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IL SILENZIO DEL MAESTRO

M.M.1 = Maestro Muratore giovane - M.M.2 = Maestro Muratore anziano

M.M.1
Maestro, tante volte mi è capitato di leggere tavole d’altri Fratelli sul Silenzio. Anche io da Apprendista e
poi da Compagno ho provato a voler chiarire, più a me stesso che agli altri, che cosa è il Silenzio: così
scrissi una tavola prima sul Silenzio dell’Apprendista poi sul Silenzio nella dimensione del Compagno.
Pensavo ora di inquadrare il Silenzio in questa mia nuova dimensione massonica di Maestro e scrivere una
tavola sul Silenzio del Maestro. Vorrei quindi dei chiarimenti da te su che cosa tu intendi per Silenzio.
M.M.2
È il tacere
M.M.1
L’assenza del suono? Questo intendi?
M.M.2
Anche… Ma il Silenzio è l’Indicibile. È come parlare del Nulla.
M.M.1
Se tu affermi che il Silenzio è l’indicibile non credi che così si cada nel paradosso e che quindi l’unica
azione riguardo al Silenzio è il tacere?
M.M.2
È vero, si pone quest’irrisolvibile paradosso: il Silenzio è il non-verbale, l’umana e unica espressione
dell’Indicibile e dunque parlare del Silenzio in sé, nella sua dimensione d’astrazione pura, è un vaniloquio.
M.M.1
Io veramente pensavo al Silenzio come una condizione relativa dell’essere un Massone, non nella sua
accezione d’assoluto.
M.M.2
Credi che la differenza sia sostanziale? Non pensi piuttosto che il Silenzio del Massone, visto nella sua più
completa concezione, possa essere il termine di un processo logico sequenziale?
M.M.1
Huum ??……….
M.M.2
Nel senso che partendo dal Silenzio come comportamento iniziatico, impregnato del significato esoterico, lo
si potrebbe intendere come sviluppo di un perfezionamento spirituale, quindi in una sua accezione di pura
astrazione. Vorrei capire: perché vuoi parlare del Silenzio? E di quale Silenzio ti occuperesti?
M.M.1
Come ho già detto, quello del Massone e in particolare del Maestro Nella nostra società e attuale cultura il
Silenzio non fa parte del vivere sociale, al contrario è temuto. Ho notato che, banalmente e troppo spesso
senza una vera riflessione, si dice che “il Silenzio fa paura”. Al punto che, quando in un gruppo accade che
ci sia un momento di tacitazione del parlare di tutti, si usa dire “l’angelo della morte è sopra di noi”.
M.M.2
Forse, intendendo con “morte” il Nulla. Vedi quindi che anche il Silenzio nel mondo profano implica un
riferimento alla concezione di assolutezza, all’assoluto Nulla, umanamente rappresentata nella morte: in
questo caso la morte della condizione sociale dell’uomo, tratteggiata dalla comunicazione. Il Silenzio del
Maestro Muratore può essere diverso da quello di un Compagno o di un Apprendista? Io credo che dipenda
dal livello di perfezionamento cui un Fratello è giunto. Un Compagno o un Maestro possono decidere di
rimanere nel Silenzio per approfondire il proprio livello di conoscenza e anche d’Ascolto. Fanno a se stessi
un Invito all’Ascolto, così come la loggia invita all’Ascolto gli Apprendisti. Non ci sono differenti tipologie
di Silenzio per i diversi gradi della Massoneria. Il Silenzio è Silenzio e basta. Diverso è il modo di
partecipare ad esso, perché diverso è o dovrebbe essere il livello di perfezionamento sviluppato. Non hai in
ogni modo risposto alla mia domanda: perché vuoi parlare del Silenzio?
M.M.1
Per conoscere i suoi significati più profondi, per far sì che questo Silenzio abbia uno scopo, un risultato
d’accrescimento del mio spirito.
M.M.2
Per conoscere… Con lo scopo di scoprirlo… Di servirsene. In questo modo tu vuoi attualizzarlo, tu vuoi
toglierlo dall’assenza materica e dalla sua speciale dimensione temporale, con il risultato ultimo di
vanificarlo, di “annullare” la sua Astrazione dalla materia.
M.M.1
…. Da sempre si parla del Silenzio. È un bisogno intimo dei Fratelli, direi, o addirittura dell’essere umano
come tale!
M.M.2
Quando un Fratello parla del Silenzio, si prende la licenza d’esprimere l’inumano, di affermare l’epifania del
Non-senso.
M.M.1
Vuoi dire che in realtà, egli sta celebrando l’assenza del Silenzio?
M.M.2
Esatto. Egli vuole cavalcare il paradosso della negazione dell’Alterità, perché il Silenzio è Altro dall’umano.
Parlare del Silenzio è altrettanto incongruo quanto il chiedere di “pensare di non pensare”.
M.M.1
Questo Fratello quindi violerebbe il principio di non contraddizione, alla base del pensiero umano
razionale.
M.M.2
Questo è un modo parziale di vedere, tuttavia in questo caso, sì. È l’operare con la ragione violando i principi
del “pensare con ragione”. Il superamento del paradosso o meglio dell’aporia logica del parlare del Silenzio
da sempre avviene con lo strumento dell’irrazionale, intendendo l’irrazionale come qualcosa di non-umano,
piuttosto che la sua altra faccia, poiché si presuppone il razionale come l’unica e vera espressione dell’essere
umano.
M.M.1
Comprendo e accetto che l’essere umano è tanto razionalità quanto irrazionalità e che tale distinzione è
solo frutto della ragione. Quella stessa Ragione che è stata propulsione della Libertà ma che può diventare,
anzi è diventata, schiavitù del pensiero umano. Ma rimanendo nel campo del superamento dei vincoli
razionali, tu intendi naturalmente anche l’uso della metafora e della poesia…
M.M.2
E anche della mistica e dell’analogia. Persino il simbolismo e la follia diventano gli strumenti del colloquio
con il Silenzio. In tal modo il Silenzio, da manifestazione dell’Assenza di Suono lo si vuole trasformare in
Presenza, come ho già detto, attualizzarlo.
M.M.1
Rinnegando quindi il prius del Nulla sulla Materia. Riducendo il Silenzio non più assoluto come tu affermi
ma ente, ente paritario del suono.
M.M.2
Attenzione, non ente ma entità. Insieme al Silenzio esiste il Suono. Questi non sono enti, sono entità, sono
fenomeni relativi perché hanno o un inizio e/o una fine, in altre parole un loro modo d’essere. Il Suono inizia
dalla fine del Silenzio e il Silenzio finisce all’inizio del Suono. In realtà il Prius immaterico non è il Nulla,
bensì il Silenzio. Il Silenzio, bada bene, non è il Nulla. È un prius poiché dal Silenzio scaturisce il Suono e
dal Suono la Materia. Dio non tace creando la Luce come prima espressione materica, ma DICE “Sia la
Luce”, ovvero “Con la Mia Parola [suono divino] esista la Luce come primo atto creativo della Materia”. In
una variegatissima quantità di religioni c’è una divinità specifica che dà il via alla materia, all’universo con il
Suono o con la Parola, che è la stessa cosa. Suono e Silenzio sono entità storiche. Sono pure astrazioni
connotate dalla loro storicità. Potremmo quasi definirli degli assoluti relativi.
M.M.1
Non comprendo l’utilità della connessione tra il concepire il Silenzio come assoluto e la pratica massonica,
iniziatica, del Silenzio.
M.M.2
L’hai detto tu, è una pratica iniziatica, ma ancora prima è una pratica che trova la sua giustificazione
nell’essenza esoterica del pensiero massonico. In quanto tale, forse, questa pratica non può essere disgiunta
dalla sua concezione d’astrazione assoluta. Non è una pratica profana, quindi relativizzata storicamente e
spazialmente.
M.M.1
Perché spazialmente? Il Silenzio come spazio non lo comprendo, intendendolo come pura astrazione.
M.M.2
Non sei attento, non ti concentri. Il Silenzio è spazialmente definito dal suo confine con la regione del Suono.
Anche il Suono quindi è spazialmente definito. Tornando alla dimensione profana del Silenzio, questa esiste
anche nelle sue dimensioni più elevate come il Silenzio del mistico o dell’eremita o di chi si ritrae dalla vita
materiale in una vita di preghiera e contemplazione religiosa. Tutte queste forme di Silenzio sono relative;
esse nascono da un Prius diverso: la presenza storica, attualizzata, di un pensiero religioso…
M.M.1
E questo non è giusto? È errato?
M.M.2
No, per carità! Sono vie tese al perfezionamento. Io non do giudizi di valore ma solo giudizi di fatto.
Nessuno che è estraneo ad una via di perfezionamento, ha il diritto di giudicare tale via perché in questa via
non è compreso e quindi non può comprendere. Il giudizio sulla via deve essere interno alla stessa via. Il
giudizio di fatto definisce queste vie come vie di perfezionamento ma dentro la storia e per questo non
assolute. Il Silenzio in questi casi è relativo perché è considerato una via, un mezzo di progressione spirituale
e perché è un Tacere.
M.M.1
E invece?
M.M.2
Invece, la via massonica è una via iniziatica…
M.M.1
Non è forse iniziatica la via di un frate Certosino con la sua rigida regola del Silenzio?
M.M.2
Per certi versi si: i colloqui precedenti che vogliono scavare nella sua vera motivazione, la possibilità di non
essere accettato, la sua entrata nel monastero, la scelta che è a vita, gli stessi rituali di accettazione e di
giuramento, tutto ciò potrebbe essere concepito come un’iniziazione. Ma la via di questo frate non è una via
esoterica. La via massonica è prima di tutto esoterica e poi iniziatica. O meglio, è iniziatica in senso speciale
perché esoterica. Non è questa la via dei frati della Grande Chartreuse nelle Alpi francesi, la loro è la via
religiosa tesa consapevolmente all’irraggiungibile comunione con la divinità, di cui il Silenzio è solo una
delle tante loro espressioni comportamentali e organizzative. Ne hanno altre d’uguale e forse superiore
importanza, ad esempio la preghiera o la meditazione. Dunque il loro Silenzio giacché espressione di una via
religiosa è relativa. La via esoterica, invece, implica l’Assoluto del quale si “può” essere partecipi. Nessun
mistico d’alcuna religione crede d’essere partecipe del Dio al quale si riferisce. Perché per definizione d’ogni
religione la divinità è un Altro Assoluto col quale non si può avere né comunione né partecipazione. Dio è
Dio e l’Uomo è l’Uomo, senza pietà.
M.M.1
Certo, ogni mistico mantiene la coscienza della dualità che lo separa dalla divinità. La sua via è quella del
superamento di questa dualità. Una dualità che si potrebbe definire teleologica.
M.M.2
Perché la divinità è Altro irraggiungibile. In una concezione esoterico-massonica il Silenzio è l’Altro
partecipato, anche se talmente Altro da negare la possibilità di autocomunicarsi. È forse comunicabile
l’incomunicabile?
M.M.1
Non comprendo la connessione che fai tra il Silenzio come Altro partecipato e la divinità come Altro
irraggiungibile.
M.M.2
Attenzione, non sto confrontando o comparando divinità e silenzio. Sono cose distinte e diverse. Il Silenzio
mistico o eremitico è un’esperienza umana, una forma d’autocomunicazione, che dice a se stesso da dove
partire, come andare e dove arrivare. I grandi mistici d’ogni religione hanno sempre disegnato questo
percorso, non sempre identico ma molto simile tra loro.
M.M.1
Credo di capire che il Silenzio esoterico è la negazione dell’Esperienza perché è un non-vissuto.
M.M.2
Vedo che capisci. Il Silenzio relativo o rapportato non è un Assoluto atemporale, se non ha un inizio ha però
una fine: il Suono. Questo ultimo se non ha una fine ha certamente un inizio: il Silenzio. Piuttosto, ciò che
separa il Silenzio dal Suono è il vero Assoluto puro.
M.M.1
In che senso?
……..

Il testo continua nel libro di Francesco Angioni: DIALOGHI MASSONICI (pagine 186) prezzo €18
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