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FIUGGI
LA VERA STORIA
DELLE
SORELLE FAIOLI
E DELLA
ISTRUZIONE ELEMENTARE
IN ANTICOLI
Edizioni de
“il Cittadino”
Supplemento al numero di Giugno 2004
de “il Cittadino “
Iscr. Trib. FR. n.174 (Reg. Stampa) del 29.6.1987
Direttore Responsabile Colombo Incocciati.
Redatto e stampato con PC proprio.
Via Ceccano 4 - 03100 Frosinone.
Distribuzione gratuita, anche on line
sul sito www.tuttofiuggi.it
E-mail: info@tuttofiuggi.it
In memoria delle fanciulle anticolane
che,sotto lo Stato Pontificio,
erano rimaste senza istruzione elementare,
malgrado che, già nel Settecento,
fossero venute le sorelle Faioli:
“ ad illuminare le loro menti assonnate.”
“Coloro che visser sanza infamia e sanza lodo”
Parte Prima
Tre cittadine sconosciute per 250 anni.
Parte Seconda
Approfondimenti sulle Scuole e sulla Congregazione.
Parte Terza
Le perle del florilegio agiografico sulle Sorelle Faioli.
Parte Quarta
Le famiglie di origine anticolana dal ‘700 al ‘900.
Parte Quinta
Arriva dopo il 1870 l’Istruzione Elementare.
Appendice - Documenti
Bibliografia
PARTE PRIMA
APPROFONDIMENTI
LE PERLE
DEL FLORILEGIO AGIOGRAFICO
SULLE SORELLE FAIOLI
3.1 - Più papisti del Papa gli agiografi e gli amministratori locali.
3.2 - “Anch’io sono stato conquistato dalle tre sorelline” (sic)*
Giampiero Raspa (Agiografo)
3.3 - Inizia nel 1874/75 la vera scuola elementare.
3.4 - “Nel 1741 le Faioli si dedicarono alla istruzione elementare
delle ragazze locali” (sic) Biagino D’Amico (Agiografo
locale).
3.5 - “Valore pedagogico delle Scuole Pie in Anticoli” (sic)
Carlo D’Amico (Agiografo locale).
3.6 - “I fiuggini hanno saputo trovare in questo monumento, tre
polle d’acqua” (sic) Cronaca del Giornale Fiuggi.
3.7 - “Scoprire la storia delle Faioli è cultura”(sic)Tonino
Casatelli (Sindaco Dc).
3.8 - “Le Sorelle Faioli splendore nel Cielo di Fiuggi” (sic)
Brunello Magini (Agiografo locale).
3.9 - “Furono Maestre Pie per tutte le fanciulle
anticolane”(sic) B.Magini.
3.10- “Una costellazione nel Cielo di Fiuggi” (sic)
Un libro sulle Faioli, citato dal Magini, che, già nel titolo,
è tutto un programma.
3.11- “La prima Scuola Pia in Anticoli fu opera delle
Faioli”(sic) C. D’Amico.
3.12- “La dedizione delle Faioli alla istruzione
elementare” (sic) Brunello Magini.
3.13- Il Magini presenta “La petizione del Sindaco al Papa”
3.14- “Beatissimo Padre” (sic) Giuseppe Celani (Sindaco ex
Pci).
3.15- Alcun i interrogativi sulla petizione del Sindaco.
3.16- Nessuna indagine demoscopica da parte del Comune.
3.17- La benedizione della Targa che mistifica la nostra storia.
(Cronaca di B. Magini).
3.18- “Furono antesignane per il loro impegno a rimuovere
l’analfabetismo delle ragazze”(sic). Wilma Santesarti
(Ass. Cultura).
3.19- “Dopo la lettura del libro del Raspa sulle Faioli, mi sono
sentito abbagliato”(sic). Luciano Tucciarelli (Pres.Astif).
3.20- “Le Faioli antesignane di un processo educativo, che
illuminò le assonnate menti anticolane”(sic) C. D’Amico.
3.21- Ecco perché le Faioli furono estranee a Via Maggiore.
Colombo Incocciati (Direttore. de “il Cittadino”).
3.22- Suor Margherita D’Argenio - Una Superiora senza radici
nella Storia di Anticoli.
3.23- Fino agli anni ’30 nessun rapporto con la società civile.
3.24- Finalmente la verità sulla inesistenza delle Maestre Pie.
3.25- Niente scuola prima e dopo il 1786.
3.26- Virginio Bonanni - Sindaco (ex Psdi) imitando il suo
predecessore, non fa mancare la sua perla agiografica:
“Le Tre Sorelle hanno fatto un miracolo che si rinnova
da 250 anni nelle Suore di S. Chiara, quello dell’educare
una intera popolazione, dai nostri avi fino ad oggi (sic)
3.27- Stato laico o confessionale?
3.28- Le altre verità sulle Faioli e sulle origini del
Conservatorio, incredibilmente ignorate dagli agiografi e
dagli amministratori locali.
PARTE QUARTA
LE FAMIGLIE
DI ORIGINE ANTICOLANA
Via Maggiore - Via Case Grandi - Via Rifreddo (ora Via del
S.Ignoto) - Piazza della Castellatura (ora Piazza Castello) -
Piazza S.Stefano - Via Morgani - Via S.Stefano - Via dei
Gelsi - Via Giordano - Via Vetere - Via Veterano - Via della
Piazza - Via del Macello - Piazza del Colle - Piazza dell’Olmo
(ora Piazza Trento e Trieste) - Via della Barriera (ora Via
Garibaldi).
PARTE QUINTA
L’ISTRUZIONE ELEMENTARE
(obbligatoria e gratuita)
Dopo il 1870
Colombo Incocciati
L’AUTORE
LASCIA QUESTO SAGGIO
DI STORIA LOCALE
AI SUOI CONCITTADINI
COME TESTIMONIANZA DI VERITA’
SPERANDO CHE ALMENO I GIOVANI
TROVINO IL CORAGGIO
DI SCOPRIRLA E DI AFFERMARLA
PROSEGUENDO LA RICERCA
NEL CAMPO
DELLA ISTRUZIONE PRIMARIA
(MASCHILE E FEMMINILE)
FINORA RIMASTO
(A FIUGGI E DINTORNI)
PRESSOCHE’ INESPLORATO
PARTE PRIMA
19
Eppure ciò è avvenuto (come hanno ammesso gli stessi relatori
del processo) nonostante che, nell’arco di tutta la loro esistenza,
le tre sorelle Faioli siano vissute nel silenzio più assoluto e la cui
peculiare condizione era quella di essere “zitelle illetterate”, con
due di esse (Cecilia e Antonia) diventate suore nel 1786 (all’età
di 67 e 63 anni) dopo che l’altra (Teresa) era deceduta, nel 1779 (
a 64 anni).
L’azione divulgativa della storia, parte da un convegno tenutosi
al Teatro Comunale di Fiuggi Città, il 7-8 maggio 1988 (alla
presenza di autorità civili, religiose e di cittadini) nel quale un
gruppo di studiosi e di prelati (all’uopo impegnati dalla curia
vescovile di Anagni) svolse una serie di relazioni (tutte
agiografiche e senza contraddittorio) poi pubblicate in un volume
che già nel titolo: “Anticoli di Campagna (Fiuggi) alla metà
del Settecento. La Fondazione delle Maestre Pie” presenta due
gravi errori storici. Il primo, perché Fiuggi nel ‘700 si chiamava
semplicemente Anticoli. Il secondo, perché dal ‘700 in poi non
vi è mai stata la presenza di Maestre Pie.
Il volume riporta ben nove relazioni, con i nomi dei rispettivi
autori e gli argomenti trattati:
Gioacchino Giammaria: Società e Comune.
Tommaso Cecilia: Aspetti della storia economica;
Marcello Stirpe: Visite pastorali e’ organizzazione ecclesiastica.
Pietro Palazzini: Il carisma di Fondatore nella Chiesa.
Niccolò Del Re: Le Maestre Pie antesignane dell’istruzione
femminile.
Giampiero Raspa: Le sorelle Faioli e le origini della
Congregazione delle suore di S.Chiara.
Enrico Venanzi: Sul processo di canonizzazione delle sorelle
Faioli.
Carlo Cristofanilli: Don Domenico Girolami.
Giuliano Floridi: I beni dell’Ospedale di S.Antonio.
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1.2 - L’origine , la storia delle Clarisse
e il ruolo dell’Arciprete Girolami.
.
Negli anni successivi al Convegno, l’Istituto S.Chiara
produce a getto continuo libri, depliant ed opuscoli (pieni di
panegirici e di smodata retorica religiosa) che vengono distribuiti
nelle manifestazioni pubbliche e nelle chiese. La storia che vi si
narra è, all’incirca la seguente. “Le suore di S.Chiara di Fiuggi
costituiscono, nella Chiesa, una Congregazione di diritto
Pontificio” .La sua storia può dividersi in due distinte fasi: quella
laica (o delle origini) di circa mezzo secolo, (dal 1741 al 1786) e
quella di Congregazione religiosa, di oltre duecento anni (dal
1786 ad oggi).
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divozione. Indi crescendo il fervore, si aprì come una scuola
delle ridette per ammaestrare le ragazze nelli rudimenti della
nostra santa religione.” Qui come si vede, non si parla di scuola
elementare. Inoltre, occorre precisare (anche se il relatore non lo
ammette apertamente) che il merito della loro iniziativa fu
soprattutto dell’ Arciprete della Chiesa di S.Pietro, Domenico
Girolami. Il quale, sin dalla morte della madre, aveva aiutato le
orfane in tutti i modi, diventando anche “la loro saggia e pratica
guida spirituale”. In seguito il vescovo Bacchettoni di Anagni,
che aveva seguito sempre l’operato dell’Arciprete Girolami, nel
1747 emanò il decreto di erezione canonica di quella piccola
comunità, assegnando ad essa la Chiesa di S.Domenico,
ottenendo altresì, per il suo sostentamento, da Benedetto XIV, i
beni dell’Ospedale di S.Antonio. Quando il nucleo delle zitelle
era diventato più numeroso, fu trasferito in Via della Loggetta.
“Qui le Faioli e le altre zitelle che si unirono a loro, passeranno
31 anni nell’insegnamento, nel silenzio e nella pratica della
virtù” Ma qui c’è da chiedersi, come facevano ad insegnare alle
fanciulle se la loro dote, come gli agiografi affermano, era quella
“di vivere nel silenzio e nella pratica della virtù”? Eppure,
nonostante che avessero queste evanescenti qualità, le zitelle di
Anticoli vengono, frequentemente chiamate Maestre Pie; solo
perchè quel nome veniva già dato ad alcune donne che, in
qualche paese dello Stato Pontificio, si dedicavano “all’
ammaestramento delle ragazze, nella dottrina cristiana e nei
lavori donneschi.” Ma nella biografia delle zitelle di Anticoli, si
trascura sempre la circostanza che, prima del 1825, nelle
province di Marittima e Campagna, non v’era stata alcuna
presenza di Maestre Pie.. Neppure dopo il 1830, quando peraltro
il requisito per essere chiamate in quel modo, era “il saper
ammaestrare le fanciulle nella dottrina cristiana e nelli lavori
manuali” e non “nel leggere e scrivere” (che sotto lo Stato
Pontificio, per le femmine, era addirittura proibito). I rudimenti
della istruzione elementare, invece, in alcuni Comuni, venivano
impartiti da qualche parroco (o canonico) ma solo ai maschi e
purchè appartenenti a famiglie benestanti.
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1.4 - La fase religiosa.
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Ora c’è da chiedersi se, nel rispetto del principio
costituzionale di “Libera Chiesa in libero Stato” non sia il caso
di sopprimere dai luoghi pubblici, le targhe e le lapidi che fanno
riferimento alla funzione di educatrici e di maestre (mai
esercitata dalle tre sorelle), e di ripristinare nella strada più
importante del Centro Storico il nome di “Via Maggiore”, in
luogo di quello antistorico “Corso Sorelle Faioli” messovi
arbitrariamente una decina di anni fa.
Si chiede quanto sopra, perché gli scopi che le “zitelle di
Anticoli” si prefiggevano di raggiungere, erano assai diversi da
quelli che si sono voluti immaginare.
Infatti, partendo dalla sacra missione dei padri Struzzieri e
Giannini del 1741, il sesto relatore Giampiero Raspa, che più di
altri si è occupato delle sorelle Faioli, nel confermare che le
stesse “risolsero di fare vita ritirata nella propria casa sotto la
parrocchia di S.Stefano, per farvi esercizi di divozione” e in
seguito “per ammaestrare le ragazze nelli rudimenti della nostra
santa religione” a pagina 225, precisa che, la Breve notizia è
stata ripresa dalla “premessa al Libro dell’Amministrazione del
Venerabile Conservatorio di Anticoli.”
Per cui già in questo preambolo, c’è la prova che l’iniziativa
delle Faioli, a riunirsi con altre zitelle in quel luogo, mirava
soltanto a “farvi esercizi di divozione e di dottrina cristiana” e
non ad altri scopi.
Eppure, coloro che dal 1987 in poi si sono mobilitati per
ricostruirne la storia, hanno invece, via via, trasformato quella
iniziativa, in “un evento di grande significato pedagogico e
culturale, in favore della gioventù anticolana.” e pur essendo
quest’ultima rimasta, per oltre 200 anni del tutto estranea a
quell’evento.
La prova di questa verità è data dalla condizione di inferiorità e
di analfabetismo, nella quale erano tenute, soprattutto le donne,
sotto lo Stato Pontificio e che è stata pressoché totale fino alla
fine dell’ottocento.
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1.5 – Chi erano veramente le sorelle Faioli?
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La relazione così continua: “Il quadro che esce dalla relazione
non sembra parlare di un grande benessere economico delle
Maestre Pie. Hanno un solo maiale, qualche vaso di legumi e
castagne conservati; la cucina è poco invitante.L’attività che
risulta come principale, la tessitura, appare praticata in quantità
ristretta; il verbale inoltre sottolinea la cattiva qualità dei tessuti
che vi si lavorano.
In generale la relazione ci presenta uno squarcio
particolarmente desolante della vita dell’epoca.
E per quel che riguarda specificamente le nostre puellae,
oggettivizza, sottolineandola una situazione di disorganizzazione
di vita.
Dal testo esce fuori l’immagine di una comunità affidata alla
improvvisazione, che vive alla giornata senza schemi di vita,
senza orari (non se ne fa mai parola); una comunità infine in cui
manca o è quasi totalmente non visibile, ogni rapporto
gerarchico; le zitelle vivono insieme, senza distinzioni tra loro;
in un caso solo più avanti si parlerà di una superiora, ma in un
contesto che nega la condizione di guida”
Eppure in quella visita del Monti, secondo la relazione, viene
fuori che le zitelle riunite per ascoltarlo erano otto, con le tre
sorelle (di anni 38-34-30) e con le altre cinque ( di anni 36-27-
25-21-13) compresa Domenica Tardioli, considerata la
Superiora.
Ed erano 12 anni che le Faioli vivevano insieme alle altre zitelle
e rimarranno in quella condizione fino al 1786, quando come
vedremo diventeranno suore, senza mai essere state Maestre Pie.
“Nel corso della visita il vescovo tiene alle puellae un breve
sermone sul loro metodo di vita e rivolge ad esse e alla Tardioli
alcune domande elementari, sopra la fede cristiana.Nessuna di
esse sa rispondere in maniera adeguata; per la qual cosa il
Monti le esorta a studiare con cura la dottrina al più presto, in
modo che possano istruire le altre e venga eliminata la
contraddizione che donne inesperte di dottrina vogliano
insegnarla ad altre persone.”
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Il 15 dicembre 1753, come sì legge a pag. 247 della storia, il
Vescovo Monti presenta la sua relazione triennale alla S.Sede ed
affronta direttamente il problema:
“Vi è in Anticoli una comunità di donne composta non solo di
vergini, ma anche di vedove, scelte e radunate dal precedente
“moderator” (il Girolami) e riunitesi attualmente in numero di
otto, senza aver chiesto l’assenso dell’Ordinario. Il reddito
annuo è incerto.”
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essendovi una infinità di uomini di chiesa, soltanto un paio di
canonici insegnavano, a turno e in modo saltuario, i rudimenti
dalla istruzione, ma solo ai figli maschi di famiglie benestanti.
Di maestre per le femmine non c’era presenza alcuna, neppure
nel piccolo monastero, che l’Arciprete Domenico Girolami
cominciò ad organizzare verso la metà del secolo.
E lo fece dopo aver incoraggiato le sorelle Faioli (ed altre zitelle
tra i 25 e i 30 anni) a ritirarsi in un locale di proprietà di Teresa,
sotto la Parrocchia di Santo Stefano (ereditato dal fu Abate Rosa)
dove potessero riunirsi, ma soltanto per imparare la dottrina
cristiana ed i lavori donneschi, ma non il leggere e scrivere che,
per le femmine era addirittura proibito.
Quel gruppo di zitelle (cui negli decenni successivi se ne
aggiunsero altre 5-6) costituì il nucleo originario della loro
comunità, prima laica, poi religiosa (questa accessibile solo alle
aspiranti suore) e non concretizzò affatto la Fondazione delle
Maestre Pie. La cui idea, pur essendo stata nei progetti
dell’Arciprete di Anticoli, dei vescovi di Anagni e della
Congregazione di S.Chiara, rimase sempre, per tutti, una pura
chimera.
E lo fu soprattutto per la mancanza di risorse che ne avrebbero
dovuto assicurare la durata e la l’autosufficienza. Cosa mai
avvenuta.
Tanto è vero che, mentre l’Arciprete Girolami, in pieno
accordo con il Vescovo Antonini, nel 1780, aveva dettato le
Regole per il Conservatorio, gran parte delle quali dedicata alla
Scuola; sarà invece lo stesso Antonini che il 4 giugno 1786 (dopo
la morte del Girolami avvenuta il 6 agosto 1785) che scriverà le:
seconde “Regole delle Religiose di S.Chiara del Conservatorio
di Anticoli”.
Nelle quali (come vedremo in Appendice) viene totalmente
soppresso proprio il Capitolo riguardante la Scuola. Malgrado ciò
il relatore Raspa, a pagina 261 del Volume edìto nel 1989, chiude
l’argomento con questa singolare affermazione:”Le antiche
Maestre Pie, erano ora suore a tutti gli effetti.”
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A questo punto c’è da chiedersi perché, nelle pubblicazioni
dedicate a queste anonime concittadine, non vi sia mai alcuna
traccia di indagine demoscopia, svolta tra la popolazione di
Anticoli e poi di Fiuggi, tesa a trovare un qualche riscontro “in
loco” al progetto che, un gruppo ristretto di studiosi e di prelati
(nelle segrete stanze di convento e di curia) ha inteso costruire,
per poi imporlo alla ignara popolazione di Fiuggi. Orbene, questi
ideatori di storie locali, si sono mai preoccupati di chiedere ai
cittadini se, nelle loro famiglie avessero mai saputo qualcosa
di quelle povere sorelle?
La meraviglia più grande è che, ad avallare e a sostenere questa
operazione di carattere religioso, siano state le Amministrazioni
civiche. Le quali hanno permesso che fosse il Capo dell’Ufficio
Tecnico del Comune (noto per la sue propensioni mistiche) a
perorare la modifica del nome della più importante strada del
Centro Storico.
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accadeva perché i comuni rurali come Anticoli, per quasi tutto il
secolo XVIII, non possedevano ancora una serie di funzioni
aggiuntive come quella del maestro di scuola che (anche fino alla
metà del secolo XIX) era del tutto nuova.
Pertanto, con quale credibilità, gli studiosi di cui stiamo
occupando, hanno cercato di accreditare, come Maestre Pie, le
“zitelle” di Anticoli, vissute tra il 1715 e il 1793, quando le
scuole delle Maestre Pie, nelle province di Marittima e
Campagna, erano di là da venire perfino nei capoluoghi di
diocesi, come Anagni, Alatri, Veroli, e in Anticoli (fino alla fine
dello Stato Pontificio avvenuta nel 1870) non vi è mai stata la
presenza di alcuna maestra (né laica né pia).
Al contrario di altri comuni rurali come: Filettino, Serrone e
Guarcino, che invece alcune Maestre Pie, in via ufficiosa, le
avevano nel 1833; come testimonia lo storico Giuseppe
Marocco, nella sua opera di 12 volumi del 1834-1836, sui
“Monumenti dello Stato Pontificio di ogni paese”, in cui dedica
particolare attenzione anche alle scuole, maschili e femminili.
Così testimoniano altri cultori di storia locale, come Natale
Tomei (insegnante e direttore didattico per molti anni) nella sua
“Vico nel Lazio nella storia”edìta nel 1999, dove a pag.244
riferisce che:
“Da una nota in data 27 maggio 1825, si apprende che il
gonfaloniere facente funzione Giacomo Condidori, scrivendo al
delegato apostolico per la scuola femminile, si esprime in questi
termini: “Non trovasi in questo comune attivata e sistemata
affatto la pubblica scuola, per l’educazione delle fanciulle,
denominata delle Maestre Pie. Necessario purtroppo sarebbe
che, in questo Paese, che conta già un numero anche maggiore
di mille e cinquecento abitanti, venisse stabilita, somigliante
pubblica Pia Opera.” (Anticoli in quel 1825, aveva soltanto 1435
abitanti).
La prova della inesistenza delle Maestre Pie, nelle province di
Marittima e Campagna fino al triennio 1825-1827 e soprattutto in
Anticoli, l’ha trovata anche l’autore di queste note, nella Mostra,
allestita dall’Archivio di Stato di Frosinone nell’Aprile/Maggio
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2002 (avente per tema “L’evoluzione della condizione
femminile”(dal XV al XX secolo)” quando soffermandosi nella
Sezione dedicata alle Scuole per le fanciulle, si è imbattuto in
quei registri citati anche dal Tomei) per constatare che: Nel
“Prospetto generale dell’impianto delle scuole comunali nella
Provincia di Marittima e Campagna.” (in occasione della visita
del Breve del 2 luglio 1824):
Nessuna maestra (né laica nè pia) esisteva nei comuni di
Anagni, Acuto, Anticoli e Carpineto. Ad Anagni, era previsto
soltanto un “Assegno alle Monache della Carità ( per l’istruzione
alle fanciulle, nella dottrina cristiana e lavori” ma ad Anticoli:
soltanto la “Scuola elementare maschile, col metodo degli
Ignorantelli” aveva un assegno di 28 scudi (aumentati poi a 40).
Invece, la “Scuola delle fanciulle, esercitata dalle monache
clarisse” non aveva alcun assegno della Comune, perché: “le
monache godono, per l’oggetto, dei beni dell’Ospedale di
S.Antonio, accordati al Monastero con chirografo pontificio)” le
cui rendite però come vedremo più avanti, non furono mai
concretamente acquisite (o sufficienti) per creare e mantenere
una vera scuola.
All’interno della quale, oltre ai lavori donneschi, si potesse
insegnare anche il leggere e scrivere. Cosa impossibile a farsi,
perché le stesse suore non avevano mai imparato nè a leggere né
a scrivere.
31
originale, esposto nella mostra dell’A.S.F. si rileva che, soltanto
in 5 comuni su 59, c’era la presenza di una Maestra, con salario a
carico della comunità:
Acuto,Alatri,Anagni,Anticoli. Bassiano,Bauco.
Carpineto,Castro,Ceccano,Ceprano,Collepardo,
Falvaterra,Ferentino,Filettino,Frosinone,Fumone,
Gavignano,Giuliano,Giulianello,Gorga,
Lugnano,Maenza,Montefortino,Montelanico,Monte
Sangiovanni,Morolo,
Norma,Patrica,Piglio,Piperno,Pisterzo,Pofi,Pontecorvo,Prossedi
, Roccagorga,Roccamonfina,Roccasecca,
S.Lorenzo,S.Stefano,Segni,Sermoneta,Sezze,Sgurgola,Sonnino,
Strangolagalli,Supino,
Terracina,Torre,Trevi,Trivigliano,
Vallecorsa,Valmontone,Veroli,Vico.
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lavori di cucito-ricamo-lavori a maglia e nelle pulizie della casa.
Più che la preparazione culturale contava l’onestà e l’abilità nei
lavori manuali. Infatti per essere maestra non occorreva quasi
mai saper leggere e scrivere.Questa esigenza per le fanciulle si
svilupperà più tardi e fra molte perplessità”.
Allora, se l’esigenza della preparazione culturale, per le maestre
non era ancora sentita, perfino nel periodo tra la prima e la
seconda metà dell’800 e si svilupperà piu tardi, com’era possibile
che le sorelle Faioli, già mezzo secolo prima, potessero essere in
grado di fare da “educatrici e da maestre” alle fanciulle
anticolane? Pertanto il titolo “La Fondazione delle Maestre Pie
in Anticoli nel Settecento” che si è voluto dare al Volume
dedicato alle tre sorelle, non ci sembra altro che un maldestro
tentativo di far passare per vera una grossolana mistificazione
della Storia di Anticoli, realizzata con la deplorevole complicità
di tutte le amministrazioni comunali, dal 1988 in poi.
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Chi scrive queste note, ha avuto in seno alla propria famiglia i
seguenti religiosi:
Nel ramo degli Alessandri. Quel canonico, Alessandro
Alessandri, (contemporaneo delle Faioli) che nel 1758 “si offrì
di fare il Maestro, dopo diversi mesi in cui in Anticoli non si
riusciva a trovare alcuno disposto ad occuparsi di scuola” (
relazione di Gioacchino Giammaria riportata a pag.46 nel
volume “Anticoli di Campagna (Fiuggi) nel Settecento.”
Don Flaviano Alessandri, che nella seconda metà dell’800 fu
Abate della Parrocchia di Santa Maria del Colle.
Don Pietro Alessandri (zio materno) che fu Arciprete nella
Collegiata di S.Pietro (dal 1908 al 1964) e poi Abate nella
Parrocchia di Santo Stefano (fino ai 1971).
Nei rami dei Santesarti e dei Terrinoni.
La nonna materna Rosina Santesarti, che, rimasta orfana della
madre (con altri sei figli) per volere degli zii materni Don
Tommaso, Domenico e Monsignor Giuseppe Terrinoni, all’età di
10 anni era stata introdotta come educanda nello stesso
monastero delle clarisse (dal 1869 al 1875).
Dove si trovava, già suora, la sorella più grande Maria Luigia
Santesarti, che diventerà superiora dal 1916 al 1929.
Un fratello della nonna Rosina, Padre Stanislao Santesarti. Che
fu Cappellano Militare nella guerra 1915/18 e Preside dei
Servizi religiosi del Policlinico Umberto I° di Roma, fino al
1944.
Un altro fratello della nonna Rosina, don Ercole Santesarti, che
fu canonico della cattedrale di Anagni, tra la fine dell ‘800 e
l’inizio del ‘900;
Orbene, in una famiglia come questa, piena di canonici, di
suore e di preti, poi diventati abati, parroci o arcipreti, oppure
abatesse o superiore, è possibile che non si sia mai sentito
parlare (o pregare) di quelle magnifiche sorelle?
Eppure nelle predette, ma anche in tante altre famiglie radicate
nel Centro Storico, c’è sempre stata l’abitudine a recitare all’ora
dell’Ave Maria, tutti insieme, vicino al focolare domestico il
Santo Rosario, come se fosse un rito da celebrare ad ogni costo a
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cui tutti erano tenuti a partecipare. E guai a chi, genitore, fratello,
sorella, figlio o nipote non ne avesse avuto voglia.
Come mai in quel rito, in cui si pregava per i vivi e per i morti
(ma più per questi che quelli) non avesse mai travato spazio il
nome di quelle creature, che ora, a distanza di due secoli e
mezzo, si vorrebbe far diventare beate, facendole passare anche
per Maestre Pie? Ma, anche dopo gli approfonditi studi e
ricerche (messi in moto da una superiora, proveniente dal sud,
quindi estranea alla storia ed alla tradizione cittadina) non si è
ancora saputo quasi nulla, di quelle povere fanciulle.
L’Autore di queste note inoltre non può tacere sulla vicenda
della propria sorella, Valeria Incocciati, che all’età di 12 anni, fu
convittrice (insieme alla sorella Adalgisa) delle suore di Santa
Chiara. I genitori le mandarono lì, per farle studiare, ma dopo
pochi mesi si resero conto che di studio nel Monastero non se ne
parlava proprio, perché le ragazze venivano educate più a
scegliere il percorso religioso, che non quello degli studi, al fine
di diventare maestre per essere utili alla famiglia.
Ma nel nostro caso la speranza dei genitori fu subito frustrata,
perché mentre la seconda figlia Adalgisa dopo soli tre mesi disse
non volersi far suora, la prima, che si chiamava Annunziata,
essendo già da tre anni educanda del Monastero, fu indotta a
rimanervi, come aspirante suora. Ma per entrarvi in questa
condizione, la famiglia doveva conferire all’Istituto una dote (in
natura o in denaro) che il padre della ragazza, avendo altri cinque
figli in tenera età da sostenere, rifiutò con decisione di versare.
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Istituto di Imola (in provincia di Bologna) perché non chiedeva
alcuna dote alle aspiranti suore. Mentre l’Istituto S. Chiara di
Fiuggi, da sempre accettava come educande, solo fanciulle di
famiglie benestanti, in grado di assicurare al monastero una
cospicua dote, in natura o in denaro.
Come si vede, la vicenda di questa ragazza (vedasi più avanti la
biografia) dimostra che, già all’età di 8-10 anni anni, le fanciulle
venivano “indottrinate” non a desiderare le cose utili e belle della
vita (alle quali le giovani di quella età, dovrebbero essere
educate) bensì ad essere schive del prossimo ed a rimanere zitelle
e vergini per tutta la vita. Considerando così il matrimonio,
come una scelta da evitare e preferire il percorso della castità e
della vita monastica.
Infatti, ad Anticoli, dall’epoca delle sorelle Faioli in poi, si
possono contare a centinaia le famiglie, che sotto l’influenza
della dottrina cattolica, pur di proteggere le figlie dalle presunte
tentazioni del mondo esterno, le esortavano a frequentare
soltanto le suore. Perché solo qui potevano avere una educazione
severa e priva di ogni aspirazione di felicità terrena.
E sono state centinaia le famiglie che, a causa di quel severo
sistema educativo, avevano costruito, per le giovani figlie, un
futuro senza orizzonti e pieno di rinunce e di travaglio
esistenziale.
Come si spiegherebbe altrimenti il gran numero di ragazze che,
in Anticoli e in tanti paesi dello Stato Pontificio, rimanevano
“zitelle” a vita; oppure contraevano il matrimonio in età molto
avanzata, che spesso veniva combinato per interesse dalle
famiglie, all’insaputa delle interessate.
Per quanto riguarda Anticoli (prima) e Fiuggi (poi) potrei
citare, una per una, le centinaia di famiglie (vedasi elenco
nell’appendice) che hanno vissuto (senza mai reagire) una
situazione che si è rivelata tutt’altro che ideale per le loro
figliole, inconsapevolmente destinate alla infelicità terrena.
36
1.12 - Gli errori del Comune
e le targhe da rimuovere.
37
1.13 - Una lapide smodatamente laudatoria.
IN QUESTA CASA
LUNGO QUESTA ANTICA STRADA
TERESA (1715-1779) CECILIA (1719-1789)
ANTONIA (1723-1793)
SORELLE FAIOLLI
PERSONALITA’ EMINENTI E FIGLIE
DI QUESTA NOSTRA TERRA
FONDATRICI DI UNA CONGREGAZIONE RELIGIOSA
ASCOLTARONO
LA VOCE DI DIO IN ACCOGLIENTE SILENZIO
BRUCIARONO
DI CARITA’ PER IL NOSTRO POPOLO
CHE AMARONO
FINO ALLO SPASIMO DELLA TENEREZZA
CHE SOCCORSERO
CON EROISMO DELLA MISERICORDIA
CHE EDUCARONO AL DONO DELLA SAPIENZA
38
mobilitati dalla Curia e dall’Istituto di Storia del Lazio
Meridionale di Anagni..
La sua presentazione della lapide sul Giornale locale era questa:
“Intorno alla metà del 1700 le tre sorelle Teresa, Cecilia e
Antonia di Anticoli (oggi Fiuggi) in un contesto di particolare
povertà spirituale, decisero di dedicare loro vita alla formazione
cristiana e all’istruzione elementare delle giovani per vivere
così concretamente il messaggio evangelico del servizio ai
fratelli più piccoli e poveri.
Dalla loro scelta di vita è nata la Congregazione che continua a
incarnare l’ideale delle tre sorelle. In questi anni è stato avviato
il processo di beatificazione delle tre fondatrici, proclamate
serve di Dio nel 1988”.
39
esisteva e la nomina di qualche Maestra (laica o pia) cominciò a
vedersi nelle province di Campagna e Marittima soltanto dopo il
1825; ma solo in alcuni comuni, non in Anticoli se è vero, come
si legge a pagina 216 del volume più volte citato, che:
Le Regole per le Maestre Pie. “Furono approvate da Gregorio
XVI nel 1837” e recitavano testualmente: “In queste scuole si
insegnano alle fanciulle i lavori donneschi, onde dare poi donne
abili alle case; ed a fin che più si allettino le madri a mandare le
figlie” ed anche per “imprimere ad esse le verità cattoliche,
ammaestrandole continuamente mattina e giorno nella dottrina
cristiana e nelle massime della religione” (Parte I titolo I n.2).
Quanto all’istruzione civile si precisa che: “Le Maestre:
1°- insegnano a tutte il leggere;
2°- ad alcune più capaci, purchè sieno poche, che a molte non
si potrebbe, insegnano a scrivere. E non meravigli nessuno,
questa limitazione dell’insegnamento della scrittura, in quanto
ritenuta meno essenziale della lettura, ai fini del nutrimento dell’
anima, perché “la parola è nel libro,come insegnava il famoso
pedagogista cèco Jan Amos Comenius, ”
Qui siamo al 1837, cioè 44 anni dopo che la vicenda religiosa
delle tre sorelle si era conclusa ed a quasi un secolo, da quella
che gli agiografi si sono ostinati a chiamare la loro Fondazione.
Pertanto vien da chiedersi come le tre sorelle poterono diventare
maestre delle fanciulle anticolane in quel contesto di particolare
povertà spirituale e materiale, come lo stesso Magini dice nel
presentare quella lapide.
Nel testo inoltre si legge che: Distribuite in varie classi per età
e per capacità individuali le alunne restavano tutto il giorno
sotto la cura delle rispettive maestre, le quali però erano
impegnate nello studio, nel lavoro e nella preghiera, essendo
stabilito che “La scuola dura solo tre ore la mattina”.
40
1.15 - Il severo giudizio sulle “scuole feminee”
di Monsignor Sala
41
chiunque abbia più di 50-60 anni può ricordare) con tanto di
grate alle finestre e di ruota girevole all’interno, che avevano
sempre impedito alle religiose un pur minimo contatto con il
mondo esterno. E dove vivevano nel silenzio, come nei
precedenti 200 anni.
Come si può far diventare maestre pie, beate e poi sante, delle
povere zitelle vissute per oltre 60 anni “nel silenzio” e in una
incomprensibile “pratica della virtù”? Quando quel sommo
poeta che fu Dante Alighieri, nel terzo canto dell’Inferno nella
Divina Commedia, parlando di coloro che in vita non davano
alcuna ragione di parlare di sé, fa dire dal suo Maestro che,sono
“coloro che visser sanza infamia e sanza lodo” e dopo aver
precisato che il mondo di detti uomini “fama di loro il mondo
esser non lassa” conclude con il più famoso dei suoi versi. “non
ragionar di lor ma guarda e passa” Come si può pertanto,
imporre ad una intera popolazione un teorema (come quello di
cui si tratta) senza verifica alcuna con la realtà e con la storia e
senza che alla sua base vi sia stata alcuna indagine conoscitiva,
che trovasse “in loco” i riscontri della vita quotidiana e delle
relazioni che le tre sorelle ebbero con i loro familiari e con le
consorelle? Ad esempio, come si chiamavano e quante erano, le
ragazze che venivano ospitate nel Conservatorio, per essere
educate, oltre alle 7-8 zitelle che vi si trovavano? E quali materie
queste ultime conoscevano e insegnavano alle altre? Chi erano i
genitori delle fanciulle e quali rette versavano al Conservatorio,
per farle studiare come allieve e non come convittrici aspiranti
suore? A quale ceto appartenevano le une e le altre, poi
diventate suore? Delle Faioli, i relatori affermano, che erano di
famiglia agiata, ma si guardano bene dal citare in modo preciso i
dati di quella agiatezza nelle pur copiose relazioni presentate,
anche sui beni del Monastero.
Inoltre, i relatori non portano alcun elemento per chiarire il
grado di istruzione delle tre sorelle e non spendono una sola
42
parola sulla loro personalità e sul loro carattere. E di quelle
“massime” che ora si trovano esposte nel Monastero, come mai
non c’è traccia nel volume che ricostruisce la loro storia? Sul
loro grado d’istruzione c’è anche da dire che, nella pubblicazione
del Raspa edìta nel 1992, viene riprodotto il frontespizio di un
“libro appartenuto (come dice la didascalia) a suor M.Geltrude”
sul quale si legge la scritta a mano “Ad uso di M.a Geltrude” Il
documento si trova nel Museo dell’Istituto a Fiuggi Città, e viene
spesso presentato come la prova che almeno la prima delle tre
sorelle sapesse firmare. Ma quella grafìa non prova affatto che
fosse la sua, ma semplicemente di chi le assegnava quel libro di
preghiere.
Occorre anche precisare che la più grande delle Faioli, era
Teresa ed all’interno della Congregazione aveva assunto soltanto
il nome di Maria Geltrude, mai quello di suora. Infatti essendo
deceduta (a 63 anni) il 14 luglio 1779 senza aver potuto
partecipare (a causa di malattia) al primo capitolo, non potrà
neppure essere ammessa al voto di castità e di permanenza nel
Conservatorio. Come invece faranno le altre 12 zitelle, il 4
giugno 1786, in S. Pietro, davanti al Vescovo Antonini. Il quale
“A compimento stabile dell’ Opera Pia , nella seconda metà
dello stesso anno dava alle stampe un volumetto contenente le
Regole delle Religiose di S.Chiara.”
Nelle relazioni degli agiografi sulle tre sorelle, non si fa
neppure il minimo cenno alle fattezze del loro viso, dei loro
occhi o dei loro lineamenti, per dimostrare che 250 anni fa
fossero come ora ce le raffigurano nei depliant e nei poster; con i
quali l’Istituto di Santa Chiara ha invaso le manifestazioni
celebrative in Piazza, nelle Chiese e nei convegni, dove ce le
fanno vedere “Belle, composte e immacolate” proprio come la
iconografia cattolica vuole che siano i suoi santi e i suoi beati.”
Così acutamente osservava Giordano Bruno Guerri, nel suo
libro sulla storia di Maria Goretti (edìto nel 1985) che tante
scomposte reazioni suscitò nella Commissione che aveva
avviato il processo della sua canonizzazione. Alle quali il Guerri
risponde: “La chiesa è libera di fare beate e sante chi vuole con
43
il metodo che preferisce, ma lasci agli altri la libertà di
analizzare modi e finalità che sono molto terreni e discutibili”
(Specialmente (n.d.a) se coinvolgono anche le ignare
popolazioni o le istituzioni pubbliche, quasi sempre chiamate a
contribuire in modo massiccio alle spese delle relative
celebrazioni).
44
1.18 - La verità nei loro necrologi.
45
Tuttavia proprio di lui, nel Museo allestito nella Casa Generale
dell’Istituto, non c’è alcun ricordo, né ritratto tra quelli dei prelati
(Caraffa, Antonini, Bacchettoni) e di altri personaggi apparsi
nella storia delle tre Sorelle e dell’Istituto.
Don Girolami fu anche l’ideatore del progetto, mai realizzato,
del Conservatorio con annessa scuola per le fanciulle. Come
ancora nel 1780, in una Dedica al Vescovo Cirillo Antonini
(pag.283) voleva che diventasse.
Nella dedica infatti don Girolami, ricorda che “Sin da verso il
principio di questo secolo” il tentativo del Mons. Bassi, di aprire
nella Città di Anagni “una Scuola Pia per la buona educazione
delle fanciulle, proficua per tutta la diocesi” a distanza di circa
un secolo non era ancora stata creata.
E dopo aver chiarito che la causa di ciò fu dovuta anche alla
scarsa volontà delle “vergini divote, che ( anziché dedicarsi al
solo obbligo della scuola) preferirono “appigliarsi al buon
partito” (cioè maritarsi) perché questa, sarebbe stata per loro
una “ miglior condizione e sicurezza.”
Alla fine conclude che, in tal modo si favorì la priorità della
costruzione di un Monistero (come già si vede col titolo della
Carità) ed anche perché a ciò si provvide con straordinario zelo,
col mezzo di prudentissimi consigli, rettissime dottrine e
tant’altri disordini.”
Al punto che “ il Reverendissimo Prelato, mai però ebbe la
desiderata consolazione sopra a sette lustri scorgere, come in
Città, coltivate le Figliole diocesane; le quali per questo o per
ignoranza o impotenza o maltalento dei genitori, non ricevendo
istruzione, né spirituale, né manuale da veruno, veniva la sua
anagnina in quelle membra a patirne non poco.”
In quella Dedica dell’Arciprete Girolami si scopre quindi che
in Anagni nel 1780, c’era soltanto il Monastero della Carità e
non la Scuola per le fanciulle, come invece il relatore (a pag.231)
sostiene, quando dice che “Teresa Faioli insieme con la Tardioli
si recava per quattro mesi (dal 7 gennaio al 3 maggio 1748) nel
Monastero Claudiano in Anagni per imparare, dovendo aprire il
Conservatorio.”
46
Ma egli non dice che vi andarono “per applicarsi di tutto spirito
alle virtù e alli lavori manuali” come invece precisa (a margine
della stessa pagina) l’ arciprete Girolami, nella lettera che le
accompagnava. Infine, il Girolami nella Dedica all’Antonini
spiega l’origine e il fine della Pia Opera nel modo seguente:
“Non deesi pensare che siasi aperto in Anticoli un Monastero
formale con clausura, dove un Luogo, che attenda a se con la
sola Contemplativa. No.Di questi ve ne sono a bastanza.nei quali
può compitamente soddisfarsi il ceto donnesco, cui piace tal
genere di vita. La sua creazione è di un semplice Conservatorio,
o sia un Gineceo posto sotto il patrocinio potentissimo di Maria
Immacolata e composto di tre sorti di donne”: 1° di quelle si
ritirano per essere maestre; 2° di chi vuol convivere sino alla
morte, senza tale disegno; 3° di altre che vengono a tempo per
essere educate.
Insomma, secondo lui, doveva essere un Gineceo “regolato
con una vita mista riguardante il bene di chi voglia ritirarvisi e
l’ammaestramento insieme delle estere fanciulle del Paese e di
tutta la diocesi” affinché le fanciulle siano ammaestrate non
solo ne’lavori propri e manuali e nell’esercizio di leggere, ma
più principalmente importa ne’ misteri della nostra santa fede,
nell’ubbidienza e rispetto verso i maggiori; nella purità e
modestia tanto propria e necessaria del sesso loro”.
Ed affinché un simile istituto fosse posto sotto il comando dei
vescovi “e a petizione dei paesi coll’aprimento delle scuole in
tutta la diocesi.”
47
aprire proprio in Anticoli, un esperimento di scuola per le
fanciulle.
Tanto ciò è vero che quella dedica, rivolta all’Antonini, non era
altro che la premessa alle Regole che lui stesso aveva scritto
(testo in appendice) per la istituzione di quella scuola, il cui
sogno lo assillerà fino alla fine della sua esistenza.
Infatti cinque anni dopo morirà proprio con l’amarezza di non
essere riuscito a recuperare i beni e le rendite dell’Ospedale e
della Chiesa, che erano l’unico mezzo per procurare alla
Congregazione i contributi del Buon Governo sia per l’apertura
che per il funzionamento di una scuola vera, come lui l’aveva
sempre desiderata.
E a pagina 261, il relatore, nel dare notizia della sua morte
(avvenuta il 6 Agosto 1785) non può fare a meno di ammettere
che: “l’Arciprete Domenico Girolami, con grande tenacia aveva
appoggiato e sostenuto sin dall’inizio la nuova istituzione”
Inoltre prosegue, dicendo che il vescovo Antonini, dopo aver
ammesso (nel 1786) le suore al voto semplice di castità e di
permanenza nel Conservatorio, a compimento stabile dell’Opera
Pia, dava alle stampe nella seconda metà dello stesso anno un
volumetto contenente le “Regole delle Religiose di S.Chiara del
Conservatorio di Anticoli.”
Infine, anziché dire che le “zitelle” finalmente erano diventate
suore, chiude così il suo teorema: “Le antiche Maestre Pie erano
ora suore a tutti gli effetti.”
Ma il relatore in questa occasione trascura di ricordare che,
Teresa (la prima) era morta da sette anni, senza diventare suora,
e che le altre due, lo diventarono a 67 anni Cecilia e a 62
Antonia.
L’ammissione di questi dati significativi avrebbe probabilmente
creato qualche problema alla Commissione per la causa dei
Santi, dato che, nel processo di beatificazione si è fatto del tutto,
da parte dei postulatori, per accomunare il destino delle tre
sorelle, ma oltre al silenzio nel quale sono sempre vissute, non
hanno potuto certificare nient’altro all’infuori delle evanescenti
48
virtù, che ripetutamente hanno voluto attribuire loro nelle
relazioni e nei libri che le glorificano.
Nel volume che abbiamo sin qui esaminato, si parla
dell’Arciprete Girolami in almeno 60 pagine ed in una di esse si
legge che:
“Nel 1747 l’Arciprete Domenico Girolami, dopo aver assistito in
vari modi le tre sorelle ed aver aveva seguito i primi passi della
scuola, “si muove per far acquisire ad essa una sua stabilità
“giuridica” per ottenere la quale si rivolse al vescovo
Bacchettoni “che condiscese” E dietro richiesta delle “ zitelle
di Anticoli”- il 17 agosto 1747- emetteva un decreto di erezione
canonica del Conservatorio con sue regole, deputando
l’Arciprete Domenico Girolami, precipuo Promotore ed
Istitutore di codesta Pia Opera.”
49
1.21 - Appendice sulle Regole.
50
vitale, propulsore della religiosità espressa dalla comunità
femminile di Anticoli” Poi prosegue: “La scuola come ideale e
come prassi è presente sin dai primordi della comunità
anticolana. Nella Breve notizia è ricordata come elemento
primitivo della vocazione delle Faioli: “Le prime a muoversi
furono le tre zitelle Faioli” (…). Indi crescendo il fervore, si aprì
come una scuola dalle ridette per ammaestrare le ragazze nelli
rudimenti della nostra santa Religione.” In quel “come scuola”
il testo ora citato ha involontariamente riassunto l’aspetto
innovativo “pionieristico” della iniziativa delle tre sorelle. In
effetti, il loro primo impatto con la realtà esterna, la loro
decisione non fu certo facile.” Perché nei primi anni, cerca di
dire, le difficoltà da superare furono molte. E i tentativi per
superarle dovettero scontrarsi con la “realtà sociale nella quale
andavano a incidere.” Subito dopo deve ammettere che:
“Qualsiasi tentativo di ricostruire lo svolgimento di questi primi
anni è destinato a naufragare, per l’assenza totale delle fonti al
riguardo...”
Alla fine conclude. “Col passare degli anni, la prassi così
fortemente innovativa (sempre della scuola) è andata
stabilizzandosi…e la definizione di Maestre Pie (ma senza
esserlo) viene comunemente usata per le appartenenti al
Conservatorio”.
A questo punto viene da chiedersi come mai, nonostante che
alla metà del settecento fosse sorta in Anticoli quell’ “attività
educativa” di così grande significato, la quasi totalità della
popolazione che già viveva nel più assoluto analfabetismo, fu
costretta a rimanervi per un altro secolo e mezzo. Cioè fino a
quando (con l’Unità d’Italia) il Governo del Re Vittorio
Emanuele II non introdusse l’Istruzione pubblica (obbligatoria e
gratuita) per maschi e femmine, anche nelle regioni dell’ex Stato
Pontificio? Ma ciò avvenne (come abbiamo già visto) nonostante
che Papa Pio IX avesse minacciato quel Re di scomunica,
qualora avesse firmato quella legge, “perché con essa si
sarebbero lasciati i fanciulli in balìa del Demonio.”
51
1.22 - Nel 1780: Le “Regole Prime”(anche per la Scuola).
dettate dal Girolami
Nel libro del Raspa sono riportate (da pagina 189 a 241) con la
dedica preliminare al Vescovo Antonini (già citata nelle pagine
precedenti).
Parte Prima.
Capitolo I – Delli Superiori - Del Direttore – Della Superiora –
Della Vicaria.
Capitoli II – Delle officiali di dentro – Della Maestra di novizie
- Della depositaria – Della dispensiera – Della Proveditora –
Della Segretaria – Della Portinaia – Delle Serve – Delli officiali
esteri – Del Ministro o sia Deputato – Del Garzone.
Capitolo III – Delle novizie Maestre, Convittrici ed Educande e
delle rispettive loro dozzine e doti –
Capitolo IV – Delle scuole – Della superiora delle scuole – suoi
obblighi.
Capitolo V- Della povertà dl Conservatorio e delle scuole – Del
vitto – Lezione ed altro in tavola – Dell’abito – Del dormire.
Capitolo VI – Del ritiro e solitudine – Del proprio distacco –
Della loro separazione ed esteri – Lontananza da parenti,
medico e confessore.
Capitolo VII – Della mortificazione.
Capitolo VIII – Delle Maestre – Delli loro pregi e prerogative –
Del loro buon esempio – Della loro carità – Della loro
ubbidienza – Del loro disinteresse.
Di quello che deono insegnare a scuola - Di quello che deono
fare in Conservatorio e in scuola - Sacramenti esercizi e lezione
spirituale – Esclusione de maschi dalle scuole – Penitenza di
scuola - Scolari discole – Osservanza dell’orari.
Capitolo IX- Della vacanza a spasso del Conservatorio e delle
scuole e della confessione e della comunione che deono fare.
Capitolo X – Delli defonti.
52
Parte seconda.
Capitolo I - Del tempo. Del riposo. Del sorgere edi quel che
debba farsi, prima dìaprirsi la scuola.
Capitolo II – Del segno per le scolari. Dell’ apertura della
scuola e della direzione.
Capitolo III – Del principio. Proseguimento e fine
dell’Istruzione.
Dottrina cristiana - Conclusione della Scuola.
Capitolo IV - Dell’apparecchio e di ciò che segue alla Messa.
Capitolo V - Della scuola del giorno.
Capitolo VI – Officio della Madonna.
53
“Numero 6 del Capitolo VIII ” Delle maestre” (pag.212).
“Di quello che deono insegnare nella scuola.
54
9 - Il leggere a tutte e lo scrivere il latino, con sommare ancora a
quelle doveranno farsi religiose o entrar Maestre nel
Conservatorio, ma anche di questo siavi la certezza altrimenti
lascino.
Capitolo I
55
Capitolo VIII -Degl’ esercizi delle zitelle.
Capitolo IX -Del silenzio che hanno da osservar.
Capitolo X -Del modo di parlare.
Capitolo XI -Delle mortificazioni.
Capitolo XII -Dell’inferme.
Capitolo XIII -Della portinara.
Capitolo XIV -Della Chiesa..
Capitolo XV -Chi possa entrare nel Conservatorio.
Capitolo XVI -Che niuna possi uscir fuori.
Capitolo XVII -Della Superora e dei suoi Offici.
CYRILLUS ANTONINI
56
PARTE SECONDA
APPROFONDIMENTI
57
II
APPROFONDIMENTI
58
Onorari ai Maestri - scudi 50 - alle Maestre - scudi 60 - Totale
per Comune - scudi 110.
Comunità di Acuto (ab.1.626) - Pei maschi: Elementare e
Grammatica - Per le Femmine: Una Maestra delle Fanciulle, per
leggere , dottrina cristiana e lavori. Onorari ai Maestri scudi 25 –
alle Maestre scudi 15 – Totale per Comune: scudi 39.
Comunità di Anticoli (ab.1.435) – Pei maschi: Elementare e
Grammatica – Per le Femmine: Scuola delle Fanciulle esercitata
dalle Monache Clarisse – Onorari ai Maestri scudi 28 – Alle
Monache delle clarisse: nessun onorario della Comunità veniva
assegnato per l’istruzione elementare (vedremo più avanti
perché - n.d.r.) Totale per Comune, scudi 28-
Comunità di Carpineto (ab.2730)- Pei Maschi: Janua e
Grammatica- Onorario per il Maestro scudi 53 - Per le Femmine:
nessuna scuola è indicata nel prospetto (e di conseguenza nessun
onorario per la Maestra – n.d.r).
Come si vede, nel 1824 in nessuno dei citati quattro Comuni
della Diocesi di Anagni esisteva la presenza delle Maestre Pie, le
quali, a prescindere da chi le avesse formate o gestite, avrebbe in
ogni caso, avuto dalla comunità i contributi per mantenerle.
Eppure, tra i predetti comuni c’erano Anagni e Carpineto, che
per la loro importanza nella storia della Chiesa, erano più
attrezzati per creare delle vere scuole, anche se di carattere
religioso. Ma anche per questi due capoluoghi il discorso sulle
Maestre Pie si potrà fare soltanto dopo il 1830 e come vedremo,
solo per Carpineto, non per Anagni.
59
Per Anagni è previsto quanto segue: Qualità delle scuole pei i
Maschi: Tre scuole elementari, col metodo degli Ignorantelli-
Assegno al seminario, per l’intervento della Gioventù della Città
a tutte le scuole dello stesso Seminario – Per le Femmine:
Assegno alle Monache della Carità per l’istruzione delle
Fanciulle nel leggere, scrivere, dottrina cristiana e lavori –
Onorarj ai Maestri degli Ignorantelli, scudi 150 – del
Seminario,scudi 200 – Alle Monache della Carità, scudi 60-
Totale per Comune scudi 410-
Per Acuto: Qualità delle scuole – Pei maschi: Elementare col
metodo degli Ignorantelli e principi di grammatica, scudi 40 –
Per le Femmine.Una Maestra delle Fanciulle per leggere,dottrina
cristiana e lavori, scudi 15 -Totale per Comune, scudi 50.
Per Anticoli: Qualità delle scuole - Pei maschi: Elementare col
metodo degli Ignorantelli, scudi 40 - Per le Femmine: scuola per
le Fanciulle esercitata dalle Monache delle clarisse. Nessun
salario della Comunità veniva loro assegnato perché “le
Monache godono, per l’oggetto, dei beni dell’Ospedale di S.
Antonio, accordati al Monastero con Chirografo Pontificio”.
(A questo proposito c’è da dire che, tra il Monastero e la
Comunità di Anticoli, già da quando detti beni gli furono ceduti
per il mantenimento del Conservatorio e della scuola per le
fanciulle che le monache volevano creare, queste ultime avevano
avanzato varie suppliche, per avere i contributi che la Comune
aveva cessato di corrispondere per quei beni.
Evidentemente, dopo trenta e più anni, le suppliche delle suore
non erano mai state accolte ed il Conservatorio non aveva ancora
entrate sicure per sostenere una vera scuola. Come in effetti,
non ebbe neanche in seguito, perché fino alla fine dello Stato
Pontificio la Congregazione di S. Chiara non ha avuto mai
queste possibilità ed anche perché fino agli anni ’50, quello delle
Clarisse è stato sempre un Convento di clausura, con tanto di
grate di legno, sia alle finestre che si affacciano su Via Maggiore
sia a quelle che si affacciano sulla Piazza del Comune. E questa
fondamentale circostanza, tutti i fiuggini che abbiano più di 50
anni la possono ricordare.
60
Per Carpineto: Dove questa era la qualità delle scuole: Pei
Maschi: Elementare, col metodo degli Ignorantelli e
Grammatica, scudi 100 - Per le Femmine : erano previsti 24
scudi per due Maestre Pie. Totale per Comune scudi 124. Ma la
presenza effettiva di due Maestre vi sarà soltanto dopo il 1830
anche perché le Maestre Pie godevano anche dei beni testati a
favore della scuola delle Fanciulle, da Angelo Giammaria. Il che
conferma la tesi, secondo la quale, a prescindere da chi avesse
formato o gestito le Maestre Pie, la Comunità, avrebbe sempre
assegnato i contributi per mantenerle.
Dal “Prospetto generale delle scuole comunali delle Province di
Marittima e Campagna”, esposto nella Mostra, allestita in aprile
e maggio del 2002, dall’Archivio di Stato di Frosinone, ho potuto
rilevare dati molto interessanti, sulla condizione di arretratezza in
cui, nel 1824, le Scuole Primarie dello Stato Pontificio ancora si
trovavano. Sempre che si possano definire scuole, quelle che,
come scopo iniziale e finale, più che l’istruzione generale dei
giovani, abbiano l’indottrinamento religioso.
61
Ebbene un primo dato significativo che dal Prospetto viene
fuori, è che nelle due province prese in esame, soltanto 19 erano
i comuni che registravano una parvenza di scuola.
E di quei 19 comuni, soltanto 11 avevano l’istruzione
Elementare e di Grammatica, ma solo per i maschi. Forse perché,
per le femmine, colpite da sempre dal peccato originale di Eva,
tutto ciò che poteva essere consentito all’uomo, rimaneva ancora
un tabù.
E se proprio si dovevano avviare all’istruzione ecco che le
fanciulle venivano costrette, ad andare, non dai maestri (canonici
o laici che fossero) bensì dalle suore.Le quali, ancora oggi hanno,
più lo scopo di favorire le vocazioni, anziché quello di preparare
le giovani ad affrontare la vita , senza timori e pregiudizi.
Ecco perché le scuole pubbliche per le femmine, sotto lo Stato
Pontificio, non furono mai istituite e se proprio qualcuna
doveva esserci, si trovava in qualche istituto di suore.
Nelle quali però, le materie previste erano, anche qui, la dottrina
cristiana e i lavori donneschi, non già il leggere e scrivere, che le
stesse suore, che avrebbero dovuto insegnare alle fanciulle,
spesso ignoravano.
62
“Oltre a insegnare a leggere e scrivere ed a fare dei conti, sia
particolare cura di ogni maestro elementare di istruire i fanciulli
nella Dottrina Cristiana e saper tutti i misteri principali della
fede” “Di rendere obbligatorio il concorso di ogni fanciullo del
luogo alle stesse scuole elementari dall’età degli anni cinque alli
sette; a meno che si tratti di fanciulli di famiglie ricche, le quali
possono essere istruite nelle case rispettive.”
Altre conferme a quanto sin qui descritto sulle scuole di allora
e sulla qualità del loro insegnamento, vengono dalla stessa
Mostra anche per il triennio successivo.
63
biblioteca in Seminario, una macchina elettrica e pochi altri
istromenti fisici – “Salario annuo: 436 – “Legati, donazioni,
assegni: dalla Comune, nulla riguardo a legati”-“Bisogni
dovuti per l’incremento o sviluppo: una scuola di mutuo
insegnamento, un liceo”
Per Ceprano: anche per questo Comune, la condizione degli
studi era “ pessima”. C’era “Una scuola elementare ed altra pei
principi della lingua latina fino a tutta la grammatica, ma solo
per i maschi, che erano 20 ed una Maestra Pia per le fanciule,
che erano 30”alle quali però, “non si insegnava a leggere”-
I maestri per i maschi: “ erano sacerdoti, scelti dal Vescovo”.
Come si vede la precedente condizione esistente nel triennio
1824-1827, si può dire sia destinata a rimanere immutata, anche
nel triennio successivo, se è vero che anche per un capoluogo
come Anagni, sede di diocesi, la sua qualità viene definita
“pessima”. Ed anche se vi compare per la prima volta la
presenza di una Maestra Pia, non si può dire che le fanciulle
venissero istruite meglio che nel passato, se è vero che anche ad
esse , oltre ai lavori donneschi, la dottrina cristiana e talvolta il
leggere, lo scrivere era assolutamente proibito. Tale divieto
rimarrà fino alla fine dello Stato Pontificio, perché per essere
maestra pia non era necessario che imparasse a leggere ed a
scrivere e quindi lo potesse insegnare alle fanciulle.
Qui c’è un’altra prova delle tante forzature che gli studiosi
hanno tentato di fare, quando a pagina 231 in una loro relazione,
pur di far passare, come Educatrici e Maestre Pie, le Sorelle
Faioli, citano come prova regina, l’ episodio del soggiorno di
quattro mesi che la più grande di esse (Teresa) e l’altra zitella
Domenica Tardioli, trascorsero nel Monastero della Carità di
Anagni, per dimostrare che vi andarono per apprendere il
metodo d’istruzione, per poterlo poi trasferire nel Conservatorio
di Anticoli che stavano creando.
Alla stessa pagina 231, quando riportano la descrizione
dettagliata dell’episodio con la seguente nota, forniscono la
prova che lo scopo iniziale della comunità di zitelle prima e di
suore poi, non era mai stato cambiato.
64
2.6 - Anno 1748: Monastero della Carità di Anagni.
“Solo virtù e lavori per le zitelle di Anticoli.”
65
ogni giorno per ascoltare la santa messa e spesso per ricevere i
santi sacramenti con qualche inconveniente, dovendo passare fra
il popolo nella pubblica piazza e frammischiandosi nella Chiesa.
Il Parroco stesso che n’è attual possessore, ..à dichiarato di
cedere la suddetta Chiesa a questo Luogo Pio.”
66
negli anni 1778-1797-1812-1819) anche i contributi (che il Buon
Governo pagava alla comunità ) erano ragguardevoli. Ma tra gli
obblighi che il Monastero si era impegnato ad assolvere, sin dal
l749, c’era anche quello, mai completamente rispettato di
“ammaestrare le ragazze nel leggere, scrivere e nei lavori”.
67
2.9 - I beni e le doti, determinanti
per il consolidamento della Comunità
68
2.10 - Agiografi ad ogni costo.
69
donneschi” e non nel leggere e scrivere, come nel florilegio si
afferma.
Da ciò, viene fuori una verità che nessuno degli ideatori di
questa storia, ha voluto chiaramente ammettere e cioè che, dopo
più di 30 anni dalla loro istituzione, le cosiddette Maestre Pie di
Anticoli, non avevano neppure i mezzi minimi per mantenere
una scuola, che fosse almeno in grado di insegnare alle fanciulle
la sola dottrina cristiana e i lavori donneschi. Che era l’unico
scopo del loro Conservatorio. Altro che insegnamento del
leggere e scrivere che, per le donne, sotto lo Stato Pontificio, fu
sempre proibito.
Tornando alla cronaca della visita che il Vescovo Tanderini
fece il 28 giugno 1768 nella casa delle Maestre Pie, la relazione
del Segretario si conclude con queste considerazioni: “ Il vescovo
ascolta senza muovere appunti e osservazioni la loro esposizione
del metodo da esse usato per insegnare la dottrina cristiana.
Tale loro compito è pertanto del tutto naturale e non contestato.”
Inoltre, da ciò che risulta dalle stesse circostanze, esaminate dai
relatori anche nelle pagine seguenti, si può dire che, dal 1766
fino al 1779, “il luogo Pio verrà stabilmente guidato dalla
superiora Angelica Bertoni. Da questo ultimo anno iniziano quei
“mutamenti che segnano, per la piccola comunità, la fine di un
periodo e l’inizio di una nuova fase.” Quando, con la nomina
del monsignore Cirillo Antonini, subentrato nel 1778 a Filippo
Tanderini,
“Il nuovo vescovo imprimerà alla iniziativa delle suore
clarisse, una svolta decisiva e duratura: la trasformazione cioè
della comunità del Conservatorio in comunità religiosa, in modo
che le donne ad essa appartenenti, pur mantenendo il fine
inizialmente propostosi nella loro specifica scelta (ossia
l’educazione della gioventù femminile) divenissero membri di
una istituzione a carattere permanente, controllata e protetta e
guidata in modo diretto dal vescovo. ”Infatti “Il 6 marzo 1779, i
frutti di tale evidente intervento del vescovo, rapidamente si
mostravano: a questa data si teneva il primo regolare capitolo
delle Maestre Pie”.
70
Ed eccolo il relatore usare ancora quest’ultimo termine pur
avendo lui stesso un momento prima dimostrato che Maestre le
zitelle di Anticoli non lo diventarono mai e no lo diventeranno
neppure tutte le altre che entreranno nel Convento fino al 1930.
Ma il 14 luglio 1779, all’età di 64 anni, muore Teresa, la più
grande delle Faioli, senza neppure essere diventata suora.
71
Religiose di S. Chiara di Anticoli” con le quali “Le antiche
Maestre Pie saranno suore a tutti gli effetti.”
Ed eccolo “il relatore” usare di nuovo quel termine, pur
avendo lui stesso un momento prima, dimostrato che “Maestre”,
le zitelle di Anticoli non furono mai e non lo diventeranno
neppure per il futuro, perché il loro, rimarrà sempre un
Convento di Clausura. A proposito del quale, il relatore, nel
riferire che:” Il 27 giugno 1785 si era tenuto un capitolo
fondamentale per la stabilità dell’Istituzione”- aggiunge che:
per le 12 donne che partecipavano “la sopravvivenza del Luogo
Pio non poteva sussistere gran tempo se non si approvava una
norma che stabilisse che, le doti portate da ogni persona nuova,
diventassero di proprietà perpetua del Conservatorio, anche se
le suore avessero deciso di tornare a casa lasciando l’abito.”
72
perpetua permanenza in castità dentro del nostro Luogo”, dopo il
quale nessuna più abbia diritto alcuno sulle doti, “ma che resti
assoluto padrone il nostro Luogo per sempre”. “Perciò si chieda
l’assenso a tale proposta separatamente e poi la si ponga ai voti
segreti. Poi si effettua la votazione segreta e i voti risultano tutti
bianchi. Con questo capitolo, memorabile nella storia interna
della comunità, si poneva la base indispensabile per l’emissione
dei voti nell’anno seguente”.
Le circostanze sin qui descritte sulla vita interna del Monastero
anche per chi scrive sono fondamentali per accertare due verità:
il silenzio e la dote.
La prima. Per una sola, delle tre sorelle, vissute sempre nel
silenzio, si rivela l’esistenza di un documento che per la prima
volta, parla di Maria Geltrude in prima persona.
E cosa dice di tanto sublime la povera zitella alle consorelle
riunite? “Che si faccia una supplica al Vescovo (l’ennesima)
affinché conceda la perpetua stabilità al loro Luogo Pio, con la
perpetua ritenzione delle doti presenti e future”.
73
che la famiglia era economicamente agiata e socialmente ben
considerata”.
Di questa agiatezza però, oltre alla casa poi donata al Luogo
Pio, non viene citato alcun elemento che ne provi la consistenza
e nello stesso atto di donazione universale che le sorelle fecero l’
8 novembre 1749 non vengono mai precisati i beni da loro
posseduti nel territorio di Anticoli.
E non c’è traccia di altri beni posseduti dalla famiglia e donati
alla Comunità, neppure nei vari elenchi scoperti dai relatori, dove
sono meticolosamente indicati tra le poste attive dell’Istituto S.
Chiara, sia i beni in natura (come i terreni e le case che si
“appigioneno”) sia le rendite ed i “cenzi” attivi e passivi in
denaro fatti di scudi e di baiocchi.
74
ma solo dopo aver superato gli esami previsti dallo Stato Italiano,
dopo il1870.
Se tutto ciò non fosse avvenuto il Monastero delle clarisse, così
come nel passato, senza i contributi del Buon Governo non aveva
creato la scuola per le fanciulle, anche dal 1930 ad oggi, senza il
finanziamento del Comune, non avrebbe mai creato l’asilo
infantile prima e la scuola materna poi.
75
Antonini, quando ribadiscono a chiare lettere quali erano i
compiti della loro piccola comunità:
“Fin dall’anno 1747, con la istituzione di tal luogo Pio si
cominciarono a fare li pij esercizi di divozione, ad insegnare la
dottrina cristiana ed ammaestrare le ragazze di detta terra ne li
lavori donneschi”.
76
che con un clementissimo suo Rescritto, il quale abbia forza e
vigor di Breve, voglia degnarsi [com] mettere al Vescovo le
piene facoltà di unirgli li Fondi dell’Ospedale di detta Terra, di
rendita annuale circa scudi trenta. - F.to: Ioseph Livizzani -
secretarius”.
77
l’unione di tutti li Fondi ed altri beni dell’Ospedale di detta
Terra per il mantenimento di detto Luogo Pio, come ancora
essersi data altra supplica per l’unione della Chiesa di S.
Domenico Cocollato, anticamente parrocchiale ….supplicano
pertanto le Oratrici sudette la benignità di Vostra Signoria acciò
si degni ordinare le dette unioni come stimarà di dovere e di
giustizia per il mantenimento et utilità di detto Luogo Pio.” Sotto
la stessa data, in:
78
2.19 - Nel 1781: Dopo 40 anni il Luogo Pio,
ancora privo di rendite.
79
Il documento, infine, si conclude in questo modo:
80
donneschi per tenerle lontane dall’ozio, dalli pericoli ed
occasioni… Ed affinché un’opera sì santa e grata a SDM avesse
qualche sussistenza per il mantenimento del vitto e vestito
necessario alle Maestre per potersi con maggiore impegno ed
attenzione applicare all’istruzione ed educazione delle Fanciulle,
fu avanzata supplica dalle Oratrici al Pontefice Benedetto XIV,
affinché si degnasse…. dare tutte le facoltà necessarie al
prelodato vescovo d’Anagni, per unire ed incorporare al
predominato Luogo pio e Conservatorio tutti i beni stabili e
proventi dello Spedale esistente in detta Terra… Ottenuti li
rescritti apostolici le Maestre oratrici fecero supplica anche al
prelodato vescovo Bachetoni per l’effettuazione delle due
richieste unioni, cioè delli beni e fondi dello Spedale e della
Chiesa di S. Domenico, a tenore delle facoltà necessarie ed
opportune concesseli dal Pontefice…
Doppo tutte le premesse Suppliche, favorevoli rescritti, decreto
et istrumento credevano le povere oratrici godersi in pace li
frutti provenienti dalli Fondi e beni dello Spedale, quali uniti
agli emolumenti dei quotidiani loro lavori ed alli prodotti delle
loro rispettive doti sarebbero certamente un congruo e quasi
sufficiente fondo da potersi onestamente sostentare”.
“Ma dopo la traslazione del vescovo Bachetoni dalla Chiesa
d’Anagni a quella di Recanati e Loreto (nel 1749) si suscitarono
tante contrarietà che sino al tempo presente non gl’è stato
permesso di godere il pacifico possesso dei detti beni, sotto
pretesto che la Grazia ottenuta dal Pontefice allora regnante
fusse obrettizia e surrettizia, non essendo stati nella Supplica
espressi li pesi annui a quali era sottoposto lo Spedale”.
Queste frasi (come nota il relatore) gettano ulteriore luce sui
motivi di opposizione alle Maestre Pie (legati a benefici e
contribuzioni d’antica data ma modificati o aboliti dalle decisioni
del Bacchettoni) introducono la parte finale della Supplica in cui
“le umilissime oratrici chiedono all’Antonini, di farle rimettere
(con decreto) nel pacifico possesso sia della Chiesa sia
dell’Ospedale.
81
Lo stesso relatore Raspa commenta l’esito positivo di quella
Supplica nel modo seguente: “L’Antonini non ebbe difficoltà a
sistemare la questione: il 1 marzo 1781, da Anagni, firmava un
decreto, in cui rinnovava i decreti del Bacchettoni relativi alla
Chiesa ed all’Ospedale, con la sola variazione che reintroduceva
gli oneri aboliti dallo stesso vescovo, fissandoli a scudi tre per il
Maestro comunale, a scudi tre per l’organista della Chiesa di S.
Pietro e a scudi due e mezzo per il predicatore delle quaresime,
oltre a confermare l’obbligo di mantenere aperto l’Ospedale ad
uso dei pellegrini.” Con il Decreto del Vescovo Antonini,
emesso lo stesso giorno (1.3.1781) in cui ricevette l’ennesima
supplica delle Maestre Pie, venivano richiamati i decreti con i
quali nel 1749 il Vescovo Bacchettoni aveva disposto l’unione
della Chiesa e dell’Ospedale, al Conservatorio, ma a anche
reintrodotti a carico di questo, i relativi oneri.
Quegli oneri che neppure dal 1781 avrebbero rispettato, come
chiaramente lascia intendere la seguente lettera che nell’agosto
1819 l’Abate vicario di Anticoli, Girolami Ambrosi alle Maestre
Pie (punto 7 dell’Appendice).
82
“ l’abolizione nell’Italia Meridionale del sistema feudale” ;
“ la fine delle antiche prerogative dei nobili e del clero”;
“ la concessione dell’autonomia amministrativa ai Comuni”;
“ la vendita all’asta dei molti beni terrieri appartenenti ad Enti
ecclesiastici”; “ la disponibilità di tutti i beni demaniali a favore
della popolazione” e infine:
“ l’ istruzione primaria obbligatoria e gratuita con l’espressa
ingiunzione ai Comuni di provvedere al mantenimento delle
relative scuole.”
83
2.23 -“La Scuola sotto lo Stato Pontificio”.
(Storia d’Italia di Alfredo Galasso a pag. 686):
84
P.S. Tra le riforme introdotte nella Repubblica Romana del 1848
c’erano le seguenti.
“I beni ecclesiastici furono subito dichiarati demaniali per la
parte immobiliare e requisiti per la parte dei depositi e del
denaro liquido e si iniziò la vendita di terre e di cose a contadini,
secondo i criteri del 15-17 aprile”.
“Si tornò a far pagare la rata di vecchia imposizione, nota come
“dativa reale”. Il secondo triumvirato composto da Mazzini,
Saffi e Armellini, per andare incontro alle necessità dei meno
abbienti, provvide all’abolizione di alcune tasse più pesanti,
come quella sul sale e la barriera dei confini; la decisione di
requisire a favore delle famiglie bisognose i locali dell’antico
Sant’Uffizio e via, via quelli delle abolite corporazioni
religiose”. Le quali infatti, in virtù della mancanza di libertà che
vi regnava e dei retrogradi regolamenti da cui erano disciplinate,
venivano considerate e non a torto, autentiche scuole di
oscurantismo.
85
PARTE TERZA
LE PERLE
DEL FLORILEGIO AGIOGRAFICO
SULLE SORELLE FAIOLI
86
III
LE PERLE
DEL FLORILEGIO AGIOGRAFICO
SULLE SORELLE FAIOLI
87
3-2 – “Anch’io sono stato conquistato dalle tre sorelline”
(Giampiero Raspa)
88
3.3 – Inizia nel 1874-1875 la vera scuola elementare.
89
3.4 - “Nel 1741 le Faioli si dedicarono alla istruzione
elementare delle ragazze” (Biagino D’Amico - Dic.1988).
90
E dopo cinque colonne e mezzo di panegirici di questo genere
si scioglie in una parossistica esaltazione delle virtù celestiali
delle tre sorelle e senza pudore alcuno, finisce per elevarle al
rango di rare e preziose Maestre Pie. Pur sapendo (ma forse non
sa) che in quell’epoca, sotto lo Stato Pontificio insegnare a
leggere e scrivere alle fanciulle era proibito e le scuole pubbliche
non esistevano. E sarà così fino alla seconda metà del secolo
successivo, quando dopo l’Unità d’Italia (1870) lo Stato Italiano
istituirà per la prima volta le scuole primarie (obbligatorie e
gratuite) sia per i maschi che per le femmine. Verso la fine
dell’articolo, il collega, cade di nuovo in contraddizione e
vediamo come. Prima, dicendo che: “Le idee che
accompagnavano la vita di allora, certamente non favorivano la
diffusione della cultura riservata a determinate categorie di
persone. In quel tempo si prediligeva il lavoro manuale e
subordinato per il quale non era necessario anzi dannoso
conoscere gli strumenti del saper leggere e scrivere e far di
conto.” Poi aggiunge: “In questo contesto storico si trovarono
ad operare in Anticoli le tre sorelle che certamente non erano
edotte delle influenze filosofiche e politiche sulle iniziative
educative in voga, ma possedevano in sostanza (?) gli strumenti
necessari a saper leggere e scrivere e far di conto, conoscendo
per naturale struttura mentale gli elementi di economia
domestica, essendo ispirate da un sentimento di carità cristiana,
per cui pensarono di istituire un primo nucleo di scuola pia e
popolare”(ma con quante e quali allieve non lo dice, né lui né i
relatori, dai quali egli ha attinto a piene mani, senza alcuna
riflessione critica). Alla fine conclude: “Il loro intendimento era
quello di insegnare alle giovinette i segreti dall’apprendere dalla
carta stampata e quelli di poterli trasmettere attraverso la
scrittura” (sic). Il caso vuole però che, di queste impensate
capacità nel leggere e scrivere delle tre sorelle, non si trovi
alcuna traccia, neppure nei libri agiografici a loro dedicati. E non
v’è traccia, semplicemente perché di esse non si parla mai e
neppure si dice qualcosa sulla loro personalità e sul loro carattere
e quali scritti o idee trasmettessero alle fanciulle di Anticoli.
91
3.6 – “I fiuggini hanno saputo trovare, con questo monumento,
tre polle d’acqua” (Cronaca del Giornale Fiuggi - Apr.1989)
92
spesso definiva “due sottoculture, che insieme crescono e
insieme declinano”.
E per effetto delle quali questo Sindaco e quelli venuti dopo di
lui, prima di coinvolgere il Comune nelle celebrazioni pubbliche
dell’evento religioso, si sono guardati bene dal fare una indagine
demoscopia, per accertare se la vicenda delle Tre Sorelle, avesse
i riscontri con la realtà storica di Anticoli, prima di imporla alla
ignara popolazione fiuggina.
93
Il tecnico Comunale, dopo aver proposto con la lettera di cui
sopra il cambiamento del nome all’antica Via Maggiore, con
l’articolo che segue, diventa il cronista ufficiale di tutta
l’operazione politico-religiosa, che dal 1988 in poi verrà messa
in messa in moto, per imporre alla popolazione di Fiuggi una
storia, che da 250 anni le era del tutto estranea.
94
Rieccole le invenzioni dell’agiografo, perché finge di non
sapere che l’analfabetismo rimase una regola per altri 150 anni,
nonostante la “istruzione” impartita dalle “Maestre” di Anticoli).
Poi conclude: “Una cerimonia suggestiva quella di domenica 1
luglio, con la presenza di quattro vescovi e del Sindaco Franco
Rengo e l’intera Commissione storica”.
A proposito della quale, c’è da dire che, nessun contributo di
ricerca e di analisi, essa ha pubblicato contro la mistificazione di
molti aspetti della vicenda (umana e religiosa) delle tre Sorelle.
Specialmente per ciò che attiene alle loro capacità di
“Educatrici” che le stesse avrebbero avuto, per “illuminare le
assonnate menti delle fanciulle anticolane”.
95
Giudichi il lettore, se in queste considerazioni, non salti evidente
la mancanza di senso comune; che però il Magini non avverte,
anzi vi aggiunse di suo queste altre: “E questa azione avvolgente
tesa al raggiungimento del bene spirituale, intrapresa nel
lontano 1941, le sorelle Faioli la irradiano ancora con rinnovata
vitalità, come testimonia la sempre maggiore partecipazione del
popolo di Fiuggi ad ogni manifestazione che le commemora.”
96
comunità, aveva voluto organizzarle secondo le regole delle
Maestre Pie di Montefiascone. Tuttavia, pur essendo stato questo
il sogno, sempre nutrito dal Girolami (dal 1747 al 1785 anno
della sua morte) non fu mai da questi realizzato, per il fatto che
le zitelle prima e le suore poi (vedasi le suppliche citate dal
Floridi nella sua relazione del 1989) non avevano mai potuto
riavere il possesso di quei beni (dell’Ospedale e della Chiesa di
San Domenico) che proprio l’Arciprete aveva loro ceduto, per
rendere autosufficiente il Conservatorio, con annessa la scuola,
che lui aveva in tutti i modi tentato di aprire.
Quella scuola che, neppure il suo successore e i vescovi ad
Anagni riuscirono ad avviare. Tanto è vero che il Vescovo
Tanderini nel dettare le Seconde Regole per la Congregazione
Religiosa di Anticoli nel 1786 soppresse completamente proprio
la parte relativa alla scuola delle fanciulle che invece aveva
occupato i due terzi delle Regole Prime, dettate dal Girolami nel
1780 e che il Prof. Raspa riporta per intero nell’appendice del
suo Volume, ma alle quali il collega D’Amico non fa il minimo
cenno nel suo articolo sul “Fiuggi”.
97
3.13 – “La Petizione del Sindaco Celani al Papa” - (Brunello
Magini - Sett.’97- Lug.’98).
98
3.14 - “Beatissimo Padre” (Giuseppe Celani - Sindaco ex P.c.i.)
99
3.15 - Alcuni interrogativi sulla petizione del Sindaco al
Papa.
100
raccolte in appositi registri, si recano in numero assai cospicuo
a pregare sulla loro tomba”.
“La santa avventura, è stata così autorevolmente definita, delle
sorelle Faioli, costituisce quindi l’orgoglio ed il vanto della
nostra comunità civile che ha già inteso tributare alle Serve di
Dio l’omaggio d’un monumento (opera del Canevari) nella
Piazza del Paese e che nel prossimo settembre intitolerà a loro
una delle vie più importanti.” (n.d.a.- Il tutto, con il sostegno del
Comune, pur sapendo il Sindaco, che l’Istituto di Santa Chiara è
ricchissimo).
101
3.17 – La Benedizione della targa che mistifica la nostra
storia. (Dalla cronaca di Brunello Magini - Ott.1996)
102
del loro disegno) che la strada verso la libertà sta nella
“Conoscenza”e che ragazze istruite, oltre che preparate
spiritualmente e moralmente, avrebbero potuto cambiare la vita
del Borgo.Il Borgo”-Evidentemente (oltre al Sindaco) anche
l’Assessore di sinistra, non sa che, all’epoca delle Faioli (nel
1700) l’analfabetismo era quasi totale, specialmente nelle
bambine. Ed è rimasto tale, per almeno un altro secolo e mezzo,
nonostante che “Nel cielo di Fiuggi fossero apparse le stelle
della educazione femminile” che lei celebra; le quali però, erano
esse stesse il frutto dell’oscurantismo (imperante sotto lo Stato
Pontificio) quando l’insegnamento del leggere e scrivere, alle
fanciulle, era addirittura proibito, specialmente se appartenenti a
famiglie povere. Segue il saluto del terzo “abbagliato” da questa
storia:
3.19 -“Dopo la lettura del libro del Raspa sulle Faioli mi sono
abbagliato” (Luciano Tucciarelli - Presidente Astif) –
103
3.20 -“Le Faioli antesignane di un processo educativo che
illuminò le assonnate menti anticolane” (Carlo D’Amico -
Agiografo locale).
104
Se sono vere queste notizie, prese proprio dal Volume di
Giampiero Raspa, dedicato alle tre sorelle: che cosa hanno a che
fare le medesime con Via Maggiore? Tanto più che (vedasi
pag.272 del 1° volume a loro dedicato) avevano chiesto la
cessione della Chiesa di S. Domenico (contigua al loro Luogo
Pio) “proprio per essere liberate dalla necessità di dover uscire
ogni giorno per ascoltare la Santa Messa e spesso passare fra il
Popolo nella pubblica piazza per andare alla Chiesa Maggiore
(S. Pietro) più vicina”.
E se sono vere anche le notizie, secondo cui i lavori della
fabbrica per un nuovo Conservatorio erano appena cominciati e
la prima pietra della nuova chiesa, lungo Via Maggiore. fu posta
quasi un secolo dopo (il 13 luglio 1857), come faceva l’attuale
Chiesa di S. Chiara a trovarsi dove era quella di S. Domenico di
Cocullo (che è l’attuale casa degl’Jafricano) se essa confinava
con Via Maggiore e via della Loggetta, e già dal 1749 era stata
abbandonata, perché vecchia e cadente, ma da nessun documento
risulta che sulle sue rovine sia sorta la nuova chiesa?
Le sorelle Faioli quindi non ebbero nulla a che fare
con Via Maggiore, per questo la intitolazione ad esse che si è
voluto dare va abolita.
105
3.21 - “L’ incontro sulla spiritualità” e Suor Margherita
D’Argenio.
106
non sia venuto fuori alcun elemento che mettesse in evidenza la
loro personalità, il loro carattere e la loro conoscenza del pur
minimo rudimento di istruzione.
A questo punto occorre ribadire che mai nessuno in Anticoli e
a Fiuggi, prima del 1988-89, di queste tre sorelle, aveva saputo
alcunché, ad eccezione di Giuseppe Rengo, che ebbe dall’
Istituto alcune notizie sull’origine del Monastero, poi riportate
in una sua pubblicazione degli negli anni ’60, dal titolo “Fiuggi
e le sue acque”.
La verità è che, le Faioli , pur essendo vissute fisicamente, tra
gli anni 1715 ed il 1793, sono state sempre ignorate dalla
popolazione, anticolana e fiuggina.
E la loro storia, come gli agiografi da quindici anni a questa
parte ce la vanno raccontando, trova ben pochi riscontri sia nella
realtà dell’epoca che nella memoria degli uomini.
3.22- Fino agli anni ’30 nessun rapporto con la società civile.
107
3.23 - Finalmente la verità sulle “Maestre Pie”
108
3.24 - Niente scuola prima e dopo il 1786.
109
quindi e quindi riconosco il grande bene che hanno seminato in
questa comunità di Dio.Siamo tutti grati alle sorelle della
Immacolata S. Chiara, custodi e continuatrici di questa
affascinante storia che illumina come una costellazione il Cielo
di Fiuggi e del mondo. Aspettiamo quindi Signori relatori che
presto queste tre sorelle siano beatificate, le affidiamo a voi, i
più sensibili e accorti nel cogliere le misteriose linee del Signore
Grazie”. A questo punto è evidente che anche questo Sindaco
ignora che i suoi avi poterono imparare a leggere e a scrivere,
dopo che la istruzione primaria, obbligatoria e gratuita, prevista
dalla Legge Casati del 1859, fu introdotta nelle regioni dell’ex
Stato Pontificio nel 1872 e non prima. Come lui e chi lo ha
preceduto, invece, nell’avallare la storia delle Sorelle Faioli,
hanno voluto far credere alla ignara popolazione fiuggina.
110
PARTE QUARTA
LE FAMIGLIE
DI
ORIGINE ANTICOLANA
111
IV
112
Fiuggi dagli anni ’30 in poi, è stato presente solo il cognome
Faiola. Ma era quello del primo comandante dei vigili urbani
(Alberto) che ha abitato in Piazza Castello, con la famiglia, fino
agli anni ’40. L’elenco dei cognomi è stato da me ricavato dal
citato volume edìto dall’Isalm nel 1989. L’indicazione delle vie,
invece, sono frutto delle ricerche, ma anche dei ricordi miei e di
coloro che, avendo quei cognomi, sono stati da me consultati.
Ho cercato anche di ricordare, via per via, coloro che, padri,figli
e nipoti (non tutti, ovviamente) vi hanno abitato o ancora vi
abitano. Di errori ed omissioni (in questa difficile ricostruzione
onomastica e toponomastica cittadina) certamente ve ne saranno
(e me ne scuso) ma l’intento è solo quello di stimolare (in
ognuno che leggerà questi appunti) qualche ritorno di memoria
(più preciso del mio) sul passato che li riguarda e su coloro che li
hanno preceduti. Sarebbe anche interessante accertare, quanti dei
cognomi qui elencati fossero già d’allora di sicura origine
anticolana e quali fossero invece oriundi da altre località.
A questo punto mi sembra opportuno precisare che, nel 1700 il
nostro Comune si chiamava semplicemente Anticoli e la
denominazione di Campagna, gli venne attribuita dal 1872 (con
decreto del Re Vittorio Emanuele II°) e tutte le vie del Centro
Storico, fino ai primi anni del ‘900 (ad eccezione di Via
Maggiore) venivano chiamate vicoli e ce n’erano altre, poi
scomparse dalla toponomastica cittadina, come: Vicolo della
Corte,Vicolo del Gobbo e Via della Lietta (su cui si affacciava
l’ex farmacia Lentini). Piazza Castello, inoltre si chiamava
Piazza della Castellatura.
Intorno a questa Piazza infatti si trovava il nucleo originario del
Castello di Anticoli. Il quale all’inizio del secolo XVII, fu
profondamente modificato, per far posto alla Collegiata di S.
Pietro, che fu edificata, in parte, sulle rovine dell’antica
chiesetta di S.Lucia e in parte, sugli edifici, dove si esercitava il
potere politico ed amministrativo.
113
Dal 1700 ad oggi:
Adiutori: Via del Colle, Via Veterano. Agnoli: Via dei Gelsi,
Via S. Rocco, Via Maggiore. Alessandri: Via Maggiore, Via
Riofreddo, Via S. Stefano, Via Morgani, Via Processionale.
Ambrosetti: Via S. Stefano, Via Maggiore, Via S. Stefano.
Ambrosi: Via Maggiore, Piazza Castello, Via dei Gelsi, Via
Morgani, Via S. Ignoto. Anghetti: Via della Loggetta, Via
Maggiore.
Ballini: Via Maggiore, Piazza Castello, Via S. Stefano, Via
Vetere, Via Oberdan. Battisti: Via Professionale - Biondi:
Piazza S. Stefano - Bonanni: Via Rifreddo.
Carosi: Via S. Stefano - Ciancarelli: Via del Codice, Via
Maggiore (ora Largo Maggiore) Via dello Spregato - Ciminelli:
Via del Macello, Via del Codice.
De Carolis: Via della Portella – De Angelis: Via della
Madonnina. De Marchis: Via Processionale De Prosperis: Via
del Colle – De Santis: Via del Macello – Piazza del Colle.
Faiola: Piazza Castello - Falconi: Piazza S. Stefano – Filetici:
Via Vetere, Piazza Castello – Fiore: Via dei Gelsi – Fiorini –
Via dello Spregato, Via dei Gelsi, Via G. Verghetti, -Via
Rifreddo.
Girolami: Via Maggiore – Via Vetere, Via Giordano.
Incocciati: Via della Piazza, Via Maggiore, Via Morgani, Via S.
Stefano, Via dei Gelsi, Via della Madonnina, Via Professionale,
G. F. Verghetti, Via del S. Ignoto.
Lattanzi: Via della Piazza.
Macciocchi: Rione Colle,Via Rifreddo, Via della Portella,Via
G.Verghetti - Maggi: Via Giordano,Via della Portella, Via
G.Verghetti,Via S. Stefano - Mariani: Via G. Verghetti -
Martini: Via Maggiore, Piazza S. Stefano, Via della Loggetta,
Via della Portella - Marsecani: Via del Colle Massimi: Via
Riofreddo – Mattei: Piazza Castello, Via Veterano, Via S.
Ignoto. Merletti: Via del S. Ignoto, Via C. Battisti.
114
Nardi:Via Case Grandi,Via della Loggetta.
Onorati: Via Rifreddo, Via Maggiore, Rione Colle.
Pannone: Via dei Gelsi -Via della Portella, Via S.Ignoto.-
Paris: Via della Piazza, Via C. Battisti, Via Vetere.
Riccardi: Via della Piazzarola.
Santesarti: Via Riofreddo, Via del Colle, Via Veterano, Via
Professionale. Scaramastra: Via Giordano. Severa. Via della
Piazzarola, Via del Forno, Via Vetere.Sforza:Via Sforza. Sileri:
Via dello Spregato, Via Veterano, Piazza dell’Olmo. Simeoni:
Via Maggiore. Stefani.
Terrinoni: Piazza S. Stefano, Via della Loggetta, Via Maggiore,
Via Processionale, Via del Codice.
Tucciarelli: Via della Piazza, Via Stefano, Via dei Gelsi, Via
Professionale.
Verghetti: Via Morgani, Via della Loggetta, Piazza S. Stefano.
Vocci: Via della Loggetta – Via dei Gelsi.
Zangrilli: Via del Colle.
Zapponi.: Via della Portella – Piazza Castello.
115
Alla fine del 1800
4.3. - Le vie e le famiglie,o gli eredi che vi abitano attualmente
(dei quali non tutti, ovviamente, possono essere ricordati).
Via Maggiore.
(Andava da Piazza dell’Olmo alla Piazzetta Santo Stefano, diventata
negli anni venti, Via Vittorio Emanuele ed ora, Corso Sorelle Faioli,
fino al Palazzetto Alessandri, con il tratto iniziale a destra chiamato
Largo Maggiore).
D’Amico Marco e Ambrosi Umberta (con le figlie Suor
Paolina,Gioconda,Florinda,Corinna e Anna) – D’Amico Callisto
e Bellucci Cherubina (con il figlio Cesare) con stemma araldico
sul portale – Ciancarelli Luigi e D’Amico Luigia (con i figli
Benedetto, Giuseppe,Cherubina e Callisto) Martini Don Biagio
- Martini Alfredo (con i figli Giacinto Fernando Roberto e
Agnese - Terrinoni Anselmo – Terrinoni Luigi (detto
Zampitto) con i figli Mario, Alberto e Walter - Girolami Marco
(detto Crastono) con il figlio Pasquale - Giorgilli Giacinto e
Santesarti Pasqua (con i figli Temistocle e Piero) con arco a
sesto acuto – Ferrazzoli Nazzareno (con i figli Adolfo e Delfina)
Onorati Angelo (detto La Perella) e Caterina Ambrosi (con i
figli, tra cui Giuseppe il Professore) trasferitosi Fiuggi Fonte
negli anni venti nell’Albergo Europa. – Ballini Domenico e figli
(Guardiano delle Suore Clarisse) – Terrinoni Filippo (detto
Fulippitto) con la figlia Enia,con portale estemma. – Ambrosetti
(detto gl’Jafricano) la cui abitazione, che somiglia ad una chiesa,
era probabilmente l’antica Chiesetta di San Domenico di Cocullo
e di Sora (sconsacrata nel 1700 e poi confiscata, e venduta dallo
Stato Italiano, dopo il 1870, come bene ecclesiastico non di culto
dello Stato Pontificio, alle famiglie Ambrosetti e Incocciati, per
metà ciascuna) Alessandri Serafino fu Pietro e Santesarti Rosa
(detta Rosina) fu Gregorio (con i 12 figli tra cui Don Pietro,
Arciprete della Collegiata di San Pietro e Gualtiero (primo
Sindaco eletto dal 1946 al 1956 dopo libere elezioni) tra i quali
ascendenti vi sono stati dal ‘700 in poi, oltre che sindacatori e
magistrati, anche uomini di chiesa col cognome Alessandri,
116
come: don Antonio e il canonico Alessandro (accettato nel l758,
dal Buon Governo come unico maestro, quando nessuno era
disposto ad occuparsi di scuola) e Don Flaviano Alessandri
(abate di S. Maria del Colle) - Terrinoni Ernesto e la moglie
Teresina (con i figli Giuseppe, Enedina ed Almerindo) – Celani
Edoardo e Santesarti (con i figli Suor Luigina - Pietro e Valeria)
– Celani e figli (Amilcare e Fabio) – Ambrosi Ludovico e De
Santis (con i figli Enzo e le sorelle)- Rapparelli e figli: Padre
Leopoldo, Anacleto, Giuseppina, Rita e Pompeo) – Alviti (con
due figli maschi, Leone ,Edmondo e tre femmine)- Agnoli Mario
(de Tozio) e moglie) – Carletti Gildo e Incocciati Maria (con i
figli Luigi ed Anna – Carletti Giovanni (con figli Ercole,
Ginetto e Luciana. Alessandri Annibale (detto Cicciaccorda) e
Loreta Ballini (con il figlio Amelio) – Girolami Arcadio e
Mario (detto Catacheo) con i figli Anna, Enzo, Fernando e Dino)
- Tailetti - Verghetti – Ambrosi Guglielmina e Torelli
Giuseppe (con i figli Bice e Anna) – Alessandri e Marietta (con
i figli Erio e Rita) – Girolami d’Annuccella (con i figli Orlando
e Maria) – Terrinoni Arcangelo (il tabaccaio) e la figlia
Marcella) – Carlotti – Paris – Ludovici e figli - Verghetti e
Corradini (con il figlio Gaetano).
117
Piazza della Castellatura
(ora Piazza Castello)
Filetici (detto Paparoio dell’ex Pensione Savoia) con i figli
Giuseppe, Venanzio, Lina, Maria e Biagino – Celani Aristide e
figli Mafalda, Angelino, Biagio,Benedetto – Speranza Don
Carlo e Felice (con i figli Teresa e Gianni) – Torelli Remo e i
figli Giorgio, Fabio e Mario) – Ballini Marco e i figli Spartaco e
Irene – Ambrosi Peppinella, Pietro (ju Riccio) e Maria – Faiola
Alberto (Capitano CC) e figlio. Celani Lamberto – Tosti Ivo e i
figli Ovidio,Dorotea e Sergio – Mariani e Colarossi Attilio e i
figli Pompilia, Carletto e Antonietta – Zapponi Elisa e Celani
Nannina - Celani Maria vedova Cellie e i figli Samuele,Antonio
e Pietro – Marazzi Ruggero con i figli Franceschino, Raniero e
Arnaldo – Pannone Enrico e figli – Tosti Toto e la vedova
Papitto (con i figli Gualtiero e Leandro) – La famiglia Pera i
figli e le nuore - Angelina “La Furnara” e Santonico
Angeluzzitto.
118
Verghetti Gaetano - Maria – Ulderico e Gian Francesco ( con i
figli Valeria, Rolando e Alfredino e Saturnina- La maestra
Castelli – Stampa.
Via Giordano,
Via Vetere e Via Veterano.
119
Via della Piazza.
120
Via Cesare Battisti.
(Già Via Processionale)
Piazza dell’Olmo
(ora Piazza Trento e Trieste)
121
Fratelli Martini (ex Albergo Roma e Bar Martini - (ora di
Latini Antonio) - Santesarti Telemaco e figlio Ginuzzo (con la
Tabaccheria nel locale ex Excelsior) – Martini Alfredo e figli
Giacinto, Fernando, Roberto e Agnese (nella casa adiacente l’ex
Excelsior).
Terrinoni Andrea (con i figli Tiberio e altri) – Moriconi
Amedeo (con la moglie Virginia e i figli Pietro,Agostino,Aldo e
Iole) – La famiglia di Zangrilli Giuseppe padre di Paolo.
122
APPENDICE
ALLA PARTE TERZA
123
originarie intuizioni da cui era nata la propria famiglia
religiosa”.
E’ nato così questo libro: “E chi meglio di lui (il Compagnone)
esperto nel raccogliere i misteriosi passaggi di Dio, poteva
cogliere il carisma di queste tre fondatrici nella loro ascesi, così
simile a quella del Carmelo. Teologo e pastore di anime, ha
saputo leggere le linee di Dio, anche attraverso le lacune già da
noi lamentate, ricostruendo magistralmente la santa avventura
delle tre sorelle Faioli: una Costellazione che, come precisa il
titolo, si è un giorno accesa nel cielo di Fiuggi.”
Pietro card. Palazzini
124
felici memorie dell’Antonini (Vescovo). Di qui sappiamo che
almeno a partire da questo punto (pag.5) il manoscritto è stato
redatto dopo la morte del Vescovo. Ma una riflessione
ragionevolmente fondata, fa pensare che la Breve notizia non
sia stata scritta prima della morte dell’ultima Faioli (1793),
perché difficilmente durante la loro vita si sarebbe parlato di
“Pie giovani” e degli intimi sentimenti della loro anima” (sic).
A pag.20- Varianti. – a) “secondo il testo originale in occasione
della missione Struzzieri”: Dio “mosse l’animo di più e diverse
giovani del Paese”
“Nel nostro manoscritto la mozione di Dio è concentrata sulle
sorelle Faioli “ Dio mosse l’animo di tre pie giovani, cioè Teresa
Cecilia e Antonia” (sic).-Il testo primitivo dice semplicemente”:
le prime a muoversi furono le tre zitelle, le quali in propria casa
risolsero di far vita ritirata.”
“Il nostro manoscritto scava nel mistero di grazia che Dio operò
nell’animo delle Faioli”: “Le quali ansiose di darsi alle sante
virtù e bramose del bene del prossimo, si ritirarono nella propria
casa, con la brama di vivere ritirate e lontane dai pericoli del
mondo. Saputesi per il Pese si infervororno altre figliuole..” e
continua: “L’importanza di questa copia, volutamente
aggiornata e modificata dalla Breve notizia risulta da alcune
considerazioni.
1) La Breve notizia era conosciuta nella comunità in copie più o
meno conformi alla prima relazione”.
2) La nostra copia si è distaccata dall’originale con l’intenzione
evidente di affermare il merito diretto delle Faioli, che son dette
espressamente “pie giovani” e i motivi di grazia per cui hanno
dato inizio alla vita ritirata sotto la mozione di Dio”.
3) “In questo ci pare debba riconoscersi un valido segno storico
dell’allora già esistente fama di santità delle tre sorelle” (sic!).
125
3.29 - Ecco infine, anche la prova che dimostra come le sorelle
Faioli, non ebbero nulla a che fare con Via Maggiore.
126
“Il Vescovo Bacchettoni l’11 agosto 1749 emetteva il Decreto
della cessione e incorporazione perpetua della chiesa al
Conservatorio, che era lo stesso con cui disponeva l’unione dei
beni dell’ospedale ed era firmato: “Giovanni Antonio, vescovo di
Anagni, Delegato Apostolico”.
127
PARTE QUINTA
L’ISTRUZIONE ELEMENTARE
DOPO IL 1870
128
V
DOPO IL 1870
L’ ISTRUZIONE ELEMENTARE
E I PRIMI MAESTRI
DI ANTICOLI CAMPAGNA
129
qualche anno in qua, è tutto un fiorire di erezione di monumenti e
di intestazione di strade, a cittadine vissute nel passato, cui
vengono attribuiti meriti e virtù (per lo più nel campo della
educazione femminile) e perfino beatificate (o beatificande)
come “Educatrici e Maestre delle fanciulle” pur non essendovi
alla base di queste storie alcun elemento che possa confermare la
preparazione e la capacità di codeste insegnanti, nel campo della
istruzione versa e propria: che è cosa ben diversa
dall’indottrinamento religioso. E si tratta di storie, costruite o
inventate, quasi sempre sulle relazioni di agiografi scelti dagli
istituti religiosi e mai dopo un contraddittorio onesto e leale con
gli storici. E tale è l’enfasi con cui si svolgono queste
celebrazioni che gran parte delle nostre popolazioni sono portate
a credere che la istruzione alle nostre madri ed alle nostre nonne
fosse veramente stata impartita all’interno di alcuni ordini
religiosi e da quelle illuminate insegnanti.
130
componimento. aritmetica, sistema metrico, geometria.
Facoltativa: computisteria. Le prove grafiche e pratiche: lavori
donneschi e manuali, educazione fisica, disegno. Facoltativa:
computisteria. Le prove orali: lettura. esercizi di memoria,
spiegazione delle cose lette, dettatura, nozioni di grammatica,
composizione, saggio di scrittura. Aritmetica, dovere e diritti,
nozioni di geografia e di storia , nozioni pratiche di scienze
fisiche e naturali, disegno e ginnastica.
131
Il “Maestro Serafino”(come viene chiamato tuttora da chi lo
ricorda) erano già 34 anni che insegnava in Anticoli di
Campagna. Ciò significa che egli aveva avuto altrettante classi
di giovani, nate tra il 1869 e il 1903. Per cui anche i padri degli
alunni elencati in questo registro erano stati suoi alunni, quando
frequentarono la prima elementare.Ecco alcuni esempi: 1) Pietro
Martini, padre di Luigi e di Vittorio, quindi nonno di Pietro,
direttore del Giornale Fiuggi. 5) Luigi Bonanni padre di
Vincenzo, di Antonio e di Orlando, quindi nonno di Gino,
Virginio, Antonio e Stella. 20) Loreto Santesarti padre di Gildo e
di Giulio e nonno degli attuali Edmondo, Loreto e Consiglia. E
così via.
Se poi si considerano le altre classi, nate tra il 1905 ed il 1916,
che fecero la prima elementare fino al 1920-21 (45° anno
d’insegnamento) ecco che sono state 45 le classi di alunni, che
hanno appreso da lui gli elementi primari della istruzione
scolastica, nel leggere, nello scrivere e nel far di conto.
Ma ciò è potuto avvenire sotto lo Stato Italiano dal 1874-75
in poi, perché sotto lo Stato Pontificio, prima del 1870) quelle
rare scuole maschili che esistevano venivano chiamate degli
“Ignorantelli” (nomen omen) ed erano solitamente affidate
al Parroco o al Canonico.
Mentre (e qui c’è la nota dolente dell’istruzione di allora) nelle
rarissime scuole femminili, sorte in qualche monastero (non
prima del 1825, specialmente in Provincia di Marittima e
Campagna) venivano insegnati, soltanto i lavori donneschi e la
dottrina cristiana: ma non il leggere e lo scrivere, che era
addirittura proibito. Per cui, nessuno si sognò mai di chiamare (o
di considerare) scuole, quelle in cui non si insegnasse a leggere
ed a scrivere; ed educatrici o maestre, le “zitelle” illetterate che
vi si trovavano.
E quando di recente (anche qui da noi) alcuni studiosi
hanno escogitato di chiamare scuole siffatte realtà, non
hanno portato alcuna prova, per dimostrare che lo fossero
veramente: ad esempio, un elenco (come quello che
132
pubblichiamo) di giovani o di fanciulle (con tanto di nomi,
cognomi e paternità) che le avevano frequentate.
Prima di riportare, uno per uno, i nominativi degli alunni di
quella prima classe elementare, mi sembra degna di segnalazione
la circostanza che viene fuori, leggendo le vie dove i 68 alunni
abitavano. per far notare che, in quegli anni, le famiglie
anticolane erano ancora, quasi tutte insediate all’interno del
centro storico e distribuite in una decina di vie (vicoli e vicoletti)
come le seguenti: Via Maggiore, Via Case Grandi, Via Rifreddo,
Via della Portella, Via della Loggetta, Via del Macello, Via
Vetere, Via S.Stefano, Via del Colle e Via Professionale. Gli
anticolani insomma, fino a 90 anni fa non erano ancora neppure
usciti fuori della cinta muraria, per andare ad abitare in tutte
quelle vie che poi verranno chiamate: Via Gian Francesco
Verghetti, Via Marconi, Via Vecchia Fiuggi, Via Armando Diaz.
Tutte periferiche rispetto al nucleo originario del Borgo.
Ma in quegli anni non era neanche cominciato l’esodo verso le
zone di San Biagio, del Monumento, dell’Edificio Scolastico
dove fino al Colle e sotto la Portella c’erano le stalle) e della Via
Vecchia (dove c’erano le baracche, costruite al tempo del
terremoto del 1915) e del Pisciarello (pieno di “abbriti”) L’esodo
di molte famiglie avverrà invece direttamente a Fiuggi Fonte,
subito dopo la costruzione della Fonte Bonifacio VIII, avvenuta
nel 1911 e soltanto dopo gli anni trenta, nelle zone limitrofe a
Fiuggi Città.Segue l’elenco dei 68 alunni iscritti nel Registro, di
età compresa tra i sei e i dieci anni, tra i quali molti concittadini
di oggi riconosceranno sicuramente, il proprio padre, se molto
anziani, il proprio nonno se più giovani, o il proprio bisnonno se
giovanissimi.
133
Antonio – Via della Portella - Santarelli Biagio di Bartolomeo -
Via della Lietta - Merletti Vincenzo di Felice – Via Rifreddo -
De Carolis Leone di Luigi - Via Barriera.- De Carolis Arcangelo
di Pietro - Via della Portella - Sabene Francesco di Achille - Via
Barriera.- De Santis Gaetano fu Achille - Piazza del Colle.-
Ciminelli Vincenzo di Tommaso – Via S.Stefano.- Ballini Marco
di Biagio – Via Maggiore.- Agnoli Pietro di Enrico – Via del
Colle.-Agnoli Biagio di Patrizio –Via della Loggetta- Stroveglia
Giovan Battista di Massimo – Via Piazzeruola.-Incocciati
Ernesto di Carlo – Via della Piazza.- Carletti Biagio di Giovanni
– Via Maggiore.- Santesarti Gildo di Loreto – Via Riofreddo.-
Santesarti Fabio di Ernesto – Via Lietta.- Stroveglia Francesco di
Massimo – Via Piazzeruola.- Zucconi Angelo di Vittore – Via
Maggiore.- Paris Quirino di Lodovico –Via del Casino.- Agnoli
Guglielmo di Biagio.- Agnoli Celso di Biagio.- Zangrilli Fausto
di Benedetto - Via del Colle.- Anghetti Gaetano di Lorenzo - Via
della Piazza.- Nardi Amedeo di Giacinto - Via Case Grandi.-
Bianchini Angelo – Via del Colle.- Corradini Filippo di
Leopoldo – Via della Piazza.- Filetici Adelmo di Adriano – Via
del Colle.- Bonanni Antonio di Onorato – Via Rifreddo.-
Terrinoni Antonio di Vincenzo-Via Casavetere- Principia
Giuseppe di Domenico-Via del Colle- Terrrinoni Vincenzo di
Angelo – Via Maggiore-Carletti Aristide di Giovanni - Via
Maggiore. Fiori Giuseppe di Antonio – Via Professionale.-
Girolami Rocco- deceduto.- Incocciati Mario di Carlo - Via della
Piazza.- Tucciarelli Clemente di Antonimo – Via della Portella.-
Di Paola Giuseppe di Domenico – Via della Portella (deceduto)-
Principia Pietro di Vincenzo – Via della Soggetta.- Fiori Alfredo
di Pietro – Via S.Stefano.- Terrinoni Domenico di Ernesto – Via
S.Stefano.-Verghetti Aristide di Gaetano – Via Maggiore.-
Alessandri Biagio di Alfonso – Via del Macello.- Terrinoni
Giuseppe di Benedetto.- Alessandri Federico di Leopoldo - Via
del Colle.- Terrinoni Pietro di Giovanni.- Pietrobono Antonio di
Luigi.- Incocciati Domenico di Luigi.- Perosi Guglielmo di
Benedetto- Incocciati Alfredo di Luigi - Petrarca Oddino di
Francesco - Terrinoni Armando di Giuseppe - Agnoli Espedito-
134
Bertucci Virginio di Achille - Bertucci Ubaldo di Achille-
Desimone Mario di Oderzio - Celani Luigi - Battisti Francesco-
Scaramastra Francesco - Ambrosi Pompeo - Terrinoni Vincenzo
- Terrinoni Giuseppe - Terrinoni Pietro - Giansanti Antonio.Nel
prossimo articolo, altre notizie sul Maestro Serafino ma anche su
altri maestri e maestre, che, dopo di lui, cominciarono ad
insegnare nelle scuole elementari di Anticoli. Le quali sin
d’allora, erano costituite da classi miste, in cui si potevano
iscrivere sia i maschi che le femmine: quando invece, fino al
1870, sotto lo Stato Pontificio, le scuole femminili, o non
esistevano, oppure quelle pochissime che c’erano, venivano
tenute in qualche monastero, ma riservate, quasi sempre,
soltanto alle fanciulle di famiglie benestanti.
135
Odorisio – 26) Fiorini Pietro di Antonio – 27) Ferrari Quirino di
Lorenzo.
136
me sconosciuti, ma a loro ben noti, per averli appresi dai genitori
o dai nonni. Uno di questi è Giovanni Agnoli (nato nel 1919) il
quale mi ha rivelato che il padre Salvatore, gli diceva: “Per gli
alunni, figli di contadini, che non si iscrivevano o si ritiravano
dalla scuola (perché i genitori li portavano in campagna) ju
Majestro Sarafino gli faceva la scola serale” In tal modo (n.d.r.)
quegli alunni potevano seguire il programma fino alla fine
dell’anno e si iscrivevano, come ripetenti, nell’anno successivo,
abbastanza preparati. Infatti, dai registri da me consultati risulta
che, i ripetenti erano per lo più figli di contadini (o di artigiani)
ed alla fine risultavano anche i più bravi.
La conferma di quanto sopra l’ho avuta anche da un mio
coetaneo (che non vuole essere citato) con la precisazione che:
“Quelle scuole serali ju Maestro le faceva gratuitamente”. E ciò
avveniva, pur esistendo già l’obbligo della frequenza scolastica.
Uno dei suoi alunni, era stato anche Biagio Marsecani (detto
“Muzzitto”) il quale, quando da ragazzo andavo nella sua bottega
al “Colle”, ogni tanto, mi raccontava qualche particolare, come
questo: “Ju Maestro Sarafino sì, ca sapeva come farci imparare
a leggere e a scrivere ed a farci capìre come si dovevano
pronunciare le lettere dell’alfabeto. Ad esempio, per farci
ricordare la lettera “P” ci faceva sempre questa domanda:
“Pippa Pàrito” (che significava “fuma la pipa tuo padre?).- “ In
quelle due parole -aggiungeva- vi sono ben quattro lettere“P”
e, se voi le scrivete sul quaderno e le ripetete diverse volte, la
lettera”P”, sarà difficile dimenticarla”.
137
per motivi familiari dei genitori. Degli altri 35: in 30 ebbero la
sufficienza piena (tra il 6 e il 7 ); tre, degli altri 5, ebbero ottimi
voti (7 e 8) ed erano Costantino Severa, Antonio Giorgilli,
Antonio Piazzi e Mario Terrinoni; mentre due, si distinsero con
tutti otto ed erano Antonio Incocciati di Domenico e Remo
Torelli fu Florindo.Questo, l’elenco completo degli alunni::
Ambrosetti Vincenzo di Luigi – Alessandri Giuseppe di
Leopoldo – Ambrosi Lodovico di Vincenzo – Basilico Pierino di
Antonio – Bertucci Rocco di Francesco – Boero Attilio di
Giuseppe – Bonanni Vittorio di Pietro – Bonanni Orlando di
Luigi – Carletti Angelo di Giovanni – Celani Biagio di Aristide –
Del Grande Antonio di Natale – Giorgilli Antonio di Francesco –
Giorgilli Rocco di Andrea – Incocciati Giuseppe di Domenico –
Infussi Antonio di Vincenzo – Incocciati Antonio di Domenico –
Macciocchi Francesco di Luigi – Panunzi Giuseppe di Pasquale –
Paris Giov.Battista fu Giovanni – Paris Biagio di Vincenzo –
Pantano Sistino di Angelo – Piazzi Antonio di Felice – Severa
Costantino di Luigi – Terrinoni Biagio di Angelo – Terrinoni
Antonio di Marco – Terrinoni Clemente di Francesco Terrinoni
Mario di Biagio – Terrinoni Benedetto di Clemente – Tamburini
Andrea di Clemente – Terrinoni Pietro di Giovanni – Torelli
Remo fu Florindo – Tucciarelli Vincenzo fu Nazareno –
Terrinoni Pietro di Giuseppe – Marsecani Giuseppe di Biagio –
Merletti Salvatore di Felice – Incocciati Leone di Luigi –
Alessandri Biagio di Vincenzo – Severa Antonio di Biagio.
138
posto (e mi ha posto) l’interrogativo del perché, nessuno della
sua famiglia fosse mai andato a scuola.
Credo di poter fugare questi interrogativi dicendo che gli
elenchi già pubblicati, si riferiscono soltanto a due, dei 45 anni
scolastici in cui egli aveva insegnato, dal 1875 al 1921. Pertanto,
quasi certamente le classi di giovani, nati tra il 1869 e il 1914
avranno quasi tutti frequentato la scuola dell’obbligo (allora
prevista dalla prima alla terza) e sono quindi passati sotto
l’insegnamento di quello che ormai i fiuggini ricordano, come il
mitico Maestro dei loro antenati..
Oppure dagli anni 1880, sono stati alunni di altri maestri e
maestre (anticolani e fiuggini) come risulta ancora da quei pochi
registri, che si sono salvati nell’archivio della scuola elementare,
in seguito ai molti trasferimenti che essa ha subito dopo la sua
istituzione (avvenuta nel 1874) dalla sede originaria, sita in
Piazza della Castellatura (come allora si chiamava Piazza
Castello) alla sedi, ubicate in Via Maggiore, in Piazza dell’Olmo,
e in Via Verghetti nel magnifico Edificio Scolastico, costruito
sotto il Fascismo. Poi definitivamente ubicata nell’attuale
costruzione di Via degli Studi, dove sono finiti però, non tutto
l’archivio, ma soltanto le macerie e la polvere dell’unica scuola,
esistita a Fiuggi fino agli anni ‘60.
Fatta questa doverosa premessa, vorrei ora soffermarmi sui
primati della sua vita, ottenuti da Serafino Alessandri sia come
maestro, che come padre della sua numerosa famiglia.
Era nato in Anticoli il 28.2.1856, da Pietro Alessandri
(deceduto 4 mesi prima) e da Paola Fonti. A meno di 19 anni,
nel 1875, aveva preso a Velletri la Patente di Maestro di
grado superiore e, nel novembre 1875 aveva preso servizio
nella Prima Scuola Elementare di Anticoli di Campagna, in
“Piazza della Castellatura.”
Ha insegnato per 45 anni, fino al 1921, perché a 65 anni, per
raggiunti limiti di età, fu obbligatoriamente collocato a riposo,
come avveniva per tutti i dipendenti dello Stato.Poco più che
ventenne, aveva sposato Rosa Santesarti (detta Rosina) figlia di
Gregorio Santesarti e di Maria Agata Terrinoni, da cui ebbe i
139
seguenti 12 figli (più uno premorto) : Marietta, nata nel 1878 –
Bianca, nel 1880 – Pietro nel 1882 – Lucina nel 1884) – Agata
nel 1886 – Anna nel 1888 – Francesca nel 1890 - Colombo, nel
1892 – Paola, nel 1895 – Iolanda, nel 1898 – Americo, nel 1901
– Gualtiero, nel 1905. Dalle date di nascita dei 12 figli, si rileva
la circostanza, più unica che rara, con la quale i coniugi avevano
ottemperato pienamente al dettato del “crescete e moltiplicate”
della morale cristiana. Ed in virtù di tale principio (rimasto, per
la Chiesa, inderogabile, fino alla recente scoperta del metodo
Ogino Knaus) i due genitori, nei primi 20 anni del loro
matrimonio, avevano puntualmente messo al mondo ben 10 figli,
cioè uno ogni due anni. E nei successivi 7 anni, altri due, per
arrivare a 12. Se non è questo un primato, nella procreazione
della specie, non saprei cos’altro sia. Un altro aspetto degno di
nota , nella intensa vita dei coniugi Alessandri, è che, nei primi
venti anni di matrimonio, si trovarono ad avere in casa e tutti
insieme, la bellezza di nove figli, in questo perfetto ordine di età,
a scalare: 20-18-16-14-12-10-8-6 e 3 anni. Ed una situazione
come questa, fa capire anche perché, ad un dato momento, la
numerosa famiglia avesse deciso di trasformare la propria
abitazione (di Via Maggiore, già grande, ma poi collegata a
quella di Via Rifreddo, all’uopo acquisita) in una delle prime
pensioni di Anticoli, che nel 1904 (con tanto di insegna e carta
intestata) era già chiamata “Hotel pensione Alessandri” e la cui
ricettività (20 camere circa, 35 letti ed una decina, tra bagni e
wc) poteva assicurare, ad una famiglia così numerosa, buone
possibilità di lavoro, anche se limitate al solo periodo estivo.
Il Maestro, dopo essere stato 30 anni in pensione, nel settembre
1951, a 96 anni, moriva nella casa della figlia Agata (che
rimasta vedova di Incocciati Antonio, viveva con i figli Colombo
e Concetta) in Via Morgani, vicina alla chiesa di Santo Stefano,
dove, dopo il matrimonio della figlia Paola, si era ritirato da
alcuni anni. Da pensionato, aveva continuato ad insegnare agli
alunni (dai sei ai dieci anni) che, per un motivo o per un altro,
non andavano a scuola. Ma si era dedicato con più fervore, anche
alla famiglia ed ai tanti figli (in maggioranza femmine) che
140
avevano avuto sempre bisogno di lui sia come padre, che come
maestro fino a quando sono rimasti con lui, nella casa di Via
Maggiore. Sì, in quella casa famosa, dove oggi è triste vedere
affisse due lapidi “improprie” e non storicamente attendibili, che
stanno lì ad offuscare, il ricordo e la riconoscenza, che gli
anticolani e i fiuggini hanno ancora per lui; ma anche il ricordo
di alcuni suoi figli che vi abitarono. Dei quali, la comunità
cittadina ha più di un motivo per ricordare le virtù, militari,
religiose e civili che li distinse. Come ad esempio:
Colombo (l‘Aspirante ufficiale, medaglia d’argento alla
memoria, come caduto della Grande Guerra) - Don Pietro
(l’Arciprete della Chiesa di San Pietro e di Santo Stefano, per
oltre mezzo secolo – Americo (il maestro di musica e
l’organista, nelle cerimonie religiose e civili – Gualtiero (il primo
Sindaco di Fiuggi, eletto nel 1946 dopo libere elezioni).
In seguito, finite le ricerche, scriverò degli altri maestri e
maestre, che insegnarono nelle scuole di Anticoli tra la fine del
1800 e l’inizio del 1900. Periodo in cui vennero istituite anche le
prime classi miste, aperte a tutti. Quando, sotto lo Stato
Pontificio fino al 1870, le scuole per le femmine, non erano mai
esistite e quelle poche che c’erano, non erano scuole pubbliche,
ma tenute in qualche casa privata o monastero e quasi sempre
riservate alle fanciulle di famiglie benestanti.
Perché alle giovani, di famiglie povere, se ammesse, venivano
insegnati (com’è storicamente accertato) soltanto i lavori manuali
e la dottrina cristiana. Il che significava che, nessuna di esse
poteva mai diventare (nel senso culturale del termine) educatrice
(o maestra) di altre fanciulle.
141
Lattanzi Luigi di Gaspare e di Ambrosi Nunziatina ( Via
Maggiore) – Pirazzi Giacinto di Felice e di Crocifissa (Via della
Portella) – Celani Biagio di Aristide e di Lattanti Silvia (Piazza
Castello) – Bonanni Pio di Pietro e di De Marchis Giuseppa (Via
Riofreddo) – Romani Renato di Agostino – Carletti Angelo di
Giovanni e di Lattanti Teresa (Via Maggiore) – Sideri Amedeo
fu Vincenzo e di Martini Clorinda (Via del Colle) - Cupini
Augusto di Genio e di Tosti Albina (Via del Colle) – D’Amico
Benedetto di Giuseppe e di Ciancarelli Filomena (Via
Maggiore) – Principia Bartolomeo fu Augusto e di D’Amico
Luigia – Bianchi Antonio di Ermete – Girolami Giuseppe di
Loreto e di Terrinoni Augusta – Moro Biagio di Vincenzo e di
Tucciarelli Giuseppa – Terrinoni Camillo di Vincenzo -
Ciminelli Marco di Costantino e di Giuseppina – Ludovici
Giuseppe di Giovanni e di Pannone Adele – Bianchi Michele di
Ernesto – Terrinoni Cataldo di Bernardo e di Fiorini Elvira –
Tucciarelli Antonino di Vincenzo – Girolami Giuseppe di
Biagio e di Paris Nicolina - Severa Giuseppe di Luigi e di
Incocciati Carolina (Via della Portella) -Incocciati Olimpio di
Carlo e di Latini Maria (Via della Portella)- Ambrosi Ambrogio
di Ermete e di Alessandri Rosina – Scardella Umberto di
Giovanni e di Scaramastra Carissima - De Marchis Antonino di
Vincenzo e di Ambrosi Laura-Tucciarelli Vincenzo fu Nazareno
e di Fiorini Serafina-Terrinoni Natale di Augusto e di
Genoveffa-Alesi Biagio di Vincenzo e di Macciocchi Maria-
Ciancarelli Salvatore – Maggi Alfredo.
Documenti.
In questa Sezione sono riprodotti i registri degli alunni e degli
altri maestri e maestre, avvicendatisi nella scuola di Anticoli di
Campagna dal 1880 al 1916. e precisamente Rita Virginia
Tucciarelli di Anagni, Gaetano Verghetti di Anticoli,
Nazzarena Del Frate, Maria Verghetti di Anticoli e Marina
Ranzani di Roma.
142
Le loro biografie verranno pubblicate quando le ricerche ancora
in corso nella Scuola Elementare di Fiuggi saranno ultimate, con
la speranza che i pochi registri di quel periodo che vi si trovano
siano conservati e siano a disposizione di altri ricercatori che
vogliano approfondire le ricerche sulla scuola, finora quasi del
tutto trascurate.
143
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
144
GIAMPIERO RASPA - Volume “La Santa avventura delle
Sorelle Faioli”- Istituto ISALM di Anagni - 1992
145
GIUSEPPE MAROCCO – “Monumenti dello Stato Pontificio di
ogni Paese. Lazio e sue memorie” Tipografia Boulzaler - Roma:
1830 - 1834.
146
IL NUOVO DIARIO – “Settimanale cattolico dell’Istituto delle
suore di S. Teresa del Bambin Gesù di Imola” - 1995 -
147
COLOMBO INCOCCIATI - Risponde a Giampiero Raspa sul
Giornale Fiuggi - Gennaio 2004.
148
DELLO STESSO AUTORE
SU STORIA E POLITICA
“In nessuna storia locale si dice che nel 1867 anche in Anticoli
vi fu una Giunta garibaldina” (Radio Centro Fiuggi).*
149
“A Frosinone: “Errata la posizione del Monumento a Nicola
Ricciotti” (Frosinone extra - Flash Magazine).
150
“1944-1945: Anche in Ciociaria, l’Italia fascista si scopre
democratica” (Flash Magazine).
151
“Quali quante erano le cinta murarie e le porte di Anticoli? (di
prossima pubblicazione - d.p.p).
152
RECENSIONE
Caro Incocciati
Ho letto con grande interesse il tuo lavoro “La Vera Storia delle
Sorelle Faioli e della Istruzione Elementare in Anticoli”, che
richiama alla mia mente di professore di filologia classica un
titolo simile la “Vera Historia” di Luciano di Samoasta, anche se
i tuoi intenti sono diametralmente opposti a quelli del predetto
autore greco. Dopo una lettura attenta e meditata ho potuto
rilevare che tre sono gli elementi sui quali ho fermato la mia
attenzione:
1) Come cultore di storia locale ami intensamente il tuo paese
(Anticoli, Anticoli in Campagna, Fiuggi).
2) Avendo approfondito certe tematiche, sei portato alla
contestazione ed alla polemica.
3) Qua e là dài adito a spunti di una certa critica contro Pio IX,
quasi di sapore ottocentesco (pag.118).
Ma ciò in parte è frutto della tua partecipazione affettiva alla
discussione e in parte della tua forma mentis di giornalista.
Ma cominciamo con la prima parte che vuole essere la “pars
construens”, come dicono i filosofi. Dici che per motivi
professionali ti sei dedicato alla ricerca soltanto di recente,
perché a ciò stimolato da alcune storie locali, che ora cerchi di
ricostruire. E per questo, tra l’altro sei andato a ficcare il naso
anche nelle vie e nei vicoli di Anticoli-Fiuggi alla ricerca dei
cognomi delle famiglie che dal ‘700 abitavano ad Anticoli, poi
hai cercato le vie e le famiglie che dalla fine dell’ ‘800 vi
abitavano abitualmente. Di queste parli nella parte quarta del tuo
lavoro: le famiglie di origine anticolana. Per una ricerca del
genere ci voleva proprio tutta la tua pazienza certosina.
Giustamente lamenti la tendenza al cambio dei nomi delle
strade che è un’autentica iattura, perché si viene a perdere la
memoria delle radici cioè della propria storia.
Giustamente critichi il cambiamento del nome di Via Maggiore
in Via Vittorio Emanuele, quindi in Corso Sorelle Faioli, oppure
153
Piazza della Castellatura in Piazza Castello. Così pure deplori
che siano scomparsi dalla toponomastica cittadina i nomi dei
vicoli: Vicolo della Corte, Vicolo del Gobbo, Via della Lietta
(pag.134).
Tuttavia io non mi meraviglierei più di tanto per questa mania
di cambiamento che è caratteristica di quasi tutti i nostri paesi.
Quando va bene alcuni mettono l’avverbio “già”.
Quindi io avrei messo Piazza Castello ( già Piazza della
Castellatura) , Corso Sorelle Faioli (già Via Maggiore) e così per
le altre vie, il cui nome è stato cambiato. In questo modo
salveremmo capra e cavoli. Ma veramente, lo ripeto, non mi
meraviglierei più di tanto, dal momento che nel passato è stato
cambiato anche il nome del paese per ben tre volte: Anticoli -
Anticoli di Campagna e Fiuggi, che se sono bene informato,
deriverebbe dall’espressione dialettale (fiuci = felci?).
A questo punto devo fare una piccola digressione di carattere
storico-psicologico: anni fa una professoressa di Fiuggi, mia
collega, mi disse che preferiva la dizione Fiuggi al posto di
Anticoli di Campagna, perché la forma le ricordava in modo
antipatico la campagna, i boschi e i contadini.
Allora le spiegai che Campagna non significa boschi, campagna
e contadini, ma semplicemente Campania, nota regione italiana.
Infatti, questa cosa la vado predicando da anni, in seguito alla
riforma delle province operata dal governo dell’ imperatore
Augusto, tutto il Lazio meridionale fu aggregato alla provincia
della Campania, la quale nel medioevo per questioni fonetiche fu
pronunciata Campagna. Il gruppo finale “nia” si è trasformato
nel diagramma “gn” che rappresenta la consonante nasal-palatale
(vedi familia - famiglia!). Dopo la mia spiegazione la
professoressa fu assai soddisfatta per essere stata, si fa per dire,
illuminata. Mi sono sempre domandato: ma come hanno potuto
cambiare un così bel nome Anticoli, in Fiuggi. Oltretutto il nome
Anticoli di Campagna ha qualcosa di assai romantico che fa
pensare a Goethe, a Gregorovius!
Per quanto riguarda la “vexata questio” sulle sorelle Faioli, essa
presenta varie sfaccettature. Cominciamo dal problema delle
154
maestre pie. Effettivamente nel ‘700 e ‘800 c’erano le maestre
pie che facevano scuola nello Stato Pontificio alle fanciulle e la
loro azione didattica, se così si può dire, era limitata
all’insegnamento della dottrina cristiana e dei “lavori donneschi”
(vedi cucito,ricamo ed altro), strumenti questi necessari per
essere delle brave madri di famiglia e brave mogli.
Questi erano gli obiettivi nella società di allora nello Stato
Pontificio. Ma non veniva loro insegnato a leggere e a scrivere.
Così ho potuto constatare attraverso le mie ricerche archivistiche
nel ‘700 ed ‘800 a Torrice, a Boville, a Giuliano e quindi nel
resto dello Stato Pontificio, e non c’è da meravigliarsi oggi per la
prassi, che era in un certo qual senso il segno dei tempi. Di tale
prassi non vanno esenti neppure le Sorelle Faioli di Anticoli.
Solo pochissime donne di famiglie benestanti, ricche o
aristocratiche, privatamente imparavano a leggere e a scrivere
con il maestro in casa e talora ricevevano anche una formazione
umanistica. Insomma erano donne acculturate di tutto rispetto.
Battista Sforza, moglie di Federico da Montefeltro e duchessa
di Urbino, ebbe come maestro Martino Filetico da Filettino ( vedi
i Filetici di Fiuggi).
La scuola obbligatoria e gratuita per maschi e femmine fu
introdotta, come varie volte affermi, dalla legge Casati del 1859
estesa anche al resto dello Stato Pontificio dopo il 1870, quando
Roma divenne capitale del nuovo Stato Italiano, con tante cose
positive ma anche negative (vedi le soppressioni).
Bene hai fatto a produrre la documentazione scolastica della
fine dell’ ‘800 e del primo ‘900 per evidenziare in modo concreto
la situazione della scuola a Fiuggi.
Ti sei reso conto che la ricerca storica si fa appunto con i
documenti. Bene hai fatto quindi a parlare dei primi maestri che
hanno dato tutto il loro essere per la formazione dei ragazzi. In
particolare hai ricordato le benemerenze del maestro Serafino
Alessandri, il quale compilava il registro della scuola con la sua
bella calligrafia, con i moduli perfetti e con i nomi in
bell’ordine.
155
Anche io ho provato le stesse sensazioni quando nelle mie
ricerche archivistiche sulla scuola ho trovato il nome del mio
maestro Giuseppe Cristini sulle carte di Torrice e di Trevi, nei
primi anni del ‘900.
Dopo la parte “costruens”, ora viene la parte “destruens”.
A proposito dell’introduzione del processo di beatificazione
delle serve di Dio Sorelle Faioli, non sono completamente d’
accordo, anche se produci una serie di documenti con un
ragionamento logico. E nel lamentarti, assieme ad altri, che oggi
vengono fatti troppi santi, affermi che dalla nascita della Chiesa
ad oggi, Giovanni Paolo II, nei suoi 26 anni di Pontificato, ne ha
nominati ben 1700. Più del doppio di quelli nominati dai suoi
predecessori.
Vorrei comunque ricordare che, tanti processi durante l’iter sono
stati bloccati, per i più svariati motivi ed altri, sono giunti in
porto dopo tanti secoli.
Sulla canonizzazione di Pio IX che ha suscitato vasta eco e
contrasti in molti ambienti, c’è da dire che egli fu uno dei
protagonisti del Risorgimento, ma quando si rese conto che
doveva perdere il potere temporale, cercò di difenderlo con tutte
le sue forze, perché riteneva che la Chiesa avrebbe perso con
esso, anche la libertà per l’adempimento della sua missione.
Come vedi caro Incocciati, anch’io mi sono lasciato prendere
dalla mano e sono entrato nel dibattito. *
Comunque auguri e congratulazioni per il tuo lavoro, con il
quale fai conoscere tanti aspetti di Fiuggi che i giovani di oggi
ignorano. Ti saluto cordialemente.
Umberto Caperna
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