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MORTE

Se la carne esiste a causa dello spirito un miracolo; ma se lo spirito esiste a causa del corpo, il miracolo dei miracoli. Io mi stupisco che tanta ricchezza abbia preso posto tra questa povert. Il Vangelo di Tommaso, detto 29.

Quando si parla di morte, il comune immaginare va alla cessazione della vita di coloro che vengono ritenuti esseri viventi (uomo, animale, pianta). Tale anche la definizione che ne d il Vocabolario della lingua italiana Zingarelli. In realt la morte interessa ogni forma di esistenza, presente su questa terra e nellintero universo, anche quando essa venga generalmente definita inanimata (pietre, minerali ...) o semplicemente noi non siamo in grado di percepirla attraverso i sensi (particelle, onde ...). Ogni forma di esistenza, infatti, nasce, si sviluppa e finisce, cio muore. La morte, dunque, fa parte integrante del processo dellesistenza, di cui lo stadio finale. Meglio, rappresenta lultimo istante di un fatto evolutivo che nato in un preciso momento e in un dato luogo, in particolari circostanze, in un certo modo e con determinate caratteristiche e, dopo essersi materializzato, a un certo punto finisce di essere quale stato fino a quel momento. Ma la morte in s davvero la fine definitiva di quella data esistenza? essa non-esistenza? O piuttosto non altro che il passaggio da uno status a un altro, che noi forse non riusciamo a cogliere? Nei casi in cui siamo in grado di seguire o percepire quel passaggio, ci accorgiamo che la morte trasformazione: lacqua diventa vapore, la pietra diventa sabbia, piante animali ed esseri umani diventano terra e polvere. Il punto che a noi esseri umani il fatto di trasformarci in qualcosaltro non piace, non ci tranquillizza affatto anzi, oltre a darci dolore per la perdita di persone a noi care, ci disturba e ci turba, ci procura sofferenza e angoscia. Il motivo che, a differenza delle altre forme di esistenza, noi esseri umani siamo dotati di coscienza. la coscienza che ci permette di essere consapevoli non solo di noi stessi, di tutto quanto ci circonda e di ci che va al di l delle nostre possibilit percettive. la coscienza che mette in moto i meccanismi del nostro pensiero e stimola la nostra intelligenza a cercar di comprendere oltre.

Nelluniverso tutto vivente. Luniverso stesso pu essere considerato un organismo vivente. Gi nelle tradizioni antiche e nel pensiero orientale si riteneva che luniverso fisico fosse come un grande animale, dotato di organi, di movimento e anche di unanima. Esso comprendeva al suo interno altri animali (i singoli corpi celesti) sui quali cerano altre forme di vita (tra cui gli esseri umani). 2. Non certo piacevole pensare che il mio corpo si decomporr ed io finir per diventare un cumulo di terra.
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Un corpo privo di coscienza vive solo in una dimensione materiale e in un arco temporale fatto esclusivamente di presente; non si rende conto e non interessato al fatto che abbia forma di particella, pietra, pianta, animale o altro, che sia foglia, zampa o mano, che sia un granello di terra o una goccia dacqua. Non solo: non essendo consapevole del suo status e della sua forma materiale, non sa di cambiare status e forma, non si pone il problema di corrompersi e divenire altro. Di conseguenza non ha paura della morte, non si turba, non soffre, non si angoscia. Il motivo, lo ripetiamo, che privo della coscienza, il solo modo che nelluniverso dato per riflettere sul s e sul fuori di s. Un animale che sta per morire sente solo il fastidio di non stare bene, non ha la percezione che la sua vita stia per finire. E quando gli si d la morte, o viene azzannato da altro animale, avverte solo che gli si sta per fare qualcosa di male: la sua pura sofferenza fisica, non percepisce la sua fine, perch dellesistenza e della fine di quellesistenza lanimale non ha coscienza. La stessa cosa vale per la pianta: pu soffrire perch perde di vigore o perch la stiamo recidendo o le stiamo facendo violenza. Nientaltro. Si tratta adesso di capire se la coscienza sia solo un prodotto precario, strettamente legato alla fisicit di un organismo e che, di conseguenza, si estingue con la sua trasformazione oppure non sia anchessa un tipo di esistenza e quindi non subisca anchessa altrettanta trasformazione nel momento del passaggio dalla vita alla morte. da stabilire se la trasformazione avviene solo a livello fisico nella materia o anche a livello metafisico nella coscienza. da stabilire insomma se la coscienza (con tutto ci che da essa deriva: pensiero, idea, immaginazione ...) sia solo il risultato etereo di un funzionamento fisico-materiale oppure unaltra possibilit offerta alla vita nella variegata esistenza delluniverso. Mettiamo a paragone per un attimo un neonato e un animale (anche il pi evoluto, secondo i nostri parametri): il primo, pur non avendo ancora sviluppato le capacit legate alla coscienza, le ha dentro di s in potenza tanto che, nel corso del tempo, andr via via sviluppandole e affinandole. La cosa non avviene in nessun altro animale, tanto meno in altri esseri viventi da noi conosciuti. Dunque? La risposta che un essere umano, fin dal suo nascere e a differenza di ogni altro organismo, strutturato in modo da far crescere certe peculiarit che in nessunaltra forma di esistenza a noi inferiore si svilupperanno mai. Qual la ragione di questa unicit? Che motivo avrebbe avuto la natura (o chi per essa) di creare un essere portatore di coscienza per un arco di tempo infinitamente breve, qual la vita fisica di un essere umano? Che necessit cera di impiegare energia e intelligenza per creare solo un vano turbamento, uninutile sofferenza, unangoscia senza frutto? Nelluniverso tutto sembra avere un senso e una funzione, ogni piccola parte sembra avere un ordine e uno scopo. Possibile che la coscienza si sottragga a quei parametri?

La coscienza anche il modo dato per potere agire con libero arbitrio. Ma questo argomento di altra monografia.
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Se dunque un corpo con la morte cessa di essere quello che era prima per trasformarsi in qualcosaltro, non sembra molto logico pensare che la coscienza si annulli con la morte del corpo, altrimenti la sua esistenza non avrebbe alcun senso. plausibile pensare invece che essa, sebbene emani dal corpo e in esso sia contenuta, nel corso della vita divenga qualcosaltro dal corpo e al momento della morte subisca anchessa una trasformazione. Messe cos le cose, potrebbe sembrare che si torni al concetto tradizionale di anima come essenza spirituale che prende posto nel corpo delluomo allatto della nascita, oppure come principio che al corpo d la vita. In realt abbiamo appena affermato una cosa diversa: la coscienza emana dal corpo ed questo a darle vita e permettere la sua esistenza. La coscienza senza corpo non potrebbe nascere n esistere. Il corpo quindi solo un mezzo, lo strumento di cui si serve la natura (o chi per essa) per generare coscienza. La vita corporale acquista cos un senso, assolve a una funzione e a uno scopo. E la coscienza dal canto suo, pur generata dal corpo e nel corpo, acquista via via una sua autonomia e lo trascende. Per chi crede nellesistenza di Dio, stato lui a strutturare lorganismo umano in modo da assolvere a quel compito. In tal guisa la divinit si fatta corpo e il corpo ha prodotto la coscienza (lo spirito, per alcuni). E nellatto in cui la coscienza diviene altro dal corpo (materia sottile) diviene anche lemanazione del divino, limmagine e somiglianza di cui si parla nel primo libro della Bibbia. La morte dunque trasformazione del corpo materiale in qualcosa di altrettanto materiale (per questo verificabile); anche trasformazione della coscienza, essenza immateriale, in qualcosa di altrettanto immateriale o sottile (per questo non verificabile). A questo punto sapere come sar la nostra coscienza dopo la morte, dove dimorer, che cosa far, diventa un fatto secondario rispetto allaver definito se essa ci sar, in quanto coscienza, va ribadito, significa consapevolezza di s e del fuori di s. Se quindi la coscienza avr una trasformazione, si suppone che questa debba essere allinterno della consapevolezza del s e come essa sia, dove essa si trovi, che cosa essa faccia, a questo punto sar un problema di secondaria importanza (che, tra laltro, non si potr mai sapere finch restiamo nella nostra realt corporale). Certo, quanto stato fin qui detto pu attenuare il timore che si ha nei confronti della morte, ma non eliminarlo del tutto; anche perch, di solito, noi esseri umani da una parte temiamo lignoto e dallaltra siamo restii al cambiamento. Tra laltro, per quanto riusciamo a ragionare su argomenti cos delicati che toccano nel profondo il senso della nostra vita, e per quanto possiamo alla fin fine convincerci di certi fatti, questi, nel fondo del nostro animo, rimangono sempre probabili, non acquistano mai

E Dio prosegu dicendo: Facciamo luomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza (...) E Dio creava luomo a sua immagine, lo cre a immagine di Dio; li cre maschio e femmina (Genesi, 1:26-27).
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i tratti della certezza: noi non siamo totalmente sicuri di un fenomeno se non lo tocchiamo con mano o non lo sperimentiamo di persona. Questa breve riflessione sul tema della morte potrebbe finire qui. Tuttavia credo che due cose vadano aggiunte. La prima: come il corpo per vivere ha bisogno di alimentarsi, anche la coscienza ha bisogno di nutrimento. E mentre il cibo del corpo costituito dagli alimenti, quello della coscienza costituito dal pensiero: noi siamo ci che mangiamo (nel corpo) e ci che pensiamo (nella coscienza). Quanto pi genuino e naturale un alimento, tanto pi sano il corpo che di quello si nutre; quanto pi il pensiero schietto e privo di malizia, tanto pi elevato il livello della nostra coscienza. Acrimonia, rancore, gelosia, sotterfugio, invidia, superbia, ostilit, malanimo, ira, odio ... sono veleni con azione intossicante e turbativa; mitezza, comprensione, serenit, innocenza, disinteresse, semplicit, umilt, benevolenza, mansuetudine, amore ... danno alla coscienza levit e candore. Seconda cosa. Bisogna dire che il pensiero laico ha spesso mostrato una certa riluttanza, quasi un imbarazzo a parlare del tema della morte, ritenendolo, forse, da una parte un tab, dallaltra un argomento speculativo che non avrebbe portato molto lontano. Per il pensiero religioso, al contrario, la morte ha rappresentato materia di grande attenzione, forse anche perch doveva servire da deterrente ai comportamenti dei fedeli. Prenderemo in considerazione brevemente il pensiero che della morte hanno alcune religioni. Secondo linduismo, alla morte di una persona lanima lascia il corpo e dopo un certo tempo rinasce, in base allevoluzione del proprio karma.

Per completezza, va anche detto che per alcuni il convincimento totale e reale. Basti citare per tutti Francesco dAssisi il quale, nella sua preghiera Il Cantico delle Creature, sente la morte come una sorella: Laudato si mi Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullu homo vivente p skappare. 6. Felici quelli che sono dindole mite, poich erediteranno la terra dice Ges nel Sermone del Monte (Matteo, 5:5). E pi avanti: Felici i puri di cuore, poich vedranno Dio (Matteo, 5:8). E ancora: Se porti il tuo dono allaltare e l ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia il tuo dono davanti allaltare e va via: prima fai pace col tuo fratello e poi, una volta tornato, offri il tuo dono (Matteo, 5:23-24). E, ad integrazione ed approfondimento: Avete udito che fu detto: Devi amare il tuo prossimo e odiare il tuo nemico. Ma io vi dico: Continuate ad amare i vostri nemici e a pregare per quelli che vi perseguitano (...) Infatti, se amate quelli che vi amano, che ricompensa ne avete? Non fanno la stessa cosa anche gli esattori di tasse? E se salutate solo i vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno la stessa cosa le persone delle Nazioni? (Matteo, 5:43-47) Per quanto riguarda infine la purezza di cuore e linnocenza, in Luca 18:16-17 si legge: Ges chiam a s i bambini dicendo: Lasciate che vengano a me e non cercate di fermarli. Poich il regno di Dio appartiene a tal genere di persone. Veramente vi dico. Chiunque non riceve il regno di Dio come un bambino, non vi entrer affatto. 7. Col termine karma si intende, presso le religioni e filosofie indiane, il principio di causa-effetto, secondo il quale ogni azione provoca una reazione, vincolando gli esseri senzienti al samsra (il ciclo di morti e rinascite).
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Secondo la fede ind la nascita e la morte sono per lanima come abiti di ricambio. la dottrina della metempsicosi (trasmigrazione delle anime) che venne ripresa da Platone. Anche per il buddismo lanima trasmigra nei corpi, ma lobiettivo quello di riuscire a distaccarsi dallattaccamento al mondo fino ad annullarsi completamente in unanima universale. Il culto dei defunti una delle principali caratteristiche dello scintoismo. Il giapponese, costantemente assistito dai suoi antenati, crede che i morti abbiano unesistenza invisibile, in cui continuano a vivere come spiriti buoni o spiriti maligni. Essi vivono in un paese chiamato Yomi, che corrisponde allantico Ade dei greci. Non esistono un premio o una punizione dopo la morte e quindi non esistono il paradiso o linferno. Per i musulmani, come per la maggior parte delle religioni cristiane, al momento della morte lanima lascia il corpo per andare a vivere in un luogo di delizie se in terra si comportata bene o in un luogo di espiazione se i comportamenti non sono stati adeguati. Nel Vecchio Testamento, il testo sacro degli Ebrei e dei Cristiani, si comincia a parlare della morte fin dal primo libro: Dio prese luomo e lo pose nel giardino di Eden affinch lo coltivasse e ne avesse cura. E gli diede questo comandamento: Di ogni albero del giardino puoi mangiare a saziet. Quanto per allalbero della conoscenza del bene e del male non devi mangiarne perch il giorno in cui ne mangerai morrai Luomo e la donna trasgrediscono il comandamento divino e nel chiedere conto di ci, Dio dice ad Adamo: Col sudore della tua fronte mangerai pane finch tornerai al suolo, poich da esso sei stato tratto. Poich polvere sei e in polvere tornerai. A questo punto sembra che non ci sia pi alcuna possibilit per luomo di sopravvivere alla morte. Ma per i cristiani linfinita bont di Dio manda il figlio unigenito Ges Cristo a salvare chi crede in lui. Cos, per mezzo del suo sacrificio, la morte viene sconfitta: essa, come ogni altra forma di esistenza, dopo essere nata ed aver imperato nel mondo, immancabilmente muore. Ed lunica, in definitiva, a morire per sempre.

8. Genesi, 2:15-17. 9. Genesi, 3:19. 10. Poich il salario

che il peccato paga la morte, ma il dono che d Dio la vita eterna mediante Cristo Ges (Romani, 6:23). E ancora: Poich siccome la morte per mezzo di un uomo, anche la resurrezione dei morti per mezzo di un uomo (1 Corinti, 15:21) 11. Come ultimo nemico, sar ridotta a nulla la morte (1 Corinti, 15:26) Ed egli asciugher ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non sar pi (Apocalisse, 21:4)

Post scriptum: Ho letto Il Vangelo di Tommaso qualche tempo dopo avere scritto questa monografia e tra i vari detti che compongono il libretto, il N 29, che ho riportato allinizio, mi ha immediatamente lasciato quasi incredulo: il contenuto di quelle parole non fanno altro che dare sostanza alla mia intuizione, quando scrtvo: la coscienza emana dal corpo ed questo a darle vita e permettere la sua esistenza. La coscienza senza corpo non potrebbe nascere n esistere. Il corpo quindi solo un mezzo, lo strumento di cui si serve la natura (o chi per essa) per generare coscienza. La vita corporale acquista cos un senso, assolve a una funzione e a uno scopo. E la coscienza dal canto suo, pur generata dal corpo e nel corpo, acquista via via una sua autonomia e lo trascende. Aver dunque trovato che altri (nella fattispecie Ges, se diamo credito alle parole del Vangelo di Tommaso) abbiano affermato e fatto capire che lo spirito esiste a causa del corpo mi fa pensare di trovarmi sulla strada giusta.

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