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CULTURA LINGUISTICA

Le mille e una notte


di Semerano
In un saggio di Giuseppe Ieropoli la rassegna delle conferme alla tesi delle origini
semitiche delle lingue indoeuropee, elaborata dal filologo scomparso nel 2005, che tanto
scandalo ha provocato nella linguistica mainstream

di Noemi Ghetti

C
ome la voce di Shahrazād, che ariani a cavallo. E teorizzarono la discendenza della
per non morire ogni notte in- famiglia delle lingue indoeuropee da una fantoma-
trattiene il re con un nuovo rac- tica protolingua, in realtà mai esistita, come si legge
conto, ogni tanto dall’oscurità nell’ultimo lavoro di Semerano, La favola dell’indo-
che lo avvolge riemerge, porta- europeo.
to da qualche cultore della ma- Ma, araba fenice che rinasce dalle sue ceneri, dal-
teria, il suono affascinante delle la fine dell’Ottocento e nel novecento dagli scavi
parole di Giovanni Semerano, archeologici nel Vicino Oriente cominciarono ad
scomparso a Firenze nel 2005. emergere centinaia di migliaia di tavolette di argilla,
Questa volta il merito è di Giuseppe Ieropoli, giova- scritte in misteriosi caratteri cuneiformi. Sumerico,
ne studioso che nell’agile volume Giovanni Semera- accadico, babilonese, e una miriade di idiomi locali
no e la dicotomia indoeuropeisti-semitisti (La Finestra da essi derivati: la scoperta degli archivi di Mari,
Editrice) sintetizza lo stato degli studi di linguistica Ebla e Ugarit mostrò con evidenza che la scrittura
comparata, indoeuropea e semitica, in riferimento era nata, assieme alla civiltà urbana e all’agricoltura,
alle misconosciute scoperte dell’originale linguista. in Mesopotamia, feconda terra tra il Tigri e l’Eufra-
Dal 1984, anno in cui ebbe inizio per Olschki la te, un paio di millenni prima di quanto si credesse.
pubblicazione dei quattro volumi de Le origini della E non solo per registrare movimenti di merci, ma
cultura europea, con i preziosi dizionari della lingua anche per scrivere poesie. Le tavolette dell’archivio
greca, latina e di voci moderne, l’opera di Semerano, reale di Ebla, scoperto da Paolo Matthiae nel 1974-
pur considerata con attenzione da alcuni specialisti, 5, furono decifrate da Giovanni Pettinato, che le
non ha cessato di turbare i sonni di molte accade- considerava una conferma delle tesi di Semerano.
mie. E continua a suscitare una ferma opposizione Nel 1992, l’assiriologo, specializzato in lingue me-
la sua scoperta dell’evidente antichissimo processo sopotamiche, pubblicò la bella versione della La
di osmosi linguistica che dal Vicino Oriente si este- saga di Gilgameš, per duemila anni trasmessa dagli
se all’intero continente europeo. E, più ancora, la scribi del Vicino Oriente, a cui attinsero largamente
prospettiva di una possibile integrazione tra i due Omero e perfino la Bibbia. Nell’ultimo incontro,
campi di studio, affetti dal vizio d’origine di una ra- lo studioso mi accolse nel suo studio alla Sapienza
dicale incomunicabilità. Gli studi di filologia greca mostrando nuovi ritrovamenti, che raccontavano
e latina sviluppati dalla fine del settecento, soprat- la morte di Gilgameš. Il re di Uruk che, due terzi
tutto in Germania, sull’affinità con il sanscrito, an- dio e un terzo uomo, era sceso all’oltretomba per
tica lingua sacra dell’India, immaginarono che alla trovare il segreto dell’immortalità, finalmente aveva
metà del II millennio a. C. dalle steppe del lontano accettato la propria realtà umana, disse sorridendo.
oriente fossero arrivate in Europa torme di guerrieri E raccontò come durante la fortunosa missione in

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Le auree tavolette di Pyrgi, lamine d’oro con iscri-
zioni fenicie (a sinistra) ed etrusche (a destra).
Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

G
Giovanni
Giovann
Semerano
SSemeran
Bi
Bibliotecario,
Bibliotecari filologo e
linguista, stu
studioso delle
lingue europee
antiche ling
mesopotamiche.
e mesopota
Giovanni Mar
Maria Seme-
rano (1911-2005)
(1911-2 è
stato autore di dizionari
etimologici di greco e
latino in cui ha proposto
una sua innovativa
teoria delle origini della
© De Agostini Picture Library/Ansa

La scoperta degli archivi cultura europea, in base


alla quale le lingue
di Ebla ha dimostrato che la europee risultano così
scrittura è nata duemila anni essere di provenienza
mediterranea e fonda-
prima di quanto si credesse mentalmente semitica.

Iraq del 2006, successiva al saccheggio del museo di civiltà tra Oriente e Occidente, alimentato nei seco-
Baghdad, nei pressi del sito di Eridu avesse visto sol- li a partire dagli stessi classici sulla guerra di Troia,
dati del contingente britannico fare il tiro a segno sulle guerre persiane e su quelle puniche. Tradizione
su tavolette cuneiformi lanciate in aria. nella quale, a ben vedere, quelli che i greci altezzo-
Eppure il riconoscimento dei debiti dell’Occidente samente definivano “barbari” appaiono più evoluti
europeo nei confronti del Vicino Oriente è implici- e colti dei bellicosi “indoeuropei”. Del tutto moder-
to nel mito dell’origine fenicia dell’alfabeto greco, e na fu invece la scelta di Alessandro il Macedone, di
nella leggenda di Enea, il profugo di Troia destinato ritorno dall’oriente, di stabilire la capitale del nuo-
a fondare la potenza di Roma. Racconti, peraltro, vo regno nell’antica Babilonia, anticipando di oltre
in contraddizione con l’idea di un fatale scontro di due millenni l’esigenza dell’interazione tra grecisti e

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LINGUISTICA

la semantica. Come accadde per àpeiron,


che nei primi filosofi greci divenne l’a-
stratto termine che significava infinito,
mentre Semerano in L’infinito, un equi-
voco millenario ne individua l’origine nel
semitico “apar” e nell’accadico “eperu”,
ovvero polvere, principio costitutivo del-
la vita: gli infiniti granelli del limo da cui
germogliavano i semi, con cui si plasmava-
no mattoni, vasellame, statue e tavolette di
argilla per scrivere. Ma soprattutto, parola che
indica l’origine materiale e la realtà mortale degli
esseri umani. Anche il mistero etrusco, attraverso il
metodo storico-etimologico di Semerano, rivela il
suo segreto: la lingua del «popolo che sconfisse la
morte» è una koiné di linguaggi semitici, portati nel
Mediterraneo dai popoli che le fonti greche defini-
scono Tirreni o Pelasgi. Cade così con le sue aporie
la tesi dell’autoctonia degli Etruschi, che piaceva ad
Augusto e a Mussolini, e anche le auree tavolette di
Pyrgi si possono decifrare.
L’ostilità a una teoria linguistica di grande potenza
ed efficacia, che mette in crisi non solo l’eurocentri-
smo degli indoeuropeisti, ma anche l’attaccamen-
to dei semitisti alla priorità della lingua araba e la
rituale chiusura degli ebraisti, si spiega certamente
con il corporativismo accademico, che non accetta
la necessità di superare
assiriologi sostenuta da Giovanni I tre monoteismi non possono confini consolidati anche
Tavolette in argilla Semerano e dal francese Jean Bot- quando, col progredire
incise con caratteri cu-
neiformi degli Archivi
téro. Dalla Mesopotamia, culla riconoscere l’influenza degli studi, si rivelino
Reali di Ebla, Siria delle civiltà euro-asiatiche, dal IV di lingue preesistenti, obsoleti. Ma sullo sfon-
millennio le grandi innovazioni si do continua a dominare,
erano infatti diffuse nella Mezza- create da popoli politeisti consapevole o meno, la
luna fertile, fino a raggiungere ad legge dei tre monoteismi,
est l’India, a ovest l’Egitto. Nel le religioni del libro: se in
Mediterraneo, a partire dalle coste dell’Asia minore principio era il verbo divino rivelatosi in una lingua
e della Fenicia, attraverso Cipro e Creta, trovarono storica, riconoscere l’influenza di lingue preesisten-
un’ottima cassa di risonanza, per diffondersi in Gre- ti, create da popoli politeisti, è impossibile.
cia e in tutta Europa, dove Semerano ne riscontra E tuttavia nel 2011, dopo novant’anni, è stato com-
le tracce anche in toponimi delle isole britanniche. pletato il grandioso Chicago assyrian dictionary, che
Con gli uomini e le merci viaggiavano le idee, e con le sue ventottomila voci accadiche apre la stra-
anche le lingue si mescolavano in un incessante da a un maggior impegno comparatistico, anche tra
movimento di meticciato. Per coglierlo, scrive Ie- islamisti e ebraisti. Baruch Abraham Levine, espo-
ropoli, occorreva quello che Leopardi definisce il nente della scuola comparativista di esegesi biblica,
“colpo d’occhio”, senza il quale nello studio delle salutò l’evento manifestando la convinzione che
lingue si perde il senso dell’insieme, smarrendosi in l’abbondanza delle fonti accadiche avrebbe potuto
un labirinto circolare di radici, flessioni, mutazioni essere di grande aiuto nello stabilire «il preciso si-
fonetiche e cavilli filologici. Si perde il rapporto tra gnificato di diversi lessemi dell’ebraico biblico» . Un
parola e immagine, tra parola e suono, trascurando altro bel sogno da mille e una notte.

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