Schede programmatiche/3
La capitale della conoscenza
utte le capitali europee nel tentativo di reinter-
T pretare le complesse dinamiche che caratteriz-
zano lo spazio urbano hanno investito nella
Cultura, intesa nella sua accezione più ampia
di beni materiali e immateriali, come matrice
di identità e sviluppo.
Roma non è stata da meno e negli anni novanta, a caval-
lo delle giunte di centro-sinistra ha elaborato un suo mo-
dello, conosciuto ai più come “Modello Roma”, un sistema
di forte “infrastrutturazione culturale” che dotando la
città di una miriade di spazi, sia centrali che decentrati
(dall’Auditorium, alle numerose case del cinema e della
letteratura sino alle biblioteche e ai teatri di cintura), ha
contribuito in maniera significativa a far uscire la città
da un provincialismo culturale atavico, incrementandone
la competitività internazionale, nonché il suo Pil, con le
relative ricadute occupazionali. Tutto questo generando
una vera e propria “Rinascenza”, una modalità che ha
rafforzato il ruolo sociale della Cultura quale fattore e
strumento di coesione e benessere dei cittadini, agendo
anche sui processi di rigenerazione urbana.
Il mondo delle imprese e la Cultura hanno stretto un pat-
to di condivisione, in crescente e stretto dialogo, speri-
mentando nuove e assai efficaci forme di governance.
Dunque la Cultura intesa non più come fine a se stessa,
ma come parte integrante di un processo di promozione
dello sviluppo locale capace di innescare un meccanismo
virtuoso di crescita e mobilitazione delle risorse umane e
di rapporti tra l’amministrazione e il tessuto sociale.
Oggi davanti ad un nuovo tipo di città, post-industriale,
post-fordista o postmoderna che sia, non si può più pre-
scindere da questi obiettivi pena la marginalità dal cir-
cuito competitivo internazionale.
Con la crisi finanziaria globale lo scenario è cambiato?
No, semmai richiede uno sforzo ancor più ampio che im-
prima una profonda accelerazione alla “terziarizzazione”
crescente della città con politiche di forte integrazione
che tengano conto delle vocazioni più autentiche di Roma
e della sua capacità produttiva.
I tagli imposti dal governo in questo settore, come in quel-
lo dell’Università e della Ricerca, rischiano di vanifica-
re il processo virtuoso avviato nella fase precedente e
di respingere Roma in una dimensione competitiva mar-
ginale sia in ambito strettamente culturale, nonché so-
ciale ed economico.
L’attuale Giunta Alemanno, dal canto suo, non ha sapu-
to proporre nulla di autenticamente originale ed efficace
in quest’ambito, avviando semmai forme ingiustificate di
chiusura ( si pensi ad esempio alla Notte Bianca e ora al-
la casa del Cinema) senza proporre alcuna alternativa
credibile.
La nuova sfida per Roma non può che ripartire da qui,
dal ruolo di Roma come Capitale della Cultura, dai pro-
cessi integrati che i nuovi saperi e le sfide tecnologiche
mettono oggi a disposizione dei comparti più tradiziona-
li del Sistema Cultura, sino a spingere l’acceleratore ver-
so un orizzonte più ampio e divenire in toto la Capitale
della Conoscenza.
E’ la Conoscenza che oggi rappresenta il reale valore ag-
giunto della società e del suo progresso. Negli ultimi 15
anni gli investimenti in Ricerca e sviluppo, nel mondo, so-
no triplicati (passando da 350 milioni di dollari nel 1990
ad oltre 1.100 milioni nel 2007). Non è più pensabile, e co-
munque non è percorribile, uno sviluppo senza Ricerca.
Non a caso proprio le economie più deboli (Cina, Brasile,
India, Singapore, etc.), stanno accrescendo notevolmente
i loro investimenti in Ricerca, recuperando il divario che
le separava dalle economie storicamente più forti (Usa,
Europa, Giappone). Roma ha una concentrazione di 1
attività di ricerca nel suo territorio come poche altre
città al mondo.
Con le sue tre Università e i suoi numerosi enti di ricer-
ca pubblici (vari istituti del Cnr, vari laboratori: dell’Isti-
tuto nazionale di fisica nucleare, dell’Istituto di geofisica
e vulcanologia, dell’Istituto di astrofisica, dell’Istituto su-
periore di sanità, e di moltissimi altri istituti scientifici)
si concentra nella capitale un enorme accumulo di cono-
scenza e di sapere che può e deve rappresentare una
straordinaria opportunità per la crescita economica, tec-
nologica, sociale e civile della città. Si tratta di innescare
un meccanismo virtuoso di stimolo e di ricaduta tra le i-
stituzioni cittadine e i centri di ricerca, di catalizzare e
sviluppare processi di interazione e sinergia ad accumu-
lo di Conoscenza, di far crescere il livello della qualifica-
zione professionale attraverso meccanismi di contamina-
zione con i saperi nuovi e di frontiera. La “società della
Conoscenza” è il vero orizzonte dentro cui Roma deve
programmare il proprio futuro.