You are on page 1of 23

DONNE CHIESA MONDO

MENSILE DELL’OSSERVATORE ROMANO NUMERO 78 APRILE 2019 CITTÀ DEL VATICANO

L’olfatto
numero 78
aprile 2019

INTERVISTA A ENRICO ALLEVA


Un senso poco conosciuto
MARIELLA BALDUZZI A PAGINA 3

NEL VECCHIO E NEL NUOVO TESTAMENTO


Aromi, fragranze e profumi
NURIA CALDUCH-BENAGES A PAGINA 11

RICONOSCERE IL SOPRANNATURALE

Odore di santità
LUCETTA SCARAFFIA A PAGINA 15

QUELLO CHE LA SO CIETÀ NON VUOLE SENTIRE

La povertà manda un cattivo odore


RITA MBOSHU KONGO A PAGINA 19

NELL’ISLAM
Le anime si riconoscono annusandosi
SAMUELA PAGANI A PAGINA 24

CONSACRATE
Il profumo della vita consacrata
BRUNO SECONDIN A PAGINA 29

SIMBOLI NELLA BIBBIA


Dalla fragranza femminile all’atto di fede
CONCEPCIÓ HUERTA A PAGINA 32

MEDITAZIONE
In sospeso davanti alla resurrezione
A CURA DELLE SORELLE DI BOSE A PAGINA 39
L’EDITORIALE INTERVISTA A ENRICO ALLEVA

Un senso
poco conosciuto
Con questo numero la redazione interrompe, dopo sette anni, la
pubblicazione di «donne chiesa mondo». Constatiamo infatti che
non ci sono più le condizioni per continuare la nostra collaborazione
con «L’Osservatore Romano». Il mensile era nato da una iniziativa
femminile autonoma, realizzato da un gruppo di donne che si erano
aggregate nel corso degli anni, ed era stato approvato e sostenuto da
due papi, Benedetto XVI e Francesco. Si trattava per il Vaticano di
un’esperienza nuova per la sua autonomia, premiata dall’attenzione e
John William Waterhouse
dell’interesse di cui il mensile, pubblicato in spagnolo da «Vida Nue-
«Lo spirito della rosa»
va», in francese da «La Vie» e in inglese diffuso in rete, gode nei
(particolare, 1908) di MARIELLA BALDUZZI
media di tutto il mondo.
Questa linea non ha trovato l’appoggio della nuova direzione
dell’Osservatore Romano, indirizzata piuttosto a depotenziare «don-
D ONNE CHIESA MOND O
ne chiesa mondo», avviando collaborazioni e iniziative che appaiono

L’
olfatto è un senso poco conosciuto, poco esplorato anche dal punto
Mensile dell’Osservatore Romano concorrenziali, con l’effetto di mettere le donne l’una contro l’altra di vista scientifico. Per capirne di più abbiamo intervistato Enrico
diretto da
invece di sollecitare confronti aperti, e dimostra così di non conside- Alleva. Etologo con una lunga e considerevole carriera scientifica in
LUCETTA SCARAFFIA
rare i membri della redazione interlocutori sufficientemente “affidabi- importanti istituzioni italiane e internazionali, lo scienziato è stato al-
In redazione li”.
GIULIA GALEOTTI lievo e collaboratore di premi Nobel come Rita Levi Montalcini e
SILVINA PÉREZ Si torna così alla selezione delle donne che parte dall’alto, alla Daniel Bovet. Dal 2004 ha diretto il reparto di neuroscienze compor-
Comitato di redazione scelta di collaboratrici che assicurano obbedienza, e si rinuncia a tamentali del Dipartimento di biologia cellulare e neuroscienze
CATHERINE AUBIN ogni possibilità di aprire un vero dialogo, libero e coraggioso, fra dell’Istituto superiore di sanità. Corrispondente dell’Accademia na-
MARIELLA BALDUZZI
ANNA FOA donne che amano la Chiesa nella libertà e uomini che ne fanno par- zionale dei lincei e presidente della Federazione italiana delle scienze
MARIE-LUCILE KUBACKI te. Si torna all’autoreferenzialità clericale e si rinuncia a quella parre- della natura e dell’ambiente, fa parte del consiglio scientifico
RITA MBOSHU KONGO
SAMUELA PAGANI
sia tante volte chiesta da papa Francesco, nella cui parola e nel cui dell’Istituto della enciclopedia italiana.
MARGHERITA PELAJA magistero tanto ci riconosciamo.
NICLA SPEZZATI Quanto è importante l’olfatto per la specie umana?
Di conseguenza non possiamo che dichiarare concluso il nostro la-
Progetto grafico voro, interrotto bruscamente benché ci siano ancora progetti aperti — Gli esseri umani non possiedono l’acuità sensoriale di altre specie
PIERO DI D OMENICANTONIO
per esempio l’approfondimento dei cinque sensi — e articoli commis- animali, alcune delle quali raggiungono apici sensoriali inimmagina-
www.osservatoreromano.va sionati o addirittura scritti. Ma riteniamo necessaria questa scelta per bili per l’uomo: insetti che riescono a vedere la luce ultravioletta, del-
dcm@ossrom.va
per abbonamenti:
salvaguardare la nostra dignità ed evitare così il processo di logora- fini e pipistrelli che percepiscono segnali ultrasonici e, per quanto ri-
donnechiesamondo@ossrom.va mento purtroppo già in corso. (lucetta scaraffia) guarda l’olfatto, per esempio, il maschio del baco da seta che sente

D ONNE CHIESA MOND O 2 3 D ONNE CHIESA MOND O


l’odore della femmina a chilometri di distanza grazie ad antenne piu-
mate multidirezionali. La percezione olfattiva è per tutti gli animali
uno strumento indispensabile per la sopravvivenza, in quanto non
solo può dare informazioni sulla disponibilità di risorse alimentari,
ma anche guidare le interazioni sociali e mediare l’instaurarsi di rela-
zioni parentali. Nella specie umana l’olfatto viene generalmente con-
siderato l’ultimo nella gerarchia dei sensi, anche se si sospetta che le
molecole olfattive producano molti più effetti di quanti ne siano noti,
soprattutto nel campo della comunicazione interpersonale (quella che
si definisce la “chimica” delle relazioni). Sicuramente, l’olfatto svolge
un ruolo primario nella sfera affettiva ed emotiva, in quanto il siste-
ma olfattivo è collegato in modo diretto sia con l’ippocampo (la
struttura cerebrale che gestisce la memoria) sia con l’amigdala e il si-
stema limbico, parti del cervello preposte a governare le emozioni. In
questo modo l’esperienza olfattiva, attraverso l’associazione con espe-
rienze passate e ricordi, si carica di profondi significati a seconda del-
la propria storia personale e della propria cultura. La percezione ol-
fattiva nella specie umana segue due principali vie: quella classica,
che passa dalla corteccia cerebrale ed è una via conscia, e quella ac-
cessoria, chiamata anche rettiliana, che passa dall’organo vomero-na-
sale. Quest’organo ha la funzione di captare i feromoni (composti
chimici che vengono emessi dagli individui e funzionano da segnale
per organismi della stessa specie) e genera informazioni olfattive che
non raggiungono lo stato di coscienza ma, almeno secondo alcune
visioni riduzioniste, hanno a che fare con la vita di relazione e deter-
minano importanti preferenze, come quelle dell’accoppiamento. Stu-
di sperimentali, condotti principalmente su topi, mostrano che le
femmine hanno una maggiore sensibilità ai feromoni e scelgono i
partner con cui accoppiarsi sulla base di alcuni corredi olfattivi. Esi-
stono, infatti, delle tipologie metaboliche di base che sono responsa- diosa di bulbo olfattivo e ha scoperto che i mammiferi sono in grado René Magritte
bili del corredo immunitario, dell’immunocompatibilità, del metabo- di rilevare e memorizzare più di diecimila odori, e che sostanze chi- «Le belle relazioni» (1967)
lismo e degli odori, per cui l’odore avrebbe lo scopo di orientare la
miche simili dal punto di vista molecolare possono generare perce-
scelta verso un partner con un corredo immunitario diverso. Questo
zioni olfattive molto diverse tra loro.
rappresenterebbe un vantaggio per la prole, che in questo modo ver-
rebbe ad acquisire una resistenza a un maggior numero di malattie su Che ruolo rivestono i feromoni per gli esseri umani?
base immunitaria. Esiste una somiglianza organizzativa tra sistema
immunitario e sistema olfattivo, in quanto la nostra storia di presta- Gli studi sulla presenza e l’eventuale ruolo della percezione che-
zioni olfattive dipende dagli odori nei quali ci siamo imbattuti, così mosensoriale nel determinare scelte e comportamenti sono difficili, in
come la nostra capacità di rispondere alle infezioni dipende dai ger- quanto il sistema sociale e relazionale umano è molto complesso e le
mi che abbiamo incontrato. Questo è importante perché da ciò deri- componenti culturali e di apprendimento vi svolgono sicuramente il
va la plasticità del sistema olfattivo, cioè la capacità di potenziare e ruolo più importante. In passato c’è stato un grosso slancio nello stu-
affinare l’olfatto attraverso l’esposizione a una molteplicità di stimoli dio dei feromoni umani, ma a tutt’oggi non esistono per l’uomo evi-
olfattivi. La scienziata Linda Buck, premio Nobel insieme a Richard denze definitive sui feromoni, anche se alcuni esperimenti hanno
Axel nel 2004 per la medicina e la fisiologia, è stata una grande stu- suggerito che le donne, più sensibili, potrebbero essere orientate a

D ONNE CHIESA MOND O 4 5 D ONNE CHIESA MOND O


scegliere il partner di accoppiamento sulla base delle informazioni
che vengono loro trasmesse dai feromoni maschili. Secondo questa
visione — ripeto, riduzionista — gli uomini trasmetterebbero alle don-
ne (ma forse non vale il contrario) informazioni sullo stato di salute
e sul grado di vicinanza genetica, con un meccanismo simile a quello
prima descritto per il topo. Io ho aspramente polemizzato contro
uno studio pubblicato nella rivista “Trends in Ecology and Evolu-
tion” che cercava di dimostrare che la donna, quando ovula, viene at-
tratta dall’odore di un maschio di alto rango, come se ci fosse una
valutazione biologica degli odori finalizzata al successo della ripro-
duzione. Ora, a parte la difficoltà di definire il maschio di alto ran-
go, mi è sembrato azzardato fare affermazioni così riduzioniste.

Sembra di capire che potrebbe esserci una differenza di genere rispetto all’olfatto.
L’olfatto ha certamente una storia naturale di differenze di genere,
e di solito è il maschio ad avere un olfatto più sviluppato, in quanto
è al maschio che spetta spostarsi alla ricerca della femmina, un’attivi-
tà per la quale è fondamentale seguire la traccia olfattiva, quella che
gli etologi chiamano “piuma”. Questo comportamento, che trova una
sua definizione icastica nel detto “l’uomo è cacciatore”, deriva da una
regola darwiniana secondo la quale tutte le attività potenzialmente
più pericolose, quali lo spostamento, sono a carico dei maschi. Per la
conservazione della specie, infatti, è fondamentale mantenere un ele-
vato numero di femmine, ed è perciò sui maschi che grava il rischio
di essere eliminati. Nella specie umana, però, sono le donne a mo- Giuseppe Arcimboldo
strare una maggiore acuità olfattiva, non è chiaro se per ragioni bio- «Primavera» (1563)
logiche legate alla storia naturale della nostra specie o, vista la plasti-
cità del sistema olfattivo, alla storia personale, cioè all’esposizione a
un maggior numero di molecole olfattive, per esempio, nella prepara-
zione dei cibi. Una prova della sensibilità femminile agli stimoli ol-
fattivi è la sincronizzazione delle mestruazioni nelle comunità femmi-
nili (nei conventi o negli ambienti di lavoro), un fenomeno, dipen-
dente dall’olfatto, che è stato ampiamente descritto e dimostrato.
Nella specie umana le differenze sono però legate principalmente
all’età. Lo standard dell’olfatto è già stabilito in utero. Tra la quinta
e l’undicesima settimana intrauterina compaiono infatti i primi recet-
tori dell’olfatto e iniziano a formarsi i nervi e i bulbi olfattivi, mentre
alla dodicesima settimana compaiono le papille gustative, i recettori
del gusto, un senso intimamente legato all’olfatto. L’idea del feto co-
me essere assolutamente amorfo, per cui finché non si nasce si è una
tabula rasa sul mondo, è profondamente sbagliata. Per tutta la fase
prenatale udito e olfatto, nella gerarchia dei sensi, sono molto impor-
tanti. Il feto conosce, ad esempio, la voce della madre, e riceve sti-

D ONNE CHIESA MOND O 6 7 D ONNE CHIESA MOND O


Jan Brueghel il vecchio
«Fiori in un vaso
e un cesto» (1615)

moli gustativi e olfattivi che provengono dal regime alimentare della che hanno sede nella corteccia cerebrale e che diventano determinan-
madre ed entrano nella composizione del liquido amniotico. Il neo- ti nell’apprendimento dei comportamenti.
nato nasce perciò con una memoria olfattiva che gli consente di
orientarsi nel nuovo ambiente con maggior rassicurazione e, siccome Il sistema dell’olfatto è, in conclusione, molto complesso e a noi sfuggono molte sue
ha una tendenza a un fenomeno di base che si chiama neofobia, si implicazioni nella nostra vita.
nutre del latte materno perché ne riconosce gli odori. L’etologo Ire- Certamente, non bisogna dimenticare che esistono forti differenze
näus Eibl-Eibesfeldt, allievo di Konrad Lorenz, ha ipotizzato che la culturali legate alle percezione degli odori, come ho già accennato;
memoria olfattiva sia alla base del modo in cui il neonato trova il ca- molti comportamenti rituali, come le abluzioni o le incensazioni,
pezzolo della madre, una tipica risposta automatica legata al ricono- hanno a che fare con questo senso. A questo proposito è anche im-
scimento della mamma e del latte materno. L’olfatto è molto impor- portante ricordare che l’olfatto è un senso che crea abitudine molto
tante nei primi mesi di vita; in seguito il suo ruolo diminuisce, sia facilmente; un odore troppo noto non si sente più, nel senso che non
per un suo minore uso rispetto agli altri stimoli sensoriali, sia per ci si rende più conto della sua presenza, e anche questo può avere
l’instaurarsi di una maggiore complessità nelle funzioni intellettive una valenza culturale.

D ONNE CHIESA MOND O 8 9 D ONNE CHIESA MOND O


NEL VECCHIO E NEL NUOVO TESTAMENTO

Aromi, fragranze
e profumi

di NURIA CALDUCH-BENAGES

U
na volta ho ricevuto un invito a partecipare a un festival molto famo-
so del profumo. In un primo momento ho pensato che la persona
che mi aveva contattata si fosse sbagliata: infatti, benché i profumi,
soprattutto quelli floreali e agrumati, mi piacciano molto, non sono
per nulla un’esperta in materia. Ho cercato di dissuaderla, spiegan-
dole che ero una biblista, che ovviamente mi dedicavo alla Bibbia e
che sul piano tecnico non sapevo nulla di profumi. “Sì, sì, lo so” mi
ha risposto subito, “ma lei ha scritto un libro intitolato El perfume del
Evangelio e per questo l’ho chiamata: è proprio questo l’aspetto che
ci interessa”. Per farla breve, alla fine ho accettato quell’insolito invi-
to e ho preparato una relazione sul profumo, sugli aromi e sulle fra-
granze nella Bibbia, illustrando il tema con testi sia dell’Antico che
del Nuovo Testamento. Perché, anche se sembra strano, le pagine bi-
bliche sono impregnate di profumi, di balsami e di oli aromatici, la
maggior parte esotici e molto pregiati, che i poeti utilizzano come
metafore per esprimere l’inesprimibile, per svelare il mistero, per av-
vicinarsi al divino. Spesso i profumi denotano, o forse sarebbe me-
glio dire suggeriscono, sentimenti sublimi come l’amore o la gratitu-
dine.

D ONNE CHIESA MOND O 10 11 D ONNE CHIESA MOND O


A pagina 10 Maestro fiammingo
Domenico Morelli «La donna
«Il cantico dei cantici» di Betania»
(particolare, 1890) (particolare, 1510–1520)
Nel giardino incantato del Cantico dei cantici, l’amata è un campo lizza dinanzi all’apparente spreco e Gesù difende il gesto della donna
di gigli che l’amato raccoglie in un piccolo mazzo. È un giardino do- interpretandolo alla luce del mistero pasquale, ossia lo intende come
ve lui passeggia aspirando aromi di ginepro e cannella, profumi di annuncio della sua morte, sepoltura e resurrezione. Dal testo si dedu-
nardo e aloe, essenze di mirra e incenso. I profumi infatti non sono ce che Maria cosparge i piedi del maestro con così tanto profumo da
sostanze esterne alla persona, ma espressione della sua personalità, ri- doverli poi asciugare con i suoi capelli. I suoi capelli raccolgono il
flesso del suo desiderio e del suo amore. Sono, in un certo senso, profumo dai piedi di Gesù e lei si sente avvolta nella sua fragranza.
proiezione della persona che si apre all’altro, alla ricerca di un gesto,
Da quel momento, il profumo di Gesù è anche il profumo di Maria.
uno sguardo, una carezza, un segno. I profumi sono strumenti di co-
Il profumo di nardo, ora condiviso, si diffonde per tutta la casa riem-
municazione molto potenti. Sono persino capaci d’inondare una casa
piendo del suo aroma gli angoli più reconditi. In questa scena Marco
con la loro fragranza. Così narra l’autore del quarto vangelo nell’epi-
e Matteo scoprono la forza espansiva del Vangelo che, come profu-
sodio noto come l’unzione di Betania (cfr. Giovanni 12, 1-8). Con
grande stupore di tutti i presenti, Maria, la sorella di Marta e Lazza- mo di nardo, si diffonde nel mondo.
ro, cosparge i piedi di Gesù con una libbra di profumo di nardo au- E, se parliamo di profumi biblici, non possiamo non menzionare il
tentico. E, come c’era da aspettarsi, vista la quantità e il tipo di pro- gesto compiuto dalla peccatrice senza nome a casa di Simone il fari-
fumo versato, la casa si riempie della sua fragranza. Giuda si scanda- seo in un episodio del vangelo di Luca (cfr. 8, 36-50). Anche qui a

D ONNE CHIESA MOND O 12 13 D ONNE CHIESA MOND O


ungere con un profumo è una donna, l’unto è Gesù e il gesto della
donna sconcerta i commensali, soprattutto il padrone di casa. Anche RICONOSCERE IL SOPRANNATURALE
se, a dire il vero, a scandalizzare Simone il fariseo non è tanto il ge-
sto della peccatrice quanto l’atteggiamento di Gesù, che accetta sen-
za riserva i suoi baci e le sue carezze. Non sappiamo nulla della don-
na del profumo — così ci piace chiamarla — neppure il suo nome, ma
intuiamo che ha sofferto molto e che in un’occasione Gesù le ha teso
la mano. Nell’apprendere che Gesù si trova in città, non esita ad an-
dargli incontro per esprimergli la sua riconoscenza. Invece che alle
parole, ricorre ai gesti. Gesti gratuiti, traboccanti di tenerezza, ma del
tutto inconcepibili nella sua cultura, le permettono di comunicare
Odore
di santità
con il maestro in silenzio, per mezzo dei suoi baci, delle sue lacrime
e delle sue carezze. L’unzione della donna esprime gratitudine. Le
sue mani percorrono con gesti cadenzati e lenti i piedi di Gesù, come
se cercasse di uscire dal proprio corpo per esplorare il corpo che sta
accarezzando. Le sue mani, impregnate di profumo, simili a quelle
dell’amata del Cantico dei cantici, toccano soavi e delicate i piedi di
Gesù. Come nella scena di Betania, la fragranza avvolge la discepola
e il maestro. Il profumo della donna è anche il profumo di Gesù.
Fin qui abbiamo parlato del profumo in relazione a donne in car-
ne e ossa, ma per concludere vi è una sorpresa. Si tratta di un testo di LUCETTA SCARAFFIA
molto bello che si trova in un libro sapienziale noto come di Ben Si-
ra, il Siracide o Ecclesiastico. Proprio a metà del libro, nel ventiquattre-
simo capitolo, ascoltiamo la voce della Sapienza personificata che

O
parla di se stessa e della missione che il Signore le ha affidato. E lo dore di santità, insieme con il suo opposto, odore di zolfo, è
fa in un modo molto suggestivo che ricorda il paradiso terrestre della un’espressione che da secoli fa parte della tradizione non solo popo-
Genesi, l’esuberante giardino dell’Eden. Alberi, piante, fiori, frutti e lare cristiana. Sono modi di dire utilizzati metaforicamente anche nel
profumi descrivono la sua traiettoria e la sua espansione in Israele. linguaggio comune, e non si può negare quindi che si tratti di con-
Bisogna leggere il testo completo, ma qui cito soltanto il versetto 15: cetti di grande successo. Ancora oggi, se pure in tono ironico — e so-
«Come cinnamomo e balsamo di aromi, come mirra scelta ho sparso prattutto in contesti molto lontani da quelli religiosi, che in fondo
profumo, come galbano, onice e storace, come nuvola d’incenso nella queste cose le prendono ancora sul serio — si può sentir dire “qui
tenda». sento odore di zolfo” per segnalare il pericolo di un inganno, oppure
Così si esprime la donna Sapienza. Lei è un profumo che emana che il tale “è in odore di santità” per definire una persona al di sopra
fragranza e buon odore, un profumo con forti connotazioni cultuali, di ogni sospetto.
poiché gli ingredienti citati sono quelli che si utilizzano per prepara- Queste metafore partono da una convinzione comune: che l’olfatto
re l’olio dell’unzione e dell’incenso liturgico. Il suo scopo è profuma- sia il senso più adatto, il più sensibile, a cogliere la natura spirituale
re di aromi la terra del Convegno e l’arca della Testimonianza, luogo di un fenomeno e soprattutto di una persona. È curioso che proprio
della presenza divina, come si legge nel libro dell’Esodo (cfr. 30, 23- al senso che più ci avvicina al mondo animale, e che tra l’altro gli
24). Chi potrebbe quindi dubitare della funzione liturgica della don- animali hanno più sviluppato di noi umani, sia stato attribuito un
na Sapienza? Come ho detto all’inizio, non sono un’esperta, ma la compito così importante — oserei dire decisivo — nel valutare l’appar-
mia passione per i profumi, soprattutto per quelli biblici, sta aumen- tenenza di un essere umano alla categoria più apprezzata oppure a
tando con il passare degli anni. quella più odiata.

D ONNE CHIESA MOND O 14 15 D ONNE CHIESA MOND O


All’olfatto viene quindi attribuita un’intimità con il divino tale da Dopo il concilio di Trento vengono stabilite regole chiare e rigide
operare il riconoscimento fondamentale nel giudicare la natura, per per il processo di beatificazione e di canonizzazione, che viene avo-
definizione ambivalente, del soprannaturale. cato nelle fasi finali e decisive a Roma, e fondato solo sulle virtù
Placca con angeli eroiche dimostrate in vita dal candidato, alle quali viene aggiunta la
che incensano
Si tratta di una tradizione molto antica, già precedente il cristiane-
prova di un miracolo, quasi sempre di guarigione, confermato dalla
(Limoges, 1170-1180) simo, che si riallaccia a una concezione del sacro non fondata
scienza nella persona di un medico. Come scrive ancora Cristina
sull’opposizione fra corpo e spirito, a un periodo — per dirlo con le
Campo, nel trascorrere dei secoli «ogni prova fu puntualmente supe-
parole di Cristina Campo — in cui era ancora sentita «la meravigliosa
rata dalla dottrina ma sembrò strappar via con sé un lembo della
carnalità della vita divina».
corporeità raggiante, della vivida pelle dell’antica vita cristiana».
Il profumo che esala dai resti terreni di un santo — che preferibil-
Da questo momento gli aspetti prodigiosi della santità, che pure si
mente avrebbero dovuto anche essere ritrovati incorrotti — sono stati
verificano, perdono il valore di prova agli occhi dell’istituzione e ri-
considerati per secoli una prova irrefutabile di santità. Una prova
mangono solo nella memoria della religiosità popolare. Una memoria
concreta e sensibile della vittoria sulla morte, quindi, di un corpo che
tenace, però, come vediamo dalla resistenza delle espressioni metafo-
già in vita si era distaccato dal comune destino umano.
riche citate all’inizio e arrivate fino a noi.
Si trattava di una prova miracolosa che poteva essere manipolata Con il tempo prevale dunque l’idea che la percezione sensoriale
con una certa facilità, per esempio bruciando profumi nelle vicinan- inganna, che per conoscere il mondo bisogna ricorrere alla razionali-
ze, oppure che derivava dal fatto storico che già al momento della tà, allo spirito scientifico, mettendo da parte quella «liturgia del cor-
morte il corpo era stato imbalsamato con profumi proprio perché po umano», come scrive Catherine Chalier, di un «corpo teso, attra-
considerato santo. Ma certo non si poteva considerare prova delle verso tutti i suoi sensi, verso una realtà che lo supera». Questo ha si-
virtù morali del candidato alla canonizzazione, quanto piuttosto dei gnificato perdere l’attitudine a distinguere la dimensione simbolica in
suoi poteri “magici”. ciò che è dato a ciascuno di percepire.

D ONNE CHIESA MOND O 16 17 D ONNE CHIESA MOND O


L’odore di santità e il suo opposto, l’odore di zolfo, si riferiscono
simbolicamente alla morte: lo zolfo, in alcune delle combinazioni QUELLO CHE LA SO CIETÀ NON VUOLE SENTIRE
chimiche nelle quali si presenta in natura, sprigiona una puzza fasti-
diosa, repellente, che ricorda quella della corruzione dei cadaveri.
L’odore di zolfo è odore dell’inferno perché è odore di morte. Ed è
significativo che sia indicato l’elemento che produce questo odore, e
quindi che la puzza sia imputata a un solo elemento, lo zolfo, ap-
punto. Tutto il negativo si riduce a una sola sensazione, quella di ter-
rore, davanti al disfacimento della morte.
L’odore di santità invece è indefinito, può prendere forme molto
diverse: per alcuni santi è profumo di mirra, per altri di rosa o di gi-
La povertà manda
glio. E ci sono santi che profumano già durante la vita come Cateri-
na da Bologna, Caterina da Siena, Lidvina, Filippo Neri, altri al mo-
mento della morte come Paolo, Policarpo, Simeone Stilita, Teodoro,
un cattivo odore
Elisabetta d’Ungheria, Giuseppe da Copertino, Teresa d’Avila, altri
ancora dopo la morte come Anna, Caterina d’Alessandria, Giovanni
Crisostomo, Alessio, Agostino di Canterbury, Antonio da Padova,
Francesco Saverio, Ignazio di Loyola. Per molti si tratta solo di pro-
fumo, per alcuni dal sepolcro fluisce un olio profumato, che in gene-
re è anche considerato taumaturgico. La vittoria sulla morte prende
dunque forme e sensazioni diverse: se la condanna alla morte è unica
di RITA MBOSHU KONGO
per tutti, le vie della perfezione sono molteplici, forse tante quante
ogni essere umano.
Rimane una domanda: perché segno viene considerato il profumo
e non la luce, o non solo la luce? Il profumo, a metà fra materiale e

T
utti sanno che i poveri mandano un cattivo odore, in un modo o in
immateriale, rimanda alla mediazione fra cielo e terra, come del resto un altro. Questo odore nauseabondo, soffocante, è intollerabile, e
conferma l’uso liturgico di un olio profumato, il crisma, che costitui- quando lo sentiamo cerchiamo di starne a distanza. Si tratta di una
sce il mezzo della consacrazione. Quest’olio profumato segnala infat- delle ragioni — e non delle ultime — che ci tengono lontani dai pove-
ti la discesa dello Spirito nel battesimo, nella cresima e nell’ordina- ri. Esiste quindi un odore della povertà che assume un significato
zione, come un tempo nella consacrazione dei re. Il balsamo con cui simbolico perché rimanda immediatamente all’aspetto disgustoso di
è composto sempre è stato usato dalla medicina come rimedio alla una persona che non è in grado di lavarsi, e neppure ne sente il
corruzione in tutte le sue forme: lo stesso balsamo si presenta come bisogno.
una sostanza immortale.
Chi manda cattivo odore prova disagio a presentarsi davanti agli
La persistenza nella cultura di matrice cristiana del riferimento altri perché non vive secondo i criteri sociali di accettabilità. Questa
all’odore di santità, così come al suo opposto, l’odore di zolfo, se- condizione porta come conseguenza alla perdita del senso della di-
gnala la coesistenza al suo interno fra una religione delle élites — che gnità della persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio.
privilegia temi morali e filosofici — e una religione popolare, impre- Anche i bambini poveri mandano odori non buoni, perché la loro
gnata di realtà, per alcuni di superstizione, e quindi rimanda a un biancheria non è stata bene asciugata, o perché magari vivono in ca-
fragile equilibrio fra religione concreta e religione astratta. E l’uso panne e i genitori vi accendono il fuoco per cucinare o riscaldarsi, e
profano dell’espressione ricorda comunque che è rimasta una memo- dunque le loro abitazioni sono disagevoli e malsane, piene di topi,
ria di questa tensione anche nell’ambito della cultura laica. scarafaggi e insetti.

D ONNE CHIESA MOND O 18 19 D ONNE CHIESA MOND O


L’odore della povertà coinvolge la totalità della persona e dell’es-
sere. La povertà colpisce infatti non soltanto il possesso delle cose,
ma ogni altra realtà che può dare sicurezza, perché la tendenza al
possesso e a stare bene è presente in ogni essere umano fin dall’inizio
della sua esistenza: basta pensare al bambino che prima di dire “io”
dice “mio”. La puzza di povertà è così un sintomo di altri mali: pri-
vazione, sofferenza, bisogno, ansietà, frustrazione, mancanza. Per
questo la mancanza di ciò di cui una persona ha bisogno crea distan-
za, che non è semplicemente fisica, ma anche relazionale, psicologica,
morale e spirituale.
Tra gli esseri umani, dove la persona si definisce attraverso una re-
te di relazioni, l’odore di povertà isola la persona, e dunque la soffe-
renza subita non è di ordine soltanto economico ma anche relaziona-
le. Il povero è disprezzato dai suoi stessi fratelli, e da lui si allontana-
no anche gli amici. La persona umana si riduce quindi in uno stato
di povertà antropologica o d’identità. Il povero non ha nome e nep-
pure diritto alla parola, perché qualcun altro deve parlare al suo po-
sto, e spiegare o decidere ciò di cui lo stesso povero ha bisogno.
Si potrebbe dire che l’odore della povertà porta la persona umana
a chiudere i suoi rapporti con gli altri, dando così luogo all’isolamen-
to e alla difficoltà di amare se stessi e gli altri, fino a rifiutare anche
l’amore di Dio. Questo provoca chiusura, perché la persona pensa di
essere solo qualcosa di insignificante e passeggero, uno straniero in
un universo costituitosi per caso, come afferma Benedetto XVI
Una discarica a Lagos nell’enciclica Caritas in veritate (n. 53).
in Nigeria
Un esempio dell’odore della povertà e delle sue conseguenze viene
da un episodio accaduto a Parigi, al museo d’Orsay. Una famiglia è
stata allontanata per i cattivi odori: una coppia e il loro bambino si perché l’odore e la presenza di una macchia avrebbero accreditato il
aggiravano tra le opere esposte, quando un custode ha ingiunto loro sospetto che fosse quella l’origine dell’odore sgradevole. I poveri non
di lasciare il museo perché altri visitatori si erano lamentati dell’odo- sono gente comune, e in questo caso si sarebbe trattato da parte de-
re. Così, circondata da quattro agenti, la piccola famiglia è stata co- gli altri visitatori del museo di una vera e propria discriminazione
stretta a uscire. causata dall’origine sociale.
Il ministro della cultura, Aurélie Filippetti, ha dichiarato di consi- La società non sopporta l’odore della povertà perché il povero dà
derare “deplorevole” l’incidente, pur salvando l’operato del persona- fastidio, è un essere sofferente e la sua sofferenza è totale: fisica, af-
le: «Penso che abbiano fatto il loro lavoro, perché hanno anche con- fettiva, relazionale, spirituale, intellettuale. La povertà rende infatti la
servato l’opportunità per queste persone di visitare il museo in condi- persona vulnerabile, subalterna, incapace di alzare gli occhi per guar-
zioni più dignitose di quanto non fossero in quel momento» ha det- dare gli altri. E quindi inferiore, debole, da escludere perché non si
to. Dietro queste parole si nasconde una realtà diversa. Da ambienti adatta alle norme della società. Per questo si può parlare di discrimi-
del ministero, sulla base della relazione del Musée d’Orsay, è filtrato nazione dovuta all’odore della povertà. La povertà puzza nel senso
che il figlio della coppia avrebbe defecato nei pantaloni. Da qui il che il povero si vergogna e cerca di nascondere il suo stato di vita
cattivo odore durante la visita, continuata per diverse ore. Il persona- che lo rende socialmente escluso, vulnerabile, senza resistenza, inca-
le sarebbe allora intervenuto “per preservare la dignità” del bambino, pace di rispondere all’appuntamento del dare e del ricevere.

D ONNE CHIESA MOND O 20 21 D ONNE CHIESA MOND O


loro di un “club di conoscenza” e di solidarietà secondo il motto «la-
scia che quelli che sanno qualcosa insegnino a quelli che non san-
no». I prigionieri si chiesero allora cosa imparare in una prigione do-
ve già si faticava a mangiare per sopravvivere. L’infermiera portò al-
cuni gessetti nella prigione e cominciò a scrivere sui muri e sulle por-
te delle celle; così alcuni detenuti iniziarono a insegnare a leggere ad
altri che erano analfabeti. Altri si diedero da fare perché sapevano re-
citare in teatro. «Più il club cresceva, più cresceva l’unità del grup-
po» ha poi ricordato un ex detenuto. E dopo l’alfabetizzazione, do-
po il teatro, emersero altri talenti.
Nel corso poi di una visita annuale del ministro della giustizia i
detenuti vollero offrire una scultura alla basilica di Yamoussoukro.
Uno dei prigionieri, infatti, aveva insegnato ad altri a realizzare scul-
ture in legno. Grazie a questa conoscenza, trasmessa anno dopo an-
no, i carcerati riacquistarono fiducia in se stessi e prepararono un
modello di statua mostrato al rettore della basilica. Qualche tempo
dopo una bella statua della Vergine, alta sei metri e chiamata Nostra
Signora di Tutti, fu presentata al ministro, e nel febbraio del 1992, al-
la presenza di funzionari del campo penale e di autorità politiche e
religiose, venne collocata nella basilica.
Lo stesso ex detenuto ha affermato che proprio da quel momento
«lo sguardo dell’amministrazione del carcere, delle autorità e dei su-
pervisori è cambiato. Anche noi stessi abbiamo iniziato a credere in
noi. È un grande orgoglio per noi, la solidarietà che abbiamo co-
Pellegrini nella basilica La povertà manda cattivo odore perché il povero è considerato re-
struito è ancora viva. Le nostre catene sono cadute creando questo
di Yamoussoukro (Afp) sponsabile del suo stato di povertà e la puzza sarebbe la prova che il
“club di conoscenza”. Il nostro gruppo ha dimostrato che quando le
povero non fa alcuno sforzo per migliorare le sue condizioni di vita.
persone si riuniscono, le cose possono cambiare».
Se il linguaggio nei confronti dei poveri in qualche modo è cambia-
to, lo sguardo su queste persone in grande povertà e che per questo Chi ha coraggio può dunque uscire dall’odore, dal silenzio. Nel
mandano un cattivo odore rimane un segno di esclusione durissima. caso dei carcerati della Costa d’Avorio ci sono voluti molto tempo,
molto impegno e molto coraggio, da parte loro come di molti altri.
L’estrema povertà finisce per creare un senso di fatalità, i poveri L’intelligenza delle persone che vivono in estrema povertà è però una
cominciano a credere che sono creati per soffrire e che devono accet- risorsa di cui la nostra umanità non può fare a meno. Nella misura in
tare lo stato in cui vivono, perdendo così ogni capacità di reagire per cui viene riconosciuta e presa sul serio, questa intelligenza costituisce
uscirne. È quindi necessario aiutarli a rendersi conto che attraverso la una bussola per progredire verso un mondo libero dal terrore e dalla
riflessione e l’azione sono in grado di migliorare la loro situazione di miseria che puzza.
vita e di creare le condizioni per una vita dignitosa grazie a un pro-
Allora, anche se la povertà manda cattivo odore, l’impegno di
cesso chiamato “potenziamento”.
ogni persona che invece non puzza dovrebbe essere quello di non la-
Un esempio positivo. Nel campo penale di Bouaké, in Costa sciare indietro nessuno. Questo significa affrontare le cause profonde
d’Avorio, un’infermiera che faceva volontariato permanente chiese ai della povertà per eliminarla del tutto; significa ascoltare il punto di
carcerati di unirsi per combattere la miseria in cui vivevano. Ma in vista e le opinioni delle persone che vivono in povertà e nel cattivo
un primo momento i carcerati non accettarono dicendo che in prigio- odore incontrandosi con loro; significa unire le mani insieme in di-
ne vi erano solo il sospetto e la violenza estrema. L’infermiera parlò gnità per porre fine all’odore della povertà.

D ONNE CHIESA MOND O 22 23 D ONNE CHIESA MOND O


NELL’ISLAM

Le anime si riconoscono
annusandosi

di SAMUELA PAGANI

«S
i racconta che Harim ibn Hayyān incontrò Uways al-
Qarani e gli disse: “La pace sia con te, Uways ibn
‘Āmir”, e che costui gli rispose: “E su di te la pace, Ha-
rim ibn Hayyān”. Harim si meravigliò: “Io ti ho ricono-
sciuto perché ho sentito la tua descrizione; ma tu come
hai fatto a riconoscermi?”. Uways rispose: “Il mio spiri-
to ha riconosciuto il tuo, perché gli spiriti dei credenti si
annusano come fanno i cavalli; quelli che si riconoscono
familiarizzano affettuosamente e quelli che si ignorano
si scontrano”. “Io ti amo in Dio!” esclamò Harim. “Non
credo che si possa amare qualcuno, tranne Dio” rispose Uways. “Vo-
glio diventare il tuo amico intimo!” disse Harim. “Non penso che si
possa avere un amico intimo, tranne Dio” rispose Uways» (Daylami,
Trattato sull’amore mistico, 153).
I protagonisti di questo racconto sono due asceti del primo perio-
do islamico. Si immagina che il loro incontro si sia svolto sulle spon-
de dell’Eufrate poco dopo la morte del profeta Muhammad. Di
Uways al-Qarani, un solitario di origine yemenita, molti parlavano

D ONNE CHIESA MOND O 24 25 D ONNE CHIESA MOND O


senza averlo mai visto. Alcuni dicono che il Profeta stesso, pur non L’odore rende percepibile ciò che gli occhi non possono vedere.
avendolo mai incontrato, lo sentì descrivere dall’angelo Gabriele e Secondo un misterioso hadith attribuito al Profeta, costui avrebbe
raccomandò ai suoi compagni di cercarlo per ottenere la sua interces- detto: “Sento il respiro del Misericordioso (nafas al-rahmān) venire
sione. Si dice anche che Uways si convertì all’islam per diretta ispira- dalla parte dello Yemen”. Alcuni commentatori vedono qui un’allu-
zione divina. Perciò questo sfuggente personaggio è diventato il sim- sione a Uways al-Qarani, che all’epoca del Profeta viveva nello Ye-
bolo di chi entra nella via mistica senza essere stato iniziato da un men. Suggerendo che il Profeta avesse notizia di Uways dal vento
maestro vivente. Nel racconto, l’incontro “odoroso” fra i due asceti fi- del sud, il vento dell’antica Arabia felix, il paese delle spezie e della
nisce con una separazione: Uways è pronto a riconoscere il visitatore, regina di Saba, al tempo delle origini dell’islam ancora sede di im-
ma non rinuncia per lui alla sua solitudine e alla sua ricerca. portanti comunità cristiane, i commentatori ci offrono un’allusione
Il detto di Uways al-Qarani sulle anime che si riconoscono annu- poetica all’influenza dei modelli cristiani di santità sulla formazione
sandosi è una variante rara di un hadith attribuito al Profeta, dove al della pietà musulmana. Questa influenza assume nell’immaginario
posto della similitudine musulmano una consistenza aerea, al tempo stesso concreta e inaffer-
con i cavalli si trova rabile, come i pollini portati dal vento.
un’immagine marziale: Il “respiro del Misericordioso” diventa un termine tecnico nel les-
“Gli spiriti sono soldati sico di Ibn ‘Arabi, che si serve di questa espressione per indicare la
in armi; quelli che si ri- realtà intermedia fra Dio e il mondo. Come Ibn ‘Arabi spiega nel ca-
conoscono si alleano e pitolo sull’amore delle Rivelazioni della Mecca, “l’origine da cui scatu-
quelli che si ignorano si risce il sospiro del Misericordioso è l’amore per le creature, dalle
scontrano”. Questo hadi- quali desidera farsi conoscere”. Come un amante sospira producendo
th si incontra spesso nei la sostanza sottile in cui appare l’immagine della persona amata, così
trattati sull’amore misti- Dio esala una nube che esteriorizza il suo mistero insondabile. Que- A pagina 25
co e profano, a sostegno sta sostanza primordiale è il ricettacolo di tutti i possibili, ai quali «La luce di Muhammad»,
della tesi che l’amicizia Dio trasmette l’esistenza in atto animandoli con la parola creatrice in manoscritto del Libro della
gratuita fra i credenti, cui si articola il respiro. Tutti i possibili sono manifestazioni del mi- guarigione di Qadi ‘Iyād
come l’amore puro fra stero divino, ma il riflesso più completo dell’essenza divina è la for- (1900 circa)
uomo e donna, hanno A pagina 26
ma umana.
calligrafia del nome
origine in una primor-
Origine dell’universo, il “respiro del Misericordioso” è anche l’og- di Muhammad
diale unione delle ani-
getto della nostalgia di tutte le creature: “Non è né spirito né corpo; nelle cui lettere è iscritta
me. La variante in cui il la sura del Corano
nessun limite lo definisce, ma è l’eterno oggetto del desiderio; tutte
riconoscimento è deter- intitolata «Muhammad»
le creature lo cercano, e nessuna se ne impossessa” (Rivelazioni, 49).
minato dall’olfatto rinvia (poster indiano)
alla parentela etimologica fra lo “spirito” (rūh) e l’“odore”, uno dei Ibn ‘Arabi medita sul nesso fra il “respiro del Misericordioso” e un
cui nomi in arabo è rā’iha, o anche rīh, sinonimo di “vento”. Di altro hadith del Profeta: “Tre cose di questo vostro mondo mi sono
Uways al-Qarani si dice che emanava un intenso aroma (rīh) di mu- state rese amabili, le donne, il profumo (tīb) e la preghiera”. La paro-
schio, segno della sua santità, altrimenti nascosta dal suo aspetto di- la che in questo detto indica il profumo è connessa etimologicamente
messo: alcuni fra i pochi che lo videro con i loro occhi asseriscono a tayyib, “buono”, che è anche uno dei nomi di Dio. Ibn ‘Arabi spie-
infatti che era uno schiavo nero, vestito di lana rattoppata, come i ga che il Profeta ama il profumo perché attraverso il buon odore si
monaci e più tardi i sufi (cfr. Abu Nu‘aym, L’ornamento dei santi, II, percepisce il soffio del Misericordioso che è l’origine delle cose e pe-
81). D’altra parte, il profumo rinvia all’intensità del desiderio per netra tutto l’universo. Mentre altri commentatori musulmani riduco-
un’amata assente o per il paradiso. Il poeta Jamīl (VIII secolo) asso- no la portata di questi detti di Muhammad ricollegandoli alle circo-
cia le due cose parlando della sua amata Buthayna: “Come il profeta stanze esteriori della sua vita, Ibn ‘Arabi li riporta alla loro pregnan-
Idrīs ardeva di desiderio per il giardino dell’eternità, così io ardo di za simbolica, lasciando riaffiorare le consonanze di queste immagini
desiderio per il profumo (rīh) della scollatura di lei”. con il Cantico dei cantici: “Aroma che si spande è il tuo nome” (1, 3);

D ONNE CHIESA MOND O 26 27 D ONNE CHIESA MOND O


“vieni vento del meridione, soffia nel mio giardino, si effondano i
suoi aromi” (4, 16). CONSACRATE «PER EVANGELICA CONSILIA»
Ibn ‘Arabi commenta lungamente il detto sulle donne, il profumo
e la preghiera nell’ultimo capitolo delle Gemme della saggezza, dove
espone la “saggezza” nascosta nella figura di Muhammad. La struttu-
ra formale di questo detto rinvia, secondo Ibn ‘Arabi, alla natura me-
diatrice del profumo, quell’elemento né interamente fisico né intera-
mente spirituale che è collegato al tempo stesso con il mondo corpo-
reo e il mondo divino. Il profumo infatti occupa il posto centrale fra
la donna e la preghiera perché è collegato sia con la prima sia con
l’ultima e rivela la connessione fra le due: l’abbraccio dell’amata è “il
Il profumo
della vita consacrata
più squisito dei profumi”, e la donna, come la misericordia creatrice,
ha il potere di trasmettere il “profumo dell’esistenza”; la preghiera è
la parola “buona”, o “profumata”, attraverso la quale il credente si in-
contra faccia a faccia con Dio. Il soffio che è la matrice della vita e il
fiato emesso in forma di parole sono un’unica sostanza esalata da
Dio, in sé stessa buona e profumata.
Da dove viene allora la distinzione fra odore buono e cattivo? In
una densa pagina, Ibn ‘Arabi affronta la questione dell’unde malum,
uno dei grandi nodi della sua filosofia monistica, in una prospettiva
olfattiva. La cosa non è peregrina, visto che in arabo, come in altre di BRUNO SECONDIN
lingue semitiche, bene e male sono connessi etimologicamente e se-
manticamente con il buono e il cattivo odore. Ibn ‘Arabi considera la
questione dal punto di vista fisico e da quello morale. Nel mondo fi-
sico, la differenziazione fra odori gradevoli e sgradevoli dipende dai

«C
he cosa sarebbe il mondo senza profumo? Poiché
diversi temperamenti dei viventi dotati di olfatto (angeli, uomini e
animali), ed è dunque relativa. Nessuna sostanza è in assoluto malva- credo che senza profumo l’anima si struggerebbe,
gia o maleodorante. Il male appartiene interamente alla sfera morale, bruciamo spezie di mirto allo conclusione dello
viene cioè dalle azioni volontarie e dalle parole degli uomini. Le shabbat» si legge nella parte che commenta l’Esodo
azioni e le parole hanno un odore immateriale che coincide con il lo- all’interno del libro ebraico dello Zohar (20a). E
ro significato, ovvero con l’intenzione con cui sono compiute o dette. «che sarebbe del mondo se non ci fossero i reli-
Per percepire l’odore di questa intenzione ci vuole un fiuto divino. giosi?» (Teresa d’Ávila, Vita, 32, 11). Mi sono ve-
nute in mente queste due frasi, ripensando alla vi-
Il nesso fra Muhammad e il profumo è un aspetto importante del-
ta consacrata paragonata da Giovanni Paolo II alla
la devozione popolare per la sua persona. Una leggenda racconta
che durante l’ascensione celeste di Muhammad alcune gocce del suo scena del profumo di Betania (cfr. Giovanni 12, 1-
sudore caddero a terra e da esse nacque la prima rosa. Nell’iconogra- 8): «Da questa vita “versata” senza risparmio si diffonde un profumo
fia popolare Muhammad è rappresentato spesso come una rosa, o come che riempie tutta la casa. La casa di Dio, la Chiesa, è oggi, non me-
una figura di luce da cui si irradiano fiori. Rumi, il grande poeta persia- no di ieri, adornata e impreziosita dalla presenza della vita consacra-
no, interpreta il senso di questi simboli contrapponendo il profumo del ta»: per questo la Chiesa «non può assolutamente rinunciare alla vita
Profeta ai suoi miracoli, vale a dire le manifestazioni visibili della poten- consacrata, perché essa esprime in modo eloquente la sua intima es-
za divina che costringono gli increduli a sottomettersi: “I miracoli servo- senza “sponsale”» (Vita consecrata, 104). È forse la prima volta che il
no a conquistare i nemici, l’aroma ad attirare i cuori. La fede non si ba- magistero ha fatto ricorso a questa analogia, ma certamente è molto
sa sui miracoli. Un dolce profumo attira le api che danno il miele”. suggestivo l’accostamento, che poi nello stesso testo viene ripetuta

D ONNE CHIESA MOND O 28 29 D ONNE CHIESA MOND O


quando evoca la «sovrabbondanza di gratuità e di amore» (ivi, 105). Bibbia vi sono continui riferimenti alla gioia dei profumi e alle loro
L’arditezza, ma anche l’originalità della metafora, mi ha convinto varietà, ma anche a conseguenze contrarie, come il fetore, per chi si
a suo tempo a intitolare Il profumo di Betania (Edizioni Dehoniane allontana dal Signore. Una vera festa dei profumi si trova nei vange-
Bologna) il mio commento alla esortazione apostolica: era veramente li. Incominciano i magi con la mirra donata al neonato Gesù, e si
qualcosa di nuovo. Certo nella letteratura spirituale, in particolare termina con la tristezza delle mirofore, le donne che portano profumi
quella mistica, l’icona di Betania — a volte sovrapposta a quella della per ungere il corpo del maestro la mattina dopo il sabato e che di-
donna innominata nella casa di Simone lebbroso: cfr. Marco 14, 3-9; ventano invece le testimoni privilegiate della risurrezione.
Matteo 26, 6-13; Luca 7, 36-50 — ricorre con una certa frequenza, sot- Intorno alla morte del maestro vi è un eccesso di profumi: ben
tolineando qua e là dei particolari. Come fa per esempio Teresa di trentadue chili quelli portati da Nicodemo per la sepoltura e almeno
Lisieux, che dà rilievo al vasetto «spezzato», e quindi alla perdita to- tre vasetti di aromi dalle tre Marie all’alba di Pasqua. Possiamo para-
tale del profumo, irrecuperabile. gonare questo concentrarsi dei profumi sul nuovo sacrificio e sul
A pensarci bene l’olfatto rimanda con immediatezza ai profumi, e nuovo tempio come un rèach nichòach, «profumo che ispira serenità».
questi a un mondo sensuale dalle connessioni complesse e dai river- Così infatti veniva definita quella mescolanza aromatica e fumosa che
beri che danno vertigini. Per questo l’olfatto potrebbe essere conside- pervadeva il tempio con i sacrifici e stordiva (cfr. Isaia 6, 4).
rato poco adatto alla vita religiosa e alla stessa religione. Invece la Molti secoli più tardi Paolo inviterà i cristiani di Corinto a essere
Bibbia è un libro pieno di profumi, a volte con nomi misteriosi, altre «dinanzi a Dio il profumo di Cristo fra quelli che si salvano e fra
volte più familiari. «Profumo e incenso allietano il cuore» si legge quelli che si perdono» (2 Corinzi 2, 15). E ancora, nel rispondere alla
nel libro dei Proverbi (27, 9). A sua volta il Cantico dei cantici — un generosità della comunità cristiana di Filippi, l’apostolo riconosce
classico riferimento dei mistici e anche della vita consacrata — è il li- «un profumo di soave odore» (Filippesi 4, 18). A conclusione della
bro più vertiginosamente esposto a sensi corporei e perfino erotici, e Bibbia l’Apocalisse profuma con abbondanza di essenze odorose, in
forse per questo è anche il più profumato. Il reciproco gioco dell’in- «coppe d’oro piene di profumi» (5, 8), un’espressione che riecheggia
contrarsi e del cercarsi, del conoscersi e dell’amarsi fra amato e amata il Pentateuco (cfr. Numeri 7, 86).
è mescolato con i profumi del corpo e della natura.
Per tornare al punto di partenza, come non sentire la vita religiosa
L’olfatto è il più enigmatico dei cinque sensi, e del suo funziona- quel «profumo che ispira serenità» con la sua totalità di impegno,
mento sappiamo poco. Ma l’industria delle fragranze è sempre stata con il suo servizio che ricerca nuove forme di vicinanza all’altro, con
molto attiva, piena di esperimenti e curiosità, anche fra i religiosi. l’ardore di un amore «sponsale e gratuito», con la delicatezza di una
Un classico esempio, ancora oggi considerato un pioniere e un mae- prossimità che si fa tenerezza e misericordia, con la luminosità di
stro, è il religioso francese Louis Feuillée (1660-1732), dell’ordine dei tanti anziani che sacrifici e generosità hanno trasfigurato nella sereni-
minimi, botanico, geografo, viaggiatore per conto di Luigi XIV. E i tà? Tutti abbiamo conosciuto queste persone, trasparenti e diafane,
monasteri da sempre sono luoghi di alchimie ed essenze, dal miste- non grazie a un maquillage forzato, ma per una serenità e una miste-
rioso cenobio di Qumran fino a oggi. Quanti profumi, creme, distil- riosa luce che da dentro promana. Luce ma anche profumo: quello
lati, essenze non hanno inventato monaci e monache! che si chiama «odore di santità», che fa il paio con l’«odore delle
Un commento ebraico alla Scrittura afferma che l’olfatto è l’unico pecore» di cui parla papa Francesco, pensando ai sacerdoti che si la-
dei cinque sensi che non ha partecipato al peccato delle origini e per sciano impregnare della vita e delle fatiche del loro popolo, di cui ri-
questo ha una sua nobiltà al servizio dell’anima. Anche il messia che conoscono anche, e rispettano, il «fiuto» per orientarsi, cioè l’istinto
verrà «avrà il profumo del timore del Signore» (Isaia 11, 3). Nella della fede (cfr. Evangelii gaudium 119).

D ONNE CHIESA MOND O 30 31 D ONNE CHIESA MOND O


SIMBOLI NELLA BIBBIA

forze». Amare è sinonimo di compiere la volontà del Signore conte-

Dalla fragranza nuta nel decalogo ed espressa con parole umane attraverso Mosè. La
venerazione per quella parola fa sì che l’ebreo la rechi impressa nel
cuore, la inculchi ai propri figli, ne parli in ogni luogo e in ogni mo-

femminile all’atto di fede mento, la porti come un distintivo legata alla mano, come un penda-
glio tra gli occhi e la scriva sugli stipiti della porta di casa e della cit-
tà. È così che il popolo d’Israele contraccambia l’amore che il Signo-
re gli ha mostrato facendolo uscire dall’Egitto con il suo potere inar-
restabile, liberandolo dalla schiavitù. Se Israele si manterrà fedele a
questo amore, vivrà.
Cercando il simbolismo nel rapporto tra donna e profumo nei testi
biblici, mi sembra importante tenere presente sia l’uso di tale sostan-
za nel mondo biblico sia lo stretto vincolo d’amore che il Dio unico
di CONCEPCIÓ HUERTA
di Israele ha voluto stabilire con il suo popolo e, per estensione, con
tutta l’umanità. Nell’Antico Testamento questo rapporto simbolico
tra donna e profumo è espresso soprattutto nel Cantico dei cantici e
nel Nuovo Testamento nella cosiddetta unzione di Betania, in parti-

N
ell’oriente biblico si conoscevano molti profumi e oli aromatici che si colare nella versione del vangelo di Giovanni. I due racconti hanno
utilizzavano per i capelli e la cura del corpo, in generale e in circo- aspetti in comune.
stanze particolari della vita come i matrimoni, i riti funebri, quelli di
unzione, il culto, e altre ancora; ma anche per profumare abiti e arre- Il Cantico dei cantici, com’è noto, contiene una raccolta di poesie
di. L’aloe, la cassia, la mirra, l’incenso e il nardo, coltivati nella valle d’amore. La cornice di queste poesie è il dialogo tra due amanti che
del Giordano, oppure importati dall’Arabia e da altri luoghi, erano la si cercano, si trovano e, quando non stanno insieme, sentono la man-
base per quei profumi. Le piante aromatiche si mettevano in sacchet- canza l’uno dell’altro. L’amore che si professano è gratuito ed è de-
ti appesi agli abiti. Nel testo biblico incontriamo molti riferimenti scritto spesso con una forte componente erotica. Gli amanti (senza
all’uso di profumi e alle occasioni opportune per profumarsi. Inoltre nome) si scambiano frasi affettuose e gesti di tenerezza e descrivono
uno dei caratteri antropomorfici attribuiti a Dio è la sua capacità ol- ognuno l’incanto e la bellezza dell’altro. Il profumo e gli odori sono
fattiva. Per questo nel culto l’odore di determinati sacrifici gli risulta una presenza costante nel rapporto reciproco.
gradito e quello di altri no. Canta lei: «Mentre il re è sul suo divano, il mio nardo effonde il
Quel che il Signore si aspetta dal suo popolo è che contraccambi suo profumo. L’amato mio è per me un sacchetto di mirra, passa la
il suo amore: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è notte tra i miei seni. L’amato mio è per me un grappolo di cipro nel-
uno solo». Così comincia la cosiddetta professione di fede d’Israele le vigne di Engaddi» (1, 12-14). «Alzati, vento del settentrione, vieni,
(Deuteronomio 6, 4-9), che l’ebreo devoto recita ogni giorno nei mo- vieni vento del meridione, soffia nel mio giardino, si effondano i suoi
menti di preghiera. All’ascolto dell’annuncio, segue la frase «amerai aromi. Venga l’amato mio nel suo giardino e ne mangi i frutti squisi-
il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le ti» (4, 16). «Le sue guance sono come aiuole di balsamo dove cresco-

D ONNE CHIESA MOND O 32 33 D ONNE CHIESA MOND O


grappoli di datteri’. Siano per me i tuoi seni come grappoli d’uva e il
tuo respiro come profumo di mele» (7, 6-9).
Questi versetti, e altri che potremmo aggiungere, mostrano che il
profumo dei due amanti li identifica e li attira reciprocamente. Ma il
suo riferimento immaginario descrive anche l’ammirazione che prova-
no l’uno per l’altro.
Nella prima poesia, lei canta: «Inebrianti sono i tuoi profumi per
L’autrice
la fragranza, aroma che si spande è il tuo nome». E chiede all’amato: Concepció Huerta si è
«Attirami dietro di te, corriamo!» (1, 2-7). Negli otto capitoli del li- laureata in teologia
bro si ribadisce che questa attrazione a cui lei anela si trasforma in con una
possesso reciproco: «Il mio amato è mio e io sono sua» (2, 16; 6, 3; specializzazione in
7, 11); e il suo amore è così forte che neppure il caos e il denaro lo Sacra Scrittura presso
potrebbero annientare: «Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come si- la Facultat de Teología
gillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace de Catalunya, ha
come il regno dei morti è la passione: le sue vampe sono vampe di studiato in particolare
fuoco, una fiamma divina! Le grandi acque non possono spegnere il quarto vangelo ed è
l’amore né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le
ricchezze della sua casa in cambio dell’amore, non ne
avrebbe che disprezzo» (8, 6-7). La forza di questo
amore e l’attrazione reciproca tra gli amanti hanno
propiziato l’interpretazione allegorica del libro fatta
Marc Chagall no piante aromatiche, le sue labbra sono gigli che stillano fluida mir- dalle tradizioni ebraica e cristiana, secondo la quale il
«Cantico dei cantici» ra» (5, 13). Cantico dei cantici parla dell’amore tra Dio e il suo
popolo (gli ebrei) e tra Cristo e la sua chiesa (i cri-
Canta lui: «Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le
stiani).
ombre, me ne andrò sul monte della mirra e sul colle dell’incenso»
(4, 6). «Quanto è soave il tuo amore, sorella mia, mia sposa, quanto Per quanto riguarda il Nuovo Testamento, mi con-
più inebriante del vino è il tuo amore, e il profumo dei tuoi unguen- centro sul testo di Giovanni 12, 1-7, dove si racconta la
ti, più di ogni balsamo. Le tue labbra stillano nettare, o sposa, c’è cosiddetta unzione di Betania. L’evangelista conosce
miele e latte sotto la tua lingua e il profumo delle tue vesti è come la tradizione sinottica sulla vita, i fatti e le parole di
quello del Libano» (4, 10). «Giardino chiuso tu sei, sorella mia, mia Gesù, ma il suo testo risponde al proposito di portare a una maggio- attualmente segretaria
sposa, sorgente chiusa, fontana sigillata. I tuoi germogli sono un pa- re comprensione di colui che è il Verbo fatto carne (cfr. Giovanni 1), dell’Associació Bíblica
radiso di melagrane, con i frutti più squisiti, alberi di cipro e nardo, del suo messaggio, del significato dei suoi segni, della sua morte e de Catalunya. Tra le
nardo e zafferano, cannella e cinnamomo, con ogni specie di alberi della sua resurrezione. E tutto questo va tenuto ben presente nella sue pubblicazioni si
d’incenso, mirra e aloe, con tutti gli aromi migliori» (4, 12-14). «Sono lettura del quarto vangelo. Gesù si trova dunque a Betania, dove gli possono ricordare gli
venuto nel mio giardino, sorella mia, mia sposa, e raccolgo la mia offrono una cena. Non si dice a casa di chi. Questa omissione fa articoli L’Atracció de
mirra e il mio balsamo; mangio il mio favo e il mio miele, bevo il pensare che l’autore nel suo racconto si riferisca alla comunità (post- Déu: Jn 6, 44a (1999),
mio vino e il mio latte» (5, 1). «Il tuo capo si erge su di te come il pasquale) di Betania. Veure Déu en Jesús
Carmelo e la chioma del tuo capo è come porpora; un re è tutto pre- A tavola con Gesù c’è Lazzaro. E anche le sue sorelle: Marta, che (2006) e, più di
so dalle tue trecce. Quanto sei bella e quanto sei graziosa, o amore, serve, e Maria, che, in modo spontaneo, «presa una libbra di olio recente, Les paraules de
piena di delizie! La tua statura è slanciata come una palma e i tuoi profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li Jesús segons l’Evangeli
seni sembrano grappoli. Ho detto: ‘Salirò sulla palma, coglierò i asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo de Joan (2015).

D ONNE CHIESA MOND O 34 35 D ONNE CHIESA MOND O


dell’unguento». Il gesto suscita il biasimo di Giuda Iscariota, il di-
scepolo che avrebbe tradito Gesù. Giuda si lamenta del fatto che il
profumo poteva essere venduto per trecento denari da dare poi ai
poveri. Il narratore del vangelo precisa che ha detto questo «non
perché gl’importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome tene-
va la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro». Gesù tuttavia
accoglie il gesto della donna, conferendogli lui stesso un significato,
riferendolo alla sua sepoltura: «Lasciala fare, perché lo conservi per il
giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi,
ma non sempre avete me».
Nel suo racconto, Giovanni mescola elementi diversi della tradi-
zione sinottica. Da un lato presenta Marta e Maria nella stessa dispo-
sizione di Luca 10, 38-41. Anche lì Marta serve e Maria è seduta ai
piedi di Gesù e lo ascolta, come facevano i discepoli con il loro mae-
stro. Matteo e Marco situano la scena di Betania «in casa di Simone
il lebbroso». Lì una donna (senza nome) rompe un vasetto — «di
alabastro» e «di un olio profumato molto prezioso» secondo Matteo,
mentre Marco parla di olio profumato, e si sottintende che è prezio-
so, visto il rimprovero di «alcuni» (identificati da Matteo nei «disce-
poli») — e ne versa il contenuto sul capo di Gesù. Giovanni invece
dice che è Maria a cospargere «i piedi di Gesù». Questo dettaglio è
in linea con un altro episodio, quello di Luca 7, 36-50. Gesù è invita-
Icona dell’unzione to a mangiare a casa di un fariseo chiamato Simone, che non compie
di Betania alcun gesto di ospitalità verso il suo invitato. Giunge lì una donna
(atelier Saint-André )
peccatrice (senza nome) che si avvicina a Gesù con un «vasetto di
olio profumato e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di
lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capel-
li, li baciava e li cospargeva di olio profumato». Le parole di Gesù
anche lì conferiscono significato al gesto della donna: «Per questo ti
dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato».
E poco dopo dirà: «Ti sono perdonati i tuoi peccati» e «la tua fede
ti ha salvata; va’ in pace!».
Nel racconto di Matteo e di Marco, come in quello di Giovanni,
Gesù collega il gesto della donna alla sua sepoltura. Nel racconto di
Luca, invece, come abbiamo visto, è un gesto di riconoscenza della
peccatrice verso colui da cui riceve abbondanza di perdono. In que-
sto caso Gesù starebbe indicando non tanto il simbolismo del gesto
quanto la motivazione della peccatrice a compierlo. L’azione di Ge-
sù, perdonandole i peccati, s’intende come causa dell’azione della
donna; per questo lei contraccambia amando colui dal quale ha rice-
vuto amore misericordioso. Luca ci indica la motivazione della donna
che cosparge i piedi di Gesù e Giovanni attribuisce l’unzione alla

D ONNE CHIESA MOND O 36 37 D ONNE CHIESA MOND O


stessa parte del corpo. Ci sta forse anche indicando a cosa risponde
il gesto di Maria? A mio parere, Giovanni lo dà per scontato. MEDITAZIONE
In Giovanni 6, 44 Gesù dice agli ebrei che mormoravano: «Nessu- a cura delle sorelle di Bose
no può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io
lo risusciterò nell’ultimo giorno». Qui curiosamente incontriamo il
verbo «attirare», lo stesso presente in Cantico dei cantici 1, 4, sebbene
lì sia sotto forma di richiesta. In Giovanni 6, 45 Gesù prosegue: «Sta
scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha
udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me». Uno studio minu-
zioso sul significato dell’espressione «andare verso», con la sua forma
In sospeso
verbale in greco che Giovanni utilizza ben diciotto volte, porta a
concludere che per lui ha un significato teologico, visto che chi lo
compie è spinto da una pulsione anteriore e misteriosa, frutto dell’at-
davanti
trazione del Padre che, normalmente, conduce verso un’adesione di
fede. Questa forma verbale si applica a Maria e non a Marta.
Nell’episodio della resurrezione di Lazzaro in Giovanni 11, Maria «va
alla resurrezione
verso Gesù» quando sua sorella Marta le annuncia il suo arrivo e,
gettandosi ai suoi piedi, gli dice: «Signore, se tu fossi stato qui, mio
fratello non sarebbe morto!».
GIOVANNI 20, 1-18
Possiamo quindi affermare che nella scena di Betania, come se si el vangelo secondo Giovanni

N
trattasse dell’amata del Cantico dei cantici, Maria, cospargendo Gesù, non ci è dato di ascoltare l’an-
mette in risalto il suo amore per lui, tale da averle fatto comprare il nuncio esplicito della resurrezio-
profumo più costoso. Quella sostanza e quell’aroma sono segno del ne di Gesù. I due angeli che so-
suo amore, un amore che non ha prezzo. Ama Gesù, crede in lui e lo no presso la tomba non annun-
unge riconoscendolo come Signore. Il suo gesto anticipa quel che si- ciano a Maria Maddalena, come avviene negli
gnificherà l’ora di Gesù, la sua piena manifestazione all’umanità: la altri vangeli, che “è risuscitato!”. No, in Giovan-
sua morte (sepoltura) e la sua resurrezione (vita): «Tutta la casa si ni si hanno un silenzio e un succedersi di episo-
riempì dell’aroma di quel profumo». Nel libro del Cantico dei cantici di che vedono i discepoli di fronte a quello che
abbiamo letto: «Alzati, vento del settentrione, vieni, vieni vento del appare un enigma: la tomba vuota. Maria Mad-
meridione, soffia nel mio giardino, si effondano i suoi aromi». Nella dalena vede, per prima, la pietra tolta dal sepol-
nostra scena, come si se trattasse del vento del meridione, la fragran- cro e non entra, ma corre da Simon Pietro e dal
za del gesto di Maria può essere condivisa da tutti coloro che sono discepolo amato e annuncia loro, non la resurre-
nella casa. Giovanni ci sta forse indicando ciò che renderà possibile zione, ma il proprio sgomento di fronte a quello
Gesù dalla croce? «Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a che pensava fosse un trafugamento del cadavere
El Greco, «Resurrezione» (particolare, 1596-1600)
me» (Giovanni 12, 32). di Gesù (cfr. versetto 2).
Nella pagina seguente
Conclusione aperta: nonostante alcuni riferimenti comuni e il ca- William Blake, «Resurrezione» (1805 circa) Pietro e l’altro discepolo a loro volta corrono
rattere simbolico dei racconti del Cantico dei cantici e dei vangeli, il al sepolcro e vedono i panni di cui era ricoperto
significato dell’uso del profumo negli uni e negli altri differisce so- il corpo di Gesù ben riposti, come da una mano
stanzialmente. Nel Cantico dei cantici ha un carattere contingente: consapevole e che ne ha cura, non lasciati ab-
identifica gli amanti, li attira, esalta nel ricordo la loro reciproca am- bandonati come resto di un trafugamento. Il
mirazione. Nei testi evangelici, il suo uso simbolico è trascendentale vangelo non ci dice niente di Pietro, non ci dice
e quasi sacramentale: rimanda cioè a una realtà anteriore, che è dono se Pietro abbia reagito in una qualche maniera.
e salvezza, indicandola, riconoscendola, rendendo grazie e amandola. Pietro scompare di fronte alla tomba vuota, an-

D ONNE CHIESA MOND O 38 39 D ONNE CHIESA MOND O


ci dice il testo, non ha visto le bende riposte nel
sepolcro; non ci viene detto che sia entrata, che
abbia visto e abbia creduto. Sembra estranea al-
la vicenda degli altri due discepoli e il testo la
presenta come se vivesse una storia a parte; ap-
pare chiusa nella nostalgia di un passato di cui
le sono state sottratte anche le vestigia.
I discepoli che questa pagina ci presenta so-
no discepoli che rimangono come in sospeso, di
fronte a un’aporia che solo l’iniziativa di Gesù
risorto potrà sciogliere, quando si rivelerà alla
Maddalena chiamandola per nome (cfr. versetto
16) e quando si manifesterà agli altri discepoli
donando la pace e mostrando loro le ferite della
passione (cfr. 20, 19-23).
Ma anche di fronte a Gesù risorto, che prima
non aveva riconosciuto, la Maddalena ha biso-
che se l’altro discepolo lo lascia entrare per pri- gno di compiere un cammino di fede: prima lo
mo. Rimane muto e assente. chiama “maestro” (versetto 16), e solo grazie alle
Il testo, poi, riferisce che alla vista di quella parole di Gesù che le rivelano la sua comunione
tomba vuota il discepolo amato “vide e credet- con il Padre giunge a confessarlo “Signore”
te” (versetto 8). Ma quale tipo di fede è questa? (versetto 18). Ella è condotta a compiere un
Non si parla di una gioia, non si menziona nes- cammino di fede e a passare dalla chiusura nella
sun annuncio della resurrezione quando essi ri- nostalgia di un passato e dalla gioia della rico-
tornano dagli altri discepoli (cfr. versetto 10). Si stituzione di esso (“maestro”) ad aprirsi a una
dice solo che fino a quel momento non avevano radicale novità di vita. Questa novità la rende
compreso la Scrittura “che egli doveva risorgere testimone che quella relazione tessuta da Gesù
dai morti” (versetto 9). con lei e con i discepoli, suoi fratelli, durante la
Ma Giovanni ci conduce per mano ad ascol- sua esistenza, è destinata a non morire, ma a
tare la rivelazione: dal dubbio-sospetto di un durare e anzi a essere rinnovata, perché Gesù,
furto del corpo, alla consapevolezza che il vivente, “sale al Padre” (versetto 17), suo e
corpo di Gesù non era stato portato via, rubato, nostro.
a una nascente fede sulla base del ricordo di Questa la buona notizia: ciò che il Padre ha
quanto annunciavano le Scritture, a una comu- compiuto nella vita del Figlio è stato far sì, me-
nità che, nel silenzio e forse in uno sgomento diante la resurrezione, che egli non fosse separa-
che comincia a cedere il posto, nello stupore, a to dai suoi fratelli, dagli uomini tutti, e che
una certa fede, si raduna di nuovo (cfr. versetto dunque la vicenda di amore, fatta anche di tra-
10). dimenti, di infedeltà, di contraddizioni, ma che
Maria Maddalena però non ha ancora com- pure i discepoli hanno vissuto e che anche oggi
piuto il passo verso un’interpretazione dell’even- vivono con Gesù, non vada perduta, ma sia, per
to: pensa ancora che il corpo di Gesù sia stato sempre, assunta nella relazione di amore di Ge-
sottratto da qualcuno (cfr. versetti 13 e 15). Lei, sù con il Padre suo e Padre nostro.

D ONNE CHIESA MOND O 40

You might also like