Professional Documents
Culture Documents
XI
UGO FOSCOLO
ALLA MUSA
Carducci ne “Il Sonetto” (1870) ricorda tutta la grecità del poeta di Zacinto e lo
annovera fra i grandi interpreti di questo breve componimento. Foscolo nacque
dunque in Grecia e questo non fu marginale in un epoca che vide nella cultura
classica e nella sua imitazione il ritorno a quei fasti che l’elemento barbarico e
semita avevano offuscato; più di altri però egli si mostrò di spirito greco,
tribolato nel dualismo tra l’elemento apollineo della ripresa neoclassica e
Dioniso, quello “spirto guerrier” che più intimo fu covato nell’animo del poeta.
Giovanissimo – per una mentalità contemporanea – all’epoca dei “Sonetti” ma
già maturo riguardo le tematiche che trascenderanno la sua futura poesia,
indaga se stesso, i suoi amori e il proprio destino. Seppur dotato di minor
bellezza rispetto ai più celebri carmi della raccolta poetica, “Alla Musa” esprime
con grande sincerità – in dialogo diretto col divino, come in Saffo, – il senso
dello scorrere del tempo, della fine della giovinezza e della perdita di quella
spontaneità creatrice che è propria dei fiorenti anni e che non più consola
l’animo del poeta perché irrigidita.
Il sonetto presenta nella prima quartina una rima incrociata ABBA e nella
seconda una rima alternata ABAB; le due terzine seguono lo schema metrico
1
Fr. I “Altra volta la mia voce/udendo di lontano la preghiera/ascoltasti […]”
2
Forse Euterpe, Musa della poesia lirica.
3
V. 4 “il fior de' tuoi gentili anni caduto.”
4
Dante, Purgatorio, XXXIII
5
Di sommo interesse sarebbe il confronto con la figura di Orfeo.
6
Odi, IV, II “[…] operosa parvus/carmina fingo.”
CDE. Per i primi sei versi Foscolo introduce il mutamento nel suo rapporto con
l’Aonia Diva, metafora della sua inventiva poetica dei primi anni, e il
sentimento di maturazione che intende nella nuova stagione, quella destinata
al nulla eterno. L’enjambement tra il terzo e il quarto verso mette in risalto il
fuggire della stagione prima, della giovinezza e continua con il verso
successivo individuando “questa”, la nuova stagione. Nella prima terzina viene
descritto l’attuale stato del poeta dovuto alla fuga della Musa, e il riutilizzo del
verbo raffigura quel parallelismo tra l’influsso della Dea e la giovinezza stessa.
Conclude mettendo in risalto, con l’enjambement tra il tredicesimo e il
quattordicesimo verso, “l’operose rime”, riferimento ad Orazio che segue
inappagato. Lo stile è classicheggiante e fluido nelle quartine, mentre con
l’aggravarsi del tono le terzine si fanno più tortuose e acquistan di ritmo.