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Generalità
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Igiene del lavoro
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Monitoraggio ambientale:
Monitoraggio biologico:
Il monitoraggio biologico misura gli agenti tossici o i loro metaboliti sul personale
(nelle urine, nel sangue, nei tessuti). Il monitoraggio biologico può essere svolto in
diverse forme:
• Dosaggio degli indicatori di dose interna: ad esempio dosando il piombo nel
sangue.
• Dosaggio degli indicatori di effetto: dosando ad esempio le porfirine nelle urine.
Il monitoraggio biologico ha alcuni fattori che ne limitano l'affidabilità, fattori legati alla
variabilità individuale:
• Abitudini alimentari e voluttuarie
• Assunzione di farmaci
• Fattori individuali come sesso ed età
• Tempi di campionamento: alcuni fattori possono avere livelli fluttuanti in circolo
La valutazione dei rischi deve per legge essere effettuata in ogni azienda con
uno o più dipendenti o soci. La valutazione del rischio non può prescindere dai limiti di
riferimento stabiliti dall'ACGIH (USA) e considerati come i più aggiornati.
I valori di riferimento sono denominati TLV (Threshold Limit Value) – valore limite
al di sotto del quale la maggior parte degli esposti non possa avere effetti negativi sulla
salute. I valori limite possono essere ulteriormente precisati come:
• TLV-TWA (Time-Weighted Average): la media giornaliera di esposizione
calcolata su 8 ore per 5 giorni lavorativi.
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• TLV-STEL (Short Term Exposure Limit): valore limite per breve tempo di
esposizione.
• TLV-C (Ceiling): il limite assoluto per tempi brevissimi di esposizione.
• TLV di miscela: si valutano gli effetti combinati dei vari inquinanti presenti nella
miscela sommando (in caso di effetti
addittivi) i singoli rapporti
concentrazione/TLV delle singole sostanze.
Il TLV di miscela non deve superare l'unità.
WBV
Le WBV sono vibrazioni trasmesse a corpo intero che comportano rischi per la
salute e la sicurezza del lavoratore, in particolare lombalgia e traumi del rachide (Low
Back Pain). Le WBV sono vibrazioni di frequenza dell'1-80Hz e sono riscontrabili in
macchine e veicoli industriali, macchine agricole e mezzi di trasporto pubblico.
L'effetto delle vibrazioni a corpo intero sul rachide può determinare o concorrere
nella determinazione di:
• Lombalgia e lombosciatalgia
• Malattie degenerative dei corpi e dei dischi intervertebrali del rachide
lombosacrale:
o Spondiloartrosi
o Osteocondrosi intervertebrale
o Discopatia ed ernia discale
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Epidemiologicamente si riscontra un'incidenza aumentata di queste patologie nelle
categorie di rischio ma essendo la patogenesi multifattoriale e le malattie molto comuni
nella popolazione generale è difficoltoso definire il ruolo delle vibrazioni nel determinare o
nel concorrere alla genesi della patologia rispetto ad altri fattori di rischio occupazionali
ed extraoccupazionali. Risultano inoltre statisticamente associate alle vibrazioni a corpo
intero alcune patologie di altri distretti lontani:
• Distretto cervico-brachiale
• Apparato gastroenterico
• Bulbi oculari: il contenuto lasso dell'orbita permette un'ampia risonanza.
• Apparato cocleovestibolare
• Apparato riproduttivo femminile
• Sistema venoso periferico
HAV
Alterazioni vascolari:
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Fenomeno di Raynaud: vasocostrizione transitoria a carico di uno o più dita di una o
entrambe le mani che si manifesta con pallore estremo, parestesie e ipo/anestesia del
territorio di irrorazione.
Tipicamente il fenomeno è
scatenato dall'esposizione al
freddo e regredisce dopo alcuni
minuti (specie al caldo). Anche se
la diagnosi è clinica la conferma
strumentale della patologia può
essere effettuata tramite:
• Fotopletismografia
• Test provocativi al freddo
• Capillaroscopia
• Eco-Doppler arterioso
Alterazioni osteoarticolari:
Alterazioni neurologiche:
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• Intrappolamento del nervo mediano nel tunnel carpale – sindrome del tunnel
carpale.
• Intrappolamento del nervo ulnare a livello di:
o Gomito
o Canale di Guyon: sindrome del canale di Guyon
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Sd. del canale di Guyon: intrappolamento del nervo ulnare a livello del canale di Guyon
che causa parestesie (4° e 5° dito), difficoltà di abduzione e adduzione delle dita. La
conferma della diagnosi clinica richiede EMG per studiare il nervo ulnare.
Conclusioni – HAV:
Per le patologie del carpo e della mano il ruolo delle HAV nella patogenesi è accertato
percui sono stati formulati dei limiti di esposizione:
• Valore che fa scattare l'azione: TLV giornaliero in media non superiore a
2,5m/sec2. Superato questo limite si impongono le misure di tutela specifiche.
Naturalmente più alta è l'intensità delle vibrazioni a cui viene esposto il lavoratore
minore è il tempo di esposizione consentito dalle norme.
• Valore limite giornaliero: TLV di massima intensità di esposizione – fissato a
5m/sec2 e questo limite non deve essere superato in nessun modo.
La prevenzione delle patologie da vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio può
essere attuata mediante le seguenti tappe:
1. Rispettare i limiti di TLV
2. Adottare utensili protettivi: guanti antivibrazione
3. Mantenere le mani al caldo
4. Sorveglianza medica dei lavoratori esposti
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Patologie da Rumore
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Effetti uditivi:
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Altri fattori di rischio esercitano effetti sinergici col rumore e si trovano spesso associati
come esposizioni professionali:
• Vibrazioni
• Alte temperature
• Solventi organici
• Pesticidi
• Farmaci ototossici
• Cianuri, ossidi e solfuro di carbonio
Effetti extrauditivi:
Gli effetti extrauditivi del rumore possono essere dovuti alle connessioni nervose
tra aree acustiche e aree di associazione, nonché agli effetti di induzione dello stress
propri del rumore. Gli effetti extrauditivi possono essere:
• Ipertensione arteriosa e aumento della frequenza cardiaca
• Ansia e irritabilità
• Aumento della secrezione gastrica
• Disturbi del sonno
• Ridotta capacità di concentrazione e di attenzione
• Ridotto rendimento lavorativo
Legislazione:
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• Fondo naturale interno:
o Sostanze radioattive introdotte nell'organismo
o Costituenti radioattivi dell'organismo (40K ad esempio)
Dose assorbita: energia ceduta in unità di massa, si misura in Gray dove 1Gy=J/kg
Dose equivalente: dose assorbita corretta per un fattore ponderale basato sul tipo di
radiazione (Wr). La dose equivalente si misura in Sievert (Sv). I fattori di peso sono:
• Raggi X e γ, particelle β: Wr=1 (percui la dose equivalente è pari alla dose
assorbita)
• Particelle α: Wr=20
• Neutroni: Wr=3-11
• Protoni: Wr=10
Dose efficace: è la dose equivalente corretta per un fattore ponderale basato sulla
radiosensibilità del tessuto irradiato (Wt). Questa correzione si basa sul principio di
Bergonié-Tribondeau che stabilisce che la sensibilità è funzione dell'indice mitotico e
della minore differenziazione del tessuto. Esempi di Wt:
• Gonadi: Wt=0,25
• Mammella: Wt=0,15
• Midollo oseeo, polmone: Wt=0,12
• Etc.
Danni deterministici:
Sono danni somatici, dose-dipendenti che si manifestano nel lavoratore esposto.
Caratterisitche dei danni deterministici:
• Sono esclusivamente somatici
• Esiste una dose soglia sotto la quale non si manifestano (dose sicura)
• La gravità dipende dalla dose
• La latenza è di solito breve, non supera mesi
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• La relazione dose-effetto è di tipo sigmoidale
Nella considerazione dei
danni deterministici
bisogna tener conto della
radiosensibilità del tessuto
che è più alta per il tessuto
emolinfopoietico, epitelio
germinale gonadico,
epitelio intestinale e
epitelio cutaneo. Sono
dotati di una bassa
radiosensibilità il muscolo,
il tessuto nervoso e tessuti
ossei e cartilaginei maturi.
I danni deterministici possono essere sistemici o locali:
• Danni sistemici: Sindrome da panirradiazione: compare in caso di irradiazione del
corpo intero o quasi con dosi maggiori di 1Gy. A seconda della dose ci possono
essere 3 forme della sindrome:
o Fase prodromica: 1-2,5Gy, nausea, vomito.
o Sindrome ematologica: compare per dosi di 2,5-4,5Gy. Caratterizzata da
un calo precoce di granulociti (entro 24-36 ore) e di linfociti (entro 48 ore)
mentre il calo di globuli rossi e di piastrine è più tardivo.
o Sindrome gastrointestinale: 5-20Gy, si manifesta con nausea, vomito,
diarrea incoercibile, squilibri elettrolitici, malnutrizione, possibile
setticemia
o Sindrome neurologica: per dosi maggiori di 20Gy, si manifesta con
edema cerebrale (da vasodilatazione), ipertensione endocranica,
prostrazione, confusione, coma ed exitus inesorabile che può richiedere
anche settimane.
• Danni deterministici locali:
o Cute: un largo spettro di alterazioni che va da eritema, caduta di peli, a
necrosi della cute.
o Occhio: danno al cristallino con la sua opacizzazione e cataratta precoce.
o Tiroide: distiroidismi, in ipertiroidismo il danno la tessuto tiroideo è
maggiore. Esiste una correlazione tra radiazioni e carcinomi papilliferi
della tiroide.
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Danni stocastici:
Sono danni probabilistici che possono manifestarsi nel lavoratore o nella sua
progenie. Caratteristiche:
• Non esiste una dose soglia sotto la quale la probabilità del danno è nulla
• Sono distribuiti
casualemente nella
popolazione esposta
• Sono dimostrati da studi
epidemiologici e
sperimentali
• Effetto tutto o nulla: la
gravità non dipende dalla
dose
• La probabilità del danno
aumenta con la dose
• Latenza di anni o
addirittura di generazioni
• Relazione dose effetto di tipo lineare senza soglia
LASER:
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• Il fascio è monocromatico: tutte le onde del fascio sono della stessa
lunghezza d'onda
• Onde coerenti: tutte le onde si propagano in fase
• Onde collimate: non si disperdono ad angolo e hanno quindi un'azione
concentrata, sicché hanno potenza aumentata
Il LASER può essere di diversi tipi in base alla lunghezza d'onda delle radiazioni
componenti il fascio. In ambito sanitario il LASER può essere incontrato come:
o Bisturi e coagulatori chirurgici
o LASER fisioterapici e fotodinamici
o Fotoablatori: LASER ad eccimeri
Gli effetti dannosi del LASER si estrinsecano su due principali organi bersaglio – l'occhio
che rappresenta il target prevalente e la cute. A seconda della lunghezza d'onda
emanata dal LASER si possono avere effetti diversi a carico di bersagli preferenziali
differenti:
• UV-B,C o IR-B,C: hanno come bersaglio principale la cornea e la congiuntiva
• UV-A: dannose sopratutto per il cristallino
• Visibili o IR-A: dannosi per la retina per la convergenza del fascio su un punto
retinico
I fasci LASER sono divisi in base alla loro pericolosità in:
• Tipo I: non pericolosi, ad esempio la testata del lettore CD
• Tipo II: potenzialmente pericolosi
• Tipo III e IV: i più pericolosi, comprendono le apparecchiature sanitarie
La prevenzione del danno da LASER consiste nel:
- Non guardare direttamente il fascio
- Evitare di colpire col fascio oggetti metallici o comunque riflettenti
- Indossare occhiali protettivi specifici in base al tipo di radiazione per i LASER
non endoscopici. Questi mezzi di protezione devono essere indossati da tutto
il personale presente in sala operatoria.
- Guanti per la protezione della cute
- Tener presente che il LASER può causare incendi ed esplosioni
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• Fotodiagnostica
• Sterilizzazione di apparecchi endoscopici
• Fotoindurimento: industria delle resine, odontoiatria e ortopedia
Gli organi bersaglio per gli effetti dannosi dei raggi ultravioleti sono sopratutto l'occhio e
la cute. Le onde più pericolose sono le UV-C che sono dotate del più alto potere di
penetrazione. Gli effetti dannosi sono:
• A carico dell'occhio:
o Congiuntivite attinica
o Cheratite attinica
o Cataratta
• A carico della cute:
o Eritema
o Envecchiamento precoce
o Cheratosi attinica: predispone per le tappe iniziali della carcinogenesi del
melanoma e del carcinoma basocellulare
La prevenzione consiste in: indumenti, occhiali protettivi e mezzi di segnalazione del
pericolo.
Infrarossi (IR):
Microonde:
Hanno una lunghezza d'onda variabile tra 1mm e 1m con frequenze che oscillano
tra 100KHz e 300MHz. Le principali fonti di esposizione sono:
• Elettrodomestici: forni a microonde
• Telecomunicazioni: antenne televisive e telefonia mobile
• Fusione dei metalli
• Incollaggio rapido del legno
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• Radioterapia e marconiterapia
Gli effetti delle microonde sono diversi:
• Effetti termici tossici: dovuti al rialzo termico nel tessuto irradiato:
o Cataratta
o Atrofia testicolare
• Effetti non termici: emergono da studi epidemiologici, la loro origine non è chiara.
Sono effetti sistemici su vari apparati.
• Effetti oncogeni: ci sono dati discordanti circa l'aumento di rischio di tumori
cerebrali.
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la malaria, la filariasi, l'encefalite virale, la peste bubbonica, la febbre delle montagne
rocciose etc.
Il consumo dei pesticidi nel mondo è distribuito inequamente con larga
prevalenza a carico del mondo occidentale:
• 40% Nord America
• 25% Europa Occidentale (2-3% Italia)
• 35% altri paesi
Se l'esposizione professionale riguarda categorie ben definite come gli agricoltori, gli
adetti alla dinfezione e i lavoratori delle industrie produttrici, l'esposizione
extraprofessionale comprende i residenti in zone vicine a coltivazioni che fanno uso di
fitofarmaci. Altri fonti rare di esposizione sono il giardinaggio e la contaminazione di
acqua e alimenti.
L'assorbimento di queste sostanze può essere:
• Inalatorio: prevalente nelle industrie produttrici
• Cutanea: la via principale negli agricoltori
• Orale: è la via principale nell'esposizione extraprofessionale
Molti pesticidi causano intossicazioni che possono, anche se raramente essere letali e
sono un'importante causa di malattia e di morte nei paesi in via di sviluppo.
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Organofosforici:
Azotorganici: i carbammati:
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• Endocrine Dysruptions
• Cancerogenesi
La terapia della crisi colinergica è la medesima con atropina e benzodiazepine, mentre le
ossime non sono utilizzate perche non interagiscono con l'enzima cabamilato ma solo
con quello fosforilato. Il monitoraggio biologico è identico con dosaggio della colinesterasi
eritrocitaria e ricerca di metaboliti urinari.
Clororganici:
Paraquat:
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(antiesplosivo) nella benzina. Oggigiorno l'esposizione professionale al piombo si
riscontra in ambiti particolari che sono:
• Contatto professionale con vernici o smalti al piombo
• Materie plastiche che usano il Pb come stabilizzante
• Munizioni, saldature, accumulatori elettrici etc.
L'esposizione extraprofessionale è modesta:
• Traffico a benzina
• Bevande e acque potabili (tubature in piombo)
• Fall out di industrie metallurgiche e ceramiche
L'assorbimento di questo metallo può avvenire per via inalatoria (perlopiù nell'esposizine
professionale ed è la via più comune), per via orale (prevalente nell'esposizione
extraprofessionale) o per via cutanea (per piombo organico).
La distribuzione corporea del piombo è del tutto caratteristica: predilige il sangue
e le ossa. Nel sangue:
• 90% del Pb ematico è legato ai globuli rossi (sopratutto all'Hb)
• Una quota si trova disciolta nel plasma ed è la quota tossicologicamente attiva e
in equilibrio con le altre sedi di deposizione
• Tessuto osseo: 80% nell corticale e 20% nella trabecolare. La deposizione ossea
del piombo è lenta, così come la sua liberazione da esso.
Effetti tossici:
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• Rene: in acuto può comparire la sindrome di Fanconi (tubulopatia prossimale), in
esposizione cronica – il rene grinzo saturnino (atrofia e fibrosi del parenchima
renale).
• SNC: effetti minori come turbe di memoria, del sonno, ansia e depressione e
effetti maggiori che vanno sotto il nome di encefalopatia saturnina (a livelli di
piombemia estremamente alti – sopra i
150μg/dL).
• SNP: neurite ottica retrobulbare, neurite radiale
("mano che fa le corna" e successivamente
"caduta della mano").
• Carcinogenesi: il Pb è considerato un probabile
cancerogeno (classe 2A).
I quadri clinici di intossicazione vengono distinti in acuti e cronici:
• Intossicazione acuta: colica saturnina con quadro di addome acuto (come nelle
porfirie)
• Intossicazione cronica: ipertensione (da danno renale), anemia emolitica,
neuropatia periferica, encefalopatia, orletto gengivale di Burton (pigmentazione
blu scuro delle gengive).
Monitoraggio biologico:
Il monitoraggio comprende:
• Indicatori della dose: valutano l'esposizione – piombemia, dosaggio di Pb nei
capelli. Livelli massimi consentiti di piombemia sono di 60 μg/dL per i maschi e
40 μg/dL per le femmine.
• Indicatori dell'effetto:
o Attività ALA-D
o Zn-protoporfirina eritrocitaria: livelli massimi 60μg/dL
La terapia si basa sui chelanti di Pb.
Gli idrocarburi aromatici sono solventi organici che contengono nella loro
molecola uno o più anelli benzenici. Queste sostanze sono impiegate come solventi,
diluenti, fanno parte nella composizione di vernici, inchiostri e sono usati nelle industrie di:
gomma, pesticidi, esplosivi. Dal momento che i rischi sono simili trattiamo il capostipite
che è il benzene – un noto leucemogeno.
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Il benzene è un liquido chiaro e incolore con odore pungente ed è altamente
infiammabile. È molto volatile ed è un ottimo solvente di grassi. A sua volta è solubile in
solventi organici ma non in acqua. Le principali fonti di esposizione professionale sono:
• Lavorazione del petrolio
• Distribuzione della benzina (benzinai)
• Vigili urbani: esposizione agli scarici del autotraffico a benzina
Il limite di esposizione in ambito lavorativo è stato fissato nel '96 allo 0,1% di benzene in
tutte le sostanze utilizzate sul lavoro.
L'esposizione extraprofessionale al benzene deriva da:
• Fonti naturali: attività vulcanica ad esempio
• Fumo di sigaretta
• Inquinamento indoor e outdoor
• Traffico autoveicolare
La legislazione prevede un limite attuale di 10µg/m3 di benzene nell'aria e questo limite
scende a 5µg/m3 dal 2010, attualmente siamo ben al di sopra di questi livelli.
La correlazione tra i livelli di ppm10 e i livelli di benzene non è così diretta come
ci si aspetta visto che la maggiore fonte per entrambi gli inquinanti è il traffico a motore.
Questa discrepanza deriva dal fatto che le polveri sottili non sono degradate facilmente
mentre il benzene ha un'emivita relativamente breve. Pertanto alti livelli di benzene si
riscontrano in stretta vicinanza delle strade trafficate mentre allontanandosi da esse i
livelli calano in modo sostanziale. Per le polveri sottili invece i livelli sono massimi lungo
le strade ma calano molto meno allontanandosi dal traffico.
I livelli di benzene nell'aria costituiscono un buon indice di presenza di altri
inquinanti derivati dai gas di scarico autoveicolare come gli altri solventi – toluene, xileni
etc.
Il benzene è assorbito per via inalatoria ed è distribuito come tutti i solventi
principalmente al tessuto adiposo e al midollo osseo. L'eliminazione dall'organismo
avviene per respirazione e per via renale in forma immodificata. Il benzene può andare
incotro a tappe metaboliche epatiche generando l'ossido di benzene, considerato il
maggiore responsabile degli effetti tossici del benzene. Il dosaggio dei diversi metaboliti
può fungere da indicatore biologico dell'esposizione.
Tossicità:
• Tossicità acuta:
o Irritazione cutanea e mucosa (congiuntiva, mucosa orale e respiratoria)
o Effetti sull'SNC: eccitazione seguita da una progressiva depressione
o Effetti cardiovascolari: aritmie
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• Tossicità cronica: è una tossicità a carico del sistema emopoietico
o Discrasie ematiche fino a pancitopenia
o Leucemia mieloblastica o emoblastica
Monitoraggio biologico:
Ci sono stati molti tentativi di trovare l'indicatore biologico ideale, molti falliti.
Attualmente si dosa l'acido S-fenilmercapturico nelle urine, questo metabolita è meno
soggetto alle variazioni individuali e alle influenze ambientali. I valori limite
dell'esposizione sono stabiliti come segue:
• I limiti per i lavoratori:
o TLV: 1,6mg/m3
o STEL: 8mg/m3
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• Effetti sull'SNP: solo il protossido d'azoto può dare a dosi elevate una
polineuropatia sensitivo-motoria. Non è evidenziato alcun rischio per i gas
alogenati.
• Effetti neuropsichici: a concentrazioni moderate sia del protossido (>25ppm) che
degli alogenati (>0,5ppm) è stato riscontrato un rallentamento transitorio
dell'attività psicomotoria negli esposti.
• Effetti sul sistema riproduttivo: in passato fu riscontrata un'aumentata incidenza di
aborti spontanei, ma attualmente questo rischio non è più dimostrabile.
• Effetti genotossici: l'esposizione ai gas anestetici provoca una maggiore
incidenza di abberrazioni cromosomiche – effetti simili a quelli delle radiazioni
ionizzanti.
• Effetti cancerogenici: i gas anestetici non hanno effetti cancerogeni.
Monitoraggio biologico:
Monitoraggio ambientale:
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misurazioni dell'esposizione personale, oppure possono essere posizionati in
punti fissi della sala operatoria. Gli svantaggi dei campionatori passivi stanno
nell'incapacità di dare informazioni temporali dell'esposizione (i picchi di
concentrazione dei gas nel tempo) perche l'analisi cromatografica avviene in un
tempo successivo.
• Campionatori attivi: l'analisi dei dati avviene in tempo reale percui possono
essere identificati i picchi temporali dell'esposizione (intubazione ed estubazione
del paziente) e i siti di maggiore esposizione in sala operatoria.
La correlazione tra l'esposizione misurata nell'ambiente e i livelli urinari delle sostanze è
stretta sia per il protossido d'azoto che per i gas alogenati, sicché il dosaggio biologico è
indicativo dell'esposizione ambientale. Questa stretta correlazione permette oltre allo
stabilire i limiti di esposizione ambientale (TLV, TWA) anche i limiti di esposizione
biologica (BEL- Biological Exposure Limits).
Prevenzione:
La prevenzione degli eventuali danni dai gas anestetici può essere attuata
mediante la riduzione dell'esposizione:
• Nuove apparecchiature dell'erogazione del gas
• Nuovi e meno pericolosi anestetici
• Aumento della cubatura della sala operatoria
• Riduzione della durata dell'intervento chirurgico
• Ricambiatori d'aria: introducono aria pura a pressione leggermente positiva che
crea una corrente diretta dalla sala operatoria.
Fattori di rischio:
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o Età, sesso (il sesso femminile è maggiormente colpito), anatomia,
precedenti traumi, hobby, tolleranza allo sforzo, percezione del dolore,
fattori ormonali.
• Fattori professionali:
o Fattori biomeccanici:
Movimenti ripetitivi: alta ripetitività è definita come movimenti con
ciclo di durata minore di 30sec e con attività uguali che occupano
almeno il 50% del tempo del ciclo.
Movimenti che richiedono molta forza
Posture incongrue
Compressioni localizzate
o Fattori fisici:
Vibrazioni
Altri: basse temperature, mancanza di idonei periodi di recupero
o Fattori psicologici: relativi all'organizzazione del lavoro (ritmi, orari,
sistemi di controllo e di verfica olte alle relazioni interpersonali).
Categorie a rischio:
Questa patologia è dovuta ad una compressione del nervo mediano a livello del
suo passaggio nel tunnel carpale e si manifesta con parestesie, perdita di sensibilità e
torpore delle prime 3 dita. Tipicamente le manifestazioni compaiono solo di notte
(imbibizione notturna, dovuta ai ritmi ormonali nictemerali, delle guaine dei tendini che
aggrava la compressione sul mediano) per poi manifestarsi anche di giorno.
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La popolazione più colpita sono femmine in età perimenopausale (c'è anche una
correlazione ai lavori domestici). Negli uomini questa patologia è 3-4 volte meno
frequente e esordisce di solito attorno ai 70 anni.
La sindrome del tunnel carpale riconosce in obesità un fattore di rischio, così
come lo sono le ore di lavoro domestico e il numero di figli. L'altezza invece gioca un
ruolo protettivo.
La salute è stata definita come uno stato di benessere psico-fisico e sociale che
consente all'individuo di fruire di tutte le sue risorse fisiche, emotive e mentali. Quindi le
relazioni sociali nell'ambiente di lavoro sono direttamente coinvolte nelle condizioni di
salute del lavoratore.
Le relazioni possono essere distinte in:
• Relazioni persona/ambiente:
o Organizzazione del lavoro
o Contenuto dell'attività lavorativa
o Aspetti temporali dell'attività lavorativa
• Relazioni interpersonali:
o Relazioni nel gruppo di lavoro
o Relazioni con i supervisori
I fattori relazionali possono essere fonte di stress nell'ambiente lavorativo. Lo stress è
una risposta aspecifica dell'organismo per ogni richiesta effettuata su di esso
dall'ambiente esterno (Hans Selye, 1936). Lo stressore (o fattore stressante) è un fattore
che spinge l'organisnmo all'adattamento e può essere di diversi tipi: agenti chimici, fisici,
biologici, biomeccanici, psicosociali. Possiamo inoltre ricordare che anche la carenza di
stimoli può fungere da stressore.
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• Relativi al contenuto del lavoro:
o Lavoro frammentario, ripetitivo o monotono
o Scarsa autonomia decisionale
o Scarso controllo sulla propria vita lavorativa
o Impegno richiesto inadeguato
o Risorse insufficienti
• Relativi ai rapporti interpersonali:
o Scarso sostegno sociale
o Molestie morali o sessuali
o Scarso riconoscimento del lavoro svolto
o Eccessiva conflittualità dei colleghi
o Iniqua distribuzione del carico di lavoro
o Nei rapporti con isupervisori vanno aggiunti ai precedenti:
Leadership autoritaria
Incertezza e contraddittorietà delle richieste
Scarsa partecipazione ai processi decisionali
• Relativi ai fattori organizzativi:
o Lavoro alla periferia di un'organizzazione
o Basso prestigio della mansione svolta
o Struttura organizzativa non chiaramente definita
o Eccessiva burocrazia organizzativa
o Procedure organizzative incongrue
o Politiche aziendali discriminatorie
Stress e performance:
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allo stress, che hanno cioé minori possibilità di coping efficiente sono le categorie più
deboli di lavoratori come i giovani, le madri songole, gli anziani, gli immigrati eccetera. A
queste categorie vanno aggiunti i soggetti con comportamento di tipo A che hanno ridotte
possibilità di coping. Il comportamento di tipo A consiste nel:
• Esasperata paura di perdere tempo
• Scarsa fiducia in se stessi
• Forte aggressività
• Spinta all'autodistruzione
• Ostilità presente in qualsiasi occasione
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Sindrome da burnout:
Il burnout è definito come una risposta prolungata a fattori stressanti cronici legati
all'attività lavorativa di tipo emozionale. La sindrome ha 3 dimensioni:
• Esaurimento emotivo: progressivo disinteressamento dal lavoro
• Spersonalizzazione: senso di distacco nei confronti degli altri (utenti, colleghi,
pazienti)
• Inefficacia: profondo senso di fallimento e delusione nei confronti del proprio
lavoro.
Le categorie di soggetti a rischio di burnout sono:
• Operatori più ambiziosi e motivati
• Operatori in cui non ci sia un chiaro confine tra sé e gli altri
• Un maldefinito confine tra il lavoro e il privato
• Operatori animati da un eccessivo bisogno di aiutare gli altri
Il mobbing:
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I bersagli del mobbing:
Le vessazioni:
L'effetto del mobbing sulla salute è simile agli altri stressori e i segni precoci sono:
• Disturbi psicosomatici
• Disturbi emozionali
• Disturbi comportamentali
Sorveglianza Sanitaria
Il decreto 303 del 1956 stabilisce che i lavoratori devono essere visitati da un
medico competente ma la definizione mancante della competenza ha aperto le porte a
qualsiasi medico. Solo nel 1991 il medico competente è stato definito come specializzato
in Medicina del Lavoro e nel 1994 il termine è stato esteso anche agli specializzati in
Medicina Legale ed Igiene.
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Il decreto 626 definisce il ruolo del medico dell'azienda nella prevenzione
individuale e collettiva, nella protezione e nella sicurezza dei lavoratori. Pertanto i compiti
del medico aziendale includono informazione e formazione del lavoratori sui rischi
connessi al lavoro presupponendo una conoscenza da parte del medico dell'ambiente
lavorativo specifico della data azienda.
La sorveglianza medica sul lavoro consiste nel:
• Accertamenti preventivi: visita medica che stabilisce l'idoneità del soggetto a
svolgere un dato lavoro dotato di rischi professionali. Lavori privi di rischi per la
salute non necessitano di una tale visita.
• Accertamenti periodici: la periodicità è stabilita da varie norme legislative in base
al tipo di lavoro svolto, e dal medico competente in alcuni casi.
• Visita medica su richiesta del lavoratore: anche per motivi non connessi al lavoro.
Il giudizio del medico aziendale è appellabile rivolgendosi entro 30 giorni al servizio di
Medicina del Lavoro dell'USL.
Tumori Professionali
I tumori professionali sono definiti come patologie neoplastiche che abbiano una
causa o una concausa che sia relativa all'attività lavorativa. Per queste patologie bisogna
identificare l'agente cancerogeno il quale quindi può:
o Portare all'insorgenza di neoplasie rare (angiosarcoma epatico)
o Portare ad un'insorgenza precoce di neoplasie comuni
I cancerogeni sono agenti mutageni che inducono mutazioni germinali o somatiche
reversibili o meno. Le mutazioni possono essere mutazioni puntiformi, aberrazioni
cromosomiche (o cromatidiche, stabili o instabili) o alterazioni numeriche dei cromosomi
(poliploidie, aneuploidie).
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• Classificazione IARC: riconosce 5 classi di sostanze in base al loro potere
cancerogeno:
o Gruppo 1: cancerogeni accerttati per l'uomo
o Gruppo 2a: probabile cancerogeno per l'uomo
o Gruppo 2b: sospetto cancerogeno per l'uomo
o Gruppo 3: non classificabile come cancerogeno per l'uomo
o Gruppo 4: non cancerogeno per l'uomo
• Classificazione ACGIH (USA): secondo questa classificazione le sostanze sono
divise in gruppi da A1 ad A5 dall'accertato al sospetto cancerogeno. Sono usate
sigle particolari come:
o R45: può provocare cancro
o R46: può provocare alterazioni genetiche
o R49: può provocare cancro solo per inalazione
Principali sedi:
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• Polmone: i principali cancerogeni polmonari sono: idrocarburi aromatici policiclici,
asbesto, silice cristallina, radon, biscromometiletere (BCME), composti
dell'arsenico, del nichel, del cromo esavalente, del berilio.
o Il mesotelioma riconosce come cancerogeni l'asbesto e l'erionite
(minerale trovato in Turchia). La sierosa più colpita dal mesotelioma è la
pleura ma possono essere colpite tutte le sierose. La latenza è di 10-40
anni e non è nota una relazione dose-risposta. Le polveri cancerose
raggiungono la pleura per via linfatiche dopo essere inalate. Dal 1992
l'uso dell'asbesto è vietato per legge.
• Vie urinarie: i principali agenti causali sono gli idrocarburi policiclici e le ammine
aromatiche (benzidina, 4-amminodifenile, 2-naftilamina, O-toluidina).
• Sistema emopoietico: gli agenti leucemogeni sono: benzene, radiazioni ionizzanti,
ossido di etilene, 1,3-butadiene.
• Fegato:
o Angiosarcoma epatico: cloruro di vinile monomero
o HCC HBV- o HCV-relato: in lavoratori sanitari che subiscono un infortunio
Conclusione:
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Epidemiologia in Medicina del Lavoro
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di breve durata e forniscono quindi dati meno forti per il medico
del lavoro.
Longitudinali (di coorte): studiano nel tempo uina determinata
popolazione. Questi studi sono molto informativi dal momento che
considerano un lungo periodo di tempo e permettono di indagare
delle ipotesi eziopatogenetiche. La lunga durata degli studi
rappresenta uno svantaggio quando si tratta di malattie rare.
Caso-controllo: sono studi utili per patologie rare e permettono di
indagare sui fattori di rischio e di stimare il rischio relativo o odds
ratio. I casi sono i soggetti affetti mentre i controlli sono reclutati
tra la popolazione sana. Sono studi rapidi e poco costosi.
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Rischi Profesionali per la Riproduzione
Gli agenti nocivi possono agire sia sull'uomo che sulla donna e possono causare:
o Alterazioni della fertilità
o Interruzione della gravidanza
o Anomalie congenite
o Malattie che si manifestazno dopo la nascita
Teratogenecità:
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Gli agenti teratogeni possono essere di varia natura:
• Agenti chimici: farmaci antineoplastici per esposizione professionale nelle
aziende produttrici (5-FU, ciclofosfamide, metotrexate, aminopterina), sedativo-
ipnotici (etanolo, talidomide), ormoni (estrogeni), anticonvulsivanti (fenitoina, sali
di litio), sali di metilmercurio, derivati della vitamina A e altri.
• Agenti biologici: il virus della rosolia, CMV, parotite, morbillo, Toxoplasma gondii,
etc.
Rischi fisici:
Rischi chimici:
• Solventi: numerosi lavoratori sono esposti a vari solventi che sono tossici per
l'apparato riproduttivo.
• Metalli pesanti: per Pb e Hg ci sono ovvie correlazioni in termini di tossicità
riproduttiva, cos' come per i gas anestetici.
• Pesticidi: chiaramente nocivi con una documentata abortività, riduzione della
fertilità, parto prematuro, e, per alcuni, un rischio teratogeno.
• Farmaci: sono numerosi i medicinali nocivi in termini di fertilità e gravidanza.
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Rischi biomeccanici:
Rischi organizzativi:
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