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1 Introduzione
Le serie e principalmente le serie di funzioni assunsero grande importanza a partire dal XVIII secolo
in quanto utili per rappresentare funzioni, per risolvere equazioni differenziali, per approssimazioni
numeriche.
Prendiamo le mosse da alcuni esempi concreti.
Sia f una funzione definita in un intervallo I di R e supponiamo che essa sia dotata di derivate
di qualsiasi ordine. Si fissino un punto x0 di I e un intero n; allora, se x ∈ I, per la formula di
Taylor, si ha
Xn
f (k) (x0)
f(x) = (x − x0 )k + εn (x) (1)
k!
k=0
dove f (0) = f e f (k) denota la derivata k−ma di f. Il termine εn (x), noto come resto n−mo, è un
infinitesimo per x che tende a x0 di ordine superiore rispetto a (x − x0 )n; risulta cioè
εn (x)
lim = 0. (2)
x→x0 (x − x0 )n
In definitiva f puó essere ragionevolmente approssimata, almeno per x abbastanza prossimo ad x0,
con il polinomio di Taylor di punto iniziale x0 e grado n
n
X f (k) (x0 )
Tn (x) = (x − x0 )k ;
k!
k=0
l’errore che si commette, in base a (2), è trascurabile se lo si confronta con il termine del polinimio
Tn di grado massimo. Ovviamente tale interpretazione ha solo carattere qualitativo in quanto
manca ogni valutazione numerica dell’errore. A tale inconveniente pone rimedio una formula che
dà conto della consistenza del termine εn . In base a tale formula, attribuita a Lagrange, il resto
assume la seguente espressione
f (n+1) (ξ)
εn (x) = (x − x0 )n+1 (3)
(n + 1)!
con ξ che si colloca (di meglio non si puó dire!) tra il punto iniziale x0 e x.
Utilizziamo tale formula in relazione alla funzione esponenziale; da (1) e (3) si ha, se per esempio
x è positivo,
X n
xk xn+1
ex = + eξ
k! (n + 1)!
k=0
xn+1
ex ;
(n + 1)!
1
essendo tale quantitá infinitesima al divergere di n, possiamo concludere che risulta
X
∞
xk
ex = . (4)
k!
k=0
Abbiamo in definitiva una espressione che esibisce i valori di una classica funzione elementare come
somma di una serie i cui termini sono potenze di grado crescente della variabile x; siamo in presenza
di una sorta di polinomio di grado infinito che prende il nome di serie di potenze. Esistono altre
funzioni che hanno una tale caratteristica? Ragionando come nel caso della funzione esponenziale
si puó verificare che per le due funzioni trigonometriche seno e coseno valgono i seguenti sviluppi
x3 x2n+1
sin x = x − + · · · + (−1)n +··· (5)
3! (2n + 1)!
x2 x2n
cos x = 1 − + · · · + (−1)n + ··· . (6)
2! (2n)!
Le formule sopra proposte esprimono alcune funzioni come somme di infinite funzioni semplici
quali le potenze ad esponenti interi; accanto a queste ne esistono altte, come le serie di Fourier,
che fanno intervenire ulteriori semplici funzioni elementari. Riportiamo qui a titolo di esempio il
seguente sviluppo
x
se x ∈] − π, π[
1 1 2
sin x − sin 2x + sin 3x − · · · = (7)
2 3
0 se x = π .
Se si estende per periodicità tale rappresentazione a tutto R si ottene a secondo membro una
funzione discontinua in tutti i punti della forma (2k + 1)π con k intero. Non è quindi ovvio che
una somma infinita di funzioni continue dia come risultato una funzione continua, non sempre
cioè risultati scontati per somme finite possono essere estesi a serie di funzioni. Con quest’ultimo
termine si intende, come ovvio, quella operazione che consente, partendo da una successione di
funzione {fk }, tutte definite nello stesso intervallo I, di interpretare il simbolo
X
∞
fk (x) = f(x) (8)
k=1
Pn
come limite della successione di somme parziali k=1 fk (x).
2
1
Esempio 2.1 - Posto fn (x) = x n , risulta
(0 se x = 0 ,
lim fn (x) =
n→∞
1 se x ∈]0, 1] .
Quindi il limite puntuale di una successione di funzioni continue potrebbe non essere una funzione
continua. Si ha inoltre
1 = lim lim fn (x) 6= lim lim fn (x) = 0 ;
x→0 n→∞ n→∞ x→0
ció mette in luce il fatto che non sempre è possibile commutare due successive operazioni di limite.
Una tale patologia puó essere evitata se si fa riferimento a un tipo di convergenza piú forte della
convergenza puntuale.
|f(x) − f(x0 )| ≤ |f(x) − fn (x)| + |fn (x) − fn (x0 )| + |fn (x0) − f(x0 )| ≤ 3ε ;
Osservazione 2.1 - È possibile scrivere in forma piú compatta la definizione di convergenza uni-
forme; se per semplicità supponiamo che l’intervallo I è chiuso e limitato si verifica facilmente che
la definizione (10) equivale ad affermare che
lim max |fn(x) − f(x)| = 0 ,
n→∞ x∈I
3
Esempio 2.2 - Se α > 0, sia
È evidente che la successione {fn } converge puntualmente alla funzione identicamente nulla.
Essendo n
nα 2n
kfn kC 0 = max fn (x) = √ ,
x∈[0,1] 2n + 1 2n + 1
si ha
1
lim kfn kC 0 = 0 ⇐⇒ α <
.
n→∞ 2
Quindi per quanto detto nell’osservazione 2.1 la successione converge uniformemente alla funzione
identicamente nulla solo se il valore del parametro α non supera 1/2.
In relazione alla convergenza uniforme sussiste la seguente caratterizzazione che va sotto il nome
di criterio di convergenza di Cauchy.
|fn(x) − f(x)| ≤ ε .
La precedente diseguaglianza vale per ogni n > ν e per ogni x ∈ I; ciò comporta che la successione
converge uniformemente a f.
Per completezza riportiamo il seguente risultato che generalizza il teorema 2.1
Teorema 2.3 - Sia x0 un punto dell’intervallo I e sia {fn} una successione uniformemente con-
vergente ad f in I − {x0}; se ogni funzione fn converge in x0 allora anche f converge in x0 e si
ha
lim lim fn (x) = lim f(x) = lim lim fn (x) .
n→∞ x→x0 x→x0 x→x0 n→∞
Poniamo
ln = lim fn (x) ;
x→x0
dalla ipotesi di convergenza uniforme, fissato ε > 0 esiste un indice ν tale che per ogni n, m > ν e
per ogni x ∈ I − {x0}, si ha
|fn (x) − fm (x)| < ε . (13)
Passando al limite per x che tende a x0 si ha allora
4
Prolunghiamo per continuitá le funzioni fn in x0 ; sia
fn (x) se x 6= x0
ϕn (x) =
ln se x = x0 .
Mostriamo che la successione {ϕn } converge uniformemente alla funzione
f(x) se x 6= x0
ϕ(x) =
l se x = x0 .
Fissato ε > 0 basta osservare che per n, m abbastanza grandi si ha
|ϕn (x) − ϕm (x)| < ε ∀x ∈ I . (15)
Infatti la (15) coincide con la (13) se x 6= x0 , con la (14) se x = x0 . Per il teorema 2.1 la funzione
ϕ risulta continua in x0, si ha cioé
lim lim fn (x) = lim ln = l = lim ϕ(x) = lim lim fn (x)
n→∞ x→x0 n→∞ x→x0 x→x0 n→∞
cioè l’asserto.
Vale ovviamente per le serie di funzioni il criterio di convergenza di Cauchy che solitamente si
enuncia nel modo seguente.
Teorema 3.2 - La serie di funzioni (8) converge uniformemente in I se e solo se
∀ε > 0 ∃ν : ∀n > ν ∀k > 0 ∀x ∈ I |fn+1 (x) + · · · + fn+k (x)| < ε .
Per riconoscere se una serie è uniformemente convergente è talvolta utile ricorrere ad una condizione
piú forte che va sotto il nome di totale convergenza.
Definizione 3.1 - Si dice che la serie (8) è totalmente convergente in I se esiste una successione
a termini non negativi {Mn} tale che
|fn(x)| ≤ Mn , ∀x ∈ I ,
e
X
∞
Mn < +∞ . (17)
n=1
5
Sussiste il seguente risultato.
Teorema 3.3 - Una serie di funzioni totalmente convergente è anche assolutamente ed uniforme-
mente convergente.
La convergenza assoluta si ottiene in modo ovvio. Per quanto concerne la convergenza uniforme,
dalla (17) discende che, fissato ε > 0, esiste un indice ν tale che, per ogni n > ν e per ogni k > 0,
risulta
Mn+1 + · · · + Mn+k < ε .
Si ha quindi
Tale serie converge totalmente e quindi uniformemente in ogni intervallo [a, +∞[ con a > 0; in un
tale intervallo infatti la serie risulta maggiorata dalla serie numerica convergente
X
∞
1
.
n=1
1 + n2 a
La serie peraltro non converge uniformemente in ]0, +∞[; altrimenti, in base al teorema 3.1, la sua
somma sarebbe convergente in zero e dovrebbe valere la (16).
Tale serie non converge totalmente in quanto non è assolutamente convergente. Essa però converge
uniformemente in ogni intervallo limitato. Infatti a tale serie è applicabile il criterio di Leibnitz
per le serie a segni alterni; detta f(x) la sua somma è inoltre noto che
n−1
X 2 x2 + n
kx + k
f(x) − (−1) ≤ .
k2 n2
k=1
6
Teorema 4.1 - Sia {fn} una successione di funzioni continue convergente uniformemente in [a, b]
ad una funzione f; si ha allora
Z b Z b Z b
lim fn (x)dx = f(x)dx = lim fn (x) dx . (18)
n→∞ a a a n→∞
Fissato ε > 0 sia ν un indice tale che per n > ν valga la (11). Si ha allora
Z Z b Z
b b
fn (x) dx − f(x) dx ≤ |fn(x) − f(x)| dx < ε(b − a) ;
a a a
Quindi la (18) sussiste per α < 1; ricordiamo che solo per α < 1/2 la convergenza è uniforme.
Teorema 4.2 - Sia {fn} una successione di funzioni dotate di derivate continue in un intervallo
I; se la successione {fn } converge in un punto x0 e la successione {fn0 } converge uniformemente
in I, allora la successione {fn} converge uniformemente ad una funzione f derivabile e si ha
0
lim fn0 (x) = f 0 (x) = lim fn (x) . (19)
n→∞ n→∞
Poniamo
Si ha Z x
fn (x) = fn (x0 ) + fn0 (t) dt ;
x0
Posto Z x
f(x) = c + ϕ(t)dt ,
x0
per il teorema fondamentale del calcolo integrale, essendo ϕ continua, risulta f 0 = ϕ. Resta in tal
modo dimostrata la (19). Inoltre è facile verificare la convergenza uniforme della successione {fn }
a f.
7
Esempio 4.2 - Sia
x
fn (x) = , x ∈ [−1, 1] .
1 + n 2 x2
Si verifica facilmente che la successione {fn} converge uniformemente alla funzione identicamente
nulla. Essendo
1 − n 2 x2
fn0 (x) = ,
(1 + n2 x2)2
risulta (1 se x = 0
lim fn0 (x) =
n→∞
0 se x 6= 0 ;
quindi {fn0 } non converge uniformemente essendo il suo limite non continuo. La (19) non vale per
x = 0.
Concludiamo osservando che quanto detto per le successioni può essere riformulato per le serie. In
particolare per una serie di funzioni continue che converge uniformemente in [a, b] si ha
Z b X ! ∞ Z b
∞ X
fn (x) dx = fn (x)dx .
a n=1 n=1 a
P∞ 0
Infine, se la serie (8) converge in un punto e la serie n=1 fn converge uniformemente, si ha
∞
!0 ∞
X X
fn (x) = fn0 (x) .
n=1 n=1
5 Serie di potenze
Data una successione numerica
a0 , a1, a2, · · ·, an, · · ·
la serie di funzioni
X
∞
a0 + a1(x − x0) + · · · + an (x − x0 )n + · · · = an(x − x0)n (22)
n=0
prende il nome di serie di potenze di punto iniziale x0. Poiché, con una traslazione, ci si può sempre
ricondurre ad una serie di potenze di punto iniziale zero, cioè ad una serie del tipo
X
∞
a0 + a1x + a2x2 + · · · + an xn + · · · = an xn (23)
n=0
per semplicità, nel seguito, ci riferiremo sempre a tale tipo di serie di potenze.
Per caratterizzare l’insieme di convergenza di una serie di potenze è utile il seguente risultato.
Teorema 5.1 - Se la serie (23) converge in un punto x̄ essa converge assolutamente in ogni punto
x tale che |x| < |x̄|. Di piú la serie converge totalmente e, quindi, uniformemente in ogni intervallo
[−δ, δ] con δ < |x̄|.
Poiché la serie è convergente in x̄ la successione {anx̄n} è infinitesima e, quindi, limitata; sia M
tale che
|an||x̄|n ≤ M , ∀n .
8
Se |x| ≤ δ < |x̄| si ha n
|x|
|an||x|n = |an||x̄|n ≤ M hn
|x̄|
dove
δ
h= < 1.
|x̄|
In definitiva la serie dei valori assoluti di (23) risulta maggiorata da una serie geometrica di ragione
h < 1; la serie (23) è allora totalmente convergente nell’intervallo [−δ, δ].
Dal teorema 5.1 si deduce facilmente che la serie di potenze (23) converge in un intervallo simmetrico
rispetto all’origine e non converge all’esterno di tale intervallo. Sussiste cioè il seguente risultato.
Teorema 5.2 - Si verifica una delle seguenti tre eventualità.
a) Esiste un numero r > 0, detto raggio di convergenza della serie (23), tale che la serie converge
assolutamente se x appartiene all’intervallo ] − r, r[, non converge se x è esterno a tale intervallo;
l’intervallo ] − r, r[ è detto intervallo di convergenza.
b) La serie (23) converge ovunque; in tal caso si dice che il raggio di convergenza è infinito e che
l’intervallo di convergenza è tutto l’asse reale.
c) La serie (23) converge solo nell’origine; in tal caso si dice che il raggio di convergenza è nullo.
Infine la convergenza è totale e, quindi, uniforme in ogni intervallo chiuso contenuto nell’intervallo
di convergenza.
Per il calcolo esplicito del raggio di convergenza di una serie di potenze è utile ricordare il seguente
criterio.
Teorema 5.3 - Sia
lim |an|1/n = l ;
n→∞
allora il raggio di convergenza di (23) è 1/l, con ovvio significato del simbolo nel caso in cui l = 0
oppure l = +∞.
Basta applicare il classico criterio della radice alla serie (23). Infatti se |x| < 1/l si ha
la serie di potenze (23) non converge in quanto il suo termine generale non è infinitesimo; quindi
x non è nell’intervallo di convergenza. Resta pertanto dimostrato l’asserto.
Osservazione 5.1 - Si puó dimostrare che, piú in generale, il raggio di convergenza è il reciproco
del seguente valore p
l = lim sup n |an | .
n→∞
9
Basta ricordare che
an+1
lim = lim |an|1/n
n→∞ an n→∞
Esempio 5.2 - La classica serie geometrica ha 1 come raggio di convergenza. Si osservi che tale
serie non converge nei due estremi dell’intervallo di convergenza.
Gli ultimi tre esempi mettono in evidenza il fatto che il comportamento di una serie di potenze
agli estremi dell’intervallo di convergenza non è a priori determinabile. A tale proposito è utile
richiamare il seguente risultato noto come teorema di Abel.
Teorema 5.5 - Supponiamo che la serie di potenze (23) abbia raggio di convergenza r e che essa
converga in un estremo α dell’intervallo di convergenza; allora la serie converge uniformemente in
ogni intervallo chiuso i cui estremi sono α e un punto interno all’intervallo di convergenza. Se la
serie converge sia in r che in −r allora la convergenza è uniforme in tutto l’intervallo [−r, r].
Come conseguenza dei teoremi 5.5 e 3.1 si ha il seguente risultato.
Teorema 5.6 - Sia α un estremo dell’intervallo di convergenza in cui la serie di potenze (23)
converge; denotata con f la somma di (23) si ha
∞
X
lim f(x) = anαn . (25)
x→α
n=0
10
Teorema 6.1 - Detta f la somma della serie di potenze (23) allora per ogni x appartenente
all’intervallo di convergenza si ha
∞
X
f 0 (x) = nanxn−1 (26)
n=1
e Z x X∞
an n+1
f(t)dt = x . (27)
0 n=0
n+1
Inoltre le serie di potenze a secondo membro nelle (26) e (27) hanno lo stesso raggio di convergenza
della serie di potenze (23).
È evidente che basta verificare che la serie di potenze (23) e quelle a secondo membro nelle (26)
e (27) hanno lo stesso raggio di convergenza. In tal caso infatti i risultati ottenuti nei precedenti
paragrafi consentono di integrare e derivare termine a termine e quindi di ottenere le formule (26)
e (27).
Supponiamo che r sia il raggio di convergenza della serie. In base ai teoremi 5.2 e 4.1, fissato
x ∈] − r, r[, è possibile integrare la (23) termine a termine tra 0 ed x ottenendo in tal modo la (27).
Pertanto, se ri denota il raggio di convergenza della serie a secondo membro in (27), deve essere
ri ≥ r.
Si consideri ora la serie a secondo membro in (26). Sia x 6= 0 un punto dell’intervallo ] − r, r[. Si
ha
|an| √
n|an||x|n−1 = ( n n |x|)n .
|x|
Ricordato che √
n
lim n=1 ,
n→∞
√
se c ∈]|x|, r[, risulta definitivamente n
n|x| < c e quindi anche, sempre definitivamente,
|an| n
n|an||x|n−1 ≤ c . (28)
|x|
La serie ∞
X
|an|cn
n=0
converge, essendo c < r; per la (28) converge anche la serie il cui termine generale è n|an||x|n−1
e quindi la serie a secondo membro nella (26). Se si denota con rd il raggio di convergenza della
serie (26), si ha allora rd ≥ r.
Quanto sopra detto ci consente di affermare che le serie di potenze che si ottengono derivando ed
integrando formalmente termine a termine una serie di potenze hanno raggi di convergenza non
inferiori al raggio di convergenza della serie stessa. D’altra parte la serie (23) si ottiene derivando
termine a termine la serie (27), ovvero integrando termine a termine tra 0 e x la serie (26) e
aggiungendo il termine a0 : si ha quindi ri = r = rd . La dimostrazione è pertanto completa.
Se si applica ripetutamente la (26) si ottiene che la somma di una serie di potenze ha derivate
di ogni ordine e che tali derivate si ottengono derivando piú volte termine a termine la serie di
partenza. In particolare si ha
(n + k)!
f (n) (x) = n!an + (n + 1)!an+1x + · · · + an+k xk + · · ·
k!
da cui
f (n) (0) = n!an .
11
Tale formula consente di riscrivere la serie di potenze (23) nel modo seguente
X∞
f (n) (0) n
x . (29)
n=0
n!
Piú in generale, se il punto iniziale non è lo zero, la serie di potenze (22) si scrive nella forma
X∞
f (n) (x0 )
(x − x0 )n . (30)
n=0
n!
Teorema 6.2 - Sussista la (30) per ogni x ∈]x0 − r, x0 + r[; allora per ogni a tale che |a − x0| < r
la funzione f è sviluppabile in serie di Taylor di punto iniziale a. Il raggio di convergenza di tale
serie è almeno pari al valore minimo tra (x0 − r − a) e (x0 + r − a).
Una funzione f, definita in un intervallo I, che sia sviluppabile in serie di Taylor di punto iniziale
x0 ∈ I, qualunque sia x0 , dicesi analitica in I.
Come fare per stabilire se una assegnata funzione f è sviluppabile in serie di Taylor? Ovviamente
una tale funzione deve essere almeno dotata di derivate di ogni ordine affinché sia possibile scrivere
la relativa serie di Taylor; ciò però non basta come osservato nell’esempio 8.4. La strada da
percorrere è quella indicata all’inizio del primo paragrafo per ottenere gli sviluppi (4), (5) e (6).
|f (k) (x)| ≤ M , ∀k ∈ N .
Applichiamo ad f la formula di Taylor (1) di ordine n, punto iniziale x0 e con resto di Lagrange
n
X f (k) (x0 ) f (n+1) (ξ)
f(x) = (x − x0 )k + (x − x0 )n+1 ,
k! (n + 1)!
k=0
12
La successione a secondo membro è infinitesima al divergere di n; si ottiene pertanto il risultato.
Tale teorema consente ovviamente di riottenere gli sviluppi (4), (5), (6). Altri sviluppi notevoli
possono essere ottenuti usando il teorema 6.1. Infatti, essendo
1
= 1 − x + x2 + · · · + (−1)n xn + · · · , ∀x ∈] − 1, 1[ , (32)
1+x
dalla (27) si ottiene
x2 x3 xn
log(1 + x) = x − + + · · · + (−1)n−1 + ··· , ∀x ∈] − 1, 1[ . (33)
2 3 n
La serie a secondo membro converge nell’estremo destro dell’intervallo di convergenza per il classico
criterio di Leibnitz. Per il teorema 5.6 la serie di potenze (33) converge uniformemente in ogni
intervallo [a, 1] con a ∈] − 1, 1[; la (25) consente di ottenere la classica identità
1 1 1
log 2 = 1 − + + . . . + (−1)n−1 + . . . .
2 3 n
Ponendo x2 al posto di x nella (32) si ottiene il seguente ulteriore sviluppo
1
= 1 − x2 + x4 + · · · + (−1)n x2n + · · · , ∀x ∈] − 1, 1[ ;
1 + x2
utilizzando (27), si ottiene
x3 x5 x2n+1
arctan x = x − + + · · · + (−1)n + ··· , ∀x ∈] − 1, 1[ .
3 5 2n + 1
Poiché la serie a secondo membro converge agli estremi dell’intervallo di convergenza, per il teorema
5.6, la convergenza della serie è uniforme in [−1, 1]; inoltre si ha
π 1 1 1
= arctan 1 = 1 − + + . . . + (−1)n +... .
4 3 5 2n + 1
Consideriamo ora la funzione (1 + x)α con α numero reale. Si ha
dk
(1 + x)α = α(α − 1) . . . (α − k + 1)(1 + x)α−k .
dxk
Posto
α α(α − 1) . . . (α − k + 1)
= , (34)
k k!
la serie di Mac Laurin di (1 + x)α si scrive nella forma seguente
α 2 α n
1 + αx + x + ...+ x + ... . (35)
2 n
La serie (35) prende il nome di serie binomiale. Si osservi che se α è un intero positivo le quantità
(34) sono i classici coefficienti binomiali; in tal caso la serie (35) si riduce a un polinomio.
Poiché
α
n n+1
lim = lim = 1,
n→∞ α n→∞ |α − n|
n+1
13
Sia f la somma della serie (35) in ] − 1, 1[; per la (26) si ha
α α n−1
f 0 (x) = α + 2 x+ ...+ n x +... .
2 n
Essendo
α α−1
n =α ,
n n−1
risulta
1 0 α−1 α−1 2 α−1 n
f (x) = 1 + x+ x +...+ x +... .
α 1 2 n
Moltiplichiamo primo e secondo membro per (1 + x) si ottiene
1 0 α−1 α−1 α−1
f (x)(1 + x) = 1 + 1 + x+...+ + xn + . . .
α 1 n−1 n
ca cui, facendo uso dell’identità
α−1 α−1 α
+ = ,
n−1 n n
si ha
+∞
X
1 0 α n
f (x)(1 + x) = x = f(x) ,
α n=0
n
da cui
d f(x)
= 0.
dx (1 + x)α
Risulta quindi
f(x)
= f(0) = 1
(1 + x)α
ovvero
α 2 α n
f(x) = (1 + x)α = 1 + αx + x +...+ x +... , ∀x ∈] − 1, 1[ . (36)
2 n
Per α = −1/2 la (36) diventa
1 1 13 2 1 3 2n − 1 n
√ = 1− x+ x + . . . + (−1)n ... x + ...
1+x 2 24 2 4 2n
∞
X (2n − 1)!! n
= 1+ (−1)n x , ∀x ∈] − 1, 1[
n=1
(2n)!!
dove con il simbolo k!! si intende il prodotto di tutti i naturali non superiori a k che abbiano la
stessa parità di k.
Ponendo −x2 al posto di x si ha
X∞
1 (2n − 1)!! 2n
√ = 1+ x , ∀x ∈] − 1, 1[ .
1−x 2
n=1
(2n)!!
14
Per la formula di Wallis si ha che la serie numerica
X∞
(2n − 1)!! 1
1+ (38)
n=1
(2n)!! 2n + 1
è convergente. Dalla (25) si deduce che la serie numerica (38) ha per somma arcsin 1 = π/2. Inoltre
per il teorema di Abel la serie (37) converge uniformemente in tutto l’intervallo chiuso [−1, 1].
7 Serie di Fourier
Fissato un intero n consideriamo il seguente polinomio trigonometrico
Pn(x) = an cos(nx) + bn sin(nx) , x ∈ [−π, π] .
2π
Tale funzione é periodica di periodo T = n ;
il suo grafico ha andamento sinusoidale con frequenza
T −1 . Posto p
Hn = a2n + b2n , (39)
sia
an bn
αn = , βn = ; (40)
Hn Hn
esiste allora un unico valore ϕn ∈] − π, π] tale che
αn = sin ϕn , βn = cos ϕn . (41)
Si ha pertanto
Pn (x) = Hn sin(nx + ϕn ) .
Il grafico di Pn é quindi un’onda sinusoidale con frequenza n(2π)−1 , ampiezza Hn e fase ϕn dove
per fase si intende il punto iniziale del ciclo della sinusoide. In definitiva assegnare le due costanti
an , bn significa di fatto individuare due grandezze quali l’ampiezza e la fase dell’onda.
Ció premesso, data una funzione f periodica di periodo 2π, ci chiediamo quando una tale funzione
si possa esprimere come somma, eventualmente infinita, di polinomi trigonometrici, cioé quando
risulti
∞
a0 X
f(x) = + [an cos(nx) + bn sin(nx)] . (42)
2 n=1
La (42) dice che un’onda, il cui profilo è rappresentato dal grafico di f, si ottiene dalla sovrap-
posizione di infinite onde sinusoidali ognuna delle quali ha frequenza n(2π)−1 , nonché ampiezza e
fase iniziali legati ai valori an, bn mediante le formule (39), (40) e (41).
L’espressione a secondo membro di (42) prende il nome di serie trigonometrica.
Moltiplichiamo entrambi i membri della (42) per cos(mx), m ≥ 0, e integriamo sull’intervallo
[−π, π]. Supponiamo che sia possibile integrare termine a termine; si ha allora
Z π Z
a0 π
f(x) cos(mx) dx = cos(mx) dx
−π 2 −π
X∞ Z π Z π
+ an cos(nx) cos(mx) dx + bn sin(nx) cos(mx) dx .
n=1 −π −π
In modo analogo, moltiplicando entrambi i membri di (42) per sin(mx), m ≥ 1, e procedendo come
sopra si ottiene
Z π Z
a0 π
f(x) sin(mx) dx = sin(mx) dx
−π 2 −π
X∞ Z π Z π
+ an cos(nx) sin(mx) dx + bn sin(nx) sin(mx) dx .
n=1 −π −π
15
Osservato che Z π Z π
cos(mx) dx = sin(mx) dx = 0 , m∈N,
−π −π
e tenuto conto che
Z π 0 se n 6= m
cos(nx) cos(mx) dx = (43)
−π
π se n = m 6= 0
Z π 0 se n 6= m
sin(nx) sin(mx) dx = (44)
−π
π se n = m 6= 0
Z π
cos(nx) sin(mx) dx = 0, (45)
−π
si ha Z π Z π
1 1
an = f(x) cos(nx) dx , n ≥ 0, bn = f(x) sin(nx) dx , n ≥ 1. (46)
π −π π −π
Se sussistono le (46) i coefficienti an, bn prendono il nome di coefficienti di Fourier di f e la serie a
secondo membro in (42) viene chiamata serie di Fourier di f. Se infine vale la (42) si dice che f é
sviluppabile in serie di Fourier.
Osservazione 7.1 - In alcune situazioni puó rivelarsi piú comodo utilizzare una scrittura diversa
della serie trigonometrica che faccia riferimento alla funzione esponenziale nel campo complesso.
Ricorrendo infatti alle classiche formule di Eulero la serie trigonometrica a secondo membro di
(42) si puó scrivere nel seguente modo
+∞
X
cneinx (47)
n=−∞
dove
a0 an − ibn an + ibn
c0 = , cn = , c−n = . (48)
2 2 2
La (42) diventa allora
+∞
X
f(x) = cn einx . (49)
n=−∞
16
Risulta quindi
Z Z " n
#
π π
a2 X 2
[f(x) − Sn (x)]2 dx = f(x)2 dx − π 0 + (ak + b2k ) (52)
−π −π 2
k=1
da cui Z
a20 X 2
n π
1
+ (ak + b2k ) ≤ f(x)2 dx .
2 π −π
k=1
Quindi, facendo divergere n, si ottiene
Z
a20 X 2
∞ π
1
+ (ak + b2k ) ≤ f(x)2 dx . (53)
2 π −π
k=1
La (53) è nota come disuguaglianza di Bessel; tale disuguaglianza assume la seguente forma
X∞ Z π
1
|cn|2 ≤ |f(x)|2 dx (54)
n=−∞
2π −π
nonché
lim cn = 0 .
n→±∞
17
Osservazione 8.1 - Una funzione continua a tratti è quindi una funzione il cui grafico presenta
un numero finito di salti. È utile sottolineare il ruolo che hanno in tale definizione i limiti di f agli
estremi dell’intervallo cioè f(−π+ ), f(π− ). Infatti quando si prolunga per periodicità una funzione
definita in ] − π, π] a tutto R, perché la funzione risultante sia continua non basta che la funzione
da cui siamo partiti non presenti discontinuità all’interno dell’intervallo ] − π, π[; bisogna anche
assicurarsi che sia soddisfatta la ulteriore condizione di raccordo
Definizione 8.2 - Una funzione f continua a tratti dicesi regolare a tratti se essa è derivabile
tranne che in un numero finito di punti e se f 0 è continua a tratti.
Osservazione 8.2 - In sostanza una funzione f è regolare a tratti se il suo grafico presenta al
piú un numero finito di salti e un numero finito di spigoli. Va sottolineato che se si restringe
la funzione f ad uno degli intervalli in cui f 0 è continua allora le ipotesi fatte comportano che,
prolungata per continuità f agli estemi di tale intervallo la funzione risultante è dotata di derivata
in tali estremi.
Siamo ora in grado di enunciare il seguente risultato relativo alla convergenza puntuale della serie
di Fourier di una funzione.
Teorema 8.1 - Sia f una funzione, definita in ]−π, π], regolare a tratti. Allora la serie di Fourier
di f converge a
1
f(x+ ) + f(x− )
2
nei punti appartenenti all’intervallo aperto ] − π, π[, converge a
1
f(−π+ ) + f(π− )
2
negli estremi dell’intervallo. In particolare la serie di Fourier converge a f nei punti di continuità
della funzione.
Ricordando l’espressione (50) dei coefficienti di Fourier cn di f lo studio della convergenza della
serie (47) va ricondotto allo studio del comportamento della successione
Z π Z π
1 X 1 X
N N
SN (x) = f(t)ein(x−t) dt = f(t)ein(t−x) dt
2π −π 2π −π
n=−N n=−N
dove
1 X inτ
N
DN (τ ) = e ; (58)
2π
n=−N
18
da cui
1 ei(N +1)τ − e−iN τ
DN (τ ) = . (59)
2π eiτ − 1
Dalla (58) si ha
1X
N
1
DN (τ ) = + cos nτ
2π π 1
da cui Z Z
π 0
1
DN (τ )dτ = DN (τ )dτ = . (60)
0 −π 2
Dalle (57) e (60) si ottiene
1
SN (x) − f(x− ) + f(x+ )
2
Z 0 Z π
−
= f(x + τ ) − f(x ) DN (τ )dτ + f(x + τ ) − f(x+ ) DN (τ )dτ .
−π 0
dove
f(x + τ ) − f(x− )
se −π < τ < 0
eiτ − 1
g(τ ) =
+
f(x + τ ) − f(x ) se 0 < τ < π .
eiτ − 1
La funzione g ha la stessa regolarità di f per τ 6= 0; d’altra parte per la regola di de l’Hopital si ha
f 0 (x + τ ) f 0 (x+ )
lim+ g(τ ) = lim+ iτ
=
τ →0 τ →0 ie i
e, analogamente,
f 0 (x− )
lim g(τ ) = .
τ →0− i
Quindi g è regolare a tratti e quindi integrabile. Dal teorema di Riemann-Lebesgue 7.1 i coefficienti
di Fourier Z π
1
Cn = g(t)e−int dt
2π −π
tendono a zero al tendere di n a +∞ e −∞. Poiché l’espressione a secondo membro in (61) non è
altro che C−(N +1) − CN si ottiene l’asserto.
Come prima applicazione del teorema 8.1 si puó verificare che sussiste lo sviluppo (7).
Si è parlato fin qui di sola convergenza puntuale; per recuperare la convergenza uniforme è utile
ricordare il seguente risultato.
Teorema 8.2 - Supponiamo f continua e regolare a tratti; allora la serie di Fourier di f converge
a f assolutamente ed uniformemente.
Infine per quanto riguarda la possibilità di derivare termine a termine una serie di Fourier riporti-
amo senza dimostrazione il seguente risultato.
19
Teorema 8.3 - Supponiamo f continua e regolare a tratti; se anche f 0 è regolare a tratti allora
la serie di Fourier di f 0 è
∞
X
[nbn cos(nx) − nan sin(nx)] .
n=1
0
Tale serie ha per somma f (x) in tutti i punti in cui f è derivabile ovvero
1 0 +
f (x ) + f 0 (x− )
2
nei punti in cui il grafico di f presenta uno spigolo.
Teorema 8.4 - Se f é pari la serie di Fourier di f si riduce ad una serie di soli coseni, mentre
se f é dispari essa diventa una serie di soli seni.
Tale serie, per il teorema 8.1, ha per somma 1 in tutti i punti x ∈]0, π[. In particolare, ponendo
x = π/2 si ha
π X∞
(−1)n
= .
4 n=0
2n + 1
Se inoltre si applica alla funzione f l’identità di Parceval (55) si ha
X∞
π2 1
= .
8 n=0
(2n + 1)2
f(x) = x2 , x ∈ [−π, π] .
Essendo tale funzione pari la sua serie di Fourier é una serie di soli coseni. Risulta
Z
1 π 2 2π2
a0 = x dx =
π −π 3
e Z π
1 4
an = x2 cos(nx) dx = (−1)n , n 6= 0 .
π −π n2
20
Poiché tale funzione è continua e agli estremi soddisfa la condizione di raccordo (56) si ha, sempre
per il teorema 8.1,
X∞
π2 (−1)n
x2 = +4 cos(nx) , x ∈ [−π, π] .
3 n=1
n2
In particolare, se x = π, si ha
X∞
π2 1
=
6 n=1
n2
e, utilizzando (55),
∞
X
π4 1
= .
90 n=1 n4
Esempio 8.3 - Se
0, se x ∈] − π, 0[
f(x) =
x, se x ∈ [0, π] ,
risulta
a0 π (−1)n − 1 (−1)n+1
= , an = , bn = .
2 4 n2 π n
Si ha allora
∞ ∞
π 2 X cos(2n + 1)x X (−1)n
f(x) = − − sin(nx) , x ∈] − π, π[ .
4 π n=0 (2n + 1)2 n=1
n
9 Esercizi
1.- Si verifichi che la successione riportata nell’esempio 2.1 non converge uniformemente in tutto
l’intervallo [0, 1] facendo vedere che non è possibile determinare, in corrispondenza di un generico
ε > 0, un indice ν che sia indipendente da x ∈ [0, 1]. Dimostrare invece che ció è possibile se ci si
limita agli intervalli [a, 1] con a > 0.
2.- Si consideri la serie di potenze dell’esempio 5.3. Detta f la somma della serie, calcolare f 0 e,
quindi, ricavare una espressione per f.
3.- Se una serie di potenze di punto iniziale 1 converge nel punto 3 si puó affermare che essa
converge nel punto −1/2? cosa succede in −1?
4.- Determinare il raggio di convergenza e studiare il comportamento agli estremi dell’intervallo di
convergenza delle seguenti serie
+∞
X +∞
X +∞
X X∞
xn log n n 2n−1 n nn n
a) b) x c) x d) x .
n=1
n2 2n n=2
n3n n=1
n n=1
en2
5.- Dallo sviluppo
+∞
X
1
= xn , −1 < x < 1
1 − x n=0
dedurre, integrando termine a termine, che
+∞
X xn+2
= (1 − x) log(1 − x) + x .
n=0
(n + 1)(n + 2)
21
6.- Si consideri la serie di funzioni
X
+∞
(2x| log x|)n .
n=1
Verificare se tale serie é totalmente convergente.
7.- Si consideri la successione di funzioni il cui termine generale é
h x2
i n+1
2n
fn (x) = n(e n − 1) .
Si calcoli la funzione limite f della successione. Si verifichi che le funzioni fn hanno tutte derivata
nulla in zero. Le funzioni fn sono derivabili mentre la funzione f non é derivabile nell’origine.
Quale ipotesi del teorema di derivazione termine a termine non sussiste in tale circostanza?
8.- Sia x
fn (x) = sin , x ∈ [0, π].
n2
Dimostrare che la successione {fn } converge uniformemente
P∞ alla funzione identicamente nulla. Di-
mostrare che é totalmente convergente la serie n=1 fn (x). Sia f la somma di tale serie; integrarla
termine a termine.
P+∞
9.- Dimostrare la convergenza uniforme in [0, +∞[ della serie n=0 xne−nx .
10.- La serie di potenze
X
+∞
an(x + 1)n
n=0
converge in −2 e non converge in 0. Cosa si puó dire sul suo raggio di convergenza?
11.- Sia {fn } P
una successione di funzioni continue, non negative e crescenti in [0, 1]. Dimostrare
∞
che se la serie n=1 fn converge allora essa converge totalmente.
12.- Dimostrare che la serie di funzioni
+∞
X 1
1 + (2x) n
n=1
22