Corso di laurea in Architettuta (costruzione) - a.a. 2007/08
Saggio di ricerca I a carattere storico critico Pof. Pierre-Alain Croset Luis Barragan e Tadao Ando la Cappella di Tlalpan e la Chiesa della luce Francesca Diano 144096 Indice 1. Introduzione 2. Luis Barragan 3. Tadao Ando 4. Legame tra le poetiche dei due architetti 5. Tlalpan chapel 6. Chiesa della luce 7. Confronto volumetrie: angoli, setti e percezione dello spazio luce tangente i setti cornice e parzializzazione delle superfci buio e luce ombre e luci - rifessi colore e superfcie 8. Bibliografa 1. Introduzione Questo breve saggio si pone lobiettivo di indagare i legami, indi le dissonan- ze e le somiglianze, tra le architetture di due grandi architetti appartenenti a culture e mondi diametralmente op- posti. Ci vuole dimostrare come nulla nasce dal nulla e dalla ignoranza in- tesa come lassenza di conoscenza, come qualsiasi grande architetto con- osca il passato, sia esso remoto o prossimo, e da questo inizi il proprio percorso personale. Inoltre si vuole sottolineare come scelte di materiali, colori, luci, strutture differenti portino alla composizione di architetture sen- sibilmente dissimili, nonostante siano esse scaturite da problematiche ed ideologie simili: questo a sottolineare come il progetto sia in defnitiva una delle molteplici risoluzioni possibili ad un problema reale, opinabile, e non piuttosto lunica e la sola in senso as- soluto. 2. Luis Barragan (1902-1988) Luis Barragan stato uno degli ar- chitetti messicani del novecento che pi ha cercato di fondere in un unicum la tradizione della propria terra con le innovazioni dell International Style. La sua capacit, come diceva il suo amico scultore Mathias Goeritz, stata quella di porre dei valori spirituali sullestetica e sulla funzi- one [ in Danile Pauly, Barragan, space and shadow, walls and color, Birkhauser, Basel, 2002, p.6], cre- ando unarchitettura moderna senza tempo, spirituale, fatta di contaminazi- oni differenti. Non chiedetemi di questo o quel lavoro; non chiedetemi che cosa fac- cia; guardate ci che ho visto io. Sono infuenzato da ogni cosa che vedo" [in Danile Pauly, Barragan, space and shadow, walls and color, Birkhauser, Basel, 2002, p. 9]; in realt si possono individuare tre grandi temi fusi nelle architetture di Barragan: lesperienza vernacolare messicana, l'infuenza mediterranea e quella del Movimento Moderno. 1. Larchitettura della tradizione- si possono enumerare differenti temi ricorrenti: la presenza di patii e alberi che creano all'interno degli edifci luoghi privati di ombre e luci neces- sari in un clima torrido come quello messicano; i corredores, ovvero por- tici che fungono da luoghi intermedi vissuti negli edifci campestri; i colori; nel particolare, i colori della tradizione precolombiana, carichi di signifcati simbolici, che si fondono con quelli del Barocco Spagnolo, vere e proprie texture. 2. Larchitettura mediterranea scoperta nei viaggi europei - ci che pi suggestioner larchitetto saranno i monasteri, in particolare il complesso di Assisi, e l Alhambra. Larte per Bar- ragan ispirata dalla religione e dalla spiritualit; i monasteri e le chiese col- mano la sua necessit di solitudine, silenzio, spiritualit grazie alla perfetta sintesi tra luci, ombre, volumi. 3. LInternational Style - utiliz- zando volumi puri, piani intersecanti e linee secche Barragan si avvicina a quelle che erano le teorie del modern- ismo europeo, diventando egli stesso un esponente del nuovo movimento moderno. La sintesi delle tre esperienze avvi- ene nel momento in cui larchitetto ri- esce a creare una nuova espressione e a dare un'essenza specifca a questi piani e volumi tipici della tradizione moderna: la percezione dei volumi cambia in base alle ombre che vi si stagliano nellarco della giornata, di- ventando prima piani, poi linee. Tutte le sue architetture dipendono dalla luce che le tange: i volumi e gli angoli assumono una forza scultorea che fa in modo che essi vengano percepiti come oggetti che mutano nel tempo; i colori danno alle superfci nuova vita e signifcati simbolici; la luce cambia colore in base alla texture che incon- tra; tutta larchitettura investita da signifcati spirituali ed emotivi. Luis Barragan, San Cristobal Ranch Ci che faccio applicare il signif- cato dellarchitettura tradizionale negli edifci moderni" [ in Danile Pauly, Barragan, space and shadow, walls and color, Birkhauser, Basel, 2002, p. 27] Questo il signifcato della sua opera. 3. Tadao Ando Come lo stesso Ando riferisce in unintervista [crf. Federica Zanco, Luis Barragan: the quiet revolution, Skira, Milano, 2001, p.12], la sua architettura si rif in qualche modo allesperienza di Barragan: le pre- messe dei due architetti sono net- tamente differenti, ma giungono alla defnizione di concezioni ed idee affni che a loro volta vengono rielaborate e concretizzate in contesti e prodotti sensorialmente e matericamente dif- ferenti. Larchitettura di Tadao Ando mira ad essere un connubio e una sincrasia tra tre elementi: i materiali autentici, la pura geometria, la natura. materiali: questi vengono defniti autentici nel momento in cui riman- gono puri nella loro materia, non intaccati da elementi estranei alla loro prima natura; la geometria per larchitetto il simbolo della ragione umana che trascende la natura e il suo caos, facendo transitare il signifcato della parola su quello di regolarit e semplicit vitruviano, assolutamente non arbitraria. nfne la natura: questa identifcata nei tre elementi di luce, cielo, acqua. La vera architettura si cristallizza nel momento in cui queste tre categorie trovano una coesione a discapito di una prima opposizione; la geometria cos diventa la cornice per la visione di ci che gli attorno e crea delle condizioni di luce e materia interne in- esistenti in natura, totalmente nuove, simboli stessi della natura esterna. In questo senso deve essere inteso il rapporto natura-spazio: i tre elementi naturali entrano letteralmente nella geometria: questa perde la sua con- notazione di oggetto e diventa vera architettura, creando un organico impossibile da rintracciare in natura, senza simili, giusto compromesso tra il totale confitto e la completa fusione dellelemento naturale con quello ra- zionale. Linterno e lesterno diventa- no cos un luogo continuo ma di cui si distinguono i caratteri. Il sito che allinizio sembra essere in contrasto con larchitettura, al termine del processo di progettazione, coe- siste con larchitettura stessa che vi si adatta secondo una logica di com- penetrazione da cui ne deriva il suo carattere di unicit. The moment that nature enters into a relationship with architecture it be- comes no longer whole. It changes its appearance and is reduced to el- ements like light, wind, water or sky. Light, wind, water or sky become the symbol of nature. Nature, which up to that point had remained defnite, be- comes, through its resonance with the geometry embodied in the architec- ture, an abstraction [ in El Croquis, vol. n. 44, Tadao Ando, Madrid, sep- tember 1990, p.5 ] 1 1 Il momento in cui la natura entra in relazione con larchitettura, questa diviene non pi unentit unica, un tutto. Cambia il suo aspetto ed si riduce a elementi quali luce, vento, acqua o cielo. Luce, vento, acqua o cielo diventano il simbolo della natura. La na- tura, che fno a quel momento era rimasta defnita, diventa, attraverso la sua risonanza con la geometria che prende corpo nellarchitettura, unastrazione Tadao Ando, Museo della letteratura, Himeji, Japan Tadao Ando, Koshino House Luis Barragan, Barragan House Larchitettura di Tadao Ando non tenta per unicamente di creare una sintesi tra questi tre elementi, ma si pone anche lo scopo di fondere le con- cezioni spaziali e culturali occidentali con quelle orientali: larchitettura che caratterizza loccidente in generale per lui infatti prevalentemente verticale e spaziale, nettamente in contraddizione con quello della cul- tura giapponese, orizzontale ed ir- regolare. Leffetto di questo processo unarchitettuta trascendentale, che ritrova le sue radici nelle esperienze sensoriali del Pantheon o nelle ar- chitetture disegnate di Piranesi com- miste alla diversa concezione della natura e dello spazio giapponese. 4. Legame tra le poetiche dei due architetti Tadao Ando racconta di essere stato colpito nei propri viaggi fn da bam- bino dalla poesia e dal pathos della luce che illumina gli spazi e che lam- bisce la geometria [ El Croquis, vol. n. 44, Tadao Ando, Madrid, septem- ber 1990, p.5], siano essi quelli delle chiese cistercensi piuttosto che del Pantheon o di Ronchamp; la luce che esercita un enorme potere e infu- enza lespressionismo di ogni epoca. Barragan, sostiene Ando, partendo dalle proprie radici messicane, da nascita ad una luce totalmente nuova, sensuale, caratterizzata da una pro- fusione di colori e sfumature prima sconosciute. Insieme a Legorreta ed a Souto de Moura, Ando fa parte di quegli ar- chitetti contemporanei che pi sono stati infuenzati dall'esperienza dellarchitetto messicano. Se per Le- gorreta dimostra come unarchitettura poetica come quella di Barragan pos- sa essere generata da semplici com- ponenti e possa essere accessibile ad una societ composta da pi livelli (of- frendo da un lato spazi esotici ed alter- nativi piacevoli ed edonistici, dallaltro luoghi di uso quotidiano riscattati da un gioco interattivo di luci, colori, ac- qua e paesaggio), Ando abbraccia laspetto pi spirituale dellarchitettura di Barragan, trasponendo i suoi prin- cipi non solo in diversi materiali e su- perfci, ma anche in un contesto cul- turale totalmente differente. E da sottolineare il fatto che nonos- tante i principi da cui scaturiscono i processi intellettivi dei due siano af- fni, i processi di concretizzazione approdano a risultati e signifcati dif- ferenti e in alcuni casi nettamente in antitesi. Due temi posso essere esplicativi di questo processo di comprensione prima e trasposizione poi: la modu- lazione della luce attraverso fessure verticali e il rapporto con lacqua. Nel primo caso possiamo asserire che, se per Barragan ( e anche per Legorreta) lo schermo perforato abbia come fun- zione primaria quella di ombreggiare gli interni e contemporaneamente diffondere il colore, per Ando questo diventi solo un modulatore di luce. Confrontando infatti le architetture dei due, anche locchio profano coglie la grande differenza cromatica e percet- tiva che deriva da tagli nella muratura molto simili tra loro (ex casa Barragan, /casa Koshino,): ci si pu ricondurre, come prima accennato, al fatto che i due architetti nascano in culture cos diverse e vivano in mondi le cui con necessit climatiche e di vita differ- iscono profondamente. Gli spazi che si vengono a creare, cos, sembrano scaturiti perfno da principi totalmente differenti. Anche lacqua un elemento fonda- mentale nellarchitettura di entrambi: ma se per Barragan un elemento dirompente che si riversa rumorosa- mente in grandi vasche per mezzo di copiose cascate facendo breccia nei volumi monolitici dellarchitettura, per Ando le fontane sono impercet- tibili movimenti dellacqua allinterno di grandi vasche quasi immobili, si- lenziose, che creano scenari presi in prestito dalla natura e che entrano si- lenziosamente dentro larchitettura e dentro lo spazio delluomo. Nonostante queste differenze di com- posizione e di concezione del rap- porto tra luomo, la natura e lo spazio, per entrambi gli architetti fondamen- tale il rapporto con il paesaggio e con la topografa: n Barragan si traduce nella creazione di spazi intimi ed intro- versi, in Ando in luoghi progettati con che la natura sia stata contaminata dalluomo: entrambi cos sviluppano la necessit di ricreare un enclave, un luogo che possa riproporre allinterno del caos delle megalopoli degli spazi privati di serenit e protezione. 5. Tlalpan Chapel La piccola Cappella di Tlalpan, il cui progetto risale al 1950, fa parte di un convento ristrutturato da Barragan per le suore cappuccine a Citt del Messi- co. In questo piccolo intervento si re- alizza quella che Barragan intendeva come opera darte completa, ovvero la completa interazione tra pittura, architettura, scultura. E importante il fatto che nella progettazione della chiesetta larchitetto sia stato consigli- ato dallamico artista Mathias Goeritz che ne disegn la vetrata e laltare. Questa cappella diviene il maggior esempio di quellarchitettura emozio- nale tanto perseguita dallarchitetto, architettura emozionale che, provo- cando sensazioni emotive, diventa veicolo per la ricerca della spiritualit Lo scopo di Barragan nel proget- tare la cappella quello di ricreare latmosfera di contemplazione che lui aveva trovato ad Assisi come ad Actopan. La piccola cappella si avvic- ina anche alle chiese barocche mes- sicane, non per le forme e i volumi, quanto piuttosto per quella luminosit dorata che tange gli oggetti e d loro una dimensione spirituale. Limpianto della chiesa semplice: costituita da un rettangolo ampliato lateralmente da uno spazio che evoca una cappella. La luce non arriva mai diretta allinterno della navata, ma fltrata ora da una vetrata, ora da schermi in legno che fanno in modo che la luce appaia pro- venire da una fonte divina. Ogni muro fatto per rifettere la luce e la sua luminosit dipende dallora della giornata: in base a questo cam- biano le proporzioni dellintera cap- pella. Luis Barraga, Tlalpan Chapel, vista dellaltare Luis Barraga, Tlalpan Chapel, stralcio della pianta del complesso con evidenziata la cappella Luis Barraga, Tlalpan Chapel, modello tridimensionale del comples- so 6. Chiesa della Luce L'edifcio viene costruito come am- pliamento della chiesa esistente del quartiere; la forma infatti dovuta al doppio rapporto con il sole e con l'edifcio preesistente. La semplice pi- anta dell'edifcio costituita da un ret- tangolo la cui dimensione quella di tre sfere ad esso inscritte di 5,9 m di diametro; questo grande prisma in- tersecato da un setto di diciotto centi- metri pi basso ed inclinato di 15 gra- di rispetto allasse longitudinale. Tale setto abbraccia da un lato la chiesa piegandosi con un angolo acuto, e, dallaltro, crea la porta di ingresso nel suo punto di intersezione con un muro perimetrale dell'edifcio. l setto prosegue all'interno fno a fuoriuscire, infne,dal muro di fondo. l pavimento della chiesa degrada lentamente ver- so laltare; leffetto prospettico ac- centuato sia dalla discesa che dalla geometria interna trapezoidale che il setto forma con i muri perimetrali. Analizzato limpianto generale dell'edifcio, si iniziano poi a co- gliere il dettagli dei materiali, della luce, della flosofa spazia- le ed architettonica dellautore. Per quanto riguarda i materiali, sono impiegati solo vetro traspar- ente, calcestruzzo e legno grezzo, assecondando la teoria secondo cui anche con il minimo budget si possano creare spazi di valore ed evocativi. La presenza del setto che entra allinterno della costruzione e ne riesce evoca il forte legame che larchitetto intende creare tra lo spazio delluomo e quello della natura: inter- no ed esterno sono entit diverse, ma che tentano di unifcarsi e di creare un legame sottile. E da sottolineare il fatto che il nuovo spazio che si vi- ene a creare non sia pi n natura, n uomo, ma la vera architettura. Anche il ritmo delle aperture e la modulazione della luce contri- buiscono a questa totalit: i tagli nelle pareti sono pochi, ma ognu- no di essi ha un preciso obiettivo. Le fonti di luce sono tre: la prima, quella pi diretta e percepibile, la grande croce intagliata nella mu- ratura del presbiterio; la seconda costituita da un taglio di diciotto centimetri che chiude lo spazio las- ciato tra il setto ed il sofftto; la terza costituita da tutte le aperture che si formano nei punti di intersezi- one tra il setto e i muri perimetrali. La luce diventa evocativa e si carica di signifcato solo quando si scontra con la profonda oscurit e quando taglia il buio; lintento quello di as- trarre lelemento naturale dal suo con- testo e allo stesso tempo fare in modo che questo stesso diventi una com- ponente essenziale dellarchitettura. Tadao Ando, Chiesa della Luce, planimetria Tadao Ando, Chiesa della Luce, assonometria Tadao Ando, Chiesa della Luce, vista 7. Confronto Il confronto tra le due chiese stato effettuato cercando di evidenziare al- cune tematiche ricorrenti a cui i due architetti hanno dato soluzioni simili o nettamente differenti; nel particolare lanalisi stata effettuata sui seguenti sei aspetti: volumetrie: angoli, setti e percezione dello spazio luce tangente i setti frame e parzializzazione delle superfci buio e luce ombre e luci - rifessi colore e superfcie 1. VOLUMETRIE: ANGOLI, SETTI E PERCEZIONE DELLO SPAZIO In entrambi i casi, gli architetti sono artefci di edifci caratterizzati da volu- metrie semplici: Ando, come detto in precedenza, sostiene la necessit di utilizzare geometrie pure per creare spazi e contesti nuovi ed evoca- tivi; Barragan, fedele alla tradizione del Movimento Moderno, sostiene l'utilizzo di superfci e piani puri per creare, mediante laiuto della luce, luoghi suggestivi e continuamente mutevoli nel tempo. n entrambi i casi la fgura di partenza alla base della struttura il rettangolo che viene in un caso dilatato, nellaltro frazionato, mediante linserimento di un piano verticale: in questo modo la qualit dello spazio cambia profonda- mente pur partendo dalle stesse pre- messe. Nel caso della Chiesa della luce avvi- ene linserimento del piano allinterno del rettangolo: per entrare nella chie- setta si cammina tangenti ad un alto muro che abbraccia il volume sem- plice dell'edifcio e si piega con un angolo di 15. Nel punto in cui inter- seca la prima parete della chiesetta situato lingresso. Una volta entrati il setto prosegue per poi fuoriuscire dallo spazio interno attraverso il muro di fondo. Lo spazio interno dell'edifcio viene cos diviso in due parti, atrio e navata, che assumono per forme in- consuete per uno spazio liturgico; inoltre il setto che buca i muri perim- etrali crea delle lame di luce proprio dove avviene lintersezione, mettendo cos in risalto i punti di discontinuit della geometria. Ne caso della cappella di Barragan, invece, un setto che crea un angolo fortemente acuto con le pareti utiliz- zato per creare un piccolo spazio ap- pendice della cappella stessa da cui proviene una luce calda e soprasen- sibile: il setto ha la funzione di celare la vetrata e, solo avanzando nella na- vata, mostra uno spazio aggiuntivo. Lo spazio in questo modo sembra sfuggire e la dinamica interna ac- centuata notevolmente. Inoltre, nella chiesetta di Barragan, lo spazio ulteriormente ampliato gra- zie ad un altro espediente: invece di creare un muro per dividere la navata da una piccola cappella laterale, uti- lizza una griglia che lascia intravedere lo spazio retrostante che, in questa maniera, viene illuminata ancora una volta dalla luce della navata e ne am- plia contemporaneamente la percezi- one. La sensazione interna dello spazio resa anche differente dalle discrep- anze di quota del pavimento nei due casi. Nella cappella di Ando il pavimento inclinato verso laltare: questo, assieme alla forma trapezoidale che assume lo spazio interno, aumenta la fuga prospettica interna. Nella Cappella di Tlalpan, invece, il pavimento ha quota costante e la zona dellaltare sopraelevata risp- etto a quella di calpestio. Se quindi da un lato si intraprende una discesa per giungere alla zona sacra, dallaltro, al contrario, vi unascesa. Tadao Ando, Chiesa della Luce, evidenziati in rosso il setto, in giallo la navata, in blu laltrio Luis Barragan, Tlalpan Chape, eviden- ziati in rosso il setto, in giallo la navata, in verde le cappelle Tadao Ando, Chiesa della Luce, vista Tadao Ando, Chiesa della Luce, sezione 2. LUCE TANGENTE I SETTI Abbiamo gi detto che sia nel caso della Chiesa della luce che nella Cap- pella di Tlalpan i setti sono anche pi- ani utilizzati per creare giochi di luce e che, grazie alla luce stessa, assu- mono matericit e consistenza. La luce che proviene dalle aperture verticali mette in evidenza i punti di in- tersezione del setto con i muri crean- do la continuit tra linterno e lesterno tipica dellarchitetto giapponese; la luce che proviene a cascata da sopra il setto, resa possibile dal fatto che la lama di calcestruzzo di diciotto centimetri pi bassa dell'edifcio, fa in modo che il setto sembri unentit sospesa, quasi casualmente nel con- testo, elemento che cela viste e luci retrostanti. nfne la luce che accarezza il setto lo mette in risalto nelloscurit della chiesa, rendendolo un elemento fortemente caratterizzante e vivo. In questo caso la luce che d vita e ragion dessere al corpo solido, che, senza questa, perderebbe la sua carica emotiva e apparirebbe non pi come un oggetto quasi bidimen- sionale, ma sarebbe percepito come solido. Tutt'altro signifcato assume invece il setto nel caso della Cappella di Tlalpan: sebbene anche in questo caso si crei un taglio verticale in cor- rispondenza del setto che piega, la luce non ha la funzione di esaltare n il muro stesso, n la sua matericit. Il rapporto di funzioni tra la luce e il muro si inverte: infatti il muro con la sua posizione e il suo colore che es- alta la luce proveniente dalla vetrata, nascondendo la fonte luminosa e dis- simulandola alla vista, in modo che il visitatore non si renda conto della sua esatta provenienza e facendo s che tutta la chiesa assuma una dimensio- ne di sospensione ed immanenza. Tadao Ando, Chiesa della Luce, vista dei tagli in cor- rispondenza del setto Tadao Ando, Chiesa della Luce, evidenziati in rosso il setto, in giallo le fonti di luce Luis Barragan, Tlalpan Chapel, evidenzi- ati in rosso il setto, in giallo le fonti di luce Luis Barragan, Tlalpan Chapel, particolare della vetrata 3. CORNICE E PARZIALIZZA- ZIONE DELLE SUPERFICI Un altro tema importante nel confron- to dei due edifci il modo in cui le superfci verticali sono segmentate e suddivise. In tutta lopera di Barragan lutilizzo di cornici che racchiudono e suddi- vidono spazi contigui una costante ben identifcabile e caratterizzante: la volont quella di creare piani, solita- mente modulari, che siano contempo- raneamente muri e trasparenze. Anche nella piccola Cappella in analisi queste pareti parzializzate hanno una grande importanza: larchitetto le usa in due modalit diverse; in un caso la griglia viene usata per dividere lo spazio della chiesa con quello della piccola cappella laterale: si viene cos a creare un luogo minore, rac- colto, che appare dalla navata quasi invisibile, ma che permette alla luce di penetrare nellangusto angolo. Nel secondo caso il piano forato utiliz- zato nella parete di ingresso: qui la sua funzione duplice: da un lato quella di far fltrare la luce all'interno della chiesetta in modo schermato, creando ombre sullaltare e colo- rando lo spazio, dallatro quello di creare uno spazio da cui le monache di clausura possano seguire la messa se nella cappella vi sono persone es- terne al convento. In entrambi i casi questi piccoli tagli e frazionamenti dei piani verticali sono intesi come texture vere e proprie, sfruttate sia per creare proiezioni di luce e colori che per dis- simulare spazi diversi ma permetten- do tra loro un legame sensoriale. Tuttaltro lintento dellarchitetto giap- ponese. Nel suo caso, fatta eccezione per i tagli eseguiti tangenti ai punti di intersezi- one tra le pareti e il setto, la continuit delle superfci rotta solo per creare la grande croce di luce dellabside. La croce, che tende i suoi bracci fno allintersezione della parete di fondo con quelle ad essa ortogonali, con il sofftto e con il pavimento, diventa cos una lama di luce che si staglia nel buio della sala, modulata dalla luce esterna, simbolo e legame tra la natura e luomo. Inoltre la divisione crea la sensazione che la parete sem- bri formata da quattro pannelli sepa- rati tra loro, futtuanti, indipendenti e leggeri, operando, come per il setto, una smaterializzazione del materiale e utilizzando la luce come mezzo per questo scopo. La parete in cui si viene a formare la croce infatti costituita da quattro pannelli in calcestruzzo due dei quali sono appesi al sofftto e alle pareti laterali, mentre gli altri due sono ap- poggiati al pavimento: si crea cos un contrasto tra la leggerezza delle superfci sospese che non sembrano avere il peso reale del calcestruzzo, e quelle appoggiate che invece gravano a terra. Tadao Ando, Chiesa della Luce, in giallo evi- denziati i tagli sulle pareti Luis Barragan, Tlalpan Chapel, evidenziate le pareti forate Luis Barragan, Tlalpan Chapel, particolare della parete di ingresso Tadao Ando, Chiesa della Luce, tagli in cor- rispondenza del punto di intersezione tra il setto e la parete di fondo Tadao Ando, Chiesa della Luce, vista dallesterno della croce di luce (in questo caso i rapporti luce-ombra si invertono e la croce ap- pare dallesterno come un taglio scuro) Luis Barragan, Tlalpan Chapel, particolare della parete di ingresso e della vetrata viste dallinterno 4. BUIO E LUCE Nel confronto tra i due edifci liturgici appare immediatamente chiaro come i rapporti tra le parti in ombra e quelle illuminate siano invertiti. Entrando nella Chiesa della Luce ci che per prima cosa colpisce il fatto che all'interno l'intero edifcio sia caratterizzato da uno stato di pe- nombra rotta dalla grande croce di luce e affevolito dalla percezione di luminosit diffusa e diafana proveni- ente dal lato del setto. In questo caso il buio una condizione ricercata dallarchitetto per mettere in risalto le epifanie di chiarore ed enfatizzata dalla monocromia dellinterno. Entrando nella Cappella delle mona- che, invece, ci che subito colpisce non un buio nero e profondo, a cui locchio si deve abituare, ma piut- tosto unatmosfera calda, resa pos- sibile grazie al sapiente uso del co- lore, intorpidita, non troppo luminosa, ma comunque chiara. Labside non una zona profonda e scura come nellarchitettura di Ando, rotta dalla luce, ma invece pervasa da unaurea divina di riverbero, proveniente da una fonte che lo spettatore non pu ricon- oscere, capovolgendo la situazione descritta nella Chiesa della luce. 5. OMBRE E LUCI - RIFLESSI Come gi accennato, la tematica del- le ombre nasce, per Barragan, come una necessit dovuta al luogo in cui vive: il calore e il clima messicano impongono la creazione di spazi che siano per lo pi schermati dal sole e mitigati dalla presenza del verde. Larchitetto messicano coglie questo spunto come partenza per un utilizzo delle ombre sensuale e morbido, uti- lizzando le stesse come texture sem- pre in movimento e capace di ricreare immagini sempre mutevoli. Anche Ando utilizza tagli e cornici per creare giochi di ombre, ma con intenti differenti: non vi sono necessit pret- tamente legate al luogo, ma piuttosto la volont di giocare con gli spazi e la loro profondit. Il primo confronto pu essere fatto prendendo in esame il crocifsso. n entrambi i casi la croce absidale non un oggetto materiale, ma piuttosto unimmagine immateriale e legata allambiente esterno; come gi detto, la croce nella cappella di Ando costi- tuita da un taglio di luce nella parete di fondo dellabside, che cambia lu- minosit e colore durante le ore della giornata: luce su fondale in ombra. Nella cappella di Barragan il simbolo cristiano lombra di una massiccia croce posta longitudinalmente risp- etto alla navata illuminata dalla vetra- ta nascosta: ombra su un fondale chiaro. Un altro paragone pu realizzarsi per quanto riguarda le modalit di utiliz- zare e creare rifessi: in entrambi i casi i materiali utilizzati, seppur tanto diversi, incidono in modo sapiente sulla rifessione di luci ed ombre. Barragan utilizza un pavimento in leg- no lucido e di una calda tonalit che fa in modo che tutta la luce che entra indirettamente nella cappella venga rifessa; tale luce riverberata, a sua volta, viene invece assorbita dalle pa- reti opache che in questo modo si illu- minano ma creano un ambiente poco luccicante ma caldo. Nel caso di Ando, invece, tutto linvolucro costituito da calcestruzzo talmente liscio da diventare e assu- mere quasi la funzione di uno spec- chio: cos che la croce di luce si specchia e allunga i suoi bracci lungo le pareti e il sofftto; cos che la luce che fltra dai diversi tagli viene rifessa ed illumina in modo leggero la stan- za. Tadao Ando, Chiesa della Luce, vista della croce che si staglia nel buio Luis Barragan, Tlalpan Chapel, immagine della croce proiettata come ombra sul muro Tadao Ando, Chiesa della Luce, immagine lu- minosa della croce Luis Barragan, Tlalpan Chapel, evidenziata la croce e lla sua immagine sul muro 6. COLORE E SUPERFICIE Una delle differenze che appare mag- giormente evidente nel confronto tra i due architetti, e che forse a primo acchito potrebbe far supporre che le loro architetture non abbiano nulla in comune, la grande differenza cro- matica tra i loro edifci. Inoltre, a esaltare questa discordan- za, assumono funzione fondamentale i materiali utilizzati, da un lato gran- ulosi e corposi per quanto riguarda Barragan, dallaltro lisci e diafani per quanto riguarda Ando. Nella Cappella di Tlalpan, che a ques- to punto pu essere considerata un esempio di arte integrale, la cromia diventa una parte integrante del vol- ume, giocando un ruolo vitale nella percezione spaziale. La luce che en- tra dalla vetrata, disegnata dallartista Mathias Goeritz, amico di Barragan, si unisce al colore e rende le superfci vi- branti; la luce morbida crea durante le ore della giornata un'infnit di differ- enti tonalit di gialli rossi e arancioni, che danno limpressione di un luogo sacro e nello stesso tempo sensuale. La percezione delle superfci forte- mente alterata dal colore e ci fa in modo che il fulcro della chiesa diventi la grande croce e laltare dorato che rifette la luce. Il largo utilizzo che Barragan fa del colore un giusto connubio tra la tra- dizione messicana e quella del movi- mento moderno. Nella chiesa di Ando, invece, vige lassenza di cromia: tutto resto atem- porale dalla monocromia e dallutilizzo della luce bianca, pura, non fltrata da alcun colore. In questo caso la percezione dello spazio che si ha quella di un luogo asettico, caratterizzato da rifessioni e luci diafane mutevoli nel corso della giornata solo per intensit e non per cromia. La luce evocativa e, portata allinterno dellarchitettura, crea un luogo senza tempo. Luis Barragan, Tlalpan Chapel, viste degli interni Tadao Ando, Chiesa della Luce, vista dellinterno BIBLIOGRAFIA Barragn, Luis,The architecture of Luis Barraga / [text by] Emilio Am- basz, New York : Museum of modern art, copyr. 1976 El Croquis, vol. n. 44, Tadao Ando, Madrid, september 1990 Antonio Riggen Martnez, Luis Barragan 1902- 1988, Milano : Electa, 1996 Barragn : opera completa, prefazione e disegno originale [di] Alvaro Siza ; Saggi di Antonio Toca Fernndez ... [et al.]. - Modena : Logos ; Sivi- glia : Tanais, 1996 Louise Noelle, Luis Barragn : dilatazione emotiva degli spazi , Torino, Testo e immagine, 1997 William J. R.. 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