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... Solo la fantasia fermenta... Vitaliano Brancati Bimestrale (eccetto Luglio - Agosto) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII- n 3 - Maggio Giugno 2011 Ed. Resp.: Catania Francesco Paolo, Bld de Dixmude , 40/ bte 5 (B) 1000 Bruxelles - Tl & Fax: +32 (0)2 2174831 - Gsm: +32 475 810756

15 Maggio 2011
65 ANNIVERSARIO DELLO STATUTO SICILIANO
La Trinacria in Inghilterra
( 6 & 7)

LE MEZZE VERITA E LE MENZOGNE DI BENIGNI A SANREMO 2011 (4 & 5)

Per migliorare il futuro della Sicilia e dei Siciliani non occorre una nuova Primavera., occorre soltanto una diversa Informazione e una nuova presa di Coscienza !! ( 8 )

Il lavoro della Commissione Statuto sullAlta Corte per la Regione Siciliana


( 15 & 18 )

Referendum del 12 e 13 giugno 2011


( 15 & 18 )

LOPINIONE DEL MAGISTRATO


CONSIDERAZIONI SULL'APOTEOSI GARIBALDESCA DEGLI ASCARI NOSTRANI NEL 150 ANNIVERSARIO DELLA PERDITA DELLA NOSTRA INDIPENDENZA
( 16, 17 & 19 )

Insegnamento della storia, della letteratura e della lingua siciliana

Basta cu' fa
( 18 )

15 Maggio 2011
65 ANNIVERSARIO FIRMA STATUTO SICILIANO
LALTRA SICILIA resta convinta che una ricorrenza deve accadere e ricordarsi proprio nel giorno esatto, anniversario dell'evento, altrimenti tutto sarebbe aleatorio ed ogni tentativo di celebrazione estremamente relativo. Pensate ad una ricorrenza qualsiasi, quella del 25 aprile, per esempio - celebrazione della festa della Liberazione per taluni, anniversario del Natale di Roma per altri. Se dovesse venire festeggiata in una data differente o avanzata o postcipata, perderebbe sicuramente ogni attrazione e soprattutto rischierebbe nel tempo, proprio per la sua incerta collocazione, ogni riferimento al ricordo, alla memoria e al significato estrinseco della data. Cos LALTRA SICILIA, come da sempre, promotrice e iniziatrice della celebrazione della Festa per lo Statuto, cercando di ovviare e superare tutte le titubanze del Ministro Presidente della Regione Siciliana indica nel 15 maggio la data obbligata della ricorrenza dell'anniversario della concessione pattizia da parte dello Stato centrale dello Statuto di Autonomia della Sicilia. Come ebbe a fare ogni anno in occasione della ricorrenza, LALTRA SICILIA invita il Ministro Presidente dott. Raffaele Lombardo, i deputati regionali, quelli provinciali ad ogni modo da abolire (art. 15 dello Statuto), i consiglieri comunali, i Sindaci di ogni comune dell'Isola ad indire, d'ora e di gi, la festa per la celebrazione della ricorrenza proprio il prossimo 15 maggio, ricordando loro che dallo scorso anno il 15 maggio in Sicilia FESTIVO (e cos sar anche per i prossimi anni), senza spostare questa data, soprattutto per il ricordo delle lotte di autonomia culminate proprio nella vittoria del 15 maggio e per il dovuto rispetto che si doveva e sempre si dovr ai patrioti che con il loro sacrificio hanno permesso l'ottenimento di quello Statuto Sacro di Autonomia oltraggiato, violentato e offeso dalla massa di paria e servi senza dignit n orgoglio che hanno sempre operato contro la Sicilia e i Siciliani e, collocando la data, a loro piacimento, senza il pur dovuto riferimento storico, cercano di banalizzare la ricorrenza.

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ne ancienne villa patricienne sur le boulevard Lambermont, un petit escalier d'accs et lentre dans une salle conforme l'image que l'on a des anciens manoirs anglais. Au mur, quelques trophes de chasse regrettent presque de ne pas avoir fini dans l'assiette mais en est-on bien certain ? Une ambiance de campagne en pleine ville dans une salle ou s'grnent les tic-tac des horloges coucou, autre passion du chef. Une maison vraiment pas comme les autres, dont la srnit n'est trouble que par l'humour dcale du patron. Nous sommes chez Roberto Ristuccia. Comme son nom ne l'indique pas le New Epsom (di Roberto) est un restaurant italien. Il tire son origine de la passion du patron pour les canassons, dont un des stud-book a loge quelques encablures durant de longues annes. Ici pas de pizzas, Roberto est un chasseur, un cueilleur de champignons et un pcheur, c'est donc une cuisine traditionnelle italienne que vous aurez faire. Il n 'y a pas de carte mais un tableau de suggestion avec une formule unique: un menu avec choix de quatre entres, quatre plats et quatre desserts, pour 25 . La formule cartonne en ces temps de crise. Avec ses vingt couverts maximum par service, mieux vaut tre prudent et rserver. A la saison des mois en "bre", poils et plumes sont accommods la faon mridionale, une priode de l'anne o Roberto n'hsite pas aller tirer le menu de la semaine dans les sombres forts ardennaises. Ct cellier. Roberto qui ne renie pas ses origines siciliennes, importe lui mme les flacons de la pninsule ().

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TRASLOCHI NAZIONALI & INTERNAZIONALI


Bimestrale (eccetto Luglio Agosto) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana Editore: LALTRA SICILIA Bld de Dixmude, 40/bte 5 - (B) 1000 Bruxelles Direttore responsabile: Francesco Paolo Catania Direttore editoriale: Eugenio Preta Info: Fax: +32 (0) 2 217 48 31 - Gsm: +32 475 81 07 56 ABBONARSI A LISOLA IL MEZZO MIGLIORE PER AIUTARCI REGALATI E REGALA UN ABBONAMENTO A UN TUO AMICO O PARENTE Abbonamento ordinario: 20 (Belgio); Altri Paesi europei: 50 Abbonamento sostenitore: versamenti volintari

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I MILLE MEDITERRANEI
di Eugenio Preta
itornano I mille mediterranei di Braudel ed i paesi della sponda sud del "Mare nostrum", che avevano attraversato il corso dei secoli scambiandosi guerra e pace, occupazioni, invenzioni e commerci, oggi ritornano in un clima di guerre e di rivoluzioni. Gettati a mare i dittatori, che pure erano stati sopportati e celebrati per oltre mezzo secolo, i nuovi rivoluzionari dei paesi rivieraschi della sponda sud si sono trovati confrontati con una storia pi grande di loro, impreparati ad ogni cambiamento, deficitari di sviluppo e benessere, preda alla fine degli integralismi sempre in agguato specialmente dove la democrazia flette e la libert resta soltanto nelle chiacchiere degli occidentali. Tornano i mille mediterranei, e la Sicilia, secolarmente non pi terra di occupazione e di conquista, perde tuttavia ancora una volta un'occasione storica per far valere nello scacchiere geopolitico la sua forza di posizione di mezzo tra occidente e islam, tra civilt e sottosviluppo, tra barbarie e cultura. Invece di dettare i tempi della transizione verso una democrazia, certo ancora tutta da scoprire, la Sicilia resta ancorata nell'anonimato dell'ignavia e di una perduta identit e, alla fine, subisce le prepotenze delle autorit europee e soprattutto dei padroni di Roma che decidono per noi le violenze degli sbarchi di clandestini, autoproclamatisi profughi. Mentre le autorit dello scoglio di Malta rispediscono in alto mare i barconi carichi di ragazzotti, Lampedusa invece accoglie tutti, come il ventre di vecchia baldracca, senza chiedersi il perch e soffocando cos l'asfittica economia dell'isola, che ha soltanto nel turismo una potenzialit di sviluppo, turismo per che gi in questa prossima estate far sentire per intero la sua crisi, nonostante Borghezio o Maraventano. Ma accogliamo tutti, buoni e cattivi, senza neanche limitarne i movimenti ma lasciando che vadano in giro per tutta l'isola, con grande paura dei lampedusani, costretti a convivere con disoccupazione, inverno, crisi economica, clandestini e carabinieri. Se la Sicilia fosse stata Nazione, avrebbe certamente assunto un ruolo determinante in questo mediterraneo, proprio mare nostro. Invece da colonia deve subire quello che altri decidono a nome suo, soprattutto senza tenere

Se la Sicilia fosse stata Nazione, avrebbe certamente assunto un ruolo determinante in questo mediterraneo, proprio mare nostro. Invece da colonia deve subire quello che altri decidono a nome suo, soprattutto senza tenere conto dei bisogni e dell'esigenze della sua gente che in questo mediterraneo deve vivere.

conto dei bisogni e dell'esigenze della sua gente che in questo mediterraneo deve vivere. Avrebbe certamente impedito l'ascesa di personaggi come Ben Al, foraggiato per anni invece dai socialisti come Craxi e Martelli, o Mubarak o Bubleflika e avrebbe saputo dialogare senza servilismi con Gheddafi, impedendo che la jihad islamica potesse approfittare della confusione per potersi agilmente installare nelle istituzioni rappresentative e, come avviene oggi in Egitto con la vittoria schiacciante dei Fratelli musulmani, nonostante l'opposizione e gli autoproclami di approffittatori dell'ultima ora come Baradei o Ben Mussa, lasci trapelare per tutte le democrazie del globo un'era di violenze e di pericoli... Invece la Sicilia rimasta senza mediterraneo, rubatole da inglesi, come era successo quando questi avevano appoggiato il "traditore dei due mondi", sicuramente non per filantropia ma proprio per poter rompere l'egemonia della flotta duosiciliana nel mediterraneo, da dove erano tenuti fieramente lontani, e da francesi, sempre ambigui nell'appoggiare i tiranni ma lesti a scappare quando la situazione sembra precipitare (Vespri siciliani, ndr). Abbiamo lasciato che la Nato, gli americani quindi, senza alcuna legittimit, decidessero la guerra nel mediterraneo, intervenissero non per abbattere un tiranno ma per rubargli il petrolio, come peraltro avevano cercato di fare in Iraq, combattendo certo un tiranno come Saddam, ma privando la regione di una barriera di laicit nell'oceano sterminato degli integralismi mediorientali.

vergognoso vedere che oggi, senza attendere una risoluzione delle Nazioni Unite, che si sono dimostrate ancora una volta inutili e inadeguate, i francesi si siano permessi di portare la guerra in casa nostra, dimostrazione lampante che il mondo occidentale sta morendo dei suoi egoismi e per una voracit infinita di materie energetiche che se il vicino che le detiene pi debole lo attacca per sottrargliele con la forza dei tornado. Senza una interposizione di dialogo come uno Stato Sicilia potrebbe fare, il mediterraneo paga ancora anni di arretratezza e sottosviluppo. Invece la Sicilia, in questo panorama si ritrova invischiata e, purtroppo, senza speranze. Noi de L'ALTRA SICILIA sogniamo uno Stato nazione l, nel mezzo del mediterraneo, ponte di culture e dialogo, capace di imporre legge e democrazia con la sola forza dell'esempio e dell'identit. Purtroppo quest'Isola resta colonia e preda di cattivi imbonitori che riescono a mortificarne la dignit e la tengono dolentemente soggetta e prona. Occorrerebbe uno Stato nazione autorevole, rappresentato, non a Roma in qualche CdM, come finalmente oggi avviene e come sarebbe peraltro da Statuto, ma nei differenti consessi internazionali, nelle istituzioni dove si decide ormai il quotidiano dei popoli; uno Stato nazione Sicilia che sedesse a parit di dignit politica di fronte a occidentali e arabi e facesse sentire autonomamente la voce della cultura e della libert in un mondo che sembra aver perso oggi , insieme alla legalit , anche la capacit di solidariet e di altruismi. Per riappropriarsi del mediterraneo sottrattole, la Sicilia ha una sola via da percorrere: riacquistare la propria identit e avanzare forte una richiesta di autonomia e, ove tutto fallisse, finalmente di indipendenza. Eugenio Preta Il mondo quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per linerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno l a guardare. [ Albert Einstein ]

Il popolo siciliano non stato mai un popolo vinto, ma al contrario un popolo vincitore, non nel senso militare e imperialista del termine, ma perch ha saputo conservare nella sua millennaria storia, la propria identit arricchita dagli apporti delle civilt straniere assimilate sapientemente dalla propria cultura dotta e popolare. Ecco perch la Sicilia sino a quando conserver la propria tradizione e la propria memoria storica non sar mai una nazione vinta". [ Massimo Ganci ]

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LE MEZZE VERITA E LE MENZOGNE DI BENIGNI A SANREMO 2011


er capire bene, lesegesi di Benigni sullinno di Mameli, bisogna iniziare dalla parte finale del suo intervento a Sanremo 2011, precisamente dalla sua toccante interpretazione cantata. La scena semplice, un giovane che crede al Risorgimento si trova nellaperta campagna, a lottare per lItalia Unita, trascinato dal suo idealismo canta con il cuore, per se stesso, questinno scritto dal giovane ventenne Mameli, fino alla fine: Stringiamci a corte/Siam pronti alla morte/L'Italia chiam. Tutto fa presagire che quel giovane un istante dopo sar raggiunto da una scoppiettata e morir in quel passato remoto per il nostro presente. Anche perch questa morte stata bene annunciata da Benigni e ripetutamente, in maniera da farci sentire vicini, al quel giovane, figlio, fratello. Un mio interrogativo : chi ha ucciso quel giovane? Da precisare che il giovane Mameli, fu ferito in maniera lieve dalla baionetta di un commilitone accidentalmente in una gamba nella difesa della Villa del Vascello nel 1849, linfezione lo uccise ventunenne il 6 luglio dello stesso anno. Da precisare che in quella occasione Garibaldi ha condotto un combattimento veramente pietoso, a dimostrazione che quando il nemico, pur non essendo motivato ideologicamente, non corrotto con le tangenti massoniche transnazionali, esce fuori la mediocrit militare del tanto decantato generale. Ma un altro discorso, torniamo sul palco di Sanremo del 17 febbraio 2011, dove troviamo ormai disteso morto il giovane combattente risorgimentale. Quel giovane credeva in un risorgimento di Popoli contro le tirannie, un risorgimento che univa questi stati liberi, gli uni rispettosi degli altri, in poche parole un risorgimento confederale. Quel giovane, come Mameli ha scritto, pensava: "Nemico nostro

Santoro, pertanto conveniva a Silvio, o a chi non era daccordo ad andarsi a coricare. Benigni durante la sua performance accenna: LItalia divisa in tre. Quella delle tre macro regioni un idea trasversale da destra a sinistra, gi avevo scritto in SEDOTTI & ABBANDONATI a riguardo: La mia memoria stato sollecitata dalla lettura dellarticolo di Gaetano Savatteri Lidea di Letta: cancellare la Sicilia pubblicato

a pagina 30 sulla rivista S n 28 anno 4 giugno 2010 Societ editrice Novantacento s.r.l. Palermo, direttore responsabile Francesco Foresta.
Il bravissimo Savatteri nellarticolo ha paragonato il vicesegretario del Partito Democratico Enrico Letta al maresciallo del film. Ha

provato a immaginare come sarebbe pi semplice e meno faticosa lItalia senza la Sicilia, ma pure senza la Calabria e la Campania. Senza queste tre regioni, ha detto Letta, lItalia avrebbe dei parametri economici pari a quelli di Germania e Francia. Testualmente Letta dice: Il Sud rischia sempre pi di affondare, non pi tempo di nascondere la testa sotto la sabbia.

Per chiarirci le idee, per il vicesegretario del PD, il Sud zavorra e va sganciato via. Non tutto il Sud per, il giornalista spiega nellarticolo che la Puglia e la Basilicata, dove il PD ha vinto le elezioni, vanno salvate.(2) Ma il concetto confederale, viene confuso appositamente da Benigni e se ne guarda bene dallapprofondire. Chi un autentico indipendentista (confederalista) non vuole dividere lItalia, anzi vuole togliere quelle barriere, quei confini di separatezza gi esistenti e che mortificano le speranze di tutti, vuole la riconoscenza dei Popoli e lautodeterminazione a pari dignit, questo non significa, odio culturale e politico ne assoggettamento economico, significa pace e comprensione, libert, sviluppo e giustizia fra tutti. Non mi aspettavo il suo elogio alla casa Savoia, capisco la decadenza ideologica, ma mai potevo immaginarmi cos in basso, caro il governo di Napoli, ma pi tremendo nemico, perch compagno Benigni Per precisare in fine che la dignit regale da vestito di sembianze amichevoli, quel di Torino".(1) quella ducale lhanno avuta il 22 settembre 1713 a spese del Popolo Quel giovane vide traditi i suoi ideali quando proprio il tiranno Siciliano, quando a Torino, alla presenza degli ambasciatori siciliani, Piemontese si appropri della sua lotta, Vittorio Amedeo II di Savoia assumeva il del suo sangue, della sua vita, per il solo titolo di re di Sicilia. Vi un canto Vi un canto popolare siciliano motivo economico di depredare uno popolare siciliano che nellevidenziare un che nellevidenziare un luogo di stato ricco come quello Duo Siculo. luogo di desolazione si esprime cos: pari desolazione si esprime cos: Quel fuoco che uccide il giovane ca cci pass casa Savoia! Questo per interpretato da Benigni, arrivato appena fare intendere che in sette anni hanno pari ca cci pass casa Savoia! pr ima con il c a va llo , ar ri va spazzato tutto ci le era stato possibile Questo per fare intendere che in sette inaspettatamente non dal fronte Sicilia. anni hanno spazzato tutto ci le era stato dellaper non parlare di Vittorio Emanuele avversario ma vestito di sembianze Poi possibile della Sicilia. amichevoli, il piombo quello II, Benigni riporta lappellativo storico il avvelenato dalla menzogna massonica re Galantuomo!. perpetrata ai danni di tutti noi spettatori impreparati a tale Assolutamente non meritato in quanto stata una leggenda degli performance. Negare, od omettere, la verit storica come uccidere storici Piemontesi su un fatto infamante del re, in quanto non vero il passato come uccidere ancora una volta tutti quei giovani, come che si era opposto alle richieste di Radetky di abolire lo statuto nostri figli, nostri fratelli che credevano veramente alla libert, alla albertino perch animato da sentimenti patriottici e per la difesa indipendenza dei propri Popoli in una nazione confederale giusta e delle libert costituzionali, ma anzi aveva promesso la sua non in una nuova colonizzazione, solo un cambio di tiranni... opposizione decisa ai democratici, disse di voler diventare amico Il discorso di Benigni molto banale, poco culturale, scolastico e degli Austriaci e ristabilire a un maggior grado il potere incerto, si nota la ripetizione continua dellaggettivo memorabile, monarchico(3). Per non parlare della sua condotta abbastanza intessuto di propaganda partitica, arroganza e odio, tutto farcito con licenziosa con le donne, tante furono le amanti e le sedotte con una 250,00 pagati da noi abbonati Rai. Io direi tartassati Rai, perch bella folla di figli bastardi generati da tali relazioni. non ho fatto nessuna scelta volontaria, sono obbligato a pagare per Passiamo alla dichiarazione di amore di Benigni a Cavour, un servizio per la maggior parte ricolmo di propaganda di tutti generi come politico statista, poi allude ad un finto scandalo dello statista e di ogni modo occulta e palese. Benigni affronta la questione occasione per ironizzare su Berlusconi. In realt la figura di Cavour dicendo che quella era una serataccia perch su RAIDUE vi era molto discutibile sia per le sue idee poco democratiche, sia per come
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oper senza nessun ritegno, al punto di sacrificare la nipote, come escort, usiamo un termine moderno, la contessa Virginia di Castiglione, la quale ha avuto argomenti politici pi convincenti nellalcova, tanto da riuscire a fare invaghire limperatore Napoleone III ad farlo appoggiare la politica espansionistica del Piemonte. Il sacrificio della sua nipote fu equiparato alle nozze della figlia di Vittorio Emanuele II, Maria Clotilde, poste da Cavour come ragioni di stato, con il principe Girolamo Napoleone, nipote dellimperatore francese, che gli storici definiscono un autentico depravato. Argomentare su Cavour ce ne vuole carta e tempo questa fase storica risorgimentale massonica piena di intrighi e di retorica tanto che la verit cos insabbiata da lasciare poco ad una analisi completa su i fatti oggettivi. Il primo a respingere ufficialmente una richiesta di aprire gli archivi di stato, o quello che ne rimaneva dal 1815 in poi e nel 1912, fu Giolitti(4) , il quale disse in Parlamento che altrimenti ne sarebbe derivato un considerevole danno allo Stato. Quando mor Cavour, il re fece requisire molti documenti, altri furono completamente distrutti. Lo stesso Alessandro Luzio(5) defin i documenti ufficiali un cumulo di inesattezze e che era stato operato un occultamento della verit storica.Continua la propaganda di Benigni con Giuseppe Garibaldi, voluto dalla loggia massonica del Grande Oriente dItalia come mito fondante della nazione Italia quando ormai si sa benissimo che stato creato minuziosamente. Nella biografia scritta dallinglese Lucy Riall, docente di Storia al Biberck College dellUniversit di Londra, intitolata Garibaldi. Linvenzione di un eroe, ed Laterza, si legge che: la celebrit di Garibaldi fu il risultato di una precisa strategia politica e retorica e che lo stesso fu abile controllore della propria immagine e ben Continua il comico con il Piemonte, questa regione che ci ha dato tutto. Direi che il Piemonte ha preso tutto dopo avere demonizzato e caricato di pregiudizi razziale una precisa area geografica corrispondente al regno borbonico, ha letteralmente colonizzato con danni, ancora evidenti dopo 150 anni e vantaggi per quellarea geografica corrispondente alla Padania, tuttoggi evidenti e senza bisogno di occhiali. Per questo motivo difficile per noi Siciliani festeggiare. Arriva cos al 48, Benigni salta il 48 Siciliano per parlare delle 5 giornate di Milano. Eppure la rivoluzione siciliana ha avuto un esito positivo, si stabil a Palermo il parlamento rivoluzionario indipendentista dalla corona borbonica. Il 12 gennaio del 1848, promisero per regalo di compleanno al tiranno Borbone la rivoluzione e puntualmente si attu con successo. Negata alla storia, negata nelle scuole, negata anche a Sanremo con Benigni, perch la Sicilia non pu essere motore degli eventi storici, ancora la terra della

consapevole del nesso che gi allora andava creandosi tra politica e sistemi di comunicazione di massa. Il mito di Garibaldi pu non corrispondere alla realt, ma fu senza dubbio efficace la popolarit di cui godette ci offre importanti spunti per comprendere la pi generale funzione dei miti nellambito dei movimenti nazionali. (6)
Il 20 settembre 2007, in occasione dell'anniversario della presa di Roma e della caduta del Papa Re, il Gran maestro del Grande Oriente Raffi dice: Garibaldi torna ad essere vivo e insieme a

Garibaldi, mito fondante della Repubblica, mito fondante del Risorgimento, o del Risorgimento stesso come mito fondante della Repubblica, della Nazione italiana, far s che i separatismi vengano visti con sorriso e si guardi oltre. Penso che lutilizzazione di Garibaldi come mito fondante un idea
al quanto pericolosa e chiara della pericolosit massonica tuttoggi. I miti fondanti dellantica Roma furono Romolo e Remo, il mito fondante dellItalia un massone. Cos nelle scuole, dalle elementari in poi si studiano i miti e le leggende come verit storiche nella completa negazione di quella vera. Una nazione ad uso e consumo di un organizzazione segreta e internazionale che lotter ancora una volta contro la realt storica dellindipendentismo dei popoli come quello Siciliano e Sardo. Benigni arriv a dire che Dumas andava dietro a Garibaldi con il taccuino, ed vero! Il 20 luglio del 1860 a Capo DOrlando, i morti furono cos tanti, quasi 800, nonostante i feriti, nelle file garibaldine (piemontesi). Proprio questo numero elevato di morti, questa cruenta battaglia, doveva essere coperta mediaticamente, perch non lasciava dubbi in una cattiva conduzione da parte dellEroe. A questo ci pens Dumas, che guarda caso, dicono gli storici garibaldini massoni, si trovava a navigare nel Mediterraneo, venuto in Sicilia e si trovato nelle acque di Milazzo il giorno della battaglia. (Giuseppe Garibaldi di Alfonso Scirocco Pagina 240 Edizione RCS Quotidiani SpA Milano 2005 Corriere della Sera). Alessandro Dumas romanz la battaglia di Milazzo depurandola dagli episodi meschini e crudeli, invi, dalla vicina Barcellona, ben quattro lettere al Carini che pens insieme a lalto comando garibaldino di diffondere in tutti i giornali, anche esteri. Lo stesso Cavour (dicono ingenuamente alcuni storici che non lo considerano lartefice) si lasci condizionare da tale manovra e diede il suo benestare a Garibaldi di oltrepassare lo Stretto.

rassegnazione, delloblio, del silenzio. Voglio lasciare qui la mia analisi penso che basti. Alphonse Doria
1 - Goffredo Mameli, Fratelli d'Italia. Pagine politiche, curato da David Bidussa Feltrinelli 2010 2 - http://www.laltrasicilia.org/modules.php?name=News&file=article&sid= 1544 (9 giugno 2010) 3 - Vittorio Emanuele II, di Demis Mack Smith Edizione Laterza Bari - 1977 4 - Giovanni Giolitti nato a Mondov il 27 ottobre 1842 mor a Cavour il 17 luglio 1928 stato un politico italiano, pi volte presidente del Consiglio dei ministri. 5 - Alessandro Luzio nato a San Severino Marche il 29 settembre 1857 mor a Mantova il 20 agosto 1946 di fede monarchica, fu un giornalista, storico e archivista italiano, nel 1918 responsabile dell'Archivio Sabaudo di Torino. 6 - http://spazioinwind.libero.it/claudioitaliano/garibaldi.htm Giorno 22 giugno 2008 ore 18,46

Per liquidare i popoli si comincia con il privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di unaltra cultura, inventa per loro unaltra storia. Dopo di che il popolo incomincia lentamente a dimenticare quello che stato. E il mondo attorno a lui lo dimentica ancora pi in fretta.

MILAN KUNDERA , Il libro del riso e delloblio

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La Trinacria in Inghilterra
di Giuseppe Quatriglio Tratto da Lisola dei miti, Palermo: Flaccovio Editore, 2009. na Trinacria di neon risplende di sera a Trafalgar Square unendosi al coro delle luci della celebre piazza londinese. La Trinacria si trova sull'edificio che ospita l'ufficio turistico dell'Isola dell'Uomo, l'Isle of Man, il cui simbolo costituito, appunto, da tre gambe in movimento piegate al ginocchio come quelle della Triskelis. La seconda Trinacria, prima di giungere all'Isola dell'Uomo, s'incontra, sul molo di Liverpool, sulla poppa del traghetto che in quattro ore rag giun ge l'i sol a la rg a se di ci chilometri e lunga quarantotto, adagiata al centro del mare d'Irlanda. Il traghetto dalla prua aguzza e dai fianchi alti, come si conviene a una nave che deve solcare anche d'inverno i tempestosi mari del Nord, si stacca puntualmente dal molo, seguito da uno stuolo di rumorosi e grossi gabbiani. Gli edifici nerastri di Liverpool perdono i loro contorni nella nebbia che cala fin sul mare dal colore dell'acciaio. La Sicilia lontana, ma il ricordo della sua luce mediterranea splende sulla Trinacria che dipinta di giallo sulle scialuppe, stampata sulle etichette delle bevande distribuite a bordo, incisa sulle posate e sui bicchieri della sala da pranzo della nave. Ma perch questa Trinacria calda, viva e luminosa, dinamico simbolo del sole, cos a Nord? Chi l'ha portata fin qui? Il primo contatto con Douglas non svela il mistero. La capitale dell'Isola dell'Uomo una simpatica cittadina del settentrione d'Europa, con il lungo molo di legno, le basse maree che di notte scoprono per intero le chiglie delle navi alla fonda, i corni che nelle interminabili serate invernali ululano a intervalli regolari per avvertire i naviganti dei pericoli della nebbia. Questa terra di antiche conquiste. Gli scandinavi l'invasero nell'anno 800 con il proposito di saccheggiarla, ma a poco a poco si innamorarono dell'Isola coronata di alte montagne e di verdi pianori, e vi rimasero. Le antiche saghe popolari ricordano l'incontro che il rude uomo scandinavo fece nell'isola solitaria, posta a met strada tra l'Irlanda e l'Inghilterra, con una natura pi benigna; racconti che fluttuano in una luce di leggenda. Il periodo storico dell'Isola dell'Uomo incomincia con l'arrivo del primo capo vichingo, Godred Crovan, nell'anno 1079. Nel Chronicon Manniae, compilato dai monaci dell'abbazia di Rushen del XII secolo, sono descritte le vicende di questo secondo periodo vichingo dell'isola e si parla del primo re, King Orry, che si crede sia il Godred Crovan giunto dalle regioni scandinave. Il figlio del re Orry, Olaf, vissuto dal 1113 al 1152, fu il primo sovrano a farsi chiamare "rex Manniae et insularum". Il figlio di quest'ultimo, Godred II, divenne vassallo di Enrico II d'Inghilterra e da quel momento l'isola divenne una pedina nella guerra intrapresa dalla potente vicina contro la Scozia. Ma i re vichinghi continuarono a dominare l'isola; ve ne furono in tutto quattordici che divisero il potere insieme a quindici vescovi. Durante tutto

questo periodo l'isola venne retta con un sistema di governo di tipo scandinavo che rimasto praticamente immutato fino ad oggi. La prima Trinacria apparve nell'Isola dell'Uomo in quel tempo su una massiccia croce di pietra che si trova ora al centro di un piccolo cimitero di campagna e su una grande spada che il re Olaf Godredson impugn per combattere i mori. Gli esperti del Museo Britannico affermano che la spada, ancora oggi usata nelle cerimonie ufficiali, venne forgiata nel 1250. La croce di pietra dello stesso periodo. Nel 1310 la Trinacria apparve ancora sullo scudo di Enrico di Bello Monte, Lord dell'Isola. Le fonti ufficiali, i libri, le enciclopedie non dicono come e perch le tre gambe divennero il simbolo di questa terra nordica e il direttore del Museo di Douglas ancora in cerca della chiave del mistero. Ma forse, pi che un'arida documentazione, pu soccorrere l'ala di una poesia gentile mai fermata sulla carta, ma che la gente raccolta ai piedi dei medioevali castelli di Rushen e di Peel racconta al forestiero. Nel grande silenzio del Fort Anne, rotto soltanto dal nervoso svolazzare dei gabbiani sull'ampio arco della baia, ho ascoltato dalla voce di una piccola, vecchia signora l'affascinante racconto. semplice disse sollecitata dalle mie insistenze stato un re vichingo a portare la Trinacria qui. Fu in Sicilia che un monarca cresciuto nell'Isola dell'Uomo incontr la donna che riusc a fare palpitare il suo duro cuore di guerriero. E fu una principessa siciliana. La spos e la condusse a Douglas dove il dovere gli imponeva di restare. Ma la principessa languiva tra le brume del Nord e cercava disperatamente il sole. Per consolarla, il re decise di adottare la Trinacria - simbolo del rutilante sole di Sicilia - quale emblema dell'isola al posto della nave vichinga. La Trinacria rimase per sempre nell'Isola dell'Uomo, ma in omaggio alla natura guerriera dei dominatori si corazz e, pertanto, le tre gambe appaiono ancora oggi chiuse dentro armature irte di speroni. Nell'Isola dell'Uomo la Trinacria si vede dappertutto. La si trova sulla carta moneta, sui monumenti, nelle insegne degli uffici, sulle testate dei giornali, sulle scatole dei fiammiferi, sui francobolli, sui souvenir. Ma non il solo punto di contatto con la Sicilia. L'Isola ha un governo autonomo ed un proprio parlamento, pur facendo parte geograficamente dell'Inghilterra.

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Elisabetta II, regina delle "vicine isole", soltanto il "Lord" della Terra di Man. Ogni anno, ripetendo una cerimonia vecchia di mille anni, i deputati si recano su una collina artificiale costruita con la terra di tutti i distretti dell'Isola per leggere nella lingua locale, che ben diversa dall'inglese, le leggi approvate durante l'anno dai legislatori locali. La popolazione presente alla fastosa cerimonia approva in silenzio, ma pu anche fare pubblico ricorso. L'Isola dell'Uomo aveva in passato monete di metallo della zecca locale, oggi c' soltanto la sterlina di carta emessa dalla Isle of Man Bank Limited, che circola nell'isola insieme al "pound" con l'effigie della regina Elisabetta. Gli abitanti sono orgogliosi della loro autonomia, delle loro civilissime istituzioni, degli antichi monumenti che costituiscono una nobile testimonianza del loro passato. Hanno vivo il senso dell'ospitalit e sono gelosi della Trinacria, il misterioso simbolo del calore mediterraneo che divenne dono d'amore di un rude soldato nordico allorch fu conquistato dalle grazie di una principessa siciliana.

Negli Usa Lisola dei miti del siciliano Giuseppe Quatriglio

Quando una foto vale pi di un qualsiasi commento... La cartolina distribuita a migliaia di esemplari dalla nostra associazione per ricordare la propria identit ad un popolo che pensa di non averne una.

rriva nelle librerie degli Stati Uniti unedizione in lingua inglese del libro di Giuseppe Quatriglio Lisola dei miti che in Italia stato edito da Flaccovio nel 2009. Il volume raccoglie 22 saggi su temi e personaggi della Sicilia storica e leggendaria: il viaggio di Ulisse, i falchi di Federico II, la Palermo dei Florio, un mago a Cefal, le case di Pirandello, le avventure di Cagliostro, il fascino dellEtna. E ancora i diavoli della Zisa, le musiche di Bellini, la storia del vino Marsala che lammiraglio Nelson fece consumare ai marinai della flotta britannica. Quatriglio esplora i fatti e i personaggi che, infiammando la fantasia dei siciliani, hanno alimentato tante leggende. E da qui limmagine, ripresa nel titolo del libro, di una Sicilia isola del mito. Island of Myths stampata dalleditore Legas che ha riservato una collana alla letteratura sulla Sicilia inaugurata nel 1992 proprio con un libro di Quatriglio: Mille anni in Sicilia, A Thousand Years in Sicily nella traduzione inglese. (fonte: ww.arbasicula.org)

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PER MIGLIORARE IL FUTURO DELLA SICILIA E DEI SICILIANI NON OCCORRE UNA NUOVA PRIMAVERA., OCCORRE SOLTANTO UNA DIVERSA INFORMAZIONE E UNA NUOVA PRESA DI COSCIENZA !!
di Antonio Milazzo

ome pu un Popolo che ha dato i natali a gente che ha contribuito a fare la storia del mondo.., essere considerato un Popolo dignoranti e di mafiosi; Come pu una terra cos fertile, cos ricca e con una posizione Geografica cos rilevante nel Mediterraneo., non contare pi niente nellambito Nazionale ed Europeo? Come pu unIsola che ha fatto parte del Ricco e Potente Regno delle due Sicilie, che ha creato il Primo Parlamento del mondo, che stata considerata per secoli lombelico del mondo.., essere oggi una delle Regioni pi schiave di un Governo e di una Politica che considera i leggittimi proprietari della stessa Regione dei sudditi di serie C? Come pu la Terra con il 70% del Patrimonio Artistico Nazionale ed un assetto Turistico del tutto singolare. essere vista come la Terra pi defraudata dellEuropa, socialmente, politicamente e culturalmente !? Come possibile che oggi la societ Siciliana occupa l880 posto nel mondo nella gladiatoria mondiale di Civilt? Esattamente dopo il Burundi! Come mai noi Siciliani non sentiamo pi il richiamo di quellindole Siciliana che per secoli e nel mondo ha lasciato un segno indelebile? Come pu un Popolo che ha creato lo Stilnovo., che ha dato i natali a persone come Archimede, Empedocle, Antonello da Messina, Ettore Majorana, il mitico Cagliostro, Mariano Rampolla (riconosciuto come il vero papa dellepoca) Vincenzo Bellini, Tomasi di Lampedusa, Luigi Pirandello, Luigi Natoli, Don Luigi Sturzo, Salvatore Quasimodo, Giovanni Verga, Ernesto Basile, Finocchiaro Aprile, Antonio Canepa, Emanuele Notarbartolo, Frank Capra, Ignazio Florio, ElioVittorini, Antonio Zichichi, Rosario la Duca, Lucio Piccolo, Giuseppe Di Stefano, Renato Guttuso, Ignazio Buttitta, Luigi Sciascia, Mario Rutelli, Bruno Caruso, Pippo Mad, Eleonora Abbagnato, Pino Caruso, Giuseppe Bufalino, Giuseppe Tornatore, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Franco Battiato, Andrea Camilleri, Nino Rota, Lando Buzzanca, Pippo Baudo, Leo Gullotta, Tot Schillaci, Ficarra e Picone, nonch ha nutrito lo stesso Federico II, vissuto fin da bambino sotto questo sole., non indignarsi o non ribellarsi di fronte ad un tentativo di annullamento delle proprie radici? Se questa terra stata capace di creare e trasmettere pensieri, concetti, armonie, studi e sensibilit che hanno permesso al mondo di svilupparsi, di dotarsi di nuovi elementi in tutti i campi dellEvoluzione Umana., perch in questo momento storico noi Siciliani non siamo pi capaci di difenderci o di stare al passo con gli altri popoli che ci circondano ? Perch non siamo nemmeno pi capaci di chiedere lapplicazione della Costituzione che ci riguarda e precisamente la parte relativa allapplicazione dello Statuto Speciale Siciliano ed acconsentiamo a questa Politica nazionale di trattarci come se

fossimo delle pecore ? Perch riusciamo soltanto a partorire persone che non sanno fare altro che essere dei lecchini di una Politica tutta Italiana che non rispetta la dignit dello Popolo a cui loro stessi fanno parte? Perch non siamo pi capaci di riconoscere tutti quei nostri fratelli che ogni giorno arricchiscono laspetto sociale, politico e storico di questa nostra meravigliosa Isola e lasciamo il tutto nelle mani di gente che non ha la ben minima idea di cosa significa Coltivare un Processo di avanzamento adeguato ai tempi, ma soprattutto deleghiamo chi non ha nessuna intenzione di difendere i valori della sua Terra e i sani Principi della parte migliore del Suo Popolo?!? Insomma: educare non manipolare, Informare non inculcare, Governare non significa mettere paura e fare Cultura vuol dire aiutare gli individui a raggiungere la verit e perch no anche un p di felicit!! Non vorrei arrivare a pensare che se questa terra si trova in uno stato totale di abbandono e di frustrazione non un fatto casuale o legato alla povert o sfortuna come qualcuno dice ma fa parte di un Disegno Occulto, voluto e studiato a tavolino da chi sa che questa Isola capace di mettere in campo delle Sinergie e delle Volont che se lasciati CRESCERE LIBERAMENTE potrebbero modificare certi equilibri politici, economici e culturali dello scenario Nazionale? (vedasi, Emanuele Notarbartolo, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Luigi don Sturzo, Mauro de Mauro, Antonio Canepa, Silvio Milazzo, Giuseppe Fava, Pio la Torre, Placido Rizzotto, Luigi di Bella, don Pino Puglisi, Mario Francese, Giovanni Gentile, Giuseppe Pitr, Francesco Paolo Perez, Giovanni Meli, Pier Santi Mattarella, Beppe Alfano, Giuseppe Impastato...! Nonch, lo stesso Salvatore Giuliano. Dunque, cari Siciliani, perch non prendiamo Coscienza del senso metafisico degli antichi scritti greci/siracusani posti attorno allarcaico simbolo della Trinacria (Tan II A Nopmi ) non pi in uso, e scopriamo che una certa Energia Sottile di questa terra non solo in passato ha partorito anime che conservavano lantico patrimonio umano o senso della vita, ma nei tempi avvenire destinata a ribaltare quel Senso che a nostro avviso, in opposizione a chi vuole continuare ad usare questo popolo e questa terra come un serbatoio dove prelevare risorse, energie, cervelli, manodopera e

... soltanto un popolo consapevole delle radici della propria identit pu costruire con fiducia il suo futuro.

soprattutto consenso a buon mercato !!!! In altre parole se tutti i Siciliani riuscissimo ad acquisire Coscienza di cosa racchiude questa meravigliosa terra, delle ricchezze che hanno sempre attratto i vari dominatori o colonizzatori; Se iniziassimo finalmente, a difendere la nostra vera storia, la nostra memoria, la nostra antica Cultura; Se riuscissimo ad acquisire la capacit di osservare che sono stati ceti stranieri come Romani, Arabi, Normanni, Angioini, Borboni, Americani e adesso i Piemontesi che ci hanno reso incapaci di Autogestirci, allora si che probabilmente le nuove generazioni si convincerebbero a modificare o migliorare il futuro di questo Popolo !!! Insomma, se tutti noi Siciliani ad un tratto facessimo tesoro di quello che il Barone Agatino Aparo di Catania nel 1713 scrisse a Vittorio Amedeo, primo Re di Sicilia e cio che la Sicilia la Terra pi bella del mondo e che i Siciliani sono un popolo di dotti e in qualit di apprendere superano ogni altra nazione al mondo., (vedi Sicilia 1713 a cura di Salvo Matteo, edito dalla Fondazione Lauro Chiazzese) allora si che finalmente potremmo riscrivere per i nostri figli e i figli dei nostri figli. la vera Storia della Sicilia e non quelle quattro stupidaggini che ci insegnano le scuole instaurate da chi ci ha cancellato il nostro reale passato o meglio. da quei libri riscritti dalle lobby massoniche che hanno diretto e disegnato lo scenario europeo degli ultimi cento cinquantanni!?!? Per concludere, perch cari Siciliani non cerchiamo di capire che tutta questa crisi, negativismo e disoccupazione che ogni giorno ci scaraventano addosso serve soltanto ad indebolire le nostre risorse Intellettuali ? Perch non decidiamo di Allevare la Sapienza o meglio di Acculturarci o Informarci un p di pi per fare venir fuori quel Patrimonio Creativo che i veri Siciliani hanno sempre posseduto !?? Perch non cerchiamo di rimpossessarci dellorgoglio dei nostri padri, perch non riscopriamo i nostri antichi valori, i nostri prodotti, il nostro artigianato e la nostra arcaica Storia fattaci dimenticare !? Perch non cerchiamo di comprendere che i Siciliani siamo tutti delle vittime di una Politica Nazionale che ha usato perfino quella mentalit ignorante e mafiosa per mantenerci nella paura e nellignoranza, Politica Nazionale a cui abbiamo fornito 63 deputati che non si occupano minimamente del futuro di questa Sicilia !!!

Dunque ancora una volta, ORGANIZZIAMOCI, facciamo sentire la nostra vera voce, tentiamo di partorire delle nuove idee, di fare arrivare ai vari Siciliani di tutto il mondo il nostro Antudo! E presto i nostri nipoti e le future generazioni ci ringrazieranno! E la storia non potr condannarci per la nostra indifferenza e per la nostra stupida cecit ! Antonio Milazzo

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LE ESILARANTI STORIE DI GIUFA'
Il barbiere maldestro
iuf un giorno, per radersi i capelli, cambi barbiere. Questi era, per, nuovo del mestiere e mentre radeva la sua mano era tremolante, tanto che per ogni passata di rasoio lasciava una ferita, che curava subito con un batuffolo di cotone. Bast poco, affinch la testa di Giuf fosse ricoperta per met di batuffoli per tamponare il sangue. Appena il barbiere cominci a radere l'altra met della testa, Giuf, con un p di ironia, disse: - Visto che la prima met della testa coltivata a cotone, cosa pensi di coltivare nell'altra met?

PUISIA SICILIANA
Fu miu piaciri stari assemi prufissuri Sarvaturi Camilleri, unu di pueti viventi cchi mpurtanti da Sicilia, a na cunfirenza supra a lingua siciliana. U prufissuri Camilleri, auturi di na Grammatica da lingua siciliana, un dizziunariu talianu-sicilianu e na storia da puisia siciliana, pi dari n'idea di chiddu ca ha fattu nt so longa carrera, era cu mmia a Mazara del Vallo nt misi di maiu 2005. Arba Sicula, pubblicau na selezioni di so puisii pi fari n' omaggiu a un omu ca tantu ha fattu pa nostra cultura. I puisii sunnu pigghiati d so ultimu volumi Gnura Puisia pubblicatu a Catania di l'edituri Boemi nt 2005. Gaetano Cipolla

Giuf al mercato
ndando al mercato, Giuf vide una donna che cercava disperatamente di vendere una capretta, ma la gente passava indifferente e non si fermava. La disperazione della donna aumentava e, allora Giuf decise di aiutarla. Prese una fettuccia di stoffa e cominci a misurare da capo a piedi e in lungo e in largo la capretta. I passanti, incuriositi da queste strane misure, cominciarono a fermarsi e ad osservare cosa Giuf facesse. Finalmente una persona decise di acquistare la capretta e di pagarla quanto la donna chiedeva. Giuf soddisfatto smise di misurare l'animale, ma il nuovo padrone volle chiedergli il perch di tutte quelle misurazioni. Giuf rispose: - Ho pensato che la gente volesse sapere le giuste misure dell'animale prima di acquistarlo. Quindi, facendo le misure davanti a tutti ho incuriosito i passanti e ho potuto far vendere la capretta a quella donna disperata.

Nun c nenti ... Per


Nun c' nenti, si mori cu lu corpu; l'anima ca nun mori na minzogna, na favula, lu sforzu chi cummuventi, chi malincunusu di l'omini scunfitti nt sta vita, ca speranu nt l'autra, fabbricannusi lu jardinu di tutti li dilizii, e mittennucci a Diu pi garanzia. Nun c' e nenti, la vita e lu ncontru e lu scontru di muleculi, trantuli di disiu di la materia. Ju cridu sulu a zoccu toccu, o vidu cu l'occhi mei, lu restu e sulu favula: e l'universu tuttu nt Ii senzi. Ma l'omu nun si cheta, e a furia di guardari nt la negghia, pi pirciari lu scuru, s'illudi sempri, fabbrica casteddi e paradisi, e spera. Non c'e nenti, pero, ammessu e nun cuncessu ... siddu l'anima veramenti non mori, e si ricorda Ii cosi di stu munnu, nt ddu munnu l'animi chi sinsibili si cercanu, e si ncontranu: tutti Ii pueti di na parti, di l'autra Ii filosofi, e poi Ii scinziati, Ii nvinturi, E fra iddi si mettinu a parrari ... Amici, ci po essiri filicit chiu granni p'un filosofu Di ncuntrari a Platoni, ad Aristotili, Socrati e Kanti. Spinoza e Cartesiu, e sintirIi parrari, avvicinarisi e pigghiari parola? Ci pinzati? Quali gioia pi mia ncuntrari a Saffu, A Danti, a Omeru, a VirgiIiu,

Giuf e i due briganti


n giorno due briganti, armati fino ai denti, sbarrarono la strada a Giuf e, brandendo un lungo coltello, lo minacciarono: - O la borsa o la vita! A Giuf, impaurito da morire, tremarono le gambe. Si sedette e chiese da bere. Ma, i due briganti lo minacciarono con pi forza e uno di loro disse con voce tremenda: - Tira fuori i soldi, che acqua a te non ne diamo! Giuf cerc, allora di giocare d'astuzia. Si calm e disse: - Siete proprio fortunati. Ho un sacco di soldi con me. Ma, lo voglio dare solo ad uno di voi. Perci, mettetevi d'accordo e ditemi a chi devo dare il denaro. Un brigante disse: - I soldi toccano a me! Io ti ho visto per primo L'altro bandito precis: - Ma, sono stato io a dire che l'uomo giusto a cui rubare potevi essere tu!! Su questa affermazione i due briganti cominciarono a litigare, ognuno presentando il proprio punto di vista i due briganti cominciarono a discutere fra loro e gridare sempre pi forte. Giuf colse al balzo l'occasione e disse: - Visto che non vi mettete d'accordo, dar i denari a quello che pi forte fra voi due! Un brigante minacci dicendo: - Se voglio posso stendere per terra il mio compagno con un solo pugno! L'altro, punto sul vivo, alz la voce e disse: - Potrei spaccargli la testa con un solo pugno, perch sono il pi forte. Dalle parole, i due briganti passarono ai fatti e se le diedero di santa ragione. Alla fine, i due briganti strapiombarono a terra morti stanchi e insanguinati. Giuf approfitt della situazione e, mentre si curavano le ferite, scapp via a gambe levate. Scapp talmente lontano che non lo trovarono pi. (messana.org)

a Lucreziu, Ii me' maestri, Ii me' patri, chiddi ca ficiru di mia chiddu ca sugnu. Mi crisceru di luci e di paroIi, e mi nsignaru ca la vita amuri. Cincu pueti, e ju, tra tantu sennu, nun sestu e mancu l'ultimu, ma sulu un artigianu ca si jinchi l'occhi a taliarIi, a sintirIi parrari, ncantisimatu comu na lucerta, e a mpararisi l'arti, puru mortu, dumannari di sonni e di metafori, e mai saziu d'amuri, mancu dd. E siddu dd si trovanu chiddi ca mi lassaru? Ora nun scherzu chi. Ci pinzati? Nun sacciu, stannu accussi Ii cosi, sidd'e megghiu ristari e jirimminni, arricugghirimi Ii pupi o trattinirimi. A stu puntu, mi pari vana ogni filosofia; nun hannu senzu chi misteru e luci, minzogna e virit. Davanti a mia si fa di focu tuttu lu punenti: la Minzogna s'azzizza Ii capiddi: si fa Favula, Sonnu, Amurusanza, si mpruvuligghia tutta, si prufuma, si metti lu russettu, e ju ci cridu, nun scherzu chi, ci cridu. M'allucenta di suli, e vola comu na cumeta celu celu, ora acchiana ed ora scinni, ju ci dugnu spagu, appressu ad idda, cu li causi curti e a pedi scausi: laccumpagnu e mi pari di vulari, addiventu di novu picciriddu, occhi nnucenti di filicit. (1193)
Ii nostri affanni, la nostra miseria di carni sposta a tutti Ii cancreni? Si ragiuna di Diu quannu s'arresta suli, arreri a na porta; suli a sentiri vuci di genti allegra e scrusciu di biccheri, e allura nun ti ridi chi nt l'anima mancu un mulinu a ventu. C'e cu joca a Ii bummi, cu' cerca paradisi. Ju ragiunu di Diu, sempri arreri a na porta, mentri la vita mia si va scusennu comu un vecchiu cappottu di surdatu.

Sempri arreri a na porta


Sempri lu stissu sonnu nt la notti: Nun truvava la chiavi di la porta E nun avia la forza Di dari na spaddata e trsiri. Ristava sempri fora, A pinzari, a parrari cu la luna e Ii stiddi; E avia d'attornu scuru e pricipizi, e lu friddu nt l'anima. Diu... Pirch c' Diu? E' patri nostru, o figghiu? Movi tuttu, o lu mvinu

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La Sicilia raccontata dai cartografi: una mostra a Palazzo d'Orleans fino a giugno vuole fare conoscere la nostra Isola, con l'orgoglio dell'appartenenza e dell'identit

Conoscere Ie nostre radici attraverso Ie carte di Sicilia che mutano nei secoli
una dimora tappezzata di opere d'arte Palazzo d'Orleans, oggi sede della presidenza della Regione siciliana. La prestigiosa location aperta ai giovani e lo sar fino al mese di giugno 2011, offrendo un eccezionale evento con la mostra La Sicilia raccontata dai cartografi. Un'esposizione voluta fortemente dal presidente Raffaele Lombardo e dal suo consulente Antonio La Gumina, che cura gli affari economici e Palazzo dOrleans la prestigiosa location della culturali con particolare attenzione ai mostra La Sicilia raccontata dai cartografi curata rapporti con la Francia. II progetto da Antonio La Gumina e che rimarr aperta ai giovani quello di far conoscere la Sicilia agli stufino al mese di giugno 2011 denti, futuri amministratori di questa terra, attraverso un supporto cartografico. A loro il presidente far donazione di una copia dello Statuto per far conoscere lo spirito dell'autonomia della nostra isola. Nelle fusioni di culture i siciliani sono greci, arabi, normanni; sono anche un p inglesi. Invero, i siciliani sono siciliani. E in questo quadro - spiega Antonio La Gumina - torna d'attualit l'impronta di Ducezio, che nella memoria storica sembra risvegliare certi sentimenti sicilianisti rimasti vivi negli intellettuali che avevano vissuto con grandi speranze quel secondo dopoguerra come occasione per affrontare i mali secolari di questa terra legata etemamente al carro dei vincitori. L'esposizione mira ad illustrare Ie vicende storiche siciliane ai giovani e a dare loro I'orgoglio dell'appartenenza e dell'identit. Dunque, oggi diventa importante conoscere Ie proprie radici, valorizzare la lingua siciliana e confrontarla con un certo localismo becero che in certe parti del Paese si sta diffondendo . Tuffiamoci nell'atmosfera espositiva delle ottanta carte a stampa. Pur partendo dai dati tolemaici, la Sicilia nelle varie edizioni delle Gegraphie presenta caratteristiche diverse nella rappresentazione del profilo costiero e nella localizzazione delle isole minori, mentre costante la lunghezza della costa settentrionale. Diversa la Sicilia dell'edizione veneziana del 1511, dove nella configurazione del litorale si nota l'influenza della carta-portolano. Nella laguna nacque nel 1420 il primo isolario , manoscritto su pergamena che si deve a Buondemonti; un manuaIe per la navigazione nel Mediterraneo e nel mare Egeo in particolare, ad uso dei marinai della Serenissima. II fiammingo Abramo Ortelio sostiene nei suoi scritti che la geografia lo specchio della storia. E la carta geografica lo strumento principale, che, affinando sempre di pi la vecchia e leggendaria mappa, diventata nel tempo una cultura e una disciplina sdentifica a se stante, carica di storia e di potere. Lungo il percorso espositivo l'attenzione del visitatore viene calamitata dalla carta di Giacomo Gastaldi del 1545, la prima a raffigurare una regione italiana. Secondo gli studiosi, il Gastaldi fu abilissimo a sfruttare Ie misurazioni del matematico messinese Francesco Maurolico. L'isola a quell'epoca aveva come sfondo carestie, calamit naturali, assalti pirateschi, tumulti popolari. La morte di Filippo II e la successione sul trono spagnolo di Filippo III, nel 1598, furono gli avvenimenti di maggiore spicco che chiusero il '500, un secolo nel corso del quale la Sicilia aveva partecipato, pur nelle vesti di terra dominata, al gioco politico e militare sull'intero scacchiere europeo. Di questo periodo storico spicca un'incisione su rame all'acquaforte di Gerhard Mercator Siciliae Regnum . La carta contornata da mascheroni e da velieri che fendono la superficie del mare. Una stampa di notevole importanza quella di Giovanni Antonio Magini, pubblicata a Bologna nel 1620. Con la fine del '500 si chiuse un'epoca in cui la cartografia, pur essendosi avvalsa di maestri come il Mercator e il Magini, fondamentalmente basava Ie elaborazioni su un criterio scientifico che risaliva ai tempi del viaggiatore Edrisi, grande estimatore della Sicilia. Gli interessi economidi e politici del '600 diventarono un vero e proprio affare commerciale. II percorso si snoda con altre straordinarie ed affascinanti carte. Una svolta nella rappresentazione a stampa della Sicilia si ebbe all'inizio del '700, con la Sicilia di Agatino Dandone di Calascibetta, che una delle due sole carte stampate nella nostra isola; I'altra e quella di Sipione Basta del 1702. Nel 1717 si pubblic la Carte de I'Isle et Royaume de Sicile di Guillaume Delisle, che si distingue per un accentuato prolungamento della parte terminale della punta di Capo Pachino. Ne11721 vide la luce la Sicilia del generale austriaco Samuele von Schmettau, eseguita su ordine dell'imperatore Carlo VI Vincenzo Prestigiacomo (Fonte: La Sicilia)
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alermo una splendida citt suo mare azzurro ed una ga come quella di molte citt d importanti avvenimenti. Le testimon hanno dato al capoluogo siciliano contrasti. La nostra visita pu com

Palazzo Reale Teatro Massimo

Fontana Pretoria

Palazzo Reale, laCappella Palatina

origi sono

La Cattedrale

La piccola Cuba (Cubola)

I Quattro Canti di Citt

Orto Botanico

San Giovanni degli Eremiti

che accoglie i suoi visitatori con la sua ricchezza di stili, il astronomia gustosissima. Cosa vedere: La storia di Palermo, della Sicilia, antichissima ed stata costellata da tanti ed nianze di questo travagliato passato sono giunte fino a noi e una fisionomia molto particolare ed affascinante, dai mille minciare dalla magnifica Cattedrale in stile arabo-normanno.

Costruita intorno al 1184, essa conserva al proprio interno le tombe dei sovrani Normanni, Svevi ed Aragonesi ed un urna in argento con le reliquie della Patrona: Santa Rosalia. Tra le altre chiese la Cappella Palatina, incantevole esempio di architettura normanna; la chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio, con mosaici ed affreschi in stile barocco; San Giovanni degli Eremiti, che insiste su una precedente moschea araba ed ha un lussureggiante giardino; la cinquecentesca chiesa di Santa Maria degli Angeli, detta la Gancia; la bella chiesa di San Domenico della met del '600 il Santuario di Santa Rosalia, ubicato in una grotta dove pare sia apparsa la Santa; l'Oratorio del Rosario all'interno del quale si possono ammirare stucchi del Serpotta, e molte opere di grande rilevanza tra le quali spicca una "Madonna del Rosario" del Van Dyck. Caratteristica anche la chiesa di Santa Teresa della Kalsa, ubicata nell'omonimo quartiere, mentre nelle immediate vicinanze di Palermo, su di una collina che si affaccia proprio sulla citt, si pu ammirare il Duomo di Monreale, anch'esso gioiello d'arte arabo-normanna, si estende su pi di 6000 mq. e custodisce pregevolissimi mosaici a fondo oro, oltre a svariate altre opere ed alle tombe di Guglielmo I e Guglielmo II. Interessanti anche le Catacombe dei Cappuccini: qui, in un'atmosfera molto suggestiva, sono custoditi i corpi mummificati di 8000 Cappuccini. Ma la citt rinomata soprattutto per la ricchezza di palazzi e ville, molte delle quali ancora dimore di nobili famiglie. Incantevole il Palazzo Reale o Palazzo dei Normanni, in esso si uniscono pi stili (arabo, romano, bizantino) ed oggi sede dell'Assemblea Regionale Siciliana. Bello anche il Castello della Zisa, in stile islamico, ospita attualmente il museo d'arte islamica. Vanno menzionati, poi, gli edifici normanni la Cuba e la Cubola, Politeama ubicati con la loro particolare forma all'interno di Villa Napoli. Tra gli edifici in stile liberty: Villa Igiea progettata da Ernesto Basile, oggi un Grande Albergo al cui interno si pu vedere una splendida sala dedicata all'architetto e l'originalissima palazzina cinese, eretta alla fine del '700. Chi si trova a Palermo certamente non mancher di fare una passeggiata in piazza Politeama, cuore della citt insieme all'eleganti via Libert e via Ruggero VII, qui si pu ammirare il Politeama, realizzato in stile neoclassico verso la met dell'800, sul quale posizionato una quadriga in bronzo. Assolutamente da non perdere, inoltre, il Teatro Massimo, imponente opera degli architetti Basile (Giovanni Battista ed il figlio Ernesto), che, recentemente restaurato, tornato ad essere uno dei teatri pi importanti di tutta l'Europa. La visita pu proseguire all'ottocentesco Orto Botanico che possiede notevoli e numerosi esemplari di flora provenienti da ogni parte del globo. Infine, non si pu andare via da Palermo senza aver apprezzato la sua parte pi caratteristica: i mercati rionali. Si pu cominciare da quartiere dell'Albergheria, dove si tiene il mercato Ballar e proseguire con la Vucciria, che ospita l'omonimo mercato. Quest'ultimo, famosissimo anche perch ritratto in un quadro dal grande pittore Renato Guttuso, veramente suggestivo e rievoca atmosfere nordafricane. Passeggiando tra le tante bancarelle che offrono prodotti di ogni tipo, si potranno assaggiare specialit locali: l'ottimo "pane e panelle" (frittelle di farina di ceci), il gustosissimo panino ca' meusa (con la milza) solo per chi La Zisa ha uno stomaco di ferro, infine la pizza ripiena chiamata sfinciuni.

ome gioielli buttati alla rinfusa, brillano ovunque i resti dellarte araba e siculo-normanna. La cattedrale, certe parti del palazzo Reale, palazzo Chiaramonti e palazzo Sclafani, la Catena, la Martorana, San Giovanni degli Eremiti, la Cuba, la Zisa sono opere assolutamente inali. Palermo, come Monreale, Cefal forma un capitolo a parte nella storia dellarte, per una combinazione di elementi di cui non ci o esempi fuori della Sicilia. E. Renan, Melanges dhistoires et des voyages (1878)

Porta Nuova

Castello Utveggio

Villa Florio

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Il lavoro della Commissione Statuto sullAlta Corte per la Regione Siciliana


di Massimo

Costa

orrei dare anchio un contributo dinformazione ai cittadini siciliani dellistituzione autonomistica, anche se non immediatamente misurabile in sulla vicenda della soppressione della Commissione ARS Statuto numero di disegni di legge partoriti: essa era il luogo del dibattito e del (per esteso sarebbe per la revisione e lattuazione dello Statuto confronto sulle varie idee di Autonomia e quindi poteva produrre e in parte speciale siciliano) nella qualit di consulente della stessa. Con loccasione ha prodotto idee per rendere effettivo ed efficace lo Statuto al di l degli mi preme anche ringraziare il Presidente Aric per le parole di sincero stessi formalismi che i riti del palazzo impongono. apprezzamento formulate nei confronti dei consulenti esterni e quindi, In questo non voglio neanche pensare che le istituzioni autonomistiche suppongo, anche in ci che modestamente ho potuto apportare alla stessa. che appartengono a tutti possano diventare teatro di scontro o merce di Sono stato nominato dallo stesso Presidente Cascio su proposta dellOn. scambio dellagone politico. Su questo dovremmo essere tutti daccordo. Aric appena nel giugno scorso e in sei mesi avr dedicato, gratuitamente, Sulla difesa dei diritti dei Siciliani non ci dovrebbe neanche essere lotta una cinquantina di ore circa rubate al mio tempo libero ed alla famiglia; ore politica fra siciliani, ma tuttal pi tra la Sicilia e lo Stato come controparte donate alla comunit politica cui apparteniamo tutti, la Sicilia, ed alla quale naturale. sarei disposto a dare anche molto di pi se e quando mi venisse chiesto. Il Presidente Cascio per me ex officio la persona che pi di ogni altra Non voglio entrare nel merito politico della vicenda, che non mi compete, deve incarnare i valori dello Statuto e tutelarne le prerogative. Mi rifiuto per n sulla questione dei costi della Commissione, anche perch penso che principio di pensare che dietro questa decisione vi sia, come qualcuno tutte le partecipazioni dei deputati ai lavori di queste commissioni vuole artificiosamente leggere, una presa di posizione suicida contro il dovrebbero o essere comprese nellindennit non proprio esigua che Parlamento e contro lo Statuto. una decisione politica e di opportunit in ricevono, ovvero comunque ispirarsi a maggiore sobriet. Ma non mi pare fatto di efficienza interna, probabilmente molto saggia, di cui va preso atto questo il punto dirimente. La questione molto pi importante di un serenamente. E basta. Quello che per appare inaccettabile una lettura che certa stampa semplice fatto di controllo di gestione interno. La Commissione in parola davvero sui generis e, se il lavoro fatto non antisiciliana per principio si sforza di dare di questo fatto, peraltro senza andr disperso, voglio anche aggiungere che in s la decisione del neanche avere il coraggio di farlo apertamente, ma con le allusioni, con le mezze parole, con il ci siamo capiti. Presidente del Parlamento siciliano forse E invece non ci siamo capiti un bel niente. Questa ineccepibile. Lo Statuto siciliano non ha bisogno Commissione pu essere accusata di tutto ma non oggi, se non su alcuni punti secondari, su alcune La battaglia dellAlta Corte di non avere lavorato. C stato un forte e arcaicit lessicali ad esempio, di una vera e pu essere condivisa o colpevole assenteismo di alcune parti politiche ma propria revisione bens soltanto e soprattutto di meno, ma certamente la va dato atto ad alcuni componenti di aver fatto pi una sua attuazione. Che senso ha rivedere ci madre di tutte le battaglie per lapplicazione dello del loro dovere, e fra questi mi consta che non stato mai attuato se non si prova prima Statuto. Avr certamente nemici personalmente lo stesso Presidente e lOn. ad attuarlo? Se non si prova prima a dare ai fierissimi nella Penisola, soprattutto Barbagallo. Mi sia consentito almeno di ricordare Siciliani quei diritti che sono negati loro da pi di in questo momento. Ma se noi questi due nomi, senza nulla togliere agli altri, 60 anni sol perch contrastano con i poteri forti del siciliani non avremo nemmeno il perch la loro partecipazione seria e continuativa Paese? Ogni tentativo di revisione, come quello coraggio di porla sul tappeto, non ci non merita il polverone mediatico sugli onorevoli del 2005 poi abortito, anche se fatto con le migliori sar mai alcuna speranza che altri la intenzioni, in un periodo come questo in cui le fannulloni. Qualche fannullone forse c, ma allora pongano per noi. le responsabilit dovrebbero essere additate azioni della Sicilia sono in forte ribasso sul quanto meno in maniera un po pi personale, mercato politico nazionale porterebbe fatalmente altrimenti si ha la notte nera in cui tutte le vacche ad un ridimensionamento dei margini, amplissimi, di quanto gi a noi riconosciuto nel 1946; porterebbe a soluzioni pasticciate, e sono nere, e in cui non si capisce pi niente. se una menda forse pu esser trovata nei lavori della Commissione nella Il lavoro che si fatto importantissimo per la Sicilia e sarebbe un vero prima parte della sua vita (dal 2008 allestate del 2010) forse stata quella peccato se adesso venisse disperso. E ancora va ricordato che, per la di aver voluto ad ogni costo ripartire da quella proposta del 2005 per causa disinteressata della Sicilia, ci sono state persone che hanno messo avvedersi, progressivamente, che forse era meglio soprassedere sullidea gratuitamente a disposizione la loro professionalit e il loro tempo. Per quel di un nuovo Statuto quando ancora la Sicilia attende lapplicazione del che mi riguarda ad esempio non sono stato io il tecnico maggiormente coinvolto nel disegno di legge sulle agevolazioni fiscali di cui parlava lOn. vecchio. Ma anche sullattuazione, a parte alcune iniziative importanti come quella Aric. Ma il mio contributo si concentrato in tre sessioni di audizioni: la giustamente ricordata dallOn. Aric, i margini della proposta legislativa prima sul precedente progetto di riforma dello Statuto, la seconda sulla erano tremendamente ristretti perch istituzionalmente allattuazione tutela delle prerogative statutarie di fronte alla giurisprudenza abrogativa preposta la Commissione paritetica Stato-Regione prevista gi dallo della Corte Costituzionale, la terza sullattuazione del federalismo fiscale Statuto, che avrebbe dovuto in due/tre anni dare le norme attuative dello previsto dal Nostro Statuto e non di quello ordinario che come dovrebbe Statuto per far partire la nostra autonomia e che, purtroppo, soprattutto per essere pacifico da noi non trova alcuna attuazione. le resistenze statali, si trasformata in una Commissione permanente che, Si tratta di lavoro che ho fatto in gran parte in ore notturne; non ci sto a far lentissimamente, d applicazione secolare al nostro Statuto. Ma, lenta o passare tutto ci per una perdita di tempo. E tutto questo in pochi mesi veloce, permanente o transitoria, questa Commissione c e comprime i giacch la prima riunione con gli esperti si potuta fare alla fine di luglio e, con la pausa estiva, solo da settembre che la Commissione si rimessa margini dazione della nostra Commissione ARS Statuto. E tuttavia la Commissione in parola era una Commissione che svolgeva o in moto di gran lena. (Suite page 18) avrebbe potuto svolgere un lavoro di vitale importanza per la vita

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LOPINIONE DEL MAGISTRATO

CONSIDERAZIONI SULL'APOTEOSI GARIBALDESCA DEGLI ASCARI NOSTRANI NEL 150 ANNIVERSARIO DELLA PERDITA DELLA NOSTRA INDIPENDENZA

on l'anno 1860 la Sicilia perde quel barlume d'indipendenza sino a quel momento goduto, proclamato e ribadito dal Parlamento Siciliano, sorto dalla rivoluzione del 1848, che all'art. 2 dello Statuto Costituzionale aveva scritto: LA SICILIA SARA SEMPRE STATO INDIPENDENTE. IL RE DEI SICILIANI NON POTRA REGNARE E GOVERNARE SU VERUN ALTRO PAESE; CIO' AVVENENDO SARA DECADUTO IPSO FACTO; LA SOLA ACCETTAZIONE DI UN ALTRO PRINCIPATO 0 GOVERNO LO FARA ANCHE INCORRERE IPSO FACTO NELLA DECADENZA . L11 maggio di quell'anno Garibaldi ed i suoi Mille raccogliticci, sbarcarono indisturbati a Marsala con due piroscafi precedentemente rubati, seguiti dal mare dall'occhio vigile di due navi da guerra inglesi, comandate dall'ammiraglio Mundy, pronti ad intervenire in caso di un improbabile bisogno con la scusa di difendere Ie industrie delle famiglie inglesi ivi operanti. La scelta di Marsala, quindi, non fu un puro caso, ma quasi certamente concordata con il Govemo Britannico che aveva il dente avvelenato contro i Borbone per i motivi che qui non il caso di approfondire. I Marsalesi accolsero con estrema diffidenza questi strani invasori tanto che il garibaldino Giuseppe Bandi ebbe, poi, a scrivere in una sua cronistoria queste testuali parole: Fummo accolti dai Marsalesi come cani in Chiesa e a questo punto vi da sottolineare che nessun marsalese segu i Garibaldini, i quali da bravi ed esperti razziatori la prima cosa che fecero fu quella di mettere Ie mani nelle casse della Tesoreria Comunale, trovandovi, per solo pochi spiccioli, cos come poi ebbe a scrivere lo scrittore garibaldino Ippolito Nievo, avendo i previggenti Marsalesi provveduto a mettere in

Salvatore Riggio Scaduto,


gi Magistrato a Caltanissetta, apprezzato per il suo autentico Sicilianismo, un impegnato studioso di storia e di etnologia.

Lo sbarco di Garibaldi a Marsala (Museo Risorg. Roma)

La falsit delliconografia storica evidente in questo quadro che vede Garibaldi accolto entusiasticamente dalla popolazione, mentre, dice lo stesso Bandi, i marsalesi ci accolsero come cani in chiesa.

salvo il tesoro comunale. Garibaldi a Salemi on fu nemmeno un caso la scelta di Salemi come seconda tappa perch I'impresa dei Mille fu patrocinata dalla Massoneria, che a Salemi aveva una loggia di ben settantacinque adepti, cos come ci fa sapere il nostro concittadino Alessandro Catania nel suo libro intitolato Gli Illusi a pag. 62. Anche un altro salemitano del nostro tempo presente, Titta Lo Jacono nel suo libro Judaica Salem a pag. 17 cos scrive: Non a caso, alla vigilia della spedizione dei Mille, a Salemi, opera attivamente una loggia massonica forte di 75 fratelli, numero veramente notevole se rapportato al piccolo Paese agricolo, di cui divent il vero centro motore. Garibaldi, messia laico, incarnava appunto l'ideale cui aspiravano con trepida speranza sia gli antichi marrani, che i moderni massoni. Questa loggia riunita ritualmente trascorse in uno stato di esaltante eccitazione i tre giorni che precedettero I'ingresso di Garibaldi a Salemi . Lo stesso autore, inoItre a pag. 13 dell' opera sopra citata, definisce l'idea risorgimentale cavallo di battaglia politica dell'ordine Massonico del tempo, che svolse una importantissima funzione catalizzatrice nel processo di unit nazionale ed a pag. 12 scrive ancora che Salemi legata indissolubilmente a Garibaldi, che qui trova ospitalit, cordiale accoglienza, aiuti logistici e che qui proclama l'effimera dittatura in nome di Vittorio Emanuele . Va, pertanto, dato merito a questo nostro concittadino di avere avuto il coraggio di evidenziare gli intrighi massonici, che portarono

Garibaldi a Salemi. Dallo scrittore, nostro concittadino, dott. Catania, apprendiamo che la Loggia massonica di Salemi a quel tempo era capeggiata e diretta dal dott. Carlo Verderame e che fra gli altri vi facevano parte i fratelli Domenico e Vincenzo Mistretta, Nicol e Pietro Favuzza, Simone e Gaspare Favara e altri. (v. Gli Illusi pag.42). La casa del dott. Verderame era posta al n. 1 di Via Giovanni Cosenza, all'epoca denominata Via Ragusa e tanto doveva essere l'ardore massonico del suo proprietario che questi sul frontespizio dell'ingresso vi fece scolpire lo stemma della Massoneria, tuttora visibile. Garibaldi, per come anzidetto, trov a Marsala la pi gelida accoglienza nella pi assoluta indifferenza e perci senza indugio si diresse con l'accozzaglia dei suoi adepti verso Salemi dove aveva spedito il La Masa in esplorazione e dove ovviamente i fratelli frammassoni gli avevano assicurato festosa accoglienza. I Garibaldini, giunti nel feudo Rampingallo, gestito dal salemitano Alberto Mistretta, si fermarono per rifocillarsi e per riposarsi. Per l'ospitalit data ai Mille e per l'aiuto ricevuto, Garibaldi con decreto del 17 Maggio 1860 n. 7, emanato ad Alcamo, nomin il Mistretta, definito dal nostro Simone Codeo "guarda pecore", govematore del distretto di Mazzara. Nella tarda mattinata del 13 maggio 1860 l'Armata Brancaleone Garibaldina giunse a Salemi, dove era attesa dai Fratelli Frammassoni, per come anzidetto. Dallo storico Giacinto De Sivo, che nel 1868 pubblic a Trieste la Storia delle Due Sicilie dal 1847 al 1861, ristampata a Napoli nel 1964 da Arturo Berisio Editore, apprendiamo a pag. 57 del libro decimonono che quivi (a Salemi) Garibaldi con i suoi entr il mattino del 13 fragorosamente sendovi gia ite bande co i fratelli Santanna, Coppola e altri: il che lo rianim; Alloggi in casa del marchese Torralta, che n'ebbe poco piacere; alloggi la gente nel Collegio de Gesuiti, mise alla meglio i suoi cannoni sopra affusti e accozzati da tremil'uomini, bench non tutti armati, gli parve essere forte. Pertanto il domani 14, proclam la sua dittatura in nome di Vittorio Emanuele, disse sull'invito de' notabili dopo Ie deliberazioni dei Comuni liberi dell'Isola. E quali erano i notabili, quali i Comuni deliberanti? Nondimeno la f riconoscere da' paeselli vicini, prese i denari dalle casse pubbliche (per non perdere il vizietto aggiungo io) ecc. . I Salemitani, per la verit, spinti ed illusi dai frammassoni anzidetti, accolsero con giubilo e con tanta speranza questi strani e sconosciuti invasori, persuasi che cambiando padrone

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l'odiata tassa sul macinato sarebbe stata abolita e che i nuovi arrivati avrebbero assicurato una vita migliore per tutti. Anche il Sindaco del tempo, don Tommaso Terranova, in un primo momento titubante, paventando una violenta repressione nel caso d'insuccesso dell'invasione, avendo giurato fedelta ai Borboni, si lasci trascinare dalla travolgente ondata di entusiasmo generale ed and incontro al Nizzardo mentre il buon marchese Emanuele di Torralta dovette fare buon viso a cattivo gioco, accettando il forzoso insediamento di Garibaldi nel suo palazzo. Il 14 maggio il nostro amabile liberatore compie a Salemi un gesto platealmente eclatante e provocatorio avente chiaramente lo scopo di dare parvenza di legittimazione alla sua impresa ed alla sua guerra, mai da nessuno dichiarata, contro il Regno delle Due Sicilie e si autoproclama dittatore in nome di Vittorio Emanuele su invito di non ben precisati notabili ed in esecuzione di altrettante fantomatiche deliberazioni di imprecisati Comuni liberi dell'Isola, suscitando malumori tra coloro che credevano di essere giunto il momento di scrollarsi di dosso il vecchio padrone e di non cercarne altri, parteggiando per la proclamazione della repubblica. (v. Catania,Op. cit. pagg. 86-87). Quindi il biondo Nizzardo, esperto nelle razzie, tanto che nelle sue precedenti avventure sudamericane gli avevano mozzato un orecchio per avere commesso un furto di cavalli, per cui fu costretto a fare il capellone per tutta la vita, depred i denari delle casse comunali impossessandosi per la sovvenzione della sua eroica impresa di 880 ducati e ricevendo il successivo 10 giugno ben altri 1.007 ducati, racimolati dalla generosa cittadinanza salemitana. Il De Sivo (Op. cit. pag.57) cos continua nella sua narrazione dei fatti salemitani: Dappoi arringo a' sacerdoti in una sala del Collegio Gesuitico: favello del suo mandato, dell'unita, del regnar di Vittorio, e del Papa che n'era il pi grande nemico; al che quelli allibendo chinarono gli occhi, e come lor venne fatto sbiettarono. Pur trov qualche prete; ma scorto che l'Isola era religiosa, smise di bestemmiare il Papa; e anzi di una proclamazione a' buoni preti, incitandoli ad unirsi a lui, contro gli oppressori, per mostrare la vera religione di Cristo non essere estinta . Certamente tra i qualche prete trovati ci fu l'animoso arciprete del tempo, Francesco Paolo Tibaudo (1794-1874) definito costantemente dal Catania (Op, cit. pagg. 42-43-65) prepotente e violento perch capace di far mettere due palle in fronte alle autorit borboniche costituite se avessero arrestato un'altra volta suo nipote. Tra i buoni preti nel senso garibaldino delle parole, spicca tra tutti Fra Giovanni Pantaleo da Castelvetrano, che in quel tempo si trovava a Salemi nel convento francescano dei Padri Riformati, il quale fu talmente invasato di amor patrio italico, che segu subito senza esitazione il nuovo messia laico, impersonato da Garibaldi. Anzi il Catania (Op. cit. pagg. 63-64) pone la figura di questo frate tra i cospiratori massonici di Salemi facendolo partecipare alla riunione della loggia nel giorno precedente all'arrivo dei Mille, nonch all'incontro che il maestro venerabile, dott. Carlo Verderame, ebbe nel feudo Rampingallo con Garibaldi. Il De Sivo (Op, cit. pagg. 60-61) pone, invece, I'incontro tra Fra Pantaleo e Garibaldi a Calatafimi, definendo questo strano monaco pi sgherro che frate giovane ignorante ed entusiasta e proseguendo nel racconto dell'incontro con l'eroe cos conclude: E il frate acconciato a maniera scenica, con pistole, sciabole, crocifisso e fasce a tre colori, fu il pi grande buffone che mai si vedesse . Il De Sivo ci fa ancora sapere che Garibaldi era stato messo a conoscenza che le forze borboniche erano gi arrivate ad Alcamo ed invece di scansarle mosse loro incontro il mattino del 15, come a sicura festa. Tra l'altro dal nostro concittadino Catania (Op. cit. pagg. 76-77) apprendiamo che Garibaldi il giorno precedente la battaglia di Calatafimi aveva mandato Nino Fuxia da Palermo e Salvatore Calvino da Trapani a Calatafimi per incontrarsi con il Landi, comandante delle truppe Borboniche ivi fermatesi, i quali si abboccarono non si sa se in una casupola o nella casa dove alloggiava il Landi e fa dire al Fuxia queste testuali parole: Conosco il Landi; un uomo a cui piacciono i denari e Ie donne, e credo che dal lato del marengo non si farebbe pregare. La battaglia di Calatafimi Inspiegabilmente dopo ben quattro giorni dallo sbarco garibaldino in territorio siciliano, l'esercito borbonico non si decideva ancora ad andare incontro agli invasori prendendosela molto comodamente come se si trattasse non di una invasione nemica, ma di una pacifica delegazione straniera in visita alle contrade siciliane. Il 14 Maggio finalmente il Landi, che si trovava ad AIcamo, ricevette I'ordine di andare contro il nemico e parte con tre battaglioni, con uno squadrone di cavalieri e con quattro obici: complessivamente erano circa tre mila uomini. Giunto a Calatafimi, senza alcun valido motivo, il Landi diede ordine di fermarsi invece di proseguire verso Salemi dove avrebbe senz' altro trovato i Garibaldini impreparati e manda avanti solo alcuni soldati in ricognizione. Nel frattempo il Maggiore borbonico Sforza, che comandava un battaglione, sistem i suoi uomini in posizione strategica sul colle chiamato Pianto Romano, posto difronte la strada che da Vita porta a Calatafimi. Il nostro eroe la mattina del 15 maggio parte da Salemi con tutta I'accozzaglia della sua truppa, male armata e malamente addestrata perch costituita da giovani raccogliticci, animati, per, da sconfinato spirito d'avventura e da sacro furore patriottico, nonch affascinati e plagiati dal carismatico loro capo, Giuseppe Garibaldi, e si avvia per la strada che porta a Vita (TP). Attraversa tale paesino senza incontrare ostacoli ed incomincia a scendere nella strada a valle che poi sale verso Calatafimi. Garibaldi alla vista delle truppe borboniche collocate in alto in posto strategico assai favorevole a queste, si ferm e per alcune ore rimase indeciso. Alla fine verso mezzogiomo o gi di I i Garibaldini lasciano la strada e si buttano a destra nella campagna. Il valoroso Maggiore borbonico Sforza di sua iniziativa e senza avere ricevuto ordini di attaccare, ingaggia battaglia contro il nemino e stava sconfiggendo i Garibaldini quando si accorse che Ie munizioni gli stavano venendo meno. Il bravo Maggiore manda subito e reiteratamente portaordini al gen. Landi con preghiera di mandare munizioni e forze fresche per completare la vittoria, tanto vero che Menotti, il figlio di Garibaldi, che teneva la bandiera, venne ferito alla mano destra ed ebbe a cedere il vessillo a Schiaffino, che venne ucciso dal soldato borbonico calabrese di nome Francesco Serratore, mentre un altro soldato regio, Angelo De Vito, afferr la bandiera ed il resto dei Garibaldini si scompigliava. In questo modesto fatto d'armi vennero impiegate appena quattro compagnie di fanti borbonici. AI riguardo passo la parola ancora una volta al De Sivo (op. cit. pag. 58) il quale cos scrisse: Ma il Landi che con il solo farsi vedere avrebbe finita la guerra, prima f il sordo a' reiterati inviti de suoi; poi f l'adirato perch lo Sforza aveva ingaggiato la zuffa contro gli ordini avuti e comand la ritratta. Il nostro Catania (op. cit. pag. 100) nella sostanza se non nei particolari conferma quanto merito dal De Sivo e cosl scrive: Il prode generale (cio il Landi) invece di dare ordini mentre si combatteva, se ne stava a fumare la pipa, passeggiando nel Casino di Compagnia dei Galantuomini di Calatafimi. Quindi il Landi senza una ragione apparente non solo non mand i rinforzi richiesti, ma addirittura ordin la ritirata e nel vedere i suoi soldati con la conquistata bandiera del nemico, fa la sceneggiata: afferra la bandiera e grida vittoria. I soldati borbonici si abbracciano l'un l'altro e chiedono di tornare a combattere uscendo rabbiosi dalle righe scrive il De Sivo, ma il Landi ordina di stare in linea
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Veduta del circondario calatafimese, dalla spianata di Pianto Romano

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a Va commissione dell'Assemblea regionale siciliana, in data 6 aprile, ha deciso di presentare all'Aula, per la definitiva approvazione, il disegno di legge sulla valorizzazione e l'insegnamento della storia, della letteratura e della lingua siciliana nelle scuole di ogni ordine e grado. Non ci interessa oggi entrare nei meandri del retro-pensiero del Ministro Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo e dei suoi amici o nelle finalit recondite dell'iniziativa, per resta il fatto che oggi la commissione cultura, formazione e lavoro ha rinviato all'approvazione dell'Aula una decisione politica e culturale che noi abbiamo sempre giudicato importante per ripristinare l'orgoglio siciliano dell'appartenenza e ribadire la dignit di tutti i siciliani come popolo vero, specialmente attraverso il riconoscimento della nostra lingua siciliana. Senza soffermarci nella sterile definizione di lingua o dialetto, senza voler fare inutile storiografia, vane differenziazioni tra scuola poetica siciliana o dolcestilnovo, quel che conta che adesso l'Assemblea regionale si data la possibilit di riscattare anni di gregariato, anni di sudditanza psicologica ai nord lontani, anni di servilismo che, dall'ambito politico e sociale, fatalmente hanno investito la sfera culturale e linguistica della nostra oltraggiata Isola/Continente. Un popolo ed una terra con la sua lingua specifica che sembra oggi cominciare a vedere la fine del tunnel in cui malapolitica e servilismo li avevano cacciati, l'inizio, ci auguriamo, di una rinascita civile e culturale di una comunit umana che riacquista cos coscienza del valore delle sue origini, della sua storia e della sua lingua. L'ALTRA SICILIA ringrazia per questo le associazioni che da anni, nell'ombra e tra l'indifferenza delle istituzioni, hanno sempre operato per mantenere viva una tradizione culturale che molti volevano gi seppellita sotto i modernismi e i neologismi di una societ ormai telematica, schiava di modelli societari e linguistici lontani anni luce dai riferimenti culturali dell'Isola. Oggi non vogliamo neanche farci sfiorare dal sospetto di strumentalizzazione e manipolazione che potrebbe insinuarsi, ben conoscendo la classe politica isolana e a ben guardare i motivi e i tempi dell'iniziativa. Ma tant" . Resta il fatto che l' ARS si trova davanti ad un momento topico per sottolineare la specificit della sicilianit, e lo fa dopo gli schiaffi ricevuti dallo stato centrale che ancora non stato capace, n appare intenzionato a riconoscere il siciliano come lingua, unica regione a statuto speciale che soffre di questa grave mancanza di rispetto da parte delle autorit centrali. E lo fa oggi finalmente anche a livello politico, da tempo tenuto scientemente lontano dalle tematiche identitarie e assente dal dibattito etnico e sociale, nonostante l'esistenza a livello culturale di una fiorente attivit che ruota intorno alla lingua siciliana. Non dimentichiamoci che neanche a livello europeo le nostre autorit centrali sembrano aver particolarmente brillato per sollecitudine e premura verso la lingua siciliana, se vero com' vero che la Carta europea delle lingue regionali e minoritarie - nata dalla constatazione che in vari paesi dell'Unione europea vivono popolazioni autoctone che parlano una lingua diversa da quella della maggioranza della popolazione del loro stato di appartenenza - seppur inizialmente firmata da 33 Stati europei non per stata ratificata da almeno 9, tra i quali l'Italia. Si perci gettato un primo tassello nel piano di ricostruzione identitaria dell'animo siciliano. Certo sbaglieremmo se pensassimo che tutto possa avvenire solo grazie ad un decreto legge regionale, senza le opportune misure di accompagnamento che l'iniziativa deve sottendere. Da parte nostra ricordiamo il nostro impegno, non certo dell'ultima ora, nella battaglia per il riconoscimento da parte della Regione del siciliano come lingua ufficiale e il piano indicativo di lavoro che va dalla richiesta dell'insegnamento del siciliano gi dalle scuole elementari alla creazione di cattedre universitarie di lingua e letteratura siciliana; dall'istituzione di una commissione regionale per la definizione della grammatica siciliana all'utilizzo del siciliano negli atti dell'amministrazione pubblica; dalle misure di sostegno al teatro, letteratura, cultura e giornali alla creazione di un canale televisivo in lingua siciliana e di una toponomastica cittadina e regionale in siciliano (*). Come la societ tradizionale anche la lingua siciliana non potr permettersi il lusso della nostalgia. La sua possibilit di sopravvivenza sar direttamente proporzionale alla capacit che sapr dimostrare per adeguarsi al mondo che evolve ed alle esigenze in continuo mutamento della societ contemporanea.

Basta cu' fa

Il lavoro della Commissione Statuto sullAlta Corte per la Regione Siciliana

(Suite de la page 15)

L'ALTRA SICILIA Antudo


(*) LISOLA n 4 - (Luglio - Agosto) 2010

Tralascio la terza delle aree per brevit e la prima per la riservatezza delle note critiche alla precedente proposta di revisione dello Statuto (peraltro agli atti della Commissione e che vorr rendere pubbliche non appena lOn. Aric me ne dar autorizzazione, anche per le vie brevi). Vorrei concentrarmi sulla seconda, che mi pare la pi importante di tutte. Oggi la Sicilia ha una tutela inferiore a quella delle regioni a statuto ordinario per via della censura preventiva del Commissario dello Stato in assenza dellAlta Corte per la Regione Siciliana che giustificava quella presenza. La giurisprudenza della Corte Costituzionale si rivelata del tutto inadeguata a tutelare la nostra Carta e peraltro essa radicalmente illegittima in quanto viziata da incompetenza insanabile. LAlta Corte non mai stata abolita dal nostro ordinamento ma solo in sonno, inoperosa per una situazione di fatto che uno scandalo al sole a danno dellintero Popolo Siciliano. La via maestra, lo dico in breve, era quella (ma non si arrivati in tempo a farlo) di chiedere solennemente al Presidente dellARS e al Presidente della Camera di convocare i due parlamenti (statale e regionale) per procedere alle nomine dei posti vacanti dellAlta Corte per la Regione siciliana dopo la provvisoria dilazione che data addirittura dal 1957! La battaglia dellAlta Corte pu essere condivisa o meno, ma certamente la madre di tutte le battaglie per lapplicazione dello Statuto. Avr certamente nemici fierissimi nella Penisola, soprattutto in questo momento. Ma se noi siciliani non avremo nemmeno il coraggio di porla sul tappeto, non ci sar mai alcuna speranza che altri la pongano per noi. Questa richiesta doveva essere accompagnata da una relazione, che chi scrive ha prodotto e allega a questo giornale perch la pubblichi nelle sue tre parti costitutive (motivazioni storiche, giuridiche e politiche per la riattivazione dellAlta Corte della Regione Siciliana). I cittadini siciliani devono sapere, che lo condividano o meno, che tipo di studi si sono fatti allinterno di quella Commissione. E del resto non ha senso rivedere o tentare di applicare uno Statuto che avr comunque un censore a Roma che lo castrer in ogni sua parte vitale, che siano le revisioni auto recentissime o qualunque, e dico qualunque, altro aspetto della stessa. Sbaglia il Presidente della Regione a dire ad ogni pie sospinto che di fronte ai soprusi contro la Sicilia si appeller alla Consulta. La Consulta non un giudice terzo, di parte, e non competente a dirimere le controversie tra Sicilia e Italia: quando lo fa, illegittimamente, cancella ad una ad una tutte le disposizioni contenute nel nostro Statuto. Che senso ha una Commissione per lo Statuto quando lo Statuto di fatto non c pi? Ecco perch la Sicilia come istituzione, ma anche come Popolo, deve indirizzare tutte le proprie energie politiche al ripristino dellAlta Corte, costi quel che costi. Questo quel che si muoveva in quella Commissione che ora stata soppressa. Non mi pare che acchiapavamo farfalle. E mi pare che il 30 ottobre 2010 una delegazione di mille cittadini siciliani che hanno sfilato pacificamente per le vie di Palermo ha consegnato al Presidente Cascio una lettera in cui chiedeva solennemente lapplicazione dello Statuto e la riattivazione dellAlta Corte. Ogni mese si susseguono in Sicilia manifestazioni, incontri, dibattiti sullattivazione dello Statuto. Oggi c una consapevolezza diversa e crescente, soprattutto tra i giovani e sul web. Rispetto a questo il Palazzo e i media non possono e sono sicuro che non vogliono fare da freno, da retroguardia. Sono sicuro che apprezzeranno tutto ci perch questo aumenta ogni giorno di pi la loro stessa forza contrattuale nei confronti dello Stato, nei confronti delle centrali dei loro stessi partiti, nei confronti dei potentati economici nazionali. Di fronte a un Popolo che chiede a gran voce il rispetto dei patti costituzionali tra Sicilia e Stato italiano chi potr mai dire di no? Buona lettura e grazie per lattenzione.

Massimo Costa

Bimestrale (eccetto Luglio-Agosto) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII - n 3 - ( Maggio - Giugno ) 2011

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Referendum del 12 e 13 giugno 2011


i risiamo. Ancora una volta ricorrono alle comunit all'estero soltanto quando ne hanno bisogno. Nel resto del tempo queste comunit sono disconosciute, snobbate, vissute da lontano, anche con un certo distacco, come se fossero categorie di cittadini di serie B che hanno bisogno di speciali tutele per essere all'altezza di quelli di serie A, i furbi rimasti in patria a vivere nel posto in cui sono nati. Eppure queste comunit hanno avuto il coraggio di rifiutare assistenzialismo e clientelismo e, dopo aver preso in mano il proprio destino, sono partite nei Nord lontani per trovare quelle opportunit di lavoro e di esistenza che una Patria matrigna ha negato loro. Ci risiamo e dimostrano di non aver capito niente, come se gli scandali del voto all'estero non fossero mai avvenuti, come se i furbi diventati deputati e senatori alla faccia delle stesse comunit che li avrebbero eletti senza sapere perch e soprattutto senza che molti di questi avessero il semplice requisito della residenza all'estero, condizione essenziale per la candidatura (ma hanno dimostrato che ne possono fare a meno) si fossero dimostrati capaci di rappresentare le esigenze delle comunit a cui hanno chiesto il voto. Ricordiamo anche lo scandalo delle buste inviate come depliants pubblicitari, abbandonate dai postini, "recuperate" dai faccendieri di turno. Ecco, ci risiamo, ritornano a chiederci di esprimerci, ma sempre per posta, senza controlli e senza verifiche. Noi de LALTRA SICILIA diciamo basta e pur se in cuor nostro auspicheremmo la massiccia partecipazione ai referendum proposti, votando :

1) SI per dire NO al nucleare 2) SI per dire NO alla privatizzazione dell'acqua 3) Si per dire NO al legittimo impedimento
Chiediamo tuttavia alle comunit all'estero un sussulto di orgoglio e di dignit proprio per testimoniare la loro esistenza e dimostrare di essere importanti per il raggiungimento del quorum necessario alla validazione dei Referendum, RIFIUTANDO LA STRUMENTALIZZAZIONE E SCRIVENDO SULLE BUSTE "ITALIANO ALL'ESTERO = NON VOTO PER PROTESTA"

CONSIDERAZIONI SULL'APOTEOSI GARIBALDESCA DEGLI ASCARI NOSTRANI NEL 150 ANNIVERSARIO DELLA PERDITA DELLA NOSTRA INDIPENDENZA

(Suite de la page 17)

altrimenti li avrebbe fatti decimare. Quindi inspiegabilmente il Landi con due battaglioni freschi al bivacco e con altro provato dalla battaglia, ma impaziente di continuare la lotta, ordina la ritirata e intraprende vergognosamente una precipitosa fuga verso Palermo, dove vi giunge come uno straccione, mentre semmai avrebbe dovuto pi sensatamente riorganizzare Ie forze sulle alture di Alcamo e chiedere urgenti rinforzi a Palermo. I fatti stessi dicono che qualcuno trad. Conoscendo bene i luoghi e coordinando nella mia mente alcune delle considerazioni, sopra esposte quali l'indubbia superiorit tecnica ed anche numerica delle forze borboniche, nonch la posizione orograficamente svantaggiata dei Garibaldini posti a valle rispetto alle truppe regie, rimasto per me sempre incomprensibile la vittoria dei Mille. Tale vittoria trova spiegazione solo nel tradimento e tradimento ci fu. Il Catania (Op. cit. pag. 77) allorquando riferisce che nel giorno precedente la battaglia di Calatafimi il Fuxia e il Calvino ebbero l'abboccamento con il Landi, cos scrive: la cronaca fiorentina, qualche mese dopo la proclamazione del Regno d'Italia con Firenze capitale, registrava che negli uffici della Banca Nazionale si era suicidato il Generale Landi perch accortosi di avere avuto falso un cupone di cinque milioni. Sta di fatto che il 2 febbraio 1861 il Landi improvvisamente mor e subito dopo la sua morte si diffuse la voce, ripresa dalla prestigiosa rivista dei Gesuiti "La Civilta Cattolica", da "Il Cattolico" di Genova e poi dal De Sivo (op. cit. pag. 60), dal Butt e da altri, che lo stesso giorno della sua morte il Landi si era recato al Banco di Napoli per riscuotere una fede di credito di 14.000 ducati, che trov, invece, essere di appena 14 ducati e tra l'altro alterata e falsa nella firma. Il crepacuore tronc subito dopo la sua esistenza e il De Sivo aggiunge che prima di morire costretto a parlare, confess averla avuta da Garibaldi . A riprova dell'illogica e menzognera spiegazione della vittoria dei Mille a Calatafimi, che si legge nei libri scolastici e non solo, ricordo ai lettori che

nel centesimo anniversario di tale battaglia il regista cinematografico Roberto Rossellini gir il film "Viva l'Italia" servendosi di "comparse" reclutate tra i giovani dei comuni di Salemi, Vita e Calatafimi. Tra i giovani salemitani vi era anche un mio parente, all'epoca universitario, il quale mi rifer che egli unitamente a quelli di Vita impersonavano i Garibaldini, mentre i giovani di Calatafimi impersonavano i soldati borbonici. La scena cinematografica si svolse esattamente nel luogo in cui avvenne nel 1860 la battaglia di che trattasi. Il numero delle comparse dei due schieramenti era pari e cio era costituito da circa 700 giovani per ciascuna forza contrapposta. Il detto mio parente mi rifer a suo tempo che i giovani che rappresentavano Ie forze borboniche stavano per avere la meglio sui giovani che impersonavano i garibaldini anche perch questi ultimi erano a valle, mentre i giovani che rappresentavano Ie forze borboniche erano a monte e pertanto il regista dovette energicamente intervenire per non falsare la storia narrata dai libri apologetici della storia dei Mille. Quanto riferitomi a suo tempo nell'immediatezza del fatto dal detto mio parente, oggi io lo leggo anche nel libro intitolato Giuseppe Garibaldi e i Mille guai edito da Campo-Alcamo, scritto da Nello Morsellino, il quale partecip a suo tempo anch'egli alla finzione cinematografica anzidetta. Lo spudorato e vergognoso tradimento perpetrato ai danni della dinastia borbonica e per riflesso anche ai danni dei popoIi del Regno delle Due Sicilie, non fu soltanto quello messo in atto dal generale Francesco Landi a Calatafimi: anche i generaIi borbonici Letizia e Lanza di stanza a Palermo, a capo di un esercito di circa ventimila uomini, il 6 giugno 1860 vergognosamente si dichiararono sconfitti senza combattere, cos come si legge nei Iibri degli storici seri e coscienziosi, e firmarono la resa all'invasore Garibaldi. Di fronte a un tradimento cos eclatante e vistoso un soldato borbonico, sincero e fedele al giuramento, ebbe il coraggio di gridare in faccia ai detti traditori queste testuali parole: Eccell, viditi quanti siamo e am' a scappari accuss? I detti fedifraghi generali lo redarguirono aspramente con queste testuali parole: "Statti zitto, 'mbriacone" e cedettero Ie armi al nemico. (1. - Continua) Salvatore Riggio Scaduto

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LO SAPEVATE CHE
I cinque papi siciliani
a Sicilia ha dato alla Chiesa ben cinque papi: sant'Agatone (67881); san Leone II (682-83); Conone (686-87); san Sergio I (687701) e Stefano III (758-72). Di essi, santAgatone convoc il VI Concilio ecumenico a Costantinopoli; san Leone II istitu il bacio di pace nella messa e la cerimonia religiosa dell'aspersione con l'acqua benedetta ai fedeli; san Sergio I fu il primo papa che fece seppellire i pontefici in San Pietro; e Stefano III fu figura di primo piano nel mondo politico, appoggiando la lotta di Carlo Magno contro i Longobardi. La Sicilia avrebbe dato anche un sesto papa alla Chiesa, se non ci fosse stata l'opposizione politica dell'imperatore austroungarico Francesco Giuseppe. Ci avvenne nel Conclave del 1903: alla morte di papa Leone XIII, si pensava che il suo successore sarebbe stato con ogni probabilit il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, che era nato nel 1843 a Polizzi Generosa (Palermo), e che dal 1887 era stato "Segretario di Stato di Sua Santit" (cio, ministro degli Esteri del Papa), e quindi conosceva alla perfezione tutti i segreti e tutti i pericoli della politica internazionale. Senonch, durante il Conclave, l'imperatore dell'Austria-Ungheria, valendosi di un vecchio privilegio feudale, che gli consentiva, come successore dell'imperatore del Sacro Romano Impero, il diritto di veto nell'elezione pontificia, comunica, tramite il cardinale Puzyna, arcivescovo di Cracovia e suo suddito, la sua opposizione alla nomina del Cardinale siciliano Rampolla del Tindaro, temendone una eventuale politica filofrancese; e pertanto fu eletto papa il patriarca di Venezia, cardinale Giovanni Sarto, che prese il nome di Pio x, e in una delle sue prime azioni di governo abol il vecchio privilegio feudale del veto imperiale. Se questo gesto I'avesse compiuto il suo predecessore Leone XIII, probabilmente avremmo avuto un sesto papa siciliano: ma la storia non si fa con i "se". Vale la pena di ricordare, per, il nobile comportamento assunto in quella circostanza dal cardinale siciliano, che da quel gran signore, e da quel profondo conoscitore della politica internazionaIe che era, rilascia questa significativa dichiarazione: Vehementer doleo de gravi vulnere Ecclesiae libertati illata. Quod ad me, nihil gratius, nihil jucundius accidere poterat (Mi addolora profondamente la grave ferita inferta alla libert della Chiesa. Per quel che mi riguarda, non poteva accadermi nulla di pi gradito e di pi desiderabile); e si ritir dalle attivit di Curia, dedicandosi agli studi ecclesiastici, morendo a Roma neI1913. Le sue nobili parole furono veramente profetiche, perch il povero papa Pio X mor di dolore nel 1914, non essendo riuscito a evitare quell'immane flagello e quella inutile strage che fu la prima guerra mondiale, che sconquassa l'Europa e il mondo dal 1914 al 1918, e prepar la seconda guerra mondiale, durata dal 1939 al 1945.
Tratto da Guida Insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosit della Sicilia di Santi Correnti (Newton Compton Editori) Bimestrale (eccetto Luglio-Agosto) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII - n 3 - ( Maggio - Giugno ) 2011

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Attore Hollywoodiano corona carriera con cittadinanza Siciliana

La Libia che non si legge sui giornali


ono stato in Libia, da lavoratore, fino al 21 febbraio scorso quando, costretto dagli eventi, ho dovuto abbandonarla con lultimo volo di linea Alitalia. Ho avuto modo di conoscere gran parte del Paese, da Tripoli a Bengasi, a Ras Lanuf a Marsa El Brega a Gadames, non frequentando gli ambienti dorati, ovattati e distaccati dei grandi alberghi, ma vivendo da lavoratore tra lavoratori e a quotidiano contatto con ambienti popolari, sempre riscontrando cordialit e sentimenti di amicizia per certi versi inaspettati e sorprendenti. Non era raro per strada sentirsi chiedere di poter fare assieme una fotografia da chi si accorgeva di stare incrociando degli italiani, peraltro numerosissimi anche per le tantissime imprese che vi operavano, dalle pi grandi (ENI, Finmeccanica, Impregilo ecc.) alle pi piccole (infissi, sanitari, rubinetterie, arredamenti ecc.), in un ambiente favorevolissimo, direi familiare Da quello che ho potuto constatare il tenore di vita libico era abbastanza soddisfacente: il pane veniva praticamente regalato, 10 uova costavano lequivalente di 1 euro, 1 kg di pesce spada cira 5 euro, un litro di benzina circa 10 centesimi di euro; la corrente elettrica era di fatto gratuita; decine e decine di migliaia di alloggi gi costruiti e ancora in costruzione per garantire una casa a tutti (150-200 m2 ad alloggio.); lacqua potabile portata dal deserto gi in quasi tutte le citt con unopera ciclopica, in via di completamento, chiamata grande fiume; era stata avviata la costruzione della ferrovia ad alta velocit e appaltato il primo lotto tra Bengasi e il confine egiziano della modernissima autostrada inserita nellaccordo con lItalia; tutti erano dotati di cellulari, il costo delle chiamate era irrisorio, la televisione satellitare era presente sostanzialmente in ogni famiglia e nessun programma era soggetto a oscuramento, cos come internet alla portata di tutti, con ogni sito accessibile, compreso i social network (Facebook e Twitter), Skype e la comunicazione a mezzo e-mail. Dalla fine dellembargo la situazione, anche democratica, era migliorata tantissimo e il trend era decisamente positivo: i libici erano liberi di andare allestero e rientrare a proprio piacimento e un reddito era sostanzialmente garantito a tutti. Quando sono scoppiati i primi disordini, la sensazione che tutti l abbiamo avuto stata quella che qualcuno stava fomentando rivalit mai sopite tra la regione di Bengasi e la Tripolitania, cos come le notizie che rilanciavano le varie emittenti satellitari apparivano palesemente gonfiate quando non addirittura destituite da ogni fondamento: fosse comuni, bombardamenti di aerei sui dimostranti ecc. Certamente dal punto di vista democratico i margini di miglioramento non saranno stati trascurabili, del resto come in tanti altri paesi come lArabia Saudita, la Cina, il Pakistan, la Siria, gli Emirati Arabi, il Sudan, lo Yemen, la Nigeria ecc. ecc e forse anche un po da noi! Pertanto prima o poi qualcuno dovr spiegare perch in questi Paesi non si interviene Sono triste e amareggiato al pensiero di come sar considerato dagli amici libici che ho lasciato laggi dopo questa scellerata decisione di stupidissimo interventismo! Guido Nardo Ingegnere Gruppo ENI

John Turturro diventa cittadino di Aragona


a costruito la sua fortunata e brillante carriera cinematografica su alcune qualit che ne hanno fatto un attore di culto, apprezzato dai pi esigenti critici come dai tanti fan che riempiono i cinema ad ogni sua uscita. Ironia acuta, presenza brillante ed una buona dose di sarcasmo in John Turturro si fondono tanto da farne un simbolo di quellambiente neworkese dal quale lattore proviene, caratterizzato da un intricato miscuglio della tradizione e della cultura italiana, ebrea ed africana. Turturro non ha mai nascosto la sua origine italiana, anzi ne ha sempre tratto motivo dorgoglio personale e artistico. Figlio di una cantante jazz di origini siciliane, annovera tra i suoi parenti pi vicini una nonna, Rosa Terrasi, nata ad Aragona, in seguito
Panorama di Aragona

trasferitasi negli Stati Uniti ma rimasta sempre una cittadina italiana. Un legame con la Sicilia che da embrionale si man mano sviluppato fino a diventare quasi unesigenza di vita. E, infatti, notizia di questi giorni (dopo i casi di Robert De Niro e di Francis Ford Coppola) il raggiungimento da parte di John Turturro di un obiettivo che inseguiva da anni e che, adesso, lo rende orgoglioso: la naturalizzazione, ovvero, secondo quanto prevede la legge italiana, laver acquisito la cittadinanza italiana tramite la discendenza diretta, e documentata, da cittadini italiani (nel caso di Turturro proprio la nonna aragonese). Nel corso della sua pi che trentennale carriera di stella del cinema americano, Turturro stato diretto da alcuni tra i pi importanti registi del secondo novecento, da Scorsese ad Allen, da Cimino a Redford, fino ad instaurare un prolifico e duraturo rapporto personale e professionale con Spike Lee e con i fratelli Coen, registi che pi di altri hanno saputo valorizzare al meglio le sue caratteristiche istrioniche, a volte contenendone bravura ed abilit. Miglior attore a Cannes nel 1992 con Barton Fink dei Coen, interpretazione che nello stesso anno gli valsa anche un David di Donatello, da allora Turturro inizia ad avvicinarsi al teatro ed alla letteratura italiana. Nel 1997 stato un intenso Primo Levi ne La tregua di Francesco Rosi, film per il quale decide di perdere diversi chili per rendere pi credibile la sua interpretazione. In seguito, ha curato lo spettacolo Fiabe italiane, ispirato allomonimo volume di Italo Calvino e alle favole del siciliano Giuseppe Pitr. E il viaggio alla riscoperta della sua italianit proseguito con il suggestivo documentario Prove per una tragedia siciliana, dichiarazione damore di un figlio lontano per la propria terra madre (che fu dei suoi nonni), narrata dalla profonda voce di Andrea Camilleri e magistralmente fotografata da Marco Pontecorvo. La sua ultima fatica lo ha visto interessarsi ed avvicinarsi alla tradizione ed alla musica popolare napoletana col documentario intitolato indicativamente Passione, ovvero quello stesso sentimento che da alcuni giorni lega ancor di pi la Sicilia con uno dei rappresentanti pi importanti della settima arte. Antonio Fragapane (livesicilia.it)

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Caro Direttore, la pecora rappresenta molto bene l'italiano medio. Il GREGGE ovvero LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEI CITTADINI ITALIANI composto da tanti Dolly. Esiste il Dolly di centrosinistra oppure il Dolly di centrodestra. Entrambi replicano qualsiasi cosa venga loro detto. Non importa cosa venga detto o proposto, l'importante replicare. Cos, ad esempio, se il pastore di centrodestra dice qualcosa i Dolly di centro sinistra diranno che sbagliato; nella stessa maniera se il pastore di centrosinistra dice qualcosa i Dolly di centrodestra diranno che sbagliato. Non importa l'argomento, eh! L'importante replicare! Marco Cal, @

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Per sorridere : Made in Japan (Giuseppe Turrisi)


In una scuola Americana, la maestra presenta alla classe un nuovo compagno arrivato in USA da pochi giorni: Sakiro Suzuki (figlio di un alto dirigente della Sony). Inizia la lezione e la maestra dice alla classe: "Adesso facciamo una prova di cultura. Vediamo se conoscete bene la storia americana". Chi disse: "Datemi la libert o datemi la morte"? La classe tace, ma Suzuki alza la mano. "Davvero lo sai, Suzuki? Allora dillo tu ai tuoi compagni!" "Fu Patrick Henry nel 1775 a Philadelphia!" "Molto bene, bravo Suzuki!" "E chi disse: Il governo il popolo, il popolo non deve scomparire nel nulla"? Di nuovo Suzuki in piedi: "Abraham Lincoln nel 1863 a Washington!" La maestra stupita allora si rivolge alla classe: "Ragazzi, vergognatevi, Suzuki giapponese, appena arrivato nel nostro Paese e conosce la nostra storia meglio di voi che ci siete nati!" Si sente una voce bassa bassa: "Vaffanculo a 'sti bastardi di giapponesi!!!" "Chi l'ha detto?" chiede indispettita la maestra. Suzuki alza la mano e, senza attendere, risponde: "Il generale MacArthur nel 1942 presso il Canale di Panama e Lee Iacocca nel 1982 alla riunione del Consiglio di Amministrazione della General Motors a Detroit." La classe ammutolisce, ma si sente una voce dal fondo dire: "Mi viene da vomitare!" "Voglio sapere chi stato a dire questo!!!" urla la maestra. Suzuki risponde al volo: "George Bush Senior rivolgendosi al Primo ministro Giapponese Tanaka durante il pranzo in suo onore nella residenza imperiale a Tokyo nel 1991." Uno dei ragazzi allora si alza ed esclama scazzato: "Succhiamelo!" "Adesso basta! Chi stato a dire questo?" urla inviperita la maestra. Suzuki risponde imperterrito: "Bill Clinton a Monica Lewinsky nel 1997, a Washington, nello studio ovale della Casa Bianca." Un altro ragazzo si alza e urla: "Suzuki del cazzo!" "Valentino Rossi rivolgendosi a Ryo al Gran Premio del Sudafrica nel Febbraio 2005." La classe esplode in urla di isteria, la maestra sviene. Si spalanca la porta ed entra il preside: "Cazzo, non ho mai visto un bordello simile!" Silvio Berlusconi, ottobre 2010, nella sua villa di Arcore, entrando nel salottino del bunga-bunga

La scritta in questa foto dice: I ladri sono qui


E ci si meraviglia della nostra classe politica ?? Abbiamo ci che meritiamo.. E' una viscida classe di politicanti esperta solo in due cose: a) gli intrallazzi e gli intrighi di palazzo; b) la mera agiata sopravvivenza; c) l'inettitudine a 360 gradi, l'ignoranza spessa, l'irresponsabilit diffusa e l'assenza di visione strategica dei problemi comuni; d) le chiacchiere a vuoto, impregnate di retorica e di demagogia..ben coniugate con le altrui demonizzazioni; e) la totale assenza di fattualit efficace e concreta; f) la ripetuta votazione unanime dell'accrescimento dei loro compensi e dei loro vergognosi privilegi... (...) Che Italietta all'amatriciana!! (piccioncino, @) L'Italia il Paese delle Meraviglie e dell'Ipocrisia. Se chiedete a un tedesco per esempio chi, come, cosa scaten l'olocausto? La risposta arriva PUNTUALE in terza persona. Invece di dire noi tedeschi, si dice i nazisti. Sempre loro. Inutile chiedere chi erano i nazisti. Loro non lo sono di sicuro, ve lo giureranno. Se chiedi all'italiano di chi la colpa della situazione di oggi, anche qui, la risposta puntuale LORO, lo Stato, i politici... Mai e poi mai vi sentirete dire NOI!!!!! E come se si chiedesse ad un bambino: Chi stato ad incominciare per primo?. LUIIIIIII!!!!!! E' sempre quell'altro. Io mi chiedo, ma i politici, chi li ha votati??? Ah ma si, ma sa.... e stronzate varie. Bene. Allora come mai non protestate seriamente? Eh si, ma sa, ma io... Allora, ITALIANI VAFFANCULO!!!!!! E senza eccezioni alcune. (A, @)

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