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Indice
1 Contesto storico
1.1 Fondazione del Regno dei Vandali
1.2 Relazioni tra Romani e Vandali fino al 533
1.3 Preparativi diplomatici e rivolte in Tripolitania e Sardegna
2 Forze in campo
3 Guerra
3.1 L'esercito di Belisario salpa per l'Africa
3.2 L'avanzata verso Cartagine e la battaglia di Ad Decimum
3.3 L'entrata di Belisario a Cartagine e il contrattacco di Gelimero
3.4 Battaglia di Tricamarum e resa di Gelimero
4 Conseguenze
4.1 Il trionfo di Belisario
4.2 Ristabilimento della dominazione romana in Africa e le guerre contro i Mauri
5 Note
6 Fonti
7 Voci correlate
Contesto storico
Fondazione del Regno dei Vandali
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Vandali,
Conquista vandalica del Nordafrica, Assedio di Ippona, Sacco di Roma (455),
Battaglia di Cartagena (461) e Battaglia di Capo Bon (468).
Nel corso del graduale declino e dissoluzione dell'Impero romano d'Occidente
cominciato agli inizi del V secolo, la trib� dei Vandali, alleata con gli Alani, si
era stabilita nella penisola iberica. Nel 429, il Re dei Vandali Genserico,
invitato dal vicarius d'Africa, Bonifacio, che si era rivoltato all'imperatore
d'Occidente Valentiniano III (r. 425�455) e stava fronteggiando un'invasione ad
opera di truppe imperiali, attravers� lo stretto di Gibilterra con la sua gente,
che si narra fossero in 80.000 in totale, penetrando nell'Africa settentrionale
romana.[1] I Vandali e gli Alani di Genserico, tuttavia, non miravano ad aiutare il
ribelle Bonifacio, bens� ad impadronirsi dell'intera Africa romana. Dopo aver
devastato per cinque anni le province dell'Africa romana, nel 435 i Vandali
ottennero dalla corte di Ravenna il riconoscimento del loro possesso della
Mauretania Caesariensis, Mauretania Sitifensis e della maggior parte della Numidia.
[2] La guerra contro l'Impero riprese ben presto, e nell'ottobre del 439, la
capitale dell'Africa, Cartagine, cadde in mano vandalica. Nel 442, i Vandali e
l'Impero firmarono un nuovo trattato, in base al quale i Vandali restituirono
all'Impero le province ottenute con il trattato del 435, ricevendo in cambio il
nucleo della diocesi africana, ovvero le floride province della Zeugitana e della
Byzacena. Questi avvenimenti segnarono la formazione del Regno dei Vandali, in
quanto i Vandali resero Cartagine la propria capitale e si insediarono nei suoi
dintorni.[3] Oltre ad ottenere il controllo dei lucrosi traffici commerciali di
grano con l'Italia, i Vandali cominciarono inoltre a sferrare spedizioni piratesche
che colpirono persino il Mar Egeo, culminando nel sacco di Roma stessa nel 455, che
si narra dur� due settimane. Successivamente, approfittando del caos che segu�
all'uccisione di Valentiniano nel 455, Genserico riconquist� le Mauretanie e, con
la sua flotta, si impossess� della Sardegna, della Corsica e delle Isole Baleari.
La Sicilia scamp� a stento alla stessa sorte grazie al generale romano Ricimero.[4]
In risposta agli emissari di Godas, Giustiniano invi� Cirillo, uno dei comandanti
dei foederati, con 400 uomini, di accompagnare la flotta di Belisario per poi
salpare per la Sardegna.[24] Gelimero reag� alla rivolta di Godas inviando la
maggior parte della sua flotta, 120 dei suoi migliori vascelli, e 5.000 uomini
sotto il comando di suo fratello Tzazon per reprimerla. La decisione del re vandalo
gioc� un ruolo cruciale nell'esito finale della guerra, in quanto, con la potente
flotta vandalica (insieme a parte dell'esercito) impegnata altrove a reprimere la
rivolta in Sardegna, lo sbarco dei Romani in Africa pot� procedere senza ostacoli.
Gelimero scelse inoltre di trascurare la rivolta in Tripolitania per il momento, in
quanto era una rivolta molto meno seria e in una regione pi� remota, mentre la
carenza di soldati lo costrinse ad attendere il ritorno di Tzazon dalla Sardegna.
[22][25][26] Al contempo, entrambi i re cercarono di procurarsi degli alleati:
Gelimero contatt� il re dei Visigoti Theudis (r. 531�548) proponendogli
un'alleanza,[26] mentre Giustiniano si assicur� la benevolente neutralit� e
sostegno del Regno ostrogoto d'Italia, il quale aveva relazioni di inimicizia con i
Vandali a causa del maltrattamento ad opera dei Vandali della principessa ostrogota
Amalafrida, moglie di Trasamundo. La corte ostrogota accett� prontamente di
consentire alla flotta di invasione romana di adoperare il porto di Siracusa in
Sicilia e stabilire un mercato per l'approvvigionamento delle truppe romane in quel
luogo.[27][28][29]
Forze in campo
Per quanto riguarda i Vandali, la situazione del loro esercito non � altrettanto
chiara. L'esercito vandalico, a differenza di quello dell'Impero d'Oriente, non era
n� professionale n� per lo pi� composto da volontari, ma comprendeva al contrario
ogni maschio idoneo al combattimento del popolo vandalico. Per cui le stime moderne
delle forze a disposizione dei Vandali variano in funzione delle stime sulla
popolazione totale vandalica, da un picco di 30.000�40.000 uomini su un totale di
popolazione vandalica stimato sulle 200.000 persone (Diehl e Bury), a un minimo di
25.000 uomini�o persino 20.000, se vengono tenute in considerazione le loro
sconfitte contro i Mauri�per una stima della popolazione di 100.000 abitanti
(Hughes).[22][36][37] Malgrado la loro reputazione, i Vandali erano diventati man
mano meno bellicosi, giungendo a condurre una vita lussuosa tra le ricchezze
dell'Africa. Inoltre, il loro stile di combattimento era poco adatto per
confrontarsi con i veterani di Belisario: l'esercito vandalico era composto
esclusivamente di cavalieri, con armatura alla leggera e armati esclusamente per il
combattimento corpo a corpo al punto da trascurare interamente l'uso di archi o
giavellotti, in netto contrasto ai catafratti con armature pesanti e agli arcieri a
cavallo di Belisario.[22][38][39]
I Vandali furono inoltre indeboliti dall'ostilit� dei suoi sudditi romani,
dall'esistenza presso i Vandali di una fazione fedele a Ilderico, e dalla posizione
ambivalente delle trib� dei Mauri.[22][40]
Guerra
L'esercito di Belisario salpa per l'Africa
Con una cerimonia pomposa, alla presenza dell'imperatore Giustiniano e del
patriarca di Costantinopoli, la flotta romana salp� il 21 giugno 533. Inizialmente
la flotta procedette lentamente, fermandosi per cinque giorni a Heraclea Perinthus
in attesa dell'arrivo dei cavalli e per ulteriori quattro giorni a Abydus a causa
della mancanza di vento che impediva la navigazione. La flotta lasci� i Dardanelli
il 1� luglio, e attravers� il Mar Egeo per fermarsi al porto di Methone, dove fu
raggiunta dagli ultimi contingenti di truppe. Belisario approfitt� della fermata
forzata a causa della mancanza di vento per addestrare le sue truppe e affiatarle.
Fu tuttavia proprio a Methone, che 500 soldati perirono di dissenteria per aver
mangiato pane andato a male. Secondo Procopio, la responsabilit� per l'accaduto
cadde sul prefetto del pretorio d'Oriente Giovanni di Cappadocia, che, per
risparmiare sui costi per la cottura del pane destinato agli eserciti, lo aveva
fatto cuocere soltanto una volta invece delle due previste, con il risultato che il
pane and� a male. Giustiniano fu informato, ma non risulta che Giovanni sia stato
punito. Belisario prese delle misure per porre rimedio alla situazione, e
l'esercito si riprese presto.[27][41]
Quindi l'esercito romano cominci� la sua marcia verso nord, seguendo la via
costiera. 300 cavalli sotto Giovanni l'Armeno vennero distaccati come avanguardia a
circa 3 miglia (4,5 km) davanti all'esercito principale, mentre i 600 Unni
coprivano il fianco sinistro dell'esercito. Belisario stesso con i suoi bucellarii
condusse la retroguardia, per prevenire ogni attacco di Gelimero, che sapeva si
trovasse nelle vicinanze. La flotta segu� l'esercito navigando lungo la costa.[42]
[51] La prima citt� che incontrarono nel corso della loro marcia fu Syllectum, che
fu presa da un distaccamento sotto il comando di Boriade con uno stratagemma. Nel
tentativo di dividere i Vandali, Belisario diede una lettera di Giustiniano
indirizzata ai nobili vandali a un messaggero vandalo catturato, dove l'imperatore
sosteneva che stava combattendo per conto del re legittimo Ilderico contro
l'usurpatore Gelimero. In quanto il messaggero non os� consegnare la lettera al
destinatario, ci� non port� a nulla.[48][50]
Conseguenze
Il trionfo di Belisario
�I nostri predecessori non godevano del favore di Dio, in quanto essi non solo non
riuscirono a liberare l'Africa, ma videro anche Roma messa a sacco dai Vandali e
tutte le insegne imperiali a loro sottratte portate in Africa. Ora, tuttavia, Dio,
nella sua grazia, non ha solo riportato l'Africa e tutte le sue province in mano
Nostra, ma anche le Insegne Imperiali, che, essendo state rubate durante il sacco
di Roma, Egli ha restituito a noi.�