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Italiano VIII

ITALIANO VIII
Il fatto della comunicazione è ben legato alla comunicazione
siccome comunicare è vivere e allo stesso tempo vivere è
comunicare. Lo scopo di ogni atto comunicativo è di trasmettere
qualcosa (informazioni- messaggi) a qualcuno; ogni atto
comunicativo però è un fenomeno assai complesso che esige la
presenza di 6 fattori fondamentali:
 L’emitente (o trasmettitore) che emette il messaggio
 Il ricevente (o destinatario) che riceve il messaggio
 Il messaggio, cioè il contenuto della comunicazione
 Il referente, l’oggetto a cui si riferisce l’emittente
 Il codice, l’insieme di segni da cui è formulato il messaggio
(questo insieme di segni deve essere noto sia all’emittente
sia al ricevente perché la comunicazione avvenga
 Il canale, il mezzo usato per la trasmissione del messaggio.
Per quanto riguarda il codice, dobbiamo sottolineare che in realtà
esso è frutto di una convenzione (anche arbitraria)che deve
essere nota sia all’emittente sia al ricevente.Il messaggio passa
da tre stadi:
 La codificazione (formulazione in termini
tecnici)
 La decodificazione (interpretazione del
messaggio))
 La trascodificazione (traduzione di un
codice ad un’altro p es: il codice gestuale quando si
trasforma in codice verbale)
alla coda di un gatto
Che coda può riferirsi alla coda di persone davanti ad
uno sportello
alla coda delle auto in autostrada
alla coda di cavallo di una
ragazza
Per essere sicuri di aver capito bene un messaggio dobbiamo
valutare il contesto, l’insieme cioè della situazione generale e
delle particolari circostanze in cui esso si inserisce. Ci sono tre
tipi di contesto:
 Un contesto linguistico e testuale (il messaggio
viene colto nel testo o nel discorsodi cui fa parte)
 Un contesto situazionale o extralinguistico (il
messaggio viene inserito in una situazione o circostanza)
 Un contesto culturale (il messaggio viene inserito
in un insieme di elementi strettamente legati alla cultura

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di un individuo o di un gruppo di individui. Cultura=usi e


costumi, storia, tradizione...)

Quando c’è un atto comunicativo ci sono due possibilità:


1) avere vari elementi che disturbano o anche ostacolano la
comunicazione; si tratta del rumore
2) avere vari elementi che facilitano o anche riforzano la
comunicazione; si tratta della ridondanza

La comunicazione senza nessun dubbio si fa attraverso dei segni
ed in vari modi; ci sono i segni acustici (percepiti dall’organo
dell’udito), segni visivi (percepiti dall’organo della vista), segni
tattili, segni olfattivi (percepiti dall’organo dell’olfatto), segni
gustativi(percepiti dalgli organi del gusto).
Ogni segno è costituito da due elementi un materiale e concreto
percepito dai sensi (significante immagini, gesti, parole, suoni
ecc) ed un’altro concettuale ed astratto che si può solo pensare
(significato idea di qualcosa, sentimenti, sensazioni ecc). Il
segno è l’associazione del significante e del significato, ma
dobbiamo sottolineare che il rapporto che lega strettamente il
significato (contenuto) ed il signifiacante (espressione) è di tutto
arbitrario e frutto di una convenzione; infatti il valore di qualsiasi
segno deriva da un patto che due o più persone stringono tra di
loro per attribuire ad un determinante significante un
determinato significato.
Ci sono due tipi di segni: i segni artificiali (creati dall’uomo allo
scopo di comunicare qualcosa) ed i segni naturali (si tratta di
segni osservati ed interpretati a seconda le conoscenze e le
esperienze del destinatario. Non sono creati allo scopo di
comunicare qualcosa, ma spesso lo fanno).
Tipi di segni naturali sono: Le tracce(rapporto non
immediato ed attuale di causa – effetto tra oggetto ed evento) , i
sintomi (rapporto immediato nel tempo di causa – effetto tra
fenomeno ed evento), gli indizi (stabiliscono un rapporto di
causa – effetto tra oggetto ed evento)
Tipi di segni artificiali sono: I segnali (segni validi e
facilmente riconoscibili), le icone (segni facilmente riconoscibili
perché assomigliano all’ oggetto che indicano) ed i simboli
(segni meno riconoscibil peché il rapporto tra signifiacante e
significato è meno diretto). I segni artifiaciali sono arbitrari e
frutto di una convenzione; bisogna essere studiati prima di
essere usati perché siano capiti. I segni artificiali sono i più

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importanti perché essi vengono organizzati in codici molto


complessi, i linguaggi.


La lingua è un’istituzione sociale che muta sia nel tempo che
nello spazio allo scopo di adattarsi alle esigenze di un gruppo di
parlanti. Per questo motivo spesso all’interno di una lingua
troviamo anche altre lingue o meglio varietà linguistiche di tipo
storico e geografico.
L’italiano odierno è il frutto della costante evoluzione del latino
parlato nel corso dei secoli.
Nel 1200-1000 aC dopo una lunga emigrazione, i Latini si
stabiliscono in Italia fondando Roma. Tra il V° ed il III° secolo aC
riescono a sottomettere militarmente e politicamente le altre
popolazioni ma allo stesso momento essi subiscono molte
influenze culturali dei popoli assoggettati. Con lo scambio
costante della lingua latina imposta dai Latini con le altre parlate
di popoli assoggettati, si ha la formazione di una lingua nuova
che deriva si dal latino però si differenzia regione per regione. In
seguito i Romani conquistano buona parte dell’Europa imponendo
la loro lingua; così il latino diventa la lingua ufficiale (scuola,
chiesa, letteratura)assorbendo però molteplici elementi che
spiegano la differsificazione del latino regione per regione.
3000 a C: C’è una lingua- madre parlat adai popoli stanziati nell’Europa
centro-orientale : L’INDOEUROPEO
2000-1000 aC: Si ha la frantumazione della lingua indoeuropea che
diede luogo a lingue particolari che si differenziano velocemente l’una
dall’altra e da esse nascono le lingue indoeuropee, che oggi vengono
divise in 9 gruppi principali: lingue indiane, iraniche, armene,
slave, baltiche, greche, italiche, celtiche, germaniche.
Tra il III° ed il V° sec d C a causa delle invasioni barbariche la
lingua latina perde la sua centralità e mentre il latino scritto
rimane tale, il latino parlato subisce dei cambiamenti dovuti al
suo contatto con altre parlate, differenziandosi da regione a
regione.Tra il 600 ed 700 dC si ha la formazione di varie lingue:
nei paesi in cui la presenza dei Romani fu più stabile e duratura si
ha la nascita di varie lingue con differenze tra di loro ma con una
base latina comune (lingue neolatine o romanze); invece nei
paesi in cui la presenza dei Romani fu meno duratura il latino
quasi scomparve cedendo il suo posto alle lingue germaniche
(tedesco-inglese).
Tra il V° ed il VIII° secolo il latino classico continua ad essere la
lingua della Chiesa e dei dotti mentre quello parlato si evolve

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sempre più rapidamente ed in modo diverso da regione a


regione. In questo periodo si ha la nascita di numerosi volgari
( parlate del popolo > vulgus)italiani che derivano dal latino e solo
nel XVI° secolo il volgare fiorentino si impone su tutti gli altri e
diventa lingua nazionale rendendo così gli altri volgari dei dialetti.
Con il passaggio dal latino volgare all’italiano si notano 4 tipi di
mutamenti
℘ mutamenti fonetici (vocalici e consonantici)
℘ mutamenti morfologici
℘ mutamenti sintattici
℘ mutamenti semantici e lessicali
I mutamenti come si capisce sono numerosissimi, però grazie alla
regolarità possono essere codificati in linee dello sviluppo
linguistico che a loro volta sono riportate in 3 linee di tendenza
fondamentali.
A livello della fonologia/ morfologia c’è la tendenza alla massima
economicità, rapidità e chiarezza
A livello della morfologia c’è la tendenza alla eliminazione delle
strutture sintetiche a vantaggio di quelle analitiche
A livello della sintassi c’è la tendenza alla brevità (coordinazione
e giustapposizione per assindeto)
A livello semantico e lessicale i mutamenti sono più specifici e
particolari.
Circa il 75% delle parole italiane sono di origine latina e sono
parvenute nell’italiano in due modi diversi:
℘ per tradizione ininterrotta e popolare : si tratta delle
parole usate dal popolo nella sua realtà quotidiana. Per questo
motivo esse hanno subito col passar del tempo modifiche sia
nella loro forma che nel loro contenuto e sono trasmesse da una
generazione all’altra (es: domina=padrona >donna )
℘per tradizione interrotta e dotta : si tratta delle parole
recuperate direttamente dai testi antchi latini ed in seguito
inserite dalle persone colte nell’italiano. Queste parole non hanno
subito tante modifiche, eccetto la caduta della desinenza finale (
es: floram >flora)
Ci sono parole latine che hanno avuto entrambi le tradizioni nel
caso di tradizione ininterrotta spesso la forma e il contenuto sono
modificati mentre nel caso di tradizione interrotta c’è una
coincidenza del significato della parola in italiano con quello della
parola in latino (es: solidum>soldo >solido). Sia il latino volgare
sia l’italiano, a livello lessicale presentano una tendenza alla
scelta delle parole più semplici, foneticamente chiare e concrete.

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In particolare :
 tra due sinonimi il parlante sceglie la parola popolare che di
fatto è usata nella sua realtà quotidiana (domus-casa
casam domestico –domicilio/ casa)
 il parlante tente sempre ad usare i nomi primitivi
considerandoli molto più espressivi eliminando l’uso dei
diminutivi e vezzeggiativi preferiti dagli scrittori classici
(frater–fratellus fratellum frate/ fratello)
 i verbi frequentativi sostituiscono i verbi semplici (salire =
saltare-saltare=continuare a saltare saltare saltare)
 si ha l’introduzione di molte parole del linguaggio familiare
ed infantile (matremmadre)
Per quanto riguarda il mutamento semantico, cioè del
significato della parole durante questo passaggio si ha due
possibilità:
 il significato rimane lo stesso (panem pane, canem
cane)
 il signifiacato cambia .
Il mutamento semantico accade quando
 qualche parola si specializza ed indica situazioni o fatti
particolari
 qualche parola assume un significato generico o generale
che sostituisce il suo significato particolare di origine
 a volte il significato primario di una parola viene espresso
da un’altra già esistente e per questo essa per non
scomparire assume un nuovo significato connesso con
quello originario
 a volte, nell’uso comune, il significato metaforico di una
parola sostituisce quello originario.

Come abbiamo già detto il 75 % delle parole dell’italiano sono
di origine latina: esse infatti formano il fondo ereditario del
lessico italiano. Però ci sono molte parole di origine straniera
che sono inserite nella lingua italiana e provengono da varie
lingue. Questo fatto si spiega dal contatto degli italiani con gli
altri popoli e si chiama prestito. Ci sono due tipi di prestiti :
 prestiti integrati: in questo caso la parola di origine
straniera tende ad adattarsi sia foneticamente (grafia +
pronuncia italiana) sia morfologicamente (jardingiardino)

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 prestiti non integrati : in questo caso le parole di origine


straniera conservano la loro forma originaria e sono invariabili
(filmfilm sportsport)
Oltre alle parole di origine latina e ai prestidi altre fonti di parole
sono:
le neofornazioni (latino+ parole che provengono da altre lingue )
l’onomatopea (trascrizione di suoni o rumori)
la creazione dal nulla come accade con i marchi registati che
diventano nomi comuni (aspirina, nylon)

A causa del frazionamento politico che ha caratterizzato per
secoli l’Italia, gli abitanti dei vari staterelli usavano nalla loro
realtà quotidiana lingue diverse da regione a regione, i cosiddetti
dialetti. I dialetti sono vere e proprie lingue equivalenti con la
lingua nazionale per quanto riguarda il loro valore linguistico.
Le differenze tra i dialetti e la lingua nazionale derivano dalla
differenza d’uso. Così sul piano geografico il dialetto si usa in un
ambito più limitato (uso locale)rispetto a quello dell’italiano (uso
nazionale ); sul piano sociale il dialetto si usa in famiglia, tra
amici, sul posto di lavoro mentre l’italiano si usa in qualsiasi
situazione, circostanza o rapporto sociale.
In Italia ci sono 5 tipi di dialetti
 dialetti settentrionali (gallo-italici e veneti)
 dialetti toscani
 dialetti centrali
 dialetti meridionali intermedi
 dialetti meridionali estremi
 + dialetti ladini
Per vari motivi (politici, geografici, culturali ecc) i dialetti sono
stati a lungo l’unica lingua viva e vera per la maggior parte degli
italiani, siccome il fiorentino prima di diventare la lingua
nazionale fu la lingua della cultura e della letteratura. Alla
seconda metà dell’800, c’è un tentativo di unificazione linguistica
noto come questione della lingua, e il fiorentino parlato si
diffonde in tutta Italia come lingua nazionale affrontanto però
moltissime ed enormi difficoltà. Lo stato unitario vedendo che la
maggior parte degli italiani parlava in dialetto fa tutto per
diffondere il fiorentino/italiano nazionale. Così l’istruzione
elementare diventa obligatoria, l’italiano viene usato nell’ambito
della pubblica amministrazione, molti militari e pubblici funzionari
si trasferiscono dal Nord al Sud e viceversa. Però i risultati sono
pochi e la situazione linguistica agli inizi del 900 è poco cambiata

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da quella precedente.Durante il primo cinquantennio del 900 con


l’aumento della scolarizzazione e dell’alfabetizzazione, la lingua
nazionale (italiano) si diffonde sempre di più. Il regime fascista
impone una politica che consiste nella purezza linguistica
(esaltazione dei valori nazionali della lingue, protezionismo)
mentre lo sviluppo industriale e l’urbanismo che ne deriva sono
fattori che cambiano la situazione linguistica in Italia. Negli 30-40
anni che seguono la situazione sarà cambiata molto e l’italiano si
diffonderà in tutta Italia sempre a discapito dei dialetti. I dialetti
però non sono scomparsi: esistono ancora oggi e sono una fonte
indispensabile di rissorse espressive per l’italiano. Però i dialetti
sono un fattore di differenziazione e sono una realtà linguistica
che deve essere studiata

L’italiano di oggi come tutte le altre lingue vive è soggetto di una
continua evoluzione, siccome esso è formato da un insieme di
lingue che hanno una base lessicale e morfosintattica comune,
però ciascuna ha le proprie caratteristiche. L’italiano attuale è
articolato da tre tipi di varietà :
 l’italiano nazionale standard o comune : si tratta
dell’italiano di uso comune per tutti gli abitanti della penisola.
Questa varietà è la lingua usata nella pubblica amministrazione,
insegnata a scuola, usata dai grandi mezzi di comunicazione di
massa (radio, giornali, cinema ecc). La sua morfologia è basata
per lo più sulla grammatica, il sintattico è caratterizzato da frasi
brevi e costruzione coordinate, il lessico e costituito da parole di
uso comune. Essendosi una lingua moderna ed aperta ai
mutamenti sociali si adatta al più possibile alle esigenze dei suoi
parlanti (società+ moda), accetta le innovazioni e cerca di essere
in grado di esprimere meglio i nuovi concetti provenienti dal
mondo delle scienze e della tecnologia ed essere flessibile. Ma
prima di tutto l’italiano nazionale è una garanzia di unità politica,
un legame che unisce tutti gli italiani al di là di qualsiasi
comunicazione.
 l’italiano regionale : si tratta di un insieme di
varietà della lingua italiana che è basata sulla lingua nazionale
però ha subito grande influenza dai vari dialetti regionali. Si tratta
della vera lingua parlata in Italia siccome la maggior patre degli
enunciati si fa in una varietà regionale. Ci sono 4 tipi d’italiano
regionale ( settentrionale- toscano- centrale-meridionale
estremo)in cui la maggior parte di differenze si nota al lessico e
alla fonetica. Per quanto riguarda la fonetica, un tipo di

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differenziazione si vede quando non si fa la distinzione della


pronuncia chiusa o apperta dei vocali e ed o, all’eliminazione
delle doppie nella pronuncia delle parole ecc. A livello
morfosintattico tipi di differenziazione sono :l’uso del passato
prossimo al posto del passato remoto (Cinque anni fa sono
andato in Spagna), l’uso del passato remoto per indicare fatti
recenti (ieri andasti a scuola), l’uso dell’articolo prima i nomi
propri delle persone (la Maria), la tendenza di collocare il verbo
alla fine della frase (bene dormisti?)ecc. A livello lessicale c’è una
grande varietà di sinonimi che indicano la stessa cosa ; grazie
alle migrazioni interne ed ai mezzi di comunicazione di massa
molte parole dell’italiano regionale sono introdotte all’italiano
nazionale arricchiendolo ed essendo dei prestiti interni.
 l’italiano popolare L’italiano popolare è una
varietà di italiano intermedia tra i diversi italiani regionali e gli
vari dialetti che ha sostituito i dialetti sopprattutto presso le classi
sociali più umili. Si tratta cioè di una varietà linguistica di tipo
sociale; infatti la lingua popolare è povera per quanto riguarda il
lessico, mentre ci sono tanti usi errati per quanto riguarda la
grammatica (uso incorretto dei pronomi possessivi, personali,
relativi, uso errato dei verbi sia nei tempi che ai modi, l’abuso a
l’assenza della punteggiatura ecc)

Che cosa significa conoscere una lingua? Certo non significa
soltanto conoscere la grammatica e produrre delle frasi
grammaticamente corretti. Conoscere una lingua significa
conoscere tutte le sue sfumature, saperla usare nella realtà
quotidiana in tutte le sue funzioni, registri e livelli peché si
realizzino atti linguistici.
La lingua è uno strumento di comunicazione molto importante
grazie al quale si riesce a soddisfare le esigenze della vita in un
ambito sociale . Gli atti linguistici sono strumenti di azione
siccome con essi si avviano tutti i tipi di rapporto tra gli uomini.
Un atto linguistico è l’esecuzione linguistica di un mesaggio in
seguito alla sua idealizzazione concettuale. Ogni atto linguistico
si forma in seguito di un’elaborazione di suoi elementi/
componenti; questa elaborazione consiste nella scelta e nella
organizzazione delle parole che formulano le frasi, la loro sintassi
ecc. Ogni atto linguistco deve essere animato da una intenzione
precisa e da uno scopo; l’intenzioe e lo scopo sono i due
elementi fondamentali perché un messaggio si trasformi in atto
linguistico vero e proprio.

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Gli atti linguistici prodotti nella nostra realtà quotidiana sono


infiniti e di vario tipo; però possiamo distinguere 4 tipi di atti
linguistici:
atti linguistici dichiarativi comunicare affermando o
negando una cosa
atti linguistici interrogativi comunicare per sapere qualcosa
atti linguistici imperativicomandare, imporre o proibire
qualcosa
atti linguistici desiderativiesprimere un desiderio, augurio
ma anche una minaccia.
Per quanto riguarda lo scopo di un atto linguistico (la parte
integrante del suo significato) nella maggior parte dei casi è
facilmente riconoscibile soprattutto quando l’emittente non vuole
nascondere qualcosa. Però molte volte non è facile identificare /
interpretare lo scopo di un atto linguistico e per essere sicuri di
aver capito bene si ricorre al suo contesto. A volte, lo scopo di un
determinato atto linguistico non coincide con il significato
letterale della frase è per questo è più difficile identificare
l’intenzione dell’emittente. Questo accade perché un atto
comunicativo ha due scopi: uno scopo immediato, evidente a tutti
(scopo apparente) ed un’altro indiretto, nascosto e a volte
incomprensiblile (sovrascopo) che è lo scopo reale della
comunicazione linguistica. Quando il destinatario è in grado di
cogliere il significato letterale di una frase insieme al suo
sovrascopo, parliamo di competenza pragmatica che consiste
nella comprensione anche di tutto quello che non viene detto.

La lingua muta a seconda del mezzo con cui comuniciamo: la
voce (lingua orale) e la csrittura (lingua scritta). La lingua parlata
e la lingua scritta sono due modi diversi di comunicazione
siccome la lingua parlata presenta due limiti precisi : il limite del
tempo e dello spazio. La lingua scritta invece per natura supera
non solo i limiti del tempo e dello spazio ma anche il limite della
distanza.
Le principali differenze lingua parlata e lingua scritta sono:
 l’uso di significati diversi (fonemi-lettere)
 l’uso di canali diversi (canale acustico, visivo-canale visivo)
 operano in situazioni comunicative diverse (reciproco
scambio e interazione tra emitente e ricevente - emitente e
ricevente sono separati )
 la loro durata è diversa (effetto immediato e non duraturo-
effetto concepito per durare nel tempo)

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 i loro scopi e compiti sono diversi (rapporti interpersonali


quotidiani- messaggi che devono durare nel tempo,
costituire un punto di riferimento, essere analizzati/studiati
ecc).
Oltre che due modi di comunicazione, la lingua parlata e la
lingua scrittasono due forme diverse di lingua. Infatti la lingua
parlata è più informale, sbrigativa edellittica mentre quella
scritta è più formale, ricercata e complessa ( l’opposizione tra
lingua formale/informale ha un valore linguistico-grammaticale
e non ha niente a che fare con l’efficacia o la chiarezza della
lingua usata). La grande differenza tra la lingua parlata e la
lingua scritta consiste nel canale che usano per trasmettere
l’atto comunicativo. La lingua parlata usa il canale acustico e
visivo (p es : l’emittente può accompagnare un messaggio con
gesti,espressioni del volto, modificare il suo significato con la
varia intonazione o il tono della voceecc) mentre la lingua
scritta solo il canale visivo; però anche un testo scritto usa
molti altri elementi per avere un grado si esperessivita quasi
uguale a quella del messaggio orale ( uso della punteggiatura,
sottolineare una parte del testo, variare i caratteri di stampa
ecc) Per quanto riguarda il lessico, la lingua parlata tente ad
usare parole ed espressioni semplici mentre la lingua scritta
usa strutture più complesse. Per quanto riguarda il sintattico,
la lingua parlata usa frasi più brevi che spesso non si collegano
tra di loro; la lingua scritta invece usa frasi più lunghe e
subordinate.

I linguaggi settoriali sono un tipo di varietà linguistica di tipo
diastratico, e possono essere considerati come un sottocodice
della lingua di uso comune. I linguaggi settoriali sono sempre
esistiti a tutti i livelli (Lingue di mestiere : linguaggio dei
pescatori attività manuali- linguaggio dei filiosofi e dei medici
attività intellettuali). Oggi si vede una sempre maggior crescita
di specializzazione che impone agli esperti di una disciplina a
trovare una terminologia adatta ed in grado di esprimere
concetti in modo chiaro e specifico, indicare oggetti in modo
preciso ed univoco e tutto questo in modo breve per quanto
riguarda la comunicazione. Ι linguaggi settoriali sono un tipo di
sottocodice siccome si basano sulla lingua di uso comune ma
allo stesso tempo posseggono un lessico specifico allo scopo di
eliminare l’ambiguità delle parole usate (qualche termine della
lingua comune può corrispondere a più termini settoriali).

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Spesso (v informatica) un linguaggio settoriale si forma con


l’uso di termini di origine straniera. A volte parole della lingua
comune penetrano nei linguaggi settoriali assumendo nuovi
significati e più precisi; a volte, si ha il passaggio di parole dai
linguaggi settoriali alla lingua di uso comune ; in questo caso
sia le parole mantengono il loro significato tecnico sia vengono
usate in senso metaforico. La caratteristica dei linguaggi
settoriali è la sostituzione dei verbi dai nomi .Però, i linguaggi
settoriali perdono la loro funzionalità se usati al di fuori del
loro campo specifico (v burocratese e politichese).
I linguaggi settoriali possono essere raggruppati a seconda
delle loro caratteristiche linguistiche dominanti. Così ci sono 3
tipi di linguaggio settoriale:
 linguaggi dei settori propriamente specifici e
tecnici (medicina, biologia, cibernetica, matematica ecc).
La formalizazione linguistica può variare ed essere
graduale. Così la formalizzazione linguistica è notevole nelle
discipline logico-matematiche, minore nelle discipline delle
scienze naturali e minime nelle scienze umane. In questo
tipo di linguaggi settoriali, la lingua viene usata in modo
denotativo il lessico è specifico ed originale.
 linguaggi settoriali misti (linguaggio giornalistico,
politico, pubblicitario) Si tratta del linguaggio adatto alle
attivitò di larga difusione nella società odierna. É
caratterizzato da una confluenza di termini provenienti da
varie discipline, mentre spesso i termini perdono il loro
significato originario assumendo un altro più convenzionale.
 linguaggi di mestiere o di professione Si tratta di
linguaggi parlati in passato da persone appartenenti alla
stessa professione. Di orine gergale, essi sono usati per
distinguere ed unire un gruppo che ne fa uso
I gerghi sono linguaggi speciali particolarmente marcati, parlati
da un gruppo ristretto di persone appartenenti allo stesso gruppo.
Spesso risultano incomprensibili per la maggior parte dei
riceventi siccome parole dtratte dalla lingua di uso comune
nell’ambito gergale assumono un altro significato. I gerghi sono
concepiti ad uno duplice scopo : di essere capiti da tutti quelli
appartenenti al gruppo ristretto che ne fa uso e di non essere
capiti da tutti gli altri.
Il gergo della malavita è il più antico di tutti ed anche il più
duraturo (rispetto al gergo studentesco che è in continua

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evoluzione e perciò risulta mutevole da una genarazione


all’altra).

Ci sono vari e diversi livelli espressivi che vegono usati a seconda
delle particolari circostanze in cui avviene la comunicazione, i
registri.
Ci sono tre tipi di registri:
 il livello formale  usato quando l’argomento della
comunicazione è di tipo elevato, in situazioni di tipo ufficiale
e burocratico e tra persone che non si conoscano. Le
caratteristiche del registro formale sono: la forma sostenuta
e controllata, le parole ricercate e letterarie, l’uso di varie
forme retoriche.
 il livello medio ( standard o comune) usato nella
realtà quotidiana dei parlanti. Le sue carattesistiche sono: la
mancanza di elementi regionali, la presenza di parole di
largo uso, le brevi sequenze e la tendenza alla
coordinazione ed allo stile nominale.
 il livello informale usato nel parlato quotidiano tra
persone di cui rapporto à di grande familiarità e confidenza.
Ogni parlante modifica la varietà linguistica che sceglie a
seconda delle sueparticolari esigenze .Da questo è molto facile
capire che i registri in realtà sono numerosissimi ma possono
essere raggruppati in 6 categorie:
Aulico-solenne LIVELLO FORMALE
Colto LIVELLO FORMALE
Impersonale- burocratico LIVELLO FORMALE
Medio LIVELLO MEDIO
Colloquiale –familiare LIVELLO INFORMALE
Intimo- confidenziale LIVELLO INFORMALE

La scelta del registro da usare si fa tenendo conto 3 fattori


ondamentali:
 la situazione comunicativa : a seconda la situazione o il
luogo in cui avviene la comunicazione il parlante adotta il
registro più adatto
 il tipo di rapporto tra gli interlocutori. Fattori come il ruolo
sociale, la professione, l’età possono influire sulla scelta di
registri da usare. Molto importante risulta il rapporto
reciproco tra gli interlocutori peché può essere di due dipi: di
tipo simmetrico (rapporto di parità per quanto riguarda il
prestiggio sociale, la professione, l’età) e di tipo asimmetrico

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(non c’è rapporto di parità per quanto riguarda il prestiggio


sociale, la professione, l’età). Oltre ch ealla scelta del registro
il fattore di simmetria/asimmetria svolge un ruolo importante
anche alla scelta dei promoni personali ( dare del tu o del Lei)
 l’oggetto della comunicazione Quando l’argomento è
noto e quotidiano, gli interlocutori usano il registro standard (
medio o comune) Quando però’argomento è più specifico e
più complesso si ricorre al registro medio oppure a quello
colto.
 Spesso l’intenzione dell’emittente può avere a che fare
con la scelta di un certo registro ( schrzare o onche insultare
qualcuno)
La competenza linguistica consiste nell’applicazione corretta
delle tutte le norme che regolano un alingua nei suoi vari livelli
( fonologia, sintassi, morfologia, semantica) ; applicandole, i
parlanti sono in grado di produrre atti linguistici corretti e logici.
Però, la competenza linguistica da sola non è sufficente perché la
comunicazione si realizzi pienamente esenza problemi. Perché sia
comunicazione in modo corretto bisogna anche la competenza
comunicativa che consiste nella possibilità di scegliere il
registro, il livello, il codice linguistico, più adatti alla situazione
in cui la comunicazione ha luogo.
La competenza linguistica se accompagnata da quella
comunicativa potrano alla padronanza nell’uso della lingua solo
se esercitate e studiate in modo costante .


La lingua a seconda degli scopi dell’emittente assume funzioni
diverse e numerosissime come sono numerossisimi gli scopi per
cui si realizza un qualsiasi atto comunicativo. Spesso in un atto
comiùunicativo ci sono presenti più che una funzione . Per motivi
di studio linguistico, le funzione che assume la lingua possono
essere raggruppate in vari modelli.
Il più noto di quelli à il modello del linguista americano R.
Jakobson

Allora ci sono 6 funzioni principali della lingua:

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 Funzione informatica ( o denotativa/ referenziale)


lo scopo è di informare in modo oggettivo il ricevente
Funzione incentrata sul referente, può anche descrivere
fatti o cose. Cartelli, insegne, qusùestinari, cronache ecc
 Funzione espressiva ( o emotiva) lo scopo è di
esprimere i pensieri, i sentimenti, le opinioni dell’emittente.
Per questo si us al aprima persona singolare, ci sono molti
elementi dùsoggettivi e figure retoriche. Dichiarazione di
sentimenti, diari, memorie, commenti ed interpretazioni
ctritiche.
 Funzione persuasiva (o conativa)  lo scopo è di
convicere il destinatario per ottenere da lui un certo
comportamento. Viene usato l’imperativo, il conguùiuntivo
esortativo, la seconda persona singolare, forme di invito o di
preghiera. Leggi, comandi, discorsoùi politici, celebrazioni,
testi di carattere precettistico, messaggi pubblicitari
 Funzione fàtica ( o di contatto) lo scopo è di stabilire il
cantatto tra emittente e ricevente. Funzione incentrata sul
canale che comprende espressioni per aprire, mantenereo
interrompere il contatto. Saluti, formule usate in una
comunicazione telefonica,formule stereotipe (certo,
insomma), formule per richiamare l’attenzione.
 Funzione metalinguistica lo scopo è di spiegare e
analizzare la stessa lingua o un’altra lingua: spiegare il
funzionamento e le caratteristiche di una lingua /testi di
grammatica) la forma o il significato di una parola
(dizionari), testi scolastici e divulgativi.
 Funzione poetica (o connativa)lo scopo è di
trasmettere un messaggio che è arricchito da “effetti
speciali”(ritmo ecc). La funzione poetica ci fa venire in
mente immagini, suoni, emozioni ecc. Opere poetiche,
canzoni, proverbi...

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