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Libro di testo: Storia del diritto in Europa ; da pag 1-549

Il Cristianesimo è stato un grande protagonista dell’ultima fase dell’Impero Romano.


Ebbe una notevole influenza verso il diritto Europeo a livello legislativo. Il
Cristianesimo rappresentava un sistema di principi e valori, dove al centro veniva
situato l’UOMO. Il Cristianesimo offre tecniche di analisi, spiegazione ed
interpretazione dei testi giuridici.

La Chiesa all’interno dell’Impero Romano va’ incontro a delle mutazioni:

1°: Perseguitata -> poiché essa riservava importanza solo a Dio e non all’imperatore.

2°: Cessano quasi completamente le persecuzioni dando vita così ad un principio di


tolleranza; Nel 311 Galerio (Imperatore dell’Impero Romano d’Oriente) sancisce la
completa fine delle persecuzioni contro i cristiani

3°: La religione Cristiana viene poi riconosciuta,nel 313, come lecita dall’imperatore
Costantino, con l’Editto di Milano. La Chiesa diviene anche titolare e proprietaria
di beni.

Vi è l’attribuzione ai vescovi della competenza di giudici anche per le cause civili non
solo ecclesiastiche, in alternativa ai giudici imperiali; se entrambe le parti di una lite
decidevano di esporre il loro problema anziché ad un giudice civile, ad un vescovo, era
possibile farlo.

Ai vescovi aspettava il completo controllo delle cause ecclesiastiche. Es: Eresia.

Giustiniano attribuirà ai vescovi anche la giurisdizione esclusiva anche in materia


civile se uno delle parti vestiva la veste di ecclesiasta (furti, omicidi ecc… )
[PRIVILEGIO DEL FORO ECCLESIASTICO].

Il culmine dell’ascesa del Cristianesimo fu la nomina di quest’ultimo come


religione unica dell’Impero, nel 380 da Teodosio I con l’editto di Tessolanica.

I vescovi vengono posti al vertice della chiesa locale ( la comune diocesi), nella zona
territoriale attorno alla città di competenza.

Il vescovo veniva eletto dal Clero Diocesano, successivamente acclamato dal


popolo.

[Un caso particolare fu quello di Sant Ambrogio il quale non era un prete anzi non era
stato nemmeno battezzato era semplicemente un funzionario dell’Impero Romano con
il compito di controllare l’ordine pubblico durante l’elezione dei vescovi; esso nel 374
venne eletto vescovo dal popolo e fu il 1° vescovo di Milano]

Il vescovo dopo l’elezione viene consacrato dal Metropolita il quale è l’arcivescovo a


capo della provincia ecclesiastica.

Vi è quindi, fin dall’inizio, una struttura GERARCHICA della Chiesa.


Tra il IV e V secolo vi è un progressivo delinearsi della figura di pontefice il quale è il
Vescovo della diocesi di Roma. La figura di pontefice risulta essere rilevante e di
grande spessore poiché è visto come il successore di Pietro. Il primo pontefice fu Papa
Leone Magno.

Il diritto della Chiesa è fissato nelle sacre scritture, Antico e Nuovo Testamento. Si
delinea poi un altro fonte la Legislazione Conciliare (delibere,canoni conciliari
enunciati nelle assemblee dei vescovi CONCILII).

Vengono istituite delle assemblee periodiche di vari tipi:

CONCILI PROVINCIALI: Riuniscono vescovi di una determinata provincia ecclesiastica.

CONCILI PLENARI: Vescovi di più province ecclesiastiche soprattutto in oriente.

CONCILI ECUMENICI: Vescovi di tutta la Cristianità, generali di tutta la Chiesa.

Il primo CONCILIO ECUMENICO fu a Micea nel 325 dove viene istituito il dogma
fondamentale: Gesù( il figlio) è della stessa sostanza divina del padre.

Questo dogma era contrario al pensiero Ario, un vescovo che diede vita ad un
movimento eretico, ARIANESIMO, vescovo di Alessandria D’Egitto., il quale diceva che
Cristo non era della stessa sostanza del padre ma rappresentava solo la prima delle
sue creature. Ariani (Popolazioni Germaniche, Barbariche, e pure l’imperatore
Costantino).

Tra IV e V secolo , prendono vita le fonti di diritto canonico anche se prendono utilizzo
a partire dal XII secolo.

DECRETALI PONTIFICE: Sono fonti di diritto strettamente legate al pontefice.

Sono epistole con cui il Papa risponde a quesiti e dubbi di natura giuridica sottoposti
a lui da giudici ecclesiastici (i quali dovevano risolvere i problemi e liti a loro
sottoposti).Esse nascono in relazione a singoli casi concreti e non a livello generale.
Successivamente, con il tempo, assumono il valore di norme generali per risolvere i
casi di simile peso.

Il 1° autore del DECRETALE fu Papa Siricio, il quale nel 385, invia il primo decretale al
vescovo spagnolo Imperio di Tarragona.

Il Papa, successivamente, diverrà il giudice di appello a cui opporsi nel caso le


sentenze dei vescovi non vengano accettate, diviene così il giudice supremo.

La Chiesa assume pure un ruolo guida a livello spirituale nei confronti dell’imperatore.
Ne è un esempio Sant’Ambrogio: A Tessalonia venne ucciso un funzionario imperiale,
così l’imperatore fece una vera e propria strage, uccidendo la maggior parte degli
abitanti di Tessalonica. Sant’Ambrogio così, condannò questo atto chiedendo il
pentimento all’imperatore.

Pur avendo un potere assoluto (da absolutus: privi di vincoli) l’imperatore doveva
rispettare quella che era la Legge Divina.
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Papa Gelosio I nel 494 in una lettera ad Anastasio, chiarisce i rapporti tra Chiesa ed
Impero. Secondo Gelosio i due poteri sono nati uniti nella persona di Cristo, sia il
potere temporale che quello spirituale. Dopo di lui i due poteri sono stati distinti a
causa della fragilità umana, nessuna dopo Cristo avrebbe potuto sommare su di se i
due poteri.

Funzione Temporale: Pace e Ordine sulla terra

Funzione Spirituale/Papale: favorisce la salvezza eterna dell’anima ai fedeli post


morte.

Queste due funzioni dovevano essere indipendenti tra loro, ciascuno doveva agire
nella sua sfera senza interferire nell’altra. Anche se i destinatari erano i medesimi->
Cittadini/Cristiani.

Secondo il Principio Evangelico: Date a Cesare ciò che è di Cesare e date a Dio ciò
che è di Dio.

Compilazione Normativa Giustiniania

Raccolta di norme promulgate da Giustiniano “Corpus Iuris Giustiniano”. Esso sale al


trono nel 527 e da subito impone la raccolta delle normative.

Composta da 4 parti fondamentali:

Codice: 12 libri

Istituzioni: 4 libri

Digesto: 50 libri

134 costituzioni dello stesso Giustiniano (Novelle)

Triboniano fu il più alto ufficiale imperiale (Magister Officiorum), a capo di una


commissione di 17 membri:

Triboniano, 1 ministro, 4 professori di Diritto, 11 avvocati. Questa commissione fu


richiesa da Giustiniano per elaborare la sua raccolta di norme.

La compilazione delle norme prese vita nell’Impero d’Oriente estesa poi nel 554, dopo
la riconquista dell’Italia (liberata dalla dominazione ostrogota), anche in Occidente.

Digesto: Fu la più importante raccolta di passi dottrinali di giuristi Romani dell’età


classica; i passi dottrinali sono opere di commento del diritto vigente; contiene dei
passi del III e IV secolo e li articola per argomento (Famiglia,Matrimonio,Omicidio
ecc…).

Opere Dottrinali: sono private, ad opera di giuristi privati, denominate anche IURA per
distinguerle dalle Leges (Legge ufficiale dell’imperatore); ogni passo, all’interno del
digesto, veniva preceduto dal nome del giurista (es. Gaio,Papiniano ecc…).
Il Digesto fu pubblicato come tutte le altre parti nel 533 reso DIRITTO UFFICIALE
DELL’IMPERO.

Giustiniano non esclude la presenza di ripetizioni, esclude però la presenza di


contraddizioni tra le norme.

Se si verifica, con una approfondita lettura, che le due norme non sono contrastanti e
si trova di loro il vero significato (Ratio) le due norme non sono in contrasto tra loro.

Giustiniano restringe i margini dell’interpretazione da parte dei giudici i quali si


devono affidare all’imperatore in caso di dubbio sull’interpretazione del passo così da
avere un’interpretazione autentica.

Giustiniano autorizza i giuristi a tradurre le norme dal Greco al Latino (per una più
facile comprensione), fare riassunti e modifiche in caso di rilevazioni di ripetizioni
(luoghi paralleli, stessi principi giuridici).

VIETA OGNI ALTRO TIPO DI AZIONE SULLE NORME!!!

Vengono abrogate le norme non inserite e si vieta l’utilizzo di altre norme se non
quelle.

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Lezione 2

L’impero Romano d’Occidente, a partire dal V secolo d.C. , subisce le cosiddette


invasioni barbariche .

I Barbari sono una serie di popolazioni germaniche,del nord Europa, nomadi, dedite
alla guerre, le quali basano la loro economia sulla pastorizia. Solo successivamente
daranno vita all’economia agricola.

VISIGOTI: 418 d.C. invadono la Francia sud occidentale, Aquitania.

GURGUNDI: Francia sud orientale.

FRANCHI: Francia del Nord

OSTROGOTI: 493 d.C., guidati da Teodorico conquistano l’Italia.

Successivamente -> LONGOBARDI: invadono l’Italia 568 d.C.

REGNI BARBARICI: Vi è una forte contrapposizione tra invasori e popolazione


Romana conquistata.

REGNI ROMANO – BARBARICI : (Visigoti) Vi è un incontro tra la cultura Germanica e


quella della popolazione Romana.

“DIRITTO” NELLE POPOLAZIONI GERMANICHE


Per quanto riguarda il livello giuridico, le popolazioni Germaniche, adottano una forte
presenza di consuetudini ovvero: “Comportamenti costantemente ripetuti nel tempo
dalla collettività, con la convinzione che quel comportamento sia un obbligo giuridico.
Pure avendo queste consuetudini, le diverse popolazioni, una volta stanziatesi un
modo stabile, emanavo le proprie leggi.

VISIGOTI

Il Regno Visigoto prendi vita nel 418 d.C. fino al 711 d.C.

Costituiscono il Regno Romano Barbarico con capitale Tolosa; successivamente


vengono sconfitti dai Franchi (comandati da Re Clodoveo) i quali cacciano i Visigoti
Dalla Francia i quali si sposteranno in Spagna ponendo come loro capitale Toledo.

PRINCIPIO DI PERSONALITA’ DEL DIRITTO: Diritto della propria stirpe. Diritto Romani
vige verso i Romani, diritto delle popolazioni barbariche vige verso le popolazioni
barbariche.

PRINCIPIO DI TERRITORIALITA’ DEL DIRITTO: Nello stesso territorio il diritto è lo stesso


per tutti.

I Visigoti scelgono di applicare il principio di personalità del diritto , stesso diritto sia ai
Romani che ai Visigoti.

I più importanti testi scritti dai Visigoti, contenenti le norme giuridiche furono:

Editto di Teodorico II : 460 d.C. ;1° Opera legislativa dei Visigoti, conteneva norme
giuridiche divise in articoli.

Codice Euriciano (da Re Eurico) : 476 d.C. ; Efficacia Territoriale, mischia norme
Romane con norme Visigote.

Lex Romana Visigotorum ( Legge Romana dei Visigoti, chiamata anche Breviaro
Alariciano, da Re Alarico II) : 506 – 507 d.C. ; le norme contenute in esso sono
esclusivamente norme di diritto Romano e opere dottrinali ( scritte come commento
delle leggi, da parte dei giuristi).

Le norme contenute in esso erano sia Leges (proprie dello Stato) sia Iura ( frammenti
di opere dottrinali).

Legge Esclusiva: vietava da quel momento l’utilizzo di altre norme a l di fuori di


quelle contenute all’interno di questo testo.
Nel corso del VI secolo i Visigoti, scacciati dalla Francia da parte dei Franchi, si
stanziano in Spagna e pongono come nuova capitale Toledo. Alla fine del 500 il Re
visigoto Leovigildo, formula una serie di editti: sancisce le unioni matrimoniali miste
(prima vietate); rimane in vigore il dualismo amministrativo e giudiziario tra Romani e
Visigoti.

Due distinti ordini di funzionari pubblici:

Romani: Governatori Provinciali

Visigoti: Giudici Locali, Conti della città, Duchi delle province

Nel 587 vi è la conversione del Re Visigoto Reccaredo dall’Arianesimo al Cattolicesimo.

Liber Iudiciorum: Nuova raccolta di norme del nuovo Re Reccesvindo (654 d.C. VII
secolo); 12 libri, più di 500 norme risulta essere una delle più importanti opere
Visigote.

Principali Novità:

Viene abolito il dualismo amministrativo e giudiziario. Non vi sono più i governatori


provinciali per i Romani. Le cariche dei Visigoti vengono estese anche alla popolazione
Romani.

Sanzioni contro Ebrei; Le sanzioni valutate ingiuste da chi veniva processato potevano
essere portate in appello al vescovo il quale rivedeva la decisione presa dai giudici.

Viene Abrogato tutto il diritto previgente, adottate solo le norme del Liber Iudiciorum.

Nel caso ci fossero delle controversie esposte ai giudici ed essi avessero dei dubbi,
dovevano subito far presente al sovrano di questo dubbio il quale prendeva parte lui
stesso alla risoluzione.

I visigoti devono la loro influenza alla Chiesa Cattolica e alla Popolazione


Romana.

Il vescovo Isidoro di Siviglia, con la sua opera di natura Enciclopedica intitolata


“Etimologie”, fu una vera influenza per i Visigoti.

Nello stesso periodo in Spagna vi fu la stesura di una raccolta di norme di diritto


canonico intitolata “Hispana”.

Burgundi

Nel 443 invadono la Francia Sud Orientale, anch’essi hanno l’adozione delle
consuetudini. Dal V° secolo emanano leggi basate sulla Personalità del diritto.

Franchi

Consuetudini di stampo Germanico; Principio di personalità del diritto.

Legge Salica: Deriva dal ceppo della Stirpe Franca, a partire da Re Clodoveo. La sua
versione più antica prende il nome di PACTUS LEGIS SALICE ( Patto Della Legge Salica)
507 d.C. – 511 d.C.
Principali Consuetudini:

Eventuali fatti illeciti, puntiti con composizioni pecuniarie (multe), per evitare la Faida
(vendetta privata, esempio assassini di un membro di un clan, subito vendetta con
l’assassinio dell’altro membro).

Furti di Bestiame MOLTO IMPORTANTI!! (NON SI PUNTAVA SULL’APPROPIARSI DELLE


TERRE, MA SUI FURTI DI BESTIAME !!!).

Le popolazioni Germaniche non conoscevano il Testamento (al contrario dei Romani).


Quando un soggetto moriva si procedeva con la cessione familiare.

Per il Franchi la successione legittima avveniva in linea materna, anche se le femmine


non potevano ereditare nulla (non possedevano diritti).

La Legge Salica: 8 Redazioni, 1° Pactus Leges Salico, stesura in latina poiché al tempo
le persone in grado di leggere e scrivere erano gli ecclesiastici per i quali la lingua
madre era proprio il latino.

OSTROGOTI

Il passaggio fondamentale del passaggio tra l’Impero Romano e il Medioevo fu il 476


d.C. ( in quest’anno cadde l’ultimo Re di Roma, Romolo Augustulo, il quale venne
deposto da Odoacre, Re degli Euli tra il 476 e il 493).

493: Inizio del Regno Ostrogoto con Teodorico (Ostrogoto) 493 -552 d.C.

Teodorico fu mandato in Italia dall’Imperatore Romano D’oriente Zenone per liberarla


dagli Euli.

Nel regno Ostrogoto le istituzioni Romane rimangono intatte, personalità della legge.

Teodorico era un cittadino Romano a tutti gli effetti, non aveva il potere di promulgare
leggi per i Romani, ma solo per gli Ostrogoti; successivamente si crearono così una
serie di editti in lingua ostrogota.

Giustiniano, il nuovo imperatore Romano D’Oriente, occupa l’Italia scacciando gli


Ostrogoti dando vita alla guerra Greco – Gotica (552d.C.).

Nel 568 discendono i Longobardi i quali compiono (razzie, eccidi ecc…)

Il cronista/scrittore Paolo Diacono nel VI secolo scrisse la “Storia dei Longobardi”,


narrando le fasi compiute da essi nella conquista dell’Italia.

I Longobardi erano suddivisi in Clan (Gruppi Familiari) (chiamate anche Fare -


Località).

I duchi longobardi erano a capo dei ducati sparsi nel regno longobardo. Pavia era la
capitale dove venne posto il Palatium.

Le consuetudini vennero definite per nome -> Cawarfide , redatte per iscritto dal
famoso Re Longobardo, Rotari nel 643.
Fu un Re Legislatore, scrisse l’Editto di Rotari, una raccolta di norme formate da 388
capitoli era la stesura il per iscritto delle Cawarfide (scritto in latino).

Il successore di Re Rotari fu Liutprando (VII secolo) adottò la personalità territoriale del


diritto.

Anche i Longobardi non erano a conoscenza del testamento. Adottarono anche loro le
composizioni pecuniarie per evitare la Faida.

Il Processo Longobardo prevedeva riti particolari come: Duello,Prove ecc…

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Lezione 3

Longobardi: I longobardi si presentavano come un popolo nomade, con attività


principale basata sulla guerra. Per loro era fondamentale il culto della forza infatti chi
possedeva la capacità di combattere era considerata persona.

Le donne non avevano importanza, poiché non erano capaci di agire ovvero porre in
essere negozi giuridici ovvero la possibilità di stipulare contratti. Esse però
possedevano capacità giuridica ovvero la possibilità di essere titolare dei diritti
oggettivi. Essa doveva essere sempre accompagnata da un parente maschio affinché
potesse stipulare per lei negozi giuridici, esso veniva chiamato MUNDOALDO ovvero il
titolare del mundio, potestà che veniva esercitata sulla donna da parte del maschio
(Padre, Fratello maschio, Marito).

L’Editto di Rotari nel 643, prevedeva che la donna longobarda non potesse vivere
SEMPMUNDIA (Libera dal mundio).

Il matrimonio Longobardo si suddivideva in dure fasi fondamentali:

1°: SPONSALI: accordo tra il padre della sposa e lo sposo.

2° Fase: Consegna materiale della sposa da allo sposo da parte del padre di lei
(TRADITIO).

Liutprando: nell’VIII secolo si avverte la presenza del Cristianesimo. La donna


comincia ad ottenere un minimo ruolo attivo nelle nozze.

Esso stabilisce la somma dello sposo da versare alla famiglia della sposa come
corrispettivo (Lameta). Oltre a questa somma il marito ne versava un’altra per
comprare il mundio della donna.

Liutprando stabilisce che, nel caso in cui il mundoaldo fosse il fratello,padre, zio o
cugino della donna, non potesse imporle a lei il matrimonio combinato.

Si presenta una cerimonia differente: Scambio delle vere (coinvolgendo così entrambe
gli sposi).

Al marito veniva consegnato, da parte del padre della sposa, una spada ed i guanti
così che egli potesse scegliere come trattarla. In caso di adulterio, infatti, il marito
poteva decidere di uccidere la donna e l’amante in caso venisse colto in fragrante.
L’amante poteva presentare la sua innocenza se trovava 12 persone che potessero
confessare per lui la sua innocenza. Oppure Ordalie o duello.

Le violenze, lesioni sulla donna comportavano, secondo l’Editto di Rotari, il pagamento


di un compenso pecuniario. Lesioni sulla donna portavano al pagamento di un
compenso pecuniario molto elevate poiché creavano lesioni al marito stesso.

RAPPORTI PATRIMONIALI TRA CONIUGI

Secondo il Diritto Romano vi era presente ( in Italia fino agli anni ’70) l’istituto
della dote, ovvero una somma di denaro o beni immobili o mobili che il padre doveva
lasciare in dote alla figlia. Questa dote veniva poi amministrata dal marito re serviva “
Ad sustinenda honera matrimoni”.

Dote: anche successione ereditaria anticipata per la donna che si sposasse. Lo sposo
in contrapposto alla dote elargiva una DONAZIONE NUZIALE ( ovvero beni al
sostenimento della famiglia).

Secondo il Diritto Longobardo la figlia riceva dal padre il FADERFIO (dono del
padre) anziché la dote. Il fader fio. Lo sposo longobardo elargiva una donazione
(MORNGENBAGHE, ovvero dono del mattino poiché veniva data dal marito alla moglie
il mattino dopo la prima notte di matrimonio).

Editto di Rotari: in esso non era presente traccia di testamento; vi era


semplicemente una successione legittima ereditario, con preferenza verso i figli
maschi poiché le figlie femmine ricevevano già il fader fio. Le figlie non sposate
partecipavano alla successione; le figlie uniche dividevano l’eredità con gli altri
parenti.

Liutprando:

Gairetinx: Rito compiuto per donazione Mortis Causa (Per Rotari solo padri senza
figlie).

Launegild: Donazione intervivos.

Con Liutprando si ha un passaggio da Ariani a Crisiani tra 712-744 VIII secolo d.C.

Vengono emanate una serie di norme in cui è ben visibile l’influenza Cristiana.

Esso fu il primo Re a punire gli abusi del mundoaldo sulla donna (lasciarla morire di
fame, non darle abiti, violenza, adulterio con essa( nel caso sia un parente no marito)).

Vi era il diritto del marito di ripudiare la moglie per giusta causa sciogliendo il
matrimonio ( esempio se la donna fuggiva per 3 anni da casa).

Per la vendita di bene da parte della donna serviva la presenza, oltre quella del
mondoaldo, di 2 o tre parenti e un giudice che attestassero che il consenso della
donna non sia stato estorto dal mundoaldo.
VIENE CONSIDERATO, PER LA PRIMA VOLTA, IL MATRIMONIO COME UN SACRAMENTO.

Le Figlie sposate erano ammesse alla successione ereditaria, se figlie uniche, non più
divisione dell’eredità con i parenti.

NASCITA DELLE DONAZIONI CON FINALITA’ RELIGIOSE -> SALVEZZA DELLA PROPRIA
ANIMA.

VIETATA la faida per lesioni personali -> Pagamento del compenso pecuniario.

CITTADINI CLASSIFICA

RE->Arimanni(guerrieri)-> Aldi(semiliberi).

Lesioni inferte: Pugni, Schiaffo (contro la dignità personale), Ferite al volto, labbra,
naso, occhio strappato ecc… In caso di omicidio, pena pecuniaria. Il GUIDRIGILDO era
il valore pecuniario della persona se Arimanno guidrigildo più elevato.

Se il colpevole scappava la responsabilità ricadeva sui vicini, poiché si pensava che il


colpevole fosse nascosto tra di loro. Se moriva la pena veniva pagata dagli eredi.

La pena di morte veniva data solo per casi particolari: es uccisione del RE.

Nel diritto romano stessa pena per diritto tentato e diritto consumato, Longobardo no.

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Il diritto Longobardo a differenza del diritto Romano, e a quello odierno, non mirava
all’effettiva avvenuta di un fatto. Il diritto Romano utilizza prove razionali, ovvero
strumenti volti a provare il fatto stesso (es. avvenuta stipulazione di un contratto).

Nel processo Longobardo il giudice doveva limitarsi a fornire alle parti il mezzo di
soluzione della lite. Il mezzo di soluzione era solitamente una prova da parte del
condannato, il quale, se l’avesse superata sarebbe stato assolto (prove che non
avevano una connessione logica effettiva con il fatto stesso). La prova più presente
era quella del Giuramento (da parte dell’accusato); e le Ordalie.

Le ordalie erano prove barbariche, fisiche di resistenza, si pensava che si manifestasse


la volontà divina nelle ordalie, la vittoria era di chi si trovava dalla parte del giusto.

Il mezzo principale restava il Giuramento: erano chiamate in causa 12 persone; 5


persone scelte dall’accusato, l’accusato stesso e 6 CONGIURATORI scelte
dall’accusatore. Esse dovevano giurare l’innocenza o la colpevolezza dell’imputato. Se
vi fosse stato un giuramento d’innocenza di tutte e 12 le persone l’imputato sarebbe
stato assolto, sennò punito. Chi diceva il falso veniva accusato ed era costretto
a pagare a pieno il suo GUIDRIGILDO. Metà andava alla vittima e metà al RE per
l’offesa recata alla giustizia.

Le Ordalie erano prove di resistenza fisica, si ricorda la prova dell’acqua bollente


(solo per gli schiavi) i Longobardi non erano a conoscenza della prova del fuoco, del
ferro rovente ecc (Franchi).La chiesa ne era contraria. Di loro si ricorda il duello come
principale ordalia, prevista dalla consuetudini. Il duello avveniva tra l’accusato e
l’accusatore (una sorta di guerra in scala ridotta) come lottatore potevano essere
delegati anche dei guerrieri professionisti i CAMPIONI.

Nel suo famoso editto,Rotari, affermava che in caso di lotta fra due campioni doveva
essere verificata la non assunzione di erbe magiche da parte dei due. Chi vinceva il
duello vinceva il processo. Il duello era vietato in 3 situazioni specifiche:

Contestazioni stato di figlio legittimo (nato da un regolare matrimonio). Da parente a


parente, per non turbare l’equilibrio familiare (in questo caso utilizzo del solo
giuramento).

Mundio Rivendicato sulla moglie di un altro uomo.

Uxoricidio (omicidio della moglie).

Due tipologie fondamentali di prove:

PROVA TESTIMONIALE: Alla quale inizialmente non venne data molta importanza da
parte dei longobardi, successivamente con l’influenza del diritto romano ed ebraico
(riferimento delle prove testimoniali anche nelle sacre scritture), successivamente
ottenne importanza.

PROVA DOCUMENTALE: Poco rilevante per i Longobardi, utilizzata per contratti. Nel
momento della nascita di controversie,però, non entrano in causa queste prove. IL
GIURAMENTO PREVALEVA SU TUTTO.

Anche per i Longobardi hanno molta importanza i Vescovi. I Vescovi già dall’epoca di
Costantino avevano assunto la funzione di Giudici. Decidevano delle cause civili poste
a loro da entrambe le parti favorevoli.

Liutprando con il suo editto “De Scribis” (Scribis erano i notai incaricati della
redazione dei negozi giuridici) impone il rispetto per le leggi longobarde e romane
secondo l’osservanza della personalità del diritto.

Se, per esempio, vi era la stipulazione di un contratto di vendita tra un Romano o un


Longabardo, venivano utilizzate due leggi differenti secondo la personalità del diritto.
Oppure si faceva riferimento al “SUB DISCENDERE DE LEGES SUA” così che le due
parti si possano accordare e scegliere quali delle due leggi utilizzare o Romana o
Longobarda.

Benedetto da Norcia, orat et labora per tutti i monaci Benedettini, i quali avevano il
compito di trascrivere testi sacri, classici scientifici. Le regole Benedettine andarono
piano piano a diffondersi in tutta Europa.

Nasce anche la figura dell’Abate: Il quale veniva scelto dai monaci con una votazione
a maggioranza in base alla sapienza e non all’anzianità. Il principio cardine era il
principio della povertà e della castità.

L’abate restava in carica a vita. Prima di prendere delle decisioni doveva confrontarsi
con i suoi confratelli. I suoi poteri erano esercitati per l’interesse dell’intera comunità.
Il Monaco Benedettino Gregorio (il quale era un Patrizio Romano, prefetto) si ritirò nel
575 a vita monastica. Scrisse la I° biografia di Benedetto. Nel 590 venne nominato
pontefice Gregorio I° o Gregorio Magno. Di lui si hanno libri religiosi, Lettere. Si
contano più di 800 lettere le quali erano indirizzate a vari vescovi i quali ponevano le
loro domande a lui. Esso risolveva tutti i quesiti posti a lui , facendo sempre
riferimento alle sacre scritture.

Il Monachesimo Irlandese , San Colombano, dall’Irlanda in tutta Europa da vita ai


Monasteri. Vi sono diverse opere del monachesimo irlandese. Il più famoso è il
PENITENTIALE, esso nasce ad uso del clero, in esso viene riportato l’elenco dei peccati
commessi dai fedeli, con le relative penitenze.

Viene affermata la confessione privata (segreta, individuale,reiterata). Essa era


ammessa,però, una sola volta nella vita.

I Penitentiali non si limitavano solo all’utilizzo da parte dei vescovi ma anche i giudici
laici ne facevano uso.

Il Re Longobardo Desiderio, fu sconfitto nel 774, da Carlo Magno e l’Italia passò nelle
mani dei Carolingi.

Presenti così: Romani, Longobardi,Franchi e Carolingi. Tutti mantengo le loro antiche


leggi ordinarie.

Il Re Carolingio, però, emana nuove leggi i Capitolari, le quali hanno valore di leggi
territoriali per tutti coloro presenti sul territorio. Vi è così la CONVIVENZA DI
TERRITORIALITA’ E PERSONALITA’ DEL DIRITTO.

PROFESSIONES IURIS: Pratica che si afferma fra le parti di un contratto le quali


dovevano specificare prima quale fossero le loro leggi personali, così da non avere
forme di incertezze circa le leggi che dovevano disciplinare quel contratto.

Il Vescovo Agobardo nel IX° secolo, in una lettera indirizzata a Federico il Pio, notava
una contraddizione riguardo alle leggi che avevano i Cristiani. Infatti, loro, nella
religione Cristiana rispettavano 1 sola legge, mentre nelle questioni terrene più di una
legge. Disse che capitava che “5 Cristiani seduti ad un tavolo non possedevano gli
stessi diritti”.

Carlo Magno nella notte di Natale dell’800 fu incoronato da Papa Leone III
Imperatore del Sacro Romano Impero (legame con la Chiesa). L’imperatore Carlo
Magno era di sopra di ogni altro RE; aveva potere universale su tutta l’Europa
Cristiana.

Il Governo del territorio del Regno Carolingio fu assegnato da Carlo Magno ai Conti.
Essi erano funzionari pubblici titolari del Bannum (potere di comando dei conti sul
territorio). Essi possedevano potere giudiziario e amministrativo; proteggevano
chiese, deboli ecc

Missi Dominici: Inviati dal Re, scelte tra arisocratici, laici o ecclesiastici funzione
itinerante. 4 volte all’anno devono visitare, con compiti specifici, ciascuna contea.
Rachinburgi: tra 7 e 12 scelti dal conte o dal missus in occasione di singoli processi.

Successivamente si afferma l’istituzione degli SCABINI i quali prendo il posto dei


rachinburgi, vi è un collegio fisso in ogni contea.

In età Carolingia nasce l’istituto del feudo tra il IX e il XIII secolo.

Feudo: Legame tra 2 uomini entrambi liberi, uno superiore rispetto all’altro inferiore
(classe sociale). Nasce un legame volto a garantire al superiore aiuto, assistenza, in
ogni circostanza. L’inferiore riceveva protezione e sostentamento dal superiore,
attraverso la concessione in beneficio di una terra da cui trarre i mezzi di legame
personale ,VASSALLAGGIO, e BENEFICIO.

Il vassallaggio (Da Vassu dal celtico Was, Servitore) nasce dopo un atto chiamato
COMMENDATIO PER MANUS, attraverso il quale, l’inferiore pone le mani giunte in
quelle del superiore altrettanto giunte (usanza poi presa anche negli atti Cristiani),
dichiara di divenire suo vassallo con un vero e proprio GIURAMENTO DI FEDELTA’
(SACRAMENTUM FIDELITATIS). Tutto questo processo veniva definito OMAGGIO.

I servizi richiesti dal feudatario a vassallo erano: aiuto domestico, prestare consiglio,
gestire il suo patrimonio ( anche lavori di notevole importanza),aiuto militare.

Va’ a crearsi anche una suddivisione in base alla tipologia di vassallo:

Vassallo Maggiore : il quale aveva un rapporto feudale direttamente con il RE; essi
erano conti e duchi.

Vassalli Minori: Rapporti di vassallaggio con conti e duchi, quindi vassalli dei
vassalli : VALVASSORI.

Il vassallaggio era considerato un vero e proprio vincolo personale prioritario su tutti


gli altri vincoli, persino quelli di sangue. Esso poteva essere spezzato solo per ragioni
di inimicizia ; una rottura non giustificata era vista con un reato : FELLONIA.

Nel vassallaggio vi erano poteri specifici da entrambe le parti: il vassallo aveva


obblighi negativi ovvero di non nuocere al signore feudale, e obblighi positivi di aiuto.
Questi obblighi di aiuto furono elencati dal Vescovo Fulberto di Chartre , il quale in una
lettera indirizza al Duca di Acquitania specifica in modo puntiglioso i diritti ed i doveri
del vassallo:

AUSILIUM: aiuto, servizio militare a cavallo in ogni situazione e circostanza.

CONSILIUM: portare consiglio al signore feudale, specialmente nei casi in cui il


signore avesse funzione di giudice; per esempio nel caso di un vassallo maggiore
presiedevano i cosiddetti tribunali feudali nei quali si risolvevano problemi relativi ai
feudi.

Veniva Utilizzato un sistema del giudizio di pari in cui, il collegio processante


era costituito da vassalli dello stesso grado del processato ed il giudice era il
signore feudale di quest’ultimo.
Nell’XI° secolo insorse un problema, più legami feudali tra un vassallo e più signori. Il
Problema era più evidente quando nascevano liti fra signori. Questo venne risolto con
l”Omaggio Ligio”: il vassallo con più vincoli feudali si dichiarava strettamente legato
con uno solo di questi.

Il Beneficio era la remunerazione del vassallo (lo stipendio), anche il beneficio


necessitava di una cerimonia “Imbastitura” parallela all’ “Omaggio”. Il beneficio era
temporaneo e revocabile a piacimento del feudatario.

Nel 1037 Corrado II il Salico emanò l’ “Editto de Beneficis” nelle quali si evidenziavano
le garanzie dovute ai vassalli minori per il loro diritto sul beneficio. Il vassallo non
perdeva il beneficio se non per colpa sua; alla morte del vassallo il beneficio
doveva essere rinnovato ai suoi eredi.Il vassallo poteva vendere il feudo, con
l’obbligo di informare il feudatario dell’atto compiuto. Il signore poteva,
però, riprendersi la terra attraverso il retratto feudale.

Successione ereditaria del feudo: Si adottava il sistema della primogenitura, dopo


la morte del vassallo (Inghilterra).

In Italia, Germania e Francia; vi era il principio di spartizione del feudo tra i vari
figli maschi (eredi), le figlie erano inizialmente escluse poi ammessa; ma siccome il
feudo comportava pure una’attività militare le figlie non potevano di certo farne parte,
così, prima di sposarsi dovevano presentare il marito al feudatario il quale verificava la
capacità militare di quest’ultimo accettandolo o no.

Dopo la morte del figlio di Carlo Magno, Ludovico il Pio, vi fu un frazionamento


dell’Impero, attraverso il trattato di Verdun 843, in tre regni: Italia,Germania, Francia.

Tra il X° ed il XIII° secolo vi è la nascita delle Signorie Territoriali. Esse sono delle
Strutture Istituzionali le quali necessitando di:

Una terra, privata o ricevuta in beneficio, solitamente i Signori Terrieri cedono ai


vassalli, coltivata secondo il sistema cortense. Corte: Parte central, pars dominica e
pars massaricia.

Un castello volto a fronteggiare l’invasione da parte di vichinghi, barbari, arabi ecc…

Esercito Milites

Chiesa Privata

Sudditi: del Signore Terriero, contadini, vicini e piccoli proprietari terrieri con i loro
contadini privati.

Esse hanno un proprio potere regio, infatti vi è la concessione dell’immunità


cosicché i funzionari pubblici non potessero entrare nelle signorie ed esercitare i loro
poteri (giurisdizione IURIS DICTIO, potere coercitivi DISTRICTUS, esazione dei tributi
EXACTIO).

Il Signore Territoriale fa, all’interno della sua signoria, le veci del Re.
Tutta l’Europa si trova suddivisa in Signorie Territoriali:

Francia contee e ducati

Germania contee e ducati, con un importanza fondamentale per i signori feudali i quali
avevano il compito di eleggere il Re a Francoforte, successivamente incoronato ad
Aquisgrana, dal X° secolo Corona Imperiale; infatti il Re di Germania era considerato
Imperatore del Sacro Romano Impero (Germania + Italia).

In età Carolingia si incrina il potere secolare della Chiesa, la quale veniva considerata
dal Re come un organo dello Stato. Il Re si sentiva di intervenire nelle questioni
religiose, in disciplina del clero e del monachesimo; emanò capitolari e capitolari
ecclesiastici.

La reazione della Chiesa, in questo frangente, per acquistare la piena autonomia, fu la


redazione di falsificazioni.

Le Falsificazioni erano delle normali raccolte di norme canoniche nelle quali, accanto a
quelle reali, comparivano quelle fasulle.Vi erano due livelli di falsificazione:

Vere norme attribuite ad autorità diverse da quelle che le canoniche avevano poste in
essere; si diceva fosse decretale pontifice in realtà erano canone conciliare o
viceversa.

Falsificazioni come invenzione di nuove norme, fasulle.

Le falsificazioni puntavano al rafforzamento del potere pontificio e vescovile; a


rafforzare l’attività pastorale.La raccolta di falsificazioni, più importante fu “Decretali
Pseudo Isidoriane” 847-852, Isidoro avversario di un vescovo metropolita Incmaro di
Reims.

Problemi fondamentali della supremazia imperiale: Intervento dell’Imperatore sulla


nomina del Papa, Abatoi e Vescovi.

Simonia: acquisto in denaro delle cariche ecclesiastiche in violazione del principio di


gratuità delle cariche religiose. Vi era poi il concubinato degli ecclesiastici,
acquistano cara spesso senza vocazione e principio di castità.

Nel 910 vi è la nascita di un nuovo Monastero: Clunì. Esso era di obbedienza


Benedettina con una interpretazione più particolare e rigorosa; vi erano
delle varianti più severe, disciplina e gerarchia. L’Abate di Clunì aveva il
compito di nominare tutti gli Abati degli altri monasteri (ORDINE
CLUNIACENSE); esso aveva obbedienza solo per il pontefice. I monaci non facevano
un lavoro pratico (umile), solo la scrittura, così da avere maggior tempo per la
Preghiera.

Nascono nuovi ordine di ramificazione Benedettina: CAMALDOLESE,


VALLONBROSA, CISTERCENSE.
La riforma della Chiesa venne portata avanti da grande figure di Papi:

Papa Nicolò II nel 1059 emana nuove norme ispirate da un grande desiderio di riforme:
Contro simonia, Cuncubinato, Vendita di beni ecclesiastici ai laici, Nuova modalità di
elezione del Papa sottratto all’Imperatore e attribuito ai cardinali.

Papa Gregorio VII° ebbe un impulso più significativo con la Riforma Gregoriana,
“Dictatus Papae” del 1075. Ildebrando da Soana aiutò Gregorio VII°.

Vi fu un subordinamento dell’Imperatore al Papa.

Il Dictatus Papae è formato da 27 proprisizioni AUTORITARIE.

I punti chiave di questo documento sono:

Il Papa diviene giudice ecclesiastico esclusivo nelle cause ecclesiastiche maggiori e


giudice d’appello in tutte le altre cause ecclesiastiche.

Il Papa non può essere giudicato da nessuno.

Il Papa è superiore al concilio dei vescovi d, lo convoca e ne ratifica le decisioni.

E’ al di sopra dei singoli vescovi, li nomina, trasferisce e li depone.

Può sciogliere i sudditi dal giuramento di fedeltà fatto all’imperatore, può detronare il
Re come successe a Gregorio VII nel 1076 detronò Enrico IV il quale dovette umiliarsi
davanti a tutti per avere di nuovo la fiducia del Papa (Da Matilde di Canossa).

Si incolpa la Simonia e si obbliga la castità per il clero. Si lotta per le pretese


Ieropratiche, con le quali si voleva la preminenza del potere ecclesiastico su quello
secolare. Come l’anima è superiore al corpo, così il potere spirituale deve essere
superiore a quello secolare.

Nasce una nuova raccolta di Norme Canonistiche a Roma nel 1076; e nel 1085
,COLLECTIO CANONUM ( del Vescovo Anselmo da Lucca). Vi è così una piena
esaltazione del potere papale.

Le opere più significative furono di Ivo da Chartre, Decretum, Panormia( tutte le


norme), Tripartita (divisa in tre parti). Di quest’ultimo è importante il prologo “De
consonantia canonum” (della concordanza dei canoni) i quali erano criteri per evitare i
contrasti tra norme di diritto canonico.

Per risolvere i contrasti tra norme, i padri della Chiesa, di cui ricordiamo il più
importante, San Agostino il quale affermò che passi apparentemente contrastanti nelle
Sacre Scritture sono da considerarsi distinti.

“DIVERSI SED NO AVVERSI”

Distinzione Fondamentale:

Norma Canonica Generale: per tutti


Dispensa concessa dal Papa al Vescovo in relazione ad ogni singolo caso particolare.

La lotta Chiesa – Impero si concluse nel 1122 con il concordato di Worm: Enrico IV
contro Gregorio VII.

In base ai termini dell'accordo: l'imperatore rinunciava al diritto di investire i


Vescovi dell'anello e del bastone pastorale, simboli del loro potere spirituale,
riconoscendo solo al Pontefice tale funzione, e concedeva che in tutto l'impero
l'elezione dei vescovi fosse fatta secondo i canoni e la loro consacrazione fosse libera.
Il Papa, a sua volta, riconosceva all'Imperatore il diritto, in Germania, di essere
presente alle elezioni episcopali, purché compiute senza simonia né violenza (e anzi
come garante del diritto e sostenitore del vescovo metropolitano), e di investire i
prescelti dei loro diritti laici (feudali). Inoltre, sempre e soltanto in Germania,
l'investitura feudale precedeva quella episcopale, diversamente dall'Italia e dalla
Borgogna, ove la consacrazione episcopale precedeva quella feudale, con un divario
massimo di sei mesi.

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Con il passare del tempo l’Europa si avvia verso un superamento del principio
della personalità del diritto, con un cammino di progressivo avvicinamento tra le
popolazioni di stirpe diversa ed un ritorno alla territorialità del diritto, attraverso
le consuetudini locali con un nuovo ordinamento giuridico (anche le popolazioni
Germaniche adottavano le consuetudini ma di stirpe).

Consuetudine: consiste nel comportamento ripetuto nel tempo da parte di una


collettività di persone ( più o meno ampio), che segue quel comportamento nella
convinzione di rispondere ad un obbligo giuridico. In definitiva sono norme
giuridiche che vengono a rispondere alla necessità di una nuova società.

Si ha l’applicazione del Principio della territorialità del diritto attraverso le


consuetudini, redatte per iscritto. A seconda delle singoli consuetudini si nota
l'influenza del diritto Romano e Germanico (Longobardo nel caso Italiano), a seconda
del territorio.

Nel territorio di Roma, si ha un contenuto fortemente ispirato al diritto Romano,


tornano ad imporsi a livello consuetudinario (valido su tutto il territorio), senza
nessuna imposizione dall'alto. Successivamente,però, subentrerà anche una
disposizione Sovrana (MANDATUM DE LEGE ROMANA) da parte dell’Imperatore
Corrado II il Salico nel 1027, il quale impone che le controversie tra Romani e
Longobardi siano tutte risolte sulla base del diritto Romano.

I notai, nella redazione dei negozi giuridici, tengono conto non soltanto della Legge
Romana, ma anche del diritto canonico con la forma di: UTRAQUE LEX (una e l’altra
legge). Sono numerosi documenti del tempo, in atti Lombardi, Provenzali, nei quali vi è
presente il richiamo di entrambe le leggi; l’obiettivo di questo metodo era quello di
dare maggiore stabilità agli atti giuridici, mettendo in evidenza che in essi venivano
applicate ben due leggi. In ogni caso tra le due leggi si precisava sempre la superiorità
della Legge Canonica (nell'ipotesi di contrasto).

Dagli inizi del XI secolo compare una scuola professionale dedicata all'insegnamento
del diritto,volta a formare dei buoni giudici. L’insegnamento veniva da parte di giudici
volto alla formazione di altri giudici; Era insegnato il diritto Longobardo e Carolingio
(diritto vigente in Italia).

Il Sacro Palazzo era la sede del governo del Regno d'Italia e come tale era anche la
sede dell'amministrazione della giustizia (venivano risolta in esso le controversie da
parte dei giudici).

In questo periodo la figura Carolingia degli Scabini, come giudici che


affiancavano i conti e i missi dominici nell'amministrazione della
giustizia,scompare e va a formarsi delle nuove figure: iudices domini regis,
iudice imperatori e iudices sacri palazzi. Queste medesime denominazioni le
ritroviamo anche per i notai. Notai visti anche funzione di giudice nell'occorrenza,
documenti attestano di giudici che redigono documenti scritti, contratti e negozi
giuridici.

Il sacro palazzo era retto dal Conte Palatino, poiché l’Imperatore non era quasi mai
presente a Pavia,così serviva un suo rappresentante. Il Conte Palatino nomina i giudici
e notai. All’interno Sacro Palazzo, c'era anche la Scuola di Pavia.

Capitolari: in Italia, i capitolari imperiali rivolti al Regno d’Italia ,vengono riuniti in


una raccolta, CAPITULARE ITALICUM.

LIBER PAPIENSIS: Il Libro di Pavia, raccoglie sia editti Longobardi sia i Capitolari
Carolingi; i capitolari ,poi, vengono raccolti e suddivisi per argomenti e non più per
ordine cronologico. Successivamente si crea una seconda opera suddivisa in libri e in
titoli ad imitazione della compilazione Giustiniania , la LEX LONGOBARDA.

Accanto all'insegnamento nascono anche opere dottrinali di spiegazione e di


interpretazione del diritto longobardo e carolingio inserito nel Liber Papiensis. L’attività
dottrinale culmina nell’opera Expositio ad librum papiense; dopo questa opera ne
vengono create di minori e vengono elaborate le forme di alcuni atti processuali
sempre sulla base del liber papiensis (opere non puramente teoriche, esse presentano
un forte legame con le esigenze dei tribunali). Expositio ad librum papiense: viene
redatta negli ultimi decenni dell'XI° secolo con autore ignoto, essa presenta una
spiegazione dettagliata del significato delle varie norme inserite nel Liber Papiensis.
Essa ci dimostra anche l'esistenza di una scuola ben radicata a Pavia, da più
generazioni di maestri; si fa riferimento ad una prima generazione di maestri i
cosiddetti ANTIQUISSIMI, successivamente ANTIQUI e poi i MODERNI.

Con il succedersi delle generazioni di maestri aumenta anche l'interesse di questi


studiosi nei confronti del diritto Romano. Gli antichissimi,come ci dice l'autore dell’
expositio ad librum papiense, ignoravano il diritto romano in un epoca dove era ancora
applicato il principio della personalità del diritto.
ANTICHI E MODERNI insegnavano che il diritto romano era in grado di colmare le
lacune del diritto longobardo e carolingio. PER L'AUTORE IL DIRITTO ROMANO
CONSISTEVA NELLA LEX OMNIUM GENERALIS (Legge comune a tutti ,nel Regno d'Italia,
indipendentemente dalla stirpe di appartenenza).

Nell’ XI° secolo, in via definitiva, il diritto Romano non è più definito come
legge personale ma come legge generale sul territorio, in grado di colmare
le lacune presenti nel diritto longobardo nel diritto carolingio,per avere una
maggiore competenza normativa.

Contemporaneamente in altri centri di studio, nasce l'interpretazione dedicata al


diritto Romano, nascono all'interno di chiese e di monasteri, i quali erano i tipici centri
della cultura medievale.

Nasce la Scuola dei Glossatori, studiosi che si applicavano nell'apporre delle


annotazioni marginali al testo delle norme giuridiche. Le glosse nascono nell'alto
medioevo, molto semplici, più evolute nascono nella scuola di Bologna; esse sono
presenti nella parte più semplice dell'interpretazioni giustiniania, le istituzioni.
Prendevano il nome dal luogo in cui erano ritrovate (GLOSSA TORINESE, IN GERMANIA,
Glossa Bambergensis, Glossa Coloniensis, in Toscana. Le Glosse erano solo un
metodo per chiarire il significato di una parola,non contengono nessun tipo di
particolare approfondimento delle norme. Interlineari,scritte tra una riga e l’altra, o
sul margine del foglio, glosse marginali. Esse si distinguevano per il loro contenuto:
interlineari, grammaticali che si limitavano ad un semplice sinonimo; marginali
avevano un contenuto maggiore, più parole di spiegazione e non la limitazione di un
semplice sinonimo (glosse interpretative).

Tra l'XI-XII secolo,nell'alto medioevo,in Italia centro settentrionale e in molte altre zone
di Europa erano presenti molte città di origine romana,in cui il vescovo era divenuto il
signore cittadino. In campagna la signoria territoriale ha la fisionomia di una signoria
rurale.

La necessità di governi più efficienti tra il X e XI secolo,portano alla nascita di un


nuovo ordinamento politico i COMUNI CITTADINI, il quale presenta da subito una
caratteristica autonoma. Essi si presentano come un esercizio collettivo e non più
individuale del potere ,con caratteristica di democrazia.

Il comune nasce da un atto di riunione in associazione, in alcune città settentrionali,


tra i cittadini appartenenti ai ceti sociali più elevati, attraverso un giuramento,
coniuratio (Noti in Francia,Olanda e Germania; in Italia se ne conosce solo un caso
isolato quello di Genova). Queste associazioni giurate, giurano un impegno di pace
all'interno delle città in esse avviene nomina dei consoli al vertice del governo politico.
Il nome di questa nuova magistratura è ripreso dall'antica magistratura romana, dai
consoli romani si riprende il nome,la collegialità (consoli erano più di uno, da 10 a
20) e caratteristica della temporaneità, vi è una breve durata della carica
cittadina. Ai Consoli veniva conferito il potere giudiziario di esercitare la giustizia,
poteri amministrativi e militari essi, contemporaneamente, promettevano fedeltà ed
obbedienza. Si presenta una forma di sottomissione dei cittadini ai consoli ma non era
la subordinazione feudale, questo è un altro ordinamento giuridico. Si presenta una
coesistenza tra il vecchio governo vescovile ed i nuovi consoli. A Milano i consoli erano
scelti da tre gruppi sociali; capitanei i quali erano i valvassori maggiori. Secondo
gruppo i valvassori minori e terzo gruppo il POPULUS (esponenti della cittadinanza
intesa come formata da artigiani, mercanti e notai).

Pisa e Genova avevano un ruolo da protagonista, per la scelta dei consoli, tra il ceto
mercantile; spiegabile con l'assoluta prevalenza del commercio marittimo
nell'economia di queste città. In ogni caso i consoli una volta eletti si consideravano
rappresentanti dell'intera popolazione cittadina. Il numero dei consoli non era fisso ma
variabile da città a città e di epoca in epoca anche nella stessa città. A Milano nel XII
secolo oscillavano tra 10 e 24. La durata del mandato era temporanea, per lo più
annuale.

Consoli avevano una serie di attribuzioni: amministrativi, militari, giudiziari


(competenti sia per cause civili sia per le cause penali). In alcune città vi erano dei
consoli specifici per l'amministrazione della giustizia -> Consoli di Giustizia.
Giurisdizione contenziosa si svolge nelle aule dei tribunali (legata alle contese,liti,
processi), i giudici svolgevano anche la cosiddetta giurisdizione volontaria, ovvero
l'intervento dei giudici in atti come: contratti conclusi dalle donne, nomina dei tutori
per i minori di età. I consoli di giustizia non si sostituivano ai consoli ordinari ma
semplicemente li affiancavano all'amministrazione della giustizia,

I consoli non erano l'unico organo cittadino, infatti erano presenti altri organi:

ASSEMBLEA: che porta il nome di Arengo, Parlamento, in cui il popolo ,sempre ad


esclusione dei ceti più umili, prendeva le delibere.In assemblea si nominavano gli
elettori ovvero persone incaricati di eleggere i futuri consoli. Nomina dei consoli con
una assemblea di secondo grado-> elettori-> nomina consoli; in alcuni casi anche
procedura di terzo grado.

Nella II metà del XII secolo termine questo tipo di assemblea, sostituita da altri organi:
i consigli; generalmente 2; uno costituito da alcune centinaia di persone: CONSIGLIO
GENERALE O CONSIGLIO MAGGIORE (costituisce direttamente l'assemblea);
CONSIGLI PIU’ PICCOLO COSTITUITO DA ALCUNE DECINE DI PERSONE che
collaboravano direttamente con i consoli. La funzione dei consigli era quello di
deliberare guerre e alleanze militari, nominare gli ufficiali comunali; i consigli facevano
anche le leggi di diritto penale,privato,processuale che portano il nome di statuti
comunali.

Nel 1200 gli statuti che si sono accumulati nel tempo vengono riuniti in unico libro
LIBER STATUTORUM diviso in materie, periodicamente aggiornato.

I membri del consiglio venivano eletti con una procedura di II grado in entrambi i casi
che prevedeva dapprima la scelta ad opera della sorte oppure ad opera dei consiglieri
uscenti scelta di un certo numero di persone che a loro volta avrebbero eletto i nuovi
consiglieri.

In Italia il comune cittadino controllava anche il cosiddetto suburbio, fascia di


territorio a ridosso delle mura ma non solo, il potere del comune cittadino si estendeva
anche al contado circostante (campagna). Si va a formare questa nuova istituzione
territoriale: Città + Suburbio = CONTADO.

Statuti cittadini si applicavano all’interno del contado; leggi = del comuni cittadino; il
comune cittadino nominava il rettore del contado anche se però la campagna aveva
una sua limitata autonomia (NON AVEVA UNA SOGGEZZIONE TOTALE).Poteva
emanare statuti e leggi purché non fossero in contrasto con il diritto cittadino,
campagna poteva così autoregolarsi. Inoltre le comunità del contado potevano
nominare dei propri giudici per giudicare le cause di minor valore economico, perché
le cause delle comunità del contado di maggior valore erano riservate ai consoli
cittadini. Le Signorie Territoriali che caratterizzano il contado tra X e XI secolo vengono
sicuramente meno con la nuova età comunale. I poteri pubblici vengono ad essere
esercitati dai comuni cittadini in via di puro fatto, senza nessuna concessione da parte
dell'imperatore. La cosa creava problemi dell'imperatore poichè l'italia Settentrionale
faceva parte del sacro romano impero.

I poteri pubblici spettanti all'imperatore erano le cosiddette Regalie, l'imperatore


considera questi poteri usurpati; i comuni cittadini intrapresero una lotta senza
risparmio contro l'Imperatore per rafforzare la loro autonomia.

Federico Barbarossa contro Milano che avanzava pretese di controllo sul territorio di
Lodi; Nel 1154 c'è la prima discesa dell'imperatore in Lombardia; Barbarossa con la
"Dieta di Roncaglia" esprime una dura critica contro Milano e le città alleate. Vi era un
vero e proprio Interesse economico alla base di questo intervento dell'imperatore
contro i comuni cittadini. Milano in risposta distrusse Lodi. Nel 1158 l'imperatore fa
assediare dalle sue truppe Milano, e Lodi viene ricostruita. "Seconda Dieta di
Roncaglia" oltre ai funzionari imperiali anche vescovi consoli, giudici ed esperti di
diritto. In questa occasione Barbarossa emana la legge Regalia in cui enuncia i poteri
pubblici spettanti all'imperatore sulle città lombarde. Alle leggi seguono i fatti,
imperatore impone alle città dei funzionari imperiali per ricondurre le città sotto il
proprio controllo, PODESTA' (FUNZIONARI). Milano si ribella, si allea con altre città con
cui Bergamo, Brescia, Mantova, Piacenza e con il papa Alessandro III , difensore dei
comuni lombardi e con l'imperatore.

Nel 1167 decidono di dare vita a qualcosa di più grande, societas lombardie - Lega
Lombarda - Nuovo soggetto giuridico per la lotta contro l'imperatore. La lega aveva a
capo un rettore che era costituito a turno da uno dei consoli delle città rientranti nella
lega. Questi rettori avevano numerose competenze, accogliere nella lega altre città,
condurre trattative diplomatiche con l'imperatore poteri di guida militare, poteri di
controllo sulle città aderenti alla lega, in generale potere di comando sulle persone
sulle cose nelle città aderenti; poteri giudiziari. Rettore lega lombarda aveva poteri
giudiziari, come affronto verso l’imperatore. Per tutto il medioevo la funzione generale
dell'imperatore : no legiferare ma amministrare giustizia. Come al rettore
aspettava la giustizia di appello nelle cause decise nelle cause cittadine.

Vittoria militare della lega, Alberto da Giussano a guida. Si arriva ad un compromesso


con la pace di costanza nel 1183, un compresso tra lega e imperatore che nella
sostanza è una vittoria per i comuni cittadini.
All’Imperatore: potere giudiziario,Cause superiori alle 25Lire, giudice di
appello. Riconoscimento ai comuni del diritto di eleggere di
propri consoli.

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Ultimo sviluppo dei comuni cittadini

Agli inizi del 1200 vi fu un cambiamento delle istituzioni comunali con la nascita del
Podestà in sostituzione ai consoli. Esso ha la funzione di Magistrato Unico, una figura
che emerge gradualmente dopo l’esperienza dei podestà nominati da Federico
Barbarossa prima della pace di Costanza e imposti alle città ribelli al fine di recuperare
il controllo sui comuni. Questa nuova figura di Podestà non è più legata
all’Imperatore ma al comune cittadino; l’unico vincolo era quello che imponeva al
podestà di non essere abitante della città in cui investiva il suo ruolo. Doveva essere
estraneo alle famiglie cittadine e ai conflitti cittadini, con il fine di garantire meglio
ordine e pace all’interno del comune.

I comuni cittadini erano proprio lacerati dalle continue lotte interne delle famiglie
,delle fazioni, classi sociali e partiti politici. Contrasti tra nobiltà e popolo e contrasto
anche tra i vari pensieri politici : Guelfi: Seguaci del papato; Ghibellini: Seguaci
dell’imperatore. Ogni gruppo sociale mirava ad eseguire il potere politico in modo
esclusivo a scapito delle altre componenti cittadine. Questo continuo stato di lotta
interna per affermare il potere unico porta all’utilizzo di: Consoli - > Podestà Locali ->
Podestà Forestieri (in ordine temporale).

Al podestà aspettavano le stesse funzioni prima esercitate dai consoli: Amministrative,


Giudiziarie, Cause Civili e Penali & Cause Militari. Per l’esercizio di queste funzioni
portava con se dalla città di origine un certo numero di collaboratori che costituiscono
la sua corte detta anche FAMIGLIA. La Corte era formata da: Giudici (coadiuvavano il
podestà nell’esercizio dell’amministrazione della giustizia), Soldati ( a cui
aspettavano le funzioni militari), Berrovieri (funzioni di polizia da qui il termine
“Sbirri”). Podestà restava in carica 1 anno e a volte 6 mesi; esso era sottoposto ad un
giudizio di controllo del suo operato, al fine di controllare se eseguiva o meno una
corretta gestione del potere pubblico. Questo controllo veniva esercitato da una
magistratura detta dei sindacatori. Se venivano evidenziate delle scorrettezze le
sanzioni combinate erano severe per il podestà.

Si può dire che ,con l’affermazione dei podestà, l’attività politica diviene una vera e
propria professione remunerata. Il podestà veniva remunerato con un salario, con i
soldi presi dalle casse cittadine. La carica di podestà generalmente era data alle
famiglie nobili: che avevano loro il potere del buon governo. All’arte del buon
governo vennero dedicati dei manuali ricchi di consigli per chi andava a svolgere
questa professione. Però la carica di podestà non era sempre data ad appartenenti a
famiglie nobili, a volte Giuristi (i quali risultavano veri esperti delle leggi).In pieno 200 i
giuristi divenuti podestà furono :Martino da Fano, Guido da Suzzara, Jacopo Baldovini e
Alberto da Gandino.
Podestà non della città, ma proveniva da una rete di città alleate.

I Comuni Cittadini non erano isolati tra di loro ma stringevano dei legami, alleanze. In
questo senso sicuramente l’esperienza della lega lombarda era stata fortemente
significativa; i comuni non abbandonano l’idea di alleanza.

Il podestà veniva eletto dal CONSIGLIO MAGGIORE,con una procedura in due gradi:
prima estratto a sorte un certo numero di membri del consiglio,successivamente essi
eleggevano il podestà a maggioranza.

Anche il popolo dei non nobili iniziava a reclamare una maggior partecipazione alla
vita politica dal quale, fino a quel momento,era stato escluso. Il popolo da così vita a
delle associazioni in ogni città.

Associazioni popolari di due tipi:

A base Territoriale: Società armate su base rionale, a livello di quartiere.

A base Corporativa: Corporazioni delle arti e dei mestieri, riuniscono tutti


coloro che esercitano una stessa professione. Corporazioni Mercanti
(corporazione potentissima furono i primi a riunirsi in corporazione),
Corporazione dei giudici e degli avvocati, Corporazione dei notai, varie
corporazioni per le varie tipologie di artigiani: orafi, calzolai ecc…

La corporazione aveva dei suoi organi:

Magistratura di vertice : Consoli della corporazione i quali vigilavano sul corretto


esercizio della professione da parte degli iscritti, essi avevano poteri giudiziari per
risolvere liti che insorgevano tra i soci della corporazione su questioni attinenti
all’esercizio del mestiere.

Consiglio: Emanava norme relative allo svolgimento della professione, esse


disciplinano i vari aspetti dello svolgimento del singolo mestiere: statuti corporativi.

I nobili per fronteggiare le associazioni popolari,le quali risultano fastidiose per loro, si
riuniscono in associazioni nobiliari: società nobiliari delle armi o società dei
milites.

Il popolo finisce poi per riunirsi in una associazione più ampia di quelle che abbiamo
visto: la SOCIETA’ DEL POPOLO che nasce dall’unione di tutte le società armate
rionali. In alcune città le società del popolo nascono solo dalle società armate rionali in
altri casi coinvolgo le corporazioni delle arti e dei mestieri.

A Milano furono precoci gli scontri tra il popolo ed i nobili. Nel 1214 il podestà riuscì a
risolvere il contrasto tra nobili e popolo con la partizione dei seggi del consiglio
comunale. Metà dei seggi ai nobili e metà al popolo. Prima partecipazione del popolo
all’attività politica. Il consiglio era divenuto il vero e proprio perno della politica
cittadina. L’elezione del consiglio avveniva su base rionale, con la procedura in due
gradi. Si procedeva ad eleggere a sorte un certo numero di elettori a livello di
quartiere, questi elettori dovevano poi nominare i consiglieri.
Nuove figure a fianco del podestà: CAPITANO DEL POPOLO e CONSIGLIO DEL
POPOLO, con una spartizione delle competenze: diarchia (potere esercitato da due
ordini di istituzioni). Diarchia tra comune podestarile e comune popolare. Non facile
distribuzione delle competenze.

Alla metà del 1200 definitiva vi era una notevole prevalenza del comune del popolo
sul comune podestarile, affermandosi come unica magistratura di vertice: il CAPITANO
DEL POPOLO. Scompaiono anche i vecchi consigli e rimane l’unico consiglio del popolo.

Il capitano del popolo stessi aveva gli stessi poteri del podestà,anch’esso straniero e
non cittadino.

Anche il comune del popolo non ebbe lunga vita, tra le fine del 1200 e inizio del 1300
ulteriore evoluzione politica nelle città che porta all’affermarsi della signoria :sistema
politico tipico del 1300 caratterizzato da un potere accentrato nelle mani di un unico
soggetto; ereditario all’interno della famiglia(Es. Visconti,Sforza).

Le Istituzioni Comunali, in passato di stampo democratico, ora antidemocratiche con


nessuna partecipazione del popolo alla gestione del potere politico, accentrato nelle
mani di un unico soggetto, con la caratteristica di una maggiore stabilità.

Profilo giuridico dei comuni cittadini

Iniziano ben presto ad emanare delle leggi,veniva esercitato il potere normativo.


I comuni conoscono due tipi di leggi:

Brevia: Norme che gli ufficiali comunali giuravano di rispettare nell’esercizio delle loro
funzioni. Al momento dell’assunzione della carica, prima i consoli e poi i podestà,
giuravano di rispettare queste norme nello svolgimento delle loro mansioni.
CONTENUTO DI DIRITTO PUBBLICO.

Norme emanate prima dall’assemblea poi dai consigli, deliberate a maggioranza,


norme di diritto penale,civile,processuale: STATUTI.

Nel corso del 1200 i comuni decidono di raccogliere tutte queste norme e riordinarle
in un unico testo: LIBER STATUTORUM (XIII secolo).

Le più antiche norme cittadine sono del XII secolo e sono singoli statuti o singoli brevi.
Eccezione di Pisa 1160 che già nel XII secolo emanò due raccolte di norme:
COSTITUTUM USUS (Raccolte di consuetudini) e COSTITUM LEGIS (Raccolta di norme
statutarie).

Lodi,Benevento,Treviso, Verona,Bergamo, Como: LIBER STATUTORUM nel 1200.

Nello stesso periodo anche raccolte di consuetudini locali. Milano 1216,


Bergamo, Brescia, Como. In certi casi redatti per iscritto e raccolte in testi assestanti,
in altri casi le consuetudini trascritte all’interno del liber statutorum, insieme ai brevi e
statuti. In questo caso le consuetudini perdevano la loro identità iniziale e divenivano
norme statutarie.

Per tutto il 1200-1300 l’attività legislativa del comune è un continuo


emanare norme nuove modificare le vecchie norme.
I giudici comunali nei processi applicavano innanzitutto le norme statutarie e le
consuetudini locali. In caso di assenza nelle norme nello statuto, il caso veniva risolto
con norme di diritto romano (DIRITTO SUSSIDIARIO).

Statuti universitari e fuori dalle città anche gli statuti rurali elaborati dalle comunità
del contado (con una se pur limitata autonomia).

Monarchie, già a partire dal XII – XIII secolo, caratterizzate da un potere pubblico
accentrato,forte, concentrato nelle mani di un unico soggetto, il SOVRANO. Potere
sovrano che controlla e limita le autonomie cittadine.

Stato pontificio, si estendeva dal Lazio alle Marche, Umbria e all’Emilia Romagna (Da
Spoleto a Bologna); il pontefice era anche il titolare del potere temporale. Fioriscono
delle consuetudini locali sottoposti all’approvazione da parte del pontefice.

Ruolo di forte peso del monarca. LEGISLAZIONE VOLUTA DAL SOVRANO. Emanazione
di un importante testo legislativo da un rappresentante pontificio. Spostamento ad
Avignone da parte del Papa, cattività Avignonese in Italia era presente per sua vece
un legato pontificio: Cardinale Egidio di Albornoz; emana questo testo normativo di
provenienza del sovrano COSTITUZIONI EGIDIANE: testo che disciplinava vari
aspetti del diritto legislativo, penale, processuale; questo testo aveva prevalenza sulle
consuetudini locali e statuti, soggette all’approvazione da parte del sovrano.

Regno di Sicilia, nasce nel 1130, conquistato dai normanni; anche in queste zone ci
furono numerose raccolte di consuetudini scritte: Amalfi (consuetudini volte a
disciplinare i suoi intensi traffici commerciali), Bari ( due importanti raccolte di
consuetudini, opera di due giudici: Andrea e Sparano,Andrea mise in evidenza
differenze tra consuetudini di Bari e diritto Romano; Sparano mette in risalto
differenze tra consuetudini di Bari e diritto Longobardo importante nelle puglie anche
se i Longobardi non hanno mai governato in quella zona).Benevento,Napoli(messe per
iscritto da 12 esperti , sottoposte a controllo da parte del sovrano Carlo Dangiò 1306
incarica un giurista Bartolomeo da Capua e solo dopo questo controllo il testo delle
consuetudini locali entrarono in vigore),Messina. Nel Regno di Sicilia la presenza di
una monarchia forte si manifestò non soltanto sotto forma di controllo, anche
nell’esercizio del potere normativo da parte dello stesso sovrano; emana leggi
superiori rispetto a consuetudini e statuti. Il primo Re di Sicilia che emanò delle norme
fu Ruggero II. Nel 1140 emanò costituzioni nella località di Ariano di Puglia,le quali
avevano valore su tutto il regno. Ma la fase culminante che caratterizza l’esercizio del
potere normativo fu raggiunto da Federico II di Svevia che nel 1231 promulgò il LIBER
CONSTITUTIORUM nella località di Melfi (uffici pubblici,potere giudiziario,fiscale,
privato). Uguaglianza di tutti i sudditi davanti alla legge indipendentemente sia dalla
stirpe etnica, sia dalla classe sociale di appartenenza. Opera legislativa più importante
nel medioevo europeo. Solo i monarchi facevano ricorso allo strumento legislativo.
Testo rimarrà in vigore fino alla fine del 1700.

Norma gerarchia delle fonti del diritto, stabilivano in che ordine erano applicate le
norme presenti nel regno). Se in un caso concreto non si trovavano soluzioni nel
Liber, allora si applicavano consuetudini e statuti.
DOPO LIBER CONSTITUTIORUM -> Consutudini e Statuti -> Diritto
Longobardo -> Diritto Romano

Forte controllo del re di Sicilia sui signori feudali all’interno del regno; perfino per
sposarsi avevano bisogno dell’assenso del sovrano. Affinché tutto il potere fosse nelle
mani del Re.

Agli Inizi del 1200 fu redatta una raccolta di consuetudini elaborata per la Sassonia:
Specchio Sassone. Per la baviera “Specchio Svevo”. Germania (Realtà Monarchica,con
presenza di comuni) fioritura di statuti cittadini differenza rispetto agli statuti italiani,
essi non si estendono al di fuori delle mura cittadine,non si estendono nel contado
circostante.

Nella Francia sono presenti le stesse caratteristica, con una peculiarità con una sorte
di divisione tra due fasce nel territorio: Fascia meridionale e settentrionale.

Fasce Meridionale: Aveva fatto parte dell’antico Impero Romano, provincia della
Gallia, per tutto l’alto medioevo il diritto romano sopravvive come diritto personale
della stirpe romana. A partire dal XII secolo questa zona del territorio prende il nome
di “Paesi di diritto Scritto”. Una caratteristica di tutto il contesto europeo XII XIII XIV
secolo, ma presente anche il diritto romano. Si elaborano raccolte di consuetudini
locali, il diritto romano aveva il ruolo di diritto sussidiario, cioè utilizzato in caso di
lacuna delle consuetudini locali.

Tutta via la monarchia francese voleva evitare ogni tentativo di sottomissione da parte
dell’Impero. Diritto Romano era l’emblema del sacro romano impero.

In Francia non si voleva evidenziare l’utilizzo del diritto romano come sottomissione
della monarchia all’impero. Così la Francia meridionale prese le distanze; Filippo il
Bello nel 1312 emana un’ordinanza (legge del sovrano) con cui stabilisce che il diritto
romano nei paesi del diritto scritto fosse sì ammesso ma non in quanto diritto
imperiale ma solo a titolo di consuetudine locale.

Il ruolo delle consuetudini locali nel centro nord della Francia, zona non conquistata
dai romani, estranea dall’antico impero romano; maggior numero di consuetudini
locali, redatte per iscritto, questa zona prendeva il nome di “Paesi del diritto
consuetudinario”: Normandia, Orleans, Bretagna, Parigi ;la più famosa raccolta di
consuetudini è quella che raccoglie le consuetudini di Clermons. Non fu del tutto
estromesso il diritto romano , applicato nei processi non in quanto al diritto romano
ma in quanto RATIO SCRIPTA, diritto di ragione;nei casi in cui le consuetudini raccolte
per iscritto non disponevano riguardo ad un determinato caso concreto. Anche come
diritto sussidiario, il diritto romano, ebbe tantissima considerazione.

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Alla fine dell’ XI secolo, epoca d’inizio del basso medioevo (nel quale fanno parte i
secoli dopo l’anno 1000), nasce la prima università della storia Europea,a Bologna, la
quale nasce specificatamente come insegnamento del diritto. L’oggetto di studio era il
diritto Romano, contenuto nella compilazione normativa dell’imperatore Romano
Giustiniano il quale diventa una disciplina scientifica autonoma. Nell’alto
medioevo non si presentava come disciplina autonoma bensì faceva parte delle 7 arti
liberali: arti umanistiche del trivio (Grammatica,Dialettica,Retorica->nella quale
era presente anche il Diritto), arti reali del quadrivio
(Aritmetica,Geometria,Astrologia e Musica). Tutte queste arti liberali venivano
insegnate in chiese e monasteri.

Pepone (chiamato anche Pepo) venne individuato come il primo maestro


dell’Università di Bologna secondo le notizie che ci giungono da un giurista successivo
a lui, Odofredo, il quale visse nella metà del 1200. Esso amava raccontare storie e
aneddoti relative alle origini dell’università bolognese.

Odofredo disse che Pepone, iniziò di sua personale iniziativa a dare lezioni di diritto
Romano , ma questo insegnamento non ebbe nessun particolare successo. Al
contrario,però, è presente un altro giudizio dato da un maestro inglese Rodolfo il nero
il quale lo definisce come AURORA SURGENS per aver determinato a Bologna la
rinascita degli studi romanistici. Alle origini Pepone viene identificato con un PEPONE
DOCTOR LEGIS, che compare in un processo del 1076 (processo di marturi). Si tratta
del primo processo in cui è documentato un utilizzo corretto del digesto di giustiniano.
A dimostrazione che il digesto era già stato riportato alla luce dopo i secoli di oblio in
cui era stato del tutto dimenticato.

Giudizio di Marturi: una delle parti in causa è il Monastero di San Michele il quale
rivendicava in giudizio la proprietà di alcuni beni che gli erano stati donati anni prima
da un marchese della zona ma che ora si trovavano nelle mani di altri per colpa di un
altro marchese che alcuni anni prima aveva sottratto dei beni alle chiese e ai
monasteri della zona per venderli a terzi ed arricchirsi. Alcuni giudici però non
avevano dato seguito al processo, molto probabilmente perché corrotti dalla
controparte. Dopo più di 40 anni l’azione processuale si era estinta
(PRESCRITTA,ovvero, non poté più essere esercitata), la causa però fu riproposta nel
1076 davanti ad i giudici della contessa Beatrice di Canossa, madre di Matilde di
Canossa. Tuttavia gli abili giuristi del monastero trovarono una norma contenuta nel
digesto che prevedeva la restituzione della facoltà di difendere i propri diritti a favore
di quei soggetti che non avevano potuto difenderli per mancanza di giudici (la
mancanza di giudici non faceva decorrere la prescrizione). La causa venne così
definitivamente vinta dal monastero. In questo processo compare anche il nome di
Pepone che potrebbe essere lo stesso Pepone che diede vita all’Università di Bologna.

La figura che esalta la nascita dell’università di Bologna ,però, è quella di Irnerio:


giurista, uomo geniale la cui potente personalità oscurò la fama di chi prima di lui
intraprese la stessa strada [questo è il cosiddetto fenomeno della concentrazione
eroica cioè l’attribuzione di tutti i fatti, meriti,idee di una determinata epoca storica al
personaggio più significativo e carismatico]

Odofredo ci parla anche di Irnerio e lo definisce come la LUCERNA IURIS (Luce del
diritto) e aggiunge che lui iniziò a studiare il diritto romano e al contempo insegnarlo
ai suoi studenti. Irnerio ,molto probabilmente, era di origine germanica (la vera forma
del suo nome era Vernerius) e qualche manoscritto lo definisce come TEUTONICO
(tedesco). Le sue origini germaniche spiegano anche il fatto che si trovi anche nella
cerchia dell’imperatore Enrico V ,che amava scegliere i suoi collaboratori fra i
Tedeschi. Irnerio si trova coinvolto nella politica anti-papale dell’imperatore Enrico V.
Troviamo Irnerio anche schierato sul versante opposto con la contessa Matilde di
Canossa (grande alleata del papato).A seconda dei periodi si trovava schierato in sfere
politiche differenti. Esso venne anche invitato da Matilde di Canossa a partecipare ad
un processo in qualità di esperto del diritto. Secondo una cronaca dell’epoca fu proprio
Matilde di Canossa a rivolgere ad Irnerio la richiesta di riportare alla luce i libri della
compilazione giustiniania.

A seguito di questo ritrovamento, nacque così l’insegnamento giustinianio nella


scuola di Bologna.

Il1088 è la data convenzionale di nascita dell’Università di Bologna. Non è presente un


data specifica perché non vi è un atto ufficiale (visto che nacque da un’iniziativa
privata di Irnerio, il quale decise di insegnare questo diritto a studenti provenienti da
ogni parte d’Europa). Il dato
più importante è il ritorno alla luce del Digesto Giustiniano,da parte di Irnerio, in tre
fasi successive, riflesse nelle tre diverse denominazioni.

Riemersero per primi i primi 24 libri , DIGESTUM VETUS (riscoperto per


primo);ritrovati poi gli ultimi 12 libri DIGESTUM NOVUM (dal 39 al 50);l’ultima a
riemergere fu la parte centrale (dal 24 al 38) DIGESTUM INFORTIATUM (questo
termine derivò dalla frase detta da Irnerio alla riscoperta di questa parte: IL NOSTRO
DIRITTO E’ RINFORZATO DA QUESTA SCOPERTA !!!).Queste tre parti del digesto
vennero inserite in tre volumi distinti nell’ordine di successione dei libri.
Un quarto volume andò a comprendere i primi 9 libri dei 12 libri comprensivi del
codice di Giustiniano, chiamato CODEX.

Infine abbiamo il quinto volume, detto VOLUMEN PARVUM (piccolo), il quale


conteneva 9 raggruppamenti comprendenti le costituzioni-novelle di Giustiniano, i
raggruppamenti si chiamavano COLLATIONES; a queste 9 seguiva una decima
COLLATIO che conteneva i cosiddetti LIBRI FEUDORUM (raccolta di consuetudini e
costituzioni imperiali in materia di feudi). In questa decima collatio c’era anche il testo
del trattato di Pace di Costanza del 1183 con cui l’imperatore Federico Barbarossa
aveva riconosciuto l’autonomia dei comuni cittadini lombardi. Questa decima collatio
contiene ancora i 3 libri finali del codice,meno interessanti e meno utilizzabili nella
realtà del XII secolo per la diversa struttura dell’ordinamento. Vi erano anche i 4 libri
delle istituzioni di Giustiniano.

La compilazione di giustiniano viene così suddivisa in questi 5 volumi i quali


verranno denominati dai giudici di Bologna: CORPUS IURIS CIVILIS, per
evidenziare l’idea di una compilazione unitaria (corpo omogenea di norme).

Delle opere di Irnerio ci restano le sue Glosse. Le glosse di irnerio sono identificabili
nei manoscritti grazie alla sua sigla che coincideva con l’iniziale del nome ( I , G di
Guarnerius). L’insegnamento di Irnerio venne proseguito principalmente dai quattro
dottori sui allievi prediletti: Bulgaro,Martino,Ugo,Iacopo. Ad essi Irnerio ,in fase di
morte,lascia la sua eredità scientifica. Leggenda di cronaca del tempo: viene
descritto irnerio morente che designa il suo successore tra i quattro allievi prediletti,
delinea Iacopo come il suo successore più prediletto. Questa successione avviene con
delle affermazioni: Bulgaro “OS AUREUM” (grande oratore stimato per la sua
eloquenza), Martino “COPIA LEGUM” (Grande conoscitore delle norme della
compilazione Giustiniania), Ugo “MENS LEGUM” (Mente delle leggi abile ad individuare
il vero significato delle norme giuridiche), Iacopo “ID QUOD EGO SUM” (ciò che sono
io).

[Questo racconto è molto simile alla narrazione fatta da uno scrittore latino Aulo Gelio
che aveva narrato la morte del grande filosofo greco Aristotele, circondato dai suoi
allievi e sollecitato ad individuare il suo successore. Aristotele non rispose facendo
semplicemente un nome egli chiese di servirgli del vino di due isole Greche, Rodi e
Lesbo. Gli allievi gli fornirono i vini Aristotele li assaggi entrambe e rispose che quello
di Rodi era buono, ma quello di Lesbo era più dolce e a lui più gradito. Tra i suoi allievi
ne eccellevano due Teofrasto di Lesbo e Menedemo di Rodi; a tutti fu chiaro che il suo
successore era Teofrasto di Lesbo]

PARALLESISMO TRA IRNERIO E IL GRANDE FILOSOFO GRECO ARISTOTELE (il


maestro per eccellenza di tutto il sapere).

Numerose furono glosse scritte dagli allievi di Irnerio. Bulgaro e Martino diedero vita a
due distinti ordinamenti dottrinali: Bulgaro era il difensore dell’interpretazione
letterale e rigorosa delle norme; Martino preferiva una interpretazione
equitativa, meno rigorosa delle norme ( secondo lui doveva tenere conto, questa
interpretazione, di ogni singolo caso concreto al quale le norme venivano applicate). E’
interpretazione equitativa l’interpretazione di una norma che tiene conto dei valori
etici e morali.

Il primo maestro effettivo della scuola di Bologna fu Irnerio, attorno a lui vi erano un
gruppo di studenti che costituivano la sua scuola. Gli studenti che ascoltavano le sue
lezioni inizialmente erano situati nella dimora del maestro ( a dimostrazione
dell’istituzione privata dell’università). Soltanto dal 1200 le scuole dei vari maestri
vennero riunite e verrà assegnato all’università un edificio del comune.
Il numero sempre crescente di studenti indusse gli studenti a riunirsi tra di loro in base
alla comune terra di origine. Nascono così le cosiddette nazioni studentesche:
Nazione dei Lombardi, dei Romani, dei Campani, dei Siculi e la Nazione dei
Francesi,Teutonici degli Elvetici, Ispanici ecc.

Nel 1200 a Bologna le diverse nazioni studentesche si fusero in due differenti


università: Università dei Citramontani che riuniva gli studenti al di qua delle Alpi
(studenti Italici), Università degli Ultramontani provenienti dai paesi al di là delle alpi
(Francesi, Tedeschi, Svizzeri, Spagnoli ecc). L’Università ,nel 1200, è intesa come
organizzazione di studenti. Attualmente l’università non si riferisce più agli studenti
ma all’insieme delle materie insegnate (infatti: Università degli studi). Ciascuna delle
due università eleggeva il suo rettore (tra gli studenti). Esso possedeva varie
funzioni e poteri ogni studente gli giurava obbedienza al momento dell’iscrizione nel
registro delle matricole, che era appunto l’immatricolazione. L’autorità del rettore
nasceva dall’esigenza di garantire l’ordine all’interno dell’università, perché
l’università era dotata di autonomia; non era cioè sottoposta all’autorità dei funzionari
pubblici.

Un’autonomia garantita dallo stesso imperatore, Federico Barbarossa, che emanò


un’apposita costituzione, nel 1155, volta a tutelare questa autonomia dell’università
rispetto al comune cittadino. Questa costituzione si chiama Habita così chiamata
perché il testo inizia con questa parola. La costituzione Habita stabiliva che: se veniva
intentato un processo contro uno studente la competenza a decidere la causa
spettava o ad un professore universitario oppure al vescovo cittadino e la scelta
veniva fatta dallo stesso studente. Non era dunque competente il giudice ordinario
cittadino. Nasce in questo modo il tribunale degli studenti come tribunale speciale.

Ma l’autonomia dell’università si estendeva anche all’elaborazione di regole della vita


universitaria che venivano stabilite dagli studenti, in autonomia: modalità di
insegnamento ecc , attraverso gli statuti universitari.

A partire dal 1200-1300 l’università perse la sua autonomia, perché il comune


cittadino cominciò ad emettere interventi regolatori sulla vita universitaria. Intanto al
diffusione dello studio condotto sulla compilazione normativa di giustiniano, diede vita
d una fiorente industria libraria a causa di una grandissima domanda di testi giuridici.
Vi era la stesura a mano da parte degli Emanuensi STAZIONARI incaricati di trascrivere
i singoli fascicoli in cui era suddivisa la costituzione giustiniania. Più persone creano
fascicoli, successivamente uniti tra loro.

All’inizio a Bologna vi era un rapporto totalmente privato tra docente ed allievi, nel
senso che i docenti concordavano con gli allievi i tempi e i costi delle lezioni e gli
studenti si impegnavano di versare al maestro una cifra “COLLETTA”. Al partire dal
1200 sarà il comune cittadino a pagare gli stipendi a i professori. L’insegnamento
iniziava ai primi d’ottobre e durava fino a metà agosto con un orario pesante che
imponeva agli studenti di frequentare sia al mattino che al pomeriggio;
l’insegnamento sulla compilazione giustiniania aveva il suo fulcro su due corsi
principali ,CORSI ORDINARI, uno rivolto ai primi nove libri del codice e l’altro sui primi
24 libri del digesto. I professori più stimati tenevano questi due corsi fondamentali.
Altri professori tenevano CORSI STRAORDINARI, ovvero corsi non ordinari, sulle altre
parti della compilazione giustiniania (ISTITUZIONI, NOVELLE,LIBRI FEUDORUM). Per
quanto riguarda i due corsi ordinari il programma di ogni anno di corso comprendeva
solo la metà di ciascun corso; i due corsi ordinari si completavano solo in due anni.

A partire dal 1400 in alcune sedi universitarie, avvenne la decisione di


affidare i corsi ordinari a due diversi professori uno in contrasto con l’altro
per stimolare il maggiore impegno dei docenti. Per vario tempo la durata degli
studi non era stata prefissata anche se lo studio universitario durava sempre parecchi
anni. A partire dal 1300 venne stabilito che la laurea in diritto civile si conseguiva in
setto o otto anni di studio a seconda delle università, mentre la laurea in diritto
canonico si raggiungeva in sei anni.

Lo studente che mirava ad assimilare la difficile materia della compilazione


giustiniania non poteva limitarsi a seguire ciascun corso una sola volta,era necessario
che lo studente seguisse lo stesso corso almeno due o tre volte in anni successivi;
questo per la difficoltà di comprensione delle materie che venivano insegnate.

Solo alla fine lo studente poteva dirsi veramente preparato. Lo studente che fosse un
po’ avanti con gli anni di studi doveva poi tenere ,a sua volta, una lezione davanti al
docente e ai compagni,su un testo della compilazione giustiniania per la laurea in
diritto civile; oppure su un testo di norme canonistiche che per laure in diritto
canonico. Dopo questa lungo percorso di studio si aprivano gli esami. Quindi, non vi
erano esami intermedi. Questo perché la vicinanza tra maestro e allievi faceva da
verifica sulla preparazione degli studenti. Lo studente che aveva seguito tutti i corsi si
presentava, ad un professore di sua scelta,il via libera a sostenere le prove finali. In un
colloquio privato verificava la preparazione e la capacità, per dare o meno il via libera
agli esami finali. Se veniva dato il via libera lo studente era ammesso ad una privata
prova d’esame davanti al collegio, composto da tutti i professori dell’università
(presieduto dal vescovo di Bologna per quella occasione).La prova era molto difficile,
lo studente doveva infatti discutere a lungo un testo della compilazione giustiniania
che veniva estratto a sorte poche ore prima dell’esame. La
promozione richiedeva il voto favorevole della maggioranza dei professori del collegio
se esito favorevole studente: LICENTIATUS IN IURE. A questo punto vi era un ultimo
esame da superare prima della fine dell’intero corso di studi, questa volta era un
esame pubblico che si teneva nella cattedrale (aperta a tutti).Questa prova finale era
ripetitiva di quella già affrontata privatamene con la ridiscussione dello stesso testo
normativo. Prova molto onerosa dal punto di vista economico perché lo studente era
tenuto a delle grosse spese, abiti di pregio da donare ai professori, festa per la
comunità cittadina cortei a cavallo. Quando poi veniva affrontata questa prova
pubblica, lo studente conseguiva il titolo di DOCTOR IURIS (Dottore in Diritto) e al
neo dottore veniva conferita contestualmente anche la LICENTIA DOCENDI.
In qualunque università avesse studiato era abilitato ad insegnare in qualunque
università europea.

Napoli,Pavia,Perugia,Pisa: nuove università dopo Bologna; all’estero: Francia


(Montpelier,Orleans) ;Praga e Vienna (per quanto riguarda l’area germanica) ogni sede
universitaria presentava le proprie caratteristiche peculiari nell’insegnamento, ma in
sostanza metodo e oggetto erano gli stessi. LA lingua dell’insegnamento era il latino e
questo favoriva gli spostamenti degli studenti da una università all’altra e di docenti
anche a livello Europeo (migliori prospettive di guadagno); questo favoriva anche la
circolazione delle opere dei maestri.

L’estrazione sociale degli studenti era varia come quella dei docenti; la maggior
parte degli studenti erano figli di famiglie appartenenti alla borghesia cittadina , in
certa parte anche figli nobili o anche figli appartenenti a famiglie più modeste;lo
stesso vale anche per i professori.

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Glossatori: Modalità di insegnamento

Il giurista, per prima cosa, chiariva a sé stesso il significato della norma giuridica,
successivamente comunicava agli studenti il risultato della sua interpretazione. Infine
stilava una trasposizione dell’interpretazione delle varie norme giuridiche.

Come avveniva la spiegazione delle norme?

Il Docente faceva un rapido chiarimento della norma riportando un caso concreto

Esso leggeva il testo della norma ai suoi studenti spiegando parola per parola. Da qui
deriva il termine “LEZIONE”, poiché la spiegazione parola per parola era definita
LECTIO
Veniva spiegata una distinzione che attribuiva a ciascuna delle norme in contrasto
(nella compilazione giustiniania) il suo specifico ambito di validità e di applicazione.

Il docente enunciava a lezione i cosiddetti BROCARDI i quali erano le enunciazioni di


principi giuridici tratti dalla compilazione giustiniania che veniva accompagnati da
norme concordanti e anche in contrasto (BROCARDI deriva da PRO e CONTRO).

La norma veniva presa come spunto dal maestro per proporre agli studenti, una
questione concreta da risolvere. Inizialmente era inventati dal maestro (QUESTIONES
DE FACTO) e davano un contributo agli studenti per migliore l’interpretazione pratica.
Esse venivano discusse in aula dal docente con gli studenti. Il docente proponeva il
caso concreto, incaricando alcuni studenti di difendere la tesi e ad altri di contrastarla.

Il docente aveva il compito di condurre il dibattito e alla fine dava la soluzione corretta
di questo caso ambiguo. Si presentava così un sistema simile a quello dei processi in
cui ci sono due parti opposte ed il giudice con la sua sentenza.

Ad un certo punto il docente smette di utilizzare casi inventati ma utilizza vicende


concrete note per la particolare risonanza rilevata nell’opinione cittadina.

Le QUESTIONES vennero poi riunite in raccolte:

QUESTIONES SABBATINES o QUESTIONES DOMINICALES.

Le opere dei glossatori sono legate alle diverse fasi della loro attività didattica, in
genere le opere dei giuristi consistono nella trasposizione dei diversi emendamenti
della lezione didattica.

Tra le opere dei glossatori si ricordano:

GLOSSE: che potevano essere INTERLINEARI o MARGINALI. Spiegazione parola per


parola della norma poteva essere più o meno ampia, ma rimaneva sempre legata al
significato della parola.

RACCOLTE DI DISTINZIONI: Raccolgono le distinzioni nata dall’esame di passi.

RACCOLTE DI BROCARDI: Elenco dei principi giuridici affiancati dall’indecisione delle


norme giustinianie concordanti e contrastanti con quei principi.

RACCOLTE DI QUESTIONES: a volte curate dagli allievi del maestro.

DISSENSIONES DOMINORUM: discussi dei maestri, indicavano gli argomenti


giuridici su cui alcuni maestri bolognesi erano in contrasto tra di loro.

ORDO IUDICIORUM: Non legato all’insegnamento universitario; nasce per la pratica


del diritto in cui si spiegava l’iter dei processi messi a disposizione dei professionisti
(notai, giudici, avvocati) per finalità pratiche.

SUMME: Esposizione sintetica ma allo stesso tempo sistematica di una determinata


parte della compilazione giustiniania. Di genere le summe avevano per oggetto:Le
istituzionei giustinianie e il codice di giustiniano (intermedio tra le istituzioni
e digesto).
Le SUMME avevano il pregio di far risaltare l’organicità del corpus iuris poiché
costantemente richiamate anche le norme di altre parti della compilazione che
affrontavano lo stesso accorgimento.

Le summe più importanti e più ampie sono:

SUMMA TRECENSIS: che ha per oggetto il codice di giustiniano; è chiamata così


perché ritrovata all’interno di un manoscritto conservato nella città francese di TRUA’.
A lungo si è ritenuto che l’autore fosse Ernerio. Ora invece si attribuisce la summa a
un giurista della provenza.

SUMMA DI ROGERIO

SUMMA DI PIACENTINO: Famoso per un’altra opera della metà del XII secolo
QUESTIONES DEI IURIS SUBTITOLATIBUS, riguardanti le questioni sulle sottigliezze del
diritto. Quest’opera si apre con una immagine allegorica: Tempio della giustizia
collocato in vetta ad un monte, all’interno sulle pareti sono trascritte tutte le norme
della compilazioni giustinianea. Sulla stessa parete si riflette l’immagine personificata
della giustizia (“Donna in abiti sontuosi”), della ragione e dell’equità. Un gruppo di
uomini è impegnato a cancellare le norme giustinianee in contrasto con l’equità.
All’esterno del tempio c’è “l’interprete” (GIURISTA) che è colui che nell’opera dà voce
al pensiero dell’autore rispondendo alle domande di un gruppo di uditori seduti
davanti a lui. Critica della persistenza nell’Italia settentrionale delle vecchie leggi
longobarde e franche. Il giurista sostiene che ormai non ha più senso l’applicazione di
queste norme nel momento che il popolo dei conquistatori si è ormai fuso con il popolo
romano, ormai l’ordinamento politico è il sacro romano impero e dal momento che gli
imperatori difendevano l’idea dell’unitarietà dell’impero bisognava seguire
l’unitarietà del diritto, che doveva essere il diritto romano con esclusioni di tutte le
altre leggi precedenti. LEGGITTIMAZIONE DEL DIRITTO ROMANO come diritto
vigente all’interno dell’impero. Tuttavia nell’applicare le norme romane i glossatori
eseguivano non una interpretazione letterale ma creativa (cioè che in parte
modificava il testo originario della norma per renderlo applicabile ad una realtà
diversa da quella del 6° secolo.#

SUMMA DEL GLOSSATORE AZZONE: Verso gli inizi del 1300k, più completa del
codice delle istituzione. Tentò anche una summa del digesto, ma non riuscì a
terminare l’opera e venne portata avanti da un altro glossatore ma nemmeno lui riuscì
a completarla per la troppa difficoltà.

# I glossatori con una scarsa cultura e conoscenza del latino raggiunsero


un’integrale conoscenza del CORPUS IURIS e riuscirono ad applicarlo al presente
grazie ad una interpretazione creativa.

Il concetto di DIRITTO UNICO si evolve in un concetto generale, applicabile cioè in


quello di diritto comune, qualifica che viene applicata al diritto romano. Il diritto
comune si contrappone ai diritti particolari presenti all’interno dell’impero: applicati
ai singoli comuni cittadini.
I glossatori davano una l’oro interpretazione creativa del diritto romana e nel fare
questo avevano un particolare parametro costante: EQUITA’ GIUSTIZIA DIVINA,
presente per volere divino nelle relazioni umane. Essa è definita come “EQUITA’
RUDE” dai glossatori, nel senso di originaria. Essa deve essere tradotta in norma
giuridica ad opera dell’imperatore nel suo ruolo di legislatore, definita EQUITA’
STRUTTURATA IN UNA NORMA GIURIDICA.

Irnerio fu il primo a sostenere questo metodo. Il ruolo del giurista diventa rilevante nel
momento in cui il giurista si accorge che la norma giuridica esistente non è conforme
al diritto divino.

Si delinearono riguardo a questo problema due differenti tipologie di pensiero:

IRNERIO E BULGARO: solo l’imperatore può fare le leggi e solo lui le può modificare
se non sono conformi all’equità. E non è il giurista che può portare queste modifiche.
Questa posizione rivela il timore che il giurista potesse commettere errori.

MARTINO: E’ preciso compito del giurista quello di corregge in fase di interpretazione


la norma non conforme alla giustizia divina. Il giurista in questo modo adeguava le
norme INIQUE (antiche e superate) alla nuova realtà della società. Il dovere del
giurista era percepire i valori della società per applicare le norme romane attraverso
una interpretazione creativa.

I glossatori si trovarono, così, a chiarire i rapporti tra il diritto romano e i diritti


particolari dei comuni cittadini: punto di partenza è dato da due norme presenti nella
compilazione giustinianea che disciplinano il rapporto tra legge e consuetudine. La
prima norma era contenuta nel digesto, ugualità tra legge e consuetudine. Un passo
del codice giustinianeo è rappresentato da una costituzione dell’Imperatore Costantino
che pone la legge scritta in una posizione superiore rispetto alla consuetudine, la
legge non può essere abrogata dalla consuetudine.

Irnerio dà una spiegazione storica: la norma contenuta nel digesto era valida nell’età
in cui era l’intero popolo che faceva le leggi (ETA’ DELLA ROM REPUBBLICANA) quindi
LEGGE E CONSUETUDINE SONO NELLO STESSO PIANO. In seguito ci fu’ una
cessione di tutto il potere pubblico da parte dell’imperatore (ETA’ DELLA ROMA
IMPERIALE) e si afferma la prevalenza della legge sulla consuetudine; la legge scritta
non può più essere abrogata da una consuetudine. Le consuetudini dei comuni
cittadini erano in contrasto con la legge romana imperiale, divario dell’epoca dei
glossatori. La glossa di Irnerio ha un chiaro significato politico. Difesa della legge
romana imperiale contrapposte alle consuetudini cittadine.

Nel 1176 vi fu una finale vittoria dei comuni cittadini a cui seguì la pace di costanza
1183 con cui l’imperatore Federico Barbarossa riconosce l’autonomia della città e le
relative consuetudini.

Prima della pace di Costanza vennero elaborate alcune teorie in contrasto con la tesi
di Ernerio volte a sostenere la prevalenza dei diritti locali sul diritto romano.
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Alcuni glossatori si schieravano dalla parte dei comuni. Una dottrina difesa da Bulgaro
l’avversario div Martino, ripresa poi dai seguaci. Teoria che si basava sull’altra
norma della compilazione giustinianea, un passo del digesto che affermava
pari valore di legge e consuetudine, questo ammetteva abrogazione di legge
scritte tramite consuetudine. Bulgaro e seguaci portarono avanti l’importanza della
legge locale sulla legge Romana Imperiale, purché si trattasse di una consuetudine
generale di tutto l’impero.

Le consuetudini locali non potevano abrogare una legge ma costituire una deroga
locale alla legge romana; nel luogo in cui si era formata quella data consuetudine non
deve essere applicata quella legge (concetto di deroga). Solo il popolo che aveva dato
vita a quella consuetudine era a conoscenza dell’esistenza di una legge di diverso
contenuto (opposto a legge) !!! Nei tribunali degli ordinamenti comunali ,a
seguito di queste teorie, i diritti locali venivano in ogni caso applicati come prevalenti
sempre rispetto al diritto romano. Non vi era necessità di nessuna legislazione al di
fuori del loro diritto; il diritto romano veniva utilizzato come sussidiario solo in caso di
lacuna delle consuetudini locali.

Mentre nell’Italia settentrionale vanno a formarsi i comuni, nel resto dell’Europa vanno
a formarsi le monarchie. Secondo le tradizionale concezione dell’Impero esso
esercitava il suo potere anche sulle monarchie.

Una posizione diversa viene a delinearsi verso la fine del XII secolo e inizio XIII. Si
tratta di giuristi provenienti da regni in forte espansione. Secondo questi giuristi i Re
non erano sottoposti ai poteri dell’imperatore, ma ad essi stessi aspettava tutto il
potere all’interno del loro regno. Essi non erano neppure costretti ad applicare nel
loro regno il diritto romano imperiale. Questi giuristi erano professori che insegnavano
a Bologna, provenienti da regni in forte espansione, si ricordi: Alano e Riccardo
Anglanico Inglesi; Lorenzo e Vincenzo Hispano Spagnoli, sostenitori di
questa dottrina.

In particolare Alano elaborò la celebre formula dell’indipendenza dei Re rispetto


all’imperatore (REX SUPERIOREM NON RECOGNIOSCENS IN REGNO SUO EST
IMPERATORE). Questa teoria ebbe importanti conseguenze sul terreno giuridico, infatti
era la volontà del Re che stabiliva la possibilità di adottare nel suo Regno il diritto
Romano (PLACITUM REGIS), nel caso e non di lacune dei diritti/consuetudini locali.

Il glossatore PIGLIO da MEDICINA (si ricordi per le sue varie questiones) si trasferì a
Modena dove nel 1182 fondò l’università. A Bologna insegnò tre anni, giurò davanti al
consiglio di non insegnare in altre città per cinque anni (tipica prassi del tempo con
giuramento da parte dei professori a non insegnare per un arco di tempo stabilito, per
non perdere studenti recati in quella città nel caso seguissero il professore nell’altra).

PIGLIO si dedicò, nell’arco di tempo fermo dall’insegnamento, alla stesura di un’opera,


LIBELLUS DISPUTATORIUS. Questo si presenta come una raccolta di brocardi, lungo
elenco di principi giuridici tratti dalla compilazione giustinianea con accanto le norme
concordanti e contrastanti con quei principi. L’ opera composta da Piglio inizialmente
messa ad uso dei pratici del diritto. Si rese presto conto però, che quest’opera, fosse
utile anche per gli studenti di diritto. Secondo PIGLIO la sua opera poteva anche
servire per avviare una forma della sua modalità didattica. Piglio, con i brocardi, punta
più su uno studio di ragionamento anziché di memoria (incamerare nozioni) vuole
abituare gli studenti alla riflessione sui principi consentendo ad essi di completare la
loro preparazione in un minor numero di anni (circa dieci anni per completare la laurea
“normale”). Questa riforma però non ebbe fortuna. Ci troviamo quasi alla fine della
scuola dei glossatori. A questo punto vengono inseriti nei libri contenenti il corpus iuris
i cosiddetti LIBRI FEUDORUM.

LIBRI FEUDORUM: si trattava di raccolte di consuetudini/costituzioni imperiali in


materia di diritto feudale. Raccolta che si forma a partire dalla metà del XII secolo con
una formazione complessiva che si completerà agli inizi del 1200. Nasce da una
giudice/console Milanese OBERTO DALL’ORTO, competente a giudicare cause di
diritto feudale. Alla metà del XII secolo manda il proprio figlio a studiare diritto
Bologna. Anselmo intraprese gli studi e si accorse che non veniva dedicato minimo
spazio al diritto feudale. Anselmo, da Bologna, scrive al padre di enunciargli i principali
contenuti del diritto feudale e Oberto risponde con due lettere composte tra il 1154 e il
1158 in cui descrive al figlio le consuetudini feudali che venivano osservate a Milano.
Queste lettere ebbero una circolazione più ampia di una semplice conversazione
privata e costituiscono la prima stesura dei libri feudorum.

[1° versione Obertina, dal nome dell’autore. A partire dal XII secolo vengono però
emanate costituzioni in materia di feudi da parte di Federico Barbarossa, queste
vengono aggiunte al materiale precedente e tutto l’insieme costituirà la 2° versione
dei libri feudorum. 3° e ultima redazione si limita a riportare qualche aggiunta
ulteriore in materia di feudi. Questa versione viene inserita nel corpus iuris civilis nel
5° volume di seguito alle novelle di Giustiniano].

Questo avvenne anche alcuni anni prima quando Federico II di Svevia aveva emanato
nel 1220 alcune costituzioni che gli erano state richieste dal papa Onorio III nel
momento in cui incoronava imperatore Federico II di Svevia. I giuristi collocarono
queste costituzioni nel 4° volume del corpus iuris.

Il primo inserimento dei libri feudorum, dopo le novelle giustinianee, avvenne tramite
Ugolino Presbiteri. Questo inserimento portò i libri feudo rum ad essere oggetto di
insegnamento universitario.

Un altro grande glossatore fu Azzone, esso insegnò nella sua città per più di
trent’anni, era allievo di Giovanni Basiano che a sua volta fu allievo di Bulgaro. Azzone
si occupò della stesura di questiones ma soprattutto di apparati di classe: insiemi di
glosse aventi per oggetto intere parti della compilazione giustinianea. Questo per
riordinare insiemi di glosse già scritte in precedenza con l’aggiunta di nuove.

Accursio (allievo di Azzone): Nacque a Firenze morì nel 1260, scherzava sul suo
nome pensava che derivasse da ACCORRERE/SOCCORRERE in aiuto del diritto
contemporaneo che si trovava in situazione di pericolo con la presenza di lacune. Fu
professore a Bologna e venne descritto come avido di ricchezze. Si sospette che
praticasse l’usura, prestando soldi ai suoi studenti riprendendoseli con un interesse
molto elevato, e la corruzione, soldi in cambio dell’esito positivo agli esami. Egli
compose un intero apparato di glosse a tutti i cinque volumi del corpus iuris (circa
97000 glosse !!!). La MAGNA GLOSSA, risulta essere un vero e proprio filtro
interpretativo per il diritto romano giustinianeo che consentiva di tenere quel diritto al
passo con i tempi.

Con Accursio si chiude così la scuola dei glossatori, poiché di esse non vi era
più necessità.

In questo stesso secolo aumenta la conoscenza dei filosofi greci, soprattutto quella
rivolta ad Aristotele, attraverso vari canali di conoscenza: le crociate, la conquista
della Sicilia da parte degli Arabi.

METODO DI CONTRAPPOSIZIONE DI TESI OPPOSTE RIGUARDO AL


SIGNIFICATO DI UN TESTO E INDIVIDUAZIONE NELLA SOLUZIONE MEDIANTE
RAGIONE.

Queste teorie veniva presa come valida, in tutte le scienze. In particolare, nella
scienza del diritto, porta alla nascita della scuola del commento.

La scuola del commento viene a crearsi per l’individuazione della RATIO nelle norme
giuridiche al di là del suo significato letterale.

Lo sviluppo della scienza giuridica canonista,fondata sulle sacre scritture, risulta


essere parallelo allo sviluppo del diritto romano; essa presenta un forte legame con la
teologia (studio della morale). La scienza giuridica canonista nasce con un monaco
Bolognese, Graziano, il quale, tra il 1139 e il 1142, compone l’opera: CONCORDIA
DISCORDANTIUM CANONUM, concordanza dei canoni discordanti. Quest’ultima risulta
essere una raccolta di norme di diritto canonico accompagnate da commenti
dell’autore; l’opera è costituita sia da AUCTORITATES sia da DICTA; CANONI
CONCILIARI, norme deliberate dalla riunione dei vescovi; DECRETALE
PONTIFICE,emanate dai papi. Quest’opera nacque per conciliare norme discordanti
tra di loro; per fare questo Graziano si avvale del metodo dialettico e risolve
CONTRADDIZIONI tra norme attraverso vari criteri:

1- Non fermarsi superficialmente alla lettura, ma individuare il senso profondo


delle norme.

2- Verificare che le norme fossero di due epoche differenti; nel caso fosse così
quella creata successivamente abroga quella precedente.

3- Si verificava l’appartenenza delle norme a due territori differenti. In tal caso non
abrogazione, ma applicazione delle norme, ognuna sul proprio territorio di
appartenenza.

4- Se nessuno dei tre principi precedenti veniva soddisfatto, si instaurava un


rapporto tra regola ed eccezione in un caso particolare, grazie ad una dispensa
del Papa.
Pietro Abelardo fu un teologo scrisse l’opera: SIC ET NON, con la quale aveva
conciliato le varie contraddizioni presenti negli scritti dei padri della chiesa. La
teologia,per la prima volta, risulta essere scienza critica della rivelazione.

Dante colloca Graziano in paradiso tra gli spiriti sapienti del cielo e del sole.

DECRETUM -> STUDIOSI -> DECRETISTI

Vengono elaborate delle summe da parte degli allievi di Graziano; il primo fu


PAUCAPALEA poi ROLANDO,RUFINO (Francese), STEFANO TORCENSE (vescovo di
Tournè).

In Francia il DECRETUM, piaceva molto per il forte legame con la teologia. A Parigi
nacque proprio la prima università di Filosofia e Teologia, poco dopo l’università di
Bologna.

SUMME DECRETUM: Germania,Austri, Inghilterra …

Molto importante furono le ultime summe Italiane del decretum, grazie ai giuristi
Giovanni da Faenza e Simone di Bisignano. La Summa Decretumo di Uguccione da
Pisa risulta essere fondamentale perché aveva studiato non solo il diritto canonico ma
anche Romano. Fu il 1° canonista a sottolineare l’importanza del diritto romano anche
per i canonisti, questo porterà ad una riduzione del legame tra diritto canonico e
teologia.

Si ricordi la DECRETALE EXTRAVAGANTE,decretale di Graziano.

QUINQUE COMPILAZIONES ANTIQUE: la prima scritta da Bernardo di Pavia. Divisa


in cinque libri secondo lo schema descritto da un versetto: IUDEX (giudizio in ambito
di ordinamento dei tribunali), IUDICIUM (ordinamenti canonici), CLERUS (Gerarchia),
CONNUBBIA (Materia di matrimoni, ovvero la competenza esclusiva della chiesa per
via dei risvolti spirituali, CRIMEN (Volte alla repressione dei reati verso la chiesa:
eresia, adulterio ecc).

Papa Gregorio IX, scomunica Federico II di Svevia, all’inizio del suo pontificato. Emana
una raccolta di decretali, chiedendo al giurista Spagnolo RAIMONDO DI PENIAFOR di
estrarre gran parte del materiale dalle QUINQUE COMPILATIONES ANTIQUE, alle quali,
successivamente, verranno aggiunte le decretali del pontefice. Il materiale venne
suddiviso in 5 libri, secondo il versetto sopra elencato. La raccolta fu promulgata nel
1234 con il titolo di DECRETALES GREGORI NONI. Nel linguaggio corrente la raccolte
prende il nome di LIBER EXTRAVAGANTIUM, nel senso di libro contenete decretali
esterne al decretum. Il LIBER EXTRA abrogava LE QUINQUE.

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