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Lorenzo Perrone
perché investe lo scrutinio delle azioni e dei sen- Io rimprovero me stesso, giudico me stesso,
timenti di un individuo, anche se per Origene accuso le mie colpe. Coloro che ascoltano,
non si riduce ad esso. Nel movimento interiore, vedano da sé come valutare se stessi. Io al
innescato dall’autoanalisi, occorre oltrepassare momento dico che finché sono servo di
la stessa individualità biograficamente connotata qualcuna di tali cose, non mi sono ancora
da azioni e passioni per arrivare a cogliere la convertito al Signore… Anche se non sono
radice profonda dell’anima, la sua sorgente in sopraffatto dall’amore del denaro, anche
Dio. L’esame di coscienza è infatti da condurre se non mi opprime la sollecitudine per i
nella prospettiva della dottrina dell’uomo cre- possessi e le ricchezze, tuttavia sono desi-
ato ‘a immagine di Dio’ e la verifica del ritratto deroso di lode e perseguo la gloria degli
individuale viene pertanto a commisurarsi con uomini, pendendo dai loro volti e dalle loro
tale modello come ideale e mèta.4 D’altra parte, parole, chiedendomi che cosa il tale pensi
la valenza etica e spirituale, se non addirittura di me, come il tale mi consideri, se io gli
mistica, ma in ogni caso antropologica e ad un rechi dispiacere o gli piaccia. Finché ricerco
tempo cristologica del ben noto tema origeniano tutto ciò, sono ancora servo di queste cose.
dell’‘immagine’ non può ignorare la sua rica- Ma io vorrei, in considerazione di ciò, agire
duta psicologica e diagnostica, in ultima analisi almeno in modo da poter diventare libero,
biografica. ed essere sciolto dal giogo di questa vergo-
L’introspezione origeniana mira ad acquisire gnosa servitù, pervenendo a quella libertà
una cognizione circostanziata dello stato spiri- a cui ci esorta l’Apostolo dicendo: Voi siete
tuale in cui l’individuo si trova e a impedire di stati chiamati a libertà, non fatevi schiavi degli
conseguenza una sua deriva ‘identitaria’ risul- uomini (Gal 5,13; 1Cor 7,23).8
tante dalla dispersione e frammentazione nel
molteplice, alla stregua di un “animale inquieto, Anche l’ulteriore esemplificazione del Com-
incerto, votato al peccato”,5 e ridotto a vagare mento al Cantico sulla propensione ad accogliere
da un ‘pastore’ all’altro (Ct 1,8). Nello sviscerare il ‘verosimile’, piuttosto che ricercare il vero, e
via via gli ambiti a cui l’esame di coscienza si la correlata cedevolezza dell’animo alla forza di
applica, Origene fa emergere con chiarezza la persuasione e al gradimento insiti nel discorso
sua vocazione di maestro, attento pedagogica- retoricamente ben costruito tradisce uno dei
mente al progresso morale degli allievi come rischi a cui poteva andare incontro una voca-
alla loro crescita intellettuale. In questa maniera zione intellettuale come quella perseguita da
il modello di autoesame è costruito in primo Origene e dalla sua scuola. Significativamente,
luogo sull’esperienza personale dell’Alessan- sono tratti che trovano puntuale conferma nel
drino che lo propone a titolo paradigmatico al Discorso di ringraziamento dell’allievo di Cesarea,
suo pubblico.6 Non è casuale che l’autoanalisi identificato dalla tradizione con il nome di
inculcata dall’Alessandrino investa, fra l’altro, Gregorio il Taumaturgo. Pure stando a questa
alcune passioni tipiche di chi svolge un’attività testimonianza, il maestro avrebbe raccomanda-
di studio. Una di esse consiste nell’aspettativa o to ai discepoli di prendere coscienza dei moti
meno del riconoscimento altrui che giunge con e degli impulsi dell’anima, rispecchiandovisi
la fama o con la gloria, una passione alla quale come in uno ‘specchio’.9
Origene non doveva essere del tutto insensibile, Nel suo più giovane contemporaneo Plotino
come vediamo in altro contesto da una delle le autorappresentazioni dell’anima appaiono
‘confessioni’ in cui apre il proprio cuore confi- sempre inadeguate e sollecitano un trascen-
dandoci la sua pena o la sua attesa.7 Nella XII dimento conoscitivo che sfocia da ultimo in
Omelia su Esodo egli sembra voler comunicare un atteggiamento di preghiera.10 Secondo
all’uditorio di Cesarea l’esito di un esame di Origene l’immagine riflessa dalla coscienza
coscienza condotto in corrispondenza alle istru- rimanda sempre a un individuo che la plasma
zioni fornite nel Commento al Cantico dei Cantici: di continuo, ad ogni istante della vita, nei suoi
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pensieri e nei suoi atti, concorrendo a seconda considerazioni, come le precedenti sui limiti
della loro bontà o malvagità ad attuare in sé ri- dell’orizzonte iconico costitutivo dell’esistenza
spettivamente l’“immagine del celeste” oppure terrena, lasciano intravedere quali restrizioni
l’“immagine del terrestre” (1Cor 15,49). Anche s’impongano a chi voglia tracciare una visuale
per l’Alessandrino questo regime ‘iconico’ di autobiografica in Origene. In questa luce, i
autorappresentazioni ha carattere parziale frammenti autobiografici dell’epistolario, in
e transitorio, costituendo lo stadio interme- sé tanto più preziosi quanto più sono rari, non
dio in un asse di sviluppo progressivo che va possono essere fatti oggetto di una sopravva-
dall’ombra, attraverso l’immagine, fino alla verità. lutazione, bensì sono da vedere come riflessi
In questa prospettiva, dunque, la dimensione parziali di una ‘storia dell’anima’ che si gioca
dell’‘immagine’ è necessariamente provvisoria dentro una dialettica più complessa.
e imperfetta; come tale, si riverbera in tutti
gli aspetti della condizione umana, costituti- I FRAMMENTI EPISTOLARI: SULLE TRACCE
vamente segnati dal limite.11 Eppure, come DI UN AUTORITRATTO
vediamo ad esempio dalla II Omelia sul Salmo
38, l’esistenza terrena, pur contraddistinta Le lettere sono notoriamente una fonte pri-
dall’imperfezione del fieri, può già partecipare vilegiata per le ricostruzioni autobiografiche.
della ‘verità’ finale e camminare anticipatamen- Tra le perdite più gravi della vastissima opera
te in essa.12 Resta il fatto che il regime presente di Origene è dunque da annoverare senz’altro
è segnato dalla grande varietà di ‘immagini’ anche quella di gran parte dell’epistolario.
che gli uomini costruiscono di sé, in positivo o Eusebio di Cesarea, a quanto ci dice, aveva
in negativo, e ciascuno è chiamato a scrutare raccolto un corpus comprendente più di 100
dentro il proprio cuore di quale immagine si lettere in almeno nove libri,14 sebbene nella
faccia portatore. Per questa via l’‘autoritratto’ Storia Ecclesiastica ne abbia fatto un uso assai
è una proiezione dell’interiorità, non in forma più ridotto di quanto non avvenga, ad esem-
dispersiva e disorientata bensì guidata, come pio, con l’epistolario di Dionigi di Alessan-
suo criterio regolatore, dal riferimento esem- dria, sfruttato abbondantemente nel VI e nel
plare all’immagine di Dio in Cristo. VII libro. Invece, le lettere dell’Alessandrino
Nel suggestivo trattatello Sulle promesse, dovettero rivestire un ruolo ben più cospicuo
facente parte del Perì archôn (Prin II,11) e nell’Apologia di Origene, scritta da Panfilo nel
singolarmente ricco di echi agostiniani per 309-310, con l’assistenza del suo discepolo
l’insistenza sul motivo del desiderium, Origene Eusebio, il che spiega presumibilmente anche
torna sull’idea di immagine riflettendo su come il silenzio relativo della Storia Ecclesiastica. Le
essa venga tracciata da un pittore nelle varie uniche due epistole conservatesi integralmen-
fasi di un ritratto. Egli ricorda come all’abbozzo te – la Lettera a Giulio Africano (CPG 1494) e
iniziale dei lineamenti dei volti faccia seguito la Lettera a Gregorio (CPG 1490) –, pur di am-
l’opera pittorica vera e propria mediante l’at- piezza così diseguale fra loro, ci fanno vedere
tribuzione dei colori alla figura disegnata in l’una e l’altra quanto le fonti epistolari siano
precedenza. Il ritratto sarà tanto più riuscito suscettibili d’interesse, contribuendo entram-
quanto più lo schizzo preliminare risulterà be ad arricchire il profilo dell’Alessandrino
delineato con nettezza e con precisione da uno sul piano biografico e scientifico. Tuttavia,
stilo capace. Trasposta nell’ottica del discorso la nostra attenzione s’indirizzerà su alcuni
origeniano sull’immagine, questa similitudine frammenti epistolari, ben più esigui rispetto
sembra voler ridimensionare, per così dire, alle due lettere, ma dai contenuti più esplici-
l’iniziativa personale nel disegnare il proprio tamente autobiografici. Si tratta dei seguenti
ritratto. Infatti, esso può considerarsi riuscito testi: 1) Lettera a Alessandro di Gerusalemme, o
nel migliore dei modi solo se vede l’intervento ‘Lettera autobiografica’ (CPG 1496); 2) Lettera
di Cristo come pittore nell’abbozzo.13 Anche tali a Fabiano di Roma (CPG 1492); 3) Lettera agli
314 ORIGENE A SUA IMMAGINE: FRAMMENTI DI AUTOBIOGRAFIA DALLE LETTERE
amici di Alessandria (CPG 1491). Per nessuna adesso siede fra i presbiteri di Alessandria.
di esse possediamo indizi cronologici precisi, Io lo trovai presso il maestro di discipline
anche se pare ragionevole presumere che si di- filosofiche, che egli frequentava già da
spongano temporalmente secondo l’ordine qui cinque anni, prima che io cominciassi ad
indicato. Anche in mancanza di una cronologia ascoltare le sue parole (์͘ဎङဎࠗမဎड़ཬࣹङဎ).
sicura, questi testi ci dischiudono comunque A motivo di questo maestro, pur avendo in
dei frammenti di un’autobiografia origeniana precedenza indossato un abito comune, se
e ci invitano a cogliere – come si è notato in ne disfece e ne rivestì uno da filosofo che
precedenza – le tracce della coscienza che usa ancor oggi; ed egli non smette mai di
l’Alessandrino aveva di sé e della sua opera. studiare (ݵԆड़ڗड़ࣹڗမဎ), per quanto gli è pos-
sibile, libri greci.17
I. La Lettera a Alessandro di Gerusalemme:
Origene “votato alla parola” Origene si mostra chiaramente sulle difensive
Il primo testo è l’unico dei tre riportato da e non esita per una volta a ricorrere, si direbbe,
Eusebio nella Storia Ecclesiastica (HE VI,19,12- a una forma di gossip, allorché sottolinea il fatto
14). Egli l’introduce in risposta al famoso che Eracla continui a indossare l’abito del filo-
estratto dal Contro i cristiani di Porfirio (HE sofo pur facendo ormai parte del presbiterio
VI,19,4-8), contenente il problematico ritratto di Alessandria (cosa che a lui – come sappia-
di un Origene scisso in due, ‘barbaro’ nei costu- mo – non fu concessa in patria mentre gli fu
mi in quanto credente in Cristo e ‘greco’ nelle riservata all’estero, ad opera dei vescovi della
idee da adepto convinto della filosofia. Eusebio Palestina). Benché Origene si serva in chiave
non dichiara a chi la lettera fosse diretta, ma – tendenzialmente apologetica e polemica del
come ha provato Pierre Nautin – il destinatario confronto con figure di maestri rappresentativi
doveva essere Alessandro di Gerusalemme, già della tradizione alessandrina – da Panteno, il
amico e protettore di Clemente Alessandrino cosiddetto ‘fondatore’ del didaskaleion e maestro
e successivamente legato anche ad Origene, in di Clemente, fino al suo ex- discepolo e attuale
seguito ai viaggi di questi in Palestina, alla sua scolarca Eracla –, anche sull’onda di tali richia-
ordinazione da parte dello stesso Alessandro mi non mancano in questo frammento tratti
e di Teoctisto di Cesarea e alla predicazione rivelatori della personalità dell’Alessandrino
tenuta dall’Alessandrino nella Città Santa.15 e della sua vicenda intellettuale. A cominciare
Scopo della missiva era, secondo l’indicazione dalle espressioni iniziali che contengono una
di Eusebio premessa al testo, difendersi dalle tournure caratteristica di Origene: infatti egli vi
accuse di chi rimproverava Origene di prender- si presenta, alla lettera, come “consacrato alla
si cura delle “discipline dei Greci”.16 parola” (රဎǓ͘Ԇࢆ็ဎဝࢆڗԆࠗရड़ཬࣹဝ). Chi conosce
l’opera dell’Alessandrino sa quanto sia spesso
Quando mi consacrai alla parola (රဎǓ͘Ԇࢆ็ဎဝ difficile, se non impossibile, rendere in italiano
ࢆڗԆࠗရड़ཬࣹဝ) e si divulgò la fama della nostra lo spessore semantico del termine logos, da lui
abilità (๊͘ङߥ), vennero da me ora degli così frequentemente adoperato. Esso racchiu-
eretici ora dei conoscitori delle discipline de a seconda dei contesti un’ampia gamma di
greche e soprattutto di filosofia. Mi parve significati, riassumibili per comodità nell’arco
opportuno allora di dover esaminare tanto che va dalla ‘parola’ o ‘ragione’ dell’uomo fino
le dottrine degli eretici quanto ciò che i al ‘Logos’ divino, come persona e messaggio o
filosofi promettevano di dire riguardo alla parola rivelata. Potremmo supporre che il nostro
verità (͘ݰරड़ٗ۟͘Ǔߥड़ๆࣹ͘Ԇဎ์Ǔࣹࣹ͘ड़ड़ཬࢆ͘ဎǓ). testo consigli di tradurre con ‘insegnamento’ o
Facemmo ciò imitando Panteno, il quale ‘dottrina’, ma a considerare l’insieme del fram-
prima di noi aveva recato beneficio a molti, mento s’intuisce che per Origene quella ‘parola’
egli che possedeva una preparazione non a cui si è votato è di fatto distinta e contrapposta
piccola in queste materie e anche Eracla, che alle molte ‘parole’ (์͘ဎङဎ ࠗမဎ ड़ཬࣹङဎ, udite
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alla scuola del maestro di filosofia, da parte di che esso ci attesta nell’opera e nella vita di
uno di quei filosofi che “promettono di parlare Origene, sia in prima persona sia in da parte di
della verità” (ࠗඨࠗမဎݵԆड़ݵཬۭڗङဎ͘ݰරड़ٗ۟͘Ǔߥ terzi. Considerando anzitutto la testimonianza
ड़ๆࣹ͘Ԇဎ์Ǔࣹࣹ͘ड़ड़ཬࢆ͘ဎǓ). Sembra di riecheggiare diretta dell’Alessandrino, bisogna ricordare che
l’inizio dell’opera più sensibile, fra tutti gli scritti incontriamo il termine nel prologo al suo primo
di Origene (fatta eccezione per la grande apo- scritto, il Commento ai Salmi 1- 25. Rivolgendosi
logia del Contro Celso), al contatto col pensiero al suo patrono Ambrogio, egli confessa di es-
filosofico, cioè il Perì archôn: sersi finalmente deciso a scrivere dietro le sue
ripetute insistenze, pur essendo ben consape-
Tutti coloro che credono e son certi che vole d’intraprendere così “un combattimento
grazia e verità son venute per opera di grandissimo, dichiaratamente superiore a lui
Gesù Cristo, e sanno che Cristo è verità, e alla sua capacità (๊Ԇဎ!)”.21 Uno sguardo re-
secondo quanto egli stesso ha detto: Io sono trospettivo a questi inizi dell’attività letteraria
la verità (Gv 14,6), ricevono la scienza che ad Alessandria ci è offerto poi dal ricorso del
indirizza gli uomini a vivere rettamente e medesimo vocabolo nel Contro Celso, composto
felicemente non da altri che dalle parole e da Origene a Cesarea sul finire della propria
dalla dottrina di Cristo.18 vita. Rievocando adesso l’interpretazione della
creazione del mondo secondo Mosè fornita a
Ma non è solo l’eco lontana della Prefazio- suo tempo nel Commento alla Genesi, egli sembra
ne de I principi che ci porta a indicare nella prenderne le distanze in rapporto al compito
‘parola’ a cui l’Alessandrino dichiara di essersi presente e anche alle esigenze di un nuovo
votato la Parola divina, l’oggetto specifico approfondimento del tema, che richiederebbe
della sua vocazione di cristiano e di maestro. tutta una serie di trattati, soggiungendo: “lo ab-
Origene predilige il ricorso al medesimo verbo biamo fatto, per quanto ci era possibile, molto
(රဎǓ່ۭ۟͘ǓԆ) per designare le varie forme di una tempo prima della presente risposta a Celso…
“consacrazione” a Dio, prima fra tutte quella in base alla capacità che possedevamo molti
che consistette per lui nel dedicarsi anima e anni fa (ර ༘ࠗߥ ݰड़͘Ԇဎङဎ ์ࠗမဎ ๊͘ङߥ)”.22
corpo – come vedremo meglio in seguito – allo Abbiamo infine una terza incidenza significa-
studio della Scrittura. Fra i molti esempi che si tiva del nostro termine attestata da Eusebio di
potrebbero citare, basterà ricordare il prologo Cesarea, quando ricorda come Origene abbia
del I Libro del Commento a Giovanni. Dopo avervi acconsentito alla trascrizione delle sue omelie
richiamato le figure di “coloro che si consacra- solo oltre i sessant’anni d’età, avendo allora
no al Logos divino” (่˗໌ڗරဎǓ͘ໆࢆ͘ဎڗԆࠗရ۟͘ဝ acquisito “una capacità oltremodo grande,
ड़ཬࣹဝ),19 l’Alessandrino dichiara a riguardo di se grazie alla lunga preparazione (์༘ࠗߥࢆǓݰඪߥ
stesso: “per me tutta l’attività di tutta la mia vita ǓݰǓۭ༘͘ߥ ๊Ԇဎ)”.23 La renitenza prolungata
è consacrata a Dio” (රဎǓ͘Ԇࢆๆဎٗߥ۟͘ရ).20 Alla luce del predicatore alla raccolta per iscritto dei suoi
delle occorrenze pressoché esclusive di natura sermoni rimanda alle resistenze giovanili di
analoga (in netta prevalenza con un referente Origene a trasformarsi da maestro della parola
divino), si può dunque affermare che l’idea di in scrittore e tradisce un tasto sensibile nel pro-
‘votarsi alla parola’ implichi un’esperienza con- filo della sua personalità. Non è solo questione
notata fortemente in senso religioso e rimandi del rilievo valutativo connesso evidentemente al
al rapporto con Dio e la sua parola agli uomini. nostro termine, ad esempio, nella prassi delle
C’è poi un altro vocabolo rivelatore sul piano scuole filosofiche del tempo, come ci testimonia
autobiografico, anche se all’apparenza piuttosto Porfirio nella Vita di Plotino24 e nel giudizio su
anòdino: ๊Ԇߥ, ‘abilità’, ‘capacità’, ‘competenza’ Origene del Contro i cristiani,25 o come vediamo
(che tra l’altro fa da pendant con la ǓݰǓۭ͘༓, dallo stesso racconto di Eusebio circa la scuola
‘preparazione’, riconosciuta a Panteno). La sua dell’Alessandrino26 o da quello del discepolo
importanza particolare deriva dalla ricaduta Gregorio sulla figura del maestro,27 per cui sia
316 ORIGENE A SUA IMMAGINE: FRAMMENTI DI AUTOBIOGRAFIA DALLE LETTERE
gli insegnanti sia gli allievi vengono commisura- maestri alessandrini. Come confermano del
ti alla loro ‘capacità’ (๊Ԇߥ) rispettiva. Pensiamo resto ampiamente i suoi scritti, essa conferisce
invece che i tre luoghi esaminati implichino tendenzialmente un valore ausiliario, se non
quella acuta consapevolezza in Origene di meramente strumentale alla paideia greca, ivi
quanto fosse arduo il compito di spiegare a compresa la filosofia, come l’Alessandrino ha
fondo la Parola di Dio e come esso richiedesse chiarito, in particolare, nella Lettera a Gregorio
sempre all’interprete l’avvertenza dei propri sfruttando il motivo esegetico delle ‘spoglie
limiti. Ne troveremo qualche conferma a con- degli egiziani’.
clusione della nostra lettura.
‘Votato alla parola’ e avendo acquisita la II. La Lettera a Fabiano di Roma:
‘competenza’ necessaria ad affrontare il compi- Origene ‘filologo’
to dell’insegnamento, Origene… va lui stesso a Il secondo frammento epistolare è altret-
scuola. Il risvolto autobiografico più intrigante tanto breve, ma non meno denso di notizie
del breve frammento epistolare è senza dubbio autobiografiche interessanti. Esso consiste in un
l’apprendimento della filosofia presso quello estratto dalla Lettera a Fabiano, vescovo di Roma
stesso maestro che Eracla aveva frequentato fra il 236 e il 250, che ci è stata conservata dal
per cinque anni prima di Origene, sia questi o lessico della Suda e dal cronista bizantino Gior-
meno l’Ammonio Sacca, alla cui scuola Plotino gio Cedreno (XI-XII sec.).29 La lettera figurava
trascorse da parte sua ben undici anni. È com- originariamente nel VI Libro dell’Apologia di
prensibile che Origene ne taccia volutamente il Origene, che Eusebio aggiunse di suo all’opera
nome entro un contesto in cui deve giustificarsi composta dal maestro Panfilo con l’assistenza
dall’accusa di occuparsi di filosofia. Perciò gli dell’allievo, e doveva presumibilmente essere
preme invocare piuttosto degli esempi autore- inclusa nella collezione delle lettere.30 Anche in
voli di una condotta analoga alla sua e con un questo caso le circostanze e le finalità sarebbero
passo, che risulta pressoché isolato in tutta la state di natura apologetica, stando almeno alla
sua opera, così scarsa solitamente di riferimenti testimonianza di Gerolamo (Ep. 84): a suo dire,
a predecessori, arriva a rievocare due anelli l’Alessandrino si sarebbe scusato con il papa
della scuola di Alessandria: il più antico, Pante- dei propri errori dottrinali addossandone la re-
no, e quello più recente, Eracla. L’uno e l’altro sponsabilità ad Ambrogio, che aveva divulgato
provano ai suoi occhi l’utilità della filosofia e alcuni suoi scritti senza autorizzazione, susci-
del fatto di “studiare i libri dei greci”. Orige- tando così le accuse di cui anche Fabiano si era
ne si serve qui di un termine connotato a sua fatto interprete.31 L’estratto in nostro possesso
volta semanticamente nel vocabolario cristiano non offre però spunti per ricostruire lo sfondo
(ݵԆड़ڗड़ࣹڗမဎ), anche se nel caso di Eracla l’ado- della missiva nei termini evocati da Gerolamo,
pera per indicare lo studio senza posa degli tanto più che questi delinea altrove (Ep. 43) una
autori pagani (ɘԆɘड़Ԇඦࠗ͘๒ड़ड़༔ဎङဎǓࠗඨ˗ဎǓࢆԆဎ situazione molto simile a quella tracciata nella
ڗǓࠗ͘ǓԆݵԆड़ڗड़ࣹڗမဎ), implicitamente per di- Lettera a Fabiano, ma presentandola stavolta
stinzione o contrasto con quello dedicato alle dalla prospettiva di Ambrogio. Entrambe le de-
Sacre Scritture e chiamato a rappresentare la scrizioni suggeriscono semmai un’eccezionalità
vera ݵԆड़ڗड़ࣹڗໆǓ dei cristiani (come constateremo di natura positiva ed esemplare.
meglio di seguito).28 Sorprendentemente l’Ales-
sandrino tace su Clemente, che pure di filosofia Il devoto Ambrogio, votato autenticamente
se ne intendeva assai e che Eusebio ci propone a Dio (۟͘ရࣹဎۭٗໆङߥරဎǓ͘ໆࢆ͘ဎ)ߥڗ, ti manda
anzi come suo ‘maestro’, in quanto successore molti saluti. Lui, ritenendo che io sia aman-
di Panteno nelle diadochai del didaskaleion. te del lavoro (ݵԆड़ཬڗဎڗဎ) e grandemente as-
Quali che siano le ragioni di tale silenzio, Ori- setato della parola divina, mi ha messo alla
gene di fatto rivendica la sua partecipazione prova con la propria laboriosità (ݵԆड़ڗڗဎධ)
all’operazione culturale intrapresa da questi <e> con il suo ardore (ํݰङࠗԆ) per i sacri
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insegnamenti. Egli mi ha superato a tal dioso condiviso nel rapporto fra maestro e di-
punto che io rischio di tacere dinanzi alle scepolo.33 Ci appare anche conforme al modello
sue domande (ࠗڗݰඥۭ͘Ԇߥ). Infatti non è della didascalia origeniana che il discepolo sia
possibile pranzare senza collazionare, né chiamato potenzialmente ad eguagliare, se non
dopo aver pranzato è possibile passeg- a superare il maestro, come vediamo dai nume-
giare e concedere una pausa al corpicino rosi appelli a un lettore collaborativo, capace di
(ۭङࢆඥࠗԆڗဎ: invece, anche in quei momenti andare oltre l’interprete, che troviamo sparsi
siamo costretti ad applicarci allo studio nell’opera di Origene.34 Il tramite didattico più
(ݵԆड़ڗड़່ࣹ͘ڗဎ) e a correggere le copie. E non immediato e normale per tale superamento,
ci è nemmeno consentito dormire tutta la non a caso, è dato dal metodo delle quaestiones et
notte per il ristoro del corpo, dal momento responsiones, che interviene anche nel nostro pas-
che il lavoro sul testo (ݵԆड़ڗड़ࣹڗǓߥ) si prolun- so a dimostrazione del progresso di Ambrogio:
ga fino alla sera tardi. Non parlo poi delle egli è divenuto così bravo che Origene rischia di
ore dall’alba fino alla nona, e talvolta fino tacere dinanzi alle domande (ࠗڗݰඥۭ͘Ԇߥ) dell’al-
alla decima. Infatti, quanti vogliono dedi- lievo. Paradossalmente, sembra di ritrovare
carsi al lavoro, consacrano questo tempo l’inversione dei ruoli svolti nell’educazione di
all’esame (์ࠗ͘ඥۭ͘Ԇ) delle parole divine e Origene bambino, come ce la racconta Eusebio:
alle letture.32 il padre Leonida, che lo iniziava a leggere la
Scrittura, sarebbe stato in imbarazzo a rispon-
Vi è più di un tratto di continuità, sul pia- dere alle domande del precoce fanciullo circa
no lessicale e concettuale, col nostro primo il senso profondo del testo sacro.35
frammento, a partire dal modo in cui Origene Ma il ‘graffito’ autobiografico si concentra
descrive l’atteggiamento del suo discepolo soprattutto su un’attività dominante nel pen-
e patrono: Ambrogio è anche lui, al pari del sum quotidiano di Origene. Essa è indicata
maestro, “votato autenticamente a Dio”. Ma se dall’occorrenza rivelatrice dei due termini che
il testo precedente ci conduceva, per così dire, vogliono contraddistinguerla in senso più rav-
fuori della scuola dell’Alessandrino e ci faceva vicinato:ݵԆड़ڗड़່ࣹ͘ڗဎ e ݵԆड़ڗड़ࣹڗǓ. La singolare
intravedere l’ambiente delle scuole filosofiche ‘laboriosità’ (ݵԆड़ڗڗဎǓ), lodata ancora da Ata-
del tempo e, accanto ad esse, la tradizione del nasio nel IV secolo, cioè in pieno clima di or-
didaskaleion cristiano della sua città, qui Origene todossia ormai in via di consolidamento, come
ci fa entrare nel suo atelier e ci dischiude il suo tratto caratterizzante il profilo di Origene,36 si
regime di vita o meglio la sua agenda di lavoro, manifesta soprattutto nella forma dell’esercizio
invero assai stressante, di studioso indefesso filologico tipico della cultura letteraria di Ales-
delle Scritture. Con l’ironia che trapela sia pure sandria: collazione dei manoscritti, correzione
impercettibilmente sotto il velo di una modestia delle copie, trascrizioni del testo. Si direbbe
preoccupata di invertire urbanamente l’ordine quasi che il nostro frammento voglia marcare
dei protagonisti, egli si spende dapprima in lodi implicitamente una differenza rispetto al dato
per lo zelo eccezionale del discepolo, mentre della Lettera ad Alessandro, dove la ‘filologia’ di
presenta se stesso come uno che è messo alla Eracla consisteva nello ‘studio’ degli autori greci
prova da questi, arrancando con fatica a rimor- (ai quali Origene stesso ammetteva di essersi
chio dell’iniziativa di Ambrogio. È implicito che dedicato in subordine), mentre qui rappresenta
il ritratto elogiativo del discepolo racchiuda di un’immersione nel testo delle Scritture. Rispet-
fatto un autoritratto del maestro: l’amore del to alla decina scarsa di passi in cui incontriamo
lavoro (ݵԆड़ڗڗဎǓ), la sete della Parola di Dio, il gruppo di parole negli scritti dell’Alessandri-
fino alla rara applicazione ad essa del termine no, manca solo ݵԆड़ड़ߥڗࣹڗ, ma è evidente che
ํݰङߥ, sviscerato in positivo dall’Alessandrino egli si raffigura esattamente come tale.
quasi esclusivamente nel Commento al Cantico, Certo l’immagine del ‘filologo’ Origene,
sono le manifestazioni comuni di un ethos stu- che gli studi recenti ci hanno restituito in tutta
318 ORIGENE A SUA IMMAGINE: FRAMMENTI DI AUTOBIOGRAFIA DALLE LETTERE
la sua evidenza sia tecnica che biografica,37 va Benché Origene abbia accusato momenti di
inquadrata – come suggerisce lo stesso excerptum stanchezza in varie occasioni, mai ci aspet-
che abbiamo sotto gli occhi – nel più ampio e teremmo una confessione tanto diretta sulla
onnicomprensivo ‘rapporto di amore’ con il pena del corpo in un autore che vive come lui
testo sacro. È questa, del resto, l’accezione verso per lo spirito. Il ‘corpicino’ (ۭङࢆඦࠗԆڗဎ), desi-
cui punta in fin dei conti l’utilizzo positivo del gnato con understatement solo apparente (dato
gruppo di parole, attestato principalmente dal che il vocabolo ha avuto una sua fortuna nella
Contro Celso: se la polemica col filosofo platonico lingua dei filosofi, specie stoici) vorrebbe far
richiama la figura del ‘filologo’ nel significato valere il giusto diritto al riposo.41 Ma se non
più generico di esperto di letteratura o anche bastasse l’attività filologica, che accorcia le ore
semplicemente di persona dotata di cultura38 del sonno e impedisce di sgranchirsi almeno
(alcuni dei quali, fra gli stessi greci, hanno un po’ le gambe dopo aver pranzato, il resto
aderito al cristianesimo), Origene osserva del tempo, con le ore migliori della giornata
anche che l’esigenza di comprendere a fondo dal mattino presto al pomeriggio inoltrato, è
il messaggio cristiano ha fatto nascere molti dedicato all’“esame delle parole divine e alle
‘filologi’ di orientamento diverso all’interno letture”. Questo ‘esame’, ์็ࠗǓۭԆߥ, termine
dello stesso cristianesimo, analogamente a consueto per Origene a indicare l’esegesi della
quanto è avvenuto con il formarsi di diverse Bibbia, fa dunque da pendant interpretativo
scuole in seno al giudaismo e all’ellenismo.39 E alla correzione e trascrizione dei manoscritti.
se è vero che soltanto quelli che si considerano Sembra mancare un aspetto, che in Origene
‘filologi’ hanno accesso agli scritti di Platone, non dovette essere secondario: la preghiera,
stilisticamente ben più felici della rozza lettera accanto al lavoro. Ma nell’Ep. 43 di Gerolamo
delle Scritture, ma come tale accessibile a tutti, la ritroviamo come elemento strutturale che
Origene non esita peraltro a definire ‘filologi’ articola l’agenda quotidiana dell’Alessandrino,
gli stessi apostoli in un frammento sull’episodio sia pure attraverso una testimonianza attribuita
della Samaritana nel Vangelo di Giovanni (Gv ad Ambrogio:
4,33), coniando addirittura quello che risulta
essere un hapax legomenon:ݵԆड़ڗड़ߥ່ࣹ͘ڗ. Ambrogio (mi riferisco a colui che ha per-
messo al nostro vero Adamanzio – il nostro
Essi conoscitori profondi e attenti della Leg- Calcentero – di comporre una quantità
ge com’erano (ဎࢆڗࢆڗǓ່۟͘ߥ˗่ǓݵԆड़ڗड़ߥ່ࣹ͘ڗ innumerevole di libri per avergli offerto
ཱིဎࠗ͘ߥ), avendo notato del resto che era l’ora carta, denari e copisti), in una lettera indi-
del cibo, si chiedevano se per caso non fosse rizzata ad Origene da Atene, riferisce che
stato portato del cibo a Gesù, cosi come per neanche una volta, quando si trovava con
ordine di Dio era stato portato da Abacuc il lui, aveva preso cibo senza ascoltare qualche
pranzo a Daniele a Babilonia e da un angelo lettura, e mai s’era addormentato senza
e da corvi era stato procurato del cibo a Elia prima aver ascoltato qualche brano dei
durante il cammino.40 testi sacri, che l’uno o l’altro dei suoi com-
pagni gli leggeva. Faceva in modo, cioè,
La ‘filologia’ degli apostoli è ‘a immagine’ che giorno e notte la lettura lo portasse
di quella auspicata da Origene: la conoscenza alla preghiera e la preghiera alla lettura.42
approfondita delle Scritture e la capacità di
stabilire dei nessi fra le diverse articolazioni Lasciando da parte al momento quali pos-
del suo corpo scoprendone la fondamentale sano essere state le circostanze della lettera
symphônia. Come vediamo dal frammento, e da quale fonte Gerolamo l’avesse attinta,43
per l’Alessandrino si tratta di un’occupazione la presenza pervasiva della lectio nel vissuto
quanto mai coinvolgente e faticosa, che investe quotidiano di Origene è del tutto in tono con
la mente e il corpo dell’‘amante della Parola’. la descrizione in prima persona della Lettera
Lorenzo Perrone 319
a Fabiano, mentre l’enunciazione del legame il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, osò
costitutivo fra lectio e oratio, fra lettura o esegesi accusarlo con parole offensive” (Gd 9). Ora, ciò
della Bibbia e preghiera trova ampie conferme che si rinfacciava all’Alessandrino era di aver af-
nell’opera di Origene.44 Una sua lettera pro- fermato espressamente la salvezza del diavolo.
grammatica sul modo d’interpretare la Scrittura Nel contesto di tale polemica, com’è docu-
– la già accennata Lettera a Gregorio – ce ne darà mentato da Rufino nella seconda parte della
fra breve una testimonianza eloquente. lettera, Origene si spinge a rievocare due epi-
sodi nei quali egli sarebbe stato ugualmente
III. La Lettera agli amici di Alessandria: oggetto di calunnie, essendogli state attribuite
Origene e il suo ‘stile’ opinioni non sue. Premesso che l’apostolo Paolo
Anche il terzo frammento epistolare di carat- era stato lui stesso vittima di simili falsificazioni
tere autobiografico non è di facile collocazione. (2Ts 2,1-3), l’Alessandrino richiama i testi di
Ci viene presentato come una Lettera agli amici due dispute che avrebbero dato luogo entrambi
di Alessandria (Epistula ad caros), tramandata in a manipolazioni del suo pensiero, tanto più che
porzioni diverse, e solo in piccola parte coinci- la seconda era del tutto inventata. La prima
denti, da Gerolamo e Rufino, che la ripresero disputa, registrata dai tachigrafi, era realmente
entrambi dall’Apologia di Origene scritta da avvenuta con un eretico non meglio precisato
Panfilo ed Eusebio. A Gerolamo dobbiamo la che successivamente ne aveva modificato a suo
documentazione dell’inizio, nell’Apologia contra piacimento la trascrizione, senza che Origene
Rufinum, in risposta alla traduzione di un cru- ne sapesse nulla.49 Messa in circolazione in que-
ciale passaggio sul diavolo fatta dall’ex-amico sta forma, essa aveva sollevato l’indignazione
nel De adulteratione librorum Origenis, che a sua degli amici in Palestina (presumibilmente di
volta si sofferma maggiormente sul seguito del- nuovo i vescovi di Gerusalemme e di Cesarea,
la lettera.45 Non è possibile ripercorrere adesso patroni e familiari di Origene) che gli avevano
i problemi letterari e storico-dottrinali sollevati chiesto spiegazioni in proposito.
dall’Epistula ad caros, se non per inquadrare bre-
vemente il testo che ci interessa più da vicino.46 I fratelli che sono in Palestina, indignatisi
Origene dovette sentirsi calunniato dai di ciò, mi mandarono un loro uomo ad
giudizi sul suo conto ad opera del vescovo di Atene perché ricevesse da me l’esemplare
Alessandria, come ci assicura polemicamente autentico. Questa copia non l’avevo nep-
Gerolamo, sostenendo che l’intera lettera mi- pure riletta e rivista in precedenza, ma
rasse a ‘dilaniare’ costui (fosse egli Demetrio, se- giaceva abbandonata tanto che fu quasi
condo quanto asserisce lo Stridonense, o invece impossibile ritrovarla. Tuttavia io la spedii
Eracla, come ritiene, forse più verosimilmente, e, invocando Dio come testimone, aggiun-
Nautin).47 A scapito di ciò, i brani riportati dallo go che quando incontrai colui che aveva
stesso Gerolamo ci restituiscono un Origene adulterato il libro e gli chiesi perché avesse
che ‘vola alto’, introducendo dapprima una fatto ciò, egli, come se volesse darmi sod-
riflessione di carattere più generale su ‘male- disfazione, mi rispose: “Perché ho voluto
dire e benedire’ secondo il messaggio cristiano: abbellire maggiormente ed emendare la
invece di reagire ai maldicenti, bisogna pregare nostra disputa”.50
per loro e ricordare che “siamo stati creati per
benedire e non per maledire”.48 Come appare Già in questa prima occasione si profila un
dal seguito dell’argomentazione, queste ri- elemento al quale Origene farà ricorso lui stesso
flessioni legavano il discorso su benedizione nel prosieguo della lettera, sia pure facendolo
e maledizione al controverso problema della proprio in termini diversi: il manipolatore si
sorte del diavolo, dato che – come ricordava giustifica, infatti, accampando il desiderio di
Origene citando la Lettera di Giuda – neppure migliorare (ornare) lo stile del testo e con ciò si
l’arcangelo Michele, “quando, in contesa con fa schermo, in apparenza, di esigenze di natura
320 ORIGENE A SUA IMMAGINE: FRAMMENTI DI AUTOBIOGRAFIA DALLE LETTERE
estetico-letteraria. Ma nel secondo caso, la di- mette in risalto quella che si presenta ormai
sputa sarebbe stata inventata di sana pianta da come la figura pubblica di Origene: non più
un altro eretico – il valentiniano Candido, come il catecheta-maestro della chiesa alessandrina,
chiarisce Gerolamo51 –, che Origene incontrò ad che veste i panni ad un tempo del filosofo cri-
Efeso, verosimilmente sulla via del ritorno dal stiano e del filologo dedito esclusivamente allo
viaggio ad Atene. Costui al momento si sarebbe studio della Scrittura. Dopo il trasferimento a
rifiutato d’ingaggiare un dibattito con l’Alessan- Cesarea egli è diventato ancor più un perso-
drino, ma in seguito ne avrebbe composto uno naggio di fama internazionale, impegnato in
immaginario fingendo un dialogo tra i due e viaggi che lo portano in alcuni dei principali
diffondendolo nella cerchia dei discepoli, sicché centri culturali del tempo: Atene, Efeso e An-
il testo era circolato all’insaputa di Origene a tiochia. Da dottore riconosciuto e ascoltato
Roma e anche ad Antiochia. L’Alessandrino però, presso un pubblico scelto, egli difende la causa
una volta giunto in questa città, sarebbe riuscito a dell’‘ortodossia’ nelle dispute con gli eretici,
smascherarlo pubblicamente, col domandare che che mostrano comunque di subirne il fascino
fosse letto davanti a tutti in modo da riconoscere fino al punto di arrivare a imitarlo, se non a
se si trattasse o meno di farina del suo sacco. riprodurne arbitrariamente il pensiero. Di que-
sta carriera pubblica, certo anche vivacemente
Da ultimo, ad Efeso, quando un eretico mi controversa (come evidenziano gli episodi qui
vide e non volle discutere con me, anzi non narrati), Eusebio ci ha conservato un’immagine
aprì affatto bocca in mia presenza (anche essenziale, descrivendone le principali traietto-
se non so per quale motivo evitasse di far rie, ma il nostro ultimo estratto – per quanto
ciò), in seguito compose arbitrariamente sfugga anch’esso a un esame più circostanzia-
una disputa a nome mio e suo e la inviò to – ce ne offre un quadro abbastanza vivido.
ai propri discepoli. Come ho appreso, Per apprezzarlo meglio, lo si può ad esempio
erano quelli che si trovano a Roma, ma accostare alle testimonianze del dibattito in-
non dubito che l’abbia inviata anche ad tellettuale nella scuola (neo-)platonica che ci
altri in luoghi diversi. Costui sparlava di trasmette Porfirio nella Vita di Plotino.
me anche ad Antiochia, prima che io vi La disputa all’interno della scuola plotinia-
giungessi, di modo che il testo della disputa na, con la discussione dei ‘problemi’ filosofici
che recava con sé venne a conoscenza di un (රݰڗໆǓԆ, ٗࠗ༔ࢆǓࠗǓ o quaestiones),53 si traduce
gran numero dei nostri. Ma quando arri- qui in eventi ‘pubblici’, capaci d’investire più
vai, lo criticai alla presenza di molti. Dato ampiamente le comunità cristiane del tempo,
però che persisteva senza alcun ritegno ad anche a giudicare dalla reazione della gerarchia
asserire impudentemente il falso, richiesi episcopale, mentre attira uditori che risultano
che fosse portato il libro, affinché i fratelli ancora mescolati.54 Il nostro testo, infatti, ci fa
riconoscessero il mio modo di scrivere (sti- vedere il confronto diretto di idee fra ‘eretici’
lus), sapendo essi quali argomenti sia solito e maestri della chiesa come era Origene.55
trattare e a quale modo d’insegnamento Ma ciò che è più rilevante dal punto di vista
faccia ricorso. Allora lui, non avendo osato autobiografico è il fatto che per tranciare la
tirar fuori il libro, venne smascherato da discussione nel secondo episodio, in presenza
parte di tutti e fu provato come falsario. di un testo a suo dire inventato di sana pian-
In tal modo i fratelli si convinsero a non ta, l’Alessandrino faccia appello al proprio
prestare ascolto alle accuse.52 ‘marchio di riconoscimento’: lo stilus, cioè il
suo modo di scrivere, insieme ai contenuti e
Molti sono gli spunti interessanti che si po- ai metodi del suo insegnamento.56 I criteri
trebbero ricavare, in chiave biografica e auto- invocati da Origene appaiono a tal punto riso-
biografica, dalla Lettera agli amici di Alessandria. lutivi che il confronto col testo di Candido non
Accostata ai due frammenti precedenti, essa viene neppure istruito. È notevole dunque la
Lorenzo Perrone 321
rivendicazione di una propria ‘cifra’ stilistica e del suo lavoro e auspichi per i suoi scritti –
argomentativa da parte dell’Alessandrino, con come sappiamo – un lettore in linea con la sua
una forte affermazione di identità distinta come impostazione, altamente caratterizzata sotto il
scrittore e come maestro che oggi, anche alla profilo dei metodi e dei contenuti.
luce dei nuovi studi su Origene scrittore, siamo Né mancano i riscontri di carattere auto-
meglio in grado di confermare e corroborare.57 biografico anche nelle due uniche lettere che
Anche a questo riguardo, del resto, appare ri- ci sono pervenute integralmente: la Lettera a
velatore il riscontro con Plotino, che pure era Giulio Africano e la Lettera a Gregorio. Se la prima
stato un maestro dell’insegnamento orale ben ci lascia intravedere, sia pure di sfuggita, il lega-
più a lungo dell’Alessandrino. Porfirio non solo me di Origene con la terra e i dotti d’Israele,61
lascia intendere a più riprese le caratteristiche la seconda si presta a essere letta quasi come
peculiari del suo modo di fare lezione, ma mette una sorta di autobiografia indiretta e anche di
in bocca al ‘filologo’ Longino anche un giudizio testamento spirituale.62 Rivolgendosi al giova-
su stile e metodo di Plotino che rispecchia in ne, designato affettuosamente come ‘figlio’,
larga misura i criteri invocati da Origene: egli l’Alessandrino osserva dapprima come le sue
ammirava infatti “il carattere del suo stile, la doti naturali, se ben coltivate, potrebbero fare
profondità del suo pensiero e il modo vera- di lui un giurista provetto oppure un filosofo
mente filosofico di proporre le questioni”.58 appartenente a una delle illustri scuole della
In tal modo Longino aveva superato le riserve tradizione; ma egli auspica piuttosto che tutto
iniziali sul conto di Plotino, derivanti dal fatto il percorso formativo di Gregorio sia finalizzato
che non era ancora familiare con il suo “modo al cristianesimo, sfruttando per tale scopo – a
consueto di scrivere”.59 titolo di ‘educazione curricolare’ (enkyklios pai-
deia) – lo studio di geometria e astronomia e
EPILOGO: LA LETTERA A GREGORIO. soprattutto della filosofia.63 Come non vedere
IL ‘FILO ROSSO’ DI UNA VITA in questo auspicio il riflesso della vita di Ori-
gene stesso?: le doti del fanciullo, riconosciute
I frammenti di un’autobiografia intellettuale per tempo dal padre e orientate da lui tanto
ricavabili dagli excerpta epistolari in nostro pos- verso le studio delle lettere quanto verso la
sesso sono sicuramente troppo esigui per rico- conoscenza delle Scritture, avevano fatto del
struire il ritratto che Origene aveva di se stesso. giovane Alessandrino prima un grammatico,
Per farlo emergere in forma più compiuta bi- lettore e interprete dei classici, e poi su questa
sognerebbe sfruttare a fondo tutti quei luoghi stessa base un maestro dell’interpretazione
del vasto corpus degli scritti in cui l’Alessandrino della Bibbia, col corredo aggiuntivo degli studi
parla più apertamente in prima persona, confi- filosofici intrapresi a titolo ausiliario.
dando ai suoi lettori problemi, aspettative, im- Motivando biblicamente questa strada di
pressioni e sentimenti. Si è già detto come per una doctrina christiana (il modello è, in prati-
alcune di tali esternazioni sia lecito parlare di ca, proprio lo stesso prefigurato da Agostino
‘confessioni’, intendendo la parola in un senso nell’omonima opera), nutrita delle discipline
non troppo distante dall’accezione agostiniana liberali e della filosofia quali scienze ancillari,
che si è imposta.60 Nondimeno, la testimonian- come non pensare di nuovo a una trasposi-
za epistolare, pur parcellizzata in maniera così zione in chiave autobiografica delle parole di
frustrante, ha una sua ‘eloquenza’ particolare, Origene? Le ‘spoglie degli Egiziani’ (Es 11,2;
perché è per natura la più adatta a prestarsi 12,35 LXX), messe a frutto dagli Israeliti per
come sede di una soggettività più immediata e gli oggetti del culto divino, s’iscrivono in un
manifesta. Non a caso la stessa rivendicazione itinerario che l’Alessandrino aveva compiuto,
di uno ‘stile’ distintivo nella Lettera agli amici di per così dire, doppiamente nel corso della
Alessandria rimane un unicum, sebbene Origene sua esistenza: in senso geografico, lasciando
sia sempre molto attento alle forme e ai risultati anche lui l’Egitto per la Palestina; in senso
322 ORIGENE A SUA IMMAGINE: FRAMMENTI DI AUTOBIOGRAFIA DALLE LETTERE
spirituale, coltivando gli studi profani in vista necessaria per intendere le cose divine. Il
della Bibbia, come oggetto primo e ultimo dei Salvatore, esortando ad essa, dice non sol-
suoi sforzi. Per lui era stata una strada senza tanto “Bussate e vi sarà aperto” e “Cercate
ritorno e anche per questa ragione sembra e troverete”, ma anche “Chiedete e vi sarà
voler ricordare a Gregorio come secondo le dato” (Mt 7,7; Lc 11,9).66
Scritture sia stato fatale “ridiscendere” in
Egitto per quegli Israeliti che l’avevano fatto.64 Mettendo in guardia Gregorio dai rischi
Così, la raccomandazione finale rivolta al gio- di un connubio improprio fra i saperi profani
vane rispecchia in maniera trasparente la sua e il sapere della Bibbia, Origene fa appello a
adesione alla mèta di un’intera vita, proposta quanto egli ‘aveva appreso con l’esperienza’
adesso a Gregorio con l’ardimento che gli vie- (ࠗ༚ ͘ໆݰධ ࢆǓ۟နဎ): rari erano, ai suoi occhi,
ne “dall’amore di un padre”:65 la lectio divina, coloro che si erano dimostrati capaci di far
cioè la lettura attenta della Bibbia e la ricerca tesoro delle ricchezze della scienza mondana,
appassionata del suo significato nascosto, ac- indicata simbolicamente con l’Egitto, metten-
compagnate dalla preghiera per l’intelligenza dole al servizio del culto divino; invece, erano
profonda delle cose divine. molto più numerosi coloro che avevano agito
in senso contrario.67 Certo l’Alessandrino non
Ma tu, mio signore e mio figlio, rivolgi poteva non annoverare se stesso fra i pochi
la tua attenzione principalmente alla capaci di realizzare la sintesi qui prefigurata
lettura delle divine Scritture, ma bada tra cultura profana e cultura sacra e il richiamo
che sia davvero con attenzione. Noi che abbastanza inconsueto alla propria esperienza
leggiamo i libri divini abbiamo bisogno appare di nuovo come un trasparente indizio
di molta attenzione, perché non parliamo autobiografico. Che si trattasse di un percorso
o pensiamo temerariamente riguardo ad impegnativo e di un compito particolarmente
essi. E rivolgendo la tua attenzione alla difficile e oneroso lo abbiamo colto a più ri-
lettura dei libri divini, con una disposizio- prese anche dai nostri frammenti epistolari,
ne interiore di fede e gradita a Dio, bussa ma la Lettera a Gregorio lo conferma anche
dove essi sono chiusi ed essi ti verranno col fatto che Origene ammette apertamente
aperti dal guardiano, di cui Gesù ha detto: una sua certa audacia. Del resto, la posta in
“Il guardiano gli apre” (Gv 10,3). E pre- gioco, proposta come auspicio e preghiera
stando attenzione alla lettura divina cerca per il giovane allievo dal suo ‘paterno’ mae-
rettamente e con fede ferma in Dio il senso stro (rafforzando con ciò l’impressione di un
delle divine Scritture nascosto ai più. Ma ‘testamento spirituale’) altro non era se non
non accontentarti di bussare e cercare, una mèta ultima: giungere sempre più a ‘par-
perché anche la preghiera è quanto mai tecipare di Dio’ stesso.68
NOTE
1. Monaci Castagno 2010: 5. Analogo giudizio era già 4. CCt II,5,15 ad Ct 1,8. Cf. anche HCt I,9; Gregorio,
stato formulato da Hanson 1982: 905; e anche da PanOr IX,119-122, 140-142.
Crouzel 1985: 46: “Origène… habituellement ne parle 5. La dispersione e il continuo vagabondaggio identita-
jamais de lui”. rio sarà la conseguenza del mancato riconoscimento
2. Si vedano i contributi raccolti nel volume di Monaci della propria natura: si enim nescieris temet ipsam et in
Castagno (ed.) 2004. ignorantia tui vixeris nec scientiae studium gesseris, sine
3. Sull’uso dell’epistolario, cf. Eusebio, HE VI,1,2: ํ dubio nec tabernaculum proprium habebis (CCt II,5,3). Un
ࠗԆဎङဎ์Ԇۭࠗڗड़မဎ. Quanto alla ‘lettera autobiografica’, primo aspetto di questa ricerca del sé è la compara-
si tratta di una definizione di Pierre Nautin (cf. Nautin zione con gli ultima mala, per far sì che l’anima agisca
1961: 132-134; Id. 1977: 22-23 e passim). tam malorum metu quam desiderio bonorum evitando di
Lorenzo Perrone 323
39. CC III,12: ܀ࠗङ ࠗڗໆဎဎ ์͘ ۭ͘ࢆဎဎ ࠗԆ ์ݵඦဎٗ ࠗߥ່ڗ mihi respondit: ‘Quoniam magis ornare volui disputationem
රဎ۟ݰပڗԆߥशݰԆۭࠗԆǓဎԆۭࢆߥڗࢆဎڗԆߥသߥ็ड़ۭڗߥڗ໒ࠗ͘ǓԆ ipsam atque purgare.
ࠗ ߥ່ڗරဎ˗ݰǓ˗ڗङ˗ۭࠗ͘็ڗݰԆߥ රड़ड़ඨ Ǔ ڗड़ड़ࠗ ߥ່ڗမဎ Ǔ·ݰ 51. Gerolamo, Apol. contra Ruf. II,18-19.
๓ड़ड़ۭٗԆ ݵԆड़ڗड़ࣹङဎ රဎǓࣹǓໆङߥ ็ۭۭࠗٗǓဎ ڗ ඦဎࠗङߥ 52. Rufino, De adult. libr. Or. 7: Denique in Epheso cum me
˗Ԇඨ ࠗඨߥ ۭࠗඦۭ͘Ԇߥ Ǔ ࠗ ݵԆड़ဎ͘Ԇڗဎ Ǔ໌ۭ͘็ݰԆߥ රड़ड़ඨ ˗Ԇඨ ࠗ vidisset quidam haereticus et congredi noluisset neque omnino
ۭڗ˗ඦ͘ԆဎۭဎԆ็ဎǓԆࠗඨशݰԆۭࠗԆǓဎԆۭࢆڗǓࠗမဎݵԆड़ڗड़ࣹङဎ os suum aperuisset apud me, sed nescio qua ex causa id facere
ड़͘ໆڗဎǓߥ. devitasset, postea ex nomine meo et suo conscripsit qualem vo-
40. FrIo 59 (trad. Corsini 1968: 864-865): ဎࢆڗࢆڗǓ່۟͘ߥ˗่ luit disputationem et misit ad discipulos suos – ut ego quidem
ǓݵԆड़ڗड़ཱིߥ່ࣹ͘ڗဎࠗ͘ߥۭڗ༔ۭǓဎࠗ͘ߥࠗԆǓԆߥݰ༫ဎड़ڗԆဎ cognovi, ad eos qui Romae erant, sed non dubito quod et ad
ࠗࠗ์ ߥ༘ݵڗݰǓ ۭǓဎ ࢆ༖ ݰǓ သߥ ࠗရ ˳ǓဎԆ༖ड़ ͘໑ߥ ɃǓɘड़မဎǓ alios qui per diversa sunt. Insultabat autem et apud Antio-
ۭࠗڗݰඦ͘Ԇ۟͘ڗݰԆۭࠗڗဎڗݰ͘ࢆԆۭࠗڗࠗڗࢆɘǓڗࢆ chiam prius quam ego illuc venirem, ita ut et ad complurimos
Ǔࠗရड़ໆධ์ဎࠗ༚˗ڗԆݰڗໆධࠗݵڗݰ༖ ์˗ໆ˗ڗࠗڗ·රࣹࣹ็ड़ڗ nostrorum perveniret ipsa disputatio quam portabat. Sed ubi
ǓݰڗඦङဎڗࠗङǓࠗရۭٗڗࠗݵڗݰ༖༦ဎ็श۟ٗ. È adfui, multis eum presentibus argui; cumque iam sine ullo
l’unica occorrenza di ݵԆड़ڗड़ࣹ͘ڗߥ registrata dal Thesau- pudore pertenderet impudenter adserere falsitatem, poposci
rus Linguae Graecae. Contra Lampe 1961, Nuchelmans ut liber deferretur in medium <ut> stilus meus agnosceretur
1950: 47 e Girardet 1970: 326 n. 3 propendono per a fratribus, qui utique cognoscerent quae soleo disputare vel
la forma ݵԆड़ڗड़ࣹڗ༔ྶ in questo hapax. Sull’inventiva quali soleo uti doctrina. Quique cum ausus non esset proferre
lessicale dell’Alessandrino si veda Simonetti 2003; librum, convictus est ab omnibus et confutatus est falsitatis;
Perrone 2011a. et ita persuasum est fratribus ne aurem criminationibus
41. È l’unica occorrenza in Origene. La prima attestazione praeberent.
della letteratura cristiana è in Mart. Pol. 17,1 col signi- 53. V. Plot. 13 ricorda il dialogo di tre giorni fra Porfirio
ficato di ‘cadavere’. Il termine è particolarmente fre- e Plotino sul problema မߥ༜ॣश༖ۭဎۭࠗ͘ԆࠗရۭနࢆǓࠗԆ.
quente in Epitteto e Marco Aurelio, ma non ha necessa- L’arrivo di un ascoltatore, Taumasio, che vorrebbe sen-
riamente valore diminutivo o spregiativo. L’equivalente tire unicamente discorsi di Plotino in modo da poterli
latino corpusculum sembra essere caro a Gerolamo. trascrivere in un libro, ottiene la seguente replica di
42. Gerolamo, Ep. 43,1,a Marcella (trad. Cola 1961: 345, Plotino: රड़ड़ඨဎࢆ༖Ҡݵݰڗݰໆڗ์ݰङࠗမဎࠗߥڗड़ۭङࢆ͘ဎࠗඨߥ
leggermente modificata): Ambrosius, quo chartas, sumptus, රݰڗໆǓߥ͘໑່͘ဎࠗԆǓ۟ඦǓ͘໑ߥࠗɘԆɘड़ໆڗဎڗ˗ဎۭٗࢆ۟͘Ǔ.
notarios ministrante, tam innumerabiles libros vere Adaman- Cf. Gerolamo, Apol. contra Ruf. II,19, a proposito della
tius, et Chalcenterus noster explicavit, in quadam epistola, disputa tra Candido e Origene: rursum ad secundam
quam ad eumdem de Athenis scripserat, refert, nunquam se veniunt quaestionem.
cibum Origene praesente sumpsisse, nunquam inisse somnum, 54. L’esempio più noto di tale attività è ovviamente il
nisi unus e fratribus sacris litteris personaret. Hoc diebus egisse Dialogo con Eraclide.
et noctibus, ut et lectio orationem exciperet, et oratio lectionem. 55. Peraltro anche la scuola di Plotino conosce il confronto
43. È una lettera del periodo romano, sorprendente con gli ‘eretici’: cioè i cristiani o gli gnostici che la
ignorata da Nautin 1977. frequentano (V. Plot. 16: Гࣹ͘ဎǓۭԆ ˗่ Ǔࠗႎ Ǔࠗဎ ࠗမဎ
44. Vi ho accennato a più riprese nel mio libro: Perrone ऺݰԆۭࠗԆǓဎမဎ ڗड़ड़่ࢆ ڗဎ Ǔ ड़ड़ڗԆ Ǔ໌ࠗ͘ݰԆ์ ่˗ ڗ ༘ࠗߥ
2011c: spec. 331-339. Ǔड़ǓԆඪߥݵԆड़ݵڗۭڗໆǓߥරဎࣹٗࢆ็ဎڗԆ).
45. Cf. rispettivamente Gerolamo, Apol. contra Ruf. II,18 56. Tentando di indovinare il vocabolo corrispondente
e Rufino, De adult. libr. Or. 7. Nautin 1977: 161-166, in greco a stilus viene in mente soprattutto ݰݵඦۭԆߥ. CC
offre una ricomposizione del testo complessivo. IV,51 menziona il termine, a proposito dei filosofi greci
46. Si veda da ultimo Guly 2011. convertiti al cristianesimo e allo studio delle Scritture,
47. Nautin 1977: 166-168. adducendo in parte i criteri invocati nell’Epistula ad
48. Gerolamo, Apol. contra Ruf. II,18: Quorum magis misereri caros: ์ဎڗߥڗࢆဎڗဎݰݵඦۭԆߥ์༔ۭٗࠗǓԆරड़ड़ඨǓဎڗ༔ࢆǓࠗǓ
quam eos odisse debemus, et orare pro illis quam eis maledi- Ǔ˗ࣹࢆǓࠗǓǓ༜शۭ༘ݰԆߥࠗမဎသߥڗ໒ࠗ͘ǓԆරࠗမဎࣹݰǓݵမဎ
cere. Ad benedicendum enim et non ad maledicendum creati ࢆ۟ङဎ็ड़ۭߥڗ.
sumus. 57. Ne è prova, fra l’altro, il recente volume di Kaczma-
49. Rufino, De adult. libr. Or. 7: Talia ergo quaedam video rek - Pietras (ed.) 2011. Quanto al metodo e al modo
etiam nobis accidere. Nam quidam auctor haereseos, cum di argomentare in Origene rimando al mio articolo:
sub praesentia multorum habita inter nos fuisset disputatio Perrone 2000.
et descripta, accipiens ab his qui descripserant codicem, quae 58. V. Plot. 19: ࠗဎ ˗่ ࠗڗဎ ༘ࠗߥ ࣹݰǓ ߥ༘ݵǓ ࠗမဎ ์ဎဎڗԆမဎ
voluit addidit et quae voluit abstulit et quae ei visum est per- ࠗරဎ˗ࠗ ߥݰ༖ဎ ဎࠗٗࠗǓ Ǔ ࠗ ݵԆड़ۭڗݵڗဎ ༘ࠗߥ ࠗမဎ
mutavit, circumferens tamquam ex nomine nostro, insultans ٗࠗٗࢆඦࠗङဎ˗ԆǓ۟็ۭ͘ङߥ͘ݰɘǓड़ड़ဎࠗङߥࣹǓࢆǓԆ. Nel giu-
et ostendens ea quae ipse conscripsit. dizio di Longino, Plotino e il suo discepolo Amelio si
50. Rufino, De adult. libr. Or. 7: Pro quibus indignantes fratres distinguevano dai loro contemporanei “per il gran
qui in Palaestina sunt, miserunt ad me Athenas hominem numero dei problemi” e “per un metodo di ricer-
qui acciperet a me ipsa authentica exemplaria. Quod ne ca personale” (20: ่˗ ໌܀Ǔ ड़༔۟͘Ԇ ڗݰɘड़ٗࢆඦࠗङဎ ප
relectum quidem vel recensitum a me antea fuerat, sed ita ࢆࠗ͘͘श͘ԆݰໆۭǓဎࠗࠗڗ༖ဎۭڗ˗༖ဎࠗڗࣹݰඦ͘ݵԆဎර͘˗ڗԆඦࢆ͘ဎڗԆ
neglectum iacebat ut vix inveniri potuerit. Misi tamen, et Ǔࠗݰဝ۟͘ङݰໆǓߥ໑˗ໆဝशۭٗݰඦࢆ͘ဎڗԆ; cf. anche 21).
sub Deo teste loquor quoniam, cum convenissem illum ipsum 59. V. Plot. 20: ˗Ԇඨ ࠗ ࢆ༖ ဎ່͘ڗဎ ࠗڗ රဎ˗ࠗ ߥݰ༖ဎ ۭဎ༔۟ٗ
qui adulteraverat librum quare hoc fecisset, velut satisfaciens ้ٗࢆݰဎ͘ໆǓဎ.
326 ORIGENE A SUA IMMAGINE: FRAMMENTI DI AUTOBIOGRAFIA DALLE LETTERE
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