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Henryk Pietras, SJ
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Henryk Pietras, SJ
L’AMORE IN ORIGENE
I n t r o d u z i o n e ............................................................................................................ Ί . 7
I. P rim a di O r i g e n e - .................................................................................................... 13
1. agapan ................................................................................................................... 13
2. philein ................................................................................................................... 16
3. e r a r i ........................................................................................................................... 17
II. In O r i g e n e ................................................................................................................... 19
!.. a g a p a n .................................................................................................................... 19
2. philein ................................................................................................................... 26
3. e r a n ..................................................... 31
4. I te rm in i n e lle tra d u zio n i di R u f i n o ...................................................... 32
a. A m or e d eriv a ti .............................................................................................33
b. Caritas e d i l e c t i o ............................................................................................ 35
c. D e s id e r iu m ............................................................................................................36
d. C upido, c o n c u p i s c e n t i a ............................................................................. 37
5. N e lle tra d u zio n i d i G i r o l a m o ............................................................ 37
a. Cupido ............................................................................................................39
b. C aritas, dilectio, diligere .................................................................... 39
6. T raduzione a n on im a del Com. Mt. e Ser. M t ...........................................40
a. Dilectio, c a r i t a s ............................................................................................ 40
b. Am or, a m a n t e s ............................................................................................ 40
c. Concupiscentia, c u p i d o ............................................................................. 41
C o n c l u s i o n e ................................................................................................................... 41
1. P r e m e s s a .................................................................................................................... 71
2. L a d e sc r iz io n e d ell'eros . . . . . . . . . . . 72
3. La d e sc r iz io n e d e l l ' a g a p e ..............................................................................74
C a p ito lo V: D io « a m o r e » ..............................................................................................97
1. P re m e ssa . . , :...................................................................................... 89
2. L 'am ore d i D io p er la C h i e s a ...................................................................... 92
2.1. L 'am ore p e r la S i n a g o g a ..............................................................................95
2.2. L 'am ore di D io p er la C h iesa d e lle g e n ti . . . . . 100
3. L 'am ore di D io p e r l ' a n i m a ............................................................. I li
1. II p r o s s i m o ...........................................................................................................145
2. L 'am ore c o n i u g a l e ................................................ 150
3. L 'am ore in f a m i g l i a ............................................................................................ 153
4. L’a m o r e d e i n e m i c i .............................................................................................157
Co n c l u s io n e ........................................................................................................... . 163
A b b r e v ia z i o n i , b ib l io g r a f ia , in d ic i 173
INTRODUZIONE
1 lo. 4, 8.
2 Mt. 5, 44.
8 INTRODUZIONE
16 A . N y g r e n , Eros e Agape.
10 INTRODUZIONE
I. P r im a Dr O rig ene
1. agapan
Il verbo già si legge in Omero, dal quale normalmente viene
usato col senso di ospitalità accoglienza cordiale verso coloro che
vengono a casa, specialmente se sono membri della famiglia.1 Con
1 C. Spìcq, Agape. Prolégomènes, p. 38s porta l'esempio di Penelope
che riceve Ulisse.
14 i: ANALISI DEI TERM IN I
H N. M, Loss, p. 12.
12 R. Joly, Le vocabulaire chrétìen de Vamour est-ìt originai?, p. 30ss.
13 N. M. Loss, p. 4s; J. Giblet, p. 335.
14 Lampe, p, 7, s.v, agape; si noti però che m olti scrittori non si preoc
cupavano di quelle associazioni, né hanno visto l'uguaglianza tra gli amici
com e una condizione lim itante nel caso di philein, ed usavano questi termini
piuttosto liberamente,
15 Riportando la sua opinione non vogliamo però sottointendere che Cle
m ente sia stato m aestro di Origene; infatti, questi non parla mai di Clemente
come suo maestro. In Bp. ad Alexandrum (P. Nautin, Lettres, p. 126) nomina
Panteno e Brada, ma non Clemente.
“ Clem. Al,, Strom. I l, 41, 2; GCS II, p. 134, 19-22.
17 Si veda lo studio a fondo del problema in F. Draczkowski, Kosciól-Agape
wedlug Klemensa Aleksandryjskiego (La Chiesa-Agape secondo Clemente Ales
sandrino). Il libro, purtroppo, è soltanto una parte della tesi per l ’abilita
zione universitaria, che è più ampia,
« Clem. AL, Strom. VI, 73, 3; 568, 18.
i® Cf. F, Draczkowski, p. 73,
16 i: ANALISI DEI TERM IN I
2. phìlein
Il verbo veniva usato come sinonimo di stergein30 o di erari,
aveva cioè un significato molto generico. Era utilizzato anche per
indicare l'amore degli dèi per gli uomini,31 ma normalmente desi
gnava l'amicizia tra uomini dello stesso rango.32 Non se ne parlava
mai nei confronti dei nemici, cosa che lo distingue maggiormente
dall’agape cristiana.33
3. eran
Senza dubbio fu Platone il più grande teorico dell'eros. Eros
à'estìn eros peri to kalon, scrisse nel Simposio?9 Al di là del comune
senso generico di desiderio attaccamento passione egli gli attri
buisce il significato di « sorgente dei beni più grandi »40 In fin dei
conti però, anche se orientato verso i beni celesti, rimane sempre
« un atteggiamento concupiscente »41 che mira « al potenziamento
della propria vita ».42 Essendo ben familiare alla tradizione greca,
viene usato da Filone Alessandrino con tutti i significati possibili.
Plotino, muovendosi sulla pista platonica, anche se ben evoluta,
afferma che Dio è eros·.
È degno di amore ed è lui stesso amore, amore di sé,
poiché non può trarre altra bellezza che da sé e in sé.43
M J. Giblet, p. 336.
33 Per i classici si vedano gli esempi portati da Liddell-Scott, p. 1933.
36 N. M, Loss, p. 5, conta 22 casi dì tale uso nel N. T.
N. M, Loss, p. 34.
38 Lampe, p. 1477.
35 Plat., Symp. 240b,
4fl C. Spicq, Agape. Prolégomènes, p. 10.
41 A. Nygren, p. 151.
*2 Kittel I, 96.
43 Plotino, Enn. V I, S, 15; cf. A. Nygren, p. 171.
18 I; ANALISI DEI TERM IN I
II. I n O rigene
1. agapàn
Il verbo viene usato da Origene spesso e con varie sfumature.
La genericità del termine si presenta bene nei brani dove in poche
righe egli esprime vari aspetti dell'amore. Eccone due:
(1) Prima di avanzare nella pietà, l'amore (agape) in noi non c'è
stato (ou syneistekei): tutto infatti amiamo (agapomen) più
di Dio. Quando Cristo è morto per noi che eravamo cosi, è
nato (syneste) ed ha preso consistenza in noi (hypeste) l'amo
re di Dio.49*
32 Rom . ler. V I, 1; 48. 2-7: « il Signore guarda l'amore, ... la forza, ... la
temperanza, ... tutte le virtù ».
S3 X)e Orat. XI, 2; 322, 13s. Una delle più alte di queste virtù, secondo la
divina parola,' è l ’am ore per il prossim o.
sì Com. Io. XX, 34, 305; 372, 30-32: « chi conosce tutti i m isteri, tutta la
scienza e com pie inoltre le opere dell'amore perfetto... ».
55 Sei. Ps. 4, 6; 1148 CD: « chi si ispira all'amore è perfetto e costante
nella fed e salvifica, circa le cose necessarie da credere».
56 Sei. Ps. 4, 9; 1168 C: « è chiaro che il profeta disse: ‘nella speranza'
di ogni san to che sp era a causa dell’amore... ».
57 Fr. Le. 222; 323, 3s: « chi ha amato m eglio è stato chiam ato ricco ».
53 Fr. Le. 171; 298, 2.
» Cf. Com. M i. XV, 3; 355, 12; XVI, 27; 565, 21s.; XVI, 29; 572, 19.
60 Cant. 2, 5.
Com. Io. I, 32, 239; 41, 2-7; cf. Fr. Lam. 104; 272, 20-23.
62 Fr. Mt. 47; 35, 1.
0 Fr. Mt. 468; 193, 2: « raffreddata l'opera iniqua e gelato il calore del
l'am ore in coloro che dopo aver amato si rivolgono indietro ».
64 Com. Io. XX, 23, 187-188; 356, 7-10.
I: ANALISI DEI TERM INI 21
65 Fr, Io, 50; 524, 23 - 525, 8; cf, Fr, Io, 127; 570 - il testo parallelo
m a più breve.
22 l: ANALISI DEI TERM IN I
(i) Tra gli uomini esiste non soltanto a causa della natura, ma an
che per altri motivi.
(j) Dio in quanto Dio lo ha per il mondo.
(le) Dio in quanto Padre lo ha per il Figlio.
(1) s= (b) il Padre lo ha per il Figlio.
3a) Diamo solo due esempi dell’amore dei genitori verso i figli:
la madre che ama il figlio, oppure il padre, non cercano il
proprio interesse, ma quello del figlio.7576
2. philein
Il verbo viene usato spesso e in vari casi non è altro che sino
nimo di agapan. Ma anche la differenza tra i due termini' viene
messa in evidenza:
agapan è contemplativo e, per così dire, spirituale, invece
philein è corporeo e più umano.100
Analizziamo l’uso:
(a) Il legame reciproco ira Èva e il serpente.
(b) = (a) è cattivo e Dio Io distrugge.
(c) Il legame con Cristo.
(d) Predicato di Cristo e del serpente in contrapposizione.
ed a quelli che « sono estranei alla pietà verso Dìo »;117 è la causa
dell'Incarnazione118 e della morte di Cristo; 119 è una facoltà propria
del Padre e del Figlio e, da entrambi; gli uomini possono ottenerla.120
La philanthropia fu anche la causa del comportamento di Gesù.
Grazie ad essa poteva « mangiare e bere con i peccatori e pubbli
cani »,121 andare da coloro che non lo potevano raggiungere,122 non
disprezzare i bisognosi.123 Ed è sempre la philanthropia che lo spinge
ad essere il Pastore,124*anche delle pecore perdute.123 È la causa per
la quale Egli dà agli uomini la conoscenza di Dio (theologia) ,m .
e del suo regno,127 può « liberare i nostri occhi coperti dai veli a
causa dell'ignominia provocata dal male ».128129 II Cristo è semplice
mente chiamato: philanthropos hemon 129 e per questo è morto per
noi.130 Benché Dio sia chrestos... hai philanthropos, ha ripudiato
Israele e può fare lo stesso anche con i cristiani se essi lo meri
teranno.131*
Nel C. Cels, troviamo anche il sostantivo philanthropon132 usato
sia come proprietà di Dio, insieme alla bontà,133 sia nelle descri
zioni dell'atteggiamento buono e amichevole di Cristo verso gli uo
mini,134135sìa per parlare dei rapporti tra gli uomini.133
Nel contesto della missione del Figlio di Dio viene adoperato
anche il superlativo phìlathropotatos nell'immagine del buonissimo
re, che manda il medico ai malati del suo regno.136
Dio viene anche chiamato: philopsychos despotes, amante della
vita e dell'anima.137
3. eran
Questo verbo appare raramente negli scrìtti di Origene, quasi
che l'adoperasse quando proprio non potesse farne a meno. Si distin-
guono chiaramente tre significati principali che analizzeremo bre
vemente.
1, Lo incontriamo nel contesto di Prov. 30, 16 il quale, secondo
la versione dei LXX, suona; haides kai eros gynaikos.., Commen
tando questa frase Origene paragona eros gynaikos alla generazione
o discendenza di una sanguisuga (gennemata tes aìmopotidos)f per
ché distrugge il tempio di Dio per la passione carnale e fa che
le membra del Cristo diventino membra di prostituta.1156
Qualche volta il nostro termine si trova anche nelle descri
zioni dell'amore verso una donna. Così è per la dannosa passione
di Sansone167 e nei confronti dei due vecchi dell'episodio di Susanna,
divorati dalla passione per lei,168 anche se nel testo non si parla di
amore ma di epithymia.
Allo stesso modo troviamo l'uso di eramai nelle citazioni libere
del testo biblico a proposito del matrimonio. Scrìvendo dei vari
luoghi dove se ne parla, Origene cita il caso « del matrimonio di
una schiava con uno che l'ama »m e scrive; to antes erasthentaì,
benché nel testo biblico troviamo: enthymethes autesm che è piu
lontano dal concetto di amore.
2. La frase sulla sapienza: ernstes egenomen ton katlous antes,
cioè « sono diventato amante della sua bellezza »,171 obbliga Origene
ad usare il termine anche in senso positivo. Così dice che « si deve
amarla (la1'sapienza) come insegnava Salomone ».m II soggetto del-
Veran può essere anche la saggezza (sophrosyne) ,m
Nei riguardi dei comandamenti di Dio troviamo il termine nel
commento al Ps. 118; Dio stesso dà agli uomini l’eros per i suoi
m p r. Prov. 30, 16; XI, 1-5; Richard, 389; la brevità del frammento non
perm ette di stabilirne il contesto.
167 p r. Prov. 30, 17, III, Richard, 390.
I® Com. Io. XXVIir, 5, 34; 394, 13.
i® Com. Mt. XVII, 34; 696, 2s.
™ Dt. 21, 11 (LXX).
u i Sap. 8, 2.
ira Pr. U t. 48; 222, 24-26; cf. Com. Io. XX, 43, 406; 386; Com. Mt. XVII,
32; 686, 23-27.
173 Com. Mt. XV, 1; 349, 17; ivi, XV, 3; 355, 22s.
32 Il ANALISI DEI TERM INI
a. Amor e derivati
Dalla discussione dei termini propostaci da Origene nel prologo
al Com. Cant.179180* apprendiamo che, per lui, l'uso delle parole era
piuttosto una questione di circostanze che di scelta teologica — al
meno per quanto riguarda la Bibbia. Così dice:
Videtur autem mihi quod divina scriptura volens cavere, ne
lapsus aliquis legentibus sub amorisia0 nomine nasceretur, pro
infirmioribus quibusque eum, qui apud sapientes saeculi cupido
seu amor dicitur, honestiore vocabulo caritatem vel dilectionem
nominasse...m
WS p, eg, ivi 67, 25; ivi, 78, 19; Com. Cant, IV; 223 , 26.
306 Cf. Prot. 67, 7-9; Com. Cant. I; 89, 24.
147 Cf. p. es. Com. Cant. I ll; 194, 17; Com. Rom. VII, 11; 1132 C.
«8 Re Prine. II, 11, 4; 187, 10s.
139 Com. Cant, I, 91, 28s; cf. ivi 90, 18-91, 2; Horn. Num. IX, 3; 57, 23-25.
190 Horn. On. V III, 3; 79, 27s; ivi VIII, 7; 82, 26.
191 Prot. 67, 17-21.
192 Ivi 71, 3s.
193 Ivi 73, 1.
»4 Com. Cant. I l l , 190, 1.
195 Com. Io. XX, 17, 148; 349, 29.
1« Com , Ròm. VII, 11; 1132 C.
l: ANALISI DEI TERM INI 35
b. Caritas e dilectio
I due termini vanno esaminati insieme, perché il secondo ac
compagna spesso il primo o viene usato per la sua forma verbale,
dal momento che caritas non la possiede.
Caritas, come traduzione^ di. agape, descrive Dio; il Padre è
caritas, ed anche il Figlio:
quod si Deus pater caritas est et filius caritas est, caritas
autem et caritas unum est et in nullo differt.206
che non può servire molto all'analisi del lessico origeniano, presen
tandosi tale commento come una traduzione talvolta assai libera.208
Come abbiamo visto per agape, caritas viene messa tra le vir
tù,209 supera la profezia, la conoscenza, la fede e persino il marti
rio,210 tiene il primato tra pace umiltà pazienza mansuetudine dol
cezza soavità e purezza di cuore.211 Insieme alle altre virtù è più
importante della castità.212213
Ci soffermiamo su queste osservazioni, perché negli altri casi
l’uso di caritas non sembra aggiungere niente di nuovo a quanto
già sappiamo dall'analisi di agape.
c. Desiderium !.'
Qualche volta la parola accompagna amor ed ha il medesimo
significato. Per esempio, è positivo quando proviene da Dio e si
riferisce alla verità218 o quando non si accontenta degli insegna-
menti umani, ma vuole essere illuminato dallo stesso Verbo di
Dio;214 è negativo quando, concentrandosi sulle cose materiali, si
separa da Dio.215*
Il desiderio si presenta anche come una forza dell’araor. In un
brano del commento al Cant. 1, 13 leggiamo:
« ubera », ut superius iam diximus, principale cordis adverte,
in quo ecclesia Christum vel anima Verbum Dei desiderii sui
vinculis alligatum tenet ei adstricium. Si 'quis enim Verbum
Dei toto affectu in corde suo et toto amore constringit, ipse
solus poterit odorem fragrantiae eius et suavitatis accipere.2ib
208 Lo stesso Rufino scrive del testo che stava traducendo: Super omnes
autem difficultates est, quod interpolati sunt ipsi libri. Desunt enim fere apud
omnium bibliothecas (incertum sane quo casu) aliquanta ex ipso corpore
volumina; et haec adimplere atque in latino opere integram consequentiam dare,
non est mei ingenti, sed ut tu credis qui haec exigis, muneris fortasse divini
(Praefatio , CCL 20, ed. Sim onetti, p. 275). Hanno cercato di paragonare il testo
rufmiauo con i fram m enti greci: J, Scherer (Le comm entane d'Origène), sfa
vorevole per Rufino; H. Chadwick di opinione piuttosto contraria (Rufinus
and tfte Tura Papyrus ) e F. Coccliini (Interpretazione origeniana della para
bola del fariseo) che m ostra anche un certo cam biam ento teologico da parte
del traduttore, il quale avrebbe spostato l'accento, dalla giustificazione per
la fede, all'um iltà (i testi confrontati: ed. Scherer, p. 164 e PG 14, 952-953),
Com. Rom. IV, 6; 981 A; cf. Scherer, 212, 14-214, 1.
210 Horn. Mum. XIV, 4; 128, 10s.
211 Com. Cant. II; 165, 12-15.
222 Horn. Lev. I, 5; 287, 3-14.
213 Cf. sopra, n. 188.
a* Com. Cant. I, 91, 11-15; Prol. 76, 12-16.
as Horn. Mum. XIH, 3; 111, 6-8.
218 Com. Cant. II, 170, 13-17.
X: ANALISI DEI TERMINI 37
d. Cupido, 'concupiscentia
Nell'analisi di amor abbiamo accennato che cupido e amor, ■
messi insieme come traduzione dell'eros, possono avere significati
diversi. Quando però la parola è usata da sola, ha un senso preva
lentemente negativo. Così accade ad es. quando Origene critica
certi sacerdoti:
gloriae humanae concupiscentia maculantur aut cupiditate
avaritiae poliuntur,219201
a. Cupido
Nelle traduzioni di Girolamo, come presso Rufino, troviamo
questa parola nella composizione: spiritalis cupido vai amor.215 Si
trova però anche in contesti diversi. Può essere messa a paragone
con caritas e amor,236 può avere il senso positivo di desiderare il
Verbo di Dio: corne sposo,237*oppure, nell’espressione cupido regni
mei,m quando il testo greco parallelo porta: to boulema tes emes
basileias.
234 2 Tim. 3, 4; Horn. Is. I, 1; 243, 3-5; cf. Horn. Le. XXX; 172, ós.
235 Horn. Cant. I, 2; 31, 6.
236 Horn. Cant. II, 8; 53, 21-54, 1: Quam pulchrum est, quam decorum
a caritate vulnus acciperet Alius iaculum carnei amoris excepit, alius terrena
cupidine vulneratus est...
237 Ivi 9; 55, 18s,: II Verbo è sveglio in coloro che cupiunt sposo vigilante
salvari.
233 Horn. Le. XXX; 174, 16.
«9 Rom. Cant. II, 9; 55, 7.
Ivi; 55, 14s.
241 Horn. Le. XXV; 149, 6s.
40 i; ANALISI DEI TERM INI
a. Dilectio, caritas
Normalmente sono usati per la traduzione di agape in tutti i
contesti possibili. Non si nota nessuna preferenza per una delle
parole. Possono essere messe insieme per aumentare Teffetto244
oppure alternativamente in un discorso più lungo.345 Delle eccezioni
provengono probabilmente dalla preoccupazione continua di spie
garsi meglio. Così troviamo dilectio dei dove il testo greco ha solo
agape; 246 persino al posto di exìs, nei confronti di Dio che chiamò
Andrea e Pietro perché diventassero pescatori di uomini,247 o di
horme di Gesù nello stesso contesto.248 Con dilectio una volta tra
duce anche Patteggiamento amichevole, synetheìa philike.m Tale uso
del termine, più esteso di agape, fa pensare che la stessa tendenza
si abbia nel Ser. Mt., ma non è possibile provarlo.
b. Amor, amantes
Nelle nostre opere, troviamo raramente questi termini. Amor
divitiarum viene adoperato per philoploutìa,230 amor mundi per phi-*2437850
e. Concupiscentia, cupido
Spesso si trovano al posto di epithymia, Qualche volta però
con esse l'Anonimo traduce altre parole. Nel contesto dell'episodio
della Trasfigurazione sul monte, e a proposito di Pietro che voleva
rimanere e costruirvi le tende, leggiamo: concupiscens illam specta
bilem vitam257258benché in greco sia: bìon theoretikon agapesas.
Gli altri casi da notare sono; concupiscentia gloriae per phi-
lodoxia,2SS256 concupiscentia pecuniae per philargyria,259* che coesiste
con l'espressione; avarus et pecuniae cupidus per phìlargyros.m
Nei confronti di Giuda Iscariota, traduce philargyria con cupiditas
triginta argentorum?61
Conclusione
Le analisi fatte, per quanto brevi, ci permettono di ricavare
alcune conclusioni sul linguaggio di Origene relativo all'amore.
1. La realtà dell'amore viene descritta, il più delle volte, con
parole che fanno capo a agape. Si tratta dì ogni tipo possibile di
amore. I traduttori antichi normalmente usano caritas, dilectio e
diligere, sebbene talvolta adoperino anche amare.
con le parole;
Pertanto, quando lo gnostico trova l’espressione agape nelle
Sacre Scritture, lo deve intendere senz'altro come eros, poi
ché questa è la realtà dissimulata sotto la veste protettiva
dell'agape.26ί
i Did. 16, 3.
8 Ep. Barn. 4, 1.
9 Ep. Barn. 1, 6. Ci sono diverse possibilità d’intendere questa frase, a
seconda del m anoscritto e della concordanza dei casi. Riportiam o la tradu
zione del Codex Constantinopolitanus (XI s) che pone Veuphrosyne al genitivo,
concordandola con i sostantivi seguenti, che perm ette due traduzioni diverse:
questa nostra (cf. la traduzione di Quaquarelli e Prigent [SCh 172]), oppure
quella di Ruiz Bueno in BAC 65: « el amor de la alegria y regocijo, que son
el testim onio de ias obras de la justicia ». Così pure ha K. Lake, nell'edizione
inglese (Loeb Classical Library, 24). La versione del Sinaitìcus, che tramanda
la lettera tra i lib ri ispirati, pone Veuphrosyne al nom inativo, com e agape.
10 Si noti che la parola agalliasis si trova soltanto nella LXX e nel NT
in riferim ento alle realtà divine. P. es., Ps, 44, 8: « il tuo Dìo ti ha consacrato
con olio di letizia ( elaion agaUiaseos) »; Le. 1, 44, su ll’atteggiam ento di Giovanni
il B attista nel seno della m adre nel m om ento della Visitazione; Le. 1, 47, la
letizia di Maria, eletta da Dio; Act. 2, 46, la letizia della com unità dei discepoli
nello spezzare il pane.
ii : i padri GRECI p r im a DI ORIGENE 45
la‘ nostra vita »,u Come dono dì Dio possono godere di essa solo
« quelli che ■Dio ha resi degni ». Essi possono eseguire i comanda-
menti di Dio e di Cristo, e raggiimgere così la « terra » dei pii
(choron eusebon) e « saranno visti nella venuta del Regno di Cri
sto ».u
Clemente cerca talvolta di essere un po' più preciso, quando
parla del mutuo amore fra i credenti, Alle donne raccomanda che
« esercitino l'agape non parzialmente, ma nella santità ed ugual
mente per tutti quelli che temono Dio ».1123 Porta poi l'esempio di
Mosè, il quale per amore verso il popolo pregava Dio;14 e di
Giuditta la quale, per amore della patria e della sua nazione, fu
capace di compiere gesta eroiche.15*Quelli che vivono un tale amore
« preferiscono essere loro soggetti a ingiurie piuttosto che il pros
simo ».M Riconosciamo qui l'idea che abbiamo riscontrato già nella
Dìdache, cioè che si deve amare il prossimo più della propria
vita.17 Prendendo in considerazione l’insieme dell'insegnamento che
si -ricava dalla lettera, possiamo dire che per agape bisogna inten
dere qualcosa di diverso dall'amore universale del prossimo: un
legame speciale, proprio di coloro che formano la comunità dei cri
stiani. Anche se,non siamo ancora al concetto di Chiesa-agape, ci
siamo già vicini. La stessa agape, che è dono di Dio e che a Lui
ci unisce, dovrebbe essere fondamento dell'unione tra gli uomini e
regola della loro vita. L'aspetto teologico e sociale, quindi, si pre
sentano come testa e croce della stessa medaglia.18
La lettura delle lettere di Ignazio d'Antiochia fa pensare che
l'amore sia una realtà onnicomprensiva. « La carità » nell'epistola
rio di Ignazio — scrive Divo Barsotti — « è piuttosto una luce, un
colore che penetra e infiamma ugualmente ogni frase: tutto il cri
stianesimo non è per Ignazio che amore e tutto l'epistolario d'Igna-
zio è testimonianza di questo amore, ha la potenza del fuoco ».I9 La
teologia dell'amore quasi scompare sotto il peso dell'esperienza per
11 1 Clem. 49, 6.
12 Cf. 1 Cletn. 49-50; il testo sopra riferito m anifesta l ’influsso del pao-
lino 1 Cor. 13 e forse anche di Giovanni: cf. Io. 14, 15; lo. 15, 10; I Io. 2, 5; 4,
18; si veda SCh 167, p. 180, n. 2.
13 1 Clem. 21 ,7.
u 1 Clem, 53, 5; cf. Dt. 9, 12ss; Ex. 32, 7ss,
i s j Clem. 55; cf, Jdth. 13, 8-13.
w 1 Clem. 51, 2.
u Cf. pagina precedente.
18 A mio parere, D. B arsotti (p. 41) dà troppa importanza al carattere
sociale dell ‘agape in Clemente.
19 D, Barsotti, 66.
46 II: I PADRI GRECI PRIM A DI ORIGENE
dalla preghiera (...) Sarebbe meglio per loro amare per poi
risorgere.40
59 D. B arsotti, p. 135.
60 Iren. Adv. Haer. II 13, 4; cf. IV 20, 1, 4.
« Ivi II 26, 1,
« Ivi.
63 p. es. I li 10, 6; IV 6, 2; 12, 2; 18, 4.
5, 22.
6s IV 16, 4 - « amicitia Dei »; gli autori della ed. SCh 100 introducono con
getturalm ente agape al posto di amicitia,
66 IV 20, 5.
67 IV, 28, 3; cf. Num. 14, 30.
ω IV 33, 7. -
ii: i p a d r i g r e c i p r i m a DI ORrGENE 51
Tutto allora può aiutare l'uomo nel suo amore verso Dio.
Certamente, l'amore proviene da Dio, ed Egli lo ha per gli
uomini. L'amore dì Dio sì manifestò già nelle profezie, ma soprat
tutto è visibile nell'Incarnazione:
Il Verbo di Dio, Gesù Cristo Signore nostro (...) per il
suo sovrabbondante amore si è fatto ciò che siamo noi, per
fare di noi ciò che lui stesso è.74
di partecipare in certo qual modo alla vita beata che l'attende nella
Chiesa. celeste, mentre è ancora in questa vita.102
I tre gradi dell'educazione all'amore sono stati sintetizzati da
Draczkowski nel seguente schema:
A. II grado iniziale
Soggetti: gli schiavi, la gente dal cuore duro
Programma: accettazione della fede, conversione, lotta con il
peccato
Motivo: la punizione o il premio
B. Il grado del progresso
Soggetti: i servi fedeli
Programma: i comandamenti, le buone azioni
Motivo: l'obbedienza
C. Il grado della maturità
Soggetti: gli gnostici
Programma: la gnosi, il martirio, l’eroismo nelle virtù.
Motivo: l’agape.
68, 1), santa (Strom. IV, 116, 2; Paed. II, 4, 3), più santa di ogni
scienza ■(Stivm. VII, 68, 1), perfetta (Strom. VII, 102, 1; QDS
38, 2), senza limiti (aoristos) (Strom, VII, 21, 2).
Una realtà descritta con tali aggettivi non può essere che divina.
Nel suo stato più perfetto essa è rivolta a Dio. Anche Γamore del
prossimo, secondo il precetto biblico, trova nello gnostico perfetto
il suo compimento nell'amore per Gesù Cristo, il piu prossimo a
tutti, perché ha manifestato la massima misericordia agli uomini.103
B interessante osservare che a Clemente non piace l'uso della
parola agape per i pasti nella comunità.10* Può darsi che si tratti
della preoccupazione di non confondere la dignità dell'amore cri
stiano con lina realtà ben diversa, ma designata con Io stesso nome
dagli gnostici, cioè i loro conviti immorali quali li descrive Epi
fanio.105*107
Origene, anche se con tutta probabilità non fu mai discepolo
di Clemente, visse tuttavia nel medesimo ambiente culturale e reli
gioso. Forse per lo stesso motivo di Clemente anch'egli non usò
mai il nome di agape per descrivere un pasto comunitario. Quale
sia stata la sua teologia dell'amore, stiamo per esaminarlo.
CONCETTI CHIAVE
mento che mira al Padre, al Figlio e allo Spirito, che anzi qualsiasi
desiderio, anche pio, di unirsi con Dio senza che sia rivolto alle Tre
Persone divine conduce, secondo lui, inevitabilmente fuori della
retta via dell'ortodossia. In una omelia scrive:
Chi è stato assetato (edtpsese) di Dio così da dire: « l'ani
ma mia ha sete del Dio vivente »?3 Chi ha desiderato così delle
mammelle della roccia4 e la roccia era il Cristo?5*Chi ha desi
derato così lo Spirito Santo da dire: « come una cerva desidera
(epipothei) la sorgente d'acqua, così Panima mia desidera te,
Dio»?0 (...) Coloro che riconoscono im solo Dio ma rifiutano
le profezie, non hanno desiderato lo Spirito Santo che è nelle
profezie e perciò non bevono né dalla sorgente del Padre, né
da quella che ha esclamato ad alta voce nel Tempio: «chi ha
sete venga a me e beva ».7*
3 Ps. 41, 3.
4 Ier. 18, 14a secondo LXX; il testo mas or etico parla delle rocce e delle
montagne,
5 1 Cor . 10, 4.
e Ps. 41, 2,
7 Io. 1, 37; Hom. Ier , XVIII, 9; 163, 3-8, 15-19.
* L. Bouyer, Spiritualità dei Padri, p. 185.
9 Hom. Le. XXV; 152, 14s.
m : CONCETTI ■CHIAVE 59
« Io. 14, 6.
i r i Cor. 15, 24; cf, How.. Mum. XXVII, 13; 280, 14ss,; cf. A. Levasti, p. 380.
. a Cf. De O rat 1, 1; 297.
« Cf, Num. 33, 1.
14 Horn. Num, XXVII, 3; 260, 3ss.; tradotto in L. Bouyer, Spiritualità,
p. 193; cf. Eph. 4, 10; 1 Cor. 1, 24.
15 Horn. Ier. XVIII, 2; 152, 34 - 153, 6.
16 Ser. Mt. 126; 123, 13s.
17 Cf, p. es. Horn. Ez. I, 2; 321; cf. H. de Lubac, Storia e Spìrito, p. 262.
18 Cf. Hom. Ps. 38, 9; 1399 C: nihil deù sine mensura est, nihil sine
pondere, sed omnia ei in numero constat et mensura. Cf. sotto, il capitolo
V ili.
60 III: CONCETTI c h ia v e
3°Lc. 2, 25ss,
31 Hom. Le. XV; 94, 20ss.; Ser. Mt. 46, 26-30: « (non possiam o) aliter
credere nisi quemadmodum per successioìiem ecclesiae Dei tradiderunt nobis ».
32 Le. 2, 41-50.
33 Hom. Le. XVIII; 112, 16-21: In multorum comitatu I esus meus non
patest inveniri. Disce, ubi eum quaerentes repererint, ut et tu quaerens cum
Joseph Mariaque repertas. E t quaerentes, inquit, invenerunt illum in templo.
Non ubicumque in alio loco, sed in templo, neque in templo simpliciter, sed
in medio doctorum, audientem et interrogantem eos; cf. F. Bertrand, p. 63.
34 Hom. Le. XIX; 117, 18-21.
35 Horn. Lev . I, 1; 281, 3s.
3s Horn. Is. VII, 3; 283, 8; Hom. lo s . 8; 353, 17; Ser. Mt. 47; 97; J. Daniélou,
Origene, p. 4L
37 H. de Lubac, Storia, p. 78$.
38 P. es. Eph. 5, 21-33.
62 in : CONCETTI CHIAVE
Il matrimonio mistico
Il modo più frequente di Origene nel descrivere l’amore tra
Dio e il creato è l'uso deH’immagine sponsale. Egli iniziando a
commentare il Cantico, scrìve:
questo libro ci insegna quali parole usò quel magnifico e per
fetto sposo, nel rivolgersi a colei che a lui era unita, sia
l'anima, che la Chiesa.5152
istante sul tema del matrimonio mistico. H. CiOuzel nel suo articolo
sull'argomento31 ne ha esaminato le radici bibliche e quelle presenti
nel paganesimo e nella prima letteratura cristiana,*54 Accanto all'ese
gesi abituale di Origene, di una ricerca continua del senso più pro
fondo possibile di ogni frase della Scrittura, e alla tradizione da
lui ereditata, vogliamo mettere in rilievo ancora un altro dato: il
posto d’onore occupato nella sua esegesi dal tema del matrimonio
di Cristo con la Chiesa o l’anima. Origene lo presenta come il cul
mine dell'unione con il Verbo e lo desidera per se stesso.55 Cerca
il modo con cui Tanima dovrebbe presentarsi davanti ad uno Sposo
così grande.56 Anche il Cristo, per Origene, tende a questa unione,
vuole « fidanzare » l'anima con sé e perciò la prepara lungo la sto
ria della Salvezza.57 Tutto ciò che vi si oppone è definito spesso
come adulterio.58
Esistono però presso Origene anche altri « matrimoni » e ad
essi dedichiamo un po' di attenzione. Innanzitutto consideriamo il
matrimonio mistico con l'angelo. Origene scrive:
Potrebbe capitare, dopo un lungo periodo di convivenza,
qualcosa nell'anima per cui essa non trovi più grazia agli
occhi dell'angelo, suo signore (kyrieuontos) e capo (archontos)
perché si trova in lei qualcosa di brutto. Allora verrebbe scritto
(...) un libello di ripudio e sarebbe dato nelle mani della ripu
diata; così non apparterrebbe più alla casa del primo padro
ne costei che è stata rimandata via dalla sua casa.59
de l'AIexandrin, ce n'est pas un ange qui est l'époux de Tatne, .mais le Christ
lui-mème... ». Spero che ciò che sto presentando possa precisare questa affer
mazione.
« Com. Mt. XXV, 21; 334, 12.
<52 Cf. genoito d'an (ivi linee 20 e 30), graphoito d'an (334, 26; 335, 6),
didoito d'an- (335, 8).
63 Ivi; 335, 24ss.; cf. Pastore, Sìm. 8; 3, 3; Sìm. 6; 2, 1; Sìm. 6; 3, 2s.
64 Cf. Pastore, Sim. 8; 3, 3; Sim. 9; 12, 7s; J. Danìélou, Theologie du Judéo-
Christianisme, p. 171-177; però A. Grillmeier, Gesù il Cristo I, 1, p. 206:
«... è da escludere che il Figlio di Dio sia ridotto sostanzialmente a Michele.
Infatti il Figlio, alla fine, è chiaramente distinto dall'arcangelo, anche se
quest'ultim o in un passo occupa Π posto Che ordinariamente è tenuto dal
Figlio di Dio ».
« Horn. Num. XXIV 3; 231, 25-27.
66 Ivi; linee 4-10: Omnes qui sub lege Dei vivimus et in ecclesia eius
habemur, aliqui sub patribus, aliqui sub viris agimus. Ei si quidem parvula
est anima et initia habet in eruditionibus divinis, haec sub patre agere cre
denda est. Si vero iam adulttor facta est, ita ut viri potens sit ad concipiendum
semen Verbi Dei et doctrinae spiritalis capere secreta, haec sub viro posita
dicitur.
® Ivi; 232.
66 III: CONCBTTI CHIAVE
83 Bom. Lev. XII, 5; 464, 9ss. Segnaliamo anche una cosa analoga negli
uomini, cioè la coppia spìrito - anima.
84 Ivi, linee 26ss.
85 Ivi, linee 17s.
86 Cf. 1 Cor. 5, 7.
87 Io. 10, 11. 14; Hbr. 13, 20.
es Hbr . 5, 6.
89 Cf, p. es., Mt. 9, 15.
90 Is. 61, 10.
91 Horn. Gén. XIV, 1; 122, 1-8; trad, diversa da quella di Maria I. Danieli.
n i: CONCETTI CHIAVE 69
Dio si ..comporta allo stesso modo con l’anima, anche nel caso
che prima essa fosse stata adultera:
Novum enim hoc bonitatis eius est genus ut etiam post
adulterium, revertentem tamen et ex corde paenitentem susci
piat animam9S
Una tale anima si ridurrebbe allo stato di adultera, per la quale nes
suno sarebbe più geloso. La possibilità di convertirsi e di ritornare
allo Sposo legittimo si renderebbe molto difficile.
L'immagine del matrimonio mistico viene proposta nella dot
trina origeniana in modi diversi, che esprimono anche contenuti vari.
I rapporti tra Dio e gli uomini in tale prospettiva ci si presentano
come una vera e propria forma mentis di Origene, o come una cate
goria della conoscenza dei misteri che lui con tanto zelo cercava,
al di là della lettera, nelle Sacre Scritture. Nelle pagine seguenti non
torneremo più, teoricamente, su tale problematica, ma eviden
zieremo come Origene si sia servito praticamente di siffatto modo
di presentare l'amore, per insegnare i diversi aspetti di quell'amore
che è Dio, che Lui manifesta agli altri e che aspetta per Sé da
parte degli uomini. ,
1. Premessa
1 Cant. 1, 2; 8, 1.
72 XV : BROS E AGAPE NBL PROLOGO A COM. CANT.
2. La descrizione dell’eros
3. La descrizione dell'agape
19 Proh 70, 1-4; ital. 45. Il fatto che Dio ami, già costituiva una certa
differenza tra eros e agape. Per Platone eros non era dìo, ma « un demonio »,
intermediario tra Dio e il m ortale (Simp. 202 E; trad. cit. 124).
20 Proh 70, 10-12.
21 Prol 70, 27-29; cf. 70, 29-32: Igitur sciendum est Dei caritatem semper
ad Deum tendere, a quo et originem ducit, et ad proximum respicere, cum
quo participium gerit, utpote similiter creatum in incorruptione.
22 Prol 70, 32 - 71, 1; ital. 47.
23 A. Nygren, p. 387; l'Autore vede qui l'eros « come la realtà dissimulata
sotto la veste protettiva dell'agape »; cf. sopra, p. 42.
24 Cf. A. Ceresa-Gastaklo, Presenza, e sviluppo di m otivi platonici, p. 239:
« la concezione platonica dell’eros non poteva ottenere compimento e subli
m azione più grande che nella concezione cristiana dell'agape».
25 Prol 71, 1-4; ital. 47.
76 IV : EROS E AGAPE NBL PROLOGO A COM. CANT.
26 P ro l 71, 13-18.
27 Le. 10, 27.
2* Prot. 71, 19-22; sulla gerarchia dell’amore avremo m odo di parlare
in seguito.
29 Prol. 72, 1-15; cf. linea 2s.: virtus caritatis quae ex Deo est; linea 15s.:
... 'amoris affectufs) qui animae rationabili insitus est beneficio conditoris. A
questo proposito va preso in considerazione un brano che parla in un modo
diverso: ... quomodo est quidam carnalis cibus et alius spiritalis et alia carnis
potio, alia spiritus, sic est quidam amor carnis a satana veniens, alius amor
spiritus a Deo exordium habens, et nemo potest duobus amoribus possideri
(Horn. Cant. I, 2; 31, 7-10). N ella seconda omelia troviam o invece di nuovo:
omnes animae m otiones universitatis conditor Deus creavit ad bonum, sed
pro usu nostro fit s.aepe, u t res quae bonae sunt per naturam, dum male eis
abutimur, nos ad peccata deducant. Unus de animae m otibus amor est... (Hom.
Cant. II, 1; 42, 15-18). N on sappiam o com e spiegare la provenienza dell'amore
carnale da Satana in questo brano, che poi sembra essere l'unico del genere.
Forse ci troviam o davanti a una esagerazione om iletica del predicatore un
po' infervorato? H. CrouzeI si lim ita a constatare il fatto: « Il y a done deux
amours, incom patibles, le spirituel et le charnel. L’un vient de Dieu, l'autre
de Satan,.. Ou plutót, originellem ent il n'y en a qu'un, l'amour spirituel:
l'amour charnel est im e deviation » ('Virginità p, 73), La deviazione dell’amore
non cam bia la sua origine. Satana però potrebbe essere chiam ato autore di
questa deviazione.
» P rol 72, 27 - 73, 1; ital. 49.
31 P rol 72, 2.
32 P rol 72, 20-25.
i v : BROS E AGAPE NEL PROLOGO A COM. CANT. 77
DIO «AMORE»
1 1 Io. 4, 7s.: « Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è
da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha
conosciuto Dio, perché Dio è amore ».
2 Io. 16, 27.
3 Pral. 69, 21-26; ital. 45. Si noti che siamo assai vicini all'idea dell’ugua
glianza tra Padre e Figlio acclam ata a Nicea. Origene non osò mai usare la
parola « homoousios » nel contesto trinitario per timore di parlare di Dio
in m odo materiale. L'unità qui descritta non è però m eno perfetta, visto che
Dio è amore.
4 De Prim. Il, 6, 3; 141, 28.
80 V: DIO « AMOKE »
5 Col, 1, 13.
é P. es. Me, 12, 6,
7 lo. 3, 35.
8 M. Sim onetti, Alcune osservazioni sulVinterpretazione origeniana, p. 380,
così riassum e la dottrina della creazione di Origene: « ...la creazione dell'uomo
fatto ad im m agine di Dio (Gii, 1, 26) va riferita alla creazione dell'elemento
spirituale che possiede una certa « consanguineiiatem ad deum » (De Prine. IV,
4, 10; 363, 29s.), m entre la creazione dell'uomo fatto di polvere (Gn. 2, 7) va
riferita al corpo sottile e lum inoso di cui fin dall'inizio erano state fornite
le creature razionali (...). La confezione delle tuniche di pelle (Gn. 3, 21)
avvenuta dopo il r>eccato, simboleggia... la creazione del corpo spesso e pe
sante, il passaggio del corpo dallo stato di incorruttibilità a quello di corrut
tibilità ». Cf. anche H. Crouzel, Le coeur selon Origène, p. 101-104.
Sap. 11, 24; cf. C. Cels. I, 71; 124, 25-28; De Prine. II, 6, 3; 141, 27.
10 Io. 10, 18.
11 De Princ. I l, 6, 3. Seguiamo la traduzione di M. Sim onetti (p. 286s.)
che inserisce il testo di Girolamo (tra parentesi: GCS, p. 141, nota) e prosegue
con il testo rufiniano (GCS p. 141, 4-9).
V: DIO «A M O B E» 81
come Dio. Nel testo sopra citato abbiamo letto che l’anima avrebbe
aderito al Figlio « in quanto sapienza parola di Dio verità e luce ».
Sono le quattro epinoiai del Figlio, ma:
come tra gli uomini l'inclinazione verso i figli viene dalla na
tura, mentre verso gli altri esseri amati per una ragione diversa
ha un’altra origine, cosi può essere che Dio ami il mondo in
quanto' è Dio e ami il Figlio in quanto è Padre.12
L'anima è senza dubbio una creatura, e solo come tale poteva fun
gere da elemento intermediario tra Dio e la carne,13 essendo d'al
tra parte legata a Dio.14*La forza che univa l'anima del Cristo con
il Logos era la forza dell’amore,13 È noto l'esempio col quale Ori-
gene ne fece la dimostrazione, quello del ferro che nel fuoco diventa
fuoco.16 Avendo una tale concezione dell'unità del Verbo con la
natura umana, Origene può servirsi della communicatio ìdiomatum in
ogni caso e, forse, soprattutto per quanto riguarda l’amore. Non ci
sorprenderà perciò se, al posto del soggetto, in qualche espressione
sull’amore leggeremo « il Figlio di Dio », « Cristo », « Gesù » o altro.
Il Cristo, essendo « il Figlio della bontà paterna e del suo amore »,17*
ricambia amore al Padre. Tutto ciò che Lui fa è ispirato da questo
sentimentols verso il Padre e verso le cose da Lui amate, perché
l'amore gli è proprio.19
La posizione dello Spìrito Santo e il suo ruolo nella Trinità,
dal punto di vista dell'amore, ci si presenta meno esplicito di quanto
Io sia per il Figlio. Sembra che il dilemma: « uguaglianza - subordi-
nazione » non sia stato chiarito da Origene in modo del tutto sod
disfacente, senza contraddizioni. D'altra parte, attribuendo allo Spi
rito Santo l'attività santificatrice, Origene è preoccupato d i. non
essere capito male, che cioè quasi che lo Spirito sia al di sopra
del Padre e del Figlio, dal momento che la sua opera si presenta più
degna deU'attività creatrice del Padre mediante il Figlio e dell'attl·
vita del Figlio che comunica la razionalità.20 Per evitare il possibile
equivoco Origene ha scritto righe intorno alle quali la discussione
sulla validità della traduzione rufiniana ha assunto spesso tinte
particolarmente vivaci. Origene scrive:
Nulla di maggiore o minore bisogna affermare nella Tri
nità, poiché una sola fonte della divinità abbraccia con la sua
parola e la sua ragione tutto l'universo e con lo spirito della
sua bocca santifica gli esseri che sono degni di santificazione,
come è scritto nel salmo: « Dalla parola del Signore sono stati
stabiliti i cieli e dallo spirito della sua bocca tutta la loro
potenza ».21
C'è un passo nel Com. Rom. che riporta molti elementi presenti nel
testo citato. Esso ci interessa particolarmente perché sembra essere
l'unico che affermi esplicitamente che anche lo Spìrito è amore.
D’altra parte un'analisi comparativa dei due testi, dal punto dì
vista del concetto di amore, può aiutarci a capire meglio la posi
zione di Origene non soltanto nei riguardi dell'amore, ma anche
riguardo alla Trinità in sé. Purtroppo possono sempre esistere
riserve a proposito dei brani del Com. Rom. a causa della tradu
zione, forse più libera, di Rufino, Se non possiamo muoverci .con una
5.
la citazione del Sai. 32, 6: per istud sancti Spiritus donum
« Verbo Domìni caeli firmati s'unt compleatur ille sermo quem Do
et spiritu oris eius omnis virtus minus dicit: « sicut tu Pater in
eorum » me et ego in te et ii in nobis unum
sint », divinae scilicet naturae
participes effecti, in abundantia
charitatis per Spiritum sanctum
ministratae.
35 Cf. Com. 1 Cor. 4; 234, dove Origene riferisce come il dogma più
importante quello peri te patros hai hyiou hai hagiou pneumatos symphonon...
Incontriamo il tema della symphonia anche nel contesto del matrimonio.
36 Si potrebbe notare una certa contraddizione in De Prtnc. II, 6, 3; 141,
25-27: Igitur unigenitus filius dei, per quem omnia facta esse visibilia et
invisibilia {Col. 1, 16)... secundum scripturae sententiam et fecit omnia et quae
fecit diligit (Sap. 11, 24). In effetti nella proposizione principale il soggetto è
il Figlio In quanto creatore, in quella secondaria invece come mediatore
nell'opera di creazione. Il fatto si può spiegare con il concetto della media
zione attiva del Figlio nell’opera del Padre. Lo illustra un'altra frase: Christus
lesus ipse qui venit, ante omnem creaturam natus ex patre est. Qui cum
in omnium conditione pàtri mints trass et, per ipsurn omnia facta sunt...
incarnatus est... {De Prine. I, praef. 4; 10, 5-8). C£, anche ivi I, 7, 1; 86, 5-24,
Si veda M. Simonetti, Sull’interpretazione di un passo, p. 31.
37 Com. Io. II, 10, 77; 65, 26-31. Sull'operazione intertrinitaria in Origene
si veda: M. Simonetti, N ote sulla teologia trinitaria, p. 295ss. Cf. Pamph.
Apoi. V, 588 C (Ex primo libro de Isaia): Unus ergo est verus Deus, qui, ut
ita dixerim, praestator est deitatis, et unus Christus factor christorum, et
unus Spiritus Sanctus qui per singulas animas sanctorum facit Spiritum sanc
tum. Christus vero sicut per hoc quod Christus est christos facit, ita et per
hoc quod Filius Dei est , et Filius proprius et unigenitus omnes eos qui perci
piunt ab eo spiritum adoptionis filios Dei facit.
V: DIO « AMORE » 87
1. Premesse
3 Cf. ΑΊ. Sim onetti, Alcune osservazioni, il testo che abbiamo riferito
sopra, cap. V, n. 8. La teorìa della creazione del mondo incorporeo razionale,
prim a di quello materiale, era presente nella tradizione alessandrina (cf. U.
Bianchi, La « doppia creazione »). Sim onetti, esam inato il framm ento di Pro
copio di Gaza, m ostra la differenza tra 1 corpi pesanti, plasmati, e quelli
eterei e sottili.
4 Cf. H. Crouzel, La doctrine origénienne du corps ressuscité, p. 187ss.
s Com. Mt. XIV, 21; 334, 20-32; cf. sopra, cap. III.
6 Rom. Gen. I, 15; 19, 10-14. N on è del tutto ovvio in questo testo di
quale parola sia la traduzione spiritus, se si tratti del pneuma o del nous.
Nous, di genere m aschile si presenta spesso com e la parte superiore del
l'anima, il soggetto che riceve la grazia (cf. Com. lo. I, 25, 161; 31, 1), può
vedere Dìo (cf. C. Cels, V, 60; 64, 2-6), può conoscere le cose nascoste al
corpo (cf. C. Cets. VI, 20; 90, 21). Ci sem bra però che qui si tratti del pneuma,
anche se dì genere neutro, perché così di solito riscontriam o nelle traduzioni
di Rufino (cf. p. es. De Prine. IV, 2, 4; 313, 2 — testo greco dalla Filocalia, e
linea 20 — traduzione di Rufino. Cf. anche ivi III, 4, 1; 263, 21, dove troviamo
v i:· l ' a m o r e c h e p r o v i e n e da d io 91
una frase sim ile su ll’uom o com posto da anima, corpo e spirito che proviene
da Dio). Per di più, però, troviamo lo stesso contesto e parole quasi uguali
a quelle del testo citato anche in un altro brano di De Prine. I l i , 4, 2; 267,
1-5: constat quod huius animae voluntas media quaedam est inter carnem et
spiritum, uni sine dubio e duobus serviens et obtemperans, cuicumque obtempe
rare delegerit, quaeque cum se delectationibus camis subdiderit, carnales homi
nes facit, cum vero se spiritui iunxerit, in spiritu esse hominem facit et propter
hoc spiritalem nominari. Questo brano si trova tra le due frasi d i Paolo;
Gei. 5, 17 (« la carne com batte contro Io spirito») e jRom. 8, 9 (« v o i non
siete nella carne m a nello spirito »), dove troviamo appunto lo pneuma. Lo
« spirito » e Γ« anima » del nostro brano significano allora i due elementi
pi-esenti nell’uomo: quello naturale umano, e quello divino, donato da Dio
per grazia.
7 Cf. Horn. Num. XI, 7; 89s.
e Cf. Horn. Gen. I, 15; 19, 17ss.
a Com. Mt. XIV, 17; 325, 27-32.
10 Cf. Bom. Gen. I, 13.
» Phil. 2, 6.
92 v i: l ' a m o r e c h e p r o v i b n b da d io
colei che era caduta. Allora ì due sono diventati una sola
carne, perché il Verbo è diventato carne ed ha abitato fra
noi.12 E non sono più due adesso, ma una sola carne.13*
Parla anche delle singole anime che fanno parte della Chiesa,
applicando a esse e a tutta la Chiesa gli stessi testi biblici. In
quest’ottica viene interpretato da Origene il Cantico dei cantici.1,1
H. Crouzel ha riassunto in una frase l’universalismo origeniano:
« Le anime non si uniscono all'uomo - Dio separatamente una dal
l’altra, ma tutte insieme, in un solo matrimonio, riunite nella me
desima Chiesa ».1S Un'unione del genere è, per Origene, una mèta
da raggiungere, solo alla fine infatti Dio porrà termine all'inimicizia
tra la moglie adultera e il diavolo, il suo secondo marito riconci
liando il tutto.16
L'amore che proviene da Dio si presenta nell'opera origeniana,
alla pari di tutti gli altri grandi argomenti, con osservazioni ed espo
sizioni diverse, applicazioni varie, esempi e, talvolta, con libere
digressioni. Avendo presenti queste premesse cercheremo di siste
matizzare la sua argomentazione circa l'amore di Dio per la Chiesa:
esistente già prima della Sinagoga dell'Antica Alleanza, poi nella
Chiesa delle genti. In questa seconda parte tratteremo dell'Incar
nazione come opera d'amore del Padre e del Figlio; esamineremo
poi l’amore di Dio per le singole anime.
12 Io. 1, 14.
13 Com. Mt. XIV, 17; 326, 1-15; cf. C. Cels. V, 53; 57, 5ss. Cf. sotto,
n. 28. 29.
Μ Prol. 61, 9-11; ital. 33: « ...q u esto libro ci insegna quali parole ha usato
questo m agnifico e perfetto sposo rivolgendosi a colei che a lui era unita;
sìa essa l'anima, sia la Chiesa ».
13 H. Crouzel. Virginità, p, 22.
li Cf. Com. Mi. XIV, 19; 332, 10-23.
v i: l ' a m o r e c h e p r o v ie n b DA DIO 93
n Bph. 5, 25s,
« Com. Cani. II; 158, 3-8.
15 Io. 1, 27.
201 Io. 2, 2.
21 1 Tini. 4, 10; Com, Io. VI, 59, 304s.; 168, 16-27. Si veda a proposito tutto
il capitolo 59 del Com. Io. VI.
22 G. Sgherri in Chiesa e Sinagoga, ha raccolto tutti i brani possibili in
Origene sulla Chiesa e sulla Sinagoga. Si ha l’impressione però che dia troppo
peso alla differenza tra le due Assemblee neH'insieme dell'ecclesiologia profes
sata da Origene.
2J Cf. Horn. Num. XX, 4; 14-16: Si enim mercedem sperat angelus verbi
gratta, qui me consignatum accepit a Deo, pro his, quae bene gessi, certum
est quia et culpari sperabit pro his, quae a me non bene gesta sunt. Cf. Hon.
Le. XXXV; 198, 9ss.; ivi XXIII; 146, 18-20: Duplex hic adest ecclesia, una
hominum altera angelorum. Si quid iuxta rationem et iuxta scripturarum
dicimus voluntatem, laetantur angeli et orant nobiscum.
94 v i: l ' a m o r e c h e p r o v i e n e d a dio
Sulla terra tutti appartengono alla Chiesa, dai più remoti paesi:
la forza del Signore Salvatore è con coloro che in Britannia
vivono separati dal nostro continente, che vivono in .Maurita
nia e con tutti coloro che sotto il sole hanno creduto nel suo
nome.34
35 Horn. Cant. II, 3; 45, 22-24: Ecclesia quae Haec loquitur nos sumus
de gentibus congregati; Salvator noster sororis eius filius est, id est synago
gae; duae quippe sorores sunt, ecclesìa et synagoga.,.
36 P. es. Com. Mt. XIV, 19; 330, 23-30:. « Ha potuto prima prendere ii
Cristo com e m oglie la Sinagoga ed abitare con Lei; dopo però essa non ha
trovato grazia ai suoi occhi. La causa di questo ... è che è stata trovata
in essa una cosa brutta ».
3? Os. 2, 19s.
38 Horn. Gen. X, 2; 95, 12-20.
39 Col 1, 15.
40 Gal. 3, 19.
41 Com. Cant. I; 90, 8-12. ital. 74.
43 Horn. I er. I, 1; 2, 3-4.
« Cf. Horn. Gen. IV, 1; 51, 14.
vi: l 'amore che proviene da dio 97
de prova del suo amore: nessuno infatti piange per uno che odia.55*
L’amore di Dio per gli uomini non spetta a tutti nella stessa misura.
Il suo è un'amore ordinato, come tutto ciò che Dio fa:
Dio, pur beneficando il mondo, dato che lo riconcilia con sé
in Cristo, mentre prima gli era nemico a causa del peccato,
distribuisce i suoi benefici secondo un piano e un ordine, non
mettendo tutto d'un colpo i suoi nemici a sgabello dei suoi
piedi.55
55 Eom. Ez. XIII, 2; 443, ó-ÌO: Plangitur princeps Tyri. Quam bonus Deus,
qui etiam ' eos, qui se negaverunt, defleti Et hoc venit ex amoris affectu. Nemo
quippe plangit, quem odit; et qui. plangitur, plangitur quidem ut mortuus ,
verum quasi adhuc quaeratur, quasi vivis desiderio sit, diligitur. Si n oti che
il principe di Tiro rappresenta per Origene la potenza diabolica, inizialmente
buona, m a caduta n el peccato. Cf. De Prine. I, 5, 4.
5* Com. Io. VI, 57, 295; 166, 7-10.
si Horn. ler. 1, 14; 13, 21-23.
ss Com. Io. V I, 58, 300; 167, 15-17; cf. Horn. los. IX , 7; 352, 17ss.
» Sap. 11, 24.
60 Sap. 11, 20.
61 Com. CaHt. I l l ; 189, 27 - 190, 5; ital. 207
v i: l ' a m o r e c h e p r o v i e n e da d io 99
La Sinagoga infatti verrà salvata con tutti gli altri. Origene, spie-
gando la distinzione tra la « pienezza delle genti » e « tutte le genti »,
pone la salvezza di Israele dopo la salvezza del pleroma delle genti,
che consiste in un numero compiuto di salvati, paragonabile al
« resto d'Israele »,6S
« Mt. 26, 39; C, Cels. V, 25; 155, 7-11; cf. Ser. Mt. 32; 209, 1-7: Altera
autem interpretatio loci huius est talis, quoniam filius caritatis dei, secundum
praescientiam quidem diligebat eos qui ex gentibus fuerant credituri; Iudaeos
autem quasi semen patrum sanctorum , quorum adoptio et gloria et testamenta
et repromissiones, diligebat quasi ramos bonae olivae; diligens autem eos
videbat, qualia erant passuri petentes eum ad m ortem et Barabbam eligentes
ad vitam; ideo dicebat dolens de eis: Pater, si possibile est...
* Cf. Horn. ler. V, 4; 35, 4-17.
69 Cf. Lc. 10, 20; Ap. 20, 15; Hom. Le. XI, 6; 71, 8-22: Diligentius intuenti
sacramentum quoddam videtur significari, quia in totius orbis professione
describi oportuerit et Christum, ut cum omnibus scriptus sanctificaret omnes
et cum orbe relatus in censum communionem sui praeberet orbi ut p o st hanc
descriptionem describeret quoque ex orbe secum « in librum viventium » ut,
quicunque credidissent in eo, postea cum sanctis ülius scriberentur in caelis :
cui est gloria et im perium in saecula saeculorum.
vi: l ' a m o r e c h e p r o v i e n e da d io 101
Il problema del riscatto pagato dal Cristo con la sua morte viene
trattato da Origene più a lungo nelle omelie. La frase di Paolo:
« siete stati comprati a caro prezzo » 114 era usata dagli gnostici
come prova dell’esistenza di due dèi: uno creatore e l'altro Padre
del Cristo. Il Cristo doveva comprare gli uomini dal primo, perché
appartenenti a lui.115 Origene sostiene la responsabilità personale
e mostra come colui da cui il Cristo ci ha comprati sia il diavolo
e non un altro dio, il demiurgo. La causa per cui l'uomo è caduto
nella schiavitù diabolica sono pertanto i peccati personali e non il
destino.110* Poiché solo Gesù fu senza peccato, Egli potè cancellare
« il documento del nostro debito ».ln Fu consegnato nelle mani del
nemico, il principe di questo mondo e dei suoi seguaci, come già
prima era accaduto con Giobbe, ma tutto ciò avvenne a causa del
l’amore per gli uomini, perché fosse distrutto il diavolo e il suo
potere sulla morte.118 In tal modo Egli, morendo, è diventato il
primogenito dei morti.119
tati. Odium felicitatis alienae {qui} unde nascitur, satis in prom ptu est.
Amando enim quisque excellentiam suam, vel paribus invidet, quod ei coae
quentur, vel inferioribus, ne sibi coaequentur... Superbiendo igitur invidus, non
invidendo quisque superbus est. Merita initium omnis peccati superbiam
scriptura definivit dicens : « initium omnis peccati su perbia » {Ecct. 10, 15).
Sui peccato della superbia che è all'inizio di ogni peccato si veda: R. Trevijano,
La lucha, p, 210.
«a Ap. 5, 9.
113 Com. Io. VI, 53, 274; 162, 6-9; circa il diavolo e il suo influsso sul
l’uomo si veda: H. Crouzel, Virginità, p. 170-181.
i» 1 Cor. 7, 23.
U5 Cf. Hom. Ex. VI, 9; 200, 11-13.
1« Cf. ivi; 200, 20-24: Veniens autem Christus redem it nos {Gal. 3, 13)
cum serviremus illi domino, cui nosm et ipsos peccando vendidimus. E t ita
videtur tamquam suos quidem recepisse, quos creaverat, tamquam alienos
autem acquisisse, qui alienum sibi dominum peccando quaesiverant.
ih Cf. Coi. 2, 14; Horn. Ier. XV, 5; 129; a proposito di ciò si veda anche
Com. Mt. XII, 40; 158, 25-28; Com. 1 Cor. 38; 508.
118 Cf. Hbr. 2, 14; cf. Com. Mt. XIII, 8; 200, 17 - 203, 22; cf. B. Psephtogas,
La Passion, soprattutto pp. 312ss.; R. Trevijano, La lucha, p. 259ss.
Π5 Com. Io. I, 20, 121; 25, 6s.
v i: l ' a m o r e c h e p r o v ie n e da d io 107
Altrove Origene sottolinea più volte che « Dio deve essere conce
pito completamente impassibile e privo di tutte le passioni >>.123
L'affermazione appena citata, presa nel contesto di tutto ciò che
Origene dice in proposito, sarebbe allora da intendere piuttosto come
una sottolineatura dell’impegno di Dio Padre, a causa dell'amore,
nell'opera salvìfica del Figlio, compiutasi mediante la sua vita
terrestre, la passione e la morte. In tal caso non è necessario
vedervi un’opinione sulla mutabilità di Dio, che dovrebbe essere
sottintesa, se si volesse affermare in Dio l’esistenza delle passioni.124
Lo stesso impegno di Dio e la sua partecipazione alle sofferenze
umane si notano anche nel Com. Mt.\ Dio impassibile ha sofferto
a causa della sua philanthropia,125 L’espressione «ha patito l'impas
sibile » è forse volutamente più paradossale che non quella del
l'omelia sopra citata. In ogni caso l'una chiarifica l'altra e una let
tura d'insieme permette al pensiero origeniano di essere sufficien
temente chiaro.126
no Un'altra lezione tramandata dice: caritas est passio, cf. più sotto.
m Ps. 102, 8.
n i Horn. Ez. VI, 6; 384, 24 - 385, 3.
123 De Prìnc. II, 4, 4; 131, 25-28; cf. Rom. ler. XVIII, 6; 160, 12s.; circa
l ’ira e il desiderio (orme, thymos) cf. H. Crouzel, Origene et la « Connaissance »,
p. 258-262; M. Sim onetti, Ortgene, I Principi, p. 271, n. 28.
U4 Origene com batte fortem ente l'interpxetazione gnostica dell'AT, che
attribuiva a Dio le passioni descritte nella Bibbia. Secondo Origene sono
antropom orfism i che vanno spiegati allegoricamente. Sugli esempi della sua
esegesi si vedano in proposito i passi citati nella nota precedente.
125 Com. Mt. X, 23; 33, 3-6.
126 Cf. H. de Lubac, Storia, p. 264-268; cf. K. Duchatelez, La philanthropia,
p. 240s., dove troviamo un riassunto di ciò che Origene scriveva sulla passione
di Gesù nel C. Cels. La partecipazione m istica del Logos divino alle sofferenze
108 vi: l 'amore che proviene d a d io
Si è già nel tema della risposta umana ah'amore di Dio che, per il
momento, abbandoniamo. Sarà ripreso dopo aver esaminato l’amore
di Dio per l'anima singola: una risposta infatti, quale che sia, non
può essere che personale.
154 Cf. Hom, Le. VII; 45, 6-14 (testo greco e latino), ivi VII; 41, 16 - 42, 3;
Com. Io. VI, 49 (intero).
iss Com. Cant. II; 164, 20-23: Verum quod parvulam nominamus animam,
nemo ita accipiat, quasi secundum substantiam « parvula » dicatur, sed cui
deest eruditio ei in qua exiguus est intellectus ac minima peritia, hanc
« parvulam » dicimus animam. Anche in questo testo si può notare la continua
preoccupazione di Origene di non essere inteso in senso gnostico, cioè come
se avesse introdotto una diversità naturale riguardo alle anime,
iss Cant. 1, 2.
i57 Cf. quel che si è detto sulla Sinagoga, sopra, cap. VI.2.1,
iss Com. Cant. I; 91, 28 - 92, 4; ital. 76. Cf. Com. Cant. Il; 146, 3-7: Sed
et in donis spiritalibus unum et quidem maximum donum est, quod per
spiritum sanctum ministratur, sermo scientiae...
159 Com. Io. X, 28, 174; 201, 22ss.
i® Cf. Horn. Ier. I, 13; 10, 20-11, 3. Cf. Horn. Gen. III, 3; 42, lis.: Àbramo
chiamato « anziano » a causa della maturità di cuore, non di corpo; ivi, linee
17-21: Mosè; Hom. Num. I, 1; 3, 10-16: importante per gli Israeliti è la virtù,
non l'età; Horn. Hum. IX, 9; 67, 4-6: su 1 Io. 2, 13s.; Prol. 65, 2-5.
v i: l ' a m o r e c h e p r o v i e n e da d io 113
161 Bom. Num. XXVII, 7; 265, 18-20: Iter ergo egimus et idcirco venimus
in hunc mundum, ut transeamus de virtute ad virtutem, non ut permaneamus
pro terrenis in terra...
162 Bom. Num. XXVII, 9; 268, 9 - 279, 17.
163 L'Egitto, per Origene, ha sempre un significato negativo. Si può vedere:
Horn. Gen. XV, 5; XVI, 1; Hom. Ex. II; III; IV; V, 4; VII, 2; Bom. Num.
XXVII, 2. 5. 6. 9.
164 Bom. Num. XXVII, 9; 269, 19-21: Speculari enìm ìncipit et prospicere
spem futuram et altitudinem profectuum contemplari, et pautatim crescit, dum
plus spe nutritur quam laboribus fatigatur.
165 Ivi, .12; 273, 9-11; Postquam ergo laudabilis iudicit facta est anima et
rectum coepit habere indicium, tunc ei datur lex a Deo, cum capax esse
coeperit secretorum divinorum et coelestium visionum.
166 Ivi, linee 17-19.
167 Ivi, linee 21-25,
168Cf, sopra, n. 154.
i® Bom. Le. IX; S3, 20-26.
no Ivi X; 62ss.
114 vi: l'amore che proviene da dio
m Ivi X; 65.
m Ivi XI; 68s.
W3 Bisogna dire che non è del tutto chiaro il grado di conoscenza dei
m isteri avuta da Giovanni. Sicuram ente era lim itata. Da un passo risulta
che non era in grado di spiegare agli altri l'Incarnazione, e sapeva solo che
Gesù era più grande di lui (Com. Io. VI, 30, 157; 140, 27-31); da un altro, che
era inform ato per quanto riguardava la venuta di Cristo, m a non sapeva tutto
sulla natura d el’ fatto e sulla salvezza dei m orti (ivi, 37, 185; 145, 27-32). Il
Fr. Io. 18; 498, lls s . darebbe appoggio all'ipotesi che secondo Origene il Batti
sta avrebbe conosciuto la natura del Dio - Uomo, cioè l'unione delle due
nature in Cristo. Ma proprio questa parte del frammento ■è giudicata spuria:
cf. E. Corsini, Origene, Commento al Vangelo di Giovanni, p. 832, n. 20; cf.
Bibita Patristica, p. 20.
U4 Com. Io. XX, 32, 285; 369, 17-20: « ... il m edico delle facoltà visive
della nostra anim a ... nella su a sapienza e philanthropia fa di tutto per liberare
i nostri occhi dai veli, che ce li coprono a causa dell'ignom inia provocata dal
male ».
iw De Orat. I; 297, 1 - 298, 2.
i» Com. I Cor. 10; 239, 5-10.
ni Cf. Com. Cant. I; 19, 18-20.
i™ Cf. H. Crouzel, Origine et la « Connaissance », p. 166ss.
179 Tra i testi di Origene in proposito si può citare, De Orat. XXVII;
Horn. Gen. XII, 5; XIV, 4; Hom. Ex. VII, 8; XI, 3; Horn. Mum. VI, 1; VII, 2;
XI, 6; XXIV, 1; XXVII, 1. Som . los. I, 4; IX, 9; Horn. I Sam. I, 8; Com. 1 Cor.
12; 41; si vedano le decine di riferim enti in: H. Crouzel, Origene et la « Connais
sance », p. 166-184.
mo Io, 14, 23: « Se uno m i ama, osserverà la m ia parola e il Padre mio
lo amerà e noi verrem o a lui e prenderemo dimora presso di lui ». Ap. 3, 20:
« ... io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con m e ».
vi: i / a m o r e c h e p r o v ie n e da d io 115
Com. Cant. II; 165, 7s.: Ego et pater veniemus et caenabimus cum
eo, et mansionem -faciemus apud eum; ct. Horn. los. XX, 1; 413, 7s.; ivi XXIV,
2; 251, 10.
«2 Ivi, linee 12-15.
183 G al 5, 22.
184 Hom. los, XXIV, 3; 451, 4-11; Ego sì possem bonus fieri, dabam locum
filio Dei in me et acceptum a me locum in anima mea Dominus lesus aedifica-
bat eum et adornabat et faciebat in eo muros inexpugnabiles et turres excelsas,
ut aedificaret in me mansionem, si mererer, dignam se et patre, et ita adornabat
animam meam, ut capacem eam suae sapientiae ac scientiae et totius sancti
tatis efficeret in tantum, ut etiam faceret Deum patrem secum intrare et in ea
« facere mansionem » et coenare etiam apud talem animam cibos, quos ipse
donaverat.
1S5 Prol. 70, 1-4.
184 Cf, ivi 69, 28 - 70, 1: Et ideo dicit Scriptura quia, si caritas manet
in nobts, Deus in nobis manet; Deus autem id est pater et filius, qui et veniunt
ad eum, qui perfectus est in caritate, secundum verbum Domini et Salvatoris
dicentis: ego et pater meus veniemus ad eum et mansionem faciemus apud
eum.
187 Si veda: H. Crouzel, Origène et la « Connaissance », p, 172ss.
138 1 Cor. 3, Is.: « Io, fratelli, sìnora non ho potuto parlare a voi come
a uomini spirituali, ma come ad esseri carnali, come a neonati in Cristo, Vi
ho dato da bere latte e non un nutrimento solido, perché non ne eravate
capaci ». Cf. 1 Thes. 2, 7; Ebr. 5, 12-14; 1 Ptr. 2, 2.
116 vi: l 'a m o r e c h b p r o v i b n e d a d io
Apostoli erano degni del vino che dava loro la massima gioia; gli
invitati alle nozze ricevettero la gioia che meritavano; 204 altri potet
tero assistere alla trasfigurazione sul monte, per loro il Cristo era
in alto; altri infine, le folle e i farisei, Io incontrarono nella realtà
della loro vita, cioè in basso.205 All'anima santa Gesù dà la castità,
la giustizia e altri beni superiori206 che non vengono concessi agli
impreparati.207*La preparazione, d’altra parte, è opera del Logos, che
purifica le anime eliminando da esse « tutte le tracce di mortalità
e ogni debolezza ».20®Per raggiungere lo scopo il Logos dice ah’anima-
sposa la sua gelosia,200 correggendola persino in modo doloroso.
Anche il castigo infatti serve al bene dell'uomo.210 Colui che minac
cia poi non lo fà per suscitare paura, ma per condurre gli uomini
alla correzione della vita.211
Un'immagine dell'amore di Dio per l’anima, cui Origene ricor
re spesso, è quella della « freccia e della ferita d'amore ».212 La
« freccia » eletta è uno degli appellativi di Cristo.213 Lui è alle origini
della ferita d’amore che l'anima riceve dopo di essersi liberata dai
perniciosi legami col corpo, grazie all'aiuto della parola di Dio-spada
affilata.214 Il Cristo è anche l'arciere,215216 la cui freccia è la sua
Parola,1m in quanto sapienza bellezza potenza giustizia bontà: 217
il tema delle epinoìaì del Logos, tanto caro a Origene.218 In tale con
testo egli scrive, a proposito delle anime, che una riceve la ferita
della sapienza, un’altra quella della bellezza ecc. e che:
esse tutte insieme hanno questa ferita d’amore, dalla quale
dice dì essere stata ferita la sposa,219
339 Fr. Le. 226; 325, 5s.; c£. il frammento quasi identico: Fr. M t . 388; 165s,
340 W. J. P. Boyd, Orìgeris Concept of the Love of God.
3+1 Infatti la traduzione dall'ebraico suona: « ... il suo vessillo su di me
è l’amore ». La Vulgata ha: introduxit me in cellam vinariam, ordinavit in me
caritatem.
2« W. J. P. Boyd, p. 114,
343Cf. E. Corsini, Origene, Commento al Vangelo di Giovanni. Introdu
zione, p. 83ss.; M. Simonetti, Eracleone e Origene; R. Cadiou, Introduction,
p. Ills, e cf. De Prino. Ili, 1, 8.
w Ex, 7, 13. 22; 8, 15. 28. 32; 9, 7.
Ex. 9, 12; 10, 20. 27; 14, 8; cf. anche 4, 21; 7, 3. Cf. Hom. Ex. IV, 1;
171, 7 - 172, 19 passim.
Rom. 9, 18-20; Hom. Ex. IV, 2; 173, 13-16.
343 Hom. Ex. IV, 2; 173, 25-29: Vnde et nobis haec observasse tantum et
inspexisse sufficiat atque ostendisse auditoribus, quanta sint in lege divina
profundis demersa m y sterìis, pro quibus dicere in oratione debeamus: de
profundis clamavi ad te Domine.
vi: l ' a m o r e c h e p r o v i e n e da d io 121
da Dio 273 così come Dio stesso lo vorrebbe amare. L’anima, se vuole
essere degna di un dono tale, deve im itare la sposa del Cantico
nella bellezza spirituale e nelle opere d'amore, facendo tutto ciò
che faceva lei per rispondere ai doni dello Sposo,274 realizzando cioè
il m atrimonio mistico del Logos con l’anima.
Ci possiamo chiedere quale immagine dell'amore di Dio pote
vano avere gli ascoltatori delle omelie di Origene, i lettori dei suoi
scritti e i discepoli della sua scuola. Sulla base dell'analisi che
abbiamo fatto possiamo rischiare qualche osservazione in propo
sito. Probabilmente Dio e il suo amore si presentavano loro come
una realtà molto grande e preziosa: Dio aveva fatto per loro il pos
sibile e l’impossibile, persino, poteva concludere qualcuno, la feli
cità degli uomini è la cosa alla quale Dio tiene di più. Sempre
pronto a perdonare, ad aiutare, a riprendere un dialogo interrotto,
non si arrende mai davanti alle difficoltà da parte degli uomini,
non cessa di cercare i sentieri che conducono al cuore umano. Il
Suo impegno nella vita vissuta dagli uomini non viene meno né
con lo scorrere del tempo né, in certi casi, con la crescita di osti
lità nei suoi confronti. Troppo spesso si udivano dalla bocca di
Origene, parole come « sempre » « dovunque » « per tutti », nel con
testo dell'amore di Dio che non conosce limiti. Allo stesso tempo
però erano inform ati che tutto ciò non coincide con un « cieco inna
moramento ». Dio rimane Dio e il suo amore per tutti non gli
impedisce di essere giusto, di essere severo con chi lo merita. Era
un ’illusione degli gnostici, contro i quali Origene quasi « vacci
nava » i suoi uditori e lettori, pensare che la bontà e l’amore di
Dio, Padre del Cristo, non si potessero conciliare con la Legge del-
l'Antico Testamento.
L'amore di Dio d’altra parte si presenta altrettanto misterioso
come lo è Dio stesso. Non gli impedisce infatti di rigettare qual
cuno o di punirlo severamente, al limite di una sofferenza vera
e propria di colui che è impassibile. È libero come può esserlo
soltanto Dio, ma allo stesso tempo Egli dipende dall'uomo e dalla
sua volontà. È sovrano, il più grande del mondo, ma limita sé
stesso e davanti all’amato diventa vulnerabile pur senza perdere
273 Horn. Le. I, 6; 10, 3-8: Omnes qui nos auditis loquentes, si tales fueritis,
ut diligamini a Deo (agapasthai ... hai phileisthai) et vos theophili estis...
274 Horn. Cant. I, 3; 32, 18-21: Si autem et ad meam animam factam
sponsam suam venire dignabitur, quam oportet eam esse formosam... ut descen
dere faciat ad terras, ut veniat ad amatam?
124 v i: l 'a m o r e c h e p r o v i e n e da d io
275 Greg. Thaum, Disc, 200; 180; sulla questione dell’autore del discorso,
sollevata da 1\ Nautin (Origene I, p. 155-161), si veda il breve resoconto in:
E. M arotta, Gregorio il Taumaturgo, Discorso, p. 37-41. Si veda anche: H.
Crouzel, Faut-ìl voir trois personnages.
276 Trad, di E. M aretta, p. 93.
277 Disc. 83; 128.
278 Eus . H E VI, 30, parla addirittura di m igliaia di studenti, certamente
esagerando. Sulla scuola di Origene a Cesarea si veda: H. Crouzel, L’École
d ’Origène.
C apitolo V I I
L'AMORE NELL'UOMO
1 Gal. 5, 22.
2 Io. 13, 25.
3 Io. 19, 26.
4 Com. Io. XXXII, 20, 264; 461, 25s.
5 Ivi, 21; 463, Us.
6 Cf. Com. Io . I, 4, 23; 8, 18 - 9, 1.
126 v ii: l 'a m o r e n e l l 'u o m o
Ί Cf, Ser. M t. 2; 6, 6.
8 Fr. Ps. 118, 114; Devreesse, p. 62.
« Fr. M t. 47;- 35, 1.
w Cf. Horn. L ev . XIII, 2; 470, 12-17.
u Cf. Com. Io, XX, 34, 305; 372, 27-32: « L'espressione 'in tutto e tutto’
(ex h o lo n kaì holos ) va presa però con prudenza, intendendola come relativa
alle dottrine nel loro complesso, a tutta la conoscenza e a tutti i misteri, si
da dire che diventa 'in tutto e tutto' figlio di Dio chiconosce tutti i misteri,
tutta la scienza e compie inoltre le opere della carità perfetta »(Corsini,
p. 664).
u Cf. Le. Ί, 47; Horn. Lev. II, 4; 296, 13-17.
n Peri Pascha, f. 4, 36 - 5, 3.
μ Horn. Lev. I, 5: 287, 29 -288, 14: S u n t enim e t tati, qui o ffe ru n t quidem
h olo ca u stu m carnem suam , sed n o n p e r m in is te riu m sacerdotis ... soia c a m is
con tin en tia ad altare d o m in icu m n o n p o te s t pervenire, si reliquis virtu tib u s
et sacerd otalibus m inisteriis deseratur.
is 1 Io . 4, 18; cf. Horn. Gen. VII, 4; 74, 18-29; Horn. lo s. IX, 7; 352;
Fr. Ps. 118, 120: Devreesse,■64; Com. M t. XIII, 26; 253, 13s.
i6 Prov, 9, 10.
u Fr. Ps. 118, 160; Devreesse, 78,
is Sei. Ps. 4, 6; 1148 D; cf. Com. R o m . 4, 1-8; Scherer, 182, 13-17,
19 Com, R o m . 4, 18-22; Schérer, 212, 14 - 214, 1. 5; si veda anche il testo
parallelo di Rufino (PG 14, 981 A): E t p u to q u a d p rim a salutis initia et ipsa
fu n d a m e n ta fid es est; p ro fe c tu s a u te m e t culm en to tiu s operis charitas et ideo
m aior o m n iu m d icitu r charitas (Com. R om . IV, 6),
vii: l ’a m o r e n e l l ' u o m o 127
Dal tutto emerge che non ogni amore è causa sufficiente per farsi
uccidere durante le persecuzioni. Ci è difficile dire se il problema
del martirio a causa della vanagloria sia stato un problema reale
nelle chiese perseguitate, tuttavia l'insistenza di Origene suH'amore
verso Dio è importante per la nostra ricerca25
Abbiamo un altro testo che tratta del martirio per motivi secon
dari. Commentando infatti Io. 11, 54 a proposito di Gesù che andava
nel deserto per non farsi troppo vedere dai Giudei, Origene invita
alla cautela, anzi ad evitare in ogni modo i persecutori:
non solo perché l'esito è incerto per noi, ma anche per non
offrire occasione di diventare ancora più peccatori ed empi
a coloro che non sarebbero rèi di aver versato effettivamente
il nostro sangue, se noi facessimo quanto sta a noi per evitare
coloro che ci insidiano a morte; altrimenti essi andranno in
contro a un castigo più grande e più grave per causa nostra,
se noi per amor proprio (phìlauteo) e senza considerare il loro
interesse ci esponiamo a essere uccisi, non essendovene una
assoluta necessità.26
38 P r o l 70, 29-32.
39 Ivi, linee 31ss.
40 Cf. sopra, p. 80s.
41 Cf. sopra, cap. V.
42 Cf. De Prine. I, 2, 2; cf. trad, di M. Simonetti, p. 144, n. 12 e p. 257,
n. 39 e 40.
4J p ro v. 8, 22.
44 D e Prine. I, 2, 2,; 30, 5-8.
45 P r o l 71, 18.
44 Fr. Rom.. 28, 6-10, p. 363.
vix: l’amore nbll’uomo 131
L'AMORE ORDINATO ,
La regola per amare Dio è allora semplice: « che tu dia tutto ciò
che hai». Nel contesto dell'obbìigo di offrire le primizie a Dio,
Origene spiega meglio ciò Che gli si deve dare. Dal momento che è
più importante un dono spirituale di uno materiale e che Paolo
scriveva dell’amore come del frutto dello spirito,13 la primizia che
spetta a Dio è proprio l'amore. Il primo posto tra quei doni è
quindi occupato dall'amore di Dio,14 subito dopo vengono l’amore
per il prossimo e per i nemici.
Nel testo citato dal Com, Cant.™ abbiamo visto solo una regola per
amare il prossimo: come sé stessi. A ciò si aggiunge un'altra spie
gazione: a seconda dei meriti degli uomini. Origene cerca di spie
garsi riportando l'esempio ' della diversità delle membra esposto
da Paolo, che cioè anche se siamo tutti membra dello stesso corpo,
non tutti siamo uguali:
Ci sono nel corpo alcune membra più onorevoli e nobili
e altre inferiori e meno nobili (perciò), ritengo che anche la
misura dell'amore debba essere proporzionata ai meriti e alla
nobilita delle membra.20
sono per lui indispensabili .s Può capitare infatti che la vera cogni
zione manchi a coloro che amano Dio sinceramente.567 Allora essi
non capiscono la sua volontà, si scandalizzano di Dio o di Gesù,
mostrando che il loro amore non era così perfetto come quello della
sposa di cui si può dire: amor iste mundus, amor iste sine vitio
est.1
Dal momento che la conoscenza di Dio è tanto importante, Dio
stesso ha voluto insegnarla agli uomini per mezzo di Mosè e della
Legge.8 L'Antico Testamento era per Origene antignostico la fonte
dell'acqua spirituale, cioè della conoscenza: chi se ne separa si
trova in errore.9 Egli sottolineava la medesima cosa riguardo a Dio
quale unico oggetto supremo dell’amore umano.10 La Legge infatti
per lui non è contraria all'amore, anche se questo supera i coman
damenti e vale più della loro osservanza provocata dalla paura.11
Origene, consapevole di non essere in grado di amare come si
dovrebbe e, sentendo il bisogno di perfezionamento nella carità,
scrive:
tuttavia, in quanto fanciulle, speriamo dì crescere in età al
punto dì poter non soltanto trarre alimento e nutrimento dalle
mammelle del Verbo di Dio, ma di amare anche lui che dà I'ali-
mento.12*
5 Origene espone la teorìa sui sensi spirituali in vari luoghi. Ogni senso
corporeo ha per lui un equivalente a livello spirituale. Nel De Prine, I, 1, 9
scrive: « ... in noi vi sono due specie di sensi: una è m ortale corruttibile umana;
l'altra im m ortale e intellettuale... ». Soltanto uno che ha sviluppato in sé i
sensi spirituali può, usandoli, conoscere le realtà spirituali altrim enti, con i
soli sensi corporei, ci si ferm a al livello materiale. Cf. M. Sim onetti, Origene,
I P rìncipi, p. 139, n. 41 e p, 140, n. 42, dove l'Autore fa riferim enti ai seguenti
testi: C. Cels. VI, 69; VII, 34 e 44; De Orai. 13, 4; Com, Io. XXVIII, 4; Ser. M i,
85; D isputa, 16ss.; C. Cels. I, 48; Com. Cant. I; 104; De Prine. IV, 4, 10. Sì
possono vedere anche Horn, Gen. VII, 6; Horn. Mum. XVII, 3; XX, 3; XXV, 3;
Horn. lo s . XI, 4-5. Cf. anche sotto, la conclusione.
6 Cf. Horn. I er. XV, 3; 127, 11-15; cf. sopra, p. 25, η. 92.
7 Horn. Cant. I, 5; 35, 13s. ?
* -Cf. Horn. M um . IX, 3; 57, 23-25; XXVII, 6; 264, 18s.
9 Cf. R o m . N u m . XII, 2; 98, 10-16: A d is tu m ergo p u te u m u t M oyses, id
est lex, n o s congreget, n o n fr u s tr a d ic tu m videtur. P o te st e n im fieri, u t aliquis
venire ad is tu m p u te u m videatur, sed nisi p e r M oysen congregetur, n o n est
acceptus Deo. M arcion ven isse sib i v id e tu r ad is tu m p u te u m e t B asilides e t
V alentinus, se d quia n o n v e n e ru n t p e r M oysen nec re cep eru n t legem e t p ro -
phetas, n o n p o s s u n t laudare D o m in u m D eum d e fo n tib u s I strabei.
10 Cf, Fr. Lc. 166; 295, 6s.
11 Fr. Ps. 118, 97; D evreesse, 54, 23-25; cf. ivi, 40; Devreesse, 36 e il testo
un p o’ differente in PG 12, 1596 AB; ivi 43. 63; Com. 1 Cor. 10, 2-5; 239.
u Com. C ant., I, 111, 10-12; ital. 103; cf. ciò che abbiam o brevemente
scritto su Dio che si fa cib o per gli uomini, sopra, p. 115.
ix : l ' a m o r e p e r dio 141
C'è nel testo un passaggio dall'amore verso ciò che da Dio proviene
a ciò che Dio è in realtà, il bene più grande, L'amore verso Dio
sembra sottoposto a una regola simile a quella richiesta nei riguardi
del prossimo (la considerazione dei meriti oggettivi esaminata
nel cap. precedente). Anche l'amore verso Dio cioè dovrebbe dipen
dere non tanto da ciò che Dio ha fatto o' fa per l'uomo, quanto da
ciò che Lui.è. Le «fanciulle», la gente senza esperienza nell’amore
di Dio, bada soltanto ai benefici ricevuti, Ama perfettamente chi
si sente attratto dalla stessa divinità, dalla pienezza di perfezione
che è Dio. Così seppe amare la sposa del Cantico, già abbastanza
matura.1* Il perfetto amore, di cui nell’uomo è soggetto Yhegemo-
nikon, il principale cordis cioè ciò che di più importante è nel
l'anima,14 ha proprio in esso la capacità di trattenere presso di
sé il Verbo di Dio:
Infatti solo chi tiene stretto in cuor suo il Verbo di Dio con
tutto l'affetto e tutto l’amore, potrà ricevere il profumo della
sua fragranza e della sua dolcezza.1516
e « Cristo »4142lo stesso vale anche per lé diverse realtà che proven
gono da Dio. Origene scrive del dovuto desiderio e amore (epithy-
mia, eros) per il Verbo di Dio,43 dell'agape per la Legge di Dio43
che ha la forza di dare pace all'uomo44 dell'amore per la divina
sapienza45 e p e r i suoi «giuramenti».46 Tutto ciò rientra nell'amore
che l'uomo può avere per Dio. L'amore per le virtù o per la Parola
di Dio, rivelatesi nella Legge antica e nella persona di Gesù, non
possono disturbare l’amore per Iddio, perché le virtù e la Parola
non sono corpo47 benché la Parola sia il Figlio e le virtù epìnoiai
del Figlio. Perciò anche parlando negativamente, se uno agisce in
modo contrario alle virtù, le sue opere lo faranno diventare nemico
di Dio privandolo di quella pace che proviene da Lui.48 La pace
infatti come ogni aiuto di Dio per coloro che lo amano e cercano
di separarsi da « ogni corpo » per appartenere soltanto a lui, è un
effetto dell'amore, già visibile sulla terra. Offrendo poi qualcosa
a Dio con amore, l'uomo diventa più ricco, simile ad Abramo che,
deciso a dare in sacrificio il proprio figlio, lo ricevette indietro.49*51
Con l'amore di Dio si unisce anche l'amore per il prossimo, ed
è inseparabile come quello per le virtù: due sentimenti egualmente
validi come i due denari del Buon Samaritano.55 Se li si separasse
si cadrebbe nel peccato come il fariseo superbo31 che pregava senza
amare: né Dio né il prossimo.52
1, li prossimo
27 Horn, N um . XX, 3; 192, 2-5: ... sed quoniam caritas non quaerit, quod
sibi utile est, sed quod m ultis, observari o p o rtet talem verbi capere cibum ,
qui non solum n o s aedificet et delectet, sed et qui videntes non o ffen d a t
aut laedat. Abbiamo qui un’applicazione della dottrina dei cibi spirituali già
menzionata sopra.
28 C. Cels. V ili, 44; 259, 14-16. Per quanto riguarda l'amore verso Dio
Origene ammette tuttavia la possibilità di sbagliare nelle forme di realiz
zarlo; cf. sopra, p. 24s.
» Cf. Ps. 79, 11.
μ Le. 3, 10; H om . E x. VI, 10; 202, 10-15. Cf. Com. E ph. XVI; 412, dove
Origene commenta E ph. 4, 3 riprendendo le due ultim e parole dell'attuale E ph.
4, 2 in tale forma: en agape spoudazont&s terein te n enoteta tou p n eu m a to s
en to syndesm o tes eirenes. Alla fine del frammento leggiamo: « l'unione di
spirito conserva l'amore che unisce coloro che sono uniti dallo Spirito »
(linee 14s.).
ler. 15, 10 (LXX).
32 Sir. 25, 9 (LXX).
x: l 'a m o r e p e r g l i a l t r i 149
viene descritto dalla Bibbia come buono giusto retto pio ecc.,37
Origene spiega il suo comportamento philostorgo gnome,38 con il
sentimento di amorosa premura, non potendo immaginare una
bontà senza amore.
2, L’amore coniugale39
3T lob 1, 1.
38 Fr. Le. 222; 323, 17.
39 Questo paragrafo è un piccolo abbozzo della problematica sviluppata
e chiarita da H. Crouzel in Virginité; si vedano soprattutto: « Le corps », p.
44-66; « L'amour conjugal », p. 78-81; « Le m anage » p. 132-169.
40 Cf. Com. 1 Cor. 37; 506, 13s.
« Hom. Ex. XI, 7; 261, 19s.
42 Cf. Com. Mt. XIV, 16; 323, 30 - 324, 4; sul carisma cf. anche Com.
1 Cor. 34; 503, 40-55.
« Horn. lev. XX, 4; 182, 31 - 183, 2. -
x:. l 'am ore' pe r g l i a l t r i 151
3. L'amore in famìglia
ss Phil. 2, 6.
« Io. 1, 14.
« Com. Mt. XIV, 17; 326, 1-15.
62 Com. Mt. XIV, 16; 323, 15-18.
63 Cf. Com. 1 Cor. 34; 503; cf. H. Crouzel, Vìrgìnitè, p. 144.
M Di nom e Leonide cf. Bus. HE VI, 1. C’è chi lo chiamava: « l ’un des
habitants les plus notables de la ville » (M.-P. Cruìce, Histoire de VÉgUse,
p, 159), o addirittura un vescovo (poco probabile, ma così si ha in due
m anoscritti di s. Girolamo, De viY. ili. 54; cf. H uet, 635, n. 3). Fu decapitato,
pena riservata ai soli cittadini romani (cf. A. RousseUe, La persécution des
chrétiens, p. 227s.).
« Cf. Bus. H E VI, 2, 12-14.
66 Ivi, 15.
154 x: l 'a m o r e p e r g l i a l t r i
67 Cf. HE VI, 3, 3.
68 H. Crouzel, Virginité, p. 139, n. 5.
® Anche la m utilazione (HE VI, 8, 1-6) è una prova della sua scelta
di non aderire che a Dio solo.
70 Cf. Hom. Gen. V ili, 3; 79, 23-28; ivi 7; 82, 25-25.
77 Cf, Com. Cant. Ill; 188, 33 - 189, 6.
72 Cf. Mt. 15, 5ss. e paralel.
77 Ex. 20, 12.
74 Com. Mt. XI, 9; 47, 32 - 48, 1.
78 Ivi XI, 9.
76 Infatti Origene, dopo aver spiegato il senso del « qorban » com e Io
abbiamo brevemente riferito, continua sui genitori come se fosse un caso par
ticolare nell'ambita di un’usanza più generale (cf. ivi; 48, 16-19). Accadeva
allora un fatto in certo senso analogo a quello del Documento Damasceno
x: l ’a m o r e · p e r g l i a l t r i 155
L'AMORE SBAGLIATO
8 Rom. 7, 24,
9 Cf. Hom. ler. XX, 7; 187, 23s.
10 Cf. ProL 67, 17-21,
11 Ez. 16, 15,
« Hom. Ez. VI, 11; 390, 5.
is Cf, Hom. ler. VII, 3; 53, 27-30.
« Cf. Fr. Mi, 522, 3; 214.
is Cf. Ser. Mt. 12; 22, 23-25.
is Is. 66, 24.
π Cf. I lo. 3, 17; Hom. Ex. VII, 6; 213, 3-8.
18 Cf. P. Nemeshegyi, La morale d'Orìgène, p, 410-413.
15 Cf. sopra, cap. V ili.
X i: l 'a m o r e sb a g l ia t o 161
20 Cf. Horn. Hum. X X , 2; 190, 14-16: Haec dicta sunt nobis de generali
fornicatione, quae species habet plurimas, quarum una est haec, quae in con
suetudine ob corporale stuprum fornicatio nominatur.
21 Cf. ivi; 191, 2.
22 1 Cor. 6, 16.
23 Horn. Mum. XX, 2; 190, 24.
24 Ivi; 191, 6.
25 Ps. 127, 3.
25 Cf. Horn. Hum. XX, 2; 188s.
22 Cf. Horn. ler. V, 7; 36s.
28 Cf. De Prine. IU , 2, 2; 247.
29 Com. Io. XX, 20; 184.
30 Cf. De Prine. I ll, 2, 2; 247, 21-25: In escis quidem et potu possibile
erat delinquere nos etiam sine diaboli incitamentis , si forte minus continentes
vel minus industrii fuissemus inventi: in adpetendo vero coitu vel naturalibus
desideriis temperandis putandum est quod non simile aliquid pateremur?
31 Cf. Com. Io. XX, 40; 378; c f ., M. Sim onetti, Origene, I Principi, p, 411,
n. 18 e p. 412, n. 21.
162 Xi: l 'a m o r e s b a g l ia t o
32 De Prine. I l i , 2, 2; 248, 5.
33 Ivi, linee 8s.
M Ivi; linee 9-15.
35 Cf. sopra, p. 143.
36 Cf.Horn. Num. V ili, 1; 52. Cf. Hom. Ier. latina II, 8; 297, 16-18:
Inebriamur ira, inebriamur tristita, inebriamur et mente excedimus amore,
concupiscentiis et vana gloria.
37 Ut. 9 , 20.
38 le. 7, 38.
39 Le. 7, 46.
40 Io. 13, 25. Cf. Horn, Lev. I, 4; 286, 1-6. Sui diversi gradi dell'accedere
a Gesù, specialmente nei commenti ai Vangeli scritti da Origene, cf. F. Ber
trand, Mystique de Jésus, cap. V: «Le contact du Sauveur».
CONCLUSIONE
1 H E VI, 2, 6.
2 Ivi.
3 Ivi, V I, 3, 4s.
164 CONCLUSIONE
14 Ivi 93.
15 Ivi 94; cf. ivi 150.
« Ivi 126. 143s,
17 Ivi 135.
18 Ivi 171-173.
«» Ivi 185.
20 Ivi 19ós,
21 Ivi 203.
22 Cf, sopra, p. 148.
23 Ep, ad Greg. 4; 194, 94.
24 Sulla questione cf. H. Crouzel, FauUil voir trois personnages.
166 CONCLUSIONE
Paolo, poco dopo questo passo,33 parla dello sguardo rivolto alle
cose invisibili e Origene ne era sicuramente consapevole. La bel
lezza dello Sposo non è solo visibile: egli si lascia persino toccare
Nel cuore dei suoi allievi Origene voleva far penetrare la bellezza
e l’attrattiva del Logos, da lui scoperte, Gregorio il Taumaturgo,
congedandosi da Cesarea, diceva:
Come una scintilla, dunque, immessaci nel cuore, da una parte
ardeva e si accendeva in noi l'amore (eros) verso il Verbo
santo, amabilissimo, che alletta sommamente tutti con la sua
ineffabile bellezza; dall'altra, verso quell'uomo suo amico ed
interprete.42
* * ·*
41 Disc . 83.
43 Cap. III.
CONCLUSIONE 169
ama le sue creature e, per ì beni che dà agli esseri creati, non vuole
altro che essere da loro riamato.
L'amore degli uomini viene in secondo luogo, benché molte volte
Origene ricordi l’unità dei due comandamenti dell'amore, di Dio
e del prossimo. Esso è una realtà puramente spirituale che descrìve
più spesso parlando dell’anima e della Chiesa (sia della Sinagoga
che delle genti) che non nel contesto degli uomini fatti di carne ed
ossa. Per l'alessandrino l'amore proviene da Dio ed è eterno come
Lui, perciò non può avere molto in comune con le realtà materiali.
Anche quando egli parla del matrimonio, normalmente bisogna leg
gerlo in chiave spirituale. Ogni tentativo di usare le sue allegorie
in altro modo, cioè come sue opinioni in merito alle cose « di questo
mondo », è destinato a fallire. Come esempio possiamo citare la
discussione avutasi sul matrimonio e il divorzio al Concilio. di
Trento, e il ricorso delle parti in contrasto all'autorità di Origene.
II testo sulla prassi, in certe Chiese, di permettere le seconde nozze
dopo la separazione,44*venne usato sia da chi si opponeva aH'immis-
sione nel canone dell'anatema che condannava il divorzio a causa
dell'adulterio,43 sia da chi in tal caso46 voleva l’anatema. Lasciando
da parte la questione della comprensione del contenuto dell’opera
origeniana, possiamo dire che inutilmente molti cercarono in Ori-
gene un appoggio a questioni giuridiche alle quali egli non si interes-
sava minimamente. Anche se esprimeva pareri sulla vita quotidiana,
sui costumi in uso presso la gente che lo ascoltava, il suo interesse
era diverso: Dio e la sua bontà amore grandezza; la Chiesa-Sposa
che, con i suoi capi-vescovi, deve continuamente operare per rendere
sé stessa degna di unirsi pienamente con il Cristo, l’unico Sposo che
l'attende nella casa del Padre.
\. Opere di Origene
Le opere esegetiche sono citate con la sigla del libro biblico preceduta da:
Horn. : homilia
Com, : commentarium
Ser. : commentariorum series
Fr. : fragmentum
Sei. : selecta
Exp. : expositio
Altre opere:
C, Cats. : Contra Celsum
De Prine. De Principiis
Ep. Epistula
Ex. Mart. Exhortatio ad martyrium
De Orat. De oratione
Disputa Disputa con Eraclide
Prol. Prologo al Com. Cant.
2. Altre
BLE Bulletin de littérature ecclésiastique
CCL Corpus Christianorum, series latina
CT Concilium Tridentinum, ed. Societas Goerresiana, Freiburg 1901
e ss. j
DP Dizionario patristico e di antichità cristiane
DR Downside Review
DTC Dictionnaire de théologie catholique
GCS Die griechischen christlichen Schriftsteller
JTS Journal of Theological Studies
Kittel Grande Lessico del NT, tr. it. del Theologisches Wörterbuch zum
NT, edito da G. K ittei
PG Patrologiae graecae cursus completus, ed. J.-P. Migne
PL Patrologiae latinae cursus com pletus, ed. J.-P. Migne
PSP Pisma Storochrzescijansldch Pisarzy
RAM Revue d'ascétique et de m ystique
RAMis Rivista d'ascetica e m ìstica
sc La Scuola Cattolica
SCh Sources chrétiennes
SSR Studi storico-religiosi
ThR Theologische Revue
ThS Theological Studies
TU Texte und Untersuchungen
vs La vie spirituelle
BIBLIO G RAFIA
1. Opere äi Origene
Elenchiamo le edizioni adoperate e citate con la sola indicazione della pagina
e la riga
2. . Traduzioni
3, Altre fonti
Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica e I martiri della Palestina, testo greco
traduzione e note di G. Del Ton, Roma 1964
Gregorio Taumaturgo, Discorso a Origene, ed. tr. H, Crouzel, SCh 148, Paris
1969
Ignazio di Antiochia, Lettere, ed. tr. P. Th. Camelot, SCh 10, Paris 1950
Rufino di Aquileia, ed. M. Sim onetti, CCL 20, Turnhout 1961
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Biblia Patristica. Index des citations et allusions .bìbliques dans la littérature
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BIBLIOGRAFIA 177
I ndice biblico
T esti di O r ig e n e
Fr. Ia.
18 114 Altre opere
50 21; 81; 89
59 27 C. Celsum
80 146
127 21 Prol. 3 — 22; 110
I, 29s = 62
I, 48 = 140
Com. Rom. (ed. Scherer) I, 67 = 29; 62; 129
4, 1-8 30; 126 I, 71 = 22; 80
4, 18-22 126 II, 11 = 30
5, 1-2 II, 20 2= 30
144
5, Is =. 27 II, 25 S2 28
II, 30 — 101
5, 3-5 30
II, 38 28
III, 24 62
Com. Rom. (PG 14) III, 28 = 27; 141
III, 40 — 30; 142
IV, 6 36; 126 III, 50 29; 147
IV, 9 35; 83 III, 62 S= 28s; 105
IV, 10s 62 III, 74 = 29; 147
V, 2 62 IV, 15 = 28; 101
VI, 7 67 IV, 16 SS 103
= 62
Peri Pascha
I, 2, 13
I, 3, 4 84 t 4, 30*5, 3 = 126