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Archivio della latinità italiana del Medioevo http://www.alim.dfll.univr.it/Alim/Letteratura.nsf/grafia!OpenForm
elegantia>ellegantia; immo>imo).
3. Uso di h
Dalla grammatica medievale la lettera h non era considerata una lettera dell'alfabeto ma una 'nota
aspirationis', la cui omissione, pur essendo un errore, non alterava la comprensibilità ed il significato della
parola. H, soprattutto in posizione iniziale, scompare sovente (Es.: hortus>ortus; habentem>abentem;
exhortatio>exortatio) e, per reazione, viene introdotta in parole che non la richiedono (Es.: ostium>hostium;
inertia>hinertia; superabundare>superhabundare; onus>honus); h è sovente omessa nei gruppi ch, th, e,
meno, ph (Es.: charta>carta; thesaurus>tesaurus; sphaera>spera) o aggiunta per ipercorrettismo: (Es.:
caritas>charitas; Cato>Chato; Telephus>Thelephus).
4. Michi, nichil
Pressoché generalizzate e riconosciute norma le grafie michi, nichil che sostituiscono mihi e nihil.
5. Aspetti particolari
Problemi particolari sono dati dalla riduzione ad unica parola di forme che ‘normalmente’ rispondono a due
unità grafiche distinte, come isto modo>istomodo.
Al contrario, s’incontrano sovente scritte con due parole distinte forme ‘normalmente’ uniche: Es.:
cuiuslibet>cuius libet.
Da segnalarsi infine qualche caso di metatesi: Es. stuprum>strupum; fulmina>flumina.
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