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La monodia profana nel Medioevo

Trovatori La vasta produzione del trovatori a noi giunta è accompagnata solo


parzialmente dalla musica: su ca. 2600 composizioni di oltre 450 poeti, solo 350 ca. hanno
una melodia propria. Le melodie a noi pervenute sono poco meno di 300, tramandate da
14 MSS di varia provenienza. Di questi alcuni si trovano nella Biblioteca Nazionale di
Parigi e altri nella Biblioteca Ambrosiana di Milano (Cfr. Troubadours e trouvères in
DEUMM, Lessico).

 Origini La produzione musicale trobadorica si estende per circa 2 secoli, da


Guglielmo IX duca d’Aquitania (fine sec. XI - inizi del XII) sino alla seconda metà del
sec. XIII.

Più volte si è affermata la derivazione gregoriana di tali melodie: ma è una derivazione


sostenibile più in linea di principio che con argomentazioni musicali. Con ogni probabilità,
e in armonia con la tesi di quelli che sostengono l’unità culturale del mondo neolatino,
coloro che composero le melodie trobadoriche non rimasero estranei agli influssi della
musica liturgica, in quanto è assai probabile che avessero appreso la tecnica musicale
proprio nelle scholae annesse ai conventi e alle chiese (Troubadours e trouvères, op. cit.).

Trovieri La produzione lirica dei trouvères, in lingua d’oïl, si sviluppa nel Nord della
Francia a partire dagli ultimi decenni del XII sec. e dura per ca. un secolo, fin verso il 1280.
I rapporti con la lirica trobadorica, che precede cronologicamente, sono numerosi: gli ideali
dell’amor cortese sono presenti in quasi tutte le canzoni […] e la consapevolezza della
dignità del poetare è altrettanto alta nei trovatori che nei trouvères, sempre attenti
all’aspetto formale dei propri componimenti. Non mancano poi elementi concreti che
testimoniano l’esistenza di scambi tra Nord e Sud della Francia. Eleonora d’Aquitania,
figlia di Guglielmo IX, il primo trovatore, andò in sposa a Luigi VII di Francia (e poi a Enrico
II d’Inghilterra), ospitando alla sua corte di Normandia vari trovatori. Alcuni menestrelli,
girovaghi per professione, furono al servizio di più corti, ed anche le Crociate favorirono gli
scambi di persone provenienti da diverse zone della Francia (Ivi).

 Non mancano tuttavia nella produzione dei trovieri elementi di originalità tramandati
dapprima solo oralmente.

I più antichi trovieri sono per lo più di origine nobile, partecipano alle Crociate e si
dedicano preferibilmente alla composizione di chansons.

***

La lirica trobadorica e l’amor cortese


(Si confronti il testo di Storia della Musica di Vaccarone …)

Tra il sec. XI e la fine del sec. XIII, nella Francia meridionale fiorisce la monodia profana
dei trovatori, un repertorio che si serve della lingua volgare, la cosiddetta lingua d’oc e
nel Nord, a partire dagli ultimi decenni del sec. XII, quella dei trovieri in lingua d’oïl. Sono
testi poetici intonati e spesso accompagnati da uno strumento. Soltanto intorno alla metà
del sec. XIII alcuni aristocratici fecero trascrivere in stupendi codici miniati (cioè con
l’aggiunta di decorazioni) la poesia trobadorica. Nella maggior parte dei casi venne
trascritto solo il testo poetico: si calcola che su circa 2500 testi poetici solo un decimo è
provvisto di notazione musicale. Sicuramente il testo poetico era ritenuto in maggior
considerazione e quindi degno di essere conservato. La musica si tramandava oralmente.

Origine del termine trovatore


Il termine trovatore deriva dal provenzale trobador e quest’ultimo probabilmente dal
verbo latino tropare (cercare o trovare tropi musicali). I tropi, infatti, erano espedienti per
arricchire il canto liturgico. Il trobador era colui che inventava un testo poetico e la musica
oppure, in alcuni casi, colui che scriveva rime su melodie preesistenti.
Le tematiche possono essere di tipo religioso, politico, satirico e soprattutto ti tipo
amoroso: l’amor cortese fiorito nella corte del castello.
L’aggettivo cortese definisce un particolare stato sociale elevato, quello della corte
(raffinato, gentile, generoso) e si oppone a villano, a colui che è ignorante, rozzo.

Origine della lirica trobadorica


Sono state a proposito formulate diverse ipotesi:

1. Corrispondenze con la musica sacra, in particolare con tropi e sequenze;


2. Somiglianze con la poesia araba fiorita in Spagna durante il dominio islamico.

Il contesto storico-sociale
La figura del trovatore si colloca nella società feudale al tempo delle Crociate. In Francia la
società feudale era così costituita:

1. Sovrano (vertice)
2. Signori legati al Sovrano dal vincolo del vassallaggio
3. Contadini che coltivavano la terra.

Il Signore giurava fedeltà al proprio Sovrano e combatteva ai suoi ordini con il proprio
esercito costituito dalla Cavalleria (che tanta fortuna ebbe nella letteratura del tempo). Il
Sovrano, dal canto suo, proteggeva il Vassallo da eventuali nemici e gli concedeva un
Feudo, come ricompensa per la sua fedeltà.

L’ideale cavalleresco
Nel contesto della società feudale si definiscono i valori e gli ideali cavallereschi:

 La prodezza
 Il coraggio
 Lo sprezzo del pericolo
 La sete di gloria
 L’onore
 La lealtà
 Il rispetto dell’avversario
 Il rispetto per la parola data
 La fedeltà nei confronti del proprio Signore.

Gli ideali cavallereschi trovano ampio spazio, oltre che nelle Chansons de geste (canzoni
di gesta), nel romanzo cortese, sviluppatosi in Francia settentrionale in lingua d’oïl. I cicli
leggendari bretoni come quello di Re Artù e dei suoi cavalieri conobbero grande
diffusione. Basti pensare alla storia di Lancillotto e Ginevra e a quella di Tristano e
Isotta. Quest’ultima fu la storia di amore più celebre del Medioevo.
La vita di corte nel castello
Il vassallo viveva nel castello con la sua famiglia. I figli maschi cadetti, ossia coloro che
non erano primogeniti, venivano educati, attraverso l’esercizio fisico, a diventare cavalieri.
Nella cavalleria non confluiva soltanto la nobiltà ma anche giovani di origine servile come
staffieri, scudieri ecc. nei momenti dedicati allo svago venivano organizzati tornei
nell’ambito dei quali erano allestite le giostre: in queste occasioni due cavalieri si
scontravano a cavallo tentando di disarcionare l’avversario con la propria lancia. In
occasioni di carattere privato il trovatore intonava i propri testi poetici, accompagnandosi
talvolta con uno strumento musicale. Spesso egli si limitava a scrivere il testo poetico e
lasciava a un giullare o a un menestrello il compito di intonarlo.

Le Chansons de geste
Menestrelli e giullari si esibivano nelle Chanson de geste in cui venivano narrate le
imprese di valorosi cavalieri. Le canzoni di gesta erano intonate da un cantore che
generalmente si accompagnava con uno strumento, spesso la viella, lo strumento più
diffuso nel Medioevo. Tra le tante canzoni di gesta ricordiamo la Chanson de Roland
(Canzone di Orlando) che narra una spedizione di Carlo Magno contro i Saraceni
avvenuta nel 778. La Chanson de Roland narra del guerriero Orlando che a Roncisvalle si
sacrificò, morendo eroicamente, per il proprio sovrano.

 La Chanson de Roland (Canzone di Rolando o Orlando) fu scritta intorno alla


seconda metà del sec. XI. È una chanson de geste appartenente al ciclo
carolingio, considerata tra le opere più significative della letteratura medievale
francese. Come ogni testo di natura epica, essa trae spunto da un evento storico, la
battaglia di Roncisvalle, avvenuta nel 778, quando la retroguardia di Carlo Magno,
comandata dal paladino Rolando, di ritorno da una spedizione in Spagna fu
attaccata in un’imboscata e annientata dai baschi (nella riscrittura epica trasformati
in saraceni).

Stato sociale del trovatore


Se giullari e menestrelli appartenevano a un ordine sociale basso, la maggior parte dei
trovatori proveniva dalla piccola nobiltà feudale come ad esempio Jaufré Rudel o Bertran
de Born. Il primo trovatore di cui abbiamo notizia fu Guglielmo IX, duca d’Aquitania, uno
dei più importanti vassalli del re di Francia. Vi erano anche trovatori appartenenti a classi
più umili come Bernart de Ventadorn e il giullare Marcabru.

 Bertran de Born (1140 ca. – 1210 ca.), trovatore provenzale. Di nobile casato,
prese parte alla lotta di Riccardo Cuor di Leone contro il padre Enrico II
d’Inghilterra. Appartiene al periodo più maturo della musica trovadorica. Nel De
vulgari eloquentia è ricordato da Dante come “cantore delle armi”. Compare nel
canto XXVIII dell’Inferno, tra i seminatori di discordia: egli è costretto a vagare
senza sosta tenendo in mano come una lanterna la propria testa staccata. Delle
sue composizioni si conservano 45 testi letterari e una melodia.

 Bernart de Ventadorn (1130 ca. – 1195 ca.), trovatore provenzale. Delle sue
canzoni, che ebbero larghissima diffusione durante tutto il medioevo e
influenzarono la lirica dei trovieri della Francia settentrionale, si conservano 45 testi
poetici e 18 melodie.
L’amore cortese
L’amore cortese avrà grande fortuna nell’ambito della tradizione della poesia lirica italiana:

 Scuola siciliana
 Stil Novo
 Dante
 Petrarca

Siamo di fronte a un amore molto spesso inappagato che genera sofferenza; un amore
adultero perché rivolto a una donna sposata della quale non viene mai pronunciato il nome
(tutt’al più viene impiegato uno pseudonimo, senhal, per preservarne l’onore); un amore
assolutamente non prioritario in cui l’uomo è in una posizione di inferiorità rispetto alla
donna amata che appartiene a una classe sociale superiore ed è libera di accettare o
meno l’amore del poeta.

Le principali forme della lirica trobadorica


La maggior parte delle composizioni della lirica trobadorica aveva un andamento r e dal
punto di vista musicale la stessa struttura ritmico-melodica veniva ripetuta più volte. Il
termine canso (canzone) designava un componimento poetico di carattere amoroso
costituito da un numero variabile di coblas (strofe) che utilizzavano generalmente non più
di due frasi musicali.

 Canso termine provenzale indicante il genere lirico prediletto dai troubadours.


Trattasi di composizione strofica, d’argomento amoroso. Corrisponde, nella Francia
settentrionale, alla chanson d’amour (Voce Canso in DEUMM, Lessico, Torino
1983).

Altre forme poetiche stavano a indicare contenuti più particolari come l’alba, canzone che
descrive al loro risveglio i due amanti.

 Alba (fr. Aube; ted. Tagelied). Termine con cui è indicata una composizione
letteraria e musicale propria dei trobadors, coltivata anche dai trouvères e dai
Minnesänger . L’Alba presenta una tematica fissa, il risveglio di 2 amanti e, nella
versione provenzale, la ripetizione, alla fine di ogni strofa, di un ritornello in cui
ricorre la parola alba.
Il più antico esempio di Alba è una Alba bilingua in notazione diastematica formata
da 3 strofe di 3 versi in latino e di un ritornello in provenzale (MS conservato nella
Biblioteca Vaticana). In seguito l’Alba introdusse un terzo personaggio, l’amico che
sta di vedetta e che, sul far del giorno, sveglia la coppia di amanti con un grido o
con il suono del corno; al terzetto amanti-vedetta corrisponde una tripartizione nella
struttura poetico-retorica:

1. Il risveglio;
2. La situazione pericolosa in cui si trovano gli amanti, esposti alle maldicenze;
3. Il saluto d’addio.

Ci sono pervenute 8 Albe provenzali e 4 Albe in lingua d’oïl. Delle prime, 3 sono profane, e
le 5 rimanenti, invece, di argomento religioso (Alba in DEUMM, op. cit.).
L’equivalente tedesco dell’Alba è il Tagelied (o Tageweise).
Un altro genere coltivato dai trovatori e dai trovieri è il jeu-parti, discussione per lo più di
carattere amoroso tra due poeti.

 Jeu-parti Genere lirico coltivato dai trobadors, dai trouvères (sec. XII e XIII) e,
anche se in minor misura, dai Minnesänger, che consiste in una discussione fra 2
poeti su argomento generalmente di carattere amoroso, laddove invece la TENSO
affronta argomenti diversi. (Jeu-parti in DEUMM, op. cit.).

Al termine delle strofe del Jeu-parti (generalmente 6) i contendenti si rivolgevano al


giudice della gara. Questo elemento, come del resto l’intero Jeu-parti, era però una
finzione retorica, che dava modo ai poeti di rendere omaggio a personaggi illustri. Tra gli
autori ricordiamo il troviero Adam de la Halle.
La pastorella invece descrive invece l’incontro tra un signore e una pastorella.

 Pastourelle (provenzale pastorela) Genere di canzone trobadorica e trovierica di


ambientazione bucolica, che presenta per lo più carattere di disputa amorosa. Non
ha forma poetica fissa, ma ricorrono in essa ritornelli interni che imitano il suono di
qualche strumento rustico; ce ne rimangono 25 esempi trobadorici e ca. 120
trovierici, questi ultimi per lo più notati (Pastourelle in DEUMM, op. cit.).

Infine il sirventese è un poemetto di carattere satirico in origine cantato dal servo quale
omaggio al proprio signore.

 Sirventes (italiano sirventese dal latino servire) Forma poetica originaria della
Provenza (XIII sec.), poi diffusasi in tutta la Francia e in Italia. Il termine, soggetto a
varie interpretazioni erronee, è dovuto in realtà al fatto che i primi S. furono
poemetti che un servitore (sirven) cantava in omaggio al proprio signore. In seguito
i contenuti del S. furono di carattere politico, storico, morale, religioso o amoroso
(Sirventes in DEUMM, op. cit.).

L’influenza dei trovatori


I viaggi dei trovatori e le Crociate favorirono numerosi scambi culturali e permisero che le
liriche si diffondessero in Catalogna e nell’Italia del Nord. I trovatori provenzali verranno
ricordati da Dante, in svariati passi della Divina Commedia:
 Nel Purgatorio viene menzionato il trovatore italiano Sordello di Mantova che si
ispirò, nelle sue liriche, all’esempio provenzale;
 Nell’Inferno parla di Bertran de Born;
 Nel Paradiso invece colloca Folquet de Marseille.

Inoltre il poeta indica i trovatori come illustri maestri del De vulgari eloquentia. Anche il
Petrarca ricorderà i poeti provenzali nel Trionfo dell’Amore.

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