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Guerra vandalica

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Guerra vandalica
parte delle guerre di riconquista di Giustiniano
Vandalic War campaign map.png
Mappa della campagna bellica
Data 533 - 534
Luogo Africa settentrionale, mar mediterraneo
Casus belli Deposizione di Ilderico del 530
Esito Vittoria decisiva romana, distruzione del Regno dei Vandali
Modifiche territoriali Riconquista romana dell'Africa settentrionale
Schieramenti
Impero romano d'Oriente Vandali
Comandanti
Belisario Gelimero
Effettivi
10.000 fanti
5.000 cavalieri 30.000 uomini, per lo pi� cavalieri
Voci di guerre presenti su Wikipedia
La guerra vandalica fu una guerra combattuta in Nordafrica, nelle zone
corrispondenti all'attuale Tunisia e all'Algeria orientale, nel 533-534, tra
l'Impero romano d'Oriente e i Vandali. Fu la prima delle guerre di riconquista
dell'Occidente di Giustiniano I ed ebbe successo: il regno dei Vandali venne
annientato, e l'Africa settentrionale ritorn� in mano romana.

Indice
1 Contesto storico
1.1 Fondazione del Regno dei Vandali
1.2 Relazioni tra Romani e Vandali fino al 533
1.3 Preparativi diplomatici e rivolte in Tripolitania e Sardegna
2 Forze in campo
3 Guerra
3.1 L'esercito di Belisario salpa per l'Africa
3.2 L'avanzata verso Cartagine e la battaglia di Ad Decimum
3.3 L'entrata di Belisario a Cartagine e il contrattacco di Gelimero
3.4 Battaglia di Tricamarum e resa di Gelimero
4 Conseguenze
4.1 Il trionfo di Belisario
4.2 Ristabilimento della dominazione romana in Africa e le guerre contro i Mauri
5 Note
6 Fonti
7 Voci correlate
Contesto storico
Fondazione del Regno dei Vandali
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Vandali,
Conquista vandalica del Nordafrica, Assedio di Ippona, Sacco di Roma (455),
Battaglia di Cartagena (461) e Battaglia di Capo Bon (468).
Nel corso del graduale declino e dissoluzione dell'Impero romano d'Occidente
cominciato agli inizi del V secolo, la trib� dei Vandali, alleata con gli Alani, si
era stabilita nella penisola iberica. Nel 429, il Re dei Vandali Genserico,
invitato dal vicarius d'Africa, Bonifacio, che si era rivoltato all'imperatore
d'Occidente Valentiniano III (r. 425�455) e stava fronteggiando un'invasione ad
opera di truppe imperiali, attravers� lo stretto di Gibilterra con la sua gente,
che si narra fossero in 80.000 in totale, penetrando nell'Africa settentrionale
romana.[1] I Vandali e gli Alani di Genserico, tuttavia, non miravano ad aiutare il
ribelle Bonifacio, bens� ad impadronirsi dell'intera Africa romana. Dopo aver
devastato per cinque anni le province dell'Africa romana, nel 435 i Vandali
ottennero dalla corte di Ravenna il riconoscimento del loro possesso della
Mauretania Caesariensis, Mauretania Sitifensis e della maggior parte della Numidia.
[2] La guerra contro l'Impero riprese ben presto, e nell'ottobre del 439, la
capitale dell'Africa, Cartagine, cadde in mano vandalica. Nel 442, i Vandali e
l'Impero firmarono un nuovo trattato, in base al quale i Vandali restituirono
all'Impero le province ottenute con il trattato del 435, ricevendo in cambio il
nucleo della diocesi africana, ovvero le floride province della Zeugitana e della
Byzacena. Questi avvenimenti segnarono la formazione del Regno dei Vandali, in
quanto i Vandali resero Cartagine la propria capitale e si insediarono nei suoi
dintorni.[3] Oltre ad ottenere il controllo dei lucrosi traffici commerciali di
grano con l'Italia, i Vandali cominciarono inoltre a sferrare spedizioni piratesche
che colpirono persino il Mar Egeo, culminando nel sacco di Roma stessa nel 455, che
si narra dur� due settimane. Successivamente, approfittando del caos che segu�
all'uccisione di Valentiniano nel 455, Genserico riconquist� le Mauretanie e, con
la sua flotta, si impossess� della Sardegna, della Corsica e delle Isole Baleari.
La Sicilia scamp� a stento alla stessa sorte grazie al generale romano Ricimero.[4]

Nel corso di questo processo, i Vandali riuscirono a sopravvivere a numerosi


tentativi di controffensiva romana: il generale romano-orientale Aspar aveva
condotto una fallimentare spedizione nel 431, una spedizione preparata
dall'imperatore d'Occidente Maggioriano (r. 457�461) fall� nel 460 dopo che la
flotta romana al largo della costa della Spagna fu distrutta o catturata dai pirati
Vandali prima ancora che potesse partire, e finalmente, nel 468, Genserico
sconfisse una spedizione congiunta di entrambi gli imperi condotta dal generale
romano-orientale Basilisco.[5][6] Subito dopo questa disfatta militare, e in
seguito ad ulteriori incursioni dei pirati vandali lungo le coste della Grecia,
l'imperatore d'Oriente Zenone (r. 474�491) firm� una "pace perpetua" con Genserico
(474/476).[7][8]

Relazioni tra Romani e Vandali fino al 533


Lo stato Vandalo era unico in molti aspetti in confronto agli altri regni romano-
barbarici che si erano succeduti all'Impero romano d'Occidente: invece di
rispettare e continuare l'ordine socio-politico stabilito dai Romani, essi lo
sostituirono completamente con uno proprio. Laddove i re dell'Europa occidentale
continuavano a portare rispetto agli imperatori e a battere moneta con i loro
ritratti, i re vandali ritraevano essi stessi come re pienamente indipendenti.
Inoltre, i Vandali�come la maggior parte dei Germani, aderenti
all'Arianesimo�perseguitarono la maggioranza calcedoniana della popolazione locale,
specialmente sotto i regni di Unerico (r. 477�484) e Guntamundo (r. 484�496).[9]
Gli imperatori di Costantinopoli protestarono per queste persecuzioni, ma, malgrado
ci�, la "pace eterna" dur� per quasi sessant'anni, e le relazioni si mantennero
grossomodo amichevoli, soprattutto durante il regni dell'imperatore d'Oriente
Anastasio I (r. 491�518) e del re vandalo Trasamundo (r. 496�523), che adott� una
politica tollerante nei confronti dei cristiani non ariani, cessando le
persecuzioni.[10]

Mappa dell'Impero romano d'Oriente e dei regni romano-barbarici nel Mediterraneo


occidentale nel 526
Nel 523, Ilderico (r. 523�530), figlio di Unerico, sal� al trono di Cartagine. Egli
stesso un discendente di Valentiniano III, Ilderico rialline� il proprio regno
instaurando relazioni pi� amichevoli con l'Impero romano d'Oriente: secondo il
resoconto di Procopio di Cesarea[11], era una persona pacifica e amorevole, che
fece cessare le persecuzioni a danno dei Calcedoniani, scambi� doni e ambascerie
con Giustiniano (r. 527�565) persino prima dell'ascesa di quest'ultimo al trono, e
decise persino di rimuovere la propria immagine dalle sue monete, sostituendola con
quella dell'imperatore. Giustiniano evidentemente nutriva delle speranze che questo
riavvicinamento avrebbe condotto alla pacifica subordinazione dello stato vandalo
all'Impero d'Oriente.[8][12] Tuttavia, la politica filo-romana di Ilderico,
accoppiata con una sconfitta subita contro i Mauri in Byzacena, gli attir�
impopolarit� presso l'aristocrazia vandalica, la quale, nel 530, lo detronizz� e lo
imprigion� eleggendo re al suo posto suo cugino, Gelimero (r. 530�534). Giustiniano
sfrutt� l'opportunit�, chiedendo la restaurazione di Ilderico, ma Gelimero
ovviamente rifiut�. Giustiniano chiese quindi che almeno Ilderico venisse liberato
e inviato in esilio a Costantinopoli, minacciando la guerra nel caso anche questa
richiesta fosse stata rifiutata. Gelimero, non intendendo consegnare a Giustiniano
un rivale per il trono, che lo avrebbe utilizzato per gettare discordia nel regno
vandalico, e probabilmente sospettando che la guerra sarebbe scoppiata in ogni caso
secondo almeno J.B. Bury, rifiut� affermando che questa era una questione interna
tra i Vandali.[13][14][15]

Moneta da cinquanta denarii di Gelimero


Giustiniano ora aveva un casus belli per fare guerra ai Vandali, e con la pace
restaurata in Oriente nel 532, inizi� a organizzare un esercito per invadere
l'Africa.[16] Secondo Procopio di Cesarea[17], la notizia della decisione presa da
Giustiniano di intraprendere una guerra contro i Vandali provoc� una grande
costernazione presso le �lite della capitale, in quanto il ricordo della disfatta
del 468 era ancora vivo nelle loro menti. Gli ufficiali finanziari si lamentarono
delle grossi spese che avrebbe richiesto la spedizione, mentre gli eserciti erano
stanchi per la guerra persiana e temevano la potenza marittima vandalica. La
decisione dell'imperatore ricevette invece l'appoggio della Chiesa, anche a causa
dell'arrivo a Costantinopoli delle vittime delle persecuzioni rinnovate da
Gelimero. Solo il potente e influente prefetto del pretorio d'Oriente, Giovanni di
Cappadocia, os� apertamente opporsi alla spedizione, ma Giustiniano non gli diede
retta e continu� ad allestire i preparativi per la guerra.[18][19][20]

Preparativi diplomatici e rivolte in Tripolitania e Sardegna


Poco tempo dopo la sua ascesa al potere, la posizione interna di Gelimero cominci�
a deteriorarsi in quanto cominci� a perseguitare i suoi politici interni presso
l'aristocrazia vandalica, confiscando le proprie propriet� e giustiziando molti di
essi.[21] Queste azioni minarono la gi� dubbia legittimit� del suo regno agli occhi
di molti, e contribuirono allo scoppio di due rivolte nelle province remote del
Regno vandalico: in Sardegna, dove il governatore locale, Godas, si autoproclam� re
indipendente dell'isola, e, poco tempo dopo, in Tripolitania, dove la popolazione
nativa si era rivoltata contro la dominazione vandalica sotto il comando di un
certo Pudenzio.[21][22] Sebbene la narrativa propizia fa sembrare entrambe le
rivolte delle coincidenze, secondo Ian Hughes, il fatto che entrambe le rivolte
siano scoppiate proprio poco tempo prima della spedizione romana contro i Vandali,
e che sia Godas che Pudenzio chiesero immediatamente rinforzi a Giustiniano, sembra
suggerire un coinvolgimento diplomatico attivo dell'imperatore nello scoppio delle
rivolte.[23]

In risposta agli emissari di Godas, Giustiniano invi� Cirillo, uno dei comandanti
dei foederati, con 400 uomini, di accompagnare la flotta di Belisario per poi
salpare per la Sardegna.[24] Gelimero reag� alla rivolta di Godas inviando la
maggior parte della sua flotta, 120 dei suoi migliori vascelli, e 5.000 uomini
sotto il comando di suo fratello Tzazon per reprimerla. La decisione del re vandalo
gioc� un ruolo cruciale nell'esito finale della guerra, in quanto, con la potente
flotta vandalica (insieme a parte dell'esercito) impegnata altrove a reprimere la
rivolta in Sardegna, lo sbarco dei Romani in Africa pot� procedere senza ostacoli.
Gelimero scelse inoltre di trascurare la rivolta in Tripolitania per il momento, in
quanto era una rivolta molto meno seria e in una regione pi� remota, mentre la
carenza di soldati lo costrinse ad attendere il ritorno di Tzazon dalla Sardegna.
[22][25][26] Al contempo, entrambi i re cercarono di procurarsi degli alleati:
Gelimero contatt� il re dei Visigoti Theudis (r. 531�548) proponendogli
un'alleanza,[26] mentre Giustiniano si assicur� la benevolente neutralit� e
sostegno del Regno ostrogoto d'Italia, il quale aveva relazioni di inimicizia con i
Vandali a causa del maltrattamento ad opera dei Vandali della principessa ostrogota
Amalafrida, moglie di Trasamundo. La corte ostrogota accett� prontamente di
consentire alla flotta di invasione romana di adoperare il porto di Siracusa in
Sicilia e stabilire un mercato per l'approvvigionamento delle truppe romane in quel
luogo.[27][28][29]

Forze in campo

Un membro del seguito dell'imperatore Giustiniano I nel mosaico nella basilica di


San Vitale a Ravenna, che � in genere identificato con Belisario.
Giustiniano scelse come comandante della spedizione uno dei suoi migliori generali,
Belisario, che si era recentemente distinto sia contro i Persiani che nella
repressione della rivolta di Nika. Come osserva Ian Hughes, Belisario era
particolarmente adatto a questa missione anche per due altri motivi: era di
madrelingua latina, e ci teneva affinch� il suo esercito non maltrattasse la
popolazione locale, mantenendo la disciplina tra le sue truppe. Entrambe le qualit�
erano cruciali per ottenere il sostegno della popolazione romano-africana di
madrelingua latina.[30] Belisario era accompagnato da sua moglie, Antonina, e da
Procopio di Cesarea, il suo segretario, che in seguito scrisse la Storia delle
guerre.[27]

Secondo Procopio[31], l'esercito consisteva in 10.000 fanti, in parte presi


dall'esercito di campo (comitatenses) e in parte tra i foederati, e da 5.000
cavalieri. Vi erano inoltre circa 1.500�2.000 dei soldati privati di Belisario
(bucellarii), un reggimento d'�lite (che potrebbe essere stato incluso nel totale
di Procopio per la cavalleria). In aggiunta, presero parte alla spedizione anche
due corpi di truppe alleate, con arcieri a cavallo, 600 Unni e 400 Eruli.
L'esercito era condotto da ufficiali di esperienza, come l'eunuco Salomone, che fu
scelto da Belisario come suo domesticus, e l'ex prefetto del pretorio Archelao, al
quale fu affidato il compito di provvedere all'approvvigionamento dell'esercito.
L'intera armata fu trasportata su 500 vascelli contenenti 30.000 marinai sotto la
guida dell'ammiraglio Calonimo di Alessandria, sorvegliata da 92 dromoni.[32][33]
[34][35] Secondo la storiografia tradizionale (cfr. ad esempio J.B. Bury), la forza
della spedizione era piccola in numeri, specialmente considerata la reputazione
militare dei Vandali, e che forse riflette i limiti della capienza di trasporto
della flotta, oppure potrebbe essere stata una mossa intenzionale per limitare
l'impatto di una eventuale sconfitta.[32] Ian Hughes, tuttavia, commenta che,
persino in confronto con gli eserciti dell'Alto Impero romano, l'esercito di
Belisario era "una forza grande e ben equilibrata in grado di sconfiggere i Vandali
e che potrebbe aver contenuto una proporzione maggiore di alta qualit�, truppe
affidabili provenienti dagli eserciti stazionati in oriente".[24]

Per quanto riguarda i Vandali, la situazione del loro esercito non � altrettanto
chiara. L'esercito vandalico, a differenza di quello dell'Impero d'Oriente, non era
n� professionale n� per lo pi� composto da volontari, ma comprendeva al contrario
ogni maschio idoneo al combattimento del popolo vandalico. Per cui le stime moderne
delle forze a disposizione dei Vandali variano in funzione delle stime sulla
popolazione totale vandalica, da un picco di 30.000�40.000 uomini su un totale di
popolazione vandalica stimato sulle 200.000 persone (Diehl e Bury), a un minimo di
25.000 uomini�o persino 20.000, se vengono tenute in considerazione le loro
sconfitte contro i Mauri�per una stima della popolazione di 100.000 abitanti
(Hughes).[22][36][37] Malgrado la loro reputazione, i Vandali erano diventati man
mano meno bellicosi, giungendo a condurre una vita lussuosa tra le ricchezze
dell'Africa. Inoltre, il loro stile di combattimento era poco adatto per
confrontarsi con i veterani di Belisario: l'esercito vandalico era composto
esclusivamente di cavalieri, con armatura alla leggera e armati esclusamente per il
combattimento corpo a corpo al punto da trascurare interamente l'uso di archi o
giavellotti, in netto contrasto ai catafratti con armature pesanti e agli arcieri a
cavallo di Belisario.[22][38][39]
I Vandali furono inoltre indeboliti dall'ostilit� dei suoi sudditi romani,
dall'esistenza presso i Vandali di una fazione fedele a Ilderico, e dalla posizione
ambivalente delle trib� dei Mauri.[22][40]

Guerra
L'esercito di Belisario salpa per l'Africa
Con una cerimonia pomposa, alla presenza dell'imperatore Giustiniano e del
patriarca di Costantinopoli, la flotta romana salp� il 21 giugno 533. Inizialmente
la flotta procedette lentamente, fermandosi per cinque giorni a Heraclea Perinthus
in attesa dell'arrivo dei cavalli e per ulteriori quattro giorni a Abydus a causa
della mancanza di vento che impediva la navigazione. La flotta lasci� i Dardanelli
il 1� luglio, e attravers� il Mar Egeo per fermarsi al porto di Methone, dove fu
raggiunta dagli ultimi contingenti di truppe. Belisario approfitt� della fermata
forzata a causa della mancanza di vento per addestrare le sue truppe e affiatarle.
Fu tuttavia proprio a Methone, che 500 soldati perirono di dissenteria per aver
mangiato pane andato a male. Secondo Procopio, la responsabilit� per l'accaduto
cadde sul prefetto del pretorio d'Oriente Giovanni di Cappadocia, che, per
risparmiare sui costi per la cottura del pane destinato agli eserciti, lo aveva
fatto cuocere soltanto una volta invece delle due previste, con il risultato che il
pane and� a male. Giustiniano fu informato, ma non risulta che Giovanni sia stato
punito. Belisario prese delle misure per porre rimedio alla situazione, e
l'esercito si riprese presto.[27][41]

Da Methone, la flotta salp� attraversando il Mar Ionio raggiungendo Zacinto, da


dove passarono per dirigersi poi verso l'Italia. La navigazione fu rallentata dalla
mancanza di vento, e l'esercito soffr� per la mancanza di acqua fresca quando le
provviste che avevano comprato andarono a male. Alla fine, la flotta raggiunse
Catania in Sicilia, da dove Belisario invi� Procopio a Siracusa per ottenere
informazioni sulle attivit� dei Vandali. Per caso, Procopio incontr� l� un suo
amico mercante, il cui servo era appena arrivato da Cartagine. Quest'ultimo inform�
Procopio che non solo i Vandali erano inconsapevoli dello sbarco imminente in
Africa della flotta di Belisario, ma che Gelimero, che aveva appena inviato la
spedizione di Tzazon in Sardegna, non si trovava in quel momento a Cartagine, bens�
nella piccola citt� dell'entroterra di Hermione. Procopio inform� prontamente
Belisario, che ordin� immediatamente all'esercito di reimbarcarsi e partire alla
volta della costa africana. Dopo essere salpati da Malta, raggiunsero capo
Caputvada, sulla costa occidentale della moderna Tunisia a circa 162 miglia romane
(240 km) a sud da Cartagine.[42][43][44]

L'avanzata verso Cartagine e la battaglia di Ad Decimum


Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di
Ad Decimum.
Quando la flotta romana raggiunse l'Africa, si tenne una riunione tra Belisario e i
suoi subordinati[45], dove molti dei suoi ufficiali proposero di attaccare
direttamente Cartagine, in quanto era l'unica citt� fortificata del regno dei
Vandali, avendo i Vandali demolito le mura delle altre citt� per impedire una
ribellione. Belisario, tuttavia, avendo bene in mente l'esito della spedizione del
468 e temendo di scontrarsi con la flotta vandala, non fu d'accordo e argoment�
contro la proposta dei suoi subordinati, riuscendo infine a prevalere. L'esercito
dunque sbarc� in quel punto, costruendo un campo fortificato per trascorrere la
nottata.[26][42][46]

Belisario era consapevole che il successo della spedizione contava sull'ottenere il


sostegno della popolazione locale, che aveva largamente conservato la propria
identit� romana e alla quale si present� come un liberatore. E fu cos� che, nel
giorno successivo allo sbarco, quando alcuni dei suoi soldati rubarono dei frutti a
un abitante locale, egli li pun� severamente, e, radunato l'esercito, lo esort� a
mantenersi disciplinati e di non adoperare violenze contro la popolazione locale, a
meno che non abbandonino le loro simpatie per i Romani e passino dalla parte dei
Vandali. L'esortazione di Belisario port� a risultati considerevoli, e Procopio
narra[47] che "i soldati si comportarono con moderazione, e non commisero alcun
atto ingiusto lungo la via, e [Belisario], mostrando grande gentilezza e dolcezza,
port� i Libici dalla sua parte in modo cos� completo che dovunque arrivava era come
se si trovasse a casa propria".[48][49][50]

Quindi l'esercito romano cominci� la sua marcia verso nord, seguendo la via
costiera. 300 cavalli sotto Giovanni l'Armeno vennero distaccati come avanguardia a
circa 3 miglia (4,5 km) davanti all'esercito principale, mentre i 600 Unni
coprivano il fianco sinistro dell'esercito. Belisario stesso con i suoi bucellarii
condusse la retroguardia, per prevenire ogni attacco di Gelimero, che sapeva si
trovasse nelle vicinanze. La flotta segu� l'esercito navigando lungo la costa.[42]
[51] La prima citt� che incontrarono nel corso della loro marcia fu Syllectum, che
fu presa da un distaccamento sotto il comando di Boriade con uno stratagemma. Nel
tentativo di dividere i Vandali, Belisario diede una lettera di Giustiniano
indirizzata ai nobili vandali a un messaggero vandalo catturato, dove l'imperatore
sosteneva che stava combattendo per conto del re legittimo Ilderico contro
l'usurpatore Gelimero. In quanto il messaggero non os� consegnare la lettera al
destinatario, ci� non port� a nulla.[48][50]

Il piano di Gelimero di accerchiare i Romani a Ad Decimum


Gelimero, nel frattempo, dopo aver appreso l'arrivo dei Romani, ordin�
immediatamente al fratello Ammata, che si trovava a Cartagine, di assemblare le
forze vandale nelle vicinanze, e di far giustiziare Ilderico e i suoi parenti,
mentre il suo segretario Bonifazio ricevette l'ordine di trasportare il tesoro
reale su una nave e salpare per la Spagna nel caso avessero vinto i Romani.[26][52]
Privato delle sue truppe migliori, che erano con Tzazon, Gelimero si prepar� per
uno scontro decisivo, che si sarebbe tenuto in un luogo chiamato Ad Decimum ("alla
decima [pietra miliare]") dove aveva ordinato ad Ammata di portare le sue truppe.
[51][52][53] I Romani avanzarono passando per Thapsus, Leptis Parva, e Hadrumetum,
raggiungendo Grasse, dove per la prima volta si scontrarono in una schermaglia con
gli esploratori dell'esercito di Gelimero. Dopo un breve scambio di colpi, entrambi
gli eserciti si ritirarono nei loro accampamenti.[51][52] Da Grasse, Belisario
diresse il suo esercito ancora pi� ad occidente, attraversando la penisola di Capo
Bon. Questa era la parte della via che portava a Cartagine che presentava maggiori
insidie, essendo la flotta non pi� a portata di mano.[54]

E fu cos� che, la mattina del 13 settembre, il decimo giorno dall'inizio della


marcia a Caputvada, l'esercito romano giunse nelle vicinanze di Ad Decimum. In quel
luogo Gelimero aveva pianificato di preparare un'imboscata e accerchiarli,
adoperando un esercito, condotto da suo fratello Ammatas per bloccare la loro
avanzata e scontrarsi con loro, mentre 2.000 truppe sotto suo nipote Gibamundo
avrebbero attaccato il loro fianco destro, e Gelimero stesso con l'esercito
principale avrebbe attaccato da dietro e completamente annientato l'esercito
romano. Il piano, tuttavia, fall�, in quanto i tre eserciti vandali non riuscirono
a sincronizzare i loro movimenti in modo esatto: Ammata arriv� troppo in anticipo e
fu ucciso mentre tentava di scontrarsi avendo a disposizione un piccolo esercito
con l'avanguardia romana. L'esercito di Gibamundo fu intercettato dai mercenari
unni a difesa del fianco e fu annientato. Non consapevole di ci�, Gelimero marci�
con l'esercito principale, e si scontro con l'avanguardia romana presente ad Ad
Decimum. I Vandali forse avrebbero vinto la battaglia se Gelimero non avesse visto
il cadavere di suo fratello e si dimentic� della battaglia. Questo diede a
Belisario il tempo di riorganizzare le sue truppe e sconfiggere i disorganizzati
Vandali.[55] Gelimero con il resto delle sue truppe fugg� verso occidente in
Numidia. La battaglia di Ad Decimum si era conclusa con una netta vittoria romana,
lasciando Cartagine senza guarnigione e con le mura in cattivo stato, permettendo
cos� a Belisario di conquistarla agevolmente.[56][57]
L'entrata di Belisario a Cartagine e il contrattacco di Gelimero
Fu solo al giungere delle tenebre, quando Giovanni l'Armeno con i suoi soldati e i
600 Unni si riunirono al suo esercito, che Belisario comprese la portata della sua
vittoria. La cavalleria trascorse la notte sul campo di battaglia. La mattina
successiva, all'arrivo della fanteria (e di Antonina), l'intero esercito cominci� a
marciare verso Cartagine, raggiungendola al tramonto dello stesso giorno. I
Cartaginesi avevano loro aperto le porte e illuminato la citt� per celebrare la
loro liberazione dai Vandali, ma Belisario, temendo una possibile imboscata nelle
tenebre e desiderando tenere sotto stretto controllo i suoi soldati, si trattenne
dall'entrare in citt�, e si accamp� nelle sue vicinanze. [58][59] Nel frattempo, la
flotta aveva circumnavigato Capo Bon e, dopo aver appreso della vittoria romana,
aveva fissato le ancore a Stagnum, a circa 7,5 km da Cartagine. Ignorando le
istruzioni di Belisario, Calonimo e i suoi uomini procedettero a saccheggiare
l'insediamento mercantile nei sobborghi di Mandriacum.[59]

La mattina del giorno successivo, il 15 settembre, Belisario prepar� l'esercito per


la battaglia di fronte alle mura cittadina, ma non si present� alcun nemico, per
cui condusse il suo esercito in citt�, dopo aver esortato di nuovo le sue truppe
alla disciplina. L'esercito romano fu accolto come liberatori dalla popolazione,
rimasta favorevolmente colpita per la sua moderazione. Mentre Belisario si insedi�
nel palazzo reale, sedendosi egli stesso sul trono del re, e consum� la cena che
Gelimero aveva ordinato gli fosse preparata per quando sarebbe tornato in citt� da
trionfatore, la flotta entr� nel Lago di Tunisi e l'esercito fu alloggiato per
tutta la citt�. I rimanenti Vandali vennero circondati e posti sotto custodia per
impedire loro di tramare qualche insidia. Belisario, nel frattempo, invi� Salomone
a Costantinopoli per portare all'imperatore la notizia della vittoria, ma
aspettandosi una imminente reazione da parte di Gelimero con il suo esercito nel
tentativo di riconquistare la citt�, non perse tempo nell'ordinare la riparazione
delle disastrate mura di Cartagine in modo da renderla in grado di resistere a un
assedio da parte dei Vandali.[58][60]

Moneta da 50 denarii di Gelimero


Nelle settimane successive, mentre Belisario rimaneva a Cartagine provvedendo a
rinforzare le sue mura, Gelimero si stabil� con i resti del suo esercito a Bulla
Regia. Distribuendo denaro era riuscito a rafforzare la fedelt� degli abitanti
locali alla sua causa, e aveva inviato messaggeri in Sardegna per ordinare a Tzazon
e alle sue truppe, che nel frattempo erano riuscite a reprimere la rivolta
uccidendo Godas, di lasciare l'isola per ritornare in Africa. Mentre era in attesa
dell'arrivo di Tzazon, l'esercito del re dei Vandali fu rinforzato dall'arrivo di
ulteriori fuggitivi dalla battaglia di Ad Decimum, ma anche da un contingente dei
suoi alleati Mauri.[61] Molte delle trib� di Mauri della Numidia e della Byzacena,
tuttavia, avevano inviato ambascerie a Belisario, giurando fedelt� all'Impero.
Alcune di esse avevano persino offerto ostaggi. Nonostante ci�, era chiaro che,
finch� l'esito della guerra sarebbe stato incerto, nessuno dei due schieramenti
poteva contare sulla completa fedelt� dei Mauri.[58][61] Nel frattempo, messaggeri
provenienti da Tzazon, inviati ad annunciare la repressione della rivolta in
Sardegna, sbarcarono a Cartagine ignari che la citt� era caduta in mani nemiche e
furono fatti prigionieri, seguiti poco tempo dopo dagli inviati di Gelimero a
Theudis, che avevano raggiunto la Spagna in seguito alle notizie dei trionfi romani
e che avevano fallito a procurarsi un'alleanza con i Visigoti. Belisario fu inoltre
rinforzato dall'arrivo del generale romano Cirillo con un contingente, che era
salpato per la Sardegna solo per scoprire che era tornata di nuovo in possesso dei
Vandali.[62]

Non appena Tzazon ricevette il messaggio di suo fratello, lasci� la Sardegna e


sbarc� in Africa, dove si ricongiunse con Gelimero a Bulla. Il re vandalo era ora
determinato ad avanzare su Cartagine. Le sue intenzioni non sono ben chiare;
l'interpretazione tradizionale � che sperasse di riconquistare la citt� bloccandola
e prendendola per la fame, ma Ian Hughes ritiene che, mancando le riserve per una
guerra lunga, sperava di costringere Belisario a un "singolo, decisivo confronto".
Avvicinandosi alla citt�, l'esercito vandalo tagli� l'acquedotto che riforniva la
citt� di acqua, e cerc� di impedire l'arrivo di provviste in citt�. Gelimero invi�
agenti in citt� per minare la fedelt� degli abitanti all'esercito imperiale.
Belisario, che era sempre all'erta temendo possibili tradimenti, decise di dare un
esempio facendo impalare un cittadino di Cartagine che intendeva unirsi ai Vandali.
Erano tuttavia i mercenari Unni la parte dell'esercito pi� a rischio di una
possibile defezione ai Vandali, in quanto essi erano scontenti per essere stati
portati in Africa contro la propria volont� e temevano di rimanere l� come
guarnigione. In effetti, agenti vandali li avevano gi� contattati cercando di
convincerli a passare dalla loro parte, ma Belisario riusc� a mantenere la loro
fedelt� all'Impero�almeno per il momento�facendo solenni promesse che dopo la
vittoria finale sarebbero stati ampiamente ricompensati per i loro servigi e
avrebbero ottenuto il permesso di ritornare in patria. La loro fedelt� rimase
tuttavia sospetta, e, come i Mori, gli Unni probabilmente erano in attesa di
scoprire chi avrebbe vinto la guerra e passare dalla sua parte.[63][64]

Battaglia di Tricamarum e resa di Gelimero


Dopo essersi assicurato la fedelt� della popolazione e dell'esercito, e aver
completato la riparazione delle mura, Belisario risolse di scontrarsi con Gelimero
in battaglia, e a met� dicembre marci� fuori da Cartagine in direzione
dell'accampamento fortificato vandalo a Tricamarum, a circa 28 km da Cartagine.
Come a Ad Decimum, la cavalleria romana procedette avanti alla fanteria, e la
conseguente battaglia di Tricamarum fu combattuta prevalentemente dalla cavalleria,
con l'esercito di Belisario notevolmente in inferiorit� numerica. Entrambi gli
eserciti mantennero gli elementi di cui si fidavano di meno�i Mauri e gli Unni�come
riserva. Dalla parte dei Romani, Giovanni l'Armeno si distinse particolarmente in
battaglia, conducendo ripetute cariche al centro dello schieramento vandalo, e
uccidendo Tzazon. A ci� segu� un attacco generale romano lungo la parte anteriore e
il collasso dell'esercito vandalo, che si ritir� nel suo accampamento. Gelimero,
compreso che tutto era perduto, fugg� con un piccolo seguito in Numidia, mentre i
rimanenti Vandali abbandonarono ogni pensiero di resistere e abbandonarono il loro
accampamento al saccheggio dei Romani.[65][66] Come la precedente battaglia a Ad
Decimum, � ancora da notare che Belisario fall� nel mantenere unite le proprie
forze, e fu costretto a combattere in una considerevole inferiorit� numerica.[67]
Come osserva Bury, "C'� spazio per chiedersi se Belisario sarebbe stato
irrimediabilmente sconfitto se solo gli fosse stato opposto un comandante di
qualche abilit� ed esperienza nella guerra. Il suo segretario, Procopio, esprime
stupore per l'esito della guerra, e non esita a considerarlo non come il risultato
di una strategia superiore, ma come un paradosso della fortuna".[68]

Illustrazione di un medaglione che commemora la vittoria romana nella guerra


vandalica, 535 circa.
Un distaccamento romano sotto il comando di Giovanni l'Armeno insegu� il fuggitivo
re vandalo per cinque giorni e notti, ed era quasi sul punto di raggiungerlo quando
fu ucciso in un incidente. I Romani si fermarono per piangere il loro generale,
permettendo a Gelimero di fuggire, prima a Hippo Regius e poi nella citt� di Medeus
sul Monte Papua, sui cui abitanti Mauri poteva fidarsi. Belisario invi� 400 soldati
sotto il comando dell'Erulo Fara per bloccarlo.[67][69] Belisario stesso si diresse
a Hippo Regius, dove i Vandali che erano fuggiti in vari santuari si arresero al
generale romano, che promise loro che sarebbero stati ben trattati e inviati a
Costantinopoli in primavera. Belisario fu anche fortunato nel recuperare il tesoro
reale vandalo, che era stato caricato su una nave a Hippo. Bonifazio, il segretario
di Gelimero, avrebbe dovuto trasportarlo in Spagna, dove anche Gelimero intendeva
rifugiarsi, ma venti avversi costrinsero la nave a rimanere nel porto e alla fine
Bonifazio si consegn� ai Romani in cambio della sua salvezza (ma anche in cambio di
una considerevole parte del tesoro, se si presta fede a Procopio).[68][70]
Belisario cominci� inoltre ad estendere la propria autorit� sulle province e
avamposti pi� distanti del Regno dei Vandali: Cirillo fu inviato in Sardegna e
Corsica con la testa di Tzazon come prova della sua vittoria, Giovanni fu inviato a
Caesarea sulla costa della Mauretania Caesariensis, un altro Giovanni fu inviato
nelle fortezze di Septem e Gadira, che controllavano lo Stretto di Gibilterra, e
Apollinario a prendere possesso delle Isole Baleari. Fu inviato anche aiuto ai
provinciali della Tripolitania, che erano esposti agli attacchi delle trib� locali
dei Mauri.[71][72] Belisario pretese inoltre dagli Ostrogoti, che lo avevano
occupato in quell'anno, la restituzione del porto di Lilybaeum nella Sicilia
occidentale, in quanto anch'esso faceva parte del Regno dei Vandali. Uno scambio di
lettere segu� tra Giustiniano e la corte degli Ostrogoti, tramite il quale
Giustiniano fin� per l'essere coinvolto negli intrighi di quest'ultima, costituendo
la causa prossima dell'invasione romana dell'Italia un anno dopo (535).[73]

Nel frattempo, Gelimero continuava a rimanere bloccato da Fara nella fortezza di


montagna di Medeus, ma poich� il blocco si protrasse per tutto l'inverno, Fara
divenne sempre pi� impaziente. Attacc� la fortezza di montagna, venendo per�
respinto con la perdita di un quarto dei suoi soldati. Nonostante Gelimero avesse
ottenuto un successo, questi non alterava la situazione senza speranza in cui si
trovava in quanto egli e i suoi seguaci continuavano ad essere bloccati nella citt�
e cominciarono a soffrire per la mancanza di cibo. Fara gli invi� dei messaggi
invitandolo ad arrendersi e di risparmiare i suoi seguaci dal soffrire la fame, ma
fu solo a marzo che il re dei Vandali accett� la resa dopo aver ricevuto
l'assicurazione che sarebbe stato risparmiato e trattato bene. Gelimero fu quindi
scortato a Cartagine.[69][72]

Conseguenze
Il trionfo di Belisario

La Menorah del Tempio di Gerusalemme, raffigurata mentre viene trasportata nella


processione trionfale di Tito insieme alle spoglie del Tempio sull'Arco di Tito a
Roma.
Belisario non sarebbe rimasto a lungo in Africa per consolidare il suo successo, in
quanto diversi ufficiali del suo esercito, sperando cos� di ottenere un avanzamento
nella propria carriera militare, inviarono messaggeri a Giustiniano accusando
Belisario di avere l'intenzione di fondare un suo regno autonomo in Africa.
Giustiniano allora diede al suo generale due possibilit� per mettere alla prova le
sue intenzioni: o tornare a Costantinopoli o rimanere in Africa. Belisario, che
aveva catturato uno dei messaggeri ed era a conoscenza delle voci diffamatorie
contro di lui, decise di ritornare.[74][75] Lasci� l'Africa in estate, accompagnato
da Gelimero, diversi prigionieri Vandali �che furono arruolati in cinque reggimenti
di Vandali Iustiniani dall'imperatore� e il tesoro vandalo, che comprendeva diversi
oggetti trafugati a Roma durante il famoso sacco avvenuto 80 anni prima, tra cui le
regalia imperiali e la menorah del Secondo Tempio.[76] Giustiniano garant� a
Belisario il diritto di celebrare la sua vittoria con un trionfo, cosa che non
accadeva per un cittadino privato dai tempi di Lucio Cornelio Balbo nel 19 a.C. e
che non accadr� mai pi�. Si dice che durante il trionfo Gelimero, guardando
l'imperatore nel suo massimo splendore, avesse esclamato "Vanit� delle vanit�,
tutto � vanit�."[77]

A Gelimero furono concessi ampi possedimenti terrieri in Galazia, e sarebbe stato


elevato al rango di patrizio se non avesse rifiutato di abiurare alla fede ariana,
convertendosi al cristianesimo ufficiale.[69] Belisario fu anche consul ordinarius
per l'anno 535, permettendogli di celebrare una seconda processione trionfale, in
cui venne trasportato per le vie seduto sulla sua sedia consolare, tenuta in alto
da guerrieri vandali, mentre distribuiva alla popolazione ricchezze tratte dalla
sua quota del bottino di guerra.[78]
Ristabilimento della dominazione romana in Africa e le guerre contro i Mauri
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Prefettura
del pretorio d'Africa.
La guerra vandalica era terminata con un'inaspettata e rapida vittoria romana, e
Giustiniano si sent� giustificato nella sua convinzione di essere stato scelto per
riportare l'Impero al suo antico splendore, come si evince dalla prefazione delle
leggi riguardanti l'organizzazione amministrativa delle nuove province:

�I nostri predecessori non godevano del favore di Dio, in quanto essi non solo non
riuscirono a liberare l'Africa, ma videro anche Roma messa a sacco dai Vandali e
tutte le insegne imperiali a loro sottratte portate in Africa. Ora, tuttavia, Dio,
nella sua grazia, non ha solo riportato l'Africa e tutte le sue province in mano
Nostra, ma anche le Insegne Imperiali, che, essendo state rubate durante il sacco
di Roma, Egli ha restituito a noi.�

(Codex Iustinianus, Libro I, XXVII)


Nell'aprile 534, venne restaurato in Africa il vecchio sistema provinciale romano;
venne istituita la prefettura del pretorio d'Africa, posta sotto il controllo di un
prefetto del pretorio.[79] La nuova prefettura non era per� ancora pacificata del
tutto. Negli anni successivi, sotto il comando di Salomone, che ricopr� sia la
carica di magister militum sia quella di prefetto del pretorio d'Africa, i Romani
dovettero combattere le trib� dei Mori (Mauri) dell'entroterra. Salomone ottenne
significativi successi contro di loro, ma non riusc� a portare a termine la
pacificazione della provincia a causa di un dilagante ammutinamento militare nel
536. L'ammutinamento venne poi sedato da Germano, cugino di Giustiniano, e Salomone
ritorn� in Africa nel 539. Cadde, tuttavia, nella battaglia di Cillium nel 544
contro le trib� more unite. Solo nel 548 il valoroso generale Giovanni Troglita
riusc� a sconfiggere definitivamente i Mauri e i Berberi. La provincia entr� in
un'era di relativa stabilit� e prosperit�. Nel 591 ca. divenne un esarcato.
Inoltre, sotto il regno di Eraclio, l'Africa sarebbe stata la salvezza dell'Impero,
deponendo il tiranno Foca e respingendo i Sasanidi e gli Avari.

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