pp. 458-459.
346
Cfr. S. SCHMIDT, Giovanni XXIII e il Segretario per l’Unione dei cristiani, cit., pp. 109-113.
347
G. MARTINA, La Chiesa in Italia negli ultimi trent’anni, Edizioni Studium, Roma
1977, p. 90.
348
WILDE, p. 22.
349
J. W. O’MALLEY, Che cosa è successo nel Concilio Vaticano II, cit. p. 153. Secondo lo
storico francese Etienne Fouilloux, questa data segnò “definitivamente la fine della fa-
se di reazione antimodernista” (Une Eglise en quête de liberté, cit., p. 310). “Il trionfo ot-
tenuto dalla maggioranza, grazie all’intervento pontificio, determinò l’orientamento del
Concilio e del suo futuro” (P. LEVILLAIN, La mécanique politique, cit., p. 260).
350
ROBERT ROQUETTE, La fin d’une chrétienté, Chroniques I, Cerf, Parigi 1968, p. 259.
264 IL CONCILIO VATICANO II
351
EDELBY, Diario, p. 117.
352
“Il risultato dello schema sulle fonti della rivelazione incoraggiò i progressisti e solidificò, tra
i partecipanti del Concilio, l’impressione che un cambiamento era possibile” (WILDE, p. 22).
353
KÜNG, La mia battaglia, pp. 354-355.
354
G. RUGGIERI, Il primo conflitto dottrinale, cit., pp. 290-291.
355
J. W. O’MALLEY, Che cosa è successo nel Concilio Vaticano II, cit., p. 152.
356
F. STABILE, Il cardinal Ruffini e il Vaticano II, cit., pp. 124-126.
1962: LA PRIMA SESSIONE 265
357
BORROMEO, Diario, 27 novembre 1962.
266 IL CONCILIO VATICANO II
358
AS, I/3, pp. 621-622. Primo Principi (1894-1975), ordinato nel 1918, arcivesco-
vo titolare di Tyana, economo e Segretario della Fabbrica di San Pietro dal 1952
al 1969.
359
AS, I/3, pp. 501-502.
360
WILTGEN, p. 53.
361
Cfr. A. ACERBI, Due ecclesiologie, cit.
1962: LA PRIMA SESSIONE 267
362
Gérard Philips (1899-1972), sacerdote belga, professore di Dogmatica alla Facoltà
di Teologia di Lovanio, consulente della Commissione teologica preparatoria, no-
minato perito conciliare nel 1962, divenne Segretario aggiunto della Commissione
dottrinale del Concilio nel 1963. Su di lui, cfr. Actes et Acteurs, pp. 382-419; J. GROO-
TAERS, Le rôle de Mgr Philips à Vatican II. Quelques réflexions pour contribuer à l’étude du
dernier Concile, in Ecclesia a Spiritu Sancto edocta. Mélanges théologiques. Hommage à
Gerard Philips, a cura di ALBERT DESCAMPS, Duculot, Gembloux 1970, pp. 343-380;
CESARE ANTONELLI, Le rôle de Mgr Gérard Philips dans la rédaction du chapitre VIII de
“Lumen Gentium”, in “Marianum”, n. 55 (1993), pp. 17-97.
363
Carlo Colombo (1909-1991), ordinato nel 1931, membro della Commissione teo-
logica preparatoria, perito del card. Montini (1962-1963), il 7 marzo 1964, partecipò
alle ultime due sessioni (1964-1965) come padre conciliare. Nel 1962 divenne pre-
side della Pontificia Facoltà teologica di Milano. Dal 1964 al 1985 fu vescovo ausi-
liare di Milano. Su di lui, GROOTAERS, I protagonisti, pp. 83-102; Actes et Acteurs, pp.
287-300; F. G. BRAMBILLA, Carlo Colombo e G.B. Montini alle sorgenti del concilio, in “La
Scuola Cattolica”, n. 130 (2002), pp. 221-260. Si veda anche ANTONIO RIMOLDI,
Mons. Carlo Colombo (1909-1991). Bibliografia, in “La Scuola Cattolica”, n. 119 (1991),
pp. 283-300.
364
Marcos Gregorio McGrath (1924-2000), americano, ordinato nel 1949, vescovo au-
siliare di Panama (1961), vescovo di Santiago de Veraguas (1964), arcivescovo di Pa-
nama dal 1969 al 1994. Membro della Commissione dottrinale. Cfr. GROOTAERS, I
protagonisti, pp. 185-194.
365
L. DECLERCK, Introduction à PHILIPS, Carnets conciliaires, pp. IX-X; Actes et Acteurs,
p. 382.
366
PHILIPS, Carnets conciliaires, pp. 82-86.
367
Ivi, p. 82.
268 IL CONCILIO VATICANO II
368
AS, I/4, p. 121.
369
Ivi, pp. 126-127.
370
EDELBY, Diario, p. 131.
371
A. ACERBI, Due ecclesiologie, cit., pp. 154-166.
372
BORROMEO, Diario, 1 dicembre 1962.
373
AS, I/4, pp. 142-144.
1962: LA PRIMA SESSIONE 269
vi, poi dei Sacerdoti e poi dei laici; di giuridicismo non so più il perché –
riporta mons. Borromeo – so che è stata una cosa miserevole e che nep-
pure i francesi questa volta ebbero il coraggio di applaudire il focoso ora-
tore che invano si indugiò a raccogliere i fogli in attesa di una espulsione
che non venne” 374. “Non ci si sarebbe attesi di vedere attaccato il clerica-
lismo in un Concilio di vescovi!”, annota a sua volta Edelby 375.
Le accuse di mons. De Smedt riassumevano le parole d’ordine
contro la Curia romana destinate a riecheggiare innumerevoli vol-
te dentro e fuori l’aula conciliare. Dietro il vescovo belga, con toni
apparentemente più moderati, ma non meno decisi nella sostanza,
si mossero i cardinali Döpfner 376 e Léger 377, appoggiati dai cardina-
li Suenens 378, Frings 379, Bea 380 e Montini 381. Frings arrivò a sostene-
re che il testo non era “cattolico”, perché non citava i padri della
Chiesa e i teologi medievali, ma solo la teologia post-tridentina.
Anche se padre Tromp calcolò che il numero degli interventi in au-
la contrari allo schema fu inferiore a quello degli interventi favore-
voli (40 contro 55), il destino dello schema era ormai segnato 382.
Il 4 dicembre il card. Suenens presentò i principali temi di un
progetto alternativo, formulato negli ambienti dell’Università di
Lovanio e discusso da alcuni cardinali in un incontro ristretto al
Collegio belga di Roma. Il documento era articolato in due parti: la
prima, Ecclesia ad intra, doveva parlare della realtà interna della
Chiesa; la seconda, Ecclesia ad extra, del dialogo tra la Chiesa e il
mondo moderno. Il padre John F. Kobler ricorda come l’Università
di Lovanio fosse imbevuta, fin dagli anni Trenta, delle idee feno-
menologiche di Husserl e Heidegger e il progetto di Suenens, ret-
tore dal 1940 al 1945 di quella università, riecheggiava quelle idee
nella distinzione ad intra/ad extra, “che si riferisce non tanto alle cose
interne della mente nelle loro relazioni con le cose nel mondo esterno,
374
BORROMEO, Diario, 1 dicembre 1962.
375
EDELBY, Diario, p. 132.
376
AS, I/4, pp. 183-186.
377
Ivi, pp. 182-183.
378
Ivi, pp. 222-225.
379
Ivi, pp. 218-220.
380
Ivi, pp. 227-230.
381
Ivi, pp. 291-294.
382
A. ACERBI, Due ecclesiologie, cit., p. 159.
270 IL CONCILIO VATICANO II
383
J. F. KOBLER, C.P. Where theologians the Engineers of Vatican II?, cit., p. 238.
384
AS, I/4, pp. 291-294. Su questo intervento, cfr. Actes et Acteurs, pp. 46-50.
385
Actes et Acteurs, pp. 48-49.
386
KÜNG, La mia battaglia, p. 355.
387
F. KÖNIG, Chiesa dove vai?, cit., pp. 24-25.
388
Actes et Acteurs, p. 304.
1962: LA PRIMA SESSIONE 271
389
Carlo Confalonieri (1893-1986), ordinato nel 1916, vescovo dell’Aquila nel 1941,
era giunto a Roma come segretario personale di Pio XI. Creato cardinale nel 1958,
dal marzo 1961 sarà poi Segretario della Concistoriale. Su di lui, cfr. S. GAROFALO, Il
cardinale Carlo Confalonieri (1893-1986), Studium, Roma 1993.
390
WILTGEN, pp. 57-58.
272 IL CONCILIO VATICANO II
391
AS, I/4, pp. 327-300; testo italiano in G. LERCARO, Per la forza dello spirito, cit., pp.
114-115.
392
Così ad esempio, E. POULAT, La modernité à l’heure du Vatican II, in Le deuxième Con-
cile du Vatican, p. 821 (pp. 809-826).
393
P. POMBENI, Sulla “rivoluzione” del Vaticano II, in “Cristianesimo nella storia”, n. 23
(2002), p. 821 (pp. 813-822).
1962: LA PRIMA SESSIONE 273
“buon” concilio avesse potuto produrre frutti così cattivi, egli gli
rispose: “Non è il Concilio, sono i mezzi di comunicazione sociale” 394.
Il problema dell’informazione era stato affrontato dalla Santa
Sede nella fase preparatoria del Concilio. Il 30 ottobre 1959, nel cor-
so di una conferenza stampa alla quale assistettero più di cento
giornalisti, il card. Tardini annunciò che sarebbe stato creato un Uf-
ficio Stampa per fornire ai giornalisti “informazioni precise e di at-
tualità sulle diverse fasi del Concilio”. L’Ufficio fu inaugurato il 18
aprile 1961 e iniziò a svolgere il ruolo di organo della Commissio-
ne centrale preconciliare. Il 5 ottobre dell’anno successivo, sei gior-
ni prima dell’apertura dei lavori, il card. Cicognani, Segretario di
Stato, benediceva la nuova Sala Stampa del Concilio. Il 12 ottobre
fu annunciata la nomina di un prelato italiano, mons. Fausto Val-
lainc 395, a responsabile dell’Ufficio. Nel corso delle quattro sessio-
ni, vennero diffusi 176 bollettini di informazione e 141 monografie
in dieci lingue 396.
Il primo problema sul tappeto fu quello del segreto. Pio IX, nel
1869, aveva ordinato ai partecipanti al Concilio Vaticano I di os-
servare il più assoluto segreto sui lavori dell’assemblea. Nel Con-
cilio Vaticano II la questione del segreto fu trattata in tre articoli del
Regolamento interno del Concilio approvato dal Papa due mesi
prima della sua apertura. L’art. 26 imponeva il segreto ai Padri
conciliari, l’art. 27 lo estendeva agli esperti, ai funzionari e a tutti
coloro che lavoravano in Concilio, l’art. 18 agli osservatori non cat-
tolici delle chiese cristiane. Il segreto a cui erano tenuti i parteci-
panti al Concilio non era mantenuto però dalla Sala Stampa vati-
cana che nei suoi bollettini, ma soprattutto negli incontri informa-
li con i giornalisti, lasciava filtrare abbondanti informazioni sul-
l’andamento dei lavori.
Le gerarchie ecclesiastiche dei diversi Paesi organizzarono pre-
sto centri di informazione e di documentazione per i propri vesco-
vi. Jan Grootaers ha documentato il ruolo delle “Rencontres Inter-
394
Conversazione del 13 febbraio 1975, cit. in M. LEFEBVRE, Lo hanno detronizzato. Dal li-
beralismo all’apostasia. La tragedia conciliare, tr. it. Amicizia Cristiana, Chieti 2009, p. 9.
395
Angelo Fausto Vallainc (1916-1986), ordinato nel 1940, vescovo di Frigento nel
1970 e di Alba nel 1975.
396
WILTGEN, p. 30.
274 IL CONCILIO VATICANO II
397
Cfr. Actes et Acteurs, pp. 116-182.
398
Ivi, pp. 179-180.
399
Cfr. B. LAI, I segreti del Vaticano da Pio XII a papa Wojtyla, Laterza, Bari 1984, pp. 50-51.
400
Raniero La Valle (1931), fu direttore de “Il Popolo” fino a quando venne chiama-
to a dirigere il quotidiano cattolico bolognese “L’Avvenire d’Italia” (1961-1967). Do-
po essersi impegnato a favore dell’introduzione del divorzio in Italia, divenne, nel
1976, senatore della sinistra indipendente. Di lui cfr. Il coraggio del Concilio, Morcel-
liana, Brescia 1964 (2° periodo); Fedeltà al Concilio, Morcelliana, Brescia 1965 (3° pe-
riodo); Il Concilio nelle nostre mani, Morcelliana, Brescia 1966 (4° periodo).
401
Henri Fesquet (1916-1982), giornalista francese, inviato del quotidiano “Le Monde”.
402
René Laurentin (1917), teologo francese, ordinato nel 1946, professore all’Univer-
sità Cattolica di Angers e vice presidente della Società di Studi Francesi su Maria
(1962). Editorialista e corrispondente da Roma di “Le Figaro” durante il Concilio.
Di lui, cfr. L’enjeu du Concile, 5 voll., Seuil, Parigi 1962-1966, e Mémoires. Chemin vers
la Lumière, Fayard, Parigi 2005, in cui al Concilio sono dedicate le pagine 377-452, e
al post-Concilio le pagine 453-556.
1962: LA PRIMA SESSIONE 275
403
Xavier Rynne fu lo pseudonimo del redentorista Francis X. Murphy (1914-2001),
giornalista e docente all’Accademia alfonsiana, dove insegnò patristica e missiolo-
gia. Si veda XAVIER RYNNE, Letters from Vatican City, 5 voll., Farrar-Straus and Com-
pany, New York 1963-1965.
404
G. ZIZOLA, La Chiesa nei media, SEI, Torino 1996, p. 675.
405
Jean Villot (1905-1979), ordinato nel 1930, Segretario generale dell’episcopato
francese (1950) e vescovo ausiliare di Parigi (1954), arcivescovo coadiutore con di-
ritto di successione di Lione (1959). Partecipò al Concilio Vaticano II nelle funzioni
di Sottosegretario. Fu poi promosso arcivescovo di Lione e creato cardinale da Pao-
lo VI nel 1965. Nel 1969 divenne Segretario di Stato e l’anno successivo camerlengo
di Santa Romana Chiesa.
406
Cfr. A. WENGER, Le cardinal Villot (1905-1979), Desclée de Brouwer, Parigi 1989, pp.
37-38, pp. 41-42; G. ZIZOLA, La Chiesa nei media, cit., p. 676.
407
Cfr. R. AUBERT, Organizzazione e funzionamento dell’assemblea, cit., p. 226.
408
J. O. BEOZZO, op. cit., p. 135.
276 IL CONCILIO VATICANO II
409
CÂMARA, Lettres Conciliaires, vol. II, p. 877.
410
G. ALBERIGO, Transizione epocale, cit., p. 799.
411
A. MELLONI, L’inizio del secondo periodo e il grande dibattito ecclesiologico, in SCV, vol.
III, p. 49 (pp. 19-132); NORMAN TANNER, La Chiesa nella società: Ecclesia ad extra, ivi,
vol. IV, p. 356 (pp. 355-357).
412
Cfr. ANNIBALE ZAMBARBIERI, I Concili del Vaticano, San Paolo, Cinisello Balsamo
1995, p. 260.
413
R. LAURENTIN, L’information au Concile, in Le deuxième Concile du Vatican, p. 363 (pp.
359-378).
1962: LA PRIMA SESSIONE 277
414
Cfr. B. LAI, I segreti del Vaticano, cit., pp. 68-74.
415
CHENU, Diario, p. 73.
278 IL CONCILIO VATICANO II
ne è il fatto che i vescovi hanno preso coscienza di essere essi, e non solo
la Curia romana, a costituire la Chiesa” 416.
Lo slogan della “ventata d’aria fresca” entrò da allora in circola-
zione, come simbolo dell’“aggiornamento” e “ringiovanimento” ne-
cessario della Chiesa. Per Giovanni XXIII, evidentemente, commen-
ta mons. Gherardini, fresca non era l’aria che, fin alla vigilia del Va-
ticano II, circolava nella Chiesa. “Si potrebbe addirittura pensare che per
lui – e certamente non solo per lui – fosse appesantita e irrespirabile” 417.
416
WILTGEN, pp. 58-59.
417
B. GHERARDINI, Concilio Vaticano II, cit., p. 31.
418
WILDE, p. 17.
1962: LA PRIMA SESSIONE 279
419
SIRI, Diario, p. 383. Gli elementi di preoccupazione rilevati dal card. Siri in una lette-
ra a mons. Alberto Castelli, Segretario della Conferenza episcopale italiana, erano i se-
guenti: “1. Antipatia se non addirittura odio contro la Teologia. 2. Proposta di una teologia
nuova. 3. Proposta di un metodo nuovo per la teologia. 4. Prevalenza della dissertazione orato-
ria e letteraria paragonabile alle variazioni musicali del tema sopra la seria e razionale afferma-
zione e deduzione teologica. 5. L’innamoramento estatico per parole nuove e paradigmi nuovi
di ‘parole’ molto comuni ed antiche, ma assunte a rivelare qualcosa che viene anche ritenuto
‘nuovo’ e ‘migliore’. 6. La ‘collegialità’ nella Chiesa: sospetto che si miri a ridurre il primato e a
far scivolare nella costituzione sulla Chiesa gerarchica un principio democratico. 7. Il cogu-
bernium nella Chiesa. 8. Il solo magistero solenne. 9. La azione carismatica dello Spirito San-
to. 10. La Divina Tradizione sfuma. 11. La subordinazione della esegesi biblica ai dati o ai po-
stulati della critica razionalistica. 12. Tutto deve subordinarsi alla ‘pastorale’. 13. Tutto deve su-
bordinarsi al fine ‘ecumenico’. 14. Si deve rispondere alle aspettative del mondo” (Siri a Ca-
stelli, 1 gennaio 196[3], cit., in N. BUONASORTE, Siri. Tradizione e Novecento, cit., p. 291).
420
WILDE, pp. 22-26; J. A. COLEMAN, Vatican II as a social movement, cit., pp. 12-19.
421
WILDE, p. 24.
422
Ivi.
423
RONALD A. KNOX, Illuminati e carismatici. Una storia dell’entusiasmo religioso, tr. it. Il
Mulino, Bologna 1970.
280 IL CONCILIO VATICANO II
424
Si veda anche MATTHEW P. LAWSON, The Holy Spirit as Conscience Collective, in “So-
ciology of Religion”, n. 4 (1999), pp. 341-361.
425
Il vescovo Miguel Miranda y Gomez, rappresentante del gruppo di mons. Câma-
ra per il Messico, confidava ad esempio a padre Caporale di essere convinto di non
essere l’unico a sentire la profonda presenza dello Spirito Santo.
426
Cfr. G. PHILIPS, Deux tendances de la philosophie contemporaine. En marge du II Conci-
le du Vatican, in “Nouvelle Revue Théologique”, n. 85, 3 (1963), pp. 225-238. Il pa-
dre Tromp scriveva a Philips nel maggio 1963: “Onestamente, trovo che questo (l’arti-
colo pubblicato nel marzo del 1963) non è che una caricatura a buon mercato, che mi ha
fatto una pessima impressione” (Lettera di Tromp, negli Archivi di mons. Philips, tra-
dotta dall’olandese da J. GROOTAERS, in Actes et Acteurs, p. 387).
427
G. PHILIPS, Deux tendances, cit., p. 9.
1962: LA PRIMA SESSIONE 281
“Più studio ciò che è avvenuto nelle prime tre sessioni, più penso che nel
Concilio non vi sia una “maggioranza” convinta, ma una “maggioranza”
trascinata. Vi sono due “minoranze”, una romana e tomista in cui Sua
Eccellenza ha un rango eminente, l’altra antiromana e antitomista, non
molto più numerosa della prima, e qualitativamente di valore ben inferio-
re, ma per un doloroso permesso divino (quam incomprensibilia sunt
iudicia Eius!), è quella che trascina la “maggioranza” mediante i poten-
ti mezzi umani, la stampa importante, la radio, le influenze politiche e di-
plomatiche, il denaro” 429.
428
Cfr. A. MELLONI, L’inizio del secondo periodo, cit., p. 80.
429
Lettera dell’abbé Berto a mons. Carli del 29 giugno 1965, in N. BUONASORTE, Per la
“pura, piena, integra fede cattolica”, cit., p. 141.
430
WILDE, p. 57.
282 IL CONCILIO VATICANO II
“Il successo di una minoranza – scrive uno studioso delle leggi delle
Rivoluzioni – risulta da una composizione di forze in virtù della quale i
più avveduti e più decisi riescono ad ottenere l’adesione dei meno fattivi e
della maggioranza. In un caso simile, i più appassionati hanno la meglio
sui meno appassionati, i più decisi sui meno arditi, gli audaci sui timidi,
gli energici sui deboli, i più perseveranti e i più tenaci su quelli che diva-
gano e tergiversano e in generale quelli che sanno ciò che vogliono e lo vo-
gliono fortemente su quelli che dubitano, cambiano idea, esitano e si ri-
prendono” 431.
431
ANDRÉ JOUSSAIN, La loi des révolutions, Flammarion, Parigi 1950, p. 173.
432
P. CORRÊA DE OLIVEIRA, Una osservazione di San Giovanni Bosco illumina la causa del-
la Rivoluzione, in Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, cit., p. 289 (pp. 285-292).
1962: LA PRIMA SESSIONE 283
433
Cfr. JAMES H. BILLINGTON, Con il fuoco nella mente. Le origini della fede rivoluzionaria,
tr. it. Il Mulino, Bologna 1986.
434
BORROMEO, Diario, 3 dicembre 1962.
IV
1
Cfr. AS, V/1, pp. 90-96.
2
Ivi, p. 100.
286 IL CONCILIO VATICANO II
“Mi dice che gli sembra essere ora la Civiltà Cattolica sulla buona strada,
più che nel passato, anche se non specifica le sue critiche per quel che ri-
guarda quel passato.
Mi parla dei suoi rapporti con i fratelli separati improntati a benignità
unita a prudenza e senza illusioni: non serve a nulla urtarli con afferma-
zioni di ritorno, anche se è vero che quella è l’unica via; con Fisher che in-
sisteva a parlargli di unione e di unità egli fece intendere di non seguire e
girò il discorso sull’imitazione di Cristo e temi simili, ed il presule angli-
cano se ne andò soddisfatto; così ieri con il presule metodista; a proposito
di quest’ultimo mi dice: ieri mi hanno dichiarato santo un’altra volta!
Ad esemplificare i buoni frutti del suo atteggiamento di semplicità e di
bontà che smonta gli avversari, mi comunica in via riservata la notizia
della scarcerazione del metropolita degli Ucraini: mons. Willebrands si è
recato in Russia a prelevarlo; è atteso a Roma in serata e risiederà per ora
nel monastero di Grottaferrata. Ci tiene a sottolineare che certi atteggia-
menti nazionalisti tipo quello dei vescovi ucraini al Concilio e special-
mente di mons. Bucko, non fanno che irritare; invece i buoni rapporti con
Krusciov hanno ottenuto questo passo distensivo; egli non ritiene che
Krusciov sia quel cinico che si dice; ha le sue gravi difficoltà interne ed è
animato da buoni propositi, anche se restando fermo su principi del tutto
3
Roberto Tucci (1921), gesuita, ordinato nel 1950, redattore (1959), poi direttore (1959-
1973) della “Civiltà Cattolica”, peritus conciliare, creato cardinale da Giovanni Paolo II
nel 2001. Pur avendo ricevuto la porpora, non fu mai consacrato vescovo.
1963: LA SECONDA SESSIONE 287
via da sé; d’altra parte egli, non avendo la necessaria competenza nelle va-
rie questioni, poteva con qualche suo intervento creare più disturbo che
aiuto; i vescovi dovevano imparare da sé e lo hanno fatto.
Per quanto riguarda la lettera recente ai vescovi 4, si è mostrato fiero di
averla scritta tutta lui stesso; avendogli chiesto se intendeva colpire il mo-
vimento liturgico quando parla di novae praecationes ecc. ha detto che
questo era del tutto assente dalla sua mente; egli pensava alle buone suo-
re che vogliono diffondere nuove forme di preghiere, alle Madonne di qual-
che luogo la cui devozione si vuole estendere in tutta la Chiesa e simili. A
proposito degli ambienti curiali, dice che hanno la mentalità piccina, ri-
stretta, perché non sono stati mai fuori di Roma, fuori della ‘Ciociaria’:
non riescono a veder le cose della Chiesa in una prospettiva veramente
universale.
Mi chiede poi se ho qualcosa da comunicare o da osservare sull’atteggia-
mento del Papa, su quello che si dice (si rende conto che anche nella mia
comunità ci saranno alcuni che non condividono la sua linea...!). parlo
allora del problema di una più abbondante informazione sul Concilio per
aiutare i giornalisti, per non confermare il complesso di inferiorità dei
giornali cattolici ecc. Mi domanda se Vallainc non va bene: gli dico che
non dipende da lui, ma da mons. Felici. Al che egli osserva che mons. Fe-
lici è un gran bravuomo, ma che ha la mentalità ristretta; sa il latino ed
anche l’italiano e più o meno è tutto; è vero che non si è messo lui a quel
posto poiché fu proposto da Tardini senza che egli sapesse nulla; è obbe-
diente e buon lavoratore. Ma il Papa lo ha salvato (con aggiungergli i
cinque sottosegretari) e mons. Felici lo sa e gliene è grato. Comprende il
problema, ma non entra nei dettagli. Dice solo che per contenere la stam-
pa cattiva bisognerebbe che Manzini 5 su “L’Osservatore Romano” la
mettesse subito alla gogna quando dà interpretazioni maligne ecc.: così
ognuno va a finire in quella rubrica se sgarra. Ne ha già parlato con
Manzini” 6.
4
Cfr. Docum. intersessione 1963, n. 2: copia consegnata da S.E. mons. Dell’Acqua di-
versi giorni prima della sua pubblicazione su “L’Osservatore Romano”.
5
Raimondo Manzini (1901-1988), giornalista italiano, membro del consiglio nazio-
nale della Democrazia cristiana; diresse l’“Avvenire d’Italia” (1927-1959) e “L’Os-
servatore Romano” (1960-1978). Tra i suoi libri: Fedeli infedeli (1979); L’unità dei cat-
tolici (1982); I sentieri dell’assoluto (1986).
6
TUCCI, Diario, 9 febbraio 1963, pp. 44-47.
1963: LA SECONDA SESSIONE 289
7
GIOVANNI XXIII, Pater Amabilis. Agende del Pontefice, p. 490.
8
Cfr. “Rinascita”, n. 13 (1963), ora in PALMIRO TOGLIATTI, Opere (1956-1964), vol. VI,
a cura di LUCIANO GRUPPI, Editori Riuniti, Roma 1984, p. 698 (pp. 697-707).
9
Testo in AAS, 55 (1963), pp. 257-304. Per una ricostruzione della sua genesi, cfr. A.
MELLONI, Pacem in terris. Storia dell’ultima enciclica di Papa Giovanni, Laterza, Roma-
Bari 2010 (in particolare sul ruolo di mons. Pietro Pavan nella sua elaborazione,
pp. 41-52).
290 IL CONCILIO VATICANO II
10
GIOVANNI BARBERINI, L’Ostpolitik della Santa Sede. Un dialogo lungo e faticoso, Il Mu-
lino, Bologna 2007, p. 73.
11
Su Roger Garaudy (1913), cfr. P. CORRÊA DE OLIVEIRA, Garaudy esboça nova aproxi-
mação e A manobra Garaudy, in “Folha de S. Paulo” (8 e 15 marzo 1970), tr. it. L’insi-
dia neocomunista di Roger Garaudy, in “Cristianità”, n. 2 (1973), pp. 9-12; su Franco
Rodano (1920-1983), cfr. A. DEL NOCE, Il cattolico comunista, Rusconi, Milano 1981.
1963: LA SECONDA SESSIONE 291
12
R. BURIGANA, Il Pci. La Chiesa negli anni del Concilio Vaticano II, in Vatican in Moscow,
pp. 202-212.
13
RICHARD W. ALLEN, Pace o coesistenza pacifica?, tr. it. Il Borghese, Milano 1966, pp.
118 e sgg. Si veda anche GIORGIO CAREDDA, Le politiche della distensione. 1959-1972,
Carocci, Roma 2008.
14
Cfr. P. CORRÊA DE OLIVEIRA, Baldeação ideológica inarvertida e diálogo, in “Catolici-
smo”, nn. 178-179 (1965), pp. 2-12 (tr. it. Trasbordo ideologico inavvertito e dialogo, Ed.
L’Alfiere, Napoli 1970).
15
GIOVANNI XXIII, Pater Amabilis. Agende del Pontefice, p. 519.
16
A. MELLONI, Pacem in terris. Storia dell’ultima enciclica di Papa Giovanni, cit., p. 85.
292 IL CONCILIO VATICANO II
17
L. F. CAPOVILLA, Ite Missa est, Edizioni Messaggero, Padova 1983, p. 218.
18
Cfr. ID., Giovanni XXIII: profeta della nuova Pentecoste, in Il Vaticano II nella Chiesa ita-
liana, Memoria e Profezia, Assisi 1985; JULES GRITTI, in Jean XXIII dans l’opinion pu-
blique, Editions du Centurion, Parigi 1967, riporta i titoli iperbolici riservati dalla
stampa francese a Giovanni XXIII all’indomani della sua morte: Le Pape du siècle
(“France soir”, 5 giugno), Le Pape le plus humain peut-être de l’histoire (“Le Figaro”, 4
giugno), La plus grande transformation accomplie dans le catholicisme depuis le Concile de
Trente (“Express”, 30 maggio). Sul tema del “Papa buono”, si veda l’articolo di I.
COLOSIO o.p., Discussioni sulla “bontà” del Papa Giovanni XXIII, in “Rassegna di Asce-
tica e Mistica”, n. 3 (1975), pp. 235-248.
19
ROBERT ROQUETTE, Le mystère Roncalli, in “Etudes”, n. 318 (1963), pp. 4-18.
1963: LA SECONDA SESSIONE 293
20
Ivi, pp. 12-13.
21
GIULIO ANDREOTTI, A ogni morte di Papa. I Papi che ho conosciuto, Rizzoli, Milano
1980, p. 106.
22
Colazioni a casa Ortolani, intervista di A. TORNIELLI con Umberto Ortolani, in “30
Giorni”, n. 3 (1993), pp. 41-42.
294 IL CONCILIO VATICANO II
non pensassi partendo da Bologna. Vedo che voi pure avete avvertito il gi-
ro che vanno prendendo le voci” 23. In realtà, l’incontro permise a Mon-
tini di assicurarsi l’appoggio del blocco centro-europeo 24 e dello
stesso Lercaro, che incontrò a quattr’occhi al convento di Santa Pri-
scilla, stabilendo con lui una convergenza di intenti 25. Il 19 giugno,
giorno dell’apertura del Conclave, il “Corriere della Sera” affidava
ad Indro Montanelli un ritratto del cardinale di Milano dal signifi-
cativo titolo: “Montini figura centrale del conclave”.
La sera del 19 giugno 1963, ottanta cardinali entrarono in Con-
clave. Mancavano all’appello l’ungherese Mindszenty, sempre
chiuso nell’ambasciata americana a Budapest, e il novantenne
ecuadoriano Carlos María de la Torre 26. Per essere eletti occorreva-
no cinquantaquattro voti. Il Conclave durò dalla sera del 19 giugno
alla tarda mattinata del 21 giugno. König ricorda le parole rassicu-
ranti che Montini gli rivolse in quei giorni: “Chiunque sarà il Papa,
non potrà non continuare sulla strada di Giovanni” 27.
Lo scontro in Conclave, secondo il card. Testa 28, fu intenso 29. Il
card. Ottaviani si batté fino all’ultimo contro Montini, puntando sul
card. Ildebrando Antoniutti 30, un friulano di 64 anni dalla grande
esperienza diplomatica, che avrebbe rappresentato una interruzione
della linea “giovannea”. Le testimonianze sfuggite al segreto parlano
anche di un rifiuto di Siri a rendersi disponibile per l’elezione, spo-
23
Cit. in A. TORNIELLI, Paolo VI, cit., pp. 326-327.
24
Cfr. G. ZIZOLA, Il Conclave, cit., p. 235; B. LAI, Il Papa non eletto, cit., p. 201.
25
Cfr. A. TORNIELLI, Paolo VI, cit., p. 327.
26
Carlos María Javier de la Torre (1873-1968), ecuadoriano, ordinato nel 1896, ve-
scovo di Loja nel 1912, di Bolivar nel 1919 e Guayaquil nel 1926, arcivescovo di Qui-
to dal 1933 al 1967, creato cardinale nel 1953.
27
F. KÖNIG, Chiesa dove vai?, cit., pp. 27-81.
28
Gustavo Testa (1886-1969), ordinato nel 1910, arcivescovo titolare di Amasea nel
1934, creato cardinale nel 1959, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orienta-
li nel 1967.
29
Cfr. A. RICCARDI, Il “partito romano”. Politica italiana, Chiesa cattolica e Curia romana
da Pio XII a Paolo VI, Morcelliana, Brescia 2007, p. 297; G. ZIZOLA, Il Conclave, cit., p.
240, che attribuisce al card. Testa la frase: “C’è stata lotta. Sono successe cose orrende.
Sento il bisogno di chiedere il permesso al Papa per liberarmene” (ivi).
30
Ildebrando Antoniutti (1898-1974), ordinato nel 1920, arcivescovo titolare di Sin-
nada (1937), fu incaricato di Affari presso il Governo Nazionale presieduto dal ge-
nerale Franco, e poi nunzio in Spagna dal 1953 al 1962. Creato cardinale nel marzo
1962, prefetto per la Congregazione dei Religiosi nel 1963.
1963: LA SECONDA SESSIONE 295
31
B. LAI, Siri, il culto della verità, in “Il Giornale”, 3 maggio 1989. Benny Lai ricorda
anche una conversazione di Siri con il suo confessore, il padre Damaso da Celle, in
cui il cardinale di Genova avrebbe ammesso la sua rinuncia a concorrere al soglio
di Pietro con un illuminante commento: “Adesso però mi comporterei diversamente” (B.
LAI, Dal diario di Padre Damaso, “Mneme Ammentos”, vol. I, n. 1 (2005), pp. 126 ss., cit.
in P. GHEDA, Siri e Montini, cit., pp. 76-77).
32
Cfr. FABRIZIO DE SANTIS, Come elessero Montini, in “Corriere della Sera”, 18 giugno
1978.
33
Cfr. G. ZIZOLA, Il Conclave, cit., p. 241.
34
PAOLO VI, Messaggi alla famiglia umana del 22 giugno 1963, in Insegnamenti, vol.
I, pp. 11-12; Discorso In die coronationis Papae del 30 giugno 1963, ivi, pp. 24-25.
35
Cit. in A. MELLONI, Chiese sorelle, diplomazie nemiche. Il Vaticano II a Mosca fra propa-
ganda, Ostpolitik ed ecumenismo, in Vatican II in Moscow, p. 12. Il generale de Gaulle
aveva espresso invece le sue speranze e assicurato l’appoggio per l’elezione di
Montini (cfr. A. WENGER, Les trois Rome. L’Eglise des années Soixante, Desclée de
Brouwer, Parigi 1991, pp. 125-127).
296 IL CONCILIO VATICANO II
tata con soddisfazione dai comunisti italiani ed europei 36, che la in-
terpretarono come segno della volontà dei cardinali di continuare
l’azione di Papa Giovanni. Lo stesso segretario del Pci Togliatti in-
tervenne su “Rinascita” per mostrare gli elementi di continuità tra
Paolo VI e Giovanni XXIII 37. Anche il Cremlino, secondo lo storico
russo Victor Gaiduk che ha lavorato sui documenti di archivio so-
vietici, attendeva con preoccupazione la scelta del successore di
Giovanni XXIII e auspicava l’elezione di un “uomo del dialogo” co-
me Montini 38.
Nella elezione di Paolo VI un ruolo decisivo fu giocato dal so-
stituto mons. Angelo Dell’Acqua. Mons. Loris Capovilla, che ne
ha spesso parlato, lo confermò ad Andrea Tornielli. “Il sostituto si
trovava in una posizione privilegiata, poteva avvicinare tutti i cardina-
li. Ha convinto gli spagnoli dicendo loro che il cardinale Montini era un
amico della Spagna, al contrario di come lo avevano dipinto. Ha tran-
quillizzato quanti ritenevano che l’arcivescovo di Milano fosse un “fran-
cese”, imbevuto esclusivamente della cultura di quel grande paese. Ha
contribuito ad abbattere alcuni pregiudizi che erano stati costruiti sulla
figura di Montini, il quale durante gli anni milanesi è stato costante-
mente e duramente attaccato da certa stampa che lo presentava come un
prelato di sinistra” 39.
b) L’elezione di Paolo VI
36
Cfr. R. BURIGANA, Il Partito comunista italiano e la Chiesa negli anni del Concilio Vati-
cano II, in Vatican II in Moscow, pp. 213-214.
37
Cfr. P. TOGLIATTI, Da Giovanni a Paolo, in “Rinascita”, n. 26 (1963), pp. 1-2; ora in P.
TOGLIATTI, Opere (1956-1964), vol. VI, cit., pp. 715-718.
38
Cfr. V. GAIDUK, op. cit., pp. 28-29.
39
Cit. in A. TORNIELLI, Paolo VI, cit., p. 333.
40
Cfr. N. VIAN, Le radici bresciane di G. B. Montini, in Paul VI et la modernité, cit., pp.
16-31.
1963: LA SECONDA SESSIONE 297
Maria della Pace, dove due figure incisero soprattutto nella sua vi-
ta, i padri Giulio Bevilacqua e Paolo Caresana. Quest’ultimo fu,
dal 1913, suo direttore di coscienza e confessore. Il 19 maggio
1920, il giovane Montini ricevette l’ordinazione sacerdotale, ad
appena ventidue anni, senza aver seguito gli studi teologici in se-
minario, ma da studente esterno, a causa delle sue fragili condi-
zioni di salute. Venuto a Roma, fu chiamato presso la Segreteria di
Stato e nominato assistente ecclesiastico della Fuci (Federazione
Universitaria Cattolici Italiani), un’attività che lo impegnò inten-
samente, ma da cui fu rimosso per l’impostazione data alla for-
mazione dei giovani, in particolare per la sua “innovativa” conce-
zione liturgica e per una spiccata tendenza alla “politicizzazione”
dei giovani 41. La politica rimase, fino alla morte, la grande passio-
ne di Montini, legato fin da giovane al Partito Popolare e poi alla
Democrazia cristiana, di cui seguiva attentamente le vicende. Al-
loggiava allora in un appartamento all’Aventino, dove ospitò il
suo maestro, padre Giulio Bevilacqua, “esiliato” da Brescia per i
continui contrasti con il fascismo locale 42. Fu questo, probabil-
mente, un momento di particolare importanza nella biografia
montiniana per il diretto contatto con la forte personalità del reli-
gioso oratoriano 43.
Grazie all’appoggio del Segretario di Stato Pacelli, nel dicem-
bre 1937 Montini venne promosso Sostituto della Segreteria di
Stato, succedendo a mons. Tardini, che lo stesso giorno venne no-
minato Segretario della Congregazione per gli Affari Ecclesiasti-
ci. Non aveva avuto esperienza diplomatica, salvo un breve pe-
riodo di sei mesi passato alla nunziatura di Varsavia, ma lavorò
pressoché ininterrottamente alla Segreteria di Stato, fino al 1954,
quando Pio XII lo nominò arcivescovo di Milano, ma senza il cap-
pello cardinalizio.
41
Si veda la lettera riservata inviata il 19 marzo 1933 al vescovo di Brescia, mons.
Gaggia, in cui mons. Montini si giustifica dalle accuse a lui rivolte, in A. FAPPANI-
FRANCO MOLINARI, Giovanni Battista Montini giovane, Marietti, Casale Monferrato
1979, pp. 285-291.
42
Cfr. A. FAPPANI, Padre Giulio Bevilacqua, cit., pp. 171-193.
43
RENATO MORO, Giovanni Battista Montini e il fascismo, in Paul VI et la modernité, cit.,
p. 51 (pp. 41-65).
298 IL CONCILIO VATICANO II
44
Cfr. A. RICCARDI, Il potere del Papa da Pio XII a Paolo VI, Laterza, Bari 1988, pp. 68-
75; Y. CHIRON, Paul VI. Le Pape écartelé, Perrin, Parigi, pp. 142 e sgg; A. TORNIELLI,
Paolo VI, cit., pp. 169-183.
45
Alighiero Tondi (1908-1984), gesuita, lasciò la Compagnia di Gesù nel 1952 per
aderire al Partito comunista. Sposò civilmente la dirigente comunista Carmen Zan-
ti e lavorò nella Germania comunista ma, dopo una nuova crisi di coscienza, alla
morte della moglie nel 1978, fu reintegrato nel sacerdozio.
46
B. LAY, Il Papa non eletto, cit., p. 100.
47
A. TORNIELLI, Paolo VI, cit., p. 172.
48
Cfr. GIUSEPPE DE LUCA-G. B. MONTINI, Carteggio (1930-1962), a cura di PAOLO VIAN,
Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1992, pp. 183-184.
49
Cfr. A. RICCARDI, Il Vaticano e Mosca, cit., p. 195; ID., Il “partito romano”, cit., pp. 287-
288. Sulla rimozione di Montini, cfr. ivi, pp. 282-293.
1963: LA SECONDA SESSIONE 299
50
L’attendibilità di Arnould è stata negata, tra gli altri, da padre Robert Graham (G.
B. Montini substitute secretary of State, cit., pp. 81-82), ma Tornielli cita alcuni passi di
un carteggio intercorso tra il card. Tisserant e il colonnello, contenuto nell’archivio
dell’Associazione Amis Card. Tisserant, da cui “appare in tutta evidenza che Arnould
era introdotto ai livelli più alti dello Stato francese (accompagna Tisserant a una colazione
all’Eliseo dal presidente Auriol) e della Chiesa” (A. TORNIELLI, Paolo VI, cit., pp. 174-177
e p. 643). I primi a parlare del “rapporto Arnould” sono stati GEORGE ROCHE e PHI-
LIPPE DE SAINT-GERMAIN (Pie XII devant l’histoire, Laffont, Parigi 1992, p. 440). Mons.
Roche, come il colonnello Arnould, era strettamente legato al card. Tisserant.
51
Cfr. JACQUES PRÉVOTAT, Les sources françaises dans la formation intellectuelle de G. B.
Montini (1919-1963), in Paul VI et la modernité, cit., pp. 101-127. Prévotat, che ha com-
piuto uno spoglio della biblioteca privata del futuro Papa a Brescia, conferma una
schiacciante presenza di libri francesi tra le opere consultate da Montini.
52
Cfr. P. CHENAUX, Paul VI et Maritain, cit.; AA.VV., Montini e Maritain tra religione e
cultura, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2000.
53
A. RICCARDI, Il Vaticano e Mosca, cit., p. 160.
54
Y. CHIRON, Paul VI, cit., pp. 150-151.
55
G. B. MONTINI, Lettera-prefazione a P. VEUILLOT, Notre sacerdoce. Documents pontifi-
caux de Pie X à nos jours, Fleurus, Parigi 1954, pp. XIV, VIII.
300 IL CONCILIO VATICANO II
56
Messaggio del 22 giugno 1963, in PAOLO VI, Insegnamenti, vol. I (1963), pp. 3-12.
57
Cfr. “L’Osservatore Romano”, 24-25 giugno e 29 giugno 1963. Il Papa era assistito
da due segretari particolari, don Pasquale Macchi, che lo aveva seguito dall’arcive-
scovado di Milano, e l’irlandese John Magee, che rivedeva anche i discorsi del Pa-
pa in lingua inglese.
58
Cfr. L. DECLERCK-T. OSAER, Les relations entre le cardinal Montini-Paul VI et le cardi-
nal Suenens, cit.
1963: LA SECONDA SESSIONE 301
59
Intervista in video di G. De Carli con mons. L. Capovilla, cit. in A. TORNIELLI, Pao-
lo VI, cit., p. 343.
302 IL CONCILIO VATICANO II
60
G. BARBERINI, L’Ostpolitik della Santa Sede, cit., p. 96.
61
Cfr. A. TORNIELLI, Paolo VI, cit., p. 350.
62
ENNIO CARRETTO, La Cia: anche il papa per il centrosinistra, in “Corriere della Sera”,
19 settembre 2003.
63
Cfr. PIER PAOLO SALERI, Moro e la trasfigurazione del dossettismo, in G. BAGET BOZZO,
P. P. SALERI, Giuseppe Dossetti. La costituzione come ideologia politica, Edizioni Ares, Mi-
lano 2009, p. 155.
1963: LA SECONDA SESSIONE 303
64
Cfr. R. DE MATTEI, Il centro che ci portò a sinistra, Edizioni Fiducia, Roma 1994; MAR-
CO INVERNIZZI, Il 18 aprile 1948: un voto dimenticato. Le conseguenze di un’anomalia, in
Dal “centrismo al Sessantotto”, a cura di M. INVERNIZZI-PAOLO MARTINUCCI, Ares, Mi-
lano 2007, pp. 13-33; A. D’ANGELO, Moro, i vescovi e l’apertura a sinistra, cit.
65
Cfr. WILTGEN, pp. 78-84.
304 IL CONCILIO VATICANO II
66
Ivi, p. 79.
67
Ivi.
68
Ivi, p. 58.
69
Il padre de Lubac lo riporta nel suo Diario, commentando: “L’articolo è abbastanza
ben documentato” (DE LUBAC, Quaderni, p. 439).
70
WILTGEN, p. 79.
71
Aloys Grillmeier (1910-1998), gesuita tedesco, ordinato nel 1937. Professore di teo-
logia fondamentale e di dogmatica allo scolasticato gesuita di Sankt-Georgen (Fran-
coforte) dal 1950 al 1978. Creato cardinale nel 1994. Al Concilio fu esperto di
Wilhelm Kempf, vescovo di Limburg, e peritus nella seconda sessione.
1963: LA SECONDA SESSIONE 305
72
WILTGEN, p. 81.
73
Joseph Cheng Tien-Siang o.p. (1922-1990), ordinato nel 1952, vescovo di Kaoh-
siung (Taiwan) nel 1961, arcivescovo di Kaohsiung nel 1979.
74
Antoine Hubert Thijssen s.v.d. (1906-1982), ordinato nel 1932, vicario apostolico di
Endeh (Indonesia) e vescovo titolare di Nilopolis nel 1951, vescovo di Larantuka
nel 1961, vescovo titolare di Eguga nel 1973.
75
WILTGEN, p. 75.
306 IL CONCILIO VATICANO II
76
Cfr. POSWICK, Journal, pp. 363-364.
77
Cfr. A. MELLONI, L’inizio del secondo periodo e il grande dibattito ecclesiastico, in SCV,
vol. III, pp. 26-29 (pp. 19-132).
78
AS, II/1, pp. 9-13.
79
M. MACCARRONE, Paolo VI e il Concilio, cit., p. 105.
80
Michele Maccarrone (1913-1993), professore di Storia Ecclesiastica all’Università
del Laterano, Segretario dal 1954 e dal 1963 Presidente del Pontificio Comitato di
Scienze Storiche, membro del Segretariato per l’Unità dei Cristiani, perito concilia-
re. Cfr. FERMINA ÁLVAREZ ALONSO, Primato e collegialità alla luce del “Fondo Maccarro-
ne”, in “CVII. Centro Vaticano II. Ricerche e documenti”, n. III/1 (2003), pp. 11-59;
MARIO SENSI, Monsignor Maccarrone e l’apporto della scuola Lateranense al Vaticano II,
in “CVII. Centro Vaticano II. Ricerche e Documenti”, n. V/2 (2005), pp. 51-69.
81
Cfr. M. MACCARRONE, Paolo VI e il Concilio, cit., p. 108.
1963: LA SECONDA SESSIONE 307
82
Ivi.
83
Sulla figura dei Moderatori, cfr. R. LA VALLE, Il coraggio del Concilio, cit., pp. 5-95;
sul ruolo di Lercaro e di Dossetti cfr. LERCARO, Lettere, pp. 157-167.
84
WILTGEN, p. 82.
85
AS, II/1, pp. 49-56; CAPRILE, vol. III, pp. 7-12.
86
Ivi, p. 51.
308 IL CONCILIO VATICANO II
87
Ivi, p. 54.
88
J. RATZINGER, Theological highlights of Vatican II, Paulist Press, New York 1966, p. 58.
89
Ivi, p. 59.
90
AS, II/1, pp. 183-199.
91
Ivi, p. 189.
1963: LA SECONDA SESSIONE 309
92
Ivi, p. 191.
93
Ivi, p. 198.
94
Ivi, p. 190.
95
Ivi, p. 197.
96
Ivi, p. 194.
97
CAPRILE, vol. III, p. 149.
98
Cfr. LUIGI ACCATTOLI, Quando il Papa chiede perdono. Tutti i mea culpa di Giovanni Pao-
lo II, Mondadori, Milano 1997.
310 IL CONCILIO VATICANO II
99
J. F. KOBLER, Where theologians the Engineers of Vatican II?, cit., pp. 239-242.
100
Sulla Lumen Gentium, si veda La Chiesa del Vaticano II. Studi e commenti intorno al-
la costituzione dommatica “Lumen Gentium”, a cura di GUILHERME BARAÚNA, o.f.m.,
Vallecchi, Firenze 1965. Per le diverse riscritture del documento, cfr. G. ALBERIGO-
FRANCA MAGISTRETTI, Synopsis historica constitutionis dogmaticae, Lumen gentium, Isti-
tuto per le Scienze Religiose, Bologna 1975.
101
Michael Browne (1887-1971), domenicano irlandese, ordinato nel 1910, professo-
re e poi rettore dell’Angelicum dal 1923 al 1941, Maestro del Sacro Palazzo (1951),
Maestro generale dell’Ordine dei domenicani dal 1955 al 1962, membro della Com-
missione preparatoria dei vescovi. Creato cardinale nel 1962.
1963: LA SECONDA SESSIONE 311
102
Albini Lafortune (1893-1950), ordinato nel 1917, vescovo di Nicolet (Québec) nel
1938.
103
Gustave Thils (1909-2000), belga, ordinato nel 1931, professore di teologia all’U-
niversità Cattolica di Lovanio (1947-1979), membro del Segretariato per l’Unità dei
Cristiani.
104
Joseph Schröffer (1903-1983), ordinato nel 1928, vescovo di Eichstätt dal 1948 al
1967, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica dal 1967 al 1976.
Creato cardinale nel 1976.
105
AS, II/1, pp. 337-342.
106
Ivi, pp. 343-346.
107
Ivi, pp. 366-368.
108
Cfr. A. ACERBI, Due ecclesiologie, cit., pp. 30-105.
109
“Le centinaia di tentativi per trovare una definizione adeguata della Chiesa, una formula
più estesa di quella offerta da san Roberto Bellarmino, trovano una soluzione nella Mystici
Corporis”, aveva scritto mons. Fenton, concludendo la sua ampia trattazione sulla
ecclesiologia tradizionale (Scholastic Definitions of the catholic Church, cit., p. 227).
110
AS, II/1, pp. 366-367.
111
Ivi, pp. 391-394. Frings riprendeva le tesi di K. RAHNER, Kirche und Sakramente,
Herder, Friburgo in Brisgovia 1960 e E. SCHILLEBEECKX, Cristo sacramento dell’incon-
tro con Dio, tr. it. Paoline, Roma 1962 (ed. orig. 1957).
312 IL CONCILIO VATICANO II
“La ragione della proposta – disse mons. Franić – non è certo il deside-
rio di provocazione, dal quale siamo distanti soprattutto noi che deside-
riamo il prezioso tesoro della pace religiosa. Ma mi sembra, venerabili Pa-
dri, che questa osservazione sia in qualche modo fondamentale per tutto il
Concilio. Infatti la Pace è il sommo bene: lo stesso Cristo è chiamato no-
stra pace, ma, ahimé, non possiamo raggiungere e conservare la pace né
nella nostra anima, né nella Chiesa, senza una difficile e continua batta-
glia quotidiana, certo non una battaglia con le bombe atomiche o con qua-
lunque tipo di armi classiche, ma con armi spirituali. Se non mostrassi-
mo in maniera chiara la Chiesa con una tale immagine e in tale stato, al-
lora realmente si potrebbe verificare quella condizione detta comunemen-
te del disarmo psicologico. In questo caso presenteremmo la Chiesa ai fe-
deli e al mondo come sostanzialmente difettosa. E ciò non solo sarebbe di
danno per i nostri fedeli, ma rappresenterebbe un danno spirituale per il
mondo intero (…). Come possiamo combattere come buoni soldati di Cri-
sto, secondo l’insegnamento di San Paolo, se oltre alla carità e alle altre
virtù non coltiviamo in noi, nei nostri sacerdoti e nei nostri fedeli anche
la virtù della resistenza nei confronti del mondo maligno ed ateo! Quindi
per l’amore verso il mondo, ed anche verso il mondo ateo, dobbiamo non
112
Frane Franić (1912-2007), vescovo ausiliare (1950), poi vescovo di Spalato-Maka-
raska (1960-1988), membro della Commissione teologica preparatoria e della Com-
missione dottrinale.
113
AS, II/1, pp. 442-444.
1963: LA SECONDA SESSIONE 313
114
Ivi, p. 443.
115
PIO XII, Discorso dell’8 dicembre 1953 all’azione Cattolica Italiana, in DRM, vol.
XV, p. 506 (pp. 501-509).
116
AS, II/2, pp. 574-577.
314 IL CONCILIO VATICANO II
della fede, sono contrari ad ogni lotta, perché per lo più, per non dire di so-
lito, sono sconfitti in queste battaglie. Essi tuttavia preferiscono confidare
nella Chiesa, che dà la vita e la santità, che difende i diritti naturali degli
uomini, che spinge e forma gli animi a sostenere e difendere l’ordine natu-
rale, morale e sociale, e soprattutto soprannaturale nel mondo” 117.
6. La questione mariana
117
Ivi, pp. 575-576.
118
F. FRANIĆ, L’Eglise, colonne de la vérité. Mémoires de mes activités doctrinales au Con-
cile Œcuménique Vatican II, Knjizevni Krug, Spalato 1998, pp. 138-139.
119
Cfr. R. LAURENTIN, La Vierge au Concile: présentation, texte et traduction du chapitre
VIIIe de la Constitution dogmatique Lumen Gentium consacré à la Vierge Marie dans le
mystère de l’Eglise, Lethielleux, Parigi 1965 (tr. it. La Madonna nel Vaticano II, Centro
Studi Ecumenici Giovanni XXIII, Bergamo 1965); G. M. BESUTTI o.s.m., Note di cro-
naca sul Concilio Vaticano II e lo Schema “De Beata Maria Virgine”, in “Marianum”, n.
26 (1964), pp. 1-42; ID., Lo schema mariano al Concilio Vaticano II. Documentazione e no-
te di cronaca, in “Marianum”, n. 28 (1966), pp. 1-203; CANDIDO POZO, La doctrina ma-
riológica del Concilio Vaticano II, in María en la obra de la salvación, BAC, Madrid 1974,
pp. 19-56; ERMANNO M. TONIOLO, La Beata Vergine Maria nel Concilio Vaticano II. Cro-
nistoria del capitolo VIII della costituzione dogmatica “Lumen Gentium” e sinossi di tutte
le relazioni, Centro di Cultura Mariana Madre della Chiesa, Roma 2004; C. ANTO-
NELLI, Il dibattito su Maria nel Concilio Vaticano II, Edizioni Messaggero, Padova 2009.
1963: LA SECONDA SESSIONE 315
mento mariano del XX secolo 120 che, dopo la definizione del dog-
ma dell’Assunzione, auspicava la proclamazione da parte del Pa-
pa e dei vescovi riuniti in Concilio di un nuovo dogma: quello di
Maria Mediatrice di tutte le grazie 121.
Nessun teologo cattolico dubitava allora del fatto che Maria
esercitasse un influsso in certo modo immediato ed attuale nella ap-
plicazione della Redenzione, ossia nella distribuzione di tutte le
grazie a tutti i singoli uomini. Nel congresso mariano di Lourdes
del 1958 122, erano emerse però, tra i mariologi, due tendenze, una
massimalista, che faceva discendere tutti i privilegi di Maria dalla
sua divina Maternità, all’interno dell’ordine ipostatico 123, e l’altra
minimalista, secondo cui la mariologia avrebbe il suo fondamento
nel parallelismo tra Maria e la Chiesa 124. La prima tendenza era de-
finita “cristotipica” perché sottolineava l’intima congiunzione di
Cristo e di sua Madre nell’unica azione di salvezza. Da questa unio-
ne discendevano la corredenzione e la mediazione di Maria. La se-
conda tendenza affermava invece che il ruolo di Maria era subordi-
nato a quello della Chiesa, alla quale spettava il primo posto dopo
Cristo e di cui Maria era solo un membro. I suoi privilegi andava-
no compresi all’interno della comunità cristiana, di cui Ella era “ti-
po” e modello. Era per questa ragione chiamata “ecclesiotipica”.
120
I germi del “movimento mariano”, nella sua fase moderna, risalivano all’aposto-
lato di san Luigi Maria Grignion de Monfort (1673-1716), col suo trattato Della vera
devozione alla Santa Vergine (edito per la prima volta nel 1842) e di sant’Alfonso Ma-
ria de Liguori (1696-1787) con le sue Glorie di Maria (1750).
121
Sulla mediazione di Maria si veda lo studio del padre ALESSANDRO M. APOLLONIO
f.i., Maria Santissima Mediatrice di tutte le grazie. La natura dell’influsso della Beata Ver-
gine nell’applicazione della Redenzione, in “Immaculata Mediatrix”, n. VII/2 (2007),
pp. 157-181.
122
Gli atti sono stati editi dalla ACADEMIA MARIANA INTERNATIONALIS, con il titolo Ma-
ria et Ecclesia. Acta Congressus Mariologici – mariani civitate Lourdes, anno 1958 cele-
brati, in 16 volumi (Roma 1959-1962). In quest’occasione, il padre Gabriele Maria
Roschini o.s.m. aveva presentato uno studio fondamentale sulla mediazione di Ma-
ria: De natura influxus B. M. Virginis in applicazione redemptionis, ivi, vol. II, De mune-
re et loco quem tenet Beata Virgo Maria in corpore Christi mistico (1959), pp. 223-295.
123
Cfr. M.J. NICOLAS, L’appartenance de la Mère de Dieu à l’ordre hypostatique, in “Etu-
des Mariales”, n. 3 (1937), pp. 145-181.
124
Cfr. F. COURTH, Heinrich Maria Köster (1911-1993). Forscher und Künder Mariens, in
“Marianum”, n. 55 (1993), pp. 429-459; MANFRED HAUKE, Introduzione alla mariologia,
Eupress FTL, Lugano 2008, pp. 92-93; C. POZO, la doctrina mariológica, cit.
316 IL CONCILIO VATICANO II
125
Carlo Balić (1899-1977), croato, dell’ordine dei Frati Minori. Ordinato nel 1927, fu
professore e rettore magnifico del Pontificio Ateneo Antonianum, presidente della
Commissione per l’edizione critica delle opere di Duns Scoto, fondatore e presi-
dente della Pontificia Accademia Mariana Internazionale, consultore del Sant’Uffi-
zio, perito conciliare. Su di lui, cfr. J.A. DE ALDAMA s.j., Semblanza del P. Carlos Balić
ofm (1899-1977), in “Antonianum”, n. 52 (1977), pp. 702-707; P. Carlo Balić o.f.m. Pro-
filo, impressioni, ricordi, a cura di P. PAOLO MELADA o.f.m.-P. DINKO ARAČIČ, Pontificia
Accademia Mariana Internazionale, Roma 1978; D. ARAČIČ, La dottrina mariologica
negli scritti di Carlo Balić, Pontificia Accademia Mariana Internazionale, Roma 1980.
126
CONGAR, Diario, vol. I, p. 111.
127
Ivi, p. 112.
128
Ivi, vol. II, p. 76.
129
Ivi, p. 147.
130
A. PIOLANTI, Abisso dei contrasti, in P. Carlo Balić o.f.m. Profilo, impressioni, ricordi,
cit., p. 192.
1963: LA SECONDA SESSIONE 317
131
Cfr. G.M. ROSCHINI o.s.m., Dizionario di Mariologia, Studium, Roma 1960.
132
Sul suo ruolo in Concilio, cfr. P. PARROTTA, op. cit., pp. 54-62.
133
A. PIOLANTI, P. Carlo Balić o.f.m. Profilo, impressioni, ricordi, cit., pp. 191-192.
134
Lettera al marista Maurice Villain del 23 novembre 1950, E. FOUILLAUX, La fase an-
tepreparatoria (1959-1960). Il lento avvio dell’uscita dall’inerzia, in SCV, vol. I, p. 97.
135
CONGAR, Diario, vol. I, p. 113.
136
Ivi.
137
Ivi.
318 IL CONCILIO VATICANO II
138
Cfr. R. LAURENTIN, La question mariale, Ed. du Seuil, Parigi 1963.
139
Ivi, p. 37.
140
Ivi.
141
Ivi, p. 24.
142
“È lasciandosi scivolare su questi due pendii che si giungerebbe da un lato a un cristia-
nesimo della Vergine, nel quale san Paolo non si riconoscerebbe, e dall’altro a un cristiane-
simo senza la Vergine che non sarebbe più cattolico” (ivi, p. 81).
143
J. A. DE ALDAMA s.j., De quaestioni mariali in hodierna vita Ecclesiae, Pontificia Acca-
demia Mariana Internazionale, Roma 1964.
144
G.M. ROSCHINI o.s.m., La cosiddetta “questione mariana”, Tip. S. Giuseppe, Vicenza
1963.
1963: LA SECONDA SESSIONE 319
145
Cfr. J. A. DE ALDAMA s.j., De quaestioni mariali, cit., pp. 2-35.
146
PIO XII, Discorso Una ben intima gioia del 10 marzo 1948, in AAS, 40 (1948), p. 120.
147
PIO XII, Discorso La Pentecôte del 29 maggio 1950, in AAS, 42 (1950), p. 483.
148
G. M. ROSCHINI o.s.m., La cosiddetta “questione mariana”, cit., p. 63.
320 IL CONCILIO VATICANO II
lica nel mondo” 149. Ciò spiega come Papa Roncalli fosse disposto ad
accogliere le istanze dei “minimalisti”, che accusavano i “massi-
malisti” di pregiudicare l’ecumenismo. La stessa linea minimalista
sarà condivisa da Paolo VI. Il suo ultimo intervento durante i la-
vori della Commissione preparatoria era stato il 20 giugno 1962,
quando si era schierato con il cardinale Liénart, contro la proposta
di conferire alla Vergine il titolo di “Mediatrice” 150, che aveva defi-
nito “inopportuna e perfino dannosa”. Padre Bevilacqua confidò a
mons. Helder Câmara: “Attiro l’attenzione del Papa ogni volta che ve-
do un buon libro come la Question mariale di René Laurentin, o anche
i libri sul Concilio scritti da Hans Küng. Egli ama molto Rahner e Hä-
ring. E io pure” 151. “La cittadella della reazione – annotava da parte sua
mons. Helder Câmara – a poco a poco si trasforma” 152.
Nel gennaio 1963, dopo la chiusura della prima sessione, la
Commissione di coordinamento del Concilio decise che lo schema
sulla Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, sarebbe stato tratta-
to indipendentemente dallo schema De Ecclesia. “Non c’è dubbio –
ammette Komonchak – che lo schema De Beata Maria Virgine, anche
nella parte sul ruolo di Mediatrice, veniva incontro alle attese e ai deside-
ri di un gran numero di vescovi, secondo i loro vota antipreparatori” 153.
Lo Schema constitutionis dogmaticae de Maria Ecclesiae fu spedito
ai Padri durante il mese di maggio. Né la decisione, né il testo ap-
provato dalla Commissione, piacquero a padre Rahner, che in uno
scritto indirizzato a tutti i partecipanti della conferenza di Fulda
dell’agosto 1963, espresse nei riguardi del documento le sue vive
preoccupazioni, condivise – assicurava – dai padri Grillmeier e
149
A. RONCALLI, Lettera del 22 aprile 1954 al Segretariato del Movimento Pro Rega-
litate Mariae, in ANGELINA e G. ALBERIGO, Giovanni XXIII. Profezia nella fedeltà, Que-
riniana, Brescia 1978, p. 489. “Gesù morente – continuava il patriarca di Venezia – ha
detto a Giovanni: Ecco la tua madre – questo basta alla fede e alla liturgia. Il resto può es-
sere e lo è in gran parte, edificante, e, per parecchie anime devote e pie, commovente: ma per
molte, moltissime altre, pure bene inclinate per la Chiesa cattolica, irritante – e come si di-
ce ora – controproducente” (ivi).
150
AD, II-II/4, p. 777.
151
CÂMARA, Lettres Conciliaires, vol. II, p. 583.
152
Ivi, vol. I, p. 342.
153
J. KOMONCHAK, La lotta per il Concilio durante la preparazione, cit., p. 277. Cfr. anche
SALVATORE PERRELLA, I “vota” e i “consilia” dei vescovi italiani sulla mariologia e sulla cor-
redenzione nella fase antipreparatoria del Concilio Vaticano II, Ed. Marianum, Roma 1994.
1963: LA SECONDA SESSIONE 321
154
WILTGEN, p. 90.
155
Ivi, p. 91.
156
WILTGEN, p. 91. Cfr. anche ANTONIO ESCUDERO CABELLO, La cuestión de la mediación
mariana en la preparación del Vaticano II. Elementos para una evaluación de los trabajos
preconciliares, LAS, Roma 1997.
322 IL CONCILIO VATICANO II
157
AS, II/1, pp. 343-346.
158
Ivi, pp. 366-368.
159
Ivi, pp. 374-375.
160
Ivi, pp. 378-380.
161
Ivi, pp. 385-386.
162
Benjamín de Arriba y Castro (1886-1973), spagnolo, ordinato nel 1912. Arcivesco-
vo di Tarragona dal 1949 al 1970, creato cardinale nel 1953.
1963: LA SECONDA SESSIONE 323
163
AS, II/2, pp. 14-16.
164
Rufino J. Santos (1908-1973), filippino, ordinato nel 1931. Vescovo ausiliare (1947),
poi arcivescovo di Manila dal 1953 alla sua morte. Creato cardinale nel 1960. Mem-
bro della Commissione centrale preparatoria e della Commissione dottrinale.
165
AS, II/3, pp. 338-342 e pp. 342-345.
166
Cfr. FRANÇOIS-MARIE o.f.m., La nouvelle mariologie dans le chapitre 8 de Lumen Gen-
tium, in L’unité spirituelle du genre humain, pp. 272-273 (pp. 269-288).
324 IL CONCILIO VATICANO II
a) Giacobini e girondini
167
Ivi, p. 282.
168
AS, II/3, p. 627; CAPRILE, vol. III, pp. 160-163.
169
Per una descrizione globale delle due concezioni, cfr. LAURENTIN, La Vierge au Con-
cile, cit., p. 138.
170
WILDE, p. 108.
1963: LA SECONDA SESSIONE 325
171
Cfr. J. GROOTAERS, Protagonisti del Concilio, in SC, La Chiesa del Vaticano II, vol.
XXV/I, p. 392; ID., Diversité des tendances à l’intérieur de la majorité conciliaire, in The
Belgian contribution, pp. 529-562.
172
Circolare del 4 ottobre 1963, in CÂMARA, Lettres conciliaires, vol. I, p. 198.
173
Ivi, p. 273. Il 28 gennaio 1963 mons. Câmara aveva inviato da Rio de Janeiro al card.
Suenens una lettera in cui gli allegava lo statuto della Conferenza episcopale brasi-
liana e quello del CELAM, suggerendogli di redigere: “a) Uno statuto per conferenze
episcopali considerate come organismi della collegialità episcopale su scala nazionale; b) Uno
statuto per Consigli tipo il CELAM considerati come organismi della collegialità episcopale su
scala continentale” (PRIGNON, Card. Suenens; correspondance, in CLG, n. 281).
174
NELSON PILETTI-WALTER PRAXEDES, Dom Helder Câmara. Tra potere e profezia, tr. it.
Queriniana, Brescia 1999, pp. 436-437.
326 IL CONCILIO VATICANO II
175
Circolare del 5 ottobre 1963, in CÂMARA, Lettres conciliaires, vol. I, pp. 200-201.
176
SUENENS, Souvenirs et espérances, p. 114.
177
Cfr. J. HEFELE, op. cit., vol. I, p. 431.
178
Cfr. PHILIPS, Carnets conciliaires, 2 dicembre 1963, p. 116.
179
G. RUGGIERI, Il difficile abbandono dell’ecclesiologia controversista, in SCV, vol. II, p.
325 (pp. 309-384).
1963: LA SECONDA SESSIONE 327
180
Ivi, pp. 330-332.
181
Cfr. CONGAR, Diario, vol. II, p. 44 e pp. 44-47.
182
Charles Moeller (1912-1986), belga, ordinato nel 1937. Professore di teologia a
Lovanio (1949), critico letterario (autore di una Littérature du XX siècle et christiani-
sme, in 6 volumi). Peritus conciliare dal 1963 al 1965, Sotto-segretario della Con-
gregazione per la Dottrina della Fede. Cfr. CLAUDE SOETENS, La contribution de Char-
les Moeller au Concile Vatican d’après ses papiers conciliaires, in The Belgian contribu-
tion, pp. 495-528.
183
CONGAR, Diario, vol. II, p. 45. Cfr. anche C. SOETENS, La “squadra belga” au Conci-
le Vatican II, in Foi, gestes et institutions religieuses au XIXe et XXe siècle, a cura di
LUC COURTOIS-JEAN PIROTTE, Centre d’Histoire des Religions, Louvain-la-Neuve
1991, pp. 159-169 (ora in L’evento e le decisioni, pp. 143-172); L. DECLERCK, Le rôle
joué par les évêques et periti belges au Concile Vatican II: Deux exemples, in “Epheme-
rides Theologicae Lovanienses”, n. 76 (2000), pp. 445-464 e, più ampiamente i
molteplici contributi del Convegno di Lovanio del 2005 ora in The Belgian contri-
bution, passim.
184
CONGAR, Diario, vol. II, p. 45.
328 IL CONCILIO VATICANO II
tants” 185; mons. Charue, membro e poi vice presidente della Com-
missione dottrinale.
Congar sottolinea l’efficacia del sistema, ammettendo che si è
costretti a rivolgersi a loro quando si vuol far passare una cosa o
un’altra. “Il Collegio belga, durante la seconda sessione, è stato il luogo
dove venivano Tucci, Dossetti, Medina 186, Rahner” 187. “Il centro teologico
è mons. Philips. Egli riunisce un dono straordinario di qualità medie” 188.
Philips, “con arte consumata”, “sa proporre una questione in modo che,
dissolvendo i motivi di prevenzione, neutralizzando in anticipo le obiezio-
ni, orienta gli altri, senza che se ne rendano conto, verso la soluzione da
lui voluta” 189. Il Centro di coordinamento faceva capo invece a mons.
Albert Prignon 190, rettore del Collegio belga di Roma, che secondo
l’ambasciatore Poswick fu, dietro le quinte, il vero coordinatore
pratico e il collaboratore più attivo del card. Suenens 191.
In una lettera a Suenens dell’8 marzo 1963, Prignon fa una det-
tagliata relazione delle manovre in corso nel dibattito De Ecclesia in
Commissione 192, sottolineando il ruolo in Concilio dei vescovi e de-
gli esperti belgi. “Si può dire, senza esagerazione – scrive –, che per
185
Actes et Acteurs, p. 391. Tra gli esperti belgi che svolsero un ruolo importante van-
no ricordati inoltre: Lucien Cerfaux (1883-1968), Philippe Delhaye (1912-1990), Al-
bert Dondeyne (1901-1985), Pierre Durmont (1901-1970), Victor Heylen (1906-1981),
Guillaume Onclin (1905-1989), sui quali, cfr. The Belgian contribution, passim.
186
Jorge Arturo Augustin Medina Estévez (1926), ordinato nel 1954, vescovo ausilia-
re di Rancagua e vescovo titolare di Thibilis nel 1984, vescovo di Valparaíso nel 1993,
pro-prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
nel 1996, creato cardinale nel 1998. Seguì la linea del card. Ratzinger - Benedetto XVI.
187
CONGAR, Diario, vol. II, p. 45.
188
Ivi.
189
Ivi, p. 46.
190
Albert Prignon (1919-2000), sacerdote della diocesi di Liegi, ordinato nel 1942.
Rettore del Pontificio Collegio belga a Roma dal 1962 al 1972, peritus conciliare.
191
POSWICK, Journal, p. 390. Il barone Prosper Poswick (1906-1992), ambasciatore del
Belgio presso la Santa Sede (1957-1968), come emerge dal suo Diario, attingeva qua-
si letteralmente ai documenti confidenziali di Prignon, per redigere i rapporti che
poi trasmetteva al suo Governo.
192
“Su richiesta di tutti, ho invitato domani a pranzo al collegio il cardinale Léger, mons. Gar-
rone, mons. McGrath (che allo stesso tempo mi darà le informazioni per lo schema XVII),
mons. Schröffer e i periti abituali, affinché possano mettersi d’accordo per la tattica da segui-
re. Tutti hanno accettato con entusiasmo. Il cardinale Léger aveva telefonato anche stamatti-
na per chiedere se Lei non poteva venire. Sinceramente, Eminenza, avendo appreso il parere
dei vescovi, credo che, da un punto di vista tattico, il vostro arrivo sarebbe al momento pre-
maturo. Non è arrivato nessuno degli altri membri della Commissione di coordinamento e
1963: LA SECONDA SESSIONE 329
l’altro partito vi accuserebbe di voler fare pressione” (Lettera di Prignon a Suenens dell’8
marzo 1963, in Fonds Prignon, Card. Suenens: correspondance, in CLG, n. 288).
193
“Dopo la partenza dei vescovi, alloggiano al collegio il canonico Moeller e, su sua richie-
sta, il padre Congar. Lavorano continuamente con mons. Philips. La loro presenza sul posto
fa guadagnare molto tempo. D’altra parte, che il padre Congar chieda di lasciare il Semina-
rio francese per il Collegio belga è un fatto che mostra evidentemente il ruolo straordinario
svolto dai nostri vescovi e dai nostri periti in seno a questa Commissione. Il cardinale Léger
non fa più niente senza venirne a parlare con uno dei nostri. Si può dire, senza esagerazio-
ne, che per quanto riguarda il De Revelatione e il De Ecclesia, è la Chiesa del Belgio che
dirige il Concilio e che ne è l’ala trainante” (ivi).
194
CONGAR, Diario, vol. II, p. 46.
195
Ivi, p. 47.
196
Circolare del 24 ottobre 1963, in CÂMARA, Lettres conciliaires, vol. I, p. 259.
197
Ivi.
198
Cfr. A. MELLONI, L’inizio del secondo periodo e il grande dibattito ecclesiologico, in SCV,
vol. III, p. 79 (pp. 19-132).
330 IL CONCILIO VATICANO II
che possiamo” 199. Le tesi giacobine furono esposte, la sera del 5 no-
vembre, su invito di Helder Câmara, alla Domus Mariae dal do-
menicano Christophe Jean Dumont 200, direttore di un Centro
Ecumenico in Francia. Il religioso affermò che il grande peccato
della Chiesa di Roma era quello di essere rimasta prigioniera
della scolastica, del giuridicismo e del latino e di non aver com-
preso la ricchezza teologica e spirituale dell’ortodossia. Errori
terribili erano stati la creazione del Sacro Romano Impero e le
crociate. Ora però, con il Concilio, la possibilità di un miracolo si
delineava 201.
199
KÜNG, La mia battaglia, p. 417.
200
Christophe Jean Dumont (1898-1991), domenicano francese, animò il centro ecu-
menico di studi “Istina” dal 1927 al 1967. Cfr. HYACINTHE DESTIVELLE, Souvenirs d’un
pionner. Les Mémoires inédites du Père Christophe-Jean Dumont, in “Istina”, n. 3 (2009),
pp. 279-297.
201
CÂMARA, Lettres conciliaires, vol. I, pp. 307-309.
202
CAPRILE, vol. II, p. 291.
203
GROOTAERS, I protagonisti, p. 221.
1963: LA SECONDA SESSIONE 331
204
Cfr. GIUSEPPE PETRALIA, Il padre conciliare, in Il pastore sulla breccia. Ernesto card. Ruf-
fini, a cura di EMANUELE GAMBINO, Editrice Ancora, Roma 1967, pp. 115-21; A. RO-
MANO, Ernesto Ruffini, cit., pp. 489-590.
205
Colloquio del 28 novembre 1985, in B. LAI, Il Papa non eletto, cit., p. 233.
206
“Appare evidente la posizione preminente in campo dottrinale che ha mons. Carlo Co-
lombo presso il Papa. Il prelato è tutto coi transalpini e non ha mai manifestato interesse ad
avere contatti con noi” (SIRI, Diario, p. 385).
332 IL CONCILIO VATICANO II
20 aprile 1964 Congar annota nel suo diario: “Il cardinale Siri è ma-
lato. Secondo il cardinale Lercaro, non è solo malattia fisica, ma vede le
sue idee praticamente respinte anche dal Papa e si trova senza appog-
gio” 207. Di Paolo VI, scriveva in quei giorni Congar, che “(…) si è
espresso in modo sorprendentemente forte e ardito sul bisogno di supe-
rare una tradizione sclerotizzata: bisogna ricominciare tutto come se
fossimo ai primi secoli della Chiesa” 208.
Si era appena tenuta, dal 14 al 16 aprile, l’Assemblea generale
della CEI, alla quale invece di Siri, ufficialmente assente per ragio-
ni di salute, era intervenuto Paolo VI, con un discorso che traccia-
va la nuova linea dell’organo episcopale. Il 12 agosto successivo, il
Papa sostituì Siri con il cardinale Luigi Traglia 209, pro-vicario gene-
rale di Roma, come pro-presidente ad interim della CEI.
Il card. Siri non si schierò mai apertamente in Concilio, tranne
rare eccezioni, nella convinzione che la CEI da lui rappresentata
avrebbe dovuto svolgere un ruolo moderatore tra gli opposti grup-
pi conciliari. Anche dopo la sua rimozione dalla CEI, la linea stra-
tegica del “partito romano” fu quella di cercare fino all’ultimo di
contrastare la logica dei blocchi contrapposti, nella convinzione
che la propria funzione non fosse quella di un “gruppo”, ma della
guida centrale nel Concilio 210. Questa posizione fu la principale
causa della sconfitta dei vescovi conservatori. Essi infatti soprav-
valutavano le proprie posizioni e non si rendevano conto che, non
avendo il sostegno né di Giovanni XXIII né di Paolo VI, avrebbero
potuto prevalere solo a condizione di saldare le loro forze con
quelle dei vescovi “ultramontani” di tutto il mondo.
207
CONGAR, Diario, vol. II, p. 52. “I sintomi segnalati da Siri, tra cui attacchi di labirinti-
te, erano evidentemente collegati alla forte preoccupazione per l’evoluzione del Concilio”
(N. BUONASORTE, Siri. Tradizione e Novecento, cit., p. 306).
208
CONGAR, Diario, vol. II, p. 65.
209
Luigi Traglia (1895-1977), ordinato nel 1917, consacrato vescovo nel 1937 e creato
cardinale nel 1960. Pro-vicario generale di Roma dal 1960 a marzo 1965, poi vicario
generale di Roma fino al 1968, nominato pro-presidente ad interim della CEI nel 1964.
210
Cfr. A. RICCARDI, La tumultuosa apertura dei lavori, cit., pp. 80-81. “I maggiori diri-
genti della curia, o quelli ad essi collegati, insomma i romani, non sentono di dover scende-
re sul piano della lotta fra “correnti”: c’è in loro una fiducia nella propria autorità e nel ri-
chiamo alla forza della tradizione. Non sarebbe bastata l’autorità del Sant’Uffizio per orien-
tare i padri nelle loro scelte, soprattutto quelle di carattere teologico?” (ivi, p. 81).
1963: LA SECONDA SESSIONE 333
211
Lettera di mons. de Proença Sigaud a mons. Lefebvre del 18 aprile 1963, in A-Ecô-
ne, 02-09 A.
212
Cfr. B. TISSIER DE MALLERAIS, op. cit., p. 333.
213
Sul Coetus Internationalis patrum idem in re teologica ac pastorali sententium:
WILTGEN, pp. 147-148; R. LAURENTIN, Bilan de la troisième session, in L’enjeu du Concile,
cit., vol. III, p. 291; R. AUBERT, Organizzazione e funzionamento dell’assemblea, cit., pp. 177-
179; V. A. BERTO, Notre-Dame de joie, cit., pp. 290-295; L. PERRIN, Il Coetus internationalis,
cit., pp. 173-187. S. GÓMEZ DE ARTECHE Y CATALINA, op. cit., vol. II, lib. II, pp. 240-265;
vol. III, lib. III, pp. 290-295, 326-333. Cfr. anche N. BUONASORTE, Tra Roma e Lefebvre. Il
tradizionalismo cattolico italiano e il concilio Vaticano II, Studium, Roma 2003, pp. 73-86.
214
Mons. Lefebvre ricorda che “dei brasiliani, membri della TFP, ci hanno aiutato con una
dedizione inaudita, ciclostilando di notte i lavori che noi avevamo redatto in cinque o sei ve-
scovi, cioè il comitato direttivo del Coetus Internationalis Patrum, che io avevo fondato
con monsignor Carli, vescovo di Segni e monsignor de Proença Sigaud, arcivescovo di Dia-
mantina in Brasile” (M. LEFEBVRE, Lo hanno detronizzato, cit., p. 176). “Dobbiamo rico-
noscere – disse ancora – che è stata la TFP a salvare il Brasile dal comunismo” (cit. in B.
TISSIER DE MALLERAIS, op. cit., p. 333).
334 IL CONCILIO VATICANO II
Essi assunsero quel ruolo di guida che i Padri conciliari italiani, con
qualche eccezione, rinunciavano ad esercitare.
Nell’ottobre del 1963, si aggiunse al gruppo mons. Luigi Carli,
vescovo della diocesi di Segni. Carli era uno dei migliori teologi
del Concilio, particolarmente temuto dal partito antiromano. Invi-
tato dal gruppo dei Padri conservatori che si riuniva presso la Ca-
sa dei Verbiti accettò di unirsi a loro, pur mantenendo in alcuni ca-
si la sua indipendenza. Così, spiegherà mons. Lefebvre: “L’anima
del Coetus era monsignor de Proença Sigaud nella funzione di Segretario:
io stesso, in qualità di ex Delegato Apostolico e di Superiore generale del-
la Congregazione, ero la copertura, col ruolo di presidente; mons. de Ca-
stro Mayer era il vicepresidente e il pensatore, mentre monsignor Carli
era la penna, con la sua competenza, il suo spirito vivace e l’abilità pro-
pria degli italiani” 216.
Lo stesso abbé Berto spiegava in una lettera come il principale
lavoro svolto dal Coetus fosse “la preparazione dei Modi per i Placet
iuxta modum”.
“Quando si vota iuxta modum, bisogna fornire sul campo il modus che
si desidera e la ragione per la quale si propone il modus. Su duemila Padri,
non ve ne sono duecento che possano svolgere questo lavoro, per mancanza
di gusto e di tempo, ma molti, se il modus e la Ratio modi vengono loro
forniti già pronti, non chiedono di meglio che di utilizzarli, poiché in fondo
non sono contenti dei testi che vengono presentati loro in Aula. Il nostro
lavoro (al nostro piccolo collegio di teologi) consiste quindi nel passare al se-
taccio il testo, nel determinare i passaggi inaccettabili, nel preparare il mo-
dus e la Ratio modi, nel redigere l’uno e l’altra con la massima densità e
brevità – il che non è poco! – Ma, poiché i Segretari sono ancora meno dei
teologi, bisogna anche svolgere il loro lavoro materiale: ciclostile, archivia-
zione di fogli, graffare, suddivisione tra i Padri. (…) Tutto questo lavoro è
efficace? Potrebbe esserlo di più; lo è già molto. Finora sul voto più impor-
tante della sessione vi sono stati 574 Placet iuxta modum. Su questi 574,
215
Cfr. J. O. BEOZZO, op. cit., p. 531; H. RAGUER, Fisionomia iniziale dell’assemblea, cit.,
pp. 222-224.
216
Le Coetus Internationalis Patrum, un combat qui aurait pû être victorieux, in “Fide-
liter”, n. 59 (1987), pp. 43-44.
1963: LA SECONDA SESSIONE 335
ve ne sono stati almeno 540 che hanno utilizzato dei moda proposti da noi.
Ne abbiamo distribuiti 600, per mancanza di tempo per distribuirne di più.
Come potete vedere, non è stato del lavoro inutile.
Tutto questo non impedisce di agire in altri modi, durante gli incontri e
le conversazioni. Esiste un solo metodo al quale nessuno di noi pensa, è
l’intrigo e la manovra. La distribuzione dei moda è accessibile alle varie
conferenze episcopali, le nostre riunioni di lavoro del martedi sono pub-
bliche. Filii lucis sumus” 217.
217
Lettera del 12 ottobre 1964, in Notre Dame de Joie, cit., pp. 290-291. “Potete vedere
dai giornali – scriveva l’abbé Berto il 12 novembre 1963 alle Domenicane del Santo
Spirito – che tutta l’enorme macchina che ruota attorno al Concilio (poiché non voglio dire
niente del Concilio in quanto tale) va a scontrarsi con la romanità teologica (…). Noi (in-
tendo i teologi romani) non abbiamo accesso da nessuna parte; siamo banditi nella nostra
stessa patria. Resistiamo al fiume, siamo lontani dal poter capovolgere il suo corso” (Lette-
ra del 12 novembre 1963, ivi, p. 277).
218
CONGAR, Diario, vol. I, p. 412. Anche de Lubac annota: “Alla Gregoriana (e suppon-
go al Biblico) si esulta” (DE LUBAC, Quaderni, p. 469).
219
Cfr. AS, II/2, pp. 82-124 e pp. 222-914. Cfr. anche A. ACERBI, Due ecclesiologie, cit.,
pp. 271 sgg; PIERO CODA, La Chiesa Corpo di Cristo e l’ordinazione universale al popolo
336 IL CONCILIO VATICANO II
225
Cfr. LIÉNART, Vatican II, p. 98.
226
Cfr. C. MOELLER, Il fermento delle idee nella elaborazione della costituzione, in La Chie-
sa del Vaticano II, cit., pp. 155-159.
227
Cfr. Y. CONGAR, Le peuple fidèle et la fonction prophétique de l’Eglise, in “Irenikon”, n.
24 (1951), p. 446 (pp. 440-466). Cfr. NICOLAS AFANASIEFF, Le Concile dans la théologie
orthodoxe russe, in “Irenikon”, n. 35 (1962), pp. 316-317; O. ROUSSEAU o.s.b., I movi-
menti rinnovatori degli ultimi decenni, in La Chiesa del Vaticano II, cit., pp. 119-120; A.
CAVAZZA, L’idea di Sobornost, cit., pp. 129-144.
228
N. AFANASIEFF-NICOLAS KOULOMZINE-JEAN MEYENDORFF-ALEXANDRE SCHMEMANN,
La primauté de Pierre, Delacroix et Niestlée, Neuchâtel 1960. Il volume apparve in te-
desco (1961) e in inglese (1963).
338 IL CONCILIO VATICANO II
229
Cfr. E. LANNE, La perception en Occident, cit., pp. 122-123.
230
Cfr. MANSI, vol. XXIX, coll. 21-22.
231
Sul Concilio di Costanza, cfr. la voce di LÉON CRISTIANI, Constance, in DDC, IV
(1949), pp. 390-424.
232
A Firenze, il 4 settembre 1439, Eugenio IV definì solennemente, contro la Haec
Sancta, il primato del Romano Pontefice (DENZ-H, n. 1307). Lo stesso fece Pio II con
la bolla Execrabilis del 18 gennaio 1460 (DENZ-H, n. 1376).
233
Cfr. PAUL DE VOOGHT, Les controverses sur les pouvoirs du Concile et l’autorité du Pa-
pe au Concile de Constance, in “Revue théologique de Louvain”, n. 1 (1970), pp. 47-
75; Le conciliarisme aux conciles de Constance et de Bâle, in Le concile et les conciles, Cerf,
Parigi 1960, pp. 143-181; Le concile œcuménique de Constance et le conciliarisme, in “Isti-
na”, n. 9 (1963), pp. 57-86; Le conciliarisme aux conciles de Constance et de Bâle. Com-
pléments et précisions, in “Irékon”, n. 36 (1963), pp. 61-75 e, infine, Les pouvoirs du con-
cile et l’autorité du Pape au Concile de Constance, Cerf, Parigi 1965. Sulla stessa linea si
trovava lo studio di BRIAN TIERNEY, Foundations of the conciliar theory, Cambridge
University Press, Cambridge 1955.
1963: LA SECONDA SESSIONE 339
b) La discussione in aula
234
CONGAR, Diario, vol. II, 136.
235
A. ACERBI, Due ecclesiologie, cit., pp. 94 e sgg.
236
AS, II/2, pp. 230-232.
237
Ivi, pp. 223-225.
238
Ivi, pp. 225-227.
239
Ivi, pp. 232-233.
240
Ivi, pp. 263-266.
241
Ivi, pp. 222-223.
242
Ivi, pp. 84-87.
340 IL CONCILIO VATICANO II
243
Ivi, pp. 323-324.
244
Ivi, pp. 366-369.
245
“Divine World Service”, 10 ottobre 1963.
246
Ivi.
247
Luigi Bettazzi (1923), ordinato nel 1946. Vescovo ausiliare di Bologna dall’agosto
1963 al 1966, poi vescovo di Ivrea. Di lui cfr. Non spegnere lo spirito. Continuità e di-
scontinuità del Concilio Vaticano II, Queriniana, Brescia 2006; In dialogo con i luterani:
memorie e riflessioni di un vescovo un po’ laico, Aliberti, Reggio Emilia 2008.
248
Cfr. la lettera aperta inviata dal Segretario generale del Partito comunista italiano a
Enrico Berlinguer (Comunisti e cattolici: chiarezza di principi e basi di un’intesa, in “Rina-
scita”, n. 40 (1977), pp. 3-5), in risposta ad un’analoga lettera di mons. Bettazzi (Lette-
ra aperta all’on. Berlinguer, in “Il Risveglio popolare”, 8 luglio 1976). Sul “caso” si ve-
da G. CANTONI, La “Lezione italiana”. Premesse, manovre e riflessi della politica di “com-
promesso storico” sulla soglia dell’Italia rossa, Cristianità, Piacenza 1980, pp. 167-176.
249
AS, II/2, pp. 484-487.
250
CHENU, Diario, p. 146.
1963: LA SECONDA SESSIONE 341
251
“L’Avvenire d’Italia”, 12 ottobre 1963.
252
Narciso Jubany Arnau (1913-1996), spagnolo, ordinato nel 1939, vescovo ausilia-
re di Barcellona nel 1955, consacrato vescovo di Ortosia di Fenicia nel 1956, vesco-
vo di Gerona nel 1964, arcivescovo di Barcellona nel 1971, creato cardinale nel 1973.
253
AS, II/2, pp. 572-573; 574-577; 580-586; 600-601.
254
Ivi, pp. 471-472.
255
Ivi, pp. 87-89.
256
Ivi, pp. 82-83.
257
Ivi, pp. 227-230.
258
Ivi, pp. 317-320.
259
Custodio Alvim Pereira (1915-2006), portoghese, ordinato nel 1937, arcivescovo
di Lourenço Marques (Mozambico) dal 1962 al 1974.
260
AS, II/2, pp. 500-501.
261
Cfr. l’editoriale Dalla teologia del “Corpo Mistico” all’ecclesiologia del “popolo di Dio”,
in “Civiltà Cattolica”, q. 3231 (1985), pp. 209-221. Il padre Congar, redattore princi-
342 IL CONCILIO VATICANO II
pale di quello che sarà il n. 9 della Lumen Gentium, proporrà l’appellativo di “popo-
lo messianico” (cfr. Y. CONGAR, Un popolo messianico, tr. it. Queriniana, Brescia 1975).
262
KÜNG, La mia battaglia, pp. 422-423; J. GROOTAERS, Diversité des tendances, in The Bel-
gian contribution, p. 560. “È evidente – commentò Grootaers – che Suenens, con questo
intervento al Vaticano II, è stato l’avanguardia dei movimenti carismatici che, venti anni
più tardi, invaderanno il proscenio di Giovanni Paolo II e diverranno una caratteristica de-
terminante del pontificato woytiliano” (ivi, p. 561).
263
Joaquín Salaverri de la Torre (1892-1979), teologo spagnolo della Compagnia di
Gesù, ordinato nel 1925, professore di Ecclesiologia alla Pontificia Università Co-
millas fino al 1972. Consultore della Commissione preparatoria del Concilio (1960-
1962) e perito teologo (1962-1965). Cfr. la voce di J. ESCALERA, in DHCJ, p. 3648.
264
M. SENSI, Monsignor Michele Maccarrone, cit., pp. 18-19; F. ÁLVAREZ ALONSO, Prima-
to e collegialità, cit.
1963: LA SECONDA SESSIONE 343
265
KÜNG, La mia battaglia, p. 426.
266
“Informations catholiques internationales”, 1 novembre 1963, p. 3.
267
CHENU, Diario, p. 148.
268
KÖNIG, Chiesa dove vai?, cit., p. 29.
269
Paolo Marella (1895-1984), ordinato nel 1918, arcivescovo di Doclea nel 1933,
creato cardinale nel 1959, presidente del Segretariato per i non Cristiani dal 1964
al 1973.
270
AS, II/4, pp. 435-438. Il dibattito in AS, II/4, pp. 393-748; AS, II/5, pp. 9-411.
271
Ivi, pp. 439-445.
272
Ivi, pp. 476-478.
273
Ivi, p. 486 e pp. 626-627.
274
Ivi, pp. 624-625.
1963: LA SECONDA SESSIONE 345
275
AS, II/4, pp. 450-452. Paul-Marie Richaud (1887-1968), francese, ordinato nel
1913, creato cardinale nel 1958. Arcivescovo di Bordeaux dal 1950 fino alla morte.
276
AS, II/4, pp. 453-455. Joseph Gargitter (1917-1991), ordinato nel 1942. Vescovo di
Bressanone dal 1952 al 1986.
277
AS, II/4, p. 480 (pp. 479-481).
278
H. JEDIN, op. cit., p. 313.
279
AS, II/4, pp. 516-519.
280
Ivi, pp. 478-479.
281
“Divine World Service”, 7 novembre 1963.
346 IL CONCILIO VATICANO II
ga Berto, “è mortale per l’‘amore del Papa’, perché distrugge la sua pater-
nità” 282. “La relazione paternità-filiazione è una relazione tra due persone fi-
siche immediatamente congiunte. Se il Papa è il Capo della Chiesa, soltanto
perché è il Capo del Collegio Episcoporum, allora il vero Sovrano della
Chiesa è questo collegio, cioè una persona morale (…). Mi dicano i ‘colle-
giatari’: chi mai amerebbe una persona morale? Chi mai amerebbe filial-
mente un Collegio pensando nel cuore: il Collegio è mio Padre e io sono suo
figlio? (…) E chi mai potrebbe credere che la paternità di Dio “ex quo om-
nis paternitas in coelo et in terra nominatur” sia rappresentata, figura-
ta, partecipata, da un Ente collegiale, proprio nel più alto ordine delle cose
create, cioè nella sua Chiesa?” 283.
In difesa della Curia intervennero, il 7 novembre, mons. Ma-
son 284, vicario apostolico di El Obeid in Sudan, il patriarca arme-
no di Cilicia, Ignace Pierre XVI Batanian 285, e mons. Aurelio Del
Pino Gómez 286, vescovo di Lerida, in Spagna. Quest’ultimo af-
fermò che la Curia Romana ha avuto uomini eccellenti in santità,
saggezza, prudenza e carità, tra i quali molti furono in seguito
elevati all’ufficio del supremo pontificato. La Curia Romana è
formata da uomini “scelti da tutte le nazioni”, aggiunse il vescovo
spagnolo, sottolineando che, “poiché le Sacre Congregazioni sono lo
strumento che il Papa usa per governare la Chiesa, dobbiamo renderci
conto che qualsiasi cosa si dica contro la Sacra Curia romana è detta, in
qualche modo, anche contro lo stesso Pontefice di Roma” 287.
d) L’attacco al Sant’Uffizio
282
V. A. BERTO, Lettera a mons. Carli del 6 novembre 1963, in N. BUONASORTE, Per la “pu-
ra, piena, integra fede cattolica”, cit., p. 124.
283
Ivi.
284
AS, II/4, pp. 606-607.
285
AS, II/4, pp. 558-559. Ignace Pierre XVI Batanian (1899-1979), nato in Turchia, or-
dinato sacerdote nel 1921. Patriarca armeno di Cilicia (Libano) dal settembre 1962
al 1976. Membro della Commissione per le Chiese Orientali.
286
AS, II/4, pp. 596-599.
287
Ivi, p. 597.
1963: LA SECONDA SESSIONE 347
288
Ivi, pp. 616-618.
289
CÂMARA, Lettres conciliaires, vol. I, p. 314.
290
AS, II/4, p. 624 (pp. 624-626). Cfr. anche WILTGEN, p. 115. Sullo scontro tra i due
cardinali cfr. J. FAMERÉE, Vescovi e diocesi (5-15 novembre 1968), in SCV, vol. III, pp.
143-149 (pp. 133-208).
291
AS, II/4, pp. 618-621.
292
Cfr. J. GROOTAERS, Sinergia e conflitti nel Vaticano II. Due versanti d’azione degli “av-
versari” del rinnovamento (ottobre 1962-ottobre 1964), in L’evento e le decisioni, pp. 376-
377; C. SOETENS, L’impegno ecumenico nella Chiesa cattolica, in SCV, vol. III, pp. 324-
325 (pp. 277-366). Un copia di questo memorandum si trova nelle carte di mons. Phi-
lips, che vi ha aggiunto a mano “Cile”. Soetens ne attribuisce l’origine al cardinale
cileno Silva Henríquez (ivi, p. 324).
348 IL CONCILIO VATICANO II
293
H. JEDIN, op. cit., p. 314.
294
Dino Luigi Romoli o.p. (1900-1985), ordinato nel 1924, consacrato vescovo di Pe-
scia nel 1951.
295
“Divine World Service”, 22 novembre 1963.
296
WILTGEN, pp. 117-118. Cfr. anche A. WENGER, Vatican II, cit., II Session, pp. 149-153.
1963: LA SECONDA SESSIONE 349
297
SCHMIDT, Bea, p. 143.
298
AS, II/5, pp. 72-75.
350 IL CONCILIO VATICANO II
certamente è giusto) anche dagli altri vescovi della stessa nazione. Cosa che
certamente nessun vescovo è pronto ad ammettere nella propria sede, nep-
pure coloro che abbiamo sentito parlare con tanta facondia sulla collegia-
lità nelle sedi altrui (…) Anche coloro che non hanno esitato ad ammette-
re quasi due capi, in possesso di un pieno e supremo potere, nel governo
della Chiesa universale, questi stessi dichiarano che ogni ombra, anche la
più piccola, di diarchia deve essere tenuta lontana dalla loro diocesi.
c. Ragione storica – Nel tracciare lo schema sulle conferenze assoluta-
mente nessuno dei colleghi della Commissione preparatoria fu sfiorato dal
pensiero del fondamento della collegialità di diritto divino. Ma, quello che
è ancora più importante, neppure i Romani Pontefici nel raccomandare,
sollecitare e dotare di statuto le conferenze nazionali non hanno mai par-
lato del fondamento della collegialità di diritto divino, ma sempre e sol-
tanto di motivi di carattere pastorale” 299.
299
Ivi, pp. 73-74.
300
Lettera dell’abbé Berto a mons. Carli del 13 novembre 1963, in N. BUONASORTE, Per
la “pura, piena, integra fede cattolica”, cit., p. 126.
301
Ivi, p. 128.
302
Lettera del 13 marzo 1964, ivi, p. 133.
1963: LA SECONDA SESSIONE 351
battito sul II capitolo dello schema della Chiesa” 303. La richiesta mirava
ad affidare ai Moderatori il potere di decidere le questioni più im-
portanti sulla base dell’orientamento maggioritario dell’assem-
blea, attribuendo loro un ruolo ben diverso da quello originaria-
mente a loro affidato. L’autorizzazione pontificia non venne: Pao-
lo VI si rese conto che in questo caso avrebbe perso il controllo del-
l’assemblea, che egli aveva l’intenzione di guidare fermamente. Il
partito antiromano però non si arrese e rivendicò allora un mag-
gior potere all’interno delle Commissioni “dominate dalla Curia”. Il
21 novembre il Segretario generale annunciò che il Papa aveva au-
torizzato a portare il numero dei membri delle Commissioni da
venticinque a trenta, “per accelerare e rendere più efficiente lo sviluppo
dei lavori” 304. Quattro dei cinque nuovi membri – aggiunse – sareb-
bero stati nominati dai Padri conciliari, il quinto direttamente dal
Papa, che autorizzava ogni Commissione a scegliere al suo interno
un vice-presidente supplementare e un Segretario supplementare
tra gli esperti. Era suggerito inoltre alle conferenze episcopali di
“raggrupparsi e presentare liste combinate”. Si trattava, osserva Wilt-
gen, di un regalo fatto all’Alleanza progressista, l’unico gruppo or-
ganizzato, in grado di redigere, in tempi brevi, una lista interna-
zionale imbattibile 305.
Il partito antiromano consolidò in quest’occasione il passaggio
dalla Alleanza europea alla “Alleanza mondiale”. “Durante la pri-
ma sessione – ricorda Wiltgen – l’Alleanza mondiale era stata costitui-
ta da un gruppo quasi clandestino di sei arcivescovi e vescovi, rappresen-
tanti di conferenze episcopali nazionali, regionali o continentali, che si
riunivano periodicamente. A partire dall’inizio della seconda sessione, es-
si si ritennero sufficientemente forti per agire in maniera più aperta: ogni
venerdì sera si riunivano alla Domus Mariae e il loro numero passò a 24
arcivescovi e vescovi, rappresentanti circa 65 conferenze episcopali. Ogni
volta che era a Roma, mons. Veuillot, coadiutore dell’arcivescovo di Pari-
gi, presiedeva le sedute” 306.
303
WILTGEN, p. 126.
304
AS, II/5, pp. 635-636.
305
WILTGEN, pp. 127-128.
306
IVI, p. 128.
352 IL CONCILIO VATICANO II
307
La lista ufficiale dei risultati fu pubblicata l’11 gennaio 1964 da “L’Osservatore
Romano”.
308
L’organizzazione fu riconosciuta ufficialmente dalla Congregazione dei Religiosi,
nel marzo 1955, con il titolo di Unione Romana dei Superiori Generali. Sia prima
che durante il Concilio ci furono diversi incontri dei Superiori Generali per studia-
re i diversi documenti proposti e per aiutare nella preparazione degli emendamen-
ti ai testi, come pure nella preparazione degli interventi di quei Superiori Generali
che partecipavano al Concilio. Questa attività fu particolarmente intensa in riferi-
mento ai due documenti Perfectae Caritatis e Ad Gentes.
309
Luigi Perantoni (1895-1982), ordinato nel 1920, vescovo di Gerace nel 1952, arci-
vescovo di Lanciano e Ortona nel 1962, poi arcivescovo emerito nel 1982.
310
“La Croix”, 20 novembre 1963.
1963: LA SECONDA SESSIONE 353
311
Per l’insieme del dibattito: AS, II/5, pp. 405-495, 527-574, 597-637, 661-700, 744-
833; AS, II/6 pp. 9-91, 97-367, 375-401. Cfr. anche CAPRILE, vol. III, passim.
312
AS, II/5, pp. 472-479. Joseph-Marie Martin (1891-1976), francese, ordinato nel
1920. Arcivescovo di Rouen dal 1948 al 1968. Creato cardinale nel febbraio 1965.
Membro del Segretariato per l’Unità.
313
AS, II/5, pp. 481-485.
314
Ivi, pp. 485-495.
315
Ivi, pp. 528-530.
316
Ivi, pp. 530-531.
354 IL CONCILIO VATICANO II
317
AS, II/5, pp. 532-534. José Maria Bueno y Monreal (1904-1987), spagnolo, ordina-
to nel 1927. Arcivescovo di Siviglia dal 1957 al 1982. Creato cardinale nel 1958.
318
AS, II/5, p. 531.
319
Ivi, pp. 536-538.
320
Ivi, pp. 550-552.
321
Ivi, p. 562 (pp. 561-562). Cfr. anche A. WENGER, Vatican II, cit., II Session, p. 189.
322
Corrado Mingo (1901-1980), ordinato nel 1925, arcivescovo di Monreale dal 1961
al 1978.
1963: LA SECONDA SESSIONE 355
323
AS, II/6, pp. 159-160.
324
AS, II/6, p. 142.
356 IL CONCILIO VATICANO II
325
AS, II/6, pp. 339-340.
326
Ivi, pp. 364-367.
327
Testo della conferenza in R. LA VALLE, Il Coraggio del Concilio, cit., pp. 547-560, cfr.
p. 559.
328
AS, II/1, p. 193.
1963: LA SECONDA SESSIONE 357
329
Cfr. VIRGILIO PONTIGGIA, L’interesse per la liturgia in G.B. Montini: gli anni giovanili e
alla Fuci, in Liturgia: temi e autori, cit., pp. 36-40 (pp. 35-81).
330
S. MARSILI, Storia del movimento liturgico, cit., pp. 324-325.
331
R. KACZYNSKI, Verso la riforma liturgica, cit., p. 259.
332
PIERO MARINI, Le premesse della grande riforma liturgica, in Costituzione liturgica, cit.,
p. 94 (pp. 69-101).
333
Ivi, p. 88.
358 IL CONCILIO VATICANO II
dossiers che facevano pila sul suo tavolo! Leggeva e considerava riga per
riga, parola per parola, tutto annotando in nero, rosso e blu, criticando al-
l’occorrenza, con quella sua dialettica che riusciva a formulare dieci in-
terrogativi su uno stesso punto” 334.
Il proemio e il capitolo I dello schema liturgico avevano una ste-
sura sostanzialmente definitiva. Al termine della Congregazione
generale del 3 ottobre, mons. Felici annunciò le proposte di emen-
damento al capitolo II, relativo alla Messa, e fissò le votazioni per
l’8 ottobre. Quel giorno il card. Lercaro presentò la sua Relatio gene-
ralis 335. Quando, il 10 ottobre, il II capitolo venne messo ai voti, l’e-
sito della votazione fu di soli 1.417 placet, 36 non placet, 781 placet
iuxta modum e 8 voti nulli. Analogo esito ebbero, il 18 ottobre, le vo-
tazioni sul capitolo III: 1.130 votarono placet, 30 non placet e ben
1.054 placet iuxta modum. Neanche il capitolo III poteva dunque es-
sere approvato. Venne invece approvato in via definitiva, il 24 otto-
bre, il IV capitolo dedicato all’ufficio divino, il 29 ottobre il V capi-
tolo sull’anno liturgico, il 30 ottobre il VI sulla musica sacra, il 31 ot-
tobre il VII sull’arte sacra. Il 18, 20 e 21 novembre furono approva-
ti i testi emendati dei primi tre capitoli dello schema De sacra litur-
gia. Mons. Zauner, vescovo di Linz e membro della Commissione li-
turgica, illustrò in un’intervista il modo con cui la costituzione con-
ciliare sarebbe stata applicata. “Il Culto divino – disse – deve essere
un’azione comunitaria. Il popolo che segue la Messa, per esempio, come il
sacerdote, deve prendere parte con la preghiera, con il canto e i movimen-
ti”. “Infatti – aggiunse – il fine di tutta la costituzione è che il sacerdote
esegua ogni cosa con la partecipazione attiva del popolo e mai da solo” 336.
Nella sessione pubblica del 4 dicembre 1963, alla presenza di
Paolo VI, ci fu la definitiva approvazione e promulgazione del de-
creto Inter Mirifica sugli strumenti della comunicazione sociale 337 e
della costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium 338. Il
334
A. BUGNINI, op. cit., p. 15. Cfr. anche Le rôle de G.B. Montini, Paul VI dans la réforme
liturgique, giornata di studio a Louvain-la-Neuve del 17 ottobre 1984, Pubblicazioni
dell’Istituto Paolo VI, Brescia 1984.
335
AS, II/2, pp. 276-279.
336
“Divine World Service”, 26 novembre 1963.
337
Testo in AS, II/6, pp. 497-504. Cfr. anche COD, pp. 843-848.
338
Testo in AS, II/6, pp. 409-439. Cfr. anche COD, pp. 820-843.
1963: LA SECONDA SESSIONE 359
339
VIRGILIO NOÉ, Storia della costituzione liturgica. Punti di riferimento, in Costituzione
liturgica “Sacrosanctum Concilium”. Studi, a cura della CONGREGAZIONE PER IL CULTO
DIVINO, Edizioni Liturgiche, Roma 1986, p. 15 (pp. 9-24). Cfr. anche EMIL JOSEPH LEN-
GELING, Zum 20. Jahrestag der Liturgie Konstitution, in “Liturgisches Jahrbuch”, n. 34
(1984), p. 114 (pp. 114-124).
340
A. G. MARTIMORT, La Constitution liturgique et sa place dans l’œuvre de Vatican II, in
Le Deuxième Concile, pp. 501-502 (pp. 497-509).
341
Cfr. C. SOETENS, L’impegno ecumenico, cit., p. 344.
342
A. G. MARTIMORT, La Constitution liturgique et sa place dans l’œuvre de Vatican II, cit.,
pp. 505-509.
343
Cfr. JEAN VAQUIÉ, La Révolution liturgique, Diffusion de la Pensée Française, Parigi
1971, p. 39.
360 IL CONCILIO VATICANO II
344
Cfr. J. GUITTON, Paul VI secret, cit., p. 57.
345
Cfr. CÂMARA, Lettres conciliaires, vol. I, p. 395.
346
Ivi, p. 397.
347
Ivi, p. 221.
348
CAPRILE, vol. III, pp. 373-376; A. BUGNINI, op. cit., p. 63. Il motu proprio Sacram Li-
turgiam del 25 gennaio 1964 è pubblicato in AAS, 56 (1964), pp. 139-169.
349
G. ALBERIGO, La nuova fisionomia del Concilio, in SCV, vol. III, p. 529 (pp. 513-535).
1963: LA SECONDA SESSIONE 361
350
“Abbiamo ragione di non avere paura davanti al comunismo. Abbiamo ragione di non
avere di che tremare davanti alle prospettive dell’anno 2000. Abbiamo ragione di aiutare a
de-europeizzare la Chiesa slegandola dal passato e gettandola in avanti verso l’avvenire”
(CÂMARA, Lettres conciliaires, vol. I, p. 110).
351
P. CHENAUX, L’Eglise catholique et le communisme, cit., p. 260.
352
Sulla Ostpolitik, le cui premesse risalgono agli anni Venti (A. WENGER, Rome et Mo-
scou 1900-1950, Desclée de Brouwer, Parigi 1987), cfr. ALESSIO ULISSE FLORIDI, Mosca
e il Vaticano, La Casa di Matriona, Milano 1976; DENNIS J. DUNN, Détente and Papal-
Communist relation, 1962-1978, Westview Press, Boulder (Colorado) 1979; MIREILLE
MAQUA, Rome-Moscou. L’Ostpolitik du Vatican, Cabay, Louvain-la-Neuve 1984; G. ZI-
ZOLA, Giovanni XXIII. La fede e la politica, Laterza, Roma-Bari 1988, pp. 55-211; A. RIC-
CARDI, Il Vaticano e Mosca, cit., pp. 217-264; SERGIO GROSSU, L’Eglise persecutée. Entre
Goulag et société opulente, L’Age d’Homme, Losanna 2002; Il filo sottile. L’Ostpolitik
vaticana di Agostino Casaroli, a cura di A. MELLONI, Il Mulino, Bologna 2006; L’Ost-
politik della Santa Sede. Un dialogo lungo e faticoso, a cura di G. BARBERINI, Il Mulino,
Bologna 2007; ID., La politica del dialogo. Le carte Casaroli sull’Ostpolitik vaticana, Il Mu-
lino, Bologna 2008; AGOSTINO GIOVAGNOLI, Ostpolitik: un bilancio storiografico, in L’O-
stpolitik di Agostino Casaroli (1963-1989), EDB, Bologna 2009, pp. 103-131; P. CHE-
NAUX, L’Eglise catholique et le communisme, cit., pp. 269-295.
353
Agostino Casaroli (1914-1998), ordinato nel 1937, nel 1940 entrò al servizio della
Segreteria di Stato, dove svolse tutta la sua carriera ecclesiastica. Giovanni Paolo II
lo nominò nel 1979 cardinale, prefetto del Consiglio per gli Affari Pubblici e suo Se-
gretario di Stato, carica che mantenne fino al 1 dicembre 1990. Di lui cfr. le memorie
postume, Il martirio della pazienza. La Santa Sede e i Paesi comunisti (1963-1989), Introd.
di mons. Achille Silvestrini, Einaudi, Torino 2000, e, oltre le opere citate, ALCESTE
SANTINI, Casaroli, l’uomo del dialogo, San Paolo, Cinisello Balsamo 1993.
362 IL CONCILIO VATICANO II
354
Wyszyński all’on. Attilio Piccioni, lettera del 22 novembre 1963, in ASV, Conc.
Vat. II, Busta 332, n. 2, 3 ff.
355
Cfr. V. GAIDUK, Vaticano e Cremlino, cit., pp. 22-23.
356
Cfr. P. CORRÊA DE OLIVEIRA, A liberdade da Igreja no Estado comunista, in “Catolici-
smo”, n. 152 (1963); ibid., n. 161 (1964); poi con il titolo Acordo com o regime comuni-
sta: para a Igreja, esperança ou autodemolição?, Editora Vera Cruz, San Paolo 1974 (tr.
it. La libertà della Chiesa nello Stato comunista, Cristianità, Piacenza 1978). Il saggio fu
pubblicato in 40 giornali e in 5 lingue diverse.
357
Lo studio fu violentemente attaccato in Polonia dal movimento catto-comunista
“Pax” sulle sue pubblicazioni “Kierunki” (n. 8 del 3 gennaio 1964) e “Zycie i Mysl” (n.
1-2 del 1964). Anche la rivista “Wiez” di Varsavia si allineò con “Pax”. In Francia,
“L’Homme Nouveau” (5 marzo 1964) difese l’opera che invece venne attaccata dalla
pubblicazione progressista “Témoignage Chrétien” (n. 1035 del 1964). Sull’“anomalia”
polacca, ossia su quel singolare modello storico di convivenza tra Chiesa cattolica e
1963: LA SECONDA SESSIONE 363
Stato comunista in Polonia, cfr. G. BARBERINI, Stato socialista e Chiesa cattolica in Polonia,
CSEO, Bologna 1983; NORBERT A. ZMIJEWSKI, The Catholic-marxist ideological dialogue in
Poland, 1945-1980, Darmouth Publishing Company, Aldershot (England) 1991.
358
Il libro ebbe nel mondo numerose edizioni in varie lingue e ottenne una lettera di
approvazione firmata dal card. Giuseppe Pizzardo, Prefetto della S. Congregazione
dei Seminari, e da mons. Dino Staffa, Segretario del medesimo dicastero. In questa
lettera si augurava “la più larga diffusione al denso opuscolo, che è un’eco fedelissima dei
Documenti del Supremo Magistero della Chiesa”.
359
Luigi Cicuttini (1906-1973), ordinato nel 1933, vescovo ausiliare di Udine e vesco-
vo titolare di Amizone nel 1953, vescovo di Città di Castello e di Lamfua nel 1956.
360
Cit. in V. CARBONE, Ateismo e marxismo, cit., p. 21.
361
ASV, Conc. Vat. II., Busta 140, Petitiones.
364 IL CONCILIO VATICANO II
362
Cfr. il testo di questa petizione in “Catolicismo”, n. 157 (1964), tr. it. in “Cristia-
nità”, 19-20 (1976). Fu Plinio Corrêa de Oliveira a redigere la petizione contro il co-
munismo firmata dai Padri conciliari. Cfr. A-IPCO, Riunione del 26 agosto 1989.
363
Il testo del documento in “Catolicismo”, n. 159 (1964).
364
CONGAR, Diario, vol. II, p. 120.
365
P. CORRÊA DE OLIVEIRA, A margem de três documentos providenciais, in “Catolicismo”,
n. 159 (1964), p. 3.
1963: LA SECONDA SESSIONE 365
366
Per avere un’idea dell’impatto mediatico del viaggio di Paolo VI, cfr. il settima-
nale italiano “Epoca” che dislocò l’intera redazione di giornalisti in Palestina per
realizzare il più grande servizio fino ad allora realizzato della pubblicazione (Il Pa-
pa pellegrino, in “Epoca”, n. 694 (12 gennaio 1964), pp. 20-83).
367
B. LAI, Il lungo abbraccio fra Paolo VI e Atenagora, in “Il Giornale”, 4 gennaio 1985.
368
FRANÇOIS MAURIAC, Pietro ha spezzato le catene della Chiesa, in “Epoca”, n. 694, cit.,
p. 76.
V
1
Il 26 giugno 1964 Paolo VI aveva autorizzato i primi esperimenti in 6 monasteri be-
nedettini: S. Anselmo, Montserrat, En-Calcat, Maredsous, Maria Laach, Collegevil-
le e nel convento domenicano di Le Saulchoir. Il Giovedì Santo del 15 aprile 1965 la
concelebrazione sarebbe divenuta un rito normale della Chiesa d’Occidente. L’in-
segnamento della Chiesa, ribadito fino a Pio XII, è che nella concelebrazione il Sa-
crificio della Messa è unico e non si moltiplica secondo il numero dei celebranti (cfr.
PIO XII, Allocuzione del 2 novembre 1954, in AAS, 46 (1954), p. 669; ID., Udienza del
22 settembre 1956 all’occasione del II Congresso internazionale di liturgia pastora-
le, in AAS, 48 (1956), p. 717). Sul tema della concelebrazione, cfr. l’ottimo studio di
JOSEPH DE SAINTE-MARIE o.c.d., L’eucharistie, salut du monde. Etudes sur le Saint Sacri-
fice de la messe, sa célébration, sa concélébration, Editions du Cèdre, Parigi 1982, e quel-
lo di mons. R. M. SCHMITZ, Zur Theologie der Konzelebration, in “Theologisches”, n.
139 (1981), pp. 4323-4334 (ampliato ora in La concelebrazione eucaristica, in
http://www.haerentanimo.net, 8 settembre 2009).
2
FESQUET, Diario, p. 401.
3
CÂMARA, Lettres Conciliaires, vol. II, p. 505.
368 IL CONCILIO VATICANO II
4
Ivi, pp. 694-695; J. A. KOMONCHAK, L’ecclesiologia di comunione, in SCV, vol. IV, p. 27
(pp.19-118).
5
AS, III/1, pp. 140-151.
6
DE LUBAC, Quaderni, p. 605.
1964: LA TERZA SESSIONE 369
7
Cfr. WILTGEN, p. 146; EVANGELISTA VILANOVA, L’intersessione (1963-64), in SCV, vol.
III, pp. 372-379 (pp. 367-512); R. AUBERT, Lo svolgimento del Concilio, in SC, La Chiesa
del Vaticano II, vol. XXV/I, pp. 271-273; J. GROOTAERS, Sinergie e conflitti, cit., in L’e-
vento e le decisioni, pp. 386-413.
8
Testo in PAOLO VI, Insegnamenti, vol. X, Encicliche (1971), p. 12 (pp. 9-53). Cfr. E. VI-
LANOVA, L’intersessione, cit., pp. 470-478; G. COLOMBO, Genesi, storia e significato dell’En-
ciclica “Ecclesiam suam”, in “Ecclesiam suam”. Première lettre encyclique de Paul VI, Con-
vegno Internazionale, Roma 24-26 ottobre 1980, Istituto Paolo VI-Studium, Brescia
1982, pp. 131-160. L’abbé de Nantes pubblicò una critica teologica dell’enciclica nelle
“Lettres à mes amis”, n. 180 e 181, del 20 e 28 agosto 1964. “Paolo VI – scriveva – è per-
sonalmente convinto del principio stesso del riformismo congariano. È una data nella storia
della Chiesa” (“Lettre”, n. 180). Una interpretazione conservatrice pro bono fu invece
quella del padre P. DE LA TRINITÉ o.c.d., Dialogue avec le marxisme? “Ecclesiam Suam” et
Vatican II, Editions du Cèdre, Parigi 1966, dove svolse una ferma critica al libro del
domenicano DOMINIQUE DUBARLE, Pour un dialogue avec le marxisme, Cerf, Parigi 1964.
370 IL CONCILIO VATICANO II
il Papa affrontò il tema che gli era più caro, quello dell’ecclesiolo-
gia, precisando di non voler dare di esso una trattazione dottrina-
le e dogmatica, ma di proporre semplicemente “un messaggio fra-
terno e familiare”, una “semplice conversazione epistolare” 9.
Paolo VI sviluppava i punti che già aveva trattato nell’allocu-
zione del 29 settembre 1963: la necessità della Chiesa di “approfon-
dire la coscienza di sé stessa” 10 e le “relazioni che oggi la Chiesa deve sta-
bilire col mondo che la circonda ed in cui essa vive e lavora” 11. Il Papa
mostrava di credere che fosse possibile per essa “adattarsi alle forme
di pensiero e di costume che l’ambiente temporale le offre e le impone” 12,
senza lasciarsi condizionare da esse, adattandosi ai sentimenti e ai
costumi mondani. Egli denunciava i pericoli del “naturalismo”, che
“minaccia di vanificare la concezione originale del Cristianesimo”, e del
“relativismo, che tutto giustifica e qualifica di pari valore” 13, ma ribadi-
va il concetto giovanneo di “aggiornamento”, una parola che “sarà
da Noi sempre tenuta presente come indirizzo programmatico” 14.
Il “dialogo” era la ricetta indicata per sviluppare i rapporti tra la
Chiesa e il mondo. “La Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si
trova a vivere. La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa
si fa colloquio” 15, perché “ancor prima di convertirlo, anzi per conver-
tirlo, il mondo bisogna accostarlo e parlargli” 16. Il dialogo avrebbe do-
vuto svilupparsi secondo “tre cerchi”: il primo avrebbe dovuto
comprendere “tutto ciò che è umano” 17; il secondo estendersi a tutti
i credenti in Dio, compresi “i seguaci delle grandi religioni afro-asiati-
che” 18; il terzo concerneva i “fratelli separati”, un settore “vario ed
estesissimo”, “tutto pervaso da fermenti spirituali che sembrano prelude-
re a futuri consolanti sviluppi per la causa della loro ricomposizione nel-
l’unica Chiesa di Cristo” 19. L’ultimo dialogo necessario era infine
9
PAOLO VI, Enciclica Ecclesiam Suam, cit., pp. 10-11.
10
Ivi, p. 11.
11
Ivi, p. 12.
12
Ivi, p. 25.
13
Ivi, p. 28.
14
Ivi, p. 29.
15
Ivi, p. 35.
16
Ivi, p. 36.
17
Ivi, pp. 44-45.
18
Ivi, pp. 48-49.
19
Ivi, pp. 50-51.
1964: LA TERZA SESSIONE 371
quello interno alla Chiesa cattolica, che il Papa vedeva già in atto:
“la Chiesa è viva oggi, più che mai!” 20.
Ecclesiam Suam è stata definita “l’enciclica del dialogo”, un ter-
mine che – ha contato il vescovo americano Fulton Sheen – è sta-
to “usato cinquantasette volte!” 21. “Effettivamente – commenta mons.
Giuseppe Colombo – le tre parti dell’enciclica sono pensate in rigoro-
sa successione logica, così che dalla prima – la presa di coscienza della
Chiesa – ‘deriva’ o deve derivare la seconda – il rinnovamento della Chie-
sa – ed entrambe confluiscono o generano la terza parte, il dialogo. Il fi-
ne, ultimo nella esecuzione, è il primo nell’intenzione” 22. Il “dialogo” è
il problema “delle relazioni che oggi la Chiesa deve stabilire col mondo
che la circonda e in cui essa vive e lavora”. “Non può essa rimanere im-
mobile e indifferente davanti ai mutamenti del mondo circostante. Per
mille vie questo influisce e mette condizioni sul comportamento pratico
della Chiesa. Essa, come ognuno sa, non è separata dal mondo, ma vive
in esso” 23.
L’adozione del dialogo come strumento di linguaggio non era
solo una scelta strategica ma, come nota padre O’Malley, l’espres-
sione esterna di un sistema di valori interiore 24. Lo stile pastorale,
che qualche volta viene preso per semplice rivestimento esterno di
un pensiero, è in realtà l’espressione ultima e vera del suo signifi-
cato. Il “dialogo” era un metodo che implicava una concezione del
mondo e della storia.
3. I conservatori al contrattacco
20
Ivi, p. 53.
21
“Utitur quinquagies septies!”. AS, III/1, p. 773 (pp. 773-775).
22
G. COLOMBO, Genesi, storia e significato dell’“Ecclesiam suam”, cit., pp. 135-136.
23
PAOLO VI, Enciclica Ecclesiam Suam, cit., p. 24.
24
Cfr. J. W. O’MALLEY, Che cosa è successo nel Vaticano II, pp. 312-313.
372 IL CONCILIO VATICANO II
25
Schema Constitutionis De Ecclesia, in AS, III/1, p. 167 (pp. 158-168).
26
I quattro teologi erano dom Frénaud e dom Nau di Solesmes, mons. Lunaut, de-
cano della Facoltà di teologia di Angers, e il canonico Berto, tutti dottori in filosofia
e teologia dell’Università Gregoriana.
27
Lettera dell’abbé Berto a mons. Carli del 10 febbraio 1964, in N. BUONASORTE, Per
la “pura, piena, integra fede cattolica”, cit., pp. 129-130.
28
“Eccellenza Reverendissima, voglia scusare il ritardo con il quale Le perviene questo lavo-
ro. Le potrà sembrare un po’ ardito, ma siamo stati incoraggiati dai pensieri che lo stesso San-
to Padre ha avuto la bontà di espormi su tale argomento durante la mia udienza il 6 dicem-
bre 1963. Le allusioni del Sommo Pontefice nel discorso di chiusura della seconda sessione ci
hanno anche suggerito di proporre un solo schema generale, che è stato studiato da teologi di
valore, quattro teologi francesi: dom Frénaud e dom Nau de Solesmes, Monsignor Lunaut,
decano della facoltà di teologia di Angers, dottore in Sacra Scrittura, il canonico Berto, tutti
dottori in filosofia e teologia dell’Università Gregoriana. Sua Eccellenza Monsignor Sigaud,
arcivescovo di Diamantina, il Reverendissimo dom Prou, Abato generale della Congregazio-
ne di Solesmes, e me medesimo, abbiamo orientato e diretto i lavori, che devono del resto es-
sere sviluppati e saranno trasmessi non appena saranno redatti. È con grande umiltà che sot-
toponiamo questo lavoro alla Commissione di coordinamento e alla Commissione teologica
del Concilio, sperando che la precisione delle nozioni dogmatiche faciliti la comprensione dei
temi affrontati dai Padri del Concilio, durante la prossima sessione. Voglia Sua Eccellenza
gradire i sentimenti del mio rispetto e della mia devozione in Nostro Signore” (Lettera di
mons. Lefebvre a mons. Felici dell’8 febbraio 1964, in A-Ecône, 02-09 A).
1964: LA TERZA SESSIONE 373
29
Lettera di mons. de Proença Sigaud a mons. Marcel Lefebvre del 15 luglio 1964, in
A-Ecône, 02.10.007.
30
A-Ecône, 02.10.004, f. 63.
31
A-Ecône, 02.10.004, f. 66.
32
Ermenegildo Lio (1920-1992), frate minore francescano, professore di teologia mo-
rale all’Università del Laterano. Di lui, cfr. L’ordine morale cristiano, Pontificia Uni-
versità Lateranense, Roma 1972.
374 IL CONCILIO VATICANO II
Nel corso del 1964, dalle riunioni del Coetus uscirono diversi
documenti, tra cui una Nota personalmente riservata al Santo Padre
sullo schema Constitutionis De Ecclesia (11-12 settembre 1964) 33, pre-
sentata al Santo Padre dal card. Larraona il 13 settembre, alla vigi-
lia della terza sessione, e firmata da 25 cardinali e 13 superiori di
ordini religiosi, tra i quali i superiori dei domenicani, Aniceto
Fernández, e dei gesuiti, Giovanni B. Janssens 34. Il card. Larraona
chiese anche al cardinale Ottaviani di sottoscrivere il documento,
ma il Segretario del S. Uffizio scrisse a Larraona che, pur condivi-
dendo molte apprensioni, era nell’impossibilità di accogliere l’in-
vito a firmare il testo, a causa della sua posizione di presidente del-
la Commissione che presentava lo schema in Concilio 35.
L’importanza della nota del cardinale Larraona non può essere
sottovalutata ed è confermata dal padre Caprile, che l’ha integral-
mente pubblicata all’interno di una raccolta di oltre 50 documenti
che attestano la discussione che si ebbe sul capitolo III De Ecclesia,
soprattutto tra i mesi di settembre e novembre 1964.
I firmatari del documento giudicavano il capitolo in questi
termini:
“Pur riconoscendo tutto ciò che di buono esso contiene, non possiamo non
manifestare le nostre assai gravi riserve sull’insieme del Capitolo; cre-
dendo lealmente quanto stiamo per dire, pensiamo ‘in Domino’ di avere il
diritto, e non solo il diritto – ma anche il dovere irrinunciabile – di espor-
re a Chi di dovere le nostre apprensioni e opinioni in merito. Infatti – do-
33
Quidam Patres Cardinales, Nota personalmente riservata al Santo Padre sullo schema
Constitutionis De Ecclesia, in AS, VI/3, pp. 322-328; adnexa, pp. 330-338. Il docu-
mento è riportato in G. CAPRILE, Contributo alla storia della “Nota explicativa praevia”,
in Paolo VI e i problemi ecclesiologici al Concilio, pp. 596-603; testo integrale della nota
anche in M. LEFEBVRE, Accuso il Concilio, tr. it. Il Borghese, Roma 1977, pp. 88-99. Sul-
la vicenda, cfr. anche J. A. KOMONCHAK, L’ecclesiologia di comunione, cit., pp. 90-96.
34
Jean-Baptiste Janssens (1889-1964), gesuita belga, ordinato nel 1919. Preposito ge-
nerale della Compagnia di Gesù dal 1946 fino alla morte. Membro della Commis-
sione conciliare dei Religiosi.
35
ASV, Conc. Vat. II, Busta 781, De Ecclesia: Epistola et alia (1964). Ottaviani a Larrao-
na, Roma, 10 settembre 1964, f. 1; Larraona a Ottaviani, 13 settembre 1964, f. 1, n. 365.
1964: LA TERZA SESSIONE 375
“1° È una dottrina nuova, la quale fino al 1958, anzi fino al 1962, non
rappresentava altro che le opinioni di alcuni teologi; ma queste opinio-
ni erano ‘meno comuni’ e ‘meno probabili’. La dottrina contraria era
quella ‘comune’ ed era ‘confortata’ dal Magistero anche recente della
Chiesa.
2° La dottrina ‘comune’, ricevuta nella Chiesa come solida e più probabi-
le fino al 1962, era ‘alla base della disciplina costituzionale e interessava
anche la validità essenziale degli atti’, e questo sia nel campo dei Concili
(Ecumenici, Plenari, Provinciali) sia nel campo del governo (in tutti i
suoi gradi: Pontificio, Regionale, Provinciale, Missionario, ecc.).
3° La dottrina nuova non è divenuta né certa, né oggettivamente più pro-
babile di prima in seguito alla campagna sconcertante di blocchi di forze
che hanno deplorevolmente politicizzato il Concilio e sconcertato alcuni
Episcopati; né è divenuta tale in seguito alla azione di molti Periti auda-
ci, ma non fedeli al loro vero ufficio, i quali hanno fatto propaganda par-
36
Nota personalmente riservata, cit. in G. CAPRILE, Contributo alla storia della “Nota ex-
plicativa praevia”, cit., p. 596.
37
Ivi.
376 IL CONCILIO VATICANO II
38
Ivi, pp. 597-598.
39
Ivi, p. 600.
40
Cfr. G. CAPRILE, Contributo alla storia della “Nota explicativa praevia”, cit., p. 620.
1964: LA TERZA SESSIONE 377
41
Cfr. il testo della lettera di accompagnamento del card. Larraona, in G. CAPRILE,
Contributo alla storia della “Nota explicativa praevia”, cit., pp. 619-621. A questa lette-
ra, del 20 novembre, il porporato spagnolo ne aggiungeva un’altra, scritta il 21 set-
tembre, dopo aver ascoltato le relazioni della Congregazione generale di quel gior-
no (ivi, pp. 622-623).
42
Testo in G. CAPRILE, Contributo alla storia della “Nota explicativa praevia, cit., pp. 632-
635. Cfr. anche ASV, Conc. Vat. II, Busta 345, Segreteria generale del Concilio. Nota
explicativa praevia 1964, fotocopia 8 gg.
43
SIRI, Diario, p. 394.
44
Ivi.
378 IL CONCILIO VATICANO II
lorata dal Magistero della Chiesa e dalla sua prassi per secoli interi e, per
questo, difese ancor oggi da teologi di grandissima fama” 45.
La Nota riservata manifestava, per la prima volta, l’esistenza di
una opposizione “organizzata” alla minoranza progressista che
aveva fino ad allora imposto il calendario e il tono dei lavori.
45
Lettera del card. Larraona a Paolo VI del 28 ottobre 1964, in G. CAPRILE, Contribu-
to alla storia della “Nota explicativa praevia”, cit., p. 649 (pp. 648-650).
46
Nel 1965, alla fine del Concilio Vaticano II, il DO-C olandese si unì al Centro di
Coordinazione delle Comunicazioni Conciliari per la Stampa (CCC-C). Dalla fusio-
ne nacque l’IDO-C, Centro Internazionale d’Informazione e Documentazione sulla
Chiesa Conciliare. Dopo il Concilio, quest’ultimo venne strutturato come organi-
smo internazionale, con sede a Roma.
47
Fonds Thils, in CLG, n. 1706.
48
“Quest’uomo – ricorda il card. Suenens – svolse un ruolo fondamentale dietro le quin-
te, anche se non prese mai la parola durante le sessioni conciliari” (SUENENS, Souvenirs et
espérances, p. 177).
49
CÂMARA, Lettres conciliaires, vol. II, p. 488.
1964: LA TERZA SESSIONE 379
gio belga con Illich, Câmara, Suenens, per “mettere a punto le gran-
di linee generali” 50. Suenens rivelò a Câmara che il relatore della
imminente discussione sulla collegialità sarebbe stato il “reazio-
nario” mons. Parente acquisito a favore dei “collegialisti”: il suo
cambiamento di fronte avrebbe avuto un notevole peso sull’epi-
scopato italiano 51. Câmara assicurò la “claque” per gli interventi di
Suenens nell’aula conciliare 52. “Al Concilio, lui è il mio leader”, scri-
veva il vescovo brasiliano nella 13a circolare ai suoi fedeli 53. Paolo
VI, ricevendolo il 13 marzo 1964, dopo la sua nomina ad arcive-
scovo di Olinda e Recife, lo aveva rassicurato con queste parole:
“Stia tranquillo. È evidente che sul suo capo c’è la mano di Dio. La Prov-
videnza si è resa tangibile” 54.
50
Ivi, p. 508.
51
Ivi, pp. 509-510. Anche il consigliere di Suenens, mons. Prignon, notava che “l’as-
sessore del Sant’Uffizio, mons. Parente, fin dall’inizio, si è nettamente schierato a favore del-
la collegialità e la difende con un’energia talvolta clamorosa” (Fonds Prignon, Rapport sur
la première décade de la IIIe session conciliaire (14-24 septembre 1964), in CLG, n. 1056).
52
CÂMARA, Lettres conciliaires, vol. II, p. 510.
53
Ivi, p. 825.
54
Ivi, vol. I, p. 476. In quel colloquio mons. Colombo confidò a mons. Câmara che al
Papa, “Rahner e Häring piacciono molto” (ivi, vol. II, p. 583).
55
Si veda il titolo eloquente dell’opera del filosofo CHARLES DE KONINCK, Le scanda-
le de la Médiation (Nouvelles Editions Latines, Parigi, p. 191). Sul tema, cfr.
FRANÇOIS-MARIE o.f.m., La nouvelle mariologie dans le chapitre 8 de Lumen Gentium,
cit., pp. 269-288.
56
AS, III/1, pp. 435-476; pp. 504-544 e III/2, pp. 99-188.
380 IL CONCILIO VATICANO II
57
CONGAR, Diario, vol. II, pp. 10-11.
58
Ivi, p. 95.
59
Cfr. J. A. KOMONCHAK, L’ecclesiologia di comunione, cit., pp. 78-79; cfr. C.M. ANTO-
NELLI, Le rôle de Mgr Gérard Philips dans la rédaction du chapitre VIII de “Lumen Gen-
tium”, in “Marianum”, n. 55 (1993), pp. 17-197.
1964: LA TERZA SESSIONE 381
60
AS, III/1, pp. 440-441 (pp. 438-441); WILTGEN, p. 152.
61
Ivi, pp. 441-444.
62
Ivi, p. 465 (pp. 463-466).
63
CONGAR, Diario, vol. II, p. 120.
64
AS, III/1, pp. 472-473.
65
Ivi, p. 536 (pp. 536-539).
66
Ivi, pp. 506-508.
382 IL CONCILIO VATICANO II
67
Ivi, pp. 449-452.
68
AS, III/2, pp. 12-14.
69
AS, III/1, p. 541 (pp. 541-544).
70
Ivi, pp. 445-448.
71
Ivi, pp. 504-505.
1964: LA TERZA SESSIONE 383
72
WILTGEN, p. 153. Va ricordato che Suenens, alla fine degli anni Quaranta, era di-
venuto ardente partigiano della Legio Mariae, fondata da Frank Duff (1889-1980) e
l’aveva difesa in Vaticano contro le critiche che il padre de Lubac aveva fatto nel
1946 a questo movimento, in uno scritto diffuso privatamente ai vescovi francesi.
Suenens fu inoltre autore di Théologie de l’apostolat de la Légion de Marie, Desclée de
Brouwer, Bruges 1951, e Une éroïne de l’apostolat Edel-Mary Quinn, déléguée de la Lé-
gion de Marie en Afrique (1907-1944), Desclée de Brouwer, Bruges 1952. Su di lui eser-
citò una forte influenza Veronica O’Brien (1905-1998), irlandese, della Legio Mariae,
che aveva incontrato Suenens a Paray-le-Monial nel 1947, e svolse successivamen-
te un ruolo decisivo nello spingerlo verso il rinnovamento carismatico.
73
Cfr. M. HAUKE, The Universal Mediation of Mary according to Cardinal Mercier, in
AA.VV., Mary at the Foot of the Cross, Academy of the Immaculate, New Bedford
(MA) 2003, vol. IV, pp. 387-407; ID., Maria “Mediatrice di tutte le grazie” nell’Archivio
Segreto Vaticano del Pontificato di Pio XI. Rapporto intermedio sulle tracce trovate, in “Im-
macolata Mediatrix”, n. VII/1 (2007), pp. 118-129; ID., Maria “Mediatrice di tutte le
grazie”. La mediazione universale di Maria nell’opera teologica e pastorale del cardinale
Mercier, Eupress, Lugano 2005.
74
AS, III/2, pp. 10-11.
75
“Relativamente allo schema mariano, come ci si aspettava, sono state portate in aula mol-
te opinioni varie e differenti tra di loro. Lo stesso schema, a qual che mi sembra, non contie-
ne niente che sia contro la verità cattolica o contro i diritti dei nostri fratelli separati. Ma
non soddisfa tutti i desideri che sono stati avanzati sia da destra che da sinistra. Eppure lo
schema richiede una via di mezzo, attraverso la quale tutti possano avanzare. In questo sen-
so vi è il compromesso” (AS, III/2, p. 10).
76
WILTGEN, pp. 154-155.
384 IL CONCILIO VATICANO II
77
CONGAR, Diario, vol. II, p. 171.
78
AS, III/6, p. 49.
79
AS, III/1, pp. 377-379.
1964: LA TERZA SESSIONE 385
80
AS, III/1, pp. 385-386. Enrico Nicodemo (1906-1973), ordinato nel 1928, vescovo di
Mileto nel 1945, vescovo di Bari nel 1952. Di lui, cfr. Scritti pastorali degli anni del
Concilio e dopo il Concilio (1963-1970), Arti Grafiche Favia, Bari 1970.
81
AS, III/1, pp. 434-435. Biagio d’Agostino (1896-1984), ordinato nel 1926, vescovo au-
siliare di Termoli nel 1951,vescovo titolare di Citium nel 1951, vescovo di Gallipoli nel
1954 e di Vallo di Lucania nel 1956, vescovo emerito di Vallo di Lucania nel 1984.
82
AS, III/1, pp. 383-385. Alberto Gori (1889-1970), dell’Ordine dei Frati Minori, or-
dinato nel 1914, patriarca di Gerusalemme nel 1949.
386 IL CONCILIO VATICANO II
83
AS, III/1, pp. 384-385.
84
Cfr. M. SCHMAUS, Dogmatica cattolica. I Novissimi, Marietti, Torino 1969, vol. IV/2,
pp. 423-479; C. POZO s.j., Teologia dell’aldilà, Paoline, Roma 1983, pp. 397-433. Si ve-
dano anche i numeri speciali della rivista “Fides Catholica” sull’inferno: n. 2 (2008),
pp. 351-568, con contributi di mons. Brunero Gherardini, don Nicola Bux, Cri-
stopher J. Malloy, padre Giovanni Cavalcoli, padre Paolo M. Siano, mons. Arthur B.
Calkins, padre Stefano M. Manelli, e n. 1 (2009), pp. 21-260, con contributi di mons.
Michelangelo Tabet, padre Settimio M. Manelli, don Manfred Hauke, padre Ales-
sandro Apollonio, padre Serafino M. Lanzetta. Cfr. anche S. M. LANZETTA f.i., Infer-
no e dintorni, Cantagalli, Siena 2010.
1964: LA TERZA SESSIONE 387
85
SUOR LUCIA, Gli appelli del messaggio di Fatima, Secretariado dos Pastorinhos, Fati-
ma 2006, p. 142. Si veda anche S. M. MANELLI f.i., Fatima, l’inferno e il Cuore Immaco-
lato, in “Fides Catholica”, n. 2 (2008), pp. 529-568.
86
Cfr. G. CAVALCOLI o.p., L’inferno esiste. La verità negata, Fede e Cultura, Verona 2010,
pp. 54-92.
87
AS, III/2, pp. 317-327. Cfr. M. DAVIES, The Second Vatican Council and Religious Li-
berty, cit.; S. SCATENA, La fatica della libertà. L’elaborazione della dichiarazione “Dignita-
tis Humanae” sulla libertà religiosa del Vaticano II, Il Mulino, Bologna 2003.
388 IL CONCILIO VATICANO II
88
GREGORIO XVI, Enciclica Mirari vos del 15 agosto 1832, in DENZ-H, nn. 2730-2732.
89
LEONE XIII, Enciclica Libertas, del 20 giugno 1888, in ASS, 20 (1887-1888), p. 604
(pp. 593-613) e Immortale Dei del 1 novembre 1885, in ASS, 18 (1885), pp. 161-180.
90
PIO XII, Discorso Ci riesce ai giuristi cattolici del 6 dicembre 1953, in AAS, 45
(1953), p. 799.
91
AD, II-II/4, pp. 657-684.
1964: LA TERZA SESSIONE 389
92
AS, III/2, pp. 366-368.
93
Ivi, pp. 359-360.
94
AS, VI/3, pp. 339-340.
95
Ivi, p. 340.
96
Aníbal Muñoz Duque (1908-1987), colombiano, ordinato nel 1933, vescovo di So-
corro y San Gil nel 1951, vescovo di Bucaramanga nel 1952, arcivescovo di Nueva
390 IL CONCILIO VATICANO II
Era ormai chiaro, come scriveva mons. Felici, che ci si trovava da-
vanti a “due concezioni diametralmente opposte” 97. I “manifesti” delle
due tendenze potevano trovarsi da una parte nelle lucide pagine del-
le Institutiones Juris Publici ecclesiastici del card. Ottaviani 98, che rias-
sumevano la concezione tradizionale della Chiesa, dall’altra nel
pamphlet del padre Chenu, La fin de l’ère constantinienne, apparso a Pa-
rigi nel 1961, che annunciava l’ora di una “svolta anticostantiniana”.
I promotori del nuovo progetto, nella sua fase decisiva, non ap-
partenevano al noyau franco-belga, ma a un gruppo di vescovi ame-
ricani fortemente influenzati dal gesuita John Courtney Murray, ap-
poggiato da mons. Pietro Pavan 99, uno dei principali redattori del-
le encicliche di Giovanni XXIII, Mater et Magistra e Pacem in terris.
Secondo Grootaers, si può perfino dire che il contributo ameri-
cano più importante del Vaticano II si ritrova sul tema della libertà
religiosa 100, anche se, a suo parere, “solo due persone furono i perni
della ‘Dichiarazione’ dal primo giorno (1960 a Friburgo) all’ultimo (il 7
dicembre 1965 a Roma), mons. E. J. De Smedt, vescovo di Bruges, e il pa-
dre Hamer 101, rettore al Saulchoir” 102.
Non a caso il padre Murray, in un articolo pubblicato su “Ame-
rica” il 30 novembre 1963, aveva parlato della “questione della libertà
religiosa” come del “problema americano” del Concilio. Murray, l’av-
versario storico di mons. Fenton, aveva ricevuto dal 1955 la proibi-
Pamplona nel 1959, arcivescovo titolare di Cariana nel 1968, arcivescovo di Bogotá
nel 1972, creato cardinale da Paolo VI nel 1973.
97
Cfr. l’appunto destinato al Papa di mons. Felici del 14 ottobre 1964 in AS, V/2, p. 795.
98
Cfr. A. OTTAVIANI, Institutiones Juris Publici ecclesiastici, Typis Polyglottis Vaticanis,
Città del Vaticano 1960, 2 voll., in particolare vol. II. Il card. Ottaviani aveva rias-
sunto la dottrina della Chiesa nella conferenza Doveri dello Stato cattolico verso la re-
ligione, da lui tenuta il 2 marzo 1953 nell’Aula Magna del Pontificio Ateneo Latera-
nense e edita nello stesso anno dalla Libreria del Pontificio Ateneo.
99
Pietro Pavan (1903-1994), ordinato nel 1929, professore alla Lateranense dal 1948
al 1969, ne divenne rettore nel 1969. Creato cardinale nel 1985. Cfr. ROSEMARY GOL-
DIE, L’unità della famiglia umana. Il pensiero sociale del card. P. Pavan, Studium, Roma
2001.
100
J. GROOTAERS, Paul VI et la déclaration conciliaire sur la liberté religieuse “Dignitatis
Humanae”, in Paolo VI e il rapporto Chiesa mondo, p. 87 (pp. 85-125).
101
Jean Jérôme Hamer (1916-1996), domenicano francese, ordinato nel 1941, arcive-
scovo titolare di Lorium e Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fe-
de nel 1973, creato cardinale nel 1985.
102
J. GROOTAERS, Paul VI et la déclaration conciliaire, cit., p. 86.
1964: LA TERZA SESSIONE 391
b) Il dibattito in aula
103
Cfr. D. E. PELOTTE, John Courtney Murray, cit., pp. 34-35; P. GRANFIELD, op. cit., pp.
196-197.
104
Sull’affinità tra la visione della libertà religiosa di Paolo VI e quella di Murray, cfr.
P. GRANFIELD, American Theologians, cit., pp. 201-204. Sull’influsso di Maritain su
Paolo VI, cfr. P. CHENAUX, Paul VI e Maritain. Les rapports du “Montinianisme” et du
“Maritainisme”, Istituto Paulo VI, Brescia – Studium, Roma 1994.
105
AS, III/2, pp. 348-381, pp. 468-578 e pp. 611-752.
106
Ivi, pp. 285-287. Sull’evento, cfr. A. BEA, Ecumenismo nel Concilio. Tappe pubbliche di
un sorprendente cammino, Bompiani, Milano 1968, pp. 163-176.
107
AS, III/2, pp. 348-353.
108
Ivi, p. 348.
392 IL CONCILIO VATICANO II
un carattere ‘laico’, vale a dire che bisogna tenere per fermo che esso non
ha alcun potere di giudizio nei confronti della verità delle cose religiose e
che esso non può in nessun modo dare dei suggerimenti in materia” 109.
I cardinali Meyer 110 di Chicago, Ritter 111 di Saint-Louis, Cu-
shing 112 di Boston, quest’ultimo amico personale della famiglia
Kennedy, sottolinearono l’aspetto “politico” della dichiarazione,
affermando che con essa la Chiesa cattolica si sarebbe presentata
al mondo come protagonista della lotta per la libertà. Anche il
card. Heenan di Westminster parlò in appoggio alla dichiarazio-
ne, ma il card. Norman Gilroy 113 di Sydney ruppe l’unanimità del
mondo anglofono con una severa denuncia scritta: “È davvero pos-
sibile – si chiese – che un concilio ecumenico dica che qualsiasi eretico
ha il diritto di allontanare i fedeli da Cristo, il Supremo Pastore, e por-
tarli al pascolo nei loro campi avvelenati?” 114.
I più critici nei confronti del testo furono però i vescovi italiani
e spagnoli. Il card. Ruffini sottolineò il legame tra libertà e verità, af-
fermando che la vera religione non poteva che essere unica e a que-
sta soltanto, di diritto, apparteneva la libertà, altrimenti, osservò, il
Concilio avrebbe dato l’impressione di non chiedere niente più del-
l’articolo 18 della Dichiarazione sui diritti dell’uomo dell’ONU 115.
Gli rispose il card. Silva Henríquez, il quale, parlando a nome
di 58 vescovi dell’America Latina, affermò che il grande valore del-
la dichiarazione stava nel fatto che essa era presentata non come il
capitolo di uno schema, ma come una dichiarazione indipendente,
destinata all’umanità intera 116.
Prese quindi la parola il card. Ottaviani. La dichiarazione – dis-
se – enunciava un principio che era sempre stato riconosciuto, e
cioè che nessuno può essere obbligato in materia di religione. Ma
109
Ivi, pp. 352-353.
110
Ivi, pp. 366-368.
111
Ivi, pp. 368-369.
112
Ivi, pp. 361-362.
113
Norman Thomas Gilroy (1896-1977), australiano, ordinato nel 1923, vescovo di
Port Augusta nel 1935, arcivescovo di Sydney dal 1940 al 1971, creato cardinale da
Pio XII nel 1946.
114
AS, III/2, pp. 611-612.
115
Ivi, pp. 354-356.
116
Ivi, pp. 369-373.
1964: LA TERZA SESSIONE 393
117
Ivi, pp. 375-376.
394 IL CONCILIO VATICANO II
“Questo sarà il caso della Spagna: essa gode dell’unità cattolica dal seco-
lo VII, dal tempo del re Recaredo. Ha avuto un atteggiamento tollerante
verso gli ebrei per molti secoli. Ha avuto ed ha tolleranza con i protestan-
ti, per i quali prepara una legge che difende i loro diritti senza rinnegare
l’unità cattolica. Per la forza di questa unità la religione cattolica si trova
in 22 repubbliche dell’America e nelle isole filippine. A questa religiosità
degli spagnoli si deve quello che della religione cattolica rimane nelle re-
gioni protestanti. Ad essa si deve anche in gran parte il Concilio di Tren-
to, la vittoria sui maomettani in Spagna e a Lepanto. Ai nostri tempi una
grande vittoria contro il comunismo.
D’altra parte, i protestanti (con i giudei e i maomettani non importa) so-
no soltanto, tra spagnoli e stranieri, 30.000 (numero accettato da tutti),
tra i quali sono soltanto 15.000 spagnoli. Questi per la maggior parte so-
no stati attirati con la forza del proselitismo ed hanno una condizione so-
ciale che non supera quella più bassa.
Reverendissimi Signori, vi prego di tenere sotto gli occhi questi aspetti per
evitare i mali che si devono prevedere se il Governo spagnolo decidesse la
cessazione del Concordato e promuovesse la libertà in materia di religio-
ne, come viene proposto nello schema” 120.
118
Ivi, pp. 614-615.
119
Ivi, p. 614.
120
Ivi.
1964: LA TERZA SESSIONE 395
121
AAS, 45 (1953), pp. 625-656.
122
AS, III/2, pp. 357-359. Fernando Quiroga y Palacios (1900-1971), spagnolo, ordi-
nato nel 1922 arcivescovo di Santiago di Compostela dal 1949 al 1971. Creato cardi-
nale nel 1953.
123
AS, III/2, pp. 470-471.
124
Ivi, pp. 539-542.1
125
Ivi, pp. 734-737.
126
Ivi, pp. 490-492.
127
Ivi, pp. 485-486.
128
Ivi, pp. 530-532.
396 IL CONCILIO VATICANO II
129
Ivi, pp. 554-557.
130
AS, III/2, p. 554.
131
AS, V/2, p. 773.
132
Cfr. FESQUET, Diario, p. 588; G. MICCOLI, Due nodi: la libertà religiosa e le relazioni con
gli ebrei, in SCV, vol. IV, pp. 212-213 (pp. 119-220).
1964: LA TERZA SESSIONE 397
messa ad una certa Commissione mista di cui si dice che quattro membri
sono già stati designati, tre dei quali sembrano in contraddizione con l’o-
rientamento del Concilio in questa materia” 133.
Il 12 ottobre un appunto della Segreteria di Stato riferiva l’indi-
sposizione dell’episcopato francese ad accogliere la eventuale nomi-
na di mons. Marcel Lefebvre a membro della Commissione per la re-
visione dello schema. L’appunto trasmesso dal card. Cicognani al
Papa si esprimeva in questi termini: “1) SER mons. Martin riferisce che
nell’episcopato francese l’eventuale scelta di SER mons. Marcello Lefebvre
(sic) sarebbe considerata come una specie di sfiducia nello episcopato, pres-
so il quale tale nomina non sarebbe favorevolmente accolta (sic), date le po-
sizioni più che ‘estremiste’ assunte in varie circostanze da mons. Lefebvre.
2) Ho creduto bene autorizzare mons. Martin a far sapere che non è stata
fatta alcuna nomina e che mons. Lefebvre non sarà fra i prescelti” 134.
Due giorni dopo, la notizia venne resa pubblica dal quotidiano
“Il Messaggero”, suscitando ampia eco. Il 16 ottobre, nelle nuove
istruzioni trasmesse dal Segretario di Stato a mons. Felici 135, i nomi
di mons. Lefebvre e del padre Fernández erano scomparsi e il ruolo
della Commissione veniva ridimensionato. I due principali “teorici”
della libertà religiosa, John Courtney Murray e Pietro Pavan, si sa-
rebbero assunti il compito di lavorare alla correzione del testo, pri-
vilegiando un approccio “anglo-italiano” di tipo politico-giuridico,
più che teologico e morale, come chiedevano invece i teologi fran-
cofoni 136. All’indomani della crisi, Paolo VI tranquillizzò mons. De
Smedt con queste parole: “Vedrà, il nostro testo passerà” 137. In un’in-
tervista con Daniel Pézeril, il Papa affermò: “Forse sono lento. Ma so
ciò che voglio. Dopo tutto è mio diritto riflettere” 138. Mons. Pavan definì
“determinante” l’intervento di Paolo VI sul documento conciliare 139.
133
AS, VI/3, p. 440.
134
ASV, Conc. Vat. II, Busta 114, De libertate religiosa, n. 4, 1 f. Un secondo appunto in
stessa data riferiva che anche il Segretario di Stato “si è meravigliato della scelta di SER
mons. Lefebvre, dicendo che è inopportuna” (ivi).
135
Cfr. AS, V/2, pp. 798 sgg.
136
Cfr. D. E. PELOTTE, John Courtnay Murray, cit., p. 94; J. GROOTAERS, Paul VI et la dé-
claration conciliaire, cit., p. 93.
137
J. GROOTAERS, Paul VI et la déclaration conciliaire, cit., p. 122.
138
DANIEL PEZERIL, Paul VI et le Concile, in “Le Monde”, 27 febbraio 1965.
139
P. PAVAN, Testimonianza, in J. GROOTAERS, Paul VI et la déclaration conciliaire, cit., p. 186.
398 IL CONCILIO VATICANO II
140
AS, III/2, pp. 579-607 e AS, III/3, pp. 11-55, pp. 141-142 e pp. 155-178. Sul Vaticano
II e gli ebrei si veda: R. LAURENTIN, L’Eglise et les juifs à Vatican II, Casterman, Parigi
1967; ARTHUR GILBERT, The Vatican Council and the Jews, World Publishing Co., Cleve-
land-New York 1969; ILARIA PAVAN, Roncalli e gli ebrei dalla Shoah alla Declaratio Nostra
aetate. Tracce di un percorso, in L’ora che il mondo sta attraversando, cit., pp. 376-300. Per
una lettura teologica tradizionale, cfr. E. M. RADAELLI, Il mistero della sinagoga benda-
ta, Effedieffe, Milano 2002, con prefazione di mons. Antonio Livi.
141
M. PAIANO, op. cit, pp. 667-710.
142
Jules Marx Isaac (1877-1963), di famiglia ebraica della Lorena, ispettore dell’inse-
gnamento di storia nelle scuole e alto funzionario nel governo di Léon Blum.
1964: LA TERZA SESSIONE 399
no, riassunto dalla tesi del “popolo deicida”, aveva le sue radici nei
Vangeli e soprattutto in quello di Matteo, secondo Jules Isaac il più
giudeo degli Evangelisti, ma anche il più “antisemita”. Questo inse-
gnamento antigiudaico era stato sviluppato da quasi tutti i Padri
della Chiesa: Ilario di Poitiers, S. Girolamo, S. Efrem, S. Gregorio di
Nissa, S. Ambrogio, S. Epifanio, S. Cirillo di Gerusalemme, ma in
modo particolare da san Giovanni Crisostomo e sant’Agostino 143.
Isaac esigeva dalla Chiesa un atto di riparazione e di emendamento
del suo insegnamento, scagionando gli ebrei dall’accusa di deicidio
e facendo ogni sforzo per riparare il torto loro causato nei secoli.
Il 13 giugno 1960, Giovanni XXIII ricevette Isaac, il quale con-
segnò al Papa un memorandum e un dossier sulla questione, che da
sempre lo preoccupava, chiedendo “una riformulazione dell’inse-
gnamento, della predicazione e della catechesi cristiana finalizzata alla
eliminazione delle radici dell’antisemitismo” 144. Il Papa disse allo sto-
rico ebreo Isaac di rivolgersi a Bea, “di cui si fidava e nel quale con-
fidava” 145. Mons. Capovilla, ricordando l’episodio, attesta che sino
a quel giorno non era venuto in mente a Giovanni XXIII che il
Concilio dovesse occuparsi anche della questione ebraica e del-
l’antisemitismo. Ma da quel giorno “ne fu tutto preso” 146.
Quasi fosse pronto da tempo, in un’udienza del 18 settembre, Bea
presentò le linee di lavoro per la redazione di un Decretum de Judaeis
a Giovanni XXIII, che accettò la proposta 147. Nella prima sessione ple-
naria del Segretariato, nel novembre 1960, il card. Bea rivendicò uffi-
cialmente tra le proprie aree di competenza anche la questione sugli
ebrei 148. Elio Toaff, rabbino capo di Roma, ricorda di aver conosciuto
Bea all’inizio degli anni Cinquanta, quando cominciò a frequentare la
biblioteca dell’Istituto Biblico, da lui diretta. “La nostra conoscenza si
trasformò ben presto in amicizia, e un giorno monsignor Bea mi confidò che,
143
J. ISAAC, Genèse de l’Antisémitisme, Calmann-Lévy, Parigi 1956, p. 10.
144
Cfr. il documento La réception de Jules Isaac par Jean XXIII, in “Documentation
catholique”, n. 65 (1968), pp. 2015-2016. Cfr. anche J. O. BEOZZO, Il clima esterno, cit.,
pp. 419-420; A. MELLONI, L’altra Roma, cit., pp. 87-89.
145
SCHMIDT, Bea, p. 354.
146
Ivi.
147
Cfr. A. MELLONI, L’altra Roma, cit., p. 88. Sul pensiero del cardinale in merito alla
questione ebraica, cfr. A. BEA, La Chiesa e il popolo ebraico, Morcelliana, Brescia 1966.
148
Cfr. J. A. KOMONCHAK, La lotta per il Concilio durante la preparazione, cit., pp. 283-284.
400 IL CONCILIO VATICANO II
essendo tedesco di nascita, sentiva tutto il peso del male che il suo popolo
aveva fatto agli ebrei e voleva fare qualche cosa per riparare, sia pure in mi-
nima parte. Gli nacque così l’idea di un Concilio ecumenico nel quale si sa-
rebbe dovuto approvare un documento sugli ebrei. Lui stesso ne voleva esse-
re il promotore e l’estensore” 149. Il sogno di Bea poté realizzarsi grazie al
Concilio con la dichiarazione Nostra Aetate 150.
La sola menzione degli ebrei fatta in Concilio durante la prima
sessione si deve a mons. Méndez Arceo, che il 6 dicembre 1962,
due giorni prima della chiusura della sessione, suggerì che il Con-
cilio definisse le relazioni tra la Chiesa cattolica e gli ebrei 151. Suc-
cessivamente, nello stesso mese di dicembre, il card. Bea indirizzò
al Papa un lungo rapporto sulla questione, sostenendo che non c’e-
ra pericolo che il Concilio si trovasse implicato nelle polemiche esi-
stenti tra le nazioni arabe e lo Stato di Israele 152. Giovanni XXIII, il
13 dicembre, rispose a Bea con una lettera autografa in cui si dice-
va d’accordo con lui sull’importanza del tema e sulla responsabi-
lità che la Chiesa aveva nel prenderlo in considerazione: “Il ‘San-
guis eius super nos et super filios nostros’ non attribuisce ad alcun
credente la dispensa dall’interessarsi del problema e dell’apostolato per la
salvezza di tutti i figli di Abramo egualmente che di ogni vivente sulla
terra” 153. Il Segretariato per l’Unione dei Cristiani si sentì incorag-
giato da questa risposta ad approntare un progetto, ma nessuna
iniziativa fu presa prima della morte di Papa Roncalli.
La sera del 20 febbraio del 1963, due mesi dopo la chiusura del
primo periodo del Concilio, si cominciò a rappresentare a Berlino
l’opera dello scrittore tedesco Rolf Hochhuth, Der Stellvertreter (Il Vi-
cario) 154, che metteva in scena il presunto silenzio di Pio XII durante
149
ELIO TOAFF, Perfidi giudei-fratelli maggiori, Mondadori, Milano 1987, p. 215.
150
Cfr. JEAN-MARIE DELMAIRE, Vatican II et les juifs, in Le Deuxième Concile du Vatican,
pp. 577-606.
151
Cfr. AS, I/4, pp. 338-341.
152
Cfr. AS, II/5, p. 485 (pp. 481-485).
153
SCHMIDT, Bea, p. 568.
154
Cfr. ROLF HOCHHUTH, Der Stellvertreter. Schauspiel, Reinbek bei Hamburg 1963 (tr.
it. Il vicario: dramma in 5 atti, Feltrinelli, Milano 1964). Sull’opera di Hochhuth, cfr.
G. M. VIAN, Il silenzio di Pio XII: alle origini della leggenda nera, in “Archivium Histo-
riae Pontificiae”, n. 42 (2004), pp. 223-229; EMANUELE GAGLIARDI, L’attacco di Mosca a
Pio XII, in “Lepanto”, n. 175 (2008), pp. 17-20.
1964: LA TERZA SESSIONE 401
155
Cfr. SCHMIDT, Bea, pp. 466-467.
156
AS, II/5, pp. 527-528. Ignazio Gabriel Tappouni (1879-1968), ordinato nel 1902.
Vescovo di Batnae dei Siri (1913), poi arcivescovo di Aleppo (1921) e patriarca di
Antiochia dei Siri dal 1929 alla morte. Creato cardinale nel 1935. Membro del Con-
siglio di Presidenza.
157
AS, II/5, pp. 541-542. Stephanos I Sidarouss c.m. (1904-1987), ordinato nel 1939
nella Congregazione della Missione, consacrato vescovo di Sais (1948), patriarca di
Alessandria dei copti (1958). Creato cardinale nel 1965.
158
AS, II/5, pp. 542-544.
402 IL CONCILIO VATICANO II
159
WILTGEN, p. 167.
160
AS, III/2, pp. 558-564.
161
Ivi, p. 582.
162
Ivi, pp. 579-581.
163
Ivi, pp. 582-583.
164
Ivi, pp. 587-589.
165
Ivi, pp. 590-591.
166
Ivi, pp. 599-600.
167
Ivi, pp. 600-601.
168
Ivi, pp. 603-604.
169
Ivi, pp. 604-606.
1964: LA TERZA SESSIONE 403
versa. Il card. Ruffini 170 replicò dichiarando che non si può attri-
buire agli ebrei il deicidio perché la parola stessa non ha senso: nes-
suno può uccidere Dio. Tuttavia si ha il diritto di aspettarsi che gli
ebrei riconoscano di avere ingiustamente condannato a morte Cri-
sto e bisogna pregare perché Dio “tolga dai loro occhi il velo” che im-
pedisce loro di vedere in Cristo il Messia. Il cardinale di Palermo
aggiunse che, se ebrei e musulmani dovevano essere menzionati
nel testo, non si vedeva perché non menzionare anche indù e bud-
disti. Auspicò inoltre che nella dichiarazione “i giudei venissero esor-
tati con forza a rispondere con amore all’amore con il quale noi sincera-
mente li trattiamo” 171.
Il card. Bueno y Monreal suggerì che per evitare ogni sospetto
di interferenza politica, la dichiarazione avrebbe dovuto intitolarsi
semplicemente De non christianis, senza fare esplicito riferimento
agli ebrei, e nel testo, oltre che agli ebrei e ai musulmani, avrebbe-
ro dovuto essere menzionate le religioni dell’India, della Cina e del
Giappone 172. Anche l’ultimo intervento, il 30 settembre, da parte di
mons. Gahamanyi 173, vescovo di Butan nel Ruanda, a nome di
un’ottantina di padri, concludeva con la proposta che lo schema
“non sia sugli ebrei, ma sui non cristiani, e che faccia qualche speciale
menzione agli ebrei e ai musulmani” 174.
I suggerimenti furono in parte accolti. La dichiarazione sugli
ebrei fu modificata e intitolata Sulle relazioni tra la Chiesa e le religio-
ni non cristiane. Il testo trattava in primo luogo l’insieme delle reli-
gioni non cristiane, poi brevemente, l’induismo e il buddismo;
quindi affrontava l’Islam e finalmente gli ebrei, ai quali era consa-
crato uno spazio più ampio, a ragione del loro ruolo nell’economia
della salvezza. Il 20 novembre, nel corso dell’ultima Congregazio-
ne generale della terza sessione, il testo rivisto fu messo ai voti. Es-
so raccolse 1.651 placet, 99 non placet e 242 placet juxta modum 175. Il
suo cammino non era ancora concluso.
170
Ivi, pp. 585-587.
171
Ivi, p. 586.
172
AS, III/3, pp. 11-13.
173
Jean-Baptiste Gahamanyi (1920-1999), ordinato nel 1951, consacrato vescovo di
Butare (Ruanda) nel 1962.
174
AS, III/3, pp. 141-142.
175
AS, III/8, p. 672.
404 IL CONCILIO VATICANO II
176
Così il votum del vescovo Herman Volk: AS, III/3, p. 344 (pp. 344-345).
177
AS, III/3, pp. 124-366 e pp. 425-511. Sulla Dei Verbum, cfr. C. THEOBALD, La Révéla-
tion. Quarante ans après “Dei Verbum”, in “Revue théologique de Louvain”, n. 36
(2005), pp. 145-165; A. VANHOYE, La réception dans l’Église de la Constitution dogmati-
que “Dei Verbum” du concile Vatican II à aujourdhui, in “Esprit et Vie”, n. 114 (2004),
pp. 3-13; La “Dei Verbum” trent’anni dopo. Miscellanea in onore di Padre Umberto Betti
o.f.m., a cura di N. CIOLA, Pontificia Università Lateranense, Roma 1995.
178
Lettera di mons. Prignon al card. Suenens del 2 marzo 1963, in Fonds Prignon,
Card. Suenens: correspondance, in CLG, n. 287.
179
Cfr. ivi. Prignon aggiunge: “Même Mgr Parente se joignit ici à la ‘gauche’, ce qui ame-
na Franić, je pense, à déclarer: ‘etiam Parente corruptus est’” (ivi).
180
WILTGEN, p. 173.
1964: LA TERZA SESSIONE 405
181
“Ci sarebbe anche da aggiungere, spiegò Franić, che vi era una certa inquietudine nel-
l’ortodossia per il fatto che potesse essere messo in discussione l’insegnamento della Chiesa
cattolica per quanto riguarda la Scrittura e la Tradizione, che è poi anche l’insegnamento
dell’ortodossia. Spanedda ha sottolineato di voler sapere quello che avrebbe dovuto insegna-
re ai fedeli e se tutto ciò che aveva insegnato fino allora era sbagliato, così come tutti i libri
di testo, ecc. (…) Ancora una volta si potrebbe dire: Galli quaerunt veritatem (che è mol-
to lusinghiero per i francesi), Germani confundunt veritatem, Itali habent et Hispani
defendunt veritatem (…)” (Konzilstagebuch von Heribert Schauf, 28 febbraio 1963,
versione manoscritta inedita a cura di A. VON TEUFFENBACH, p. 101).
182
AS, III/3, pp. 131-139.
406 IL CONCILIO VATICANO II
183
Ivi, pp. 142-145.
184
Ivi, pp. 145-147.
185
Ivi, pp. 124-129.
186
Ivi, p. 205 (pp. 203-206). Enrico Compagnone (1908-1989), carmelitano scalzo, or-
dinato nel 1930, vescovo di Anagni dal 1953 al 1972.
187
AS, III/3, pp. 187-188.
1964: LA TERZA SESSIONE 407
pressa la frase della prima versione dello schema che parlava della neces-
sità di dissipare gli errori del nostro tempo?”. “È deplorevole che lo sche-
ma non dica niente sulla verità storica dei Vangeli dell’infanzia del Cri-
sto e di ciò che è avvenuto dopo la Resurrezione. La Tradizione è altret-
tanto immutabile che la Sacra Scrittura. Non lo si dice, ed è uno sbaglio
di grande importanza. In tutto il capitolo III ci si è troppo dimenticati del-
la Tradizione” 188.
Sull’opposto fronte, dom Christopher Butler, presidente della
Congregazione dei benedettini inglesi, sostenne la libertà della ri-
cerca scientifica per “entrare in dialogo con gli esegeti non-cattolici e
preparare la via a una fede cristiana adulta e matura” 189. Il vescovo di
Magonza, mons. Hermann Volk, uno degli esponenti di punta del
partito antiromano, affermò che la Rivelazione si esprime innanzi-
tutto nella liturgia della Chiesa: “È la Sacra Scrittura a essere incen-
sata nella sacra liturgia e non la Tradizione e in quest’aula leviamo in al-
to solennemente la Sacra Scrittura e non la Tradizione” 190.
Dopo la chiusura del dibattito, il 6 ottobre, una nuova versione
dello schema fu distribuita ai Padri conciliari, che furono pregati di
sottomettere le loro osservazioni prima del 31 gennaio 1965. Nel-
l’ultima intersessione continuarono a giungere richieste di modifi-
che e integrazioni, ma la Commissione dottrinale, soprattutto per
l’opera di Florit e del suo teologo di fiducia Betti, non modificò la
linea programmata 191.
Il Coetus Internationalis Patrum inviò ai suoi aderenti una cri-
tica dello schema in dieci pagine, invitando a votarlo solo a con-
dizione che fossero apportati gli emendamenti indicati. Le riser-
ve riguardavano soprattutto i rapporti tra Scrittura e Tradizione
(art. 9), l’inerranza delle Scritture (art. 11) e la storicità dei Van-
geli (art. 19). Malgrado queste richieste, la Commissione teologi-
ca non operò alcuna revisione del testo. Il voto sullo schema eb-
be luogo all’inizio della quarta sessione, tra il 20 e il 22 settembre
1965.
188
Ivi, pp. 332-335; FESQUET, Diario, p. 525.
189
Ivi, pp. 353-355.
190
Ivi, p. 344 (pp. 344-345).
191
Cfr. R. BURIGANA, Dei Verbum. Introduzione, cit., p. 57.
408 IL CONCILIO VATICANO II
192
Ferdinando Cento (1883-1973), nunzio in Belgio dal 1946 al 1953, cardinale nel
1958. Membro della Commissione centrale preparatoria, presidente della Commis-
sione per l’Apostolato dei Laici.
1964: LA TERZA SESSIONE 409
193
Sullo Schema XIII (poi Gaudium et Spes), oltre a Paolo VI e il rapporto Chiesa-mondo,
cfr. ENRICO CHIAVACCI, La costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo:
Gaudium et Spes, Studium, Roma 1967; C. MOELLER, L’élaboration du schéma XIII. L’E-
glise dans le monde de ce temps, Casterman, Parigi 1968; K. RAHNER-HENRI DE RIED-
MATTEN, L’Eglise dans le monde de ce temps: constitution Gaudium et Spes, Mame, Pari-
gi 1967; FRANCISCO GIL HELLÍN-AUGUSTO SARMIENTO-JESÚS FERRER-JOSÉ MARÍA YAN-
GUAS, Constitutionis pastoralis Gaudium et Spes: synopsis historica, Eunsa, Pamplona
1985; LUIGI SARTORI, La Chiesa nel mondo contemporaneo: introduzione alla “Gaudium et
Spes”, Ed. Messaggero, Padova 1995.
194
G. ALBERIGO, Breve storia del Concilio, cit., p. 113.
195
FESQUET, Diario, p. 392.
196
Ivi, p. 414.
197
Ivi, p. 517.
410 IL CONCILIO VATICANO II
198
AS, III/5, p. 205 (pp. 203-214).
1964: LA TERZA SESSIONE 411
ce, poiché dire che la natura umana è stata preparata dalla evoluzione è
contrario alla dottrina della Chiesa. A pagina 15, alla riga 25, si dice che
i fedeli devono dare prova di intelligenza e di prudenza per mettere alla
prova la loro coscienza. Questo ha un sottofondo di ‘morale della situa-
zione’. Sembra dire infatti che è la coscienza che deve essere la norma,
quando invece sono i principi della Chiesa” 199.
199
Ivi, p. 220 (pp. 220-223).
200
Ivi, pp. 223-226.
201
AS, III/6, pp. 249-253.
202
Lettera del card. Ruffini del 5 novembre 1964, in F. M. STABILE, Il Cardinal Ruffini
e il Vaticano II, cit., p. 138.
412 IL CONCILIO VATICANO II
203
AS, III/5, pp. 586-588.
204
Ivi, pp. 318-322.
205
DE LUBAC, Quaderni, p. 676.
206
AS, III/5, p. 319.
207
Negli Acta Synodalia troviamo citato il nome di Teilhard in almeno undici luoghi
distinti: cfr. ETIENNE MICHELIN, Vatican II et le “surnaturel”. Enquête preliminare 1959-
1962, Editions du Carmel, Venasque 1993, pp. 321-326.
208
Denis E. Hurley (1915-2004), oblato di Maria Immacolata, sudafricano, ordinato
nel 1939. Arcivescovo di Durban dal 1951 al 1992.
209
AS, III/5, pp. 341-344.
210
Otto Spülbeck (1904-1970), tedesco, ordinato nel 1930, vescovo titolare di Chri-
stopolis nel 1955, vescovo di Meissen nel 1958.
1964: LA TERZA SESSIONE 413
211
AS, III/5, pp. 548-549.
212
Ivi, p. 549.
213
AS, III/5, p. 374 (pp. 374-377).
214
Ivi, p. 376.
414 IL CONCILIO VATICANO II
215
Ivi, p. 377.
216
Ivi, pp. 519-520.
217
DE LUBAC, Quaderni, p. 689.
218
J. MEINVIELLE, Il progressismo cristiano. Errori e deviazioni, Istituto editoriale del Me-
diterraneo, Roma 1965.
219
LEONE XIII, Enciclica Arcanum Divinae Sapientiae Consilium del 10 febbraio 1880 in
AAS, 12 (1979), pp. 385-402; EE, III, pp. 94-137.
220
PIO XI, Enciclica Casti connubi del 30 dicembre 1930 sul matrimonio cristiano, in
AAS, 22 (1930), pp. 539-590.
1964: LA TERZA SESSIONE 415
nuti agli sposi dal 1939 al 1943 221. Evitava infatti la distinzione tra-
dizionale tra i fini primari e secondari del matrimonio e, di fatto,
alla procreazione dei figli anteponeva il vincolo dell’amore coniu-
gale, lasciando aperta la possibilità del “controllo delle nascite”, af-
fidato alla coscienza dei coniugi. Nel 1963, il medico John Rock, in
un libro di cui si era molto parlato, The time has come, aveva soste-
nuto la necessità di un nuovo approccio delle chiese, e soprattutto
di quella cattolica, al tema del controllo delle nascite 222. Nello stes-
so anno era uscito un lungo articolo del teologo belga Louis Jans-
sens, in cui si parlava del libro di Rock e si diceva che forse, vera-
mente, “il tempo era giunto” 223. Oltre ai belgi si muovevano su que-
sta linea: due cardinali canadesi, mons. Roy 224, vescovo di Québec,
e mons. Léger, arcivescovo di Montréal 225. Roy aveva come “esper-
to” un noto studioso tomista, Charles de Koninck 226, professore al-
l’Università di Laval, che sosteneva la liceità, in alcuni casi, dei me-
todi contraccettivi 227.
221
Per una esposizione dell’insegnamento tradizionale, si vedano gli insegnamenti
pontifici a cura dei Monaci di Solesmes raccolti nei volumi Il matrimonio, tr. it., Pao-
line, Roma 1965 e La famiglia cristiana, tr. it. Paoline, Roma 1968. Cfr. anche padre
NOËL BARBARA, Catéchisme catholique du mariage, Forts dans la foi, Tours 1989.
222
JOHN ROCK, The time has come: A Catholic Doctor’s Proposal to End the Battle over Birth
Control, Alfred A. Knopf, New York 1963. Sul mito dell’esplosione demografica, cfr.
le critiche di COLIN G. CLARK, Il mito dell’esplosione demografica, tr. it. Ares, Milano
1974; GÉRARD-FRANÇOIS DUMONT, Il festino di Crono. Presente e futuro della popolazione
in Europa, tr. it. Ares, Milano 1994; RICCARDO CASCIOLI, Il complotto demografico, Piem-
me, Casale Monferrato 1996; MICHEL SCHOOYANS, Nuovo disordine mondiale. La gran-
de trappola per ridurre il numero dei commensali alla tavola dell’umanità, tr. it. con pre-
fazione del card. J. Ratzinger, San Paolo, Cinisello Balsamo 2000.
223
LOUIS JANSSENS, Morale conjugale et progestogines, in “Ephemerides Theologicae Lo-
vanienses”, n. 39 (1963), pp. 787-826.
224
Maurice Roy (1905-1985), canadese, ordinato nel 1927, vescovo di Trois Rivières
(1946), poi arcivescovo di Québec (1947-1981), creato cardinale nel 1965, quindi pre-
sidente dei Pontifici Consigli per i Laici (1967), Giustizia e Pace (1967) e per la Fa-
miglia (1973).
225
G. ROUTHIER, Famille, mariage et procréation. Le combat de deux cardinaux canadiens,
in “Cristianesimo nella Storia”, n. 23 (2002), pp. 367-428.
226
Charles de Koninck (1906-1965), filosofo e teologo belga-canadese, fondatore del-
la cosiddetta “Scuola di Laval” di filosofia. Dal 1939 al 1956 fu il decano della fa-
coltà di Filosofia dell’Università di Laval in Quebec.
227
Cfr. G. ROUTHIER, Famille, mariage et procréation, cit., pp. 379-395. Cfr. anche C. DE
KONINCK, Réflexions relatives à la régularisation des naissances, in C.C.C.C., 6 novem-
bre 1964.
416 IL CONCILIO VATICANO II
“Questo stato d’animo della società di oggi non reclama forse una revi-
sione della presentazione dell’insegnamento della morale? (…) L’inse-
gnamento attuale è troppo caratterizzato dal legalismo di un’epoca passa-
ta e tutta impregnata dal diritto romano. Ora, la nostra morale cristiana
deve avere un carattere cristocentrico con un’espressione d’amore e di li-
bertà. Deve educare ciascuno al senso della responsabilità personale e co-
munitaria. Di conseguenza, si impone una revisione profonda delle nostre
discipline – che cambiano d’altronde la loro natura. (…) Molte cose dei bei
vecchi tempi, accettate dai nostri avi semplici e pii, oggi non lo sono più.
Citiamo come esempio la presentazione fatta nei nostri catechismi dei Co-
mandamenti della Chiesa. Secondo i nostri catechismi, saltare, senza mo-
tivo, una volta la messa della domenica, o mangiare una volta in modo pe-
sante il venerdì, costituisce un peccato mortale, che merita in seguito la
dannazione eterna. È ragionevole? Oggi giorno, quanti cattolici adulti lo
credono?” 229.
“Uno dei principali segni dei tempi contemporanei è la crescita del senso
della responsabilità e della libertà. Bisogna che la Chiesa non appaia solo
come una difenditrice della libertà religiosa, ma anche della libertà in ge-
nere, dovunque si trovi. Bisogna predicare lo spirito di libertà e d’amore”.
228
AAS, 56 (1964), pp. 581-589.
229
AS, III/5, p. 568 (pp. 567-569).
230
FESQUET, Diario, pp. 626-627.
1964: LA TERZA SESSIONE 417
“È chiaro, Venerabili Padri, che i tempi di Agostino non erano molto di-
versi dai nostri. La licenziosità e la libidine infuriavano anche allora. Ma
il Santo Dottore, un fedelissimo araldo della Chiesa, non taceva con la sua
severa riprovazione. Anche noi, parlando agli uomini del mondo moder-
no, non dobbiamo trattenerci dal sopprimere vizi che sono contrari alla
santità del matrimonio” 232.
231
AS, III/5, pp. 609-612.
232
AS, III/6, pp. 53-54 (pp. 52-54).
233
Juan Hervás y Benet (1905-1982), spagnolo, ordinato nel 1929, vescovo di Alinda
(1944), poi di Maiorca (1947), nel 1955 vescovo titolare di Ciudad Real (1955-1976).
418 IL CONCILIO VATICANO II
tutamente il testo dice che il numero dei figli deve essere regolato dalla
prudenza cristiana degli sposi, e questo è bene”. “Ma il testo parla poco e
troppo timidamente della fede soprannaturale e della confidenza nella
Provvidenza Divina, dell’amore e dell’accettazione della Croce, che do-
vrebbero illuminare la prudenza cristiana. Noi non siamo qui per com-
porre un documento filosofico ed edonistico, oppure semplicemente tecni-
co o scientifico, ma un documento cristiano” 234.
234
AS, III/6, pp. 217-218 (pp. 217-219).
235
Ivi, pp. 57-59.
1964: LA TERZA SESSIONE 419
236
Ivi, p. 58.
237
E. RUFFINI, Lettera del 30 ottobre 1964 al card. Amleto G. Cicognani, Segretario di Sta-
to, in F. M. STABILE, op. cit., p. 137; cfr. anche L. DECLERCK-T. OSAER, op. cit., pp. 64-65.
328
CÂMARA, Lettres Conciliaires, vol. II, p. 696.
420 IL CONCILIO VATICANO II
mes dos Santos 239, il quale però poi non prese la parola. Anche la
“claque” per “padre Miguel” era stata organizzata dallo stesso Câ-
mara. “Mi aveva avvertito – scrive quest’ultimo – e abbiamo fatto in
modo che la sua posizione pionieristica fosse calorosamente applaudita
nella Basilica. Ancora una volta è apparso come il leader che ci ha aperto
la strada” 240.
Il cronista di “Le Monde” commentava:
Paolo VI, che sui temi di natura morale non condivideva le po-
sizioni dei progressisti, rimase sconcertato e in una burrascosa
udienza con Suenens lo rimproverò per aver mancato di giudizio 242.
Circa una settimana dopo Suenens disse che doveva rispondere “a
certe reazioni dell’opinione pubblica” e spiegò che la decisione era in
mano al “Magistero supremo” 243.
Il 30 ottobre, il card. Ottaviani 244, con un intervento che colpì
per la nota personale, rara nei suoi interventi sempre rigorosa-
mente dottrinali, si rivolse così ai Padri conciliari: “Il prete che vi sta
parlando è l’undicesimo di una famiglia di dodici figli. Suo padre era un
operaio, un lavoratore, non il superiore di un lavoratore, ma un operaio,
e malgrado questo non ha mai dubitato della Provvidenza, non ha mai
pensato a limitare il numero dei suoi figli, anche se aveva delle difficoltà.
239
Fernando Gomes dos Santos (1910-1985), brasiliano, ordinato nel 1932, vescovo di
Peedo (1943-1949), poi Aracajú (1849-1957), quindi arcivescovo di Goiânia (1957-
1985).
240
CÂMARA, Lettres Conciliaires, vol. II, pp. 696-697.
241
FESQUET, Diario, p. 656.
242
Cfr. L. DECLERCK-T. OSAER, Les relations entre le cardinal Montini/Paul VI (1897-1978)
et le cardinal Suenens (1904-1996) pendant le Concile Vatican II, in “Notiziario”, n. 51
(2006), pp. 49-77.
243
AS, III/6, p. 381 (pp. 379-381).
244
Ivi, pp. 85-86.
1964: LA TERZA SESSIONE 421
245
Ivi, p. 85.
246
Ivi, pp. 86-88.
422 IL CONCILIO VATICANO II
247
Ivi, p. 87.
248
Mons. Philippe Delhaye, uno dei quattro periti che lavorarono alla sua relazione,
ha definito il documento “une synthèse tenant une moyenne entre plusieurs tendences”
(Vatican II. L’Eglise dans le monde de ce temps, Cerf, Parigi 1967, vol. II, p. 421).
249
AAS, 56 (1964), n. 10, pp. 651-654.
250
A. RICCARDI, Il Vaticano e Mosca, cit., p. 269.
1964: LA TERZA SESSIONE 423
“1. Nello scrutare i segni dei tempi. La Chiesa non può e non deve igno-
rare che il comunismo e il materialismo marxista costituiscono il più
grande e il più triste segno caratteristico dei nostri tempi. 2. Per la difesa
della verità, giacché il comunismo, il materialismo, l’ateismo militante co-
stituiscono il cumulo di ogni eresia. 3. Per vendicare la libertà. Dobbiamo
pure ricordare che là dove c’è il comunismo, non manca mai la persecu-
zione sanguinosa o almeno rovinosa. 4. Per dissipare ogni confusione. La
dottrina della coesistenza pacifica, la politica della mano tesa, la conce-
zione del cosiddetto comunismo cattolico sono fonti di pericolose confu-
sioni. 5. Per soddisfare l’attesa dei popoli, e specialmente di quelli che sof-
frono e gemono sotto il giogo comunista, e che soffrono ingiustamente do-
lori inenarrabili” 255.
251
AS, III/5, pp. 324-327.
252
Raffaele Barbieri (1898-1968), ordinato nel 1921, vescovo di Cassano Ionio nel 1937.
253
AS, III/5, p. 363 (pp. 362-364).
254
Paul Yü Pin (1901-1978), cinese, ordinato nel 1928. Arcivescovo di Nanchino (Ci-
na) dal 1946 alla sua morte, creato cardinale nel 1969.
255
AS, III/5, p. 378.
424 IL CONCILIO VATICANO II
256
Ivi, pp. 395-398. Guillermo Bolatti (1912-1982), cileno, ordinato nel 1936, vescovo
ausiliare di Buenos Aires nel 1957, vescovo titolare di Limata nel 1957, vescovo di
Rosario nel 1961.
257
AS, III/5, pp. 417-419. Segundo Garcia de Sierra y Méndez (1908-1998), spagno-
lo, ordinato sacerdote nel 1931, vescovo di Barbastro nel 1954, arcivescovo coadiu-
tore di Oviedo nel 1959, arcivescovo di Burgos nel 1964.
258
AS, III/5, pp. 520-525. José Guerra Campos (1920-1997), spagnolo, ordinato nel
1944, vescovo ausiliare di Madrid e vescovo titolare di Mutia nel 1964, vescovo di
Cuenca nel 1973.
259
AS, III/5, pp. 525-527. Jože Pogačnik (1902-1980), sloveno, ordinato nel 1927, ve-
scovo ausiliare di Ljibljana e vescovo titolare di Irenopolis in Isauria nel 1963, poi
arcivescovo di Ljibljana nel 1964.
260
AS, III/5, pp. 703-705. John Joseph Wright (1909-1979), americano, ordinato nel
1935, vescovo ausiliare di Boston e vescovo titolare di Egee nel 1947, vescovo di
Worcester nel 1950 e di Pittsburgh nel 1959, creato cardinale nel 1969.
261
AS, III/5, pp. 730-732. Stjepan Baüerlein (1905-1973), croato, ordinato nel 1929,
vescovo ausiliare di Sirmio e vescovo titolare di Heraclea Pontica nel 1951, poi ve-
scovo titolare di Sirmio nel 1959.
1964: LA TERZA SESSIONE 425
incrudelisce in più della metà del mondo e insidia la rimanente parte, se-
minando tanti lutti e tanto dolore tra i cattolici, tra i fratelli cristiani se-
parati, finalmente tra i seguaci di qualsiasi religione.
La sua dottrina e la sua prassi intorno a Dio, all’uomo, al mondo, all’e-
scatologia è radicalmente opposta, anzi ostilissima alla dottrina e alla
prassi cristiana. Il dialogo col marxismo sembra impossibile; ma almeno
non manchi il monologo. La Chiesa cattolica, che tale fenomeno ha da-
vanti agli occhi, anzi lo sente e lo subisce nel vivo delle sue carni, non può,
non deve tacere o parlare soltanto in maniera eufemistica!
In questa terza sessione del Concilio abbiamo inteso molti Padri preoccu-
pati di celebrare un sommario processo circa la responsabilità dei Giudei
nell’uccisione di Nostro Signore Gesù Cristo. Tale processo, se non pro-
prio da lasciare unicamente alla giustizia e alla misericordia di Dio, a me
sembra almeno difficilissimo sia a causa del troppo lungo spazio di tempo
dal delitto, sia specialmente per il gran numero di passi biblici e patristi-
ci che si dovrebbero sottoporre a rigoroso esame esegetico, senza che l’im-
parzialità dei giudici possa venir in alcun modo influenzata da quella
umana e cristiana pietà che giustamente si deve ad un popolo il quale, nel-
l’ultima guerra, fu sottoposto ad atroce ed empia persecuzione.
Orbene, non produrrebbe forse stupore che il nostro Concilio, tanto preoc-
cupato di quel processo storico, non spendesse nemmeno una parola, non
pronunciasse alcun giudizio, non mostrasse alcuna preoccupazione per il
deplorevole fenomeno del nostro tempo che ha nome comunismo marxista?
Si dirà forse: ma il comunismo è già stato giudicato dal magistero ponti-
ficio! Rispondo: non lo nego, però anche tutto il resto che si trova in que-
sto schema e in alcuni altri fu enunziato dai Sommi Pontefici, special-
mente da Pio XII di venerata memoria, con ancor maggiore chiarezza, ab-
bondanza e precisione; eppure il nostro Concilio ritiene bene che quelle co-
se si ripetano solennemente e conciliarmente!
Chiedo dunque che anche di questa somma eresia del nostro tempo venga
trattato in forma esplicita e con competenza, affinché i posteri non abbia-
no a credere che il Vaticano II si sia celebrato in un’epoca in cui tutto l’or-
be cattolico viveva in pace e calma.
La Chiesa non si accontenti di patire e gemere e fuggire ma, sull’esempio
della donna dell’Apocalisse (Apoc. 12,2 sgg.), senza alcun timore gridi al
cospetto del dragone rosso; renda testimonianza solenne e collegiale alla
verità; non rifiuti un servizio e un conforto ecumenico non soltanto ai
426 IL CONCILIO VATICANO II
Uno scontro ulteriore si ebbe sullo schema dei religiosi, che ven-
ne dibattuto in aula dal 10 al 12 novembre, quando fu rinviato in
Commissione 263. Fin dal settembre 1964, l’Unione romana dei supe-
riori maggiori, rappresentata da un centinaio di superiori generali,
si sforzò di definire una linea comune. Il 7 ottobre 1964, il Comitato
esecutivo dell’Unione si riunì presso la Casa generalizia degli Obla-
ti di Maria Immacolata. Erano presenti, tra gli altri, i superiori gene-
rali dei francescani, dei domenicani, dei carmelitani, dei benedettini,
degli oblati di Maria Immacolata, dei maristi e degli eudisti. Pur in-
262
AS, III/5, pp. 439-441. Il testo latino fu integralmente pubblicato nel Bollettino Dio-
cesano di Segni, dicembre 1964, pp. 79-81.
263
AS, III/7, pp. 422-497 e pp. 569-663; cfr. anche WILTGEN, pp. 207-219; N. TANNER,
La Chiesa nella società: Ecclesia ad extra, cit., pp. 293-416.
1964: LA TERZA SESSIONE 427
264
Cfr. L. J. SUENENS, Promotion apostolique de la religieuse, Desclée de Brouwer, Bru-
ges-Parigi 1962.
265
Ivi, pp. 177-180.
266
Ivi, p. 197.
267
Ivi, p. 146.
268
Ivi, p. 145.
269
Ivi, p. 147.
270
Ivi, p. 144.
271
Ivi, p. 161.
272
Ivi, pp. 161-162.
273
Ivi, p. 168.
428 IL CONCILIO VATICANO II
274
AS, III/7, pp. 431-436.
275
Ivi, p. 431.
276
Ivi, p. 439 (pp. 439-442).
277
Ivi, pp. 453-455. Anastasio Ballestrero (1913-1998), ordinato nel 1936, superiore
generale dell’ordine dei Carmelitani Scalzi dal 1955 al 1967, arcivescovo di Bari nel
1973, poi di Torino nel 1977, creato cardinale nel 1979. Di lui, cfr. Autoritratto di una
vita. Padre Anastasio si racconta, Edizioni OCD, Morena (Rm), 2002 (sul Concilio, me-
morie varie e aneddoti interessanti, pp. 98-207).
278
AS, III/7, pp. 458-460.
279
Ivi, pp. 460-462. Victor Sartre (1902-2000), gesuita francese, ordinato nel 1932. Ar-
civescovo di Tananarive (Madagascar) dal 1955 al 1960.
280
Richard Lester Guilly (1905-1996), inglese, ordinato nel 1938, vicario apostolico
della Guyana Britannica nel 1954, vescovo titolare di Adraa, vescovo di George-
town nelle Antille dal 1956 al 1996.
1964: LA TERZA SESSIONE 429
il loro silenzio e i loro sacrifici, contribuiscono più di tutti gli altri alla
promozione dell’apostolato della Chiesa” 281.
I rappresentanti dell’Unione romana, pur non entusiasti dello
schema, erano consapevoli del fatto che, in caso di bocciatura, es-
so avrebbe rischiato di essere ancora più profondamente modifica-
to nel senso delle tesi di Suenens e Döpfner. Questi ultimi, al con-
trario, puntavano a bocciare lo schema, proprio perché ne avreb-
bero voluta una completa riformulazione.
I sostenitori dell’Alleanza progressista si resero conto però di
non avere i numeri sufficienti per rifiutare lo schema e si accordaro-
no per cercare di modificarlo attraverso i modi. La parola d’ordine fu
dunque di votare placet iuxta modum, ma proponendo delle modifi-
che opposte a quelle suggerite dall’Unione romana. Nelle votazioni
sui diversi capitoli, i placet iuxta modum rappresentarono talvolta la
maggioranza del parere dell’aula 282. Il testo rivisto tornò in aula con-
ciliare l’11 ottobre 1965, durante la quarta sessione e fu adottato, con
scrutinio definitivo, in seduta pubblica, il 28 ottobre 1965.
Anche il dibattito sulla formazione sacerdotale 283 mise in luce le
profonde divergenze esistenti tra la posizione tradizionale, difesa
dal card. Ruffini 284 e da mons. Staffa 285, e quella progressista esposta
dai cardinali Léger 286, Döpfner 287 e Suenens 288. Staffa, che era succe-
duto a Ruffini come Segretario della Congregazione dei Seminari e
degli Studi, il 14 novembre, affermò: “San Tommaso non è un limite, è
un faro. Noi dobbiamo conservare, costi quello che costi, i principi fonda-
mentali di san Tommaso, enumerati dall’enciclica Humani Generis” 289.
Quello stesso giorno il card. Léger aveva attaccato san Tomma-
so e la “philosophia perennis”, affermando: “Disgraziato l’uomo che ha
un solo libro! Disgraziata anche la Chiesa che ha un solo dottore! Piutto-
281
AS, III/7, p. 463 (pp. 462-464).
282
Cfr. i suffragi in AS, III/7 e III/8.
283
AS, III/7, pp. 703-747 e AS, III/8, pp. 14-45, pp. 239-259.
284
Ivi, pp. 705-708.
285
Ivi, pp. 718-720.
286
Ivi, pp. 708-710.
287
Ivi, pp. 711-714.
288
Ivi, pp. 715-717.
289
FESQUET, Diario, p. 711; cfr. anche AS, III/7, p. 719.
430 IL CONCILIO VATICANO II
290
AS, III/7, p. 709.
291
Ivi, p. 712.
292
Ivi, pp. 715-717.
293
AS, III/8, pp. 171-173.
294
AS, III/6, pp. 327-336.
295
Ivi, pp. 336-340.
296
Ivi, pp. 324-325.
1964: LA TERZA SESSIONE 431
Il voto sui primi due capitoli dello schema De Ecclesia non creò
particolari problemi, ma sul terzo, riguardante la gerarchia e con-
siderato da molti come “il cuore stesso del Concilio” 297, avvenne un
aspro scontro. Si trattava del modo in cui bisognava intendere la
collegialità nella Chiesa.
La collegialità era infatti intesa in tre modi diversi. Secondo la
concezione tradizionale, il potere del Papa era l’unico supremo
nella Chiesa. Secondo i progressisti l’unico soggetto che deteneva
questo potere supremo era il Collegio dei vescovi, presieduto dal
Papa. Quando quest’ultimo esercitava il suo potere lo faceva solo
in quanto rappresentante del Collegio episcopale. Il “Terzo Parti-
to”, verso cui inclinava Paolo VI 298, vedeva nella Chiesa due sog-
getti dal potere supremo: il Papa e il Collegio dei Vescovi unito al
Papa. Questa posizione minava la costituzione della Chiesa perché
se l’intima collaborazione tra il Papa e il Collegio dei Vescovi non
è sottomessa a un principio gerarchico che la regola, essa diviene
fatalmente una questione di equilibrio da cercare senza posa tra le
due fonti di autorità. I rapporti tra il Papa e i Vescovi sono desti-
nati, in questo caso, a passare dal piano soprannaturale a quello
umano e politico della bilancia delle forze.
In difesa della concezione tradizionale del Primato Romano
apparvero, nel 1964, una serie di articoli dell’abbé Dulac e del-
l’abbé Berto su “La Pensée Catholique”, e due articoli di mons. Di-
no Staffa e del padre Ugo Lattanzi su “Divinitas”, che vennero an-
che diffusi in forma di estratti 299. L’arcivescovo Staffa, il 28 luglio,
aveva completato, sui due schemi conciliari sulla Chiesa e sui ve-
scovi un lungo studio che fece pervenire ai Padri conciliari 300. Egli
si diceva profondamente convinto che le posizioni emergenti da-
297
R. AUBERT, Lo svolgimento del Concilio, cit., p. 286.
298
WILTGEN, pp. 224-225.
299
D. STAFFA, De collegiali Episcopatus ratione, in “Divinitas”, n. 1 (1964), pp. 3-61; U.
LATTANZI, Quid de Episcoporum “collegialitate” ex Novo Testamento sentiendum sit, in
ivi, pp. 62-96.
300
D. STAFFA, Osservazioni sugli Schemi “De Ecclesia” e “De Pastorali Episcoporum mu-
nere in Ecclesia”, 25 luglio 1964, ciclostilato.
432 IL CONCILIO VATICANO II
gli schemi erano “in opposizione con l’insegnamento comune dei San-
ti Padri, dei Romani Pontefici, dei sinodi provinciali, dei dottori della
Chiesa universale, dei teologi e dei canonisti e che erano ugualmente
contrarie alle norme secolari della disciplina ecclesiastica” 301. Staffa ci-
tava le opere di un gesuita italiano, il padre Vincenzo Bolgeni 302,
affermando che le sue posizioni, già confutate nel XVIII secolo,
erano sostanzialmente identiche a quelle dello schema De Ecclesia.
Egli trovava incredibile che princìpi unanimemente rifiutati da
teologi e canonisti come incompatibili con la tradizione della
Chiesa fossero riproposti, centoquaranta anni dopo, a fondamen-
to di uno schema conciliare 303. Il 15 settembre l’arcivescovo roma-
no consegnò ai cardinali Moderatori una lista di più di 70 nomi di
Padri conciliari che lo appoggiavano, pregando di essere autoriz-
zato a prendere la parola prima che fosse messo ai voti il terzo ca-
pitolo, che riguardava la collegialità.
Malgrado l’articolo 57, par. 6 del Regolamento del Concilio pre-
vedesse il diritto di intervenire in aula, quando la richiesta fosse
avanzata a nome di almeno 70 Padri conciliari, mons. Staffa non
ottenne l’autorizzazione a prendere la parola.
Dal momento che in seno alla Commissione teologica non si era
giunti a un accordo, nella Congregazione generale del 21 settem-
bre, mons. Felici annunciò che mons. Franić avrebbe parlato, pri-
ma del voto 304, presentando in seduta pubblica, anche il punto di
vista degli oppositori. Mons. Franić criticò l’errore dottrinale del
documento, secondo cui la giurisdizione episcopale proveniva ipso
facto ai vescovi dalla consacrazione episcopale, mentre la tradizio-
ne della Chiesa ha costantemente affermato che i vescovi derivano
questa potestà immediatamente dal Romano pontefice e solo me-
301
WILTGEN, p. 226.
302
Sul padre Vincenzo Bolgeni della Compagnia di Gesù (1733-1811), Prefetto della
Biblioteca del Collegio Romano, poi teologo della penitenzieria apostolica, cfr. an-
che M. R. GAGNEBET o.p., L’origine de la jurisdiction collégiale du corps épiscopal au Con-
cile selon Bolgeni, Libreria della Pontificia Università Lateranense, Roma 1961.
303
Mons. Staffa pubblicava negli stessi giorni una recensione al volume appena usci-
to di G. ALBERIGO, Lo sviluppo della dottrina sui poteri della Chiesa universale, sul “Mo-
nitor Ecclesiasticus”, n. 4 (1964), pp. 685-694, mostrando la fragilità scientifica del-
la sua tesi.
304
AS, III/2, p. 192.
1964: LA TERZA SESSIONE 433
305
Ivi, pp. 193-201.
306
Ivi, p. 199.
307
AS, III/2, pp. 201-205.
308
Ivi, pp. 211-218. Luis Eduardo Henríquez Jiménez (1913-1991), venezuelano, or-
dinato nel 1937, vescovo ausiliare di Caracas e vescovo titolare di Lamdia nel 1962,
vescovo di Valencia in Venezuela nel 1972 e poi arcivescovo nel 1974.
309
AS, III/2, pp. 205-211.
310
G. ALBERIGO, Breve storia del Concilio, cit. p. 161.
311
AS, III/2, p. 211. Si trattava dell’opera appena confutata da mons. Staffa.
312
Ivi, p. 210.
434 IL CONCILIO VATICANO II
313
L’Eglise colonne de la vérité, cit., p. 262.
314
“L’appoggio dato da monsignor Parente alla causa della collegialità non solo fu impor-
tante dal punto di vista numerico, ma assunse anche un particolare significato morale. La
corrente maggioritaria poté da allora contare sull’adesione di un esponente dell’ambiente cu-
riale che all’inizio del Concilio aveva invece combattuto le tesi del rinnovamento” (GROO-
TAERS, I protagonisti, p. 212).
315
B. LAI, Il Papa non eletto, cit., p. 385.
316
Cfr. ROBERT PREVOST, Vaticano II. Pietro o il caos, Prefazione di S.E. il card. A. Otta-
viani, Coletti editore, Roma 1965, pp. 85-86.
1964: LA TERZA SESSIONE 435
pora era stata negata a mons. Antonio Piolanti, con cui Parente
aveva lungamente collaborato. Parente morì il 30 dicembre 1986 a
95 anni. Rivendicò le sue scelte, severamente giudicate negli am-
bienti conservatori 317.
La sotto-commissione sulla collegialità della Commissione teo-
logica non ritenne di dar peso alle obiezioni sollevate dalla mino-
ranza. Il 7 novembre 1964 mons. Staffa scrisse una lunga lettera a
Papa, divulgandola tra i più influenti Padri conciliari. Mons. Staf-
fa vi faceva delle rimostranze nel merito della questione della col-
legialità e nel metodo della discussione, ricordando che gli era sta-
to illegalmente rifiutato di esercitare il suo diritto di parteciparvi.
All’interno del fronte antiromano continuavano le frizioni tra
l’ala girondina, che già si atteggiava a “partito di governo”, e quella
giacobina, la prima composta dal gruppo francofono, la seconda da
numerosi teologi tedeschi e olandesi e dal “gruppo di Bologna” 318.
Qualcuno dei più “audaci” già spiegava, anche per iscritto, co-
me sarebbero stati interpretati dopo il Concilio i passi ambigui del-
lo schema. Questi documenti finirono nelle mani del gruppo dei
cardinali e dei superiori religiosi “romani” che li fecero avere al
Pontefice. A questo punto Paolo VI fu costretto a prendere atto del-
la realtà 319. Il suo consigliere teologico Carlo Colombo propose una
Nota explicativa praevia, da pubblicare in appendice allo schema,
che illustrasse i criteri seguiti nello schema De Ecclesia 320. Nelle in-
tenzioni di Paolo VI questa nota avrebbe dovuto svolgere un ruo-
lo analogo a quello della Relatio di mons. Gasser 321 al Concilio Va-
ticano I, con la quale era stata data l’interpretazione ufficiale del te-
sto sull’infallibilità pontificia. Il 31 ottobre Colombo propose a
317
Cfr. Scritti del card. Pietro Parente dal 1933 al 1976, a cura di mons. MICHELE DI RU-
BERTO, Città Nuova, Roma 1976.
318
Sulle due ali, cfr. J. GROOTAERS, La collégialité vue au jour le jour en la IIIe session con-
ciliaire, in “Irenikon”, n. 38 (1965), pp. 186-187 (pp. 183-194).
319
Cfr. WILTGEN, p. 228.
320
Sulla Nota praevia cfr. J. GROOTAERS, Primauté et collégialité, cit., e gli articoli di C. TROI-
SFONTAINES, G. CAPRILE, V. CARBONE in Paolo VI e i problemi ecclesiologici al Concilio; la ri-
costruzione di PHILIPS in Carnets conciliaires, pp. 136-140 e i numerosi documenti pub-
blicati da G. CAPRILE in Contributo alla storia della “Nota explicativa praevia”, cit.
321
Vinzenz Gasser (1809-1879), austriaco, ordinato nel 1833, consacrato vescovo di
Bressanone nel 1857.
436 IL CONCILIO VATICANO II
322
Wilhelm Bertrams (1907-1995), gesuita tedesco, professore di Diritto Canonico al-
l’Università Gregoriana, perito conciliare.
323
In un appunto autografo del 10 novembre 1964, il Papa esprime il desiderio che
la Nota sia comunque preparata da mons. Colombo d’accordo con mons. Philips e
mons. Bertrams (testo in G. CAPRILE, Contributo alla storia della “Nota explicativa prae-
via”, cit., pp. 664-665).
324
R. PREVOST, op. cit., pp. 99-100.
325
J. GROOTAERS, Primauté et collégialité, cit., pp. 109-113.
326
LUIS ANTONIO G. TAGLE, La tempesta di novembre: la “settimana nera”, in SCV, pp.
417-482; CAPRILE, vol. III, p. 74; WILTGEN, p. 231.
1964: LA TERZA SESSIONE 437
327
AS, III/7, pp. 667, 702, 711.
328
AS, III/8, pp. 10-13.
329
Ivi, p. 10.
438 IL CONCILIO VATICANO II
330
CONGAR, Diario, vol. II, p. 223.
331
AS, III/8, pp. 11-13.
332
Ivi, p. 12.
1964: LA TERZA SESSIONE 439
Quel giorno, il “giovedì nero”, oltre alla Nota praevia, altri epi-
sodi aggravarono la delusione del fronte antiromano: il rinvio del-
la discussione sulla libertà religiosa, gli emendamenti al testo sul-
333
E. RUFFINI, Lettera del 16 novembre 1964, in F.M. STABILE, op. cit., p. 140.
334
AS, III/8, p. 177.
335
Cfr. P. PARENTE, Visione della Chiesa nella dottrina del Concilio ecumenico, in “Città
Nuova”, n. 2 (1965), p. 17 (pp. 15-17). L’articolo veniva ripubblicato da “L’Avveni-
re d’Italia” del 21 gennaio 1965.
336
Lettera di Siri a Felici del 10 febbraio 1965, in ASV, Conc. Vat. II, Busta 345, I, 1 fol.
337
G. ALBERIGO, Breve storia del Concilio, cit., p. 109.
338
PHILIPS, Carnets conciliaires, p. 136.
339
G. PHILIPS, La Chiesa e il suo mistero. Storia, testo e commento della Lumen Gentium,
tr. it. Jaca Book, Milano 1975, p. 50.
440 IL CONCILIO VATICANO II
340
Cfr. V.A. BERTO, Remarques sur un “incident” conciliaire, in “Itinéraires”, n. 91
(1965), pp. 60-70.
341
WILTGEN, pp. 232-233.
342
AS, III/8, p. 415.
1964: LA TERZA SESSIONE 441
343
FESQUET, Diario, p. 733.
344
Francis Frederick Reh (1911-1994), statunitense, ordinato nel 1935, vescovo di
Charleston nel 1962, Rettore del Pontificio Collegio americano del Nord e vescovo
di Macriana in Mauretania nel 1964, vescovo di Saginaw nel 1968.
345
John Quinn Weitzel, m.m. (1928-1986), americano, ordinato nel 1955, vescovo di
Samoa-Pago Pago nel 1986.
346
Frederick Richard McManus (1923-2005), statunitense, ordinato nel 1947, pro-
fessore presso la Catholic University of America dal 1967 al 1973, consultore del-
la Pontificia Commissione preparatoria sulla Sacra Liturgia del Concilio Vaticano
II, peritus conciliare, consultore del Segretariato per la Promozione dell’Unità dei
Cristiani.
347
AS, V/3, p. 89 (pp. 89-91).
348
Fonds Prignon, Rapport sur les travaux conciliaires depuis le 25-9-1964, in CLG, n.
1057.
349
“Divine World Service”, 15 settembre 1964.
442 IL CONCILIO VATICANO II
350
AS, III/8, p. 422.
351
Ivi, pp. 449-456.
352
Ivi, pp. 450-451.
353
FESQUET, Diario, p. 735.
354
CONGAR, Diario, vol. II, p. 233.
355
Ivi, p. 230.
356
Ivi, p. 238.
1964: LA TERZA SESSIONE 443
357
E. LANNE, Il monastero di Chevetogne, cit., pp. 542-543.
358
WILTGEN, p. 231.
359
“L’Osservatore Romano”, 20 novembre 1964. Il padre Roschini raccoglie i testi nei
quali Paolo VI esprime invano la sua speranza che i Padri conciliari proclamino Ma-
ria Madre della Chiesa. Si vedano i discorsi del 15 agosto 1963, dell’11 ottobre 1963,
del 17 novembre 1963, il discorso di chiusura della seconda sessione del Concilio,
l’allocuzione del 18 maggio 1964, l’annuncio, infine, dato ai fedeli, il 18 novembre
1964, tre giorni prima della proclamazione ufficiale; ma nulla riesce a smuovere i
Padri conciliari (G. M. ROSCHINI, Maria SS. solennemente proclamata da Paolo VI “Ma-
dre della Chiesa”, in “Marianum”, n. 26 (1964), pp. 326-327).
360
Cfr. SEMMELROTH, Diario, 19 novembre 1964, cit. in L. A. G. TAGLE, La tempesta di
novembre: la “settimana nera”, cit., p. 477.
444 IL CONCILIO VATICANO II
“questa Chiesa (di Cristo), costituita e organizzata in questo mondo come so-
cietà, subsistit in (sussiste nella) Chiesa cattolica, governata dal successore
di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui, anche se (licet) fuori della sua
compagine si trovino molti elementi di santificazione e di verità, che come
doni propri della Chiesa di Cristo, sospingono verso l’unità cattolica” 364.
361
Testo in AS, III/8, pp. 784-836; cfr. anche COD, pp. 849-898.
362
Cfr. G. DEJAIFVE, La “Magna Charta” de Vatican II. La Constitution “Lumen Gentium”,
in “Nouvelle Revue Théologique”, n. 97 (1965), pp. 3-22. Per un approfondito com-
mento del testo, cfr. B. GHERARDINI, Concilio Ecumenico Vaticano II, cit., pp. 219-242.
363
Cfr. anche il numero monografico di “Divinitas” del dicembre 1965, con articoli di
C. Balić, Ch. Boyer, J. Brinktrine, M. Browne, L. Ciappi, A. Gutiérrez e U. Lattanzi.
364
Cfr. COD, p. 854.
365
Cfr. A. VON TEUFFENBACH, Die bedeutung, cit. (una riproposizione sintetica si può
leggere in ID., “Subsistit in”: [LG 8] una formula discussa, in ASSOCIAZIONE TEOLOGICA
ITALIANA, Annuncio del Vangelo, forma Ecclesiae, San Paolo, Cinisello Balsamo 2005,
1964: LA TERZA SESSIONE 445
della Commissione dottrinale, Tromp 366, vada intesa non come un’a-
pertura ecumenica, ma come la riaffermazione dell’identità cattolica
secondo gli orientamenti di Pio XII 367. Altrettanto diffusa è però la te-
si di chi interpreta la formula subsistit in come sussistenza della
Chiesa di Cristo anche nelle comunità cristiane separate da Roma 368.
La “Civiltà Cattolica”, ad esempio, definiva “di grande porta-
ta” l’affermazione “secondo la quale non c’è identificazione assoluta e
totale tra la Chiesa di Cristo e la Chiesa cattolica”:
371
Presentazione della Dichiarazione Dominus Jesus della Congregazione per la Dot-
trina della Fede del 6 agosto 2000.
372
Testo in AS, III/8, pp. 837-845. Cfr. anche COD, pp. 900-907.
1964: LA TERZA SESSIONE 447
373
Testo in AS, III/8, pp. 845-859 e in COD, pp. 908-920. Cfr. B. GHERARDINI, “Unitatis
redintegratio” ha quarant’anni, in “Divinitas”, n. 48/2 (2005), pp. 217-232; M. VELATI,
L’ecumenismo al concilio: Paolo VI e l’approvazione di Unitatis redintegratio, in “Cristia-
nesimo nella storia”, n. 26 (2005), pp. 427-476, con, in appendice (pp. 465-476), il dia-
rio di mons. Willebrands steso a ridosso degli avvenimenti (14-20 novembre 1964).
374
Y. CONGAR, Introduction à Unitatis redintegratio, Documents conciliaires, Centurion,
Parigi 1965, vol. I, pp. 165-166.
375
B. GHERARDINI, Concilio Vaticano II, cit., p. 201. Cfr. anche la serrata critica di PIER-
RE-MARIE o.p., Bref examen critique de Unitatis Redintegratio, in L’Unité spirituelle du
genre humain, pp. 163-192.
376
SCHMIDT, Bea, p. 532. “L’inveterata impostazione secondo la quale l’unità si sarebbe rea-
lizzata mediante il ritorno degli ‘eretici’ e degli ‘scismatici’ alla Chiesa romana – scrive a
sua volta Alberigo – risultava finalmente disattesa” (G. ALBERIGO, Breve storia del Con-
cilio, cit., pp. 123-124).
377
AS, III/8, pp. 909-918.
378
Ivi, p. 916.
448 IL CONCILIO VATICANO II
379
Cfr. V. CARBONE, Maria Madre della Chiesa. Una pagina di storia del Concilio Vaticano
II, in “L’Osservatore Romano”, 3 febbraio 1988.
380
Cfr. R. LAURENTIN, La proclamation de Marie “Mater Ecclesiae” par Paul VI, in Paolo
VI e i problemi ecclesiologici al Concilio, pp. 376-388. Il padre Henri Denis (1921-1951)
ricorda: “Il padre de Lubac è abbattuto. Mi dice: Padre Denis, è la fine del Concilio. Non
c’è più Giovanni XXIII, non c’è più aggiornamento” (H. DENIS, Eglise, qu’as-tu fait de ton
Concile?, Le Centurion, Parigi 1985, p. 138).
381
Georges de Nantes (1924-2010), francese, ordinato nel 1948, parroco dal 1958 di
Villemaur-sur-Vanne nell’Aube, dove fondò i Frères du Sacré-Coeur de Jésus. Nel
1963 si installò a Saint-Parres-lès-Vaudes, entrando in conflitto con il vescovo, che
lo sospese a divinis. Pubblicò, dal 1956, le “Lettres à mes amis”, che divennero poi
la “La Contre-Réforme catholique au XXe siècle”. Nel 1970 chiamò il suo movi-
mento Ligue de la Contre-Réforme catholique (più comunemente Contre-Réforme
catholique). Di lui, cfr. Liber accusationis: à notre Saint Père le pape Paul VI, par la grâ-
ce de Dieu et la loi de l’Église juge souverain de tous les fidèles du Christ, plainte pour
hérésie, schisme et scandale au sujet de notre frère dans la foi, le pape Paul VI, remis au
Saint-Siège le 10 avril 1973, La Contre-Réforme catholique, Saint-Parres-lès-Vaudes
1973.
382
“La Contre-Réforme catholique”, n. 50 (1971), p. 4.
383
DE LUBAC, Quaderni, p. 771.
384
Sull’evento, non registrato negli Acta Synodalia, cfr. “L’Osservatore Romano”, 14
novembre 1961; CAPRILE, vol. IV, pp. 431-432; L. A. G. TAGLE, La tempesta di novem-
bre: la “settimana nera”, cit., pp. 401-405.
1964: LA TERZA SESSIONE 449
385
CÂMARA, Lettres Conciliaires, vol. II, p. 751.
386
DE LUBAC, Quaderni, p. 734.
387
CONGAR, Diario, vol. II, pp. 217-218.
388
Ivi, p. 240.
389
Vicente Faustino Zazpe Zarategi (1920-1984), spagnolo, ordinato nel 1948, vesco-
vo di Rafaela in Argentina (1961), poi arcivescovo di Santa Fe (1969).
390
Cit. in G. ALBERIGO, Grandi risultati, ombre di incertezza, in SCV, vol. IV, p. 662 (pp.
649-674).
391
FESQUET, Diario, p. 562.
450 IL CONCILIO VATICANO II
“In tre anni sono stati superati quattro secoli. La riforma della Curia, la
cui urgenza si fa sentire ogni giorno maggiormente, è decisa; i contatti
con i cristiani non cattolici sono stati ripresi; gli autentici problemi del
mondo profano, esaminati. Il Vaticano II si è chiaramente impegnato nel-
la difesa degli ideali di fraternità, di eguaglianza e di libertà universali.
Gli ebrei sono stati riabilitati senza reticenze. I pastori l’hanno spuntata
sui giuristi, il Nuovo testamento sull’Antico. Una teologia dell’evoluzio-
ne e del progresso umano è stata sviluppata. Domani le goffagini e le ma-
novre saranno dimenticate. L’impulso impresso resterà. (…) La forza del
Concilio è incoercibile. Si può frenare lievemente il suo slancio, non si può
bloccarlo. È più un punto di partenza che un punto di arrivo. Come Ge-
rusalemme, come Bombay (…)” 392.
392
FESQUET, Diario, pp. 754-755.
VI
1
Cfr. G. TURBANTI, Verso il quarto periodo, in SCV, vol. V, p. 29 (pp. 23-72).
2
Jean Madiran, pseudonimo di Jean Arfel (1920), fondatore e direttore della rivista
mensile “Itinéraires” (1956-1996), poi del quotidiano “Présent”, è uno dei più noti
scrittori cattolici francesi. Di lui cfr., oltre alle opere già citate, L’hérésie su XXe siècle,
Nouvelles Editions Latines, Parigi 1968; Le Concile en question: correspondance Con-
gar-Madiran sur Vatican II et sur la crise de l’Eglise, DMM, Bouère 1985; Chroniques
sous Benoît XVI, Via Romana, Versailles 2010. Su di lui DANIÈLE MASSON, Jean Madi-
ran, Difralivre, Maule 1989.
3
Cfr. J. MADIRAN, Un schisme pour décembre, in “Itinéraires”, n. 95 (1965), pp. 2-41.
452 IL CONCILIO VATICANO II
4
PAOLO VI, Lettera enciclica Mysterium fidei dell’11 settembre 1965, in AAS, 57
(1965), p. 755 (pp. 753-774).
5
Il Primate d’Olanda protestava “contro la maniera unilaterale, negativa, distorta, se-
condo la quale da mesi si parla nella stampa internazionale, in modo quasi calunnioso, del-
la comunità cattolica olandese”, di cui sottolineava invece la “vitalità” (Allocuzione del
card. Bernard Alfrink al Centro olandese di documentazione, in DO-C, 15 settem-
bre 1965). Cfr. anche quanto ne riferiva “L’Avvenire d’Italia”, cit. in R. LA VALLE, Il
Concilio nelle nostre mani, cit., pp. 36-42.
6
CONGAR, Diario, vol. II, p. 326.
7
Cfr. Ivi.
8
Franjo Seper (1905-1981), croato, ordinato nel 1930, arcivescovo coadiutore (1958),
poi arcivescovo di Zagabria dal 1960 al 1968. Creato cardinale nel 1965, divenne Se-
gretario della Congregazione per la Dottrina della Fede (1968-1981).
9
Cfr. A. TORNIELLI, Paolo VI, cit., p. 415.
1965: LA QUARTA SESSIONE 453
10
Il Segretariato fu trasformato da Giovanni Paolo II in Consiglio per il dialogo con
i non credenti e assorbito quindi, nel 1993, nel Pontificio Consiglio della Cultura
(cfr. NICCOLÒ DEL RE, in MV, pp. 385-386).
11
Vincenzo Miano (1910-1980), salesiano, ordinato nel 1933. Professore di filosofia
all’Ateneo salesiano. Esperto al Concilio durante l’ultima sessione. Cfr. il suo Les tâ-
ches du Sécretariat pour les non-croyants, in “Concilium”, n. 23 (1967), pp. 111-116.
12
Cfr. ROSARIO FRANCESCO ESPOSITO s.s.p., La riconciliazione tra la Chiesa e la Massone-
ria. Cronaca di alcuni avvenimenti e incontri, con Introduzione di don Vincenzo Miano
s.d.b., Giordano Gamberini e Giovanni Caprile s.j., Longo, Ravenna 1979.
13
Cfr. R. BURIGANA-G. TURBANTI, Preparare la conclusione del Concilio, in SCV, vol. IV,
p. 642.
14
PAOLO VI, Enciclica Mense maio del 25 aprile 1965, in AAS, 57 (1965), pp. 353-358.
15
Cfr. A. TORNIELLI, Paolo VI, cit., p. 415.
16
Enciclica Mense maio, cit., tr. it. in PAOLO VI, Tutti i principali documenti, Libreria
Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2002, p. 215 (pp. 212-221).
454 IL CONCILIO VATICANO II
17
Cfr. CAPRILE, vol. V, pp. 53-54; WILTGEN, p. 243. Prima dell’apertura della quarta ses-
sione, mons. Lefebvre fece conoscere la lista degli emendamenti all’abbé de Nantes,
che gli rispose che, a suo parere, bisognava rifiutare lo schema del Segretariato per l’u-
nità come base di discussione e non tentare di migliorarlo attraverso modifiche
(FRANÇOIS-MARIE DES ANGES, Pour l’Eglise, vol. II, 1963-1969, Dans l’oeil du cyclone, Ed.
de la Contre-Réforme Catholique, Saint-Parres-les-Vaudes, Parigi 1993, pp. 149-150).
18
Testo della lettera in CAPRILE, vol. V, p. 53. Cfr. anche WILTGEN, pp. 244-245.
1965: LA QUARTA SESSIONE 455
“Debbo però dire all’Eccellenza Vostra che ha destato una certa sorpresa il
fatto che la domanda sia stata presentata a nome di un ‘Coetus Interna-
tionalis Patrum, idem in re theologica et pastorali sentientes’, cioè di
un raggruppamento particolare in seno al Concilio. L’iniziativa potrebbe
autorizzare il sorgere ufficiale di altre ‘alleanze’, a danno dell’assemblea
conciliare: ciò, infatti, come Vostra Eccellenza comprende, viene a togliere
ai Padri quella libertà di giudizio e di scelta, che deve essere garantita al di
sopra di ogni interesse particolare, e viene ad accentuare tendenze e divi-
sioni fra i Padri stessi, mentre si deve fare quanto è possibile per attenuar-
le in favore della serenità, della concordia, e infine del buon esito del Con-
cilio e dell’onore della Chiesa. L’impresa non può pertanto in sé essere ap-
provata, ed è bene che il menzionato Coetus non funzioni come organo rap-
presentativo delle posizioni dei Padri, ad esso aderenti” 19.
Lettera dell’abbé Berto a mons. Carli del 2 maggio 1965, in N. BUONASORTE, Per la
20
In una lettera inviata al Papa alla vigilia della quarta sessione 21,
il card. Siri, che si muoveva indipendentemente dal Coetus inter-
nationalis, espose le sue valutazioni critiche su tre schemi: De li-
bertate religiosa, De Ecclesia in mundo huius temporis, De Revelatione 22.
Lo schema De libertate religiosa – scriveva – lascia “gravissima-
mente perplessi” 23 anzitutto per il motivo seguente. Esso difende –
oltre che afferma – la “libertà religiosa”, ripetutamente per tutte le
comunità religiose. Non “tutte” le comunità religiose sono nella
verità e nella legge divina, almeno naturali; al contrario, dovunque
fuori dalla Chiesa cattolica si trovano errori, spesso carenze e de-
viazioni persino immorali e sanguinarie. Rispetto al malo uso del-
la libertà, Dio “tollera”, non “legittima”. “Pare dunque doversi con-
cludere che non possiamo difendere la ‘libertà religiosa’ là ove sta obietti-
vamente il male; noi possiamo solamente ‘tollerare’ e questo quando non
intervengono più stretti limiti imposti dalle esigenze del bene comune” 24.
Anche lo schema De Ecclesia in mundo huius temporis lascia
“profondamente perplessi e intimoriti”. “Io temo veramente – scriveva il
21
Cfr. AS, V/3, pp. 352-354.
22
“Credo che almeno per questi tre schemi, bisogna agire fortemente ante sessionem con-
cili”, scriveva Siri al card. Ruffini il 6 agosto 1965 (A-Siri, Conc. Vat. II, fasc. 1965,
minuta di Siri a Ruffini del 6 agosto 1965), invitandolo a intervenire anch’egli per-
sonalmente presso il Papa. Il cardinale di Palermo gli rispose da Chianciano, il 12
agosto, che, pur condividendo le preoccupazioni, gli sembrava non dover contra-
stare il Papa con nuove opposizioni, dopo quelle da lui stesso inoltrate con Otta-
viani e Larraona, che gli avevano recato “tanto dispiacere da fargli desiderare addirit-
tura la morte” (Lettera di Ruffini a Siri del 12 agosto 1965, ivi, e in F. M. STABILE, op.
cit., p. 142).
23
AS, V/3, p. 352.
24
Ivi, p. 353.
1965: LA QUARTA SESSIONE 457
25
Ivi, p. 353.
26
Ivi, p. 354.
27
Cfr. ASV, Conc. Vat. II, Busta 343, lettera di Cicognani a Felici del 15 sett. 1965, 1
fol. Cfr. anche AS, V/3, p. 352.
28
AS, V/3, p. 377.
29
Cfr. R. LA VALLE, “L’Avvenire”, 12 settembre 1965, in Il Concilio nelle nostre mani,
cit., p. 3.
30
Cfr. AS, IV/1, pp. 125-135, tr. it. in CAPRILE, vol. V, pp. 1-7.
458 IL CONCILIO VATICANO II
31
CAPRILE, vol. V, p. 6.
32
Cfr. AAS, 57 (1965), pp. 771-780.
33
Ivi, p. 776. Il nuovo Codice di Diritto Canonico, pur limitandone le competenze,
colloca il Sinodo dei Vescovi (cann. 342-348) ancor prima del Collegio dei Cardina-
li e della stessa Curia Romana, come organo coadiutore del Sommo Pontefice. Cfr.
N. DEL RE, in MV, pp. 986-988.
34
Sulle prime reazioni al Synodus Episcoporum, cfr. M. FAGGIOLI, Il vescovo e il Conci-
lio. Modello episcopale e aggiornamento al Vaticano II, Il Mulino, Bologna 2005.
1965: LA QUARTA SESSIONE 459
“Con il patto tra la Santa Sede e l’Italia firmato l’11 febbraio 1929 si sta-
bilisce all’inizio che la religione cattolica, apostolica, romana è la religio-
ne di stato e per di più unica; inoltre molti diritti speciali vengono riser-
vati ad uomini ecclesiastici e cattolici, ad esempio l’esenzione dal sevizio
militare, eccettuati i periodi di guerra, per i chierici in sacris e per i reli-
giosi che abbiano pronunciato i voti (…) la piena libertà di amministrare
i beni ecclesiastici senza nessun intervento dei poteri civili (…) la validità
del matrimonio religioso anche davanti allo Stato, le cause matrimoniali
riservate ai tribunali ecclesiastici, il diritto di insegnare la religione cat-
tolica nelle scuole dello Stato. (…) Tutti questi aspetti, se la nostra di-
chiarazione fosse approvata come ci viene mostrata oggi, in forza della
stessa dichiarazione, sarebbero facilmente impugnati dai nostri nemici,
con una facile speranza di vittoria” 40.
35
AS, IV/1, pp. 196-199.
36
Ivi, pp. 200-431 e IV/2, pp. 11-21.
37
AS, IV/1, pp. 605-881.
38
Ivi, pp. 200-201.
39
Ivi, pp. 201-203.
40
Ivi, p. 206 (pp. 204-207). Nel 1969, Paolo VI avrebbe dichiarato di non ricusare la
possibilità e la convenienza “di riconsiderare di commune intesa talune clausole del Con-
cordato, in ordine ad una loro eventuale riunione, risultante da un accordo bilaterale, ferma
restando la garanzia costituzionale assicurata ai Patti Lateranensi nell’ambito giuridico del-
lo Stato italiano” (Discorso al nuovo Ambasciatore d’Italia del 5 luglio 1969, in Inse-
gnamenti, vol. 7 (1969), p. 476). Fu così avviato un processo che sfociò nel Nuovo
Concordato firmato a Villa Madama il 18 febbraio 1984 dal Segretario di Stato, card.
Casaroli, a nome della Santa Sede, e dal Presidente del Consiglio Bettino Craxi a no-
me dello Stato italiano (sulla sua natura e le sue conseguenze, cfr. R. DE MATTEI, L’I-
talia cattolica e il Nuovo Concordato, Centro Culturale Lepanto, Roma 1985).
460 IL CONCILIO VATICANO II
“Lo schema vuole difendere la libertà ed in genere la libertà deve essere di-
fesa in ogni modo. Ma per noi che siamo i successori degli apostoli, è più
importante difendere l’ordine divino, è più importante difendere la legge
divina. Perché se nella difesa della libertà, noi disprezziamo la legge, si ve-
rificheranno sicuramente dei mali, sia teorici che pratici, che comporte-
ranno l’indifferentismo, sia per quanto riguarda i frutti dell’apostolato,
che per l’illusione secondo la quale molti crederanno di salvare la propria
anima facendo quello che loro piace e rimandando a lungo o per sempre la
loro conversione alla vera fede. Chiedo che si presti più attenzione a quel-
lo che le fonti teologiche dicono sulla libertà religiosa e soprattutto a quel-
lo che hanno detto Leone XIII, Pio XI e Pio XII. Se noi apportiamo dei
cambiamenti nella dottrina, non trattando della vera religione almeno
sulla base del diritto naturale, allora io temo, diminuiremo il valore delle
fonti teologiche e indeboliremo la nostra stessa autorità” 41.
41
AS, IV/1, p. 208 (pp. 207-208).
42
Ivi, pp. 209-210.
1965: LA QUARTA SESSIONE 461
43
Esprimevano questa linea mons. ANGEL TEMIÑO SÁIZ, vescovo di Orense, in Sobre
la libertad religiosa en España, in “Revista Española de Teologia”, n. XXIII/3 (1963),
pp. 277-308 e il padre JESUS MUÑOZ s.j., decano della Facoltà di Filosofia della Pon-
tificia Università di Comillas, nel suo Libertad religiosa aqui hoy, Universidad Ponti-
ficia Comillas, Santander 1964.
44
AS, IV/1, pp. 225-226.
45
Ivi, pp. 226-229.
46
Ivi, pp. 233-236. Pierre-Paul Meouchi (1894-1975), libanese, ordinato nel 1917, pa-
triarca maronita d’Antiochia dal 1955 fino alla morte, creato cardinale nel 1965.
Membro della Commissione per le Chiese Orientali.
47
AS, IV/1, pp. 236-239.
48
Ivi, pp. 239-241.
49
Ivi, pp. 263-266.
50
Ivi, pp. 245-248. Casimiro Morcillo González (1904-1971), spagnolo, ordinato nel
1926, era stato nominato nel 1943 vescovo ausiliare di Madrid per divenire poi tito-
lare di Bilbao (1950-1955) e Saragozza (1955-1964). Tornò a Madrid nel 1964 in qua-
lità di arcivescovo. Durante il Concilio fece parte della Segreteria.
51
AS, IV/1, pp. 274-277. Emilio Tagle Covarrubias (1907-1991), cileno, ordinato nel
1930. Arcivescovo di Valparaíso (Cile) dal 1961 al 1983.
52
AS, IV/1, pp. 252-254.
53
Ivi, pp. 314-317.
54
Ivi, pp. 323-325. Custódio Alvim Pereira (1915-2006), portoghese, ordinato nel
1937. Arcivescovo di Lourenço Marques (Mozambico) dal 1962 al 1974.
55
AS, IV/1, pp. 325-327.
462 IL CONCILIO VATICANO II
“una solenne affermazione del diritto vero, nativo, oggettivo alla libertà
di cui la Chiesa deve godere per la sua origine e per la sua missione che
sono entrambe divine”. “Sarebbe meglio distinguere tra costrizione fisica
e costrizione morale, oppure, più che costrizione morale: l’obbligo morale.
Dio non costringe, eppure obbliga, e perciò viene detto nel Vangelo: ‘Chi
avrà creduto e sarà battezzato sarà salvo, chi non avrà creduto, sarà con-
dannato’. E quindi anche il Cristo e la Chiesa possono imporre un obbli-
go morale, e nella materia religiosa, che obbliga in coscienza” 61.
56
Ivi, pp. 328-330.
57
Ivi, p. 266.
58
Ivi, pp. 284-292.
59
Ivi, pp. 299-301.
60
Ivi, p. 286.
61
Ivi, pp. 299-300.
1965: LA QUARTA SESSIONE 463
62
Ivi, pp. 292-294.
63
Ivi, pp. 387-390.
64
Ivi, pp. 393-394.
65
Ivi.
66
Ivi, pp. 211-213.
67
G. ROUTHIER, Portare a termine l’opera iniziata, cit., p. 92.
68
AS, IV/1, pp. 422-423.
69
Ivi, pp. 424-425. Charles Journet (1891-1975), svizzero, ordinato nel 1917. Professore
al Seminario maggiore di Friburgo, venne creato cardinale nel febbraio 1965. Su di lui
cfr., tra l’altro, Montini, Journet, Maritain: une famille d’esprit, Atti delle giornate di stu-
dio, Molsheim (4-5 giugno 1999), Pubblicazioni dell’Istituto Paolo VI, Brescia 2000;
GUILLAUME DE THIELLOY, La théologie politique du cardinal Journet, Téqui, Parigi 2009.
464 IL CONCILIO VATICANO II
“a) Se lo Stato che abbia stabilito quei ‘limiti’ è cristiano, adegua questi
stessi princìpi (proprio queste cose, cioè la pace ecc.) al diritto naturale, e
concretamente vi adatta più o meno le sue leggi e il suo ordine giuridico;
per cui i termini: pace, diritti civili, moralità pubblica hanno sicuramen-
te un senso onesto e ragionevole.
b) Ma se lo Stato è pagano, questi ‘limiti’, se non prescindono addirittu-
ra dal diritto naturale, sono generici, e possono diventare facilmente uno
strumento di oppressione (tirannide), non solo contro le religioni false, ma
anche contro l’unica vera; infatti la interpretazione del senso di questi li-
miti dipende da coloro che amministrano lo Stato.
c) Infine se lo Stato è comunista, questi ‘limiti’, cioè la pace, i diritti civi-
li, la moralità pubblica hanno una interpretazione del tutto diversa o ad-
70
Pierre Mamie, nato nel 1920, svizzero, ordinato nel 1946. Vescovo ausiliare (1968),
poi vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo dal 1970 al 1995. Segretario del card.
Journet durante il Concilio.
71
Georges Cottier (1922), domenicano svizzero. Professore di Filosofia a Friburgo,
Segretario della rivista “Nova et Vetera” diretta da Charles Journet. Creato cardi-
nale nel 2003. Peritus al Concilio nella quarta sessione.
72
AS, IV/1, p. 425.
73
Ivi, p. 422.
1965: LA QUARTA SESSIONE 465
74
Ivi, p. 423.
75
AS, IV/2, p. 409 (pp. 409-411).
76
Cfr. YVES MARIE MARSAUDON, L’oecuménisme vu par un franc-maçon de tradition, Pré-
face par Charles Riandey, Editions Vitiano, Parigi 1964. Yves Marie Marsaudon
(1895-1985), francese, funzionario di Stato, fu membro del Supremo Consiglio di Ri-
to Scozzese, poi della Grande Loge Nationale di Francia. Di lui, cfr. anche Souvenirs
et réflexions: un haut dignitaire de la franc-maçonnerie de tradition révèle des secrets, Vi-
tiano, Parigi 1976. Marsaudon aveva più volte incontrato mons. Roncalli quando
egli era nunzio a Parigi.
77
AS, IV/2, p. 410.
466 IL CONCILIO VATICANO II
“Non pensiamo che un massone degno di questo nome, e che si è egli stes-
so impegnato a praticare la tolleranza, non possa rallegrarsi, senza alcu-
na restrizione, per risultati, irreversibili, del Concilio, quali che siano le
conclusioni momentanee” 79.
78
Y. MARSAUDON, L’oecuménisme vu par un franc-maçon de tradition, cit., p. 126.
79
Ivi, p. 120.
80
G. CAPRILE, La Massoneria, Universale LDC, Colle Don Bosco (Asti) 1960, p. 45.
81
Cfr. G. CANTONI, La Massoneria nei documenti del Magistero della Chiesa, in CESNUR
(Centro Studi sulle Nuove Religioni), Massoneria e religioni, a cura di M. INTROVIGNE,
Elle Di Ci, Leumann 1994, pp. 133-161.
82
Cfr. JOSÉ ANTONIO FERRER BENIMELI s.j.-GIOVANNI CAPRILE s.j., Massoneria e Chiesa
cattolica ieri, oggi e domani, 2a ed. con un’Appendice d’aggiornamento a cura di padre
G. CAPRILE s.j., Edizioni Paoline, Roma 1982, pp. 85-94. Il padre Caprile era stato au-
tore di scritti fortemente polemici contro la massoneria tra il 1957 e il 1960. Dopo il
Concilio ricavò la convinzione che fosse auspicabile “un fruttuoso incontro non sol-
tanto sul terreno delle idee, ma anche su quello di una possibile collaborazione tra la Chiesa
e quella Massoneria autentica che ha come fondamento dei suoi Statuti la ferma credenza in
Dio e nella fraternità umana” (ivi, p. 131). Durante il Concilio, l’azione delle “forze oc-
culte” fu denunciata dagli studiosi cattolici francesi Léon de Poncins (1897-1976) e
Pierre Virion (1898-1988). Del primo cfr. Christianisme et Franc-maçonnerie, Diffusion
1965: LA QUARTA SESSIONE 467
85
Cfr. G. ROUTHIER, Portare a termine l’opera iniziata, cit., pp. 118-121.
86
AS, IV/1, p. 564.
87
P. PAVAN, Testimonianza, cit., p. 188; cfr. anche V. CARBONE, Il ruolo di Paolo VI nell’e-
voluzione e nella redazione della Dichiarazione “Dignitatis humanae”, in Paolo VI e il rap-
porto Chiesa-mondo. “È in gran parte grazie al Papa – rileva Grootaers – che il progetto
di dichiarazione è riuscito ad evitare innumerevoli scogli per arrivare infine sano e salvo”
(Paul VI et la déclaration conciliaire “Dignitas Humanae”, cit., p. 87).
88
G. ROUTHIER, Portare a termine l’opera iniziata, cit., p. 133.
1965: LA QUARTA SESSIONE 469
avere cooperazione tra Chiesa e Stato altro che “in circostanze parti-
colari”. Si trattava di una posizione che, con tutta evidenza, modi-
ficava la dottrina tradizionale della Chiesa su questo punto.
Quando l’insieme del testo fu messo ai voti, il 19 novembre 1964,
1.954 Padri si pronunciarono a favore e 249 contro 89. Il testo aveva
dunque raccolto ben più della maggioranza richiesta dei due terzi,
ma il numero dei voti negativi era tra i più alti espressi per un docu-
mento conciliare. “Malgrado tutti i suoi sforzi – osserva Gilles Routhier
–, Paolo VI non era riuscito ad ottenere il consenso che aveva tanto cercato,
anche al prezzo di compromessi che molti gli rimproveravano” 90.
Gli oppositori al Decreto sulla libertà religiosa non si arrendeva-
no. Un esposto del card. Siri, in data 27 novembre, manifestava le ra-
gioni “summae perplexitatis”, relative ai limiti del potere civile in ma-
teria religiosa 91. Il 3 dicembre mons. Giuseppe Di Meglio 92, speciali-
sta di diritto internazionale, fece diffondere una lettera in cui si di-
ceva che i risultati del voto indicavano “che per un numero considere-
vole di Padri conciliari l’insegnamento e le applicazioni pratiche dello sche-
ma non erano in coscienza accettabili. Infatti il principio fondamentale era
rimasto immutato, malgrado gli emendamenti incorporati nel testo, ovvero
il diritto all’errore. (…) Essendo la dichiarazione sulla libertà religiosa pri-
va di valore dogmatico, i voti negativi dei Padri conciliari costituivano un
fattore di grande importanza per lo studio futuro della stessa dichiarazione
e soprattutto per l’interpretazione che ne sarebbe stata data” 93.
Il padre Murray, uno dei “padri” del documento, rispose a que-
sta dichiarazione ricordando che i partigiani della “più moderna teo-
ria della libertà religiosa” erano convinti che fosse la “dignità della
persona umana” ad esigere questa libertà 94.
Secondo la Dignitatis Humanae 95, la persona umana ha il diritto,
in nome della sua dignità, a non essere impedita di esercitare il
89
Per i risultati delle votazioni cfr. AS, IV/7, pp. 95-96.
90
G. ROUTHIER Portare a termine l’opera iniziata, cit., p. 141.
91
AS, V/3, pp. 633-635.
92
Giuseppe Di Meglio (1907-1994), ordinato nel 1929, prestò servizio alla nunziatu-
ra di Vienna (1937) e a quella di Berlino (1938) e dopo la guerra alla Congregazione
del Sant’Uffizio.
93
WILTGEN, p. 248.
94
Cfr. D. GONNET, L’apport de John Courtney Murray, cit., pp. 205-215.
95
Testo in AS, IV/7, pp. 663-673.
470 IL CONCILIO VATICANO II
96
Cfr. D. STAFFA, voce Foro, in EC, V, pp. 1531-1534.
1965: LA QUARTA SESSIONE 471
97
Testo in AS, IV/3, pp. 435-552. Cfr. G. TURBANTI, Un concilio per il mondo moderno.
La redazione della costituzione pastorale “Gaudium et Spes” del Vaticano II, Il Mulino, Bo-
logna 2000; cfr. anche J. A. KOMONCHAK, Le valutazioni sulla “Gaudium et Spes”: Che-
nu, Dossetti, Ratzinger, in JOSEPH DORÈ-A. MELLONI, Volti di fine Concilio. Studi di sto-
ria e teologia sulla conclusione del Vaticano II, Il Mulino, Bologna 2001, pp. 125-136 (pp.
116-153). Il discorso di Chenu è stato ripubblicato in Peuple de Dieu dans le monde,
Foi vivante, Parigi 1966, pp. 11-34.
98
R. LA VALLE, Il Concilio nelle nostre mani, cit., p. 102.
99
Cfr. C. MOELLER, L’elaboration du schéma XIII, cit., pp. 108-114; G. TURBANTI, Un con-
cilio per il mondo moderno, cit., pp. 502-614.
100
Cfr. C. MOELLER, L’elaboration du schéma XIII, cit., pp. 116-120.
101
Lettera del card. E. Ruffini al card. G. Siri del 12 agosto 1965, cit.
472 IL CONCILIO VATICANO II
102
L’espressione è di Congar, che dà un resoconto della riunione: CONGAR, Diario,
vol. II, pp. 331-332.
103
Ivi, p. 331.
104
AS, IV/1, pp. 553-558.
105
“L’Avvenire d’Italia”, 23 settembre 1965 e G. TURBANTI, Un concilio per il mondo mo-
derno, cit., pp. 643-651.
106
G. ALBERIGO, Breve storia del Concilio, cit., p. 139.
107
Cfr. K. RAHNER, Über den Dialog in der pluralistischen Gesellschaft, in “Stimmen der
Zeit”, n. 176 (1965), pp. 321-330.
108
Cfr. J. RATZINGER, Angesichts der Welt von heute. Überlegungen zur Konfrontation mit
der Kirche im Schema XIII, in “Wort und Wahrheit”, n. 20 (1965), pp. 439-504.
109
Joseph Höffner (1906-1987), tedesco, ordinato nel 1932, vescovo di Münster nel
1962, arcivescovo titolare di Aquileia e arcivescovo di Köln nel 1969. Creato cardi-
nale nello stesso anno.
1965: LA QUARTA SESSIONE 473
110
AS, IV/2, pp. 28-33.
111
Testo in AS, IV/1, pp. 761-764. Per l’originale italiano, cfr. G. LERCARO, Per la forza
dello Spirito, cit., pp. 253-261. Cfr. anche J. A. KOMONCHAK, Le valutazioni sulla “Gau-
dium et Spes”, cit., pp. 136-144.
112
G. LERCARO, Per la forza dello Spirito, cit., pp. 255-256.
113
AS, IV/1, pp. 576-596.
114
AS, IV/2, pp. 21-23.
115
Ivi, p. 22.
116
Ivi, pp. 24-25.
117
Ivi, pp. 26-27.
118
Ivi, pp. 34-36. Giuseppe Amici (1901-1977), ordinato nel 1926, consacrato vescovo
di Troia nel 1951, vescovo di Foggia nel 1954 e di Cesena nel 1955, arcivescovo di
Modena nel 1956.
474 IL CONCILIO VATICANO II
119
Giuseppe D’Avack (1899-1979), ordinato nel 1923, arcivescovo di Camerino dal
1946 al 1964, poi arcivescovo titolare di Leontopolis in Pamphylia.
120
AS, IV/2, pp. 44-45.
121
Duraisamy Simon Lourdusamy (1924), indiano, ordinato nel 1951, vescovo ausi-
liare di Bangalore e vescovo titolare di Sozusa nel 1962, arcivescovo coadiutore di
Bangalore e arcivescovo titolare di Philippi nel 1964, creato cardinale nel 1996.
122
AS, IV/2, pp. 380-383.
123
Ivi, pp. 366-368. Laurean Rugambwa (1912-1997), tanzaniano, ordinato nel 1943.
Vescovo di Bukoba dal 1953 al 1968, creato cardinale nel 1960. Arcivescovo di Dar-
es-Salaam dal 1968 al 1992. Membro della Commissione delle Missioni.
124
AS, IV/2, pp. 368-370. Lawrence Shehan (1898-1984), statunitense, ordinato nel
1922. Arcivescovo di Baltimora dal 1961 al 1974, creato cardinale nel 1965. Membro
della Commissione della Disciplina del Clero e del Popolo Cristiano.
125
AS, IV/2, pp. 371-373.
126
Ivi, p. 406 (pp. 405-406).
1965: LA QUARTA SESSIONE 475
127
Cfr. GEORGE WEIGEL, Testimone della speranza. La vita di Giovanni Paolo II protagoni-
sta del secolo, tr. it. Oscar Mondadori, Milano 2001, p. 207 (più in generale sulla pre-
senza al Concilio di mons. Wojtyla, pp. 180-223, e Actes et acteurs, pp. 105-129). Il te-
sto del discorso in AS, IV/2, pp. 660-663.
128
AS, III/5, pp. 298-300 e pp. 680-683.
129
AS, IV/2, pp. 643-645. Sebastião Soares de Rezende (1906-1967), portoghese, or-
dinato nel 1928, vescovo di Beira (Mozambico) dal 1943 fino alla morte.
130
Adrian Kivumbi Ddungu (1923-2009), ugandese, ordinato nel 1952. Vescovo di
Masaka (Uganda) dal 1961 al 1998.
131
AS, IV/3, pp. 110-111.
132
Angelo Fernandes (1913-2000), indiano, ordinato nel 1937. Arcivescovo coadiuto-
re di Delhi dal 1959 al 1967.
133
AS, IV/2, pp. 720-722.
134
Ivi, pp. 625-628.
476 IL CONCILIO VATICANO II
135
Ivi, p. 478 (pp. 477-479).
136
CÂMARA, Lettres Conciliaires, vol. II, p. 843.
137
Ivi.
138
Y. MARSAUDON, op. cit., p. 60.
139
AS, IV/2, pp. 47-50.
1965: LA QUARTA SESSIONE 477
do’. Tuttavia essi non hanno portato a Dio, ma al peccato e alla corruzio-
ne e, in ultimo luogo, alla distruzione dei popoli” 140.
140
Ivi, p. 49.
141
J. GROOTAERS-J. JANS, La régulation des naissances à Vatican II: une semaine de crise,
Peeters, Lovanio 2002.
142
AS, IV/3, pp. 17-20.
143
PIO XI, Enciclica Casti Connubii, cit., pp. 541-573. “Tra i beni del matrimonio – recita
l’enciclica – la prole occupa il primo posto” (DENZ-H, n. 3704).
144
AS, IV/3, p. 18.
478 IL CONCILIO VATICANO II
145
Ivi, pp. 21-25.
146
Ivi, pp. 30-33.
147
Ivi, pp. 33-37.
148
Mariano Gaviola y Garcés (1922-1998), filippino, ordinato nel 1949, vescovo di
Cabanatuan (1963-1967), fu poi vescovo titolare di Girba (1967) e arcivescovo di Li-
pa (1981-1992).
149
AS, IV/3, p. 645 (pp. 645-647).
150
Ivi, p. 647.
151
Elias Zoghby (1912-2008), egiziano, ordinato nel 1936. Vicario patriarcale melchi-
ta per l’Egitto, imprigionato nel 1954 dal regime di Nasser, e rapito nel 1982 da ter-
roristi filonasseriani.
1965: LA QUARTA SESSIONE 479
152
Cfr. AS, IV/3, pp. 45-48.
153
Cfr. E. LANNE, Il monastero di Chevetogne, cit., pp. 537-538.
154
Cfr. AS, IV/3, pp. 58-59.
155
Cfr. A. WENGER, Discussione, in Paolo VI e il rapporto Chiesa-mondo, p. 39.
156
Cfr. R. LA VALLE, Il Concilio nelle nostre mani, cit., pp. 189-192.
157
CÂMARA, Lettres conciliaires, vol. II, p. 952.
158
Ivi.
159
Michele Pellegrino (1903-1986), ordinato nel 1925. Professore all’università di Torino
dal 1943 al 1965. Arcivescovo di Torino nel 1965, creato cardinale nel 1967. Cfr. Padre
Michele Pellegrino, testimonianze e ricordi, Edizioni Diocesi di Fossano, Fossano 2003.
480 IL CONCILIO VATICANO II
tura cristiana antica, che rivolse un appello alla libertà della ricer-
ca e criticò gli eccessi punitivi raggiunti durante la crisi moderni-
sta, aggiungendo che essi erano continuati fino ai tempi recenti 160.
“Io – disse mons. Pellegrino – ho conosciuto un religioso in esilio cer-
to non volontario, per aver espresso idee che oggi si leggono nei docu-
menti conciliari. Vi sono molti ‘periti’ del Concilio, che esercitano una
grande influenza e hanno avuto in passato le stesse difficoltà” 161.
Si concluse così, il 1° ottobre, la discussione sul capitolo dello
schema XIII, dedicato al matrimonio.
160
Cfr. AS, IV/3, pp. 135-137.
161
Ivi, p. 136.
162
Cfr. R. MOROZZO DELLA ROCCA, L’umile dovere di servire la pace, in “Avvenire”, 20
aprile 2008; EMMA FATTORINI, Il Papa “esperto di umanità”, in “Il Sole 24 ore”, 13 apri-
le 2008.
163
Cfr. PAOLO VI, Allocuzione ai Rappresentanti degli Stati, in Insegnamenti, vol. III
(1965), pp. 507-516 (tr. it. pp. 516-523).
1965: LA QUARTA SESSIONE 481
“Il nostro messaggio vuol essere, in primo luogo, una ratifica morale e so-
lenne di questa altissima istituzione. Questo messaggio viene dalla No-
stra esperienza storica; Noi, quali ‘esperti in umanità’, rechiamo a questa
Organizzazione il suffragio dei Nostri ultimi Predecessori, quello di tut-
to l’episcopato cattolico, e Nostro, convinti come siamo che essa rappre-
senta la via obbligata della civiltà moderna e della pace mondiale” 164.
Paolo VI, che vedeva “la minaccia più grave alla rottura della pace”
nelle “disuguaglianze fra classe e classe e fra nazione e nazione”, elevò
poi con tono vibrante il suo grido contro la guerra:
“Voi attendete da Noi questa parola, che non può svestirsi di gravità e di so-
lennità: non gli uni contro gli altri, non più, non mai! A questo scopo prin-
cipalmente è sorta l’Organizzazione delle Nazioni Unite; contro la guerra e
per la pace! Ascoltate le parole di un grande scomparso, di John Kennedy,
che quattro anni or sono proclamava: ‘l’umanità deve por fine alla guerra,
o la guerra porrà fine all’umanità’. Non occorrono molte parole per procla-
mare questo sommo fine di questa istituzione. Basta ricordare che il sangue
di milioni di uomini e innumerevoli e inaudite sofferenze, inutili stragi e
formidabili rovine sanciscono il patto che vi unisce, con un giuramento che
deve cambiare la storia futura del mondo: mai più la guerra, mai più! La pa-
ce, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell’intera umanità!” 165.
164
Ivi, p. 517. Nella “collaborazione fraterna dei popoli”, promossa dalle Nazioni Unite,
Paolo VI vedeva realizzarsi “l’ideale dell’umanità pellegrina nel tempo” e scorgeva “il
messaggio evangelico da celeste farsi terrestre” (ivi, p. 121).
165
Ivi, pp. 519-520.
166
R. LA VALLE, Il Concilio nelle nostre mani, cit., p. 252. L’abbé de Nantes, da parte sua,
vedeva aprirsi un’epoca in cui “la Chiesa rinnega silenziosamente l’ordine antico della
Cristianità, della sua fede e delle sue crociate” (“Lettres à mes amis”, n. 215 del 31 otto-
bre (Cristo Re) 1965), per celebrare il suo “matrimonio” con il mondo (“Lettres à
mes amis”, n. 218 dell’8 dicembre 1965).
482 IL CONCILIO VATICANO II
167
Cfr. V. GAIDUK, op. cit., p. 29.
168
Cfr. ANDREJ GROMYKO, Memorie, tr. it. Rizzoli, Milano 1989, pp. 218-219.
169
AS, IV/3, pp. 258-261.
170
Cfr. G. ALBERIGO, Breve storia del Concilio, cit., p. 141.
171
AS, IV/1, p. 37 (pp. 36-38).
172
Ivi, pp. 28-36.
1965: LA QUARTA SESSIONE 483
stesso Liénart 173, il 6 ottobre, affermò che di fronte alle armi mo-
derne, la classica distinzione tra guerra giusta e ingiusta era venu-
ta meno e gli uomini non dovevano più pensare a difendere i loro
diritti con le armi. L’appello pacifista di Paolo VI fu ripreso anche
dai cardinali Alfrink 174 e Léger 175 e dal benedettino dom Butler 176,
che chiesero una condanna, da parte del Concilio, della detenzio-
ne e dell’uso di armi nucleari. Sul problema della pace, osservò il
card. Duval 177, arcivescovo di Algeri, portavoce di un gruppo di
vescovi africani, si doveva stabilire un nuovo modo di pensare e
un cambiamento di mente (metanoia). Perciò, in forma più sinteti-
ca, era necessario mettere in rilievo come i problemi della fame,
della ignoranza, dell’ingiustizia fossero il male che conduce alla
guerra 178. Un caloroso applauso salutò, il 7 ottobre, l’inattesa pero-
razione del card. Ottaviani in favore della pace, delle condizioni
necessarie a promuoverla, del perseguimento dell’obiettivo storico
e non utopistico, di un’unica società mondiale che avrebbe com-
preso tutte le nazioni della terra 179.
Mons. Boillon 180, vescovo di Verdun, riferì in aula del “digiuno”
per la pace di venti donne cristiane 181, la prima di una serie di azio-
ni “non violente” che avrebbero caratterizzato l’era conciliare. “La
non-violenza – scriveva il quotidiano “Le Monde” il 10-11 ottobre –
aveva fatto il suo ingresso a Roma in punta di piedi”.
Negli anni in cui la guerra del Vietnam e i movimenti pacifisti
e terzomondisti indicavano una “terza via” tra capitalismo e co-
munismo, l’appello di Paolo VI, al di là delle sue intenzioni, ac-
quistava un innegabile significato politico. Lo storico Victor Za-
173
AS, IV/3, pp. 397-400.
174
Ivi, pp. 509-510.
175
Ivi, pp. 510-512.
176
Ivi, pp. 613-617.
177
Léon-Etienne Duval (1903-1996), francese, ordinato nel 1926, vescovo di Con-
stantine (Hippone) in Algeria, nel 1946, arcivescovo di Algeri nel 1954, creato car-
dinale nel 1965.
178
AS, IV/3, pp. 601-606.
179
Ivi, pp. 642-644.
180
Pierre Boillon (1911-1996), francese, ordinato nel 1935, vescovo di Verdun dal 1963
al 1986.
181
AS, IV/3, pp. 732-735.
484 IL CONCILIO VATICANO II
182
Cfr. VICTOR ZASLAVSKY, Lo stalinismo e la sinistra italiana. Dal mito dell’Urss alla fine
del comunismo, 1945-1991, Mondadori, Milano 2004.
183
R. BURIGANA, Il Partito comunista e la Chiesa, cit., p. 223.
184
Si vedano i lucidi articoli del padre A. MESSINEO s.j., I paradossi della politica inter-
nazionale, in “Civiltà Cattolica”, q. 2299 (1946), pp. 3-11; ID., La seconda assemblea ge-
nerale delle Nazioni Unite, ivi, q. 2318 (1947), pp. 97-105; ID., Il declino delle Nazioni
Unite, ivi, q. 2458 (1952), pp. 373-385. Cfr. anche A. RICCARDI, Le politiche della Chie-
sa, San Paolo, Cinisello Balsamo 1997, pp. 84-100.
1965: LA QUARTA SESSIONE 485
185
Cfr. AGOSTINO CARLONI, Il fallimento dell’ONU, in “Cristianità”, nn. 330-331
(2005), pp. 19-24; EUGENIA ROCCELLA e LUCETTA SCARAFFIA, Contro il Cristianesimo.
L’ONU e l’Unione Europea come nuova ideologia, con appendice a cura di ASSUNTI-
NA MORRESI, Piemme, Casale Monferrato (AL) 2005; M. SCHOOYANS, Il volto nasco-
sto dell’ONU. Verso il governo mondiale, con prefazione di R. de Mattei, tr. it. Il Mi-
notauro, Roma 2004); R. DE MATTEI, La dittatura del relativismo, Solfanelli, Chieti
2008, pp. 47-66.
186
PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA, Déclaration sur la chute de la fécondité dans le
monde, del 27 febbraio 1998, n. 2.
187
GIOVANNI PAOLO II, Enciclica Evangelium vitae del 25 marzo 1995, n. 17.
188
Cfr. AS, IV/4, pp. 137-138.
486 IL CONCILIO VATICANO II
ciliari ad esprimersi con non placet sia nella votazione della mag-
gior parte degli articoli del decreto, sia in quella sull’insieme del
testo.
Nell’ultimo giorno di lavoro del periodo precedente, il 20 no-
vembre 1964, era passato a larga maggioranza un testo molto ri-
maneggiato, che si apriva con le parole Nostra aetate 189. Le preoccu-
pazioni del Coetus riguardavano, più che la parte relativa agli
ebrei, quella dedicata alle altre religioni.
Per quanto riguarda gli ebrei, il punctum dolens era la cancella-
zione dell’imputazione di deicidio al popolo ebraico: ma con qual-
che leggero emendamento il Coetus avrebbe accettato il docu-
mento. Era invece la prima parte del testo (nn. 1-3) a suscitare la
più netta opposizione 190. La dichiarazione, secondo i Padri del
Coetus, veniva a ridurre le differenze tra il Cristianesimo e le al-
tre religioni e, così facendo, “da una parte ritarda la conversione dei
popoli”, mentre “dall’altra estingue e indebolisce lo slancio alle voca-
zioni missionarie” 191.
Altre critiche venivano al testo dai vescovi arabi e perfino da al-
cuni settori progressisti. Per il padre Laurentin, ad esempio, manca-
va una esplicita condanna della dottrina tradizionale del deicidio 192,
che secondo il teologo francese era all’origine dell’antisemitismo.
Nella nuova versione del testo, dopo la parola “deplorat”, erano sta-
te infatti abolite le parole “et damnat” che suonavano chiara condan-
na delle accuse di deicidio. La stessa lamentela veniva espressa da
Jacques Maritain, secondo cui “se il Concilio accetta una tale omissione,
si tratta di un grande passo indietro rispetto alle condanne del razzismo e
dell’antisemitismo portate da Pio XI” 193. D’altra parte Paolo VI, cele-
brando i riti della domenica di Passione di quello stesso anno, nella
predica tenuta presso una parrocchia romana, si era riferito alla
189
Le varie versioni del testo sono presentate, assieme alla versione definitiva, vota-
ta il 28 ottobre 1965, nel libro di MARIE-THÉRÈSE HOCH e BERNARD DUPUY, Les Eglises
devant le judaïsme. Documents officiels 1918-1978, Cerf, Parigi 1980, pp. 321-334.
190
Cfr. M. VELATI, Il completamento dell’agenda conciliare, in SCV, vol. V, p. 225 (pp.
197-284).
191
Ivi.
192
Cfr. Ivi, pp. 228-231.
193
Lettera di Journet a Paolo VI del 13 ottobre 1965, cit. in M. VELATI, Il completamen-
to dell’agenda conciliare, cit., p. 231.
1965: LA QUARTA SESSIONE 487
194
PAOLO VI, Insegnamenti, vol. III, p. 209.
195
CONGAR, Diario, 3 aprile 1965, vol. II, p. 298.
196
Cfr. L. CARLI, La questione giudaica davanti al Concilio Vaticano II, in “Palestra del
Clero”, n. 44 (1965), pp. 185-203, e È possibile discutere serenamente della questione giu-
daica?, ivi, pp. 465-476. Si veda anche LÉON DE PONCINS, Le problème juif face au Con-
cile, s.l. 1965.
197
Cfr. Summa Theologica, III, q. 47, a. 5 ad 3.
198
Cfr. AS, V/2, p. 644 (pp. 643-644).
199
Ivi, p. 645.
200
Pierre François Marie Joseph Duprey (1922-2007), francese, ordinato nel 1950, Se-
gretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani nel 1983,
consacrato vescovo di Tibari nel 1990.
488 IL CONCILIO VATICANO II
201
AS, IV/4, pp. 722-725.
202
Cfr. R. LA VALLE, Il Concilio nelle nostre mani, cit., p. 343. Con la prefazione dello
stesso card. Bea, apparve un volumetto del padre G. CAPRILE, La responsabilità degli
ebrei nella crocifissione di Gesù (Edizioni Spiritualità, Firenze 1964), in cui si ribadiva
che il popolo ebraico doveva essere scagionato dall’accusa di deicidio.
203
AS, IV/4, p. 824.
204
PIETRO ROSSANO, Lo Spirito Santo nelle religioni e nelle culture non cristiane, in CO-
MUNITÀ DI SANT’EGIDIO, Il dialogo non finisce. Pietro Rossano e le religioni non cristiane,
a cura di MARIO MARAZZITI, Morcelliana, Brescia 1994, pp. 94-95. Pietro Rossano
(1923-1991), ordinato nel 1946, fu vescovo ausiliare di Roma fino alla morte.
1965: LA QUARTA SESSIONE 489
205
Georges C. Anawati (1905-1994), egiziano domenicano, ordinato nel 1939, noto
per i suoi studi di islamologia, fondò e diresse l’Institut des Etudes Orientales del
Cairo. Di lui, cfr. Islam e Cristianesimo. L’incontro tra due culture nell’Occidente me-
dievale, tr. it. Vita e Pensiero, Milano 1994; L’ultimo dialogo. La mia vita incontro al-
l’Islam, tr. it. Marcianum Press, Venezia 2010. Su di lui, cfr. JEAN-JACQUES PÉ-
RENNÈS, Georges Anawati. Un chrétien égyptien devant le mystère de l’islam, Cerf, Pa-
rigi 2008.
206
Sull’orientalista francese Louis Massignon (1883-1962), si veda G. BASETTI SANI,
Louis Massignon (1883-1962), Alinea, Firenze 1985; Louis Massignon et le dialogue isla-
mo-chrétien, in Louis Massignon et le dialogue des cultures, a cura di DANIEL MASSI-
GNON, Cerf, Parigi 1990, pp. 247-264; M. INTROVIGNE, Louis Massignon. “Il mistico
spione”, in “Il Foglio”, 12 novembre 2005.
207
Cfr. A. RICCARDI, Le politiche della Chiesa, cit., pp. 108-109.
208
Ivi, p. 108. Sul tema si veda FRANÇOIS JOURDAN, Dio dei cristiani, dio dei musulmani.
Che cosa ci unisce, che cosa ci divide?, prefazione di Rémi Brague, tr. it. Lindau, Tori-
no 2008.
209
COD, p. 969.
210
Ivi, p. 861.
211
Cfr. ALEXANDRE DEL VALLE, Il totalitarismo islamista all’assalto delle democrazie, tr. it.
Solinum, Castellazzo Bormida (AL) 2007, p. 449.
490 IL CONCILIO VATICANO II
212
Sui rapporti tra Chiesa cattolica e il mondo islamico dopo il Concilio Vaticano II,
cfr., tra l’altro, COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO, Cristianesimo e Islam. L’amicizia possibile,
Morcelliana, Brescia 1989; MAHMUT AYDIN, Modern Western Christian Theological Un-
derstandings of Muslims since the Second Vatican Council, Council for Research in Va-
lues and Philosophy, Washington DC 2002; MICHAEL LOUIS FITZGERALD, From Heresy
to Religion: Vatican II and Islam, in Europe and Islam: Evaluations and Perspectives at the
Dawn of the Third Millennium, a cura di MAHMOUD SALEM EL SHEIKH, Florence UNi-
versity Press, Firenze 2002.
213
Si veda la ricostruzione in J.W. O’MALLEY, Che cosa è successo nel Vaticano II, cit.,
pp. 284-285.
1965: LA QUARTA SESSIONE 491
214
Cfr. DE LUBAC, Quaderni, pp. 847-848.
215
Cfr. CHRISTOPHE THEOBALD, La Chiesa sotto la parola di Dio, in SCV, vol. V, pp. 285-370.
216
Cfr. AS, IV/2, pp. 54-55.
217
Cfr. COD, p. 978.
218
Albert Vanhoye (1923-2006), francese, ordinato nel 1954 nella Compagnia di Ge-
sù, creato cardinale nel 2006.
219
ALBERT VANHOYE, La parola di Dio nella vita della Chiesa. La recezione della “Dei Ver-
bum”, in R. FISICHELLA (a cura di), Il Concilio Vaticano II, cit., p. 30 (pp. 29-45).
220
Cfr. R. SCHUTZ-M. THURIAN, La parole vivante au Concile, Presses de Taizé, Taizé
1996, p. 120.
492 IL CONCILIO VATICANO II
221
Pierre Haubtmann (1912-1971), sacerdote francese, cappellano nazionale dell’Ac-
tion Catholique Ouvrière dal 1945 al 1962, peritus conciliare. Cfr. PHILIPPE BORDEY-
NE, La collaboration de Pierre Haubtmann avec les experts Belges, in The Belgian contri-
bution, pp. 585-610.
222
Giulio Girardi (1926), salesiano, ordinato nel 1955, professore in varie università,
consultore del Segretariato per i non credenti. Espulso dalla Congregazione sale-
siana e sospeso a divinis nel 1977. Di lui cfr. Marxismo e Cristianesimo, Cittadella, As-
sisi 1966; Credenti e non credenti per un mondo nuovo, Cittadella, Assisi 1969.
223
Cfr. G. TURBANTI, Il problema del comunismo al Concilio, cit., pp. 169-173; ID., Un con-
cilio per il mondo moderno, cit., pp. 505-521.
224
Ivi, p. 172.
1965: LA QUARTA SESSIONE 493
225
Sulla discussione, cfr. V. CARBONE, Schemi e discussioni, cit., pp. 38-45.
226
AS, IV/2, pp. 451-454.
227
Ivi, p. 451.
228
Ivi, p. 452.
229
Ivi, pp. 435-437.
230
Ivi, p. 436.
231
Ivi, pp. 454-456.
232
Ivi, p. 455.
494 IL CONCILIO VATICANO II
233
Clemente Riva (1922-1999), rosminiano, ordinato nel 1951, vescovo titolare di
Atella nel 1975, vescovo ausiliare di Roma dal 1975 al 1998.
234
Pedro Arrupe (1907-1991), gesuita spagnolo, ordinato nel 1936, eletto il 22 mag-
gio 1965. Preposito Generale della Compagnia di Gesù, carica che mantenne fino al
1983. Cfr. BARTOLOMEO SORGE, Arrupe, in DHCJ, pp. 1697-1705.
235
AS, IV/2, pp. 481-484. Si veda anche CAPRILE, vol. V, pp. 106-1109.
236
Ivi, pp. 371-373. P. CORRÊA DE OLIVEIRA, Lucida e relevante intervenção do bispo-dio-
cesano no Concilio, in “Catolicismo”, n. 179 (1965), p. 8.
237
AS, IV/2, pp. 456-460.
238
Pavel Hnilica (1921-2006), gesuita slovacco, ordinato clandestinamente sacerdote
(1950) e vescovo (1951) da mons. Robert Pobozny (1890-1972), vescovo di Roznava.
Nel dicembre del 1951 fu costretto ad abbandonare la Cecoslovacchia e a riparare
in Occidente. Il 13 maggio 1964 Paolo VI rese pubblica la sua dignità episcopale e
mons. Hnilica poté partecipare tra i Padri alle rimanenti sedute del Concilio.
1965: LA QUARTA SESSIONE 495
239
AS, IV/2, pp. 629-631.
240
Nicholas Thomas Elko (1909-1991), statunitense, ordinato nel 1934. Vescovo di
Pittsburgh dei Ruteni dal 1955 al 1967.
241
AS, IV/2, p. 480 (pp. 480-481).
242
Michael Rusnak c.ss.r. (1921-2003), ucraino, ordinato nel 1949, vescovo ausiliare
di Toronto e vescovo titolare di Zternicus nel 1964, vescovo dei Santi Cirillo e Me-
todio di Toronto nel 1980.
243
AS, IV/2, pp. 639-642.
244
AS, IV/3, p. 107 (pp. 106-110).
496 IL CONCILIO VATICANO II
245
AS, IV/2, pp. 669-670.
246
Il testo della petizione in AS, IV/2, pp. 898-900. Si veda la ricostruzione di tutta
la vicenda in Il comunismo e il Concilio Vaticano II, di mons. L. M. CARLI, nel volume
di don GIOVANNI SCANTAMBURLO, Perché il Concilio non ha condannato il comunismo?
Storia di un discusso atteggiamento, L’Appennino, Roma 1967, pp. 177-240; cfr. anche
CAPRILE, vol. V, pp. 119-121, 402-411; A. WENGER, Vatican II, cit., Quatrième session,
pp. 147-173; WILTGEN, pp. 272-278; V. CARBONE, Schemi e discussioni, cit., pp. 45-68.
G. TURBANTI, Il problema del comunismo al Concilio, cit., pp. 173-186; P. LEVILLAIN, La
mécanique politique, cit., pp. 343-360.
247
G. F. SVIDERCOSCHI, op. cit., pp. 604-605.
1965: LA QUARTA SESSIONE 497
Per questi motivi la Chiesa Cattolica, spinta da una così grande rovina
delle anime, mai ha cessato dall’allontanare i fedeli cristiani dalle dottri-
ne e dalla prassi del comunismo, anche con ripetute condanne e moniti.
Anche oggi essa si sente obbligata dal suo gravissimo dovere pastorale a
pronunziare il medesimo giudizio per mezzo del Concilio Ecumenico.
Mentre tutt’intera è compartecipe dei patimenti dei suoi membri che sof-
frono in vari modi della persecuzione da parte del comunismo, essa solen-
nemente conferma le verità sia rivelate sia naturali impugnate dal comu-
nismo. Ardentemente scongiura i suoi figli, anzi tutti gli uomini di onesta
coscienza, affinché non si lascino ingannare dalla fallace speranza di poter
lecitamente accordare la loro fede religiosa coi dettami del comunismo,
nemmeno in campo economico o sociale. La Chiesa proclama che la via del
vero progresso non sta nelle dottrine e nella prassi del comunismo, come
già risulta anche dalla lacrimevole esperienza di parecchi popoli, ma nei sa-
ni principi politici conformi alla legge divina sia naturale sia positiva.
Infine esorta tutti i responsabili affinché, per mezzo della giustizia e della
carità, siano eliminate quelle inique condizioni della convivenza civile
che, purtroppo, spianano la strada al comunismo” 248.
“1) Se il Concilio tacesse sul comunismo, questo silenzio, nella mente dei
fedeli, equivarrebbe, per una ingiusta sì ma fatale conseguenza, ad una ta-
cita abrogazione di tutto quanto gli ultimi Sommi Pontefici hanno detto
e scritto contro il comunismo, nonché delle condanne più volte irrogate
248
Testo italiano in L. M. CARLI, Il comunismo e il Concilio Vaticano II, cit., pp. 217-218.
Il testo integrale latino dell’emendamento si trova pubblicato nel Bollettino Diocesa-
no di Segni, dicembre 1965, pp. 97-98.
249
L. M. CARLI, Il comunismo e il Concilio Vaticano II, cit., pp. 222-223.
1965: LA QUARTA SESSIONE 499
c) La petizione scompare
250
Ivi, pp. 223-224. Testo latino, in AS, IV/2, p. 900.
251
Cfr. V. CARBONE, Schemi e discussioni, cit., p. 46.
252
I numeri esatti risultano, tra l’altro, da una copia di mons. de Proença Sigaud con-
servata presso l’archivio di Ecône (E 02-11-002).
500 IL CONCILIO VATICANO II
b) tanto era il lavoro dei Padri in quei giorni, ultimo scorcio del
Concilio, e tanta la stampa che ricevevano da ogni parte, che è le-
cito pensare che molti non abbiano avuto l’opportunità di prestare
attenzione all’appello.
La petizione giunse il lunedì 11 ottobre nelle mani di mons.
Achille Glorieux 253, Segretario della Commissione mista responsa-
bile della preparazione e della revisione dello schema sulla Chie-
sa nel mondo moderno, nonché corrispondente romano del quo-
tidiano cattolico francese “La Croix”. Questi, però, non la trasmi-
se alle Commissioni che stavano lavorando sullo schema, con il
pretesto di non volerne intralciare il lavoro. L’istanza era stata sot-
toscritta da ben 454 presuli di 86 Paesi che rimasero stupefatti
quando, il sabato 13 novembre, ricevettero il nuovo testo in aula,
senza alcun accenno alle loro richieste. “Il fatto che un solo uomo ab-
bia potuto impedire a un documento così significativo di raggiungere la
Commissione conciliare alla quale era ufficialmente diretto è una delle
grandi tragedie del Concilio Vaticano Secondo e potrebbe passare alla
storia come lo scandalo maggiore che ha pregiudicato le gravi delibera-
zioni di questa sacra assemblea”, commentò sulla agenzia “Divine
Word” il padre Wiltgen 254.
La gravissima colpa di mons. Glorieux è evidente. Non si può
ammettere la sua buona fede, ma è lecito anzi supporne il dolo.
Come immaginare, inoltre, che egli abbia deciso di insabbiare la
petizione senza consultarsi con qualcuno? E con chi? Sembra da
escludere, come vedremo più avanti, che possa trattarsi di mons.
Felici, Segretario del Concilio. Più logico immaginare che si trat-
tasse del card. Tisserant.
Lo stesso 11 ottobre, mons. Carli indirizzò alla presidenza del
Concilio una lettera di protesta, denunciando l’arbitrio della Com-
missione che aveva ignorato un documento di così grande porta-
ta 255. Mons. Glorieux affermò, falsamente, che il testo del Coetus
era giunto alla Commissione oltre il tempo stabilito per la presen-
253
Achille Glorieux (1910-1999), francese, ordinato nel 1934. Peritus conciliare, Se-
gretario del Pontificio Consiglio per i Laici (1966), poi arcivescovo titolare di Be-
verley (1969), pro-nunzio in Egitto (1973-1984).
254
Cfr. “Divine World Service”, 23 novembre 1964.
255
Cfr. V. CARBONE, Schemi e discussioni, cit., pp. 53-54.
1965: LA QUARTA SESSIONE 501
“15-XI-65
Si conserva o si ritira il ricorso?
1) È stata illegale la condotta della Commissione mista?
2) Dopo l’intervento “iuxta modum” la tesi dei ricorrenti sarebbe por-
tata a conoscenza dei Padri con le relative osservazioni.
A) È prudente?
se respinto: il Concilio sembra aver rifiutato la condanna del comunismo
già condannato
se approva: quale la sorte dei cattolici nei Paesi comunisti?
256
Cfr. G. TURBANTI, Il problema del comunismo, cit., p. 180.
257
Cfr. G. F. SVIDERCOSCHI, op. cit., p. 607.
258
Cfr. ASV, Conc. Vat. II, Busta 343, Segreteria generale sett- nov. 1965, Appunto di
mons. Felici del 15 novembre, 2 ff.
259
Ivi, Appunto di Paolo VI, 1 f.
502 IL CONCILIO VATICANO II
“Gli anatemi non hanno mai convertito nessuno e se furono utili nel tem-
po del Concilio di Trento, quando i prìncipi potevano costringere i loro
soggetti a passare al protestantesimo, non servono più oggi che ognuno ha
il senso della sua indipendenza. Come lo dissi già a Vostra Santità, una
condanna conciliare del comunismo sarebbe considerata dai più come una
260
Cfr. Ivi, nota di mons. Felici sul ricorso presentato da mons. Carli, in cui rico-
struisce l’intera vicenda (3 ff.).
261
Cfr. ASV, Conc. Vat. II, Busta 343, appunto di mons. Felici del 20 novembre 1965,
3 gff.; cfr. anche AS, IV/6, p. 445.
1965: LA QUARTA SESSIONE 503
“La Chiesa (…) non può fare a meno di riprovare, come prima d’ora ha ri-
provato, con tutta fermezza e con dolore, tali perniciose dottrine ed azio-
ni che contrastano con la ragione e con l’esperienza comune degli uomini
e che degradano l’uomo dalla sua innata grandezza” 265.
262
ASV, Conc. Vat. II, Busta 34, Tisserant a Paolo VI, Roma 26 novembre 1965, f. 1.
Cfr. anche V. CARBONE, Schemi e discussioni, cit., p. 58.
263
Cfr. V. CARBONE, Schemi e discussioni, cit., p. 59.
264
Cit. in V. CARBONE, Schemi e discussioni, cit., pp. 61-62.
265
AS, IV/7, p. 247.
504 IL CONCILIO VATICANO II
266
Cfr. V. CARBONE, Schemi e discussioni, cit., pp. 67-68.
267
Cfr. Ivi, p. 55.
268
ANTONIO SOCCI ha giustamente rilevato l’importanza dell’appunto del 15 novem-
bre in Le prove del patto scellerato tra il Vaticano e il Cremlino, in “Libero”, 21 gennaio
2007, e Le riunioni e i messaggi che provano il patto Vaticano-Urss ai tempi di Paolo VI, in
“Libero”, 23 gennaio 2007.
269
Philip Matthew Hannan (1913-1988), ordinato nel 1939, vescovo ausiliare di Wa-
shington e vescovo titolare di Hieropolis nel 1956, arcivescovo di New Orleans dal
1965 alla morte.
1965: LA QUARTA SESSIONE 505
“La causa della guerra e dei dissensi è l’ingiustizia e non già il possesso
di armi scientifiche (ad es. la causa della Seconda Guerra Mondiale non
fu il possesso di armi da parte di alcune nazioni, ma l’ingiustizia). Il ve-
ro rimedio contro la guerra e i dissensi sta nello sradicare l’ingiustizia e
assicurare la pace fondata sulla libertà e giustizia. L’affermare che le armi
scientifiche causano la guerra è altrettanto illogico, come affermare che la
legge e la polizia in una città sono le cause dei delitti e dei disordini della
città stessa. La inclusione di queste affermazioni e idee nello schema sarà
certamente dannosa alla causa della libertà nel mondo” 271.
270
CAPRILE, vol. V, p. 494.
271
Ivi, p. 496.
272
Cfr. PIO XII, Allocuzione del 19 ottobre 1953, in DRM, vol. XV, pp. 417-428; di-
scorso del 30 settembre 1954, in DRM, vol. XVI, pp. 167-169. La posizione di Pio XII
venne confermata da moralisti come il padre EBERHARD WELTY o.p. (Catechismo so-
ciale, tr. it. Paoline, Francavilla (Chieti) 1966, p. 388); JOHANNES MESSNER (Ética social,
política y económica a la luz del derecho natural, Rialp, Madrid 1967, pp. 777-880). Per
una attualizzazione del tema, cfr. R. DE MATTEI, Guerra santa, guerra giusta. Islam e
Cristianesimo in guerra, Piemme, Casale Monferrato 2001.
506 IL CONCILIO VATICANO II
273
Testo in CAPRILE, vol. V, p. 497.
274
AS, IV/1, p. 40.
275
AS, V/3, pp. 447-448.
276
AS, IV/5, pp. 188-191. Brian Charles Foley (1910-1999), inglese, ordinato nel 1937,
vescovo di Lancaster nel 1962.
1965: LA QUARTA SESSIONE 507
(Lancaster), Fares 277 (Catanzaro), Pechuán 278 (Cruz del Eje), Compa-
gnone 279 (Anagni). Per Foley nello schema sarebbe stato necessario
un riferimento all’abbigliamento del clero: le vesti fossero pure di-
verse nei diversi luoghi, ma tutte dovevano essere distintive di uno
stato particolare; Fares si soffermò su di una carenza del testo, cioè
sul silenzio che esso manteneva sul sacramento della penitenza; Pe-
chuan avrebbe voluto un più chiaro riferimento alle relazioni che le-
gano i sacerdoti a Maria, Madre dei sacerdoti; Compagnone, a nome
di 85 padri, avrebbe auspicato la presenza nello schema di un più
esplicito appello alla santità sacerdotale.
L’ultimo discorso fu quello dell’arcivescovo Pellegrino 280. Quel
giorno il padre Congar annotò nel suo Diario: “A poco a poco uscia-
mo dall’era di Pio IX e Pio XII (qui accostati solo per il loro aspetto di ri-
fiuto del mondo com’esso è). Tutto è coerente: l’azione del Concilio anche
se poco premeditata e per quanto condotta (umanamente) è straordinaria-
mente coerente. Voltiamo pagina dall’agostinismo e dal Medioevo” 281.
Nei corridoi del Concilio alcuni cardinali cominciavano a girare in
“clergyman”, come semplici sacerdoti: tra i primi, i cardinali Sue-
nens e Léger 282.
Il 28 ottobre 1965, nel settimo anniversario dell’elezione di Gio-
vanni XXIII, vennero promulgati in sessione pubblica da Paolo VI
cinque testi conciliari: i decreti Christus Dominus 283, sull’ufficio pa-
storale dei vescovi (2.139 voti favorevoli, 2 contrari, 1 nullo); Per-
fectae caritatis 284, sul rinnovamento della vita religiosa (2.325 voti fa-
vorevoli, 4 contrari); Optatam totius 285, sulla formazione sacerdota-
277
Ivi, pp. 191-194. Armando Fares (1904-1980), ordinato nel 1927, arcivescovo coa-
diutore di Catanzaro e arcivescovo di Squillace nel 1950, arcivescovo di Catanzaro
nel 1956.
278
AS, IV/5, pp. 194-196. Enrique Pechuán Marín (1913-1983), argentino, ordinato
nel 1938, vescovo di Cruz del Eje nel 1963.
279
Ivi, pp. 197-199.
280
AS, IV/5, pp. 200-203.
281
CONGAR, Diario, vol. II, p. 379.
282
Cfr. CÂMARA, Lettres conciliaires, vol. II, p. 967.
283
Testo in AS, IV/5, pp. 564-583; cfr. anche COD, pp. 921-939.
284
Ivi, pp. 584-593; cfr. anche COD, pp. 939-947.
285
Ivi, pp. 593-605; cfr. anche COD, pp. 947-959. La monografia di Alois Greiler esa-
mina le varie fasi della nascita del decreto del Vaticano II sui seminari e il ruolo dei
singoli personaggi di questa Commissione “di seconda fila”, e specialmente del
508 IL CONCILIO VATICANO II
benedettino Paul Agustin Mayer (definito dall’autore “Manager, Motor und Autor
für Optatam totius”). Cfr. ALOIS GREILER, Das Konzil und die Seminare. Die Ausbil-
dung der Priester in der Dynamik des Zweiten Vatikanums, Vorwort von P.A. Kard.
Mayer o.s.b. (Annua Nuntia Lovanensia XLVIII), Lovanio-Parigi-Dudley (MA)
2003, p. 363.
286
Testo in AS, IV/5, pp. 606-616; cfr. anche COD, pp. 959-968.
287
Ivi, pp. 616-619; cfr. anche COD, pp. 968-971.
288
Cfr. AS, IV/6, p. 298.
289
Lettera del 21 novembre in LERCARO, Lettere, p. 409.
290
CÂMARA, Lettres conciliaires, vol. II, p. 1054.
291
VITTORIO CITTERICH, L’ispirazione paolina di Teilhard de Chardin, in “Avvenire d’Ita-
lia”, 17 ottobre 1965.
1965: LA QUARTA SESSIONE 509
292
Testo dell’omelia in AS, IV/6, pp. 689-695.
293
Testo in AS, IV/6, pp. 597-609; cfr. anche COD, pp. 971-981.
294
Secondo B. DUPUY, “il dibattito teologico sulla Rivelazione resterà per gli storici il di-
battito fondamentale del Vaticano II” (Vatican II. La Révélation divine, Cerf, Parigi 1968,
vol. I, p. 62).
295
AS, IV/6, pp. 609-632; cfr. anche COD, pp. 981-1001.
296
Sulle votazioni per i due documenti, cfr. AS, IV/6, pp. 687-688.
297
Cfr. H. DE LUBAC, La Révélation divine, Cerf, Parigi 1983, p. 154.
298
SUENENS, Diario, p. 60.
510 IL CONCILIO VATICANO II
299
Cfr. G. ALBERIGO, Conclusione e prime esperienze di ricezione, in SCV, vol. V, p. 547
(pp. 546-552).
300
CONGAR, Diario, vol. II, p. 420.
301
Cfr. CAPRILE, vol. V, pp. 455-456.
302
Cfr. DE LUBAC, Quaderni, pp. 898-901.
1965: LA QUARTA SESSIONE 511
303
Testo in AS, IV/7, pp. 663-673; cfr. anche COD, pp. 1001-1011. Della Dignitatis
Humanae sono state date tra i teologi fedeli all’insegnamento tradizionale della
Chiesa differenti letture: alcuni affermano la continuità del documento con il Ma-
gistero tradizionale della Chiesa (cfr. VICTORINO RODRÍGUEZ o.p., Estudio historico-
doctrinal de la declaración sobre la libertad religiosa del Concilio Vaticano II, in “La
Ciencia Tomista”, n. 93 (1966), pp. 193-339; BRIAN W. HARRISON, Le développement
de la doctrine catholique sur la liberté religieuse, Dominique Martin Morin, Parigi
1988; BASILE (VALUET) o.s.b., Liberté religieuse et Tradition catholique, Abbaye Sainte-
Madeleine, Le Barroux 1998). La rottura con la tradizione fu segnalata da M. LE-
FEBVRE, Ils l’ont découronnée, cit.; BERNARD LUCIEN, Grégoire XVI, Pie IX et Vatican II.
Etudes sur la liberté religieuse dans la doctrine catholique, Forts dans la Foi, Tours 1990
(l’autore modificò poi la propria opinione); M. DAVIES, The Second Vatican Council
and Religious Liberty, cit.; MICHEL MARTIN, Le Concile Vatican II et la liberté religieu-
se, in “De Rome et d’ailleurs”, numero speciale (gennaio 1986), pp. 1-106. Tra gli
studi migliori, sono la Lettre à quelques évêques sur la situation de la Sainte Eglise e il
Mémoire sur certaines erreurs actuelles, suivies d’une annexe sur la liberté religieuse, So-
ciété Saint Thomas d’Aquin, Parigi 1983, redatti da un gruppo internazionale di
teologi e professori universitari.
304
Testo in AS, IV/7, pp. 673-704; cfr. anche COD, pp. 1011-1042.
305
Testo in Ivi, pp. 704-732; cfr. anche COD, pp. 1042-1069.
306
Testo in Ivi, pp. 733-739; cfr. anche COD, pp. 1069-1135.
512 IL CONCILIO VATICANO II
“Se si cerca una diagnosi globale del testo si potrebbe dire che esso (in col-
legamento con i testi sulla libertà religiosa e sulle religioni del mondo) è
307
“Come interpretarlo? Rallegramento cavalleresco per l’impavida resistenza di una mino-
ranza; compiacimento nel vedere i suffragi negativi notoriamente ridotti rispetto alla vota-
zione precedente; benevolo richiamo agli oppositori per dir loro che, nonostante tutto, lo
schema è passato? Non ardiremo pronunziarci” (CAPRILE, vol. V, p. 500).
308
G. MARTINA, Il contesto storico, cit., p. 78.
309
B. TISSIER DE MALLERAIS, op. cit., p. 357.
1965: LA QUARTA SESSIONE 513
una revisione del Sillabo di Pio IX, una sorta di anti-Sillabo, (...) nella
misura in cui rappresenta un tentativo di un’ufficiale riconciliazione del-
la Chiesa col mondo quale si è evoluto dopo il 1789” 310.
310
J. RATZINGER, Les principes de la théologie catholique, cit., pp. 423, 425-427.
311
F. KÖNIG, Chiesa dove vai?, cit., p. 108.
312
B. GHERARDINI, Concilio Vaticano II, cit., p. 190. “Questa costituzione – commenta
a sua volta mons. Hubert Jedin – fu salutata con entusiasmo, ma la sua storia poste-
riore ha già dimostrato che allora il suo significato e la sua importanza erano stati lar-
gamente sopravalutati e che non si era capito quanto profondamente quel ‘mondo’, che si
voleva guadagnare a Cristo, penetrasse nella Chiesa” (Il Concilio Vaticano II, cit., p.
151).
313
A. RICCARDI, Il Vaticano e Mosca, cit., p. 281.
314
CÂMARA, Lettres conciliaires, vol. I, p. 438.
514 IL CONCILIO VATICANO II
315
P. CORRÊA DE OLIVEIRA, Comunismo e Anticomunismo alle soglie dell’ultima decade di
questo millennio, in “Corriere della Sera”, 7 marzo 1990.
316
Fin dagli anni Venti e Trenta del Novecento, una abbondante letteratura aveva
sollevato l’attenzione dell’opinione pubblica di tutto il mondo sui crimini del co-
munismo. Solo nel 1997, comparve il Libro nero del comunismo (tr. it. Mondadori, Mi-
lano 1998), a cura dello storico francese STÉPHANE COURTOIS, che ne offrì una docu-
mentata conferma.
1965: LA QUARTA SESSIONE 515
317
Cfr. AAS, IV/7, pp. 804-850.
318
J. RATZINGER, Problemi e risultati del Concilio Vaticano II, Queriniana, Brescia 1967,
p. 154.
319
Cfr. AS, IV/7, pp. 809 e 823. “L’adesione dei monsignori Marcel Lefebvre e Antonio de
Castro Mayer – scrive mons. Tissier de Mallerais – è stata ufficialmente registrata negli
Acta del Concilio. Se in seguito monsignor Lefebvre affermò a parecchie riprese di non aver
firmato la libertà religiosa, proprio come Gaudium et Spes, fu perché spinto dalla logica del-
la sua opposizione precedente e successiva alla promulgazione della libertà religiosa e ingan-
nato dalla sua memoria o da un errore (…). Ma il fatto che l’arcivescovo abbia firmato Digni-
tatis humanae non toglie nulla, a nostro avviso, al valore della sua battaglia contro la libertà
religiosa” (B. TISSIER DE MALLERAIS, op. cit., pp. 359-360 e, più ampiamente, pp. 357-360).
516 IL CONCILIO VATICANO II
320
Cfr. JACOB L. TALMON, Le origini della democrazia totalitaria, tr. it. Il Mulino, Bologna
2000 (1952); B. BACZKO, Le contrat social des Français: Sieyès et Rousseau, in The French
Revolution and the creation of modern political culture, a cura di KEITH MICHAEL BAKER,
Pergamon Press, Oxford 1987; AUGUSTIN COCHIN, Lo spirito del giacobinismo. Le società
di pensiero e la democrazia: una interpretazione sociologica della Rivoluzione francese, tr.
it. Bompiani, Milano 1991 (1921).
321
Anche la concezione politica di Georg Friedrich Hegel (1770-1831) discende dal-
la teoria rousseauviana della “volontà generale”. Come Rousseau, Hegel descrive il
passaggio dalla volontà particolare degli individui all’universalità etica della “vo-
lontà generale”, distinguendo tra la società civile, che esprime la molteplicità degli
interessi particolari individuali, e lo Stato, che realizza – a un superiore livello di
“universalità” – il bene comune. Cfr. R. DE MATTEI, La sovranità necessaria, il Mino-
tauro, Roma 2001, pp. 107-110.
1965: LA QUARTA SESSIONE 517
322
Il padre oratoriano Frederick William Faber (1808-1892), convertito al cattolicesi-
mo nel 1945, fu uno dei più seguiti scrittori religiosi tra il XIX e il XX secolo. Su di
lui, cfr. RONALD CHAPMAN, Father Faber, Burn and Oates, Londra 1961.
323
Cfr. F. W. FABER, La devozione e la fedeltà al Papa, Discorso pronunciato il 1 gennaio
1869 nell’oratorio di Londra, in Il Papa nel pensiero degli scrittori religiosi e politici, 2
voll., Istituto Veneto Arti Grafiche-“La Civiltà Cattolica”, Rovigo-Roma 1927, vol. II,
p. 233 (pp. 230-237).
324
DON LUIGI ORIONE, Lettere, Postulazione della Piccola Opera della Divina Provvi-
denza, Roma 1929, vol. II, p. 44.
325
Su questi punti, il miglior studio resta la Hypothèse théologique d’un Papa héretique, II
parte dello studio di ARNALDO XAVIER DA SILVEIRA, La nouvelle Messe de Paul VI. Qu’en
penser?, Diffusion de la Pensée française, Chiré-en-Montreuil 1975, pp. 213-334.
518 IL CONCILIO VATICANO II
non si ha vero governo” 326. Per questo, pur non condividendo molte
scelte di Giovanni XXIII e di Paolo VI, l’arcivescovo di Genova
sentì verso l’autorità pontificia quella stessa “obbligazione di co-
scienza” che esigeva dai suoi sottoposti 327. Allo stesso modo si com-
portarono molti Padri conciliari conservatori.
Un testimone, il padre Ralph Wiltgen, così commenta l’ultimo
voto sulla libertà religiosa:
“Quasi tutti i 70 non placet erano stati firmati da coloro che costituiva-
no il nucleo del Coetus Internationalis Patrum, cosa che non impedì loro,
una volta promulgato il decreto, di accettarlo come tutti gli altri. Fonda-
mentalmente era quello l’atteggiamento di tutti i Padri conciliari, che ap-
partenessero al campo liberale o al campo conservatore: nonostante cia-
scuno fosse convinto che la posizione che adottava su un determinato te-
ma fosse la posizione corretta, che avrebbe fatto scendere sulla Chiesa e
sull’umanità le più grandi benedizioni, questi uomini, formati al diritto
ecclesiastico, capivano che i due partiti non potevano avere entrambi ra-
gione. E quando il punto di vista della maggioranza era stato chiarito e
promulgato dal Sommo Pontefice come dottrina comune del Concilio Va-
ticano II, essi non esitavano ad aderirvi” 328.
326
G. SIRI, Memorie, in ID., Un vescovo ai vescovi, Giardini, Pisa 1991, p. 13.
327
“La dote più interessante della legge – aveva scritto – è che essa genera un’obbligazione
di coscienza. L’ordine giuridico è essenzialmente poggiato su questo mondo interiore, su
questo vincolo profondo” (G. SIRI, La ricostruzione sociale, AVE, Roma 1943, p. 104).
328
WILTGEN, p. 248.
1965: LA QUARTA SESSIONE 519
tal uomo, il suo appello alla Verità rivelata da Dio basterebbe a bloccare
tutta la macchina della sovversione!” 329.
Le parole del sacerdote francese possono sembrare “donchi-
sciottesche”, ma solo un atteggiamento di forte impatto psicologi-
co avrebbe potuto, in quel momento, mutare il corso degli eventi.
L’occasione di un gesto di protesta pubblica avrebbe potuto essere,
ad esempio, lo scandalo dell’insabbiamento della petizione antico-
munista. Le radici della sconfitta dei Padri del Coetus Internatio-
nalis vanno cercate in una debolezza più psicologica che dottrina-
le. Mons. Lefebvre ha sottolineato, del resto, il peso psicologico
dell’approvazione pontificia, ammettendo di aver firmato molti te-
sti del Concilio “sotto la pressione morale del Santo Padre”, giacché,
diceva, “io non posso separarmi dal Santo Padre; se il Santo Padre fir-
ma, moralmente io sono obbligato a firmare” 330.
Se nella prima fase del Concilio il problema principale dei Pa-
dri conservatori fu la mancanza di organizzazione, nelle due ulti-
me sessioni mancò piuttosto la volontà di resistere fino in fondo.
Volontà e determinazione non mancarono invece né alla minoran-
za progressista né allo stesso Papa Montini, che non volle mai far
prevalere la sua volontà grazie alla sola forza numerica. Egli cer-
cava che la volontà della maggioranza diventasse consensus unani-
mis ed era disposto a concessioni e ritirate strategiche pur di otte-
nere l’assenso della minoranza. L’attitudine di Paolo VI in Conci-
lio fu variamente giudicata, ma il ritratto che ne dà mons. Prignon,
in uno dei suoi rapporti confidenziali all’ambasciatore Poswick, è
uno dei più esatti:
329
GEORGES DE NANTES, “Lettre à mes amis”, n. 211 del 1° settembre 1965, p. 13.
330
B. TISSIER DE MALLERAIS, op. cit., p. 359.
520 IL CONCILIO VATICANO II
stimoniano anche uno spirito di decisione poco comune. (…) Quanto a me,
credo che Paolo VI, pienamente consapevole del suo ruolo di arbitro supre-
mo, abbia voluto e, soprattutto, sia riuscito a stare al di sopra delle “parti”
e ha mirato incessantemente a ottenere l’unanimità. Aveva ragione anche
nel momento di acconsentire a ciò che, secondo menti male informate, pote-
va apparire come una limitazione del Primato e una correzione al dogma del
Vaticano I di riaffermare in teoria e in pratica i diritti imprescrittibili del
successore di Pietro e la perfetta coerenza tra i due Concili” 331.
331
Fonds Prignon, Rapport sur la 3e session du Concile: 25 octobre-21 novembre, in CLG,
n.1058.
332
Cfr. AS, IV/7, pp. 651-654; CAPRILE, vol. V, pp. 508-509; P. CHENAUX, L’influence des
écoles théologiques dans la rédaction de la constitution pastorale Gaudium et Spes (1962-
1965), in “Annuarium Historiae Conciliorum”, n. 35 (2003), pp. 150-166.
333
Testo in CAPRILE, vol. V, pp. 509-510.
334
Ivi, p. 509.
335
Il testo dell’omelia in AS, IV/7, pp. 654-662; tr. it. in CAPRILE, vol. V, pp. 501-505.
1965: LA QUARTA SESSIONE 521
uomo” e la “religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio” 336, senza che
le due religioni entrassero in conflitto, non mancando di suscitare
“stupore e scandalo” 337. Alla considerazione del Concilio si era presen-
tato “l’umanesimo laico profano”, ma il contatto non aveva causato, co-
me sarebbe potuto accadere, “uno scontro, una lotta, un anatema”.
“Come Pio X, citando san Paolo (II Thess, 2,4), vedeva l’uomo moderno far-
si dio e pretendeva l’adorazione, così Paolo VI dice espressamente che ‘la re-
336
AS, IV/7, p. 658.
337
A. WENGER, Les trois Rome, cit., p. 190.
338
AS, IV/7, p. 661.
339
S. PIO X, Enciclica E supremi apostolatus del 4 ottobre 1903, in ASS, 36 (1903-1904),
pp. 129-139, testo italiano in EE, IV, pp. 19-39.
522 IL CONCILIO VATICANO II
ligione del Dio che si è fatto uomo si è incontrata con la religione (perché ta-
le è) dell’uomo che si fa Dio’. E tuttavia egli, trapassando il carattere prin-
cipiale dell’affrontamento, pensa che, grazie al Concilio, l’affrontamento ab-
bia prodotto non un urto, non una lotta, non un anatema, ma una simpa-
tia immensa, un’attenzione nuova della Chiesa ai bisogni dell’uomo” 340.
340
R. AMERIO, Iota unum, cit., p. 97.
341
CONGAR, Diario, vol. II, p. 425, annotazione del 7 dicembre.
342
Ivi, p. 426.
343
Cfr. Ivi, pp. 426-427. Cfr. A. MELLONI, Yves Congar al Vaticano II. Ipotesi e linee di ri-
cerca, in “Rivista di Storia della Chiesa in Italia”, n. 50/2 (1996), pp. 516-520; R. BU-
RIGANA-G. TURBANTI, Preparare la conclusione del Concilio, in SCV, vol. IV, pp. 540-541
(pp. 483-648).
344
CÂMARA, Lettres conciliaires, vol. II, p. 895.
1965: LA QUARTA SESSIONE 523
345
Cfr. J. F. KOBLER, Were theologians the engineers of Vatican II?, cit., pp. 242-243.
346
ID., Vatican II, Theophany and the Phenomenon of Man, Peter Lang, Londra-New
York 1991, p. 83 (pp. 83-189).
347
Cfr. P. CORRÊA DE OLIVEIRA, Chiuso il Concilio: Momento di straordinaria importanza
nella storia dell’umanità, in ID., Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, cit., pp. 313-316.
348
H. JEDIN, Storia della mia vita, tr. it., Morcelliana, Brescia 1987, p. 321.
524 IL CONCILIO VATICANO II
349
Cfr. WILTGEN, pp. 281-282. Un itinerario analogo seguì don Arturo Medina Esté-
vez, teologo del card. Silva Henríquez, con cui ebbe a discutere fin dalla fine del
Concilio. Il card. Silva Henríquez avrebbe spianato la strada al social comunista Al-
lende in Cile, mentre mons. Medina, in seguito cardinale, sarebbe divenuto punto
di riferimento dei conservatori, soprattutto in materia liturgica.
350
Testo it. in CAPRILE, vol. V, p. 520.
351
Stefan Swiežawski (1907-2004), polacco, professore di filosofia all’Università di
Lublino. Cfr. JERZY KALINOWSKI-STEFAN SWIEŽAWSKI, La philosophie à l’heure du Conci-
le, Société d’Editions Internationales, Parigi 1965.
352
MARITAIN, Carnet de notes, Desclée de Brouwer, Parigi 1965, 8 dicembre 1965.
353
CONGAR, Diario, vol. II, p. 429.
1965: LA QUARTA SESSIONE 525
tutto ciò che avrebbe potuto fare. Ma, nel complesso, ha raggiunto più di
quanto la maggior parte della gente si sarebbe aspettato” 354.
Dopo i messaggi al mondo, seguì la lettura da parte dell’arci-
vescovo Felici dalla lettera apostolica In Spiritu Sancto, con cui il
Papa dichiarava chiuso il Concilio Vaticano II. Poi Paolo VI impartì
la benedizione finale, tra gli applausi della folla, e proclamò ad al-
ta voce: “Andate in pace, il Concilio è finito”. Erano le 13,21 del mer-
coledì 8 dicembre 1965, quando le campane di San Pietro annun-
ciarono la conclusione del ventunesimo Concilio ecumenico della
Chiesa.
La sera, il Presidente del Consiglio italiano Aldo Moro offrì un
pranzo in onore delle delegazioni straniere venute a Roma per il
Concilio. Al levar delle mense ricordò che l’assemblea aveva inte-
so affrontare, tra i suoi temi principali, “quelli della posizione della
Chiesa verso le conquiste culturali, sociali e morali del mondo moderno ed
i rapporti con le Chiese cristiane, con ogni confessione, con ogni religio-
ne ed infine con tutti gli uomini” 355.
Il 24 settembre Paolo VI aveva incontrato in Vaticano il giorna-
lista del “Corriere della Sera” Alberto Cavallari per spiegargli il
senso del messaggio conciliare. “Bisogna essere semplici e avveduti –
disse il Papa – nel cogliere il senso degli anni che stiamo vivendo. La
Chiesa vuole diventare poliedrica per riflettere meglio il mondo contem-
poraneo. Per diventarlo ha deciso di affondare l’aratro nei terreni inerti,
anche nei più duri, per smuovere, vivificare, portare alla luce ciò che re-
stava sepolto. Questa aratura provoca scosse, sforzi, problemi. Al nostro
predecessore toccò il compito di affondare l’aratro. Ora il compito di con-
durlo avanti è caduto nelle nostre povere mani”. Il Papa ribadì “la ne-
cessità per la Chiesa di aprirsi” al mondo, vedendo in ciò l’essenza
del “dialogo”, e negò l’esistenza di una crisi della Chiesa. “Proprio il
Concilio sta a dimostrare che accanto a una crisi della fede del mondo non
c’è per fortuna una crisi della Chiesa” 356.
354
KÜNG, La mia battaglia, p. 515.
355
CAPRILE, vol. V, p. 527.
356
ALBERTO CAVALLARI, Colloquio con Papa Paolo VI, in “Corriere della Sera”, 3 ottobre
1963, poi in ID., Il Vaticano che cambia, Mondadori, Milano 1966, pp. 44-45.
VII
1
Cfr. A-IPCO, 30 marzo 1988.
528 IL CONCILIO VATICANO II
2
Per una critica motivata di questo “spirito”, cfr. B. GHERARDINI, Concilio Ecumenico
Vaticano II, cit., pp. 74-75.
3
Sulla unitarietà e coerenza dei tre documenti, cfr. FLORIAN KOLFHAUS, Pastorale Lehr-
verkündigung. Grundmotiv des Zweiten Vatikanischen Konzils. Untersuchungen zu
“Unitatis Redintegratio”, “Dignitatis Humanae” und “Nostra Aetate”, LIT, Berlino 2010.
4
Cfr. C. BARTHE, op. cit., pp. 132-133.
5
L. SARTORI, Teologia ecumenica oggi, Libreria Gregoriana, Padova 1987, pp. 32-33; ID.,
Spirito Santo e storia, Ave, Roma 1977, da cui dipende la voce Segni dei tempi di GIAN-
NI GENNARI, in Nuovo Dizionario di spiritualità, a cura di STEFANO DE FIORES-TULLO
GOFFI, San Paolo, Cinisello Balsamo 1999, pp. 1400-1422.
6
G. B. MONDIN, Storia della teologia, ESD, Bologna 1997, vol. IV, p. 664.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 529
7
Ivi, p. 665.
8
Si veda ASSOCIAZIONE TEOLOGICA ITALIANA, Il linguaggio teologico oggi, a cura di AL-
FREDO MARRANZINI, Ancora, Milano 1970, in particolare CARLO MOLARI, La problema-
tica del linguaggio teologico, pp. 39-95. “Per la teologia si potrebbe dire che il significato
globale delle formule teologiche non può essere determinato solo dai contenuti ideali o dai
rapporti esistenti all’interno del sistema di fede, ma deve essere individuato nel quadro più
generale della cultura e delle esperienze storiche da cui essa trae le sue categorie espressive”
(ivi, p. 53).
9
MARCEL DE CORTE, L’intelligence en péril de mort, Collection du Club de la culture
française, Parigi 1969, p. 17.
530 IL CONCILIO VATICANO II
10
J. MADIRAN, Une schisme pour décembre, cit., p. 3.
11
CÂMARA, Lettres conciliaires, vol. II, p. 1026. Un industriale belga, Jacques Lannoye,
a nome di un gruppo di amici, offrì al card. Suenens e a mons. Helder Câmara il so-
stegno finanziario per alimentare la “sacra fiamma” del Concilio dopo la sua con-
clusione (ivi, pp. 877, 884-885).
12
J. RATZINGER, Problemi e risultati, cit., p. 155. Si consideri quanto scriveva, ad esem-
pio, GUILHERME BARAÚNA, nella prefazione all’opera collettiva di commento alla co-
stituzione dogmatica sulla Chiesa: “La Lumen Gentium non è che una nuova base di
lancio e di proiezione per il futuro. Essa immette nuovo sangue nella comunità cattolica e
cristiana. È necessario, ora, che questo sangue entri a far parte della sua circolazione vitale,
passi a rinnovare le sue fibre e i suoi tessuti fino all’ultima cellula. Il fermento è già stato
deposto nella massa. Ma il processo di fermentazione è appena incominciato” (G. BARAÚ-
NA, Prefazione a La Chiesa del Vaticano II, cit., p. XXIV).
13
Cfr. N. DEL RE, La Curia Romana. Lineamenti storico-giuridici, Edizioni di Storia e
Letteratura, Roma 1970; J. SÁNCHEZ Y SÁNCHEZ, La Curia Romana hasta Pablo VI: las
grandes líneas de su evolución histórica, in “Revista española de derecho canónico”, n.
32 (1976), pp. 439-458; ID., Ante una nueva reforma de la Curia Romana. Entre el respe-
to y la esperanza, in Estudios canónicos en homenaje al Profesor D. Lamberto de Echeverría,
Universidad Pontificia de Salamanca, Salamanca 1988, pp. 245-264.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 531
14
Cfr. AAS, 57 (1965), pp. 952-955, tr. it. in CAPRILE, vol. V, pp. 466-467. Al Motu pro-
prio seguì la notificazione Post litteras apostolicas del 4 giugno 1965. Il Sant’Uffizio
era stato costituito, con il nome di S. Congregazione della Romana e Universale In-
quisizione, da Paolo III, con la costituzione Licet ab initio del 21 luglio 1542. Cfr. le
critiche ai provvedimenti di Paolo VI svolte da R. AMERIO, in Iota unum, cit., pp. 154-
157 e P. PASQUALUCCI, in Giovanni XXIII, cit., pp. 277-287.
15
L’Index librorum prohibitorum 1600-1966, a cura di J. M. DE BUJANDA (Centre d’E-
tudes de la Renaissance, Université de Sherbrook, Ginevra 2002), raccoglie tutti
gli autori e gli scritti messi all’indice dal 1600 fino al 1966, per un totale di circa
3.000 autori e 5.000 scritti. Si veda anche BRUNO NEVEU, L’erreur et son juge. Re-
marques sur les censures doctrinales à l’époque moderne, Bibliopolis, Napoli 1993;
HUBERT WOLF, Storia dell’Indice. Il Vaticano e i libri proibiti, tr. it. Donzelli, Roma
2006.
16
Cfr. AAS, 59 (1967), p. 1058.
532 IL CONCILIO VATICANO II
17
CONGAR, Diario, vol. II, p. 433.
18
F. SPADAFORA, Il postconcilio. Crisi, diagnosi e terapia, Edizioni Settimo Sigillo, Roma
1991, p. 87.
19
C. FALCONI, Salgono gli amici di Papa Giovanni, in “L’Espresso”, 13 febbraio 1966.
Cfr. anche R. LAURENTIN, Ce que signifie l’entrée de Mgr Garrone à la Curie Romaine, in
“Le Figaro”, 4 febbraio 1966.
20
“Dopo i miei genitori, dirà un giorno il canonico Moeller, è dom Beauduin che mi ha inse-
gnato tutto” (BERNARD CHABERON, Le chanoine Charles Moeller sous-secrétaire au Saint-
Office, in “Le Phare-Dimanche”, 27 febbraio 1966). “Dom Lambert Beauduin aveva an-
nunciato l’elezione del cardinale Roncalli. Ma aveva egli mai sognato la nomina del più in-
signe dei suoi discepoli al Sant’Uffizio, sei anni dopo la sua morte?” (Paul VI a nommé le
chanoine Moeller sous-secrétaire du Saint-Office, in “La Cité”, 14 gennaio 1966).
21
CONGAR, Diario, vol. II, pp. 434-435.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 533
22
Giovanni Benelli (1921-1982), ordinato nel 1943, arcivescovo titolare di Tusuros e
pro-nunzio apostolico in Senegal nel 1966, sostituto della Segreteria di Stato dal
1967 al 1977, poi nominato arcivescovo di Firenze e cardinale nel 1977.
23
“Finalmente sono libero” dice il cardinale Ottaviani, intervista con GIANNA PREDA, in
“Il Borghese”, 15 febbraio 1968, pp. 291-293.
24
Ivi, p. 292.
25
Cfr. A. TORNIELLI, Paolo VI, cit., pp. 481-483.
534 IL CONCILIO VATICANO II
Agli inizi del 1968, il Papa sostituì alla testa della diocesi di
Roma il card. Luigi Traglia con il card. Dell’Acqua, che, dopo ave-
re ricevuto la porpora, era stato inizialmente destinato alla nuo-
va prefettura degli Affari economici della Santa Sede. Di Dell’Ac-
qua si parlò anche come possibile Segretario di Stato, ma nel
1969, il card. Jean Villot succedette in quella carica al cardinale
Amleto Cicognani.
Il 21 novembre 1970 Paolo VI pubblicò il motu proprio Ingrave-
scentem aetatem, con il quale veniva “definita l’età dei cardinali in re-
lazione al loro ufficio” 26. La costituzione introdusse, tra l’altro, il li-
mite di età per gli incarichi: 70 per i funzionari di Curia, 75 per i ca-
pi dei dicasteri o “prefetti”.
La riforma fu completata dalla costituzione apostolica Romano
Pontifici eligendo del 1° ottobre 1975, che escluse dall’elettorato atti-
vo in conclave e da ogni carica curiale i cardinali ultraottantenni. Il
Collegio cardinalizio ne risultò radicalmente trasformato, con la
creazione di centoquarantaquattro nuovi cardinali, in grande mag-
gioranza non italiani, nel corso di sei concistori tenuti tra il 1965 e
il 1977. Il peso della Curia fu ulteriormente limitato sia dalla costi-
tuzione del nuovo Sinodo episcopale, che dallo sviluppo delle con-
ferenze episcopali annunciate da Paolo VI come espressione di col-
legialità nel governo della Chiesa 27.
Vanno ricordate inoltre l’istituzione, nel 1967, del Consilium dei
Laici e della Commissione Justitia et Pax, affidati ad un altro espo-
nente progressista, il cardinale Roy, e lo sviluppo della Curia del dia-
logo, rappresentata dai tre Segretariati, per l’Unità dei cristiani, per
i non cristiani e per i non credenti, che assunsero il ruolo di veri di-
casteri. Per il neo-cardinale Parente, collaboratore del card. Ottavia-
ni, “convertito” alle tesi più avanzate, l’istituzione dei tre Segreta-
riati costituiva il frutto di un “atteggiamento di dialogo del Concilio,
convinto che anche l’errore può essere una base per la conquista più co-
sciente e profonda della verità” 28. La nuova fisionomia della curia fu
26
AAS, 62 (1970), pp. 810-813.
27
G. ZIZOLA, Il Sinodo dei vescovi. Cronaca, bilancio, documentazione, Borla, Torino 1968;
R. LAURENTIN, Le Premier Synode. Histoire et bilan, Ed. du Seuil, Parigi 1968.
28
P. PARENTE, Discorso alla Pontificia Università Urbaniana dell’11 novembre 1967,
cit. in G. ZIZOLA, Il Sinodo dei vescovi, cit., p. 228.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 535
29
AAS, 59 (1967), pp. 885-928.
30
AAS, 60 (1968), pp. 305-315.
31
Cfr. GIULIO PATRIZI DI RIPACANDIDA, Quell’ultimo glorioso stendardo. Le guardie nobili
pontificie dell’11 maggio 1801 al 15 settembre 1970, s.e., Città del Vaticano 1994.
32
Cfr. P. CORRÊA DE OLIVEIRA, Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di
Pio XII al Patriziato e alla Nobiltà romana, tr. it. Marzorati, Milano 1993.
33
Cit. in ivi, p. 36.
536 IL CONCILIO VATICANO II
34
N. DEL RE, voce Curia romana, in MV, p. 436 (pp. 433-439).
35
AAS, 80 (1988), pp. 841-912. Si veda La Curia Romana nella costituzione apostolica
“Pastor Bonus”, a cura di PIERO ANTONIO BONNET-CARLO GULLO, Libreria Editrice Va-
ticana, Città del Vaticano 1990.
36
Michel de Grosourdy, marchese di Saint-Pierre (1916-1987), fu scrittore e giornali-
sta di successo. Alcune sue opere come Les aristocrates (La Table Ronde, Parigi 1954)
e Les nouveaux aristocrates (Calmann-Levy, Parigi 1961) furono adattate per il cine-
ma. Su di lui, cfr. JEAN PAULHAN, Michel de Saint-Pierre, La Table Ronde, Parigi 1972.
37
Dieci anni dopo Michel de Saint-Pierre firmò Les fumées de Satan, un’impressio-
nante denuncia dei casi più clamorosi di deviazione dottrinale e liturgica della
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 537
ferisce che Paolo VI, ricevendo mons. Ancel, gli chiese che cosa
pensasse del quadro tracciato da Saint-Pierre nella sua opera. “Il
Santo Padre ritiene che sia una semplificazione, che sia un’immagine
falsata, costruita con qualche frammento vero. Non ha concesso all’au-
tore, Michel de Saint-Pierre, l’udienza da lui chiesta. Ma (ci dice mons.
del Gallo 38) il Santo Padre è piuttosto preoccupato per la situazione
olandese” 39.
Nel mese di luglio 1965 la rivista dei gesuiti inglesi, “The
Month”, pubblicò un’analisi preoccupante sulla situazione della
Chiesa in Olanda 40, definendola “la sua crisi più difficile dal tempo
della Riforma” 41 e individuando il pericolo maggiore “in un certo re-
lativismo dogmatico, unito ad un falso ecumenismo, e nel venir meno del-
la vita personale di preghiera in gran parte dei nostri cattolici” 42.
La crisi olandese esplose nell’ottobre 1966 con la pubblicazione,
per opera dei vescovi dei Paesi Bassi, di un Nuovo catechismo con-
tenente affermazioni profondamente ambigue sul peccato, la re-
denzione, l’eucarestia, la verginità della Madonna, il ruolo della
Chiesa e del Papa: in altre parole, su quasi tutti i punti essenziali
della fede cattolica 43. Una Commissione ad hoc di cardinali voluta
da Paolo VI, in dialogo con i cardinali e vescovi di quella nazione,
propose una serie d’integrazioni e di modifiche al Nuovo catechismo
olandese, con tono dialogante e non ultimativo 44. Le osservazioni
furono apertamente contestate da una larga parte dell’establishment
cattolico olandese, con alla testa il cardinale Primate, Bernard Jan
Alfrink, principale difensore del Nuovo catechismo.
45
Cfr. M. SCHMAUS-L. SCHEFFCZYK-JOACHIM GIERS, Exempel Holland: theologische Analy-
se und Kritik des Niederländischen Pastoralkonzils, Morusverlag, Berlino 1972.
46
Si veda GIULIO MEOTTI, Nella casbah di Rotterdam, in “Il Foglio”, 14 maggio 2009;
SANDRO MAGISTER, L’Eurabia ha una capitale: Rotterdam, www.chiesa.espressonline.it,
19 maggio 2009; ID., In Olanda non c’è più posto per il Bambino Gesù. O invece sì, ivi, 30
dicembre 2009, che riporta il reportage di MARINA CORRADI, Ad Amsterdam che cosa
resta del Natale, in “Avvenire”, 23 dicembre 2009.
47
Joannes Baptist Matthijs Gijsen (1932-2007), olandese, ordinato nel 1957, vescovo
di Roermond dal 1972 al 1996, poi vescovo e vescovo emerito di Reykjavik, in Islan-
da (1996-2007).
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 539
49
PAOLO VI, Enciclica Humanae vitae del 25 luglio 1968, in AAS, 60 (1968), pp. 481-503.
50
L. SCARAFFIA, Rivoluzione sessuale e secolarizzazione, in “L’Osservatore Romano”, 25
luglio 2008, ricorda l’impulso dato alla rivoluzione sessuale dalle ricerche del bio-
logo statunitense Alfred Kinsey (1896-1956), le cui date di nascita e di morte coinci-
dono con quelle dell’ideologo del marxfreudismo Wilhelm Reich (1897-1957).
51
Il giornalista Alberto Cavallari, nel suo colloquio con Paolo VI del 24 settembre
1963, ricorda come il Papa gli disse che “aprirsi al mondo” significava “rispondere al-
le domande dell’uomo d’oggi, il cristiano d’oggi”, alcune delle quali “particolarmente dif-
ficili”: “Prenda il birth control, per esempio. Il mondo chiede cosa ne pensiamo e noi ci tro-
viamo a dare una risposta. Ma quale? Tacere non possiamo. Parlare è un bel problema. La
Chiesa non ha mai dovuto affrontare, per secoli, cose simili. E si tratta di materia diciamo
strana per gli uomini della Chiesa, anche umanamente imbarazzante. Così, le Commissioni
si riuniscono, crescono le montagne delle relazioni, degli studi. Oh, si studia tanto, sa. Ma
poi tocca a noi decidere. E nel decidere siamo soli. Decidere non è così facile come studiare.
Ma dobbiamo dire qualcosa. Che cosa? (...) Bisogna proprio che Dio ci illumini” (A. CA-
VALLARI, Il Vaticano che cambia, cit., p. 51).
52
Cfr. J. DE BROUCKER, Le dossier Suenens. Diagnostic d’une crise, Ed. Universitaires,
Parigi 1970; ROBERT MCCLORY, Rome et la contraception. Histoire secrète de l’encyclique
Humanae vitae, Ed. de l’Atelier, Parigi 1998.
540 IL CONCILIO VATICANO II
53
Sull’enciclica, in prospettiva tradizionale, si veda, tra l’altro, ERMENEGILDO LIO
o.f.m., Humanae vitae e infallibilità; Paolo VI, Il Concilio e Giovanni Paolo II, LEV, Città
del Vaticano 1986; “Humanae vitae”: 20 anni dopo, Atti del II Congresso Internazio-
nale di Teologia Morale (Roma, 9-12 novembre 1988), Edizioni Ares, Milano 1989;
RALPH MCINERNY, Vaticano II. Che cosa è andato storto?, a cura di M. INTROVIGNE, Fe-
de e Cultura, Verona 2009; STÉPHANE SEMINCKX, La réception de l’encyclique “Humanae
vitae” en Belgique. Etude de théologie morale, Pontificia Universitas Sanctae Crucis, Ro-
ma 2006; M. SCHOOYANS, La profezia di Paolo VI. L’enciclica Humanae vitae, Cantagal-
li, Siena 2008.
54
Cfr. R. AMERIO, Iota unum, cit., p. 134 (pp. 133-138).
55
Against Pope Paul’s Encyclical, in “The New York Times”, 31 luglio 1968.
56
Charles Curran (1934), ordinato nel 1958, fu perito al Concilio, poi professore alla
Catholic University of America, da cui fu rimosso (1986) per il suo atteggiamento
di aperto dissenso verso il Magistero cattolico in tema di morale. Di lui, cfr. Loyal
Dissent: Memoirs of a catholic theologian, Georgetown University Press, Washington
2006.
57
Cfr. R. MCINERNY, Vaticano II, cit., pp. 36 e sgg, e l’articolo del card. FRANCIS J.
STAFFORD, 1968, l’anno della prova, in “L’Osservatore Romano”, 25 luglio 2008.
58
Cfr. lo studio, basato sui documenti degli archivi Suenens, Moeller, Philips e Pri-
gnon, di L. DECLERCK, La réaction du cardinal Suenens et de l’épiscopat belge à l’encycli-
que Humanae vitae. Chronique d’une Déclaration (juillet-décembre 1968), in “Ephemeri-
des Theologicae Lovanienses”, 84/1 (2008), pp. 1-68.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 541
59
Cfr. L. DECLERCK, La réaction du cardinal Suenens, cit., pp. 1-2.
60
Ivi, p. 75.
61
Gérard-Maurice-Eugène Huyghe (1909-2001), francese, ordinato nel 1933, consa-
crato vescovo di Arras nel 1962.
62
L. DECLERCK, La réaction du cardinal Suenens, cit., p. 49.
63
Ivi.
64
Cfr. L. DECLERCK-T.OSAER, op. cit., p. 75.
65
Cfr. “Regno-Documentazione”, n. 17 (1972), pp. 244-246.
66
Nel 1976 padre Innocenzo Colosio (1910-1997), un eminente studioso domenicano
della spiritualità, rilevava il crollo della ascetica e della mistica all’interno della
Chiesa cattolica, come conseguenza di una falsa spiritualità affermatasi dopo il
Concilio (I. COLOSIO, Agonia della mistica nell’attuale congiuntura ecclesiale?, in “Rivi-
sta di Ascetica e Mistica”, n. 3 (1976), pp. 105-116), mentre il padre stimmatino Cor-
nelio Fabro (1911-1995) denunciava le devastazioni della morale cattolica ad opera
dei “pornoteologi” (L’avventura della teologia progressista, Rusconi, Milano 1974).
542 IL CONCILIO VATICANO II
67
Leo Scheffczyk (1920-2005), teologo tedesco, ordinato nel 1947, professore alle uni-
versità di Tubinga e Monaco di Baviera, creato cardinale nel 2001.
68
L. SCHEFFCZYK, Responsabilità e autorità del teologo nel campo della teologia morale: il dis-
senso sull’enciclica “Humanae vitae”, in Pontificio Istituto Giovanni Paolo II dell’Univer-
sità Lateranense – Centro Accademico Romano della Santa Croce, Roma 1989, p. 283.
69
Ibidem.
70
Come studi generali sul Sessantotto, cfr. PEPPINO ORTOLEVA, Saggio sui movimenti del
1968 in Europa e in America, con un’antologia di materiali e documenti, Editori Riu-
niti, Roma 1988; ARTHUR MARWICK, The Sixties Cultural Revolution in Britain, France,
Italy and United States. c. 1958-1974, Oxford University Press, Oxford 1998; ROGER
KIMBALL, The Long March: How the Cultural Revolution of the 1960s Changed America,
Encounter Books, New Title, San Francisco 2000; Enciclopedia del ’68, Manifestolibri,
Roma 2008; ENZO PESERICO, Gli “anni del desiderio e del piombo”, Sugarco, Milano 2008.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 543
71
Si veda un quadro generale in: R. DE MATTEI, 1900-2000: Due sogni si succedono. La
costruzione, la distruzione, Edizioni Fiducia, Roma 1989.
72
ERIC HOBSBAWM, Il secolo breve 1914-1991: l’era dei grandi cataclismi, tr. it. Rizzoli, Mi-
lano 1999.
73
R. LAURENTIN, Crisi della Chiesa e secondo Sinodo episcopale, Morcelliana, Brescia
1969, p. 14.
74
Ivi, p. 15.
75
Ivi, p. 16.
544 IL CONCILIO VATICANO II
76
Cit. in GÉRARD CHOLVY-YVES-MARIE HILAIRE, Histoire religieuse de la France contem-
poraine, Privat, Tolosa 1988, vol. III, p. 307.
77
Christoph Schönborn (1945), austriaco, dell’Ordine domenicano, ordinato nel
1930. Vescovo titolare di Sutri e vescovo ausiliare di Vienna (1991), di cui diventò
arcivescovo nel 1995. Creato cardinale nel 1998.
78
Cit. in E. HABSBURG-LOTHRINGEN, Das Ende des Neuthomismus, cit., p. 118.
79
ROBERTO BERETTA, Cantavamo Dio è morto. Il 68 dei cattolici, Piemme, Casale Mon-
ferrato 2008, p. 16.
80
Ivi, p. 61.
81
G. MARTINA, La Chiesa in Italia, cit., p. 162.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 545
82
Cfr. MARIO CAPANNA, Formidabili quegli anni, Rizzoli, Milano 1988.
83
Cfr. MARIO BOATO, Contro la Chiesa di classe. Documenti della contestazione ecclesiale
in Italia, Marsilio, Padova 1969.
84
Intervista a “Avvenire” (20 marzo 1998). Sull’influenza del Cattolicesimo sul mo-
vimento del Sessantotto cfr. MARIO CUMINETTI, Il dissenso cattolico in Italia 1965-1980,
Rizzoli, Milano 1983; MICHELE BRAMBILLA, Dieci anni di illusioni. Storia del Sessantot-
to, Rizzoli, Milano 1994; R. BERETTA, Il lungo autunno. Controstoria del Sessantotto cat-
tolico, Rizzoli, Milano 1998; ROCCO CERRATO, Il Sessantotto e il mondo cattolico in Ita-
lia, in 1968: fra utopia e Vangelo. Contestazione e mondo cattolico, a cura di A. GIOVA-
GNOLI, Ave, Roma 2000.
85
PAOLO SORBI, Mea culpa sul ‘68, in “Avvenire”, 26 marzo 1998. Sorbi, che procla-
mava “Non può esservi Rivelazione senza Rivoluzione”, passerà da Lotta Continua al
Pci, per finire con incarichi direttivi nel Movimento per la Vita e una rubrica a Ra-
dio Maria.
86
Cfr. L. G. SUENENS, Lo Spirito Santo nostra speranza: una nuova Pentecoste?, tr. it. Pao-
line, Alba 1975.
87
Cfr. E. PESERICO, Gli “anni del desiderio e del piombo”, cit.
546 IL CONCILIO VATICANO II
88
R. LAURENTIN, La prodigieuse expansion du “mouvement de Pentecôte”, in “Le Figaro”,
21 gennaio 1974; ID., Pentecôtisme chez les catholiques: risques et avenir, Beauchesne,
Parigi 1974.
89
Cfr. Le cardinal Suenens évoque le climat de foi, de jeunesse et de spontanéité du re-
nouveau charismatique, in “Le Monde”, 19 luglio 1973. In un successivo libro, de-
dicato a Œcuménisme et renouveau charismatique. Orientations théologiques et pasto-
rales (Le Centurion, Parigi 1978), Suenens auspicherà la fusione del movimento
ecumenico con il pentacostalismo cattolico, affermando che “il rinnovamento cari-
smatico può agire come un potente motore per sollevare il popolo cristiano nella speran-
za ecumenica” (p. 156). Sulle origini del “pentecostalismo cattolico”, cfr. KEVIN e
DOROTHY RANAGHAN, Il ritorno dello Spirito. Storia e significati di un movimento re-
ligioso, tr. it. Jaca Book, Milano 1973; JOSEPH CREHAN s.j., Charismatics and Penteco-
stals, in “Christian Order”, n. 11 (1972), pp. 678-689. Cfr. anche la critica sintetica
ma puntuale di ENRICO ZOFFOLI, Carismi e carismatici nella Chiesa, Edizioni Deho-
niane, Roma 1991.
90
J. RATZINGER, La mia vita: ricordi, cit., p. 104.
91
G. BAGET BOZZO, L’intreccio. Cattolici e comunisti 1945-2004, Mondadori, Milano
2004, p. 130.
92
James Francis Stafford (1932), statunitense, ordinato nel 1957, vescovo titolare di
Respecta (1976), vescovo di Memphis (Usa) nel 1982, poi arcivescovo di Denver
(1986-1996), presidente del Pontificio Consiglio per i Laici (1996), creato cardinale
nel 1998.
93
F. STAFFORD, 1968. L’anno della prova, cit.
94
Carlo Caffarra (1938), ordinato nel 1961, consacrato vescovo di Ferrara-Comacchio
nel 1995, arcivescovo di Bologna nel 2004, creato cardinale nel 2006.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 547
95
C. CAFFARRA, Il sesso è libero, cioè relativo, in “Il Foglio”, 7 ottobre 2008.
96
Cfr. La nuova frontiera della teologia nell’America Latina, a cura di R. GIBELLINI, Que-
riniana, Brescia 1975; B. MONDIN, I teologi della liberazione, Borla, Roma 1977; PHILIP
BERRYMAN, Liberation Theology. The Essential Facts about the Revolutionary Movement in
Latin America and Beyond, Pantheon Books, New York 1987; LUCIA CECI, La teologia
della liberazione in America Latina. L’opera di Gustavo Gutiérrez, Franco Angeli, Milano
1999; I. ELLACURÍA-J. SOBRINO, Mysterium Liberationis, cit.; S. SCATENA, In populo pau-
perum. La chiesa latinoamericana dal concilio a Medellín (1962-1968), Il Mulino, Bologna
2007; ID., La teologia della liberazione in America Latina, Carocci, Roma 2008. Le radici
ideologiche remote del movimento sono bene individuate da JULIO LOREDO in Revo-
lution in the Church: tracing the roots of liberation theology, Pro-Manuscripto, s. l. 1992.
97
Cfr. L. CECI, La teologia della liberazione, cit., pp. 60-61.
548 IL CONCILIO VATICANO II
si riunì inoltre, per tre volte a Roma, il CELAM tra il 1963 e il 1965.
Queste assemblee furono definite dal loro presidente, mons. Larraín,
come il “primo caso, in tutta la storia della Chiesa, di realizzazione del con-
cetto di collegialità episcopale” e, in futuro, certamente un “veicolo dello
spirito del Concilio” 98. Come ricorda uno dei Padri conciliari latinoa-
mericani, mons. Marcos McGrath “il CELAM, nei mesi di permanenza
conciliare a Roma, promuoveva per i suoi membri riunioni regolari con con-
ferenzieri sui diversi temi del Concilio, oltre ad incontri personali e di grup-
pi (…); e sessioni settimanali di studio su temi attuali del Concilio, poiché i
principali gruppi erano riuniti attorno all’episcopato brasiliano e a quello ci-
leno. Questi diversi gruppi riuniti in tutta Roma (…) elaboravano proposte
ai documenti che molti vescovi avrebbero appoggiato” 99.
Un primo, significativo tentativo di realizzazione del Vaticano
II nel contesto culturale, sociale e politico latinoamericano fu l’as-
semblea straordinaria del CELAM, che si tenne dall’11 al 16 otto-
bre del 1966 a Mar del Plata (Argentina), sul tema Presencia activa
de la Iglesia en el desarrollo y en la integración de América Latina 100. Il
quadro di riferimento era la realtà latino-americana alla luce della
Gaudium et Spes. Dalla conferenza di Bandung nel 1955 il tema del-
lo “sviluppo” aveva iniziato ad esprimere le aspirazioni dei Paesi
del Terzo Mondo e, per quanto riguarda l’America Latina, era sta-
to sostenuto da alcuni organismi a carattere continentale, come la
Comisión Económica Para América Latina (CEPAL), fondata nel
1949 e dipendente dalle Nazioni Unite, il Banco Interamericano de
Desarrollo e la stessa Alianza para el Progreso, il programma di
aiuto americano per l’America Latina attuato tra il 1961 e il 1970 101.
98
Così in “Criterio”, n. 1475 (1965), p. 355. Durante la discussione dello schema De
episcopis ac de dioecesium regimine, una proposta di emendamento suggerì di inseri-
re nel testo conciliare un riferimento esplicito al CELAM come esempio di confe-
renza episcopale sopranazionale.
99
Cfr. L. CECI, La teologia della liberazione, cit., p. 57-58. Cfr. M. G. MCGRATH, Unas no-
tas sobre Paolo VI y la colegialidad episcopal en América Latina, in Paolo VI e la collegia-
lità episcopale, Colloquio internazionale di studio, Brescia (25-26-27 settembre 1992),
Studium, Brescia-Roma 1995, pp. 236-240.
100
Cfr. VICENTE OSCAR VETRANO, Crónica de la X Asemblea del CELAM en Mar del Pla-
ta, in “Criterio”, n. 1526 (1967), pp. 432-437.
101
Cfr. ALBERT OTTO HIRSCHMAN, Problemi dell’America Latina, Il Mulino, Bologna
1961, in particolare, per quanto riguarda la CEPAL, pp. 22-42.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 549
Il tema dello sviluppo era entrato anche nei documenti del Ma-
gistero, in particolare nelle encicliche giovannee Mater et Magistra
e Pacem in Terris, nonché nella costituzione pastorale Gaudium et
Spes, trovando una certa accoglienza a livello di riflessione teolo-
gica in alcuni autori europei 102.
Nel 1967 apparve l’enciclica Populorum Progressio 103, il cui testo
originale era redatto in francese, fatto inconsueto per un’enciclica,
ma che rivelava le fonti intellettuali del Pontefice, in particolare il
contributo al testo del padre Lebret 104, morto pochi mesi prima, nel
1966. Nel documento Paolo VI ammetteva l’esistenza di “situazioni
la cui ingiustizia grida verso il cielo” e di violazioni della dignità
umana in cui la rivolta armata poteva essere legittima.
102
L. CECI, La teologia della liberazione, cit., p. 77-78. Sulla teologia dello sviluppo si ve-
da ANGELO DE GENNARO, Teologia dello sviluppo, in Correnti teologiche postconciliari, a
cura di ALFREDO MARRANZINI, Città Nuova, Roma 1974, pp. 149-169.
103
PAOLO VI, Enciclica Popolorum Progressio del 26 marzo 1967, in PAOLO VI, Insegna-
menti, Encicliche, pp. 79-119.
104
Louis-Joseph Lebret (1897-1966), domenicano francese, ordinato nel 1928. Fu no-
minato esperto al Concilio all’inizio del 1964 e poi fu incaricato di preparare l’enci-
clica Popolorum progressio (1967).
105
PAOLO VI, Enciclica Popolorum Progressio, cit., p. 95.
550 IL CONCILIO VATICANO II
106
Gustavo Gutiérrez Merino (1928), peruviano, ordinato nel 1959. Dopo aver stu-
diato in Belgio, insegnò in America Latina e negli Stati Uniti. La sua opera princi-
pale è Teologia della liberazione. Prospettive, tr. it. Queriniana, Brescia 1972. Nel 1983
fu condannato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.
107
G. GUTIÉRREZ, La Chiesa e i poveri visti dall’America Latina, in Il Vaticano II e la Chie-
sa, a cura di G. ALBERIGO-J. P. JOSSUA, Paideia, Brescia 1985, p. 248 (pp. 231-260).
108
Hugo Assman (1933-2008), brasiliano, ordinato nel 1961 in Italia, allievo del pa-
dre Josef Fuchs s.j. (1912-2005) alla Gregoriana, lasciò il sacerdozio dieci anni dopo
per sposarsi con una donna brasiliana da cui ebbe due figli e assunse l’incarico di
docente nella Università metodista di San Paolo. Il suo testo basico è Teologia della
prassi di liberazione, tr. it. Cittadella, Assisi 1974 (1971).
109
Gustave Martelet (1916), gesuita, francese, discepolo di Teilhard de Chardin, pro-
fessore al Centre Sèvres di Parigi e all’Università Gregoriana di Roma. Teologo dei
vescovi francofoni dell’Africa in Concilio. Di lui cfr. Teilhard de Chardin prophète d’un
Christ toujours plus grand, Editions Lessius, Bruxelles 2005.
110
Roger Aubert (1914-2009), belga, ordinato nel 1938, storico e teologo, professore
all’università di Malines dal 1952 al 1983.
111
L. CECI, La teologia della liberazione, cit., p. 50. Si veda anche ROSINO GIBELLINI, Il di-
battito sulla teologia della liberazione, Queriniana, Brescia 1990 (1986); ID., Chiesa e li-
berazione in America Latina (1968-1972), in L’America Latina fra Pio XII e Paolo VI, a cu-
ra di A. MELLONI-S. SCATENA, Il Mulino, Bologna 2006.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 551
c) La conferenza di Medellín
112
Cfr. E. SCHILLEBEECKX, La Chiesa, l’uomo contemporaneo e il Vaticano II, Paoline, Ro-
ma 1966.
113
Cfr. K. RAHNER, I cristiani anonimi, in Nuovi saggi, vol. I, Paoline, Roma 1968, pp.
759-772; ID., Cristianesimo anonimo e compito missionario, in Nuovi saggi, vol. IV, Pao-
line, Roma 1973, pp. 619-642; ID., Osservazioni sul “cristianesimo anonimo”, in Nuovi
saggi, vol. V, Paoline, Roma 1974, pp. 677-697; ANITA RÖPER, I cristiani anonimi, tr. it.,
Queriniana, Brescia 1967, che si ispira alle idee di Rahner e Schillebeeckx.
114
Cit. in G. GUTIÉRREZ, La verità vi farà liberi. Confronti, tr. it. Queriniana, Brescia
1990, p. 37.
115
Ivi, p. 38.
552 IL CONCILIO VATICANO II
116
E. SCHILLEBEECKX, Befreiungstheologie Zwischen Medellin und Puebla, in “Orientierung”,
n. 43/1 (1979), p. 7 (pp. 6-10), cit. in S. SCATENA, La teologia della liberazione, cit., p. 27; O.
J. BEOZZO, Medellin. Inspirations et racines, in Volti di fine Concilio, cit., pp. 361-393.
117
Cfr. O. J. BEOZZO, Medellin. Inspirations et racines, cit., pp. 362-363.
118
GIOVANNI XXIII, DMC, vol. IV, cit., pp. 519-528.
119
Cfr. L. CECI, La teologia della liberazione, cit., p. 52. Sul gruppo “Chiesa dei poveri” e
sul “patto delle catacombe”, cfr. CAPRILE, vol. V, pp. 354-356. La riproduzione del “pat-
to” in BONAVENTURA KLOPPENBURG, O pacto da Igreja Serva e Pobre, in Concilio Vatica-
no II, Vozes, Petrópolis 1966, vol. IV, pp. 526-528.
120
Il documento, pubblicato per la prima volta a Parigi il 31 agosto 1967 da “Témoi-
gnage Chrétien”, si trova anche in “Il Regno/documentazione”, XIII, n. 151/2 (1968),
pp. 19-22 e, per l’America Latina, in “Criterio”, XL, nn. 1537-1538 (1967), pp. 936-941.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 553
121
Cfr. L. CECI, La teologia della liberazione, cit., p. 59.
122
Cfr. Ivi, p. 68; JOSÉ MARINS, Comunità ecclesiali di base in America Latina, in “Conci-
lium”, XX, n. 6 (1984), pp. 571-582; FAUSTINO LUIZ COUTO TEXEIRA, A gênese das CEBs
no Brasil. Elementos explicativos, Paulinas, San Paolo 1988.
123
Cfr. Comunidades eclesiais de base: utopia ou realidade, a cura di AFONSO GREGORY, Vo-
zes, Petrópolis 1973, pp. 53 sgg. Cfr. anche LUIZ GONZAGA FERNANDES, Gênese, Dinâ-
mica e Perspectivas das CEBs do Brasil, in “Revista Eclesiástica brasileira”, XDII, n. 167
(1982), pp. 456-464. Sulle Comunità di Base in Brasile, si veda la critica stringente di
P. CORRÊA DE OLIVEIRA-GUSTAVO ANTONIO SOLIMEO-LUÍZ SERGIO SOLIMEO, As CEBs…
das quais muito se fala, pouco se conhece. A TFP as descreve come são, Editora Vera Cruz,
San Paolo 1982.
124
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Istruzione Libertatis nuntius, del 6
agosto 1984, in DENZ-H, nn. 4730-4741 (AAS, 76 (1984), pp. 890-899); ID., Istruzione
su libertà cristiana e liberazione “Libertatis conscientia”, 22 marzo 1986; in DENZ-H, nn.
4750-4776 (AAS, 79 (1987), pp. 554-591). La dottrina della teologia della liberazione
era già stata condannata in diversi suoi aspetti da Giovanni Paolo II nel suo discor-
so al CELAM di Puebla nel 1979 (cfr. GIOVANNI XXIII, Insegnamenti, vol. II, pp. 188-
211 e pp. 212-230).
554 IL CONCILIO VATICANO II
125
CLODOVIS M. BOFF o.s.m., Teologia da Libertação e volta ao fondamento, “Revista Ecle-
siástica Brasileira”, n. 268 (2007), pp. 1001-1022.
126
Clodovis Boff (1944), brasiliano, dell’Ordine dei Serviti, professore all’Istituto
teologico francescano di Petropolis e all’Iser (Istituto di Studi Religiosi) di Rio de
Janeiro.
127
Leonardo Boff (1938), brasiliano, dell’Ordine Minore dei Cappuccini, ordinato nel
1964, allievo di Rahner in Germania, poi professore a Petropolis, fu uno degli ini-
ziatori della teologia della liberazione. Condannato nel 1984 dalla Congregazione
per la Dottrina della Fede, abbandonò il sacerdozio nel 1992 e si sposò, assumendo
un incarico alla Università di Rio de Janeiro. Di lui cfr. Gesù Cristo liberatore, tr. it.
Cittadella, Assisi 1973.
128
CLODOVIS M. BOFF o.s.m., Teologia da Libertação e volta ao fondamento, cit., p. 1004.
129
Ivi.
130
Ivi, p. 1009.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 555
131
Cfr. J. MARITAIN, Il contadino della Garonna, tr. it. Morcelliana, Brescia 1969, p. 16. Il
filosofo belga Marcel De Corte (1905-1994) definiva in quegli anni il progressismo
cristiano come “l’eresia modernista portata al parossismo e trionfante nella Chiesa” (La
grande eresia, tr. it. Volpe, Roma 1970, p. 100).
132
Sul “credo” di Paolo VI cfr., tra l’altro, C. POZO, El credo del Pueblo de Dios. Comen-
tario teológico, Biblioteca de Autores Cristianos, Madrid 1968.
133
Cfr. Intervista con il card. GEORGE COTTIER di GIANNI VALENTE, in “30 Giorni”, n. 4
(2008), pp. 46-61.
134
PAOLO VI, Omelia durante la Messa celebrata a Fatima, del 13 maggio 1967, in In-
segnamenti, vol. V (1967), pp. 229-239.
135
Cfr. A. TORNIELLI, Paolo VI, cit., p. 461. Nell’imminenza del viaggio, Papa Montini
riaprì il fascicolo su Fatima e chiese al Sant’Uffizio di esaminarlo. Il segreto venne
conosciuto non soltanto da poche persone, ma da una “plenaria” della Suprema
Congregazione, che si tenne in Vaticano il 1° marzo 1967.
556 IL CONCILIO VATICANO II
“di avere la sensazione che da qualche fessura sia entrato il fumo di Sata-
na nel tempio di Dio. C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’in-
quietitudine, l’insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida della Chiesa
(…) È entrato il dubbio nelle nostre coscienze ed è entrato per le finestre
che invece dovevano essere aperte alla luce (…) Anche nella Chiesa regna
questo stato di incertezza; si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta
una giornata di sole per la storia della Chiesa. È invece venuta una gior-
nata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza (…)” 137.
136
PAOLO VI, Discorso al Seminario Lombardo in Roma del 7 dicembre 1968, in Inse-
gnamenti, vol. VI (1968), pp. 1188-1189.
137
PAOLO VI, Omelia per il nono anniversario della incoronazione del 29 giugno
1972, in Insegnamenti, vol. X (1972), pp. 707-709.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 557
le rimette alcune volte sulle nostre labbra il grido implorante dei disce-
poli spaventati: ‘Signore, salvaci, noi periamo’ (Matth. 8, 25). (…) Bi-
sogna essere osservatori attenti, essere critici sagaci. Oggi tutto si tra-
sforma; tutto diventa problema; e dappertutto v’è pericolo d’illusione,
anche per i buoni” 138.
138
PAOLO VI, Discorso del 15 dicembre 1969 al Sacro Collegio dei Cardinali, in PAO-
LO VI, Insegnamenti, vol. VII, pp. 796-798.
139
PAOLO VI, Omelia del 3 settembre 1967, in www.vatican.va (il testo manca nel vo-
lume PAOLO VI, Insegnamenti).
558 IL CONCILIO VATICANO II
“1. l’insicurezza nella fede sempre più dilagante, suscitata dalla libera dif-
fusione di errori teologici sulle cattedre, in libri e saggi;
2. il tentativo di trasferire nella Chiesa le forme della democrazia parla-
mentare mediante introduzione del diritto di partecipazione su tutti e tre
i piani della vita ecclesiastica, nella Chiesa universale, nella diocesi e nel-
la parrocchia;
3. desacralizzazione del sacerdozio;
4. “strutturazione” libera della celebrazione liturgica al posto dell’adem-
pimento dell’Opus Dei;
5. ecumenismo come protestantizzazione” 141.
140
Cfr. H. JEDIN, Kirchengeschichte und Kirchenkrise, in “Aachener Kirchenzeitung”, 29
dicembre 1968 e 5 gennaio 1969, tr. it. in “L’Osservatore Romano”, 15 gennaio 1969.
141
ID., Storia della mia vita, cit., pp. 326-327.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 559
142
H. DE LUBAC, La Chiesa nella crisi attuale, tr. it. Paoline, Roma 1971, pp. 39-49. Il te-
sto riproduce quello della conferenza data all’Università di Saint-Louis (Missouri)
il 29 maggio 1969; Church in Crisis, in “Theology Digest”, n. 17 (1969), pp. 312-325.
La conferenza fu anche pubblicata sulla “Nouvelle revue Théologique”, n. 91
(1969), pp. 580-569.
143
PAOLO VI, Messaggio del 21 luglio 1969, in Insegnamenti, vol. VII (1969), pp. 499-500.
144
Ivi, pp. 493-494.
560 IL CONCILIO VATICANO II
145
A-Siri, fald. “Renovatio”. Il card. Ruffini fu ricevuto da Paolo VI il 4 gennaio 1966
e gli parlò del progetto: “Ho confidato a Sua Santità quanto ho scritto a Vostra Eminen-
za sull’opportunità d’un periodico che divulghi nel momento critico che attraversiamo la sa-
na dottrina e tenga fronte, quando sia necessario, alla rivista “Concilium” (che mi sembra
dia preoccupazione a Sua Santità stessa)” (ivi). Siri, a sua volta, ne parlò con il card. Ot-
taviani che lo incoraggiò fortemente.
146
I fondatori di “Concilium”, molti dei quali avevano svolto un ruolo determinan-
te come periti conciliari, erano Antoine van den Boogaand, Paul Brand, Yves Con-
gar, Hans Küng, Johann-Baptiste Metz, Karl Rahner ed Edward Schillebeeckx. Cfr.
HADEWYCH SNIJDEWIND, Genèse et organisation de la Revue internationale de théologie
“Concilium”, in “Cristianesimo nella storia”, n. 21 (2000), pp. 645-673.
147
SIRI, Diario, p. 391.
148
Gianni Baget Bozzo (1925-2009), dopo un’esperienza giovanile nella sinistra
dossettiana, fondò le riviste “L’Ordine Civile” e “Lo Stato” per contrastare la for-
mazione del centro-sinistra. Chiamato nel 1966 dal card. Siri alla direzione di
“Renovatio”, fu ordinato dello stesso card. Siri nel 1967. Dopo aver lasciato nel
1978 la direzione di “Renovatio”, nella primavera del 1984 fu eletto deputato nel-
le liste del Partito Socialista Italiano (PSI) per il Parlamento Europeo. La candi-
datura gli causò un processo canonico che lo portò alla sospensione a divinis, il 4
agosto 1985. Si ricandidò nel 1989 e rimase a Strasburgo fino al 1994. La pena
venne quindi revocata dal successore di Siri, mons. Giovanni Canestri. Lasciato
il PSI, nel 1994, partecipò alla fondazione di Forza Italia, di cui redasse la “Car-
ta dei Valori”.
149
G. BAGET BOZZO, I tempi e l’eterno. Intervista su un’esperienza teologica, a cura di
CLAUDIO LEONARDI-GIOVANNI TASSANI, Marietti, Genova 1988, p. 37. “Quando andai
dal cardinale Siri a proporgli di fare “Renovatio” – ricorda Baget Bozzo – il cardinale era
un uomo sconfitto e angosciato. In pochi anni da candidato del papa al papato, era passato
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 561
alla condizione di una minoranza reietta, considerata sul piano dell’opinione pubblica come
semi-eretica. Gli chiesi se era disposto ad aiutarmi a fare una rivista che accettasse il Con-
cilio e lo accettasse come evento dottrinale, e che difendesse in questo ambito quello che nel-
la tradizione sentivamo come vincolante” (ivi, p. 38).
150
Gli editoriali di “Renovatio” e le note al clero già apparse nella “Rivista Diocesa-
na” genovese sono raccolti in G. SIRI, Il dovere dell’ortodossia. Editoriali di “Renovatio”
e note al clero, Giardini, Pisa 1987.
151
G. SIRI, Riflessioni sul movimento teologico contemporaneo, Fraternità della Santissi-
ma Vergine Maria, Roma 1975; il testo è stato poi inserito in ID., Getsemani. Riflessio-
ni sul Movimento teologico contemporaneo, Fraternità della Santissima Vergine Maria,
Roma 1980, pp. 11-97.
152
Ivi, p. 37.
153
G. SIRI, Getsemani, cit., p. 73.
154
L. M. CARLI, Nova et vetera. Tradizione e progresso nella Chiesa dopo il Vaticano II, Isti-
tuto Editoriale del Mediterraneo, Roma 1969, p. 17.
562 IL CONCILIO VATICANO II
“Non è forse arrivato il momento di dire ciò che pensiamo del Concilio, di
fare uno studio su ogni schema per mostrarne gli equivoci, le tendenze ne-
faste, di chiedere di nominare una Commissione di interpretazione e an-
che di revisione? Personalmente non esito più a dirlo in tutte le mie con-
versazioni. Mi accingo a scrivere un articolo sul tema seguente: lo spiri-
to postconciliare non ha niente a che vedere con il Concilio.
Da parte mia sono convinto che ciò di cui siamo testimoni attualmente ha
la sua fonte diretta nel Concilio. Non si scardinano tutte le verità della
Tradizione senza rovinare l’edificio della Chiesa.
Lei evoca poi un problema gravissimo che non possiamo più tacere alme-
no nei nostri colloqui privati ed è l’atteggiamento del Santo Padre in al-
cuni testi, ma soprattutto nei suoi atti. Come definirlo? Come giudicarlo
quando tutta la Tradizione della Chiesa lo condanna?” 156.
155
Il 5 ottobre 1969, in una lettera a mons. Lefebvre, in cui annunciava la dolorosa
defezione di mons. Sigaud, mons. de Castro Mayer scriveva: “Allora, oso, ancora una
volta, ricorrere alla Sua carità, ai Suoi consigli. La situazione della Chiesa non potrebbe es-
sere più terribile! Il nuovo Ordo Missae non si accorda bene con il dogma. È l’inizio della
capitolazione davanti al protestantesimo. È il disconoscimento di Trento e di Pio V. Possia-
mo noi, pastori di anime, seguire una ‘via media’, senza dire niente e lasciando che ciascun
sacerdote segua la propria coscienza o incoscienza, con rischi per molte anime? E se dicia-
mo apertamente ciò che pensiamo, quali saranno le conseguenze? La destituzione che pro-
voca lo sconcerto di molti fedeli e lo scandalo dei più deboli. Possiamo, in coscienza, esporci
a tali conseguenze? Ecco dei casi di coscienza molto dolorosi. Non so quale appoggio abbia
la buona causa a Roma. Tale appoggio potrà deviare il fulmine che minaccia la fede e la pietà
di molti fedeli. Mi scuso se La disturbo su tutto questo chiedendoLe una parola che mi illu-
mini e mi conforti” (Lettera di mons. Castro Mayer a mons. Lefebvre del 5 ottobre
1969, in A-Ecône 05-01).
156
Lettera di mons. Lefebvre a mons. de Castro Mayer del 28 maggio 1968, in A-Ecô-
ne 05-01.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 563
9. L’Ostpolitik vaticana
157
R. DE MATTEI, Il crociato del secolo XX, cit., pp. 250-258.
158
Ivi, pp. 219-220.
159
Cfr. G. BARBERINI, L’Ostpolitik della Santa Sede, cit., pp. 250 e sgg.
564 IL CONCILIO VATICANO II
160
A. CASAROLI, op. cit., p. 269.
161
Cfr. “Relazioni Internazionali”, 12 febbraio 1973, pp. 161-165.
162
A. WENGER, Le cardinal Villot, cit., p. 260.
163
L’annuncio della rimozione del card. Mindszenty venne dato da “L’Osservatore
Romano”. Secondo il “Giornale d’Italia” del 6-7 febbraio 1974, il Vaticano ne avreb-
be “offerto la testa su un piatto d’argento al suo Erode, il governo comunista di Budapest”.
Da Zurigo “Die Weltwoche” del 13 febbraio scriveva che a martirizzare Mindszenty
era ora Roma stessa, sollecitata di sbarazzarsi della sua figura anacronistica in no-
me della nuova Ostpolitik del Vaticano. Quando, il 5 febbraio 1974, venne resa di
pubblico dominio la notizia della sua destituzione, il card. Mindszenty rilasciò un
comunicato in cui dichiarava di non aver mai rinunciato alla sua carica di arcive-
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 565
scovo né alla sua dignità di Primate di Ungheria, ma sottolineando che “la decisione
è stata presa unicamente dalla Santa Sede” (Memorie, cit., p. 372).
164
Cfr. CASAROLI, op. cit., pp. 72-73.
165
Alessio Ulisse Floridi (1920-1986), gesuita, ordinato nel 1949 nel rito bizantino sla-
vo, “sovietologo” della “Civiltà Cattolica” fino al 1965, quando fu destinato prima
in Brasile, poi negli Stati Uniti, dove svolse la sua missione tra i cattolici uniati.
166
Cfr. A. U. FLORIDI, Mosca e il Vaticano, cit. Successivamente, ricordando la parteci-
pazione al Concilio Vaticano II degli “osservatori” del patriarcato di Mosca, di cui
era noto il legame di diretta dipendenza dal Cremlino, affermava: “È certo che da
parte del Cremlino vi fosse un profondo interesse ad impedire ogni eventuale tentativo del
concilio di condannare ufficialmente il comunismo. (...) La Chiesa ortodossa russa sciolse le
sue riserve nei confronti del Concilio solo dopo che apparve chiaro che il Concilio non avreb-
be condannato il comunismo” (In tema di “dissenso” e di “ostpolitik”, intervista con pa-
dre Alessio U. Floridi a cura di R. DE MATTEI, in “Cristianità”, n. 32 (1977)). Tra le
prime critiche all’Ostpolitik, quelle dello scrittore tedesco REINHARD RAFFALT, Wohin
steuert der Vatikan? Papst zwischen Religion und Politik, Piper, Monaco 1973.
167
A. U. FLORIDI, Mosca e il Vaticano, cit., p. 61.
566 IL CONCILIO VATICANO II
“Nel nostro Paese è stato pericolosissimo il fatto che hanno gettato sul
tappeto ciò che di più prezioso noi avevamo, cioè la cosiddetta Chiesa clan-
destina. Io stesso ho ricevuto l’ordine di cessare di ordinare segretamente
i sacerdoti. Per noi fu veramente una catastrofe, quasi come se ci avesse-
ro abbandonato, buttato via. (…) Questo è stato il dolore più grande del-
la mia vita. I comunisti, così, hanno avuto nelle loro mani la pastorale
pubblica della Chiesa. Se qualche prete nella sua parrocchia si dedicava ai
ministranti, veniva privato del consenso statale senza il quale nessun sa-
cerdote poteva esercitare. La Chiesa era condannata a rinchiudersi negli
edifici di culto e poi a spegnersi. (…) La nostra speranza era la Chiesa
clandestina, che silenziosamente collaborava con i preti nelle parrocchie e
che formava dei giovani pronti al sacrificio: professori, ingegneri, medici,
disposti a diventare preti. Io ne ho ordinati circa 120. Queste persone la-
voravano in silenzio tra i giovani e le famiglie, pubblicavano di nascosto
riviste e libri. In realtà l’Ostpolitik vendette questa nostra attività in cam-
bio delle promesse vaghe e incerte dei comunisti’” 168.
168
JÁN KOREC, Intervista a “Il Giornale”, 18 luglio 2000. Ján Chryzostom Korec s.j.
(1924), slovacco, ordinato nel 1950, consacrato vescovo nel 1951, vescovo di Nitra
dal 1990 al 2005, creato cardinale nel 1991.
169
Il manifesto uscì nei giorni successivi a una visita a Cuba di mons. Agostino Casa-
roli. Nel corso del viaggio, avvenuto tra il 27 marzo e il 5 aprile 1974 su invito dell’e-
piscopato cubano, mons. Casaroli ebbe colloqui con esponenti del governo e con Fidel
Castro. L’anno successivo egli fu nella Repubblica Democratica Tedesca e dal 30 luglio
al 1 agosto 1975 prese parte, come delegato speciale di Paolo VI, alla conferenza sulla
“sicurezza” di Helsinki, firmandone, a nome della Santa Sede, l’atto finale. Sul viaggio
a Cuba, cfr. anche RICCARDO CANNELLI, Il viaggio a Cuba di Monsignor Casaroli, in L’A-
merica Latina fra Pio XII e Paolo VI. Il cardinale Casaroli e le politiche vaticane in una Chiesa
che cambia, a cura di A. MELLONI-S. SCATENA, Il Mulino, Bologna 2006, pp. 195-235.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 567
171
G. DOSSETTI, Per una “Chiesa eucaristica”. Rilettura della portata dottrinale del Vatica-
no II. Lezioni del 1965, a cura di G. ALBERIGO-G. RUGGIERI, Il Mulino, Bologna 2002.
172
Godfried Danneels (1933), ordinato nel 1957, vescovo di Anversa nel 1977, poi di
Malines-Bruxelles dal 1979 al 2009, creato cardinale nel 1983.
173
Cfr. G. DANNEELS, La réforme liturgique de Paul VI et ses enjeux pour la vie de l’Eglise,
in Le rôle de G.B. Montini, cit., p. 4.
174
Cfr. TITO CASINI, La tunica stracciata. Lettera di un cattolico sulla “Riforma liturgica”,
con prefazione del card. Antonio Bacci, Sates, Roma 1967; ID., Nel fumo di Satana.
Verso l’ultimo scontro, Il carro di San Giovanni, Firenze 1976.
175
Il 26 settembre 1964 il Consilium autorizzò l’uso facoltativo del volgare in tutti i ri-
ti tranne il prefazio e il canone della Messa.
176
Il 3 aprile 1969 apparve la costituzione apostolica Missale Romanum che constava di
due documenti: la Institutio generalis missalis Romani e il nuovo Ordo Missae propria-
mente detto, ossia il nuovo testo della Messa e delle rubriche che lo accompagnano
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 569
(cfr. AAS, 61 (1969), pp. 217-226). Il breviario ricevette la sua nuova forma il 2 febbraio
1971 con l’Institutio generalis de liturgia horarum (cfr. AAS, 63/2 (1971), pp. 527-535).
177
G. MARTINA, Storia della Chiesa, Morcelliana, Brescia 1995, vol. III, p. 359.
178
Cfr. Y. CHIRON, Paul VI, cit., p. 289.
179
Cfr. VIRGINIO PONTIGGIA, L’interesse per la liturgia in G.B. Montini: gli anni giovanili
alla FUCI, in Liturgia: temi e autori, cit., pp. 35-82.
180
Tra i numerosi studi critici sulla “Nuova Messa” e la Riforma liturgica, per la
maggior parte composti da studiosi laici, segnaliamo: A. X. VIDIGAL DA SILVEIRA, La
nouvelle Messe de Paul VI qu’en penser?, cit.; J. VAQUIÉ, La Révolution liturgique, Diffu-
sion de la Pensée Française, Chiré-en-Montreuil 1971; L. SALLERON, La Nouvelle Mes-
se, Nouvelles Editions Latines, Parigi 1976 (1971); WOLFGANG WALDSTEIN, Hirtensor-
ge und Liturgiereform, Lumen Gentium, Schaan (Fl) 1977; KLAUS GAMBER, Die Reform
der Römischen Liturgie, F. Pustet, Regensburg 1979 (quest’opera nella versione fran-
cese: La réforme liturgique en question, Editions Sainte-Madeleine, Le Barroux 1992,
contiene prefazioni dei cardinali Silvio Oddi, Joseph Ratzinger e Alfons M. Stick-
ler); M. DAVIES, Pope Paul’s New Mass, The Angelus Press, Dickinson (Texas) 1980;
Die heilige Liturgie, a cura di FRANZ BREID, Ennsthaler, Steyr 1997; Autour de la Que-
stion Liturgique avec le cardinal Ratzinger, Association Petrus a Stella, Fontgombault
2001, tr. it. La questione liturgica. Atti delle “Giornate liturgiche di Fontgombault”, 22-24
luglio 2001, Nova Millennium, Roma 2010; R. DE MATTEI, La liturgia della Chiesa nel-
l’epoca della secolarizzazione, Solfanelli, Chieti 2009; MARTIN MOSEBACH, Eresia del-
l’informe: la liturgia romana e il suo nemico, tr. it. Cantagalli, Siena 2009.
570 IL CONCILIO VATICANO II
181
Lo studio, promosso da Una Voce-Italia, è stato ripubblicato dalla stessa associa-
zione assieme a un Nuovo esame critico del Novus Ordo Missae (Il Novus Ordo Missae:
due esami critici, in “Una Voce”, suppl. al n. 48-49 (1979) del notiziario).
182
F. ANTONELLI, Note sulla riforma liturgica, cit., in N. GIAMPIETRO, Il card. Ferdinando
Antonelli, cit., p. 257.
183
Cfr. G. ALBERIGO, Il popolo di Dio nell’esperienza di fede, in “Concilium”, n. 20 (1984),
pp. 940-958; ID., La riforma conciliare nel cammino storico del movimento liturgico e nel-
la vita della Chiesa, in Transizione epocale, cit., pp. 505-525.
184
Tre pellegrinaggi internazionali di cattolici si svolsero a Roma per riconfermare la
fedeltà alla Messa tradizionale e al catechismo di San Pio X (cfr. GUGLIELMO ROSPI-
GLIOSI, La manifestazione dei cattolici tradizionalisti riconfermano la fedeltà al messale e al
catechismo, in “Il Tempo”, 19 giugno 1970). Una raccolta degli appelli fino al 1980 in
... Et pulsanti aperietur (Lc 11, 10), Una Voce, Clarens 1980.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 571
185
Tra i firmatari figuravano: Romano Amerio, Jorge Luis Borges, Marcel Brion,
Agatha Christie, Henri de Montherlant, Augusto Del Noce, Robert Graves,
Graham Green, Julien Green, Yehudi Menuhin, Malcolm Mudderidge, Marius Sch-
neider, Bernard Wall. Cfr. il testo e l’elenco dei firmatari in “Una Voce”, n. 7 (1971),
pp. 1-10.
186
DINO PIERACCIONI, Il Concilio, la tradizione, le fughe in avanti, in “Il Resto del Carli-
no”, 18 agosto 1976.
572 IL CONCILIO VATICANO II
tutta una serie di novità e di varianti, molte delle quali non previ-
ste né dal Concilio né dalla stessa costituzione Missale Romanum di
Paolo VI 187.
Il quid novum non consisté solo nella sostituzione della lingua
di culto latina con le lingue volgari; ma nell’altare concepito come
una “mensa”, per sottolineare l’aspetto di banchetto in luogo del
sacrificio; nella celebratio versus populum, sostituita a quella versus
Deum, con l’abbandono conseguente della celebrazione verso
Oriente, ovvero verso Cristo, simboleggiato dal sole nascente; nel-
la mancanza di silenzio e di raccoglimento durante la cerimonia e
nella teatralità della celebrazione, spesso accompagnata da canti
dissacranti, con il sacerdote spesso ridotto a “presidente dell’as-
semblea”; nell’ipertrofia della liturgia della parola rispetto alla li-
turgia eucaristica; nel “segno” della pace che sostituisce le genu-
flessioni del sacerdote e dei fedeli quale simbolo del passaggio
dalla dimensione verticale a quella orizzontale dell’azione liturgi-
ca; nella comunione ricevuta dai fedeli in piedi e poi in mano; nel-
l’accesso delle donne all’altare; nella concelebrazione come ten-
denza alla “collettivizzazione” del rito; soprattutto nella modifica
e nella sostituzione delle preghiere dell’Offertorio e del Canone.
L’eliminazione, in particolare, delle parole Mysterium Fidei dalla
forma eucaristica, può essere considerata, come ha osservato il
card. Alfons Maria Stickler 188, come il simbolo della demitizzazio-
ne e con ciò dell’umanizzazione del nucleo centrale della Santa
Messa 189.
Il filo conduttore di queste innovazioni può essere espresso nel-
la tesi secondo cui, se vogliamo rendere la fede di Cristo accessibi-
le all’uomo di oggi, dobbiamo vivere e presentare questa fede al-
187
R. DE MATTEI, La liturgia della Chiesa nell’epoca della secolarizzazione, cit., pp. 30-31.
188
Alfons Maria Stickler (1910-2007), austriaco, ordinato nel 1937, professore di Di-
ritto Canonico presso la Pontificia Università Salesiana di cui fu rettore dal 1958 al
1966. Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana (1981), pro-bibliotecario di Santa
Romana Chiesa e arcivescovo titolare di Bolsena nel 1983, creato cardinale nel 1985.
189
Cfr. A. M. STICKLER (1910-2007), Erinnerungen und Erfahrungen eines Konzilperitus
der Liturgiekomission, in Die heilige Liturgie, cit., p. 176. Il card. Stickler ricorda come
il Sacramentarium Gelasianum, cioè il più antico messale della Chiesa romana, con-
tiene chiaramente nel testo originale (in Codice Vaticano, Reg. lat. 316, foglio 181v),
il “mysterium fidei” (op. cit., p. 174).
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 573
190
G. ROUTHIER, Il Concilio Vaticano II, cit., p. 101.
191
Cfr. MICHAEL KUNZLER, La liturgia all’inizio del terzo millennio, in Il Concilio Vatica-
no II. Recezione e attualità alla luce del Giubileo, a cura di R. FISICHELLA, San Paolo, Ci-
nisello Balsamo 2000, pp. 217-231.
192
ANGELUS A. HÄUßLING o.s.b., Liturgiereform. Materialen zu einem neuen Thema der Li-
turgiewissenschaft, in “Archiv für Liturgiewissenschaft”, n. 31 (1989), p. 29 (pp. 1-32).
193
LUIS MALDONADO, Secolarizzazione della liturgia, tr. it. Edizioni Paoline, Roma
1972, p. 473.
194
J. RATZINGER, Klaus Gamber, L’intrépidité d’un vrai témoin, prefazione a mons. K.
GAMBER, La réforme liturgique, cit., p. 6. Cfr. anche ID., Introduzione allo spirito della li-
turgia, tr. it. San Paolo, Cinisello Balsamo 2001.
574 IL CONCILIO VATICANO II
si ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della
liturgia” 195.
Nella lettera apostolica Ecclesia Dei 196 del 2 luglio 1988, Giovan-
ni Paolo II chiese ai vescovi e a tutti coloro che svolgono nella Chie-
sa il ministero pastorale di “garantire il rispetto delle giuste aspirazio-
ni” di tutti quei fedeli cattolici “che si sentissero vincolati ad alcune pre-
cedenti forme liturgiche e disciplinari della tradizione latina”. Nel 2007 il
card. Ratzinger, divenuto Papa Benedetto XVI, con il motu proprio
Summorum Pontificum 197, al fine di soddisfare “le giuste aspirazioni”
dei fedeli del Rito tradizionale antico e per “giungere a una riconci-
liazione interna alla Chiesa” 198, restituì pieno diritto di cittadinanza al
Rito Romano antico che giuridicamente non era mai stato abrogato
ma che, di fatto, era stato per quarant’anni “interdetto” 199.
195
J. RATZINGER, La mia vita: ricordi, cit., pp. 110-113.
196
Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Lettera Apostolica Ecclesia Dei del 2 luglio 1988, in AAS,
80 (1988), p. 1498.
197
Cfr. BENEDETTO XVI, Lettera Apostolica Motu Proprio Data sull’uso della liturgia
romana anteriore alla riforma effettuata nel 1970, Summorum Pontificum del 7 luglio
2007, in AAS, 99 (2007), pp. 777-781, accompagnata da una lettera, Ad omnes catho-
licae Ecclesiae episcopus ritus romanis, ivi, pp. 795-799.
198
Ivi, p. 28.
199
Jean Madiran fa la storia di questa interdizione in Francia, dal novembre 1969,
quando il card. Marty (1904-1994), presidente della Conferenza episcopale, stabilì
che, a partire dal 1° gennaio 1970, il nuovo Ordo Missae sarebbe stato obbligatorio e
utilizzato solo in lingua francese (cfr. J. MADIRAN, Histoire de la messe interdite, Via
Romana, Versailles 2007 e 2009, 2 voll.).
200
Paolo VI, Bolla Apostolorum Limina del 23 maggio 1974, in AAS, 66 (1974), pp.
289-307.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 575
201
La bibliografia su questo tema è vasta. Oltre ai volumi di V. MESSORI a colloquio
col cardinale J. RATZINGER, Rapporto sulla fede, cit., e R. AMERIO, Iota unum, cit., cfr.
anche DIETRICH VON HILDEBRAND, Il cavallo di Troia nella Città di Dio, tr. it. Volpe, Ro-
ma 1971; ID., Der verwüstete Weinberg, J. Habbel, Regensburg 1973; C. FABRO c.p.s.,
L’avventura della teologia progressista, cit.; BERNARD MONSEGÚ c.p., Posconcilio, Stu-
dium, Madrid 1975-1977, 3 voll.; WIEGAND SIEBEL, Katholisch oder konziliar – Die Kri-
se der Kirche heute, A. Langen-G. Müller, Monaco-Vienna 1978; G. SIRI, Getsemani,
cit.; GEORGE MAY, Der Glauben in der nachkonziliaren Kirche, Mediatrix Verlag, Vien-
na 1983; A. SINKE GUIMARÃES, In the murky waters of Vatican II, cit.
202
Gli Stati Uniti sono il Paese che ci offre le statistiche più certe su questa devasta-
zione. Cfr. l’impietoso quadro tracciato da ROGER FINKE e RODNEY STARK in The Chur-
ching of America, 1776-1990. Winners and Loosers in Our religiuos Economy, Rutgers
University Press, New Brunswick (New Jersey) 1992.
203
Cfr. FRANCISCO JOSÉ FERNÁNDEZ DE LA CIGOÑA, El invierno postconciliar, in “Verbo”,
nn. 393-394 (2001), pp. 329-358, che riporta dati impressionanti sul crollo della già
fiorente vita religiosa spagnola.
204
Cfr. G. MARTINA, Storia della Chiesa, cit., pp. 376-377.
205
G. MARTINA, La Chiesa in Italia negli ultimi trent’anni, Prefazione di Clemente Riva,
Studium, Roma 1977, p. 142.
576 IL CONCILIO VATICANO II
“Perché si fa così poco per consolidare le colonne della Chiesa, onde evi-
tarne il crollo? Se vi è ancora una persona convinta che gli avvenimenti
che si sviluppano nella Chiesa siano marginali, o che si tratti di difficoltà
transitorie, vuol dire che è irrecuperabile. (…) Ma la responsabilità dei ca-
pi della Chiesa è ancora più grande, se essi non si occupano di questi pro-
blemi o se credono di rimediare al male con qualche lavoretto di rattoppo.
No: qui si tratta del tutto; qui si tratta della Chiesa; qui si tratta di una
specie di rivoluzione copernicana scoppiata nel seno stesso della Chiesa,
di una rivoluzione gigantesca nella Chiesa” 208.
206
Cfr. lo studio del claretiano ANGELO PARDILLA, I religiosi ieri, oggi e domani, Edi-
trice Rogate, Roma 2007. Analogo il quadro delle religiose tracciato dallo stesso
autore: ID., Le religiose ieri, oggi e domani, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vati-
cano 2008.
207
Rudolf Graber (1903-1992), tedesco, ordinato nel 1926, vescovo di Ratisbona dal 1962
al 1981.
208
R. GRABER, Sant’Atanasio e la Chiesa del nostro tempo, tr. it. Civiltà, Brescia 1974, p.
28, 79.
209
Robert Joseph Dwyer (1908-1976), statunitense, ordinato nel 1932, vescovo di Re-
no (Nevada) nel 1952 e poi arcivescovo di Portland (Oregon) dal 1966 al 1974.
210
Testo della lettera, con il titolo Una cattedrale devastata, in “Sì sì, no no”, n. 3
(1978), p. 2.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 577
stessi figli della famiglia” 211. Due anni più tardi, l’arcivescovo Arrigo
Pintonello 212, in una lettera aperta ai vescovi italiani, presentava un
analogo quadro dell’anarchia nella Chiesa: “un vero flagello di Dio
molto più vasto e distruttivo di quello di Attila, con conseguenze che do-
vrebbero togliere il sonno ai responsabili della vita e del governo della
Chiesa, i quali inspiegabilmente tacciono” 213.
Intanto, in Francia, l’abbé Louis Coache 214 parlava di “aposta-
sia”, mentre il 7 maggio 1973 l’abbé Georges de Nantes giunse a
Roma per presentare al Papa un fascicolo riguardante la dram-
matica situazione della Chiesa e le responsabilità dei vertici ec-
clesiastici. Il gesto fu diversamente giudicato, ma ebbe vastissi-
ma eco 215.
Anche in Italia, a partire dal gennaio 1975, una pubblicazione
“antimodernista”, “Sì sì, no no”, diretta dal sacerdote Francesco
Putti, iniziava a documentare impietosamente le responsabilità ec-
clesiastiche della deriva conciliare 216. La resistenza al progressismo
iniziava ad allargarsi in tutta Europa.
211
R. J. DWYER, Una cattedrale devastata, cit., p. 3.
212
Arrigo Pintonello (1908-2001), ordinato nel 1932, vescovo di Theodosiopolis in
Arcadia nel 1953. Ordinario militare d’Italia dal 1953 al 1966, arcivescovo di Terra-
cina-Latina, Priverno e Sezze dal 1967 al 1971. Mons. Pintonello fondò nel 1975 la
rivista “Seminari e teologia”, che si proponeva di “raccogliere l’eco di dolore – vor-
remmo dire – di vera angoscia di tanti sacerdoti laici, preoccupatissimi per la sorte cui sem-
brano condannati i seminari e gli studentati religiosi” (“Seminari”, n. 1 (1975), p. 1). Tra
i suoi collaboratori più attivi fu don Ennio Innocenti (1932), sacerdote del clero ro-
mano dal 1957, scrittore e giornalista, su cui cfr. Don Ennio Innocenti. La figura, l’o-
pera, la milizia, Biblioteca Edizioni, Roma 2004.
213
A. PINTONELLO, Lettera agli Ecc.mi vescovi, in “Seminari e Teologia”, n. 3 (1977), p.
4 (pp. 1-4).
214
Louis Coache (1920-1994), francese, ordinato nel 1943, parroco di Montjavoult
(Oise), fondò nel 1968 il bollettino “Le combat de la foi” per difendere la fede con-
tro le nuove eresie. Nel 1985 cedette il centro di Flavigny, che animava dal 1971, al-
la Fraternità Sacerdotale San Pio X di mons. Lefebvre. Cfr. LOUIS COACHE, Vers l’a-
postasie générale, La Table Ronde, Parigi 1969; ID., Les batailles du combat de la foi, Edi-
tions de Chiré, Chiré-en-Montreuil 1993.
215
G. DE NANTES, Liber Accusationis, tr. it. Arti Grafiche Pedanesi, Roma 1973; cfr. DO-
MENICO CELADA, De Nantes e il Vaticano, in “Il Tempo”, 7 maggio 1973.
216
Su don Francesco Maria Putti (1909-1984), cfr. F. SPADAFORA, Araldo della fede cat-
tolica, pro-manuscripto, Arti Grafiche G.A.D.I., Roma 1993. Va ricordata anche l’o-
pera del sacerdote don Luigi Villa, fondatore della rivista “Chiesa viva” in cui do-
cumentò soprattutto l’impressionante adesione di ecclesiastici alla massoneria.
578 IL CONCILIO VATICANO II
217
Cfr., oltre alle op. cit. di C. SICCARDI e B. TISSIER DE MALLERAIS, LUC PERRIN, Il caso
Lefebvre, cit.
218
François Charrière (1893-1976), svizzero, ordinato nel 1917, vescovo di Losanna,
Ginevra e Friburgo dal 1945 al 1970, poi vescovo emerito.
219
Cfr. M. LEFEBVRE, Un évêque parle. Ecrits et allocutions, Dominique Martin Morin, Jarzé
1979, vol. I, pp. 171-203 (tr. it. Un vescovo parla, Rusconi, Milano 1975, pp. 173-202).
Mons. Lefebvre espresse successivamente le sue critiche nelle opere J’accuse le Concile,
Editions Saint-Gabriel, Martigny 1976 (tr. it. cit.); Lettre ouverte aux catholiques perplexes,
Albin Michel, Parigi 1985; Ils l’ont découronné, Editions Fideliter, Escurolles 1987.
220
La principessa Elvina Pallavicini (1914-2004), medaglia di bronzo al valor mili-
tare per l’impegno a favore dei partigiani monarchici durante l’occupazione te-
desca di Roma, aveva fatto del suo palazzo romano, sul colle del Quirinale, un
luogo importante di incontro per il mondo ecclesiastico, politico e nobiliare della
capitale.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 579
“Non si può concepire la chiesa Cattolica che come continuità, come tra-
dizione, come l’erede del suo passato. Non si può comprendere una Chie-
sa Cattolica che rompa col suo passato, con la sua tradizione, e proprio per
l’impossibilità di concepire una cosa simile, mi trovo in una situazione un
po’ strana: quella di un vescovo sospeso per aver fondato un seminario in
Svizzera, seminario eretto legalmente, canonicamente, seminario che rac-
coglie molte vocazioni; ed a otto anni dalla fondazione abbiamo numerose
case negli Stati Uniti, una in Canada, in Inghilterra, in Francia, in Sviz-
zera, in Germania ed anche in Italia, qui ad Albano. Come può essere che
continuando a fare quello che io stesso ho fatto per 50 anni della mia vi-
ta, con le congratulazioni, con gli incoraggiamenti dei Papi, e in partico-
lare del Papa Pio XII che mi onorava della sua amicizia, che io mi ritrovi
oggi ad essere considerato quasi un nemico della Chiesa? Come è possibi-
le questo, come si può concepirlo? Ho avuto l’occasione di dirlo al Papa
nell’ultima udienza che ho avuto l’11 settembre. Gli ho detto: non riesco
a capire per qual motivo improvvisamente dopo aver formato seminaristi
per tutta la mia vita come li formo oggi, mentre prima del Concilio ho
avuto tutti gli onori, escluso solo il cardinalato, ora, dopo il Concilio, fa-
cendo la stessa cosa, mi trovo sospeso a divinis, quasi considerato uno
scismatico, quasi da scomunicare quale nemico della Chiesa. Non credo
221
Cfr. BENNY LAI, Il Vaticano e il patriziato, in “La Nazione” (7 giugno 1977) e l’in-
chiesta di EMILIA GRANZOTTO, Tutti i nobili di Roma, in “Panorama” (14 giugno 1977).
222
Nei giorni convulsi che precedettero l’incontro, intervennero, tra gli altri, per dis-
suadere la principessa Pallavicini, il duca Carlo Colonna da parte del Re Umberto
II, mons. Andrea Cordero di Montezemolo, il Gran Maesto dell’Ordine di Malta
Angelo de Mojana, e il cardinale Vicario di Roma Ugo Poletti.
580 IL CONCILIO VATICANO II
che una simile cosa sia possibile e concepibile. C’è dunque qualche cosa di
cambiato nella Chiesa, qualche cosa che è stato cambiato dagli uomini del-
la Chiesa, nella storia della Chiesa” 223.
223
M. LEFEBVRE, La Chiesa dopo il Concilio, Fraternità San Pio X, Roma 1977, p. 4. Nel-
lo stesso anno, mons. Lefebvre si esprimeva con maggior radicalità in Le coup de
maître de Satan. Ecône face à la persécution, Editions Saint-Gabriel, Martigny 1977.
224
Romolo Murri (1870-1944), fondatore della Democrazia cristiana, fu scomunicato
da san Pio X nel 1909. Aderì, come molti modernisti, al fascismo, per ritornare po-
co prima della morte nel grembo della Chiesa. Su di lui, cfr. la voce di M. GUASCO,
in DSMCI, II, p. 414-442, con bibliografia; ID., Romolo Murri e il modernismo, Cinque
Lune, Roma 1968.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 581
225
“Il cattolicesimo democratico fa ciò che il comunismo non potrebbe: amalgama, ordina, vi-
vifica e si suicida. (…) I popolari stanno ai socialisti come Kerensky a Lenin” (A. GRAMSCI,
I popolari, in “L’Ordine Nuovo”, n. 24, 1 novembre 1919, poi in Ordine Nuovo 1919-
1920, Einaudi, Torino 1954, p. 286).
226
Cfr. DANIELA SARESELLA, Modernismo, Editrice Bibliografica, Milano 1995, p. 80.
227
G. GIRARDI, Marxismo e Cristianesimo, Cittadella, Assisi 1966.
228
GIUSEPPE DE ROSA s.j., Cattolici e comunisti oggi in Italia, in “Civiltà Cattolica”, q.
2782 (1966), p. 312 (pp. 305-314). Cfr. più ampiamente, ID., Chiesa e comunismo in Ita-
lia, Coines, Roma 1970.
229
B. SORGE s.j., La traversata. La Chiesa dal Concilio Vaticano II ad oggi, Mondadori, Mi-
lano 2010, p. 126 e, più in generale, pp. 126-133.
230
Ivi, p. 130.
582 IL CONCILIO VATICANO II
231
Vittorio Bachelet (1926-1980), professore di Diritto pubblico dell’economia all’U-
niversità di Roma, presidente dell’Azione Cattolica dal 1964 al 1973. Il 12 febbraio
1980, mentre conversava con la sua assistente Rosy Bindi, fu assassinato da un com-
mando delle Brigate Rosse nell’atrio della facoltà di Scienze politiche.
232
G. MARTINA, La Chiesa in Italia, cit., p. 149.
233
Cfr. A. TORNIELLI, Paolo VI, cit., p. 529.
234
Nel libro di D. SARESELLA, Dal Concilio alla contestazione. Riviste cattoliche negli an-
ni del cambiamento (1958-1968) (Morcelliana, Brescia 2005), si ha una dettagliata ri-
costruzione del dibattito a cui diedero vita, negli anni del concilio e immediata-
mente successivi, le riviste italiane, collocabili all’interno del “dissenso” cattolico.
235
Il laicismo. Lettera dell’episcopato italiano al clero, del 25 marzo 1960, n. 3, in Enchiri-
dion della Conferenza episcopale italiana. Decreti, dichiarazioni, documenti pastorali per la
Chiesa italiana, vol. I: 1954-1972, EDB, Bologna 1985, pp. 76-95. La redazione della
lettera era stata decisa nel corso della sesta riunione della CEI nell’ottobre 1959.
236
Cfr. G. MARTINA, La Chiesa in Italia, cit., p. 183.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 583
237
Numerosi candidati cattolici si presentarono nelle liste comuniste. “Se è un moti-
vo di scandalo la scelta di chi si è candidato nelle liste del Partito comunista – affermava il
prof. Pietro Scoppola in un articolo su “Il Popolo” del 21 maggio 1976 – sarebbe mo-
tivo di scandalo ben più grave una loro condanna” (cit. in S. MAGISTER, La politica vatica-
na e l’Italia, cit., p. 481).
238
Cfr. ARTURO GISMONDI, Alle soglie del potere. Storia e cronaca della solidarietà naziona-
le, 1976-1979, Sugarco, Roma 1987.
239
Cfr. FRANCESCO DAMATO, L’ultimo discorso sui rapporti col Pci, in “Il Giornale”, 10
maggio 1978.
240
Nel gruppo dei brigatisti presenti a via Fani, c’era anche Alessio Casimirri, figlio
di due cittadini vaticani (il padre era stato vicedirettore della sala stampa vaticana),
le cui nozze erano state benedette dall’allora Sostituto della Segreteria di Stato
mons. Montini. Alessio Casimirri, con la moglie Daniela Algranati, riuscì a far per-
dere le tracce e ad espatriare all’estero (cfr. A. TORNIELLI, Paolo VI, cit., pp. 610-613).
241
Si veda: A. TORNIELLI, Paolo VI, cit., pp. 596-613; GIULIANO FERRARA, L’Affaire Moro
e il gioco delle coincidenze simboliche incrociate. L’addio alla Repubblica di Montini e alla
pietà laica e cattolica, in “Il Foglio”, 10 maggio 2008.
584 IL CONCILIO VATICANO II
242
PAOLO VI, Lettera del 22 aprile alle Brigate Rosse, in Insegnamenti, vol. XVI (1978),
pp. 298-299. La moglie di Moro, Eleonora, non approvò l’appello di Paolo VI, che
definì “una singolare iniziativa”, e rifiutò di intervenire al rito funebre, nella Basilica
di San Giovanni in Laterano.
243
Paolo VI e la tragedia di Aldo Moro: 55 giorni di ansia, tentativi, speranze e assurda cru-
deltà, a cura di PASQUALE MACCHI, prefazione del card. Agostino Casaroli, Rusconi,
Milano 1998, p. 44.
244
Ugo Poletti (1914-1997), ordinato nel 1938, vescovo ausiliare di Novara nel 1958,
arcivescovo di Spoleto nel 1967, arcivescovo ausiliare di Roma nel 1969, vicario ge-
nerale di Roma e cardinale nel 1973.
245
La preghiera del Papa per Aldo Moro, in Insegnamenti, vol. XVI (1978), pp. 362-373.
246
ALEXANDER SOLŽENICYN, Un mondo in frantumi. Discorso di Harvard, tr. it. La casa di
Matriona, Milano 1978.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 585
“ha posto alla base della civiltà occidentale moderna la pericolosa tenden-
za a prosternarsi davanti all’uomo e ai suoi bisogni materiali. Al di fuori
del benessere fisico e dall’accumulazione dei beni materiali, tutte le altre
particolarità, tutti gli altri bisogni, più elevati e meno elementari dell’uo-
mo, non sono stati presi in considerazione dai sistemi statali e dalle strut-
ture sociali, come se l’uomo non avesse un significato più nobile da dare
alla vita. E così in questi edifici sono stati lasciati vuoti pericolosi attra-
verso i quali oggi scarrozzano liberamente in ogni direzione le correnti del
male” 248.
247
Ivi, p. 25.
248
Ivi, pp. 25-26.
249
Ivi, p. 27. Una penetrante analisi del sistema comunista, sulla medesima linea, fu
quella tracciata, negli stessi anni, da IGOR SAFAREVIC, in Il socialismo come fenomeno sto-
rico mondiale, La casa di Matriona, Milano 1980, con presentazione di A. Solženicyn.
586 IL CONCILIO VATICANO II
250
A. SOLŽENICYN, op. cit., p. 28.
251
Ivi, p. 29.
252
Cfr. EUGENIO CORTI, Il fumo nel Tempio, Ares, Milano 1997, p. 130. Tra le opere di
Eugenio Corti (1921), la più nota e diffusa è Il cavallo rosso (Ares, Milano 1972-1983).
Di lui, oltre a Il fumo nel Tempio, sulla crisi del mondo cattolico nel periodo post-con-
ciliare, cfr. Le responsabilità della cultura occidentale nelle grandi stragi del nostro secolo,
Mimep-Docete, Milano 1998.
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 587
253
Questo giudizio è espresso nella Appendice del 1977 a P. CORRÊA DE OLIVEIRA, Ri-
voluzione e Contro-Rivoluzione, cit., p. 168.
254
Posteriormente Plinio Corrêa de Oliveira espresse in maniera più esplicita la sua
valutazione sul piano teorico, affermando che in alcuni documenti conciliari egli re-
gistrava una dissonanza con l’insegnamento tradizionale (cfr. A-IPCO, Incontro del
22 giugno 1984) e persino una certa ambiguità sistematica, incompatibile con la pie-
na ortodossia (cfr. A-IPCO, Riunione del 20 agosto 1980).
588 IL CONCILIO VATICANO II
re, api, vespe e uccelli rapaci. Il suo silenzio sul comunismo ha lascia-
to tutta la libertà ai lupi. L’opera svolta da questo Concilio non può es-
sere scritta, come realmente pastorale, né nella storia, né nel Libro del-
la Vita”.
“È duro dirlo. Ma l’evidenza dei fatti indica, in questo senso, il Concilio
Vaticano II come una delle maggiori calamità, se non la maggiore, della
storia della Chiesa. A partire da esso è penetrato nella Chiesa, in propor-
zioni impensabili, il ‘fumo di Satana’, che si va ogni giorno sempre più
diffondendo, con la terribile forza di espansione dei gas. A scandalo di in-
numerevoli anime, il Corpo Mistico di Cristo è entrato in un sinistro pro-
cesso che potrebbe essere chiamato di autodemolizione” 255.
255
P. CORRÊA DE OLIVEIRA, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, cit., pp. 168-169. Plinio
Corrêa de Oliveira ha ribadito questo giudizio nell’Autoritratto filosofico del 1976,
pubblicato in Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, cit., p. 388 (pp. 365-426). In una riu-
nione del 17 maggio 1989 dichiarò: “Quando nell’ultima parte di Rivoluzione e Con-
tro-Rivoluzione ho scritto che il Concilio Vaticano II era stato la più grande calamità di
tutta la storia della Chiesa, sostenevo una cosa che sosterrei oggi con molto più vigore di pri-
ma” (A-IPCO, 17 maggio 1989).
256
Si veda: GIAMBATTISTA SCIRÉ, L’aborto in Italia. Storia di una legge, Bruno Mondado-
ri, Milano 2008; GIULIA GALEOTTI, Storia dell’aborto, Il Mulino, Bologna 2004.
257
Cfr. “Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana”, anno 119, n. 140, 22 maggio
1978, p. 3646. “Mi sono posto il problema della controfirma a questa legge (lo ha anche Leo-
ne per la firma), ma se mi rifiutassi non solo apriremmo una crisi dopo aver appena comin-
ciato a turare le falle, ma oltre a subire la legge sull’aborto la Dc perderebbe anche la presi-
denza e sarebbe davvero più grave” (G. ANDREOTTI, Diari 1976-1979: gli anni della solida-
rietà, Rizzoli, Milano 1981, p. 73).
L’EPOCA DEL CONCILIO (1965-1978) 589
258
“La Gazzetta del Mezzogiorno”, 30 agosto 1994, cit. in ALFREDO MANTOVANO, La
Democrazia cristiana e l’aborto: perché fu “vero tradimento”, in “Cristianità”, nn. 232-
233 (1994), p. 13 (pp. 13-15).
259
PAOLO VI, Insegnamenti, vol. XVI (1978), pp. 519-525.
590 IL CONCILIO VATICANO II
tra tutti, le parole dell’ex Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Giordano Gam-
berini: “È la prima volta nella storia della Massoneria moderna che muore il capo della più
grande religione occidentale, non in stato di ostilità coi massoni. E per la prima volta nella
storia i massoni possono rendere omaggio al tumulo di un Papa, senza ambiguità né con-
traddizioni” (“Rivista Massonica”, n. 5-6 (1978), p. 290).
CONCLUSIONE
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INDICE DEI NOMI
Andreotti, Giulio, 93, 93n, 583, 588 Baget Bozzo, Gianni, 146, 146n,
Anglès, Higini, 185, 185n 147n, 148, 148n, 302n, 546, 546n,
Anselmo, Claudio, 7n 560n
Antonelli, Cesare, 267n, 314n, 380n Baker, Keith Michael, 516n
Antonelli, Ferdinando, 36n, 61, 61- Balić, Carlo, 151n, 310, 316, 316n,
62n, 186, 186n, 239, 570, 570n 317, 317n, 322, 324, 380, 383, 444n
Antoniutti, Ildebrando, 264, 294, Ballestrero, Anastasio, 428, 428n
294n Baraúna, Guilherme, 310n, 530n
Apollonj Ghetti, Bruno Maria, 33n Barbara, Noël, 415
Apollonio, Alessandro, 315n, 386n Barberini, Giovanni, 290n, 302n,
Appolis, Emile, 45, 45n 361n, 363n, 563n
Aračič, P. Dinko, 316n Barbero, Alberto, 220n
Ariovaldo da Silva, José, 83n Barbieri, Raffaele, 423, 423n
Arnold, Claus, 35n Barjen, G., 154n
Arnould, Claude, 298, 299n Barth, Karl, 412
Arouet, François-Marie (Voltaire), Barthe, Claude, 75n, 102n, 144n,
465 161n, 207-208n, 528n
Arriba y Castro, Benjamín, 322, Bartoletti, Enrico, 224, 224n, 581
322n, 353, 460 Basetti Sani, G., 489n
Arrighi, Jean-François, 158n, 159, Basile (Valuet), 511n
159n, 442 Basilio, san, 11, 12n
Arrupe, Pedro, 494, 494n Batanian, Ignace Pierre XVI, 346,
Artur, Jules, 121 346n
Ascalesi, Alessio, 52, 52n Battistretta, Federico, 80n
Assman, Hugo, 550, 550n Bauer, Anton, 110n
Atanasio, san, 326, 576, 576n Baüerlein, Stjepan, 424, 424n
Atatürk, Kemal, 116 Bea, Agostino, 20, 20n, 27, 48, 48n,
Aubert, Roger, 26, 26n, 38n, 46n, 49, 49n, 50, 52-53, 53n, 60, 60n, 61,
64n, 72n, 195n, 213n, 234, 235n, 157, 157n, 158, 158n, 159, 159n, 160-
275n, 333n, 369n, 431n, 550, 550n 162, 171-172, 172n, 174, 176, 176n,
Augé, Matias, 54, 56 203, 209, 246, 257-258, 260, 260n,
Avon, Dominique, 66 263, 263n, 264, 266, 269, 305, 348,
Aydin, Mahmut, 490 349n, 353, 356, 388, 391n, 396, 399,
399n, 400, 400n, 401, 401n, 402,
Bacci, Antonio, 243, 243n, 259, 264, 402n, 442-443, 447, 447n, 473, 487-
341, 495, 568, 568n, 569-570 488, 488n, 490, 528
Bachelet, Vittorio, 582, 582n Beauduin, Lambert, 54, 54n, 55,
Badano, Nino, 60, 60-61n 55n, 56, 56n, 57, 72-75, 83n, 115,
Bedeschi, Lorenzo, 40n 115n, 191, 337, 357, 479, 532, 532n
INDICE DEI NOMI 601
Bekkers, Wilhelm Marinus, 250, Bevilacqua, Giulio, 57, 57n, 82, 297,
250n 297n, 320, 357, 360, 452, 569
Bellocchi, Ugo, 54n, 78n Billington, James H., 282-283, 283n
Benedetto XV, 47, 47n, 50, 50n, 53 Billot, Louis, 41n, 121, 121n, 122,
Benedetto XVI, vedi anche Ratzin- 153, 255, 255n
ger, Joseph, 7, 7n, 8, 8n, 11-12, 13n, Bini, Enrico, 150n
47n, 160n, 215-216n, 328n, 574, Blondel, Maurice, 43, 43n, 44, 44n,
574n, 591 46, 46n, 64, 64n, 67, 67n, 68, 68n, 70,
Benedetto, san, 166, 413 70n
Benelli, Giovanni, 533, 533n, 570 Blum, Léon, 398
Bengsch, Alfred, 236, 236n Boato, Marco, 545, 545n
Benigni, Mario, 116 Boccaccio, V., 49n
Benigni, Umberto, 34, 34-35n, 229n Boetto, Pietro, 111n
Benimeli, José Antonio Ferrer, 466n Boff, Clodovis, 554, 554n
Beozzo, José Oscar, 174n, 176n, Boff, Leonardo, 554n
219n, 221, 221n, 222, 223n, 275, Bogliolo, Luigi, 126n
275n, 334n, 399n, 552n Bogomolov, Aleksandr, 113
Beran, Josef, 452, 463 Boillon, Pierre, 483, 483n
Berdaijev, Nicolàj, 74, 74n Bolatti, Guillermo, 424, 424n
Beretta, Roberto, 544, 544-545n Bolgeni, Vincenzo, 432, 432n
Berger, David, 7n, 215n Bolshkoff, Serge, 175, 175n
Bergson, Henri, 44n, 69n Bonaventura, san, 216n, 589
Berlinguer, Enrico, 340n, 583 Bonnet, Piero Antonio, 536n
Bernardino da Siena, san, 135 Bonneterre, Didier, 54n
Bernardo, san, 323 Bordeyne, Philippe, 492n
Berryman, Philip, 547n Borelli Machado, Antonio Augu-
Berto, Victor-Alain, 229, 229n, 230, sto, 32n, 132n
230-231n, 281, 281n, 333, 333n, 334, Borges, Jorge Luis, 571n
335n, 345-346, 346n, 350, 350n, 372, Borgman, Erik, 218n
372n, 431, 440n, 455, 455n Borgongini Duca, Francesco, 123,
Bertone, Tarcisio, 130, 130n, 132n 123n
Bertrams, Wilhelm, 436, 436n Borovoij, Vitalij, 176, 202, 202n, 203
Beschloss, Michael, 212n Borromeo, Luigi Carlo, 205, 205n,
Besier, Gerhard, 175n 210, 210n, 234, 245, 245n, 252, 252n,
Besutti, Giuseppe Maria, 152n, 259, 259-260n, 262, 262n, 265, 265n,
314n 268-269n, 269, 283, 283n
Bettazzi, Luigi, 340, 340n, 482 Botte, Bernard, 54n, 59n, 59-60,
Betti, Umberto, 151, 151n, 255n, 83n, 181, 181n, 238n
259n, 404n, 407 Bouillard, Henri, 67n
602 IL CONCILIO VATICANO II
Christie, Agatha, 571 177n, 189, 189n, 214, 214n, 217, 221,
Ciappi, Luigi, 155, 187, 187-188n, 225, 225n, 226, 226n, 227, 236, 236n,
225, 442, 444n, 487 237, 237n, 256, 260n, 262, 267, 311,
Cicconardi, Giacomo, 109n 316, 316n, 317, 317n, 327, 327n, 328,
Cicognani, Amleto, 145, 145n, 328n, 329, 329n, 332, 332n, 335,
235n, 254, 263, 266, 271, 273, 295, 335n, 337, 337n, 339, 339n, 341-
353, 360, 363, 397, 419, 419n, 450, 342n, 364, 364n, 380, 380n, 381,
454, 457, 457n, 502, 534 381n, 384, 384n, 409, 438, 438n, 442,
Cicognani, Gaetano, 61, 181, 186 442n, 447, 447n, 449, 449n, 451n,
Cicuttini, Luigi, 363, 363n 452n, 472, 472n, 487, 487n, 507,
Ciola, Nicola, 259n, 404n 507n, 510, 510n, 522, 522n, 524,
Cirillo, san, 399, 495n 524n, 532, 532n, 536, 537n, 550,
Cislaghi, Gabriele, 11n 560n
Citterich, Vittorio, 508n Conti, Paolo, 133n
Clark, Colin G., 415n Copernico, Niccolò, 475-476
Clément, Olivier, 74n Coppens, Joseph, 50, 50n, 190n
Coache, Louis, 577, 577n Cordero di Montezemolo, Andrea,
Cochin, Augustin, 516n 579n
Coda, Piero, 335n Cormier, Giacinto Enrico Maria,
Codevilla, Giovanni, 174n 41n, 86, 86n
Coffele, Gianfranco, 68n Corradi, Marina, 538n
Cohenel, Dain, 51n Corrêa de Oliveira, Plinio, 16n,
Coleman, John A., 226, 227n, 279n 23n, 27, 83, 83n, 84, 84n, 85-86, 125,
Colgan, Harold, 132n 138, 138n, 139, 141n, 179, 180n, 228,
Colin, Pierre, 75n 228n, 231, 282n, 290-291n, 362,
Colombo, Adele, 57n 362n, 364, 364n, 494n, 513, 514n,
Colombo, Carlo, 267, 267n, 329, 523n, 527, 535n, 553n, 566, 567n,
331, 331n, 379n, 396, 435, 436n, 439, 587, 587-588n
478, 491 Corti, Eugenio, 586, 586n
Colombo, Giuseppe, 369n, 371, 371n Costantini, Celso, 111, 111n
Colosio, Innocenzo, 86n, 292n, Costantini, Vittorio M., 51n
541n Costantino, 13
Combes, Andrea, 151n Courth, F., 315n
Compagnone, Enrico, 406, 406n Courtney Murray, John, vedi Mur-
Compagnone, Romolo, 506-507 ray
Composta, Dario, 147n Courtois, Luc, 72n, 327n
Confalonieri, Carlo, 271, 271n Courtois, Stéphane, 514n
Congar, Yves, 9n, 27, 65n, 66, 66n, Coussa, Acacio, 128n
69, 75, 75n, 76, 76n, 102, 102-103n, Coutagne, Paul-Henri, 67n
INDICE DEI NOMI 605
Couturier, Paul, 73, 73n, 75, 75n, 76 de Castro Mayer, Antonio, 45n, 85,
Covarrubias, Emilio Tagle, 461, 85n, 86, 224, 228, 232-233, 333-334,
461n 363, 389, 395, 474, 494, 515, 515n,
Craxi, Bettino, 459n 562, 562n
Crehan, Joseph, 546n De Corte, Marcel, 529, 529n, 555n
Cristiani, Léon, 338n de Fabrègues, Jean, 142n
Cullmann, Oscar, 510 De Fiores, Stefano, 152n, 528n
Cuminetti, Mario, 545n De Gasperi, Alcide, 146n, 148n, 149
Curran, Charles, 540, 540n de Gaulle, Charles, 112-113, 295n
Cushing, Richard James, 392 De Gennaro, Angelo, 549n
de Gensac, H., 126n
Daem, Jules Victor, 402 de Grandmaison, Léonce, 94, 94n,
D’Agostino, Biagio, 385, 385n 95-96
Dal Gal, Girolamo, 36n De Gregorio, Domenico, 234n
Dalledonne, Andrea, 164n de Grosourdy, Michel, 536n
Damaso da Celle, 295n de Koninck, Charles, 379n, 415,
Damato, Francesco, 583n 415n
D’Angelo, Augusto, 148n, 234n, de La Cigoña, Francisco José
303n Fernández, 575n
Daniélou, Jean, 50, 50n, 68, 68n, de la Torre, Carlos Maria, 294, 294n
190, 160n, 214, 217, 221, 227, 236- De Lai, Gaetano, 35n, 116, 116n
237, 329, 410 de Lubac, Henry, 27, 44n, 50, 50n,
Danneels, Godfried, 57n, 568, 568n 64n, 67, 67n, 68, 68n, 69, 69n, 190,
Dante, Enrico, 128n, 242, 242n, 245, 190n, 214, 216-217, 217n, 221, 223,
463-465 224n, 227, 236, 236n, 237, 237n, 242,
d’Armagnac, Christian, 67n 242n, 270, 304n, 335n, 360, 368,
Darwin, Charles, 476 368n, 383n, 412n, 414, 414n, 448,
d’Avack, Giuseppe, 474, 474n 448n, 449, 449n, 490-491, 491n, 508-
Davies, Michael, 89n, 205n, 387n, 509, 509n, 510, 510n, 550-551, 558,
511n, 569n 559n, 561
Dayras, Solange, 136n De Luca, Giuseppe, 146, 146n, 298,
de Aldama, Antonio María, 93 298n
de Aldama, Borja, 93 de Magistris, Luigi, 226n
de Aldama, José, 92, 92n, 93, 93n, De Marco, Pietro, 225n
94, 96, 96n, 316n, 318, 318-319n de Margerie, Roland, 112
de Beauvoir, Simone, 360 de Mattei, Roberto, 22n, 35n, 37n,
de Berranger, Olivier, 205n 39-40n, 45-46n, 78n, 83-84n, 139n,
De Bujanda, J. M., 531n 148n, 303n, 459n, 485n, 505n, 516n,
De Carli, Giuseppe, 132n, 301n 543n, 563n, 565n, 569n, 572n
606 IL CONCILIO VATICANO II
Gaudron, Mathias, 445n 11n, 12, 16, 18, 18n, 25, 48-49n, 55n,
Gauthier, Paul, 223, 223n, 552 109-110n, 112n, 113, 113n, 114, 114n,
Gaviola y Garcés, Mariano, 478, 116-117, 118, 118n, 119, 119n, 120,
478n 120n, 121, 126n, 124-127, 129, 129n,
Gawlina, Giuseppe, 426 132-133, 133n, 134-135, 138, 144-
Gaxotte, Pierre, 193n 145, 145n, 146, 148, 148-150n, 155,
Gedda, Luigi, 146, 146n, 582 157-159, 159n, 162, 170, 171n, 173,
Gennari, Gianni, 528n 177, 177n, 185, 185n, 186, 188, 192-
George, Francis, 8n 195, 195n, 197-198, 198n, 199, 199n,
Gerl, Hanna Barbara, 57n 200-201, 201n, 202, 205, 210, 214,
Gerlier, Pierre-Marie, 207, 207n, 217, 219, 235, 238, 251n, 258, 263,
223, 234 263n, 270-271, 274, 276-278, 285-
Gherardini, Brunero, 14, 14n, 15, 286, 289, 289n, 290-291, 291n, 292,
15n, 48n, 88n, 153n, 255, 278, 278n, 292n, 293-294, 296, 300, 303, 309-
386n, 444n, 447, 447n, 513, 513n, 310, 319, 320n, 331-332, 359, 361,
528n 361n, 368, 390, 398-400, 404, 408,
Ghiberti, Giuseppe, 49n 416, 447, 448n, 465-466, 471, 482,
Giacon, Carlo, 63n 490, 501, 507-510, 514, 516, 518, 521,
Giansenio, Cornelio, 79 524, 527, 531-532n, 539, 544, 552,
Gibellini, Rosino, 67n, 547n, 550n 552-553n, 587
Giers, Joachim, 538n Girardi, Giulio, 220n, 492, 492n,
Gil Hellín, Francisco, 409n 581, 581n
Gilbert, Arthur, 398n Girolamo, san, 47, 50, 60, 169, 399
Gillon, Ludovico, 151n Girolimetto, Annalisa, 56n
Gilroy, Norman Thomas, 392, 392n Gismondi, Arturo, 583n
Gilson, Etienne, 151n Gleize, Jean-Michel, 255n
Ginzburg, Carlo, 78n Glorieux, Achille, 500, 500n, 503-
Giosafat, san, 436 504
Giovagnoli, Agostino, 361n, 545n Godfrey, Guglielmo, 253, 253n
Giovanni Crisostomo, san, 399 Goffi, Tullo, 528n
Giovanni Paolo II, vedi anche Goichot, Emile, 40n
Wojtyla, Karol Jósef, 7, 7n, 33n, 66- Goldie, Rosemary, 390n
67n, 86n, 101n, 109-112n, 134n, Gomes dos Santos, Fernando, 419-
135, 175n, 221-222n, 286n, 309n, 420, 420n
342n, 361n, 453n, 475n, 485, 485n, Gomez de Arteche y Catalina, Sal-
527, 536, 540n, 542n, 553n, 574, vador, 27n, 198n, 208n, 333n
574n Gonnet, Dominique, 89n, 469n
Giovanni XXIII, vedi anche Roncal- Gonzaga Fernandes, Luiz, 553n
li, Angelo Giuseppe, 6, 6n, 8n, 11, Gonzales, Zefirino, 153n
610 IL CONCILIO VATICANO II
Lawson, Matthew P., 280n 307n, 325, 331-332, 344, 347, 350,
Le Boulluec, Alain, 50n 357-358, 360, 368, 402, 412, 441, 473,
Le Cerf, M. A., 230n 473n, 487, 508, 508n, 533
Le Floch, Henri, 121n, 230, 230n Lester Guilly, Richard, 428n
Le Roy, Edouard, 44, 44n Levering, Matthew, 8n
Lebret, Louis-Joseph, 549, 549n Levillain, Philippe, 128, 128n, 171n,
Lebreton, Jules, 94n 177n, 205n, 230n, 263n, 496n
Lefebvre, George, 25 Liénart, Achille, 188, 188n, 192,
Lefebvre, Joseph-Charles, 205, 192n, 194, 204, 204n, 205, 205n, 206,
205n, 396 206n, 207, 207n, 209, 257-258, 263-
Lefebvre, Marcel, 85n, 125n, 160, 264, 268, 270-271, 293, 305, 320, 331,
160-161n, 205n, 217, 229, 229n, 230- 337n, 402, 441, 482-483
231, 231n, 232-233, 264, 272, 273n, Lindemann, Gerhard, 175n
333, 333n, 334, 341, 350, 372, 372n, Lio, Ermenegildo, 373, 373n, 540
373, 373-374n, 395-397, 397n, 404, Lippman, Walter, 481
441, 454, 454n, 456, 465, 476, 499, Lockhart, John Gilbert, 72n
511n, 512, 515, 515n, 519, 562, 562n, Locke, John, 465
577n, 578, 578n, 579-580, 580n Lohfink, N., 260n
Lefevre, Lucien, 231n Löhrer, M., 164n
Léger, Paul-Emile, 194, 194n, 209, Loiero, Salvatore, 9n
236n, 246, 251-252, 257-258, 269- Loisy, Alfred, 39n, 40, 40n, 41, 41n,
270, 293, 311, 328-329n, 339, 354, 50n, 53, 72, 92
382, 389, 396, 402, 415, 420, 429-430, Lombardi, Armando, 206, 206n
441, 478, 483, 507, 524 Loonbeek, Raymond, 55n, 115n
Lehmann, Karl, 9n Lourdusamy, Simon Duraisamy,
Lehnert, Pascalina, 32n 474, 474n
Leiprecht, Joseph Karl, 215, 215n Luca, san, 11, 169, 261
Lengeling, Emil Joseph, 359n Lucien, Bernard, 15n, 511n
Leonardi, Claudio, 560n Luigi XIV, 112
Leone XIII, 8n, 28, 28n, 39, 40n, 42, Luigi Maria Grignion de Monfort,
42n, 48-49n, 62, 69, 69n, 95, 103, san, 315n
103n, 122, 150, 150n, 162n, 163, 248, Luigi Orione, san, 35n, 517, 517n
301, 388, 388n, 414, 414n, 422, 460, Luiz Couto Texeira, Faustino, 553n
465 Lusseau, Henri, 231n
Leone, Giovanni, 588, 588n Lutero, Martin, 40n, 78n, 101, 188,
Lepidi, Alberto, 153n 218, 256, 510
Lercaro, Giacomo, 27, 108, 108n, Luzzatto, Sergio, 135n
209, 223, 223n, 224, 240, 240n, 270- Lyonnet, Stanislas, 48n, 163, 163n,
272, 272n, 276, 293-295, 306-307, 164, 167
614 IL CONCILIO VATICANO II
297, 297n, 298, 298n, 299, 299n, 300, Nichols, Aidan, 66n
300n, 301-302, 310, 331, 356-357, Nicodemo, Enrico, 385, 385n
357-358n, 368, 391, 420n, 463n, 519, Nicolas, M. J., 315
555, 555n, 563, 568n, 569, 569n, 583n Nicolini, Giulio, 114n, 120n
Mooney, Edward, 110, 110n Nicolosi, Salvatore, 64n
Morerod, Charles, 8n Nierman, Pieter Antoon, 402
Mores, Francesco, 118n Nober, Pietro, 47n
Moretto, Giovanni, 64n, 68n Noé, Virgilio, 359, 359n
Morineau, Benjamin Marie, 56n Noël, Pierre, 222, 222n
Moro, Aldo, 147n, 148, 148n, 302,
302-303n, 525, 583, 583n, 584, 584n O’Brien, Veronica, 383n
Moro, Renato, 297n Ocariz, Fernando, 446
Morozzo della Rocca, Roberto, 136- O’Connor, Jerome Murphy, 41n
137n, 480n Oddi, Silvio, 112, 112n, 569n
Morresi, Assuntina, 485n Olaechea Loizaga, Marcellino, 232,
Mortiau, Jacques, 55n, 115n 232n
Mosé, 81, 245, 260-261 O’Malley, John W., 7n, 17, 17n, 18,
Mosebach, Martin, 569n 18n, 21n, 52n, 138, 138n, 222n, 254,
Mounier, Emmanuel, 414 254n, 263, 263-264n, 371, 371n,
Mourret, Ferdinand, 46, 46n 490n
Mudderidge, Malcolm, 571n Onclin, Guillaume, 328n
Munoyerro, Alonso, 394 Oostveen, Ton, 245n
Muñoz Duque, Aníbal, 389, 389n Ortolani, Umberto, 293, 293n
Muñoz, Jesus, 461n Ortoleva, Peppino, 542n
Murphy, Francis X, 27, 209n, 274, Osaer, Toon, 192n, 300n, 419-420n,
275n 541n
Murray, John Courtney, 88, 89n, Ottaviani, Alfredo, 27, 89, 108,
390, 391n, 397, 469n 108n, 111-112, 120-124, 124n, 147,
Murri, Romolo, 580, 580n 153-155, 157, 160-161, 166, 169, 169-
170n, 208, 214, 217, 227, 233, 239,
Nédoncelle, Maurice, 72n 244-245, 257-259, 264, 266, 268, 286-
Negro, Silvio, 111, 111n, 170n 287, 289, 294-295, 311, 326, 330-331,
Neil, Stephen C., 71n 344, 347-348, 374, 374n, 388, 390,
Neufeld, Karl Hugo, 153n, 216n 390n, 391-393, 404, 408, 420-421,
Neunheuser, Burkhard, 54n 434, 434n, 436, 456n, 457, 462, 483,
Neveu, Bruno, 531n 490-491, 523, 531, 533, 533n, 534,
Newman, John Henry, 13n 560, 560n, 569
Ngô-Dinh-Thuc, Pierre Martin, Ousset, Jean, 125n
178, 178n, 232
INDICE DEI NOMI 617
Pacelli, Eugenio, vedi anche Pio 578, 580-581, 582n, 583, 583n, 584,
XII, 31n, 33, 35n, 47, 53, 58, 58n, 99, 584n, 588-589, 589n, 590, 590n, 591
107, 146, 297 Paolo, san, 38, 163n, 182, 184, 311-
Pagano, Sergio, 35n, 116n 312, 318, 318n, 393, 412, 508, 510,
Paiano, Maria, 181n, 398n 521, 556, 589
Palacios, Leopoldo, 69n Pardilla, Angelo, 576n
Palatucci, Giuseppe Maria, 51, 51n Parente, Fausto, 41n
Palazzini, Pietro, 5n, 128n Parente, Pietro, 177, 225, 243, 287,
Pallavicini, Elvina, 578, 578n, 579, 310, 379, 379n, 380, 404n, 433-434,
579n 434n, 435, 435n, 439, 439n, 491, 534,
Paolo III, 531n 534n
Paolo VI, vedi anche Montini, Gio- Parrotta, Pietro, 152n, 317n
vanni Battista, 6, 6n, 12, 15, 15n, 16, Parsch, Pius, 58, 58n
16n, 37-38n, 57n, 108n, 110n, 112n, Pasolini, Pier Paolo, 409
146n, 149n, 158n, 167n, 175n, 177, Pasqualucci, Paolo, 199n, 531n
178n, 192n, 196n, 211n, 232n, 271, Passaglia, Carlo, 153n
275, 275n, 276, 285, 294n, 295, 295n, Patlagean, Evelyne, 50n
296, 296n, 298-299n, 300, 300n, 301, Paulhan, Jean, 536n
301n, 302, 302n, 303, 305-306, 306n, Pavan, Ilaria, 398n
307-310, 320, 329, 331-332, 335, 344, Pavan, Pietro, 289n, 390, 390n, 391,
351-352, 356-358, 358n, 361, 364- 397, 397n, 440, 458, 468n
365, 365n, 367, 367n, 368-369, 369n, Pechuán Marín, Enrique, 507, 507n
370, 370n, 371n, 374n, 377, 378n, Pélissier, Jean, 275
379-381, 389, 390n, 391, 391n, 396- Pellegrino, Michele, 479, 479n, 480,
397, 401-402, 409, 409n, 411, 413, 507, 541
416, 420, 422, 430-431, 435, 435n, Pelletier, Denis, 223n
436, 438-439, 441, 443, 443n, 447, Peloso, Flavio, 35n
477n, 448, 448-449n, 452, 452n, 453, Pelotte, Donald E., 89n, 391n, 397n
453n, 455, 457, 459n, 463, 463n, 467- Perantoni, Luigi, 352, 352n, 428
468, 468n, 469, 479, 479n, 480, 480n, Pereira, Alvim, vedi Alvim Pereira
481, 481n, 482-484, 486, 486n, 487, Pérennès, Jean-Jacques, 489n
487n, 488, 490-493, 494n, 501, 501n, Perrella, Salvatore, 320n
502-503, 503n, 504, 504n, 506-511, Perrin, Luc, 229n, 333n, 578n
514, 516, 518-525, 525n, 527, 530, Perrone, Giovanni, 153, 153n
531n, 533, 533n, 534, 536-539, 539n, Peruzzo, Giovanni Battista, 234,
540, 540n, 541-544, 547, 548n, 549, 234n, 245-246
549n, 550, 550n, 552, 555, 555n, 556, Pesce, Mauro, 49, 49-50n, 52-53n,
556n, 557n, 559, 559n, 560n, 563- 67n, 162, 162n
564, 566n, 567-572, 574, 574n, 576, Peserico, Enzo, 542n, 545n
618 IL CONCILIO VATICANO II
5 INTRODUZIONE
1. Il Vaticano II: un Concilio diverso dagli altri, 5
2. Le due ermeneutiche conciliari, 7
3. Ricezione e applicazione del Concilio, 10
4. Concilio “pastorale” o “dottrinale”?, 14
5. Primato della prassi e riforma della Chiesa, 19
6. “Riscrivere” la storia del Concilio, 22
25 NOTA BIBLIOGRAFICA
591 CONCLUSIONE
593 BIBLIOGRAFIA