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DELL'ANTICO TESTAMENTO
S. Pisano, SJ
1o semestre 2013-2014
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Lo scopo della critica testuale si può dividere in due parti: restaurare un testo
danneggiato per arrivare alla lezione dell'autore stesso, o almeno quella più vicina
possibile; rintracciare la storia della trasmissione e dello sviluppo del testo scritto di
cui abbiamo varie forme oggi (qui si tratta di testi non necessariamente danneggiati, ma
la cui forma ha subito cambiamenti attraverso la storia).
Il testo ebraico dell'AT che leggiamo oggi è il "testo massoretico" (TM), frutto
del lavoro dei massoreti e dei loro antenati. I massoreti stessi, lavorando dal VI al X sec.
d.C. per stabilire i punti vocalici e le diverse indicazioni della massora, erano eredi di
un testo ebraico già in uso prima del loro tempo. Dal loro tempo in poi il testo è rimasto
stabile, ma una parte del nostro lavoro è di rintracciare la storia del testo prima del
periodo dei massoreti. Questo si fa attraverso i testimoni del testo in ebraico e nelle
varie traduzioni antiche. Attraverso questi testimoni si può porre la domanda del
rapporto fra il TM e la forma originale degli scritti dell'AT.
Risalendo nella storia del testo dell'AT si possono individuare fino a quattro
rami che indicano forme diverse del testo: 1) il (proto-)massoretico; 2) i Settanta:
traduzione greca eseguita intorno al II sec. a.C. che suggerisce una Vorlage ebraica
diversa dal TM in molti punti; 3) le varie forme del testo ritrovate fra i documenti del
Mar Morto (Qumran); 4) il Pentateuco Samaritano. Fra i testimoni di un testo "proto-
massoretico", oltre i manoscritti ebraici, ci sono delle traduzioni fatte dal II fino al VII
sec. d.C.: i targumim: traduzione aramaica basata sul proto-TM che risale intorno al II
sec. d.C.; la versione siriaca: cominciata verso il II sec. d.C.; le traduzioni greche di
Aquila, Simmaco e Teodozione (del II sec. d.C. anche se la situazione di quella di
Teodozione è più complessa, come vedremo in seguito); la versione latina di San
Girolamo (la Vulgata) del IV sec. d.C.; le revisioni fatte alla traduzione greca della
Settanta che la portarono più vicino al TM (p.e. in parte, le Esapla di Origene del III
sec. d.C., conosciute parzialmente dal Syrohexaplar, una traduzione siriaca dell'opera di
Origene fatta nel VII sec. d.C.). Per quanto riguarda i Settanta (LXX) ci sono delle
traduzioni (p.e. la Vetus latina del II sec. d.C.; la versione copta del III sec. d.C.) che ci
permettono talvolta di precisare la nostra conoscenza del testo greco dei LXX. A
Qumran si vede una varietà assai grande delle forme del testo. Questi testi, che
risalgono dal I sec. d.C. fino al III sec. a.C., rispecchiano sia il TM sia i LXX, ma anche
altre forme finora sconosciute. Infine, il Pentateuco Samaritano conosciuto oggi è
l'erede del testo dei samaritani che si sono separati dai giudei nel IV sec. a.C.
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I manoscritti di tutte queste forme del testo (e anche di altre) spesso indicano un
certo influsso di un testo sull'altro, e una parte del lavoro della critica testuale è di
ritrovare le lezioni "originali" delle diverse forme sopra nominate per poter 1) esaminare
la natura di ogni singolo testo; e 2) rintracciare la storia dello sviluppo delle varie forme.
Inoltre, siccome si tratta di una storia manoscritta, cioè di testi scritti a mano, bisogna
tenere presente la possibilità di errori introdotti nei testi dagli scribi. Lo studio di tutti i
manoscritti disponibili e delle diverse forme del testo può aiutare a risanare i testi che
sono sospettati di essere danneggiati.
È possibile parlare di quattro stadi nello sviluppo del testo ebraico. Il primo
sarebbe quello della produzione scritta (e orale) del testo, risalente agli "autori originali"
o ai "testi originali". Non esistono più degli "autografi" che sarebbero testimoni diretti
di questo stadio del testo. Per lo più si può arrivare a questo stadio soltanto attraverso
un'analisi letteraria, per tentare una ricostruzione di tali testi dove si pensa che i
testimoni attuali avrebbero subito delle trasformazioni. Un secondo stadio è quello della
forma più antica (o delle forme le più antiche) che si può incontrare attraverso i
testimoni esistenti, sia diretti che indiretti. Per lo più è questo lo stadio dove si concentra
l'applicazione della critica testuale. Il terzo stadio è quello del testo ebraico
consonantico, che diventò normativo verso la fine del I sec. della nostra era. Siccome è
quello accettato dai massoreti e sul quale loro hanno lavorato, si può chiamare questo
stadio il "proto-massoretico". Il quarto sarebbe quello del testo massoretico, il testo con
la sua vocalizzazione scritta e con l'insieme delle osservazioni elaborate dagli studiosi
del testo (i massoreti e i soferim prima di loro) che s'incontra nei manoscritti ebraici
cominciando verso il X sec. d.C. (Cf. D. BARTHÉLEMY, Critique textuelle de l'Ancien
Testament, I [OBO 50/1; Fribourg Suisse-Göttingen 1982] *69).
B.J. ROBERTS, The Old Testament Text and Versions (Cardiff 1951).
__________, "The Textual Transmission of the Old Testament", Tradition and
Interpretation (G.A. Anderson, ed.)(Oxford 1979) 1-30.
M. MULDER (ed.), Mikra. Text, Translation, Reading and Interpretation of the Hebrew
Bible in Ancient Judaism and Early Christianity (Assen/Maastricht -
Philadelphia 1988).
4
M. SÆBØ (ed.), Hebrew Bible/Old Testament. The History of Its Interpretation. Vol. I:
From the Beginnings to the Middle Ages (Until 1300) (Göttingen 1996).
S. TALMON, "The Old Testament Text", The Cambridge History of the Bible, I
(Cambridge 1970) 159-199.
E. TOV, Textual Criticism of the Hebrew Bible, Third Edition, Revised and Enlarged
(Minneapolis 2012).
P. D. WEGNER, A Student's Guide to Textual Criticism of the Bible. Its History, Methods
& Results (Downers Grove, IL 2006).
_________, Guida alla critica testuale della Bibbia. Stori, metodi e risultati (Cinisello
Balsamo 2009).
__________, The Text of the Old Testament . Second edition (Grand Rapids, MI 1995).
IL TESTO MASSORETICO
Per lo studio del testo massoretico (TM), è opportuno cominciare con gli studi
critici moderni, poi risalire nella storia per capire la natura degli studi fatti sul testo
massoretico e infine indagare sulle sue origini e sulla sua età.
Già nel '500 e poi nel '600 si discuteva sulle origini delle vocali nel TM. Era una
discussione ermeneutico-teologica per sapere 1) a che epoca risalisse l'uso dei puntini
per esprimere le vocali e 2) se le vocali godessero della stessa ispirazione delle
consonanti.
Elias LEVITA pubblicò un commentario sulla massora (Massoreth Ha-Massoreth
[Venezia 1538]) mostrando che né il Talmud né il Midrash conoscevano il sistema
massoretico di vocalizzazione e così arrivava alla conclusione che i punti erano
posteriori a quelle opere. Inoltre, sosteneva che le varianti delle vocali danno la prova
che i punti non risalgono al Sinai e quindi non sono di origine divina. Infine mostrava
che i nomi dei punti sono di origine babilonese e aramaica e quindi furono introdotti
dopo l'esilio in Babilonia. (Per una traduzione della sua opera cf. C.D. GINSBURG, The
Massoreth Ha-Massoreth of Elias Levita [1867; ristampa New York 1968]).
Johannes BUXTORF, Sr., nel suo Tiberias sive commentarius masorethicus
(Basilea 1620) cercò di dimostrare che i punti vocalici avevano un'origine divina e
quindi che le vocali godevano della stessa autorità che il testo consonantico e furono
messe nel testo al tempo di Ezra (IV s. a.C.). L. CAPPEL, Critica Sacra (Parigi 1650)
replicò indicando l'origine puramente umana di questi punti. J. BUXTORF, Jr., continuò
il dibattito nel suo Anticritica seu vindiciae veritatis hebraicae (Basilea 1653) cercando
di mostrare l'origine divina.
Per tutto il dibattito, cf. R.A. MULLER, "The Debate over the Vowel Points and
the Crisis in Orthodox Hermeneutics", Journal of Medieval and Renaissance Studies 10
(1980) 53-72; D. BARTHELEMY, Critique textuelle de l'Ancien Testament I (Fribourg-
Göttingen 1982) *1-*22.
b) nun inverso -- in 9 punti si trova un piccolo nun inverso scritto alla fine di un
versetto. Sembra che indichi che questo indicasse un loro dubbio sulla posizione del
versetto. P.e. in Num 10,34-36 si trova questa indicazione.
c) sebir -- dalla parola aramaica per "supporre". Ci sono più o meno 350 punti
dove si trova questa nota per segnalare che la forma presente nel testo non è quella
aspettata, indicando in margine quella considerata giusta. P.e. in Gen 19,8 si trova laeh;;
l'apparato critico della BHS pone hL,aeh; con l'indicazione "Seb".
d) qere-ketib -- "detto" e "scritto". Il segno (qO) posto in margine indica che una
parola viene scritta in un modo ma deve essere pronunciata in un altro. P.e. in Gios 6,7
la prima parola è scritta wrm,aYow" ma vocalizzata come se fosse al singolare; nel margine
si trova il qO con la forma rmayw.
e) non c'è altro -- il segno lO nel margine è l'abbreviazione per tya al, per
indicare parole o combinazioni di parole che ricorrono una volta sola nella scrittura.
Tutti questi commenti testuali tendevano a spiegare, o almeno ad indicare,
parole o espressioni che creavano difficoltà oppure proponevano altre letture lasciando
intatto il testo consonantico. Ulteriori indicazioni dei soferim sembrano indicare delle
modifiche o emendazioni del testo, alcune di queste finalizzate a mostrare una
mancanza di rispetto verso Dio. Complessivamente ci sono 18 punti con queste
caratteristiche denominati i tiqqunê soferim, cioè emendazioni degli scribi. P.e. in Gen
18,22 si legge "Abramo stava ancora dinanzi al Signore". Nell'elenco dei tiqqunê
soferim viene indicato, in questo punto, un cambiamento. Questo ci porta a supporre che
un tempo si leggeva "Il Signore stava dinanzi ad Abramo", il cui significato poneva dei
problemi, poiché il "superiore" sarebbe dovuto stare di fronte all'"inferiore". Per
l'insieme della questione dei tiqqunê soferim cf. C. McCARTHY, The Tiqqune Sopherim
and Other Theological Corrections in the Masoretic Text of the Old Testament (OBO
36; Freiburg Schweiz – Göttingen 1981). Sulle osservazioni degli scribi in genere, cf.
YEIVIN, Introduction, GINSBURG, Introduction, e SCOTT, Simplified Guide.
Altri testimoni della situazione del testo biblico consonantico, oltre i manoscritti
ebraici massoretici, appartengono a questo stesso periodo:
-- un manoscritto ebraico dei Dodici Profeti dell'Uadi Murabba`at (ca. 135 d.C.);
cf. P. BENOIT - J.T. MILIK - R. DE VAUX, Les Grottes de Murabba`at (Discoveries in
the Judaean Desert, II: Texte, Planches; Oxford 1961) 50, 180ss.
-- le traduzioni greche del II sec. d.C. di Aquila, Simmaco e Teodozione (benché
quella di quest'ultimo sembri piuttosto la revisione di una traduzione greca più antica).
-- la Vulgata di S. Girolamo (IV sec. d.C.), basata sulla veritas hebraica.
-- i Targumim, le traduzioni aramaiche della Scrittura. All'inizio erano traduzioni
orali che poi furono messe per iscritto per l'uso di quelli che non leggevano più
l'ebraico. Le traduzioni sono basate sul TM; cf. R. LE DÉAUT, Introduction à la
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Conclusioni
In conclusione, lo studio di questi tre periodi ci porta a concludere che il testo
massoretico, per ciò che concerne il sistema di vocalizzazione e, in parte, la
grammatica, è opera della scuola massoretica di Ben Asher. Il testo consonantico,
invece, risale probabilmente al secondo, o forse al primo, secolo d.C. Secondo R.
GORDIS, The Biblical Text in the Making. A Study of the Kethib-Qere (Philadelphia
1937; 21971) 45, il manoscritto scelto come normativo per il testo ebraico fu adottato
nel tempo di R. Akiba (ca. 100 d.C), forse anche prima.
PENTATEUCO SAMARITANO
Ora si è visto che alcuni MSS di Qumran contengono delle lezioni "samaritane"
(p.e. 4QpaleoExodm; cf. J.E. SANDERSON, An Exodus Scroll from Qumran [HSS 30;
Atlanta 1986]), questo suggerisce che ci fu una forma proprio palestinese del testo pre-
massoretico. La scrittura, l'ortografia e le tradizioni testuali del Pentateuco Samaritano,
a parte le sue proprie aggiunte, trovano paralleli a Qumran e questo fatto indica che
questi testi si trovavano anche fra i giudei, almeno in questo periodo (dalla metà del
secondo secolo alla metà del primo secolo), e che le divergenze testuali datano da
questo periodo (cf. R.T. BECKWITH, "Formation of the Hebrew Bible", Mikra. Text,
Translation, Reading and Interpretation of the Hebrew Bible in Ancient Judaism and
Early Christianity [ed. M.J. Mulder] [Assen/Maastricht - Philadelphia 1988] 85).
Per lo stato attuale degli studi sul Pentateuco Samaritano e per una bibliografia,
cf. R. PUMMER, "The Present State of Samaritan Studies", JSS 21 (1976) 36-61; 22
(1977) 27-47.M. BAILLET, "Les divers états du Pentateuque Samaritain", Revue de
Qumrân, t. 13, n. 49-52 (1988) 531-545.
QUMRAN
Bibliografia introduttiva
Non si può dare un elenco completo della sempre crescente bibliografia riguardo
ai testi di Qumran. Si può consultare le seguenti bibliografie:
W.S. LASOR, "Bibliography of the Dead Sea Scrolls, 1948-1957", Fuller Library
Bulletin 31 (1958) 79ss.
A. PINNICK, The Orion Center Bibliography of the Dead Sea Scrolls (1995-2000)
(STDJ 41; Leiden 2001).
R.A. CLEMENTS – N. SHARON (eds.), The Orion Center Bibliography of the Dead Sea
Scrolls and Associated Literature (2000-2006) (Leiden 2007).
Edizioni
R.H. EISENMAN - J.M. ROBINSON, A Facsimile Edition of the Dead Sea Scrolls
(Washington, DC 1991).
12
E. TOV - S. PHANN (eds.), The Dead Sea Scrolls on Microfiche (Leiden 1993).
E. ULRICH, The Biblical Qumran Scrolls. Transcriptions and Textual Variants (VTS
134; Leiden – Boston 2010)
F. GARCIA MARTINEZ, Textos de Qumrán (Madrid 1992) [trad. ingl: Leiden 1994].
E. LOHSE, Die Texte aus Qumran Hebräisch und Deutsch (Darmstadt 41986).
G. VERMES, The Dead Sea Scrolls in English (London - New York 31987).
Alcuni studi
G.J. BROOKE (ed.), New Qumran Texts and Studies. Proceedings of the First Meeting of
the IOQS Paris 1992 (Leiden 1994).
G.J. BROOKE - B. LINDARS (ed.), Septuagint, Scrolls and Cognate Studies (Septuagint
and Cognate Studies 33; Atlanta 1992).
F.M. CROSS-S. TALMON (ed.), Qumran and the History of the Biblical Text
(Cambridge MA - London 1975).
J.A. FITZMYER, "The Qumran Scrolls and the New Testament after Forty Years", RevQ
13 (1988) 609-620.
J.A. FITZMYER, The Dead Sea Scrolls: Major Publications and Tools for Study.
Revised Edition (Atlanta 1990).
T.H. LIM – J.J.COLLINS (eds.), The Oxford Handbook of the Dead Sea Scrolls (Oxford
2010).
E. TOV, "The Orthography and Language of the Hebrew Scrolls Found at Qumran and
the Origin of These Scrolls", Textus 13 (1986) 31-57.
E. TOV, "Hebrew Biblical Manuscripts from the Judaean Desert: Their Contribution to
Textual Criticism", Journal of Jewish Studies 39 (1988) 5-37.
J.C. VANDERKAM, The Dead Sea Scrolls Today (Grand Rapids - London 1994) [trad.
italiana: Manoscritti del Mar Morto. Il dibattito recente oltre le polemiche
(Roma 1995)].
M. ABEGG et al., The Dead Sea Scrolls Bible (New York 1999).
Per l'inventario completo dei manoscritti del Mar Morto (Qumran e anche gli altri
luoghi dove sono stati trovati dei manoscritti biblici e non-biblici, cf. S.A. REED, The
Dead Sea Scrolls Catalogue. Documents, Photographs and Museum Inventory Numbers
(Atlanta 1994).
MSS greci dei LXX: Es 28,4-7 (7QLXXExod); Lev 26,2-16 (4QLXXLeva), Lev 2-6
(4QLXXLevb); Num 3-4 (4QLXXNum); Dt 11,4 (4QLXXDeut).
Altri manoscritti sono stati trovati nelle vicinanze di Qumran: Uadi Murabba≤at (XII
Profeti), Masada (Lev, Dt, Ez, Sal, Sir), Engheddi, Kirbet Mird, Uadi Khabra, Na“al
Hever (XII Profeti LXX).
1. Canone ebraico: tutti i libri, tranne Ester, sono stati trovati fra i MSS biblici (e greci
per alcuni libri, vedi sopra). I Salmi sono i più frequenti (36 copie), seguiti da Dt
(29 copie), Is (21), Ex (17), Gen (15), Lev (13).Di Num, XII Profeti, Dan ci sono
8 copie, 6 di Ger e Ezek, 4 di 1-2 Sam, Giob, Cant, Rut, Lam, 3 di Giudici, 1-2
Re, Qoh, 2 di Prov, e 1 di Ezra e di 1-2 Cron. Molti di questi però sono
frammentari. In oltre ci sono dei commentari (pesharim) di alcuni libri (e.g.
Abacuc, Naum, Salmi).
2. Libri deutero-canonici: mancano i Macc, Giuditta, Sap, Baruc (tranne Bar 6 = Lettera
di Geremia).
3. Libri non-canonici: Enoc, i Giubilei e il Testamento dei XII Patriarchi.
Non si può arrivare a delle conclusioni assolute riguardo al canone per gli abitanti di
Qumran giudicando dalla presenza o dall'assenza di questi testimoni. Possiamo almeno
dire che essi conoscevano e leggevano i libri che sono entrati nel canone ebraico
(dall'assenza di Ester non si può concludere in maniera definitiva che questo libro era
sconosciuto; cf. anche J.T. MILIK, "Les modèles araméens du livre d'Esther dans la
grotte 4 de Qumrân", RevQ 15 [1992] 321-406, uno studio sui mss 4Q196, 550) e in
parte anche quelli che non sono stati ritenuti canonici nelle correnti principali del
giudaismo del primo secolo a.C. Il libro di Neemia non è testimoniato in modo diretto,
ma se a quest'epoca era considerato parte di un insieme di Ezra-Neemia si può accettare
la sua presenza a Qumran.
La storia del testo di ogni libro biblico è diversa, e non si può formulare un
giudizio complessivo sul valore del testo testimoniato nei manoscritti di Qumran. Per
quanto riguarda i singoli libri cf. il giudizio di E. ULRICH, "The Bible in the Making:
The Scriptures at Qumran" The Community of the Renewed Covenant (ed. E. Ulrich - J.
VanderKam) (Notre Dame, IN 1994) 77-93:
Genesi: tutti i mss contengono essenzialmente lo stesso testo; le varianti sono
poche e di importanza minore; Esodo: ci sono indicazioni chiare di due edizioni del
libro. Una, trovata oggi nel TM e nei LXX, e l'altra, espansiva, come si trova nel
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Alcuni esempi possono mostrare la varietà ed il valore dei testi per la critica
testuale dell'AT:
1. Isaia (1QIsa e 1QIsb): Per una valutazione recente, cf. E. ULRICH, "The
Developmental Composition of the Book of Isaiah: Light from 1QIsa on Additions in
the MT", Dead Sea Discoveries 8 (2001) 288-305: da uno studio di dieci espansioni nel
testo risulta che il TM ne ha tutte, 1QIsa ne ha due e la LXX ne ha sette. Ulrich conclude
che 1QIsa conserva il testo originale più spesso e la LXX lo conserva sporadicamente,
mentre il TM rappresenta un testo più recente e secondario. 1QIsb risulta ancora più
vicino al TM.
2. Samuele (4QSama,b,c) 4QSama,c dal I sec. a.C.; 4QSamb dal II o III sec. a.C.
Tutti e tre i testi sembrano maggiormente vicini ai LXX piuttosto che al TM,
anche se divergono dai LXX in molti punti; cf. gli studi di F.M. Cross e di E.C. Ulrich.
Più sfumate però sono le conclusioni di E. TOV, "The Textual Affiliation of 4QSama",
JSOT 14 (1979) 37-53. Secondo F.I. ANDERSEN-D.N. FREEDMAN, "Another Look at
4QSamb", RevQ 53 (1989) 7-29, il testo di 4QSamb mostra dal punto di vista
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ortografico una rassomiglianza con il TM, anche se dal punto di vista delle lezioni viene
messo in rapporto con la Vorlage dei LXX. Così, questi due testi, 4QSamb e il TM,
stanno nella stessa tradizione ortografica, che esisteva già al III sec. a.C.
Esempio del testo di 4QSama (4Q51) [cf. F.M. Cross, BASOR 132 (1953) 15-26]
1 Sm 1,11b
4QSama: ¿l whyttnw?
¿[ rwb[y al hrwm?
(ricostruzione): htçy awl rkçw ˆyyw wtwm µwy d[ ryzn ˚ynp¿l whyttnw?
wçar l¿[ rwb[y al hrwm?w
Il frammento di 4QSama indica un testo più lungo di quello del TM, comparabile allo
spazio necessario per il testo della LXX, il quale contiene il voto che il fanciullo non
berrà né vino né alcolici. Tale è modellato sul voto 'nazireo' come si trova a Gdc 13,5;
16,17. È possibile che il dotovn nella LXX sia un riferimento al nazireo -- dallo stato
frammentario di 4QSama non si può giudicare se la parola si trovava lì, ma sembra che
lo spazio ci sia. Nella LXX la promessa di Anna è fatta direttamente al Signore
(ejnwvpiovn sou), mentre nel TM il riferimento al Signore sta nella terza persona
(hwhyl). Una lacuna in 4QSama non ci permette di decidere la sua lezione qui. Alcune
traduzioni moderne mettono "come un nazireo" (e.g. NAB, NRSV). Per la frase e{w"
hJmevra" qanavtou aujtou' cf. Gdc 13,7 Sansone; è possibile qui un influsso dal testo
dei Gdc sulla LXX, mentre 4QSama può essere d'accordo col TM wyyj ymy lwk o con
LXX wtwm µwy d[ (vedi sotto a 1 Sm 1,22).
1 Sm 1,22
LXX: kai; {Anna oujk ajnevbh met j aujtou', o{ti ei\pen tw'/ ajndri; aujth'"
{ w" tou' ajnabhvsetai to; paidavrion, eja;n ajpogalaktivsw aujtov,
E
kai; ojfqhvsetai tw'/ proswvpw/ Kurivou, kai; kaqhvsetai ejkei' e{w"
aijw'nio".
Solo il testo di 4QSama fa menzione del 'nazir' qui. Inoltre, ci sono due frasi che non si
trovano né nel TM né nella LXX: ?hwhy¿] ynpl e ?wyyj¿ ymy lwk, che sono
probabilmente espansioni secondarie. Il testo della LXX diverge dal TM, ma non in
quei punti. Le divergenze fra TM e LXX rispecchiano due maniere diverse di vedere
l'azione, non soltanto in questo versetto ma in tutto il racconto della nascita di Samuele.
1 Sm 2,16
Nel cap. 2 ci sono altre espansioni in 4QSama. Per esempio alla fine del v. 16 (cf. vv.
13-14):
"... mentre la carne stava bollendo, egli prendeva una forchetta a tre denti [nella sua
mano e lo spingeva] nella pentola o nel vaso. Tutto ciò che la forchetta portava su egli
prendeva, o [il cattivo o] il buono, insieme al petto per l'of[ferta e la cos]cia destra ..."
3. Pentateuco: sono stati trovati circa 30 MSS del Pentateuco. Essi sembrano
vicini ad uno dei tre tipi testuali conosciuti prima delle scoperte di Qumran (anche se ci
si interroga sull'uso della terminologia di "tipi testuali" oggi):
a. "proto-massoretico": la maggioranza dei MSS.
b. tipo LXX: p.e. 4QExoda (cf. CROSS, Ancient Library, 185).
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Questa varietà mostra che non v'erano per il testo biblico letto a Qumran
tradizioni testuali "settarie" (o almeno non soltanto settarie) . Molti dei testi, incluso
4QExodf (del 250 a.C.), sono del tipo TM, o sono stati corretti per avvicinarli al TM.
Fra i testi considerati vicini ai LXX, soltanto 4QJerb (che contiene il testo più
breve di Ger come i LXX) sembra possa esser messo in rapporto con la Vorlage dei
LXX (cf. TOV, "Hebrew Biblical Manuscripts", 29).
IV. Conclusioni
degli scribi e degli studiosi del testo prima del I sec. della nostra era. Si dovrebbe
mettere in questione anche la "teoria dei testi locali" di F.M. Cross, secondo la quale dai
tre grandi testimoni del testo biblico si può risalire all'esistenza di tre centri di
elaborazione del testo (TM: Babilonia; Qumran: la Palestina; LXX: l'Egitto). Cf. a
questo proposito l'articolo di F.M. CROSS, "The Evolution of a Theory of Local Texts",
Qumran and the History of the Biblical Text, 306-329. Cf. anche le riflessioni più
recenti del TOV, "Hebrew Biblical Manuscripts from the Judaean Desert: Their
Contribution to Textual Criticism", JJS 39 (1988) 5-37.
Si notano due approcci fondamentali da parte degli scribi su questa varietà di
testi a Qumran. Uno, "libero", si riconosce soprattutto nei MSS prodotti a Qumran con
proprie caratteristiche ortografiche e linguistiche (questo si vede anche nei testi che
sono più vicini al Pentateuco Samaritano). Il secondo approccio è più "conservativo", e
si nota nei MSS che, da una parte, sono vicini al TM e, dall'altra, vicini ai LXX. Vanno
presi qui in considerazione anche quei testi "indipendenti" che, insieme a quelli vicini al
TM e ai LXX, probabilmente riflettono il tentativo di conservare un testo antico.
I SETTANTA (LXX)
Il nome "Settanta" (LXX) viene dalle supposte origini della traduzione greca
dell'AT, o più precisamente, della traduzione della Tora. Per estensione il nome è stato
applicato all'insieme della traduzione greca della Bibbia ebraica intera, insieme ai libri
che sono stati scritti in greco e che sono entrati nel canone greco dell'AT. Il termine
"Settanta" si trova sin dal II s. d.C.
F.X. WUTZ, "Ist der hebraïsche Urtext wieder erreichbar?", ZAW 2 (1925) 115-
119; Die Transkription von der Septuaginta bis zu Hieronymus (1933). Secondo questa
teoria, dietro la traduzione greca stava una trascrizione in lettere greche del testo
ebraico. Venne suggirito che brani furono trascritti per l'uso liturgico affinché coloro
che non leggevano l'ebraico potessero pronunciare il testo sacro. Se sa che al tempo di
21
Origene esisteva una trascrizione, che stava nella seconda colonna delle sue Esapla.
Nella Settanta esistono un certo numero di trascrizioni di parole che non erano tradotte,
e non soltanto nomi di persone o di luoghi. Si vede, per esempio, una certa confusione
introdotta nel testo a causa di una tale trascrizione a Am 3,12: la parola çr[, "divano",
fu scritta ierei" nella Settanta, che poi era capito male e si leggeva "sacerdoti". In linea
di massima, però, questa teoria non è statta accettata, anche se ci sono degli elementi
che meritano attenzione. Se fosse vera, si avrebbe un'idea più giusta sulla pronuncia
dell'ebraico classico. È interessante notare come certi nomi propri furono trascritti: e.g.,
qr"b]AynEB] Banh Barak; lb,h, Abel; /DgIm] Mageddw. Questi esempi possono indicare una
pronuncia più antica, e possono suggire che i Masoreti o non hanno scritto le vocali dei
nomi in modo giusto o le hanno cambiato secondo altri principi di pronuncia.
P. KAHLE, The Cairo Genizah (Oxford 1947; 21959) ha suggerito che la Lettera
di Aristea si riferiva a una traduzione della Tora già esistente, che al suo tempo era stata
revista. C'erano anche altre traduzioni greche, come c'erano diversi targumim in
aramaico (cf. le citazioni in Filone o nel NT che non concordano con la LXX). Nel 2o
secolo d.C. gli scribi cristiani avrebbero 'unificato' il testo, eliminando le lezioni diverse
della altre traduzioni.
Sarebbe stato il re Filadelfo a decidere in favore degli ebrei e così questo re era stato
considerato patrono della LXX.
kefalaivw/ per tyviarEB] anziché evn ajrch'/, anche se non rende la stessa idea in greco.
Aquila seguiva vari principi dell'esegesi rabbinica (ˆwqyrfwn) così che la sua traduzione
può essere chiamata un 'targum' (cf. G. VELTRI, "Die griechische Targum Aquilas", Die
Septuaginta zwischen Judentum und Christentum [ed. M. Hengel – A.M. Schwemer]
[Tübingen 1994] 92-115; cf. anche J. REIDER, Prolegomena to a Greek-Hebrew &
Hebrew-Greek Index to Aquila [Philadelphia 1916]) la cui lettura sarebbe impensabile
senza riferimento al testo massoretico, alla differenza della LXX, che è una vera e
propria traduzione.
Talvolta si possono discernere in Aquila delle traduzioni che tendono a
diminuire o ad eliminare i luoghi che venivano letti da cristiani come profetici o come
riferimenti a Cristo. L'esempio più citato è Is 7,14 ove il nea'ni" di Aquila al posto del
parqevno" della LXX cambia il senso della profezia. Aquila eliminava ugualmente,
sembra, la traduzione di j"yvim; da cristov", sostituendola con hjleimmevno" (cf. Is 45,1;
Ab 3,13; Sal 28,8; 89,39.52; Dan 9,24.26). Giosuè, nella LXX, è tradotto jIhsou"
mentre in Aquila è jIwsoua (bisogna notare però che anche Mosè è trattato
diversamente da Aquila: LXX Mwush; Aquila Mwsh). È possibile vedere in queste
traduzioni anche il suo interesse per la traduzione letterale.
3. Teodozione (ca. 150/160): non fece una nuova traduzione, ma piuttosto una
revisione che avvicinava il testo all'ebraico. Ci sono attestazioni di una traduzione
"proto-teodozionica" (p.e. nel NT, Barnaba, Clemente, Hermas). È possibile che quest'
ultima fosse la traduzione greca della Bibbia, diversa dalla traduzione alessandrina
(LXX), che esisteva già prima dell'epoca cristiana (cf. E. SCHÜRER, The History of the
Jewish People in the Age of Jesus Christ (175 B.C. -- A.D. 135) [Edinburgh 1986] III.1,
502-503).
È in questo contesto che si deve notare anche l'esistenza di una forma greca del I
sec. (a.C. o d.C. – si discute ancora sulla data) fatta dai Giudei, che potrebbe stare alla
base delle traduzioni del II sec. Questa forma del testo fu notata da D. BARTHÉLEMY,
"Redécouverte d'un chaînon manquante de l'histoire de la Septante", RB 60 (1953) 18-
24
29 in un manoscritto greco dei Profeti Minori ritrovato a Nahal Hever (cf. E. TOV, The
Greek Minor Prophets Scroll from Nahal Hever (8HevXIIgr) [DJD VIII; Oxford 1990].
Egli poi la trovò in altre parti della Bibbia (cf. Les devanciers d'Aquila [Leiden 1963]).
Secondo Barthélemy, il testo greco qui è testimone di una forma del testo (che si trova
anche in altri manoscritti greci del gruppo kaige, il cui nome viene dalla caratteristica di
tradurre µG" con kaivge). Barthélemy sostiene che questo testo manifesta delle
caratteristiche dell'esegesi di Aqiba e sarebbe stata eseguita dietro ordini del rabbinato
palestinese. Sarebbe alla base della revisione fatta da Aquila (e.g., l'imitazione
dell'ebraico dove è possibile [ynIa} = ejgwv; ykinOa; = ejgw; eijmi]), e le sue tracce si
troverebbero nella quinta colonna delle Esapla di Origene, negli ebraismi della
traduzione copta dell'AT e nel codice Washingtonense. Sarebbe stato il testo utilizzato
da Giustino e sarebbe stato conosciuto da Simmaco e da 'Pseudo-Teodozione'.
Non tutti sono d'accordo su tutti i punti dell'ipotesi: e.g. L.L. GRABBE, "The
Translation Technique of the Greek Minor Versions: Translations or Revisions?",
Septuagint, Scrolls and Cognate Writings (SCS 33; Atlanta 1992) 505-556, che
conclude che per i Salmi l'ipotesi della forma kaige sembra fondata, ma per quando
riguarda Aquila e Simmaco, sembra che le loro opere siano traduzioni indipendenti da
questa forma. I rapporti fra questa forma, la traduzione di Teodozione e la traduzione
greca antica sono ancora discussi. Recentemente Greenspoon ha suggerito che esiste
una revisione kaige, che si trova in una parte del materiale attribuito a Teodozione da
Origene ed altri, ma non si può dire di più (L. GREENSPOON, "The Kaige Recension:
The Life, Death, and Postmorten Existence of a Modern – and Ancient – Phenomenon",
in M.K.H. PETERS, XII Congress IOSCS Leiden 2004 [SCS 54; Leiden 2008] 5-16. Cf.
anche O. MUNNICH, "Contribution à l'étude de la première révision de la Septante",
ANRW II, 20.1 [1987] 190-220; cf. la bibliografia in JELLICOE, A Classified
Bibliography; K.G. O'CONNELL, "Greek Versions (minor)", IDBSupp (1976) 377-381;
DOGNIEZ, Bibliography of the Septuagint (1970-1993).
Sembra che questa "trifaria varietas" si riferisca alle tre recensioni della Bibbia
conosciute da Girolamo: quella di Esechio (Alessandria e Egitto), quella di Luciano
(Costantinopoli fino ad Antiochia) e quella d'Origene (Palestina).
1. Di Esechio non si sa quasi niente, malgrado alcuni tentativi di ritrovare dei testimoni
del suo testo fra i MSS greci (cf. A. VACCARI, Bib 46 [1965] 60-66).
2. Luciano di Antiochia (IV sec. d.C.): secondo la tradizione egli elaborò una recensione
della Bibbia (AT e NT). La presenza della sua recensione in vari MSS biblici viene
indicata nei volumi dei LXX di Göttingen (cf. le introduzioni a questi volumi ed anche
B.M. METZGER, Chapters in the History of New Testament Textual Criticism, 1-41).
Per il testo "lucianeo" dei libri storici cf. N. FERNÁNDEZ MARCOS -- J.R. BUSTO SAIZ,
El texto antioqueno de la Biblia griega, I: 1-2 Samuel (Madrid 1989); II: 1-2 Reyes
(Madrid 1992); III: 1-2 Crónicas (Madrid 1996).
F.M. Cross parla di una recensione "proto-lucianea", del I sec. a.C., che sarebbe
vicina al testo ebraico di Qumran (cf. 4QSama) e al testo greco utilizzato da Flavius
Josephus, e che indicherebbe l'esistenza di una recensione ebraica palestinese; cf. F.M.
CROSS, The Ancient Library at Qumran; id., BASOR 132 (1952) 15-26; id., HTR 57
(1964) 281-299; E.C. ULRICH, The Qumran Text of Samuel and Josephus (HSM 19;
Missoula 1978).
3. Origene (III sec. d.C.): egli visse prima a Alessandria, poi a Cesarea. Egli cominciò il
suo lavoro delle Esapla nel 240 d.C., cercando di ritrovare il testo greco basato
sull'ebraico. Egli dispose i vari testi in sei colonne:
1a 2a 3a 4a 5a 6a
ebraico tras- Aquila Simmaco (LXX) Teodozione
litterazione
greca
Ci sono indizi di una sesta e settima colonna, forse con qualche traduzione giudaica o
cristiana diversa da quelle messe nelle altre colonne. Nella quinta colonna, che
26
conteneva il suo testo greco, utilizzava i segni classici di Aristarco per indicare
divergenze fra il greco e l'ebraico:
indicava con asterisco (ì) parole dal testo ebraico che non si trovavano nel greco e con
obelo (ò) parole in greco che non si trovavano nell'ebraico. Alla fine di ogni
annotazione metteva il metobelo (ù).
E.g. Gen 1,7 ì kai; ejgevneto ou{tw" ù si trova nel testo ebraico ma non in greco.
Gen 1,14 ò eij" fau'sin th'" gh'" ù ("per l'illuminazione del mondo") si trova in
greco ma non nel testo ebraico.
Quando il greco mancava, per lo più metteva un'altra traduzione nella sua Quinta
colonna, spesso quella di Teodozione ma talvolta quella di una delle altre traduzioni. Il
risultato del suo lavoro: un testo greco che era un "pasticcio" piuttosto che un testo
originale restituito. Così creò la cosidetta recensione origeniana. Ma l'importanza del
suo lavoro è che ha conservato delle lezioni di Aquila, Simmaco e Teodozione che oggi
non si trovano più. Queste lezioni sono sopravissute maggiormente nelle annotazioni
marginali di alcuni manoscritti e nella traduzione siriaca (Siro-esaplar).
Oggi le fonti disponibili per conoscere il testo delle colonne delle Esapla sono
principalmente:
G. MERCATI, Psalterii Hexapli Reliquiae. Pars Prima (Città del Vaticano 1958);
Pars Prima "Osservazioni" (Città del Vaticano 1965).
Considerando tutta questa informazione riguardo alle forme esistenti del testo
greco, risulta che è necessario stabilire il testo autentico dei LXX antica prima che essa
possa servire di strumento eventuale per la critica del testo dell'Antico Testamento.
1. Testimoni diretti
L'elenco più completo dei MSS greci dell'AT è: Verzeichnis der griechischen
Handschriften des Alten Testaments von Alfred Rahlfs. Bd. I,1: Die
Überlieferung bis zum VIII. Jahrhundert bearbeitet von Detlef Fraenkel
(Göttingen: Vandenhoeck & Ruprecht, 2004)
b. MSS cristiani (che contengono il testo greco come veniva letto nella Chiesa
nei sec. III-IV d.C.)
Papiri: Chester Beatty 961-968 (II-IV sec. d.C.) brani da Gn, Nm, Dt, Ben Sir, Is, Ger,
Ez, Dan (nella forma dei LXX e non di Teodozione) e Est. Cf. F.G. KENYON,
The Chester Beatty Biblical Papyri. Fasc. i-vii (London 1935-37).
Unciali: codici scritti in lettere maiuscoli, dal IV al X sec. d.C.; alcuni dei più
importanti (che contengono l'AT e il NT) sono:
Minuscoli (corsivi): codici scritti in lettere minuscoli, che datano dal IX al XV sec. d.C.
Alcuni dei più importanti per la storia del testo (i.e. che contengono il testo
"lucianeo", alameno per i libri storici) sono:
19 [b'] (Rome, Chigi R. vi.38) XII sec.; 108 [b] (Rome, Vat. Gr. 330) XIII sec.;
82 [o] (Paris, BN Coislin. 3) XII sec.; 127 [c2](Mosca, Syn. Bibl., Gr. 31) X
sec.; 93 [e2] (London, BM Royal 1 D ii) XIII sec.
2. Testimoni indiretti
a. Citazioni dei Padri (nei loro commentari biblici o nelle loro omelie): cf. Biblia
Patristica. Index des citations et allusions bibliques dans la littérature patristique
(Centre d'Analyse et de Documentation Patristique de l'Université de Strasbourg) Vol. I:
Des origines à Clément d'Alexandrie et Tertullien (Paris 1975); Vol. II: Le troisième
siècle (Origène excepté) (Paris 1977); Vol. III: Origène (Paris 1980); Supplément:
Philon d'Alexandrie (Paris 1982); Vol. IV: Eusèbe de Césarée, Cyrille de Jérusalem,
Epiphane de Salamine (Paris 1987); Vol. V: Basile de Césarée, Grégoire de Nazianze,
Grégoire de Nysse, Amphiloque d'Iconium (Paris 1991); Vol. VI: Hilaire de Poitiers,
Ambroise de Milan, Ambrosiaster (Paris 1995).
1. Vetus Latina (II sec. d.C.): anche se le sue origini non sono ben conosciute, si può
indi-viduare tre forme di traduzioni latine, conosciute nel II sec. d.C., senza poter
precisare quali fossero i rapporti fra di loro:
"africana": cf. Tertulliano e Cipriano
"europea": forse una recensione proveniente dell'africana
"italiana": cf. Agostino (il nome di questa forma, l'Itala, veniva utilizzato per
riferire alla Vetus Latina in genere prima che le varie forme fossero
individuate).
Il testo della Vetus Latina si trova in:
P. SABATIER, Bibliorum sacrorum latinae versiones antiquae seu Vetus Latina
(Paris 1743-1749; 21751).
C. VERCELLONE, Variae lectiones Vulgatae Latinae Bibliorum, 2 vol. (Roma
1860; 1864).
Vetus Latina. Die Reste der altlateinische Bibel nach Petrus Sabatier neu
gesammelt und herausgegeben von der Erzabtei Beuron (Bonafatius
Fischer, ed.) [in corso di pubblicazione].
29
a. La Peshitta (II-III sec. d.C.[?]): le sue origini non sono conosciute. È stata
usata da Afraate, che scriveva fra 337 e 347. La maggioranza degli studiosi conclude a
una Vorlage ebraica, del tipo massoretico, anche se si dibatte ancora su questo punto; è
possibile che ci fossero influssi dai LXX o dai targumim. Non si sa di sicuro se le sue
origini sono giudaiche o cristiane. La sua prima edizione stampata è apparsa nella
Poliglotta di Parigi nel 1645, riprodotta nella poliglotta di Walton (1657). È in corso
oggi un'edizione critica, curata dal Peshitta Institute di Leiden, basata sul manoscritto
ambrosiano 7aI (VII sec.) Per un'introduzione e bibliografia cf. P. DIRKSEN, La Peshitta
dell'Antico Testamento (Studi biblici 103; Brescia 1993).
b. La Siro-palestinese del IV-VI sec. è stata tradotta dai LXX, e soltanto alcuni
frammenti dell'AT sono in esistenza oggi. È in aramaico-palestinese, in caratteri siriaci.
c. Filosseno (vescovo di Mabbug 485-519) aveva chiesto a Policarpo di produrre
una traduzione siriaca, ma rimane oggi soltanto alcune parti dei Salmi e del NT.
d. La Siro-esapla (VII sec.), una traduzione siriaca della sesta colonna dell'opera
di Origene, fu esiguita da Paolo di Tella in 617-618. Segue il testo greco fedelmente, e
ha anche i segni esaplarici. Ci sono molte lezioni dalle traduzioni di Aquila, Simmaco e
Teodozione. Il manoscritto più importante in esistenza oggi è stato pubblicato da A.M.
CERIANI, Codex Syro-Hexaplar Ambrosianus (Milano 1874).
3. Copto (III o IV sec. d.C.): conosciuto in quattro forme, secondo i dialetti copti
(saidico, boairico, acmimico, faiumico).
La Vetus Latina e la versione copta sono tutti e due testimoni indiretti a una
forma del testo greco antecedente alla recensione esaplare di Origene e quindi non
hanno subito influsso dal questa recensione.
4. Etiopico (IV sec. d.C.[?]): secondo l'opinione più comune, questa versione fu
tradotta dai LXX, anche se ci sono delle lezioni che vanno d'accordo piuttosto con
30
l'ebraico (forse attraverso l'influsso delle Esapla di Origene). Il canone etiopico manca i
Maccabei ma ammette Enoc, Giubilei e IV Ezra. I MSS più anziani datano del XIII sec.
5. Armeno (V sec. d.C.). Sembra che sia una traduzione dalla forma esplarica dei LXX.
In parte ci sono tracce di un influsso dal siriaco.
Anche se le citazioni dell'AT nel Nuovo non sono tutte letteralmente tratte dai
LXX, le divergenze da essi in molte fra queste citazioni sarebbero dovute a motivi
teologici o a citazioni da memoria. Però ci sono alcune citazioni che suggeriscono
l'esistenza di una traduzione greca (o forse di più traduzioni) diversa dai LXX; cf. A.
SPERBER, "New Testament and Septuagint", JBL 59 (1940) 193-293. Per la bibliografia
recente cf. C. DOGNIEZ, Bibliography of the Septuagint (1970-1993) 73-82. Per
l'importanza dell'AT greco nel NT cf., fra altre opere recenti, M. HENGEL, "Die
Septuaginta als 'christliche Schriftsammlung', ihre Vorgeschichte und das Problem ihres
Kanons", Die Septuaginta zwischen Judentum und Christentum (ed. M. HENGEL - A.M.
SCHWEMER) (WUNT 72; Tübingen 1994) 182-284.
Filone d'Alessandria (intorno al I sec.). Cf. P. KATZ, Philo's Bible. The aberrant
Text of Bible Quotations in some Philonic Writings and its Place in the Textual History
of the Greek Bible (Cambridge 1950). Egli dimostra che le citazioni bibliche di Filone
sono in parte in accordo con i LXX, ma in parte sono diverse da essa e mostrano
un'assimilazione al testo ebraico.
Flavius Josephus (I sec. d.C.). Cf. soprattutto le sue Antichità giudaiche, per le
quali utilizzava probabilmente una Bibbia greca che, almeno a partire di 1 Sam 8,
suggerisce un testo che è spesso vicino a quello dei MSS "lucianei".
Tutti questi testimoni, diretti e indiretti, sono utili: 1) per rintracciare la storia dello
sviluppo del testo greco; 2) per ritrovare, in quanto è possibile, il testo greco originale;
3) per esaminare la natura della traduzione greca (o delle traduzioni greche); 4) come
strumento per la correzione eventuale del testo ebraico quando l'originale del greco è
stato ritrovato.
31
II. Testi
H.B. SWETE, The Old Testament in Greek, 3 vol. (Cambridge 1887-1891) [riproduce il
testo del codice B].
A.E. BROOKE - N. McLEAN (-H. THACKERAY), The Old Testament in Greek according
to the Text of Codex Vaticanus (Cambridge 1906-1940) [Pent., Gios, Giud, Sam,
Re, Cron, I Esd, Esd-Neem, Ester, Guidit, Tob].
A. RAHLFS, Septuaginta, id est Vetus Testamentum Graece iuxta LXX Interpretes, 2 vol.
(Stuttgart 1935) [edizione manuale dei LXX interi].
______, Septuaginta, id est Vetus Testamentum Graece iuxta LXX Interpretes. Editio
altera quam recognivit et emendavit Robert Hanhart (Stuttgart 2006).
III. Traduzioni
La Bibbia secondo la versione dei Settanta. Unica traduzione italiana e note di Aristide
Brunello (Roma: Istituto Diffusione Edizioni Culturali, 1960).
A. PIETERSMA – B.G. WRIGHT (eds.), The New English Translation of the Septuagint
(Oxford: University Press, 2007) [cf. sito NETS per le traduzioni:
http://ccat.sas.upenn.edu/nets].
The Septuagint Version of the Old Testament with an English Translation (London –
New York 1870; ristampa Grand Rapids MI 1971) [traduzione inglese fatta da
L. Brenton].
M. CIMOSA, Guida allo studio della Bibbia greca (LXX). Storia - lingua - testi
(Roma1995)
D.W. GOODING, "A Sketch of Current Septuagint Studies", Proceedings of the Irish
Biblical Association 5 (1981) 1-13
M.H. GOSHEN-GOTTSTEIN, "The Theory and Practice of Textual Criticism: The Text-
Critical Use of the LXX", Textus 3 (1963) 130-158.
K.H. JOBES – M. SILVA, Invitation to the Septuagint (Grand Rapids – Carlisle 2000).
H.M. ORLINSKY, "The LXX as Holy Writ and the Philosophy of the Translators",
HUCA 46 (1975) 89-114.
34
E. TOV, The Text-Critical Use of the Septuagint in Biblical Research (Jerusalem 1981).
P. WALTERS (KATZ), The Text of the Septuagint, Its Corruptions and Their
Emendations (Cambridge 1973).
Cambiamenti inconsci
Questi saranno errori scribali per lo più prima del I sec.; sono errori dell'udito,
dell'occhio, o della memoria.
BHSap: l c pc Mss ÌÍ /M[;l]. (pc Mss [pauci manuscripti] = 3-10 mss ebraici; qui ci
sono 8 mss [cf. De Rossi, Variae Lectiones Veteris Testamenti, Vol. IV, p. 23]): la LXX
e il Siriaco vanno d'accordo qui per la lettura "per il suo popolo". La concordanza fra
LXX e Siriaco è un fatto da notare perché spesso il Siriaco segue il TM.
La forma /ml; si trova in testi poetici per il plurale ~µh,l; (talvolta in pausa per /l)
[Joüon 103f].
uJperaspisthv": "qualcuno che tiene lo scudo = protettore"; cf. Sal 27(LXX 26),1
dove traduce z/[m; come 28,8.
È possibile che uno scriba abbia sentito male l'[ della parola wm[l.
2. Aplografia ("haplous" = semplice): una lettera, sillaba o parola che ricorre due volte
viene scritta una volta sola.
P.e. Is 5,8 TM: WbyrIq]y" hd<c;b] hd<c; tyIb'B] tyIb' y[eyGIm' y/h
1QIsa:wbyrqy hdçb hdç tyb tyb y[ygm ywh
LXX: oujai; oiJ sunavptonte" oijkivan pro;" oijkivan
kai; ajgro;n pro;" ajgro;n ejggivzonte"
TM: "Guai a voi, che aggiungete casa a casa e unite campo a campo,
finché non vi sia più spazio, e così restate soli ad abitare nella terra."
LXX: "Guai (a voi) che aggiungendo casa a casa e unendo campo a campo,
finché possano portare via qualcosa del vicino; non vivrete soli nel paese?"
Dalla testimonianza dei LXX (pro;" oijkivan)si può concludere che il secondo
tyb in 1QIsa abbia perso la preposizione iniziale b.
36
3. Dittografia ("ditto" < "dissos" = duplice) -- quando una lettera, sillaba, o parola che
ricorre una volta sola viene scritta due volte.
TM (CEI2): "Chi ha misurato con il cavo della sua mano le acque del mare
e ha calcolato l'estensione dei cieli con il palmo?"
BHSap: Œa µy ym; prp µyMiy" [BHS propone "Chi ha misurato i mari con il cavo della
mano e chi ha calcolato l'estensione dei cieli con il palmo?"; ma se la proposta della
BHS è originale, la lezione di Qumran (µy ym) sarebbe una metatesi di quella proposta, e
quella del TM sarebbe un'aplografia di quella metatesi].
TM e LXX concordano per leggere µym qui. La lezione di 1QIsa, µy ym, sembra
risultato di una dittografia dalla parte dello scriba.
TM: "Chi ama il denaro non si sazia di denaro; e chi ama nell'abbondanza non (ne ha)
profitto. Anche questo è vanità."
CEI2: "Chi ama il denaro non è mai sazio di denaro e chi ama la richezza non ha mai
entrate sufficienti. Anche questo è vanità".
l prb aløw“ (senza giustificazione testuale; la traduzione del proverbio con queste
due correzioni sarebbe: "e chi ama l'abbondanza e non [ne ha] profitto?").
Notare che il secondo stico è una domanda nel greco; nell'ebraico può essere una
domanda oppure una dichiarazione.
38
La BHS suggerisce qui di leggere ("l") ˆ/mh;, senza b, probabilmente per rispettare la
grammatica ebraica, facendo di ˆ/mh; l'oggetto del participio (notare che non ci sono
testimoni testuali di questa proposta). LXX ("e chi ha amato guadagno nell'abbondanza
di quelle cose") sembra di non aver capito completamente l'ebraico, ma la presenza
della preposizione ejn indica una lezione simile al TM.
Non mi sembra necessario vedere una dittografia in questo caso. Dalla presenza della
preposizione ejn nel greco bisogna dire o che è la conferma di quanto si legge
nell'ebraico, oppure se c'è un errore di dittografia è molto antico. Se vede che il greco ha
omesso il negativo alw nel secondo stico, cambiando l'idea di questo proverbio.
4. Influsso dal contesto: il contesto può provocare un cambiamento non voluto da uno
scriba a causa di un'armonizzazione sbagliata o di un'assomiglianza con parole o
espressioni simili nella vicinanza.
a
P.e. 1 Re 19,4 TM: tj;a, µt,ro tj'T' bv,YEw"
qere: dja
BHSap: l c nonn Mss ut Q dj;a, [da leggere con parecchi manoscritti come il qere dja]
"(Elia) s'inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una
ginestra".
c
2 Sam 9,11 TM: ynIj;l]vuAl[' lkeao tv,boypim]W
(cf. vv. 7.10: ynIj;l]vuAl[')
LXX: ejpi; th'" trapevzh" Davueid
LXXy: ejpi; th'" trapevzh" aujtou'
LXXL: ejpi; th'" trapevzh" tou' basilevw"
Vg: super mensam tuam
Le varie lezioni indicano tentativi di correggere un testo che "fa difficoltà" (cioè
la prima persona del TM). Questi tentativi fanno supporre che il TM è una lezione
antica anche se è erronea. Sembra che sia preferibile leggere wnjlv qui, spiegando il
39
TM come errore dovuto alle altre due ricorrenze della parola (vv. 7.10), o
eventualmente a una confusione di lettere ( y per w).
Bisogna vedere l'atteggiamento di Davide verso il figlio di Gionata in questo
capitolo. Nel v. 7 Davide chiama Mefiboshet (oppure Meribaal) e gli dice: "Tu
mangerai sempre alla mia tavola." Nel v. 10, parlando a Ziba, servo di Saul, Davide
dice: "ma Mefiboshet (Meri-Baal), figlio del tuo signore, mangerà sempre alla mia
tavola." Nel v. 11, Ziba dice al re: "Il tuo servo farà quanto il re, mio signore, ordina al
suo servo." Poi il narratore dice: "Mefiboshet dunque mangiava alla mia tavola [CEI2:
alla tavola di Davide] come uno dei figli del re." (oppure se è sempre Ziba che parla
nella seconda metà del versetto, dice che mangia alla sua propria tavola, ciò che non ha
senso).
5. Parablepsis: quando la stessa parola o frase viene ripetuta in un testo e l'occhio dello
scriba salta dalla prima alla seconda ricorrenza lasciando fuori tutto ciò che sta fra le
due parole o frasi.
d
P.e. 2 Sam 15,20 TM: tm,a‘w< ds,j, ËM;[i Úyj,a'Ata, bveh;wd“
LXX: kai; ejpivstreyon tou;" ajdelfouv" sou
meta; sou', kai; Kuvrio" poihvsei meta; sou'
e[leo" kai; ajlhvqeian.
Davide in fuga da Assalonne, sta parlando con Ittai di Gat, che voleva seguirlo. Davide
gli dice che deve tornare e stare con il nuovo re, Assalonne. Poi dice:
TM: "Appena ieri sei arrivato e oggi ti farei vagare con noi, mentre io stesso vado dove
capiterà di andare? Torna indietro e riconduci i tuoi fratelli con te. Fedeltà e lealtà".
LXX: "… e riconduci i tuoi fratelli con te e che il Signore faccia con te misericordia e
verità".
TM: Giosuè, figlio di Nun, di nascosto inviò da Sittim due spie, ingiungendo: "Andate,
osservate il territorio e Gerico." Essi andarono ed entrarono in casa di una donna, una
prostituta chiamata Raab, dove passarono la notte.
LXX: E Giosuè, figlio di Naue, inviò da Sattin due giovani per spiare, dicendo: "Salite e
vedete la terra e Gerico". E andando i due giovani entrarono in Gerico e entrarono nella
casa di una donna prostituta chiamata Raab e dimorarono lì.
Notare che nella LXX si parla di "giovani", non di "uomini" come nel TM. La BHS
suggerisce di inserire "Gerico" dopo WaboY:w", sulla base della presenza della parola nel
testo, ma non si vede perché si prenderebbe soltanto questa parola senza la menzione
dei giovani (o degli uomini).
Una retroversione ebraica dei LXX darebbe la seguente frase, con due ricorrenze
della parola wabyw: hnwz hvaAtyb wabyw wjyry µyvnah ynv wabyw wklyw.
6. Confusione di lettere: qui ci sono molte possibilità per eventuali errori, secondo il
tipo di scrittura che è stato adoperato.
TM: "'?' rimprovero nel prudente è più che cento colpi di uno stolto".
CEI2: "Fa più effetto un rimprovero all'assennato che cento percosse allo stolto".
LXX: "Una minaccia schiaccia il cuore di un saggio, ma uno stolto, anche se viene
fustigato, non capisce".
I LXX hanno tradotto tx;Te come suntri,bei (cioè proveniente dal verbo tt;x'
"schiacciare"), ma non va bene con !ybimeb.. Invece, se si pensa a una confusione di t per
a, ciò che potrebbe accaddere con l'alfabeto paleo-ebraico,, si può restituire txa, un
rimprovero, che corrisponderebbe ai cento colpi.
Per !ybimeb. Ì (Í) kardi,an froni,mou = !Abn" ble cf 18,15, "La mente intelligente
acquista la scienza, l'orecchio dei saggi ricerca il sapere." Non si vede però, in 17,10,
come un errore scribale avrebbe potuto cambiare un originale !ybimeb. in = !Abn" ble. È più
probabile che il traduttore greco si era ispirato dell'espressione in 18,15 per tradurre
!ybimeb. in 17,10. !ybime è participio hifil da !yBi ("discernere").
BHSap: Ì kai. evko,pasen cf Ò115 et requievit, Ò93.94 et proposuit, ÍABC w´hmj, ÍBar Hebr
w´ttwj (explicitum: oblitus est), ÊwHmjdt, ◊ cessavitque.
LXX: kai. evko,pasen to. pneu/ma tou/ basile,wj tou/ evxelqei/n pro.j Abessalwm
LXX: "E lo spirito del re si stancava di andare verso Assalonne".
Ò93 = replica codex Legionensis in Vercellone, vol. II: segue LXXB in parte :"il re si
propose di andare…"
Ò115 = Napoli codex 1 (segue la maggioranza dei mss della LXX).
ÍABC w´hmj: 3 codici del Siriaco hanno "disdegnava (tralasciava) di andare…"
ÍBar Hebr w´ttwj: Il siriaco di Bar Ebreo ha "si pentiva di andare…" (Bar Hebreus,
commentatore del testo siriaco del 13o secolo).
Ê w“mjdt: il Targum ha "languiva di andare…" [tdymxw]
Se si vocalizza il verbo al qal, lk,Tew:, si può leggere "languiva" come nel Targum.
Qumran e LXX sono d'accordo per parlare dello "spirito del re" e senza nominare
Davide.
Col verbo al femminile, si può pensare a una confusione di lettere nella parola xwr, d
per r, e poi un'altra confusione, o un compenso, d (2o) per x, cambiando la parola xwr
in dwd. Così si può pensare a una correzione del testo per leggere "E lo spirito del re
cessò di andare verso Assalonne."
c) nel greco: spesso c'è una confusione di lettere dovuta all'itacismo (la
confusione della pronuncia delle vocali h( i( e u e dei dittonghi ei( oi( e ui nel greco
koiné).
In questo caso, si pensa a una confusione scribale nella parola greca originale, qu,rai,
ove uno scriba avrebbe scritto h per u, e poi avrebbe messo k per r (nella traduzione di
Simmaco, basata sull'ebraico, si ritrova il qu,rai).
43
Alcuni MSS dei LXX (A, 106, 544, più quelli del testo lucianeo) e il copto, l'armeno e
la Vetus Latina, testimoniano a un tou/ avgaphtou/ mou. Una tale lezione
rappresenterebbe sia un cambiamento basato sul testo ebraico non vocalizzato, sia un
cambiamento secondo il senso. Il dativo nei LXX, che fa difficoltà dopo l'altro dativo
oi;kw|, è dovuto a una falsa comprensione dell'abbreviazione: tw¯ agaphtw¯ per tw/n
avgaphtw/n.
CEI2: "E se gli si dirà :'Perché quelle piaghe in mezzo alle tue mani?', egli risponderà:
'Queste le ho ricevute in casa dei miei amici'."
lett: "Egli dirà: 'che sono stato colpito nella casa dei miei amici'."
LXX: non ha senso con i due dativi. Notare il verbo, 2 aor pass da plh,ssw. Notare che
vari mss greci e traduzioni antiche hanno tou/ avgaphtou/ mou, al singolare, che può
giustificarsi se leggevano un testo ebraico non vocalizzato, oppure si può vedere un
tentativo di "riparare" il testo greco.
Si suggerisce di leggere ~rbq ("il loro sepolcro" anziché "il loro interno"), seguendo in
questo caso la lezione di LXX, Tg e Sir. L'accordo fra questi tre testimoni può suggerire
che è la tradizione massoretica che è erronea qui.
44
e
Nel greco: 2 Cron 31,6 TM: ~yvid"q" rf;[.m;W
LXX: kai. evpide,kata aivgw/n
TM (CEI2): "E gli Israeliti e i Giudei, che abitavano nelle città di Giuda, portarono
anche loro la decima degli armenti e delle greggi; come anche la decima dei doni
consacrati al Signore, loro Dio, facendone grandi mucchi."
LXX ha: "la decima delle capre". E possibile che la presenza di mo,skwn e proba,twn
nello stesso versetto abbia confuso un copista che avrebbe scritto aivgw/n.
Un unico MS, London Brit. Mus., Royal 1 D.II, del XIII sec. (93 [Rahlfs] ossia "e2"
[Brooke-McLean]), ha a`giw/n. Qui si tratta di una metatesi che è passata in tutta la
tradizione del testo dei LXX (tranne un MS) e della Vetus Latina.
P.e. Sal 73,1 TM: bb'le yrEb'l. ~yhil{a/ alaer"f.yIl. bAj %a;
LXX: w`j avgaqo.j tw/| Israhl o` qeo,j
toi/j euvqe,si th/| kardi,a|
È così anche nelle altre versioni. Ma il parallelismo della poesia ebraica può suggerire
una divisione diversa di parole per leggere lae rv'Y"l; anziché laer"f.yIl.. Se è giusta
questa proposta, lo sbaglio sarebbe assai antico perché si trova anche nella LXX. Notare
che l'apparato della BHS lo propone senza nessun testimone testuale. Se si tratta di un
errore qui, è abbastanza antica perché tutte le versioni seguono il TM.
45
Cambiamenti consci
c
TM: WhLuk;y>w: Whluk'a}w: bqo[}y:-ta, Wlk.a'-yKi
LXX: o[ti kate,fagon to.n Iakwb kai. evxanh,lwsan auvto,n.
TM: "Riversa il tuo sdegno sulle genti che non ti riconoscono e sulle stirpi che non
invocano il tuo nome, perché hanno divorato Giacobbe, l'hanno divorato e consumato e
hanno devastato la sua dimora."
c
P.e. 1 Sam 3,21-4,1a TM: ` hw"hy> rb;d>Bic bAlviB. alaeWmv.-la, hw"hy> hl'g>nI-yKi
laer'f.yI-lk'l. laeWmv.-rb;d> yhiy>w: 4,1
BHSap: a ÌÒ115.93.94 + mlt vb [LXX e alcuni MSS della VL aggiungono molte parole]
b
> ÌÒ115 [AlviB. è assente dalla LXX e da un MS della VL]
c-c
mlt Mss ' y ' dk cf Êedd ◊; > ÌÒ115 [parecchi MSS ebraici hanno hw"hy> rb;d>Ki
confer alcune edizioni del Targum e la Volgata; le parole sono assenti
dalla LXX e da un MS della VL]
CEI2: "Il Signore continuò ad apparire a Silo, perché il Signore si rivelava a Samuele a
Silo con la sua parola. La parola di Samuele giunse a tutto Israele."
TM: "Perché il Signore apparve a Samuele a Silo per la parola del Signore. E
la parola di Samuele era per tutto Israele."
46
La LXX presenta un testo assai diverso qui, senza menzione della parola del Signore o
della parola di Samuele:
LXX: kai, prose,qeto Ku,rioj dhlwqh/nai evn Shlw,m( o[ti avpekalu,fqh Ku,rioj
pro.j Samouh,l\ kai. evpisteu,qh Samouh,l profh,thj gene,sqai tw/| kuri,w| eivj
pa,nta vIsrah,l avp va;krwn th/j gh/j kai. e[wj a;krwn) kai. vHlei. presbu,thj
sfo,dra( kai. oi` ui`oi. auvtou/ poreuo,menoi evporeu,onto( kai. ponhra. h` o`do.j
auvtw/n evnw,pion Kuri,ou)
4,1 kai. evgenh,qh evn tai/j h`me,raij evkei,naij kai. sunaqroi,zontai avllo,fuloi eivj
po,lemon evpi. vIsrah,l\ kai. evxh/lqen vIsrah.l eivj avpa,nthsin auvtoi/j eivj
po,lemon…
LXX: "E il Signore ricominciò ad aparire in Silo, perché il Signore si rivelò a Samuele.
E fu creduto che Samuele diventò profeta del Signore per tutt'Israele dalle estremità
della terra fino alle estremità. E Eli era molto vecchio, e i suoi figli proseguendo
continuavano, e la loro via era malvagia davanti al Signore.
4,1 E capitò in quei giorni e gli stranieri si radunavano per una battaglia contro Israele, e
Israele uscì ad incontrarli per guerra…"
P.e. 2 Sam 7,7 TM: laer'f.yI yjeb.vi ; LXX: fulh.n tou/ Israhl
b
1 Cr 17,6 TM: laer"f.yI yjep.vo ; LXX: fulh.n tou/ Israhl
Molti corregono il testo ebraico di 2 Sam 7,7 qui, sulla base del testo parallelo a 1 Cr e
sulla presenza di ~yjip.vo a 2 Sam 7,11. È meglio rispettare le divergenze che si trovano
dentro testi paralleli; la presenza di fulh.n tou/ Israhl nella LXX di 1 Cr 17,6
indicherebbe un influsso dal testo di Samuele (probabilmente al livello del testo greco).
47
3. Cambiamenti per motivi teologici: ognitanto il testo indica che ci sono stati
cambiamenti per togliere espressioni o parole che offendono teologicamente. P.e. in 2
Sam 2-4: il nome del figlio di Saul è tvb-vya nella tradizione massoretica, ma
Eisbaal nella più antica tradizione dei LXX, che suggerisce un l[b-vya nell'ebraico
originale. Si può pensare che il TM avesse fatto il cambiamento per evitare il nome
teoforico di Ba‛al [vedi sotto].
1. Critica interna: un giudizio basato sul senso di un testo secondo le varianti e secondo
il suo contesto per arrivare a una probabilità interna sul valore di una lezione. Lo stile
dell'autore, il contesto immediato e quello più largo, e il senso del testo stesso sono gli
elementi importanti per fare tale giudizio.
2. Critica esterna: un giudizio basato sul valore dei testimoni testuali diretti o indiretti
(cioè i manoscritti stessi e le altre testimonianze di un testo). Qui bisogna conoscere la
storia della trasmissione del testo e il valore di ogni singolo testimone ("Auctoritates
ponderantur, non numerantur").
Congetture
Quando nessuna forma del testo ebraico o delle versioni dà un senso accettabile,
è possibile che ci sia bisogno di ricorrere (con grande cautela) a una congettura.
a
BHSap: v 1 > Ì-OpLMss
b c-c
~ynIv' yTev.W : ÌLpMs 30, Í 21 >Í
Secondo l'apparato, il versetto è assente dalla LXX ma si trova in una parte dei
manoscritti della recensione origeniana, nella recensione lucianea e in alcuni altri
manoscritti greci. Per le parole ~ynIv' yTev.W una parte della recensione lucianea e un altro
manoscritto greco danno 30 anni al regno di Saul, mentre il Siriaco ne dà 21 (qui
l'apparato è erroneo perché il siriaco recita: "un anno o due", non "ventuno"; cf. C.
MORRISON, The Character of the Syriac Version of the First Book of Samuel [Leiden
2001] 21, 143).
Altri testimoni antichi sembrano seguire il TM o una forma della recensione
lucianea, oppure cercano di dare un senso a un testo corrotto:
LXXL: ui`o.j evniautou/ Saoul evn tw/| basileu,ein auvto,n kai. du,o e;th
evbasi,leusen evpi. vIsrah,lÅ
evniautou/] tria,konta evtw/n 108mg 82 93 [recensione lucianea] 158
+ kai. evge,neto evn tw/| evniautw/| 376 247 [recensione origeniana]
TM: "Quanto a te, andrai in pace presso i tuoi padri; sarai sepolto dopo una vecchiaia
felice."
LXX: "… sarai nutrito dopo una vecchiaia felice."
Rahlfs (1935): tafei,j rappresenta una correzione fatta al testo secondo il senso (e
secondo quanto si trova nel TM).
Non si può rintracciare il momento nel quale lo sbaglio fosse stato introdotto nel
testo greco. Tutti i MSS greci, anche i testimoni più antichi, hanno trafei,j.
L'emendazione, che si trova nell'edizione di Grabe (1707) e nella Complutense (1517), è
una congettura basata sull'ebraico.
50
ESERCIZIO
4,12a-a: Œ tXbypm.
Qui il frammento di 4QSama ha tXbypm.
Si può concludere per questo insieme di lezioni che l[bvya era la forma
originale del nome del figlio di Saul, conservata nei LXX, nella Vetus Latina, e a
Qumran (in parte). Il TM rispecchia una tradizione che lo ha cambiato in tvbvya. Una
parte della tradizione greca del testo (l'antiocheno o proto-lucianeo) e Qumran
avrebbero confuso il nome nei cc. 3-4 con il figlio di Gionata (Memfibošet; cf. 2 Sam
4,4). I MSS greci che hanno Iebosqe nei cc. 3-4 (MN e molti minuscoli) mostrano una
"correzione" del testo verso il TM. Le traduzioni greche del secondo secolo d.C. hanno
conservato la forma originale. Le forme nella Volgata e in parte nel Siriaco seguono il
TM.