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La ‘Scelta di madrigali’
Nel 1629 esce la Scelta di madrigali di Domenico Massenzio,
pubblicata dal suo nuovo editore Masotti. Quest’antologia è l’unica che
comprenda composizioni del musicista ronciglionese su testi in italiano1
e presenta un titolo piuttosto articolato, probabilmente per illustrare la
varietà di generi in essa contenuti: Scelta di madrigali, canzonette, villanelle,
romanesche, ruggieri, et una canzone sopra la follia di sette partite, à una voce, & in
fine un dialogo à quattro voci, sopra le quattro stagioni dell’anno2. La silloge
riflette caratteri difficilmente rintracciabili nel resto delle composizioni
massenziane, verosimilmente determinati dalla destinazione non
propriamente sacra del libro. Oltre a costituire un unicum per l’aspetto
testuale, al suo interno si possono rilevare elementi nuovi rispetto alla
produzione precedente del compositore, che si discostano dal linguaggio
musicale tradizionale e si sostanziano principalmente in scelte armoniche
che troveranno pieno sviluppo nella musica seriore.
Sono presenti altresì fattori poco usuali nello stile di Massenzio. Ad
esempio, è utilizzato largamente il cosiddetto ritmo ‘lombardo’, o ‘alla
zoppa’, detto anche ‘Scotch snap rhythm’, caratterizzato dalla figurazione
1 L’unico altro singolo componimento di Massenzio con testo italiano è il già citato
madrigale spirituale a due voci Amasti amato amante, su versi di Giambattista Marino,
edito nella Raccolta d’arie spirituali… raccolte e date in luce da Vincenzo Bianchi, Roma,
1640.
2 JOACHIM STEINHEUER, La “Scelta di madrigali, Canzonette, Villanelle…” di
Firenze dell’ordine Camaldolese, Pellegrino Frediani, Lucca, 1710, p. 103: «Don Egidio
Marracini Romano professo di Classi fu Generale l’anno 1614. e l’anno 1625». Più
precisamente, Marazzini fu eletto priore generale della Congregazione Camaldolese
di Toscana il 30 aprile 1614 – non ancora quarantenne – nel Capitolo generale di
Classe in Ravenna.
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lezione dei testi della Scelta di madrigali, rimando al capitolo «Varianti di lezione
riconosciute nei testi in lingua italiana», in Opera omnia Massenzio, vol. VI, pp. XLIV-
XLIX.
7 Lo stesso sonetto fu musicato anche da Ascanio Marrio, Orazio Vecchi, Andrea
Feliciani, Simone Balsamino, Cesare Tudino (il primo fra tutti, che lo pubblicò nel
1564 in apertura de Il Primo libro delli soi Madrigali a cinque voci), Aurelio La Faya,
Giovanni Battista Mosto, Giovanni Pietro Biandrà, Lambert Courtoys, Benedetto
Pesenti e Giovanni Domenico Puliaschi, soltanto per citarne alcuni. In particolare,
Puliaschi pubblicò a Roma un libro di arie a voce sola e continuo, Gemma musicale,
subito ristampato dopo un solo mese con il titolo Musiche varie, nel 1618. Il brano di
apertura della raccolta è proprio Locar sopra gli abissi di Beccuti. Non è escluso che
Massenzio conoscesse quell’edizione, che dovette avere una certa eco nell’ambiente
romano anche a causa dell’aperta dichiarazione di insoddisfazione di Puliaschi per gli
110 DOMENICO MASSENZIO. IL SUBLIME DISCRETO
errori commessi dal primo stampatore, Giovanni Battista Robletti, dichiarazione che
l’Autore riportò nella seconda stampa eseguita da Bartolomeo Zannetti. Notizie più
approfondite su questo episodio si trovano in S. FRANCHI, Annali, cit., pp. 273-278.
8 TORQUATO TASSO, La caualetta ouero Della poesia toscana, dialogo del sig.
versi di Della Casa, riporto solo che la prima uscì postuma a Venezia nell’ottobre del
1558; fu curata dal segretario di Della Casa, Erasmo Gemini De Cesis e stampata da
Nicolò Bevilacqua.
10 Oltre alla recente letteratura sull’argomento, cfr. anche la biografia del poeta di
CLAUDIO MUTINI, voce Beccuti, Francesco, detto il Coppetta, in DBI, vol. 7, p. 501.
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11 Questa prevalenza non si riscontra nei vari libri di salmi, che – come richiesto
dalla pratica liturgica – confermano l’impianto ortodosso del tono salmodico relativo.
12 Anche per questa composizione, l’edizione di riferimento è Opera omnia Massenzio,
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36 37 38
[Canto]
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[2]
Locar sopra l’abisso, cadenza finale della Seconda parte15
15 Cfr. D. MASSENZIO, Opera omnia, cit., vol. VI, p. 118, miss. 36-38. Il punto di
valore dopo la seconda nota (il La3 semiminima), è stato espunto dai curatori nella
trascrizione moderna perché sovrabbondante, come dichiarato nell’Apparato critico a
p. XV dello stesso vol. VI.
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libro nono, Alessandro Vincenti, Venezia, 1651; ed. moderna in Tutte le Opere di Claudio
Monteverdi, a cura di G. Francesco Malipiero, tomo IX, n. 9589, Universal Edition,
Vienna, 1926, p. 79.
19 E cioè nella trascrizione moderna alle misure: 10-11, 14-15, 24-25, 26-27, 28-29,