You are on page 1of 7

Appunti di cultura e politica, 5, (settembre-ottobre), 2008: 31-38

Un modo ritrovato di fare esperienza: una via di uscita per lidentit dei giovani Pierluca Birindelli Il futuro non vissuto come un problema per pi della met dei giovani tra 15 e 29 anni intervistati nel Quinto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia (2002). La stessa percentuale (57%) di giovani tuttavia afferma: Fare delle esperienze interessanti nel presente per me pi importante che pianificare il futuro. Potremmo leggere i dati cos: il futuro chiaro perch non ci penso, penso al presente. In ogni caso non pare un futuro progettato. I segnali di una certa difficolt progettuale arrivano anche da altri dati Iard. Un terzo degli intervistati vede il futuro pieno di rischi e incognite; il 15% marcatamente pessimista e fatalista ( inutile fare dei progetti perch succede sempre qualcosa che ci impedisce di realizzarli); un quarto afferma che non saggio fare programmi perch il futuro dipende dalla fortuna; un terzo afferma che non saggio rischiare. I dati che colpiscono di pi e indicano una possibile chiave interpretativa sono relativi alle scelte: il 72% degli intervistati afferma che Nella vita meglio tenersi sempre aperte molte possibilit e molte strade ( lopzione che raccoglie pi consensi in assoluto); il 55% dice che Anche le scelte pi importanti della vita non sono mai per sempre, possono essere sempre riviste (la seconda opzione pi gettonata).

Progetti di s: i tempi e gli spazi dei giovani tra sogno e realt Nella societ della competizione, delle ambizioni e delle poche garanzie fondata sulletica del successo e della mobilit sociale la propensione al rischio considerata positivamente: necessario affrontare dei rischi per agguantare qualcosa. Ma di quali rischi stiamo parlando? Come afferma Buzzi1 laccettazione consapevole del pericolo pu essere sostenuta solo in concomitanza con un secondo assunto esistenziale che appare largamente condiviso dai giovani: ogni comportamento per essere desiderato deve essere revocabile o, almeno, deve garantire una buona possibilit di recedere, ovvero di ritornare alle condizioni di partenza. Il giovane italiano pare tenere i piedi su due staffe assumendo dei non rischi secondo il punto di vista adottato e prova una certa sfiducia negli altri oltre che verso se stesso: la met dei giovani intervistati nel quinto rapporto Iard si riconosce nellaffermazione Gli altri, se si presentasse loccasione, approfitterebbero della mia buona fede. Il sentimento adolescenziale di ambivalente oscillazione tra proiezioni nel mondo esterno e ritirate nel nido familiare irrisolto: il giovane ripiega in famiglia e
1

C. Buzzi, Giovani verso il duemila. Quarto rapporto IARD sulla condizione giovanile in Italia, Il Mulino, Bologna, 1997, p.92. In questa indagine il 28,7% degli intervistati dichiara di accettare il rischio se reversibile, il 19,5% accetta il rischio e lirreversibilit delle scelte, il 18,4% non propende per il rischio e considera le scelte irreversibili, il 21,3% non prende alcun rischio e vuole avere la reversibilit delle scelte compiute, il 12,1% non lo sa.

consolida la percezione del mondo extrafamiliare come pericoloso. Il prossimo, lalterit al di l dalla famiglia, considerato pi una minaccia che una risorsa. I giovani spesso chiamano in causa le mancanze degli adulti: non hanno trasmesso loro valori da seguire o, quanto meno, da accettare o rifiutare. Senza questi paletti, pare di capire, aleatorio immaginare obiettivi di vita e conseguenti strade per raggiungerli. Solo con linteriorizzazione di un valore si pu pensare di procrastinare gratificazioni, differire bisogni e, quindi, costruire qualcosa di buono. Ledonistico qui e ora non pu essere trasceso se mancano valori forti, quindi criteri che guidano le scelte; in questa situazione non vale la pena rinunciare a qualcosa nel presente. Le due categorie del tempo e dello spazio sono le dimensioni che, nella loro strutturazione o destrutturazione, possono favorire o inibire il processo di crescita. possibile gettare una luce diversa sul vissuto dei giovani soffermandosi su alcuni tipi di prospettiva spazio-temporale, legandole ai temi della scelta, dellautonomia, della capacit di tracciare percorsi e di prefigurarsi alcuni esiti. La morfologia degli orizzonti temporali di un individuo che si estende nel passato, presente e futuro, dipende da un insieme di fattori extraindividuali e individuali (cognitivi, motivazionali e affettivi): il futuro e il passato vengono legati tra loro e con il presente in molteplici maniere. Ogni persona costruisce una diversa miscelazione tra memoria, esperienza attuale, progetto; e solitamente ogni persona possiede delle prevalenze, ossia degli sbilanciamenti nella modalit di esperire il tempo. Queste, se estremizzate, possono configurarsi in una vera e propria destrutturazione della prospettiva temporale: un incessante rivolgimento a un passato che diviene fagocitante; uneccessiva concentrazione sul presente che provoca un arresto dello slancio vitale; un esclusivo proiettarsi al futuro che produce unansia di realizzazione menomante. In ognuna di queste radicalizzazioni avviene una parziale perdita: del passato, del presente, del futuro. La prospettiva temporale e spaziale di ogni individuo, diversamente composta, concorre fortemente alla definizione, alla costruzione, alla strutturazione, allordinazione della biografia individuale e, quindi, dellidentit personale e sociale.

La presentificazione del tempo Il prevalere dellorientamento al futuro viene messo in discussione dal fenomeno della presentificazione: il giovane concentrato o, meglio, appiattito sullhic et nunc biografico. Egli manifesta una coscienza di s che si fonda prevalentemente sulla dimensione presente, mentre le altre due modalit della costruzione identitaria lio sono collegato alla specificit individuale e al senso di continuit tra passato e presente, e lio sono le mie potenziali possibilit, che esprime il divenire e il proiettarsi nel futuro2 sembrano essere espulse, rimosse o presenti in misura lieve. Tuttavia, anche quando lorizzonte temporale dei giovani prevalentemente rivolto al futuro, lapertura alle molteplici opportunit che ne consegue pu presentare gradi diversi di finalizzazione. Ad esempio, quando le mete e i percorsi per avvicinarle sono indefiniti, il giovane rischia di invischiarsi in un tempo immobile; una simile percezione senza sbocchi irrigidisce il progetto di s e assume i caratteri di una circolarit asfissiante e implosiva che pu minare alle radici le capacit di movimento. Inoltre, lapertura verso
2

Le tre modalit rivelano lesistenza di uno stretto legame tra esperienza dellidentit personale e la dimensione temporale: Lesperienza di s legata a un intreccio armonico e complesso delle tre modalit anche se nelle varie fasi della storia individuale pu risultare pi saliente ora luna, ora laltra modalit (Ricci-Bitti 1985, 71).

un tempo delle infinite e indefinite possibilit, soprattutto se non viene attivato un congruo processo di scelta, rischia di tradursi in una concezione dellagire reversibile nel tempo. Se, poi, a questo orientamento si somma la concezione del tempo come bene scarso, il giovane pu mettersi a rincorrere il tempo e, come in un contenitore esiguo, tentare di farci entrare il maggior numero di esperienze. un tentativo di dilatazione inverosimile, che in molti casi pu risolversi nel suo opposto, cio in una contrazione angusta dei tempi e degli spazi esperienziali: presa coscienza che non c abbastanza tempo per fare tutto quello che si desidera, si finisce per non fare niente3. Una prospettiva temporale adeguata dovrebbe permettere a ogni soggetto di legare sapientemente (o meno rapsodicamente) i tre tempi dellesistenza, avvicinandosi alla prospettiva temporale di SantAgostino: presente del passato; presente del presente; presente del futuro. Oggigiorno le legature tra passato, presente e futuro si fanno sempre pi problematiche, tramutandosi in interrogativi e oscillazioni elettive. Una percezione lineare del tempo un passato inteso come preparatorio a un presente-ponte verso il futuro entrata in crisi nella tarda modernit. Come pu il giovane affrontare la sua lunga transizione allo status e al ruolo di adulto in questa rapsodia di tempi e di spazi? Una soluzione parziale pu prendere corpo in maniera autonoma, attraverso la capacit di costruire una cassetta degli attrezzi con la quale orientare e riorientare il proprio percorso biografico. I giovani che spesso non possiedono una memoria ben radicata e dei progetti di s chiari e delineabili nel futuro per tollerare e difendersi da queste slegature spazio-temporali debbono costruire autonomamente i ponti e le trame tra tempi individuali e tempi sociali. Questo modo di riorganizzare il tempo biografico dovrebbe consentire ai giovani di orientarsi o, per lo meno, di non smarrirsi oltremodo nei territori della propria esistenza.

La contaminazione tra simbolico e reale Gli orizzonti temporali sono legati a quelli spaziali: la concezione del tempo e dello spazio, per cos dire, vanno a braccetto. Nella tarda modernit il modo di vivere la dimensione spaziale divenuto un nodo problematico dellesistenza di ciascun individuo, in particolare modo dei giovani. La societ della comunicazione, con le sue immense risorse tecnologiche, opera uno stravolgimento dei rapporti spaziali di vicinanza e di lontananza. Lindividuo tardo moderno attraverso le immagini diffuse dai media familiarizza con territori lontani dal suo mondo come se fossero a portata di mano. Gli ambiti di cui i soggetti hanno cognizione diretta e, soprattutto, indiretta si dilatano, divengono multipli e discontinui: le percezioni del tempo e dello spazio si delocalizzano e si detemporalizzano4. La diffusione dei media crea una commistione tra immagine e realt, tra esperienza della rappresentazione ed esperienza vissuta in prima persona. Lesperienza sempre meno un dato e un fatto e sempre pi un costrutto culturale, cognitivo; il campo emotivo e gnoseologico dei giovani si divarica a dismisura e, in esso, i contenuti simbolici sembrano sopravanzare di gran lunga quelli materiali, fisici.
3 4

A. Melucci e A. Fabbrini, Let delloro. Adolescenti tra sogno ed esperienza, Feltrinelli, Milano 1992. A. Giddens, Modernity and Self-Identity, University Press, Stanford 1991.

La contaminazione tra il simbolico e il reale crea un intreccio nel quale diventa arduo distinguere tra lesperienza in prima persona e quella mediata; una distinzione che, daltronde, necessaria per una costruzione identitaria consistente. Quali sono i rischi che minano la modalit dei giovani di fare esperienza nel panorama della tarda modernit? Il rischio maggiore risiede proprio nellincapacit di mediare tra limmaginario e il reale. La dilatazione spazio-temporale pu provocare una perdita della capacit di riconoscere sia i propri confini (i propri limiti) sia le proprie possibilit. I giovani per orientarsi allinterno di questo panorama socioculturale caratterizzato dallapparente eccedenza di opportunit e di orizzonti di vita devono essere capaci di scegliere alcune possibilit e sacrificarne altre, coniugando in unequazione personale le chances di vita con le proprie potenzialit e le proprie incompetenze. Se rinunciare a determinate traiettorie di vita pu produrre sentimenti di ansia e di depressione, mantenerle tutte intatte significa non intraprenderne alcuna e, alla lunga, sentirsi paralizzati, inadeguati. Il soggetto che non sceglie rimanendo invischiato in una prospettiva temporale evanescente e in un radicamento spaziale inconsistente rischia di smarrire il sentimento della presenza e il senso del proprio agire. Nellagire concreto i giovani ridefiniscono e legano in maniera disincantata il reale e limmaginario, il possibile e limpossibile, acquisendo il senso dei propri limiti. in questo territorio, sul quale lindividuo inizia a piantare alcuni paletti, erigere alcune recinzioni, aprire dei varchi pi precisi superando il senso di smarrimento della prateria sconfinata (che spesso, col passare degli anni, si pu tramutare in una steppa arida e desolante) che il giovane pu attivare le proprie scelte, individuare i propri percorsi di vita e rinunciare a correre in mille direzioni. Senza sperimentarsi nella realt, senza camminare un po prima di rappresentare, i giovani italiani rischiano di disegnare una mappa fasulla delle loro identit e dei loro tragitti di vita. Una rappresentazione, questa, distorta e piatta di una realt, di un mondo che non stato attraversato e che , di fatto, sconosciuto. Recuperare lesperienza come Erfahrung Per il giovane fondamentale fare esperienza in prima persona, specialmente nel lavoro; una pratica per sviluppare una certa consapevolezza di s e per lindividuazione di percorsi personali che possiedano una certa consistenza. Tuttavia, anche se la mediazione tra esperienza e azione un mattone fondamentale dei processi di individuazione, non evidentemente lunico. Devono essere prese in considerazione altre tipologie di esperienza. Innanzitutto, quali sono i significati che il concetto di esperienza riassume in s? I giovani solitamente concepiscono lesperienza come un vissuto eccezionale, che supera per unicit e intensit la normalit della vita quotidiana. Si tratta di unesperienza forte, percepita come autentica rispetto allinautenticit della routine; sono i momenti dellesistenza intrisi di significati appaganti, per i quali vale la pena vivere. Queste circostanze occorrono raramente e paiono slegate dal resto del percorso biografico. La ricerca di esperienze intense pu essere collegata alla contrazione delle prospettive di vita nel presente di cui si detto estesamente in precedenza. Infatti, se il progetto di s volubile e inconsistente, se difficile conferire un senso di continuit alla propria biografia, ecco che diviene desiderabile consumare questi momenti essenziali, irrinunciabili per una storia che, altrimenti, avrebbe veramente poco senso.

Ma i vissuti eccezionali suscitano sentimenti oscuri, ambigui. Il giovane avrebbe bisogno di individuare altri significati della parola esperienza, che non si esauriscono nei momenti eccezionali: anche la quotidianit esperienza. Esperienza ci che facciamo, che sperimentiamo, ma pure quello che pensiamo e immaginiamo. E, preme sottolineare, fanno parte dei significati dellesperienza anche quei frangenti, quelle pause durante le quali gli individui si domandano il senso del loro tragitto; ovvero quando le persone rompono con una domanda di senso individuale lincessante susseguirsi di eventi e pensieri, di cose fatte, pensate, subite. Lidea di esperienza che voglio focalizzare quella bene espressa da Jedlowsky: Lesperienza ci che ciascuno vive e conosce, ma anche il processo attraverso cui il soggetto diviene consapevole di s. Questa duplicit rende conto del suo carattere paradossale: perch lesperienza qualcosa che si fa sempre, e contemporaneamente qualcosa che si pu non avere mai5. Nella societ premoderna, nella prima e nella piena modernit era diffuso, al contrario, proprio un significato di esperienza intesa come progressiva conquista di un sapere abbastanza certo della vita, che si sostanziava nella saggezza (nellesperienza) degli anziani. Questa accezione entra in crisi nella tarda modernit. Mentre luomo del passato era sazio e possedeva esperienza, luomo della modernit pu diventare stanco della vita, ma non sazio. un uomo che fa un numero infinitamente pi grande di esperienze ma che non ha esperienza, non saggio. In passato la possibilit di sentirsi esperti della vita era garantita dal fatto che i ritmi del cambiamento materiale e culturale erano pi lenti di quelli attuali. Era, perci, la possibilit di inserire i vissuti individuali nellorizzonte condiviso della memoria collettiva che permetteva al singolo di comprendere pienamente il senso della propria esistenza e di poter consigliare il prossimo in particolare i propri figli sulle condotte da tenere, sulle abitudini da sviluppare, sulle pratiche da perseguire. Nella tarda modernit questo modo di esperire, e di tutelare le nuove generazioni sotto lombrello della tradizione, viene meno. La concezione cumulativa dellesperienza La possibilit di accumulare un bagaglio sufficiente di esperienza e di potersene servire per affrontare i propri itinerari nella vita quotidiana messa in discussione; il concetto di esperienza, di conseguenza, si trasforma. Unesperienza intesa come Erlebnis si sostituisce a quella intesa come Erfahrung. Erlebnis deriva dal verbo erleben, che significa essere in vita mentre una cosa succede e suggerisce unaccezione di esperienza immediata, puntuale e discontinua che ben si adatta ai ritmi, ai contenuti e alle forme dellesperienza moderna. Il soggetto interiorizza i contenuti dellErlebnis, ma in maniera solitaria, allinterno della propria coscienza. Il termine Erfahrung proviene dal verbo erfahren che significa passare attraverso; esso contiene lidea di esperienza come viaggio, come tragitto, come percorso. In questa accezione di esperienza ancora presente lidea di un vissuto particolarmente significativo che trasforma e modifica lattore, rompendo il normale scorrere delle cose, per non si esaurisce in esso. Lesperienza anche una costruzione, un processo nel quale si consolidano certe pratiche, competenze e aspettative. Una simile concezione cumulativa di esperienza, intesa, cio, come elaborazione dei vissuti, fonda la capacit di affrontare le situazioni, le emergenze, gli accadimenti della vita in
5

P. Jedlowski, Il sapere dellesperienza, Il Saggiatore, Milano 1994.

maniera adeguata con esperienza, per lappunto. NellErfahrung i contenuti del passato si rendono disponibili allindividuo, ovvero il passato entra a far parte dellesperienza. Lesperienza intesa come Erlebnis scalza quella concepita come Erfahrung per il venir meno delle condizioni storiche e culturali che permettevano di intendere lesperienza come dote che sedimenta nel corso della vita. Senza luoghi, persone e memorie dalle quali attingere sensi e continuit, lindividuo costretto a fare centro su se stesso: nessuno pronto n a trasmettergli il sapere dellesperienza, n a confermargli il senso di continuit del suo tragitto esistenziale. la cultura dellemozione con le disposizioni ad agire che ne conseguono; si tratta di atteggiamenti strategicamente deficitari per la costruzione identitaria di soggetti che prolungano oltremodo la propria fase giovanile. Una realt sfuggente, la frammentazione degli spazi e dei tempi, la mancanza della guida della tradizione, non eliminano totalmente la possibilit dellesperienza come Erfahrung; questa ancora realizzabile e auspicabile, se non irrinunciabile, ma, forse, pu essere praticata solo in maniera appartata dal singolo individuo, il quale cerca di colmare il vuoto della cesura tra memoria individuale e memoria collettiva attraverso uno sforzo di riflessione, fermandosi a pensare ogni tanto alla propria esistenza. Questa idea di Erfahrung come progressiva, solitaria, scoperta e realizzazione di s ha i suoi albori nel movimento romantico successivo alla rivoluzione industriale, ossia nel periodo che va dalla fine del Settecento alla met dellOttocento circa, ma viene negata dalle correnti del postmodernismo. Nella tarda modernit, infatti, lesperienza di s si fa evanescente e la ricomposizione di una qualsiasi sorta di unit diviene unimpresa impossibile. Il momento della ricostituzione individuale si disintegra; lelaborazione dei ricordi della memoria appare compromessa e, anche se permane unaccezione di esperienza come esercizio, la facolt di elaborare i propri vissuti inserendoli in un disegno di vita che abbia dei contorni anche parzialmente definiti appare improbabile.

Tra nessi e sensi: ri-tessere la propria storia Daltro canto, una delle maggiori sfide che i giovani affrontano nellepoca odierna risiede proprio nel trovare una nuova forma di Erfahrung, per riallacciare i fili della continuit tra passato, presente e futuro, al fine di dare un senso al proprio vissuto, e cos fronteggiare lo smarrimento dei tempi superveloci che provocano un senso di estraneit nei confronti della realt e di se stessi. Per fare tutto ci dovrebbero trovare dei mezzi e dei modi idonei a comporre un racconto della propria storia di vita, un narrarsi per s che permetta di illuminare, anche parzialmente, il cammino: guardare al proprio passato per riorientare il propri itinerari nel presente e nel futuro. Il giovane in particolare, ma le persone in generale, hanno bisogno di attivare anche unautoriflessione che consenta di tirare le fila della propria biografia. Questa forma di elaborazione non dovrebbe appiattirsi sulla falsa linearit di un racconto di comodo, ovvero limitarsi a una sovra-intellettualizzazione asettica della propria storia. Lelaborazione , al contrario, un duro lavoro di tessitura della propria storia; un filo dArianna che scioglie e lega le diverse fasi della vita, con le relative atmosfere, persone ed emozioni che successivamente andranno a formare una ragnatela di nessi e di sensi. vero che nella profusione di rumori assordanti della tarda modernit sono sempre pi rari gli spazi e i tempi per ascoltarsi, per prendere contatto con se stessi, per uscire dalla propria storia irriflessa e ritrovare la propria storia. Questi momenti

possono sopraggiungere quando il soggetto in un momento difficile, quando in balia delle onde oppure alla deriva. Ma non esiste un automatismo che dalla durezza conduce alla pausa di riflessione. La riflessione positiva che nasce dalla sofferenza interiore viene spesso deviata; ad esempio per mezzo di farmaci (antidepressivi, ansiolitici). Le asperit della vita vengono cos limate dalla possibilit di essere esauriti, di farsi curare piuttosto che prendersi cura di s. Trovare i mezzi per riflettere e per raccontarsi la propria storia indubbiamente difficile. Non tutti, infatti, possono scrivere unautobiografia. Ma il tentativo di volgersi ogni tanto verso se stessi, senza pretendere di ricostituire ununit ideale, un ritorno sicuro, se auspicabile per tutti, per il giovane adulto appare un tentativo strategicamente efficace per riattivare il cammino verso let adulta. Attraverso il lavoro autobiografico il soggetto si sar autoeducato a fare esperienza di s nel presente intrattenendo un dialogo con il passato. Se i maestri di vita non ci sono pi, ognuno deve divenire maestro di se stesso, imparando dalla propria storia, accettandosi senza negarsi unidentit che magari non immaginava di possedere. Lidentit di un individuo si compone, infatti, di quello che gli accaduto e di quello che non gli accaduto, di quello che diventato e di quello che non diventato: sviluppando i negativi della nostra vita (Proust) ci assumiamo la responsabilit di tutto ci che siamo stati. La nostra storia poteva essere diversa, magari pi bella; ma raccontandosela lindividuo forse imparer ad amarla un po. La riconciliazione di s uno stato danimo difficilmente raggiungibile; ma se riusciamo solamente a sfiorarla possiamo ricongiungerci con noi stessi e con gli altri, o quanto meno avere la sensazione di una certa coincidenza fra identit e storia di s. Se questo avviene, il racconto come cura di s, lentamente, pu avvicinarci a una condizione interiore che dovrebbe fare parte dellessere adulti, cio la capacit di ammettere, almeno di fronte a noi stessi, che ci che non si potuto, voluto, saputo fare o essere sempre molto di pi di quanto si riusciti a realizzare.

You might also like