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1°: Perseguitata -> poiché essa riservava importanza solo a Dio e non all’imperatore.
3°: La religione Cristiana viene poi riconosciuta,nel 313, come lecita dall’imperatore
Costantino, con l’Editto di Milano. La Chiesa diviene anche titolare e proprietaria
di beni.
Vi è l’attribuzione ai vescovi della competenza di giudici anche per le cause civili non
solo ecclesiastiche, in alternativa ai giudici imperiali; se entrambe le parti di una lite
decidevano di esporre il loro problema anziché ad un giudice civile, ad un vescovo, era
possibile farlo.
I vescovi vengono posti al vertice della chiesa locale ( la comune diocesi), nella zona
territoriale attorno alla città di competenza.
[Un caso particolare fu quello di Sant Ambrogio il quale non era un prete anzi non era
stato nemmeno battezzato era semplicemente un funzionario dell’Impero Romano con
il compito di controllare l’ordine pubblico durante l’elezione dei vescovi; esso nel 374
venne eletto vescovo dal popolo e fu il 1° vescovo di Milano]
Il diritto della Chiesa è fissato nelle sacre scritture, Antico e Nuovo Testamento. Si
delinea poi un altro fonte la Legislazione Conciliare (delibere,canoni conciliari
enunciati nelle assemblee dei vescovi CONCILII).
Il primo CONCILIO ECUMENICO fu a Micea nel 325 dove viene istituito il dogma
fondamentale: Gesù( il figlio) è della stessa sostanza divina del padre.
Questo dogma era contrario al pensiero Ario, un vescovo che diede vita ad un
movimento eretico, ARIANESIMO, vescovo di Alessandria D’Egitto., il quale diceva che
Cristo non era della stessa sostanza del padre ma rappresentava solo la prima delle
sue creature. Ariani (Popolazioni Germaniche, Barbariche, e pure l’imperatore
Costantino).
Tra IV e V secolo , prendono vita le fonti di diritto canonico anche se prendono utilizzo
a partire dal XII secolo.
Sono epistole con cui il Papa risponde a quesiti e dubbi di natura giuridica sottoposti
a lui da giudici ecclesiastici (i quali dovevano risolvere i problemi e liti a loro
sottoposti).Esse nascono in relazione a singoli casi concreti e non a livello generale.
Successivamente, con il tempo, assumono il valore di norme generali per risolvere i
casi di simile peso.
Il 1° autore del DECRETALE fu Papa Siricio, il quale nel 385, invia il primo decretale al
vescovo spagnolo Imperio di Tarragona.
La Chiesa assume pure un ruolo guida a livello spirituale nei confronti dell’imperatore.
Ne è un esempio Sant’Ambrogio: A Tessalonia venne ucciso un funzionario imperiale,
così l’imperatore fece una vera e propria strage, uccidendo la maggior parte degli
abitanti di Tessalonica. Sant’Ambrogio così, condannò questo atto chiedendo il
pentimento all’imperatore.
Pur avendo un potere assoluto (da absolutus: privi di vincoli) l’imperatore doveva
rispettare quella che era la Legge Divina.
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Papa Gelosio I nel 494 in una lettera ad Anastasio, chiarisce i rapporti tra Chiesa ed
Impero. Secondo Gelosio i due poteri sono nati uniti nella persona di Cristo, sia il
potere temporale che quello spirituale. Dopo di lui i due poteri sono stati distinti a
causa della fragilità umana, nessuna dopo Cristo avrebbe potuto sommare su di se i
due poteri.
Queste due funzioni dovevano essere indipendenti tra loro, ciascuno doveva agire
nella sua sfera senza interferire nell’altra. Anche se i destinatari erano i medesimi->
Cittadini/Cristiani.
Secondo il Principio Evangelico: Date a Cesare ciò che è di Cesare e date a Dio ciò
che è di Dio.
Codice: 12 libri
Istituzioni: 4 libri
Digesto: 50 libri
La compilazione delle norme prese vita nell’Impero d’Oriente estesa poi nel 554, dopo
la riconquista dell’Italia (liberata dalla dominazione ostrogota), anche in Occidente.
Opere Dottrinali: sono private, ad opera di giuristi privati, denominate anche IURA per
distinguerle dalle Leges (Legge ufficiale dell’imperatore); ogni passo, all’interno del
digesto, veniva preceduto dal nome del giurista (es. Gaio,Papiniano ecc…).
Il Digesto fu pubblicato come tutte le altre parti nel 533 reso DIRITTO UFFICIALE
DELL’IMPERO.
Se si verifica, con una approfondita lettura, che le due norme non sono contrastanti e
si trova di loro il vero significato (Ratio) le due norme non sono in contrasto tra loro.
Giustiniano autorizza i giuristi a tradurre le norme dal Greco al Latino (per una più
facile comprensione), fare riassunti e modifiche in caso di rilevazioni di ripetizioni
(luoghi paralleli, stessi principi giuridici).
Vengono abrogate le norme non inserite e si vieta l’utilizzo di altre norme se non
quelle.
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Lezione 2
I Barbari sono una serie di popolazioni germaniche,del nord Europa, nomadi, dedite
alla guerre, le quali basano la loro economia sulla pastorizia. Solo successivamente
daranno vita all’economia agricola.
VISIGOTI
Il Regno Visigoto prendi vita nel 418 d.C. fino al 711 d.C.
PRINCIPIO DI PERSONALITA’ DEL DIRITTO: Diritto della propria stirpe. Diritto Romani
vige verso i Romani, diritto delle popolazioni barbariche vige verso le popolazioni
barbariche.
I Visigoti scelgono di applicare il principio di personalità del diritto , stesso diritto sia ai
Romani che ai Visigoti.
I più importanti testi scritti dai Visigoti, contenenti le norme giuridiche furono:
Editto di Teodorico II : 460 d.C. ;1° Opera legislativa dei Visigoti, conteneva norme
giuridiche divise in articoli.
Codice Euriciano (da Re Eurico) : 476 d.C. ; Efficacia Territoriale, mischia norme
Romane con norme Visigote.
Lex Romana Visigotorum ( Legge Romana dei Visigoti, chiamata anche Breviaro
Alariciano, da Re Alarico II) : 506 – 507 d.C. ; le norme contenute in esso sono
esclusivamente norme di diritto Romano e opere dottrinali ( scritte come commento
delle leggi, da parte dei giuristi).
Le norme contenute in esso erano sia Leges (proprie dello Stato) sia Iura ( frammenti
di opere dottrinali).
Liber Iudiciorum: Nuova raccolta di norme del nuovo Re Reccesvindo (654 d.C. VII
secolo); 12 libri, più di 500 norme risulta essere una delle più importanti opere
Visigote.
Principali Novità:
Sanzioni contro Ebrei; Le sanzioni valutate ingiuste da chi veniva processato potevano
essere portate in appello al vescovo il quale rivedeva la decisione presa dai giudici.
Viene Abrogato tutto il diritto previgente, adottate solo le norme del Liber Iudiciorum.
Nel caso ci fossero delle controversie esposte ai giudici ed essi avessero dei dubbi,
dovevano subito far presente al sovrano di questo dubbio il quale prendeva parte lui
stesso alla risoluzione.
Burgundi
Nel 443 invadono la Francia Sud Orientale, anch’essi hanno l’adozione delle
consuetudini. Dal V° secolo emanano leggi basate sulla Personalità del diritto.
Franchi
Legge Salica: Deriva dal ceppo della Stirpe Franca, a partire da Re Clodoveo. La sua
versione più antica prende il nome di PACTUS LEGIS SALICE ( Patto Della Legge Salica)
507 d.C. – 511 d.C.
Principali Consuetudini:
Eventuali fatti illeciti, puntiti con composizioni pecuniarie (multe), per evitare la Faida
(vendetta privata, esempio assassini di un membro di un clan, subito vendetta con
l’assassinio dell’altro membro).
La Legge Salica: 8 Redazioni, 1° Pactus Leges Salico, stesura in latina poiché al tempo
le persone in grado di leggere e scrivere erano gli ecclesiastici per i quali la lingua
madre era proprio il latino.
OSTROGOTI
493: Inizio del Regno Ostrogoto con Teodorico (Ostrogoto) 493 -552 d.C.
Nel regno Ostrogoto le istituzioni Romane rimangono intatte, personalità della legge.
Teodorico era un cittadino Romano a tutti gli effetti, non aveva il potere di promulgare
leggi per i Romani, ma solo per gli Ostrogoti; successivamente si crearono così una
serie di editti in lingua ostrogota.
I duchi longobardi erano a capo dei ducati sparsi nel regno longobardo. Pavia era la
capitale dove venne posto il Palatium.
Le consuetudini vennero definite per nome -> Cawarfide , redatte per iscritto dal
famoso Re Longobardo, Rotari nel 643.
Fu un Re Legislatore, scrisse l’Editto di Rotari, una raccolta di norme formate da 388
capitoli era la stesura il per iscritto delle Cawarfide (scritto in latino).
Anche i Longobardi non erano a conoscenza del testamento. Adottarono anche loro le
composizioni pecuniarie per evitare la Faida.
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Lezione 3
Le donne non avevano importanza, poiché non erano capaci di agire ovvero porre in
essere negozi giuridici ovvero la possibilità di stipulare contratti. Esse però
possedevano capacità giuridica ovvero la possibilità di essere titolare dei diritti
oggettivi. Essa doveva essere sempre accompagnata da un parente maschio affinché
potesse stipulare per lei negozi giuridici, esso veniva chiamato MUNDOALDO ovvero il
titolare del mundio, potestà che veniva esercitata sulla donna da parte del maschio
(Padre, Fratello maschio, Marito).
L’Editto di Rotari nel 643, prevedeva che la donna longobarda non potesse vivere
SEMPMUNDIA (Libera dal mundio).
2° Fase: Consegna materiale della sposa da allo sposo da parte del padre di lei
(TRADITIO).
Esso stabilisce la somma dello sposo da versare alla famiglia della sposa come
corrispettivo (Lameta). Oltre a questa somma il marito ne versava un’altra per
comprare il mundio della donna.
Liutprando stabilisce che, nel caso in cui il mundoaldo fosse il fratello,padre, zio o
cugino della donna, non potesse imporle a lei il matrimonio combinato.
Si presenta una cerimonia differente: Scambio delle vere (coinvolgendo così entrambe
gli sposi).
Al marito veniva consegnato, da parte del padre della sposa, una spada ed i guanti
così che egli potesse scegliere come trattarla. In caso di adulterio, infatti, il marito
poteva decidere di uccidere la donna e l’amante in caso venisse colto in fragrante.
L’amante poteva presentare la sua innocenza se trovava 12 persone che potessero
confessare per lui la sua innocenza. Oppure Ordalie o duello.
Secondo il Diritto Romano vi era presente ( in Italia fino agli anni ’70) l’istituto
della dote, ovvero una somma di denaro o beni immobili o mobili che il padre doveva
lasciare in dote alla figlia. Questa dote veniva poi amministrata dal marito re serviva “
Ad sustinenda honera matrimoni”.
Dote: anche successione ereditaria anticipata per la donna che si sposasse. Lo sposo
in contrapposto alla dote elargiva una DONAZIONE NUZIALE ( ovvero beni al
sostenimento della famiglia).
Secondo il Diritto Longobardo la figlia riceva dal padre il FADERFIO (dono del
padre) anziché la dote. Il fader fio. Lo sposo longobardo elargiva una donazione
(MORNGENBAGHE, ovvero dono del mattino poiché veniva data dal marito alla moglie
il mattino dopo la prima notte di matrimonio).
Liutprando:
Gairetinx: Rito compiuto per donazione Mortis Causa (Per Rotari solo padri senza
figlie).
Con Liutprando si ha un passaggio da Ariani a Crisiani tra 712-744 VIII secolo d.C.
Vengono emanate una serie di norme in cui è ben visibile l’influenza Cristiana.
Esso fu il primo Re a punire gli abusi del mundoaldo sulla donna (lasciarla morire di
fame, non darle abiti, violenza, adulterio con essa( nel caso sia un parente no marito)).
Vi era il diritto del marito di ripudiare la moglie per giusta causa sciogliendo il
matrimonio ( esempio se la donna fuggiva per 3 anni da casa).
Per la vendita di bene da parte della donna serviva la presenza, oltre quella del
mondoaldo, di 2 o tre parenti e un giudice che attestassero che il consenso della
donna non sia stato estorto dal mundoaldo.
VIENE CONSIDERATO, PER LA PRIMA VOLTA, IL MATRIMONIO COME UN SACRAMENTO.
Le Figlie sposate erano ammesse alla successione ereditaria, se figlie uniche, non più
divisione dell’eredità con i parenti.
NASCITA DELLE DONAZIONI CON FINALITA’ RELIGIOSE -> SALVEZZA DELLA PROPRIA
ANIMA.
VIETATA la faida per lesioni personali -> Pagamento del compenso pecuniario.
CITTADINI CLASSIFICA
RE->Arimanni(guerrieri)-> Aldi(semiliberi).
Lesioni inferte: Pugni, Schiaffo (contro la dignità personale), Ferite al volto, labbra,
naso, occhio strappato ecc… In caso di omicidio, pena pecuniaria. Il GUIDRIGILDO era
il valore pecuniario della persona se Arimanno guidrigildo più elevato.
La pena di morte veniva data solo per casi particolari: es uccisione del RE.
Nel diritto romano stessa pena per diritto tentato e diritto consumato, Longobardo no.
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Il diritto Longobardo a differenza del diritto Romano, e a quello odierno, non mirava
all’effettiva avvenuta di un fatto. Il diritto Romano utilizza prove razionali, ovvero
strumenti volti a provare il fatto stesso (es. avvenuta stipulazione di un contratto).
Nel processo Longobardo il giudice doveva limitarsi a fornire alle parti il mezzo di
soluzione della lite. Il mezzo di soluzione era solitamente una prova da parte del
condannato, il quale, se l’avesse superata sarebbe stato assolto (prove che non
avevano una connessione logica effettiva con il fatto stesso). La prova più presente
era quella del Giuramento (da parte dell’accusato); e le Ordalie.
Nel suo famoso editto,Rotari, affermava che in caso di lotta fra due campioni doveva
essere verificata la non assunzione di erbe magiche da parte dei due. Chi vinceva il
duello vinceva il processo. Il duello era vietato in 3 situazioni specifiche:
PROVA TESTIMONIALE: Alla quale inizialmente non venne data molta importanza da
parte dei longobardi, successivamente con l’influenza del diritto romano ed ebraico
(riferimento delle prove testimoniali anche nelle sacre scritture), successivamente
ottenne importanza.
PROVA DOCUMENTALE: Poco rilevante per i Longobardi, utilizzata per contratti. Nel
momento della nascita di controversie,però, non entrano in causa queste prove. IL
GIURAMENTO PREVALEVA SU TUTTO.
Anche per i Longobardi hanno molta importanza i Vescovi. I Vescovi già dall’epoca di
Costantino avevano assunto la funzione di Giudici. Decidevano delle cause civili poste
a loro da entrambe le parti favorevoli.
Liutprando con il suo editto “De Scribis” (Scribis erano i notai incaricati della
redazione dei negozi giuridici) impone il rispetto per le leggi longobarde e romane
secondo l’osservanza della personalità del diritto.
Benedetto da Norcia, orat et labora per tutti i monaci Benedettini, i quali avevano il
compito di trascrivere testi sacri, classici scientifici. Le regole Benedettine andarono
piano piano a diffondersi in tutta Europa.
Nasce anche la figura dell’Abate: Il quale veniva scelto dai monaci con una votazione
a maggioranza in base alla sapienza e non all’anzianità. Il principio cardine era il
principio della povertà e della castità.
L’abate restava in carica a vita. Prima di prendere delle decisioni doveva confrontarsi
con i suoi confratelli. I suoi poteri erano esercitati per l’interesse dell’intera comunità.
Il Monaco Benedettino Gregorio (il quale era un Patrizio Romano, prefetto) si ritirò nel
575 a vita monastica. Scrisse la I° biografia di Benedetto. Nel 590 venne nominato
pontefice Gregorio I° o Gregorio Magno. Di lui si hanno libri religiosi, Lettere. Si
contano più di 800 lettere le quali erano indirizzate a vari vescovi i quali ponevano le
loro domande a lui. Esso risolveva tutti i quesiti posti a lui , facendo sempre
riferimento alle sacre scritture.
I Penitentiali non si limitavano solo all’utilizzo da parte dei vescovi ma anche i giudici
laici ne facevano uso.
Il Re Longobardo Desiderio, fu sconfitto nel 774, da Carlo Magno e l’Italia passò nelle
mani dei Carolingi.
Il Re Carolingio, però, emana nuove leggi i Capitolari, le quali hanno valore di leggi
territoriali per tutti coloro presenti sul territorio. Vi è così la CONVIVENZA DI
TERRITORIALITA’ E PERSONALITA’ DEL DIRITTO.
Il Vescovo Agobardo nel IX° secolo, in una lettera indirizzata a Federico il Pio, notava
una contraddizione riguardo alle leggi che avevano i Cristiani. Infatti, loro, nella
religione Cristiana rispettavano 1 sola legge, mentre nelle questioni terrene più di una
legge. Disse che capitava che “5 Cristiani seduti ad un tavolo non possedevano gli
stessi diritti”.
Carlo Magno nella notte di Natale dell’800 fu incoronato da Papa Leone III
Imperatore del Sacro Romano Impero (legame con la Chiesa). L’imperatore Carlo
Magno era di sopra di ogni altro RE; aveva potere universale su tutta l’Europa
Cristiana.
Il Governo del territorio del Regno Carolingio fu assegnato da Carlo Magno ai Conti.
Essi erano funzionari pubblici titolari del Bannum (potere di comando dei conti sul
territorio). Essi possedevano potere giudiziario e amministrativo; proteggevano
chiese, deboli ecc
Missi Dominici: Inviati dal Re, scelte tra arisocratici, laici o ecclesiastici funzione
itinerante. 4 volte all’anno devono visitare, con compiti specifici, ciascuna contea.
Rachinburgi: tra 7 e 12 scelti dal conte o dal missus in occasione di singoli processi.
Feudo: Legame tra 2 uomini entrambi liberi, uno superiore rispetto all’altro inferiore
(classe sociale). Nasce un legame volto a garantire al superiore aiuto, assistenza, in
ogni circostanza. L’inferiore riceveva protezione e sostentamento dal superiore,
attraverso la concessione in beneficio di una terra da cui trarre i mezzi di legame
personale ,VASSALLAGGIO, e BENEFICIO.
Il vassallaggio (Da Vassu dal celtico Was, Servitore) nasce dopo un atto chiamato
COMMENDATIO PER MANUS, attraverso il quale, l’inferiore pone le mani giunte in
quelle del superiore altrettanto giunte (usanza poi presa anche negli atti Cristiani),
dichiara di divenire suo vassallo con un vero e proprio GIURAMENTO DI FEDELTA’
(SACRAMENTUM FIDELITATIS). Tutto questo processo veniva definito OMAGGIO.
I servizi richiesti dal feudatario a vassallo erano: aiuto domestico, prestare consiglio,
gestire il suo patrimonio ( anche lavori di notevole importanza),aiuto militare.
Vassallo Maggiore : il quale aveva un rapporto feudale direttamente con il RE; essi
erano conti e duchi.
Vassalli Minori: Rapporti di vassallaggio con conti e duchi, quindi vassalli dei
vassalli : VALVASSORI.
Nel 1037 Corrado II il Salico emanò l’ “Editto de Beneficis” nelle quali si evidenziavano
le garanzie dovute ai vassalli minori per il loro diritto sul beneficio. Il vassallo non
perdeva il beneficio se non per colpa sua; alla morte del vassallo il beneficio
doveva essere rinnovato ai suoi eredi.Il vassallo poteva vendere il feudo, con
l’obbligo di informare il feudatario dell’atto compiuto. Il signore poteva,
però, riprendersi la terra attraverso il retratto feudale.
In Italia, Germania e Francia; vi era il principio di spartizione del feudo tra i vari
figli maschi (eredi), le figlie erano inizialmente escluse poi ammessa; ma siccome il
feudo comportava pure una’attività militare le figlie non potevano di certo farne parte,
così, prima di sposarsi dovevano presentare il marito al feudatario il quale verificava la
capacità militare di quest’ultimo accettandolo o no.
Tra il X° ed il XIII° secolo vi è la nascita delle Signorie Territoriali. Esse sono delle
Strutture Istituzionali le quali necessitando di:
Esercito Milites
Chiesa Privata
Sudditi: del Signore Terriero, contadini, vicini e piccoli proprietari terrieri con i loro
contadini privati.
Il Signore Territoriale fa, all’interno della sua signoria, le veci del Re.
Tutta l’Europa si trova suddivisa in Signorie Territoriali:
Germania contee e ducati, con un importanza fondamentale per i signori feudali i quali
avevano il compito di eleggere il Re a Francoforte, successivamente incoronato ad
Aquisgrana, dal X° secolo Corona Imperiale; infatti il Re di Germania era considerato
Imperatore del Sacro Romano Impero (Germania + Italia).
In età Carolingia si incrina il potere secolare della Chiesa, la quale veniva considerata
dal Re come un organo dello Stato. Il Re si sentiva di intervenire nelle questioni
religiose, in disciplina del clero e del monachesimo; emanò capitolari e capitolari
ecclesiastici.
Le Falsificazioni erano delle normali raccolte di norme canoniche nelle quali, accanto a
quelle reali, comparivano quelle fasulle.Vi erano due livelli di falsificazione:
Vere norme attribuite ad autorità diverse da quelle che le canoniche avevano poste in
essere; si diceva fosse decretale pontifice in realtà erano canone conciliare o
viceversa.
Papa Nicolò II nel 1059 emana nuove norme ispirate da un grande desiderio di riforme:
Contro simonia, Cuncubinato, Vendita di beni ecclesiastici ai laici, Nuova modalità di
elezione del Papa sottratto all’Imperatore e attribuito ai cardinali.
Papa Gregorio VII° ebbe un impulso più significativo con la Riforma Gregoriana,
“Dictatus Papae” del 1075. Ildebrando da Soana aiutò Gregorio VII°.
Può sciogliere i sudditi dal giuramento di fedeltà fatto all’imperatore, può detronare il
Re come successe a Gregorio VII nel 1076 detronò Enrico IV il quale dovette umiliarsi
davanti a tutti per avere di nuovo la fiducia del Papa (Da Matilde di Canossa).
Nasce una nuova raccolta di Norme Canonistiche a Roma nel 1076; e nel 1085
,COLLECTIO CANONUM ( del Vescovo Anselmo da Lucca). Vi è così una piena
esaltazione del potere papale.
Per risolvere i contrasti tra norme, i padri della Chiesa, di cui ricordiamo il più
importante, San Agostino il quale affermò che passi apparentemente contrastanti nelle
Sacre Scritture sono da considerarsi distinti.
Distinzione Fondamentale:
La lotta Chiesa – Impero si concluse nel 1122 con il concordato di Worm: Enrico IV
contro Gregorio VII.
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Con il passare del tempo l’Europa si avvia verso un superamento del principio
della personalità del diritto, con un cammino di progressivo avvicinamento tra le
popolazioni di stirpe diversa ed un ritorno alla territorialità del diritto, attraverso
le consuetudini locali con un nuovo ordinamento giuridico (anche le popolazioni
Germaniche adottavano le consuetudini ma di stirpe).
I notai, nella redazione dei negozi giuridici, tengono conto non soltanto della Legge
Romana, ma anche del diritto canonico con la forma di: UTRAQUE LEX (una e l’altra
legge). Sono numerosi documenti del tempo, in atti Lombardi, Provenzali, nei quali vi è
presente il richiamo di entrambe le leggi; l’obiettivo di questo metodo era quello di
dare maggiore stabilità agli atti giuridici, mettendo in evidenza che in essi venivano
applicate ben due leggi. In ogni caso tra le due leggi si precisava sempre la superiorità
della Legge Canonica (nell'ipotesi di contrasto).
Dagli inizi del XI secolo compare una scuola professionale dedicata all'insegnamento
del diritto,volta a formare dei buoni giudici. L’insegnamento veniva da parte di giudici
volto alla formazione di altri giudici; Era insegnato il diritto Longobardo e Carolingio
(diritto vigente in Italia).
Il Sacro Palazzo era la sede del governo del Regno d'Italia e come tale era anche la
sede dell'amministrazione della giustizia (venivano risolta in esso le controversie da
parte dei giudici).
Il sacro palazzo era retto dal Conte Palatino, poiché l’Imperatore non era quasi mai
presente a Pavia,così serviva un suo rappresentante. Il Conte Palatino nomina i giudici
e notai. All’interno Sacro Palazzo, c'era anche la Scuola di Pavia.
LIBER PAPIENSIS: Il Libro di Pavia, raccoglie sia editti Longobardi sia i Capitolari
Carolingi; i capitolari ,poi, vengono raccolti e suddivisi per argomenti e non più per
ordine cronologico. Successivamente si crea una seconda opera suddivisa in libri e in
titoli ad imitazione della compilazione Giustiniania , la LEX LONGOBARDA.
Nell’ XI° secolo, in via definitiva, il diritto Romano non è più definito come
legge personale ma come legge generale sul territorio, in grado di colmare
le lacune presenti nel diritto longobardo nel diritto carolingio,per avere una
maggiore competenza normativa.
Tra l'XI-XII secolo,nell'alto medioevo,in Italia centro settentrionale e in molte altre zone
di Europa erano presenti molte città di origine romana,in cui il vescovo era divenuto il
signore cittadino. In campagna la signoria territoriale ha la fisionomia di una signoria
rurale.
Pisa e Genova avevano un ruolo da protagonista, per la scelta dei consoli, tra il ceto
mercantile; spiegabile con l'assoluta prevalenza del commercio marittimo
nell'economia di queste città. In ogni caso i consoli una volta eletti si consideravano
rappresentanti dell'intera popolazione cittadina. Il numero dei consoli non era fisso ma
variabile da città a città e di epoca in epoca anche nella stessa città. A Milano nel XII
secolo oscillavano tra 10 e 24. La durata del mandato era temporanea, per lo più
annuale.
I consoli non erano l'unico organo cittadino, infatti erano presenti altri organi:
Nella II metà del XII secolo termine questo tipo di assemblea, sostituita da altri organi:
i consigli; generalmente 2; uno costituito da alcune centinaia di persone: CONSIGLIO
GENERALE O CONSIGLIO MAGGIORE (costituisce direttamente l'assemblea);
CONSIGLI PIU’ PICCOLO COSTITUITO DA ALCUNE DECINE DI PERSONE che
collaboravano direttamente con i consoli. La funzione dei consigli era quello di
deliberare guerre e alleanze militari, nominare gli ufficiali comunali; i consigli facevano
anche le leggi di diritto penale,privato,processuale che portano il nome di statuti
comunali.
Nel 1200 gli statuti che si sono accumulati nel tempo vengono riuniti in unico libro
LIBER STATUTORUM diviso in materie, periodicamente aggiornato.
I membri del consiglio venivano eletti con una procedura di II grado in entrambi i casi
che prevedeva dapprima la scelta ad opera della sorte oppure ad opera dei consiglieri
uscenti scelta di un certo numero di persone che a loro volta avrebbero eletto i nuovi
consiglieri.
Statuti cittadini si applicavano all’interno del contado; leggi = del comuni cittadino; il
comune cittadino nominava il rettore del contado anche se però la campagna aveva
una sua limitata autonomia (NON AVEVA UNA SOGGEZZIONE TOTALE).Poteva
emanare statuti e leggi purché non fossero in contrasto con il diritto cittadino,
campagna poteva così autoregolarsi. Inoltre le comunità del contado potevano
nominare dei propri giudici per giudicare le cause di minor valore economico, perché
le cause delle comunità del contado di maggior valore erano riservate ai consoli
cittadini. Le Signorie Territoriali che caratterizzano il contado tra X e XI secolo vengono
sicuramente meno con la nuova età comunale. I poteri pubblici vengono ad essere
esercitati dai comuni cittadini in via di puro fatto, senza nessuna concessione da parte
dell'imperatore. La cosa creava problemi dell'imperatore poichè l'italia Settentrionale
faceva parte del sacro romano impero.
Federico Barbarossa contro Milano che avanzava pretese di controllo sul territorio di
Lodi; Nel 1154 c'è la prima discesa dell'imperatore in Lombardia; Barbarossa con la
"Dieta di Roncaglia" esprime una dura critica contro Milano e le città alleate. Vi era un
vero e proprio Interesse economico alla base di questo intervento dell'imperatore
contro i comuni cittadini. Milano in risposta distrusse Lodi. Nel 1158 l'imperatore fa
assediare dalle sue truppe Milano, e Lodi viene ricostruita. "Seconda Dieta di
Roncaglia" oltre ai funzionari imperiali anche vescovi consoli, giudici ed esperti di
diritto. In questa occasione Barbarossa emana la legge Regalia in cui enuncia i poteri
pubblici spettanti all'imperatore sulle città lombarde. Alle leggi seguono i fatti,
imperatore impone alle città dei funzionari imperiali per ricondurre le città sotto il
proprio controllo, PODESTA' (FUNZIONARI). Milano si ribella, si allea con altre città con
cui Bergamo, Brescia, Mantova, Piacenza e con il papa Alessandro III , difensore dei
comuni lombardi e con l'imperatore.
Nel 1167 decidono di dare vita a qualcosa di più grande, societas lombardie - Lega
Lombarda - Nuovo soggetto giuridico per la lotta contro l'imperatore. La lega aveva a
capo un rettore che era costituito a turno da uno dei consoli delle città rientranti nella
lega. Questi rettori avevano numerose competenze, accogliere nella lega altre città,
condurre trattative diplomatiche con l'imperatore poteri di guida militare, poteri di
controllo sulle città aderenti alla lega, in generale potere di comando sulle persone
sulle cose nelle città aderenti; poteri giudiziari. Rettore lega lombarda aveva poteri
giudiziari, come affronto verso l’imperatore. Per tutto il medioevo la funzione generale
dell'imperatore : no legiferare ma amministrare giustizia. Come al rettore
aspettava la giustizia di appello nelle cause decise nelle cause cittadine.
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Agli inizi del 1200 vi fu un cambiamento delle istituzioni comunali con la nascita del
Podestà in sostituzione ai consoli. Esso ha la funzione di Magistrato Unico, una figura
che emerge gradualmente dopo l’esperienza dei podestà nominati da Federico
Barbarossa prima della pace di Costanza e imposti alle città ribelli al fine di recuperare
il controllo sui comuni. Questa nuova figura di Podestà non è più legata
all’Imperatore ma al comune cittadino; l’unico vincolo era quello che imponeva al
podestà di non essere abitante della città in cui investiva il suo ruolo. Doveva essere
estraneo alle famiglie cittadine e ai conflitti cittadini, con il fine di garantire meglio
ordine e pace all’interno del comune.
I comuni cittadini erano proprio lacerati dalle continue lotte interne delle famiglie
,delle fazioni, classi sociali e partiti politici. Contrasti tra nobiltà e popolo e contrasto
anche tra i vari pensieri politici : Guelfi: Seguaci del papato; Ghibellini: Seguaci
dell’imperatore. Ogni gruppo sociale mirava ad eseguire il potere politico in modo
esclusivo a scapito delle altre componenti cittadine. Questo continuo stato di lotta
interna per affermare il potere unico porta all’utilizzo di: Consoli - > Podestà Locali ->
Podestà Forestieri (in ordine temporale).
Si può dire che ,con l’affermazione dei podestà, l’attività politica diviene una vera e
propria professione remunerata. Il podestà veniva remunerato con un salario, con i
soldi presi dalle casse cittadine. La carica di podestà generalmente era data alle
famiglie nobili: che avevano loro il potere del buon governo. All’arte del buon
governo vennero dedicati dei manuali ricchi di consigli per chi andava a svolgere
questa professione. Però la carica di podestà non era sempre data ad appartenenti a
famiglie nobili, a volte Giuristi (i quali risultavano veri esperti delle leggi).In pieno 200 i
giuristi divenuti podestà furono :Martino da Fano, Guido da Suzzara, Jacopo Baldovini e
Alberto da Gandino.
Podestà non della città, ma proveniva da una rete di città alleate.
I Comuni Cittadini non erano isolati tra di loro ma stringevano dei legami, alleanze. In
questo senso sicuramente l’esperienza della lega lombarda era stata fortemente
significativa; i comuni non abbandonano l’idea di alleanza.
Il podestà veniva eletto dal CONSIGLIO MAGGIORE,con una procedura in due gradi:
prima estratto a sorte un certo numero di membri del consiglio,successivamente essi
eleggevano il podestà a maggioranza.
Anche il popolo dei non nobili iniziava a reclamare una maggior partecipazione alla
vita politica dal quale, fino a quel momento,era stato escluso. Il popolo da così vita a
delle associazioni in ogni città.
I nobili per fronteggiare le associazioni popolari,le quali risultano fastidiose per loro, si
riuniscono in associazioni nobiliari: società nobiliari delle armi o società dei
milites.
Il popolo finisce poi per riunirsi in una associazione più ampia di quelle che abbiamo
visto: la SOCIETA’ DEL POPOLO che nasce dall’unione di tutte le società armate
rionali. In alcune città le società del popolo nascono solo dalle società armate rionali in
altri casi coinvolgo le corporazioni delle arti e dei mestieri.
A Milano furono precoci gli scontri tra il popolo ed i nobili. Nel 1214 il podestà riuscì a
risolvere il contrasto tra nobili e popolo con la partizione dei seggi del consiglio
comunale. Metà dei seggi ai nobili e metà al popolo. Prima partecipazione del popolo
all’attività politica. Il consiglio era divenuto il vero e proprio perno della politica
cittadina. L’elezione del consiglio avveniva su base rionale, con la procedura in due
gradi. Si procedeva ad eleggere a sorte un certo numero di elettori a livello di
quartiere, questi elettori dovevano poi nominare i consiglieri.
Nuove figure a fianco del podestà: CAPITANO DEL POPOLO e CONSIGLIO DEL
POPOLO, con una spartizione delle competenze: diarchia (potere esercitato da due
ordini di istituzioni). Diarchia tra comune podestarile e comune popolare. Non facile
distribuzione delle competenze.
Alla metà del 1200 definitiva vi era una notevole prevalenza del comune del popolo
sul comune podestarile, affermandosi come unica magistratura di vertice: il CAPITANO
DEL POPOLO. Scompaiono anche i vecchi consigli e rimane l’unico consiglio del popolo.
Il capitano del popolo stessi aveva gli stessi poteri del podestà,anch’esso straniero e
non cittadino.
Anche il comune del popolo non ebbe lunga vita, tra le fine del 1200 e inizio del 1300
ulteriore evoluzione politica nelle città che porta all’affermarsi della signoria :sistema
politico tipico del 1300 caratterizzato da un potere accentrato nelle mani di un unico
soggetto; ereditario all’interno della famiglia(Es. Visconti,Sforza).
Brevia: Norme che gli ufficiali comunali giuravano di rispettare nell’esercizio delle loro
funzioni. Al momento dell’assunzione della carica, prima i consoli e poi i podestà,
giuravano di rispettare queste norme nello svolgimento delle loro mansioni.
CONTENUTO DI DIRITTO PUBBLICO.
Nel corso del 1200 i comuni decidono di raccogliere tutte queste norme e riordinarle
in un unico testo: LIBER STATUTORUM (XIII secolo).
Le più antiche norme cittadine sono del XII secolo e sono singoli statuti o singoli brevi.
Eccezione di Pisa 1160 che già nel XII secolo emanò due raccolte di norme:
COSTITUTUM USUS (Raccolte di consuetudini) e COSTITUM LEGIS (Raccolta di norme
statutarie).
Statuti universitari e fuori dalle città anche gli statuti rurali elaborati dalle comunità
del contado (con una se pur limitata autonomia).
Monarchie, già a partire dal XII – XIII secolo, caratterizzate da un potere pubblico
accentrato,forte, concentrato nelle mani di un unico soggetto, il SOVRANO. Potere
sovrano che controlla e limita le autonomie cittadine.
Stato pontificio, si estendeva dal Lazio alle Marche, Umbria e all’Emilia Romagna (Da
Spoleto a Bologna); il pontefice era anche il titolare del potere temporale. Fioriscono
delle consuetudini locali sottoposti all’approvazione da parte del pontefice.
Ruolo di forte peso del monarca. LEGISLAZIONE VOLUTA DAL SOVRANO. Emanazione
di un importante testo legislativo da un rappresentante pontificio. Spostamento ad
Avignone da parte del Papa, cattività Avignonese in Italia era presente per sua vece
un legato pontificio: Cardinale Egidio di Albornoz; emana questo testo normativo di
provenienza del sovrano COSTITUZIONI EGIDIANE: testo che disciplinava vari
aspetti del diritto legislativo, penale, processuale; questo testo aveva prevalenza sulle
consuetudini locali e statuti, soggette all’approvazione da parte del sovrano.
Regno di Sicilia, nasce nel 1130, conquistato dai normanni; anche in queste zone ci
furono numerose raccolte di consuetudini scritte: Amalfi (consuetudini volte a
disciplinare i suoi intensi traffici commerciali), Bari ( due importanti raccolte di
consuetudini, opera di due giudici: Andrea e Sparano,Andrea mise in evidenza
differenze tra consuetudini di Bari e diritto Romano; Sparano mette in risalto
differenze tra consuetudini di Bari e diritto Longobardo importante nelle puglie anche
se i Longobardi non hanno mai governato in quella zona).Benevento,Napoli(messe per
iscritto da 12 esperti , sottoposte a controllo da parte del sovrano Carlo Dangiò 1306
incarica un giurista Bartolomeo da Capua e solo dopo questo controllo il testo delle
consuetudini locali entrarono in vigore),Messina. Nel Regno di Sicilia la presenza di
una monarchia forte si manifestò non soltanto sotto forma di controllo, anche
nell’esercizio del potere normativo da parte dello stesso sovrano; emana leggi
superiori rispetto a consuetudini e statuti. Il primo Re di Sicilia che emanò delle norme
fu Ruggero II. Nel 1140 emanò costituzioni nella località di Ariano di Puglia,le quali
avevano valore su tutto il regno. Ma la fase culminante che caratterizza l’esercizio del
potere normativo fu raggiunto da Federico II di Svevia che nel 1231 promulgò il LIBER
CONSTITUTIORUM nella località di Melfi (uffici pubblici,potere giudiziario,fiscale,
privato). Uguaglianza di tutti i sudditi davanti alla legge indipendentemente sia dalla
stirpe etnica, sia dalla classe sociale di appartenenza. Opera legislativa più importante
nel medioevo europeo. Solo i monarchi facevano ricorso allo strumento legislativo.
Testo rimarrà in vigore fino alla fine del 1700.
Norma gerarchia delle fonti del diritto, stabilivano in che ordine erano applicate le
norme presenti nel regno). Se in un caso concreto non si trovavano soluzioni nel
Liber, allora si applicavano consuetudini e statuti.
DOPO LIBER CONSTITUTIORUM -> Consutudini e Statuti -> Diritto
Longobardo -> Diritto Romano
Forte controllo del re di Sicilia sui signori feudali all’interno del regno; perfino per
sposarsi avevano bisogno dell’assenso del sovrano. Affinché tutto il potere fosse nelle
mani del Re.
Agli Inizi del 1200 fu redatta una raccolta di consuetudini elaborata per la Sassonia:
Specchio Sassone. Per la baviera “Specchio Svevo”. Germania (Realtà Monarchica,con
presenza di comuni) fioritura di statuti cittadini differenza rispetto agli statuti italiani,
essi non si estendono al di fuori delle mura cittadine,non si estendono nel contado
circostante.
Nella Francia sono presenti le stesse caratteristica, con una peculiarità con una sorte
di divisione tra due fasce nel territorio: Fascia meridionale e settentrionale.
Fasce Meridionale: Aveva fatto parte dell’antico Impero Romano, provincia della
Gallia, per tutto l’alto medioevo il diritto romano sopravvive come diritto personale
della stirpe romana. A partire dal XII secolo questa zona del territorio prende il nome
di “Paesi di diritto Scritto”. Una caratteristica di tutto il contesto europeo XII XIII XIV
secolo, ma presente anche il diritto romano. Si elaborano raccolte di consuetudini
locali, il diritto romano aveva il ruolo di diritto sussidiario, cioè utilizzato in caso di
lacuna delle consuetudini locali.
Tutta via la monarchia francese voleva evitare ogni tentativo di sottomissione da parte
dell’Impero. Diritto Romano era l’emblema del sacro romano impero.
In Francia non si voleva evidenziare l’utilizzo del diritto romano come sottomissione
della monarchia all’impero. Così la Francia meridionale prese le distanze; Filippo il
Bello nel 1312 emana un’ordinanza (legge del sovrano) con cui stabilisce che il diritto
romano nei paesi del diritto scritto fosse sì ammesso ma non in quanto diritto
imperiale ma solo a titolo di consuetudine locale.
Il ruolo delle consuetudini locali nel centro nord della Francia, zona non conquistata
dai romani, estranea dall’antico impero romano; maggior numero di consuetudini
locali, redatte per iscritto, questa zona prendeva il nome di “Paesi del diritto
consuetudinario”: Normandia, Orleans, Bretagna, Parigi ;la più famosa raccolta di
consuetudini è quella che raccoglie le consuetudini di Clermons. Non fu del tutto
estromesso il diritto romano , applicato nei processi non in quanto al diritto romano
ma in quanto RATIO SCRIPTA, diritto di ragione;nei casi in cui le consuetudini raccolte
per iscritto non disponevano riguardo ad un determinato caso concreto. Anche come
diritto sussidiario, il diritto romano, ebbe tantissima considerazione.
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Alla fine dell’ XI secolo, epoca d’inizio del basso medioevo (nel quale fanno parte i
secoli dopo l’anno 1000), nasce la prima università della storia Europea,a Bologna, la
quale nasce specificatamente come insegnamento del diritto. L’oggetto di studio era il
diritto Romano, contenuto nella compilazione normativa dell’imperatore Romano
Giustiniano il quale diventa una disciplina scientifica autonoma. Nell’alto
medioevo non si presentava come disciplina autonoma bensì faceva parte delle 7 arti
liberali: arti umanistiche del trivio (Grammatica,Dialettica,Retorica->nella quale
era presente anche il Diritto), arti reali del quadrivio
(Aritmetica,Geometria,Astrologia e Musica). Tutte queste arti liberali venivano
insegnate in chiese e monasteri.
Odofredo disse che Pepone, iniziò di sua personale iniziativa a dare lezioni di diritto
Romano , ma questo insegnamento non ebbe nessun particolare successo. Al
contrario,però, è presente un altro giudizio dato da un maestro inglese Rodolfo il nero
il quale lo definisce come AURORA SURGENS per aver determinato a Bologna la
rinascita degli studi romanistici. Alle origini Pepone viene identificato con un PEPONE
DOCTOR LEGIS, che compare in un processo del 1076 (processo di marturi). Si tratta
del primo processo in cui è documentato un utilizzo corretto del digesto di giustiniano.
A dimostrazione che il digesto era già stato riportato alla luce dopo i secoli di oblio in
cui era stato del tutto dimenticato.
Giudizio di Marturi: una delle parti in causa è il Monastero di San Michele il quale
rivendicava in giudizio la proprietà di alcuni beni che gli erano stati donati anni prima
da un marchese della zona ma che ora si trovavano nelle mani di altri per colpa di un
altro marchese che alcuni anni prima aveva sottratto dei beni alle chiese e ai
monasteri della zona per venderli a terzi ed arricchirsi. Alcuni giudici però non
avevano dato seguito al processo, molto probabilmente perché corrotti dalla
controparte. Dopo più di 40 anni l’azione processuale si era estinta
(PRESCRITTA,ovvero, non poté più essere esercitata), la causa però fu riproposta nel
1076 davanti ad i giudici della contessa Beatrice di Canossa, madre di Matilde di
Canossa. Tuttavia gli abili giuristi del monastero trovarono una norma contenuta nel
digesto che prevedeva la restituzione della facoltà di difendere i propri diritti a favore
di quei soggetti che non avevano potuto difenderli per mancanza di giudici (la
mancanza di giudici non faceva decorrere la prescrizione). La causa venne così
definitivamente vinta dal monastero. In questo processo compare anche il nome di
Pepone che potrebbe essere lo stesso Pepone che diede vita all’Università di Bologna.
Odofredo ci parla anche di Irnerio e lo definisce come la LUCERNA IURIS (Luce del
diritto) e aggiunge che lui iniziò a studiare il diritto romano e al contempo insegnarlo
ai suoi studenti. Irnerio ,molto probabilmente, era di origine germanica (la vera forma
del suo nome era Vernerius) e qualche manoscritto lo definisce come TEUTONICO
(tedesco). Le sue origini germaniche spiegano anche il fatto che si trovi anche nella
cerchia dell’imperatore Enrico V ,che amava scegliere i suoi collaboratori fra i
Tedeschi. Irnerio si trova coinvolto nella politica anti-papale dell’imperatore Enrico V.
Troviamo Irnerio anche schierato sul versante opposto con la contessa Matilde di
Canossa (grande alleata del papato).A seconda dei periodi si trovava schierato in sfere
politiche differenti. Esso venne anche invitato da Matilde di Canossa a partecipare ad
un processo in qualità di esperto del diritto. Secondo una cronaca dell’epoca fu proprio
Matilde di Canossa a rivolgere ad Irnerio la richiesta di riportare alla luce i libri della
compilazione giustiniania.
Delle opere di Irnerio ci restano le sue Glosse. Le glosse di irnerio sono identificabili
nei manoscritti grazie alla sua sigla che coincideva con l’iniziale del nome ( I , G di
Guarnerius). L’insegnamento di Irnerio venne proseguito principalmente dai quattro
dottori sui allievi prediletti: Bulgaro,Martino,Ugo,Iacopo. Ad essi Irnerio ,in fase di
morte,lascia la sua eredità scientifica. Leggenda di cronaca del tempo: viene
descritto irnerio morente che designa il suo successore tra i quattro allievi prediletti,
delinea Iacopo come il suo successore più prediletto. Questa successione avviene con
delle affermazioni: Bulgaro “OS AUREUM” (grande oratore stimato per la sua
eloquenza), Martino “COPIA LEGUM” (Grande conoscitore delle norme della
compilazione Giustiniania), Ugo “MENS LEGUM” (Mente delle leggi abile ad individuare
il vero significato delle norme giuridiche), Iacopo “ID QUOD EGO SUM” (ciò che sono
io).
[Questo racconto è molto simile alla narrazione fatta da uno scrittore latino Aulo Gelio
che aveva narrato la morte del grande filosofo greco Aristotele, circondato dai suoi
allievi e sollecitato ad individuare il suo successore. Aristotele non rispose facendo
semplicemente un nome egli chiese di servirgli del vino di due isole Greche, Rodi e
Lesbo. Gli allievi gli fornirono i vini Aristotele li assaggi entrambe e rispose che quello
di Rodi era buono, ma quello di Lesbo era più dolce e a lui più gradito. Tra i suoi allievi
ne eccellevano due Teofrasto di Lesbo e Menedemo di Rodi; a tutti fu chiaro che il suo
successore era Teofrasto di Lesbo]
Numerose furono glosse scritte dagli allievi di Irnerio. Bulgaro e Martino diedero vita a
due distinti ordinamenti dottrinali: Bulgaro era il difensore dell’interpretazione
letterale e rigorosa delle norme; Martino preferiva una interpretazione
equitativa, meno rigorosa delle norme ( secondo lui doveva tenere conto, questa
interpretazione, di ogni singolo caso concreto al quale le norme venivano applicate). E’
interpretazione equitativa l’interpretazione di una norma che tiene conto dei valori
etici e morali.
Il primo maestro effettivo della scuola di Bologna fu Irnerio, attorno a lui vi erano un
gruppo di studenti che costituivano la sua scuola. Gli studenti che ascoltavano le sue
lezioni inizialmente erano situati nella dimora del maestro ( a dimostrazione
dell’istituzione privata dell’università). Soltanto dal 1200 le scuole dei vari maestri
vennero riunite e verrà assegnato all’università un edificio del comune.
Il numero sempre crescente di studenti indusse gli studenti a riunirsi tra di loro in base
alla comune terra di origine. Nascono così le cosiddette nazioni studentesche:
Nazione dei Lombardi, dei Romani, dei Campani, dei Siculi e la Nazione dei
Francesi,Teutonici degli Elvetici, Ispanici ecc.
All’inizio a Bologna vi era un rapporto totalmente privato tra docente ed allievi, nel
senso che i docenti concordavano con gli allievi i tempi e i costi delle lezioni e gli
studenti si impegnavano di versare al maestro una cifra “COLLETTA”. Al partire dal
1200 sarà il comune cittadino a pagare gli stipendi a i professori. L’insegnamento
iniziava ai primi d’ottobre e durava fino a metà agosto con un orario pesante che
imponeva agli studenti di frequentare sia al mattino che al pomeriggio;
l’insegnamento sulla compilazione giustiniania aveva il suo fulcro su due corsi
principali ,CORSI ORDINARI, uno rivolto ai primi nove libri del codice e l’altro sui primi
24 libri del digesto. I professori più stimati tenevano questi due corsi fondamentali.
Altri professori tenevano CORSI STRAORDINARI, ovvero corsi non ordinari, sulle altre
parti della compilazione giustiniania (ISTITUZIONI, NOVELLE,LIBRI FEUDORUM). Per
quanto riguarda i due corsi ordinari il programma di ogni anno di corso comprendeva
solo la metà di ciascun corso; i due corsi ordinari si completavano solo in due anni.
Solo alla fine lo studente poteva dirsi veramente preparato. Lo studente che fosse un
po’ avanti con gli anni di studi doveva poi tenere ,a sua volta, una lezione davanti al
docente e ai compagni,su un testo della compilazione giustiniania per la laurea in
diritto civile; oppure su un testo di norme canonistiche che per laure in diritto
canonico. Dopo questa lungo percorso di studio si aprivano gli esami. Quindi, non vi
erano esami intermedi. Questo perché la vicinanza tra maestro e allievi faceva da
verifica sulla preparazione degli studenti. Lo studente che aveva seguito tutti i corsi si
presentava, ad un professore di sua scelta,il via libera a sostenere le prove finali. In un
colloquio privato verificava la preparazione e la capacità, per dare o meno il via libera
agli esami finali. Se veniva dato il via libera lo studente era ammesso ad una privata
prova d’esame davanti al collegio, composto da tutti i professori dell’università
(presieduto dal vescovo di Bologna per quella occasione).La prova era molto difficile,
lo studente doveva infatti discutere a lungo un testo della compilazione giustiniania
che veniva estratto a sorte poche ore prima dell’esame. La
promozione richiedeva il voto favorevole della maggioranza dei professori del collegio
se esito favorevole studente: LICENTIATUS IN IURE. A questo punto vi era un ultimo
esame da superare prima della fine dell’intero corso di studi, questa volta era un
esame pubblico che si teneva nella cattedrale (aperta a tutti).Questa prova finale era
ripetitiva di quella già affrontata privatamene con la ridiscussione dello stesso testo
normativo. Prova molto onerosa dal punto di vista economico perché lo studente era
tenuto a delle grosse spese, abiti di pregio da donare ai professori, festa per la
comunità cittadina cortei a cavallo. Quando poi veniva affrontata questa prova
pubblica, lo studente conseguiva il titolo di DOCTOR IURIS (Dottore in Diritto) e al
neo dottore veniva conferita contestualmente anche la LICENTIA DOCENDI.
In qualunque università avesse studiato era abilitato ad insegnare in qualunque
università europea.
L’estrazione sociale degli studenti era varia come quella dei docenti; la maggior
parte degli studenti erano figli di famiglie appartenenti alla borghesia cittadina , in
certa parte anche figli nobili o anche figli appartenenti a famiglie più modeste;lo
stesso vale anche per i professori.
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Il giurista, per prima cosa, chiariva a sé stesso il significato della norma giuridica,
successivamente comunicava agli studenti il risultato della sua interpretazione. Infine
stilava una trasposizione dell’interpretazione delle varie norme giuridiche.
Esso leggeva il testo della norma ai suoi studenti spiegando parola per parola. Da qui
deriva il termine “LEZIONE”, poiché la spiegazione parola per parola era definita
LECTIO
Veniva spiegata una distinzione che attribuiva a ciascuna delle norme in contrasto
(nella compilazione giustiniania) il suo specifico ambito di validità e di applicazione.
La norma veniva presa come spunto dal maestro per proporre agli studenti, una
questione concreta da risolvere. Inizialmente era inventati dal maestro (QUESTIONES
DE FACTO) e davano un contributo agli studenti per migliore l’interpretazione pratica.
Esse venivano discusse in aula dal docente con gli studenti. Il docente proponeva il
caso concreto, incaricando alcuni studenti di difendere la tesi e ad altri di contrastarla.
Il docente aveva il compito di condurre il dibattito e alla fine dava la soluzione corretta
di questo caso ambiguo. Si presentava così un sistema simile a quello dei processi in
cui ci sono due parti opposte ed il giudice con la sua sentenza.
Le opere dei glossatori sono legate alle diverse fasi della loro attività didattica, in
genere le opere dei giuristi consistono nella trasposizione dei diversi emendamenti
della lezione didattica.
SUMMA DI ROGERIO
SUMMA DI PIACENTINO: Famoso per un’altra opera della metà del XII secolo
QUESTIONES DEI IURIS SUBTITOLATIBUS, riguardanti le questioni sulle sottigliezze del
diritto. Quest’opera si apre con una immagine allegorica: Tempio della giustizia
collocato in vetta ad un monte, all’interno sulle pareti sono trascritte tutte le norme
della compilazioni giustinianea. Sulla stessa parete si riflette l’immagine personificata
della giustizia (“Donna in abiti sontuosi”), della ragione e dell’equità. Un gruppo di
uomini è impegnato a cancellare le norme giustinianee in contrasto con l’equità.
All’esterno del tempio c’è “l’interprete” (GIURISTA) che è colui che nell’opera dà voce
al pensiero dell’autore rispondendo alle domande di un gruppo di uditori seduti
davanti a lui. Critica della persistenza nell’Italia settentrionale delle vecchie leggi
longobarde e franche. Il giurista sostiene che ormai non ha più senso l’applicazione di
queste norme nel momento che il popolo dei conquistatori si è ormai fuso con il popolo
romano, ormai l’ordinamento politico è il sacro romano impero e dal momento che gli
imperatori difendevano l’idea dell’unitarietà dell’impero bisognava seguire
l’unitarietà del diritto, che doveva essere il diritto romano con esclusioni di tutte le
altre leggi precedenti. LEGGITTIMAZIONE DEL DIRITTO ROMANO come diritto
vigente all’interno dell’impero. Tuttavia nell’applicare le norme romane i glossatori
eseguivano non una interpretazione letterale ma creativa (cioè che in parte
modificava il testo originario della norma per renderlo applicabile ad una realtà
diversa da quella del 6° secolo.#
SUMMA DEL GLOSSATORE AZZONE: Verso gli inizi del 1300k, più completa del
codice delle istituzione. Tentò anche una summa del digesto, ma non riuscì a
terminare l’opera e venne portata avanti da un altro glossatore ma nemmeno lui riuscì
a completarla per la troppa difficoltà.
Irnerio fu il primo a sostenere questo metodo. Il ruolo del giurista diventa rilevante nel
momento in cui il giurista si accorge che la norma giuridica esistente non è conforme
al diritto divino.
IRNERIO E BULGARO: solo l’imperatore può fare le leggi e solo lui le può modificare
se non sono conformi all’equità. E non è il giurista che può portare queste modifiche.
Questa posizione rivela il timore che il giurista potesse commettere errori.
Irnerio dà una spiegazione storica: la norma contenuta nel digesto era valida nell’età
in cui era l’intero popolo che faceva le leggi (ETA’ DELLA ROM REPUBBLICANA) quindi
LEGGE E CONSUETUDINE SONO NELLO STESSO PIANO. In seguito ci fu’ una
cessione di tutto il potere pubblico da parte dell’imperatore (ETA’ DELLA ROMA
IMPERIALE) e si afferma la prevalenza della legge sulla consuetudine; la legge scritta
non può più essere abrogata da una consuetudine. Le consuetudini dei comuni
cittadini erano in contrasto con la legge romana imperiale, divario dell’epoca dei
glossatori. La glossa di Irnerio ha un chiaro significato politico. Difesa della legge
romana imperiale contrapposte alle consuetudini cittadine.
Nel 1176 vi fu una finale vittoria dei comuni cittadini a cui seguì la pace di costanza
1183 con cui l’imperatore Federico Barbarossa riconosce l’autonomia della città e le
relative consuetudini.
Prima della pace di Costanza vennero elaborate alcune teorie in contrasto con la tesi
di Ernerio volte a sostenere la prevalenza dei diritti locali sul diritto romano.
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Alcuni glossatori si schieravano dalla parte dei comuni. Una dottrina difesa da Bulgaro
l’avversario div Martino, ripresa poi dai seguaci. Teoria che si basava sull’altra
norma della compilazione giustinianea, un passo del digesto che affermava
pari valore di legge e consuetudine, questo ammetteva abrogazione di legge
scritte tramite consuetudine. Bulgaro e seguaci portarono avanti l’importanza della
legge locale sulla legge Romana Imperiale, purché si trattasse di una consuetudine
generale di tutto l’impero.
Le consuetudini locali non potevano abrogare una legge ma costituire una deroga
locale alla legge romana; nel luogo in cui si era formata quella data consuetudine non
deve essere applicata quella legge (concetto di deroga). Solo il popolo che aveva dato
vita a quella consuetudine era a conoscenza dell’esistenza di una legge di diverso
contenuto (opposto a legge) !!! Nei tribunali degli ordinamenti comunali ,a
seguito di queste teorie, i diritti locali venivano in ogni caso applicati come prevalenti
sempre rispetto al diritto romano. Non vi era necessità di nessuna legislazione al di
fuori del loro diritto; il diritto romano veniva utilizzato come sussidiario solo in caso di
lacuna delle consuetudini locali.
Mentre nell’Italia settentrionale vanno a formarsi i comuni, nel resto dell’Europa vanno
a formarsi le monarchie. Secondo le tradizionale concezione dell’Impero esso
esercitava il suo potere anche sulle monarchie.
Una posizione diversa viene a delinearsi verso la fine del XII secolo e inizio XIII. Si
tratta di giuristi provenienti da regni in forte espansione. Secondo questi giuristi i Re
non erano sottoposti ai poteri dell’imperatore, ma ad essi stessi aspettava tutto il
potere all’interno del loro regno. Essi non erano neppure costretti ad applicare nel
loro regno il diritto romano imperiale. Questi giuristi erano professori che insegnavano
a Bologna, provenienti da regni in forte espansione, si ricordi: Alano e Riccardo
Anglanico Inglesi; Lorenzo e Vincenzo Hispano Spagnoli, sostenitori di
questa dottrina.
Il glossatore PIGLIO da MEDICINA (si ricordi per le sue varie questiones) si trasferì a
Modena dove nel 1182 fondò l’università. A Bologna insegnò tre anni, giurò davanti al
consiglio di non insegnare in altre città per cinque anni (tipica prassi del tempo con
giuramento da parte dei professori a non insegnare per un arco di tempo stabilito, per
non perdere studenti recati in quella città nel caso seguissero il professore nell’altra).
[1° versione Obertina, dal nome dell’autore. A partire dal XII secolo vengono però
emanate costituzioni in materia di feudi da parte di Federico Barbarossa, queste
vengono aggiunte al materiale precedente e tutto l’insieme costituirà la 2° versione
dei libri feudorum. 3° e ultima redazione si limita a riportare qualche aggiunta
ulteriore in materia di feudi. Questa versione viene inserita nel corpus iuris civilis nel
5° volume di seguito alle novelle di Giustiniano].
Questo avvenne anche alcuni anni prima quando Federico II di Svevia aveva emanato
nel 1220 alcune costituzioni che gli erano state richieste dal papa Onorio III nel
momento in cui incoronava imperatore Federico II di Svevia. I giuristi collocarono
queste costituzioni nel 4° volume del corpus iuris.
Il primo inserimento dei libri feudorum, dopo le novelle giustinianee, avvenne tramite
Ugolino Presbiteri. Questo inserimento portò i libri feudo rum ad essere oggetto di
insegnamento universitario.
Un altro grande glossatore fu Azzone, esso insegnò nella sua città per più di
trent’anni, era allievo di Giovanni Basiano che a sua volta fu allievo di Bulgaro. Azzone
si occupò della stesura di questiones ma soprattutto di apparati di classe: insiemi di
glosse aventi per oggetto intere parti della compilazione giustinianea. Questo per
riordinare insiemi di glosse già scritte in precedenza con l’aggiunta di nuove.
Accursio (allievo di Azzone): Nacque a Firenze morì nel 1260, scherzava sul suo
nome pensava che derivasse da ACCORRERE/SOCCORRERE in aiuto del diritto
contemporaneo che si trovava in situazione di pericolo con la presenza di lacune. Fu
professore a Bologna e venne descritto come avido di ricchezze. Si sospette che
praticasse l’usura, prestando soldi ai suoi studenti riprendendoseli con un interesse
molto elevato, e la corruzione, soldi in cambio dell’esito positivo agli esami. Egli
compose un intero apparato di glosse a tutti i cinque volumi del corpus iuris (circa
97000 glosse !!!). La MAGNA GLOSSA, risulta essere un vero e proprio filtro
interpretativo per il diritto romano giustinianeo che consentiva di tenere quel diritto al
passo con i tempi.
Con Accursio si chiude così la scuola dei glossatori, poiché di esse non vi era
più necessità.
In questo stesso secolo aumenta la conoscenza dei filosofi greci, soprattutto quella
rivolta ad Aristotele, attraverso vari canali di conoscenza: le crociate, la conquista
della Sicilia da parte degli Arabi.
Queste teorie veniva presa come valida, in tutte le scienze. In particolare, nella
scienza del diritto, porta alla nascita della scuola del commento.
La scuola del commento viene a crearsi per l’individuazione della RATIO nelle norme
giuridiche al di là del suo significato letterale.
2- Verificare che le norme fossero di due epoche differenti; nel caso fosse così
quella creata successivamente abroga quella precedente.
3- Si verificava l’appartenenza delle norme a due territori differenti. In tal caso non
abrogazione, ma applicazione delle norme, ognuna sul proprio territorio di
appartenenza.
Dante colloca Graziano in paradiso tra gli spiriti sapienti del cielo e del sole.
In Francia il DECRETUM, piaceva molto per il forte legame con la teologia. A Parigi
nacque proprio la prima università di Filosofia e Teologia, poco dopo l’università di
Bologna.
Molto importante furono le ultime summe Italiane del decretum, grazie ai giuristi
Giovanni da Faenza e Simone di Bisignano. La Summa Decretumo di Uguccione da
Pisa risulta essere fondamentale perché aveva studiato non solo il diritto canonico ma
anche Romano. Fu il 1° canonista a sottolineare l’importanza del diritto romano anche
per i canonisti, questo porterà ad una riduzione del legame tra diritto canonico e
teologia.
Papa Gregorio IX, scomunica Federico II di Svevia, all’inizio del suo pontificato. Emana
una raccolta di decretali, chiedendo al giurista Spagnolo RAIMONDO DI PENIAFOR di
estrarre gran parte del materiale dalle QUINQUE COMPILATIONES ANTIQUE, alle quali,
successivamente, verranno aggiunte le decretali del pontefice. Il materiale venne
suddiviso in 5 libri, secondo il versetto sopra elencato. La raccolta fu promulgata nel
1234 con il titolo di DECRETALES GREGORI NONI. Nel linguaggio corrente la raccolte
prende il nome di LIBER EXTRAVAGANTIUM, nel senso di libro contenete decretali
esterne al decretum. Il LIBER EXTRA abrogava LE QUINQUE.
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