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Colombo Incocciati

FIUGGI
LA VERA STORIA
DELLE
SORELLE FAIOLI

E DELLA
ISTRUZIONE ELEMENTARE
IN ANTICOLI

Edizioni de
“il Cittadino”
Supplemento al numero di Giugno 2004
de “il Cittadino “
Iscr. Trib. FR. n.174 (Reg. Stampa) del 29.6.1987
Direttore Responsabile Colombo Incocciati.
Redatto e stampato con PC proprio.
Via Ceccano 4 - 03100 Frosinone.
Distribuzione gratuita, anche on line
sul sito www.tuttofiuggi.it
E-mail: info@tuttofiuggi.it
In memoria delle fanciulle anticolane
che,sotto lo Stato Pontificio,
erano rimaste senza istruzione elementare,
malgrado che, già nel Settecento,
fossero venute le sorelle Faioli:
“ ad illuminare le loro menti assonnate.”
“Coloro che visser sanza infamia e sanza lodo”

(Dante Alighieri - Divina Commedia - Inferno - 1,3,36)


“Ad ogni costo bisogna rendere testimonianza
alla verità, anche a prezzo di persecuzioni.”

(Giovanni Paolo II)


PREMESSA

Il coraggio della verità


di Oriana Fallaci e di Giordano Bruno Guerri

Di Oriana, quando dopo l’attentato dell’11 Settembre del


2001, alle torri gemelle di New York, da parte dei terroristi di
Bin Laden, in un articolo diffuso in tutto il mondo, riferendosi
alla tolleranza del mondo occidentale verso l’integralismo
islamico, diceva “Vi sono momenti nella vita in cui tacere
diventa una colpa e parlare diventa un obbligo”
Di Giordano Bruno, quando, in merito alla facilità con cui la
Commissione per la causa dei Santi (sotto la guida dell’attuale
Pontefice) ha quasi raddoppiato le canonizzazioni, così scriveva
in un suo recente libro: “La Chiesa è libera di fare beate e sante
chi vuole, con il metodo che preferisce, ma lasci agli altri la
libertà di analizzare modi e finalità che sono molto terreni e
discutibili.” Specialmente, aggiungerei, se quei modi e quelle
finalità coinvolgono le istituzioni pubbliche e la buona fede dei
cittadini.
Le affermazioni dei due famosi scrittori, mi sembra di poterle
adattare (fatte le debite proporzioni) anche alla vicenda delle
sconosciute sorelle Faioli di Anticoli, ora Fiuggi. Perché anche
qui, da quando è uscita la loro storia (1988-1989) chiunque, pur
ammettendo in privato che, di dette sorelle non aveva mai sentito
parlare, nessuno però ha avuto il coraggio di denunciare
apertamente questa verità. La prova tangibile di questa ipocrisia
l’ hanno data soprattutto gli amministratori e i cultori di storia
locale, che con incosciente leggerezza hanno avallato una verità
imposta da altri, riproponendo in modo agiografico, tutto ciò che
hanno letto di quelle povere sorelle, senza neppure fare qualche
verifica e porsi alcuni interrogativi, come i seguenti
Perché Via Maggiore fino al Palazzetto Alessandri è stata
intitolata alle sorelle Faioli, se di esse, a memoria d’uomo, non si
era mai saputo nulla, né all’interno della comunità delle clarisse
(di cui soltanto dopo 250 anni si scopre che fossero le Fondatrici)
nè all’interno delle famiglie del Centro Storico, in molte delle
quali, dal 1700 ad oggi, vi sono stati sempre dei componenti
avviati alla vita religiosa? E come si fa a celebrare le predette
sorelle come “Grandi Educatrici e Maestre Pie di tutte le
fanciulle anticolane” se è vero che erano analfabete e che fino al
1825, nelle diocesi di Marittima e Campagna, le scuole femminili
(anche di tipo religioso) non sono mai esistite e le rare scuole
maschili istituite da qualche parroco, venivano chiamate degl’
Ignorantelli? Questa ricerca sulla Storia delle Faioli e della
Istruzione primaria in Anticoli, nel ‘700 e ‘800, viene da me
pubblicata anzitutto per ricordare la condizione di assoluta
inferiorità (culturale e civile) in cui le fanciulle anticolane erano
tenute sotto lo Stato Pontificio, ma anche per rivalutare la
grande funzione che i primi veri maestri (e maestre) svolsero, nei
nostri comuni rurali; quando con la istruzione elementare, da loro
impartita ai nostri nonni ed alle nostre nonne, iniziarono a
debellare il fenomeno dell’analfabetismo che, anche in Anticoli,
toccava punte del 98 % per gli uomini e del 100 % per le donne.
Ma questa evoluzione culturale dei nostri avi, si è potuta
verificare gradualmente soltanto dopo l’Unità d’Italia (avvenuta
nel 1870) e non perché nel 1700 le Sorelle Faioli erano scese
“come stelle dal cielo, ad illuminare le assonnate menti
anticolane”. Come invece, gli agiografi di quelle sconosciute,
hanno fatto credere alla ignara popolazione di Fiuggi.
La presente, viene pubblicata anche per ricordare agli
immemori che, la istruzione pubblica (obbligatoria e gratuita)
nelle scuole elementari, fu introdotta nelle regioni dell’ex Stato
Pontificio dal 1872, per effetto della Legge Casati, emanata nel
1859 e nonostante che “Papa Pio IX avesse minacciato di
scomunica il Re Vittorio Emanuele II perché qualora avesse
firmato quella Legge, si sarebbero lasciati i fanciulli in balìa
del Demonio”.
L’Autore
SOMMARIO

Parte Prima
Tre cittadine sconosciute per 250 anni.

Parte Seconda
Approfondimenti sulle Scuole e sulla Congregazione.

Parte Terza
Le perle del florilegio agiografico sulle Sorelle Faioli.

Parte Quarta
Le famiglie di origine anticolana dal ‘700 al ‘900.

Parte Quinta
Arriva dopo il 1870 l’Istruzione Elementare.

Appendice - Documenti

Bibliografia
PARTE PRIMA

TRE CITTADINE SCONOSCIUTE


PER 250 ANNI

1.1 - Celebrate come “Grandi Educatrici e Maestre Pie.”


1.2 - L’origine e la storia delle Clarisse.
1.3 - La fase laica.
1.4 - La fase religiosa
1.5 - Chi erano veramente le Sorelle Faioli?
1.6 - Anticoli nel ‘700. Chiese tante. Scuole nessuna.
1.7 - L’unico maestro era un canonico.
1.8 - Le scuole nell’800 in Marittima e Campagna.
1.9 - Chi erano e cosa insegnavano le Maestre Pie.
1.10- Il Rosario dell’Ave Maria.
1.11- Senza dote niente vocazioni .
1.12- Gli errori del Comune in Via Maggiore
1.13- Una lapide smodatamente laudatoria.
1.14- 1700 e 1800: i secoli dell’oscurantismo e delle scomuniche.
1.15- Il severo giudizio sulle scuole femminili.
1.16- Il mondo fama di lor non lascia.
1.17- L’inflazione delle canonizzazioni.
1.18- La verità nei loro necrologi.
1.19- L’Arciprete Girolami il vero Fondatore.
1.20- Nel 1786: solo Cecilia e Antonia diventano suore.
1.21- Appendice sulle Regole.
1.22- Nel 1780 “Le Regole Prime”.
1.23- Nel 1786 “Le Regole Seconde” dettate dall’Antonini.
PARTE SECONDA

APPROFONDIMENTI

2.1 - Sulle scuole e sulla Congregazione.


2.2 - Lo stato delle scuole in Marittima e Campagna.
Per i trienni 1824-1827 e 1827- 1830.
2.3 - Per le femmine niente scuole pubbliche.
2.4 - Maestri sacerdoti per gl’Ignorantelli.
2.5 - Solo dottrina cristiana e lavori per le fanciulle.
2.6 - Questo impararono, nel 1748 ad Anagni, le zitelle di
Anticoli..
2.7 - Le difficoltà del Conservatorio, dopo l’unione dei beni.
2.8 - Un silenzio durato 17 anni.
2.9 - I beni e la dote indispensabili alla comunità.
2.10- Agiografi ad ogni costo.
2.11- Le date che divisero le tre sorelle.
2.12- Le due sole verità: il silenzio e la dote.
2.13- Fino agli anni ’50: Convento di clausura.
2.14- Sempre inascoltate le loro suppliche per riavere i beni.
2.15- Supplica del 24 giugno 1748 .
2.16- Supplica del 3 luglio 1749.
2.17- Supplica dell’11 agosto 1749
2.18- Decreto del Vescovo Bacchettoni dell’ Agosto 1749.
2.19- Nel 1781: il Luogo Pio era ancora privo di rendite.
2.20- L’ ennesima e vana supplica dell’ l marzo 1781.
2.21- Nel 1806. Arriva nel Sud (con le riforme napoleoniche)
l’Istruzione Pubblica.
2.22- Nel 1872: Solo 70 anni dopo, anche nelle regioni dell’ex
Stato Pontificio.
2.23- La scuola sotto lo Stato Pontificio.
PARTE TERZA

LE PERLE
DEL FLORILEGIO AGIOGRAFICO
SULLE SORELLE FAIOLI

3.1 - Più papisti del Papa gli agiografi e gli amministratori locali.
3.2 - “Anch’io sono stato conquistato dalle tre sorelline” (sic)*
Giampiero Raspa (Agiografo)
3.3 - Inizia nel 1874/75 la vera scuola elementare.
3.4 - “Nel 1741 le Faioli si dedicarono alla istruzione elementare
delle ragazze locali” (sic) Biagino D’Amico (Agiografo
locale).
3.5 - “Valore pedagogico delle Scuole Pie in Anticoli” (sic)
Carlo D’Amico (Agiografo locale).
3.6 - “I fiuggini hanno saputo trovare in questo monumento, tre
polle d’acqua” (sic) Cronaca del Giornale Fiuggi.
3.7 - “Scoprire la storia delle Faioli è cultura”(sic)Tonino
Casatelli (Sindaco Dc).
3.8 - “Le Sorelle Faioli splendore nel Cielo di Fiuggi” (sic)
Brunello Magini (Agiografo locale).
3.9 - “Furono Maestre Pie per tutte le fanciulle
anticolane”(sic) B.Magini.
3.10- “Una costellazione nel Cielo di Fiuggi” (sic)
Un libro sulle Faioli, citato dal Magini, che, già nel titolo,
è tutto un programma.
3.11- “La prima Scuola Pia in Anticoli fu opera delle
Faioli”(sic) C. D’Amico.
3.12- “La dedizione delle Faioli alla istruzione
elementare” (sic) Brunello Magini.
3.13- Il Magini presenta “La petizione del Sindaco al Papa”
3.14- “Beatissimo Padre” (sic) Giuseppe Celani (Sindaco ex
Pci).
3.15- Alcun i interrogativi sulla petizione del Sindaco.
3.16- Nessuna indagine demoscopica da parte del Comune.
3.17- La benedizione della Targa che mistifica la nostra storia.
(Cronaca di B. Magini).
3.18- “Furono antesignane per il loro impegno a rimuovere
l’analfabetismo delle ragazze”(sic). Wilma Santesarti
(Ass. Cultura).
3.19- “Dopo la lettura del libro del Raspa sulle Faioli, mi sono
sentito abbagliato”(sic). Luciano Tucciarelli (Pres.Astif).
3.20- “Le Faioli antesignane di un processo educativo, che
illuminò le assonnate menti anticolane”(sic) C. D’Amico.
3.21- Ecco perché le Faioli furono estranee a Via Maggiore.
Colombo Incocciati (Direttore. de “il Cittadino”).
3.22- Suor Margherita D’Argenio - Una Superiora senza radici
nella Storia di Anticoli.
3.23- Fino agli anni ’30 nessun rapporto con la società civile.
3.24- Finalmente la verità sulla inesistenza delle Maestre Pie.
3.25- Niente scuola prima e dopo il 1786.
3.26- Virginio Bonanni - Sindaco (ex Psdi) imitando il suo
predecessore, non fa mancare la sua perla agiografica:
“Le Tre Sorelle hanno fatto un miracolo che si rinnova
da 250 anni nelle Suore di S. Chiara, quello dell’educare
una intera popolazione, dai nostri avi fino ad oggi (sic)
3.27- Stato laico o confessionale?
3.28- Le altre verità sulle Faioli e sulle origini del
Conservatorio, incredibilmente ignorate dagli agiografi e
dagli amministratori locali.
PARTE QUARTA

LE FAMIGLIE
DI ORIGINE ANTICOLANA

4.1 - Le famiglie di Fiuggi che, prima degli anni ’90, non


avevano mai sentito parlare delle Sorelle Faioli.

4.2 - I cognomi delle famiglie, e le vie del Centro Storico dove


abitavano (con disegni dell’autore):

Via Maggiore - Via Case Grandi - Via Rifreddo (ora Via del
S.Ignoto) - Piazza della Castellatura (ora Piazza Castello) -
Piazza S.Stefano - Via Morgani - Via S.Stefano - Via dei
Gelsi - Via Giordano - Via Vetere - Via Veterano - Via della
Piazza - Via del Macello - Piazza del Colle - Piazza dell’Olmo
(ora Piazza Trento e Trieste) - Via della Barriera (ora Via
Garibaldi).
PARTE QUINTA

L’ISTRUZIONE ELEMENTARE
(obbligatoria e gratuita)

Dopo il 1870

5.1 - Dal 1874-75 i primi maestri di Anticoli diCampagna.


5.2 - La Porta dell’Olmo in Via Maggiore.
5.3 -.Anticoli, alla metà del Settecento
5.4- La Fondazione delle Maestre Pie, una invenzione degli
agiografi.
5.5- La Scuola e gli alunni di:Serafino Alessandri.
5.6- La Scuola di Rita Virginia Tucciarelli (prima suora
diventata Maestra ma dopo l’Unità d’Italia
5.7 - Gaetano Verghetti e Nazarena del Frate
5.8 - Maria Verghetti.
5.9 - Marina Ranzani
Dedico questa ricerca ai miei concittadini, con il preciso scopo
di sfatare la leggenda che vorrebbe attribuire alle sorelle Faioli
ed alle suore clarisse, il merito di aver dato, dal 1700 in poi,
l’istruzione elementare a tutte le fanciulle anticolane.
Così gli agiografi e gli amministratori locali hanno fatto credere
alla ignara popolazione di Fiuggi.
La presente ha anche il fine di rendere pubblica la
testimonianza (da me acquisita, negli ultimi 15 anni, da
centinaia di cittadini) secondo cui, in nessuna famiglia del
centro storico si era mai parlato delle tre sorelle: né come
fondatrici del Monastero, né come educatrici e maestre pie delle
ragazze.
Il perché è presto detto. L’Istituto delle suore di S. Chiara, è
stato sempre un Convento di clausura e le poche suore che vi si
trovavano, non avevano mai avuto alcun rapporto con la società
civile. Nel convento infatti, venivano ospitate a pagamento, come
educande e aspiranti suore, solo ragazze di famiglie benestanti,
mai quelle di famiglie povere.
Le prime, per impararvi solo dottrina cristiana e lavori (di
cucito, ricamo etc). Le seconde, se volevano entrarvi, erano
accettate come converse (cioè serve) destinate a svolgere i lavori
più umili e venivano scelte tra “ le zitelle, non più giovani,
ubbidienti e mansuete, ma di buona forza e salute.”
Soltanto dagli anni trenta in poi (per effetto del Concordato del
1929 tra la Chiesa e il Regime di Mussolini) l’Istituto ha
cominciato a gestire l’asilo, per conto del Comune, ma in locali
separati dal Convento. Il quale, fino agli anni ’50, ha sempre
avuto le grate alle finestre e la ruota girevole (nell’ingresso
principale e nella Chiesa) che permetteva alle suore di
comunicare con l’esterno, senza essere viste.

Colombo Incocciati
L’AUTORE
LASCIA QUESTO SAGGIO
DI STORIA LOCALE
AI SUOI CONCITTADINI
COME TESTIMONIANZA DI VERITA’
SPERANDO CHE ALMENO I GIOVANI
TROVINO IL CORAGGIO
DI SCOPRIRLA E DI AFFERMARLA
PROSEGUENDO LA RICERCA
NEL CAMPO
DELLA ISTRUZIONE PRIMARIA
(MASCHILE E FEMMINILE)
FINORA RIMASTO
(A FIUGGI E DINTORNI)
PRESSOCHE’ INESPLORATO
PARTE PRIMA

TRE CITTADINE SCONOSCIUTE


PER 250 ANNI
I

TRE CITTADINE SCONOSCIUTE


PER 250 ANNI

1.1 - Celebrate come Grandi Educatrici e Maestre Pie


delle fanciulle anticolane.

A Fiuggi Città, in Via Maggiore. La nuova pavimentazione,


impraticabile e l’intitolazione dell’antica Via Maggiore alle
sorelle Faioli, con tanto di lapide celebrativa ( più adatta dentro
una chiesa che in una strada pubblica) a parere di molti
sarebbero da cancellare.
La prima, perché procura continui infortuni a coloro che
disabili o non, sono costretti a percorrerla. La seconda perché,
prima del 1988, di queste sorelle Faioli, nessuna delle famiglie
più antiche del centro storico aveva mai sentito parlare e della cui
esistenza, nella genealogia locale, non c’era alcuna traccia.
Questa certezza è ancora diffusa, soprattutto in quelle famiglie di
origine anticolana, in ognuna delle quali c’è sempre stata, per
molte generazioni, la presenza di uno o più componenti avviati
alla vita sacerdotale o monastica. Ma torneremo sull’argomento.
A chi scrive queste note ora preme, sottolineare che
l’intestazione che si è voluto dare alla strada più importante di
Fiuggi e l’ufficialità di carattere pubblico del Comune a tutte le
cerimonie di un evento religioso, è stato solo il frutto di una
operazione politica e clientelare, condotta dalle Amministrazioni
dal 1988-89 in poi, al solo scopo di avere il consenso del clero
locale.
Il risultato è stato quello di porre notevoli spese sul bilancio
del Comune e di essersi fatte coinvolgere in una iniziativa
religiosa, senza effettuare verifica alcuna sul processo di
beatificazione di tre anonime cittadine vissute nel 1700. E senza
rendersi conto che in tal modo si andava ad avallare una storia,
che la popolazione, anticolana e fiuggina, ignorava del tutto e
non era quindi preparata a recepirla consapevolmente.

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Eppure ciò è avvenuto (come hanno ammesso gli stessi relatori
del processo) nonostante che, nell’arco di tutta la loro esistenza,
le tre sorelle Faioli siano vissute nel silenzio più assoluto e la cui
peculiare condizione era quella di essere “zitelle illetterate”, con
due di esse (Cecilia e Antonia) diventate suore nel 1786 (all’età
di 67 e 63 anni) dopo che l’altra (Teresa) era deceduta, nel 1779 (
a 64 anni).
L’azione divulgativa della storia, parte da un convegno tenutosi
al Teatro Comunale di Fiuggi Città, il 7-8 maggio 1988 (alla
presenza di autorità civili, religiose e di cittadini) nel quale un
gruppo di studiosi e di prelati (all’uopo impegnati dalla curia
vescovile di Anagni) svolse una serie di relazioni (tutte
agiografiche e senza contraddittorio) poi pubblicate in un volume
che già nel titolo: “Anticoli di Campagna (Fiuggi) alla metà
del Settecento. La Fondazione delle Maestre Pie” presenta due
gravi errori storici. Il primo, perché Fiuggi nel ‘700 si chiamava
semplicemente Anticoli. Il secondo, perché dal ‘700 in poi non
vi è mai stata la presenza di Maestre Pie.
Il volume riporta ben nove relazioni, con i nomi dei rispettivi
autori e gli argomenti trattati:
Gioacchino Giammaria: Società e Comune.
Tommaso Cecilia: Aspetti della storia economica;
Marcello Stirpe: Visite pastorali e’ organizzazione ecclesiastica.
Pietro Palazzini: Il carisma di Fondatore nella Chiesa.
Niccolò Del Re: Le Maestre Pie antesignane dell’istruzione
femminile.
Giampiero Raspa: Le sorelle Faioli e le origini della
Congregazione delle suore di S.Chiara.
Enrico Venanzi: Sul processo di canonizzazione delle sorelle
Faioli.
Carlo Cristofanilli: Don Domenico Girolami.
Giuliano Floridi: I beni dell’Ospedale di S.Antonio.

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1.2 - L’origine , la storia delle Clarisse
e il ruolo dell’Arciprete Girolami.
.
Negli anni successivi al Convegno, l’Istituto S.Chiara
produce a getto continuo libri, depliant ed opuscoli (pieni di
panegirici e di smodata retorica religiosa) che vengono distribuiti
nelle manifestazioni pubbliche e nelle chiese. La storia che vi si
narra è, all’incirca la seguente. “Le suore di S.Chiara di Fiuggi
costituiscono, nella Chiesa, una Congregazione di diritto
Pontificio” .La sua storia può dividersi in due distinte fasi: quella
laica (o delle origini) di circa mezzo secolo, (dal 1741 al 1786) e
quella di Congregazione religiosa, di oltre duecento anni (dal
1786 ad oggi).

1.3 -La fase laica.

E’ quella legata alle tre sorelle Faioli: Teresa, Cecilia e


Antonia, nate in Anticoli di Campagna, rispettivamente, nel
1715, 1719 e 1723, da Francesco di Torre Caietani e da Marta
Terrinoni di Anticoli (e decedute rispettivamente nel 1779,1789 e
1793). In seguito alla morte del padre, avvenuta nel 1740 ( la
madre era morta nel 1727) le tre orfane (di 27-23 e 19 anni) a
seguito di una missione in Anticoli (tenuta dai padri gesuiti
Struzzieri e Giannini, nel giugno del 1741) “decisero di
dedicarsi alla istruzione elementare (sic) delle ragazze ed alla
loro formazione cristiana mediante la scuola e per questo motivo
misero a disposizione la casa paterna”. “L’abilità e la santità
delle tre sorelle avevano richiamato nella loro scuola numerose
fanciulle , per cui fu necessario trasferirsi alla vigilia di Natale
del 1947 in un’altra abitazione più grande, che apparteneva alla
Congregazione” che poi verrà chiamate casa madre “ Così
recitano i depliant dell’Istituto. La sesta relazione del volume
agiografico, racconta in quest’altro modo la loro scelta del 1741:
“Risolsero di far vita ritirata in propria casa sotto la Chiesa
parrocchiale di S.Stefano, il che risapendosi nella Terra vi si
congregarono colà il giorno altre figliole per farvi esercizi di

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divozione. Indi crescendo il fervore, si aprì come una scuola
delle ridette per ammaestrare le ragazze nelli rudimenti della
nostra santa religione.” Qui come si vede, non si parla di scuola
elementare. Inoltre, occorre precisare (anche se il relatore non lo
ammette apertamente) che il merito della loro iniziativa fu
soprattutto dell’ Arciprete della Chiesa di S.Pietro, Domenico
Girolami. Il quale, sin dalla morte della madre, aveva aiutato le
orfane in tutti i modi, diventando anche “la loro saggia e pratica
guida spirituale”. In seguito il vescovo Bacchettoni di Anagni,
che aveva seguito sempre l’operato dell’Arciprete Girolami, nel
1747 emanò il decreto di erezione canonica di quella piccola
comunità, assegnando ad essa la Chiesa di S.Domenico,
ottenendo altresì, per il suo sostentamento, da Benedetto XIV, i
beni dell’Ospedale di S.Antonio. Quando il nucleo delle zitelle
era diventato più numeroso, fu trasferito in Via della Loggetta.
“Qui le Faioli e le altre zitelle che si unirono a loro, passeranno
31 anni nell’insegnamento, nel silenzio e nella pratica della
virtù” Ma qui c’è da chiedersi, come facevano ad insegnare alle
fanciulle se la loro dote, come gli agiografi affermano, era quella
“di vivere nel silenzio e nella pratica della virtù”? Eppure,
nonostante che avessero queste evanescenti qualità, le zitelle di
Anticoli vengono, frequentemente chiamate Maestre Pie; solo
perchè quel nome veniva già dato ad alcune donne che, in
qualche paese dello Stato Pontificio, si dedicavano “all’
ammaestramento delle ragazze, nella dottrina cristiana e nei
lavori donneschi.” Ma nella biografia delle zitelle di Anticoli, si
trascura sempre la circostanza che, prima del 1825, nelle
province di Marittima e Campagna, non v’era stata alcuna
presenza di Maestre Pie.. Neppure dopo il 1830, quando peraltro
il requisito per essere chiamate in quel modo, era “il saper
ammaestrare le fanciulle nella dottrina cristiana e nelli lavori
manuali” e non “nel leggere e scrivere” (che sotto lo Stato
Pontificio, per le femmine, era addirittura proibito). I rudimenti
della istruzione elementare, invece, in alcuni Comuni, venivano
impartiti da qualche parroco (o canonico) ma solo ai maschi e
purchè appartenenti a famiglie benestanti.

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1.4 - La fase religiosa.

Inizia nel 1786, quando il Vescovo Antonini, dopo aver


ottenuto il diritto canonico per la Congregazione, aveva ammesso
le prime dieci (o otto?) zitelle al voto semplice di castità e di
permanenza nel Conservatorio, riconoscendo alle stesse la
professione di suore, con le “Regole delle Religiose di Santa
Chiara.” (Nel gruppo di queste prime suore, delle tre Faioli ce
n’erano soltanto due, Cecilia e Antonia (rispettivamente di 67 e
62 anni) perché la più grande, Teresa, era deceduta sette anni
prima (a 62 anni) ma senza essere diventata suora, a tutti gli
effetti. In tal modo, l’Antonini faceva diventare quel gruppo
laico (di ex zitelle) una vera comunità religiosa. Ma questo
riconoscimento determinò anche la fine dell’illusione, in tutti
coloro che fino ad allora avevano sperato di far diventare la
stessa comunità anche Conservatorio con una scuola per le
fanciulle. Quella illusione, che anche l’Arciprete Girolami aveva
sempre coltivato, ma che alla fine, dovette considerare come un
traguardo mancato.
Dal 1987 l’Istituto, dopo aver preparato le pratiche per il
processo, ora sta concentrando tutti i suoi sforzi per ottenere la
beatificazione delle tre sorelle. Anche se oggi, alla luce delle
verità che questa ricerca pone sul tappeto, c’è da supporre che
assai deboli appariranno le ragioni, su cui i postulatori hanno
costruito (senza contraddittorio) la loro richiesta davanti alla
Commissione per le cause dei Santi.
A questo punto, ci sembra doveroso precisare che lo scopo di
questa diversa interpretazione della storia delle Faioli, non è
quello di negare che esse nel 1741 (come zitelle) fecero parte
(insieme ad altre due) del nucleo originario di una comunità
laica, ma semplicemente quello di dimostrare infondata la tesi
che vorrebbe accreditarle sia come “Educatrici e Maestre Pie
delle fanciulle anticolane” (perché che mai lo furono) sia come
“Fondatrici della Congregazione di S.Chiara.” (perché dai libri
stessi che le glorificano, risulta che il vero Fondatore fu
l’Arciprete Domenico Girolami.

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Ora c’è da chiedersi se, nel rispetto del principio
costituzionale di “Libera Chiesa in libero Stato” non sia il caso
di sopprimere dai luoghi pubblici, le targhe e le lapidi che fanno
riferimento alla funzione di educatrici e di maestre (mai
esercitata dalle tre sorelle), e di ripristinare nella strada più
importante del Centro Storico il nome di “Via Maggiore”, in
luogo di quello antistorico “Corso Sorelle Faioli” messovi
arbitrariamente una decina di anni fa.
Si chiede quanto sopra, perché gli scopi che le “zitelle di
Anticoli” si prefiggevano di raggiungere, erano assai diversi da
quelli che si sono voluti immaginare.
Infatti, partendo dalla sacra missione dei padri Struzzieri e
Giannini del 1741, il sesto relatore Giampiero Raspa, che più di
altri si è occupato delle sorelle Faioli, nel confermare che le
stesse “risolsero di fare vita ritirata nella propria casa sotto la
parrocchia di S.Stefano, per farvi esercizi di divozione” e in
seguito “per ammaestrare le ragazze nelli rudimenti della nostra
santa religione” a pagina 225, precisa che, la Breve notizia è
stata ripresa dalla “premessa al Libro dell’Amministrazione del
Venerabile Conservatorio di Anticoli.”
Per cui già in questo preambolo, c’è la prova che l’iniziativa
delle Faioli, a riunirsi con altre zitelle in quel luogo, mirava
soltanto a “farvi esercizi di divozione e di dottrina cristiana” e
non ad altri scopi.
Eppure, coloro che dal 1987 in poi si sono mobilitati per
ricostruirne la storia, hanno invece, via via, trasformato quella
iniziativa, in “un evento di grande significato pedagogico e
culturale, in favore della gioventù anticolana.” e pur essendo
quest’ultima rimasta, per oltre 200 anni del tutto estranea a
quell’evento.
La prova di questa verità è data dalla condizione di inferiorità e
di analfabetismo, nella quale erano tenute, soprattutto le donne,
sotto lo Stato Pontificio e che è stata pressoché totale fino alla
fine dell’ottocento.

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1.5 – Chi erano veramente le sorelle Faioli?

Anche il relatore, sente il dovere di rivolgere a se stesso,


domande come queste: “Chi erano le tre sorelle?”e “cosa le
spinse alla scelta maturata nell’anno 1741 ?” “In primo luogo
(dice) sarà bene rispondere, per quel tanto che consente
l’estrema avarizia delle fonti”; poi, aggiunge: “Certo non è facile
entrare nei segreti dell’animo umano, che ognuno porta con sé,
né è dato intravederli. Tanto più ciò, in tre persone che, come si
legge per una di esse (forse voleva dire per ognuna) ebbero tra le
principali virtù quella del silenzio.”
Tuttavia egli cerca di parlare: del padre, della madre, della casa
e degli altri figli, della donazione dei loro beni alla comunità
(senza dire quali) e cosa le spinse all’avventura. Poi parla del
trasloco del loro gruppo, dal primo ritiro (che qui non è chiaro se
fosse avvenuto “in propria casa”(pag.224) o “in casa del fu
Abate Rosa”(pag.229) ai ritiri successivi, nel proto-monastero
(piccolo e cadente) e in quello nuovo nel 1753.
Poi parla del Vescovo Monti e dice:
“Tra giugno e luglio del 1753, si reca più volte nella nuova
casa e vi fa una visita accuratissima, concludendola con una
relazione di sette fogli” che il relatore, con enfasi, definisce:
“Documento insigne della storia della Congregazione.”
“La relazione (del Monti) ha un tono distaccato che sembra
voglia mettere in evidenza le deficienze e l’inadeguatezza
dell’abitazione e del sistema organizzativo delle abitatrici. I
pavimenti in genere sono di travi antiche e marcenti. Le finestre
senza telai prive di chiusura.La confusione prevale specie
riguardo alle porte d’ingresso, tutte prive di serratura,
praticamente aperte; il sito aperto è poi un esempio di
confusione mentale e di scarse capacità organizzative. Quelle
che vivono nella casa seminano erbe per la cucina nell’antico
cimitero, usano scale ”a piroli”o fisse, in ogni caso pericolanti e
pericolose.”

25
La relazione così continua: “Il quadro che esce dalla relazione
non sembra parlare di un grande benessere economico delle
Maestre Pie. Hanno un solo maiale, qualche vaso di legumi e
castagne conservati; la cucina è poco invitante.L’attività che
risulta come principale, la tessitura, appare praticata in quantità
ristretta; il verbale inoltre sottolinea la cattiva qualità dei tessuti
che vi si lavorano.
In generale la relazione ci presenta uno squarcio
particolarmente desolante della vita dell’epoca.
E per quel che riguarda specificamente le nostre puellae,
oggettivizza, sottolineandola una situazione di disorganizzazione
di vita.
Dal testo esce fuori l’immagine di una comunità affidata alla
improvvisazione, che vive alla giornata senza schemi di vita,
senza orari (non se ne fa mai parola); una comunità infine in cui
manca o è quasi totalmente non visibile, ogni rapporto
gerarchico; le zitelle vivono insieme, senza distinzioni tra loro;
in un caso solo più avanti si parlerà di una superiora, ma in un
contesto che nega la condizione di guida”
Eppure in quella visita del Monti, secondo la relazione, viene
fuori che le zitelle riunite per ascoltarlo erano otto, con le tre
sorelle (di anni 38-34-30) e con le altre cinque ( di anni 36-27-
25-21-13) compresa Domenica Tardioli, considerata la
Superiora.
Ed erano 12 anni che le Faioli vivevano insieme alle altre zitelle
e rimarranno in quella condizione fino al 1786, quando come
vedremo diventeranno suore, senza mai essere state Maestre Pie.
“Nel corso della visita il vescovo tiene alle puellae un breve
sermone sul loro metodo di vita e rivolge ad esse e alla Tardioli
alcune domande elementari, sopra la fede cristiana.Nessuna di
esse sa rispondere in maniera adeguata; per la qual cosa il
Monti le esorta a studiare con cura la dottrina al più presto, in
modo che possano istruire le altre e venga eliminata la
contraddizione che donne inesperte di dottrina vogliano
insegnarla ad altre persone.”

26
Il 15 dicembre 1753, come sì legge a pag. 247 della storia, il
Vescovo Monti presenta la sua relazione triennale alla S.Sede ed
affronta direttamente il problema:
“Vi è in Anticoli una comunità di donne composta non solo di
vergini, ma anche di vedove, scelte e radunate dal precedente
“moderator” (il Girolami) e riunitesi attualmente in numero di
otto, senza aver chiesto l’assenso dell’Ordinario. Il reddito
annuo è incerto.”

1.6 - Anticoli nel ‘700.


Chiese tante. Scuole nessuna.

Come si vede nel 1753 la condizione delle congregate era


sempre la stessa del 1747 e non sapevano niente di più di quanto
sapessero nel 1750, quando il Vescovo Bacchettoni le visitò la
prima volta.
Altre visite del Vescovo Monti avverranno nel 1756-1759-
1762, l’ultima nel 1765.Dopo di che nella diocesi di Anagni, si
avvicenderanno, due vescovi: il Tanderini nel 1766 e l’Antonini
nel 1778. E sarà quest’ultimo che “imprimerà” (come vedremo)
alla iniziativa delle zitelle di Anticoli ”Una svolta duratura (così
la definisce il relatore) con: “La trasformazione della
congregazione” (laica di zitelle) in comunità religiosa.
Vale a dire: “una istituzione a carattere permanente,
controllata, protetta e guidata in modo diretto dal vescovo.” La
qual cosa avverrà appunto nel 1786. Alla metà di quel secolo
infatti la situazione di Anticoli (che soltanto dal 1872 acquisirà la
denominazione di Campagna) era la seguente: pur avendo poco
più di 800 abitanti era ricca soltanto di istituzioni religiose (una
ventina tra parrocchie, chiese, monasteri e confraternite) e di
circa 50 uomini di chiesa, tra sacerdoti, canonici, chierici, parroci
e religiosi (nei due conventi di suore e di frati).
Di contro, era assolutamente priva di scuole (e di maestri) sia
pubbliche che private. La percentuale di analfabeti infatti (come
in quasi tutti i piccoli comuni delle province di Marittima e
Campagna) toccava punte del 98 per cento, perché, pur

27
essendovi una infinità di uomini di chiesa, soltanto un paio di
canonici insegnavano, a turno e in modo saltuario, i rudimenti
dalla istruzione, ma solo ai figli maschi di famiglie benestanti.
Di maestre per le femmine non c’era presenza alcuna, neppure
nel piccolo monastero, che l’Arciprete Domenico Girolami
cominciò ad organizzare verso la metà del secolo.
E lo fece dopo aver incoraggiato le sorelle Faioli (ed altre zitelle
tra i 25 e i 30 anni) a ritirarsi in un locale di proprietà di Teresa,
sotto la Parrocchia di Santo Stefano (ereditato dal fu Abate Rosa)
dove potessero riunirsi, ma soltanto per imparare la dottrina
cristiana ed i lavori donneschi, ma non il leggere e scrivere che,
per le femmine era addirittura proibito.
Quel gruppo di zitelle (cui negli decenni successivi se ne
aggiunsero altre 5-6) costituì il nucleo originario della loro
comunità, prima laica, poi religiosa (questa accessibile solo alle
aspiranti suore) e non concretizzò affatto la Fondazione delle
Maestre Pie. La cui idea, pur essendo stata nei progetti
dell’Arciprete di Anticoli, dei vescovi di Anagni e della
Congregazione di S.Chiara, rimase sempre, per tutti, una pura
chimera.
E lo fu soprattutto per la mancanza di risorse che ne avrebbero
dovuto assicurare la durata e la l’autosufficienza. Cosa mai
avvenuta.
Tanto è vero che, mentre l’Arciprete Girolami, in pieno
accordo con il Vescovo Antonini, nel 1780, aveva dettato le
Regole per il Conservatorio, gran parte delle quali dedicata alla
Scuola; sarà invece lo stesso Antonini che il 4 giugno 1786 (dopo
la morte del Girolami avvenuta il 6 agosto 1785) che scriverà le:
seconde “Regole delle Religiose di S.Chiara del Conservatorio
di Anticoli”.
Nelle quali (come vedremo in Appendice) viene totalmente
soppresso proprio il Capitolo riguardante la Scuola. Malgrado ciò
il relatore Raspa, a pagina 261 del Volume edìto nel 1989, chiude
l’argomento con questa singolare affermazione:”Le antiche
Maestre Pie, erano ora suore a tutti gli effetti.”

28
A questo punto c’è da chiedersi perché, nelle pubblicazioni
dedicate a queste anonime concittadine, non vi sia mai alcuna
traccia di indagine demoscopia, svolta tra la popolazione di
Anticoli e poi di Fiuggi, tesa a trovare un qualche riscontro “in
loco” al progetto che, un gruppo ristretto di studiosi e di prelati
(nelle segrete stanze di convento e di curia) ha inteso costruire,
per poi imporlo alla ignara popolazione di Fiuggi. Orbene, questi
ideatori di storie locali, si sono mai preoccupati di chiedere ai
cittadini se, nelle loro famiglie avessero mai saputo qualcosa
di quelle povere sorelle?
La meraviglia più grande è che, ad avallare e a sostenere questa
operazione di carattere religioso, siano state le Amministrazioni
civiche. Le quali hanno permesso che fosse il Capo dell’Ufficio
Tecnico del Comune (noto per la sue propensioni mistiche) a
perorare la modifica del nome della più importante strada del
Centro Storico.

1.7 - L’unico Maestro era un Canonico.

La strada nel passato, si era chiamata Via Maggiore. Poi, dagli


anni venti Via Vittorio Emanuele. Ora si chiama “Corso Sorelle
Faioli” ma fino al Palazzetto Alessandri, dove nel ‘700 e ‘800
sono nati e vissuti i primi veri maestri che Anticoli e Fiuggi
abbiano avuto prima sotto lo Stato Pontificio poi sotto lo Stato
Italiano.
A cominciare da Alessandro Alessandri, contemporaneo delle
Faioli, canonico della Chiesa di S.Pietro e maestro nel 1758, in
un’epoca in cui: “I maestri erano sempre degli ecclesistici,
quanto meno chierici, ma per lo più canonici e parroci”. Come
scrive Gioacchino Giammaria (a pagina 46, nello stesso volume
del 1989) quando sviluppando l’argomento dei maestri di scuola,
dice: “Conosciamo il nome di alcuni di questi.il canonico
Alessandri che si offrì di fare il maestro a scudi 15 l’anno 1758
dopo diversi mesi in cui non si riusciva a trovare alcuno disposto
ad occuparsi della scuola; egli venne accettato come maestro dal
Consiglio del Buon Governo del 19 ottobre.” Quanto sopra

29
accadeva perché i comuni rurali come Anticoli, per quasi tutto il
secolo XVIII, non possedevano ancora una serie di funzioni
aggiuntive come quella del maestro di scuola che (anche fino alla
metà del secolo XIX) era del tutto nuova.
Pertanto, con quale credibilità, gli studiosi di cui stiamo
occupando, hanno cercato di accreditare, come Maestre Pie, le
“zitelle” di Anticoli, vissute tra il 1715 e il 1793, quando le
scuole delle Maestre Pie, nelle province di Marittima e
Campagna, erano di là da venire perfino nei capoluoghi di
diocesi, come Anagni, Alatri, Veroli, e in Anticoli (fino alla fine
dello Stato Pontificio avvenuta nel 1870) non vi è mai stata la
presenza di alcuna maestra (né laica né pia).
Al contrario di altri comuni rurali come: Filettino, Serrone e
Guarcino, che invece alcune Maestre Pie, in via ufficiosa, le
avevano nel 1833; come testimonia lo storico Giuseppe
Marocco, nella sua opera di 12 volumi del 1834-1836, sui
“Monumenti dello Stato Pontificio di ogni paese”, in cui dedica
particolare attenzione anche alle scuole, maschili e femminili.
Così testimoniano altri cultori di storia locale, come Natale
Tomei (insegnante e direttore didattico per molti anni) nella sua
“Vico nel Lazio nella storia”edìta nel 1999, dove a pag.244
riferisce che:
“Da una nota in data 27 maggio 1825, si apprende che il
gonfaloniere facente funzione Giacomo Condidori, scrivendo al
delegato apostolico per la scuola femminile, si esprime in questi
termini: “Non trovasi in questo comune attivata e sistemata
affatto la pubblica scuola, per l’educazione delle fanciulle,
denominata delle Maestre Pie. Necessario purtroppo sarebbe
che, in questo Paese, che conta già un numero anche maggiore
di mille e cinquecento abitanti, venisse stabilita, somigliante
pubblica Pia Opera.” (Anticoli in quel 1825, aveva soltanto 1435
abitanti).
La prova della inesistenza delle Maestre Pie, nelle province di
Marittima e Campagna fino al triennio 1825-1827 e soprattutto in
Anticoli, l’ha trovata anche l’autore di queste note, nella Mostra,
allestita dall’Archivio di Stato di Frosinone nell’Aprile/Maggio

30
2002 (avente per tema “L’evoluzione della condizione
femminile”(dal XV al XX secolo)” quando soffermandosi nella
Sezione dedicata alle Scuole per le fanciulle, si è imbattuto in
quei registri citati anche dal Tomei) per constatare che: Nel
“Prospetto generale dell’impianto delle scuole comunali nella
Provincia di Marittima e Campagna.” (in occasione della visita
del Breve del 2 luglio 1824):
Nessuna maestra (né laica nè pia) esisteva nei comuni di
Anagni, Acuto, Anticoli e Carpineto. Ad Anagni, era previsto
soltanto un “Assegno alle Monache della Carità ( per l’istruzione
alle fanciulle, nella dottrina cristiana e lavori” ma ad Anticoli:
soltanto la “Scuola elementare maschile, col metodo degli
Ignorantelli” aveva un assegno di 28 scudi (aumentati poi a 40).
Invece, la “Scuola delle fanciulle, esercitata dalle monache
clarisse” non aveva alcun assegno della Comune, perché: “le
monache godono, per l’oggetto, dei beni dell’Ospedale di
S.Antonio, accordati al Monastero con chirografo pontificio)” le
cui rendite però come vedremo più avanti, non furono mai
concretamente acquisite (o sufficienti) per creare e mantenere
una vera scuola.
All’interno della quale, oltre ai lavori donneschi, si potesse
insegnare anche il leggere e scrivere. Cosa impossibile a farsi,
perché le stesse suore non avevano mai imparato nè a leggere né
a scrivere.

1.8 - Le scuole nell’800 in Marittima e Campagna.

Anche il ricercatore locale Ennio Quartana, nella sua “Storia di


Trivigliano” (del 1990-Tofani editore in Alatri) a pagina 224, nel
pubblicare i dati della Tabella del 1830, di quel Comune
(limitrofo ad Anticolì) alla voce “Istruzione Pubblica”, scrive
quanto segue: “1)Maestri delle pubbliche scuole (scudi 30) -2)
Maestre Pie (scudi 21)”
E tutto ciò avveniva anche se le “Regole” che ufficializzavano
le scuole pie, già esistenti, come vedremo più avanti, furono
approvate da Gregorio XVI nel 1837. Infine dall’elenco

31
originale, esposto nella mostra dell’A.S.F. si rileva che, soltanto
in 5 comuni su 59, c’era la presenza di una Maestra, con salario a
carico della comunità:

Arnara, con Maria Domenica Frattarelli.


Guarcino, con Clementina Celani.
Ripi, con Anna Maria Mariani.
S.Felice, con Lucia Proia
. Torrice, con Domenica Cipolla.

Negli altri 54comuni


(tra cui Anagni,Carpineto,Ferentino,Frosinone,Segni e Veroli
Sedi di diocesi) di maestre non c’era neppure l’ombra:

Acuto,Alatri,Anagni,Anticoli. Bassiano,Bauco.
Carpineto,Castro,Ceccano,Ceprano,Collepardo,
Falvaterra,Ferentino,Filettino,Frosinone,Fumone,
Gavignano,Giuliano,Giulianello,Gorga,
Lugnano,Maenza,Montefortino,Montelanico,Monte
Sangiovanni,Morolo,
Norma,Patrica,Piglio,Piperno,Pisterzo,Pofi,Pontecorvo,Prossedi
, Roccagorga,Roccamonfina,Roccasecca,
S.Lorenzo,S.Stefano,Segni,Sermoneta,Sezze,Sgurgola,Sonnino,
Strangolagalli,Supino,
Terracina,Torre,Trevi,Trivigliano,
Vallecorsa,Valmontone,Veroli,Vico.

1.9 - Chi erano e cosa insegnavano le Maestre Pie.

La risposta a questa domanda veniva data proprio da un foglio


esposto, sempre nella mostra dell’A.S.F. insieme all’elenco dei
59 comuni, con questa spiegazione: “ Le Maestre Pie erano
quelle donne, preferibilemente non sposate (zitelle) che in una
parrocchia mettevano a disposizione il loro tempo per riunire le
fanciulle e impartire loro le nozioni di catechismo ed avviarle ai

32
lavori di cucito-ricamo-lavori a maglia e nelle pulizie della casa.
Più che la preparazione culturale contava l’onestà e l’abilità nei
lavori manuali. Infatti per essere maestra non occorreva quasi
mai saper leggere e scrivere.Questa esigenza per le fanciulle si
svilupperà più tardi e fra molte perplessità”.
Allora, se l’esigenza della preparazione culturale, per le maestre
non era ancora sentita, perfino nel periodo tra la prima e la
seconda metà dell’800 e si svilupperà piu tardi, com’era possibile
che le sorelle Faioli, già mezzo secolo prima, potessero essere in
grado di fare da “educatrici e da maestre” alle fanciulle
anticolane? Pertanto il titolo “La Fondazione delle Maestre Pie
in Anticoli nel Settecento” che si è voluto dare al Volume
dedicato alle tre sorelle, non ci sembra altro che un maldestro
tentativo di far passare per vera una grossolana mistificazione
della Storia di Anticoli, realizzata con la deplorevole complicità
di tutte le amministrazioni comunali, dal 1988 in poi.

1.10 - Il Rosario dell’Ave Maria


nelle famiglie anticolane

Nel chiudere la parentesi sulla inesistenza delle maestre pie,


nelle province di Marittima e Campagna, fino al 1825, ci corre
l’obbligo di ricordare che un altro Alessandri troviamo nel
Palazzetto di Via Maggiore, sul quale è stata affissa una targa
che ha cambiato il nome alla strada, da “Via Vittorio Emanuele”
(datole dopo gli anni venti) a “Corso Sorelle Faioli - Educatrici -
Fondatrici dell’Istituto Santa Chiara “ (datole di recente).
E si tratta di quel Serafino Alessandri che fu il primo ed unico
Maestro Elementare, munito di patente di grado superiore ad
essere assunto dal Comune, dopo la istituzione, in Anticoli di
Campagna (nel 1874) della scuola primaria, obbligatoria e
gratuita (per i maschi e per le femmine).
A questo punto è davvero difficile far credere alla gente
fiuggina (di origine anticolana ) che oltre a lui, in Via Maggiore,
possano esservi stati altri maestri educatori, per le scuole
maschili e maestre educatrici, per le scuole femminili.

33
Chi scrive queste note, ha avuto in seno alla propria famiglia i
seguenti religiosi:
Nel ramo degli Alessandri. Quel canonico, Alessandro
Alessandri, (contemporaneo delle Faioli) che nel 1758 “si offrì
di fare il Maestro, dopo diversi mesi in cui in Anticoli non si
riusciva a trovare alcuno disposto ad occuparsi di scuola” (
relazione di Gioacchino Giammaria riportata a pag.46 nel
volume “Anticoli di Campagna (Fiuggi) nel Settecento.”
Don Flaviano Alessandri, che nella seconda metà dell’800 fu
Abate della Parrocchia di Santa Maria del Colle.
Don Pietro Alessandri (zio materno) che fu Arciprete nella
Collegiata di S.Pietro (dal 1908 al 1964) e poi Abate nella
Parrocchia di Santo Stefano (fino ai 1971).
Nei rami dei Santesarti e dei Terrinoni.
La nonna materna Rosina Santesarti, che, rimasta orfana della
madre (con altri sei figli) per volere degli zii materni Don
Tommaso, Domenico e Monsignor Giuseppe Terrinoni, all’età di
10 anni era stata introdotta come educanda nello stesso
monastero delle clarisse (dal 1869 al 1875).
Dove si trovava, già suora, la sorella più grande Maria Luigia
Santesarti, che diventerà superiora dal 1916 al 1929.
Un fratello della nonna Rosina, Padre Stanislao Santesarti. Che
fu Cappellano Militare nella guerra 1915/18 e Preside dei
Servizi religiosi del Policlinico Umberto I° di Roma, fino al
1944.
Un altro fratello della nonna Rosina, don Ercole Santesarti, che
fu canonico della cattedrale di Anagni, tra la fine dell ‘800 e
l’inizio del ‘900;
Orbene, in una famiglia come questa, piena di canonici, di
suore e di preti, poi diventati abati, parroci o arcipreti, oppure
abatesse o superiore, è possibile che non si sia mai sentito
parlare (o pregare) di quelle magnifiche sorelle?
Eppure nelle predette, ma anche in tante altre famiglie radicate
nel Centro Storico, c’è sempre stata l’abitudine a recitare all’ora
dell’Ave Maria, tutti insieme, vicino al focolare domestico il
Santo Rosario, come se fosse un rito da celebrare ad ogni costo a

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cui tutti erano tenuti a partecipare. E guai a chi, genitore, fratello,
sorella, figlio o nipote non ne avesse avuto voglia.
Come mai in quel rito, in cui si pregava per i vivi e per i morti
(ma più per questi che quelli) non avesse mai travato spazio il
nome di quelle creature, che ora, a distanza di due secoli e
mezzo, si vorrebbe far diventare beate, facendole passare anche
per Maestre Pie? Ma, anche dopo gli approfonditi studi e
ricerche (messi in moto da una superiora, proveniente dal sud,
quindi estranea alla storia ed alla tradizione cittadina) non si è
ancora saputo quasi nulla, di quelle povere fanciulle.
L’Autore di queste note inoltre non può tacere sulla vicenda
della propria sorella, Valeria Incocciati, che all’età di 12 anni, fu
convittrice (insieme alla sorella Adalgisa) delle suore di Santa
Chiara. I genitori le mandarono lì, per farle studiare, ma dopo
pochi mesi si resero conto che di studio nel Monastero non se ne
parlava proprio, perché le ragazze venivano educate più a
scegliere il percorso religioso, che non quello degli studi, al fine
di diventare maestre per essere utili alla famiglia.
Ma nel nostro caso la speranza dei genitori fu subito frustrata,
perché mentre la seconda figlia Adalgisa dopo soli tre mesi disse
non volersi far suora, la prima, che si chiamava Annunziata,
essendo già da tre anni educanda del Monastero, fu indotta a
rimanervi, come aspirante suora. Ma per entrarvi in questa
condizione, la famiglia doveva conferire all’Istituto una dote (in
natura o in denaro) che il padre della ragazza, avendo altri cinque
figli in tenera età da sostenere, rifiutò con decisione di versare.

1.11 - Senza dote, niente vocazioni.

Quel netto e plausibile rifiuto non fu sufficiente a dissuadere la


giovane dalla sua decisione, che ove fosse stata ritrattata le
avrebbe sicuramente portato gravi conseguenze materiali e
morali. Al punto che la famiglia, per le pressioni ricevute da un
ambiente chiuso e bigotto come ancora era quello di Fiuggi nei
primi anni ’20 fu costretta ad assecondare la “vocazione” della
giovane 12 enne ormai plagiata, ma preferì mandarla in un

35
Istituto di Imola (in provincia di Bologna) perché non chiedeva
alcuna dote alle aspiranti suore. Mentre l’Istituto S. Chiara di
Fiuggi, da sempre accettava come educande, solo fanciulle di
famiglie benestanti, in grado di assicurare al monastero una
cospicua dote, in natura o in denaro.
Come si vede, la vicenda di questa ragazza (vedasi più avanti la
biografia) dimostra che, già all’età di 8-10 anni anni, le fanciulle
venivano “indottrinate” non a desiderare le cose utili e belle della
vita (alle quali le giovani di quella età, dovrebbero essere
educate) bensì ad essere schive del prossimo ed a rimanere zitelle
e vergini per tutta la vita. Considerando così il matrimonio,
come una scelta da evitare e preferire il percorso della castità e
della vita monastica.
Infatti, ad Anticoli, dall’epoca delle sorelle Faioli in poi, si
possono contare a centinaia le famiglie, che sotto l’influenza
della dottrina cattolica, pur di proteggere le figlie dalle presunte
tentazioni del mondo esterno, le esortavano a frequentare
soltanto le suore. Perché solo qui potevano avere una educazione
severa e priva di ogni aspirazione di felicità terrena.
E sono state centinaia le famiglie che, a causa di quel severo
sistema educativo, avevano costruito, per le giovani figlie, un
futuro senza orizzonti e pieno di rinunce e di travaglio
esistenziale.
Come si spiegherebbe altrimenti il gran numero di ragazze che,
in Anticoli e in tanti paesi dello Stato Pontificio, rimanevano
“zitelle” a vita; oppure contraevano il matrimonio in età molto
avanzata, che spesso veniva combinato per interesse dalle
famiglie, all’insaputa delle interessate.
Per quanto riguarda Anticoli (prima) e Fiuggi (poi) potrei
citare, una per una, le centinaia di famiglie (vedasi elenco
nell’appendice) che hanno vissuto (senza mai reagire) una
situazione che si è rivelata tutt’altro che ideale per le loro
figliole, inconsapevolmente destinate alla infelicità terrena.

36
1.12 - Gli errori del Comune
e le targhe da rimuovere.

Dopo l’errore commesso diversi anni fa nel patrocinare, senza


la minima verifica storiografica, l’affissione della lapide sul
Palazzetto Alessandri, che ricorda un episodio di cronaca
giudiziaria, relativo al delitto del padre di Beatrice Cenci, ora ha
commesso altri due errori, e senza verifica alcuna, sull’
attendibilità o meno, delle storie e dei personaggi che, con
targhe e lapidi di ogni tipo, si sta cercando di imporre non solo
alle vie e agli edifici, ma anche alla inconsapevole comunità
cittadina.
Il primo errore è quello di aver intestato alle sorelle Faioli, il
tratto iniziale della strada più importante del Centro Storico, che,
essendosi (dal Medioevo e alla fine della Prima Guerra
Mondiale) sempre chiamata Via Maggiore, non avrebbe dovuto
cambiare nome.
Il secondo, è quello di aver affisso proprio sul Palazzetto
Alessandri, anche la targa, con una denominazione sbagliata, per
Via Maggiore, che si ora chiama “Corso sorelle Faioli -
Educatrici Fondatrici Congregazione S.Chiara ” nonostante che
di esse nessuno a memoria d’uomo (in Anticoli ed a Fiuggi), fino
al 1988/89, avesse mai sentito parlare. Specialmente se si intende
parlare di educatori in Via Maggiore e in quel Palazzetto.
Nel quale, dal 1758 al 1856, sono nati e vissuti gli unici
maestri-educatori (religiosi o laici che fossero) che la comunità
anticolana e fiuggina abbia conosciuto.

37
1.13 - Una lapide smodatamente laudatoria.

Anch’essa dedicata dedicata alle Sorelle Faioli, nella quale si


celebrano le grandi virtù delle tre eroine, con una pessima
retorica religiosa (più adatta all’interno di una chiesa che ad una
strada pubblica) come il testo che segue dimostra:

IN QUESTA CASA
LUNGO QUESTA ANTICA STRADA
TERESA (1715-1779) CECILIA (1719-1789)
ANTONIA (1723-1793)
SORELLE FAIOLLI
PERSONALITA’ EMINENTI E FIGLIE
DI QUESTA NOSTRA TERRA
FONDATRICI DI UNA CONGREGAZIONE RELIGIOSA
ASCOLTARONO
LA VOCE DI DIO IN ACCOGLIENTE SILENZIO
BRUCIARONO
DI CARITA’ PER IL NOSTRO POPOLO
CHE AMARONO
FINO ALLO SPASIMO DELLA TENEREZZA
CHE SOCCORSERO
CON EROISMO DELLA MISERICORDIA
CHE EDUCARONO AL DONO DELLA SAPIENZA

Dopo la cerimonia pubblica in Piazza Trento e Trieste, per la


benedizione (organizzata dalle autorità civili e religiose) il
Giornale Fiuggi del 2 ottobre 1996, pubblicava una grande foto
della lapide, con una presentazione di quel Tecnico Magini che,
sin dall’inizio (con la supina acquiescenza dei Sindaci) è stato
l’artefice del coinvolgimento (anche economico) del Comune, in
tutte le iniziative pubbliche, promosse sulle Sorelle Faioli.
Ed è stato colui che ha anche proposto di intitolare alle
medesime l’antica Via Maggiore.
Ma è stato anche il plagiatore ostinato (aggiungendovi anche di
suo) di tutto ciò che hanno scritto sulle tre Sorelle gli agiografi

38
mobilitati dalla Curia e dall’Istituto di Storia del Lazio
Meridionale di Anagni..
La sua presentazione della lapide sul Giornale locale era questa:
“Intorno alla metà del 1700 le tre sorelle Teresa, Cecilia e
Antonia di Anticoli (oggi Fiuggi) in un contesto di particolare
povertà spirituale, decisero di dedicare loro vita alla formazione
cristiana e all’istruzione elementare delle giovani per vivere
così concretamente il messaggio evangelico del servizio ai
fratelli più piccoli e poveri.
Dalla loro scelta di vita è nata la Congregazione che continua a
incarnare l’ideale delle tre sorelle. In questi anni è stato avviato
il processo di beatificazione delle tre fondatrici, proclamate
serve di Dio nel 1988”.

1.14- I secoli dell’oscurantismo e delle scomuniche.

Nel 1700 e 1800, la percentuale dell’analfabetismo (non solo in


Anticoli) sfiorava il 98 per cento (per gli uomini) e il 100% (per
le donne) ma è scesa gradatamente (sotto il 90-80-70-60 e 50 per
cento) soltanto dopo con l’Unità d’Italia, quando, per effetto
della legge Casati del 1859, il Re Vittorio Emanuele II (in
seguito alla breccia di Porta Pia del 1870) introdusse anche nelle
regioni del centro Italia, l’istruzione elementare (obbligatoria e
gratuita) per i maschi, e per le femmine; per le quali, imparare a
leggere e scrivere, sotto lo Stato Pontificio era stato quasi sempre
proibito.
Tanto è vero che Pio IX, dopo la serie di scomuniche che, nel
1849, aveva dato agli ideatori della gloriosa Repubblica Romana,
e perfino a coloro che “avessero partecipato alle elezioni
violando il potere temporale” nel 1870 minacciò di scomunica
anche il Re Vittorio Emanuele II, perché con la introduzione
della istruzione elementare per tutti, si sarebbero lasciati i
fanciulli ma soprattutto le fanciulle in balìa del Demonio.
Infatti sotto lo Stato Pontificio, quando si parlava di scuola, si
doveva intendere quella maschile, perché la femminile non

39
esisteva e la nomina di qualche Maestra (laica o pia) cominciò a
vedersi nelle province di Campagna e Marittima soltanto dopo il
1825; ma solo in alcuni comuni, non in Anticoli se è vero, come
si legge a pagina 216 del volume più volte citato, che:
Le Regole per le Maestre Pie. “Furono approvate da Gregorio
XVI nel 1837” e recitavano testualmente: “In queste scuole si
insegnano alle fanciulle i lavori donneschi, onde dare poi donne
abili alle case; ed a fin che più si allettino le madri a mandare le
figlie” ed anche per “imprimere ad esse le verità cattoliche,
ammaestrandole continuamente mattina e giorno nella dottrina
cristiana e nelle massime della religione” (Parte I titolo I n.2).
Quanto all’istruzione civile si precisa che: “Le Maestre:
1°- insegnano a tutte il leggere;
2°- ad alcune più capaci, purchè sieno poche, che a molte non
si potrebbe, insegnano a scrivere. E non meravigli nessuno,
questa limitazione dell’insegnamento della scrittura, in quanto
ritenuta meno essenziale della lettura, ai fini del nutrimento dell’
anima, perché “la parola è nel libro,come insegnava il famoso
pedagogista cèco Jan Amos Comenius, ”
Qui siamo al 1837, cioè 44 anni dopo che la vicenda religiosa
delle tre sorelle si era conclusa ed a quasi un secolo, da quella
che gli agiografi si sono ostinati a chiamare la loro Fondazione.
Pertanto vien da chiedersi come le tre sorelle poterono diventare
maestre delle fanciulle anticolane in quel contesto di particolare
povertà spirituale e materiale, come lo stesso Magini dice nel
presentare quella lapide.
Nel testo inoltre si legge che: Distribuite in varie classi per età
e per capacità individuali le alunne restavano tutto il giorno
sotto la cura delle rispettive maestre, le quali però erano
impegnate nello studio, nel lavoro e nella preghiera, essendo
stabilito che “La scuola dura solo tre ore la mattina”.

40
1.15 - Il severo giudizio sulle “scuole feminee”
di Monsignor Sala

Ed a pagina 219 è significativa l’attestazione espressa nel


“Piano di riforma generale presentato a Pio VII nel 1816 da
Monsignor.Giuseppe Antonio Sala, antico ed esperto uomo di
curia e di governo, il quale trattando degli istituti di istruzione in
genere, concludeva il relativo articolo XXX della seconda parte
con questa esplicita dichiarazione:
“Per non passare del tutto sotto silenzio l’educazione feminea
(come accadeva quasi dovunque -n.d.r.) accenno che oltre ai
monasteri e ai conservatori, nei quali occorrerebbero delle
riforme per rendere inoperose le scuole venali, nelle quali delle
donnicciole ignoranti ( e il caso di Anticoli già da mezzo secolo
ne aveva le caratteristiche) non insegnano che inezie e
pregiudizi”- “dilatando invece -aggiungeva- quelle sul modello
delle Maestre Pie, possibilmente per tutto lo Stato Pontificio.”
Delle quali però si contavano ancora sulle dita di una mano
quelle esistenti e comunque erano quasi tutte male organizzate e
lo rimasero fino al 1828, quando cioè il Papa Leone XII
ratificherà lo stato di fatto di quelle già sorte, dichiarando
l’Istituto delle Maestre Pie di Roma (e non altri istituti) in virtù
del Breve del 6 ottobre: “Praeter puerorom institutionem”.
Ed allora come si può credere che circa 40 anni prima all’epoca
delle sorelle Faioli la organizzazione della scuola per le fanciulle
fosse già diversa e migliore di quelle testè descritte?
Specialmente se si pensa che il Conservatorio di Anticoli (come
uno dei relatori, Floridi, ammette nel volume citato) non aveva
mai potuto riavere la proprietà dei beni e le rendite relative ( per
autofinanziarsi) che il Vescovo Bacchettoni gli aveva assegnato
nel 1747. E fu il vero motivo per cui l’Istituzione delle Maestre
Pie per le zitelle di Anticoli rimase sempre una chimera fino alla
fine dello Stato Pontificio.
Rimase tale, anche dopo la costituzione dello Stato Italiano, per
il semplice fatto che, l’Istituto delle Clarisse era stato sempre,
fino agli anni ‘60 un Convento di clausura (come a Fiuggi

41
chiunque abbia più di 50-60 anni può ricordare) con tanto di
grate alle finestre e di ruota girevole all’interno, che avevano
sempre impedito alle religiose un pur minimo contatto con il
mondo esterno. E dove vivevano nel silenzio, come nei
precedenti 200 anni.

1.16 - “Il mondo fama di lor esser non lassa”

Come si può far diventare maestre pie, beate e poi sante, delle
povere zitelle vissute per oltre 60 anni “nel silenzio” e in una
incomprensibile “pratica della virtù”? Quando quel sommo
poeta che fu Dante Alighieri, nel terzo canto dell’Inferno nella
Divina Commedia, parlando di coloro che in vita non davano
alcuna ragione di parlare di sé, fa dire dal suo Maestro che,sono
“coloro che visser sanza infamia e sanza lodo” e dopo aver
precisato che il mondo di detti uomini “fama di loro il mondo
esser non lassa” conclude con il più famoso dei suoi versi. “non
ragionar di lor ma guarda e passa” Come si può pertanto,
imporre ad una intera popolazione un teorema (come quello di
cui si tratta) senza verifica alcuna con la realtà e con la storia e
senza che alla sua base vi sia stata alcuna indagine conoscitiva,
che trovasse “in loco” i riscontri della vita quotidiana e delle
relazioni che le tre sorelle ebbero con i loro familiari e con le
consorelle? Ad esempio, come si chiamavano e quante erano, le
ragazze che venivano ospitate nel Conservatorio, per essere
educate, oltre alle 7-8 zitelle che vi si trovavano? E quali materie
queste ultime conoscevano e insegnavano alle altre? Chi erano i
genitori delle fanciulle e quali rette versavano al Conservatorio,
per farle studiare come allieve e non come convittrici aspiranti
suore? A quale ceto appartenevano le une e le altre, poi
diventate suore? Delle Faioli, i relatori affermano, che erano di
famiglia agiata, ma si guardano bene dal citare in modo preciso i
dati di quella agiatezza nelle pur copiose relazioni presentate,
anche sui beni del Monastero.
Inoltre, i relatori non portano alcun elemento per chiarire il
grado di istruzione delle tre sorelle e non spendono una sola

42
parola sulla loro personalità e sul loro carattere. E di quelle
“massime” che ora si trovano esposte nel Monastero, come mai
non c’è traccia nel volume che ricostruisce la loro storia? Sul
loro grado d’istruzione c’è anche da dire che, nella pubblicazione
del Raspa edìta nel 1992, viene riprodotto il frontespizio di un
“libro appartenuto (come dice la didascalia) a suor M.Geltrude”
sul quale si legge la scritta a mano “Ad uso di M.a Geltrude” Il
documento si trova nel Museo dell’Istituto a Fiuggi Città, e viene
spesso presentato come la prova che almeno la prima delle tre
sorelle sapesse firmare. Ma quella grafìa non prova affatto che
fosse la sua, ma semplicemente di chi le assegnava quel libro di
preghiere.
Occorre anche precisare che la più grande delle Faioli, era
Teresa ed all’interno della Congregazione aveva assunto soltanto
il nome di Maria Geltrude, mai quello di suora. Infatti essendo
deceduta (a 63 anni) il 14 luglio 1779 senza aver potuto
partecipare (a causa di malattia) al primo capitolo, non potrà
neppure essere ammessa al voto di castità e di permanenza nel
Conservatorio. Come invece faranno le altre 12 zitelle, il 4
giugno 1786, in S. Pietro, davanti al Vescovo Antonini. Il quale
“A compimento stabile dell’ Opera Pia , nella seconda metà
dello stesso anno dava alle stampe un volumetto contenente le
Regole delle Religiose di S.Chiara.”
Nelle relazioni degli agiografi sulle tre sorelle, non si fa
neppure il minimo cenno alle fattezze del loro viso, dei loro
occhi o dei loro lineamenti, per dimostrare che 250 anni fa
fossero come ora ce le raffigurano nei depliant e nei poster; con i
quali l’Istituto di Santa Chiara ha invaso le manifestazioni
celebrative in Piazza, nelle Chiese e nei convegni, dove ce le
fanno vedere “Belle, composte e immacolate” proprio come la
iconografia cattolica vuole che siano i suoi santi e i suoi beati.”
Così acutamente osservava Giordano Bruno Guerri, nel suo
libro sulla storia di Maria Goretti (edìto nel 1985) che tante
scomposte reazioni suscitò nella Commissione che aveva
avviato il processo della sua canonizzazione. Alle quali il Guerri
risponde: “La chiesa è libera di fare beate e sante chi vuole con

43
il metodo che preferisce, ma lasci agli altri la libertà di
analizzare modi e finalità che sono molto terreni e discutibili”
(Specialmente (n.d.a) se coinvolgono anche le ignare
popolazioni o le istituzioni pubbliche, quasi sempre chiamate a
contribuire in modo massiccio alle spese delle relative
celebrazioni).

1.17 - L’inflazione delle canonizzazioni.

“Per la Chiesa (aggiunge il Guerri) il modello di donna è


sempre lo stesso: vergine e possibilmente martire. Tutto ciò si
conferma, come facente parte di un disegno più vasto che la
Chiesa ha sempre perseguito e che si è decisamente consolidato
con la politica dei santi che Giovanni Paolo II va favorendo e
che ha il preciso obiettivo di dotare ogni paese dei suoi santi.”
Con la sua lucida e documentata analisi, il Guerri ha cercato di
dimostrare, come le procedure per le canonizzazioni di beati e di
santi, siano spesso costruite sul nulla.
Così sta’ avvenendo a Fiuggi, da quindici anni a questa parte,
con la storia delle Sorelle Faioli, risalente al 1700, con la sola
differenza, che nel modello di vergine e martire, solitamente
delineato per le donne da beatificare, nel caso delle sorelle di
Anticoli il termine “martire” viene sostituito da quello di
“orfana”.
C’è da dire inoltre che gli autori di questa nostra storia non si
sono neppure documentati sulla circostanza che Fiuggi in quel
periodo e fino al 1872 non si era mai chiamato Anticoli di
Campagna, ma soltanto Anticoli.
E nessuna Fondazione di Maestre Pie (seppur fosse un titolo di
merito da riconoscere ai suoi ideatori) non risulta mai stata
creata.
Quindi anche il titolo “Anticoli di Campagna (Fiuggi) alla metà
del Settecento. La Fondazione delle Maestre Pie” dato al loro
libro, può definirsi storicamente infondato.

44
1.18 - La verità nei loro necrologi.

Inoltre, al fine di avvalorare la inattendibilità della tesi secondo


cui le tre sorelle in tutta la loro vita sarebbero state Educatrici e
Maestre Pie delle fanciulle anticolane, mi pare utile trascrivere:
I necrologi sulle Faioli, rilevati dal Rassc Liber mortuorum
[1774-1958] della Chiesa di S.Stefano e pubblicati sulle pagine
283 e 295 del volume agiografico che le riguarda:
Teresa Faioli - A dì 14 luglio 1779. Passò all’altra vita Teresa
Faioli di anni 63 mesi 7 e giorni 27, ricolma di meriti,
esercitandosi in tutta la sua vita, nell’esercizio delle virtù, in
particolare nella Carità del prossimo in servirlo nelli uffici umili
e nel Silenzio.
Cecilia Faioli - A dì 13 dicembre 1789.Passò all’altra vita suor
Maria Teresa Faioli di anni 70 mesi nove e giorni 15, ricolma di
meriti, esercitandosi in tutto il tempo di sua vita nelle virtù
cristiane, in particolare nella S.Orazione e Prudenza.
Antonia Faioli - A dì 21 gennaio 1793.Passò all’altra vita suor
Maria Geltrude Faioli di anni 69 mesi sei e giorni undici, ricolma
di meriti, essendo stata fervorosa e sollecita nel servizio di Dio,
esercitando tutte le virtù e in particolare era amante della
S.Purità, sì nelle parole come nei fatti.
Leggendo questi necrologi, pieni di enfasi sui meriti e le virtù
delle tre sorelle, viene da chiedersi come mai, non vi sia in essi
riferimento alcuno alla missione di “Educatrici” e di “Maestre
Pie” che le Faioli, avrebbero esercitato per tutta la seconda metà
del Settecento?

1.19 - L’Arciprete Girolami, il vero Fondatore.

E pensare che nel caso della storia fiuggina, il personaggio che


meritava di essere preso in seria considerazione, per la
glorificazione del suo carisma e del suo concreto operare, era
l’Arciprete Girolami. Il quale, proprio nel libro dedicato alle
Sorelle Faioli, anche se spesso si cerca di denigrarlo, viene fuori
come il vero Fondatore della Congregazione.

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Tuttavia proprio di lui, nel Museo allestito nella Casa Generale
dell’Istituto, non c’è alcun ricordo, né ritratto tra quelli dei prelati
(Caraffa, Antonini, Bacchettoni) e di altri personaggi apparsi
nella storia delle tre Sorelle e dell’Istituto.
Don Girolami fu anche l’ideatore del progetto, mai realizzato,
del Conservatorio con annessa scuola per le fanciulle. Come
ancora nel 1780, in una Dedica al Vescovo Cirillo Antonini
(pag.283) voleva che diventasse.
Nella dedica infatti don Girolami, ricorda che “Sin da verso il
principio di questo secolo” il tentativo del Mons. Bassi, di aprire
nella Città di Anagni “una Scuola Pia per la buona educazione
delle fanciulle, proficua per tutta la diocesi” a distanza di circa
un secolo non era ancora stata creata.
E dopo aver chiarito che la causa di ciò fu dovuta anche alla
scarsa volontà delle “vergini divote, che ( anziché dedicarsi al
solo obbligo della scuola) preferirono “appigliarsi al buon
partito” (cioè maritarsi) perché questa, sarebbe stata per loro
una “ miglior condizione e sicurezza.”
Alla fine conclude che, in tal modo si favorì la priorità della
costruzione di un Monistero (come già si vede col titolo della
Carità) ed anche perché a ciò si provvide con straordinario zelo,
col mezzo di prudentissimi consigli, rettissime dottrine e
tant’altri disordini.”
Al punto che “ il Reverendissimo Prelato, mai però ebbe la
desiderata consolazione sopra a sette lustri scorgere, come in
Città, coltivate le Figliole diocesane; le quali per questo o per
ignoranza o impotenza o maltalento dei genitori, non ricevendo
istruzione, né spirituale, né manuale da veruno, veniva la sua
anagnina in quelle membra a patirne non poco.”
In quella Dedica dell’Arciprete Girolami si scopre quindi che
in Anagni nel 1780, c’era soltanto il Monastero della Carità e
non la Scuola per le fanciulle, come invece il relatore (a pag.231)
sostiene, quando dice che “Teresa Faioli insieme con la Tardioli
si recava per quattro mesi (dal 7 gennaio al 3 maggio 1748) nel
Monastero Claudiano in Anagni per imparare, dovendo aprire il
Conservatorio.”

46
Ma egli non dice che vi andarono “per applicarsi di tutto spirito
alle virtù e alli lavori manuali” come invece precisa (a margine
della stessa pagina) l’ arciprete Girolami, nella lettera che le
accompagnava. Infine, il Girolami nella Dedica all’Antonini
spiega l’origine e il fine della Pia Opera nel modo seguente:
“Non deesi pensare che siasi aperto in Anticoli un Monastero
formale con clausura, dove un Luogo, che attenda a se con la
sola Contemplativa. No.Di questi ve ne sono a bastanza.nei quali
può compitamente soddisfarsi il ceto donnesco, cui piace tal
genere di vita. La sua creazione è di un semplice Conservatorio,
o sia un Gineceo posto sotto il patrocinio potentissimo di Maria
Immacolata e composto di tre sorti di donne”: 1° di quelle si
ritirano per essere maestre; 2° di chi vuol convivere sino alla
morte, senza tale disegno; 3° di altre che vengono a tempo per
essere educate.
Insomma, secondo lui, doveva essere un Gineceo “regolato
con una vita mista riguardante il bene di chi voglia ritirarvisi e
l’ammaestramento insieme delle estere fanciulle del Paese e di
tutta la diocesi” affinché le fanciulle siano ammaestrate non
solo ne’lavori propri e manuali e nell’esercizio di leggere, ma
più principalmente importa ne’ misteri della nostra santa fede,
nell’ubbidienza e rispetto verso i maggiori; nella purità e
modestia tanto propria e necessaria del sesso loro”.
Ed affinché un simile istituto fosse posto sotto il comando dei
vescovi “e a petizione dei paesi coll’aprimento delle scuole in
tutta la diocesi.”

1.20 - Nel 1786: solo Cecilia e Antonia


diventano suore.

Da ciò che don Girolami scriveva in quel 1780, salta evidente


il rammarico di non essere ancora riuscito da quel lontano 1747
ad aprire la scuola per le Fanciulle, sul modello delle Maestre
Pie, come da qualche parte qualcuna ne stava sorgendo (ma fuori
delle province di Marittima e Campagna).E lui ancora sognava di

47
aprire proprio in Anticoli, un esperimento di scuola per le
fanciulle.
Tanto ciò è vero che quella dedica, rivolta all’Antonini, non era
altro che la premessa alle Regole che lui stesso aveva scritto
(testo in appendice) per la istituzione di quella scuola, il cui
sogno lo assillerà fino alla fine della sua esistenza.
Infatti cinque anni dopo morirà proprio con l’amarezza di non
essere riuscito a recuperare i beni e le rendite dell’Ospedale e
della Chiesa, che erano l’unico mezzo per procurare alla
Congregazione i contributi del Buon Governo sia per l’apertura
che per il funzionamento di una scuola vera, come lui l’aveva
sempre desiderata.
E a pagina 261, il relatore, nel dare notizia della sua morte
(avvenuta il 6 Agosto 1785) non può fare a meno di ammettere
che: “l’Arciprete Domenico Girolami, con grande tenacia aveva
appoggiato e sostenuto sin dall’inizio la nuova istituzione”
Inoltre prosegue, dicendo che il vescovo Antonini, dopo aver
ammesso (nel 1786) le suore al voto semplice di castità e di
permanenza nel Conservatorio, a compimento stabile dell’Opera
Pia, dava alle stampe nella seconda metà dello stesso anno un
volumetto contenente le “Regole delle Religiose di S.Chiara del
Conservatorio di Anticoli.”
Infine, anziché dire che le “zitelle” finalmente erano diventate
suore, chiude così il suo teorema: “Le antiche Maestre Pie erano
ora suore a tutti gli effetti.”
Ma il relatore in questa occasione trascura di ricordare che,
Teresa (la prima) era morta da sette anni, senza diventare suora,
e che le altre due, lo diventarono a 67 anni Cecilia e a 62
Antonia.
L’ammissione di questi dati significativi avrebbe probabilmente
creato qualche problema alla Commissione per la causa dei
Santi, dato che, nel processo di beatificazione si è fatto del tutto,
da parte dei postulatori, per accomunare il destino delle tre
sorelle, ma oltre al silenzio nel quale sono sempre vissute, non
hanno potuto certificare nient’altro all’infuori delle evanescenti

48
virtù, che ripetutamente hanno voluto attribuire loro nelle
relazioni e nei libri che le glorificano.
Nel volume che abbiamo sin qui esaminato, si parla
dell’Arciprete Girolami in almeno 60 pagine ed in una di esse si
legge che:
“Nel 1747 l’Arciprete Domenico Girolami, dopo aver assistito in
vari modi le tre sorelle ed aver aveva seguito i primi passi della
scuola, “si muove per far acquisire ad essa una sua stabilità
“giuridica” per ottenere la quale si rivolse al vescovo
Bacchettoni “che condiscese” E dietro richiesta delle “ zitelle
di Anticoli”- il 17 agosto 1747- emetteva un decreto di erezione
canonica del Conservatorio con sue regole, deputando
l’Arciprete Domenico Girolami, precipuo Promotore ed
Istitutore di codesta Pia Opera.”

49
1.21 - Appendice sulle Regole.

Nel libro “La Santa avventura delle Sorelle Faioli” di


Giampiero Raspa (edìto nel 1992 dalla Biblioteca Latium,
dell’ISALM di Anagni) vengono integralmente pubblicate le
Regole Prime e Seconde, dettate rispettivamente dall’Arciprete
Girolami nel 1780 e dal Vescovo Antonini nel 1786.
Nel riportare qui di seguito alcune parti, vediamo che in esse c’è
la prova: che le clarisse, e le Faioli in particolare, non furono mai
né educatrici né maestre pie delle fanciulle. E non lo furono per il
semplice fatto che, non avendo mai potuto avere i mezzi per
creare una scuola, furono alla fine costrette a rinunciare a questa
loro aspirazione e ad accettare che la Congregazione si
trasformasse in comunità religiosa. La quale fu “Sviluppata
dall’Antonini con l’appoggio del Girolami e con il consenso
entusiasta della comunità femminile” come lo stesso Raspa
scrive a pagina 74 del suo volume, quando riporta integralmente
le Regole Prime, dove una cospicua parte è dedicata alla Scuola,
mentre nelle Regole Seconde, quel capitolo viene totalmente
soppresso. A questo punto, sarebbe interessante riportare i testi di
entrambe le Regole che l’autore del libro ha voluto trascrivere in
oltre 70 pagine. Sarebbe utile, se non altro per far sapere ai lettori
da quale spirito oscurantista, gli assistenti spirituali dell’epoca,
erano animati nel dettare le loro regole alle fanciulle. Regole che,
non erano affatto dissimili da quelle che gl’integralisti islamici
impongono alle donne nei paesi mussulmani.
Qui ci limitiamo a riportarne solo alcune parti, non senza
rilevare la grossa contraddizione in cui il Raspa spesso cade, ogni
volta che tenta di accreditare le zitelle di Anticoli, come
antesignane della istruzione delle fanciulle.
E lo fa quando, nel dare notizia della trasformazione della
Congregazione, in comunità religiosa (dove però il fine della
Scuola scompare) e nel descrivere la vita interna della comunità,
alla pagina 99, trova ancora il coraggio di sostenere che:
“La scuola è la vera ragion d’essere del Conservatorio; essa
non solo è un elemento storiografico di rilievo, ma è l’elemento

50
vitale, propulsore della religiosità espressa dalla comunità
femminile di Anticoli” Poi prosegue: “La scuola come ideale e
come prassi è presente sin dai primordi della comunità
anticolana. Nella Breve notizia è ricordata come elemento
primitivo della vocazione delle Faioli: “Le prime a muoversi
furono le tre zitelle Faioli” (…). Indi crescendo il fervore, si aprì
come una scuola dalle ridette per ammaestrare le ragazze nelli
rudimenti della nostra santa Religione.” In quel “come scuola”
il testo ora citato ha involontariamente riassunto l’aspetto
innovativo “pionieristico” della iniziativa delle tre sorelle. In
effetti, il loro primo impatto con la realtà esterna, la loro
decisione non fu certo facile.” Perché nei primi anni, cerca di
dire, le difficoltà da superare furono molte. E i tentativi per
superarle dovettero scontrarsi con la “realtà sociale nella quale
andavano a incidere.” Subito dopo deve ammettere che:
“Qualsiasi tentativo di ricostruire lo svolgimento di questi primi
anni è destinato a naufragare, per l’assenza totale delle fonti al
riguardo...”
Alla fine conclude. “Col passare degli anni, la prassi così
fortemente innovativa (sempre della scuola) è andata
stabilizzandosi…e la definizione di Maestre Pie (ma senza
esserlo) viene comunemente usata per le appartenenti al
Conservatorio”.
A questo punto viene da chiedersi come mai, nonostante che
alla metà del settecento fosse sorta in Anticoli quell’ “attività
educativa” di così grande significato, la quasi totalità della
popolazione che già viveva nel più assoluto analfabetismo, fu
costretta a rimanervi per un altro secolo e mezzo. Cioè fino a
quando (con l’Unità d’Italia) il Governo del Re Vittorio
Emanuele II non introdusse l’Istruzione pubblica (obbligatoria e
gratuita) per maschi e femmine, anche nelle regioni dell’ex Stato
Pontificio? Ma ciò avvenne (come abbiamo già visto) nonostante
che Papa Pio IX avesse minacciato quel Re di scomunica,
qualora avesse firmato quella legge, “perché con essa si
sarebbero lasciati i fanciulli in balìa del Demonio.”

51
1.22 - Nel 1780: Le “Regole Prime”(anche per la Scuola).
dettate dal Girolami

Nel libro del Raspa sono riportate (da pagina 189 a 241) con la
dedica preliminare al Vescovo Antonini (già citata nelle pagine
precedenti).

Parte Prima.
Capitolo I – Delli Superiori - Del Direttore – Della Superiora –
Della Vicaria.
Capitoli II – Delle officiali di dentro – Della Maestra di novizie
- Della depositaria – Della dispensiera – Della Proveditora –
Della Segretaria – Della Portinaia – Delle Serve – Delli officiali
esteri – Del Ministro o sia Deputato – Del Garzone.
Capitolo III – Delle novizie Maestre, Convittrici ed Educande e
delle rispettive loro dozzine e doti –
Capitolo IV – Delle scuole – Della superiora delle scuole – suoi
obblighi.
Capitolo V- Della povertà dl Conservatorio e delle scuole – Del
vitto – Lezione ed altro in tavola – Dell’abito – Del dormire.
Capitolo VI – Del ritiro e solitudine – Del proprio distacco –
Della loro separazione ed esteri – Lontananza da parenti,
medico e confessore.
Capitolo VII – Della mortificazione.
Capitolo VIII – Delle Maestre – Delli loro pregi e prerogative –
Del loro buon esempio – Della loro carità – Della loro
ubbidienza – Del loro disinteresse.
Di quello che deono insegnare a scuola - Di quello che deono
fare in Conservatorio e in scuola - Sacramenti esercizi e lezione
spirituale – Esclusione de maschi dalle scuole – Penitenza di
scuola - Scolari discole – Osservanza dell’orari.
Capitolo IX- Della vacanza a spasso del Conservatorio e delle
scuole e della confessione e della comunione che deono fare.
Capitolo X – Delli defonti.

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Parte seconda.
Capitolo I - Del tempo. Del riposo. Del sorgere edi quel che
debba farsi, prima dìaprirsi la scuola.
Capitolo II – Del segno per le scolari. Dell’ apertura della
scuola e della direzione.
Capitolo III – Del principio. Proseguimento e fine
dell’Istruzione.
Dottrina cristiana - Conclusione della Scuola.
Capitolo IV - Dell’apparecchio e di ciò che segue alla Messa.
Capitolo V - Della scuola del giorno.
Capitolo VI – Officio della Madonna.

Parte terza rituale.


Capitolo I – Della vestizione. Delle Maestre.
Capitolo II – Del principio e fine della orazione mentale.
Capitolo III - Orazione doppo la disciplina.
Capitolo IV – Della benedizione, della mensa prima del pranzo.-
Formulario per la distribuzione delle ore, per diverse devozioni
da farsi e per le dottrine da insegnarsi dal Conservatorio di
Anticoli, come pure dalle scuole a lui soggette. Metodo per la
meditazione. Divisione in quello dee farsi prima di essa, in essa e
dopp’essa.

Note - Per le Regole Prime, dettate dall’Arciprete Girolami, ci


sembra utile riportare il capitolo, dove si parla di ciò che le
Maestre dovevano insegnare nella scuola.
E’ questa la parte più significativa, perchè dimostra quale fosse
l’insegnamento che le zitelle del Conservatorio potevano e
dovevano impartire alle fanciulle. Ed era un insegnamento (come
risulta dalle seguenti prescrizioni) che non aveva niente a che
vedere con la istruzione, nel senso culturale del termine, ma
soltanto un rigoroso e severo indottrinamento religioso.

53
“Numero 6 del Capitolo VIII ” Delle maestre” (pag.212).
“Di quello che deono insegnare nella scuola.

“Tutto l’impegno delle Maestre in scuola sarà: insegnare alle


fanciulle l’amore a servire Gesù ed ogni sorta di lavoro manuale
convenevole alle donne e però insegneranno le cose che
sieguono:

1 – Di far l’orazione vocale e di preghiera e ben bene l’orazione


mentale, secondo si prescrive all’ultimo di queste Regole.”
2 – Impararli la dottrina cristiana a tenor di quanto trovasi
scritto parimenti al fine, come pure la Breve di Bellarmino, con
farli di tanto in tanto disputare, per farle imprimere ben bene le
domande e stimolarle maggiormente ad imparare.
3 – Principalmente a confessarsi e comunicarsi con le dovute
disposizioni, per la mancanza delle quali ed in specie delle
donne, atteso il loro…più speciale rossore, vanno a male le
confessioni nella maggior parte e si riempie di anime l’inferno.
4 – in farli prediche e discorsi più volte la settimana sul peccato
mortale e veniale per fargliele concepire un aborrimento e un
odio sommo.
5 - Le imprimeranno un vero amore alle virtù cristiane,
insegnandole il vero modo di praticarle, con farle imparare per
tale effetto a mente diversi atti per ciascheduna delle medesime
virtù, delle quali le principali siano l’umiltà e la santa purità.
6 - La devozione a Maria SS di cui non ve n’ha pari ed il
quotidiano ossequio al S.Angelo custode, al santo del proprio
nome e ad altri santi avvocati.
7- Insegneranno la modestia e loro esteriore composizione seben
lontana da veruna affettazione:1° in chiesa 2° in casa e 3° nelle
strade, 4° nelle campagne proibendoli ogni canzone profana ed
insegnandole per tale effetto delle canzoncine spirituali con le
sue corrispondenti ariette.
8 - Il tratto civile, il parlar modesto, le buone creanze, il rispetto
al padre e alla madre ed alli Superiori sì spirituali che
temporali.

54
9 - Il leggere a tutte e lo scrivere il latino, con sommare ancora a
quelle doveranno farsi religiose o entrar Maestre nel
Conservatorio, ma anche di questo siavi la certezza altrimenti
lascino.

10 - Finalmente impareranno il cucir bene, il far calzette, il far


merletti, il ricamare e lavori simili. Qual numero dee tutto
servir ancora per la Maestra delle novizie del Conservatorio
posta nel Capitolo 2° mutato solo che alle educande e semplici
convittrici non impari lo scrivere, tanto pernicioso alle donne
che non hanno impiego veruno, che lo ricerchi.

1.23 - Nel 1786: Le “Regole Seconde”dettate dal Vescovo


Antonini - (Prive del capitolo scuola).

Nel nome di Dio


Comincia la Regola della Religione di S.Chiara
del Conservatorio di Anticoli.

Capitolo I

Tutte quelle che lasciate la vanità del Mondo, vorranno entrare e


perseverare nel vostro Conservatorio necessariamente hanno da
osservare questa legge di vita e disciplina, vivendo tutte in
obbedienza e vita comune sotto una superiora, in castità, santa
carità e ritiratezza.

Capitolo II -Che sieno santamente ritirate.


Capitolo III -Delle zitelle che sì hanno da ricever.
Capitolo IV -Dell’abito ch’hanno a vestire.
Capitolo V -Che debbano stare in dormitori.
Capitolo VI -Come hanno da dir l’Offizio della Madonna.
Capitolo VII -Da chi hanno da ricevere i sacramenti.-

55
Capitolo VIII -Degl’ esercizi delle zitelle.
Capitolo IX -Del silenzio che hanno da osservar.
Capitolo X -Del modo di parlare.
Capitolo XI -Delle mortificazioni.
Capitolo XII -Dell’inferme.
Capitolo XIII -Della portinara.
Capitolo XIV -Della Chiesa..
Capitolo XV -Chi possa entrare nel Conservatorio.
Capitolo XVI -Che niuna possi uscir fuori.
Capitolo XVII -Della Superora e dei suoi Offici.

Capitolo XVIII -Del Ministro del Conservatorio.


Capitolo XIX -Della dozzina e Dote a pagarsi.
Capitolo XX - Che le religiose non siano negligenti
nell’osservanza di queste regole. Seguono altre sette pagine
dedicate agli orari da osservare . per la novena del Santo Natale
Nel Conservatorio di Anticoli - Nonché gli orari distinti e diversi
per i mesi di Maggio,giugno,luglio . Agosto,settembre.ottobre -
Novembre, dicembre,gennaio – Febbraio,marzo,aprile.

CYRILLUS ANTONINI

Dei, & S. Sedis Apostolicae gratia Episcopus Anagniae,Terra


Acuti Dominus SS. D.N. Papae Praelatus Domesticus, ac solio
Pontifico Assistens.

56
PARTE SECONDA
APPROFONDIMENTI

57
II

APPROFONDIMENTI

2.1 - Sulle scuole e sulla Congregazione.

Nella prima parte di questo saggio, ho citato lo scrittore Natale


Tomei, che, essendo stato insegnante e direttore didattico per
tanti anni, nella sua Storia di Vico nel Lazio, del 1999, ha
dedicato anche alla scuola, un’attenta ricerca.
Infatti, dopo aver trattato delle scuole esistenti sotto lo Stato
Pontificio, come abbiamo già visto, arriva a concludere che
“Prima del 1825 nelle province di Marittima e Campagna non si
può assolutamente parlare di scuole per le fanciulle” e lo
dimostra facendo riferimento ad una lettera che il Gonfaloniere
di quel Comune Condidori, scrive al “Delegato Apostolico per la
scuola femminile” per dirgli che: “Necessario purtroppo sarebbe
che in questo Paese venisse stabilita una scuola somigliante
Pubblica Opera Pia.” Non a caso il Gonfaloniere parla di
Pubblica opera Pia, perché solo in tal modo le scuole per le
fanciulle (come quelle per i maschi) potevano ricevere i
contributi della Comune (o del Buon Governo) per pagare le
Maestre Pie. La qual cosa ad esempio, per le monache del
Monastero di Anticoli, come vedremo più avanti, non è mai
avvenuta.
Nei registri originali (qui riprodotti) esposti in aprile e maggio
2002, in una mostra dell’Archivio di Stato di Frosinone , avente
per tema: “La condizione femminile dal XV al XX secolo”
risulta che all’epoca della visita eseguita in virtù del Breve il 2
luglio 1824 la situazione delle scuole era la seguente.
Comunità di Anagni (ab.5.541)- Qualità delle scuole, pei
maschi: Elementare. Per le femmine: assegno alle monache della
Carità, per l’istruzione alle fanciulle nel leggere, scrivere,
dottrina cristiana e lavori, ma non per una vera scuola.

58
Onorari ai Maestri - scudi 50 - alle Maestre - scudi 60 - Totale
per Comune - scudi 110.
Comunità di Acuto (ab.1.626) - Pei maschi: Elementare e
Grammatica - Per le Femmine: Una Maestra delle Fanciulle, per
leggere , dottrina cristiana e lavori. Onorari ai Maestri scudi 25 –
alle Maestre scudi 15 – Totale per Comune: scudi 39.
Comunità di Anticoli (ab.1.435) – Pei maschi: Elementare e
Grammatica – Per le Femmine: Scuola delle Fanciulle esercitata
dalle Monache Clarisse – Onorari ai Maestri scudi 28 – Alle
Monache delle clarisse: nessun onorario della Comunità veniva
assegnato per l’istruzione elementare (vedremo più avanti
perché - n.d.r.) Totale per Comune, scudi 28-
Comunità di Carpineto (ab.2730)- Pei Maschi: Janua e
Grammatica- Onorario per il Maestro scudi 53 - Per le Femmine:
nessuna scuola è indicata nel prospetto (e di conseguenza nessun
onorario per la Maestra – n.d.r).
Come si vede, nel 1824 in nessuno dei citati quattro Comuni
della Diocesi di Anagni esisteva la presenza delle Maestre Pie, le
quali, a prescindere da chi le avesse formate o gestite, avrebbe in
ogni caso, avuto dalla comunità i contributi per mantenerle.
Eppure, tra i predetti comuni c’erano Anagni e Carpineto, che
per la loro importanza nella storia della Chiesa, erano più
attrezzati per creare delle vere scuole, anche se di carattere
religioso. Ma anche per questi due capoluoghi il discorso sulle
Maestre Pie si potrà fare soltanto dopo il 1830 e come vedremo,
solo per Carpineto, non per Anagni.

2.2 - Lo Stato delle scuole in Marittima e Campagna.


(Per il triennio 1824-1827)

Nella seconda parte del “Prospetto delle scuole comunali” c’è la


conferma delle predette considerazioni:.
(A termini del Breve Apostolico- 2 luglio 1824 e della Bolla degli
studj 28 agosto detto anno, nonché delle ulteriori facoltà sovrane
comunicate con dispaccio della S. Congregazione de’ studj in
data 7 settembre 1824).

59
Per Anagni è previsto quanto segue: Qualità delle scuole pei i
Maschi: Tre scuole elementari, col metodo degli Ignorantelli-
Assegno al seminario, per l’intervento della Gioventù della Città
a tutte le scuole dello stesso Seminario – Per le Femmine:
Assegno alle Monache della Carità per l’istruzione delle
Fanciulle nel leggere, scrivere, dottrina cristiana e lavori –
Onorarj ai Maestri degli Ignorantelli, scudi 150 – del
Seminario,scudi 200 – Alle Monache della Carità, scudi 60-
Totale per Comune scudi 410-
Per Acuto: Qualità delle scuole – Pei maschi: Elementare col
metodo degli Ignorantelli e principi di grammatica, scudi 40 –
Per le Femmine.Una Maestra delle Fanciulle per leggere,dottrina
cristiana e lavori, scudi 15 -Totale per Comune, scudi 50.
Per Anticoli: Qualità delle scuole - Pei maschi: Elementare col
metodo degli Ignorantelli, scudi 40 - Per le Femmine: scuola per
le Fanciulle esercitata dalle Monache delle clarisse. Nessun
salario della Comunità veniva loro assegnato perché “le
Monache godono, per l’oggetto, dei beni dell’Ospedale di S.
Antonio, accordati al Monastero con Chirografo Pontificio”.
(A questo proposito c’è da dire che, tra il Monastero e la
Comunità di Anticoli, già da quando detti beni gli furono ceduti
per il mantenimento del Conservatorio e della scuola per le
fanciulle che le monache volevano creare, queste ultime avevano
avanzato varie suppliche, per avere i contributi che la Comune
aveva cessato di corrispondere per quei beni.
Evidentemente, dopo trenta e più anni, le suppliche delle suore
non erano mai state accolte ed il Conservatorio non aveva ancora
entrate sicure per sostenere una vera scuola. Come in effetti,
non ebbe neanche in seguito, perché fino alla fine dello Stato
Pontificio la Congregazione di S. Chiara non ha avuto mai
queste possibilità ed anche perché fino agli anni ’50, quello delle
Clarisse è stato sempre un Convento di clausura, con tanto di
grate di legno, sia alle finestre che si affacciano su Via Maggiore
sia a quelle che si affacciano sulla Piazza del Comune. E questa
fondamentale circostanza, tutti i fiuggini che abbiano più di 50
anni la possono ricordare.

60
Per Carpineto: Dove questa era la qualità delle scuole: Pei
Maschi: Elementare, col metodo degli Ignorantelli e
Grammatica, scudi 100 - Per le Femmine : erano previsti 24
scudi per due Maestre Pie. Totale per Comune scudi 124. Ma la
presenza effettiva di due Maestre vi sarà soltanto dopo il 1830
anche perché le Maestre Pie godevano anche dei beni testati a
favore della scuola delle Fanciulle, da Angelo Giammaria. Il che
conferma la tesi, secondo la quale, a prescindere da chi avesse
formato o gestito le Maestre Pie, la Comunità, avrebbe sempre
assegnato i contributi per mantenerle.
Dal “Prospetto generale delle scuole comunali delle Province di
Marittima e Campagna”, esposto nella Mostra, allestita in aprile
e maggio del 2002, dall’Archivio di Stato di Frosinone, ho potuto
rilevare dati molto interessanti, sulla condizione di arretratezza in
cui, nel 1824, le Scuole Primarie dello Stato Pontificio ancora si
trovavano. Sempre che si possano definire scuole, quelle che,
come scopo iniziale e finale, più che l’istruzione generale dei
giovani, abbiano l’indottrinamento religioso.

2.3 - Per le femmine niente scuole pubbliche.

Eppure, ci troviamo a ben 30 anni, dalla la scomparsa delle tre


sorelle di S.Chiara in Anticoli, che, a distanza di altri 170 anni si
sono volute elevare al rango di Educatrici e Maestre Pie delle
fanciulle anticolane. Perché agli ideatori della loro storia,
evidentemente non era sufficiente , ai fini della loro
beatificazione, il solo ruolo di Fondatrici della piccola comunità.
Per la costituzione della quale l’ Arciprete Girolami, per carità
cristiana, le aveva aiutate radunarsi insieme ad altre zitelle, ma
semplicemente per sottrarle all’indigenza in cui si erano trovate
dopo la morte dei genitori e soprattutto perché potesse esser loro
impartita la Dottrina cristiana, in modo da favorire quell’opera di
proselitismo, che la Chiesa romana ha sempre perseguito come
suo fine primario.

61
Ebbene un primo dato significativo che dal Prospetto viene
fuori, è che nelle due province prese in esame, soltanto 19 erano
i comuni che registravano una parvenza di scuola.
E di quei 19 comuni, soltanto 11 avevano l’istruzione
Elementare e di Grammatica, ma solo per i maschi. Forse perché,
per le femmine, colpite da sempre dal peccato originale di Eva,
tutto ciò che poteva essere consentito all’uomo, rimaneva ancora
un tabù.
E se proprio si dovevano avviare all’istruzione ecco che le
fanciulle venivano costrette, ad andare, non dai maestri (canonici
o laici che fossero) bensì dalle suore.Le quali, ancora oggi hanno,
più lo scopo di favorire le vocazioni, anziché quello di preparare
le giovani ad affrontare la vita , senza timori e pregiudizi.
Ecco perché le scuole pubbliche per le femmine, sotto lo Stato
Pontificio, non furono mai istituite e se proprio qualcuna
doveva esserci, si trovava in qualche istituto di suore.
Nelle quali però, le materie previste erano, anche qui, la dottrina
cristiana e i lavori donneschi, non già il leggere e scrivere, che le
stesse suore, che avrebbero dovuto insegnare alle fanciulle,
spesso ignoravano.

2.4 - Maestri sacerdoti per gl’Ignorantelli.

Per dare l’idea della qualità delle le scuole dell’epoca, in


questo caso maschile, basti riportare qualche brano (che il Tomei
trascrive nella sua Storia di Vico) del Regolamento che il
Delegato apostolico, Giovanni Antonio Benvenuti, per la
Provincia di Marittima e Campagna, in data 1°gennaio 1825
detta per le scuole elementari, sul sistema degli Ignorantelli:
“I maestri devono essere “sempre sacerdoti, buoni e capaci”;
i fanciulli devono modellarsi, dietro gl’insegnamenti e…dietro il
buon esempio del precettore, di contegno grave, silenzioso,
prudente e savio; in ogni scuola ci devono essere il crocifisso, la
Madonna e l’acquasantiera”.

62
“Oltre a insegnare a leggere e scrivere ed a fare dei conti, sia
particolare cura di ogni maestro elementare di istruire i fanciulli
nella Dottrina Cristiana e saper tutti i misteri principali della
fede” “Di rendere obbligatorio il concorso di ogni fanciullo del
luogo alle stesse scuole elementari dall’età degli anni cinque alli
sette; a meno che si tratti di fanciulli di famiglie ricche, le quali
possono essere istruite nelle case rispettive.”
Altre conferme a quanto sin qui descritto sulle scuole di allora
e sulla qualità del loro insegnamento, vengono dalla stessa
Mostra anche per il triennio successivo.

2.5 - Stato delle scuole per il triennio 1827 – 1830

In un altro documento, viene registrato, comune per comune, lo


stato attuale delle scuole e i bisogni per il futuro, con queste
voci: “Condizione attuale degli studi” Numero delle scuole -
Metodo d’istruzione in ogni singola scuola – Numero medio dei
discepoli -Personale dei maestri e loro nomine - Biblioteche e i
musei - Salario annuo - Legati, donazioni, assegni - Bisogni
dovuti per l’incremento o sviluppo”.
La citazione di soli due comuni ci sembra sufficiente per
rappresentare la condizione, in cui si trovavano, anche dopo il
1830, le scuole del Circondario della Delegazione Apostolica
di Frosinone : quelli di Anagni e di Ceprano.
Per Anagni si legge quanto segue: “Condizione attuale degli
studi: pessima” – “Numero delle scuole: -Un maestro
abbecedario - Nel seminario, grammatica -inferiore e superiore,
umanità, retorica e filosofia – Per le donne si occupano le
monache della Carità ed una Maestra.”
Metodo d’istruzione: Il maestro abbecedario istruisce su i
rudimenti di leggere e scrivere. Il seminario, sulla lingua latina
con la Janua e col Porretti; in umanità e retorica col Deculonia;
in filosofia con autori non adatti.”.- Numero medio dei
discepoli: 100 “–“ Personale dei Maestri e loro nomine: Il
maestro abbecedario scelto dal Consiglio municipale, quello del
Seminario dal Vescovo”.- Biblioteche e musei: piccola

63
biblioteca in Seminario, una macchina elettrica e pochi altri
istromenti fisici – “Salario annuo: 436 – “Legati, donazioni,
assegni: dalla Comune, nulla riguardo a legati”-“Bisogni
dovuti per l’incremento o sviluppo: una scuola di mutuo
insegnamento, un liceo”
Per Ceprano: anche per questo Comune, la condizione degli
studi era “ pessima”. C’era “Una scuola elementare ed altra pei
principi della lingua latina fino a tutta la grammatica, ma solo
per i maschi, che erano 20 ed una Maestra Pia per le fanciule,
che erano 30”alle quali però, “non si insegnava a leggere”-
I maestri per i maschi: “ erano sacerdoti, scelti dal Vescovo”.
Come si vede la precedente condizione esistente nel triennio
1824-1827, si può dire sia destinata a rimanere immutata, anche
nel triennio successivo, se è vero che anche per un capoluogo
come Anagni, sede di diocesi, la sua qualità viene definita
“pessima”. Ed anche se vi compare per la prima volta la
presenza di una Maestra Pia, non si può dire che le fanciulle
venissero istruite meglio che nel passato, se è vero che anche ad
esse , oltre ai lavori donneschi, la dottrina cristiana e talvolta il
leggere, lo scrivere era assolutamente proibito. Tale divieto
rimarrà fino alla fine dello Stato Pontificio, perché per essere
maestra pia non era necessario che imparasse a leggere ed a
scrivere e quindi lo potesse insegnare alle fanciulle.
Qui c’è un’altra prova delle tante forzature che gli studiosi
hanno tentato di fare, quando a pagina 231 in una loro relazione,
pur di far passare, come Educatrici e Maestre Pie, le Sorelle
Faioli, citano come prova regina, l’ episodio del soggiorno di
quattro mesi che la più grande di esse (Teresa) e l’altra zitella
Domenica Tardioli, trascorsero nel Monastero della Carità di
Anagni, per dimostrare che vi andarono per apprendere il
metodo d’istruzione, per poterlo poi trasferire nel Conservatorio
di Anticoli che stavano creando.
Alla stessa pagina 231, quando riportano la descrizione
dettagliata dell’episodio con la seguente nota, forniscono la
prova che lo scopo iniziale della comunità di zitelle prima e di
suore poi, non era mai stato cambiato.

64
2.6 - Anno 1748: Monastero della Carità di Anagni.
“Solo virtù e lavori per le zitelle di Anticoli.”

Nell’Archivio del Monastero “Libro nel quale devono notarsi


quelle zitelle per essere educate in questo Monastero”- Pag.9
alli 7 gennaio 1748 vennero d’Anticoli le oneste zitelle Teresa
Rosi e Domenica Tardiola, le quali vi “anno” dimorato sino alli
3 di maggio dello stesso anno, essendo venute per imparare,
dovendo aprire il Conservatorio e il Monastero l’ ha tenute per
carità.” Teresa Faioli è detta Rosi per un errore (che si rileva
anche da altri documenti ) dovuti alla parentela del fu abate
Rosa.Nel medesimo archivio è conservata una breve lettera del
Girolami (l’Arciprete di Anticoli) alla Priora in data 17 gennaio
1748, in cui si legge tra l’altro:
“Mi piacerebbe udire per il Latore li portamenti delle
medesime”-spera-“ che queste s’applicheranno di tutto spirito
alle virtù ed alli lavori manuali”. Queste poche parole (per il
relatore) sono utili per illuminare il carattere autoritario del
Girolami e la concezione che egli aveva del suo ruolo di
Direttore del Conservatorio”. Inoltre a piè di pagina 232 sotto la
voce “Posizione Antonini” si fa riferimento a varie suppliche che
“Il Segretario Joseph Livizzani” a nome de “ Li zelanti della
Terra di Anticoli, e delle “ Maestre Pie” chiede , colla prima, di
fare in modo che, alla casa del “(detto) Luogo Pio, nascente,
affatto privo di rendite, si prevede, non poter più oltre
(sus)sistere colle sole elemosine siano uniti i fondi dell’Ospedale
di detta Terra (di rendita annuale circa scudi trenta) acciocché
la detta casa possa dare “il ricovero alli passeggeri mendichi “
ma anche essere “come un seminario, per indi provvedere di
Maestre Pie, quale altro bisognoso luogo della diocesi”.
Con la seconda supplica, chiede l’unione alla Casa delle Maestre,
della Chiesa di S. Domenco Cocullo e dei suoi beni, perché:
“Questa Chiesa, con alcuni piccoli sitarelli suoi annessi,
accrescerebbe non poco comodo al suddetto Luogo delle Scuole
Pie insieme e di Conservatorio, perché liberarebbe le oratrici da
qualche soggezione e principalmente dalla necessità di uscire

65
ogni giorno per ascoltare la santa messa e spesso per ricevere i
santi sacramenti con qualche inconveniente, dovendo passare fra
il popolo nella pubblica piazza e frammischiandosi nella Chiesa.
Il Parroco stesso che n’è attual possessore, ..à dichiarato di
cedere la suddetta Chiesa a questo Luogo Pio.”

2.7 - Le difficoltà del Conservatorio dopo l’unione dei beni.

Ebbene, è proprio la cessione dei beni dell’Ospedale e della


Chiesa alla casa delle Maestre, che sarà effettuata, in data 13
agosto 1749, con apposito atto (nel quale l’Arciprete Girolami
viene nominato garante) che metterà in grande difficoltà il
Monastero e quindi il Conservatorio.
Vedremo perché..Intanto, a pag.234 del volume, si legge: “Nel
dicembre 1749 il Vescovo Bacchettoni, viene trasferito a Loreto,
con grande dolore dell’ Arciprete Girolami che perdeva un
superiore di cui aveva completa fiducia.”
Ma anche le zitelle si sentirono smarrite, perché era stato lui
ad esplicare ogni azione tesa ad assicurare al Conservatorio una
certa autonomia, tramite il trasferimento dei beni ceduti alla loro
casa. Ma le decisioni del Bacchettoni a favore del Conservatorio
di Anticoli “modificarono diverse situazioni locali, abolendo
benefici e contribuzioni di antica data, provocando dei forti
contrasti con i più autorevoli membri del clero”.
A tale proposito, è chiara la richiesta inviata dal Girolami alla
Congregazione del Buon Governo, in data 10 dicembre 1749,
quando fa presente che, con la cessione dei beni dell’Ospedale
alle Maestre Pie, sono cessati i contributi, prima pagati sul
bilancio di detti beni.
Sono perciò sorte rivalità ed inimicizie perchè ad esempio
l’organista non suona più, il Maestro Elementare lascerà
l’incarico alla fine dell’anno.
Il Comune chiede che i contributi che pesavano sui beni
dell’Ospedale restino in vigore. Perché, essendo il patrimonio dei
beni dell’Ospedale assai consistente (vedansi elenco, in calce, del
1768, aggiornato, con i beni del Monastero e i relativi obblighi,

66
negli anni 1778-1797-1812-1819) anche i contributi (che il Buon
Governo pagava alla comunità ) erano ragguardevoli. Ma tra gli
obblighi che il Monastero si era impegnato ad assolvere, sin dal
l749, c’era anche quello, mai completamente rispettato di
“ammaestrare le ragazze nel leggere, scrivere e nei lavori”.

2.8 - Un silenzio durato 17 anni


(dal 1750 al 1766).

Dopo il trasferimento del Bacchettoni a Loreto, dal 1750 guiderà


la diocesi di Anagni il vescovo Domenico Monti., che la reggerà
fino al 1766.
“Sono anni in cui (ammette il Relatore) il Monastero cade in un
silenzio quasi assoluto,che dura 17 anni.” Ma subito dopo,
contraddicendosi, dice che “l’esperienza e la scelta delle Maestre
Pie prosegue e si impianta più saldamente.”
Poi aggiunge: “Di questi anni le suore non hanno serbato,
nella loro tradizione interna, alcun ricordo, come di un periodo
opaco, del quale peraltro non sembra piacevole parlare.
Vedremo nelle pagine che seguono di chiarire i motivi per cui si
è istaurata tale tradizione interna.”
Anche da ciò che accadrà in seguito al 1766 è facile capire che
la creazione di un Conservatorio, con annessa scuola per le
fanciulle, senza beni e risorse per poterlo mantenere e gestire,
rimarrà per il Monastero una pura chimera e che in quel periodo
oscuro non poteva fare altro che attendere tempi migliori e
dedicarsi invece al consolidamento della piccola comunità.
Per poi organizzarla, sotto l’aspetto gerarchico ed mministrativo,
in modo da renderla autosufficiente. Magari (come avverrà in
seguito) chiedendo la dote alle famiglie delle zitelle che volevano
farsi suore e la retta per quelle fanciulle che entravano nella
comunità soltanto per imparare a tenere in ordine la casa e i
canoni della dottrina cristiana.
La qual cosa viene confermata dal resoconto che il vescovo
Tanderini fa scrivere, il 28 giugni 1768, dal suo segretario, nella
visita alla “domus puellarum vulgo delle Maestre Pie”:

67
2.9 - I beni e le doti, determinanti
per il consolidamento della Comunità

”Nella casa vivono attualmente dodici Pie donne, dedite


all’educazione e istruzione delle fanciulle di questo luogo e
vivono in parte del lavoro delle loro mani, in parte coi redditi dei
beni che furono costituiti come dote per alcune di esse dai propri
genitori, in occasione dell’ingresso nella suddetta casa”
Il problema della dote, come vedremo più avanti, diventerà
determinante sia per il consolidamento del Luogo Pio come
istituzione religiosa sia per il mantenimento del Conservatorio
per la educazione delle fanciulle.
Quando poi il vescovo Tanderini, il 29 e il 30, torna a visitare
le Maestre Pie “chiede loro quale metodo usassero per insegnare
la dottrina cristiana e benignamente porse loro orecchio per
ascoltarle”
Qui è bene riportare le considerazioni che il relatore fa su
quella visita, quando ammette che il Conservatorio: “è ormai una
istituzione più consolidata, che si occupa dell’ educazione e
dell’istruzione (educazione evidentemente religiosa; istruzione
in senso più ampio, culturale e manuale) delle fanciulle del
luogo.”
In queste considerazioni si nota subito che il relatore quando
parla di istruzione aggiunge subito il termine “culturale” perché
altrimenti avrebbe dovuto dire che l’istruzione era soltanto “
manuale”; lui evidentemente non se la sente di ammettere questa
verità, dopo aver sostenuto, insieme ad altri studiosi, che le
sorelle Faioli avevano ricevuto con le altre zitelle diventate
suore, soltanto gli elementi della educazione religiosa e non
anche quelli dell’istruzione e dell’insegnamento, in generale:
che non avendoli mai ricevuti non potevano trasmetterli ad altri.

68
2.10 - Agiografi ad ogni costo.

Hanno dimostrato di essere tutti coloro che con i loro articoli


sulla stampa cittadina, hanno fatto a gara per elevare le tre
povere zitelle, al rango di educatrici delle fanciulle di Anticoli.
Prima, esaltandole come “antesignane di un processo educativo,
che in tempi bui illuminò di benefica luce le assonnate menti
anticolane”. Poi, cimentandosi in una serie di florilegi (di cui in
appendice si riproducono i più esilaranti), giungono a formulare
i seguenti sproloqui: “In questo contesto storico (in cui l’
analfabetismo era imperante - n.d.r.), le tre sorelle Faioli, pur
non essendo edotte delle influenze filosofiche e politiche che
animavano le iniziative educative, in sostanza possedevano gli
strumenti necessari per saper leggere, scrivere e far di conto”.
Oppure: “Il loro intendimento era quello di insegnare alle
giovinette i segreti dell’apprendere dalla carta stampata e quelli
di poterli trasmettere attraverso la scrittura. Inconsciamente le
tre sorelle, così operando compirono un’opera educativa che
andò ad accrescere le iniziative sorte in Italia.” Subito dopo
però l’autore si contraddice ed ammette che: “E’da considerare
comunque l’ambiente che le Faioli operarono in un piccolo
centro ove esclusivamente si viveva di agricoltura e pastorizia ed
ove il governo dello Stato Pontificio, non era illuminato (sic!)
come altri imperanti in Italia. In un ambiente cioè difficilmente
influenzabile dalle nuove idee.”
E tutto ciò viene detto nonostante che, proprio nel Volume
citato (a pagina 286) sia riportata l’ennesima supplica ( in data 1
marzo 1781) con cui le Maestre di Scuola Pia del Conservatorio
di Anticoli, nel chiedere al Vescovo Cirillo Antonini di rientrare
in possesso dei beni (dell’Ospedale e della Chiesa di S.
Domenico) senza i quali, la scuola per le fanciulle, non poteva
essere mantenuta, ribadiscono anche a lui che: “Fin dall’anno
1747, con la istituzione di tal luogo pio, si cominciarono a fare
li pij esercizi di divozione, ad insegnare la dottrina cristiana ed
ammaestrare le fanciulle di detta terra ne li lavori manuali

69
donneschi” e non nel leggere e scrivere, come nel florilegio si
afferma.
Da ciò, viene fuori una verità che nessuno degli ideatori di
questa storia, ha voluto chiaramente ammettere e cioè che, dopo
più di 30 anni dalla loro istituzione, le cosiddette Maestre Pie di
Anticoli, non avevano neppure i mezzi minimi per mantenere
una scuola, che fosse almeno in grado di insegnare alle fanciulle
la sola dottrina cristiana e i lavori donneschi. Che era l’unico
scopo del loro Conservatorio. Altro che insegnamento del
leggere e scrivere che, per le donne, sotto lo Stato Pontificio, fu
sempre proibito.
Tornando alla cronaca della visita che il Vescovo Tanderini
fece il 28 giugno 1768 nella casa delle Maestre Pie, la relazione
del Segretario si conclude con queste considerazioni: “ Il vescovo
ascolta senza muovere appunti e osservazioni la loro esposizione
del metodo da esse usato per insegnare la dottrina cristiana.
Tale loro compito è pertanto del tutto naturale e non contestato.”
Inoltre, da ciò che risulta dalle stesse circostanze, esaminate dai
relatori anche nelle pagine seguenti, si può dire che, dal 1766
fino al 1779, “il luogo Pio verrà stabilmente guidato dalla
superiora Angelica Bertoni. Da questo ultimo anno iniziano quei
“mutamenti che segnano, per la piccola comunità, la fine di un
periodo e l’inizio di una nuova fase.” Quando, con la nomina
del monsignore Cirillo Antonini, subentrato nel 1778 a Filippo
Tanderini,
“Il nuovo vescovo imprimerà alla iniziativa delle suore
clarisse, una svolta decisiva e duratura: la trasformazione cioè
della comunità del Conservatorio in comunità religiosa, in modo
che le donne ad essa appartenenti, pur mantenendo il fine
inizialmente propostosi nella loro specifica scelta (ossia
l’educazione della gioventù femminile) divenissero membri di
una istituzione a carattere permanente, controllata e protetta e
guidata in modo diretto dal vescovo. ”Infatti “Il 6 marzo 1779, i
frutti di tale evidente intervento del vescovo, rapidamente si
mostravano: a questa data si teneva il primo regolare capitolo
delle Maestre Pie”.

70
Ed eccolo il relatore usare ancora quest’ultimo termine pur
avendo lui stesso un momento prima dimostrato che Maestre le
zitelle di Anticoli non lo diventarono mai e no lo diventeranno
neppure tutte le altre che entreranno nel Convento fino al 1930.
Ma il 14 luglio 1779, all’età di 64 anni, muore Teresa, la più
grande delle Faioli, senza neppure essere diventata suora.

2.11 - Le date che divisero le tre Sorelle.


(14 luglio 1779 - 4 giugno 1786)

La prima data, perché muore Teresa all’età di 64 anni, senza


essere diventata suora. La seconda, perché le altre due, Cecilia
ed Antonia, diventano suore ma, rispettivamente, all’età di 67 e
63 anni.
Il che significa che soltanto queste ultime erano, fisicamente
presenti, come suore, alla Fondazione effettiva della
Congregazione di S. Chiara, mentre l’altra era già da sette anni
passata a miglior vita. Quando cioè l’Arciprete Girolami non
aveva ancora neppure preparato le Prime Regole per la comunità
laica, in cui le zitelle che si erano riunite “per esercitarvi gli
esercizi di divozione ed ammaestrare le ragazze, nella dottrina
cristiana e nei lavori donnesche.”
Regole che detterà soltanto nel 1780 (vedasi altra nota in
appendice) ma che saranno sostituite dalle Regole seconde,
dettate dal Vescovo Antonini nel 1786; dalle quali però veniva
cancellata proprio la parte relativa alla scuola, che l’ Arciprete
Girolami aveva sempre sognato per quella comunità, senza
riuscirvi.
Per i suddetti motivi, l’aver voluto accomunare il destino delle
tre sorelle (come educatrici prima e come suore dopo) fa apparire
questa scelta, quanto meno arbitraria. Infatti Cecilia ed Antonia,
diventeranno suore il 4 giugno 1786, quando, dopo un’omelìa
del Vescovo Antonini in S. Pietro, verranno ammesse (insieme
ad altre zitelle) al voto semplice di castità e di permanenza nel
Conservatorio e quando lo stesso Antonini (come si legge a
pag.261) varerà nella seconda metà dell’ anno “Le Regole delle

71
Religiose di S. Chiara di Anticoli” con le quali “Le antiche
Maestre Pie saranno suore a tutti gli effetti.”
Ed eccolo “il relatore” usare di nuovo quel termine, pur
avendo lui stesso un momento prima, dimostrato che “Maestre”,
le zitelle di Anticoli non furono mai e non lo diventeranno
neppure per il futuro, perché il loro, rimarrà sempre un
Convento di Clausura. A proposito del quale, il relatore, nel
riferire che:” Il 27 giugno 1785 si era tenuto un capitolo
fondamentale per la stabilità dell’Istituzione”- aggiunge che:
per le 12 donne che partecipavano “la sopravvivenza del Luogo
Pio non poteva sussistere gran tempo se non si approvava una
norma che stabilisse che, le doti portate da ogni persona nuova,
diventassero di proprietà perpetua del Conservatorio, anche se
le suore avessero deciso di tornare a casa lasciando l’abito.”

2.12 - Le due sole verità: il silenzio e la dote.

In quell’o.d.g. si ravvisava evidente “la preoccupazione della


stabilità economica del Conservatorio, così come si stava per
fondarla sul piano religioso istituzionale. Da tempo ormai –
afferma -. ogni nuova giovane ricevuta nel Luogo Pio era tenuta
a portare una dote di scudi 250 in denaro o in beni di egual
valore; ma tale consuetudine non era mai stata una norma
giuridica, come sarebbe stata per il futuro. E le doti già versate,
ossia i beni delle religiose presenti? – si chiede il relatore.
“Qui si leva ad arringare Suor Geltrude, una delle congregate
più antiche. Il testo è di rilevante importanza (egli scrive) anche
perché è uno dei rari documenti che ci parlino in prima persona
di una delle tre sorelle, così schive in tutta la loro vita di
mostrarsi se non con l’opera silenziosa e tenace.” Suor Geltrude
propone che si faccia una supplica al Vescovo, il quale si degnò
di dar loro l’abito e l’Istituto di S. Chiara, affinché conceda al
Luogo Pio la perpetua stabilità, con la perpetua ritenzione delle
doti presenti e future.
A tal fine, non avendo esse ancora il voto solenne, il vescovo
approvi un decreto che imponga l’emissione del “voto solenne di

72
perpetua permanenza in castità dentro del nostro Luogo”, dopo il
quale nessuna più abbia diritto alcuno sulle doti, “ma che resti
assoluto padrone il nostro Luogo per sempre”. “Perciò si chieda
l’assenso a tale proposta separatamente e poi la si ponga ai voti
segreti. Poi si effettua la votazione segreta e i voti risultano tutti
bianchi. Con questo capitolo, memorabile nella storia interna
della comunità, si poneva la base indispensabile per l’emissione
dei voti nell’anno seguente”.
Le circostanze sin qui descritte sulla vita interna del Monastero
anche per chi scrive sono fondamentali per accertare due verità:
il silenzio e la dote.

La prima. Per una sola, delle tre sorelle, vissute sempre nel
silenzio, si rivela l’esistenza di un documento che per la prima
volta, parla di Maria Geltrude in prima persona.
E cosa dice di tanto sublime la povera zitella alle consorelle
riunite? “Che si faccia una supplica al Vescovo (l’ennesima)
affinché conceda la perpetua stabilità al loro Luogo Pio, con la
perpetua ritenzione delle doti presenti e future”.

La seconda. Di dote parla proprio lei che, con le due sorelle


rimaste orfane di entrambi i genitori, si erano trovate in una
condizione di estrema povertà che solo grazie all’aiuto dell’
Arciprete Girolami, poterono superare nella casa ereditata (per
vezzo di nepotismo?) dal fu Abate Rosa, parroco di S. Stefano e
che probabilmente proveniva dalle rendite della parrocchia.

Si trattava di quella casa che poi fu data in permuta a Placido


Alessandri, con altra sita in Via della Soggetta: dove sempre con
l’aiuto del Girolami e la protezione del Vescovo Bacchettoni
(che le visitò nel Natale del 1747) le tre sorelle dettero avvio, con
altre zitelle, alla fase laica della loro esperienza.
La precarietà delle condizioni economiche delle Faioli è
possibile accertarla nello stesso volume a pag.227, quando il
relatore parlando del padre Francesco, dice “Non sappiamo quale
attività svolgesse” ma “da una serie di elementi è però evidente

73
che la famiglia era economicamente agiata e socialmente ben
considerata”.
Di questa agiatezza però, oltre alla casa poi donata al Luogo
Pio, non viene citato alcun elemento che ne provi la consistenza
e nello stesso atto di donazione universale che le sorelle fecero l’
8 novembre 1749 non vengono mai precisati i beni da loro
posseduti nel territorio di Anticoli.
E non c’è traccia di altri beni posseduti dalla famiglia e donati
alla Comunità, neppure nei vari elenchi scoperti dai relatori, dove
sono meticolosamente indicati tra le poste attive dell’Istituto S.
Chiara, sia i beni in natura (come i terreni e le case che si
“appigioneno”) sia le rendite ed i “cenzi” attivi e passivi in
denaro fatti di scudi e di baiocchi.

2.13 - Fino agli anni ’50 fu Convento di Clausura.

Dalle vicende sin qui narrate si deduce chiaramente che il


Convento di S. Chiara in Anticoli prima e a Fiuggi Città dopo,
non divenne mai un Conservatorio che avesse come scopo
fondamentale l’educazione delle fanciulle, perché dal 1786,
divenne comunità religiosa a tutti gli effetti, rimanendo sempre
con queste caratteristiche.
E le regole che sin d’ allora la comunità fu obbligata a darsi,
non erano altre che quelle di un vero e proprio Convento di
clausura, con tanto di grate alle finestre in Via Maggiore, in
Piazza dell’Olmo e in Piazza Trento e Trieste e con tanto di
ruota girevole sia nel cortile dell’ingresso principale sia all’
interno della Chiesa di S. Chiara.
Tanto è vero che soltanto dopo gli anni ’30 (con il Concordato
del 1929 tra il Fascismo e la Chiesa) il loro istituto gestirà, in
locali separati, ma per conto del Comune l’asilo infantile di Via
Maggiore, frequentato anche da chi scrive e negli stessi locali la
scuola materna attuale.
Dove anche qualche giovane suora ha potuto finalmente
diventare maestra e insegnare ai bambini, a leggere e a scrivere,

74
ma solo dopo aver superato gli esami previsti dallo Stato Italiano,
dopo il1870.
Se tutto ciò non fosse avvenuto il Monastero delle clarisse, così
come nel passato, senza i contributi del Buon Governo non aveva
creato la scuola per le fanciulle, anche dal 1930 ad oggi, senza il
finanziamento del Comune, non avrebbe mai creato l’asilo
infantile prima e la scuola materna poi.

2.14 - Sempre inascoltate le suppliche per riavere i beni.

Intanto, a conclusione di quanto sopra mi sembra opportuno


riportare in appendice il testo della supplica che le suore
rivolsero al vescovo Cirillo Antonini, nel marzo 1781, affinché
le rimettesse in possesso dei beni dell’Ospedale di S. Antonio e
della Chiesa di San Domenico.
E di citare ciò che in data 9 maggio 1919 l’Abate Girolamo
Ambrosi, rispondendo ai quesiti che le suore del Conservatorio
gli avevano posto, in merito al nosocomio di Anticoli, precisava:
Di non conoscere le origini dell’Ospedale, né la provenienza dei
beni ad esso spettanti.
Che “il detto Luogo Pio restò abolito nell’anno 1749” e che
Benedetto XIV in quello stesso anno aveva assegnato i beni ad
esse Maestre Pie con tutti i vantaggi e gli oneri connessi,
precisando però che “Li pesi annessi fossero i seguenti:
mantenere una stanza per l’alloggio dei poveri pellegrini;
pagare il maestro della pubblica scuola, l’organista pubblico, il
predicatore quaresimale e la novena del Santo Natale.
Tralasciando di discorrere dell’obbligo di ammaestrare le
ragazze nel leggere e scrivere”.
Questa conclusione (risultante nella parte finale del libro a pag.
344-345) è assai significativa, perché spiega con chiarezza, il
motivo per cui il Monastero di S. Chiara non ebbe mai il fine
della preparazione culturale delle fanciulle anticolane , ma
soltanto quello che le stesse “aspiranti suore” (e tali saranno fino
al 1786) indicavano nella supplica dell’1.3.1781 al Vescovo

75
Antonini, quando ribadiscono a chiare lettere quali erano i
compiti della loro piccola comunità:
“Fin dall’anno 1747, con la istituzione di tal luogo Pio si
cominciarono a fare li pij esercizi di divozione, ad insegnare la
dottrina cristiana ed ammaestrare le ragazze di detta terra ne li
lavori donneschi”.

In appendice vi sono riportati altri atti, che dimostrano come,


tutte le richieste avanzate dalle suore,nell’arco di 70 anni, per
riavere i suddetti beni, con i relativi contributi (non più pagati
dal Comune e dal Buon Governo) non ebbero mai un esito
positivo e che pertanto, la scuola per le fanciulle, auspicata
dall’Arciprete Girolami, dai vescovi di Anagni e dall’Istituto
S.Chiara, rimase per tutti una mera illusione.
Gli atti di cui si parla, sono citati (in appendice) nel libro di
Giampiero Raspa sulle Faioli (edìto nel 1992 dall’Istituto di
Storia di Anagni) e vengono qui riferiti nei loro contenuti
essenziali:

2.15 - “Anticoli: Supplica del 24 giugno 1748”

De li zelanti a Benedetto XIV.


(Per l’unione alla Casa delle Maestre Pie dei beni
dell’Ospedale).

“Alla Santità del nostro Signore Papa Bendetto XIV” - “Li


zelanti dell’onor d’Iddio e del vantaggio delle anime, prostrati
alli Santissimi Piedi di Vostra Beatitudine, umilissimamente
espongono, essere alcuni mesi che nella Terra di Anticoli di
Campagna, con autorità del Vescovo fu […] una Casa per le
Maestre Pie, colli necessarj comodi, non solamente ad uso [di]
fare scuola Conservatorio, altre, alle quali per miglior loro
educazione, convenisse una maggior ritiratezza e già di queste
presentemente ve ne sono cinque” - “E perché detto Pio Luogo
nascente, affatto privo di rendite, si prevede non poter più oltre
[sus] sistere colle sole elemosine, supplicano la Santità Vostra,

76
che con un clementissimo suo Rescritto, il quale abbia forza e
vigor di Breve, voglia degnarsi [com] mettere al Vescovo le
piene facoltà di unirgli li Fondi dell’Ospedale di detta Terra, di
rendita annuale circa scudi trenta. - F.to: Ioseph Livizzani -
secretarius”.

2.16 - “Supplica del 3 luglio 1749”

Delle Maestre Pie a Benedetto XIV.


(Per l’unione alla loro Casa della chiesa di S. Domenico e dei
suoi beni).

“Le Maestre Pie della Scuola istituita in Anticoli, nella diocesi di


Anagni…umilissimamente espongono, vicino alla Casa
fabbricata per commodo di esse Oratrici delle Educande, che
ritengono e delle pubbliche scuole, che fanno, trovasi situata una
piccola chiesa, eretta in onore di San Domenico Cocollato….;
restando la sudetta Chiesa quasi interamente abbandonata
…Questa Chiesa con alcuni piccoli sitarelli suoi annessi,
accrescerebbe non poco comodo al suddetto Luogo delle Scuole
Pie…-Il Paroco stesso, che n’è attual Possessore… à dichiarato
di cedere la sudetta Chiesa a questo Luogo Pio. Onde per tal
beneplacito le umilissime oratrici supplicano la clemenza somma
della Santità Vostra. Che ecc….” (sull’esterno) a Monsignor
Vescovo di Anagni per distinta informazione.”

2.17- “ Supplica dell’ 11 agosto 1749”

Delle Maestre Pie al vescovo Bacchettoni.


(Per l’unione alla loro Casa dei beni dell’Ospedale e della
Chiesa di S. Domenico)

“Illustrissimo e Reverendissimo Signore. Le Maestre Pie della


Scuola istituita nella Terra d’ Anticoli, oratrici umilissime di
Vostra Signoria con tutto il dovuto ossequio Le rappresentano
essersi data supplica alla Santità di Benedetto Papa XIV per

77
l’unione di tutti li Fondi ed altri beni dell’Ospedale di detta
Terra per il mantenimento di detto Luogo Pio, come ancora
essersi data altra supplica per l’unione della Chiesa di S.
Domenico Cocollato, anticamente parrocchiale ….supplicano
pertanto le Oratrici sudette la benignità di Vostra Signoria acciò
si degni ordinare le dette unioni come stimarà di dovere e di
giustizia per il mantenimento et utilità di detto Luogo Pio.” Sotto
la stessa data, in:

2.18 - Acuto: “Decreto dell’ 11 agosto 1749”del Vescovo


Bacchettoni.(Per la unione alla Casa delle Maestre Pie, dei
beni di cui sopra).
Dopo tale Decreto, scritto in latino dal Secretarius Ioannes
Baptista Grandi,due giorni dopo viene stipulato in “Anagni due
giorni dopo lo: Strumento notarile, relativo alla unione dei beni
suddetti alla Casa delle zitelle di Anticoli.Il testo integrale
dell’atto è riportato nel libro di Giampiero Raspa “La Santa
avventura delle Sorelle Faioli” a pagina 166 (edìto nel 1992
dall’istituto di Storia di Anagni).Ma qui se ne riassumono le parti
essenziali, così come le descrive il Cancelliere Capobianchi:
“ Essendo a tutti ben noti i grandi vantaggi, che seco porta
l’introduzione ne’ Paesi delle Maestre Pie per la buona
educazione delle Fanciulle si nello spirituale che nel temporale;
però su tal riflesso il moderno Arciprete d’Anticoli di Campagna
D. Domenico Girolami desideroso per il bene della sua Patria
introdurre in essa le sudette Maestre Pie ne comunicò tal
pensiere all’Illustrissimo … Bachetoni Vescovo d’Anagni, che
benignamente l’approvò…
e per la maggior pubblica utilità si degnò di venire all’erezione
ed istituzione di dette Scuole Pie ... ponendole sotto la protezione
dell’Immacolata. Essendo ancora che fatta tal erezione non
avrebbe questa il suo effetto pel tempo futuro, se non si fusse
procurato il modo con cui le presenti Maestre (sic!) et altre da
succedervi nel progresso del tempo avessero potuto
comodamente vivere e sostentarsi e sovvenire agli altri bisogni
che potessero occorrere”.

78
2.19 - Nel 1781: Dopo 40 anni il Luogo Pio,
ancora privo di rendite.

“Ed essendo detto luogo affatto privo di rendite e sostenuto


colle limosine; perlochè d’istanza delle Maestre sudette fusse
data supplica alla Santità di Papa Benedetto XIV per l’unione di
tutti i beni e rendite dell’Ospedale di S. Antonio di detta Terra e
la Santità di Nostro Signore abbia colla solita sua clemenza
rimessa tal supplica sin dal 24 giugno 1748 a prudente arbitrio
del nostro illustrissimo Vescovo. Essendo ancora che vicino alle
dette Scuole Pie vi sia una Chiesa di S. Domenico Cocollato
anticamente parrocchiale (che confina con Via Maggiore e Via
della Loggetta)…
Essendo ancora che per l’unione di detta Chiesa sin dalli 16
luglio 1748 dall’Abbate Curato D. Pietro de Angelis fusse
prestato il suo consenso con diversi patti e convenzioni. Volendo
io sottoscritto Notaro Cancelliere condiscendere alla piisssima
disposizione del vescovo di Anagni, Bachetoni…il quale a
vantaggio di questa Terra ha fondato il Conservatorio.. con
unirvi la chiesa di S. Domenico, contigua al detto Conservatorio
avendone parlato col Rettore D. Domenico Girolami Arciprete di
S. Pietro a fine di consegnarla e cederla….in presenza degli
infrascritti testimoni (previo accordo tra l’Abate D.Pietro Paolo
De Angelis che cede e Domenico Girolami, Arciprete e Rettore
che accetta) decide di venire alla consegna della Chiesa colli
seguenti capitoli, patti e condizioni.1) Io infrascritto Abate
rilascio e consegno la sudetta Chiesa…”.

Seguono altri sei punti (con relative condizioni) sottoscritti,


con mano propria, dai contraenti: l’Abbate De Angelis e
L’Arciprete Girolami.e dai testimoni Venturini e Rosati.
La seconda parte del documento (pubblicata a pagina 169 del
libro di Giampiero Raspa) riguarda la “unione di tutti i beni e le
rendite dell’Ospedale” anch’essa prevista dai “rescritti emanati
da Papa Benedetto XIV e rimessi al prudente arbitrio del
Vescovo.”

79
Il documento, infine, si conclude in questo modo:

“Sopra le quali cose, detto Signor Arciprete Rettore ha


supplicato Sua Signoria d’interporre la sua autorità, decreto et
approvazione ad effetto che mai si possa dubitare della validità
del presente atto …..e che effettuandosi la riferita unione dei
beni dell’Ospedale d’Anticoli e rispettivamente di detta Chiesa
di S. Domennico alle Maestre Pie sudette, se ne possa sperare
ogni Bene spirituale e temporale per le fanciulle dell’istessa
Terra d’Anticoli, atteso anche il riferito obbligo alle Maestre, di
mantenere a loro spese la Fabbrica materiale di detto Ospedale
per la ricettazione de Pellegrini, approva, conferma, e autorizza
le Predette Unioni.- Ita est Joseph Capoblancus notarius et
Cancellarius Episcopalis Anagniae subscripsi”.

Nel 1781, cioè 33 anni dopo quell’atto, vedremo che le


Maestre Pie di Anticoli ancora non erano [ri] entrate in possesso
dei beni ceduti loro nel 1747.Intanto come abbiamo visto nella
prima parte: nel 1780:
Le Regole Prime (anche per la Scuola) furono scritte
dall’Arciprete Girolami, mentre le Seconde furono scritte nel
1786 dal Vescovo Antonini ma senza il Capitolo scuola.

2.20 - “Supplica del 1 marzo 1781”


Delle Maestre Pie al vescovo Cirillo Antonini.
(“Perché le rimetta nel pacifico possesso dei beni dell’Ospedale
e della chiesa di S,Domenico”)

“Illustrissimo Signore. Le Maestre della Scuola Pia nel


Conservatorio di Anticoli in Campagna Diocesi di Anagni col
più umile e divoto ossequio rappresentano a Vostra Signoria ,
come fin dall’anno 1747 si diede principio all’erezzione ed
istituzione di tal luogo pio coll’autorità … di Monsignor
Bachetoni allora vescovo d’Anagni e si cominciarono a fare li
pij esercizij di devozione, ad insegnare la Dottrina Cristiana ed
ammaestrare le fanciulle di detta Terra nelli lavori manuali

80
donneschi per tenerle lontane dall’ozio, dalli pericoli ed
occasioni… Ed affinché un’opera sì santa e grata a SDM avesse
qualche sussistenza per il mantenimento del vitto e vestito
necessario alle Maestre per potersi con maggiore impegno ed
attenzione applicare all’istruzione ed educazione delle Fanciulle,
fu avanzata supplica dalle Oratrici al Pontefice Benedetto XIV,
affinché si degnasse…. dare tutte le facoltà necessarie al
prelodato vescovo d’Anagni, per unire ed incorporare al
predominato Luogo pio e Conservatorio tutti i beni stabili e
proventi dello Spedale esistente in detta Terra… Ottenuti li
rescritti apostolici le Maestre oratrici fecero supplica anche al
prelodato vescovo Bachetoni per l’effettuazione delle due
richieste unioni, cioè delli beni e fondi dello Spedale e della
Chiesa di S. Domenico, a tenore delle facoltà necessarie ed
opportune concesseli dal Pontefice…
Doppo tutte le premesse Suppliche, favorevoli rescritti, decreto
et istrumento credevano le povere oratrici godersi in pace li
frutti provenienti dalli Fondi e beni dello Spedale, quali uniti
agli emolumenti dei quotidiani loro lavori ed alli prodotti delle
loro rispettive doti sarebbero certamente un congruo e quasi
sufficiente fondo da potersi onestamente sostentare”.
“Ma dopo la traslazione del vescovo Bachetoni dalla Chiesa
d’Anagni a quella di Recanati e Loreto (nel 1749) si suscitarono
tante contrarietà che sino al tempo presente non gl’è stato
permesso di godere il pacifico possesso dei detti beni, sotto
pretesto che la Grazia ottenuta dal Pontefice allora regnante
fusse obrettizia e surrettizia, non essendo stati nella Supplica
espressi li pesi annui a quali era sottoposto lo Spedale”.
Queste frasi (come nota il relatore) gettano ulteriore luce sui
motivi di opposizione alle Maestre Pie (legati a benefici e
contribuzioni d’antica data ma modificati o aboliti dalle decisioni
del Bacchettoni) introducono la parte finale della Supplica in cui
“le umilissime oratrici chiedono all’Antonini, di farle rimettere
(con decreto) nel pacifico possesso sia della Chiesa sia
dell’Ospedale.

81
Lo stesso relatore Raspa commenta l’esito positivo di quella
Supplica nel modo seguente: “L’Antonini non ebbe difficoltà a
sistemare la questione: il 1 marzo 1781, da Anagni, firmava un
decreto, in cui rinnovava i decreti del Bacchettoni relativi alla
Chiesa ed all’Ospedale, con la sola variazione che reintroduceva
gli oneri aboliti dallo stesso vescovo, fissandoli a scudi tre per il
Maestro comunale, a scudi tre per l’organista della Chiesa di S.
Pietro e a scudi due e mezzo per il predicatore delle quaresime,
oltre a confermare l’obbligo di mantenere aperto l’Ospedale ad
uso dei pellegrini.” Con il Decreto del Vescovo Antonini,
emesso lo stesso giorno (1.3.1781) in cui ricevette l’ennesima
supplica delle Maestre Pie, venivano richiamati i decreti con i
quali nel 1749 il Vescovo Bacchettoni aveva disposto l’unione
della Chiesa e dell’Ospedale, al Conservatorio, ma a anche
reintrodotti a carico di questo, i relativi oneri.
Quegli oneri che neppure dal 1781 avrebbero rispettato, come
chiaramente lascia intendere la seguente lettera che nell’agosto
1819 l’Abate vicario di Anticoli, Girolami Ambrosi alle Maestre
Pie (punto 7 dell’Appendice).

2.21 - 1806: Con le riforme napoleoniche, arriva nel Sud


l’Istruzione Pubblica (obbligatoria e gratuita).

A questo punto sarebbe utile coprire quel vuoto esistente nella


pubblicazione, che coincide con la occupazione napoleonica,
subita anche dallo stato Pontificio, tra il 1798 e il 1914 prima
della restaurazione. Per capire che cosa avvenne, in assenza del
Governo papalino, nelle province di Campagna e Marittima e
quindi in Anticoli sia all’interno del Monastero che nel Comune.
Arrivarono ad esempio le riforme che Giuseppe Bonaparte,
fratello maggiore di Napoleone, portò nel Lazio Meridionale,
subito dopo la sua nomina a Re di Napoli e di Sicilia, avvenuta il
3 marzo 1806? “Si debbono a lui infatti (come si legge a pagina
121 di una bella Storia di Fontanaliri, di Generoso Pistilli, per
lunghi anni Insegnante elementare e più volte Sindaco del
Comune) con la emanazione della legge 130 del 2 Agosto 1806:

82
“ l’abolizione nell’Italia Meridionale del sistema feudale” ;
“ la fine delle antiche prerogative dei nobili e del clero”;
“ la concessione dell’autonomia amministrativa ai Comuni”;
“ la vendita all’asta dei molti beni terrieri appartenenti ad Enti
ecclesiastici”; “ la disponibilità di tutti i beni demaniali a favore
della popolazione” e infine:
“ l’ istruzione primaria obbligatoria e gratuita con l’espressa
ingiunzione ai Comuni di provvedere al mantenimento delle
relative scuole.”

2.22 - Soltanto 70 anni dopo, nell’ex Stato Pontificio.

Il che significa che: da Fontanaliri, da Arce e in tutto il Regno


di Napoli, le scuole primarie obbligatorie e gratuite furono
istituite ben 68-70 anni prima che nello Stato Pontificio. Mentre
nel Lazio, questa grande conquista la si potè avere soltanto dopo
il 1872-74, dopo la presa di Roma, in virtù della legge Casati,
voluta nel 1859 dal nuovo Regno d’Italia.
Eppure di quell’importante periodo della occupazione
napoleonica, nella storia locale delle nostre province, c’è quasi
un assoluto silenzio sui mutamenti avvenuti (o non) sulla
istruzione popolare, a meno che a scrivere quelle storie non siano
stati uomini di scuola, come il Pistilli.
La scuola primaria, obbligatoria e gratuita in Anticoli venne
istituita negli anni 1874-1875 e qui vengono riprodotti i dati dei
primi maestri nominati dal Comune per le prime classi
elementari sia maschili che femminili.
Vengono anche riportati gli elenchi degli alunni che
frequentavano quelle prime classi, con le generalità dei loro
genitori e con le vie del Centro Storico dove abitavano. Questo,
in netto e palese contrasto con il silenzio che invece copriva le
scuole cosiddette Pie dello Stato Pontificio. In particolare quella
di Anticoli, per la quale sono stati sempre indicati soltanto i nomi
di otto-dieci zitelle, ritiratesi tra loro, ma neanche un nome di
tutte quelle fanciulle, le cui menti, secondo gli agiografi,
sarebbero state illuminate dalle Sorelle Faioli.

83
2.23 -“La Scuola sotto lo Stato Pontificio”.
(Storia d’Italia di Alfredo Galasso a pag. 686):

Dopo la caduta della gloriosa Repubblica romana del 1848 e la


restaurazione dello Stato Pontificio:
“Tra il 1849 e il 1851, l’intero complesso della Pubblica
Istruzione venne affidato alla Sacra Congregazione degli Studi e
per questa agli ordinari diocesani, che regolavano la revisione
vescovile dei libri di testo. Riordinavano le scuole femminili e
intensificavano l’ ingerenza dei comuni e delle province
sull’insegnamento elementare e medio. Senza ricordare, quanto
retrogrado fosse l’alto clero e l’episcopato, cui spettava la
vigilanza, e quali concetti di mera pietà e di “buon costume”
reggessero colà l’istruzione delle fanciulle (sebbene in altre
parti d’Europa e d’Italia fosse ormai avviato un discorso nuovo
su questo terreno) e quali criteri strettamente conservatori
ispirassero i magistrati che localmente si sarebbero dovuti
occupare - quando se ne occupavano – dell’analfabetismo
popolare.” “Ed è abbastanza fantasioso parlare, da parte di
taluno, di istruzione, maschile e femminile (addirittura) generale
e gratuita in tutto lo Stato e quindi di analfabetismo solo per
eventuale “deliberata colpa dei genitori” e di una città di Roma
popolata di studenti nella misura di uno ogni sei abitanti verso il
1856, quando poi accadrà di censire al 1861 più di 83% di
analfabeti, sulla popolazione totale delle Marche e Umbria e il
77,6% in Emilia, contro il 53,54 % nelle province settentrionali
il 74 % in Toscana e 74,7 % nella media nazionale.”

(N.d.a.) Se questo era il tasso di analfabetismo nel 1861 in Roma


e nelle regioni più progredite dell’Italia di allora, figuriamoci
quali percentuali doveva toccare in Anticoli e negli altri comuni
rurali delle province di Marittima e Campagna, specialmente se
si pensa che, ad esempio, in Alatri, nonostante vi fosse da quasi
mezzo secolo la scuola degli Scolopi, l’analfabetismo era ancora
attestato sul 98%. Così rivela il Sen. Minnocci (figlio di Carlo,
già preside di quel Liceo) nel suo sito internet.

84
P.S. Tra le riforme introdotte nella Repubblica Romana del 1848
c’erano le seguenti.
“I beni ecclesiastici furono subito dichiarati demaniali per la
parte immobiliare e requisiti per la parte dei depositi e del
denaro liquido e si iniziò la vendita di terre e di cose a contadini,
secondo i criteri del 15-17 aprile”.
“Si tornò a far pagare la rata di vecchia imposizione, nota come
“dativa reale”. Il secondo triumvirato composto da Mazzini,
Saffi e Armellini, per andare incontro alle necessità dei meno
abbienti, provvide all’abolizione di alcune tasse più pesanti,
come quella sul sale e la barriera dei confini; la decisione di
requisire a favore delle famiglie bisognose i locali dell’antico
Sant’Uffizio e via, via quelli delle abolite corporazioni
religiose”. Le quali infatti, in virtù della mancanza di libertà che
vi regnava e dei retrogradi regolamenti da cui erano disciplinate,
venivano considerate e non a torto, autentiche scuole di
oscurantismo.

85
PARTE TERZA

LE PERLE
DEL FLORILEGIO AGIOGRAFICO
SULLE SORELLE FAIOLI

86
III

LE PERLE
DEL FLORILEGIO AGIOGRAFICO
SULLE SORELLE FAIOLI

3.1 - Più papisti del Papa gli agiografi e gli amministratori


locali.
Raccolta di brani di libri e di articoli, sulle Sorelle Faioli ,
pubblicati sul Giornale Fiuggi dal 1988 in poi, con lo scopo di
preparare e sponsorizzare il processo di beatificazione delle tre
sorelle di Anticoli, fatte diventare “Educatrici e Maestre Pie
delle fanciulle anticolane” pur essendo totalmente illetterate e
del tutto sconosciute per 250 anni, alla comunità cittadina.
Prima di riferire cosa hanno scritto su di esse, negli ultimi 15
anni, gli agiografi professionisti (forestieri) e dilettanti (locali) è
bene chiarire il significato dei termini citati nel titolo ed attinenti
all’argomento: Florilegio: Scelta di brani, o antologia di saggi e
dei panegirici usati dai vari autori. Panegirico: “Lodatorio -
Fatto per pubblicazione - Orazione pubblica - Sermone in lode
dei misteri cristiani, della Madonna o di un Santo - Lode
esagerata - Predica” Agiografo: “Colui che scrive della vita dei
Santi” per parlarne solo bene. Storico: “Chi scrive di
avvenimenti realmente accaduti, con il giudizio del loro valore e
dell’opera degli uomini e con l’analisi, anche critica, delle
testimonianze e delle fonti, senza farsi influenzare dalle ideologie
e dalla fede”. Cosa che invece, si sono ben guardati di fare gli
agiografi delle Sorelle Faioli. Dei quali citerò una serie di brani,
a cominciare da quello del Prof. Giampiero Raspa (che più di
altri ha scritto sulle tre sorelle) per continuare con gli scritti
degli improvvisati agiografi locali.Tralascio invece i brani dei
numerosi uomini di Chiesa che sono intervenuti, con la parola e
con lo scritto, alle molte manifestazioni religiose e civili svoltesi
nella nostra Città, in quanto per loro, magnificare la gloria di
Dio, dei santi o dei beati, è un atto di fede ai dogmi della
religione, sui quali ogni facoltà di pensiero è bandita.

87
3-2 – “Anch’io sono stato conquistato dalle tre sorelline”
(Giampiero Raspa)

Questo, uno dei brani, pubblicati da Giampiero Raspa nella


premessa al suo libro “La Santa avventura delle sorelle Faioli”
(edìto nel 1992 dall’Istituto di Storia e di Arte di Anagni).
Prosegue dicendo:
“Insomma per dirla breve: anche a me è accaduto che quel che
accadde a Filippo Caraffa, che a poco a poco rimase preso dalla
vicenda delle tre sorelle di Anticoli e le chiamava “le mie tre
sorelline” e quando morì stringeva nelle mani una loro
immaginetta. Ed anch’io sono stato conquistato dalle tre
sorelline e da più di cinque anni ormai vivo quotidianamente con
loro, cercando di strappare al loro riserbo quelle indiscrezioni,
quelle confessioni, quei chiarimenti che esse così bene riuscirono
a non concedere a nessuno, né da vive né dopo morte.
E questa indagine la conduco con rispetto, quasi per farmi
perdonare, ma non con timidezza o timore, perché sono certo
che esse, nella loro perfetta umiltà e carità sorrideranno
pazienti e comprensive di questa mia bizzarra e a volte pesante
intrusione nella loro vita privata”.
Dopo questo primo “esempio” e, affinché i lettori possano
stabilire se siano realistici i panegirici, che qui si riproducono, è
bene domandarsi com’è possibile definire tre povere “zitelle” (di
cui nessuno a Fiuggi, prima del 1988-1989 aveva mai sentito
parlare) come le “antesignane della istruzione elementare delle
fanciulle”.Specialmente se si pensa che le stesse vissero in
un’epoca (nel 1700) in cui, nel nostro comune e in gran parte
dello Stato Pontificio, il tasso di analfabetismo era intorno al 98-
100%.
E tale rimase per almeno un altro secolo e mezzo e nonostante
che dalla “Costellazione del Cielo di Fiuggi” nel 1741 fossero
scese le magnifiche Maestre Pie ad illuminare le assonnate
menti anticolane”.

88
3.3 – Inizia nel 1874-1875 la vera scuola elementare.

La realtà storica dice invece che, l’istruzione obbligatoria e


gratuita fu introdotta nelle Regioni dell’Italia Centrale, con la
legge Casati, dopo l’Unità d’Italia e solo dal 1874-1890
l’analfabetismo quasi assoluto, lasciatoci dal potere temporale
dei Papi, scese gradatamente, in modo significativo nei decenni
successivi. E ciò è avvenuto (secondo Radio Radicale del 3
Ago.2003) nonostante che : “Papa Pio IX avesse minacciato di
scomunica il Re Vittorio Emanunele II, perché qualora avesse
firmato quella legge, si sarebbero lasciati i fanciulli in balìa del
Demonio.” Prima, con la scuola elementare (obbligatoria
e gratuita) fino agli anni ’40 e poi con la Media dell’obbligo,
dagli anni ’50 in poi: entrambe aperte a maschi e femmine.
Se tutto ciò è vero, come si fa ad affermare, da parte degli
agiografi che citerò più avanti, che:
“Nel Settecento le Sorelle Faioli furono antesignane di un
processo educativo, che in tempi bui illuminò di benefica luce
le assonnate menti anticolane?”.
Ma la smentita a questa incredibile affermazione, viene
proprio dalla Congregazione delle Suore Clarisse. La quale non
ebbe mai come fine, la istruzione e la preparazione culturale
delle “puellae” ma soltanto il fine che le “zitelle di Anticoli”
(rimaste tali fino al 1786) indicarono con chiarezza al Vescovo
Antonini, quando in una supplica a lui rivolta nel 1781 (per
riavere il possesso dei beni dell’ Ospedale e della Chiesa)
precisavano nel modo che segue, gli scopi della loro piccola
comunità: “Fin dal 1747 con la istituzione di tal luogo pio si
cominciarono a fare li pii esercizi di divozione, ad insegnare la
dottrina cristiana ed ammaestrare le ragazze di dette terre ne li
lavori donneschi”. Per cui, partendo da questa premessa,
giudichi il lettore tutto ciò che è stato scritto specialmente sul
Giornale “Fiuggi” sulle Tre Sorelle, che per amore di verità chi
scrive sente il dovere di riprodurre.

89
3.4 - “Nel 1741 le Faioli si dedicarono alla istruzione
elementare delle ragazze” (Biagino D’Amico - Dic.1988).

Il collega, dopo sei mesi dal Convegno di Fiuggi, senza alcuna


ricerca sul tema, e dando per scontata la credibilità degli studiosi,
si limita in buona fede a riassumere la storia che gli stessi, dopo
250 anni, hanno rivelato sulla Tre Sorelle” e pur sapendo che
essa è una novità assoluta per la comunità fiuggina. Le stesse
considerazioni, come si vedrà, possono farsi sia per gli agiografi
sia per gli amministratori locali. “A Fiuggi è stato fondato
l’Ordine delle Suore dell’Immacolata Concezione nel 1741 dalle
tre sorelle. Le quali rimaste orfane di entrambi i genitori misero
a disposizione della comunità la casa paterna di Anticoli e si
dedicarono gratuitamente all’istruzione elementare delle ragazze
locali ed alla loro formazione cristiana” (evidentemente
confonde l’istruzione con l’indottrinamento religioso e non dice
quali e quante ragazze che la ricevevano). “Fu loro guida
l’Arciprete Girolami e nel 1747 il vescovo Bacchettoni emanava
il decreto di erezione canonica ed assegnava alle maestre pie la
Chiesa di San Domenico di Cocullo ora Chiesa di S.Chiara in
Piazza Trento e Trieste. Cioè Piazza dell’Olmo.”

3.5 – “Valore pedagogico delle Scuole Pie in Anticoli”. (Carlo


D’Amico - Mar.1989)

Si tratta di un lunghissimo articolo, in cui il collega, dopo


aver ricostruito diffusamente la storia della istruzione per le
fanciulle che, come lui stesso riconosce, in quell’epoca non
veniva neppure concepita, si contraddice quasi subito quando
afferma che le Sorelle Faioli: “Con la loro opera educativa in
favore delle ragazze e giovinette del popolo, non pensavano
certo che stavano accingendosi a svolgere un’azione che andava
inquadrandosi in una sfera pedagogica di elevate finalità e dense
di significati educativi antesignani per quei tempi e per il luogo
in cui le sorelle andavano ad operare”.

90
E dopo cinque colonne e mezzo di panegirici di questo genere
si scioglie in una parossistica esaltazione delle virtù celestiali
delle tre sorelle e senza pudore alcuno, finisce per elevarle al
rango di rare e preziose Maestre Pie. Pur sapendo (ma forse non
sa) che in quell’epoca, sotto lo Stato Pontificio insegnare a
leggere e scrivere alle fanciulle era proibito e le scuole pubbliche
non esistevano. E sarà così fino alla seconda metà del secolo
successivo, quando dopo l’Unità d’Italia (1870) lo Stato Italiano
istituirà per la prima volta le scuole primarie (obbligatorie e
gratuite) sia per i maschi che per le femmine. Verso la fine
dell’articolo, il collega, cade di nuovo in contraddizione e
vediamo come. Prima, dicendo che: “Le idee che
accompagnavano la vita di allora, certamente non favorivano la
diffusione della cultura riservata a determinate categorie di
persone. In quel tempo si prediligeva il lavoro manuale e
subordinato per il quale non era necessario anzi dannoso
conoscere gli strumenti del saper leggere e scrivere e far di
conto.” Poi aggiunge: “In questo contesto storico si trovarono
ad operare in Anticoli le tre sorelle che certamente non erano
edotte delle influenze filosofiche e politiche sulle iniziative
educative in voga, ma possedevano in sostanza (?) gli strumenti
necessari a saper leggere e scrivere e far di conto, conoscendo
per naturale struttura mentale gli elementi di economia
domestica, essendo ispirate da un sentimento di carità cristiana,
per cui pensarono di istituire un primo nucleo di scuola pia e
popolare”(ma con quante e quali allieve non lo dice, né lui né i
relatori, dai quali egli ha attinto a piene mani, senza alcuna
riflessione critica). Alla fine conclude: “Il loro intendimento era
quello di insegnare alle giovinette i segreti dall’apprendere dalla
carta stampata e quelli di poterli trasmettere attraverso la
scrittura” (sic). Il caso vuole però che, di queste impensate
capacità nel leggere e scrivere delle tre sorelle, non si trovi
alcuna traccia, neppure nei libri agiografici a loro dedicati. E non
v’è traccia, semplicemente perché di esse non si parla mai e
neppure si dice qualcosa sulla loro personalità e sul loro carattere
e quali scritti o idee trasmettessero alle fanciulle di Anticoli.

91
3.6 – “I fiuggini hanno saputo trovare, con questo monumento,
tre polle d’acqua” (Cronaca del Giornale Fiuggi - Apr.1989)

“Nel corso della cerimonia il nostro sguardo finiva spesso


verso Suor Margheria D’Argenio, Madre Generale dell’Istituto
Ordine di Santa Chiara. Ella ha fatto molto per Fiuggi negli
ultimi mesi. Le cerimonie per il processo di beatificazione delle
Sorelle Faioli e la scoperta del Monumento di Canevari hanno
fatto ritrovare i fiuggini che si erano persi, che non si parlavano.
Non esiste manifestazione culturale, mondana, sportiva che
richiami i fiuggini come per le feste religiose. E’ segno che i
valori della nostra Città sono ancora alti e che come ha detto il
Cardinale Palazzini “I fiuggini hanno saputo trovare con questo
monumento, tre polle d’acqua che zampilleranno per la vita
eterna.” Come si vede anche il Direttore del Giornale locale
diventa agiografo, senza però domandarsi se non sia proprio la
grande fede, da sempre dimostrata dalla nostra popolazione, la
causa che l’ha tenuta più vicina ai secoli dell’oscurantismo, che
a quelli dell’illuminismo e del rinascimento.

3.7 – “Scoprire la storia delle Faioli è cultura”.


(Tonino Casatelli - Sindaco Dc - Mag. 1989)

Perfettamente in linea col Direttore, sull’evento si esprime in


questo modo: “Senza enfasi dico che tra gli avvenimenti della
Città, questo è stato uno dei grandi, da ricordare. Tutte le forze
politiche erano presenti a testimoniare che non era un episodio
ma un avvenimento collettivo nel quale si è ritrovata tutta l’
anima popolare della Città. Oltre alle forze politiche voglio
ringraziare anche Siro D’Amico per la sua poesia che ha
immortalato nel dialetto le tre figure e la Città. Dobbiamo
riscoprire queste memorie e dare ad esse fiato perché questa è
anche cultura”.
Quella cultura cattolica e comunista, da cui egli proveniva e
che il politologo Geno Pampaloni (sulla “Repubblica”di Scalfari)

92
spesso definiva “due sottoculture, che insieme crescono e
insieme declinano”.
E per effetto delle quali questo Sindaco e quelli venuti dopo di
lui, prima di coinvolgere il Comune nelle celebrazioni pubbliche
dell’evento religioso, si sono guardati bene dal fare una indagine
demoscopia, per accertare se la vicenda delle Tre Sorelle, avesse
i riscontri con la realtà storica di Anticoli, prima di imporla alla
ignara popolazione fiuggina.

3.8 - “Le Sorelle Faioli, vero splendore nel cielo di Fiuggi”.


(Brunello Magini - Mar.1990)

L’autore nella sua qualità di tecnico del Comune chiede ed


ottiene la pubblicazione sul Giornale di una lettera rivolta al
Sindaco Casatelli per proporre la modifica del nome della strada
più importante del Centro Storico, da Via Vittorio Emanuele, a
Corso Sorelle Faioli e dice di essere sicuro di riuscirvi perché in
precedenza aveva già chiesto ed ottenuto la modifica del nome
do altre strade cittadine, senza però che la popolazione sia stata
mai consultata come la democrazia vorrebbe. Il testo della lettera
era il seguente:
“Con la consapevolezza di essere interprete attento e fedele dei
sentimenti di tutta la popolazione (sic.) e dei suoi in particolare,
sono certo che l’Amministrazione vorrà nella prossima seduta
procedere alla intitolazione di una strada in onore delle Sorelle
Faioli. E qui la scelta non può che cadere sull’antica Via
Maggiore. E’ questo un atto che va compiuto con amore e con
orgoglio (ma di chi?): Amore cioè profonda gratitudine verso le
Sorelle Faioli vero splendore nel cielo di Fiuggi”.
Il tenore della richiesta come si vede, più che di un dipendente
del Comune ( il cui compito non è certo quello di assumere
iniziative di carattere politico o religioso) sembra quello di un
uomo di curia, che pretende di cambiare la toponomastica di una
città (peraltro non sua) nella quale, prima degli anni ’90, non
c’era alcun cittadino che (a memoria d’uomo) avesse mai sentito
parlare delle Sorelle Faioli.

93
Il tecnico Comunale, dopo aver proposto con la lettera di cui
sopra il cambiamento del nome all’antica Via Maggiore, con
l’articolo che segue, diventa il cronista ufficiale di tutta
l’operazione politico-religiosa, che dal 1988 in poi verrà messa
in messa in moto, per imporre alla popolazione di Fiuggi una
storia, che da 250 anni le era del tutto estranea.

3.9 – “Furono Maestre Pie per tutte le fanciulle anticolane”.


(Brunello Magini - Lug. 1990)

Ed ora il Capo Tecnico del Comune (che piuttosto dovrebbe


meditare sulle responsabilità che, anche il suo ufficio ha avuto
nel sacco urbanistico di Fiuggi) ecco che si mette anche a
travisarne la storia.
E lo fa alla stessa maniera di quei giullari che, nel medio evo,
pur di accontentare la Corte del Re che li teneva al suo servizio,
recitavano, a modo loro, novelle e poesie anche sacre, scritte da
altri. Queste alcune perle dei suoi racconti:
“L’origine della Congregazione nasce ad opera delle tre
Sorelle, che decisero, presaghe della chiamata di Dio, di
dedicarsi alla istruzione elementare (sic!) e alla loro formazione
cristiana, mettendo a disposizione la loro abitazione e tutti gli
averi di cui disponevano (ma quali erano questi ultimi, non lo
dice mai, né lui nè gli altri agiografi).
La santità delle Sorelle (sic!) si diffuse ben presto oltre il
territorio di Anticoli (ma dove?), alla loro scuola (quale?)
giunsero numerose le allieve (quante e quali erano?) per cui fu
necessario trasferirsi nella sede più ampia (siamo nel 1747) che
è poi l’attuale Casa Madre delle Suore, in Piazza Trento e
Trieste.
Accadde che di fronte alla semplicità del loro comportamento,
all’amore verso gli altri, che servirono sempre con amore ed
umiltà, si diffuse un senso di gradevole sorpresa, che andò
evolvendosi in sentita ammirazione, tanto che le sorelle Faioli
diventarono le Maestre Pie, per tutte le fanciulle”per le quali
l’analfabetismo era una regola”(sic!).

94
Rieccole le invenzioni dell’agiografo, perché finge di non
sapere che l’analfabetismo rimase una regola per altri 150 anni,
nonostante la “istruzione” impartita dalle “Maestre” di Anticoli).
Poi conclude: “Una cerimonia suggestiva quella di domenica 1
luglio, con la presenza di quattro vescovi e del Sindaco Franco
Rengo e l’intera Commissione storica”.
A proposito della quale, c’è da dire che, nessun contributo di
ricerca e di analisi, essa ha pubblicato contro la mistificazione di
molti aspetti della vicenda (umana e religiosa) delle tre Sorelle.
Specialmente per ciò che attiene alle loro capacità di
“Educatrici” che le stesse avrebbero avuto, per “illuminare le
assonnate menti delle fanciulle anticolane”.

3.10 – “Una costellazione nel Cielo di Fiuggi” - Un libro sulle


Faioli, citato dal Magini, che già nel titolo è tutto un programma.

Anche in questo terzo articolo il nostro Magini, viene a


raccontarci pedissequamente la storia delle tre Sorelle, scritta da
altri e senza una sua pur timida riflessione critica. Anzi
aggiungendovi ogni termine che possa magnificare di esse i
meriti e le virtù. Dei quali, neppure nei testi che egli menziona,
si trova alcuna traccia. Per cui d’ora in avanti, per non tediare
ulteriormente il lettore, non verrà più riportato ciò che egli scrive
sull’argomento, ma verranno citati soltanto quei brani e quelle
frasi che, per la mancanza di senso comune, potranno suscitare,
qualche riserva e incredulità. Come ad esempio le considerazioni
come queste (che da lui sono state riprese da una pubblicazione
del Vescovo Enrico Compagnone, il cui titolo “Una costellazione
nel cielo di Fiuggi” è già tutto un programma: “Non c’è
bisogno di forzare le tinte per rendersi conto che le riflessioni
venute fuori nel processo sulla vita e fama di santità delle serve
di Dio, nonché sui miracoli in genere attribuiti alla loro
intercessione, fanno intuire nelle sorelle Faioli, un’azione dello
Spirito Santo, avvolgente per la loro santificazione, finalizzata
per mezzo loro al raggiungimento di un bene per la comunità
cristiana”.

95
Giudichi il lettore, se in queste considerazioni, non salti evidente
la mancanza di senso comune; che però il Magini non avverte,
anzi vi aggiunse di suo queste altre: “E questa azione avvolgente
tesa al raggiungimento del bene spirituale, intrapresa nel
lontano 1941, le sorelle Faioli la irradiano ancora con rinnovata
vitalità, come testimonia la sempre maggiore partecipazione del
popolo di Fiuggi ad ogni manifestazione che le commemora.”

3.11-“La prima Scuola Pia in Anticoli” (C. D’Amico (1992).

Nell’illustrare il libro “La Santa avventura” di G. Raspa, ripete


gli stessi concetti espressi nel suo primo articolo del marzo 1989
e come vedremo, le stesse contraddizioni. “ Alla metà del
Settecento (dice) Anticoli era un piccolo borgo agricolo,
ancorato a ritmi di vita immutabili determinati dal signore
feudale ove ogni anelito culturale era precluso. Fu proprio per
opera delle sorelle Faioli che in Anticoli fu istituita la prima
scuola pia per ragazze, sulla scorta di altre già sorte nel Lazio
ad opera della Verenini e della Filippini. Fu questo il seme che
fruttificò, aprendo così anche in Anticoli la porta dell’istruzione
quale premessa alla elevazione culturale.”
Subito dopo cita anche l’intervento del Notaio Giuliano Floridi,
il quale ha rifatto la storia di alcune acquisizioni immobiliari
dell’ordine religioso.Il collega Carlo, con ciò che scrive,
dimostra di non aver letto attentamente, né il primo libro sulla
storia delle Faioli (pubblicato dall’ISLM di Anagni) né su quello
che ora sta illustrando. Altrimenti dal primo libro avrebbe
appreso che le scuole pie, sulla scorta di quelle già sorte nel
Lazio ad opera della Venerini e della Filippini, furono create
soltanto in alcune località a nord di Roma (tra cui Viterbo e
Montefiascone e la stessa Roma) ma non nelle province di
Campagna e Marittima. Neppure ad Anagni e tanto meno in
Anticoli: dove invece in Via della Soggetta, fu l’Arciprete
Girolami che, (come dice il vescovo Monti di Anagni nella sua
relazione triennale alla Santa Sede del 15 dicembre 1753) dopo
aver radunato alcune vergini ed anche vedove, in una piccola

96
comunità, aveva voluto organizzarle secondo le regole delle
Maestre Pie di Montefiascone. Tuttavia, pur essendo stato questo
il sogno, sempre nutrito dal Girolami (dal 1747 al 1785 anno
della sua morte) non fu mai da questi realizzato, per il fatto che
le zitelle prima e le suore poi (vedasi le suppliche citate dal
Floridi nella sua relazione del 1989) non avevano mai potuto
riavere il possesso di quei beni (dell’Ospedale e della Chiesa di
San Domenico) che proprio l’Arciprete aveva loro ceduto, per
rendere autosufficiente il Conservatorio, con annessa la scuola,
che lui aveva in tutti i modi tentato di aprire.
Quella scuola che, neppure il suo successore e i vescovi ad
Anagni riuscirono ad avviare. Tanto è vero che il Vescovo
Tanderini nel dettare le Seconde Regole per la Congregazione
Religiosa di Anticoli nel 1786 soppresse completamente proprio
la parte relativa alla scuola delle fanciulle che invece aveva
occupato i due terzi delle Regole Prime, dettate dal Girolami nel
1780 e che il Prof. Raspa riporta per intero nell’appendice del
suo Volume, ma alle quali il collega D’Amico non fa il minimo
cenno nel suo articolo sul “Fiuggi”.

3.12 - La dedizione delle Faioli alla istruzione elementare”


(Bruno Magini - Ott. 1996)

La riproduzione del contenuto, e la foto della targa, che viene


inaugurata, sono già inserite nella prima parte di questa ricerca.
Ma ci preme rilevare che anche in questa occasione il Magini
non fa mancare il suo commento, circa la dedizione delle le tre
sorelle “alla istruzione elementare delle giovani”. Ma qui è bene
ricordargli che, nonostante l’apparizione di codeste Maestre,
l’analfabetismo in Anticoli, che all’epoca toccava punte del 98-
100%, è rimasto pressoché invariato per altri 150 anni. Ed è
sceso in modo significativo, sotto l’80-70% soltanto dal 1880 in
poi, quando con la caduta lo Stato Pontificio, il Governo del
Regno d’Italia (mediante la Legge Casati) aveva introdotto per la
prima volta, la istruzione elementare (obbligatoria e gratuita) per
i maschi e per le femmine.

97
3.13 – “La Petizione del Sindaco Celani al Papa” - (Brunello
Magini - Sett.’97- Lug.’98).

Questo è il quinto articolo che il Magini scriveva sul Giornale


locale occupando ancora una volta lo spazio di una intera pagina
per raccontarci di nuovo l’avventura delle tre sorelle, con la
solita enfasi, che lui e gli “agiografi locali” immancabilmente
hanno usato per commuovere i nostri ignari concittadini forse
credendo che le loro menti fossero ancora assonnate, come 250
anni fa.
Quello che seguirà è il testo della Petizione che il Sindaco
Giuseppe Celani, con la firma sua e di tutti i consiglieri
comunali, ha inviato nel 1998 al Pontefice, per perorare la causa
di canonizzazione delle sorelle Faioli, da tempo avviata presso la
Santa Sede.
Evidenti appaiono in questa iniziativa gli scopi meramente
elettoralistici, tesi a favorire quel voto di scambio, cui si è fatto
cenno all’inizio, perchè tutta l’ operazione è stata messa in moto
dalle amministrazioni di centro sinistra-sinistra dal 1988/89 in
poi e senza alcun rispetto di quel principio di “libera Chiesa in
libero Stato” che è uno dei capisaldi della nostra Costituzione.
Come può definirsi se non elettoralistica una operazione
avallata e sostenuta da una Giunta guidata da un Sindaco, nato e
cresciuto nel brodo di una ideologia che aveva sempre
conculcato ogni libertà e posto alla base della sua concezione
filosofica l’ateismo?
Come giudicare infine un Sindaco che, sottoscrivendo una
petizione al Papa, dettata da uomini di chiesa e di curia, lo
sollecita a trascurare perfino la ricerca della documentazione, pur
di premiare “la venerazione che la comunità fiuggina ha sempre
nutrito per le tre sorelle”.
Ed a lui non importa se per 250 anni le medesime siano
rimaste sconosciute.

98
3.14 - “Beatissimo Padre” (Giuseppe Celani - Sindaco ex P.c.i.)

“Il sottoscritto Sindaco di Fiuggi, insieme a tutti i membri


della Giunta e del Consiglio comunale, che parimenti si
sottoscrivono, ritiene doveroso rendere partecipe la Santità
Vostra delle aspettative della popolazione residente e dei
numerosi fiuggini sparsi per l’Italia o all’estero sull’esito della
causa di canonizzazione delle conterranee Serve di Dio,
Teresa,Cecilia e Antonia Faioli, i cui atti sono da tempo
all’esame della Congregazione delle cause dei Santi.”
“ Le difficoltà della causa, seguita da tutti col più vivo interesse
ci sono note: una certa esiguità di documentazione intesa nel
senso più ristretto del termine, che rischia di rendere meramente
disagevole quel giudizio sull’esercizio eroico, da parte delle
nostre Serve di Dio, delle singole virtù cristiane, giudizio che la
Chiesa, nella economia della prassi vigente ritiene
indispensabile.” …
“Teresa, Cecilia ed Antonia Faioli, non ebbero timore, non
tanto di precorrere i tempi, quando di attingere direttamente
svincolandosi dagli impacci d’ogni pregiudizievole rispetto
umano, al perenne messaggio evangelico e d’adoprarsi per la
realizzazione d’un progetto educativo integrale che tuttora
costituisce fattore di crescita e di sviluppo della nostra comunità
civile”.
“E per fondare e rendere funzionale il Conservatorio, poi
evolutosi nell’attuale Congregazione delle Suore Immacolata di
Santa Chiara, non esitarono a spogliarsi e a farsi
volontariamente povere e quindi a spendere ogni loro energia
perseverando sino alla fine della loro missione e nella pratica di
tutte le virtù”.

99
3.15 - Alcuni interrogativi sulla petizione del Sindaco al
Papa.

Di quali beni le Faioli si spogliarono, se ad eccezione della


casa di una stanza e cucina, sotto la Chiesa di Santo Stefano
(ereditata da Teresa dal fu Abate Rosa, probabilmente per vezzo
di nepotismo) nulla è provato in tal senso, non essendo citato
alcun dato preciso di ogni altro loro avere? E come facevano a
farsi volontariamente povere, se già lo erano di famiglia, essendo
rimaste orfane con altri tre fratelli, della madre, nel 1727 e del
padre, nel 1740 e se è vero (come gli stessi agiografi scrivono)
che il padre “non si sapeva quale attività svolgesse”?
Tra tutte le virtù che il Sindaco (superando perfino gli agiografi
di professione) vorrebbe attribuire alle tre magnifiche sorelle,
non c’era certamente quella di “Educatrici e di Maestre Pie”, cui
gli stessi necrològi, riportati a pag.283 e 285 del libro a loro
dedicato, non fanno cenno alcuno.

“Beatissimo Padre” (Dice ancora il Sindaco)

“Ciascuno di noi sottoscrive quale che sia il campo in cui ha


poi ritenuto di dover militare politicamente, è cresciuto e s’è
formato alla Scuola delle Sorelle Faioli ( che, non sapendo
leggere né scrivere, erano totalmente analfabete, perché sotto lo
Stato Pontificio tutto ciò era proibito) o nel senso stretto del
termine, alunni delle loro figlie spirituali (che nel 1700 e 1800
erano anch’esse analfabete al 95 per cento) e comunque
recependone il messaggio e l’esempio dai propri genitori e dai
propri nonni (che fino al 1874/75 erano quasi tutti analfabeti,
perché le scuole primarie furono istituite soltanto dopo il 1870, in
virtù della Legge Casati del 1869) custodi a loro volta di una
tradizione atavica”.
“Molte ora sono le notizie di grazia ottenute con l’intercessione
delle Serve di Dio (e questo è il solito trucco per far dichiarare
beate o sante anche le figure più insignificanti) venerate perciò
anche dai turisti, che come attestato anche da testimonianze

100
raccolte in appositi registri, si recano in numero assai cospicuo
a pregare sulla loro tomba”.
“La santa avventura, è stata così autorevolmente definita, delle
sorelle Faioli, costituisce quindi l’orgoglio ed il vanto della
nostra comunità civile che ha già inteso tributare alle Serve di
Dio l’omaggio d’un monumento (opera del Canevari) nella
Piazza del Paese e che nel prossimo settembre intitolerà a loro
una delle vie più importanti.” (n.d.a.- Il tutto, con il sostegno del
Comune, pur sapendo il Sindaco, che l’Istituto di Santa Chiara è
ricchissimo).

3.16 - Nessuna indagine demoscopica da parte del Comune.

Dopo questo lungo panegirico, che fa disonore ad un Comune


di uno Stato laico e democratico, non può diventare (per
l’interesse di chi lo rappresenta) un ente al servizio di alcuna
confessione religiosa e quindi farsi coinvolgere in una iniziativa
(quale che sia) estranea al principio costituzionale di “Libera
Chiesa in libero Stato”.
E dovere del Sindaco, a tutela della sensibilità e della fede di
tutti i cittadini, era quello di far svolgere da una commissione
terza, una indagine demoscopia, per accertare se una vicenda
come quella delle Faioli, ricostruita ma rimasta ignota per oltre
250 anni, avesse alla sua base i dovuti riscontri con la realtà e
con la storia.
E non già quello di avallare a priori, fatti e circostanze, che la
Chiesa (con i suoi agiografi) è libera di ricostruire come crede,
ma dai quali un libero Stato come il nostro, dovrebbe stare alla
larga e guardarsi bene dal sostenerli sia politicamente che
finanziariamente. Perché, quando ciò avviene, è la libertà dello
Stato e di culto dei suoi cittadini ad essere compromessa.

101
3.17 – La Benedizione della targa che mistifica la nostra
storia. (Dalla cronaca di Brunello Magini - Ott.1996)

La targa, con la quale Via Maggiore, poi chiamata Via Vittorio


Emanuele dagli anni ’20 in poi, verrà chiamata “Corso Sorelle
Faioli” (anche se queste sconosciute concittadine, finchè sono
state in vita, non hanno mai avuto a che fare, come vedremo, con
questa antica strada). E servizio speciale (Ott.1998), di dieci
colonne, su due pagine intere del “Fiuggi”, con interventi di
personaggi locali, in gara tra loro per dimostrare chi avesse più
fantasia nell’esaltare l’evento, a cominciare da:

Giuseppe Celani - (Sindaco ex Pci)


Dopo la Petizione al Papa, sente il dovere di portare il saluto
dell’Amministrazione comunale alla cerimonia della
intitolazione dell’antica Via Maggiore alle tre sorelle e, senza
alcun pudore, sente anche il dovere di dire che la intera
popolazione, attende con ansia di vedere al più presto elevate,
agli onori degli altari, le serve di Dio, “attesa la particolarissima
venerazione che generazioni e generazioni han nutrito e nutrono
per le loro più illustri concittadine (sic!), “venerazione fondata
sull’ammirazione della loro santa missione iniziata quando
Fiuggi non era la città rinomata a livello internazionale, ma la
piccola Anticoli di Campagna (sic!) e l’educazione femminile era
avversata dalla mentalità dell’epoca” (ma di chi?).

3.18- “Antesignane per il loro impegno a rimuovere


l’analfabetismo delle ragazze” (Wilma Santesarti -Assessore
alla Cultura della Sinistra Socialista).

“Nel Novembre del 1989 tutti i paesi del mondo,


sottoscrivevano la Convenzione per i Diritti dei Bambini che,
all’articolo 28, sancisce l’impegno a rimuovere l’ignoranza e l’
analfabetismo, soprattutto delle bambine.”Quanto furono allora
antesignane, nel 1747,ben 250 anni prima Teresa, Cecilia e
Antonia avevano intuito ( e nella loro intuizione sta la grandezza

102
del loro disegno) che la strada verso la libertà sta nella
“Conoscenza”e che ragazze istruite, oltre che preparate
spiritualmente e moralmente, avrebbero potuto cambiare la vita
del Borgo.Il Borgo”-Evidentemente (oltre al Sindaco) anche
l’Assessore di sinistra, non sa che, all’epoca delle Faioli (nel
1700) l’analfabetismo era quasi totale, specialmente nelle
bambine. Ed è rimasto tale, per almeno un altro secolo e mezzo,
nonostante che “Nel cielo di Fiuggi fossero apparse le stelle
della educazione femminile” che lei celebra; le quali però, erano
esse stesse il frutto dell’oscurantismo (imperante sotto lo Stato
Pontificio) quando l’insegnamento del leggere e scrivere, alle
fanciulle, era addirittura proibito, specialmente se appartenenti a
famiglie povere. Segue il saluto del terzo “abbagliato” da questa
storia:

3.19 -“Dopo la lettura del libro del Raspa sulle Faioli mi sono
abbagliato” (Luciano Tucciarelli - Presidente Astif) –

Udite, udite cosa dice un uomo che, da ex Dc ed ex Pri,


diventa “maitre a penser” dei catto-comunisti: “Ho appena
terminato di leggere “La Santa avventura delle sorelle Faioli” il
prezioso libro di Giampiero Raspa che racconta la loro storia..
Chiusa l’’ ultima pagina mi sono sentito abbagliato, come una
capsula mi fosse esplosa dentro l’anima ed è stato in quel
preciso momento , con una coincidenza estranea alla stessa
materialità della sensazione che ho capito come mai prima mi
era accaduto, la grandezza irreparabile del condizionamento a
cui la vita di oggi ci costringe.”Dopo due colonne di giornale,
conclude: “A queste tre zitelle straordinarie ed affascinanti,
Fiuggi dedica con riconoscenza il nome di una via prestigiosa,il
Corso che è il cuore della città in cui le sorelle vissero ed
operarono.E’ il segno della memoria, un bon segno che lascia
sperare nel destino di questa comunità e insieme l’auspicio
sentitissimo da tutti che la imminente ricorrenza del Giubileo
possa coincidere con la data di beatificazione delle tre sorelle.

103
3.20 -“Le Faioli antesignane di un processo educativo che
illuminò le assonnate menti anticolane” (Carlo D’Amico -
Agiografo locale).

In quest’altro articolo il collega, in fatto di fantasie e di


inesattezze su questa storia, supera tutti. “Il detto latino Nomen
omen (il destino del nome) si addice, nel nostro caso come non
mai alla strada che la città di Fiuggi ha voluto intitolare alle tre
sorelle, antesignane di un processo educativo che in tempi bui
illuminò di benefica luce le assonnate menti anticolane. Il
destino del nome sta infatti nella peculiare qualità della strada
che è veramente maggiore, non per l’ampiezza ma per il
significato spirituale che oggi assume. Le tre sorelle in un libro
del monsignor Compagnone vengono definite “Una costellazione
di stelle che illumina il cielo fiuggino”.
E lassù oggi rivivono, come in una fiaba, il loro sogno d’amore
lentamente e pazientemente concretizzato con le loro intuizioni
didattiche e pedagogiche provenienti dalle prime scuole pie già
sorte in Italia”.
Fin qui le fantasie, poi le inesattezze: La prima, dove dice: “le
tre sorelle trasferirono il loro primo nucleo in locali riadattati di
un caseggiato lungo Via Maggiore; La seconda: “ la Chiesa di
San Domenico era l’attuale S. Chiara”;La terza : “ la stessa
Chiesa era attaccata alla Porta del Borgo, la cosiddetta
Barriera. La quarta : “la Barriera solamente nel 1860 fu
trasferita all’inizio dove poi (al suo posto) fu costruita la
scalinata, in Via Garibaldi”A queste inesattezza chi scrive crede
di poter rispondere con queste considerazioni:
La casa paterna delle tre sorelle era a Via Vetere. Quella
ereditata dal fu Abate Rosa, era sotto la Chiesa di S. Stefano e fu
data in permuta a Placido Alessandri (li 24 agosto 1747) con
quella che questi aveva in contrada S. Domenico (cioè in Via
della Loggetta) dove, col concorso del Popolo la sera del SS.
Natale, le Faioli si ritirarono, con altre due zitelle.
E in quella casa da allora in poi, costituendo il primo nucleo,
avviarono il proto-monastero.

104
Se sono vere queste notizie, prese proprio dal Volume di
Giampiero Raspa, dedicato alle tre sorelle: che cosa hanno a che
fare le medesime con Via Maggiore? Tanto più che (vedasi
pag.272 del 1° volume a loro dedicato) avevano chiesto la
cessione della Chiesa di S. Domenico (contigua al loro Luogo
Pio) “proprio per essere liberate dalla necessità di dover uscire
ogni giorno per ascoltare la Santa Messa e spesso passare fra il
Popolo nella pubblica piazza per andare alla Chiesa Maggiore
(S. Pietro) più vicina”.
E se sono vere anche le notizie, secondo cui i lavori della
fabbrica per un nuovo Conservatorio erano appena cominciati e
la prima pietra della nuova chiesa, lungo Via Maggiore. fu posta
quasi un secolo dopo (il 13 luglio 1857), come faceva l’attuale
Chiesa di S. Chiara a trovarsi dove era quella di S. Domenico di
Cocullo (che è l’attuale casa degl’Jafricano) se essa confinava
con Via Maggiore e via della Loggetta, e già dal 1749 era stata
abbandonata, perché vecchia e cadente, ma da nessun documento
risulta che sulle sue rovine sia sorta la nuova chiesa?
Le sorelle Faioli quindi non ebbero nulla a che fare
con Via Maggiore, per questo la intitolazione ad esse che si è
voluto dare va abolita.

In questa antologia di interventi sulle Sorelle Faioli, da chi


scrive, sono stati volutamente omessi gli interventi degli uomini
di chiesa e di curia, perchè commentare le idee ed i concetti di
chi non può confortarli con la ragione, significherebbe dargli la
possibilità di farli passare soltanto come verità rivelate.

105
3.21 - “L’ incontro sulla spiritualità” e Suor Margherita
D’Argenio.

Nella cronaca, il Magini riporta l’intervento del Sindaco


Virginio Bonanni: “Si è svolto il 1 giugno presso il teatro
comunale di Fiuggi, un interessante incontro sulla spiritualità
delle tre sorelle. Al convegno presieduto dal Vescovo di Anagni
Mons. Lambiasi hanno partecipato don Enrico Bini,
Bibliotecario della Roncioniana di Prato, l’Avv. Enrico Venanzi
Postulatore della Causa e Padre Cristoforo Bove Relatore. Un
appuntamento atteso che ha visto la partecipazione di autorità
graditi ospiti, religiosi dell’intera diocesi, Congregazioni e
Confraternite e di tantissimi concittadini che hanno una
particolare venerazione per le tre sorelle. Un incontro voluto
dalla particolare sensibilità spirituale di Suor Margherita
D’Argenio, per riflettere ancora una volta sul dono elargitoci
dalla divina provvidenza che suscitò all’unisono le tre sante
vocazioni.”
Oltre alla D’Argenio (n.d.a.) anche le superiore dell’Istituto,
avvicendatesi dagli anni ’40 in poi, pur non avendo radici
genealogiche nella comunità anticolana, sono coloro che, per
dare prestigio alla Congregazione di Santa Chiara, hanno avviato
costose ricerche, per costruire (con l’aiuto degli uomini di chiesa
e di curia della diocesi di Anagni) una storia che nessuno
conosceva e che, per come è stata raccontata, nei convegni e nei
libri pubblicati, fa sorgere, in chi la legga attentamente, una
infinità di interrogativi.
Le ideatrici del progetto, grazie alla dovizia dei mezzi di cui il
loro Istituto e la curia vescovile disponevano, hanno cercato di
raccogliere ogni materiale utile alla ricostruzione della vita delle
tre sorelle, le cui sole virtù sono state quelle di essere vissute nel
silenzio più assoluto e la cui storia si è poi deciso di imporre alla
ignara popolazione locale, non solo come fondatrici del
Monastero ma anche come Maestre Pie. Anche se di esse
nessuno aveva mai sentito parlare, né saputo quali fosse la loro
capacità di “Educatrici”, nonostante che dalle numerose ricerche

106
non sia venuto fuori alcun elemento che mettesse in evidenza la
loro personalità, il loro carattere e la loro conoscenza del pur
minimo rudimento di istruzione.
A questo punto occorre ribadire che mai nessuno in Anticoli e
a Fiuggi, prima del 1988-89, di queste tre sorelle, aveva saputo
alcunché, ad eccezione di Giuseppe Rengo, che ebbe dall’
Istituto alcune notizie sull’origine del Monastero, poi riportate
in una sua pubblicazione degli negli anni ’60, dal titolo “Fiuggi
e le sue acque”.
La verità è che, le Faioli , pur essendo vissute fisicamente, tra
gli anni 1715 ed il 1793, sono state sempre ignorate dalla
popolazione, anticolana e fiuggina.
E la loro storia, come gli agiografi da quindici anni a questa
parte ce la vanno raccontando, trova ben pochi riscontri sia nella
realtà dell’epoca che nella memoria degli uomini.

3.22- Fino agli anni ’30 nessun rapporto con la società civile.

Il tutto è avvenuto, come abbiamo detto varie volte, senza che


vi sia stata un’approfondita indagine demoscopia, prima che
l’Istituto e gli studiosi, organizzassero (nel maggio 1988) il
Convegno per presentare i risultati delle loro ricerche. L’indagine
sarebbe stata necessaria, soprattutto perché si trattava di una
storia che per 250 anni era rimasta chiusa all’interno di un
convento di clausura.
Dove una piccola comunità religiosa, nessun rapporto aveva
mai avuto con la società civile (fino agli anni ‘30, quando in un
locale esterno vi fu aperto l’asilo del Comune) e che non aveva
mai dato alcun contributo alla emancipazione delle fanciulle. Ma
che anzi ha rappresentato per loro sempre un esempio di
oscurantismo, simile a quello che ancora esiste, nei paesi di
religione islamica. Altro che “Stelle cadute dal Cielo, a
illuminare le assonnate menti anticolane!”

107
3.23 - Finalmente la verità sulle “Maestre Pie”

Per accertare quanto sia peregrina la tesi con cui si è voluto


attribuire alle Sorelle Faioli il ruolo di “Educatrici e di Maestre
Pie delle fanciulle anticolane”, sarebbe stato sufficiente leggere
ciò che di esse ha scritto l’agiografo ufficiale, Giampiero Raspa ,
a pagina 139 del suo libro “La santa avventura delle Sorelle
Faioli, edìto nel 1992: “Dal 1870 al 1896. Il priorato di suor M.
Maddalena Giminiani. Dopo Porta Pia, il monastero assunse il
nome di “ Istituto Maestre Pie Venerini” nome che mantenne
fino alla prima metà del nostro secolo. In concreto fu messa in
atto una scappatoia legale per evitare l’incameramento dei loro
beni da parte dello Stato Italiano.”
Questa è l’unica verità che egli scrive sulle “Maestre Pie di
Anticoli”. Che mai sono esistite. Ma nessuno, a partire da lui, ha
avuto il coraggio di dirla apertamente questa verità, sia nelle
nove relazioni svolte dagli studiosi al Convegno di Fiuggi (nel
maggio 1988) sia nelle numerose celebrazioni seguite a
quell’evento.
Anzi, il Raspa, dopo aver scritto che “fu messa in atto una
scappatoia legale, per evitare l’incameramento dei loro beni”
cerca subito di correggere la grave ammissione, dicendo che “più
che una scappatoia si trattava di un diritto effettivo, in quanto le
suore di Anticoli la scuola la facevano davvero e da cento anni
esatti.”
Poi però fa nuovamente marcia indietro e dice:
“Il nuovo nome fu assunto per motivi amministrativi,
trattandosi di un nome riconosciuto come quello di un ente
religioso dedito all’insegnamento; ma dal carteggio risulta
chiaramente che le suore di Fiuggi misero in evidenza di non
avere niente a che fare con le“Venerini”(e meno male).
Il Raspa passa poi a citare circostanze, lettere e documenti di
epoche successive al 1800, quando cioè le Faioli e le loro prime
consorelle erano ormai scomparse. Alla fine del suo libro è
proprio lui a dimostrare che le tre Sorelle, né le suore di Anticoli,
poterono mai esercitare l’insegnamento.

108
3.24 - Niente scuola prima e dopo il 1786.

Prima, perché dal 1786 la loro Congregazione, da laica di


zitelle, che era, divenne una comunità religiosa e di clausura.
Tanto è vero che a Fiuggi, tutti coloro che hanno 60 anni e più,
ricordano che, fino agli anni ’50, la Casa Madre delle clarisse
aveva le grate alle finestre e la ruota parlatoria sia in Via
Maggiore che in Piazza Trento e Trieste.
Poi perché, lo stesso Raspa, pubblicando in appendice al suo
libro, le Regole delle Suore, ci fa sapere che, nelle Prime, dettate
dall’Arciprete Girolami nel 1780, i due terzi di esse erano
dedicati alla scuola: che però non fu mai possibile aprire per
mancanza di risorse. Mentre nelle Seconde Regole, dettate dal
Vescovo Antonini nel 1786, la parte relativa alla scuola venne
del tutto soppressa. E lo fu proprio perché, da quell’anno
l’Istituto divenne comunità religiosa.
Da parte nostra possiamo dire che in Fiuggi le suore di S.
Chiara non sono state mai conosciute e nominate, come Maestre
Pie (neppure da chi ci ha preceduto). Né che avessero mai
impartito la istruzione elementare alle fanciulle, soprattutto
perché esse stesse non l’avevano mai ricevuta.

3.25 - “Esse hanno fatto un miracolo che si rinnova da 250


anni” (Virginio Bonanni – Sindaco - ex Psdi)

Ultimo della serie in ordine di tempo dal 1988-89 ad oggi al


pari dei suoi predecessori, si cimenta in questo ispirato (per
fortuna breve) discorso:
“Alle elevate parole del vescovo aggiungo il mio saluto e della
città che rappresento per dire che la nostra comunità ha ricevuto
molto da queste tre sorelle. Esse hanno fatto un grande miracolo
che si rinnova da oltre 250 anni nelle Suore di Santa Chiara,
quello dell’educare un’intera popolazione (sic) di generazione in
generazione, dai nostri avi fino ad oggi, fino a noi ed ai nostri
figli. Ci hanno educato al rispetto della persona, alla reciproca e
pacifica convivenza. Io stesso sono frutto della loro Scuola e

109
quindi e quindi riconosco il grande bene che hanno seminato in
questa comunità di Dio.Siamo tutti grati alle sorelle della
Immacolata S. Chiara, custodi e continuatrici di questa
affascinante storia che illumina come una costellazione il Cielo
di Fiuggi e del mondo. Aspettiamo quindi Signori relatori che
presto queste tre sorelle siano beatificate, le affidiamo a voi, i
più sensibili e accorti nel cogliere le misteriose linee del Signore
Grazie”. A questo punto è evidente che anche questo Sindaco
ignora che i suoi avi poterono imparare a leggere e a scrivere,
dopo che la istruzione primaria, obbligatoria e gratuita, prevista
dalla Legge Casati del 1859, fu introdotta nelle regioni dell’ex
Stato Pontificio nel 1872 e non prima. Come lui e chi lo ha
preceduto, invece, nell’avallare la storia delle Sorelle Faioli,
hanno voluto far credere alla ignara popolazione fiuggina.

3.26 - Stato laico o confessionale?

Dopo questo ennesimo panegirico di un Sindaco (di


estrazione socialista ed anche medico) che come il suo
predecessore, si mette a discettare di santi e di beati ed a
perorarne perfino le cause, è quanto di peggio si possa desiderare
in uno Stato, che la sua carta costituzionale caratterizza come
laico e non confessionale, come da tempo a questa parte i suoi
rappresentanti di estrazione cattolica e marxista hanno cercato di
trasformarlo. A tal punto da farsi coinvolgere, come nel caso in
esame, in una iniziativa estranea al principio costituzionale di
“Libera Chiesa in Libero Stato”: nel quale, dovere degli
amministratori era di far svolgere da una commissione terza, una
indagine demoscopia, per accertare se la vicenda delle Sorelle
Faioli avesse l’attendibilità ed i riscontri con la realtà storica di
Anticoli. e non quello di avallare a priori fatti e circostanze, che
la Chiesa con i suoi agiografi è libera di ricostruire come crede,
ma dai quali un Stato libero e laico come il nostro, dovrebbe
guardarsi bene dal sostenere, anche finanziariamente. Perché
altrimenti, è la libertà di culto dei suoi cittadini che viene
compromessa.

110
PARTE QUARTA
LE FAMIGLIE
DI
ORIGINE ANTICOLANA

DAL ‘700 al ’900

111
IV

Le famiglie di Fiuggi, di origine anticolana che, prima del


1988/89, non avevano mai sentito parlare delle Sorelle Faioli.

4.1 - Ecco le famiglie di Fiuggi di origine anticolana che sarebbe


stato doveroso interpellare, ove si fosse avviata dagli anni ’50 in
poi, una indagine demoscopica. al fine di avere qualche
riscontro nella realtà locale.
Si sarebbe dovuto fare ciò che da anni chi scrive, è andato
facendo nelle sue quotidiane passeggiate estive, all’interno dei
vicoli e delle piazzette del Centro Storico, quando, chiedendo ad
ogni concittadino, se avesse mai sentito parlare delle sorelle
Faioli prima degli anni ’90, si sentiva rispondere in modo
assolutamente negativo. E gli interpellati erano eredi, giovani ed
anziani, delle famiglie che già esistevano in Anticoli nel 1700,
ed i cui cognomi sono elencati proprio nel volume dedicato alle
tre sorelle, che ha per titolo
“Anticoli di Campagna alla metà del ‘700. La Fondazione delle
Maestre Pie” pubblicato nel 1989, dall’ Istituto di Storia e di
Arte del Lazio Meridionale di Anagni, ove sono stati raccolti gli
atti del Convegno, svoltosi a Fiuggi il 7-8 Maggio 1988.
I nomi delle famiglie di allora che vengono qui pubblicati, erano
ancora presenti nel Centro Storico agli inizi del novecento.
Quando cioè non era cominciato l’esodo che da Fiuggi Città si è
poi verificato verso Fiuggi Fonte e verso altre zone, dopo
l’apertura della Fonte Bonifacio VIII,avvenuta nel 1911.
Qui di seguito, oltre ai cognomi delle famiglie, vissute nel ‘700 in
Anticoli, vengono indicate le vie dove, anche attraverso gli eredi
potevano essere interpellate.
Ma mai ciò è avvenuto, neppure dagli anni ’50 in poi, quando si
è voluta costruire la storia di cui ci stiamo occupando.
Nella quale i cittadini di Fiuggi, per la prima volta, dopo più di
250 anni, hanno visto apparire un cognome (quello delle Faioli)
che fino agli anni ’90 non era stato mai presente nella genealogia
delle famiglie anticolane. Mentre invece, tutti sanno che, a

112
Fiuggi dagli anni ’30 in poi, è stato presente solo il cognome
Faiola. Ma era quello del primo comandante dei vigili urbani
(Alberto) che ha abitato in Piazza Castello, con la famiglia, fino
agli anni ’40. L’elenco dei cognomi è stato da me ricavato dal
citato volume edìto dall’Isalm nel 1989. L’indicazione delle vie,
invece, sono frutto delle ricerche, ma anche dei ricordi miei e di
coloro che, avendo quei cognomi, sono stati da me consultati.
Ho cercato anche di ricordare, via per via, coloro che, padri,figli
e nipoti (non tutti, ovviamente) vi hanno abitato o ancora vi
abitano. Di errori ed omissioni (in questa difficile ricostruzione
onomastica e toponomastica cittadina) certamente ve ne saranno
(e me ne scuso) ma l’intento è solo quello di stimolare (in
ognuno che leggerà questi appunti) qualche ritorno di memoria
(più preciso del mio) sul passato che li riguarda e su coloro che li
hanno preceduti. Sarebbe anche interessante accertare, quanti dei
cognomi qui elencati fossero già d’allora di sicura origine
anticolana e quali fossero invece oriundi da altre località.
A questo punto mi sembra opportuno precisare che, nel 1700 il
nostro Comune si chiamava semplicemente Anticoli e la
denominazione di Campagna, gli venne attribuita dal 1872 (con
decreto del Re Vittorio Emanuele II°) e tutte le vie del Centro
Storico, fino ai primi anni del ‘900 (ad eccezione di Via
Maggiore) venivano chiamate vicoli e ce n’erano altre, poi
scomparse dalla toponomastica cittadina, come: Vicolo della
Corte,Vicolo del Gobbo e Via della Lietta (su cui si affacciava
l’ex farmacia Lentini). Piazza Castello, inoltre si chiamava
Piazza della Castellatura.
Intorno a questa Piazza infatti si trovava il nucleo originario del
Castello di Anticoli. Il quale all’inizio del secolo XVII, fu
profondamente modificato, per far posto alla Collegiata di S.
Pietro, che fu edificata, in parte, sulle rovine dell’antica
chiesetta di S.Lucia e in parte, sugli edifici, dove si esercitava il
potere politico ed amministrativo.

113
Dal 1700 ad oggi:

4.2 - I cognomi e le vie del Centro storico.

Adiutori: Via del Colle, Via Veterano. Agnoli: Via dei Gelsi,
Via S. Rocco, Via Maggiore. Alessandri: Via Maggiore, Via
Riofreddo, Via S. Stefano, Via Morgani, Via Processionale.
Ambrosetti: Via S. Stefano, Via Maggiore, Via S. Stefano.
Ambrosi: Via Maggiore, Piazza Castello, Via dei Gelsi, Via
Morgani, Via S. Ignoto. Anghetti: Via della Loggetta, Via
Maggiore.
Ballini: Via Maggiore, Piazza Castello, Via S. Stefano, Via
Vetere, Via Oberdan. Battisti: Via Professionale - Biondi:
Piazza S. Stefano - Bonanni: Via Rifreddo.
Carosi: Via S. Stefano - Ciancarelli: Via del Codice, Via
Maggiore (ora Largo Maggiore) Via dello Spregato - Ciminelli:
Via del Macello, Via del Codice.
De Carolis: Via della Portella – De Angelis: Via della
Madonnina. De Marchis: Via Processionale De Prosperis: Via
del Colle – De Santis: Via del Macello – Piazza del Colle.
Faiola: Piazza Castello - Falconi: Piazza S. Stefano – Filetici:
Via Vetere, Piazza Castello – Fiore: Via dei Gelsi – Fiorini –
Via dello Spregato, Via dei Gelsi, Via G. Verghetti, -Via
Rifreddo.
Girolami: Via Maggiore – Via Vetere, Via Giordano.
Incocciati: Via della Piazza, Via Maggiore, Via Morgani, Via S.
Stefano, Via dei Gelsi, Via della Madonnina, Via Professionale,
G. F. Verghetti, Via del S. Ignoto.
Lattanzi: Via della Piazza.
Macciocchi: Rione Colle,Via Rifreddo, Via della Portella,Via
G.Verghetti - Maggi: Via Giordano,Via della Portella, Via
G.Verghetti,Via S. Stefano - Mariani: Via G. Verghetti -
Martini: Via Maggiore, Piazza S. Stefano, Via della Loggetta,
Via della Portella - Marsecani: Via del Colle Massimi: Via
Riofreddo – Mattei: Piazza Castello, Via Veterano, Via S.
Ignoto. Merletti: Via del S. Ignoto, Via C. Battisti.

114
Nardi:Via Case Grandi,Via della Loggetta.
Onorati: Via Rifreddo, Via Maggiore, Rione Colle.
Pannone: Via dei Gelsi -Via della Portella, Via S.Ignoto.-
Paris: Via della Piazza, Via C. Battisti, Via Vetere.
Riccardi: Via della Piazzarola.
Santesarti: Via Riofreddo, Via del Colle, Via Veterano, Via
Professionale. Scaramastra: Via Giordano. Severa. Via della
Piazzarola, Via del Forno, Via Vetere.Sforza:Via Sforza. Sileri:
Via dello Spregato, Via Veterano, Piazza dell’Olmo. Simeoni:
Via Maggiore. Stefani.
Terrinoni: Piazza S. Stefano, Via della Loggetta, Via Maggiore,
Via Processionale, Via del Codice.
Tucciarelli: Via della Piazza, Via Stefano, Via dei Gelsi, Via
Professionale.
Verghetti: Via Morgani, Via della Loggetta, Piazza S. Stefano.
Vocci: Via della Loggetta – Via dei Gelsi.
Zangrilli: Via del Colle.
Zapponi.: Via della Portella – Piazza Castello.

115
Alla fine del 1800
4.3. - Le vie e le famiglie,o gli eredi che vi abitano attualmente
(dei quali non tutti, ovviamente, possono essere ricordati).

Via Maggiore.
(Andava da Piazza dell’Olmo alla Piazzetta Santo Stefano, diventata
negli anni venti, Via Vittorio Emanuele ed ora, Corso Sorelle Faioli,
fino al Palazzetto Alessandri, con il tratto iniziale a destra chiamato
Largo Maggiore).
D’Amico Marco e Ambrosi Umberta (con le figlie Suor
Paolina,Gioconda,Florinda,Corinna e Anna) – D’Amico Callisto
e Bellucci Cherubina (con il figlio Cesare) con stemma araldico
sul portale – Ciancarelli Luigi e D’Amico Luigia (con i figli
Benedetto, Giuseppe,Cherubina e Callisto) Martini Don Biagio
- Martini Alfredo (con i figli Giacinto Fernando Roberto e
Agnese - Terrinoni Anselmo – Terrinoni Luigi (detto
Zampitto) con i figli Mario, Alberto e Walter - Girolami Marco
(detto Crastono) con il figlio Pasquale - Giorgilli Giacinto e
Santesarti Pasqua (con i figli Temistocle e Piero) con arco a
sesto acuto – Ferrazzoli Nazzareno (con i figli Adolfo e Delfina)
Onorati Angelo (detto La Perella) e Caterina Ambrosi (con i
figli, tra cui Giuseppe il Professore) trasferitosi Fiuggi Fonte
negli anni venti nell’Albergo Europa. – Ballini Domenico e figli
(Guardiano delle Suore Clarisse) – Terrinoni Filippo (detto
Fulippitto) con la figlia Enia,con portale estemma. – Ambrosetti
(detto gl’Jafricano) la cui abitazione, che somiglia ad una chiesa,
era probabilmente l’antica Chiesetta di San Domenico di Cocullo
e di Sora (sconsacrata nel 1700 e poi confiscata, e venduta dallo
Stato Italiano, dopo il 1870, come bene ecclesiastico non di culto
dello Stato Pontificio, alle famiglie Ambrosetti e Incocciati, per
metà ciascuna) Alessandri Serafino fu Pietro e Santesarti Rosa
(detta Rosina) fu Gregorio (con i 12 figli tra cui Don Pietro,
Arciprete della Collegiata di San Pietro e Gualtiero (primo
Sindaco eletto dal 1946 al 1956 dopo libere elezioni) tra i quali
ascendenti vi sono stati dal ‘700 in poi, oltre che sindacatori e
magistrati, anche uomini di chiesa col cognome Alessandri,

116
come: don Antonio e il canonico Alessandro (accettato nel l758,
dal Buon Governo come unico maestro, quando nessuno era
disposto ad occuparsi di scuola) e Don Flaviano Alessandri
(abate di S. Maria del Colle) - Terrinoni Ernesto e la moglie
Teresina (con i figli Giuseppe, Enedina ed Almerindo) – Celani
Edoardo e Santesarti (con i figli Suor Luigina - Pietro e Valeria)
– Celani e figli (Amilcare e Fabio) – Ambrosi Ludovico e De
Santis (con i figli Enzo e le sorelle)- Rapparelli e figli: Padre
Leopoldo, Anacleto, Giuseppina, Rita e Pompeo) – Alviti (con
due figli maschi, Leone ,Edmondo e tre femmine)- Agnoli Mario
(de Tozio) e moglie) – Carletti Gildo e Incocciati Maria (con i
figli Luigi ed Anna – Carletti Giovanni (con figli Ercole,
Ginetto e Luciana. Alessandri Annibale (detto Cicciaccorda) e
Loreta Ballini (con il figlio Amelio) – Girolami Arcadio e
Mario (detto Catacheo) con i figli Anna, Enzo, Fernando e Dino)
- Tailetti - Verghetti – Ambrosi Guglielmina e Torelli
Giuseppe (con i figli Bice e Anna) – Alessandri e Marietta (con
i figli Erio e Rita) – Girolami d’Annuccella (con i figli Orlando
e Maria) – Terrinoni Arcangelo (il tabaccaio) e la figlia
Marcella) – Carlotti – Paris – Ludovici e figli - Verghetti e
Corradini (con il figlio Gaetano).

Via Case Grandi e Via del Soldato Ignoto


(già Riofreddo, da Via Maggiore a Piazzetta Falconi)
Nardi Tommaso e Zangrilli Elvira (con i figli
Guendalina,Olimpia,Salvatore e Giacinto - Nardi Amedeo e
Ambrosi – Severa Bruno e figli -Terrinoni (Tattalicchio) -
Benezi (oggi) - Giorgilli e figlio Roberto) - Onorati Antonio e
De Marchis Maria (con i figli Toto e Colomba) – Bonanni Luigi
(e i figli Pio,Vincenzo,Orlando e Vittorio) – Bonanni Francesco
e i figli Marcella,Erio e Franco - Santesarti Giulio (e
Macciocchi) con i figli Loreto,Cesare, Wanda,Biagino,Franco,
Consiglia- Santesarti Giustino e Gildo (con i figli Edmondo e
Felice) - Zucconi Vittore e il figlio Angelo – Frate Orazio e figli
De Santis e Girolami (de Tozio) e Pera (nell’attuale Piazzetta
Falconi).

117
Piazza della Castellatura
(ora Piazza Castello)
Filetici (detto Paparoio dell’ex Pensione Savoia) con i figli
Giuseppe, Venanzio, Lina, Maria e Biagino – Celani Aristide e
figli Mafalda, Angelino, Biagio,Benedetto – Speranza Don
Carlo e Felice (con i figli Teresa e Gianni) – Torelli Remo e i
figli Giorgio, Fabio e Mario) – Ballini Marco e i figli Spartaco e
Irene – Ambrosi Peppinella, Pietro (ju Riccio) e Maria – Faiola
Alberto (Capitano CC) e figlio. Celani Lamberto – Tosti Ivo e i
figli Ovidio,Dorotea e Sergio – Mariani e Colarossi Attilio e i
figli Pompilia, Carletto e Antonietta – Zapponi Elisa e Celani
Nannina - Celani Maria vedova Cellie e i figli Samuele,Antonio
e Pietro – Marazzi Ruggero con i figli Franceschino, Raniero e
Arnaldo – Pannone Enrico e figli – Tosti Toto e la vedova
Papitto (con i figli Gualtiero e Leandro) – La famiglia Pera i
figli e le nuore - Angelina “La Furnara” e Santonico
Angeluzzitto.

Piazza Santo Stefano e Via Morgani.

Falconi Carlo – Filippo – Gaetano – Maria - Terrinoni


Pietruccio e le figlie Elena (coniugata ad Angelo Tucciarelli)
madre di Querenzio) Agnese - Luisa e Luigina (coniugata
Ambrosi) madre di Riccardo Raniero e Lina.- Passeri Arcangelo
e figli Floriano e Dante - Martini Vincenzino e famiglia De
Medici (prop. Pozzo della Vergine. Incocciati Biagio Antonio
(detto Antoniuccio, figlio di Giuseppe detto Peppetto) e
Alessandri Agata (con i figli Suor Valeria, Adalgisa,
Nannina,Silvio, Concetta e Colombo. Incocciati Attilio e Cellitti
( con le figlie Anna Clara, Antonietta e Maria – Ambrosi (ju
Passero) con la moglie Angela Maria e i figli Biagio e Giuseppe
– Ambrosetti (detto Catacheo)- Incocciati Leone e Ambrosi
Maria (con le figlie Anna e Carla) - Alessandri Federico e
Francesca con i figli Vittoria, Antonio, Veturia, Erminia e
Gianfranca. – Il Parroco Don Giovanni Biondi e il nipote Pino-

118
Verghetti Gaetano - Maria – Ulderico e Gian Francesco ( con i
figli Valeria, Rolando e Alfredino e Saturnina- La maestra
Castelli – Stampa.

Via Santo Stefano e Via dei Gelsi.

Cupini Rosa (vedova Incocciati Giuseppe-detto Peppeto) con il


figlio Luigi Incocciati (padre di Leone, Francesco e Felice e
Maria) - Cupini Telesforo e i figli Arnaldo e Genio – Barbone
(di cui uno cappuccini) – Tucciarelli padre di Pierino –
Incocciati Andrea (detto Allegramente (con i figli Mario, Pietro
e Andrea) - D’Amico Felicetto (col negozio di alimentari) -
Ciminelli Tommaso e Vincenzo . –Terrinoni (detto Sarà) con i
figli Ernesto e Vincenzo e Ginetta. - Ambrosi (Tatalone) con
Olindo Umberto e altri - Terrinoni Tito (degli Zunfriano)
Pannone (dei Ciaccella) e figli - Giansanti Antonio e figli -
Incocciati Giovanni e figli Vocci Luigi e fratelli – Tucciarelli
Blande – Agnoli (de Tozio).

Via Giordano,
Via Vetere e Via Veterano.

Scaramastra Duilio - Maggi Ermenegildo e Giorgio -Via


Vetere (da Via Maggiore alla Piazzetta Mastro Giorgio o Piazza
del Muro Nuovo) - Filetici Biasuccio-Nicola-Gigetto e
Checchino (con i relativi figli, poi trasferitisi a Fiuggi Fonte negli
alberghi Vallombrosa e Igea (con i figli Marina,Riccardo,
Antonio,Vittorio e Colomba-Elettra, Nicolino e Corinna) -
Ambrosi Renato e Guglielmina. Santesarti don Benedetto (che
fu Arciprete di S. Pietro 1861-1900) Luigi (canonico ad Anagni -
Santesarti Gregorio e Agata Fonti (con figli Maria Luigia (che
fu Superiora dell’ Istituto S. Chiara ) ai primi del ‘900) e Don
Ercole (canonico ad Anagni) Lorenzo (con la figlia Gina) Maria
e Rosa (detta Rosina).

119
Via della Piazza.

Barbone Romeo e Antonio – Ambrosi Pompeo - Lattanzi


Firmina e fratelli – Incocciati Giuseppe (detto Peppetto) e
Cupini Rosa, con i figli Antonio, Carlo e Luigi, poi trasferitisi in
Via Morgani e Via Santo Stefano, dove sono nati i relativi figli:
Annunziata (diventata Suo Valeria) Adalgisa, Nannina, Silvio,
Concetta e Colombo,da Antonio; Attilio, Rocco, Ernesto,
Salvatore, Olimpio, Agnese, Rita e Assuntina, da Carlo;
Francesco, Leone, Maria e Felicetto, da Luigi. – Corradini
Filippo – Filetici Adriano e Adelmo – Principia Domenico e
Giuseppe.

Via del Macello, Via della Portella


e Via della Loggetta.

Alessandri Alfonso e Biagio – De Santis Ventolino – Ambrosi


Costantino e Celani Natalina (con i figli Alberto, Benito, Maria
Pia e Anna - Martini Pietro e figli
Luigi,Giuseppe,Vittorio,Maria e Unberto. – Basilico Antonio e
Camillo – De Carolis Pietro e Arcangelo - Tucciarelli Clemente
Di Paola Domenico e Giuseppe.Agnoli Patrizio e Biagio.
Principia Pietro e Vincenzo – Severa Luigi e Incocciati
Carolina (poi trasferitisi in Via della Portella) con i figli Biagio,
Giuseppe e Costantino (per tutta una vita,insieme al padre Luigi,
sono stati al servizio dell’Istituto di Santa Chiara, diventato
ricchissimo nel dopoguerra ’40-45, ma senza che in loro favore
venisse corrisposto un regolare salario e i contributi che
avrebbero dovuto assicurargli un qualsiasi trattamento di
pensione.

120
Via Cesare Battisti.
(Già Via Processionale)

Le famiglie: Rapparelli Checchineglio e la figlia Maria e il


marito di questa Walter Terrinoni, Alessandri Camillo (detto La
Francia) e i figli Iole, Giuseppe e Armando – Paris (della
Padellaccia) con i figli Giuseppe,Mario,Elisa e Francesco – De
,Marchis Alfredo e Ercole e i figli Silvia Costanza, Pia, Felicetto
e Giginella – Ambrosi Pietro e i “franciscono”- Celani Federico
e il figlio Giuseppe (Sindaco recente) – Alessandri Giuseppe
(poi trasferitosi nella Pensione Belvedere inVia della Portella)
con i figli Pietro,Maria, Antonio (detto Tonino) e Poldina –
Torroni e .Santesarti Egisto e i figli Mario e Adriana –
Telemaco e Preziosa Colarossi e il figlio Ginuzzo In In Piazza
el Colle e vicinanze De Santis Achille - Onorati Umberto (detto
La lega) con il padre e i fratelli - Fantini.

Via e Piazza del Colle.

Le famiglie: De Santis Gaetano e Achille – Agnoli Enrico e


Pietro – Zangrilli Benedetto e Fausto con i figli Emidio,
Umberto,Olga, Lucia e Benedetto – Bianchini Angelo -
Alessandri Federico e Leopoldo – De Santis Achille e Gaetano
Onorati Umberto (detto La lega) con il padre e i fratelli.

Piazza dell’Olmo
(ora Piazza Trento e Trieste)

e Via della Barriera


(ora Via Garibaldi)

Le famiglie: Terrinoni (ex Albergo Excelsior) Benedetto,


Domenico, e Falconi (con i figli Arialdo, Tommasino, Italo,
Margherita, Gina, Anna – Terrinoni Andrea (detto Carluccetto,
con la trattoria). Incocciati Antonio (detto Peppetto) e
Alessandri Agata (gestivano il Sale e Tabacchi, negli anni 20)

121
Fratelli Martini (ex Albergo Roma e Bar Martini - (ora di
Latini Antonio) - Santesarti Telemaco e figlio Ginuzzo (con la
Tabaccheria nel locale ex Excelsior) – Martini Alfredo e figli
Giacinto, Fernando, Roberto e Agnese (nella casa adiacente l’ex
Excelsior).
Terrinoni Andrea (con i figli Tiberio e altri) – Moriconi
Amedeo (con la moglie Virginia e i figli Pietro,Agostino,Aldo e
Iole) – La famiglia di Zangrilli Giuseppe padre di Paolo.

122
APPENDICE
ALLA PARTE TERZA

3.28 - Le sconcertanti verità sulle Sorelle Faioli e sulle origini


del Conservatorio.

Rivelate in un libro del 1989, ma incredibilmente ignorate dagli


agiografi e dagli amministratori locali. Infatti, nella presentazione del
Libro di Romolo Compagnone Vescovo di Anagni, sulla storia delle
Sorelle Faioli (edìto nel 1989) col titolo “Una Costellazione nel cielo
di Fiuggi” ecco cosa scrive il Cardinale, Pietro Palazzini:
“Questa affascinante storia, che io ho malamente abbozzato,
lasciandomi solo portare dall’entusiasmo, tu caro lettore la
troverai narrata alla prefazione nel libro, che sono qui a
presentarti. La troverai con tutti i particolari che sono potuti
emergere (vincendo la barriera del silenzio, di cui le fondatrici
hanno voluto circondare la loro vita) dall’accurata indagine,
svolta dall’autore (Romolo Compagnone) sulla base di ricerche
condotte dal compianto Mons. Filippo Caraffa e dal
Prof.Giampiero Raspa.” E così prosegue:“Le tre sorelle infatti,
hanno lavorato solo all’interno delle loro anime ed all’esterno
per condurre anime a Dio. Ma non hanno scritto diari, non
hanno stilato cronache, contente solo di lavorare per lui, il
Signore. Né vi fu un confessore, un direttore spirituale che
imponesse loro “per obbedienza” di prendere in mano carta,
penna e calamaio e vergare qualche paginetta, magari la sera,
al lume della lucerna, a solo gloria di Dio e ad edificazione
nostra.”- “La storia poi” secondo il Palazzini
“l’hanno curata i vertici della gerarchia ecclesiastica, i quali
avrebbero dato il giusto spazio ai carismi che illuminano e
vivificano la Chiesa, tra i quali, per le famiglie religiose, c’è il
carisma dei fondatori e delle fondatrici” che l’“Evangelica
testificatio” inviterebbe a riscoprire. Per cui:“Fedele a questo
invito l’attuale Superiora delle Suore di S. Chiara di Fiuggi,
madre Margherita D’Argenio, coadiuvata dal suo Consiglio, si è
mossa opportunamente per risvegliare l’interesse a scoprire le

123
originarie intuizioni da cui era nata la propria famiglia
religiosa”.
E’ nato così questo libro: “E chi meglio di lui (il Compagnone)
esperto nel raccogliere i misteriosi passaggi di Dio, poteva
cogliere il carisma di queste tre fondatrici nella loro ascesi, così
simile a quella del Carmelo. Teologo e pastore di anime, ha
saputo leggere le linee di Dio, anche attraverso le lacune già da
noi lamentate, ricostruendo magistralmente la santa avventura
delle tre sorelle Faioli: una Costellazione che, come precisa il
titolo, si è un giorno accesa nel cielo di Fiuggi.”
Pietro card. Palazzini

Sempre sul libro “Una costellazione nel Cielo di Fiuggi”


di Romolo Compagnone:

A pag. 11 - “Il materiale su cui si fonda la narrazione è stato


raccolto in massima parte dal compianto Mons. Filippo Caraffa,
tra l’altro consultore della Congregazione per le cause dei Santi,
nonché dal Prof. Giampiero Raspa, dell’Isalm di Anagni. Nel
redigere la propria “nota bibliografica” il Caraffa non poteva
che constatare l’inesistenza di una biografia, concernente le
Sorelle Faioli, nonché la scarsità sotto il profilo sia quantitativo
che qualitativo di quella riguardante la Congregazione delle
Suore dell’Immacolata di S. Chiara”.
Tra i registri raccolti e conservati presso l’Archivio della
Congregazione in Roma, c’è anche il libro delle suore morte che
comincia con la morte di Palma Borghese, avvenuta il 14.7.1775
seguita da quella di Teresa Faioli avvenuta il 14 luglio 1779.
“Riporta i necrologi delle religiose, purtroppo quasi sempre
generici”
A pag. 15 - Il libro dell’Amministrazione si apre con una “Breve
notizia” dell’origine del Conservatorio, presumibilmente di
mano di Angelica Bartoni, una delle figure più rilevanti dei primi
decenni. Fino a pagina 54 la scrittura è la medesima. Poi è
continuato da altra mano, che riprende la narrazione della
vestizione e della Professione (1786) entrambe concesse dalle

124
felici memorie dell’Antonini (Vescovo). Di qui sappiamo che
almeno a partire da questo punto (pag.5) il manoscritto è stato
redatto dopo la morte del Vescovo. Ma una riflessione
ragionevolmente fondata, fa pensare che la Breve notizia non
sia stata scritta prima della morte dell’ultima Faioli (1793),
perché difficilmente durante la loro vita si sarebbe parlato di
“Pie giovani” e degli intimi sentimenti della loro anima” (sic).
A pag.20- Varianti. – a) “secondo il testo originale in occasione
della missione Struzzieri”: Dio “mosse l’animo di più e diverse
giovani del Paese”
“Nel nostro manoscritto la mozione di Dio è concentrata sulle
sorelle Faioli “ Dio mosse l’animo di tre pie giovani, cioè Teresa
Cecilia e Antonia” (sic).-Il testo primitivo dice semplicemente”:
le prime a muoversi furono le tre zitelle, le quali in propria casa
risolsero di far vita ritirata.”
“Il nostro manoscritto scava nel mistero di grazia che Dio operò
nell’animo delle Faioli”: “Le quali ansiose di darsi alle sante
virtù e bramose del bene del prossimo, si ritirarono nella propria
casa, con la brama di vivere ritirate e lontane dai pericoli del
mondo. Saputesi per il Pese si infervororno altre figliuole..” e
continua: “L’importanza di questa copia, volutamente
aggiornata e modificata dalla Breve notizia risulta da alcune
considerazioni.
1) La Breve notizia era conosciuta nella comunità in copie più o
meno conformi alla prima relazione”.
2) La nostra copia si è distaccata dall’originale con l’intenzione
evidente di affermare il merito diretto delle Faioli, che son dette
espressamente “pie giovani” e i motivi di grazia per cui hanno
dato inizio alla vita ritirata sotto la mozione di Dio”.
3) “In questo ci pare debba riconoscersi un valido segno storico
dell’allora già esistente fama di santità delle tre sorelle” (sic!).

N.d.a.- Ogni commento alle sconcertanti rivelazioni sulle fantomatiche


virtù e capacità delle Faioli sia come fondatrici della Congregazione
sia come educatrici e maestre delle fanciulle anticolane, sembra
superfluo.

125
3.29 - Ecco infine, anche la prova che dimostra come le sorelle
Faioli, non ebbero nulla a che fare con Via Maggiore.

A pagina 72.73 del libro che stiamo esaminando, l’autore scrive:


“Fu proprio il Vescovo Giovanni Antonio Bacchettoni a dare
ordine, nella visita pastorale del 17 marzo 1749 che si facesse
istanza alla S.Sede per ottenere il “beneficio apostolico”. Con
queste premesse le Maestre Pie e cioè di fatto, le sorelle Faioli
(le altre erano praticamente novizie), rivolgono formale istanza
a Benedetto XIV . In sostanza chiedono che venga ceduta al
Conservatorio la chiesa di S. Domenico Cocollato, già
parrocchiale, ma attualmente quasi interamente abbandonata ed
anche in tutto il materiale malissimo ridotta…con alcuni piccioli
sitarelli”. La cessione libererebbe le oratrici da qualche
soggezione, e principalmente dalla necessità di dover uscire ogni
giorno, per ascoltare la S. Messa e spesso ricevere i S.
Sacramenti, con qualche inconveniente, dovendo passare,
particolarmente le feste, fra il popolo nella pubblica piazza, e
frammischiarsi nella chiesa”
La motivazione con cui le Faioli sostengono la loro domanda
(dice il Vescovo) aveva attinenza con lo spirito iniziale con cui,
a seguito della Missione Struzzieri, già durante la permanenza in
casa Rosa, in posizione appartata, sotto la Chiesa di Santo
Stefano, avevano potuto condurre la loro vita “ritirata”.
“Ora mentre il Conservatorio, acquistata una sede propria” in
Via della Loggetta (n.d.a.)” - “si andava stabilizzando nella sua
esistenza e mirava al futuro, le Faioli furono premurose che la
loro “ritiratezza” non solo si realizzasse all’interno, ma si
esprimesse anche all’esterno.”
“La Chiesa di S. Pietro non era lontana (conclude l’autore). Ma,
per andarvi, occorreva percorrere un tratto della Via Maggiore,
che specialmente nei giorni festivi era affollata. In chiesa poi
dovevano frammischiarsi alla gente, spesso chiacchierona, che
non favoriva il raccoglimento. Perciò chiedono di avere, tutta
per loro, la Chiesa di S. Domenico, adiacente al Conservatorio.”

126
“Il Vescovo Bacchettoni l’11 agosto 1749 emetteva il Decreto
della cessione e incorporazione perpetua della chiesa al
Conservatorio, che era lo stesso con cui disponeva l’unione dei
beni dell’ospedale ed era firmato: “Giovanni Antonio, vescovo di
Anagni, Delegato Apostolico”.

127
PARTE QUINTA
L’ISTRUZIONE ELEMENTARE
DOPO IL 1870

128
V

DOPO IL 1870
L’ ISTRUZIONE ELEMENTARE
E I PRIMI MAESTRI
DI ANTICOLI CAMPAGNA

Serafino Alessandri - Rita Virginia Tucciarelli


Gaetano Verghetti - Nazzarena Del Frate
Maria Verghetti - Marina Ranzani

5.1 – L’ Istruzione Elementare.

Nelle numerose storie locali che ho avuto modo di consultare,


per alcune ricerche sulle scuole primarie, quasi mai ho trovato
qualche capitolo riguardante la scuola. Neppure partendo da
quando, anche nelle ex province di Marittima e Campagna, per
effetto della Legge Casati del 1859, anche qui da noi dal 1872 in
poi, è arrivata l’istruzione elementare (obbligatoria e gratuita)
per tutti, maschi e femmine. Cosa che fino ad allora non era mai
esistita. E quelle poche scuole che c’erano in qualche comune,
non erano pubbliche e quelle per i maschi venivano chiamate
degl’ Ignorantelli ed erano tenute da qualche parroco o canonico
ed in modo saltuario.
Mentre per le femmine venivano tenute in qualche casa privata
o in qualche piccolo monastero di suore ma erano riservate alle
fanciulle di famiglie benestanti e vi si insegnava soltanto la
dottrina cristiana e i lavori donneschi. Non il leggere e scrivere
che era addirittura proibito. In questo quadro sconsolante della
scuola, prima dell’Unità, a me sembra sia venuto il momento di
rivalutare i veri maestri della istruzione pubblica soprattutto delle
ex Province dello Stato Pontificio.
E tutto ciò mi si consenta di fare, a cominciare dal mio paese che
è Fiuggi e che anteriormente al 1911 si era chiamato Anticoli
fino al 1872 e di…Campagna fino al 1910. Mi pare doveroso
ricordare i primi Maestri dei nostri comuni dal momento che, da

129
qualche anno in qua, è tutto un fiorire di erezione di monumenti e
di intestazione di strade, a cittadine vissute nel passato, cui
vengono attribuiti meriti e virtù (per lo più nel campo della
educazione femminile) e perfino beatificate (o beatificande)
come “Educatrici e Maestre delle fanciulle” pur non essendovi
alla base di queste storie alcun elemento che possa confermare la
preparazione e la capacità di codeste insegnanti, nel campo della
istruzione versa e propria: che è cosa ben diversa
dall’indottrinamento religioso. E si tratta di storie, costruite o
inventate, quasi sempre sulle relazioni di agiografi scelti dagli
istituti religiosi e mai dopo un contraddittorio onesto e leale con
gli storici. E tale è l’enfasi con cui si svolgono queste
celebrazioni che gran parte delle nostre popolazioni sono portate
a credere che la istruzione alle nostre madri ed alle nostre nonne
fosse veramente stata impartita all’interno di alcuni ordini
religiosi e da quelle illuminate insegnanti.

5.2 - I primi Maestri e Maestre

Ed allora ecco i nomi e la storia dei primi Maestri di Anticoli


di Campagna, dal 1874-75 in poi: Serafino Alessandri, Gaetano
Verghetti, Maria Verghetti, Rita Virginia Tucciarelli (che fu la
prima ed unica suora di Anticoli che diventò maestra nel 1879,
dopo aver conseguito a Rieti, a 33 anni, la Patente di grado
inferiore) e Marina Ranzani. Per ognuno di questi maestri
vengono riportati anche i nomi dei rispettivi alunni (maschi e
femmine) come prova tangibile della scuola che essi
frequentarono. Cosa che non viene mai indicata per le fanciulle
che avrebbero frequentato (secondo gli agiografi) la scuola delle
Sorelle Faioli e delle clarisse, dal 1700 in poi. Nei registri
generali e di classe vi erano indicati numerosi dati, per i maestri e
per gli scolari; ma anche le materie di insegnamento, i voti
attribuiti e raramente il giudizio sugli alunni, oltre al voto in
condotta. Le materie per la prima classe erano catalogate in
questo modo: 1) Prove scritte 2) Prove grafiche e pratiche. 3)
Prove orali. Le prove scritte: scrittura sotto dettatura, calligrafia,

130
componimento. aritmetica, sistema metrico, geometria.
Facoltativa: computisteria. Le prove grafiche e pratiche: lavori
donneschi e manuali, educazione fisica, disegno. Facoltativa:
computisteria. Le prove orali: lettura. esercizi di memoria,
spiegazione delle cose lette, dettatura, nozioni di grammatica,
composizione, saggio di scrittura. Aritmetica, dovere e diritti,
nozioni di geografia e di storia , nozioni pratiche di scienze
fisiche e naturali, disegno e ginnastica.

5.3 - Dal 1875 - La Scuola e gli alunni di Serafino Alessandri.

Ecco il frontespizio di uno dei pochi registri che sono riuscito


a trovare (con l’aiuto dell’ ausiliario Romano Principia) nella
Scuola Elementare di Fiuggi, relativo però all’anno scolastico
1909-1910 (e non al 1874 anno di istituzione in Anticoli di
Campagna della prima scuola) con le seguenti notizie e con l’
elenco di tutti gli scolari della Classe Prima - Sez.C.- “Registro
Unico”per la Scuola Elementare Maschile (posta in Piazza
dell’Olmo). Indicazioni relative all’Insegnante: Alessandri
Serafino figlio del fu Pietro e della fu Fonti Paola, nato ad
Anticoli (Provincia di Roma) il 28 Febbraio 1856, fornito di
patente legale, ottenuta in Velletri il 16 ottobre 1875, presta
servizio prima nel Comune di Serrone dal giorno 15 novembre
1875, poi in Acuto e dal 1877 a Fiuggi suo Paese natìo e viene
subito iscritto al Monte Pensioni governativo. Le materie
d’insegnamento soggette al voto erano: Condotta-Dettatura-
Calligrafia-Lettura-Aritmetica. Su 68 alunni, 13-14 erano
ripetenti, ma la metà di essi ebbe ottimi voti (7/8); degli altri 56
alunni: 22 ebbero la sufficienza piena ( 6-7), 12 quella semplice
(6-6) e tutti furono promossi a giugno; altri 6 alunni, che non
avevano raggiunto neppure la sufficienza semplice, furono
esclusi dallo scrutinio finale. Nel registro infine, vi sono ben 16
alunni destinati a ripetere l’anno, non perché avessero poca
voglia di studiare, ma solamente perché i genitori, impegnati nel
lavoro dei campi, in primavera decidevano di fargli abbandonare
la scuola.

131
Il “Maestro Serafino”(come viene chiamato tuttora da chi lo
ricorda) erano già 34 anni che insegnava in Anticoli di
Campagna. Ciò significa che egli aveva avuto altrettante classi
di giovani, nate tra il 1869 e il 1903. Per cui anche i padri degli
alunni elencati in questo registro erano stati suoi alunni, quando
frequentarono la prima elementare.Ecco alcuni esempi: 1) Pietro
Martini, padre di Luigi e di Vittorio, quindi nonno di Pietro,
direttore del Giornale Fiuggi. 5) Luigi Bonanni padre di
Vincenzo, di Antonio e di Orlando, quindi nonno di Gino,
Virginio, Antonio e Stella. 20) Loreto Santesarti padre di Gildo e
di Giulio e nonno degli attuali Edmondo, Loreto e Consiglia. E
così via.
Se poi si considerano le altre classi, nate tra il 1905 ed il 1916,
che fecero la prima elementare fino al 1920-21 (45° anno
d’insegnamento) ecco che sono state 45 le classi di alunni, che
hanno appreso da lui gli elementi primari della istruzione
scolastica, nel leggere, nello scrivere e nel far di conto.
Ma ciò è potuto avvenire sotto lo Stato Italiano dal 1874-75
in poi, perché sotto lo Stato Pontificio, prima del 1870) quelle
rare scuole maschili che esistevano venivano chiamate degli
“Ignorantelli” (nomen omen) ed erano solitamente affidate
al Parroco o al Canonico.
Mentre (e qui c’è la nota dolente dell’istruzione di allora) nelle
rarissime scuole femminili, sorte in qualche monastero (non
prima del 1825, specialmente in Provincia di Marittima e
Campagna) venivano insegnati, soltanto i lavori donneschi e la
dottrina cristiana: ma non il leggere e lo scrivere, che era
addirittura proibito. Per cui, nessuno si sognò mai di chiamare (o
di considerare) scuole, quelle in cui non si insegnasse a leggere
ed a scrivere; ed educatrici o maestre, le “zitelle” illetterate che
vi si trovavano.
E quando di recente (anche qui da noi) alcuni studiosi
hanno escogitato di chiamare scuole siffatte realtà, non
hanno portato alcuna prova, per dimostrare che lo fossero
veramente: ad esempio, un elenco (come quello che

132
pubblichiamo) di giovani o di fanciulle (con tanto di nomi,
cognomi e paternità) che le avevano frequentate.
Prima di riportare, uno per uno, i nominativi degli alunni di
quella prima classe elementare, mi sembra degna di segnalazione
la circostanza che viene fuori, leggendo le vie dove i 68 alunni
abitavano. per far notare che, in quegli anni, le famiglie
anticolane erano ancora, quasi tutte insediate all’interno del
centro storico e distribuite in una decina di vie (vicoli e vicoletti)
come le seguenti: Via Maggiore, Via Case Grandi, Via Rifreddo,
Via della Portella, Via della Loggetta, Via del Macello, Via
Vetere, Via S.Stefano, Via del Colle e Via Professionale. Gli
anticolani insomma, fino a 90 anni fa non erano ancora neppure
usciti fuori della cinta muraria, per andare ad abitare in tutte
quelle vie che poi verranno chiamate: Via Gian Francesco
Verghetti, Via Marconi, Via Vecchia Fiuggi, Via Armando Diaz.
Tutte periferiche rispetto al nucleo originario del Borgo.
Ma in quegli anni non era neanche cominciato l’esodo verso le
zone di San Biagio, del Monumento, dell’Edificio Scolastico
dove fino al Colle e sotto la Portella c’erano le stalle) e della Via
Vecchia (dove c’erano le baracche, costruite al tempo del
terremoto del 1915) e del Pisciarello (pieno di “abbriti”) L’esodo
di molte famiglie avverrà invece direttamente a Fiuggi Fonte,
subito dopo la costruzione della Fonte Bonifacio VIII, avvenuta
nel 1911 e soltanto dopo gli anni trenta, nelle zone limitrofe a
Fiuggi Città.Segue l’elenco dei 68 alunni iscritti nel Registro, di
età compresa tra i sei e i dieci anni, tra i quali molti concittadini
di oggi riconosceranno sicuramente, il proprio padre, se molto
anziani, il proprio nonno se più giovani, o il proprio bisnonno se
giovanissimi.

5.4 I suoi alunni nell’Anno 1909 - 1910

Martini Luigi di Pietro -Via della Portella.- Barbone Antonio


di Romeo-Via della Piazza.- Girolami Venanzio - Via
Maggiore.- Terrinoni Carlo di Francesco - Via Maggiore -
Bonanni Vincenzo di Luigi - Via Rifreddo.Basilico Camillo di

133
Antonio – Via della Portella - Santarelli Biagio di Bartolomeo -
Via della Lietta - Merletti Vincenzo di Felice – Via Rifreddo -
De Carolis Leone di Luigi - Via Barriera.- De Carolis Arcangelo
di Pietro - Via della Portella - Sabene Francesco di Achille - Via
Barriera.- De Santis Gaetano fu Achille - Piazza del Colle.-
Ciminelli Vincenzo di Tommaso – Via S.Stefano.- Ballini Marco
di Biagio – Via Maggiore.- Agnoli Pietro di Enrico – Via del
Colle.-Agnoli Biagio di Patrizio –Via della Loggetta- Stroveglia
Giovan Battista di Massimo – Via Piazzeruola.-Incocciati
Ernesto di Carlo – Via della Piazza.- Carletti Biagio di Giovanni
– Via Maggiore.- Santesarti Gildo di Loreto – Via Riofreddo.-
Santesarti Fabio di Ernesto – Via Lietta.- Stroveglia Francesco di
Massimo – Via Piazzeruola.- Zucconi Angelo di Vittore – Via
Maggiore.- Paris Quirino di Lodovico –Via del Casino.- Agnoli
Guglielmo di Biagio.- Agnoli Celso di Biagio.- Zangrilli Fausto
di Benedetto - Via del Colle.- Anghetti Gaetano di Lorenzo - Via
della Piazza.- Nardi Amedeo di Giacinto - Via Case Grandi.-
Bianchini Angelo – Via del Colle.- Corradini Filippo di
Leopoldo – Via della Piazza.- Filetici Adelmo di Adriano – Via
del Colle.- Bonanni Antonio di Onorato – Via Rifreddo.-
Terrinoni Antonio di Vincenzo-Via Casavetere- Principia
Giuseppe di Domenico-Via del Colle- Terrrinoni Vincenzo di
Angelo – Via Maggiore-Carletti Aristide di Giovanni - Via
Maggiore. Fiori Giuseppe di Antonio – Via Professionale.-
Girolami Rocco- deceduto.- Incocciati Mario di Carlo - Via della
Piazza.- Tucciarelli Clemente di Antonimo – Via della Portella.-
Di Paola Giuseppe di Domenico – Via della Portella (deceduto)-
Principia Pietro di Vincenzo – Via della Soggetta.- Fiori Alfredo
di Pietro – Via S.Stefano.- Terrinoni Domenico di Ernesto – Via
S.Stefano.-Verghetti Aristide di Gaetano – Via Maggiore.-
Alessandri Biagio di Alfonso – Via del Macello.- Terrinoni
Giuseppe di Benedetto.- Alessandri Federico di Leopoldo - Via
del Colle.- Terrinoni Pietro di Giovanni.- Pietrobono Antonio di
Luigi.- Incocciati Domenico di Luigi.- Perosi Guglielmo di
Benedetto- Incocciati Alfredo di Luigi - Petrarca Oddino di
Francesco - Terrinoni Armando di Giuseppe - Agnoli Espedito-

134
Bertucci Virginio di Achille - Bertucci Ubaldo di Achille-
Desimone Mario di Oderzio - Celani Luigi - Battisti Francesco-
Scaramastra Francesco - Ambrosi Pompeo - Terrinoni Vincenzo
- Terrinoni Giuseppe - Terrinoni Pietro - Giansanti Antonio.Nel
prossimo articolo, altre notizie sul Maestro Serafino ma anche su
altri maestri e maestre, che, dopo di lui, cominciarono ad
insegnare nelle scuole elementari di Anticoli. Le quali sin
d’allora, erano costituite da classi miste, in cui si potevano
iscrivere sia i maschi che le femmine: quando invece, fino al
1870, sotto lo Stato Pontificio, le scuole femminili, o non
esistevano, oppure quelle pochissime che c’erano, venivano
tenute in qualche monastero, ma riservate, quasi sempre,
soltanto alle fanciulle di famiglie benestanti.

5.5 - Il “Registro dell’Anno 1912 - 1913

della Scuola Elementare di Fiuggi (non più Anticoli dal 1911)


che sono riuscito a trovare, è quello dell’Anno Scolastico 1912-
1913 con Serafino Alessandri, insegnante, della 1^Classe
Maschile – Sez. B – la quale questa volta aveva soltanto 27
alunni perché c’era più di una sezione rispetto agli anni
precedenti. E gli alunni erano i seguenti:
1)Severa Felice di Gaspare – 2) Alessandri Giuseppe di
Leopoldo – 3) Mariani Giuseppe di Vincenzo- 4) –Carletti
Ermenegildo di Giovanni – 5) Infussi Antonimo di Vincenzo – 6)
Damizia Francesco di Attilio – Sabene Alfredo – di Achille – 8)
Dottori Arnaldo di Oroveso – 9) Ciminelli Vincenzo di Felice –
10) Severa Giuseppe di Giovan Battista – 11) Delgrande
Salvatore di Natale – 12) Incocciati Mario di Carlo – 13) Del
Moro Filippo di Restituta -14) Basilico Pietro di Antonimo – 15)
Sideri Annibale di Vincenzo – 16) Pantano Listini di Angelo –
17) Incocciati Biagio di Domenico – 18) Terrinoni Antonio di
Marco - 19 Giorgilli Americo di Giovan Battista – 20) Petricca
Guglielmo di Luigi – 21) Gismondi Bruno di Alessandro – 22)
Agnoli Cataldo di Patrizio –23) Rossi Ernesto di Gioacchino –
24) Tamburini Agostino di Lorenzo – 25) Desimone Mario di

135
Odorisio – 26) Fiorini Pietro di Antonio – 27) Ferrari Quirino di
Lorenzo.

5.6 - Il ricordo dei suoi alunni.

Dopo la pubblicazione del primo articolo su “La Scuola di


Serafino Alessandri”, numerosi sono stati i consensi pervenutimi,
per aver avviato la rivalutazione dei veri educatori di Anticoli, a
cominciare da colui che fu il primo maestro dopo l’Unità d’Italia,
per continuare, in seguito, con altri maestri e maestre anticolani,
che insegnarono tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, come
Gaetano, Maria Verghetti e Rita Virginia Tucciarelli. I quali,
furono anche i primi ad insegnare nelle classi miste (di maschi e
femmine) dopo che, sotto lo Stato Pontificio (fino al 1870)
questo tipo di scuola non era mai esistito.Tutto ciò, mi si
consenta di fare, dopo che in questi ultimi anni si sono dedicate
lapidi ed intestate strade a concittadine, vissute nel 1700, aventi
cognomi sconosciuti nella genealogia locale, ma anche
imprudentemente definite “Educatrici delle fanciulle articolane”
nonostante che fosse storicamente accertato che, sotto lo Stato
Pontificio, prima del 1825 (specialmente nelle province di
Marittima e Campagna) nessun tipo di scuola femminile, poteva
essere considerata tale , dal momento che in essa era previsto
solo l’insegnamento della dottrina cristiana e dei lavori
donneschi. Ma non il leggere e lo scrivere, che anzi per le
donne, era addirittura proibito.Tra i consensi ricevuti, mi preme
riportare quello del Prof. Michele Ferri di Sora, storico e scrittore
di successo (per i suoi libri sul fenomeno del Brigantaggio e sul
Movimento Garibaldino in Ciociaria) il quale mi scrive: “Nella
posta delle vacanze ho trovato l’articolo sul Maestro Alessandri
di Anticoli. E’molto interessante per gli spunti di riflessione; per
i riscontri storici ed antropologici, per la curiosità che
sicuramente ha suscitato e susciterà in ogni fiuggino, desideroso
di saperne di più sulla storia della sua comunità e della sua
famiglia.”Altri consensi, ho ricevuto anche da fiuggini ottantenni
(figli di alunni del Maestro) i quali hanno rivelato di lui episodi a

136
me sconosciuti, ma a loro ben noti, per averli appresi dai genitori
o dai nonni. Uno di questi è Giovanni Agnoli (nato nel 1919) il
quale mi ha rivelato che il padre Salvatore, gli diceva: “Per gli
alunni, figli di contadini, che non si iscrivevano o si ritiravano
dalla scuola (perché i genitori li portavano in campagna) ju
Majestro Sarafino gli faceva la scola serale” In tal modo (n.d.r.)
quegli alunni potevano seguire il programma fino alla fine
dell’anno e si iscrivevano, come ripetenti, nell’anno successivo,
abbastanza preparati. Infatti, dai registri da me consultati risulta
che, i ripetenti erano per lo più figli di contadini (o di artigiani)
ed alla fine risultavano anche i più bravi.
La conferma di quanto sopra l’ho avuta anche da un mio
coetaneo (che non vuole essere citato) con la precisazione che:
“Quelle scuole serali ju Maestro le faceva gratuitamente”. E ciò
avveniva, pur esistendo già l’obbligo della frequenza scolastica.
Uno dei suoi alunni, era stato anche Biagio Marsecani (detto
“Muzzitto”) il quale, quando da ragazzo andavo nella sua bottega
al “Colle”, ogni tanto, mi raccontava qualche particolare, come
questo: “Ju Maestro Sarafino sì, ca sapeva come farci imparare
a leggere e a scrivere ed a farci capìre come si dovevano
pronunciare le lettere dell’alfabeto. Ad esempio, per farci
ricordare la lettera “P” ci faceva sempre questa domanda:
“Pippa Pàrito” (che significava “fuma la pipa tuo padre?).- “ In
quelle due parole -aggiungeva- vi sono ben quattro lettere“P”
e, se voi le scrivete sul quaderno e le ripetete diverse volte, la
lettera”P”, sarà difficile dimenticarla”.

5.7 - Insegnò sempre alle Prime Elementari.

Il Registro dell’ Anno 1914-1915. Le materie insegnate erano:


Prove scritte: Scrittura sotto dettatura – Calligrafia – Aritmetica
- Prove grafiche e pratiche: Educazione fisica- Prove orali:
Lettura- Educazione morale e istruzione civile - Aritmetica,
sistema metrico, geometria, contabilità.
La Sezione A, era una classe di 40 alunni, di cui soltanto 5-6
non ebbero la sufficienza, perché in primavera si erano assentati

137
per motivi familiari dei genitori. Degli altri 35: in 30 ebbero la
sufficienza piena (tra il 6 e il 7 ); tre, degli altri 5, ebbero ottimi
voti (7 e 8) ed erano Costantino Severa, Antonio Giorgilli,
Antonio Piazzi e Mario Terrinoni; mentre due, si distinsero con
tutti otto ed erano Antonio Incocciati di Domenico e Remo
Torelli fu Florindo.Questo, l’elenco completo degli alunni::
Ambrosetti Vincenzo di Luigi – Alessandri Giuseppe di
Leopoldo – Ambrosi Lodovico di Vincenzo – Basilico Pierino di
Antonio – Bertucci Rocco di Francesco – Boero Attilio di
Giuseppe – Bonanni Vittorio di Pietro – Bonanni Orlando di
Luigi – Carletti Angelo di Giovanni – Celani Biagio di Aristide –
Del Grande Antonio di Natale – Giorgilli Antonio di Francesco –
Giorgilli Rocco di Andrea – Incocciati Giuseppe di Domenico –
Infussi Antonio di Vincenzo – Incocciati Antonio di Domenico –
Macciocchi Francesco di Luigi – Panunzi Giuseppe di Pasquale –
Paris Giov.Battista fu Giovanni – Paris Biagio di Vincenzo –
Pantano Sistino di Angelo – Piazzi Antonio di Felice – Severa
Costantino di Luigi – Terrinoni Biagio di Angelo – Terrinoni
Antonio di Marco – Terrinoni Clemente di Francesco Terrinoni
Mario di Biagio – Terrinoni Benedetto di Clemente – Tamburini
Andrea di Clemente – Terrinoni Pietro di Giovanni – Torelli
Remo fu Florindo – Tucciarelli Vincenzo fu Nazareno –
Terrinoni Pietro di Giuseppe – Marsecani Giuseppe di Biagio –
Merletti Salvatore di Felice – Incocciati Leone di Luigi –
Alessandri Biagio di Vincenzo – Severa Antonio di Biagio.

5.8 - La sua vita e i suoi primati.

Dopo la pubblicazione dei primi elenchi degli alunni che


frequentarono negli anni 1909/10 e 1914/15 la prima classe
elementare di Serafino Alessandri, numerose sono state le
considerazioni, quasi tutte positive, dei lettori del “Fiuggi”.
Specialmente di coloro che hanno trovato tra i cognomi
pubblicati ascendenti della propria famiglia (genitori-nonni e
perfino bisnonni). Qualche perplessità è stata manifestata da chi
non avendo visto il nominativo di qualche suo antenato, si è

138
posto (e mi ha posto) l’interrogativo del perché, nessuno della
sua famiglia fosse mai andato a scuola.
Credo di poter fugare questi interrogativi dicendo che gli
elenchi già pubblicati, si riferiscono soltanto a due, dei 45 anni
scolastici in cui egli aveva insegnato, dal 1875 al 1921. Pertanto,
quasi certamente le classi di giovani, nati tra il 1869 e il 1914
avranno quasi tutti frequentato la scuola dell’obbligo (allora
prevista dalla prima alla terza) e sono quindi passati sotto
l’insegnamento di quello che ormai i fiuggini ricordano, come il
mitico Maestro dei loro antenati..
Oppure dagli anni 1880, sono stati alunni di altri maestri e
maestre (anticolani e fiuggini) come risulta ancora da quei pochi
registri, che si sono salvati nell’archivio della scuola elementare,
in seguito ai molti trasferimenti che essa ha subito dopo la sua
istituzione (avvenuta nel 1874) dalla sede originaria, sita in
Piazza della Castellatura (come allora si chiamava Piazza
Castello) alla sedi, ubicate in Via Maggiore, in Piazza dell’Olmo,
e in Via Verghetti nel magnifico Edificio Scolastico, costruito
sotto il Fascismo. Poi definitivamente ubicata nell’attuale
costruzione di Via degli Studi, dove sono finiti però, non tutto
l’archivio, ma soltanto le macerie e la polvere dell’unica scuola,
esistita a Fiuggi fino agli anni ‘60.
Fatta questa doverosa premessa, vorrei ora soffermarmi sui
primati della sua vita, ottenuti da Serafino Alessandri sia come
maestro, che come padre della sua numerosa famiglia.
Era nato in Anticoli il 28.2.1856, da Pietro Alessandri
(deceduto 4 mesi prima) e da Paola Fonti. A meno di 19 anni,
nel 1875, aveva preso a Velletri la Patente di Maestro di
grado superiore e, nel novembre 1875 aveva preso servizio
nella Prima Scuola Elementare di Anticoli di Campagna, in
“Piazza della Castellatura.”
Ha insegnato per 45 anni, fino al 1921, perché a 65 anni, per
raggiunti limiti di età, fu obbligatoriamente collocato a riposo,
come avveniva per tutti i dipendenti dello Stato.Poco più che
ventenne, aveva sposato Rosa Santesarti (detta Rosina) figlia di
Gregorio Santesarti e di Maria Agata Terrinoni, da cui ebbe i

139
seguenti 12 figli (più uno premorto) : Marietta, nata nel 1878 –
Bianca, nel 1880 – Pietro nel 1882 – Lucina nel 1884) – Agata
nel 1886 – Anna nel 1888 – Francesca nel 1890 - Colombo, nel
1892 – Paola, nel 1895 – Iolanda, nel 1898 – Americo, nel 1901
– Gualtiero, nel 1905. Dalle date di nascita dei 12 figli, si rileva
la circostanza, più unica che rara, con la quale i coniugi avevano
ottemperato pienamente al dettato del “crescete e moltiplicate”
della morale cristiana. Ed in virtù di tale principio (rimasto, per
la Chiesa, inderogabile, fino alla recente scoperta del metodo
Ogino Knaus) i due genitori, nei primi 20 anni del loro
matrimonio, avevano puntualmente messo al mondo ben 10 figli,
cioè uno ogni due anni. E nei successivi 7 anni, altri due, per
arrivare a 12. Se non è questo un primato, nella procreazione
della specie, non saprei cos’altro sia. Un altro aspetto degno di
nota , nella intensa vita dei coniugi Alessandri, è che, nei primi
venti anni di matrimonio, si trovarono ad avere in casa e tutti
insieme, la bellezza di nove figli, in questo perfetto ordine di età,
a scalare: 20-18-16-14-12-10-8-6 e 3 anni. Ed una situazione
come questa, fa capire anche perché, ad un dato momento, la
numerosa famiglia avesse deciso di trasformare la propria
abitazione (di Via Maggiore, già grande, ma poi collegata a
quella di Via Rifreddo, all’uopo acquisita) in una delle prime
pensioni di Anticoli, che nel 1904 (con tanto di insegna e carta
intestata) era già chiamata “Hotel pensione Alessandri” e la cui
ricettività (20 camere circa, 35 letti ed una decina, tra bagni e
wc) poteva assicurare, ad una famiglia così numerosa, buone
possibilità di lavoro, anche se limitate al solo periodo estivo.
Il Maestro, dopo essere stato 30 anni in pensione, nel settembre
1951, a 96 anni, moriva nella casa della figlia Agata (che
rimasta vedova di Incocciati Antonio, viveva con i figli Colombo
e Concetta) in Via Morgani, vicina alla chiesa di Santo Stefano,
dove, dopo il matrimonio della figlia Paola, si era ritirato da
alcuni anni. Da pensionato, aveva continuato ad insegnare agli
alunni (dai sei ai dieci anni) che, per un motivo o per un altro,
non andavano a scuola. Ma si era dedicato con più fervore, anche
alla famiglia ed ai tanti figli (in maggioranza femmine) che

140
avevano avuto sempre bisogno di lui sia come padre, che come
maestro fino a quando sono rimasti con lui, nella casa di Via
Maggiore. Sì, in quella casa famosa, dove oggi è triste vedere
affisse due lapidi “improprie” e non storicamente attendibili, che
stanno lì ad offuscare, il ricordo e la riconoscenza, che gli
anticolani e i fiuggini hanno ancora per lui; ma anche il ricordo
di alcuni suoi figli che vi abitarono. Dei quali, la comunità
cittadina ha più di un motivo per ricordare le virtù, militari,
religiose e civili che li distinse. Come ad esempio:
Colombo (l‘Aspirante ufficiale, medaglia d’argento alla
memoria, come caduto della Grande Guerra) - Don Pietro
(l’Arciprete della Chiesa di San Pietro e di Santo Stefano, per
oltre mezzo secolo – Americo (il maestro di musica e
l’organista, nelle cerimonie religiose e civili – Gualtiero (il primo
Sindaco di Fiuggi, eletto nel 1946 dopo libere elezioni).
In seguito, finite le ricerche, scriverò degli altri maestri e
maestre, che insegnarono nelle scuole di Anticoli tra la fine del
1800 e l’inizio del 1900. Periodo in cui vennero istituite anche le
prime classi miste, aperte a tutti. Quando, sotto lo Stato
Pontificio fino al 1870, le scuole per le femmine, non erano mai
esistite e quelle poche che c’erano, non erano scuole pubbliche,
ma tenute in qualche casa privata o monastero e quasi sempre
riservate alle fanciulle di famiglie benestanti.
Perché alle giovani, di famiglie povere, se ammesse, venivano
insegnati (com’è storicamente accertato) soltanto i lavori manuali
e la dottrina cristiana. Il che significava che, nessuna di esse
poteva mai diventare (nel senso culturale del termine) educatrice
(o maestra) di altre fanciulle.

5.9 - Il Registro dell’Anno 1916-1917

Il terzo registro che sono riuscito a trovare, riguarda la classe


della Sez.A, sita in Piazza dell’Olmo (a Fiuggi Città) la quale,
questa volta, aveva soltanto 32 alunni, come segue:

141
Lattanzi Luigi di Gaspare e di Ambrosi Nunziatina ( Via
Maggiore) – Pirazzi Giacinto di Felice e di Crocifissa (Via della
Portella) – Celani Biagio di Aristide e di Lattanti Silvia (Piazza
Castello) – Bonanni Pio di Pietro e di De Marchis Giuseppa (Via
Riofreddo) – Romani Renato di Agostino – Carletti Angelo di
Giovanni e di Lattanti Teresa (Via Maggiore) – Sideri Amedeo
fu Vincenzo e di Martini Clorinda (Via del Colle) - Cupini
Augusto di Genio e di Tosti Albina (Via del Colle) – D’Amico
Benedetto di Giuseppe e di Ciancarelli Filomena (Via
Maggiore) – Principia Bartolomeo fu Augusto e di D’Amico
Luigia – Bianchi Antonio di Ermete – Girolami Giuseppe di
Loreto e di Terrinoni Augusta – Moro Biagio di Vincenzo e di
Tucciarelli Giuseppa – Terrinoni Camillo di Vincenzo -
Ciminelli Marco di Costantino e di Giuseppina – Ludovici
Giuseppe di Giovanni e di Pannone Adele – Bianchi Michele di
Ernesto – Terrinoni Cataldo di Bernardo e di Fiorini Elvira –
Tucciarelli Antonino di Vincenzo – Girolami Giuseppe di
Biagio e di Paris Nicolina - Severa Giuseppe di Luigi e di
Incocciati Carolina (Via della Portella) -Incocciati Olimpio di
Carlo e di Latini Maria (Via della Portella)- Ambrosi Ambrogio
di Ermete e di Alessandri Rosina – Scardella Umberto di
Giovanni e di Scaramastra Carissima - De Marchis Antonino di
Vincenzo e di Ambrosi Laura-Tucciarelli Vincenzo fu Nazareno
e di Fiorini Serafina-Terrinoni Natale di Augusto e di
Genoveffa-Alesi Biagio di Vincenzo e di Macciocchi Maria-
Ciancarelli Salvatore – Maggi Alfredo.

Documenti.
In questa Sezione sono riprodotti i registri degli alunni e degli
altri maestri e maestre, avvicendatisi nella scuola di Anticoli di
Campagna dal 1880 al 1916. e precisamente Rita Virginia
Tucciarelli di Anagni, Gaetano Verghetti di Anticoli,
Nazzarena Del Frate, Maria Verghetti di Anticoli e Marina
Ranzani di Roma.

142
Le loro biografie verranno pubblicate quando le ricerche ancora
in corso nella Scuola Elementare di Fiuggi saranno ultimate, con
la speranza che i pochi registri di quel periodo che vi si trovano
siano conservati e siano a disposizione di altri ricercatori che
vogliano approfondire le ricerche sulla scuola, finora quasi del
tutto trascurate.

143
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

ATTI DEL CONVEGNO svoltosi a Fiuggi il 7-8 Maggio 1988


pubblicati nel 1989 dall’ ISALM di Anagni sul Volume “Anticoli
di Campagna (Fiuggi) alla metà del Settecento - La Fondazione
delle Maestre Pie” con le relazioni dei seguenti autori:

GIOACCHINO GIAMMARIA - Società e Comune in Anticoli tra


1740 e 1780.

TOMMASO CECILIA - Aspetti di storia economica in Anticoli di


Campagna nella seconda metà del Settecento.

MARCELLO STIRPE - Visite pastorali e organizzazione


ecclesiastica in Anticoli, alla metà del Settecento.

PIETRO PALAZZINI - Il carisma del Fondatore nella Chiesa.

NICCOLO’ DEL RE - Le maestre Pie antesignane dell’istruzione


popolare femminile.

GIAMPIERO RASPA - Le sorelle Faioli e l’origine della


Congregazione delle suore dell’Immacolata di S.Chiara: gli
interventi dei vescovi anagnini.

ENRICO VENANZI - Sul processo di canonizzazione delle


sorelle Faioli.

CARLO CRISTOFANILLI - Don Domenico Girolami e la


Congregazione dei chierici scalzi della Passione di N.S.G.C.

GIULIANO FLORIDI - I beni dell’Ospedale di S.Antonio in


Anticoli di Campagna.

144
GIAMPIERO RASPA - Volume “La Santa avventura delle
Sorelle Faioli”- Istituto ISALM di Anagni - 1992

BIAGINO D’AMICO - Articoli sul Giornale Fiuggi - Dic.1988 -


Lug.1990.

CARLO D’AMICO - Articoli sul Giornale Fiuggi - Mar. 1989.


Ott. 1998.

TONINO CASATELLI - Sindaco (Dc) - Articolo sul Giornale


Fiuggi - Mag.1989.

BRUNELLO MAGINI - Articoli sul Giornale Fiuggi - Mar.1990 -


Lug.1990 - Ott.1996 - Sett.1997- Lug.1998 - Ago.1998 - Ott.1998
- Lug.2001 -

GIUSEPPE CELANI – Sindaco (ex Pci) - Interventi sul Giornale


Fiuggi - Lug.1998 - Ago.1998 - Ott.1998 -

WILMA SANTESARTI – Assessore alla Cultura (Sin.Ind) -


Intervento sul Giornale Fiuggi - Ott.1996.

LUCIANO TUCCIARELLI - Presidente Astif (ex Dc ex Pri)


Intervento sul Giornale Fiuggi - Ott.1996.

VIRGINIO BONANNI - Sindaco (ex Psdi) - Intervento sul


Giornale Fiuggi - Lug. 2001.

GIULIANO FLORIDI - “Storia di Fiuggi” - Centro di Studi


Storici Ciociari - Guarcino - 1979.

NATALE TOMEI - “Vico nel Lazio nella storia” – Comune di


Vico nel Lazio - 1999.

GENEROSO PISTILLI - “Fontana Liri - Due centri: una


“storia.” Amministrazione Comunale - 2000.

145
GIUSEPPE MAROCCO – “Monumenti dello Stato Pontificio di
ogni Paese. Lazio e sue memorie” Tipografia Boulzaler - Roma:
1830 - 1834.

ENNIO QUATRANA - “Storia di Trivigliano” Tofani Editore in


Alatri - 1990.

MASSIMO FELLI - “Piglio” - Poligrafica futura – Roma 1993.

ARCHIVIO DI STATO DI FROSINONE - BUSTA 98 -


Delegazione Apostolica di Frosinone: “La scuola a Boville Ernica
nella Campagna e Marittima (Con il Regolamento degli
Ignorantelli)”.

ARCHIVIO DI STATO DI FROSINONE (Grattacielo Edera


Aprile 2002) “Mostra documentaria sulla condizione femminile
nella Provincia di Marittima e Campagna dal XV al XIX.”
BUSTA 98 - della Delegazione Apostolica di Frosinone.
“Prospetti delle scuole comunali per i trienni 1824 -1827 e 1827 –
1830.”

GAETANO PANETTA – “Storia della scuola e delle istituzioni


educative dal XVI AL XX secolo.- Giunti Editore - Firenze 1937.

LUIGI VOLPICELLI - “ La scuola tra Stato e Chiesa” –


Armando Editore 1961.

ANGELO SACCHETTI SASSETTI - “Storia di Alatri” - 1967.

GIORDANO BRUNO GUERRI -“Povera Santa e povero


assassino - La vera storia di Maria Goretti.” - Oscar Mondadori -
2000.

TALAMO GIUSEPPE - (Collana di studi e testi nel centenario


dell’Unità) “L’organizzazione dello Stato - La scuola dalla Legge
Casati all’inchiesta del 1864” - Editore Giuffrè - Milano 1960.

146
IL NUOVO DIARIO – “Settimanale cattolico dell’Istituto delle
suore di S. Teresa del Bambin Gesù di Imola” - 1995 -

BERTONI JOVINE DINA - “Storia dell’educazione popolare in


Italia - Laterza 1965.

MONTANELLI E CERVI - “L’Italia del Settecento” - Rizzoli


Editore - 1970.

COLOMBO INCOCCIATI - “La Porta dell’Olmo era il simbolo


della Libertà - Per questo fu abbattuta” – Articolo sul Periodico
“il Cittadino” da lui diretto Settembre 2002).

UMBERTO CAPERNA – “La scuola a Torrice nell’800” in


“Torrice, dalla cronaca alla storia” - ASF- 009945.

UMBERTO CAPERNA – “La scuola a Giuliano di Roma dal


1830 al 1870. In “Giuliano di Roma dalle origini al secolo XX”
ASF- 010072.

ASF-BUSTA 98 –“ La scuola a Boville nella Campagna e


Marittima” - “Il Regolamento degli Ignorantelli” che viene
scoperto e pubblicato nel 1990, da Umberto Caperna.

UMBERTO CAPERNA - Convegno su Boville Ernica -


Relazione sulla Scuola a Boville e nella provincia di Marittima e
Campagna. - Numero speciale di Teretum – Frosinone 2002

COLOMBO INCOCCIATI - “Le Sorelle Faioli di Anticoli furono


davvero Maestre Pie ?’’ - Articolo sul Periodico “il Cittadino” da
lui diretto (Dicembre 2002) e su “Flash Magazine” di Frosinone -
(Marzo 2003).

GIAMPIERO RASPA – “A proposito di un articolo sulle Sorelle


Faioli” - Giornale Fiuggi – Dicembre 2003 –

147
COLOMBO INCOCCIATI - Risponde a Giampiero Raspa sul
Giornale Fiuggi - Gennaio 2004.

ARCHIVIO DELLA SCUOLA ELEMENTARE DI FIUGGI.-


“Registri dei primi Maestri e Maestre (e degli alunni) delle prime
classi (maschili e femminili) dopo l’Unità d’Italia.

ANDREA TORNIELLI – “Pio IX - L’ultimo Papa Re”-


Biblioteca storica de “il Giornale” 2004

ROMOLO COMPAGNONE - Vescovo di Anagni - “Una


costellazione nel Cielo di Fiuggi” - 1990.

148
DELLO STESSO AUTORE
SU STORIA E POLITICA

“Anche da noi urge il revisionismo”

(Articoli e saggi pubblicati dagli anni ’80 ad oggio, con lo scopo


di integrare o rivedere anche storie già scritte su Anticoli, Fiuggi
e altre storie).

“Simbolismo e totemismo, i veri significati della Festa delle


Stuzze (Giornale Fiuggi).

“Un falso storico in Via Maggiore” (Giornale Fiuggi).

“Nessun rammarico a Fiuggi per la mancata venuta di


Gorbaciov” (Giornale Fiuggi).

“ Settembre ’43 e dintorni nell’alta Ciociaria” (a puntate sul


Giornale Fiuggi).

“La Porta dell’olmo era il simbolo della libertà, per questo fu


abbattuta” (il Cittadino e Flash Magazine)

“A 90 anni dalla nascita Fiuggi torna all’anno zero”.


(Giornale Fiuggi).

“Perché la casa degl’jafricano in Via Maggiore, era l’antica


chiesa di S. Domenico? (il Cittadino – Flash Magazine).

“In nessuna storia locale si dice che nel 1867 anche in Anticoli
vi fu una Giunta garibaldina” (Radio Centro Fiuggi).*

Soltanto dal 1872 al 1910 Anticoli acquisì la


denominazione…di Campagna” (Radio Centro Fiuggi). *

149
“A Frosinone: “Errata la posizione del Monumento a Nicola
Ricciotti” (Frosinone extra - Flash Magazine).

“Le incredibili accuse dell’Inquisizione contro Aonio Paleario”


(Flash Magazine).

“Sono ancora tra noi i nostalgici del marxismo” (Frosinone


extra).

“1942-1948: La tragedia dell’Armir in Russia ed il calvario dei


prigionieri italiani” (Giornale Fiuggi).

“Libri faziosi nelle scuole” (Quotidiano Il Tempo).

“Come ti raccontano De Gasperi nelle scuole” (La Voce


Repubblicana).

“Luigi e Costantino Severa - Due maestri artigiani, usati e


dimenticati dagli enti locali (religiosi e civili)”. (Giornale
Fiuggi).

“Benito Ambrosi - Un camerata libertario” (Giornale Fiuggi).

“Anche in Ciociaria urge il revisionismo” (Flash Magazine).

“Sotto il Fascismo: Nove italiani su dieci, erano inquadrati


sotto i gagliardetti di Mussolini, ma dopo il 25 luglio del ’43,
nessuno voleva ammetterlo.” (Flash Magazine).

“Dic.’43-Giu.’44: Giovani alla macchia resistenza zero” (Flash


Magazine).

“Gli antifascisti del giorno dopo, eroi della Resistenza” (Flash


Magazine).

150
“1944-1945: Anche in Ciociaria, l’Italia fascista si scopre
democratica” (Flash Magazine).

“1946: Dall’Italia tradita nasce la Repubblica” (Flash


Magazine).

“1946-1948: Gl’italiani volevano la libertà, non il comunismo”


(Flash Magazine).

“18 Aprile 1948: L’Italia si salva dalla cortina di ferro” (Flash


Magazine).

“La Scuola di Serafino Alessandri, primo Maestro di Anticoli


di Campagna” (Giornale Fiuggi - Il Cittadino)

“La vita e i primati del Maestro Serafino” (Giornale Fiuggi).

“Montanelli & Cofferati (liberale l’uno, comunista l’altro).


Due personaggi a confronto sui problemi del lavoro. (Flash
Magazine).

“Due lapidi da rimuovere, in Via Maggiore e a Piazza Silone”*

“Anche il lavoro Part-time per il Sindacato era tabù”*

“Dopo i loro costosi note-book (con progetti miliardari) i nostri


blok-notes (a costo zero)”*

“Le cattedrali nel deserto della Giunta Celani”.*

“Il Centro storico muore ma nessuno interviene” *

“Sgarbi ha ragione: salviamo le nostre città dagli architetti”*

“Le Sorelle Faioli non furono mai Maestre Pie”*

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“Quali quante erano le cinta murarie e le porte di Anticoli? (di
prossima pubblicazione - d.p.p).

“Era gl’ uscitto, la porta minore di Anticoli?” (d.p.p)

“I pionieri del commercio e del turismo in Anticoli di


Campagna” (d.p.p.).

“Ma quale Barriera, sono quelle dell’Olmo e del Colle le porte


da ricostruire” (d.p.p).

“Due lapidi da rimuovere in Via Maggiore e in Piazza Silone”


(d.p.p.).

“La Vera Storia delle Sorelle Faioli e della Istruzione


Elementare in Anticoli” (Copia on-line, stampabile, nei luoghi
indicati alla fine del presente fascicolo).

P.S. - Degli articoli con l’asterisco, qualche organo di stampa


ha rifiutato, oltre ai testi, anche i titoli che potevano essere
inseriti in un’apposita pubblicazione. Ecco l’ l’incredibile
motivo del rifiuto: “I fiuggini sono orgogliosi di quella che
ormai considerano la loro storia. Perché deluderli?”

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RECENSIONE

Caro Incocciati
Ho letto con grande interesse il tuo lavoro “La Vera Storia delle
Sorelle Faioli e della Istruzione Elementare in Anticoli”, che
richiama alla mia mente di professore di filologia classica un
titolo simile la “Vera Historia” di Luciano di Samoasta, anche se
i tuoi intenti sono diametralmente opposti a quelli del predetto
autore greco. Dopo una lettura attenta e meditata ho potuto
rilevare che tre sono gli elementi sui quali ho fermato la mia
attenzione:
1) Come cultore di storia locale ami intensamente il tuo paese
(Anticoli, Anticoli in Campagna, Fiuggi).
2) Avendo approfondito certe tematiche, sei portato alla
contestazione ed alla polemica.
3) Qua e là dài adito a spunti di una certa critica contro Pio IX,
quasi di sapore ottocentesco (pag.118).
Ma ciò in parte è frutto della tua partecipazione affettiva alla
discussione e in parte della tua forma mentis di giornalista.
Ma cominciamo con la prima parte che vuole essere la “pars
construens”, come dicono i filosofi. Dici che per motivi
professionali ti sei dedicato alla ricerca soltanto di recente,
perché a ciò stimolato da alcune storie locali, che ora cerchi di
ricostruire. E per questo, tra l’altro sei andato a ficcare il naso
anche nelle vie e nei vicoli di Anticoli-Fiuggi alla ricerca dei
cognomi delle famiglie che dal ‘700 abitavano ad Anticoli, poi
hai cercato le vie e le famiglie che dalla fine dell’ ‘800 vi
abitavano abitualmente. Di queste parli nella parte quarta del tuo
lavoro: le famiglie di origine anticolana. Per una ricerca del
genere ci voleva proprio tutta la tua pazienza certosina.
Giustamente lamenti la tendenza al cambio dei nomi delle
strade che è un’autentica iattura, perché si viene a perdere la
memoria delle radici cioè della propria storia.
Giustamente critichi il cambiamento del nome di Via Maggiore
in Via Vittorio Emanuele, quindi in Corso Sorelle Faioli, oppure

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Piazza della Castellatura in Piazza Castello. Così pure deplori
che siano scomparsi dalla toponomastica cittadina i nomi dei
vicoli: Vicolo della Corte, Vicolo del Gobbo, Via della Lietta
(pag.134).
Tuttavia io non mi meraviglierei più di tanto per questa mania
di cambiamento che è caratteristica di quasi tutti i nostri paesi.
Quando va bene alcuni mettono l’avverbio “già”.
Quindi io avrei messo Piazza Castello ( già Piazza della
Castellatura) , Corso Sorelle Faioli (già Via Maggiore) e così per
le altre vie, il cui nome è stato cambiato. In questo modo
salveremmo capra e cavoli. Ma veramente, lo ripeto, non mi
meraviglierei più di tanto, dal momento che nel passato è stato
cambiato anche il nome del paese per ben tre volte: Anticoli -
Anticoli di Campagna e Fiuggi, che se sono bene informato,
deriverebbe dall’espressione dialettale (fiuci = felci?).
A questo punto devo fare una piccola digressione di carattere
storico-psicologico: anni fa una professoressa di Fiuggi, mia
collega, mi disse che preferiva la dizione Fiuggi al posto di
Anticoli di Campagna, perché la forma le ricordava in modo
antipatico la campagna, i boschi e i contadini.
Allora le spiegai che Campagna non significa boschi, campagna
e contadini, ma semplicemente Campania, nota regione italiana.
Infatti, questa cosa la vado predicando da anni, in seguito alla
riforma delle province operata dal governo dell’ imperatore
Augusto, tutto il Lazio meridionale fu aggregato alla provincia
della Campania, la quale nel medioevo per questioni fonetiche fu
pronunciata Campagna. Il gruppo finale “nia” si è trasformato
nel diagramma “gn” che rappresenta la consonante nasal-palatale
(vedi familia - famiglia!). Dopo la mia spiegazione la
professoressa fu assai soddisfatta per essere stata, si fa per dire,
illuminata. Mi sono sempre domandato: ma come hanno potuto
cambiare un così bel nome Anticoli, in Fiuggi. Oltretutto il nome
Anticoli di Campagna ha qualcosa di assai romantico che fa
pensare a Goethe, a Gregorovius!
Per quanto riguarda la “vexata questio” sulle sorelle Faioli, essa
presenta varie sfaccettature. Cominciamo dal problema delle

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maestre pie. Effettivamente nel ‘700 e ‘800 c’erano le maestre
pie che facevano scuola nello Stato Pontificio alle fanciulle e la
loro azione didattica, se così si può dire, era limitata
all’insegnamento della dottrina cristiana e dei “lavori donneschi”
(vedi cucito,ricamo ed altro), strumenti questi necessari per
essere delle brave madri di famiglia e brave mogli.
Questi erano gli obiettivi nella società di allora nello Stato
Pontificio. Ma non veniva loro insegnato a leggere e a scrivere.
Così ho potuto constatare attraverso le mie ricerche archivistiche
nel ‘700 ed ‘800 a Torrice, a Boville, a Giuliano e quindi nel
resto dello Stato Pontificio, e non c’è da meravigliarsi oggi per la
prassi, che era in un certo qual senso il segno dei tempi. Di tale
prassi non vanno esenti neppure le Sorelle Faioli di Anticoli.
Solo pochissime donne di famiglie benestanti, ricche o
aristocratiche, privatamente imparavano a leggere e a scrivere
con il maestro in casa e talora ricevevano anche una formazione
umanistica. Insomma erano donne acculturate di tutto rispetto.
Battista Sforza, moglie di Federico da Montefeltro e duchessa
di Urbino, ebbe come maestro Martino Filetico da Filettino ( vedi
i Filetici di Fiuggi).
La scuola obbligatoria e gratuita per maschi e femmine fu
introdotta, come varie volte affermi, dalla legge Casati del 1859
estesa anche al resto dello Stato Pontificio dopo il 1870, quando
Roma divenne capitale del nuovo Stato Italiano, con tante cose
positive ma anche negative (vedi le soppressioni).
Bene hai fatto a produrre la documentazione scolastica della
fine dell’ ‘800 e del primo ‘900 per evidenziare in modo concreto
la situazione della scuola a Fiuggi.
Ti sei reso conto che la ricerca storica si fa appunto con i
documenti. Bene hai fatto quindi a parlare dei primi maestri che
hanno dato tutto il loro essere per la formazione dei ragazzi. In
particolare hai ricordato le benemerenze del maestro Serafino
Alessandri, il quale compilava il registro della scuola con la sua
bella calligrafia, con i moduli perfetti e con i nomi in
bell’ordine.

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Anche io ho provato le stesse sensazioni quando nelle mie
ricerche archivistiche sulla scuola ho trovato il nome del mio
maestro Giuseppe Cristini sulle carte di Torrice e di Trevi, nei
primi anni del ‘900.
Dopo la parte “costruens”, ora viene la parte “destruens”.
A proposito dell’introduzione del processo di beatificazione
delle serve di Dio Sorelle Faioli, non sono completamente d’
accordo, anche se produci una serie di documenti con un
ragionamento logico. E nel lamentarti, assieme ad altri, che oggi
vengono fatti troppi santi, affermi che dalla nascita della Chiesa
ad oggi, Giovanni Paolo II, nei suoi 26 anni di Pontificato, ne ha
nominati ben 1700. Più del doppio di quelli nominati dai suoi
predecessori.
Vorrei comunque ricordare che, tanti processi durante l’iter sono
stati bloccati, per i più svariati motivi ed altri, sono giunti in
porto dopo tanti secoli.
Sulla canonizzazione di Pio IX che ha suscitato vasta eco e
contrasti in molti ambienti, c’è da dire che egli fu uno dei
protagonisti del Risorgimento, ma quando si rese conto che
doveva perdere il potere temporale, cercò di difenderlo con tutte
le sue forze, perché riteneva che la Chiesa avrebbe perso con
esso, anche la libertà per l’adempimento della sua missione.
Come vedi caro Incocciati, anch’io mi sono lasciato prendere
dalla mano e sono entrato nel dibattito. *
Comunque auguri e congratulazioni per il tuo lavoro, con il
quale fai conoscere tanti aspetti di Fiuggi che i giovani di oggi
ignorano. Ti saluto cordialemente.
Umberto Caperna

* Forse il Prof. Caperna, parlando di santi, voleva dire di essere


stato preso più dalla fede che dalla ragione. Ma la scomunica
che Pio IX minacciò contro Vittorio Emanuele II, perché con la
Legge Casati voleva introdurre nella scuola l’Istruzione
elementare (obbligatoria e gratuita) nessuna fede potrà mai
giustificarla. (N.d.a.)

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