Professional Documents
Culture Documents
Adolfo ZAVARONI
in collaborazione con il
(apografo di Zavaroni)
Due parole scritte in forma di legature, in sequenza sinistrorsa. Segni larghi e profondi una
dozzina di cm. sotto BD-04. A sinistra dell’iscrizione è disegnato un fodero.
Letture precedenti: ?in (Tibiletti Bruno 1990: 44); Mancini (1991: 102) suppone che sia la
parte finale di un’iscrizione destrorsa: ....ztm]; un nu2þu (Zavaroni 2005b).
La prima presumibile legatura, un, è formata da una u del tipo Y le cui linee oblique
sono utilizzate per la n (speculare rispetto alla comune ). Che un possa essere un
lemma è attestato anche da etr. un, forma con apocope del più frequente une del Liber
linteus Zagrabiensis. In camuno dalla base *un- si forma u2nsθ (Lu-02: u2nsθ // emunke
u2k).
La legatura nu2þu è realizzata grazie alla coincidenza delle oblique di n con le
oblique di u che ha una ulteriore appendice, meno marcata, che parte dal vertice delle
oblique e dopo una piccola curva va verso l’alto (u2 del tipo presente in altre
iscrizioni). Il tratto obliquo di sinistra serve anche per il segno þ. Un’analoga legatura
raggruppa þ ed u finale, dove þ ha la forma . L’uso delle legature era forse ritenuto un
virtuosismo tecnico non necessariamente legato all’esigenza di rendere più rapida la
scrittura.
Il termine nu2þu richiama núθú (anche qui c’è una legatura fra le prime due lettere,
ma è realizzata in modo diverso) della Roccia 50 di Naquane (vedi Zavaroni 2004: 242
per una proposta di interpretazione).
⌘⌘⌘
Quattro righe sinistrorse la più lunga delle quali, la terza, misura 240 mm.
Letture precedenti: Tibiletti Bruno (1990: 46): (?) / neunau / teimeχ1iau o σeimeχ1iau /
pualau; Mancini (1991: 101-102): [2a riga sinistrorsa]: mau:χau o mau:zau ; [3a riga
destrorsa]: aiz2izzi:zO o aiχiz.χi:zO (a cui è aggiunta la lettura di BD-05); [4a destrorsa] uanu o
[sinistrorsa] uaiau; Zavaroni 2005b: ( )uþ? neunau / kimesiau / prialau.
⌘⌘⌘
Lunghezza: 120 mm. circa, con lettere alte 40-50 mm., fra due fratture parallele nella parte
alta della Roccia 1.
Letture precedenti: ?aeiu (Tibiletti Bruno 1990: 49); i.aea o i.ava o iiava (Mancini 1991:
104-105); i ú u e a (Zavaroni 2001: 740).
Si tratta di una serie vocalica (un’altra serie di segni vocalici sembra presente su una
roccia di Piancogno), ma la lettura non è perspicua. Tibiletti Bruno vede una u molto
piccola con il vertice in basso che risulterebbe interna alle aste oblique di quella che per
Mancini e per noi è la a. Seguiamo Mancini nella ricostruzione dei grafi, senza
condividerne le letture.
Le forme di e ed ú ( ) fanno propendere per un andamento destrorso. Al terzo posto
si notano due aste convergenti verso l’alto che dovrebbero denotare una u capovolta .
All’interno di questa, c’è una linea che non sembra partire esattamente dal vertice – che
d’altronde non è ben definito – ma da un punto più a destra, sicché il grafo si potrebbe
scambiare per una a, se questa non fosse ben visibile in ultima posizione.
Probabilmente si tratta di una u2 diacriticata ( ) mal riuscita. Altri solchi poco profondi
nella parte inferiore potrebbero essere dovuti ad un tentativo successivo, poi
abbandonato, di tracciare una o del tipo .
Seguono, ben chiare, la e e la a.
⌘⌘⌘
Due righe sinistrorse: la più lunga, quella inferiore, raggiunge i 420 cm. con grafi di altezza
variabile: il primo è alto circa 10 cm. ed il penultimo circa 4 cm.
Letture precedenti: neuiaue / ?uoalaz o ?aoauaz o ?aoulaz (Tibiletti Bruno 1990: 52);
(i)smeaza.izt / za::?ut.i.z. o za::?ul.i.z (Mancini 1991: 95-96:); z2aθalas (Zavaroni 2001: 738;
nessuna proposta per la riga superiore); neuþake / þaθalas (Zavaroni 2005b).
La BD-08 si trova più in basso di BD-07, spostata verso sinistra per chi guarda la
roccia dal basso. Il grafo più incerto è il quarto della prima riga, tanto che Mancini e
Tibiletti Bruno ne danno una copia diversa: il grafo riprodotto da Mancini sembra un þ
del tipo ; Tibiletti Bruno propone una i. In effetti l’unica traccia chiaramente visibile
è un’asta verticale. Le lineette riprodotte da Mancini esistono, ma, essendo poco
profonde, è arduo stabilire se sono accidentali od intenzionali. L’analisi lessicale (base
ie. *neu-dh- che darebbe anche nu2þu = núθú “desiderium, votum”: vedi Zavaroni
2005b), permette di ritenere più probabile la presenza di un segno per þ. Il termine
neuþake è importante anche per stabilire che la morfologia verbale del camuno è affine
a quella dell’etrusco e del retico (-ke morfema di preterito: vedi emunke in Lu-02).
Incerta è anche la quarta lettera della seconda riga che per Mancini è una u e per
Tibiletti Bruno è una a. Una trattino interno convergente con l’asta obliqua destra è
visibile, ma non è ben marcato. Provvisoriamente leggo a. Data la dipendenza da
neuþake “votum”, þaθalas (dativo-genitivo in -s) può essere un nome divino.
⌘⌘⌘