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Il narcisismo come strategia del desiderio

La posizione di Freud

Nel narcisismo Freud vede la massima autonomia del desiderio anche se la considera
traccia di quel “narcisismo primario” e fondamentale, legato alla primissima infanzia
in cui l’individuo ha due oggetti sessuali che Freud definisce originari; se stesso e la
donna che si prende cura di lui.
Si ha narcisismo quando il soggetto si prende per oggetto, quando ci si costituisce
come l’oggetto del proprio desiderio.
Nell’età adulta il desiderio di chi ha rinunciato al proprio “narcisismo primario”,
elemento legato ad un certo stadio evolutivo e incompatibile con la maturità
responsabile, diviene oggettuale; ed esso comporta un impoverimento libidico.
Il desiderio narcisista si fonda su se stesso, si serve del suo oggetto per arricchire la
propria libido.
Freud vede il desiderio oggettuale come prerogativa tendenzialmente maschile e
quello narcisistico lo vede legato ad un certo tipo di donna, bella, che emana un
fascino particolare, ben oltre le sue ragioni estetiche; egli dice in virtù di “interessanti
costellazioni psicologiche”.
“E’ infatti accertabile come evidenza che il narcisismo di una persona suscita una
grande attrazione su tutti coloro i quali, avendo rinunciato alla totalità del proprio
narcisismo, sono alla ricerca di un amore oggettuale; l’attrattiva del bambino
poggia in buona parte sul suo narcisismo, sulla sua autosufficienza e inaccessibilità,
al pari del fascino di alcune bestie che sembrano non occuparsi di noi, come i gatti e
i grandi animali da preda… E’ come se li invidiassimo perché hanno saputo serbare
una condizione di beatitudine psichica, un assetto libidico inattingibile al quale noi
ormai abbiamo rinunciato da tempo. Il grande fascino della donna narcisista non
manca tuttavia di un rovescio: gran parte dell’insoddisfazione dell’uomo
innamorato, dei dubbi che egli nutre sull’amore della sua donna, delle lamentele per

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la natura enigmatica di lei, hanno la loro radice in questa incompatibilità fra due
tipi di scelta oggettuale.” 1
Freud nota che il desiderio “oggettuale” si orienta di preferenza verso la donna
narcisista, dalla quale non riceve mai quell’arricchimento libidico che va cercando; la
scelta oggettuale ha in Freud sempre qualcosa di materno poiché l’oggetto originario
è la madre.
“A rigore queste donne amano, con intensità paragonabile a quella con cui sono
amate dagli uomini, soltanto se stesse” 2
Gli uomini capaci di scelta oggettuale dovrebbero orientarsi verso esseri capaci di
scelta oggettuale, ossia di dedizione.
Invece di ricercare il nutritivo e il materno il desiderio si dirige verso ciò che
aggraverà la sua mancanza, depone le sue suppliche ai piedi di una divinità che una
volta ricevuto in omaggio l’anima delle proprie vittime ne restituisce i corpi, per lei
ormai privi di interesse. Queste donne sembrano ardere del proprio fuoco pur
restando di ghiaccio verso i loro amanti, e questi non possono che precipitare nella
disperazione: non potendo disprezzarle senza disprezzare se stessi, non potendo
desiderarle senza che esse si “avvitino” ulteriormente nel proprio desiderio.
Come si spiega che il “narcisismo intatto” costituisca l’oggetto più affascinante per
un desiderio, che avendo rinunciato al proprio narcisismo, dovrebbe orientarsi verso
oggetti che promettono di contraccambiare il suo investimento libidico ?
Freud ci presenta ovunque il “narcisismo intatto” come infantile, perverso, inferiore
al desiderio “oggettuale” il quale però non può fare a meno di gettarsi in maniera
abbietta ai suoi piedi.
La psicoanalisi spiega la nostra “invidia” verso queste creature immerse in quella
loro “indifferente autosufficienza” chiamando in causa il “narcisismo intatto” come
condizione a cui l’uomo adulto ha rinunciato. Quindi vi sarebbe una sorta di
fascinazione delle origini che si confonderebbe con la nostra originaria condizione
animale e il conseguente "narcisismo primario” il quale equivarrebbe a quel fascino

1
S. FREUD, Introduzione al narcisismo, in Opere, VII, Boringhieri 1977, p.459
2
S, FREUD, Introduzione al narcisismo, Boringhieri 1976, p.40
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che emanano tutte le vite che cercano istintivamente ciò di cui hanno bisogno e
fuggono ciò che gli nuoce (Freud accena al “fascino” che esercitano su di noi certi
predatori). Come si può desumere da un brano di Introduzione al narcisismo (che
riportiamo oltre, a p. 16-17), in Freud non c’è una distinzione netta tra “narcisismo
intatto” del bambino e il “narcisismo primario” animale. Lo psicoanalista attinge a
piene mani alle caratteristiche del “narcisismo primario”, tipico dell’animale, sia per
descrivere il “narcisismo intatto” del bambino che quello, ad esempio della “civetta”,
che alletta lo spasimante senza però concedersi a lui.
Per Girard il desiderio, lo abbiamo già visto, è sempre imitazione; non percorre mai
una linea retta verso il suo oggetto, ha una struttura triangolare, vale a dire è sempre
la copia di un altro desiderio.
Se in Freud la fascinazione del desiderio oggettuale per il narcisista trova una
spiegazione quanto meno debole, dovendo chiamare in causa condizioni ancestrali
dell’individuo, la teoria girardiana ritiene di fornire una spiegazione più adeguata.

Desiderio come strategia

“ A partire dal momento in cui il desiderio è divenuto metafisico, esso trasfigura


ormai soltanto degli ostacoli: riconosce ad essi una autosufficienza che è solo il
corrispettivo della sua insufficienza; il desiderio diventa un’esperienza molto
umiliante, penosa e sgradevole. Si capisce dunque come tutti i soggetti vogliano
evitarla, e il miglior modo di evitarla è di imporla all’Altro. Non c’è nulla di più atto
a distoglierci dall’Altro e a rivolgerci verso di noi, a rassicurarci su noi stessi, dello
spettacolo di questo Altro che ci prende per oggetto di desiderio, che ci conferisce
l’autosufficienza felice di cui, con identico gesto, egli si priva. La strategia del
desiderio, e non solo di quello sessuale, consiste nel far balenare agli occhi altrui
un’autosufficienza alla quale potremo credere un po’ anche noi se riuscissimo a
convincerne gli altri.” 3

3
R. GIRARD, Delle cose nascoste fin dalla fondazione del mondo, Milano 1982, p. 449
17
Freud non azzarda mai l’ipotesi che si potrebbe avere a che vedere con una strategia
di cui egli steso, come si vedrà oltre, sarebbe la vittima. Questa strategia, praticata da
molte signorine avvenenti, si chiama “ civetteria”. La “civetta” non ha una maggiore
autosufficienza dell’uomo che la desidera, ma non ignora che il desiderio attira il
desiderio.
La sua fiamma ha bisogno, per poter splendere, del combustibile fornitole dal
desiderio altrui.
Per Freud il narcisismo è il desiderio di sé da parte di sé stessi.
Il desiderio oggettuale desidera la libido narcisista perché in realtà non ha niente
dell’oggettualità che gli attribuisce Freud; è un desiderio mimetico come tutti i
desideri. Copia il desiderio di quella libido che sembra desiderarsi e anche il
narcisista fa la stessa cosa di tutti, dopo essersi abilmente “suggerito” come modello.
La civetta la sa tanto lunga sulle strategie del desiderio che sa perfettamente che un
desiderio che si rivela, che si getta ai nostri piedi si svaluta come se l’essere si
ritraesse sa esso, prepara la sua trappola indirizzando su sé stessa il proprio desiderio.
E’ come l’acqua che serve ad innescare una pompa; dopo il primo bicchiere si può
aspirare un mare di desiderio.
Ripagherà tutte le sue vittime con un indifferente egoismo; si tratta di fingere il
massimo narcisismo, di proporre agli altri il desiderio di sé stessi per costringere tutti
a imitare questo desiderio seducente.
Freud non vuole ammettere che il fascino del narcisismo costituisca l’autentico
oggetto perduto del desiderio: quell’autonomia felice, quella posizione inespugnabile
di ricchezza libidica, tutto ciò di cui manca il desiderio oggettuale costretto ad
impoverirsi dal suo stesso essere.
“E’ chiaro, infatti, che se il desiderio oggettuale è un desiderio che si impoverisce in
partenza, e si impoverisce sempre più, esso sogna essenzialmente proprio la
ricchezza che l’essere narcisistico si riserva e sembra capace di difendere. Quello

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che lo fa sognare è il fatto di non dover desiderare oggettualmente, di non essere
povero; sogna la ricchezza narcisistica, il desiderio non sogna mai altro.” 4
La scelta del “narcisismo intatto” pare obbligata perché il narcisismo è ciò di cui
manca il desiderio; vede in esso un tesoro di libido, un accumulo di energia
inespugnabile e autosufficiente, quella “pienezza d’essere” (l’espressione di Girard è
nel VI capitolo di La violenza e il sacro) di cui sempre il desiderio è in cerca.

Povertà e rancore nel desiderio

Il narcisismo intatto è sempre presentato da Freud come infantile, egoista, perverso,


inferiore sotto ogni aspetto al desiderio oggettuale; il suo innegabile fascino si
accompagna alla sua condanna da parte di Freud: e ciò per Girard dipende dal
risentimento che il modello-ostacolo mimetico sempre ispira al discepolo, in questo
caso a Freud stesso. Le lettere, “quasi galanti”, che Freud scriveva a Lou Andreas-
Salomé e a Melene Deutsch, testimoniano la sensibilità del vecchio professore al
narcisismo di queste donne.
“Si tratta di un desiderio che verte sul modello-ostacolo in quanto ci tiene in scacco
e proietta intorno a sé il miraggio metafisico di quell’autosufficienza felice attribuita
da Freud al narcisismo inatatto. Il desiderio metafisico prova un intenso rancore nei
riguardi di ciò che desidera e della sua insolente inaccessibilità. Verrà il momento in
cui pure lui saprà di essere vittima di un’illusione.” 5
Di fronte al narcisismo il desiderio, il quale ne resta immancabilmente affascinato,
rivela una propensione verso le situazioni che lo pongono in scacco; c’è in esso una
vocazione “metafisica” che almeno virtualmente lo distoglie dagli oggetti “terreni”,
come una vertigine che lo attrae verso il baratro di una “pienezza d’essere” di
ascendenza mitica o divina. In realtà il desiderio mimetico divenuto “metafisico”,
sempre più interessato all’”essere” e alla “pienezza d’essere” del modello a discapito

4
Ibid, p. 450
5
Ibid, p. 457

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dell’oggetto, si rivela come “desiderio di desiderio” e vuole solo sopravvivere a sé
stesso. La sua sopravvivenza lo orienta tatticamente verso quegli oggetti impossibili
protetti da ostacoli insuperabili che di volta in volta gli forniscono un alibi che gli
consente di non guardare in faccia la propria assurdità. Si tratta della ricerca di una
pienezza d’essere e di una autonomia divina e allo stesso tempo è “copia”, volgare
imitazione del desiderio altrui; una brama di assoluto che maschera un nulla totale.

Conclusione

Il narcisismo, per antonomasia il simbolo stesso dell’autonomia del desiderio, si è


rivelato ad un attento esame, secondo Girard, connesso alla dinamica del desiderio
mimetico-triangolare ed in particolare ad un suo stadio, quello della “mediazione
interna”. Come testimonia il risentimento che sempre esso provoca, si ha a che vedere
con una particolare relazione con il modello che è divenuto per il discepolo una sorta
di Medusa dal cui sguardo ci si vuol sottrarre. “Fingere” di desiderarsi catturerà il
desiderio altrui, ci costituirà come ricco oggetto di desiderio sottraendoci alla
schiavitù del desiderio verso l’altro; faremo del nostro niente un tutto inviolabile ai
piedi del quale gli altri deporranno il loro desiderio; come tutto ciò che si inginocchia
di fronte a quella che, in effetti, non è altro che una nostra miseria libidica sarà per il
fatto stesso di offrircisi svalutato, non ci interesserà più, ci volgeremo verso altri
desideri da “conquistare”. Il narcisista è destinato a restare una creatura affascinante
quanto inafferrabile e irritante.

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