You are on page 1of 51

INTRODUZIONE ALLA CRITICA TESTUALE

DELL'ANTICO TESTAMENTO

Queste dispense sono


destinate esclusivamente
all'uso degli studenti
iscritti al corso.

S. Pisano, SJ
1o semestre 2013-2014
2

CRITICA TESTUALE DELL'ANTICO TESTAMENTO

La critica testuale in genere

Lo scopo della critica testuale si può dividere in due parti: restaurare un testo
danneggiato per arrivare alla lezione dell'autore stesso, o almeno quella più vicina
possibile; rintracciare la storia della trasmissione e dello sviluppo del testo scritto di
cui abbiamo varie forme oggi (qui si tratta di testi non necessariamente danneggiati, ma
la cui forma ha subito cambiamenti attraverso la storia).
Il testo ebraico dell'AT che leggiamo oggi è il "testo massoretico" (TM), frutto
del lavoro dei massoreti e dei loro antenati. I massoreti stessi, lavorando dal VI al X sec.
d.C. per stabilire i punti vocalici e le diverse indicazioni della massora, erano eredi di
un testo ebraico già in uso prima del loro tempo. Dal loro tempo in poi il testo è rimasto
stabile, ma una parte del nostro lavoro è di rintracciare la storia del testo prima del
periodo dei massoreti. Questo si fa attraverso i testimoni del testo in ebraico e nelle
varie traduzioni antiche. Attraverso questi testimoni si può porre la domanda del
rapporto fra il TM e la forma originale degli scritti dell'AT.
Risalendo nella storia del testo dell'AT si possono individuare fino a quattro
rami che indicano forme diverse del testo: 1) il (proto-)massoretico; 2) i Settanta:
traduzione greca eseguita intorno al II sec. a.C. che suggerisce una Vorlage ebraica
diversa dal TM in molti punti; 3) le varie forme del testo ritrovate fra i documenti del
Mar Morto (Qumran); 4) il Pentateuco Samaritano. Fra i testimoni di un testo "proto-
massoretico", oltre i manoscritti ebraici, ci sono delle traduzioni fatte dal II fino al VII
sec. d.C.: i targumim: traduzione aramaica basata sul proto-TM che risale intorno al II
sec. d.C.; la versione siriaca: cominciata verso il II sec. d.C.; le traduzioni greche di
Aquila, Simmaco e Teodozione (del II sec. d.C. anche se la situazione di quella di
Teodozione è più complessa, come vedremo in seguito); la versione latina di San
Girolamo (la Vulgata) del IV sec. d.C.; le revisioni fatte alla traduzione greca della
Settanta che la portarono più vicino al TM (p.e. in parte, le Esapla di Origene del III
sec. d.C., conosciute parzialmente dal Syrohexaplar, una traduzione siriaca dell'opera di
Origene fatta nel VII sec. d.C.). Per quanto riguarda i Settanta (LXX) ci sono delle
traduzioni (p.e. la Vetus latina del II sec. d.C.; la versione copta del III sec. d.C.) che ci
permettono talvolta di precisare la nostra conoscenza del testo greco dei LXX. A
Qumran si vede una varietà assai grande delle forme del testo. Questi testi, che
risalgono dal I sec. d.C. fino al III sec. a.C., rispecchiano sia il TM sia i LXX, ma anche
altre forme finora sconosciute. Infine, il Pentateuco Samaritano conosciuto oggi è
l'erede del testo dei samaritani che si sono separati dai giudei nel IV sec. a.C.
3

I manoscritti di tutte queste forme del testo (e anche di altre) spesso indicano un
certo influsso di un testo sull'altro, e una parte del lavoro della critica testuale è di
ritrovare le lezioni "originali" delle diverse forme sopra nominate per poter 1) esaminare
la natura di ogni singolo testo; e 2) rintracciare la storia dello sviluppo delle varie forme.
Inoltre, siccome si tratta di una storia manoscritta, cioè di testi scritti a mano, bisogna
tenere presente la possibilità di errori introdotti nei testi dagli scribi. Lo studio di tutti i
manoscritti disponibili e delle diverse forme del testo può aiutare a risanare i testi che
sono sospettati di essere danneggiati.
È possibile parlare di quattro stadi nello sviluppo del testo ebraico. Il primo
sarebbe quello della produzione scritta (e orale) del testo, risalente agli "autori originali"
o ai "testi originali". Non esistono più degli "autografi" che sarebbero testimoni diretti
di questo stadio del testo. Per lo più si può arrivare a questo stadio soltanto attraverso
un'analisi letteraria, per tentare una ricostruzione di tali testi dove si pensa che i
testimoni attuali avrebbero subito delle trasformazioni. Un secondo stadio è quello della
forma più antica (o delle forme le più antiche) che si può incontrare attraverso i
testimoni esistenti, sia diretti che indiretti. Per lo più è questo lo stadio dove si concentra
l'applicazione della critica testuale. Il terzo stadio è quello del testo ebraico
consonantico, che diventò normativo verso la fine del I sec. della nostra era. Siccome è
quello accettato dai massoreti e sul quale loro hanno lavorato, si può chiamare questo
stadio il "proto-massoretico". Il quarto sarebbe quello del testo massoretico, il testo con
la sua vocalizzazione scritta e con l'insieme delle osservazioni elaborate dagli studiosi
del testo (i massoreti e i soferim prima di loro) che s'incontra nei manoscritti ebraici
cominciando verso il X sec. d.C. (Cf. D. BARTHÉLEMY, Critique textuelle de l'Ancien
Testament, I [OBO 50/1; Fribourg Suisse-Göttingen 1982] *69).

Bibliografia generale ed introduttiva

B.J. ROBERTS, The Old Testament Text and Versions (Cardiff 1951).
__________, "The Textual Transmission of the Old Testament", Tradition and
Interpretation (G.A. Anderson, ed.)(Oxford 1979) 1-30.

R.W. KLEIN, Textual Criticism of the Old Testament (Philadelphia 1974).

C.M. MARTINI, Il Messaggio della Salvezza, I: Introduzione generale (Torino 41973)


154-223.
__________, "Il testo biblico", I Libri di Dio (Torino 1975) 502-551.

M. MULDER (ed.), Mikra. Text, Translation, Reading and Interpretation of the Hebrew
Bible in Ancient Judaism and Early Christianity (Assen/Maastricht -
Philadelphia 1988).
4

M. SÆBØ (ed.), Hebrew Bible/Old Testament. The History of Its Interpretation. Vol. I:
From the Beginnings to the Middle Ages (Until 1300) (Göttingen 1996).

S. TALMON, "The Old Testament Text", The Cambridge History of the Bible, I
(Cambridge 1970) 159-199.

E. TOV, Textual Criticism of the Hebrew Bible, Third Edition, Revised and Enlarged
(Minneapolis 2012).

P. D. WEGNER, A Student's Guide to Textual Criticism of the Bible. Its History, Methods
& Results (Downers Grove, IL 2006).

_________, Guida alla critica testuale della Bibbia. Stori, metodi e risultati (Cinisello
Balsamo 2009).

E. WÜRTHWEIN. Der Text des Alten Testaments (Stuttgart 51988).

__________, The Text of the Old Testament . Second edition (Grand Rapids, MI 1995).

Edizioni del testo massoretico e alcuni sussidi

Biblica Hebraica (R. Kittel, ed.) (Stuttgart 31937).


Biblia Hebraica Stuttgartensia (K. Elliger-W. Rudolph, ed.) (Stuttgart 1967-77).
Biblia Hebraica Quinta (A. Schenker et al., eds.) (Stuttgart 2004--) [in corso di pubblicazione;
sono apparsi finora: Megilloth (2004); Ezra-Nehemiah (2006); Deuteronomy (2007);
Proverbs (2008); The Twelve Minor Prophets (2010); Judges (2011)].
P.H. KELLEY – D.S. MYNATT – T.G. CRAWFORD, The Masorah of Biblia Hebraica
Stuttgartensia. Introduction and Annotated Glossary (Grand Rapids 1998).
E. MARTÍN CONTRERAS – G. SEIJAS DE LOS RÍOS-ZARZOSA, Masora. La transmisión de la
tradición de la Biblia Hebrea (Instrumentos para el estudio de la Biblia 20; Estella
2010).
H.P. RÜGER, An English Key to the Latin Words and Abbreviations and the Symbols of
Biblia Hebraica Stuttgartensia (Stuttgart 1981).
W.R. SCOTT, A Simplified Guide to BHS (Berkeley CA 1987).
G.E. WEIL, Massorah Gedolah. Iuxta codicem Leningradensem B 19a, Vol I:Catalogi
(Roma PIB 1971).
R. WONNEBERGER, "Die Apparatsprache der Biblia Hebraica Stuttgartensia. Ein
linguistischer Beitrag zur Editionskunde", Bib 64 (1983) 305-342.
R. WONNEBERGER, Understanding BHS: A Manual for the Users of Biblia Hebraica
Stuttgartensia (Roma PIB 1984).
I. YEIVIN, Introduction to the Tiberian Masorah (Chico 1980).
5

Introduzioni alla Bibbia ebraica

C. GINSBURG, Introduction to the Massoretico-Critical Edition of the Hebrew Bible


(London 1897; ristampa New York 1966).
S. LEIMAN (ed.), The Canon and Massorah of the Hebrew Bible (New York 1974).
P.K. McCARTER, Textual Criticism. Recovering the Text of the Hebrew Bible
(Philadelphia 1986).
J. WEINGREEN, Introduction to the Critical Study of the Text of the Hebrew Bible
(Oxford-New York 1982).

IL TESTO MASSORETICO

Per lo studio del testo massoretico (TM), è opportuno cominciare con gli studi
critici moderni, poi risalire nella storia per capire la natura degli studi fatti sul testo
massoretico e infine indagare sulle sue origini e sulla sua età.

I. Periodo dei critici (sec. XVI-oggi)

La prima Bibbia (intera) stampata (editio princeps) fu eseguita a Soncino nel


1488 da R. Joshua.
Polyglota Complutensia (Alcalà 1514-1517), in 6 volumi, era opera del Card.
Cisneros. Fu pubblicata nel 1522. Il testo fu stampato con i segni vocalici ma senza
accenti, che non si trovavano nei manoscritti più antichi consultati dagli editori.
Bibbia Rabbinica (prima edizione, in 4 volumi) fu stampata a Venezia nel 1516-
1517 da Daniel Bomberg. L'editore, conosciuto solo dal suo nome cristiano che prese
dopo la sua conversione, era Felix Pratensis (descritto come un uomo "trium linguarum
scientia ac solida eruditione ornatus"). Una Bibbia rabbinica contiene, oltre il testo
ebraico, commentari medioevali sul testo, come quelli di Rashi, Ibn Ezra e Qimchi.
Bibbia Rabbinica (seconda edizione) fu stampata a Venezia dal Bomberg nel
1524-1525. È l'editio princeps della Bibbia di Jacob ben Chayim e contiene la massora.
Il testo ebraico di questa edizione era quello in uso comune fino alla 3a edizione della
Biblia Hebraica del Kittel (1937).
Alcuni studiosi dicono che il testo ebraico della Complutense è preferibile a
quello di ben Chayim. Quest'ultimo era convinto che il suo testo fosse fedele alla
tradizione di Ben Asher, ma egli utilizzava manoscritti più recenti di quelli utilizzati
dalla Complutense e da Felix Pratensis. (Cf. P. KAHLE, "The Hebrew Text of the
Complutensian Polyglot", Homenaje a Millas-Vallicrosa, I [Barcelona 1954] 741-751).
6

Dibattito sul valore delle vocali nel testo massoretico

Già nel '500 e poi nel '600 si discuteva sulle origini delle vocali nel TM. Era una
discussione ermeneutico-teologica per sapere 1) a che epoca risalisse l'uso dei puntini
per esprimere le vocali e 2) se le vocali godessero della stessa ispirazione delle
consonanti.
Elias LEVITA pubblicò un commentario sulla massora (Massoreth Ha-Massoreth
[Venezia 1538]) mostrando che né il Talmud né il Midrash conoscevano il sistema
massoretico di vocalizzazione e così arrivava alla conclusione che i punti erano
posteriori a quelle opere. Inoltre, sosteneva che le varianti delle vocali danno la prova
che i punti non risalgono al Sinai e quindi non sono di origine divina. Infine mostrava
che i nomi dei punti sono di origine babilonese e aramaica e quindi furono introdotti
dopo l'esilio in Babilonia. (Per una traduzione della sua opera cf. C.D. GINSBURG, The
Massoreth Ha-Massoreth of Elias Levita [1867; ristampa New York 1968]).
Johannes BUXTORF, Sr., nel suo Tiberias sive commentarius masorethicus
(Basilea 1620) cercò di dimostrare che i punti vocalici avevano un'origine divina e
quindi che le vocali godevano della stessa autorità che il testo consonantico e furono
messe nel testo al tempo di Ezra (IV s. a.C.). L. CAPPEL, Critica Sacra (Parigi 1650)
replicò indicando l'origine puramente umana di questi punti. J. BUXTORF, Jr., continuò
il dibattito nel suo Anticritica seu vindiciae veritatis hebraicae (Basilea 1653) cercando
di mostrare l'origine divina.
Per tutto il dibattito, cf. R.A. MULLER, "The Debate over the Vowel Points and
the Crisis in Orthodox Hermeneutics", Journal of Medieval and Renaissance Studies 10
(1980) 53-72; D. BARTHELEMY, Critique textuelle de l'Ancien Testament I (Fribourg-
Göttingen 1982) *1-*22.

Collezioni di varianti nei MSS ebraici

B. KENNICOTT, Vetus Testamentum Hebraicum cum variis lectionibus, 2 vol.


(Oxford 1776; 1780), pubblicò uno studio di 615 MSS ebraici e di 52 edizioni stampate
per raccogliere le varianti consonantiche. La sua conclusione fu che tutti i MSS
presentano lo stesso testo, con pocchissime varianti che possono servire per correggere
eventualmente il TM.
G.B. DE ROSSI, Variae Lectiones Veteris Testamenti, 4 vol. + supp. (Parma
1784-1788). Consultò 1418 MSS e 374 edizioni stampate per completare il lavoro di
Kennicott. Indicò anche le divergenze vocaliche.
7

Anche se queste due edizioni forniscono una massa di informazione riguardo


alle varianti nei manoscritti consultati, il risultato del lavoro è piuttosto scarso. Le
divergenze testuali sono spesso frutto di errori scribali. Allo stesso tempo tutti i
manoscritti consultati erano della tradizione massoretica e quindi non ci presentano
un'altra forma del testo.
Le indicazioni di varianti nei MSS ebraici nell'apparato critico della BHS
provengono di queste due opere.
In questo periodo si vede nascere uno spirito critico che vedeva la necessità di
confrontare il TM con lo studio di altri MSS ebraici e con le versioni antiche per
arrivare a un testo che fosse più fedele all'originale. Cf. per i primi studi in questo senso:
L. CAPPEL, Commentarii et notae criticae in Vetus Testamentum (Amsterdam 1684).
C.F. HOUBIGANT, Biblia Hebraica cum notis criticis et versione latina ad notas criticas
factas, 4 vol. (Paris 1753).

II. Periodo dei massoreti (sec. VI-X)

I massoreti (il nome viene probabilmente dalla parola hrwsm "tradizione")


erano studiosi che svolgevano due tipi di lavoro sul testo: mettevano i segni vocalici nel
testo e facevano delle osservazioni su singole parole o frasi. L'insieme di queste
osservazioni, la "massora", si trova nei margini dei MSS o in liste alla fine del testo
biblico. I massoreti, che spesso erano della stessa famiglia, lavoravono nei grandi centri
del giudaismo, Babilonia e la Palestina. Le due famiglie più famose erano Ben Naftali e
Ben Asher. I MSS fatti da questa ultima sono considerati i più fedeli alla tradizione
autorevole di lettura del testo biblico.
I grandi MSS (in forma di codex, non di rotolo) di quest'epoca contengono il
testo della famiglia Ben Asher:
1. Codex dei Profeti del Cairo [C] -- 895/896 d.C., probabilmente trascritto da Mosé
ben Asher, padre di Aaron ben Asher. Cf. F. PEREZ CASTRO et al., El Códice de
Profetas de el Cairo, in corso di pubblicazione nella "Biblia Poliglota Matritense",
Madrid.
2. Codex di Aleppo [A] -- 925/930 d.C. (in parte distrutto: comincia a Dt 28,17 e
mancano alcune altre parti del testo). È considerato da molti il MS più fedele alla scuola
di Ben Asher (cf. M.H. GOSHEN-GOTTSTEIN, "The Aleppo Codex and the Rise of the
Massoretic Bible Text", BA 42 [1979] 145-163) ed è il MS utilizzato per il testo de "The
Hebrew University Bible" (finora i libri di Isaia e Geremia sono stati pubblicati).
3. Codex Leningradensis B 19A [L] -- 1008/1009 d.C. Anche questo proviene dalla
scuola di Ben Asher. È il più antico MS della Bibbia ebraica intera e fu utilizzato per il
testo della Biblia Hebraica (3a edizione) del Kittel (1937) e della Biblia Hebraica
8

Stuttgartensia (1966-76). Una prima riproduzione fotografica (D.S. LOEWINGER,


Pentateuch, Prophets, and Hagiographica. Codex Leningrad B 19A. The Earliest
Complete Bible Manuscript, 3 vol.[(Jerusalem 1970]) è stata superata adesso da D.N.
FREEDMAN, The Leningrad Codex. A Facsimile Edition (Grand Rapids, MI – Leiden
1998).
Il sistema di vocalizzazione che si trova in questi MSS è quello tiberiense.
C'erano però altri sistemi, pre-tiberiensi, scomparsi sotto l'influsso della popolarità del
sistema tiberiense. MSS con queste vocalizzazioni sono stati ritrovati alla fine del '800
nella "Gheniza" del Cairo: sono MSS dal VI al IX sec. d.C. e, mentre il testo
consonantico è quello massoretico, contengono due tipi diversi di vocalizzazione:
"orientale", di Babilonia ed "occidentale", dalla Palestina. Ambedue sono sistemi
sopralineari. Cf. P. KAHLE, The Cairo Genizah (London 1947; Oxford 21959); idem,
Massoreten des Westens, II (Stuttgart 1930); idem, "Die hebräischen Bibelhandschriften
aus Babilonia", ZAW 46 (1928) 113-137.
Gli accenti, messi in questo periodo, possono servire per indirizzare verso una
certa esegesi dei testi. P.e. Is 56,9: r['Y:B' /ty“j'AlK; lkoa‘l, Wyt;ae yd:-c; /ty“j' lK;.
Nell'apparato della BHS alla parola lkal si legge "tr huc -", che indica un'altra
divisione del versetto. Nei MSS L e C, c'è uno spazio dopo il versetto, ciò indica che i
massoreti intendevano che venisse letto con ciò che precede e non con ciò che segue.
Così in 56,1-8 la promessa di premi per coloro che conservano la giustizia e osservano il
sabato è seguita da un'altra promessa, che gli animali del campo (i deboli) mangeranno
quelli della foresta (i forti), cioè i giusti prevarranno sopra i cattivi. Con l'atnah a lkal
invece, si aprirebbe la sezione della profezia che denuncia i capi incompetenti del
popolo (cf. la maggioranza delle traduzioni moderne).

III. Periodo degli scribi (Soferim) (sec. I-VI)

I soferim ("contatori") contavano il numero di parole e di versetti del testo


biblico per vigilare sull'autenticità del testo nei mss.Vedi, per esempio, Lev 8,8 dove
viene scritto nel margine qwspb hrwth yxj per indicare il versetto centrale della
Tora. Inoltre facevano delle osservazioni su alcuni testi difficili per stabilire una lettura
"giusta" e ortodossa:
a) punti straordinari -- in 15 punti della Bibbia sono indicati dei puntini sopra
alcune lettere o parole per segnalare che essi avevano dei dubbi sulla forma o sulla
dottrina. P.e. in Ez 41,20 vi sono puntini sopra le lettere dell'ultima parola del versetto,
lk;yheh', per indicare una dittografia, cioè un errore di uno scriba che aveva scritto la
parola due volte (cf. l'inizio del v. 21).
9

b) nun inverso -- in 9 punti si trova un piccolo nun inverso scritto alla fine di un
versetto. Sembra che indichi che questo indicasse un loro dubbio sulla posizione del
versetto. P.e. in Num 10,34-36 si trova questa indicazione.
c) sebir -- dalla parola aramaica per "supporre". Ci sono più o meno 350 punti
dove si trova questa nota per segnalare che la forma presente nel testo non è quella
aspettata, indicando in margine quella considerata giusta. P.e. in Gen 19,8 si trova laeh;;
l'apparato critico della BHS pone hL,aeh; con l'indicazione "Seb".
d) qere-ketib -- "detto" e "scritto". Il segno (qO) posto in margine indica che una
parola viene scritta in un modo ma deve essere pronunciata in un altro. P.e. in Gios 6,7
la prima parola è scritta wrm,aYow" ma vocalizzata come se fosse al singolare; nel margine
si trova il qO con la forma rmayw.
e) non c'è altro -- il segno lO nel margine è l'abbreviazione per tya al, per
indicare parole o combinazioni di parole che ricorrono una volta sola nella scrittura.
Tutti questi commenti testuali tendevano a spiegare, o almeno ad indicare,
parole o espressioni che creavano difficoltà oppure proponevano altre letture lasciando
intatto il testo consonantico. Ulteriori indicazioni dei soferim sembrano indicare delle
modifiche o emendazioni del testo, alcune di queste finalizzate a mostrare una
mancanza di rispetto verso Dio. Complessivamente ci sono 18 punti con queste
caratteristiche denominati i tiqqunê soferim, cioè emendazioni degli scribi. P.e. in Gen
18,22 si legge "Abramo stava ancora dinanzi al Signore". Nell'elenco dei tiqqunê
soferim viene indicato, in questo punto, un cambiamento. Questo ci porta a supporre che
un tempo si leggeva "Il Signore stava dinanzi ad Abramo", il cui significato poneva dei
problemi, poiché il "superiore" sarebbe dovuto stare di fronte all'"inferiore". Per
l'insieme della questione dei tiqqunê soferim cf. C. McCARTHY, The Tiqqune Sopherim
and Other Theological Corrections in the Masoretic Text of the Old Testament (OBO
36; Freiburg Schweiz – Göttingen 1981). Sulle osservazioni degli scribi in genere, cf.
YEIVIN, Introduction, GINSBURG, Introduction, e SCOTT, Simplified Guide.

Altri testimoni della situazione del testo biblico consonantico, oltre i manoscritti
ebraici massoretici, appartengono a questo stesso periodo:
-- un manoscritto ebraico dei Dodici Profeti dell'Uadi Murabba`at (ca. 135 d.C.);
cf. P. BENOIT - J.T. MILIK - R. DE VAUX, Les Grottes de Murabba`at (Discoveries in
the Judaean Desert, II: Texte, Planches; Oxford 1961) 50, 180ss.
-- le traduzioni greche del II sec. d.C. di Aquila, Simmaco e Teodozione (benché
quella di quest'ultimo sembri piuttosto la revisione di una traduzione greca più antica).
-- la Vulgata di S. Girolamo (IV sec. d.C.), basata sulla veritas hebraica.
-- i Targumim, le traduzioni aramaiche della Scrittura. All'inizio erano traduzioni
orali che poi furono messe per iscritto per l'uso di quelli che non leggevano più
l'ebraico. Le traduzioni sono basate sul TM; cf. R. LE DÉAUT, Introduction à la
10

littérature targumique (Rome 1966); S.P. CARBONE - G. RIZZI, Le Scritture ai tempi di


Gesù. Introduzione alla LXX e alle antiche versioni aramaiche (Testi e Commenti;
Bologna 1992).

Conclusioni
In conclusione, lo studio di questi tre periodi ci porta a concludere che il testo
massoretico, per ciò che concerne il sistema di vocalizzazione e, in parte, la
grammatica, è opera della scuola massoretica di Ben Asher. Il testo consonantico,
invece, risale probabilmente al secondo, o forse al primo, secolo d.C. Secondo R.
GORDIS, The Biblical Text in the Making. A Study of the Kethib-Qere (Philadelphia
1937; 21971) 45, il manoscritto scelto come normativo per il testo ebraico fu adottato
nel tempo di R. Akiba (ca. 100 d.C), forse anche prima.

IV. Periodo "pre-stabilizzazione" del testo (dal I sec. d.C. in dietro)

Antecedentemente al primo secolo d.C., si osserva una notevole varietà nella


forma del testo biblico, come si riscontra nei manoscritti ebraici e greci di Qumran, nel
testo dei LXX e in quello del Pentateuco Samaritano. I rapporti fra questi testi e quello
"proto-massoretico" costituiscono in buona parte il lavoro della critica testuale dell'AT.

PENTATEUCO SAMARITANO

Il Pentateuco Samaritano è la Bibbia della comunità samaritana prima e dopo lo


scisma intercorso fra loro e i giudei (IV sec. a.C.). Era nel secondo secolo a. C., però,
che le divergenze nel testo sono apparse (cf. J.D. PURVIS, The Samaritan Pentateuch
and the Origin of the Samaritan Sect [Cambridge, MA 1968]). I samaritani
conservarono il Pentateuco come unico corpo di Scrittura ispirata mentre i giudei
avevano accettato i libri dei profeti e quelli agiografici. Confrontando il Pent. Sam. col
TM troviamo più o meno 6.000 varianti; all'incerca 1.600 di queste varianti vanno
d'accordo con i LXX. Per lo più le varianti sono di tipo ortografico (p.e. matres
lectionis) o morfologico. Ci sono tuttavia altre varianti che indicano gli interessi
teologici dei samaritani (p.e. in Es 20,17 e Dt 5,21 troviamo una lunga interpolazione da
Dt 11,29s; 27,2-7 che indica le parole del popolo dopo la consegna dei dieci
comandamenti). La costruzione di un altare sul Monte Gherazim diventa una parte del
decalogo. Talvolta la forma del testo è diversa rispetto al TM e ai LXX (p.e. le
cronologie di Gn 5 e 11 esistono in tre forme: TM, LXX, Pent. Sam.).
11

Ora si è visto che alcuni MSS di Qumran contengono delle lezioni "samaritane"
(p.e. 4QpaleoExodm; cf. J.E. SANDERSON, An Exodus Scroll from Qumran [HSS 30;
Atlanta 1986]), questo suggerisce che ci fu una forma proprio palestinese del testo pre-
massoretico. La scrittura, l'ortografia e le tradizioni testuali del Pentateuco Samaritano,
a parte le sue proprie aggiunte, trovano paralleli a Qumran e questo fatto indica che
questi testi si trovavano anche fra i giudei, almeno in questo periodo (dalla metà del
secondo secolo alla metà del primo secolo), e che le divergenze testuali datano da
questo periodo (cf. R.T. BECKWITH, "Formation of the Hebrew Bible", Mikra. Text,
Translation, Reading and Interpretation of the Hebrew Bible in Ancient Judaism and
Early Christianity [ed. M.J. Mulder] [Assen/Maastricht - Philadelphia 1988] 85).
Per lo stato attuale degli studi sul Pentateuco Samaritano e per una bibliografia,
cf. R. PUMMER, "The Present State of Samaritan Studies", JSS 21 (1976) 36-61; 22
(1977) 27-47.M. BAILLET, "Les divers états du Pentateuque Samaritain", Revue de
Qumrân, t. 13, n. 49-52 (1988) 531-545.

QUMRAN

Bibliografia introduttiva

Non si può dare un elenco completo della sempre crescente bibliografia riguardo
ai testi di Qumran. Si può consultare le seguenti bibliografie:

W.S. LASOR, "Bibliography of the Dead Sea Scrolls, 1948-1957", Fuller Library
Bulletin 31 (1958) 79ss.

B. JONGELING, A Classified Bibliography of the Finds in the Desert of Juda 1958-1969


(Leiden 1971) 94-100.

F. GARCÍA MARTÍNEZ – D.W. PARRY, A Bibliography of the Finds in the Desert of


Judah 1970-1995 (STDJ 19; Leiden 1996).

A. PINNICK, The Orion Center Bibliography of the Dead Sea Scrolls (1995-2000)
(STDJ 41; Leiden 2001).

R.A. CLEMENTS – N. SHARON (eds.), The Orion Center Bibliography of the Dead Sea
Scrolls and Associated Literature (2000-2006) (Leiden 2007).

Edizioni

AA.VV., Discoveries in the Judaean Desert (Oxford 1955---) [sono le pubblicazioni


ufficiali dei manoscritti del Mar Morto].

R.H. EISENMAN - J.M. ROBINSON, A Facsimile Edition of the Dead Sea Scrolls
(Washington, DC 1991).
12

E. TOV - S. PHANN (eds.), The Dead Sea Scrolls on Microfiche (Leiden 1993).

E. ULRICH, The Biblical Qumran Scrolls. Transcriptions and Textual Variants (VTS
134; Leiden – Boston 2010)

Traduzioni (testi non-biblici)

F. GARCIA MARTINEZ, Textos de Qumrán (Madrid 1992) [trad. ingl: Leiden 1994].

E. LOHSE, Die Texte aus Qumran Hebräisch und Deutsch (Darmstadt 41986).

F. MICHELINI TOCCI, I manoscritti del Mar Morto: Introduzione, traduzione e


commentario (Bari 1967).

L. MORALDI, I manoscritti di Qumrân (Torino 21986).

G. VERMES, The Dead Sea Scrolls in English (London - New York 31987).

Alcuni studi

G.J. BROOKE (ed.), New Qumran Texts and Studies. Proceedings of the First Meeting of
the IOQS Paris 1992 (Leiden 1994).

G.J. BROOKE - B. LINDARS (ed.), Septuagint, Scrolls and Cognate Studies (Septuagint
and Cognate Studies 33; Atlanta 1992).

F.M. CROSS, The Ancient Library at Qumran (Garden City 21961).

F.M. CROSS-S. TALMON (ed.), Qumran and the History of the Biblical Text
(Cambridge MA - London 1975).

J.A. FITZMYER, "The Qumran Scrolls and the New Testament after Forty Years", RevQ
13 (1988) 609-620.

J.A. FITZMYER, The Dead Sea Scrolls: Major Publications and Tools for Study.
Revised Edition (Atlanta 1990).

F. GARCIA MARTINEZ, "Estudios qumránicos 1975-1985: Panorama crítico", Estudios


Bíblicos 45 (1987) 125-206, 361-402; 46 (1988) 325-374, 527-548; 47 (1989)
93-118, 225-267. Cf. idem, "Lista de MSS procedentes de Qumrán", Henoch 11
(1989) 149-232.

T.H. LIM – J.J.COLLINS (eds.), The Oxford Handbook of the Dead Sea Scrolls (Oxford
2010).

"Qumran", Supplément au Dictionnaire de la Bible IX, 737-1014.


13

E. TOV, "The Orthography and Language of the Hebrew Scrolls Found at Qumran and
the Origin of These Scrolls", Textus 13 (1986) 31-57.

E. TOV, "Hebrew Biblical Manuscripts from the Judaean Desert: Their Contribution to
Textual Criticism", Journal of Jewish Studies 39 (1988) 5-37.

J. TREBOLLE BARRERA - L. VEGAS MONTANER (ed.), The Madrid Qumran Congress.


Proceedings of the International Congress on the Dead Sea Scrolls Madrid 18-21
March 1991 (Leiden 1992) 2 vol.

E. ULRICH, "Horizons of Old Testament Textual Research at the Thirtieth Anniversary


of Qumran Cave 4", CBQ 46 (1984) 613-636.

E. ULRICH - J. VANDERKAM (ed.), The Community of the Renewed Covenant. The


Notre Dame Symposium on the Dead Sea Scrolls (Notre Dame, IN 1994).

J.C. VANDERKAM, The Dead Sea Scrolls Today (Grand Rapids - London 1994) [trad.
italiana: Manoscritti del Mar Morto. Il dibattito recente oltre le polemiche
(Roma 1995)].

A.S. VAN DER WOUDE, "Fünfzehn Jahre Qumranforschung (1974-1988)", Theologische


Rundschau 54 (1989) 221-261.

Traduzione dei testi biblici

M. ABEGG et al., The Dead Sea Scrolls Bible (New York 1999).

I. Inventario dei MSS biblici

Per l'inventario completo dei manoscritti del Mar Morto (Qumran e anche gli altri
luoghi dove sono stati trovati dei manoscritti biblici e non-biblici, cf. S.A. REED, The
Dead Sea Scrolls Catalogue. Documents, Photographs and Museum Inventory Numbers
(Atlanta 1994).

1a grotta: Pent., Giud, Sam, Is, Ez, Sal, Dan.


"grotte minori" (2,3,5-10): Pent., Re, Prof, Sal, Giob, Rut, Cant, Lam, Dan, (Bar 6, Sir).
4a grotta: Pent., Gios, Giud, Sam, Re, Prof, Sal, Giob, Prov, Qoh, Lam, Dan, Esd, Cron,
(Tob).
a
11 grotta: Lev, Ez, Sal.

MSS greci dei LXX: Es 28,4-7 (7QLXXExod); Lev 26,2-16 (4QLXXLeva), Lev 2-6
(4QLXXLevb); Num 3-4 (4QLXXNum); Dt 11,4 (4QLXXDeut).

Targumim aramaici: Lev 16,12-15.18-21 (4QtgLev); Giob 3-5; 17-42 (4QtgJob).


14

Altri manoscritti sono stati trovati nelle vicinanze di Qumran: Uadi Murabba≤at (XII
Profeti), Masada (Lev, Dt, Ez, Sal, Sir), Engheddi, Kirbet Mird, Uadi Khabra, Na“al
Hever (XII Profeti LXX).

II. Qumran e il canone dell'AT

1. Canone ebraico: tutti i libri, tranne Ester, sono stati trovati fra i MSS biblici (e greci
per alcuni libri, vedi sopra). I Salmi sono i più frequenti (36 copie), seguiti da Dt
(29 copie), Is (21), Ex (17), Gen (15), Lev (13).Di Num, XII Profeti, Dan ci sono
8 copie, 6 di Ger e Ezek, 4 di 1-2 Sam, Giob, Cant, Rut, Lam, 3 di Giudici, 1-2
Re, Qoh, 2 di Prov, e 1 di Ezra e di 1-2 Cron. Molti di questi però sono
frammentari. In oltre ci sono dei commentari (pesharim) di alcuni libri (e.g.
Abacuc, Naum, Salmi).
2. Libri deutero-canonici: mancano i Macc, Giuditta, Sap, Baruc (tranne Bar 6 = Lettera
di Geremia).
3. Libri non-canonici: Enoc, i Giubilei e il Testamento dei XII Patriarchi.

Non si può arrivare a delle conclusioni assolute riguardo al canone per gli abitanti di
Qumran giudicando dalla presenza o dall'assenza di questi testimoni. Possiamo almeno
dire che essi conoscevano e leggevano i libri che sono entrati nel canone ebraico
(dall'assenza di Ester non si può concludere in maniera definitiva che questo libro era
sconosciuto; cf. anche J.T. MILIK, "Les modèles araméens du livre d'Esther dans la
grotte 4 de Qumrân", RevQ 15 [1992] 321-406, uno studio sui mss 4Q196, 550) e in
parte anche quelli che non sono stati ritenuti canonici nelle correnti principali del
giudaismo del primo secolo a.C. Il libro di Neemia non è testimoniato in modo diretto,
ma se a quest'epoca era considerato parte di un insieme di Ezra-Neemia si può accettare
la sua presenza a Qumran.

III. Varietà dei testi di Qumran e il loro valore per la critica

La storia del testo di ogni libro biblico è diversa, e non si può formulare un
giudizio complessivo sul valore del testo testimoniato nei manoscritti di Qumran. Per
quanto riguarda i singoli libri cf. il giudizio di E. ULRICH, "The Bible in the Making:
The Scriptures at Qumran" The Community of the Renewed Covenant (ed. E. Ulrich - J.
VanderKam) (Notre Dame, IN 1994) 77-93:
Genesi: tutti i mss contengono essenzialmente lo stesso testo; le varianti sono
poche e di importanza minore; Esodo: ci sono indicazioni chiare di due edizioni del
libro. Una, trovata oggi nel TM e nei LXX, e l'altra, espansiva, come si trova nel
15

Pentateuco Samaritano (cf. 4QpaleoExodm); Levitico: un'unica tradizione testuale;


Numeri: c'erano probabilmente due edizioni, una che entrò nella tradizione massoretica
e l'altra presa dai Samaritani (cf. 4QNumb); Deuteronomio: esiste una grande varietà di
varianti a Qumran (cf. Qumran Cave 4: IX Deuteronomy, Joshua, Judges, Kings [DJD
XIV; Oxford 1995]); ma è troppo presto arrivare a un giudizio sulla natura del testo;
Giosuè: ci sono soltanto due mss biblici a Qumran; 4QJosha sembra presentare un'altra
edizione nella quale la costruzione dell'altare in Gios 8 appare prima del cap. 5;
Samuele: una situazione complessa; sembra che c'erano varie edizioni di alcune sezioni
del libro; Isaia: esiste in molti mss diversi a Qumran; non sembra che c'erano edizioni
diverse, anche se in alcuni punti i testi poetici divergono dalla tradizione massoretica;
Geremia: ci sono indizi di due versioni distinte; 4QJerb contiene un'edizione più breve
(e più antica), come nei LXX; Salmi: ci sono più mss dei Salmi che di qualsiasi altro
libro a Qumran, con indizi di diversità; 11QPsa contiene 9 salmi sconosciuti dalla
tradizione massoretica (e.g. finisce con Sal 151 come nei LXX), ma in altri punti segue
il TM; forse c'erano due edizioni maggiori del Salterio, una che segue la tradizione TM-
LXX, e un'altra che contiene delle divergenze; Daniele: gli 8 mss rispecchiano TM,
anche se LXX indica l'esistenze di un'altra edizione. Per gli altri libri dell'AT presenti a
Qumran, Giudici, Re, Rut, Cantico, Qohelet, Lam, Ezra, Cronache, Ezechiele, Giobbe,
Proverbi, XII Profeti, il materiale è così scarso che un giudizio non è ancora possibile,
anche se per lo più questi sembrano seguire la tradizione massoretica.

Alcuni esempi possono mostrare la varietà ed il valore dei testi per la critica
testuale dell'AT:

1. Isaia (1QIsa e 1QIsb): Per una valutazione recente, cf. E. ULRICH, "The
Developmental Composition of the Book of Isaiah: Light from 1QIsa on Additions in
the MT", Dead Sea Discoveries 8 (2001) 288-305: da uno studio di dieci espansioni nel
testo risulta che il TM ne ha tutte, 1QIsa ne ha due e la LXX ne ha sette. Ulrich conclude
che 1QIsa conserva il testo originale più spesso e la LXX lo conserva sporadicamente,
mentre il TM rappresenta un testo più recente e secondario. 1QIsb risulta ancora più
vicino al TM.

2. Samuele (4QSama,b,c) 4QSama,c dal I sec. a.C.; 4QSamb dal II o III sec. a.C.
Tutti e tre i testi sembrano maggiormente vicini ai LXX piuttosto che al TM,
anche se divergono dai LXX in molti punti; cf. gli studi di F.M. Cross e di E.C. Ulrich.
Più sfumate però sono le conclusioni di E. TOV, "The Textual Affiliation of 4QSama",
JSOT 14 (1979) 37-53. Secondo F.I. ANDERSEN-D.N. FREEDMAN, "Another Look at
4QSamb", RevQ 53 (1989) 7-29, il testo di 4QSamb mostra dal punto di vista
16

ortografico una rassomiglianza con il TM, anche se dal punto di vista delle lezioni viene
messo in rapporto con la Vorlage dei LXX. Così, questi due testi, 4QSamb e il TM,
stanno nella stessa tradizione ortografica, che esisteva già al III sec. a.C.

Esempio del testo di 4QSama (4Q51) [cf. F.M. Cross, BASOR 132 (1953) 15-26]

1 Sm 1,11b

TM: /varoAl[' hl,[}y"Aalø hr:/mW wyY:j' ymey“AlK; hw:hyl' wyTit'n“W


LXX: kai; dwvsw aujto;n ejnwvpiovn sou doto;n e{w" hJmevra" qanavtou aujtou':
kai; oi\non kai; mevqusma ou' pivetai, kai; sivdhro" oujk ajnabhvsetai ejpi;
th;n kefalh;n aujtou'.

4QSama: ¿l whyttnw?
¿[ rwb[y al hrwm?

(ricostruzione): htçy awl rkçw ˆyyw wtwm µwy d[ ryzn ˚ynp¿l whyttnw?
wçar l¿[ rwb[y al hrwm?w

Il frammento di 4QSama indica un testo più lungo di quello del TM, comparabile allo
spazio necessario per il testo della LXX, il quale contiene il voto che il fanciullo non
berrà né vino né alcolici. Tale è modellato sul voto 'nazireo' come si trova a Gdc 13,5;
16,17. È possibile che il dotovn nella LXX sia un riferimento al nazireo -- dallo stato
frammentario di 4QSama non si può giudicare se la parola si trovava lì, ma sembra che
lo spazio ci sia. Nella LXX la promessa di Anna è fatta direttamente al Signore
(ejnwvpiovn sou), mentre nel TM il riferimento al Signore sta nella terza persona
(hwhyl). Una lacuna in 4QSama non ci permette di decidere la sua lezione qui. Alcune
traduzioni moderne mettono "come un nazireo" (e.g. NAB, NRSV). Per la frase e{w"
hJmevra" qanavtou aujtou' cf. Gdc 13,7 Sansone; è possibile qui un influsso dal testo
dei Gdc sulla LXX, mentre 4QSama può essere d'accordo col TM wyyj ymy lwk o con
LXX wtwm µwy d[ (vedi sotto a 1 Sm 1,22).

1 Sm 1,22

TM: r['N"h' lmeG:yI d[' Hv;yail] hr:m]a;AyKi ht;l;[; alø hN:j'w“


µl;/[Ad[' µv; bv'y:w“ hw:hy“ ynEP]Ata, ha;r“nIw“ wytiaobih}y"
17

LXX: kai; {Anna oujk ajnevbh met j aujtou', o{ti ei\pen tw'/ ajndri; aujth'"
{ w" tou' ajnabhvsetai to; paidavrion, eja;n ajpogalaktivsw aujtov,
E
kai; ojfqhvsetai tw'/ proswvpw/ Kurivou, kai; kaqhvsetai ejkei' e{w"
aijw'nio".

4QSama: rça d[ hçyal hr?ma yk wm[ htl[ awl hnjw ¿


ynpl bçyw hwhy ?y¿np ta?harnw whytlmg d[ r[nh hl[y¿
ymy lwk µlw[ d[ ryzn whyt?tnw µlw[ d[ µç bçyw hwhy¿
wyyj¿

Solo il testo di 4QSama fa menzione del 'nazir' qui. Inoltre, ci sono due frasi che non si
trovano né nel TM né nella LXX: ?hwhy¿] ynpl e ?wyyj¿ ymy lwk, che sono
probabilmente espansioni secondarie. Il testo della LXX diverge dal TM, ma non in
quei punti. Le divergenze fra TM e LXX rispecchiano due maniere diverse di vedere
l'azione, non soltanto in questo versetto ma in tutto il racconto della nascita di Samuele.

1 Sm 2,16

Nel cap. 2 ci sono altre espansioni in 4QSama. Per esempio alla fine del v. 16 (cf. vv.
13-14):

?hkhw wdyb ¿µynçh çwlç glzm ta jqy rçb?h ¿tlçbk qzjb


?µaw awh [r¿ µa jqy glzmh hl[y rça l?wk¿ r‚wrp‚bO wa rysb
17
?µyr[nh t¿afj yhtw ˆymyh q?wçw hpwnth hz¿j‚m db‚l bwf

"... mentre la carne stava bollendo, egli prendeva una forchetta a tre denti [nella sua
mano e lo spingeva] nella pentola o nel vaso. Tutto ciò che la forchetta portava su egli
prendeva, o [il cattivo o] il buono, insieme al petto per l'of[ferta e la cos]cia destra ..."

3. Pentateuco: sono stati trovati circa 30 MSS del Pentateuco. Essi sembrano
vicini ad uno dei tre tipi testuali conosciuti prima delle scoperte di Qumran (anche se ci
si interroga sull'uso della terminologia di "tipi testuali" oggi):
a. "proto-massoretico": la maggioranza dei MSS.
b. tipo LXX: p.e. 4QExoda (cf. CROSS, Ancient Library, 185).
18

c. tipo "samaritano": p.e. 4QpaleoExodm (cf. J.E. SANDERSON, An


Exodus Scroll from Qumran [HSS 30; Atlanta 1986]).

Questa varietà mostra che non v'erano per il testo biblico letto a Qumran
tradizioni testuali "settarie" (o almeno non soltanto settarie) . Molti dei testi, incluso
4QExodf (del 250 a.C.), sono del tipo TM, o sono stati corretti per avvicinarli al TM.
Fra i testi considerati vicini ai LXX, soltanto 4QJerb (che contiene il testo più
breve di Ger come i LXX) sembra possa esser messo in rapporto con la Vorlage dei
LXX (cf. TOV, "Hebrew Biblical Manuscripts", 29).

IV. Conclusioni

1. I MSS che vanno d'accordo col TM indicano che il "proto-massoretico"


esisteva già nel I-III sec. a.C. ed il numero maggioritario di essi indica una certa
preferenza per questo tipo di testo. Questo si capisce anche dalla presenza di MSS del
tipo TM fuori di Qumran. Dalla presenza di questi testi si vede che il termine "proto-
massoretico" è soltanto una convenzione e sarebbe forse più giusto mettere in relazione
quel testo più tardivo con i testi del Mar Morto.
2. Da uno studio delle varianti dal TM si conclude che non c'era una forma unica
e settaria del testo a Qumran. Inoltre, le forme del testo che conoscevamo altrove (p.e.
LXX, Pent. Sam.) sono testimoniate anche a Qumran. Infine, le lezioni di Qumran
divergenti dal TM non sono sempre superiori ad esso. Ci sono molti errori scribali ed
anche delle indicazioni di ulteriore elaborazione del testo. È necessario giudicare ogni
caso per se stesso.
3. Riguardo alla nostra conoscenza della storia del testo biblico, la molteplicità
di forme a Qumran apre la questione del confine fra la critica testuale e la critica
letteraria. Inoltre, l'uso di espressioni come "tipo testuale" e "recensione" deve essere
ripensato in base a questa varietà di forme testuali.
Troviamo una diversa maniera di considerare i "tipi testuali", alla luce della
diversità dei testi scoperti a Qumran in E. TOV, "A Modern Textual Outlook Based on
the Qumran Scrolls", HUCA 53 (1982) 11-27. Egli mette in questione il metodo classico
di parlare di due "tipi testuali" (TM, LXX) (o tre se si aggiunge il Pent. Sam.). Un MS
come 11QpaleoLev, il cui testo è in parte in accordo col TM, in parte con i LXX, in
parte con il Pent. Sam., ed in parte con nessuno dei tre tipi classici, suggerisce che un
MS può essere indipendente, cioè non riflette una dipendenza da nessuno dei tre tipi.
Una conseguenza di queste osservazioni del Tov è che dobbiamo ripensare
eventualmente la nostra concezione dello sviluppo del testo (cf. n. 3 delle conclusioni
sopra) prima della sua stabilizzazione per riconoscere forse una maggior libertà da parte
19

degli scribi e degli studiosi del testo prima del I sec. della nostra era. Si dovrebbe
mettere in questione anche la "teoria dei testi locali" di F.M. Cross, secondo la quale dai
tre grandi testimoni del testo biblico si può risalire all'esistenza di tre centri di
elaborazione del testo (TM: Babilonia; Qumran: la Palestina; LXX: l'Egitto). Cf. a
questo proposito l'articolo di F.M. CROSS, "The Evolution of a Theory of Local Texts",
Qumran and the History of the Biblical Text, 306-329. Cf. anche le riflessioni più
recenti del TOV, "Hebrew Biblical Manuscripts from the Judaean Desert: Their
Contribution to Textual Criticism", JJS 39 (1988) 5-37.
Si notano due approcci fondamentali da parte degli scribi su questa varietà di
testi a Qumran. Uno, "libero", si riconosce soprattutto nei MSS prodotti a Qumran con
proprie caratteristiche ortografiche e linguistiche (questo si vede anche nei testi che
sono più vicini al Pentateuco Samaritano). Il secondo approccio è più "conservativo", e
si nota nei MSS che, da una parte, sono vicini al TM e, dall'altra, vicini ai LXX. Vanno
presi qui in considerazione anche quei testi "indipendenti" che, insieme a quelli vicini al
TM e ai LXX, probabilmente riflettono il tentativo di conservare un testo antico.

I SETTANTA (LXX)

Il nome "Settanta" (LXX) viene dalle supposte origini della traduzione greca
dell'AT, o più precisamente, della traduzione della Tora. Per estensione il nome è stato
applicato all'insieme della traduzione greca della Bibbia ebraica intera, insieme ai libri
che sono stati scritti in greco e che sono entrati nel canone greco dell'AT. Il termine
"Settanta" si trova sin dal II s. d.C.

I. L'importanza dei LXX

1. La conoscenza della storia del testo prima della sua stabilizzazione.


2. Il testo greco dell'AT era la Bibbia del NT: tutta la predicazione primitiva e le
citazioni dell'AT nel NT vengono dalla Bibbia greca.
3. La traduzione greca era la Bibbia dei Padri della Chiesa (anche dei padri
latini attraverso la "Vetus Latina").
4. L'emendazione del testo ebraico dell'AT.
20

II. Che cosa sono i LXX?

1. Il nome: secondo la tradizione della Lettera di Aristea, furono 72 studiosi a tradurre


la Tora per il re Ptolomeo II Filadelfos (285-247 a.C.) mentre sembra che sia piuttosto
una traduzione fatta dai Giudei per coloro che, nella diaspora in Egitto, non leggevano
più l'ebraico. La lettera stessa viene datata diversamente da diversi autori (e.g. inizio II
s. a.C.: A. PELLTIER, Lettre d'Aristée à Philocrate [SC 89; Paris 1962]; un po' dopo 132
a.C.: M. HADAS, Aristeas to Philocrates [New York 1951]). Lo scopo della lettera
sembra stato mostrare la posizione d'importanza di cui godeva i giudaismo nell'ambiente
pagano di Alessandria.
Il Prologo del libro di Ben Sira dice che c'era una traduzione greca non soltanto
della Tora, ma anche "dei profeti e degli altri libri dei nostri padri". P. KAHLE, The
Cairo Genizah (London 1947; 21959), basandosi su questa informazione, suggeriva la
presenza di altre traduzioni, più antiche dei LXX e non ufficiali.

2. Le origini dei LXX: si conclude dall'ineguaglianza della traduzione riconoscibile


anche in uno stesso libro che non si tratta di un lavoro fatto da una singola persona e
risalente a un periodo unico. Ci sono diverse teorie sulle sue origini:

a. Teoria delle recensioni

P. DE LAGARDE, Anmerkungen zur griechischen Übersetzung der Proverbien


(Leipzig 1863), partendo dalla notizia data da Girolamo sulle tre recensioni pensava che
l'originale poteva essere ricostruito a partire da un paragone di queste tre, Origene,
Luciano e Esicheo. Prima era necessario stabilire la forma del testo di ciascuna della tre
recensioni. Lagarde cominciò questo lavoro cercando di individuare il 'testo lucianeo'
nel suo Librorum Veteris Testamenti canonicorum. Pars prior graece (Göttingen 1883),
anche se non riuscì completamente in questo tentativo.

b. Teoria della trascrizione

F.X. WUTZ, "Ist der hebraïsche Urtext wieder erreichbar?", ZAW 2 (1925) 115-
119; Die Transkription von der Septuaginta bis zu Hieronymus (1933). Secondo questa
teoria, dietro la traduzione greca stava una trascrizione in lettere greche del testo
ebraico. Venne suggirito che brani furono trascritti per l'uso liturgico affinché coloro
che non leggevano l'ebraico potessero pronunciare il testo sacro. Se sa che al tempo di
21

Origene esisteva una trascrizione, che stava nella seconda colonna delle sue Esapla.
Nella Settanta esistono un certo numero di trascrizioni di parole che non erano tradotte,
e non soltanto nomi di persone o di luoghi. Si vede, per esempio, una certa confusione
introdotta nel testo a causa di una tale trascrizione a Am 3,12: la parola çr[, "divano",
fu scritta ierei" nella Settanta, che poi era capito male e si leggeva "sacerdoti". In linea
di massima, però, questa teoria non è statta accettata, anche se ci sono degli elementi
che meritano attenzione. Se fosse vera, si avrebbe un'idea più giusta sulla pronuncia
dell'ebraico classico. È interessante notare come certi nomi propri furono trascritti: e.g.,
qr"b]AynEB] Banh Barak; lb,h, Abel; /DgIm] Mageddw. Questi esempi possono indicare una
pronuncia più antica, e possono suggire che i Masoreti o non hanno scritto le vocali dei
nomi in modo giusto o le hanno cambiato secondo altri principi di pronuncia.

c. Teoria delle liturgia

H. St.J., THACKERAY, The Septuagint and Jewish Worship (London 1921). La


traduzione dei profeti e degli altri scritti sarebbe stata eseguita da gruppi di traduttori
simili a quelli che hanno tradotto la Tora. Divergenze di traduzione negli stessi libri
indicherebbero che erano tradotti per rispondere ai bisogni delle letture nella sinagoga.
Secondo Thackeray, dopo la Tora, erano tradotti: Isaia, seguito dalle parti 'edificanti' dei
libri dei regni (omettendo le parti che non erano favorevoli al regno di Davide e ai re
seguenti), poi gli altri profeti e poi gli scritti. Alla fine la parti non ancora tradotte erano
eseguite.

d. Teoria del Targum

P. KAHLE, The Cairo Genizah (Oxford 1947; 21959) ha suggerito che la Lettera
di Aristea si riferiva a una traduzione della Tora già esistente, che al suo tempo era stata
revista. C'erano anche altre traduzioni greche, come c'erano diversi targumim in
aramaico (cf. le citazioni in Filone o nel NT che non concordano con la LXX). Nel 2o
secolo d.C. gli scribi cristiani avrebbero 'unificato' il testo, eliminando le lezioni diverse
della altre traduzioni.

e. Teoria dell'origine palestinese

M. GASTER, The Samaritans (London 1925): il Pentateuco sarebbe stato tradotto


nella Paletina e poi portato ad Alessandria, dove è stato utilizzato dagli ebrei per
spiegare che le offerte ufficiali dovevano essere mandate a Gerusalemme, in
opposizione ai Samaritani che dicevano che bisognava mandarle al monte Gherazim.
22

Sarebbe stato il re Filadelfo a decidere in favore degli ebrei e così questo re era stato
considerato patrono della LXX.

f. Teoria di molteplici tradizioni

E.J. BICKERMAN, "Some Notes on the Transmission of the Septuagint", Studies


in Jewish and Christian History, I (Leiden 1976) 167-200; E. TOV, The Text-Critical
Use of the Septuagint in Biblical Research (Jerusalem 1981): si può vedere lo sviluppo
del testo in quattro momenti: 1) cominciando con l'ipotesi di un'unica traduzione alle
origini; 2) delle tradizioni diverse erano nate nella trasmissione del testo, soprattutto con
i tentativi di correggere il testo secondo l'ebraico; 3) nel 1o o 2o secolo d.C. c'è stata una
stabilizzazione del testo e poi 4) nuove forme erano nate a causa delle revisioni (e.g. di
Origene e di Luciano) nel 3o e nel 4o secolo.

III. Traduzioni greche del II sec. d.C.

1. Aquila (ca.130): secondo le tradizioni, Aquila era un pagano convertito al


cristianesimo e poi al giudaismo. Nella sua traduzione della Bibbia greca cercò di
riprodurre non soltanto il senso del testo ebraico, ma anche la sua forma (cf.
l'osservazione di Girolamo che Aquila cercava di rendere non solo le parole ma anche le
etimologie [Ep. 57,11 Ad Pammachium: "qui non solum verba sed etymologias quoque
verborum transferre conatus est ... et syllabas interpretatur et literas".]). Si dibatte se la
sua traduzione era ispirata dall'esegesi di Aquiba o di un'altra tradizione rabbinica
particolare (cf. BARTHÉLEMY, Les devanciers d'Aquila), ma la tendenza odierna è
piuttosto di negare questa ipotesi (cf. L.L. GRABBE, "Aquila's Translation and Rabbinic
Exegesis", JJS 33 [1982] 527-536 e anche la recensione de Les devanciers d'Aquila
fatta da G. VERMES, JJS 11 [1966] 261-264). È stato suggerito che Aquila è da
identificare con Onqelos, il cui nome è identificato con il Targum del Pentateuco, ma
neanche questo è sicuro.
Secondo i resti di questo lavoro di Aquila che abbiamo, il suo scopo sembra
essere stato quello di rendere il testo in una forma greca che riproduceva ogni minimo
dettaglio del testo ebraico. Si vede già nel primo versetto della Bibbia le opzioni che
caratterizano quest'opera quando traduce Gen 1,1: jEn kefalaivw/ e[ktisen ªojº qeo;"
su;n to;n oujrano;n kai; su;n th;n gh'n. Qui si vede il 'letteralismo' della sua traduzione,
dove su,n viene adoperato per significare la presenza di tae, poi e[ktisen invece di
ejpoivhsen della LXX, e qeov" (probabilmente senza articolo) per rendere µyhiløa‘. La sua
ricerca di parole che riproducono la stessa etimologia dell'ebraico si vede nella frase ejn
23

kefalaivw/ per tyviarEB] anziché evn ajrch'/, anche se non rende la stessa idea in greco.
Aquila seguiva vari principi dell'esegesi rabbinica (ˆwqyrfwn) così che la sua traduzione
può essere chiamata un 'targum' (cf. G. VELTRI, "Die griechische Targum Aquilas", Die
Septuaginta zwischen Judentum und Christentum [ed. M. Hengel – A.M. Schwemer]
[Tübingen 1994] 92-115; cf. anche J. REIDER, Prolegomena to a Greek-Hebrew &
Hebrew-Greek Index to Aquila [Philadelphia 1916]) la cui lettura sarebbe impensabile
senza riferimento al testo massoretico, alla differenza della LXX, che è una vera e
propria traduzione.
Talvolta si possono discernere in Aquila delle traduzioni che tendono a
diminuire o ad eliminare i luoghi che venivano letti da cristiani come profetici o come
riferimenti a Cristo. L'esempio più citato è Is 7,14 ove il nea'ni" di Aquila al posto del
parqevno" della LXX cambia il senso della profezia. Aquila eliminava ugualmente,
sembra, la traduzione di j"yvim; da cristov", sostituendola con hjleimmevno" (cf. Is 45,1;
Ab 3,13; Sal 28,8; 89,39.52; Dan 9,24.26). Giosuè, nella LXX, è tradotto jIhsou"
mentre in Aquila è jIwsoua (bisogna notare però che anche Mosè è trattato
diversamente da Aquila: LXX Mwush; Aquila Mwsh). È possibile vedere in queste
traduzioni anche il suo interesse per la traduzione letterale.

2. Simmaco (ca.170): fece una traduzione fedele sì all' ebraico ma in un buon


greco. Non si sa molto di lui ma dalle notizie date da Origene sembra che sia stato un
samaritano convertito al giudaismo. Forse era ebionita, e forse da identificarsi con un
certo Sûmkhôs, discepolo del Rabbino Meir; cf. BARTHÉLEMY, "Qui est Symmaque",
CBQ 36 (1974) 451-465; H.J. SCHOEPS, "Symmachusstudien", Aus frühlicher Zeit:
Religionsgeschichtliche Untersuchungen (Tübingen 1950) 82-119. J.R. BUSTO SAIZ, La
traducción de Símaco en el libro de los Salmos (Madrid 1978) sostiene invece che
Simmaco era un Samaritano convertito al giudaismo ortodosso.

3. Teodozione (ca. 150/160): non fece una nuova traduzione, ma piuttosto una
revisione che avvicinava il testo all'ebraico. Ci sono attestazioni di una traduzione
"proto-teodozionica" (p.e. nel NT, Barnaba, Clemente, Hermas). È possibile che quest'
ultima fosse la traduzione greca della Bibbia, diversa dalla traduzione alessandrina
(LXX), che esisteva già prima dell'epoca cristiana (cf. E. SCHÜRER, The History of the
Jewish People in the Age of Jesus Christ (175 B.C. -- A.D. 135) [Edinburgh 1986] III.1,
502-503).
È in questo contesto che si deve notare anche l'esistenza di una forma greca del I
sec. (a.C. o d.C. – si discute ancora sulla data) fatta dai Giudei, che potrebbe stare alla
base delle traduzioni del II sec. Questa forma del testo fu notata da D. BARTHÉLEMY,
"Redécouverte d'un chaînon manquante de l'histoire de la Septante", RB 60 (1953) 18-
24

29 in un manoscritto greco dei Profeti Minori ritrovato a Nahal Hever (cf. E. TOV, The
Greek Minor Prophets Scroll from Nahal Hever (8HevXIIgr) [DJD VIII; Oxford 1990].
Egli poi la trovò in altre parti della Bibbia (cf. Les devanciers d'Aquila [Leiden 1963]).
Secondo Barthélemy, il testo greco qui è testimone di una forma del testo (che si trova
anche in altri manoscritti greci del gruppo kaige, il cui nome viene dalla caratteristica di
tradurre µG" con kaivge). Barthélemy sostiene che questo testo manifesta delle
caratteristiche dell'esegesi di Aqiba e sarebbe stata eseguita dietro ordini del rabbinato
palestinese. Sarebbe alla base della revisione fatta da Aquila (e.g., l'imitazione
dell'ebraico dove è possibile [ynIa} = ejgwv; ykinOa; = ejgw; eijmi]), e le sue tracce si
troverebbero nella quinta colonna delle Esapla di Origene, negli ebraismi della
traduzione copta dell'AT e nel codice Washingtonense. Sarebbe stato il testo utilizzato
da Giustino e sarebbe stato conosciuto da Simmaco e da 'Pseudo-Teodozione'.
Non tutti sono d'accordo su tutti i punti dell'ipotesi: e.g. L.L. GRABBE, "The
Translation Technique of the Greek Minor Versions: Translations or Revisions?",
Septuagint, Scrolls and Cognate Writings (SCS 33; Atlanta 1992) 505-556, che
conclude che per i Salmi l'ipotesi della forma kaige sembra fondata, ma per quando
riguarda Aquila e Simmaco, sembra che le loro opere siano traduzioni indipendenti da
questa forma. I rapporti fra questa forma, la traduzione di Teodozione e la traduzione
greca antica sono ancora discussi. Recentemente Greenspoon ha suggerito che esiste
una revisione kaige, che si trova in una parte del materiale attribuito a Teodozione da
Origene ed altri, ma non si può dire di più (L. GREENSPOON, "The Kaige Recension:
The Life, Death, and Postmorten Existence of a Modern – and Ancient – Phenomenon",
in M.K.H. PETERS, XII Congress IOSCS Leiden 2004 [SCS 54; Leiden 2008] 5-16. Cf.
anche O. MUNNICH, "Contribution à l'étude de la première révision de la Septante",
ANRW II, 20.1 [1987] 190-220; cf. la bibliografia in JELLICOE, A Classified
Bibliography; K.G. O'CONNELL, "Greek Versions (minor)", IDBSupp (1976) 377-381;
DOGNIEZ, Bibliography of the Septuagint (1970-1993).

IV. Le recensioni greche conosciute nel II-IV sec. d.C.

Possiamo definire recensione almeno genericamente, quel testo che è stato


cambiato consciamente (e sistematicamente) secondo dei principi precisi e per uno
scopo desiderato. Si può pensare, per esempio, a un testo greco che è stato modificato
per renderlo più simile al testo ebraico, oppure a un testo nel quale la grammatica o il
vocabolario è stato cambiato per renderlo più "moderno" o "aggiornato" in una
determinata epoca.
S. Girolamo dà testimonianza all'esistenza ed alla provenienza di tali recensioni
nel Prologo alla sua traduzione delle Cronache:
25

Alexandria et Aegyptus in Septuaginta suis Hesychium laudat


auctorem, Constantinopolis usque Antiochiam Luciani martyris
exemplaria probat, mediae inter has provinciae palestinos codices
legunt, quos ab Origene elaboratos Eusebius et Pamphilius vulga-
verunt, totusque orbis hac inter se trifaria varietate conpugnat.

Sembra che questa "trifaria varietas" si riferisca alle tre recensioni della Bibbia
conosciute da Girolamo: quella di Esechio (Alessandria e Egitto), quella di Luciano
(Costantinopoli fino ad Antiochia) e quella d'Origene (Palestina).

1. Di Esechio non si sa quasi niente, malgrado alcuni tentativi di ritrovare dei testimoni
del suo testo fra i MSS greci (cf. A. VACCARI, Bib 46 [1965] 60-66).

2. Luciano di Antiochia (IV sec. d.C.): secondo la tradizione egli elaborò una recensione
della Bibbia (AT e NT). La presenza della sua recensione in vari MSS biblici viene
indicata nei volumi dei LXX di Göttingen (cf. le introduzioni a questi volumi ed anche
B.M. METZGER, Chapters in the History of New Testament Textual Criticism, 1-41).
Per il testo "lucianeo" dei libri storici cf. N. FERNÁNDEZ MARCOS -- J.R. BUSTO SAIZ,
El texto antioqueno de la Biblia griega, I: 1-2 Samuel (Madrid 1989); II: 1-2 Reyes
(Madrid 1992); III: 1-2 Crónicas (Madrid 1996).
F.M. Cross parla di una recensione "proto-lucianea", del I sec. a.C., che sarebbe
vicina al testo ebraico di Qumran (cf. 4QSama) e al testo greco utilizzato da Flavius
Josephus, e che indicherebbe l'esistenza di una recensione ebraica palestinese; cf. F.M.
CROSS, The Ancient Library at Qumran; id., BASOR 132 (1952) 15-26; id., HTR 57
(1964) 281-299; E.C. ULRICH, The Qumran Text of Samuel and Josephus (HSM 19;
Missoula 1978).

3. Origene (III sec. d.C.): egli visse prima a Alessandria, poi a Cesarea. Egli cominciò il
suo lavoro delle Esapla nel 240 d.C., cercando di ritrovare il testo greco basato
sull'ebraico. Egli dispose i vari testi in sei colonne:

1a 2a 3a 4a 5a 6a
ebraico tras- Aquila Simmaco (LXX) Teodozione
litterazione
greca

Ci sono indizi di una sesta e settima colonna, forse con qualche traduzione giudaica o
cristiana diversa da quelle messe nelle altre colonne. Nella quinta colonna, che
26

conteneva il suo testo greco, utilizzava i segni classici di Aristarco per indicare
divergenze fra il greco e l'ebraico:
indicava con asterisco (ì) parole dal testo ebraico che non si trovavano nel greco e con
obelo (ò) parole in greco che non si trovavano nell'ebraico. Alla fine di ogni
annotazione metteva il metobelo (ù).

E.g. Gen 1,7 ì kai; ejgevneto ou{tw" ù si trova nel testo ebraico ma non in greco.

Gen 1,14 ò eij" fau'sin th'" gh'" ù ("per l'illuminazione del mondo") si trova in
greco ma non nel testo ebraico.

Quando il greco mancava, per lo più metteva un'altra traduzione nella sua Quinta
colonna, spesso quella di Teodozione ma talvolta quella di una delle altre traduzioni. Il
risultato del suo lavoro: un testo greco che era un "pasticcio" piuttosto che un testo
originale restituito. Così creò la cosidetta recensione origeniana. Ma l'importanza del
suo lavoro è che ha conservato delle lezioni di Aquila, Simmaco e Teodozione che oggi
non si trovano più. Queste lezioni sono sopravissute maggiormente nelle annotazioni
marginali di alcuni manoscritti e nella traduzione siriaca (Siro-esaplar).
Oggi le fonti disponibili per conoscere il testo delle colonne delle Esapla sono
principalmente:

G. MERCATI, Psalterii Hexapli Reliquiae. Pars Prima (Città del Vaticano 1958);
Pars Prima "Osservazioni" (Città del Vaticano 1965).

F. FIELD, Origenis Hexaplorum Quae Supersunt, 2 vol. (Oxford 1875) [edizione


principale delle lezioni esaplariche].

G.J. NORTON, Fredrick Field's Prolegomena to Origenis hexaplorum quae


supersunt, translated and annotated by Gerard J. Norton (Cahiers de la
Revue Biblique 62; Paris: J. Gabalda, 2005) [traduzione inglese dal
latino].

Le annotazioni marginali (spesso con i segni esaplari) che si trovano in certi


MSS greci.
Citazioni che si trovano nei Padri.
Il Syrohexaplar: una traduzione siriaca delle Esapla che data dal VII sec. d.C.
(cf. A.M.CERIANI [ed.], Codex Syro-Hexaplar Ambrosianus [Milano
1874]).
27

Considerando tutta questa informazione riguardo alle forme esistenti del testo
greco, risulta che è necessario stabilire il testo autentico dei LXX antica prima che essa
possa servire di strumento eventuale per la critica del testo dell'Antico Testamento.

V. Fonti per la conoscenza del testo della Bibbia greca

1. Testimoni diretti

L'elenco più completo dei MSS greci dell'AT è: Verzeichnis der griechischen
Handschriften des Alten Testaments von Alfred Rahlfs. Bd. I,1: Die
Überlieferung bis zum VIII. Jahrhundert bearbeitet von Detlef Fraenkel
(Göttingen: Vandenhoeck & Ruprecht, 2004)

a. MSS non-cristiani (pre-cristiani):


Manchester Rylands Gr.458 (II sec. a.C.) [Rahlfs 957]: è un frammento di Dt 23-28; cf.
B.ROBERTS, Two Biblical Papyri (Manchester 1936); A. VACCARI, Bib 17
(1936) 501-504.
Cairo Fuad 266 (II sec. a.C.) [Rahlfs 942]: frammenti di Dt 17-33.
4QLXX Leva; Levb; Num (cf. SKEHAN, VTSupp 4 [1957] 148-158; LEANEY, FS.
Kilpatrick [1976] 283-300).
7QLXX Exod (Es 28,4-7) (cf. Discoveries in the Judaean Desert, III, 142-143).
7QLXX Ep.Jer. (Ger 43-44) (Cf. DJD, III, 143).
8 H˚evXIIgr: frammenti dei profeti minori. Cf. la prima pubblicazione da
BARTHELEMY, RB 60 (1953) 18-29 e, per la pubblicazione definitiva, E. TOV,
The Greek Minor Prophets Scroll from Nahal Hever (8HevXIIgr) (DJD VIII;
Oxford 1990).

b. MSS cristiani (che contengono il testo greco come veniva letto nella Chiesa
nei sec. III-IV d.C.)

Papiri: Chester Beatty 961-968 (II-IV sec. d.C.) brani da Gn, Nm, Dt, Ben Sir, Is, Ger,
Ez, Dan (nella forma dei LXX e non di Teodozione) e Est. Cf. F.G. KENYON,
The Chester Beatty Biblical Papyri. Fasc. i-vii (London 1935-37).

Unciali: codici scritti in lettere maiuscoli, dal IV al X sec. d.C.; alcuni dei più
importanti (che contengono l'AT e il NT) sono:

Codex Vaticanus [B] (Bibl. Vatic. Gr. 1209) IV sec.


Codex Sinaiticus [a, S] (London, BM Add. 43725) IV sec.
Codex Alexandrinus [A] (London, BM Royal 1 D.v-viii) V sec.
Codex Ephraemi Syri Rescriptus [C] (Paris, BN Gr. 9) V sec.
28

Minuscoli (corsivi): codici scritti in lettere minuscoli, che datano dal IX al XV sec. d.C.
Alcuni dei più importanti per la storia del testo (i.e. che contengono il testo
"lucianeo", alameno per i libri storici) sono:

19 [b'] (Rome, Chigi R. vi.38) XII sec.; 108 [b] (Rome, Vat. Gr. 330) XIII sec.;
82 [o] (Paris, BN Coislin. 3) XII sec.; 127 [c2](Mosca, Syn. Bibl., Gr. 31) X
sec.; 93 [e2] (London, BM Royal 1 D ii) XIII sec.

2. Testimoni indiretti

a. Citazioni dei Padri (nei loro commentari biblici o nelle loro omelie): cf. Biblia
Patristica. Index des citations et allusions bibliques dans la littérature patristique
(Centre d'Analyse et de Documentation Patristique de l'Université de Strasbourg) Vol. I:
Des origines à Clément d'Alexandrie et Tertullien (Paris 1975); Vol. II: Le troisième
siècle (Origène excepté) (Paris 1977); Vol. III: Origène (Paris 1980); Supplément:
Philon d'Alexandrie (Paris 1982); Vol. IV: Eusèbe de Césarée, Cyrille de Jérusalem,
Epiphane de Salamine (Paris 1987); Vol. V: Basile de Césarée, Grégoire de Nazianze,
Grégoire de Nysse, Amphiloque d'Iconium (Paris 1991); Vol. VI: Hilaire de Poitiers,
Ambroise de Milan, Ambrosiaster (Paris 1995).

b. Versioni antiche tradotte dai LXX

1. Vetus Latina (II sec. d.C.): anche se le sue origini non sono ben conosciute, si può
indi-viduare tre forme di traduzioni latine, conosciute nel II sec. d.C., senza poter
precisare quali fossero i rapporti fra di loro:
"africana": cf. Tertulliano e Cipriano
"europea": forse una recensione proveniente dell'africana
"italiana": cf. Agostino (il nome di questa forma, l'Itala, veniva utilizzato per
riferire alla Vetus Latina in genere prima che le varie forme fossero
individuate).
Il testo della Vetus Latina si trova in:
P. SABATIER, Bibliorum sacrorum latinae versiones antiquae seu Vetus Latina
(Paris 1743-1749; 21751).
C. VERCELLONE, Variae lectiones Vulgatae Latinae Bibliorum, 2 vol. (Roma
1860; 1864).
Vetus Latina. Die Reste der altlateinische Bibel nach Petrus Sabatier neu
gesammelt und herausgegeben von der Erzabtei Beuron (Bonafatius
Fischer, ed.) [in corso di pubblicazione].
29

R. GRYSON, Altlateinische Handschriften/Manuscrits Vieux Latins. Première


partie:MSS 1-275 (Freiburg 1999); Deuxième Partie: MSS 300-485
(Freiburg 2004)
R. GRYSON, Répertoire général des auteurs ecclésiastiques latins de l'antiquité
et du Haut Moyen Âge, 5e édition mise à jour du Verzeichnis der Sigel
für Kirchenschriftsteller, 2 vol. (Freiburg 2007).

2. Siriaco (influenzato in parte dai LXX)

a. La Peshitta (II-III sec. d.C.[?]): le sue origini non sono conosciute. È stata
usata da Afraate, che scriveva fra 337 e 347. La maggioranza degli studiosi conclude a
una Vorlage ebraica, del tipo massoretico, anche se si dibatte ancora su questo punto; è
possibile che ci fossero influssi dai LXX o dai targumim. Non si sa di sicuro se le sue
origini sono giudaiche o cristiane. La sua prima edizione stampata è apparsa nella
Poliglotta di Parigi nel 1645, riprodotta nella poliglotta di Walton (1657). È in corso
oggi un'edizione critica, curata dal Peshitta Institute di Leiden, basata sul manoscritto
ambrosiano 7aI (VII sec.) Per un'introduzione e bibliografia cf. P. DIRKSEN, La Peshitta
dell'Antico Testamento (Studi biblici 103; Brescia 1993).
b. La Siro-palestinese del IV-VI sec. è stata tradotta dai LXX, e soltanto alcuni
frammenti dell'AT sono in esistenza oggi. È in aramaico-palestinese, in caratteri siriaci.
c. Filosseno (vescovo di Mabbug 485-519) aveva chiesto a Policarpo di produrre
una traduzione siriaca, ma rimane oggi soltanto alcune parti dei Salmi e del NT.
d. La Siro-esapla (VII sec.), una traduzione siriaca della sesta colonna dell'opera
di Origene, fu esiguita da Paolo di Tella in 617-618. Segue il testo greco fedelmente, e
ha anche i segni esaplarici. Ci sono molte lezioni dalle traduzioni di Aquila, Simmaco e
Teodozione. Il manoscritto più importante in esistenza oggi è stato pubblicato da A.M.
CERIANI, Codex Syro-Hexaplar Ambrosianus (Milano 1874).

3. Copto (III o IV sec. d.C.): conosciuto in quattro forme, secondo i dialetti copti
(saidico, boairico, acmimico, faiumico).
La Vetus Latina e la versione copta sono tutti e due testimoni indiretti a una
forma del testo greco antecedente alla recensione esaplare di Origene e quindi non
hanno subito influsso dal questa recensione.

4. Etiopico (IV sec. d.C.[?]): secondo l'opinione più comune, questa versione fu
tradotta dai LXX, anche se ci sono delle lezioni che vanno d'accordo piuttosto con
30

l'ebraico (forse attraverso l'influsso delle Esapla di Origene). Il canone etiopico manca i
Maccabei ma ammette Enoc, Giubilei e IV Ezra. I MSS più anziani datano del XIII sec.

5. Armeno (V sec. d.C.). Sembra che sia una traduzione dalla forma esplarica dei LXX.
In parte ci sono tracce di un influsso dal siriaco.

c. Citazioni nel Nuovo Testamento

Anche se le citazioni dell'AT nel Nuovo non sono tutte letteralmente tratte dai
LXX, le divergenze da essi in molte fra queste citazioni sarebbero dovute a motivi
teologici o a citazioni da memoria. Però ci sono alcune citazioni che suggeriscono
l'esistenza di una traduzione greca (o forse di più traduzioni) diversa dai LXX; cf. A.
SPERBER, "New Testament and Septuagint", JBL 59 (1940) 193-293. Per la bibliografia
recente cf. C. DOGNIEZ, Bibliography of the Septuagint (1970-1993) 73-82. Per
l'importanza dell'AT greco nel NT cf., fra altre opere recenti, M. HENGEL, "Die
Septuaginta als 'christliche Schriftsammlung', ihre Vorgeschichte und das Problem ihres
Kanons", Die Septuaginta zwischen Judentum und Christentum (ed. M. HENGEL - A.M.
SCHWEMER) (WUNT 72; Tübingen 1994) 182-284.

d. Citazioni di autori non-cristiani

Filone d'Alessandria (intorno al I sec.). Cf. P. KATZ, Philo's Bible. The aberrant
Text of Bible Quotations in some Philonic Writings and its Place in the Textual History
of the Greek Bible (Cambridge 1950). Egli dimostra che le citazioni bibliche di Filone
sono in parte in accordo con i LXX, ma in parte sono diverse da essa e mostrano
un'assimilazione al testo ebraico.
Flavius Josephus (I sec. d.C.). Cf. soprattutto le sue Antichità giudaiche, per le
quali utilizzava probabilmente una Bibbia greca che, almeno a partire di 1 Sam 8,
suggerisce un testo che è spesso vicino a quello dei MSS "lucianei".

Tutti questi testimoni, diretti e indiretti, sono utili: 1) per rintracciare la storia dello
sviluppo del testo greco; 2) per ritrovare, in quanto è possibile, il testo greco originale;
3) per esaminare la natura della traduzione greca (o delle traduzioni greche); 4) come
strumento per la correzione eventuale del testo ebraico quando l'originale del greco è
stato ritrovato.
31

3. Principali edizioni stampate dei LXX

1. Polyglotta Complutensia (1517): per il testo greco dell'AT furono utilizzati


dei MSS scelti dal Card. Cisneros fra quelli di Madrid, e almeno due della Biblioteca
Vaticana.
2. Edizione Aldina (1518/1519): realizzata da Andreas Asolanus che utilizzò dei
MSS trovati da lui a Venezia.
3. Edizione Sistina (1587): realizzata dietro l'iniziativa di Sisto Quinto. Dopo
una lunga ricerca per i migliori MSS, il Codex Vaticanus fu utilizzato come testo di
base.
4. Edizione de J.E. Grabe (1707-1720): edizione fatta a Oxford, basata sul
Codex Alexandrinus, ma l'editore utilizzò anche altri MSS, che sono chiaramente
indicati.
5. J. Holmes-R. Parsons, Vetus Testamentum Graecum cum variis lectionibus, 5
vol. (Oxford 1798-1827): questa è la prima edizione maggiore, basata sul testo
dell'edizione sistina, ma con la collazione di molti altri MSS.
6. LXX di Cambridge (1906-1940): il testo stampato è quello del Codex
Vaticanus con degli apparati che danno le varianti nei MSS greci, nella Vetus Latina, e
nel copto, Syro-esaplare, armeno, ed altri, insieme alle lezioni esaplariche.
7. LXX di Göttingen (1926--): un'edizione critica nel senso che essa cerca di
stabilire il testo originale sulla base dei MSS e delle versioni consultati. L'apparato
raggruppa i MSS secondo le varie recensioni: O = esaplare (di Origene); L = lucianeo; C
= "catena", i.e. il testo che si trova nelle catene di citazioni dei Padri della Chiesa.

I. Opere di ricerca bibliografica

S.P. BROCK - C.T. FRITSCH - S. JELLICOE, A Classified Bibliography of the Septuagint


(Leiden 1973)

C. DOGNIEZ, Bibliography of the Septuagint (1970-1993). Bibliographie de la Septante


(1970-1993) (Leiden 1995)

T. LAW, T. – C. DOGNIEZ – P.J. GENTRY, Bibliography of the Septuagint 1994-2008


(Leiden 2010) [?]

II. Testi

R. HOLMES-J. PARSONS, Vetus Testamentum Graecum cum variis lectionibus, 5 vol.


(Oxford 1798-1827).
32

H.B. SWETE, The Old Testament in Greek, 3 vol. (Cambridge 1887-1891) [riproduce il
testo del codice B].

A.E. BROOKE - N. McLEAN (-H. THACKERAY), The Old Testament in Greek according
to the Text of Codex Vaticanus (Cambridge 1906-1940) [Pent., Gios, Giud, Sam,
Re, Cron, I Esd, Esd-Neem, Ester, Guidit, Tob].

A. RAHLFS, Septuaginta, id est Vetus Testamentum Graece iuxta LXX Interpretes, 2 vol.
(Stuttgart 1935) [edizione manuale dei LXX interi].

______, Septuaginta, id est Vetus Testamentum Graece iuxta LXX Interpretes. Editio
altera quam recognivit et emendavit Robert Hanhart (Stuttgart 2006).

Septuaginta. Vetus Testamentum Graecum auctoritate Academiae Scientiarum


Gottingensis editum (editori vari)(1926--) [finora sono apparsi Gen, Es, Lev,
Num, Dt, Est, 1 Esd, Giudit,1-3 Macc, Sal, Giob, Tob, Sap Sal, Sir, XII Prof, Is,
Ger-Bar-Lam, Ez, Dan].

III. Traduzioni

La Bibbia secondo la versione dei Settanta. Unica traduzione italiana e note di Aristide
Brunello (Roma: Istituto Diffusione Edizioni Culturali, 1960).

La Bibbia dei LXX. 1. Il Pentateuco a cura di Luciana Mortari (Roma: Edizioni


Dehoniane Roma 1999).

La Bibbia dei Settanta, opera diretta da P. Sacchi in collaborazione con L. Mazzinghi


(Brescia: Morcelliana 2012).

La Bible d'Alexandrie. Traduction et annotation dans les livres de la Septante sous la


direction de M. Harl (Paris1986-) [traduzione francese; sono già usciti parecchi
libri della LXX].

A. PIETERSMA – B.G. WRIGHT (eds.), The New English Translation of the Septuagint
(Oxford: University Press, 2007) [cf. sito NETS per le traduzioni:
http://ccat.sas.upenn.edu/nets].

The Septuagint Version of the Old Testament with an English Translation (London –
New York 1870; ristampa Grand Rapids MI 1971) [traduzione inglese fatta da
L. Brenton].

Septuaginta Deutsch. Das griechische Alte Testament in deutscher Übersetzung


(Stuttgart 2009).

La Biblia griega Septuaginta. I. Pentateuco (N. Fernández Marcos – M. V. Spottorno


Díaz-Caro, coordinadores) (Biblioteca de Estudios Biblicos; Salamanca:
Ediciones Sígueme 2008); II. Libros Históricos (2011).
33

IV. Studi (scelti fra molti sui LXX)

D. BARTHÉLEMY, Les devanciers d'Aquila (Leiden 1963).

D. BARTHÉLEMY, Etudes d'histoire du texte de l'A.T. (Fribourg-Göttingen 1978).

"Bibelübersetzungen I", Theologische Realenzyklopädie [TRE] IV, 163-172.

M. CIMOSA, Guida allo studio della Bibbia greca (LXX). Storia - lingua - testi
(Roma1995)

J.M. DINES, The Septuagint (M.A. Knibb, ed.) (London 2004)


N. FERNÁNDEZ MARCOS, Introducción a las versiones griegas de la Biblia (Madrid
1979).
_______, La Bibbia dei Settanta. Introduzione alle versioni greche della Bibbia
(Introduzione allo studio della Bibbia, Supplementi 6; Brescia 2000)
_______, The Septuagint in Context. Introduction to the Greek Versions (Leiden 2000)
_______, La Biblia griega de judios y cristianos (Salamanca 2008)

N. FERNÁNDEZ MARCOS (ed.), La Septuaginta en la investagación contemporanea (V


Congreso de la IOSCS; Madrid 1985).

D.W. GOODING, Recensions of the Septuagint Pentateuch (London 1955).

D.W. GOODING, "A Sketch of Current Septuagint Studies", Proceedings of the Irish
Biblical Association 5 (1981) 1-13

M.H. GOSHEN-GOTTSTEIN, "The Theory and Practice of Textual Criticism: The Text-
Critical Use of the LXX", Textus 3 (1963) 130-158.

R. HANHART, "Fragen um die Entstehung der LXX", VT 12 (1962) 139-163.

R. HANHART, "Die LXX als Problem der Textgeschichte, der Forschungsgeschichte


und die Theologie", VT 22 (1972) 185-200.

M. HARL - G. DORIVAL - O. MUNNICH, La Bible grecque des Septante. Du judaïsme


hellénistique au christianisme ancien (Paris 1988).

S. JELLICOE, The Septuagint and Modern Study (Oxford 1968).

S. JELLICOE (ed.), Studies in the Septuagint (New York 1974).

K.H. JOBES – M. SILVA, Invitation to the Septuagint (Grand Rapids – Carlisle 2000).

H.M. ORLINSKY, "The LXX as Holy Writ and the Philosophy of the Translators",
HUCA 46 (1975) 89-114.
34

H.B. SWETE-R.R. OTTLEY, An Introduction to the Old Testament in Greek (Cambridge


21914; ristampa 1968).

H. THACKERAY, The Septuagint and Jewish Worship (London 1921)

E. TOV, The Text-Critical Use of the Septuagint in Biblical Research (Jerusalem 1981).

P. WALTERS (KATZ), The Text of the Septuagint, Its Corruptions and Their
Emendations (Cambridge 1973).

J.W. WEVERS, "Septuaginta-Forschung. II. Die Septuaginta als Übersetzungsurkunde",


TRu 22 (1954) 171-190.

Cf. anche gli studi nelle collane "Mitteilungen der Septuaginta-Unternehmen"


(Göttingen) e "Textos y Estudios 'Cardenal Cisneros' de la Biblia Poliglota Matritense"
(Madrid).

L'EMENDAZIONE DEL TESTO

Quando ci sono divergenze nelle tradizioni di un testo biblico, o quando il testo


stesso è difficilmente leggibile, si può pensare a un'eventuale emendazione, basata sulle
variae lectiones o, in casi molto rari, su una congettura. Cambiamenti di un testo nella
sua trasmissione possono essere inconsci o consci.

Cambiamenti inconsci

Questi saranno errori scribali per lo più prima del I sec.; sono errori dell'udito,
dell'occhio, o della memoria.

1. Errore dell'udito: p.e. Sal 28,8

TM: a/ml;Az[o hw:hy“ (8 MSS hanno: wm[lAz[ hwhy)


LXX: Kuvrio" krataivwma tou' laou' aujtou'.

TM: "Il Signore è la loro forza…"


Traduzione CEI2: "Forza è il Signore per il suo popolo,
rifugio di salvezza per il suo consacrato"

(z/[m; = "rifugio, protezione"; notare che è assente in un ms della


Geniza del Cairo > ©)
35

BHSap: l c pc Mss ÌÍ /M[;l]. (pc Mss [pauci manuscripti] = 3-10 mss ebraici; qui ci
sono 8 mss [cf. De Rossi, Variae Lectiones Veteris Testamenti, Vol. IV, p. 23]): la LXX
e il Siriaco vanno d'accordo qui per la lettura "per il suo popolo". La concordanza fra
LXX e Siriaco è un fatto da notare perché spesso il Siriaco segue il TM.
La forma /ml; si trova in testi poetici per il plurale ~µh,l; (talvolta in pausa per /l)
[Joüon 103f].

Notare che t/[Wvy“ è plurale ed è tradotto così nella LXX:

Kuvrio" krataivwma tou' laou' aujtou'


kai; uJperaspisth;" tw'n swthrivwn tou' cristou' aujtou' ejstin

uJperaspisthv": "qualcuno che tiene lo scudo = protettore"; cf. Sal 27(LXX 26),1
dove traduce z/[m; come 28,8.

Note masoretiche: z/[m;W bO = due volte (Gioele 4,16; Sal 28,8)


t/[Wvy“ lOm zO = 7 volte plene (alOm = alm)

È possibile che uno scriba abbia sentito male l'[ della parola wm[l.

2. Aplografia ("haplous" = semplice): una lettera, sillaba o parola che ricorre due volte
viene scritta una volta sola.

P.e. Is 5,8 TM: WbyrIq]y" hd<c;b] hd<c; tyIb'B] tyIb' y[eyGIm' y/h
1QIsa:wbyrqy hdçb hdç tyb tyb y[ygm ywh
LXX: oujai; oiJ sunavptonte" oijkivan pro;" oijkivan
kai; ajgro;n pro;" ajgro;n ejggivzonte"
TM: "Guai a voi, che aggiungete casa a casa e unite campo a campo,
finché non vi sia più spazio, e così restate soli ad abitare nella terra."

LXX: "Guai (a voi) che aggiungendo casa a casa e unendo campo a campo,
finché possano portare via qualcosa del vicino; non vivrete soli nel paese?"

Dalla testimonianza dei LXX (pro;" oijkivan)si può concludere che il secondo
tyb in 1QIsa abbia perso la preposizione iniziale b.
36

3. Dittografia ("ditto" < "dissos" = duplice) -- quando una lettera, sillaba, o parola che
ricorre una volta sola viene scritta due volte.

P.e. Is 40,12 TM: ˆKeTi btr<Z<B' µyIm'v;w“ aµyIm' /l[’v;B] dd"m;Aymi


1QIsa: ˆkt wtrzb µymçw µy ym wl[wçb ddm aym
LXX: tiv" ejmevtrhsen th/' ceiri; to; u{dwr
kai; to;n oujrano;n spiqamh/'…

TM (CEI2): "Chi ha misurato con il cavo della sua mano le acque del mare
e ha calcolato l'estensione dei cieli con il palmo?"

LXX: "Chi ha misurato l'acqua con la mano


e il cielo con il palmo."

BHSap: Œa µy ym; prp µyMiy" [BHS propone "Chi ha misurato i mari con il cavo della
mano e chi ha calcolato l'estensione dei cieli con il palmo?"; ma se la proposta della
BHS è originale, la lezione di Qumran (µy ym) sarebbe una metatesi di quella proposta, e
quella del TM sarebbe un'aplografia di quella metatesi].

ˆKeTi = piel: "misurare, regolare"; cf. v. 13 (sotto)


tr<Z<B' < tr<z< = una misura (della mano) = spiqamhv = una misura: lo spazio fra il
pollice e il piccolo dito.

BHSap: /tr“Z"B] Œa Syh Í


1QIsa di Qumran, il Siro-esaplar e il Siriaco leggono con un possessivo sg. ("con il suo
palmo").

Aquila: tiv" katemevtrhsen ejn licavdi aujtou' u{data


Nel Syh aujtou' è con asterisco (ì), ciò che indica una parola ebraica che non si
trova nel greco.
"Chi ha misurato le acque con un licav"" (= lo spazio fra il pollice e l'indice);
notare che Aquila traduce "le acque" al plurale, come nel TM.

cf. 40,13: TM: "Chi ha diretto lo spirito del Signore


e come suo consigliere lo ha istruito?"
37

LXX: "Chi ha conosciuto la mente del Signore


e chi è stato il suo consigliere,
chi lo istruirà?"

TM e LXX concordano per leggere µym qui. La lezione di 1QIsa, µy ym, sembra
risultato di una dittografia dalla parte dello scriba.

Qoh 5,9 TM: lb,h; hz<AµG" ha;Wbt] balø aˆ/mh;B, bheaoAymiW


a
BHSap: ˆwmh bhaAymw l ˆ/mh;, b dttg
b
l prb aløw“

LXX: kai; tiv" hjgavphsen ejn plhvqei aujtw'n gevnhma…


kai; ge tou'to mataiovth".

TM: "Chi ama il denaro non si sazia di denaro; e chi ama nell'abbondanza non (ne ha)
profitto. Anche questo è vanità."

Nel TM ha;WbT] (da a/B = profitto, prodotto)

CEI2: "Chi ama il denaro non è mai sazio di denaro e chi ama la richezza non ha mai
entrate sufficienti. Anche questo è vanità".

BHSap: l ˆ/mh;, b dttg (suggerisce di leggere [l = legendum] ˆ/mh;, e di considerare b


una dittografia)

l prb aløw“ (senza giustificazione testuale; la traduzione del proverbio con queste
due correzioni sarebbe: "e chi ama l'abbondanza e non [ne ha] profitto?").

LXX: jAgapw'n ajrguvrion ouj plhqhvsetai ajrgurivou:


kai; tiv" hjgavphsen ejn plhvqei aujtw'n gevnhma…
kai; ge tou'to mataiovth".

"Chi ama argento non si sazia di argento.


e chi ha amato (oppure: si è soddisfatto del) guadagno nell'abbondanza di quelle cose?
Anche questo è vanità."

Notare che il secondo stico è una domanda nel greco; nell'ebraico può essere una
domanda oppure una dichiarazione.
38

La BHS suggerisce qui di leggere ("l") ˆ/mh;, senza b, probabilmente per rispettare la
grammatica ebraica, facendo di ˆ/mh; l'oggetto del participio (notare che non ci sono
testimoni testuali di questa proposta). LXX ("e chi ha amato guadagno nell'abbondanza
di quelle cose") sembra di non aver capito completamente l'ebraico, ma la presenza
della preposizione ejn indica una lezione simile al TM.

Non mi sembra necessario vedere una dittografia in questo caso. Dalla presenza della
preposizione ejn nel greco bisogna dire o che è la conferma di quanto si legge
nell'ebraico, oppure se c'è un errore di dittografia è molto antico. Se vede che il greco ha
omesso il negativo alw nel secondo stico, cambiando l'idea di questo proverbio.

4. Influsso dal contesto: il contesto può provocare un cambiamento non voluto da uno
scriba a causa di un'armonizzazione sbagliata o di un'assomiglianza con parole o
espressioni simili nella vicinanza.

a
P.e. 1 Re 19,4 TM: tj;a, µt,ro tj'T' bv,YEw"
qere: dja

BHSap: l c nonn Mss ut Q dj;a, [da leggere con parecchi manoscritti come il qere dja]

"(Elia) s'inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una
ginestra".

µt,ro, "ginepro" o "ginestra", è maschile, ma sotto l'influsso del tjt la


forma è stata cambiata in femminile.

c
2 Sam 9,11 TM: ynIj;l]vuAl[' lkeao tv,boypim]W
(cf. vv. 7.10: ynIj;l]vuAl[')
LXX: ejpi; th'" trapevzh" Davueid
LXXy: ejpi; th'" trapevzh" aujtou'
LXXL: ejpi; th'" trapevzh" tou' basilevw"
Vg: super mensam tuam

Le varie lezioni indicano tentativi di correggere un testo che "fa difficoltà" (cioè
la prima persona del TM). Questi tentativi fanno supporre che il TM è una lezione
antica anche se è erronea. Sembra che sia preferibile leggere wnjlv qui, spiegando il
39

TM come errore dovuto alle altre due ricorrenze della parola (vv. 7.10), o
eventualmente a una confusione di lettere ( y per w).
Bisogna vedere l'atteggiamento di Davide verso il figlio di Gionata in questo
capitolo. Nel v. 7 Davide chiama Mefiboshet (oppure Meribaal) e gli dice: "Tu
mangerai sempre alla mia tavola." Nel v. 10, parlando a Ziba, servo di Saul, Davide
dice: "ma Mefiboshet (Meri-Baal), figlio del tuo signore, mangerà sempre alla mia
tavola." Nel v. 11, Ziba dice al re: "Il tuo servo farà quanto il re, mio signore, ordina al
suo servo." Poi il narratore dice: "Mefiboshet dunque mangiava alla mia tavola [CEI2:
alla tavola di Davide] come uno dei figli del re." (oppure se è sempre Ziba che parla
nella seconda metà del versetto, dice che mangia alla sua propria tavola, ciò che non ha
senso).

5. Parablepsis: quando la stessa parola o frase viene ripetuta in un testo e l'occhio dello
scriba salta dalla prima alla seconda ricorrenza lasciando fuori tutto ciò che sta fra le
due parole o frasi.

Omoioteleuton: se la parola sta alla fine di una frase.

d
P.e. 2 Sam 15,20 TM: tm,a‘w< ds,j, ËM;[i Úyj,a'Ata, bveh;wd“
LXX: kai; ejpivstreyon tou;" ajdelfouv" sou
meta; sou', kai; Kuvrio" poihvsei meta; sou'
e[leo" kai; ajlhvqeian.

Davide in fuga da Assalonne, sta parlando con Ittai di Gat, che voleva seguirlo. Davide
gli dice che deve tornare e stare con il nuovo re, Assalonne. Poi dice:
TM: "Appena ieri sei arrivato e oggi ti farei vagare con noi, mentre io stesso vado dove
capiterà di andare? Torna indietro e riconduci i tuoi fratelli con te. Fedeltà e lealtà".

LXX: "… e riconduci i tuoi fratelli con te e che il Signore faccia con te misericordia e
verità".

Si può ipotezzare che il testo originale era più lungo e si leggeva:


tmaw dsj ˚m[ hwhy hc[w ˚m[ ˚yjaAta bvhw.
L'occhio dello scriba era passato dalla prima ricorrenza di ˚m[ alla seconda.
40

Omoioarcton: se la parola sta all'inizio di una frase.

P.e. Gios 2,1

TM: hn:/z hV;aiAtyBe f WaboY:w" Wkl]YEw"


LXX: kai; poreuqevnte" eijshvlqosan oiJ duvo neanivskoi
eij" Iericw kai; eijshvlqosan eij" oijkivan gunaiko;"
povrnh".

BHSap: f: ins prb wjyry cf Ì. [probabilmente da inserire wjyry; confer LXX]

TM: Giosuè, figlio di Nun, di nascosto inviò da Sittim due spie, ingiungendo: "Andate,
osservate il territorio e Gerico." Essi andarono ed entrarono in casa di una donna, una
prostituta chiamata Raab, dove passarono la notte.

LXX: E Giosuè, figlio di Naue, inviò da Sattin due giovani per spiare, dicendo: "Salite e
vedete la terra e Gerico". E andando i due giovani entrarono in Gerico e entrarono nella
casa di una donna prostituta chiamata Raab e dimorarono lì.

Notare che nella LXX si parla di "giovani", non di "uomini" come nel TM. La BHS
suggerisce di inserire "Gerico" dopo WaboY:w", sulla base della presenza della parola nel
testo, ma non si vede perché si prenderebbe soltanto questa parola senza la menzione
dei giovani (o degli uomini).

Una retroversione ebraica dei LXX darebbe la seguente frase, con due ricorrenze
della parola wabyw: hnwz hvaAtyb wabyw wjyry µyvnah ynv wabyw wklyw.

6. Confusione di lettere: qui ci sono molte possibilità per eventuali errori, secondo il
tipo di scrittura che è stato adoperato.

a) nell'alfabeto fenicio (in uso prima del IV sec. a.C.)

P.e. Prov 17,10: confusione alef-taw:

TM: ha;me lysiK] t/Kh'me bˆybimeb] hr:[;G“ atj'Te


LXX: suntrivbei ajpeilh; kardivan fronivmou
a[frwn de; mastigwqei;" oujk aijsqavnetai.
41

BHSap: atx;Te Ì (Í) suntri,bei = txeT'


b
!ybimeb. Ì (Í) kardi,an froni,mou = !Abn" ble cf 18,15.

TM: "'?' rimprovero nel prudente è più che cento colpi di uno stolto".
CEI2: "Fa più effetto un rimprovero all'assennato che cento percosse allo stolto".
LXX: "Una minaccia schiaccia il cuore di un saggio, ma uno stolto, anche se viene
fustigato, non capisce".

Il problema è con il verbo all'inizio del versetto.

I LXX hanno tradotto tx;Te come suntri,bei (cioè proveniente dal verbo tt;x'
"schiacciare"), ma non va bene con !ybimeb.. Invece, se si pensa a una confusione di t per
a, ciò che potrebbe accaddere con l'alfabeto paleo-ebraico,, si può restituire txa, un
rimprovero, che corrisponderebbe ai cento colpi.

Per !ybimeb. Ì (Í) kardi,an froni,mou = !Abn" ble cf 18,15, "La mente intelligente
acquista la scienza, l'orecchio dei saggi ricerca il sapere." Non si vede però, in 17,10,
come un errore scribale avrebbe potuto cambiare un originale !ybimeb. in = !Abn" ble. È più
probabile che il traduttore greco si era ispirato dell'espressione in 18,15 per tradurre
!ybimeb. in 17,10. !ybime è participio hifil da !yBi ("discernere").

b) nell'alfabeto quadrato: p.e. 2 Sam 13,39:

TM: ~Alv'b.a;-la, tacel' b%l,M,h; dwIDb" alk;T.w:


4Qsama: $lmh xÎwr lktw ]
LXX: kai. evko,pasen to. pneu/ma tou/ basile,wj

BHSap: Ì kai. evko,pasen cf Ò115 et requievit, Ò93.94 et proposuit, ÍABC w´hmj, ÍBar Hebr
w´ttwj (explicitum: oblitus est), ÊwHmjdt, ◊ cessavitque.

CEI2: "Poi il re Davide cessò di sfogarsi contro Assalonne"


TM: "E il re Davide smetteva di andare verso Assalonne".
cf. LXXBchxa2L kai. evko,pasen o` basileu,j Daueid tou/ evxelqei/n pro.j Abessalwm
(B + lezione esaplarica) [notare che il cod B e la lezione esaplarica seguono il TM qui,
contro la lezione della LXX stessa]
42

LXX: kai. evko,pasen to. pneu/ma tou/ basile,wj tou/ evxelqei/n pro.j Abessalwm
LXX: "E lo spirito del re si stancava di andare verso Assalonne".
Ò93 = replica codex Legionensis in Vercellone, vol. II: segue LXXB in parte :"il re si
propose di andare…"
Ò115 = Napoli codex 1 (segue la maggioranza dei mss della LXX).
ÍABC w´hmj: 3 codici del Siriaco hanno "disdegnava (tralasciava) di andare…"
ÍBar Hebr w´ttwj: Il siriaco di Bar Ebreo ha "si pentiva di andare…" (Bar Hebreus,
commentatore del testo siriaco del 13o secolo).
Ê w“mjdt: il Targum ha "languiva di andare…" [tdymxw]

Se si vocalizza il verbo al qal, lk,Tew:, si può leggere "languiva" come nel Targum.
Qumran e LXX sono d'accordo per parlare dello "spirito del re" e senza nominare
Davide.
Col verbo al femminile, si può pensare a una confusione di lettere nella parola xwr, d
per r, e poi un'altra confusione, o un compenso, d (2o) per x, cambiando la parola xwr
in dwd. Così si può pensare a una correzione del testo per leggere "E lo spirito del re
cessò di andare verso Assalonne."

c) nel greco: spesso c'è una confusione di lettere dovuta all'itacismo (la
confusione della pronuncia delle vocali h( i( e u e dei dittonghi ei( oi( e ui nel greco
koiné).

P.e. Is 3,26 TM: h'yx,t'P. Wlb.a'w> Wna'w>


LXX: kai. penqh,sousin ai` qh/kai

CEI2: "Si alzeranno lamenti e gemiti alle sue porte"


TM lett: "e le sue porte lamenteranno e piangeranno"
LXX: "E le casse lamenteranno"

Si può pensare a due errori successivi per spiegare la lezione greca:


1. per itacismo uno scriba avrebbe scritto qh,rai "le bestie" (confusione u > h)
2. poi il qh,rai sarebbe stato cambiato in qh/kai, cercando di dare un senso al testo.

In questo caso, si pensa a una confusione scribale nella parola greca originale, qu,rai,
ove uno scriba avrebbe scritto h per u, e poi avrebbe messo k per r (nella traduzione di
Simmaco, basata sull'ebraico, si ritrova il qu,rai).
43

d) nel greco, le abbreviazioni adoperate nei MSS possono creare confusione se


non sono state capite.

P.e. Sac 13,6 TM: yb'h]a;m. tyBe ytiyKehu rv,a] rm;a'w>


LXX: kai. evrei/ ]Aj evplh,ghn evn tw/| oi;kw| tw/| avgaphtw/| mou

Alcuni MSS dei LXX (A, 106, 544, più quelli del testo lucianeo) e il copto, l'armeno e
la Vetus Latina, testimoniano a un tou/ avgaphtou/ mou. Una tale lezione
rappresenterebbe sia un cambiamento basato sul testo ebraico non vocalizzato, sia un
cambiamento secondo il senso. Il dativo nei LXX, che fa difficoltà dopo l'altro dativo
oi;kw|, è dovuto a una falsa comprensione dell'abbreviazione: tw¯ agaphtw¯ per tw/n
avgaphtw/n.
CEI2: "E se gli si dirà :'Perché quelle piaghe in mezzo alle tue mani?', egli risponderà:
'Queste le ho ricevute in casa dei miei amici'."
lett: "Egli dirà: 'che sono stato colpito nella casa dei miei amici'."

LXX: non ha senso con i due dativi. Notare il verbo, 2 aor pass da plh,ssw. Notare che
vari mss greci e traduzioni antiche hanno tou/ avgaphtou/ mou, al singolare, che può
giustificarsi se leggevano un testo ebraico non vocalizzato, oppure si può vedere un
tentativo di "riparare" il testo greco.

7. Trasposizione di lettere (metatesi)

P.e. Sal 49,12 TM: ~l'A[l. AmyTeB' a~B'r>qi


LXX: kai. oi` ta,foi auvtw/n oivki,ai auvtw/n eivj to.n aivw/na
(qui il Targum e il Siriaco seguono i LXX)

BHSap: l ~r"b.qI (cf ÌÍÊ) vel ~yrIb'q>


TM: "Il loro interno sarà loro casa per sempre,
loro dimora per tutte le generazioni."
2
CEI : "Il sepolcro sarà loro eterna dimora,
loro tenda di generazione in generazone."
LXX: "E i loro sepolcri saranno le loro case per sempre".

Si suggerisce di leggere ~rbq ("il loro sepolcro" anziché "il loro interno"), seguendo in
questo caso la lezione di LXX, Tg e Sir. L'accordo fra questi tre testimoni può suggerire
che è la tradizione massoretica che è erronea qui.
44

e
Nel greco: 2 Cron 31,6 TM: ~yvid"q" rf;[.m;W
LXX: kai. evpide,kata aivgw/n

BHSap: Ì (Ò) aivgw/n ex a`gi,wn

TM (CEI2): "E gli Israeliti e i Giudei, che abitavano nelle città di Giuda, portarono
anche loro la decima degli armenti e delle greggi; come anche la decima dei doni
consacrati al Signore, loro Dio, facendone grandi mucchi."

LXX ha: "la decima delle capre". E possibile che la presenza di mo,skwn e proba,twn
nello stesso versetto abbia confuso un copista che avrebbe scritto aivgw/n.

Un unico MS, London Brit. Mus., Royal 1 D.II, del XIII sec. (93 [Rahlfs] ossia "e2"
[Brooke-McLean]), ha a`giw/n. Qui si tratta di una metatesi che è passata in tutta la
tradizione del testo dei LXX (tranne un MS) e della Vetus Latina.

8. Divisione sbagliata di parole

P.e. Sal 73,1 TM: bb'le yrEb'l. ~yhil{a/ alaer"f.yIl. bAj %a;
LXX: w`j avgaqo.j tw/| Israhl o` qeo,j
toi/j euvqe,si th/| kardi,a|

BHSap: prp la rv'Y"l;


TM: "Quanto è buono per Israele, Dio per i puri di cuore".
LXX: "Come è buono per Israele, Dio per i puri di cuore."
CEI2: "Quanto è buono Dio con gli uomini retti, Dio con i puri di cuore!"

È così anche nelle altre versioni. Ma il parallelismo della poesia ebraica può suggerire
una divisione diversa di parole per leggere lae rv'Y"l; anziché laer"f.yIl.. Se è giusta
questa proposta, lo sbaglio sarebbe assai antico perché si trova anche nella LXX. Notare
che l'apparato della BHS lo propone senza nessun testimone testuale. Se si tratta di un
errore qui, è abbastanza antica perché tutte le versioni seguono il TM.
45

Cambiamenti consci

1. Glossa nel testo: un'aggiunta nel testo messa da un correttore


a) per correggere un testo:

P.e. Ger 10,25

c
TM: WhLuk;y>w: Whluk'a}w: bqo[}y:-ta, Wlk.a'-yKi
LXX: o[ti kate,fagon to.n Iakwb kai. evxanh,lwsan auvto,n.

BHSap: > pc Mss Ì Ps 79, dl (dttg)

TM: "Riversa il tuo sdegno sulle genti che non ti riconoscono e sulle stirpi che non
invocano il tuo nome, perché hanno divorato Giacobbe, l'hanno divorato e consumato e
hanno devastato la sua dimora."

LXX: "…poiché hanno divorato Giacobbe e lo hanno distrutto."


Si può spiegare il TM in questa maniera: 1) uno scriba avrebbe scritto whlkaw
per whlkyw; 2) poi lo stesso scriba,o un altro scrivendo più tarde, avrebbe inserito
whlkyw, la forma giusta, senza togliere quella sbagliata.

b) per spiegare un testo teologicamente difficile:

c
P.e. 1 Sam 3,21-4,1a TM: ` hw"hy> rb;d>Bic bAlviB. alaeWmv.-la, hw"hy> hl'g>nI-yKi
laer'f.yI-lk'l. laeWmv.-rb;d> yhiy>w: 4,1

BHSap: a ÌÒ115.93.94 + mlt vb [LXX e alcuni MSS della VL aggiungono molte parole]
b
> ÌÒ115 [AlviB. è assente dalla LXX e da un MS della VL]
c-c
mlt Mss ' y ' dk cf Êedd ◊; > ÌÒ115 [parecchi MSS ebraici hanno hw"hy> rb;d>Ki
confer alcune edizioni del Targum e la Volgata; le parole sono assenti
dalla LXX e da un MS della VL]

CEI2: "Il Signore continuò ad apparire a Silo, perché il Signore si rivelava a Samuele a
Silo con la sua parola. La parola di Samuele giunse a tutto Israele."

TM: "Perché il Signore apparve a Samuele a Silo per la parola del Signore. E
la parola di Samuele era per tutto Israele."
46

La LXX presenta un testo assai diverso qui, senza menzione della parola del Signore o
della parola di Samuele:

LXX: kai, prose,qeto Ku,rioj dhlwqh/nai evn Shlw,m( o[ti avpekalu,fqh Ku,rioj
pro.j Samouh,l\ kai. evpisteu,qh Samouh,l profh,thj gene,sqai tw/| kuri,w| eivj
pa,nta vIsrah,l avp va;krwn th/j gh/j kai. e[wj a;krwn) kai. vHlei. presbu,thj
sfo,dra( kai. oi` ui`oi. auvtou/ poreuo,menoi evporeu,onto( kai. ponhra. h` o`do.j
auvtw/n evnw,pion Kuri,ou)
4,1 kai. evgenh,qh evn tai/j h`me,raij evkei,naij kai. sunaqroi,zontai avllo,fuloi eivj
po,lemon evpi. vIsrah,l\ kai. evxh/lqen vIsrah.l eivj avpa,nthsin auvtoi/j eivj
po,lemon…

LXX: "E il Signore ricominciò ad aparire in Silo, perché il Signore si rivelò a Samuele.
E fu creduto che Samuele diventò profeta del Signore per tutt'Israele dalle estremità
della terra fino alle estremità. E Eli era molto vecchio, e i suoi figli proseguendo
continuavano, e la loro via era malvagia davanti al Signore.
4,1 E capitò in quei giorni e gli stranieri si radunavano per una battaglia contro Israele, e
Israele uscì ad incontrarli per guerra…"

Invece dell'espressione insolita laeWmv.-rb;d> si aspetterebbe piuttosto la parola di Dio o


del Signore. Molto probabilmente hw"hy> rb;d>Bi è stato aggiunto al testo per spiegare una
espressione che scandalizzava teologicamente, dicendo che la parola di un uomo
(laeWmv.-rb;d>), invece del Signore, veniva a Israele.

2. Influsso da testi paralleli

P.e. 2 Sam 7,7 TM: laer'f.yI yjeb.vi ; LXX: fulh.n tou/ Israhl
b
1 Cr 17,6 TM: laer"f.yI yjep.vo ; LXX: fulh.n tou/ Israhl

BHSap 2 Sam 7,7 niente


1 Chr 17,6 Ì ut 2 S 7,7 yjeb.vi, sed cf 10 [dove c'è ~yjip.vo]

Molti corregono il testo ebraico di 2 Sam 7,7 qui, sulla base del testo parallelo a 1 Cr e
sulla presenza di ~yjip.vo a 2 Sam 7,11. È meglio rispettare le divergenze che si trovano
dentro testi paralleli; la presenza di fulh.n tou/ Israhl nella LXX di 1 Cr 17,6
indicherebbe un influsso dal testo di Samuele (probabilmente al livello del testo greco).
47

3. Cambiamenti per motivi teologici: ognitanto il testo indica che ci sono stati
cambiamenti per togliere espressioni o parole che offendono teologicamente. P.e. in 2
Sam 2-4: il nome del figlio di Saul è tvb-vya nella tradizione massoretica, ma
Eisbaal nella più antica tradizione dei LXX, che suggerisce un l[b-vya nell'ebraico
originale. Si può pensare che il TM avesse fatto il cambiamento per evitare il nome
teoforico di Ba‛al [vedi sotto].

Principi per l'emendazione del testo

Quando si tenta di correggere un testo, si fa di solito per restituire la forma


originale, o almeno quella che si avvicinerebbe di più alla supposta originale. La storia
ci mostra che i testi dell'AT hanno conosciuto un periodo di mutazione prima della
stabilizzazione del TM. Cerchiamo di restituire la forma più antica secondo la nostra
conoscenza dei testimoni diretti o indiretti.

Criteri per l'emendazione del testo

1. Critica interna: un giudizio basato sul senso di un testo secondo le varianti e secondo
il suo contesto per arrivare a una probabilità interna sul valore di una lezione. Lo stile
dell'autore, il contesto immediato e quello più largo, e il senso del testo stesso sono gli
elementi importanti per fare tale giudizio.

2. Critica esterna: un giudizio basato sul valore dei testimoni testuali diretti o indiretti
(cioè i manoscritti stessi e le altre testimonianze di un testo). Qui bisogna conoscere la
storia della trasmissione del testo e il valore di ogni singolo testimone ("Auctoritates
ponderantur, non numerantur").

Regole "classiche" per giudicare il valore di una variante:

1. "Lectio difficilior praestat facili".


2. "Lectio brevior praestat longiori".
3. "Lectio difformis a loco parallelo praestat conformi".
4. "Illa est genuina lectio, quae ceterarum originem explicat".
48

Congetture

Quando nessuna forma del testo ebraico o delle versioni dà un senso accettabile,
è possibile che ci sia bisogno di ricorrere (con grande cautela) a una congettura.

P.e. 1 Sam 13,1

TM: laer"f.y-I l[; %l;m' c~ynIv' yTev.Wc Akl.m'B. lWav' bhn"v'-!B,a


LXX: omette il versetto

a
BHSap: v 1 > Ì-OpLMss
b c-c
~ynIv' yTev.W : ÌLpMs 30, Í 21 >Í
Secondo l'apparato, il versetto è assente dalla LXX ma si trova in una parte dei
manoscritti della recensione origeniana, nella recensione lucianea e in alcuni altri
manoscritti greci. Per le parole ~ynIv' yTev.W una parte della recensione lucianea e un altro
manoscritto greco danno 30 anni al regno di Saul, mentre il Siriaco ne dà 21 (qui
l'apparato è erroneo perché il siriaco recita: "un anno o due", non "ventuno"; cf. C.
MORRISON, The Character of the Syriac Version of the First Book of Samuel [Leiden
2001] 21, 143).
Altri testimoni antichi sembrano seguire il TM o una forma della recensione
lucianea, oppure cercano di dare un senso a un testo corrotto:

LXXL: ui`o.j evniautou/ Saoul evn tw/| basileu,ein auvto,n kai. du,o e;th
evbasi,leusen evpi. vIsrah,lÅ
evniautou/] tria,konta evtw/n 108mg 82 93 [recensione lucianea] 158
+ kai. evge,neto evn tw/| evniautw/| 376 247 [recensione origeniana]

Simmaco: ui`o.j w`j evniau,sioj Saoul evn tw/| basileu,ein auvto,n


Ò91-95: Filius unius anni fuit Saul in quo regnavit in Israel.
Vg: Filius unius anni Saul cum regnare coepisset, duobus autem annis regnavit super
Israhel.
Tg: $lm dk lwaX !ybwx hyb tyld anX rbk
"Come un uomo di un anno che non ha peccati era Saul quando diventò re."
Sir: "E quando Saul aveva regnato uno o due anni nel suo regno su Israele..."
Giuseppe Flavio ha due versioni diverse: Saul regnò per 18 anni durante la vita di
Samuele e poi per 22 anni [2 anni secondo la versione latina] dopo la morte di Samuele
(Ant. VI, 378), oppure Saul regnò per 20 anni (Ant. X, 143).
49

Atti 13,21: Saul regnò per 40 anni.

Alcune versioni moderne:


CEI1: "Saul aveva trent'anni quando cominciò a regnare e regnò vent'anni su Israele..."
CEI2: "Saul era nel pieno degli anni quando cominciò a regnare, e regnò due anni su
Israele."
RSV e NRSV: "Saul was ... years old when he began to reign; and he reigned ... and two
years over Israel."
NEB: "Saul was fifty years old when he became king and he reigned over Israel for
twenty-two years."
BJ: "Saül était âgé de ... ans lorsqu'il devint roi, et il régna ... ans sur Israël."
TOB: "Saül avait ... ans lorsqu'il devint roi et il régna deux ans sur Israël."

Davanti al problema di senso delle due prime parole e il problema di sintassi


dell'espressione ~ynIv' yTev.W si suggerisce che lo scriba aveva lasciato in bianco il numero
di anni (e.g. BARTHÉLEMY, Critique textuelle de l'Ancien Testament, I, 176) e/o
un'aggiunta tardiva nel testo (DRIVER, Notes on ... the Books of Samuel, 97).

Anche nel testo greco si può talvolta pensare a una congettura.

P.e. Gen 15,15 TM: hb'Aj hb'yfeB. rbeQ"Ti


LXX: trafei,j evn gh,rei kalw/|
Aug/Ambr: nutritus
ed. di Rahlfs: tafei,j

TM: "Quanto a te, andrai in pace presso i tuoi padri; sarai sepolto dopo una vecchiaia
felice."
LXX: "… sarai nutrito dopo una vecchiaia felice."

Rahlfs (1935): tafei,j rappresenta una correzione fatta al testo secondo il senso (e
secondo quanto si trova nel TM).
Non si può rintracciare il momento nel quale lo sbaglio fosse stato introdotto nel
testo greco. Tutti i MSS greci, anche i testimoni più antichi, hanno trafei,j.
L'emendazione, che si trova nell'edizione di Grabe (1707) e nella Complutense (1517), è
una congettura basata sull'ebraico.
50

ESERCIZIO

Note della BHS per il nome di Ishbosheth/Ishbaal (2 Sam 2-4)

2,8b-b: ÌMs a , s , q , Eisbaal cf Ò93.94; nonn Mss tXb-Xya.


Leggono Eisbaal: un manoscritto dei LXX e le versioni greche di Aquila,
Simmaco e Teodozione (II sec. d.C.). Vedi la Vetus Latina (MSS 93 e 94) [che hanno
Ishbalem]. Parecchi (nonnulli) MSS ebraici mettono il maqqef.

2,10a-a: ÌMs Eisbaal; pc Mss tXbXya.


Un manoscritto greco legge Eisbaal; alcuni (pauci) MSS ebraici non hanno il
maqqef.

2,12a-a: cf 10a-a. (cioè ci sono le stesse varianti)

2,15b-b: ÌMs Eisbaal, Œ ]Xya; nonn Mss tXb(-)Xyal.


Un MS greco ha Eisbaal. Qui il testo di Qumran (4QSama) contiene ]Xya, i.e.,
c'è un buco nel manoscritto dopo queste tre lettere. Il "nonn" segnala che parecchi MSS
ebraici hanno il maqqef.

3,7c: pc Mss cit + tXb Xya cf a , s , q , ◊, Œ lwaOX[..., Ì + Memfibosqe ui`o.j


Saoul, Í ´šbšwl cf 4,1a.
Alcuni MSS ebraici, più una citazione [cit] che si trova nel Das Schriftwort in
der rabbinischen Literatur di Aptowitzer [cf. Prolegomena della BHS], aggiungono vya
tvb qui. Vedi Aquila, Simmaco e Teodozione [che hanno Iesbaal qui]. Vedi anche la
Volgata [Hisboseth]. Il testo di Qumran ha lwaOX[... [il puntino sopra l'a indica una
lettera poco leggibile]. Forse si leggeva lwaX !b tXbypm a Qumran. Il testo dei LXX
aggiunge Memfibosqe ui`o.j Saoul qui. Il Siriaco ha ´šbšwl come a 4,1 [infatti, il
Siriaco lo ha ovunque si trova tvbvya, anche se la BHS non lo dice].

4,1a: Œ pr ...]bypm, Ì pr Memfibosqe; Í pr ´šbšwl ut 3,7c.


A Qumran, prima di lwav !b [il pr indica praemittit qui], c'è ...]bypm; cioè,
dopo queste lettere c'è un buco nel MS. Il testo greco mette Memfibosqe prima di ui`o.j
Saoul [pr], e il Siriaco, come a 3,7, mette ´šbšwl davanti.

4,2a: Œ? Ì pr nom proprium ut la.


Il testo greco mette il nome proprio [Memfibosqe in questo caso] davanti a ui`w/|
Saoul. Il punto d'interrogazione che accompagna "Œ" potrebbe indicare qualche
incertezza nel leggere il frammento di Qumran [E.C. ULRICH, The Qumran Text of
Samuel and Josephus, ha lwav !b tXbypml ~[ qui, senza indicare una difficoltà di
lettura].
51

4,12a-a: ΠtXbypm.
Qui il frammento di 4QSama ha tXbypm.

Non è indicato nella BHS, ma è da notare che a 2,8.10.12.15 la maggioranza dei


MSS greci ha Iebosqe, mentre quelli "antiocheni" o "proto-lucianei" hanno
Memfibosqe. Altri MSS greci (MN e minuscoli) hanno Iebosqe nei cc. 3-4. A 3,11 e
4,7 i LXX hanno Memfibosqe, assente dal TM.

Si può concludere per questo insieme di lezioni che l[bvya era la forma
originale del nome del figlio di Saul, conservata nei LXX, nella Vetus Latina, e a
Qumran (in parte). Il TM rispecchia una tradizione che lo ha cambiato in tvbvya. Una
parte della tradizione greca del testo (l'antiocheno o proto-lucianeo) e Qumran
avrebbero confuso il nome nei cc. 3-4 con il figlio di Gionata (Memfibošet; cf. 2 Sam
4,4). I MSS greci che hanno Iebosqe nei cc. 3-4 (MN e molti minuscoli) mostrano una
"correzione" del testo verso il TM. Le traduzioni greche del secondo secolo d.C. hanno
conservato la forma originale. Le forme nella Volgata e in parte nel Siriaco seguono il
TM.

You might also like