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Mappa di Poincar, punti ssi e metodo di Wazewski

Michele Berra
29 Settembre 2010
Sommario
In questo articolo viene denita la mappa di ritorno di Poincar; vengono poi presentati alcuni
teoremi di punto sso che mettono in relazione la mappa con le orbite periodiche dei sistemi
dinamici ad essa associati.
1 Mappa di Poincar
1.1 Sistemi Autonomi
Come prima cosa introduciamo una denizione, non troppo rigorosa, della mappa in modo che sia
intuitiva e di facile comprensione:
Figura 1: Mappa di Poincar
Denizione 1.1. Sia L
0
unorbita periodica del sistema
(1) x = f(x).
Consideriamo, in un suo punto x
0
, una sezione trasversale R
n
di dimensione n 1 (ad
esempio un piano in R
n1
). In un intorno U di x
0
possibile denire una mappa di primo ritorno
di Poincar.
P : U
che associa ad ogni punto dellintorno, diciamo x, la prima intersezione dellorbita emanante da
x con .
1
Nota. x
0
un punto sso, ovvero x
0
= P(x
0
); vedere la gura 1.
Diamo ora una denizione pi rigorosa, ragionando in R
2
. Sia (t, p) una soluzione periodica di
(1), di periodo T. Sia L
0
lorbita periodica associata; scegliamo un vettore v in modo che, detto
f(p) il vettore tangente a L
0
in p, tali vettori risultino linearmente indipendenti. Consideriamo:

:= {x R
2
: x = p +av, |a| };

detta sezione trasversale a L


0
in p. Scegliamo in modo che lorbita periodica L
0
intersechi
la sezione solamente in p e che tutte le orbite passanti per

lo facciano nella medesima direzione.


Questo garantito dal seguente
Teorema 1.2 (Flow Box). Sia x un punto ordinario di (1)( ovvero f(x) = 0), allora in un intorno
sucientemente piccolo di tale punto possibile eettuare un cambio di coordinate y = y(x) in
modo che il sistema (1) diventi

y
1
= 1
y
2
= 0
.
Dunque, in un intorno opportuno, possiamo ridurci ad un sistema che ha come traiettorie linee
parallele allasse delle ascisse. Ora chiaro che questo teorema garantisce lesistenza di un parti-
colare intorno ( possiamo immaginarcelo come una scatola ) tale per cui le orbite entrano da un
lato della scatola ed escono da quello opposto, senza uscire da altri lati della scatola.
Per approfondimenti e dimostrazioni vedere, ad esempio, [3].
Cambiamento
di coordinate
Figura 2: scatola di usso
Poich si scelta (t, p) soluzione periodica di periodo minimale T, sar (T, p) = p inoltre le
soluzioni dipendono con continuit dai valori iniziali; fatte queste considerazioni
> 0 : dato x
0

, T(x
0
) : (T(x
0
), x
0
)

,
assumendo che T(x
0
) sia il primo tempo in cui lorbita ritorna su

; questo si pu vedere
chiaramente dalla gura 1.
Nota. Detto in termini molto intuitivi, se scegliamo un punto sulla sezione sucientemente
vicino al punto p appartenente allorbita periodica, possiamo garantire che dopo un certo tempo la
sua orbita intersechi la sezione non troppo lontano da p
2
Possiamo ora dare la seguente:
Denizione 1.3. La mappa di primo ritorno di Poincar P in un intorno di unorbita
periodica denita da:
P :

x
0
(T(x
0
), x
0
)
Enunciamo il seguente
Lemma 1.4. Lorbita L(x
0
) di un punto x
0

periodica x
0
un punto sso della
mappa di Poincar, ovvero P(x
0
) = x
0
.
Per la dimostrazione si veda, per esempio, [2].
1.2 Estensione a sistemi non autonomi
Fino ad ora ci siamo occupati di sistemi autonomi; lobiettivo ora quello di estendere il concetto
di mappa di Poincar a sistemi non autonomi. Consideriamo un sistema del tipo:

x = f(t, x)
(t, x) R R
n
con f(t +T, x) = f(t, x);
Poich f periodica possiamo considerare il seguente cambio di coordinate
: R R
n
S
1
R
n
(2)
(t, x) (t(mod T), x)
Questo ci induce a considerare il nuovo sistema
(3)

t = 1
x = f(t, x)
che autonomo. A questo punto, possibile vericare che, considerando
:= {(t, x) S
1
R
n
: t = 0};
ed assumendo come coordinate su {x
i
}
n
=1
si ottiene una sezione trasversale alle orbite di (3).
Assumendo che esista una soluzione x(t, x
0
), t [0, T], deniamo come mappa di Poincar
(4) x
0
P(x
0
) = x(T, x
0
)
Anche con questa denizione, continua ad essere valido il lemma 1.4, infatti:
Dimostrazione. Supponiamo che esista y tale che P(y) = y. Sia x(t) la soluzione di (5) con punto
iniziale y. Deniamo z(t) := x(t + T). Notiamo che z(t), soddisfa il sistema come x(t). Inoltre
z(0) = x(T) = y. Per lunicit della soluzione z x, ovvero x periodica di periodo t. Il viceversa
ovvio.
2 Teoremi di punto sso
In questa sezione considereremo sempre sistemi del tipo:
(5)

x = f(t, x)
(t, x) R R
n
con f(t +T, x) = f(t, x).
3
2.1 Il teorema delle contrazioni
Questo teorema ben noto nel campo dellanalisi, ma per completezza bene ricordarlo.
Teorema 2.1. Sia F : E
n
E
n
una mappa continua tra uno spazio di Banach E
n
in se stesso,
inoltre supponiamo che esista [0 : 1[ tale per cui
||F(x) F(y)||
E
||x y||
E
x, y E
n
,
Allora F ha un punto sso.
Per la dimostrazione rimandiamo a testi di analisi matematica, ad esempio [1]
2.2 Il teorema di Wazewski
Mentre il teorema delle contrazioni necessita una scrittura esplicita della mappa di Poincar e
la verica che si tratti di una contrazione, il metodo di Wazewski pone condizioni direttamente
sul sistema dinamico. Per introdurre questo metodo, come vedremo, necessario utilizzare la
denizione (4) di mappa di Poincar. Enunciamo ora due importanti risultati, i quali fungeranno
da lemmi nella dimostrazione dellenunciato fondamentale di questo paragrafo.
Teorema 2.2 (Punto sso di Brouwer). Supponiamo che F : R
n
R
n
sia una mappa continua
tra una sfera chiusa di R
n
in se stessa; allora F ha un punto sso.
Nota. Questo teorema si pu estendere nel modo seguente:
Ogni funzione continua che mandi un sottoinsieme compatto convesso e non vuoto di R
n
in s
stesso ha un punto sso.
Per la dimostrazione di questo teorema si veda, ad esempio, il quaderno didattico di analisi
funzionale di A.Negro.
Teorema 2.3. Non esiste nessuna mappa continua dalla sfera chiusa unitaria di R
n
nel suo bordo,
che ssi gli elementi del bordo stesso. Ovvero, detta B
n
:= {x R
n
: |x| 1} :
F : B
n
B
n
tale che x B
n
, si ha F(x) = x
Dimostrazione. Supponiamo che esista una funzione siatta. Osserviamo che B
n
:= {x R
n
:
|x| = 1}, allora componendo tale funzione con la mappa x x si ottiene una mappa dalla
sfera in se stessa che non ammette punti ssi.
Consideriamo ancora (5), supponiamo che le sue soluzioni abbiano valori iniziali in un sottoinsieme
compatto convesso e non vuoto R
n
. Denotiamo
C := {(t, x) : 0 t < , x } ed il suo bordo C := {(t, x) : 0 t < , x }.
Dunque C il cilindro che ha per base linsieme .
Denizione 2.4. Un punto di uscita ( egress point) di C un punto del bordo C nel quale
una soluzione del sistema (5) abbandona linterno di C.
Un punto di uscita stretto ( strict egress point) di C un punto di uscita (t

, x

) nel quale
una soluzione del sistema (5) appartiene allinterno di C per t ]t

, t

[ ed allesterno di C per
t ]t

, t

+[, per qualche > 0 opportuno.


Con queste denizioni possiamo enunciare il seguente:
Teorema 2.5 (Wazewski). Dato il sistema (5), supponiamo che esso abbia dati iniziali appartenen-
ti ad un insieme compatto e convesso. Sia C il cilindro precedentemente introdotto, supponiamo
che ogni suo punto di uscita sia stretto; allora esiste una soluzione del sistema che inizia in e vi
rimane al variare di t
4
Nota. In accordo con quanto detto nella sezione riguardante i sistemi non autonomi, possiamo
considerare il cilindro chiuso C := {(t, x) : 0 t < T x } ed identicare la faccia superiore con
quella inferiore. Osserviamo che la mappa di Poincar, in questo caso, diventa una mappa continua
da in se stesso. Applicando il teorema del punto sso di Brouwer, si giunge alla conclusione che
la mappa di Poincar ha un punto sso e che dunque il sistema ha unorbita periodica.
Dimostrazione. Supponiamo per assurdo che ad ogni punto di corrisponda un orbita che esce
dal cilindro C. Deniamo una mappa in questo modo: sia p , inoltre x(t, p) la soluzione che
parte da p per t = 0. Allora:
: C
p x(t, p),
dove t il minimo t per il quale lorbita interseca C. Per denizione di punto di uscita stretto, si
ha che tale mappa continua. Componendola poi con la proiezione
(t, q) (0, q),
otteniamo una mappa da nel suo bordo, che lascia ssi i punti del bordo stesso. Questo
contraddice il teorema precedente e prova la tesi.
Riferimenti bibliograci
[1] Douglas S. Bridges. Foundations of Real and Abstract Analysis. Springer-Verlag, 1998.
[2] Frank C. Hoppensteadt. Analysis and Simulation of Chaotic Systems. Springer-Verlag, 2000.
[3] J. Hale & H. Koac. Dynamics and bifurcations. Springer-Verlag, 1991.
[4] Yuri A. Kuznetsov. Elements of Applied Bifurcation Theory. Springer-Verlag, 1998.
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