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SINTASSI ITALIANA
DELL'USO MODERNO
SINTASSI ITALIANA
DELL'USO MODERNO
CCMPILATA
RAFFAELLO FOR.NACL\RI
IN FIRENZE
G. C. SANSONI, EDITORE
1881
<a
Parte Prima
quantità
di qualità, di 84
» X - pronomi dimostrativi indeterminati. ^3
Uso dei
» XI - Dei pronomi quantitativi puri 105
» XII ....- De' pronomi relativi, interrogativi eoe 112
» XlII - Uso degli articoli 123
» XIV ... - Del verbo in generale, suo significato ed uso. 143
» XV Uso delle persone del verbo
.... - 149
» XVI ..." Uso dei verbi ausiliarii li^>^
Pkei.iminaiu 2,35
Parte Teuz.v
Preliminari 431
CAPITOLO l - Le parti del discorso 433
» Il - Gli elementi della proposizione 4IS
» III - Le proposizioni 4(i3
La proposizione in generale.
cap. XXXI ).
incontro.
grande: —
si deve esser riverente ai maggiori,
modesto con gli eguali e con gV inferiori oiacevole.
Machiavelli,
Proposizioni dipendenti con principali. Dov'è reli-
gione, si presuppone ogni bene: dove manca, si pre-
suppone ogni male. È
impossibile che chi comanda
sia riverito da chi dispregia Iddio. Machiavelli. -
LA PROPOSIZIONE IN GENERALE 11
PARTE PRIMA
uso DELLE PARTI DEL DISCORSO
CAPITOLO I
Il nome sostantivo.
( Graìmn., P. II, cap. iii)
gatto fa le fusa.
Gi'scia è poco usato anche nel senso indicato ( Granmx., pag. 95).
Meìnhri si usa solo in senso metaforico ;
p. es. t membri di
un'Acradernia, i membri d' 7in periodo.
Mura si dice pili specialmente di città e fortezza, e in generale
per indicare muri grossi e forti d'uno stesso edifizio. Dicesi anche
fra qi'attro mttra nel senso di in carcere o simili.
Ossi dicesi di ossa non umarie, riguardate sparsamente: p. es. al
cane si danno gli ossi.
Pugna le pugna La
è d'uso poetico. Prese la terra e con piene
gittà dentro alle bramose canne. Dante.
Risi sarebbe da usarsi appena in verso. Usasi però come plurale
di riso pianta.
Sacca indica misura. P. es. Semina venti sacca di grano. Si dice
23
CAPITOLO II
Uso dell'aggettivo.
(Gramm., P. II, cap. viii)
uso DELL'AGGETTIVO 25
CAPITOLO III
meno.
Saprebbe di antico usare mar/giore, migliore e peggiore in que-
sto senso : per lo tuo migliore. Boccaccio. - Qui sopra ab-
Vattetìe
biam veduto maggiore invece di pili. Anticamente si usò ancbe niaggio
(E l'allro assai più fiero e maggio. Dante ) donde prese il nome la
Via Maggio di Firenze.
CAPITOLO IV
CAPITOLO V
Nello stile pili nobile possono talora Bf>giiarsi coi numeri carili-
nati anche altri anni o giorni; // di sesto d' Aprii nell'ora prima.
Petrarca.
CAl'lTOl.O VI
•
dopo anche, neanche, nemmeno e simili forme
avverbiali; Proferendo queste parole non sa-
p. es.
quando \e%o
che ne dipende è sottinteso
il ;
altri casi gli per a loro userà come eccezione, solo quando lo stil
si
Bare del tu, del voi, del lei, per indicare il modo
di volgere il discorso ad una persona. Non mi curo
che mi diate del tu, quando mi fate del voi. Caro.
{^tarc sim. ti tu per tu con alcuno nel senso di
non ceder punto alle parole di alcuno; p. es. Stava
con lui sempre a tu per tu. Buonarroti. - Non è ra-
gionevole cìi' io mi ponga a contenderla seco a tu
per tu. Varcjii.
lime, il mio me, a maniera di nome, invece di la
mia persona, il mio interno. Indarno in me l'an-
tico me cercai. Filicaja. - Ho deliberato nel mio me
di non mangiare senza costo. Papin. Burchiello. È
frequente il dire un altro me, p. es. Costui è un altro
me, cioè simile in tutto a me.
Queir io con più forza che io. Quell' io che già tra
selve e tra pja stori Di Tiliro sonai l'umil sam/jogna.
Caro. - (Quell'io che si difficilmente piange proruppi
in lagrime. Alfieri.
CAPITOLO VII
CAPITOLO Vili
n confronta
il § 18). In altri casi si preferisce o il
pronome seconda perdona, o più spesso il pronome
ili
cotesto). Leopardi.
usa ancora:
chiamando una persona con un nome comune,
anziché col proprio. Voi siete inolio altera, quella gio-
vane. Firenzuola. - Con tutto quel garbo che seppe,
gli disse quel signore Manzoni
: ! :
ha colpa ;
giuria ,
giuria ;
CAPITOLO IX
di qualità, di quantità.
!).
.i:; In senso neutro. Usati neutralmente valgono
quanto la stessa o medesima cosa. Quello stesso ch'or
per me si vuole Sempre si volse. Petrarca. - L' istesso
dicasi de' Calvinisti. Segneri. - Quello che di questa
parte ho detto, quel medesimo dico della seconda. Boc-
caccio. - Diciamo comunemente: è lo stesso per signifi-
care che di due cose l' una o l' altra ci è indifferente
(frane, c'est la mcme chose).
CAPITOLO X
mensali. Manzoni.
Tutt' uno neutralmente usato vale tx'tta una rosa.
PRONOMI DIMOSTRATIVI INDETERMINATI 95
le jjroposizioni eccettuative.
I
PRONOMI DIMOSTRATIVI INDETERMINATI 99
I
PRONOMI DIMOSTRATIVI INDETERMINATI 101
nulld ì- più dclìolo (li ìiicntc, come .si \oÀì' aiiciie dalla
CAPITOLO XI
§ 1. Natura
questi pronomi. Questi pronomi
di
son detti quantitativi puriperchè esprimono una quan-
,
profondo. Boccaccio.
Neil' uso fiorentino si premette quasi sempre a molto
la prep. di: p. es. ha pjcrdiito i capelli e ne aveva
di mólti. L' è di molto bratta. Parte con di inaiti
fagotti.
108 PARTE PRIMA — GAP. XI
CAPITOLO XII
sìa parte del discorso sostantivata. Io che, il suo (libro) che, molti
che, V vtomo che, il vivere che ecc. È raro Fuso di tutti che invece
di tutti qìielli che. Perché non tutti clie hanno studiato ed hanno
un grande ingegno sono poetiì Leopardi.
Talora dopo quello si omette il che. Avere queìV ardore ebbe luì.
Sacchetti. - Tu sai quello hai a fare. Machiavelli. Ma oggi nelle scrit-
ture è rarissimo.
I
DE' PRONOMI RELATIVI, INTERROGATIVI ecc. 117
CAPITOLO XIII
che, e sim.
§ 43. Ripetizione degli articoli. Una serie di due
o più sostantivi ciascuno de' quali si userebbe coli' ar-
,
142 l'AUTE l'UIMA - CAI". XIll - USO DEGLI ART.
CAPITOLO XIV
sitivi.
ferra. Petrarca ;
CAPITOLO XV
fallirai.
à
uso DELLE PERSONE DEL VERBO 153
loro. P. es. è arrivata Sua Maestà il Re, ovvero (ma più raro
Oggi
e più scelto) la Maestà del Re. Come V. M. Cristianissima potrà
vedere per lettera di lor Signorie. Casa. - Dirigendo una lettera può
scriversi A Sua E ccellenza il Ministro ovvero All' Eccellenza del
Ministro, e così per gli altri titoli.
CAPITOLO XVI
stato.
e contento sono vivttto e vivo. Passavanti. - Quel tempo che tra voi
sono vissuto, sono vissuto certo beato. Giambullari. - Nonilimeno piif>
prendere anche avere, specialmente se si voglia porre in rilievo la
materiale estensione della vita.più della Cumea,
Più d' Ecuba e
Ed avea più. d' ogni altra mai vivuto. Ariosto. Deve poi prendere
avere, se repge il falso oggetto vita, p. es. tu hai vissuto una vita
felice. Il verbo appartenere può costruirsi tanto con essere, quanto
con avere.
Per es. F!e non fosse che volontà lo strinse di saper più innansf,
rgli avrebbe abbandonato la confessione andatosene (se ne sarebbe
e
andato). Boccaccio. - // palnfren ch'udito di lontano Area que-
st'altri, era tra lor venuto K la vecchia poruitavi (ci a vea portato),
che invano Venia chiedendo e domandando ajuto. Ariosto.
CAPITOLO XVII
L' indicativo.
seguenti casi:
a indicare cose e fatti che durano sempre, o che
si riferisconougualmente al passato, al presente, al
futuro. Quindi le sentenze, i precetti, le considerazioni
astratte di qualunque genere, adoperano il presente. La
brevità genera il più delle volte oscurezza, e la lun-
ghezza fastidio. Map)erchè la prima eprincipal viriii
del parlare è la chiarezza, par cìie ne apporti ìnen
danno V esser fastidioso che oscuro. Varchi. - Nella
vita di ciascun uomo Iddio vede innumerahili con-
nessioni, concatenazioni o serie di avvenimenti, le
quali, come tante strade tnaestre, conducono altre
dirittamente alla gloria, altre dirittamente alla per-
dizione. Segneri. - A ciascuno sua pjatria è molto
cara. Chi co' savii conversa savio diventa. S. Con-
cordio. - In un popolo corrotto i giovani sono oziosi,
i vecchi lascivi, e ogni sesso e ogni età è piena di
brutti costumi. Al che le leggi buone, pjer esser dal-
l' usanze guaste, non rimediano. Machiavelli. - Le
tribolazioni aguzzano il cervello. Manzoni:
uso DELL'INDICATIVO 171
una data, un anno, un'età già nota. Is^e' tempi del primo
re di Cipri, dopo il conquisto fatto della Terra Santa
da Gottifré di Buglione, avvenne che una gentil
donna di Guascogna .... da alcuni scellerati uo-
mini villanamente fu oltraggiata. Boccaccio. - Es-
-
capitolo seguente.
CAPITOLO XVIII
189
CAPITOLO XIX
e così dei primi come dei secondi l' uno esprime azione
in atto r altro azione in effetto.
,
anche dalle particelle che, così, le quali formano, come a dire, l'ad-
dentellato d' altre proposizioni sottintese. Che tu sia benedetto, cioè io
voglio, io desidero, io prego. Cosi quel palazzo fosse mio! sottint.
:ome io lo desidererei. Se ha il senso di così, e probabilmente deriva
3a una voce latina (sic) equivalente appunto a così.
rj2
CAPITOLO XX
L' infinito.
Talora si usa costruire l'oggetto del verbo colla prep. di, come
«e l'infinito diventato un vero nome, ma ciò non deve farsi
fosse
quando V oggetto possa intendersi come soggetto, o quando in qua-
lunque siasi modo sorgesse equivoco o difficoltà. Al valicare d'un
fiume questi assalitolo il (lo) rubarono. Boccaccio. - Dice Alberto
che nel piantare AegW alberi si deeconsiderare l'età della luna.
Crescenzio. - Era un bisbiglio, uno strepito, un picchiare e un aprir
dì usci (verbalmente picchiare agli usci, aprir gli usci). Manzoni.
i
207
CAPITOLO XXI
Taccio che fu dall' armi e dall' iti geijtxo Del Inton Tancredi ^ (,'ili< ia
compri alla mia parca mensa. Tasso. - Uno .spirito tanto desto e
'oi ingegno tanto elevato. Varchi. - Si maraviglia di vederlo tutto
Vecchio.
Vedi la Parte II, dove si tratta delle varie proposi-
zioni subordinate.
S 10. Avanzi del parlici|)io futuro attivo latino sono gii aggettivi
in futuro, duraturo, perituro, neuriiuro e quaich"
fiMY>: i^entì'ro,
altro. Avanzi del participio futuro passivo latino sono gli aggettivi in
CAPITOLO XXII
Alcuni grammatici spiegano cosi anche quei casi che noi rispruar-
§ senza la particella.
11. Participii riflessivi
Possono perdere pronominale alcuni
altresì la particella
participii riflessivi assoluti, quasi nascessero da verbi
intransitivi semplici. Tali sono adirato, ammalato, cor-
rucciato, disperato, incollerito, maravigliato, j^en-
tito, ravveduto, riposato, risentito (nel senso di fa-
cile a risentirsi). La donna rispose adirata. Boc-
caccio. - Gravemente infermato fu visitato dal re.
Passavanti. - Galba incollerito co' Lionesi confiscò
loro tutte Ventrate. Davanzati. - Tardi pentito di
sua feritade (ferità). Petrarca. - La donna disperata
della vendetta pjropose di voler mordere la miseria
del detto re. Boccaccio. - La quale, fieramente di
ciò adirata, gli disse una gran villania. Boccaccio.
- Di che maravigliati i Veii e impauriti, concessero
a' loro artefici che rendessero carro di terra cotta
il
caccio. - Quando
s' accorsero d' essere osservali, si
ama (cioè quanto gli uomini, compresi nel collettivo gente, si amano
fra di loro ). Dante.
L'nn r altro, l'uno all'altro ecc. bastano a dare senso reci-
proco alia terza singolare anche non riflessiva. L'un l'altro abbrac-
ciava. Dante. - L' un l'altro ha spento. Dante.
meglio mostrare che l' azione sia in atto , l' ausiliare ve-
nire all'ausiliare essere; vengo, veniva, venni,
p, es. io
verino battuto, ferito, abbandonato ecc. (Vedi addietro,
cap. XVI, § 15).
Anche i verbi restare, rimanere, trovarsi e simili possono fare
da ausiliare nei passivi, ma in un modo più determinato; p. es. resto
abbandonato (invece di sono), rimasi stupefatto (fui ecc.), mi trovo
disprezzato da tutti (sono ecc.) Altri esempi più oltre nel § seguente.
pronome di cosa (p. es. dei due abiti, questo s' iìi-
CAPITOLO XXIV
nale. —
Anche que' modi che non hanno persone si
adoprano bene impersonalmente; tali sono l'infinito,
il gerundio e, in certi casi, il participio passato.
§ 5. Forma
passiva impersonale. Anche la forma
passiva può adoprare impersonalmente; p. es. è piroi-
si
lo o la si loda ^^ è ecc.
ci si loda = siamo lodati, e
vi si loda = ecc.
siete
li o le si loda = sono ecc.
Questa forma di passivo dedotto per una falsa analogia dal co-
strutto dell' o>i francese, è da biasimarsi e da fuggirsi, si perchè non
conforme all'uso toscano, si perchè improprio, come quello che a
si vero oggetto di questi verbi impersonali ap[)iccica una particella
sempre oggettiva, la quale poi realmente fa ufficio di soggetto, poiché
mi si loda vale quanto io mi lodo in un senso riflessivo passivo, e il
lo della terza persona è appunto inutile, valendo per esso il si; che
certo non vi è bisogno di dir lo si vede leggere, quando viene a dirsi
§ 22), ma anzi la proclitica, che anche in altri casi tien luogo di ella
soggetto. (Ivi, § 23). Nella terza plurale potremo dire per la stessa
Viigione le, accordando per altro il verbo: lesi lodano. Voi avete vo-
luto torre l'autorità a' Capitani di parte: la si è tolta. Machia-
velli. - Nel giorno che (una tregua) la si bandiva per tutta Spagna,
venne un araldo ecc. Guicciardini.
Quest'uso erroneo qui da ultimo accennato, venne per avventura
fomentato da una curiosa, anzi assurda opinione d'alcuni per altro
valenti grammatici, cioè che il si riflessivo del verbo impersonale
(si legge, si vive ecc.) invece d'essere una forma di sua natura ri-
flessiva, cioè la forma enclitica del pron. se, fosse un pronome sog-
gettivo equivalente all' on francese, ed al quale davano stranissime
origini. (Vedi Gherardini, Apj). alla Gramm. Ital. pag. 168 e Moise,
GramìH. Ital. seconda ediz. pag. 204 e seg. volta ed). Ammesso una
approvato da parecchi grammatici questo assurdo, doveva conser-
uso IMPERSONALE DE' VERBI 245
CAPITOLO XXV
Uso dell'avverbio.
(Gramm., P. II, cap. xxviii)
gnificato.
Esempii io vi vidi levarvi e porvi costi à sedere.
:
Petrarca. - E
quel signor che h m' avea menato Mi
disse ecc. Dante. - Tu diventerai molto .... piìt,
costumato e dabbene là, che qui non faresti. Boc-
caccio. - Torna tu in là eh' io d' esser sol m' ap-
252 PARTE PRIMA — CAP. XXV
ci vi =
qui, costì, là, quivi ecc. ;
ne =
di qui, di costi, di là, di quivi.
Ci si può usare dappertutto vi è solo delle scrit-
:
galotti.
Nello stile più elegante e nel verso si può usare anche il sem-
plice ne senza necessità, a guisa di pleonasmo. Là tornati con ima
tavola, su v' acconciarono la fante, ed alia casa ne la portarono. Boc-
caccio. - Il romino, sentendosi pugnere, correndo per quella selva
256 PARTE l'RIMA — CAP. XXV
§ 14. Xe comprende
il senso di da o di con un pro-
si detto in tal senso. — Nel luogo, cosi detto, del Bottegone ecc.
iji'i , f/iiin', cosi/, là, oro, allora ecr. cosi ecc. rho si
In questo senso dioesi anche coinè prima. i?/Za come prima (ap-
pena che) ebbe, agio, fece a Salabaetto grandissiìna festa. Boccaccio.
]jiì( — —
Piii die
tanto
p)iì(
pdii.
lente, più basso concetto
in
Un
correlazione valgono
artefice più che
quanto
sarà eccel-
avrà di sé. Leopardi. Non
è molto regolare l'uso di pnù .... ^}nV. Più, ne se-
para l'onda sorgente Piìc mi sei cara, o pjatria
onia. Carrer.
p. es. So assai di algebra io! m' importa assai de' fatti loro'.
CAPITOLO XXVI
tra via Degno è che mal suo grado a terra giaccia. Petrarca.
CAPITOLO XXVII
zioni, od
alle risposte, od alle proposizioni principali che seguono ad
verare —
Ciò che fu condanìiato in principio o
che parve strano, sarà tenuto per ragionevole e
regolare. Leopardi :
che,
i
CAPITOLO XXVIII
PARTE SECONDA
uso DELLA PROPOSIZIONE
Preliminari
CAPITOLO I
CAPITOLO II
Complementi attributivi.
cade specialmente:
dopo i nomi geografici città, fortezza, villag-
gio, castello, regno, impero, repiibhlica, ducato e
altri simili; p. es. la città di Roma, la fortezza di
dagli antichi.
CAPITOLO III
Complementi avverbiali.
Bologna. Alfieri. —
Si usa pure comunemente per indi-
care la data di un avvenimento coi nomi anno, mese,
giorno o coi nomi speciali di ciascun anno, mese o
giorno parti del giorno; p. es. nell' anno ecc. nel ,
§ 11. A
segna con precisione il punto o momento
di tempo, accade qualche cosa; p. es. alle due,
in cui
alle Ire, alle quattro, all'ora fissata, al ìiiomento
^
Nelle preghiere e ne' giuramenti. Non dir queste cose per amor
del cielo. Manzoni. - Per le nuove radici d' esto (di questo) legno Vi
giuro ecc. Dante. - Tu li prega Per quell'amor ch'i (li) mena, e
quei verranno. Dante. — Dicesi: per pietà, per carità, per favore,
per gentilezza ecc.
da —
Non le rispondo da medico (alla maniera
di un medico, come fa il medico), ma bensì da suo
amico. Redi. - Vorrei che tu da buona sorella {a
guisa di ecc.) mi ajutassi. Leopardi. - E un servi-
tore del vicario vestito da contadino. Manzoni. —
Confronta quello che dicemmo del predicato (P. II,
cap. I, § IO in fine);
a — ad arte, a ragione, a torto, all' improv-
viso, a caso, a digiuno, a vicenda, a posta o a
bella posta, a stento, a inala pena, a capjello, cor-
rere a furia, a mio potere {ragìo7ievolmente, im-
provvisamente, vicendevolmente stentatamente, fu- ,
riosamente ecc.). —
Con ellissi della voce maniera
guisa', alla francese, all'italiana, alla buona,
alla carlona ecc. alla lesta, all'impazzata ecc.
L'usare a con un sostantivo per indicare la maniera, la qualità
gato. Boccaccio.
Molti di questi verbi si costruiscono anche con un
oggetto ; p. es. pjarlare nel senso di dire : parlare la
verità (Che parlo? Petrarca), discorrere, trattare,
dimandare (nel senso di voler sapere), chiedere una
cosa (nel senso di voler sapere), pregare una cosa
da alcuno. A V. S. prego da Dio ogni vera felicità.
Redi. Ricordare, dimenticare e sim. (senza il pron. si)
sono sempre transitivi: ricordare una cosa, scordare,
dimenticare una cosa ecc. Pregare e sim. dinanzi al-
l' infinito può prendere anche la prep. a (complemento
di scopo fine): la prego a scusarmi di quest'in-
dugio. Caro.
parte (vedi capitolo prec. § 16), il quale può anche sostituirsi colla
prep, fra. Bellissimo fra tutti, ovvero di tutti bellissimo; il pii'i
bello di tutti, ovvero il più bello fra tutti {vedi Gr., P. II cap. viii, § 4).
CAPITOLO IV
CAPITOLO V
dare, parer miti' anni, venir fatto, riuscire, toccare od altri di pari
Bignificato,accompagnati per lo più da un complem. d'interesse (mi,
ti, ad alcuno ecc.); e cosi pure coi passivi di que' verbi transitivi
gli,
che reggono l'infinito per mezzo della prep. di; p. es. é proibito di
correre. (Vedi più sotto). Talora per altro, massimamente in verso, la
prep. di si omette. Già mi parea sentire alquanto vento. Dante.
n francesismo usare la prep. di con altri verbi e specialmente ,
CAPITOLO VI
l'avverbio negativo non. Il mio cuore non può essere in pace, finat-
tantochè egli non si riposi in voi. Trattato della Sapienza. - Non si
destò finché garrir gli uccelli Non sentì lieti. Tasso. - E stia giti
fvori cogli orecchi intenti. finch' ei non inten-
Tra quelle schiere
da ecc. Lippi. - Ciò specialmente quando anche la prop. prin-
si fa
cipale abbia senso negativo, e quando ad ometter l'avverbio ìion
potrebbe sorgere equivoco.
È
molto usata oggi, in questo senso, la congiunzione siccome, a
cui suol seguire così, perciò o altro simile avverbio; p. es.
siccome
io non potrei ringraziarvi mai abbastanza, così (perciò) non ag-
giungo parola, o anche senza il secondo avverbio.
Inquanto, a inqiiantochè non sono veramente congiunzioni cau-
sali, ma hanno senso restrittivo; cioè spiegano e ristringono il senso
Forme oggi rare; a fare che, a volere che ecc. Forma erronea :
a che per affinchè; p. es. Fecero una legge a che non si rinnovas-
sero tali sconci.
donna. Giambullari.
ad essa
del fatto contenuto nella principale, si uniscono
mediante le che o sicché, di ma-
congiunzioni si . . .
è teco è troppa, perchè io dia loro Madian nelle mani. Bibbia del
Diodati.
Onde, laonde, e simili avverbi relativipossono servire da con-
giunzioni consecutive, ma in costruzionecoordinata, equivalendo a
e perciò, e quindi. La vita di Santo (San) Giovanili fu santissima;
onde fu chiamato Angelo da Dio. Vita San Giovanni.
CAPITOLO VII
§ 1. La proposizione
in generale, di qualunque
specie essa può assumere tre forme diverse, secon-
sia,
interrogativa.
§ 4. Forma negativa. La
proposizione negativa
accompagna verbo con parole di negazione, le quali
il
parola che le antecede, senza altra negativa. Sua lettera né sua hn-
basciata pili volli ricevere. Boccaccio.- J.to«no benefizio ne alciitia
paura gli potè far dimenticare l'affezione portava a Mess. Rinaldo.
Machiavelli. Ma è modo di eccezione.
che si? che no? - Che sì eh' io troverò modo che co-
teste gioveranno poco? Firenzuola. -
lagrime ti E
che no, che non mi saprete rispondere? Goldoni;
nelle frasi avverbiali anzi che no, piuttosto
che no, piuttosto sì che no. Mi pare anzi che no,
che voi ci stiate a pigione. Boccaccio. - (È) piutto-
sto collerico che no. G. Gozzi.
CAPITOLO Vili
difendesse. Sannazzaro ;
alV appello.
§ 8) adopera
si l'indicativo. Condannarono due pa-
dri a pagare una grossa somma di danaro, perche
i loro giovani erano tra sé venuti alle mani. So-
sopra tìttli gli altri; conciossiarìie rìixno di sano intellecto rifiuti ti^
se fosse stato sempre nella strada retta (si parla di cosa che non
è accaduta). Manzoni.
I MODI E I TEMPI NELLE PROF. SUBORDINATE 409
clic egli era giovane .... egli avrebbe avuto irop^jo a sostenere. Boc-
caccio.
che
CAPITOLO IX
le rong.
nondimeno, tuttavia, contut-
avversative wia, p(?rò,
tociò, pure, non perciò, ciò non ostante, non di
meno, nulla di meno {se non che, benché e sim.),
le correttive anzi, per altro, d' altra parie, piut-
tosto e sim.
non ebbe mai pur una minima notizia de' fatti vo-
stri. Caro. - Tutti i mortali si volsero all'empietà, o
che paresse loro di non essere ascoltati da Giove, o
essendo pjropria natura delle miserie indurare e cor-
rompjcre gli uomini eziandio ben nati. Leopardi;
fra aggettivi e proposizioni attributive. I segreti
di cose importanti e che sapute possono tornare
in grave jjregiudizio non si debbono mai dire.
A. M. Salvini;
fra sostantivi e proposizioni soggettive od og-
gettive. Viva
gergo d' allora e chi l'intese. Giusti.
il
volte, ma
con sincerità miìiore: ho goduto. Di modo
che (dunque) il piacere è sempre o passato a fu-
turo, e non mai preseìite. Leopardi.
Subordinate Coordinate
§ 4).
Non so che cosa io ileblia fare. Che debbo fare ? Io noi so.
Subordinate Coordinate
Benché tu studii molto, impari Tu studii molto , ma impari
poco. poco.
Quand'anche tutti mi si oppon- Mi si oppongano pur tutti ; io
gano, seguirò la virtù. seguirò la virtù.
Conosci beni che possiedi,
i af- Vuoi potere apprezzare i beni
finchè tu possa apprezzarli. che possiedi? Prendine cognizione.
Io studio per imparare. Voglio imparare, e a tal fine
Studio
Tu l'hai offeso, senza ch'egli Egli non se n'è accorto, ma tu
se n' accorgesse. l'hai offeso.
Quanto più hai, tanto più de- Più hai e più desideri, ovvero,
siiieri. hai più, e desideri più.
La virtù è cosi bella, c'ae l'a- Anche i malvagi amuno la vir-
PARTE TERZA
LA COLLOCAZIONE DELLE PAROLE
Preliminari
CAPITOLO I
tivo; p. es. tale un ribaldo per un tal ribaldo, tale vno spasimo,
tale loia gioja ecc. — In verso s'inserisce talora l'articolo fra l'ag-
gettivo e il Acuto
sostantivo. Distese al caro. figlio L'aperte braccia.
mise un grido II bambinello. Monti. - Su la fronte Gli tremula ca-
nuto il crin, siccome Onda di nebbie ecc. Monti.
§ 4. Si pospone; l'aggettivo:
quando significa una proprietà sensibile di forma,
colore, ornamento ecc., che serve a distinguere diverse
specie d'un medesimo genere; p. es. vino nero, vino
bianco, tavolino quadralo, acqua dolce, acqua salsa,
ubilo scuro ecc. Ponendo lacciuoli all'oche salva-
tiche. Caro. - La costa sale con un pendio lento e
continuo. Manzoni. - Portava due calze vermiglie.
Manzoni. —
Si anteporrebbe per altro anche qui l'ag-
gettivo, se fosse già noto, o supponibile nel sostan-
tivo. (Vedi qui sopra neri sopraccigli);
e specialmente quando deriva da nomi proprii di
terre, città, persone ecc.; p. es. lingua italiana, na-
zione francese, accademia fiorentina, opera ro-
mana ecc.;
quando sia notabilmente più lungo del sostantivo
(eccettuati però i superlativi in -issimo) o, in gene-
rale, quando il premetterlo farebbe cattivo suono; p.es.
vino eccellente, cibo prelibato, donna amabile, ani-
ma candida {candida anima sonerebbe aspro). Larve
seguite e culle con ardore inestimabile. Leopardi;
quando è accompagnato da avverbii, specialmente
se di qualche lunghezza (salvo che non ostino le ra-
gioni precedenti): molto più, se fosse determinato da
complementi con preposizioni. Montagnuole jnene di
fiere. Caro, - JJomo d'aspetto maestoso, ma insieme
§ 10. Rivolgendo
il discorso ad alcuno, il posses-
rebbono. B. Baldi.
Ciò vale anche per le altre parole correlative, che spesso si se-
parano : sì cosi che, tanto .... che, cosi come, prima ....
che, e pili di rado allora quando ecc. L' arte allora è più bella
e pili opera, quando non si conosce. Caro.
Anche
fra il verbo reggente e l' infinito che ne di-
pende, possono interporre avverbii e frasi avverbiali,
si
Petrarca.
444 PARTE TERZA — GAP. I
CAPITOLO II
1
452 PARTE TERZA — CAI'. II
fa un secolo ecc.
Si pospone regolarmente al verbo avere, nelle frasi
Vi ha una casa, vi ha molle persone ecc.
§ 10. I complementi
attributivi ohe GOYìsSsioriO m
nomi da preposizioni (vedi P. II, cap. ii, § 7 e
retti
seg.) seguono regolarmente al sostantivo, specialmente
se sieno legati con altre parole. (Vedine gli esempii
nel capitolo citato). Solo qualche volta si potrà ante-
porli, anche in prosa, per amor di buon suono o di
varietà, fuggendo però ogni affettazione o pomposità;
p. es. D'una deserta capanna teneva somiglianza.
Caro. - Spegne i nemici ed è delle prede e delle ta-
glie signore. Machiavelli.
Quanto a di lui, cui e sim. anteposti al sostan-
tivo, vedi il capitolo precedente, § 2.
I
463
CAPITOLO III
nell'altro, e Tuno
compie o si rafforza, nell'atto di
si
CAPITOLO IV
caso che il senso richieda una forte posa dopo di esso. Corahicìó ad
accarezzarla con impiastri ...., tanto che la vita sua divenne la
più agiata. G. Gozzi. - Al contrario Il principio di creazione
:
da' Trecentisti. Leopardi. Qui se dopo slegarlo si fosse posta una vir-
gola, si veniva a dare ai Francesi una lode anziché un biasinao, come
intendeva l'autore. Talora la virgola, se la chiarezza lo richieda, tien
luogo d'un verbo sottinteso. Ambi (ambedue) ne acquistarono odio.
Ottone appresso, l' esigilo. Davanzati.
§ punto e virgola.
4. Il
usa invece d'un' altra virgola, dopo una
L Si
serie di parole o proposizioni divise da virgole, che
costituiscono un membro del periodo (Parte I, Preli-
minari, § 21). La quale statua rappresentavala con
un elmo in mano, intenta, a mirarlo, con dimostra-
zione di compiacersene in atto di volerlosi recare
,
§ 5. I DUE PUNTI.
mettono due punti, quando l'un membro
I. Si
ampliamento del precedente.
del periodo è spiegazione o
La sua andatura era affaticata e cascante; gli occhi
non davan lacrime, ma portavan segno d' averìie
sparse tante: c'era in quel dolore un non so che
di pacato e di profondo, che attestava un' anima
tutta consapevole e presoite a sentirlo. Manzoni. -
Vede la donna un'altra meraviglia Che di leg-
gier creduta non saria: Vede passare un gran
COLLOCAZIONE DEI SEGNI D'INTERPUNZIONE 477
INDICE ALFABETICO
subordinate apparenti, 422 - Qui, qua ecc., 250 - qui, qua ecc.
correlative, 7, 356 - incidenti, 8 per in questo mondo, 254.
INDICE ALFABETICO 487
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