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numero1

9 luglio 2010

fanzine di critica e approfondimento


di Santarcangelo 40
In rosso
Editoriale Colophon

Persuasione
contro la resa

Una piccola banda si è radunata per il festival. alla comunità. Cureremo anche uno spazio sul Osservatorio Critico
Il tam tam ci è esploso fra le mani, innescato web (santarcangelofestival.com e altrevelo- Enrico Bossi
dal desiderio di Santarcangelo 40, dal suo cita.it), che quotidianamente ospiterà altre Alessandra Cava
labirintico e ipnotico programma, non sinte- visioni attraverso la fotografia e il video. Simone Caputo
tizzabile secondo gli usuali criteri: proliferan- La natura multidirezionale dell’edizione 2010
Lorenzo Donati
te, eccessivo, quasi violento. Un festival non ci invita a una riflessione sul nostro posi-
riducibile a terreni già noti e classificati, ma zionamento, sulle domande necessarie alla Manuela Genghi
percorribile in molteplici direzioni e secondo critica per raccontare un’esperienza come Graziano Graziani
infinite traiettorie, che chiede di evitare gli questa, perché non sia cronaca né divagazio- Lorenzo Maffucci
orientamenti delle preferenze immediate e ne, ma incursione e proiezione poetica negli Martina Melandri
di esporsi al caso e al caos di un disegno in spazi che riusciamo a immaginare. Useremo Lucia Oliva
continua espansione, sospinto dall’entusia- parole, interventi grafici, disegni e illustrazio- Nicola Ruganti
smo dei tanti gruppi qui raccolti. Per questo ni realizzati da alcuni studenti dell’Accademia Serena Terranova
siamo così tanti, tra critici, scrittori, musicisti di Belle Arti di Bologna e della Scuola del Matteo Vallorani
e disegnatori: per disperderci e ritrovarci in Libro di Urbino. Raccontare per noi signifi-
Nicola Villa
questo festival, per far confliggere le pro- cherà lasciare delle tracce, anche ambivalenti,
spettive e le competenze, per mescolarci con anche riottose, fenditure che incideranno
quanti hanno risposto al richiamo di questa il festival secondo le linee che ci sembrano Illustratori
edizione, un’urgenza color rosso fuoco che più urgenti, oggi, per parlare dell’arte e per Anna De Florian (copertina)
urla la necessità per tutti di essere presenti, snidarne i conflitti. Occorre davvero provare Federico Mazzoleni (pag. 6, 11)
testimoni radicalmente rivolti e coinvolti nel a immaginare e realizzare azioni e non più Cristina Portolano (pag. 4, 5, 8, 9)
progetto con ogni fibra del proprio essere. solo descrizioni. Parlare solo di teatro è in- con la collaborazione di
A questo grido vogliamo aggiungere le voci sufficiente. Non parlare abbastanza di teatro, Marco Smacchia
della nostra redazione espansa. Ogni giorno, almeno per noi, è comportarsi da turisti della
nelle aule della piccola scuola media in cui cultura. Per questo siamo tanti, per provare a
Web / santarcangelofestival.com
quest’anno risiede l’Osservatorio Critico, portare alla luce le domande che investono la
i pensieri si allacceranno alle parole, le realtà, per essere in grado di puntare all’es- Elisa Cuciniello
parole ai disegni, per tracciare congiunzioni senziale, per condividere questioni, invitare
e polverizzare i perimetri. Ci occuperemo riflessioni, sollecitare discussioni: perché ciò realizzato in collaborazione
delle incursioni dal vivo della nostra emit- che persuade, nella minoranza di un festival, con il coordinamento
tente santarcangiolese, Radio Gun Gun, della sia davvero in grado di impedire la stasi del critico- organizzativo
realizzazione di “Nero Su Bianco”, la fanzine buono, del noto, della resa.
che avete tra le mani, dodici pagine che in stampato presso:
quattro uscite attraverseranno i due weekend Altre Velocità Stampa Service
di festival. Cercheremo di tracciare percorsi,
proponendo aperture tematiche che assuma-
no alcune tensioni del festival. Partiamo dalla
passione, attraverseremo lo spazio pubblico
e la realtà-finzione del teatro e dell’arte,
provando a concludere attorno all’individuo e

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Le parole del festival

La bomba
Innescata

#01 spettacolari e non: un livello profondo che si volere per forza chiudere, e solo dopo capire
Abbiamo chiesto alla direzione di Santarcan- manifesterà solo nel vivo del festival. cosa sta succedendo.
gelo 40, Enrico Casagrande, Rodolfo Sacchet-
tini e Daniela Nicolo’ di esplicitare le tensioni Rodolfo Sacchettini: È come se ci fossimo DN: Queste considerazioni riecheggiano
contenute in “passione” e “insostenibilità”: due chiesti cosa era possibile mettere in bilico in alcuni spettacoli presenti al festival. La
parole che scorrono sotto la pelle di questa con il “potere”. Il potere è anche abitudine, reazione al nero è stata il rosso, una scelta
edizione e la connettono alla visione più ampia consuetudine, chiusura, stupidità, i luoghi co- molto evidente, una risposta nettissima
del progetto triennale del Festival. muni, gli stereotipi, l’affaticamento e la noia. legata alla nostra attuale condizione di artisti.
La reazione è stata lavorare alla costruzione Nel nostro percorso abbiamo spesso deciso
Passione e utopia di un contesto, mossi principalmente da pas- di aprire ad altre forme, cambiare linguaggio,
sione e necessità. C’è anche della lotta in tutto andare per altre strade, ma assolutamente es-
Enrico Casagrande: Un festival come questo, questo, e ci vuole un po’ di utopia per andare serci. L’idea di reazione è basilare, altrimenti
che è anche un pensiero, uno stare insieme, avanti; poche illusioni, tanta ostinazione. si fa il gioco del potere. Come chi, in questo
non può esistere senza passione. Credo che Abbiamo lavorato sulle passioni singolari momento, per il fatto che non ci sono soldi,
sia la possibilità di non vedere dei limiti, di e plurali, lavorando per “fare comunità”, sceglie di non fare o fare di meno.
attraversare il territorio dell’impossibile. Sen- guardando agli individui e ai gruppi, senza un
za passione non potremmo fare l’impossibile “Dio”, intorno al quale ruotare. Questo festival EC: Siamo solo all’inizio di un regime che
che cerchiamo. La nostra è una passione per vive della moltiplicazione e del vedere nelle taglierà per prime le frange pensanti. Allora
l’utopia, anche oggi. In un momento in cui ve- cose che accadono il generarsi di possibilità, dovremmo reinventarci come i polacchi, co-
diamo nero e siamo accerchiati dalla negativi- la ricchezza delle strade che possono essere stretti a portare il teatro nelle chiese, gli unici
tà, questa riesce in qualche modo a pervadere percorse. Ed è la bellezza il più delle volte luoghi dove i russi non potevano fermarli…
il nostro agire, a giustificare il nostro fare di a scardinare porte e aprire sentieri là dove
meno. La negatività spesso diventa una scusa tutto sembrava chiuso o impercorribile. Esplosione non implosione
a cui ricorrere. Come Motus abbiamo sempre
attraversato i festival da artisti: costruirlo è Fine EC: È importante evitare il dibattito tout-court
stato, per noi, allargare l’idea di compagnia, come è avvenuto negli anni ‘70, quando si è
fino alla sorpresa di avere di fronte cento EC: Chi è arrivato dopo la generazione-anni- perso di vista l’oggetto “arte” in favore di quel-
persone con uno stesso tipo di sentimento, di novanta ha ricominciato da capo: è avvenu- lo meramente politico, altrimenti si va incon-
orizzontalità. Arriveremo a comporre questo to un azzeramento che voleva dire nuovo tro al pericolo di un’implosione, di un’involu-
festival in settecentonovanta: una piccola città, linguaggio, nuovo rapporto con le istituzioni, zione del linguaggio stesso delle arti. Un’utopia
un borgo, tante teste pensanti che si radunano nuovo modo di fare teatro. Per noi Motus sta anche nel fatto che il Bello, il metaforico
attorno a Santarcangelo. La volontà è di trasci- non è stato così. Ma se avessimo tagliato con e il-continuamente-trasformato debbano a
nare il festival, la collettività e gli individui in ciò che c’era prima, se ci fossimo separati da proseguire a essere riferimenti e punti di vista
una dimensione di impossibile; ci siamo presi tutto il resto, avremmo perso i fili. Anche le per mettersi in relazione alla realtà.
un rischio: perdere il controllo. Alcuni progetti contraddizioni sono estremamente impor-
saranno delle sorprese anche per noi. tanti per una continuità. Non dico che l’oggi DN: In questo festival c’è stata l’urgenza di
e il domani debbano essere uguali al passato; coinvolgere artisti che si rapportassero al
Daniela Nicolò: La cosa che più m’incuriosisce e ma il passaggio deve essere un ripartire da reale senza farne una traduzione diretta, nar-
su cui ho maggiore attesa sono le reti sotterra- dove si è, anche se la stratificazione è satura rativa. Su questi abbiamo investito, prenden-
nee che si andranno a creare tra i vari momenti o marcia. Non credo nell’azzeramento, nel doci il lusso di qualche rischio.

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EC: Questa pratica, eversiva rispetto a una Singolare e plurale / Puoi forse darla o non darla? Sei forse tu a
consuetudine da festival, è stata per noi come dare l’anima? / Sei forse tu il padrone e lei
innescare una bomba. La delusione sarebbe EC: Credo che la direzione del festival da parte un cane, tu il proprietario e lei - un oggetto?
se di questa potenziale esplosione rimanesse di gruppi teatrali abbia permesso in qualche / È lei che ti dà, che ti consegna (...), non il
solo l’innesco, con la possibilità che durante il modo di sbloccare la verticalità: l’organizzazio- contrario». Marina Cvetaeva, Deserti luoghi
festival noi continuassimo a chiederci “quan- ne gerarchica difficilmente avrebbe permesso
do esplode veramente?”. che si mescolassero le carte, invece per noi que- La passione è lo slancio gioioso, il senso di
Abbiamo scelto di non riempire incondiziona- sto è accaduto in modo naturale fin dal 2009. corsa felice, essere fedeli alla propria misura
tamente le piazze, di non cercare il consenso. e non a quella del tempo. Ma passione signi-
La nostra costruzione di ESC è proiettata a RS: In questo lavoro di tante teste c’è la consa- fica anche patire, rapportarsi con i tanti nodi
sovvertire le regole dell’apparire, non sarà pevolezza che uno più uno non fa due, ma un che si incontrano nel percorso: i rapporti con
invasiva a livello di moltiplicazione, ma lo altro numero, che può essere tre o ancora di le istituzioni, con le economie, con la costru-
sarà a livello di tensioni. Se accade veramente più. Quando in un’equipe nascono competizio- zione di un’idea. Quando qualcosa nasce, c’è
lo vediamo poi. Io non ho paura di questo, ne, conflitto o invidia, è la pluralità a rimetter- del sangue in mezzo, inevitabilmente.
anzi, ho paura che tutto questo non accada, ci. Noi abbiamo ricercato equilibri in continuo Una questione determinante è il fatto che il
che alla fine saremo così civili tra di noi e divenire, sempre diversi, ma tra individui che festival abbia luogo in un piccolo paese. Si ha
così ben educati, che le intenzioni rimanga- guardassero a un pensiero collettivo. l’impressione, a tratti ingannevole, di poter
no frasi scritte invece di accadere in modo veramente lasciare un segno, di cambiare
dirompente. Non dimentichiamo che l’Italia è qualcosa. Ma l’immaginazione di un festival si
l’unica nazione europea che non ha mai avuto #02 intesse con il filo della concretezza. Bisogna
una rivoluzione: non l’abbiamo nel DNA. Non Cristina Ventrucci e Silvia Bottiroli, insieme a fare quello che si dice, è necessario che ci
vorrei che ci ritrovassimo l’ultimo giorno di Rodolfo Sacchettini, fanno parte del coordina- sia un legame stretto tra pensieri, parole e
festival a attendere ancora una scossa che ci mento critico-organizzativo di Santarcangelo azioni. Questa è la chiave di volta nel rappor-
attraversi. Io ne ho bisogno. Altrimenti mi 2009-2011. Ci hanno parlato del loro lavoro, to tra individuo e comunità, un ingrediente
sentirei molto scarico, per quanto gli spetta- che necessita di uno spirito fuori misura, come fondamentale dello spazio-tempo del festival
coli possano essere belli. fuori misura è l’avventura triennale in cui e del paese. Per Santarcangelo tre artisti si
l’edizione 40 si inserisce. sono uniti in un unico progetto triennale, in
continua evoluzione, in cui le impronte delle
«Che cosa significa? Dare, non dare l’anima. singole direzioni sono fortissime.

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Il punto di forza è la continuità. Se dovessimo crediamo - svuotate di senso. Fino a prendere Le due parole chiave che mi sottoponete sono
individuare un comune denominatore dei delle derive che noi stessi confondiamo con la strettamente legate: la passione è in quanto
primi due festival del progetto, molto diversi direzione giusta. tale insostenibile, perché è paradossale nella
tra loro, sarebbe lo scavo per arrivare all’ori- Pensando al festival, alla passione associo il sua stessa natura, che consuma e insieme
gine di un atto creativo. Non si tratta di una lavoro pratico, tra cui anche quello critico, alimenta. Di quale passione stiamo parlando?
domanda tematica, perché il tema fondamen- che tante persone prestano gratuitamente. Del termine passione abusano da decenni
tale di oggi è la politica, bensì una domanda Questa passione che sembrerebbe non la- venditori di profumi e politici in carriera.
di senso più ampia, che abbraccia il teatro, la sciare un segno evidente è invece necessaria Se non rimettiamo la parola con i piedi per
collettività e l’individuo e informa in modo perché comincia a stratificare uno spazio. Un terra, se non la inchiodiamo al suo etimo di
profondo il senso del festival. luogo che sta diventando sempre più inascol- “patimento”, non ne usciamo fuori. Patimento
tato, soprattutto nell’ambito di una politica amoroso, ovvio: per un’altra creatura, per
che elimina con i tagli alla cultura i festival un’opera da realizzare, per una comunità da
#03 piccoli per affidarsi ancora una volta alle costruire. La sua insostenibilità è nell’essere
Chiara Guidi della Socìetas Raffaello Sanzio, grandi strutture dei cartelloni teatrali. in relazione al mistero dell’altro, del bruciare
direttrice artistica del festival nel 2009, e Er- La passione che vedo in Santarcangelo è per questo altro. È in quel fuoco che andrò
manna Montanari del Teatro delle Albe, a cui legata alle persone, che difendono lo spazio avanti nella conoscenza, di me, dell’altro, del
passerà il testimone nel 2011, hanno ragionato di esistenza del festival, pur non essendo il mondo. La sua insostenibilità è quindi nell’es-
con noi sulle parole chiave di questa edizione loro lavoro quotidiano: lo difendono per chi sere, in quanto tale, aliena da ogni progetto di
del festival. verrà, investendo una porzione di tempo e di potere e di dominio. Non è questione, credo,
vita perché lo ritengono una risposta politica di essere “smisurati” o “misurati” a priori: è il
Le parole sganciate da una situazione pratica a un pensiero dominante. La loro presenza ha patire “con” e “per” che mi darà la misura e la
possono diventare pericolose. Il rischio è creato l’aria di Santarcangelo 39, la possibili- dismisura necessarie, che mi chiederà ora di
che si trasformino in un mondo che diventa tà concreta di realizzarlo e in qualche modo fare un volo dall’ultimo piano di un condo-
necessario scavare per capirne il significato. pone i fondamenti di un pensiero estetico, minio ora di starmene quieta in un angolo a
Vorrei togliere ogni tipo di prosopopea intor- perché si dirami. misurare la terra. Immaginare l’irrealizzabile,
no alla parola “passione”. Credo che sia molto Credo che queste persone siano le uniche che di per sé, è pensiero astratto, slogan pubblici-
facile, in questo momento, mutare le cose possano parlare di passione. tario al peggio, se non lo si àncora.
attraverso parole che diventano slogan e ven-
gono da noi - proprio da noi che peraltro ci [Chiara Guidi] [Ermanna Montanari]

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6
Santarcangelo 40

A
Che
Punto
È
La
Notte

A che
punto
è la notte

Nove parole chiave, nove temi che saranno le ossature di senso di questo e dei prossimi numeri di “Nero su Bianco”. Interrogativi attorno a cui leggere
Santarcangelo 40, da porre a noi stessi e a chi il festival lo fa. Per guardare anche un po’ oltre il festival e chiederci “a che punto è la notte”.

Rosso – [passione] Junkspace – [spazio pubblico] Irreality show – [realtà e fiction]

Per i suoi quarant’anni Santarcangelo dei Quello che non vediamo nella città fluttuante È il nostro orizzonte, la cosa più vera che
teatri assume il rosso come unico segno, è davanti ai nostri occhi: paesaggi storpiati, per esclusione computiamo sulle dita delle
un colore dimenticato dalla politica e dalle orizzonti dimezzati, inquinamento diffuso. mani: rapporto tra realtà e finzione. Ma quale
mode, perché in grado di tracciare un’etica Non vediamo gli orli della follia scintillanti di fiction e quale reality restano distinte nel
del fare orientata a una logica diversa da lusso e i lavoratori migranti alloggiati nelle nostro immaginario? La realtà non esiste,
quelle dell’economia e del buon senso, che in periferie. Non vediamo il futuro, il rischio del tutto è vero e nulla è impossibile – dicevano
tempi di crisi suggerisce continenza, esorta XXI secolo: l’infinita incertezza dell’indivi- i fricchettoni negli anni ‘60 che in qualche
alla contrazione. E invece Sartarcangelo 40 dualismo globale. Anzi no: una collettività dal vallata californiana oggi producono ottimo
esplode, irrorato dalla passione di chi lo fa. cervello unico e piatto, sotto controllo, che Bordeaux a 100 dollari minimo la bottiglia.
Ma passione è anche una parola fraudolenta, popola e sguazza in quello che Rem Koohlaas Ma oggi quella formuletta rivoluzionaria si
perché colpisce al cuore. Chi non vorrebbe ha chiamato junkspace. Spazio come spazza- è capovolta, l’hanno vinta loro la battaglia,
essere investito dalla passione? Sono anni tura-informe, privo di qualità architettoniche l’immaginario ce lo hanno fottuto in pieno.
che il marketing fa leva sull’insoddisfazione ma carico di utilità economiche. Crescita Il reale è la sua rappresentazione, sennò non
promettendoci sempre lo stesso antidoto: senza controllo della forma e della funzione, esiste. Io sono vero solo lì, in quella spettaco-
sentimento, impeto, passione. Anche al di là dilatabile all’infinito: per un mondo popolato larizzazione dell’anima, perché il pubblico è
dei facili stratagemmi da copywriter, il nodo da acquirenti. Di notte tutto si svuota o si uno specchio e io mi capisco solo in quell’au-
della passione nasconde a volte il cappio riempie, la città e le discariche; arriva un’altra ra quasi divina, di conferma e di consenso,
della necessità. In tempi di risorse contratte umanità per le pulizie, per rimettere in ordine mi manifesto, mi paleso, appaio, sono scritto,
la passione diventa pericolosa valuta di scam- le merci e la mutazione dei decori. E tutto si sono rappresentato, ergo sono.
bio, un’economia paradossale che si dà e si svolge nell’astrazione di un’aria condizionata L’inautentico è la materia di cui è fatto il
ripaga tramite sé stessa. Ma nessuna risorsa è perenne che nega stagioni e mutazioni del nostro presente, sostanza vitale e produt-
infinita, e quando lo sforzo eroico si tramuta bello o cattivo tempo. Un mondo irreale total- trice, menzogna continua, bugia voluttuosa
in sfruttamento, la passione diventa vocazio- mente reale. Spazio indefinito fatto dei nostri assolutamente vera. Ma questi sono anche gli
ne al martirio. Eppure, oggi non c’è gesto più rifiuti, buono per tutti e acre con ciascuno, in anni in cui il cinema sta tornando, attraverso
significativo del fare. Non c’è altra utopia pos- cui l’arte serve per imbellettare la vita dentro il documentario, a dire la realtà. Se vogliamo
sibile, in questi anni in cui la politica predica musei immobili, che si ergono nelle città testimoniare, non auto-rappresentandoci,
e applica la completa desertificazione cultu- come moderni mausolei, festival in cui ogni dobbiamo mettere in discussione il nostro
rale. Difficile tenere saldo il timone in questo insignificante oggetto può diventare evento, posizionamento, essere nel mondo ma non
presente in tempesta, perché ogni parola è un arte pubblica che non sa andare oltre gli spazi del mondo, infilarci in questo rapporto
campo conteso, che va abitato fino in fondo residuali. Non c’è risposta se non quella di verticale tra l’arte e chi è escluso da qualsiasi
per essere davvero praticabile. Piccoli e gran- tornare a soffrire le incertezze della realtà, narrazione e rappresentazione, all’affannosa
di slittamenti di senso – è questo il terreno mantenendo una totale mancanza di illusioni ricerca di un ultimo sempre più risicato e
in cui l’arte e la realtà si incontrano, ognuna nei confronti della propria epoca e ciò nono- impossibile momento di realtà.
seguendo logiche che rispondono alle proprie stante pronunciandosi senza riserve per essa. [N.V.]
economie. È questo, oggi, uno dei terreni del Soffrire la realtà è una questione teorica, ma
conflitto. Sulla passione Santarcangelo 40 ha oggi deve diventare, per dirla con Ernst Bloch,
tirato il dado e giocato la sua posta. “utopia concreta e principio di speranza”.
[G.G.] [S.C.]

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Per sé e per gli altri – [comunità] Rivolta – [street art] Ibridi – [letteratura]

Come si fa ad essere una comunità, e in più Ribaltare, buttare all’aria, stravolgere. Tutti gli scrittori dovrebbero farsi un periodo
resistente e adatta ai cambiamenti? Non Rivoltare è forse mettere a soqquadro una obbligatorio di carcere, non è giusto che
possiamo certo fingere per l’ennesima volta stanza, spostare mobili, soprammobili e alcuni se lo facciano e altri no, così almeno
che serva il romanticismo o peggio l’eroismo ricordarsi all’improvviso della quantità di non più prigionieri del loro io si occupereb-
dei tempi andati. Santarcangelo 40 dedica un cose che conteneva. Se la stanza è una città, bero di cose serie. Così diceva Busi trent’anni
incontro al prossimo, non lo definisce, lo cerca, spostare significa disorientare. Se la città con- fa invitato a un convegno in Finlandia di
chiede chi sia. La domanda invita a ragio- tiene un festival, rivoltare significa mettere in scrittori lagnosi europei. Busi non a caso,
nare su un lavoro sociale e culturale che sia atto un trasloco di presenze e luci, di suoni e perché è un campione dell’autofiction, grande
seriamente cooperativo e che non consideri costumi. Se in Europa si è detto “fare un ’48”, stile grande penna ma che palle a parlare
un rimosso collettivo l’“odore” di chi abbia- a Santarcangelo oggi si dice “fare 40”. sempre di sé e mai di altro. Che un oggetto
mo accanto, di quel non più idealizzabile, ma Santarcangelo è un teatro, pur non avendo negletto come il romanzo sia ingrassato, dal
concretissimo, compagno di viaggio. mai avuto un teatro. Ex-lavatoi, ex-corderie, dopoguerra a oggi in Italia e nel mondo, come
Per affrontare un interrogativo che ci mette in ex-carceri. Il valore d’uso è stravolto. Cam- un cannibale, la pecora nera del racconto
gioco nella sfida più sgarrupata che ci sia dato minare per Santarcangelo significa andare di sé, dell’autofiction o della biografia come
di affrontare nella società contemporanea è incontro allo spettacolo dal vivo, credere di prima si chiamava, e sia diventato il genere
necessario fare i conti con la propria debolez- essere turisti e scoprirsi spettatori. Una pom- infestante della narrativa e della letteratura è
za. Bisogna mettere alla prova la fragilità della pa di benzina, qualche giardino, un negozio, un fatto, un fatto culturale che non possiamo
nostra anima come nel romanzo di Maurizio un’osteria, una grotta e un museo. Oggi c’è trascurare. C’è libro e libro, c’è bio e bio, del
Braucci. Per sé e per gli altri parla di un cam- solo il teatro. Passeggiare per le vie di San- resto, e soprattutto bisogna sporcarsi le mani
mino, di un pellegrinaggio senza certezze per tarcangelo vuol dire attraversare spettacoli, in questa materia e distinguere chi fa spet-
attraversare prima di tutto se stessi, oltre- fermarsi a guardare le proiezioni e i manifesti tacolo di sé da chi, invece, fa corrispondere
passando le false coscienze erette dall’indivi- del passato, alzare il naso e incrociare con vissuto e arte, espressione e impegno, e mette
dualismo. Agire con gli altri è l’approdo dopo lo sguardo un’installazione luminosa su una dolorosamente il proprio vissuto in crisi. Non
la linea d’ombra, dopo essersi soppesati; nel finestra, vedere sui muri bestie fantastiche e restiamo storicamente provinciali: le opere
paesaggio di Braucci la sfida sta nella presa figure aliene. Street, la strada. Art, l’arte. si sono sempre scritte così, non facciamo le
di responsabilità senza moralismi: mentre la L’arte urbana è oggi una delle forme d’arte anime candide. Non vogliamo camminatori
lotta cova sotto la cenere, che fare? che possiede la grammatica della rivolta. delle stelle che, chiusi, volano alti solo tra le
[N.R.] Lascia un segno, incide, modifica. Fuori da quattro mura. Cerchiamo il coraggio dell’ibri-
qualunque mediazione commerciale. La stra- dazione e non il suo alibi, perché all’interno
da ospita l’arte, l’arte irrompe in strada per di strumenti e persuasioni per capire la realtà
sfondare i muri, riempire le crepe, sovrap- si possono nascondere più facilmente doppi
porre orizzonti su pareti verticali. Se dare fondi del senso.
un segno di colore su un muro è commettere [N.V.]
un’infrazione, a Santarcangelo 40 l’infrazione
è la regola d’oro da seguire. La parola d’ordi-
ne è “soqquadro”.
[S.T.]

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Download – [musica] Fine-di-mondo – [teatro] Pollicino – [critica]

La domanda che salta alla mente pensando alla Santarcangelo 2010 o Santarcangelo 2012? Non un paesaggio da sorvolare, non una map-
musica, oggi, è: cosa sta accadendo? Sembrerà una battuta scontata, ma è davvero pa per orientarsi nella geografia esplosa del
La risposta, quella artistica, è scoraggiante. impressionante vedere raggruppati così tanti quarantesimo festival. Quest’anno a Santar-
Verrebbe da usare la parola nulla. Nulla e tutto. spettacoli che parlano a vario titolo della cangelo non è permesso prendere le distanze:
Perché la musica sta diventando un moloch, fine, di una cesura netta e violenta del tempo, si parte subito dall’interno, immersi nel rosso
uno spazio illimitato, un infinito download, con spezzato in un prima e un poi, un prima e un denso e uniforme che è il suo manifesto, e le
un solo limite: il tempo che resta per ascoltare. mai. C’è chi la fine la incorpora già nel titolo, prospettive si moltiplicano come gli sguardi
Sazi e tuttavia vuoti, rimpinzati di musica del come Babilonia Teatri che citano i Doors, o dei partecipanti, costringendo i visitatori a
passato e del presente: eccesso di disponibilità Finale del Mondo di Teatro Sotterraneo, che smarrirsi e a dimenticare persino che c’era,
e corsa a star dietro all’abbondanza. Una corsa gioca con la finale del mondiale di calcio – ma forse, un tempo, una strada da seguire. Traiet-
che è fatica e sempre più spesso apatia uditiva. è impossibile non vedere l’ombra del ragio- torie personali, inedite, autonome, chiedono
Oscilliamo tra bulimia e inappetenza. L’ab- namento sulla fine della specie dei loro ultimi di essere disegnate. Come reagire nello spae-
bondanza è davvero l’età dell’oro di cui tanto lavori. C’è chi la declina nella sfera indivi- samento? Per un po’, sarà bene perdersi e la-
avevamo bisogno? Ci rende davvero più liberi? duale, quella intimista del “periodo nero” di sciarsi investire dalla violenza della quantità,
E se fosse il limite, invece, la strada verso la Cosmesi e la fine dell’altro da sé della scena spinta verso i limiti del sostenibile. Poi, come
sopravvivenza? del crimine allestita da Fagarazzi & Zuffellato. il Pollicino della fiaba, soli nel bosco, i testi-
Per ritrovare la musica, quella che scorre in Ci sono le deflagrazioni dei Portage e chi urla moni di queste giornate dovranno provare a
profondità, per approdare in superficie, è “me ne frego del futuro”, come Filippo Timi segnare la propria via, suggerendo direzioni,
necessario accettare l’impossibilità di ascoltare nel suo monologo. All’incertezza di un futuro lasciando dietro di sé tutto ciò che hanno a
più di una porzione dell’enorme quantità di difficile da decifrare, la giovane generazione disposizione, che siano sassolini da ritrovare
musica prodotta. Rifiutare il flusso indistinto. del teatro italiano sembra opporre lo spettro al ritorno o briciole di pane che spariscono in
Resteranno poche orecchie davvero umane a della fine. Di un’apocalisse che, nel senso fretta dal sentiero.
dare un senso alla musica: una piccola mino- etimologico del termine vuol dire “rivela- L’essenziale è depositare tracce, affinché lo
ranza. Folkettari solitari, sferragliate di chitarre, zione”, forse in questo senso attesa, persino sguardo critico possa costruire, frammento
dancers e hip-hoppazzi nelle strade, anarchiche reclamata. Il teatro predica la fine, ma prima dopo frammento, percorsi che incontrano al-
band, sperimentatori visionari. Pirati. Come di tutto la pratica. Quasi tutti questi lavori si tri percorsi: finché nel bosco, che sarà ormai
“la ciurma anemica d’una galera infame su cui inerpicano lungo un crinale che nega il teatro un labirinto, ci si ritrovi tutti, singoli e plurali.
ratta la morte miete per lenta fame” del Galeone come linguaggio specifico, la sua capacità di Quando, alla fine del festival, sembrerà non
anarchico ripescato dai Ronin, sentiremo dire in quanto teatro, predicando la necessità esserci più via d’uscita, quando l’alternativa
cantare: “Su schiavi all’armi, all’armi! L’onda di uscire da sé (verso l’arte, l’audiovisivo, sarà mangiare o essere mangiati dagli orchi,
gorgoglia e sale, tuoni baleni e fulmini sul gale- la musica) o di implodere nella riflessione ci si potrà allontanare e osservare finalmente
on fatale. Su schiavi all’armi, all’armi!” meta-artistica – e il lavoro di Codice Ivan, al il disegno tracciato. Potrà servire in futuro,
[S.C.] festival con un nuovo progetto, è da questo sperando di perderci ancora.
punto di vista emblematico. [A.C.]
C’è vita oltre il teatro? Ovviamente solo chi
vivrà potrà dirlo.
[G.G.]

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Biografie

Una secca illusione


Conversazione con Daniel Veronese
di Lorenzo Donati

Daniel Veronese, cinquantacinque anni, è una delle del Festival Internacional de Teatro de Buenos Aires in un primo momento le mie opere venivano messe in
figure di riferimento del teatro argentino di Buenos e i suoi spettacoli sono stati ospitati nei maggiori scena da altri registi, successivamente ho cominciato a
Aires nel periodo della post-dittatura. Inizia a lavo- festival europei e sudamericani. mettere in scena personalmente i miei testi.
rare all’inizio degli anni ‘90, fondando El Periférico
de Objetos, collettivo di teatro di figura “per adulti” Con Daniel Veronese “Nero su Bianco” inaugura la Negli ultimi anni si è dedicato esclusivamente alla
che con le sue opere ha segnato l’immaginario di rubrica “biografie”. Si tratta di incontri con alcuni degli regia, sostando su Cechov e Ibsen, per esempio. Pra-
molti artisti rioplatensi. Topi antropormofizzati, artisti presenti a Santarcangelo 40 ma che difficilmen- ticare la regia, oggi, è forse reinventarne di volta in
bambole dalle orbite cave, teatrini in miniatura te rivedremo in Italia: partiremo dalla biografia per volta un senso profondo. Qual è il suo?
facevano convivere oggetti inanimati e attori, assu- arrivare all’arte e al teatro, convinti che il “racconto”
mendo l’oscuro, la minaccia, il torbido di anni che si - se bene si decide cosa raccontare e chi incontrare - sia Nel caso dei classici il regista è colui che presenta
stavano liberando dagli incubi dei desaparecidos e uno dei compiti e delle responsabilità da assumersi. un oggetto creato tanti anni fa, in circostanze molto
attraversavano la svendita iperliberista del paese. diverse dalle attuali e non parlo solo di circostanze
Contemporaneamente Veronese inizia a scrivere Come ha iniziato a fare teatro? sociali o politiche, ma anche teatrali; mi piace pensare
testi propri, che verranno pubblicati in tre volumi, che questi testi, e qui a Santarcangelo si tratta di Hedda
drammaturgie frammentarie, sospese in un presente Io sono carpentiere e prima di dedicarmi al teatro ho Gabler di Ibsen, sono stati creati per un tipo di pub-
“contaminato”, popolato da personaggi spesso senza lavorato parecchi anni in una piccola impresa, dove si blico che non è lo stesso di oggi. Avverto che la mia
nome e “psicologia”. Sul finire dei ‘90 il dramma- fabbricavano mobili. Ovviamente, ora dirò che sentivo conoscenza sull’opera è superficiale finché non mi ci
turgo argentino diventa anche regista, dapprima il richiamo di qualcosa di diverso. Devo dire che non metto a lavorare sopra. Quello che potrò scoprire – se
mettendo in scena propri testi, negli ultimi anni è stato per niente facile. Anche se spesso si dice che avrò la fortuna di scoprire qualcosa – la scoprirò solo
indagando le scritture di Cechov, Jon Fosse, Ibsen. Un prima o poi le vocazioni prendono il sopravvento, io ci a spettacolo finito. Permetto che sia l’opera a portarmi,
teatro intimo e stralunato, in cui la recitazione e la ho messo un po’ a decidermi. Ho incontrato un maestro e non il contrario. In questo cammino sono completa-
ritmica declinano un concetto di regia che prima di di teatro di figura argentino, Ariel Bufano, e con lui mente intuitivo.
tutto deve provare a definire gli orizzonti presenti ho cominciato a dedicarmi all’arte. Sono passato per
dell’arte e del mondo. Veronese tiene e ha tenuto tantissimi mestieri (artigiano, mimo, attore, regista, Perché Casa di Bambola e Hedda Gabler sono divenuti
lezioni e laboratori in svariati contesti formativi di burattinaio, drammaturgo, scenografo) e non è facile Lo sviluppo della civiltà ventura e Tutti i governi
Buenos Aires - città che dopo la crisi economica del trovare un nome per definire quello che faccio. Potrei hanno evitato il teatro intimo?
2001 ha visto un’esplosione di esperienze teatrali ed dire che “creo forme”. Qualcosa di non facilmente
è considerata la città più “teatrale” del mondo - ed è consumabile, qualcosa che va iniziato giorno per I titoli sono abbastanza aleatori. A volte provengono
riconosciuto come “maestro” da molti, al punto che giorno, e che ti può svanire dalle mani da un momento da altre opere che non ho mai scritto, o dalla necessità
anche grazie alla sua pratica in Argentina oggi è all’altro. Una tappa fondamentale è stata la fondazione di dare un colore diverso al progetto, ma anche di
comune scrivere drammaturgie e metterle in scena del El Periferico de Objetos, nel 1991: avvertivamo la confondere un po’. Dissolvere piuttosto che risolvere
allo stesso tempo, assumendo un doppio ruolo che necessità di creare un linguaggio con gli oggetti, senti- un preciso tipo di sguardo. Il tuo nome nomina ma non
preserva la “vita” della scrittura di scena e la lettera- vamo che gli oggetti avevano molto da dire anche agli ti definisce, credo.
rietà del testo scritto; Veronese è stato selezionatore adulti. Ho poi iniziato a scrivere come drammaturgo,

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I suoi lavori teatrali, ma anche i suoi testi pubblicati, Come può un attore essere “credibile”? La questione gode. Rare volte qualcuno esce con un pensiero che sia
non di rado interrogano lo spettatore su concetti come oggi è centrale, perché ogni piccolo gruppetto ha i davvero diverso da quello dello spettacolo. Il pubblico,
“realtà”, “finzione”, “verità”. C’è una precisa rifles- suoi linguaggi e le sue idee di “verità”. quando vede qualcosa che provoca rottura, generalmente
sione che attraversa le opere, ma che non le risolve... lo rifiuta. Nessuno va a teatro per entrare in contraddi-
Per domandarci quanti tipi di verità esistano occor- zione col suo stesso stile di vita. Il momento spettacolare
La realtà concreta che incarniamo quando facciamo rerebbe domandarsi quanti tipi di teatro esistono, continua a essere un momento di festa. Un teatro che ci
teatro riguarda il fatto che stiamo lavorando sulla sapendo quello che ciascuno cerca. Quando si tocca faccia sentire sicuri del nostro pensiero politicamente
finzione, su qualcosa che non è vero ma che deve una verità io la avverto a livello emotivo. La intuisco, corretto è quello che viene definito come teatro che riflet-
essere realizzato con verità. Voglio che tale concetto la cerco, la trovo e la comunico all’attore che la sta te la “realtà sociale che viviamo”. Forse è questo l’eser-
sia chiaro sempre, anche se in forme diverse. Negli producendo. Non so in partenza dove si trova né posso cizio: il teatro può riuscire a farci sentire più sicuri in ciò
ultimi lavori l’utilizzo di scenografie non appropria- definirne a priori i caratteri. È come chiedersi dove che già pensavamo. Però io non credo nella possibilità,
te, l’eliminazione di artifici teatrali, la mancanza di sta la felicità e come fare a trovarla. Impossibile. Io per lo meno di massa, di un reale approfondimento, di un
convenzionalismi fanno in modo che, paradossalmen- cerco la mia verità, che nella scena è apparentata con cambio di attitudine nella gente. Penso che il teatro sia
te, emerga il teatro come luogo fisico, duro, terribile; la felicità. La verità scenica (ma questa non è una in svantaggio rispetto ad altri media. È un punto di vista
vorrei che la gente non si sentisse comodamente seduta definizione) è qualcosa che non è ancora mai successo un po’ pessimista, ma credo che se riusciamo a generare
in poltrona, ma che pensasse almeno al suo modo di eppure intuiamo che esiste, non sapendo né dove né in cambiamenti si tratti di cambiamenti individuali.
abitare questo luogo. La realtà finisce per uscirne raf- che modo sia esistita... eppure all’improvviso appare,
forzata, sottolineata, grazie alla mancanza di elementi ed è efficace nella misura in cui sa essere semplice e Eppure la strada di un teatro che incida, in ascolto dei
che comunemente troviamo negli spettacoli. A questo riconoscibile. conflitti del presente, forse oggi non va accantonata..
fa da contrappunto la verità nella recitazione, con
attori che siano in grado di creare relazioni e attitudini Cosa significa, per lei, affermare che un’opera d’arte L’unica strada è proporre nuovi spaesamenti. Ho
che potremmo incontrare per strada, nei nostri vicini riflette questioni veramente importanti per la società in iniziato a fare teatro “per me” e in questo modo
di casa, in famiglia. Una verosimiglianza che mette il cui viviamo? continuo, per il mio piccolo intorno, con la speranza
pubblico nella condizione di guardare come se si stesse che da lì qualcosa si apra. Non penso che il teatro
affacciando da una finestra. Però, affinché si produca È un tema molto difficile e controverso. Non sarebbe me- possa educare, a me serve per mettere in discussione
un’illusione profonda, è per me necessario restare glio pensare che ci sono diverse forme di pensare a ciò la forma di impostare la vita e per cambiarla con altre
“terra terra” e fare comprendere senza dissimulare che che è importante per una società? Il teatro, in generale, forme diverse, forse migliori. Vorrei chiarire che non
il luogo nel quale ci troviamo è un teatro. Mi piace che parla del passato, non anticipa ma raccoglie i resti di ciò sono contrario al “teatro politico”, né io mi considero
gli attori siano già presenti all’entrata del pubblico, che è stato distrutto e con questi compone uno sguardo. “apolitico”. Sto parlando di quello che m’interessa,
che salutino i conoscenti, che siano loro a chiedere che In questo caso, e credo in generale, il teatro “impegnato” della mia esperienza di teatro. Probabilmente viviamo
vengano spenti i cellulari: fino a questo momento non annuncia e denuncia qualcosa che già conosciamo e ab- un momento nel quale l’emozione a teatro è più rivolu-
ci dovrebbe essere nulla da mostrare o nascondere. biamo vissuto o possiamo conoscere da altre prospettive. zionaria di un’idea brillante e autorevole. Qualcosa che
Eppure il pubblico, in questo teatro, apprezza se può produca un punto di vista realmente trasversale. Non
riconoscersi. La tribù va al suo proprio cerimoniale e ne idee, non leggi, ma attitudini.

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Appuntamenti

RADIO GUN GUN


SANTARCANGELO 40

On line live at LIVESTREAM RADIO GUN GUN


www.livestream.com/radiogungun

sabato 10 luglio
Piazza Ganganelli - ore 12.00 am
Radio gun gun - LEO OPERA
“la terza vita di Leo” presentazione del libro dedicato a Leo De Berardinis.
Parteciperanno Laura Mariani, Francesca Mazza, Angela Malfitano,
Silvio Castiglioni, Massimo Marino
con materiali inediti di e su Leo

giovedì 15 luglio
Piazza Ganganelli - ore 18.00
Radio gun gun - Santarcangelo 40
ospiti artisti, studiosi, musicisti, disegnatori,
letterati, cineasti, teatranti presenti al festival
Interventi musicali live di IOSONOUNCANE*

venerdì 16 luglio
Piazza Ganganelli - ore 18.00
Radio gun gun - Santarcangelo 40
ospiti artisti, studiosi, musicisti, disegnatori,
letterati, cineasti, teatranti presenti al festival
Interventi musicali live di DINO FUMARETTO*

domenica 18 luglio
Piazza Ganganelli - ore 18.00
Radio gun gun - Santarcangelo 40
ospiti artisti, studiosi, musicisti, disegnatori,
letterati, cineasti, teatranti presenti al festival
Interventi musicali live di AIDORU

*Interventi musicali live in collaborazione con


La Famosa Etichetta Trovarobato

Prossime uscite di “Nero su Bianco”


Domenica 11 luglio
Giovedì 15 luglio
Sabato 17 luglio

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