Professional Documents
Culture Documents
Crescita zero
Occupazione zero
Produttività zero
Inflazione più
Salari meno
Debito pubblico più
Bilancia dei pagamenti meno
3
La crescita persa negli anni Duemila
2001-2009 PIL = 2,5 + Deflazione del PIL = 2,5 Crescita = ∅
(tassi di variazioni medi annui composti 2001-2009)
Australia
9,0 9,0
Lussemburgo
Ungheria PIL A PREZZI CORRENTI
Polonia
Republica Ceca
8,0 PIL A PREZZI COSTANTI 8,0
Nuova Zelanda
DEFLATORE DEL PIL
Corea
Grecia
Norvegia
7,0 7,0
Spagna
Regno Unito
6,0 6,0
Canada
Irlanda
5,0 5,0
USA
Svizzera
Svezia
Euro area
Danimarca
Portogallo
Austria
Belgio
Francia
Olanda
Finlandia
4,0 4,0
Italia
UE (27)
Germania
3,0 3,0
2,0 2,0
1,0 1,0
0,0 0,0
Giappone
-1,0 -1,0
-2,0 -2,0
Il PIL italiano tornerà al livello pre-crisi (2007) non prima del 2015.
105
104
103
102
98
/3*
/1
/2
/3
/4
/1
/2
/3
/4
/1
/2
/3
/4
/1
/2
/3
/4
/1
/2
/3
/4
/1
/2
/3
/4
/1
/2
/3
/4
/1
/2
/3
/4
/1
/2
/3
/4
/1
/2
2001
2001
2001
2001
2002
2002
2002
2002
2003
2003
2003
2003
2004
2004
2004
2004
2005
2005
2005
2005
2006
2006
2006
2006
2007
2007
2007
2007
2008
2008
2008
2008
2009
2009
2009
2009
2010
2010
2010
Questa dinamica si incrocia con la crescita dell’incidenza del lavoro a tempo
determinato sul totale dell’occupazione, dal 2000 al 2008, pari al 37,8%.
A questa, poi, va aggiunta la quota di lavoro non dipendente, che si attesta
attorno al 26% nel 2008 (la seconda più alta d’Europa, dopo la Grecia).
6 [*] Dato provvisorio (escluso dal calcolo delle ULA perse nella crisi). Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti nazionali. Dati destagionalizzati.
L’occupazione in crisi
Dall’inizio della crisi al secondo trimestre 2010 sono stati persi oltre un
milione di posti di lavoro.
Il tasso di disoccupazione 2010 nel II trimestre 2010 è arrivato all’8,5%,
circa 2 milioni e 136mila persone. Gli inattivi in Italia sono arrivati a
circa 15 milioni.
Nel picco (III trim 2009) dei 508mila posti di lavoro persi, circa 220mila
erano a tempo determinato e, per la prima volta dal 1999, 110mila a
tempo indeterminato.
Le lavoratrici e i lavoratori coinvolti dalla CIG sono oltre 1.200mila (pari
a 650mila inattivi con –4.900 euro in un anno). Le imprese coinvolte
sono oggi oltre 5.000 (oltre 180 tavoli aperti) per oltre 400mila lavoratori.
Se consideriamo tra gli inoccupati anche gli scoraggiati (circa 300mila
nuovi inattivi, soprattutto al Sud) il tasso di disoccupazione reale
arriva all’11% (12% con i lavoratori in CIG).
Il tasso di disoccupazione reale tornerà ai livelli pre-crisi solo nel 2017.
36,7 miliardi
(2,0% del PIL)
19,7 miliardi
(1,0% del PIL)
1,6 miliardi
(0,1% del PIL)
60
50
40
30
20
10
12
La disuguaglianza nella distribuzione
dei redditi e della ricchezza
Secondo l’ultima Indagine di Banca d’Italia sui redditi delle
famiglie italiane, il 10% delle famiglie più ricche possiede
quasi il 45% dell'intera ricchezza netta delle famiglie italiane,
che vuol dire che 2.380.000 famiglie possiedono ognuna
mediamente 1.547.750 euro.
Così come il 50% della popolazione (la metà più povera)
possiede solo il 9,8% della ricchezza netta complessiva:
ovvero 11.908.000 famiglie posseggono mediamente 68.171
euro. La distanza tra la ricchezza netta media (137.956 euro) e la
ricchezza netta mediana (di quel 50% più povere, cioè 68.171
euro) evidenzia l’iniquità della distribuzione.
Indice di concentrazione della ricchezza netta (0,614) è quasi il
doppio dell’Indice di concentrazione del reddito familiare (0,353).
13 Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia.
La mediana di Trilussa
Classificando i 30 paesi OCSE attraverso l’indice di concentrazione del reddito l’Italia risulta
il sesto paese più diseguale.
In Italia, la distanza tra reddito medio e reddito mediano (del 50% popolazione più povera)
risulta invece essere cresciuta più di tutti gli altri paesi OCSE, passando, negli ultimi 15
anni, dal 10,5% al 17,3% (prima della crisi).
La nostra previsione è che nel 2011 tale distanza raddoppierà, superando il 20%.
%
La curva della distribuzione del reddito delle
famiglie italiane, secondo tutte le indagini degli
Il 50% “più povero” istituti più accreditati (ISTAT, Banca d’Italia, etc.),
della distribuzione risulta sempre più “schiacciata a sinistra”. A causa
della suddetta asimmetria della distribuzione il
62% delle famiglie italiane perciò ha
conseguito un reddito inferiore alla media e di
queste oltre 2/3 sono residenti nelle regioni
meridionali e insulari.
migliaia di euro
18 Fonte: elaborazioni su dati Istat, Reddito e risparmio delle famiglie e profitti delle società.
…caduta del reddito di quali famiglie?
L’impatto della crisi è stato generalizzato e ha colpito tutte le
famiglie italiane. Eppure, a differenza delle famiglie con a
capo un imprenditore o un libero professionista, le famiglie
di lavoratori dipendenti hanno accumulato una perdita
di reddito disponibile reale che si è trascinata fino alla
crisi, in cui la riduzione dell’occupazione e l’abbattimento
delle retribuzioni (soprattutto per effetto della CIG) hanno
trascinato ancora più in basso il potere d’acquisto delle
famiglie di operai e impiegati.
2002-2010*
Imprenditori e liberi prof. + 5.940 €
Lavoratori dipendenti – 3.118 €
19 Fonte: elaborazioni su microdati Banca d’Italia (I bilanci delle famiglie italiane, anni 2000-2008). (*) Stime 2009 e 2010.
Retribuzioni contrattuali e di fatto,
lorde e nette:
i salari perduti
20
Retribuzioni e Inflazione nel biennio 2010
2010 var.
Deflatore dei consumi interni reale
inflazione effettiva +1,7%
Retribuzioni contrattuali
stabilite nei CCNL +2,1% +0,4%
120
115
+3,19%
110
105
100
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Il peso del CCNL mediamente è pari all’85,9%, mentre nel Mezzogiorno è 93,7%
26 Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia (Indagine sulle imprese industriali e dei servizi, 2009).
Accordi unitari e non unitari del 2009
Sono stati siglati unitariamente 51 contratti nazionali su 55 contratti, per
oltre l’83% degli occupati dipendenti. Esclusi pubblici e meccanici.
28 Fonte: FP CGIL
Retribuzioni di fatto e inflazione effettiva
135
Inflazione (DEF) Retr. contr lorde 29.087€
Retr. di fatto lorde Produttività
130
Numeri indice 1999 = 100
125
media annua
120
+0,22%
115
110
105
Le retribuzioni di fatto lorde, tra il 2000 e il 2010, confrontate con il deflatore dei consumi
hanno recuperato terreno, ma hanno accumulato una perdita di potere d’acquisto nei primi
anni Duemila ancora da recuperare.
Nel 2010 il livello dei salari di fatto è poco superiore a quello del 2000 (a prezzi 2010).
29 Fonte: elaborazioni su dati Istat.
Retribuzioni nette, inflazione e tasse
135
115
–1,65%
110
105
Anche le retribuzioni nette hanno accumulato una perdita nei primi anni Duemila, dovuta
anche al fiscal drag per 2.069 euro, che equivale a circa 44 miliardi di maggiori entrate
complessivamente sottratte al potere d’acquisto dei salari.
Nel 2010 il livello della retribuzione netta è inferiore a quello del 2000 (a prezzi 2010).
30 Fonte: elaborazioni su dati Istat.
La perdita dei salari reali: – 5.453 euro
Inflazione(a) Retribuzioni(b)
2000-2010
110,0
105,0
100,0
*
00
01
02
03
04
05
06
07
08
09
10
20
20
20
20
20
20
20
20
20
20
20
95,0
90,0
85,0
80,0
33
Pressione fiscale sul lavoro più alta d’Europa
Pressione fiscale generale
48,7 48,3
44,0 43,3 43,3 43,0 42,1
40,4 39,8 39,5 38,9
37,1 36,8 36,3
32,1 31,2
FR
UK
IT
AT
PT
Ue27
NL
DK
SE
BE
DE
ES
IE
Aeuro
EL
FI
Pressione fiscale sul lavoro
44,0 43,1 42,3
41,4 41,3 41,0
39,0
37,0
35,5
34,4 34,3 34,3
31,6
30,0
26,1 25,7
FR
UK
IT
AT
PT
Ue27
NL
SE
BE
DK
DE
ES
IE
EL
Aeuro
FI
18,0%
17,40%
16,0%
14,0%
12,0% 11,10%
10,0%
8,0%
0,0%
-2,0%
-1,20%
-4,0%
Regno Francia Spagna USA Italia Germania
Unito
35
Competitività e Costo del lavoro
Costo del lavoro e Retribuzione netta (Parità di Potere d’acquisto in euro) – Anno 2008
50.000
41.986
Costo del lavoro Salario netto
40.707
45.000
34.931
33.922
40.000
33.285
29.999
35.000
27.218
27.212
26.820
23.540
30.000
21.006
20.057
25.000
18.537
17.761
16.638
14.730
20.000
15.000
10.000
5.000
-
Germania Regno Francia Svezia Giappone USA Spagna Italia
Unito
36
Quanto sono cresciuti i profitti?
Profitti netti per dipendente (campione Mediobanca) Retribuzioni per dipendente (Grandi Imprese)
220
Variazione media annua
5,0%
200
180 1,0%
INDICI 1995=100 A PREZZI 2009
140
120
100
80
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
37 Fonte: elaborazioni su dati Istat (Grandi Imprese) e Imprese Campione Mediobanca (Industria in s.s.).
Dove sono andati i profitti?
Andamento della quota di investimenti fissi lordi in rapporto ai profitti lordi - Italia
110
100
90
80
70 Investimenti -38,7%
60
50
1980
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
38 Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici nazionali.
L’alleanza tra profitti e rendite a scapito del lavoro
e la produttività perduta.
perduta
40
Produttività a confronto
Valore aggiunto reale per addetto del settore privato Numeri indice 1995=100
140,0
135,0
Regno Unito Germania Francia Italia +32,2%
130,0
+27,0%
125,0
+24,8%
120,0
115,0
110,0
105,0
+1,8%
100,0
95,0
90,0
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
41
La produttività pro-capite
Negli anni passati, il nostro PIL pro-capite era solo l’8,2% sopra la media dei paesi europei.
PIL pro-capite media 2000-2008 (scostamento dalla media UE-27 del periodo).
70,5
55,0
39,2 40,2
32,2
30,2
26,0 27,3
24,1
21,6
18,0
15,4 16,0
12,7 13,6
10,4
8,2
2,1
Austria
Romania
Danimarca
Bulgaria
Croazia
Polonia
Lituania
Estonia
Ungaria
Malta
UE27
Spagna
Italia
Francia
Germania
Finlandia
Islanda
Olanda
Irlanda
Portogallo
Cipro
Stati Uniti
Area euro (15)
Macedonia
Turchia
Lettonia
Slovacchia
Grecia
Giappone
Regno Unito
Belgio
Rep. ceca
Slovenia
Svezia
Svizzera
Norvegia
-9,0
-7,0
-15,7
-21,5
-24,8 -24,1
-40,7 -37,9
-41,8
-49,3
-52,7
-50,6 -49,3
Siamo gli ultimi tra i primi.
-66,2 -66,1
-61,5
Dove saremo dopo la crisi?
-72,8
5,0
Media 2000-2009 = Ø
3,0
1,0
-1,0
-3,0
-5,0
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
43
La produttività totale dei fattori (TPF) in Italia
Media annua 1995-2007 LAVORO = 0,7 / CAPITALE = 0,4
2,0
Produttività del lavoro più alta di quella del capitale
1,5
1,0
0,5
-
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
-0,5
-1,0
-3,2
Contributo delle ore lavorate alla crescita del valore aggiunto
Contributo dell'input di capitale non-ICT alla crescita del valore aggiunto
Contributo dell'input di capitale ICT alla crescita del valore aggiunto
44
l’effetto dimensione sulla competitività
250 e oltre Produttività
20-249 200
1-19
Totale (media) = 100 150
100
CLUP Retribuzione
50
Limite maggiore:
più sei piccolo e
meno investi!
45 Anno 2007
Produttività per dimensione, in Italia e in Europa
Numeri indice Italia=100 (Anno 2005)
Nelle medie imprese cresciamo più
149,1
degli altri, ma ridistribuiamo meno.
138,0
134,6
132,2
130,0
126,5
121,6
121,5
120,1
119,5
115,9
115,0
114,2
110,7
109,5
108,9
106,2
105,8
104,9
102,2
100,9
100
100
100
100
100
100
96,0
88,2
89,0
Totale 1-9 Tutte sopra i 10 Tutte sopra i 20 50-249 250 o più
2,02
1,88
1,79
1,35
1,18
2,01
1,83
1,27 1,21 1,15
0,74 0,6
47
Determinanti della produttività
Risorse naturali, Capitale fisico, Capitale umano, Conoscenze tecnologiche
declinate in alcuni aspetti principali:
Innovazione (continua)
Economie di scala ed Economie di varietà
Concorrenza ed Efficienza dei mercati
Sostegno del sistema finanziario all’economia reale
Propensione all’internazionalizzazione
Equilibrio territoriale nella demografia d’impresa
Efficienza della Pubblica Amministrazione
Regolazione e sostegno all’offerta e alla qualità della conoscenza
(Ricerca, Istruzione, Formazione e servizi connessi)
Politiche attive per il lavoro efficaci e Mercato del lavoro efficiente
Relazioni industriali e Organizzazione del lavoro
Capitale sociale, Coesione sociale e Legalità
Cultura dell’Imprenditorialità
Infrastrutturazione Materiale e Immateriale
48